VAGABONDI ANTICHI
di Gianni Abbate
Personaggi: una danzatrice, un percussionista, un vagabondo, genius loci
Nello spazio scenico, sulla destra, sarà installata una specie di tenda nera dalla forma anomala circondata da lampade, sulla sinistra un albero spoglio con sotto una lampada a petrolio; di fronte verrà proiettata una diapositiva (esplosione di colori) che andrà a bagnare un grande telo bianco appeso ad un filo come se fosse un lenzuolo steso ad asciugare; sulla musica iniziale arriva dal fondo il genius loci, il volto cancellato da una garza bianca, porta alcuni oggetti che disporrà nello spazio scenico; sullo stacco musicale di un temporale, va via il genius loci ed arriva la danzatrice: vestito scuro lungo, a piedi scalzi, porta con sé una valigia. Cambio musica e va via la dia. La danzatrice arriva allo spazio scenico e riconosce negli oggetti lasciati dal genius loci elementi del suo passato remoto e in una sequenza frenetica andrà a prenderli eseguendo per ciascuno una pantomima-danza. Alla fine metterà tutti gli oggetti nella valigia e fa per andare via. Stacco musicale, le luci si abbassano e si illumina dall’interno la tenda nera. La danzatrice si avvicina incuriosita e improvvisamente sbuca da sotto la tenda il vagabondo: vestito scuro, porta uno strano copricapo con una luce incorporata che gli illumina la faccia. La danzatrice scappa sotto l’albero spoglio e si nasconde accovacciata dietro alla valigia. Il vagabondo avanza carponi verso la danzatrice guardandosi intorno.
Vagabondo rivolto alla danzatrice
Una musica
come una musica indecifrabile impalpabile
Improvvisamente ho incominciato a sentire una musica dentro di me
Dentro interrogativo
Non so se venisse proprio da dentro
forse da fuori
ma non ne posso essere sicuro al 100%
Del resto non possiamo essere sicuri al 100% proprio di nulla
Una cosa però è certa
nel momento in cui ho incominciato a sentire la musica
contemporaneamente ho avuto la netta sensazione
come se mi avessero sbarcato da una nave
su di un’isola completamente deserta
sperduta in chissà quale oceano
Aspettate ho detto loro
aspettate bastardi che non siete altro
non potete lasciarmi qua e da solo poi
non che abbia paura no
ma aspettate ditemi almeno quando tornerete a prendermi
ho detto aspettate aspettatemi
una pausa
Niente da fare
ho visto quella maledetta nave
che avvertivo come se fosse il mio unico legame con il mondo
il mio mondo
scivolare scivolare via lentamente
scivolare giù per la campagna senza alcun rumore
mentre lei la musica saliva saliva
non so da dove ma saliva saliva
cominciando a prendere forma corpo
e aveva in sé qualcosa di magico di gioioso
ma allo stesso tempo solenne e soprattutto insinuante
E poi sì
sì l’ho sentita
ho sentito la musica improvvisamente vibrare
vibrare in tutto il mio corpo
rovistare ogni angolo di questa carcassa arrugginita
scuoterla da cima a fondo
e mi sono sentito
per la prima volta mi sono sentito vivere
Mi sono toccato
ho toccato questa carcassa fradicia
ed ho detto vivo
io sono vivo
e allora ho ascoltato con gioia
una gioia però mista a dolore
un dolore intenso e profondo
ho ascoltato ogni singola parte di me risvegliarsi
anche la più infinitesimale
lentamente risvegliarsi e vivere
semplicemente vivere
una pausa
Tutto questo è accaduto lì
sotto terra alla fioca luce di una lanterna
non deve essere molto distante
Poi per tutto il giorno
ho avuto l’impressione che questa musica mi seguisse
passo passo mi seguisse
mi seguisse passo passo
ride e dopo una pausa
Ma più che seguisse
ho avuto la netta sensazione che mi circondasse
che circondasse tutto il mio essere
come una specie di campo magnetico musicale
un’aura musicale scintillante
forse proprio per questo tutti si giravano a guardarmi
con quell’aria tra lo stupefatto e l’impaurito
Questo giù per i campi al bar nell’osteria su di una panchina
insomma ovunque andassi l’aura era con me
ed anche la musica naturalmente
una pausa si guarda intorno e fa strani suoni con la bocca, poi alla danzatrice
No non era questa
non era così la musica che ho sentito
Ma torniamo lì sotto
dove ero stamani
lì si sta benissimo
perché non c’è solo la musica
ci sono anche dei corpi
Dio quei corpi
quei corpi sono ancora qui davanti ai miei occhi
quei corpi pieni di vita
quelle poderose gambe
che trasmettono più energia più vitalità
che cento mille diecimila corpi nostri
corpi irrimediabilmente infiacchiti i nostri
si guarda intorno come se qualcuno avesse parlato
Pensi di no
Tu pensi di essere in gran forma
Ah credi veramente di essere in gran forma
una perfetta forma psicofisica
brava bravissima batte le mani
una pausa
Ma guardati
guarda come sei ridotta male
come siamo ridotti male
corpi sfatti privi di energia
imbolsiti ingrigiti sfiniti e sviliti dalla presunzione
ecco proprio così dalla presunzione
la presunzione della nostra mente
che è voluta andare oltre la sua natura
non le bastava più la sua natura no
e allora eccola ostentare false sicurezze
dopo averci costruito delle splendide armature
fatte a regola d’arte
oh sì sì a regola d’arte
per ingabbiare questi poveri corpi rattrappiti
e delle magnifiche torri d’avorio
e con esse un modo di vita sempre più lontano da noi stessi
pausa e sullo stacco musicale diapositiva mentre la danzatrice commenterà le parole del vagabondo con una danza
Vagabondo
Desertificare
La parola d’ordine dell’uomo
desertificare
per anni per secoli per millenni
è stata sempre e solo questa la parola d’ordine
desertificare
desertificare e innalzare magnifiche torri d’avorio
puntate verso chissà quali spazi siderali
sfolgoranti cattedrali del deserto
un deserto sempre più terrificante
No no no
Solo falsi obbiettivi
traguardi illusori
che quanto più li rincorriamo
tanto più si allontanano
e svaniscono nel nulla
e ci allontanano sempre più dalla nostra vita naturale
quella autentica l’unica possibile
quella primordiale
una pausa il vagabondo sorride e guarda la danzatrice mentre va via musica e diapositiva
Vagabondo
Invece quei corpi
torniamo a quei corpi
ma li hai visti
No dico li hai visti bene
No no non li hai visti
non li hai potuti vedere
non sei stata dove sono stato io
ma ci torneremo insieme
Quei corpi è come se carpissero l’energia vitale
della totalità indistinta del Cosmo
Energia di cui noi abbiamo voluto fare a meno
staccandoci dal tutto
dall’universo tutto
riducendolo l’universo a semplice scenografia
per i nostri giochi scellerati
Pazzi
Pazzi incoscienti
ecco cosa siamo
Ma ho visto
io ho visto
ho incrociato i loro occhi magici
pupilla con pupilla
e pur rimanendo abbagliato dalla loro possente luce
ho inarcato ancora di più le ciglia e le sopracciglia
cercando di aprire al massimo i miei occhi
aiutandomi anche con le mani
così allarga con le dita la cavità degli occhi
ecco così
per farmi penetrare da quella luce
e assorbire quanto più potevo quella energia vitale
breve pausa
Fascinazione interrogativo
Fascinazione
Sì una sorta di fascinazione
e tutto questo lì in quei luoghi magici
cambio luci, la danzatrice va sotto l’albero e commenterà con una specie di pantomima il racconto del vagabondo
Vagabondo
Lì io ho visto corpi a contatto diretto con gli dei
sì ho visto figure danzanti correre tutto intorno
donne in abiti leggeri e vaporosi
con mantelli colorati
e uomini ornati di una semplice sciarpa
una pausa e poi con fare complice
Ho visto una baccante gettare indietro il capo
con foga e inarcare le lunghe e forti dita
guardando il suo compagno di danza dritto negli occhi
mentre lui
di una vitalità indescrivibile
che le gira attorno sollevando con ritmo cadenzato la mano
fino a sfiorare in maniera impercettibile quella di lei
di un tocco delicato e fluido
e non greve o statico
perché li tutto
tutto è un quieto fluire
e danzano
danzano davanti ad arboscelli
mentre uccelli gioiosi sfrecciano liberi
e un giovane cane osserva non so cosa
ma con quel tipico candore estatico proprio degli animi innocenti
e ancora ho visto una donna le braccia ricoperte di gioielli
con mantello e morbidi calzari danzare con esaltazione e rapimento
proprio come i dervisches tourners o le zingare del deserto
e un giovane con una sciarpa che gli pende dalle braccia
venirle incontro suonando il doppio flauto
le sue forti gambe è come se avessero un proprio ritmo segreto
e dal fondo ecco arrivare un altro straordinario danzatore
mentre alle sue spalle un uomo dalla corta barba
forte della sua possente virilità
insegue un’esuberante vergine
che lo guarda maliziosamente con occhi pieni di eccitazione
rivolgendo le mani verso l’alto
e danzano danzano tutti danzano
in un turbinio tutt’intorno danzano
danzano danzano
una pausa e poi come se si risvegliasse da un sogno
Tutto questo lì è avvenuto lì
in quel mondo sotterraneo
un mondo carico di energie positive
dove ancora è custodita la chiave dell’universo intero
una pausa si avvicina alla danzatrice e la guarda
Non mi credi
Pensi che io stia delirando
che stia parlando di morti
che gli Etruschi sono morti
Morti interrogativo
Gli Etruschi sono morti interrogativo
ride in un crescendo poi si blocca pausa
No no non sono morti
non sono morti gli Etruschi
mi rifiuto di crederlo
sono ancora lì
su quelle pareti
sì d’accordo
ma vivi ancora vivi
e molto più di te di me
di noi tutti
con la loro vitalità
il mistero del Cosmo stretto in pugno
e si staccano da quelle pareti
e danzano
danzano e suonano
suonano e danzano per noi
per noi increduli
animali increduli di fronte a tanto prodigio
accenna un valzer e balla in un vorticoso crescendo prima da solo poi con la danzatrice poi si blocca pausa si guarda intorno come se sentisse suonare e vedesse figure animarsi e danzare intorno a lui
Sch silenzio silenzio
facciamo silenzio
eccoli sono loro
sono proprio loro
che ti dicevo è incredibile
uno spettacolo incredibile
ma facciamo silenzio
lasciamoci trasportare da quest’onda così dolce
sch silenzio perché è dal silenzio che nasce la vera armonia
Tutto tutto nasce dal silenzio
ascoltiamo vediamo seguiamoli
Il vagabondo sorridendo e facendo una strana danza segue nel buio la sua visione; stacco musicale , le luci si abbassano, proiezione dia di una porta triangolare presa dall’interno con piena luce che viene dall’esterno. La danzatrice è come se venisse risucchiata all’indietro e guidata dal genius loci inizia un rito di purificazione e dopo avere indossato una tunica bianca, portatale sempre dal genius loci, e dopo avere disposto sette lumi in cerchio, inizia una danza sensuale; dalla tenda nera esce un percussionista che accompagnerà il brano registrato; la danzatrice in un crescendo quasi da tarantolata, finisce la danza buttandosi per terra. Fine musica e via dia. Da lontano arriva la voce del vagabondo mentre la danzatrice si alza e scappa via, in scena rimane solo il percussionista seduto vicino alla tenda.
Vagabondo da lontano
Aspetta Caco non andare via
non mi lasciare solo
Chi mi aiuterà
Come dici interrogativo
Un discepolo
Ma come lo riconoscerò
Porta gli occhiali
Ma è troppo vago
dammi un’indicazione più precisa
Ha una faccia inconfondibile
Va bene Caco
lo troverò
arriva fra il pubblico portando un vasetto con dentro una crema di colore rosso
Una faccia inconfondibile
porta gli occhiali
inconfondibile
cercherà il discepolo prima fra il pubblico scegliendo quelli che portano occhiali, poi visto il percussionista, con occhiali, gli si avvicina
Vagabondo
Discepolo
Tu sei il discepolo interrogativo
Non puoi essere che il discepolo
Il percussionista lo guarda attonito senza fare alcun cenno
Vagabondo
Una visione
Una visione di forza capisci
e come in un lampo finalmente vedere
trovarsi di colpo faccia a faccia con il vero
Adesso
è successo adesso un attimo fa
guarda il discepolo e dopo una pausa
Perché mi guardi con quell’aria attonita incredula
ma dico riesci a capire
capisci di cosa sto parlando interrogativo
Ah già dimenticavo scusa scusa
non ti ho ancora detto cosa mi è accaduto scusa
sono ancora sotto choc
una pausa, il vagabondo fa alzare il percussionista che lo asseconda; poi dispongono i lumi del cerchio davanti a loro come una ribalta da commedia dell’arte e tutto il racconto di Caco-Tages sarà recitato come una farsa; il percussionista farà da spalla al vagabondo
Vagabondo
Sulle prime non ci volevo credere
non volevo credere ai miei occhi alle mie orecchie
ho pensato sto delirando è un sogno un incubo o cosa
invece poi di fronte all’evidenza mi sono dovuto arrendere
Allora facciamoci coraggio
prima sono andato via di qua seguendo quei danzatori e musici etruschi
non molto tempo fa
quanto tempo può essere passato un’ora due ore
non so non so proprio
ho perso la cognizione del tempo
insomma andato via di qua
e sempre seguendo i danzatori e musici etruschi
a un certo punto mi sono sentito chiamare alle spalle così
Pss pss pss
mi sono girato e non ho visto nulla
ho continuato a camminare e dopo un po’
nuovamente quel pss pss alle spalle
questa volta mi è venuto un brivido alla schiena
e giratomi lentamente molto lentamente
mi sono trovato faccia a faccia con un piccolo Etrusco
spuntato all’improvviso non so da dove
era piccolo piccolo e impugnava un lungo bastone molto più alto di lui
con un’impugnatura strana a forma di testa di non so quale animale
Aveva l’aspetto tra l’infantile e il vecchio saggio
ma pieno di energia un’energia smisurata
e anche a lui gli si vedeva una specie di aura luminosissima
Chi sei gli ho chiesto con voce tremula tradendo una certa paura chi sei
e lui invece con una voce bassa profonda appunto da vecchio saggio
Caco così mi ha risposto ed ha aggiunto per gli amici Caco
ma il mio vero nome è Tages
tu chiamami pure Caco
ed ha allungato verso di me questo vasetto
Prendi mi ha detto con voce solenne qui c’è il minio rosso
come il colore del corpo sacro
Il corpo divino
Fa attenzione il colore rosso è come una medicina
la nostra medicina
che non ha niente a che vedere con la vostra medicina
Prendi questa è la medicina che vi farà vedere
che bucherà i vostri occhi deformati e deformanti
e vi potrà finalmente restituire la vista profonda
quella dell’anima
e con essa un nuovo sguardo
uno sguardo luminoso e puro
uno sguardo non ancora manipolato
come quello di un bambino
con il suo eterno stupore di fronte alla vita che gli si schiude fra le mani
Prendi con questo recupererete quella stessa vita
quella semplice gioia di vivere
quello stesso piacere di vivere
che si irradia da quei corpi danzanti
che tu e mi ha indicato con il bastone
che tu hai avuto il privilegio di vedere
per poterlo poi raccontare alla tua gente
Perché è un piacere incomprensibile
per voi oramai incomprensibile
e qui ha fatto un sogghigno
ma un sogghigno così come dire
sarcastico ecco sarcastico
che a momenti mi inceneriva
poi ha continuato
E’ un piacere che arriva fino all’estrema punta delle dita
di quelle lunghe mani etrusche gettate in avanti
per la danza della visione
un piacere ricorda che ribolle
ribolle dall’interno
di quella misteriosa e forte corrente sotterranea
che circolava per tutto il cosmo
e che voi avete avuto l’impudenza d’interrompere
Prendi
E me l’ha passato
finalmente mi ha passato questo vasetto con il minio
Io con le mani tremanti l’ho preso
e sono stato per un lungo attimo a guardarlo in silenzio
poi ho guardato lui
Grazie Taghes Tages
Caco chiamami Caco figliuolo
Sì Caco
E che cosa ci dobbiamo fare Caco
cioè come dobbiamo usare questo minio o rosso
ho chiesto con un certo imbarazzo quasi balbettando
La faccia dipingetevi la faccia mi ha risposto Caco
E mi raccomando frizionate particolarmente intorno agli occhi
Il rosso vi ricongiungerà alla vitalità del caos indistinto
che racchiude in sé una sola vita e una sola anima fuse insieme
Perché è di tutto questo che dovete essere nuovamente partecipi
Di tutta questa vitalità che è stata brutalmente e sistematicamente repressa
soffocata con arrogante presunzione
E qui si è fatto improvvisamente teso e scuro in volto
poi stringendo i pugni li ha levati al cielo insieme al bastone
lamentandosi e pronunciando parole incomprensibili
e riprendendo a parlare nella nostra lingua ha detto
Eh dai Greci tutto è partito dai Greci
dai Greci prima e dai Romani dopo
e ancora ancora fino ad arrivare a voi miserabili
esseri abbietti e scellerati
in una perenne e disperata lotta tra la voglia di vivere
vivere il vostro essere naturale in armonia con il cosmo
vivere quello spirito danzante proprio della gente etrusca
spirito che sicuramente custodite ancora
ma non più libero
uno spirito oramai ridotto in catene
e sprofondato in chissà quale budello o angolo buio delle vostre menti impure
una lotta perenne tra questo e il desiderio perverso di opporvi a tutto questo
opporvi alla natura estraniandovi da essa e assoggettandola con ogni mezzo
per piegarla ai vostri intenti spregevoli e meschini
Ha scosso vistosamente la testa borbottando qualcosa di incomprensibile
poi di colpo si è bloccato e guardandomi dritto negli occhi
con fare nuovamente minaccioso
e puntandomi contemporaneamente il bastone sul petto mi ha gridato
Guai a voi se continuate su questa strada guai guai a voi
Questa è l’ultima possibilità che avete per ritrovare voi stessi
l’ultima o sarà la vostra fine e sparirete per sempre dal globo terracqueo
e dall’universo intiero
una pausa
Ed ora vai va
torna dalla tua gente
porta loro il sacro minio
con il quale potranno riconciliarsi con il mistero
insegna loro la via per poter vedere
per poter attraversare la trasparentissima materia
e ricongiungervi in un soffio all’energia del cosmo
Così dicendo si è fatto improvvisamente tutto luminoso
di una luminosità accecante
tanto che ho dovuto chiudere gli occhi
e quando li ho riaperti l’ho visto salire
salire salire su in cielo
su su sempre più su
fino a diventare un puntolino infinitesimale
piccolo piccolo piccolo
e in fine scomparire nelle profondità siderali
Ecco a questo punto dobbiamo salvare l’umanità
almeno una parte
il minio è poco
quindi solo una piccola parte
Del resto lo stesso Caco mi ha detto che non tutti sono da salvare
anzi ben pochi
A questo punto ci saranno una serie di improvvisazioni-salvataggio fra il pubblico poi
tornando nuovamente seri e su uno stacco musicale, mentre il percussionista spegne i lumi e poi esce, il vagabondo inizia il monologo finale come se si spogliasse di tutti i personaggi e rivolgendosi direttamente al pubblico
Vagabondo
Finito
è finito
lo spettacolo è finito
da un pezzo lo spettacolo è finito
tutti lo sappiamo
tutti sappiamo che lo spettacolo è finito
intimamente ognuno di noi lo avverte
possiamo anche dircelo
possiamo anche dircelo in tutta sincerità
tra una menzogna e l’altra
ma non serve
non serve più
le parole
le parole stesse non servono
non servono più
ridotte oramai a mute apparenze
non fanno altro che galleggiare come stordite
sull’inespressiva e piatta superficie delle nostre bocche
come del resto anche noi che le pronunciamo queste parole
anche noi non siamo altro che mute apparenze
E’ tempo che ognuno di noi riprenda in mano la sua esistenza
E’ tempo di recuperare la memoria che ci è stata estirpata
E’ tempo di ritrovare un nuovo sentire
o per meglio dire un antico sentire
e dare un senso a questo nostro vivere
questo nostro vivere fra stragi e macerie
E’ tempo per il coraggio
il coraggio di mettersi in cammino come vagabondi
vagabondi senza meta
vagabondi antichi
e abbandonare strade comode e sicure
per sentieri scoscesi impervi forse anche pericolosi
ma anche questo tutti l’abbiamo capito
perfino gli idioti l’hanno capito
però quello che ci frega
che ci frega sempre
è la paura
la paura di vivere fino in fondo noi stessi
di scavare dentro
la paura
è la paura che ci frega
Se solo potessimo riaccendere quella flebile fiammella che è sepolta in ognuno di noi
Se solo potessimo riaccendere quella flebile fiammella
Se solo potessimo riaccendere
Se solo potessimo
Se solo
esce, mentre rientra la danzatrice con un fascio di lavande; coreografia finale che si concluderà in un crescendo e sul lancio delle spighe di lavanda in aria, buio
fine