Variazioni enigmatiche

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di Eric-Emmanuel Schmitt

Personaggi

Eric Larsen

Abel Znorko

PRIMO ATTO

Ufficio di Abel Znorko, premio Nobel per la letteratura. Vive solo, rinta­nato a Rosvannoy, un'isola situata sul mare della Norvegia. Il suo uffi­cio, barocco, estroso, tutto di libri e legno, si apre su una terrazza dalla quale si intravede in lontananza il mare. Le ore trascorrono incornicia­te da un cielo che si copre a volte di nuvole a volte di stormi di uccelli selvaggi. Questo pomeriggio è esattamente quello in cui, dopo il gior­no boreale durato sei mesi, ritorna la notte d'inverno che oscurerà i prossimi sei. Nell'attimo in cui il giorno si dissolve nella notte, il crepu­scolo comincerà ad incendiare l'orizzonte di viola. All'apertura del sipa­rio, la scena è vuota. Da un impianto stereo si sentono le Variazioni Enigmatiche di Elgar. Successivamente, all'esterno, rimbombano due spari ben distinti. Rumore di passi rapidi. Una corsa. Erik Larsen entra dalla porta-finestra, ansimante, e soprattutto spaventato. E un uomo tra i trenta e i quarantanni che ha mantenuto qualcosa di molto vivo e dolce legato alla gioventù. Si guarda intorno, impaziente di trovare soc­corso. Abel Znorko entra da una parte. Grande, sdegnoso, lo sguardo bruciante, osserva l'intruso con aria da cacciatore. Dal momento in cui entra in scena, tutto si concentra e si dispone attorno a lui. Riceve gli ospiti come un demiurgo nel cuore della sua creazione. Dopo aver approfittato per un istante della confusione di Erik Larsen, spegne bru­scamente la musica. Erik Larsen si volta, scopre lo scrittore e si precipi­ta verso lui.

LARSEN     Signor Znorko, presto, mi aiuti! Mi hanno appena sparato addosso. C'è un pazzo sull'isola. Stavo salendo il sentiero, due proiettili mi hanno sfiorato l'orecchio e si sono piantati nel portone.  

ZNORKO    Lo so.                                                                    

LARSEN     Dobbiamo nasconderci.                                                

ZNORKO    Lei è al sicuro qui.

LARSEN    Ma che succede?

ZNORKO    Niente di drammatico. L'ho mancata, ecco tutto.

LARSEN     Come?

ZNORKO    Non ho difficoltà a riconoscere i miei errori; devo ammettere che con il passare degli anni non sparo più bene come una volta. Crede che una persona ragionevole si divertirebbe a rovinare così il suo portone di legno?

[Larsen si precipita verso la vetrata per andarsene. Znorko lo ferma met­tendosi in mezzo.]

Non abbia paura. Sparo solo sulle persone che si avvi­cinano a casa mia; una volta dentro sono miei ospiti. Fare fuoco su un intruso è segno di una diffidenza legit­tima ma prendere di mira un ospite sa troppo di assassinio. Ospite o cadavere: questa è l'alternativa.

LARSEN    Non so cosa scegliere...

[Znorko ride come si trattasse di una gentilezza mondana.]

Signor Znorko, probabilmente ha dimenticato il nostro appuntamento.

ZNORKO   Il nostro appuntamento?

LARSEN     Eravamo d'accordo di trovarci qui, a Rosvannoy, verso le quattro del pomeriggio. Ho fatto trecento chilometri e un'ora di battello per rag­giungere la sua isola.

ZNORKO   Chi è lei?

LARSEN    Erik Larsen.

[Znorko lo guarda aspettando sempre una risposta. All'improvviso Larsen. credendo che non abbia capito, ripete più forte.]

Erik Larsen.

ZNORKO   E questo le basta come risposta?

LARSEN    Via...

ZNORKO    Quando si interroga su se stesso, quando sotto un cielo trafitto da stel­le mute lei si domanda chi è, scheletro tremante in mezzo ad un uni­verso ostile o al massimo indifferente, lei risponde "Io sono Erik Larden"? E si accontenta di queste stupide sillabe? "Io sono Erik Larden ".

IARSEN      Larsen...

ZNORKO    Ah, scusi, Larsen... capisco... la quintessenza del suo essere sta in quel­la "S"... Larsen... Certo... è impressionante... Larsen... Erik Larsen... e qualcosa che colma un vuoto ontologico, che anima gli abissi della creazione... Sì, sì, le opere di Kant e di Platone sembrano uno sberleffo metafisico a confronto della consistenza di questa "S"... Larsen... certo è evidente, come ho potuto non pensarci prima?

LARSEN     Signor Znorko, sono un giornalista della "Gazzetta di Nobrovsnik" e lei ha accettato di concedermi un 'intervista.

ZNORKO    Assurdo. Detesto i giornalisti e parlo solo con me stesso. Non vedo per quale ragione mi sarei lasciato invadere da lei.

LARSEN    Neanch'io.

[Un tempo. Si guardano o piuttosto si studiano.]

Signor Znorko lei mi ha confermato per iscritto questo appuntamento.

[Larsen gli porge un foglio. Un po' infastidito per la sua insistenza. Afferra il foglio e lo scorre distrattamente. Gli piace sconcertare il suo visitatore.]

ZNORKO    Divertente. Ha un'idea di cosa mi avrebbe spinto ad accettare questa intervista con lei?

LARSEN    Ho qualche ipotesi.                                                      

ZNORKO   Ah, sì?

[Si guardano. Un tempo.]                

LARSEN     Sì. Un'ipotesi.

ZNORKO    Ah! (smette di sorridere e diventa improvvisamente gentile) Credo che ci intenderemo molto bene, noi due. Su, al lavoro. Suppongo che lei abbia uno di quei strani arnesi da cui esce sempre una voce fessa e intonazioni da deficiente: un registratore?

Sono sempre quelli che mi registrano che poi mi fanno dire cose che non ho mai dello. Paradossale, no? ti' come adoperare le stampelle per zoppicare.

Le piacciono i miei libri?

LARSEN    Vuol farmi lei le domande?

ZNORKO   Non abbiamo ancora cominciato. Le piacciono i miei libri?

LARSEN    (Sistemando il registratore) Non lo so.

ZNORKO   Prego?

LARSEN     E' un po' come per Dio. Non lo so.

ZNORKO   Non è molto chiaro, giovanotto.

LARSEN     Dio, se ne sente parlare bene molto tempo prima di porci la benché minima domanda su di lui. E così, quando conciamo a rifletterci sopra, siamo gà condizionati... intimiditi... ci diciamo che gli uomini non ne parlerebbero da così tanto tempo se non esistesse veramente. La sua fama mi fa lo stesso effetto: mi ha sempre impedito di avere un'opinione personale su di lei. Premio Nobel, tradotto in trenta paesi, studiato nelle grandi Università, lei brilla troppo per me, mi acceca.

ZNORKO   Premio Nobel...  non si lasci abbagliare da una medaglia.

LARSEN    Bisogna averla per non esserne impressionati. Lei è molto modesto.

ZNORKO   Modesto io? Che assurdità. Dunque, lei non ama i miei libri.

LARSEN     No, ma è talmente posto come assioma che lei sia un grande scrittore che questo paralizza la mia ammirazione. Saprò meglio cosa ne penso qualche anno dopo la sua morte.

ZNOKKO   Affascinante... Ha letto almeno quello che ho scritto.

LARSEN    Come nessun altro.

[Imbarazzo tra i due.]

Possiamo cominciare? Lei ha appena pubblicato "L'amore inconfessato" il suo ventunesimo libro. Si tratta della corrispondenza amorosa tra un uomo e una donna. Questa passione è vissuta sensualmente nella più grande felicità per cinque mesi, poi l'uomo decide di mettervi fine. Esige la separazione, una separazione dei corpi: chiede che questa passione continui a vivere solo attraverso la scrittura. La donna controvoglia. accetta. Si scriveranno per anni, per quindici anni... Il libro è fatto di questa  sublime corrispondenza  che  si  interrompe  poi bruscamente qualche mese fa, senza un motivo apparente...

ZNORKO    Ero stanco di scrivere.

LARSEN     Questo suo ultimo romanzo ha destato grande sorpresa: è la prima volta che lei parla d'amore. In genere il suo terreno preferito è il romanzo filosofico dove i suoi personaggi sembrano vivere in un mondo che appartiene solo a lei, lontano da ogni realismo ad altezze di grande spiritualità. Ed ecco che, improvvisamente, parla di una storia oserei dire quotidiana, quasi ordinaria... l'amore di un uomo - uno scrittore per di più - e di una donna, una storia di carne e di sangue insomma dove palpita la vita. A giudizio di tutti questo è il suo libro più bello, il più delicato, il più intimo. I critici, che qualche volta hanno espresso qualche riserva, ora la ricoprono di elogi. E' un concerto di complimenti.

ZNORKO   (sinceramente meravigliato) Ah, sì?

LARSEN    Non legge i giornali?

ZNORKO   No.

LARSEN    Non ha radio né televisione?

ZNORKO   Non ci tengo ad essere sommerso di banalità. E così... gli è piaciuto? Non capirò mai quella gente là. D'altra parte neanche loro capiscono nulla di me. Applausi o stroncature non afferrano mai la poesia delle cose. Trent'anni di incomprensione con la critica: è quella che può dirsi una bella carriera, no?

LARSEN     Ma cosa prova nel sapere che a giudizio di tutti, questo ventunesimo libro è riconosciuto come il suo capolavoro?

ZNORKO   Provo dolore per gli altri venti.

LARSEN    Si direbbe che lei ami i suoi libri come dei figli.

ZNORKO    Sono loro che mi danno da vivere; sono un padre mantenuto ma riconoscente.

LARSEN     Signor Znorko, lei ha tutto, il talento, gli onori, il successo eppure non sembra un  uomo felice.

ZNORKO    Non divaghiamo. Riprendiamo l'intervista.

LARSEN    Bene. Può parlarci di questa donna, Eva Larmor?

ZNORKO   Prego?

LARSEN     Questa corrispondenza è firmata Abel Znorko - Eva Larmor. Si conosce qualcosa della sua vita ma non si sa nulla di quella donna. Ci parli di Eva...

ZNORKO   Ma quella donna non esiste.

LARSEN     Vuol dire che tutta questa storia d'amore è inventata?

ZNORKO    Sono uno scrittore non una fotocopiatrice.

LARSEN    Ma nel libro lei parla di sé.

ZNORKO   Di me?

LARSEN    E' lei l'uomo di quella corrispondenza. Perché altrimenti le lettere sarebbero firmate Abel Znorko?           

ZNORKO   Perché sono io che le ho scritte.

LARSEN    E le altre, quelle che portano la firma di Eva Larmor?

ZNORKO    Le ho scritte sempre io e la donna che ero quando le scrivevo si chia­mava Eva Larmor.                                                             

LARSEN    Mi sta dicendo che questa Eva Larmor non esiste?                   

ZNORKO    No.                                                                                                                                                                            

LARSEN    E' solo un personaggio creato dalla sua fantasia.

ZNORKO    Esatto!

LARSEN    Non è ispirato da una donna o da alcune donne che ha amato?

ZNORKO   Che importanza può avere? Il fascino di un mistero è il segreto che contiene, non la verità che nasconde. (Improvvisamente secco) Quando va al ristorante entra dalla cucina? E uscendo va a frugare   nel   secchio   della spazzatura?

LARSEN     Pensavo, forse stupidamente, che ci sono particolari che non si possono inventare.

ZNORKO    Stupidamente, è la parola giusta. Vorrei sapere se c'è un particolare, come lei dice, che non si possa inventare? Il talento di uno scrittore sta proprio nell'inventare particolari che sembrano veri. Quando una pagina riesce sincera non lo si deve certo alla vita ma al talento del suo autore. La letteratura non balbetta l'esistenza, l'inventa, la provoca, la sorpassa, caro signor Larden.

LARSEN    Larsen. Appena le faccio una domanda personale, lei subito si ritrae.

ZNORKO   Preferisco le domande intelligenti.

LARSEN    Io faccio il mio mestiere.

ZNORKO    Ma qualunque microcefalo lobotomizzato mi farebbe la stessa domanda: qual è il rapporto tra ciò che scrivo e la mia vita. Voi giornalisti a forza di riportare notizie, con la vostra banale, piatta sintassi, a forza di copiare e ricopiare siete diventati dei minorati della fantasia. E credete che tutti quelli che usano la penna per esprimersi si comportino come voi. Io creo, caro signore, creo non riferisco notizie. Avrebbe domandato ad Omero se avesse vissuto sull'Olimpo in mezzo agli Dei?

LARSEN    Lei si considera Omero?

ZNORKO   No, ma la considero un giornalista. Cioè tutto ciò che non sopporto.

LARSEN     (furioso raccoglie le sue cose) Bene. Non voglio darle più fastidio. Non ho niente da fare qui. Le chiedo scusa per il disturbo.

ZNORKO    Ma che le prende? Stiamo chiacchierando tranquillamente. La trovo simpatico. E molto meno sciocco della maggior parte dei suoi colleghi. Di cosa si lamenta? Le rispondo.

LARSEN,    Ma lei mi risponde sempre con degli insulti.

ZNORKO   Mi spiace, ma è tutto ciò che ho a disposizione per certe domande.

LARSEN    Si ritiene sempre superiore al suo interlocutore?

ZNORKO    Non avrà forse la pretesa di valere più di me?

LARSEN     No, signor Znorko no, non ho affatto questa pretesa. Non sono un grande scrittore, non sono nemmeno uno scrittore, non ho mai scritto una sola frase che meriti di essere ricordata ma ho sempre rispettato le persone che ho incontrato e ho l'abitudine, quando mi si domanda qualcosa, di rispondere con sincerità.

ZNORKO    Le sue abitudini sono deplorevoli.

LARSEN     Allora addio.

ZNORKO    (Tenta di trattenerlo) Ho fatto l'eccezione di riceverla e lei se ne va. Ma infine cosa vuole esattamente?

LARSEN     E lei? Mi è stato detto che non riceve mai nessuno. Perché me? Uno sconosciuto giornalista di un piccolo giornale locale. Perché?

ZNORKO    Gliel'ho già detto: ho fatto un'eccezione. Cosa vuole di più?

LARSEN    La verità.

ZNORKO   Non sia volgare. Lei dice sempre la verità?

LARSEN    (imbarazzato) Ci provo.

ZNORKO   Io mai.

LARSEN     Senta, io conosco le sue opere e ne so quanto i suoi lettori. Se ho voluto incontrarla è per conoscere meglio l'uomo.

ZNORKO   E' sicuro che la verità riveli più delle menzogne?

LARSEN    La verità, signor Znorko.

ZNORKO    Non insista! Io sono un falsario, nient'altro. Sono desolato ma ha sbagliato bottega: io non vendo la verità. Io fornisco solo artifici, fantasie. Ma si rende conto della sua contraddizione: viene ad intervistare un uomo celebre per le sue menzogne e gli chiede di fornirle la verità... E' come andare a comprare il pane dal macellaio.

LARSEN    Ha ragione, mi sono sbagliato. Addio.

[Larsen va verso la porta. Znorko si mette in mezzo. Ritrova il sorriso, molto gentile.]

ZNORKO    Andiamo, non si agiti e parliamo tranquillamente. Lei mi piace, ci tengo che resti... Ha più personalità di quanto credessi: pensavo che, come tutti i suoi colleghi, fosse incapace di arrabbiarsi. (Gli batte amichevolmente sulla spalla) Vuole bere qualcosa?... Un bicchiere. Un bicchierino. "Un piccolo bicchier per deglutir le pene".

LARSEN    Mi avevano detto che era un uomo molto antipatico ma credevo che esagerassero.

ZNORKO   Un consiglio: non ascolti mai chi parla bene di me. Ascolti sempre chi parla male di me: è il solo che non mi sottovaluti.

LARSEN    Credo che provi gusto ad essere odioso.

ZNORKO    Ah! Essere simpatico. Detesto questa nuova moda. Ci si strofina addosso a chiunque, si lecca, ci si fa leccare, si guaisce, si tende la zampa... "Simpatico", come siamo caduti in basso!

LARSEN    Da quanti anni vive su questa isola?

ZNORKO   Da quindici anni.

LARSEN    E non si annoia?

ZNORKO   In mia compagnia? Mai.              

LARSEN     Ma non è faticoso vivere con un genio?

ZNORKO    Meglio che vivere con un imbecille. (guarda fuori) Sto bene qui a Rosvannoy.

L'aurora dura sei mesi, il crepuscolo altri sei; evado da tutto ciò che la natura ha di fastidioso altrove: le stagioni, i climi miti, il quotidiano e idiota alternarsi del giorno e della notte. Qui, vicino al Polo, la natura non si agita più, si riposa. Si distende. E finalmente tra poco inizierà la notte che durerà sei mesi. E poi c'è il mare, i prati, il cielo, queste grandi pagine bianche che si scrivono senza di me.

LARSEN    Quanti anni si possono vivere senza mai vedere gli uomini?

ZNORKO    Quanti anni si possono vivere vedendoli tutti i giorni?

LARSEN     Eppure i suoi romanzi sono così ricchi di intuizioni sulla natura umana che anche se non li frequenta, devo ammettere che lei conosce molto bene gli uomini.

ZNORKO    Grazie. Ma non ho alcun merito. Ci sono due razze particolarmente noiose e monotone nel regno animale: i cani e gli uomini. Ci vuol poco a capirli.

LARSEN    E cosa ama?

ZNORKO   Le nuvole... i galli...

LARSEN    A me i galli non piacciono.

ZNORKO   L'ho capito subito appena l'ho vista. (Si guardano - Silenzio - Znorko si siede di fronte a Larsen e lo fissa a lungo)

Lei ha lo sguardo leale delle anime romantiche, si aspetta troppo dagli altri, potrebbe anche sacrificarsi per loro. lnsomma quel che si dice un gran brav'uomo. Attento però, lei è un pericolo per lei stesso, attento. (Larsen è colpito, imbarazzato.)

LARSEN    Ritorniamo al suo libro. Ci parli della sua concezione dell'amore.

ZNORKO    Perché dice "ci" quando e lei che mi fa le domande?

LARSEN     Io parlo a nome dei miei lettori.

ZNORKO    Stronzate. Mi risparmi la sua megalomania. I suoi lettori: un piccolo numero fisso di coglioni che compra il suo giornaletto da quattro soldi per incartarci la verdura!

LARSEN     Va bene. Allora mi parli della sua concezione dell'amore.

ZNORKO   Odio  l'amore. E' un  sentimento che ho voluto sempre evitare.

LARSEN    Vuol  dire che  non  è mai stato innamorato?

ZNORKO   Sì, a diciotto anni quando ho scoperto l'alcol, la sigaretta, le macchine, le ragazze; insomma tutti quegli appuntamenti ritenuti indispensabili per farci entrare nell'universo degli adulti. Poco tempo dopo, mi sono sbarazzato dell'amore...

LARSEN    Lei non ama... ma è stato mai amato?

ZNORKO    Desiderato. Enormemente. Le lettrici attribuiscono a uno scrittore di successo tutte le virtù. Quando, dopo il Nobel, partecipavo a una "Fiera del Libro", provocavo tanti svenimenti quanto una rock-star. Non ricordo più il numero di belle donne che mi hanno offerto il loro corpo e la loro vita.

LARSEN     E allora?

ZNORKO    Prendevo il corpo e lasciavo loro la vita. (Ride) Da giovane poi la mia specialità erano le donne sposate. Si è più tranquilli: l'adulterio protegge dai sentimenti.

LARSEN     Non temeva la collera dei mariti?

ZNORKO    I mariti non uccidono più per gelosia, si sono addormentati prima. Il suo apparecchio sta registrando?

LARSEN     Sì.

ZNORKO   Ne è sicuro? Controlli.

LARSEN     Sì funziona. Il nastro gira.

ZNORKO    Non è sempre stato facile vivere al di fuori delle regole. Bisogna correre velocemente e a lungo per sfuggire alla mediocrità che li soffoca.

LARSEN    Non capisco come si possa intendere l'amore come una mediocrità.

ZNORKO    Ascolti,  mio piccolo Larden-Larsen, voglio raccontarle un'antica leggenda. Una storia che si raccontano i vecchi pescatori di quest'isola, quando rammendano le reti.

"Ci fu un tempo in cui la terra donava solo felicità agli uomini. Il lavoro non esisteva. Si mangiava, si beveva, si dormiva. Gli uomini e le donne si accoppiavano naturalmente non appena avvertivano il desiderio: nessuna conseguenza, la coppia non esisteva, solo l'accoppiamento. Nessuna legge imponeva regole alla parte alta delle cosce, regnava felice il solo piacere. Ma il Paradiso è noioso come la felicità. Gli uomini si resero conto che il sesso sempre soddisfatto si rivelava ancor più monotono del sonno che ne seguiva. La ginnastica del godimento cominciò presto a stancarli. Allora gli uomini inventarono il proibito. Decretarono illecite alcune relazioni; come i cavalieri di una corsa ad ostacoli, che trovano il percorso meno noioso se disseminato di difficoltà. Il proibito donò agli uomini il gusto polposo e nello stesso tempo amaro della trasgressione. Ma anche la trasgressione non li appagò. Ci si stanca a scalare sempre le stesse montagne. E allora gli uomini vollero inventare qualcosa di ancor più complicato del vizio, difficile, contrastato... inventarono l'impossibile... inventarono l'amore."

LARSEN     E' una favola...

ZNORKO    No. L'amore è una degenerazione della sessualità. Un grande errore. Una disavventura dove cercano di distrarsi coloro che si sono annoiati del sesso.

LARSEN     Delirante...

ZNORKO    Ma sì, cerchi di capire il vantaggio. Il piacere si brucia nell'animo che fugge; l'amore invece no, lui si insedia, dura nel tempo. L'amore apre il tempo alle dimensioni di una storia, crea delle tappe, incontri, abbandoni, tristezze, sospiri, gioie, dolori e ritorni: l'amore ha la seduzione del labirinto. Ecco, mio caro piccolo Larsen, l'amore è questo: la storia che si inventano nella vita coloro che non sanno inventare storie con le parole.

LARSEN    Questa leggenda l'ha inventata adesso lei o esiste veramente?

ZNORKO    Lei che ne dice?

LARSEN    Chi l'ha scritta?

ZNORKO   Chi scrive le leggende? (Larsen sospira)

LARSEN     Dunque, se ho capito bene, nella sua vita lei ha sempre evitato l'amore e si è accontentato del sesso?

ZNORKO   E' così.

LARSEN    Non sembra così ovvio, isolato com'è in questo luogo.

ZNORKO   E come crede che io viva? Grattando le cortecce degli alberi con le mie piccole unghie appuntite? Qui mi portano tutto, pane, verdura, carne... e anche qualche donna.

LARSEN     Lo so... quando ho preso il battello, il marinaio mi ha raccontato di queste signore... mi ha anche detto il soprannome che le hanno dato.

ZNORKO   Ah sì?

LARSEN    Lo conosce?

ZNORKO    No.                                                                                          

LARSEN    L'orco di Rosvannoy.

ZNORKO   (Scoppia a ridere)

LARSEN     L'orco di Rosvannoy... E' misterioso come una leggenda... Ma cosa nascondono le leggende?

[Silenzio]

ZNORKO    Per tornare alla sua domanda, io non sono l'uomo del mio libro. Odio tutte le distrazioni che complicano la vita. Ho tenuto l'amore lontano da me, questa è la mia saggezza.

LARSEN     E' straordinario... eppure nessuno come lei sa descrivere i complicati sentimenti dell'amore.

ZNORKO    Grazie.

LARSEN    E meglio ancora la sofferenza che può provocare l'amore. (Znorko arrabbiato lo guarda con durezza) Questa donna non esiste?

ZNORKO   No.

LARSEN    Nella prima pagina si legge che il libro è dedicato a H. M. Chi è?

ZNORKO   Se avessi voluto che si sapesse, avrei scritto il nome per intero.

LARSEN     H.M. Sono le iniziali della donna con la quale per quindici anni ha scambiato questa corrispondenza amorosa?

ZNORKO   Ipotesi delirante.

LARSEN    Io non le credo.

ZNORKO   Me ne strafrego.

LARSEN     Se lei se ne strafrega di tutto, cosa vuole da me? Perché mi ha fatto venire? Perché me e non un altro?

[Znorko lo guarda senza una parola. Appare improvvisamente molto abbattuto. Si lascia cadere su una sedia. Larsen lo guarda con compassione.]

Ho l'impressione che lei stia soffrendo...                

ZNORKO    Io?

LARSEN    ... Sì... e che non sia felice.

ZNORKO   Mi risparmi le sue intuizioni, io sto benissimo.

LARSEN     (Gli si avvicina e gli posa una mano sulle spalle) Lasci che l'aiuti. Sono uno di quegli insignificanti sconosciuti a cui si può raccontare la propria vita, una sera qualunque, senza sapere bene perché. Io non sono nessuno, non conto nulla. Posso ascoltare tutto... e tutto finirà con me.

[Znorko sospira]

LARSEN     Mi parli di quella donna.                                                 

ZNORKO    Vada al diavolo. La sua gentilezza puzza.

[Larsen lo guarda affettuosamente]

                           

Fuori. Questa curiosità, questo suo tenero interessamento è irrespirabile. Si soffoca con lei in questa stanza. Fuori. Aria, aria. Addio. (Si precipita sulla terrazza)

[Larsen raccoglie le sue cose. Poi mette "Variazioni enigmatiche"]

ZNORKO   Chi le ha dato il permesso?                                                       

LARSEN    E' la mia musica preferita. E anche la sua.          

ZNORKO    Ma...  (Alza le spalle con disprezzo e si assorbe nella contemplazione del paesaggio).

[Larsen si mette l'impermeabile]

LARSEN     Lei dice di non amare nessuno ma è una bugia. Io so cosa ne fa dei suoi soldi.

ZNORKO    Accumulo. Investo.

LARSEN    Lei dona tutto alla ricerca medica.

ZNORKO    E' falso. Come fa a dirlo... una sola persona... E' falso.

[Larsen esce. Znorko ritorna sulla scena, pensoso. Si guarda attorno, esitante. Riflette. Dopodiché esce dalla porta interna. La musica continua. Qualche secondo più tardi, si sentono nuovamente due spari, poi ancora una cavalcata all'esterno.

Larsen entra, senza fiato, ma questa volta furioso più che spaventato. Con calma, come un re, appare Znorko.]

LARSEN    Lei è pazzo, completamente pazzo! Mi ha mancato per pochi centimetri.

ZNORKO   E cosa ne conclude? Sparo bene o sparo male?

[Larsen getta a terra le sue cose]

                    

LARSEN     Ma cosa vuole da me?

ZNORKO   Le sue impressioni. Sapere che cosa si prova ad essere preso per un coniglio.

LARSEN    Cosa vuole da me? Lo dica e facciamola finita.

ZNORKO   Si sieda. Vuol bere qualcosa? Un bicchiere, un bicchierino. "Un piccolo bicchier per deglutir le pene".

LARSEN    Non reciti afare l'ospitale, è troppo. Quando si spara contro qualcuno non gli si offre un bicchiere trenta secondi dopo!

[Znorko si versa un bicchiere, quando sta per bere Larsen glielo strappa di mano e beve d'un fiato. Znorko se ne versa un altro.]

 

LARSEN     Avrebbe potuto facilmente rifiutarmi questa intervista, l'ha fatto con tutti i miei colleghi. Ma non soltanto mi ha ricevuto, ora mi impedisce di andar via. Perché?

ZNORKO   Come sa cosa ne faccio dei miei soldi?

LARSEN     Un'indagine. Lei dona grandi somme agli istituii di ricerca sulle più gravi malattie. Tutti si vanterebbero pubblicamente di offrire la decima parte di ciò che lei dà. Perché questo segreto?

ZNORKO   Non offro i miei soldi per bontà, ma per paura. (Prende il registratore dalla borsa di Larsen)

Signor Larsen, che cerca qui? E' il primo giornalista che fa funzionare un magnetofono senza pile.

LARSEN     Io...

ZNORKO    Non se n'è accorto prima? Quando gliel'ho chiesto mi ha risposto che tutto funzionava, il nastro girava.

LARSEN     Sì... ma... mi si è rotto durante il viaggio sul battello... in ogni modo questi apparecchi sono inutili... facevo finta... la mia memoria mi basta.

ZNORKO   Ah, sì?

LARSEN     Rimango. C'è una cosa che mi diverte dei bugiardi: è che, prima o poi, non possono fare a meno di dire la verità. Aspetto il mio momento.

ZNORKO    Ha viveri a sufficienza?

LARSEN    Io aspetto.              

ZNORKO   Cosa?                     

LARSEN    E lei?

ZNORKO    Cosa si aspetta un uomo da un altro uomo? Nessuno ha mai saputo risolvere il problema: per questo gli uomini continuano a frequentarsi.

LARSEN    Abel Znorko, cosa vuole da me?

ZNORKO    E lei?... Ah, una strada senza uscita. Sono in due e nessuno dei due parlerà per primo... Nell'attesa mi parli di lei.

LARSEN    Non c'è nulla di me che mi va di dirle.

ZNORKO    E' sposato? (Larsen non risponde) Sì. naturalmente. E' sposato e innamorato di sua moglie, insomma lo crede.

LARSEN    Cos'è che le fa pensare questo di me?

ZNORKO    Perché da lei emana il dolciastro profumo di una piattezza disarmante: sa di... odor di pantofole, di zuppa calda, cicche di sigarette spente con cura, giardino ben ordinato e lenzuola profumale di lavanda... Non è il tipo da desiderare una felicità diversa da quella degli altri. Tutto nella normalità e nel grigiore.

LARSEN    Per lei sono un uomo ridicolo?

ZNORKO   Peggio, ordinario, un uomo normale.

LARSEN    Giudica l'umanità come se ne fosse al di sopra.

ZNORKO    Sono tirannico, presuntuoso, insopportabile, tutto ciò che vuole, ma ordinario, no.

LARSEN     Effettivamente è curioso questo modo di trattenere le persone, per poi insultarle. Cosa nasconde tutto questo?

ZNORKO   Questa è una domanda intelligente.

LARSEN     Lei parla con odio: perché? Da dove viene quest'odio? L'odio non nasce mai dall'odio, esprime... qualche altra cosa... la sofferenza, la delusione, la gelosia, l'angoscia...

ZNORKO   Anche filosofo? Decisamente non sfuggiremo a nessuna banalità.

LARSEN    Cos'è che la fa soffrire?

ZNORKO   E' commovente, ha proprio la vocazione dell'infermiera.

LARSEN    Io cerco di comprendere.

ZNORKO   Ma io sto benissimo, grazie!

LARSEN     Davvero? Lei sta morendo di solitudine e di noia a tal punto da inventarsi un numero da circo per trattenere il primo venuto. Perché? E' il momento di spiegarmi.

ZNORKO    D'accordo. Ci siamo annusati abbastanza. Io... ho deciso di farla venire quando ho saputo che abitava a Nobrovsnik. Lei abita a Nobrovsnik, vero?

LARSEN    Sì.

ZNORKO    Vorrei avere notizie di quella città... Mi parli di Nobrovsnik.

LARSEN    La conosce?

ZNORKO    Diciamo che non ci sono mai stato ma che me ne hanno parlato... Perché me lo chiede?

LARSEN     Il suo libro... nell' "L'amore inconfessato" la descrizione che fa della città dove abita quella donna, la donna amata, ebbene... ho avuto l'impressione che lei parlasse di Nobrovsnik.

ZNORKO   Ah, sì!

LARSEN     Sì, lei la chiama con un altro nome ma quando Eva Larmor descrive le strade a spirale della città, quando ricorda la chiesa in ferro con le travi blu, descrive Nobrovsnik.

ZNORKO   Coincidenze...

LARSEN     E quando si sofferma sulla fontana del XVII secolo che raffigura la conquista del Grande Polo da parte di Re Gustavo? E' la sola fontana che rappresenta il XVII secolo. E si trova a Nobrovsnik... Incredibile, no?, per uno che non conosce Nobrovsnik.

ZNORKO    Beh, sì... a volte si hanno certe percezioni Allora immagino che forse lei non sia il solo abitante di Nobrovsnik ad essersi accorto di queste strane coincidenze...

LARSEN    Non so... sa, la città è piccola e non è che lei abbia molti lettori.

ZNORKO   Ah? Davvero... Non le è mai capitato di parlare con qualcuno là del mio libro?

LARSEN     No... non ricordo... Ah, sì, sì c'è qualcuno che legge i suoi libri, che la stima moltissimo, ha quasi una venerazione per lei... eh sì, come non ci avevo pensato.

ZNORKO   Sì, dica... dica

LARSEN     Il parroco. Sì, il parroco è pazzo di lei, le assicuro. E' un uomo difficile, di notevole cultura.

ZNORKO    Ma... tuttavia mi sembra... che... credo di ricordare... di aver ricevuto una o due lettere da Nobrovsnik... sa, con tutta la posta che ricevo... di una donna sì, una donna che era professoressa di lettere nella sua città... non mi ricordo il nome.

LARSEN    Una donna... professoressa di lettere... una bella donna?

ZNORKO    Sì, una bellissima donna... Insomma, non so, non è che per lettera... è difficile capire... ma scriveva con quella tranquilla sicurezza delle belle donne alle quali gli uomini non sanno rifiutare nulla... come si chiamava?... ah, sì... Helene.

LARSEN    Helene Metternach.

ZNORKO   Sì, proprio così! Helene Metternach! La conosce?

LARSEN    Naturalmente. Nobrovsnik è così piccola.

ZNORKO   Come sta? Non ho avuto più sue notizie.

LARSEN     Non vorrà dirmi che mi ha fatto venire qui solo per avere notizie di Helene Metternach?

ZNORKO    Ma no... no, certamente... è ridicolo... andiamo... ma poiché ne stiamo parlando... non le è mai capitato di parlare di me, con lei?

LARSEN    No, mai. Non abbiamo mai parlato né di lei né dei suoi libri.

ZNORKO   Beh, dopo tutto è naturale. Perché avrebbe dovuto.

LARSEN    Già, perché?... H. M. Lei ha dedicato il suo libro a H. M. ... è Helene Metternach?

ZNORKO   (scoppia a ridere) E' ridicolo...

LARSEN    Lei ride troppo.

ZNORKO    Ma può pensare davvero che dedicherei un libro a una professoressa di lettere di un'anonima cittadina sperduta nel gelo, solo perché mi ha scritto due o tre volte per dirmi quanto amava i miei libri? A questo punto dovrei dedicare almeno venti romanzi al giorno, tanta è la posta che ricevo quotidianamente.

LARSEN    Lei dà troppe spiegazioni... H. M. è dunque Helene Metternach?

ZNORKO    Senta, per tranquillizzarla le dirò chi si nasconde sotto H. M. . E' Henri Metzger il mio primo editore. E' a lui che devo tutta la mia carriera. Ma è morto e io ho cambiato casa editrice e così per rispetto al mio nuovo editore, ho messo solo le sue iniziali: H. M. appunto.

LARSEN    Ah! Henri Metzger.

ZNORKO    Sì.

LARSEN    Ho capito.

ZNORKO   L'avevo avvertita: la verità delude sempre.

[Larsen raccoglie le sue cose]

LARSEN     Bene, signor Znorko, non voglio abusare ancora del suo tempo. La ringrazio per questa intervista. Ora ritorno a Nobrovsnik, la batto a macchina e la mando in redazione.

ZNORKO   Ma come! Abbiamo finito?

LARSEN     Le ho parlato di Nobrovsnik. Lei mi ha ingozzato di sentenze definitive. Tutto è a posto: finito.

ZNORKO   Ma non ho ancora detto niente.

LARSEN     Non si deve fare illusioni. Le pagine culturali del nostro giornale non sono molto amate dai nostri lettori e anche per lei ci sarà la solita mezza pagina del mercoledì. Quello che mi ha detto sarà più che sufficiente.

ZNORKO    Andiamo... via...  un Premio Nobel la riceve... un Premio Nobel concede un'intervista esclusiva a un giornaletto di provincia... lo spieghi al suo direttore.

LARSEN     E' un analfabeta. No, no, l'unico modo per ottenere una grande pagina sarebbe avere un fatto eccezionale da raccontare, sì, una grande notizia che giustifichi il risalto che il giornale le darà.

ZNORKO   Di che genere?

LARSEN     Ad esempio che lei ha vissuto per qualche tempo a Nobrovsnik... che ha incontrato nella nostra città la donna della sua vita... che a Nobrovsnik ha trascorso con lei meravigliose notti d'amore... Ecco questo giustificherebbe un grande articolo... altrimenti... lei avrà lo spazio che il nostro giornale dedica alla letteratura, niente di più.

ZNORKO    Bene. Se vuole una notizia, gliela darò, ma una grande notizia, bella forte. E in esclusiva! Andiamo giovanotto, non avrà fatto tutti questi chilometri per niente, mi offenderebbe... Vuole una rivelazione? Bene, avrà la sua rivelazione.

LARSEN    Perché mi farebbe questo regalo?

ZNORKO   Non è un regalo, è uno scambio. Io le do la notizia e lei mi fa un favore.

LARSEN    Che favore?

ZNORKO   Portare una lettera a Nobrovsnik e consegnarla personalmente.

LARSEN    Mi dirà altre menzogne?

ZNORKO    Preferirei.                                  

LARSEN     E come riconoscerò la verità?

ZNORKO    Dalla sua indelicatezza. La menzogna è delicata, artistica, fa intuire ciò che dovrebbe essere mentre la verità si limita a dire ciò che è.

LARSEN     Bene, l'ascolto.

ZNORKO    E' vero. La Eva Larmor del mio libro, è ispirata da un personaggio reale, una donna che io ho amato. La sua concittadina: Helene Metternach.

LARSEN     (falsamente sorpreso) No?

ZNORKO    Ci siamo conosciuti quindici anni fa. Avevo da poco ricevuto il Premio Nobel. Ero frastornato. Gli onori, la gloria, il denaro... la celebrità. Cosa volevo di più? Mi sentivo già vecchio. Già vecchio a cinquant'anni. Incontrai Helene a un Congresso sulla "Letteratura nordica", che lei stava seguendo come studentessa. Era seduta in terza fila, ricordo, le gambe sporgevano nel corridoio. Subito appena la vidi, avvertii un profondo disagio. Cos'era? Non capivo. Ma poi, a forza di guardarla, arrivai a capire il perché di quella sensazione: era una sua strana bruttezza.

LARSEN     Cosa?

ZNORKO    Il volto delle persone belle ha una sua armonia anche quando non esprimono nulla. Invece le persone alle quali la natura ha dato un viso ingrato sono costrette a sorridere. Sì, devono dar luce ai loro occhi, animare la loro bocca per rendere piacevolmente viva una faccia senza gradevolezza. Di Helene non erano i tratti del suo viso che ti colpivano ma i sentimenti che essi esprimevano. Helene era condannata a esprimere sempre qualcosa, e in più aveva una pelle che metteva a disagio. Quando la guardavo provavo imbarazzo come se la sua carne si offrisse per essere accarezzata; osavo appena voltarmi verso di lei. Avevo l'impressione che mi sorprendessero mentre la toccavo, la palpavo. Helene era una ragazza ben fatta ma c'era qualcosa che mi infastidiva, mi dava malessere, ero come aggredito da una specie di nausea, qualcosa come... della pietà... sì, della pietà. Provavo un tenero disgusto per quel petto troppo sodo, troppo dritto, troppo a punta, per quei polpacci, così torniti, per quel sedere così rotondo: il suo corpo mi appariva troppo aggressivo, provocante; era come impudicamente nuda sotto i vestiti, invitava a farsi toccare; faceva di me un guardone. Osservavo i miei colleghi: tutti avevano notato l'esuberanza immodesta di quel corpo. Quel malessere non mi lasciò più. Ma la sera al cocktail parlammo un po'... Che fascino! Una voce. Un sorriso, una conversazione. Quella notte andai a letto pensando a lei. Povera ragazza, mi dicevo, ha tutte le qualità del mondo ma non riuscirà mai a fare che un uomo si innamori di lei. Tutti i giorni l'osservavo e tutte le notti, aspettando il sonno la pensavo. Una mattina venni a sapere che uno dei miei colleghi aveva delle mire su di lei. La cosa mi diede fastidio: forse voleva portarsela a letto. Decisi subito di proteggere quella ragazza. Mi alzai da tavola e l'invitai a cena. Ero molto contento di me: l'avrei aiutata a sfuggire a quel malintenzionato. La sera mi divertii a prepararmi come per un appuntamento galante. Mi vestii, andai a prenderla in taxi, la portai in uno dei migliori ristoranti della città e là, senza averlo deciso, cominciai a sedurla. La cosa mi divertiva: in fondo stavo facendo una buona azione offrendo a quella ragazza ciò che nessun uomo senza dubbio le avrebbe mai offerto. Mi sentivo invaso di bontà, inebriato del mio buon cuore. A mezzanotte la riaccompagnai a casa. Lei mi propose il rituale ultimo bicchiere. Accettai, divertito. Se anche lei ci stava, la commedia era ormai inutile. Bevemmo. Parlammo, la guardavo seduta sul suo piccolo letto da studentessa; avevo voglia di fare l'amore. Peccato, pensai, che sia così brutta. Chi tese per primo la mano? Un'ora più tardi eravamo uno tra le braccia dell'altra. Fu uno stupore abbagliante, una notte simile a un radioso mattino... Non si fidi delle donne che trova brutte, sono irresistibili...

LARSEN     Non sono complicato come lei: io, appena l'ho vista, ho trovato Helene Metternach bellissima.

ZNORKO    Il nostro amore ha fatto il prodigio; dopo di me, tutti gli uomini la vedono con i miei occhi.

LARSEN     Mi chiedo cosa quella donna abbia potuto trovare in lei.

ZNORKO    (Ride) E' stata Helene che ha fatto di me un uomo amabile. Prima di lei ero un caso disperato.

LARSEN     Com'è riuscito a sedurla?

ZNORKO    E' stata lei a sedurmi. Non sono stato io. La caduta di un uomo, nessuna donna resiste a questo. Davanti a lei mi sentivo senza più difese: avevo cinque, dieci anni, vent'anni, ero io a tutte le mie età. E solo accanto a lei che finalmente ho vissuto la mia infanzia e la mia giovinezza, a cinquant’anni.

Abbiamo vissuto insieme per cinque mesi senza mai lasciarci, avevo affittato un piccolo appartamento vicino all'Università. Prendeva per umorismo la mia presunzione, la facevo ridere. E io credo che fossi diventato veramente delizioso, si, come lei mi vedeva. La coprivo di regali, per la prima volta sapevo come spendere i miei soldi. E lei mi amava talmente che riuscì a farmi amare me stesso.

LARSEN     Perché non vi siete sposati?

ZNORKO    Tenevo troppo a Helene. Quando giurammo di amarci "per sempre", volli che questo "per sempre" fosse veramente per sempre. Le passioni, anche le più intense, si promettono l'eternità ma so che, generalmente, l'eternità passa molto in fretta.

LARSEN     Aveva paura che i suoi ardori si raffreddassero?

ZNORKO    Per rendere l'amore più forte ho voluto, sì, ho imposto la separazione.

LARSEN    Continuo a non comprendere.

ZNORKO    La vita in due creava una tensione intollerabile. Vivere fianco a fianco nella stessa stanza, nello stesso letto, ci ricordava continuamente che eravamo separati. Non mi sono mai sentito così solo come quando l'accarezzavo continuamente. Ha mai provato la crudeltà che si nasconde in una carezza? Pensiamo che la carezza ci avvicini. No, ci separa. Ogni carezza nasconde un dolore, il dolore di non potersi congiungere veramente; la carezza è un malinteso tra una solitudine che vorrebbe avvicinarsi e una solitudine che vorrebbe essere avvicinata... ma non funziona. E allora ci gettavamo uno sull'altra per placare una sete più grande di noi che diventava rabbia. Dopo un po' non lasciammo più l'appartamento. Facevamo l'amore giorno e notte... a lungo, furiosamente... avremmo voluto fonderci in una stessa carne e in questa impossibilità abbiamo passato cinque mesi a spegnerci. Tutto lo sconforto che c'è nell'amore io l'ho scoperto con Helene. Stavamo abbracciati labbra contro labbra rubandoci il respiro, la saliva, come due naufraghi, respiravamo bocca a bocca, volevamo cancellare, distruggere tutto ciò che ci separava cercando di annullarci uno nell'altra. Tutto inutile, potevamo urlare, dimenarci: io restavo io, lei restava lei. Allora, malgrado l'impossibilità di congiungerci veramente, ci restava ancora la speranza dell'orgasmo. Lo sentivamo arrivare, irresistibile, quell'attimo dove finalmente saremmo stati una sola cosa, quando finalmente ci saremmo persi uno nell'altra. Uno spasmo... un altro spasmo. Un momento di godimento e poi di nuovo la solitudine... Ciascuno tornava nella propria metà del letto restituito al freddo, al silenzio, al deserto. Eravamo due. Per sempre.

LARSEN     Non vedo le cose come lei.

ZNORKO    Non era più amore era schiavitù. Non scrivevo più. Non pensavo che a lei. Ho voluto ritornare ad essere libero ma senza rinunciare al nostro amore. Scrivere o vivere, bisognava scegliere.

LARSEN     Lei l'ha sacrificata.

ZNORKO    Prego?

LARSEN     Lei ha sacrificato quella donna alle sue opere. E' un assassinio.

ZNORKO    Niente affatto. Abbiamo reso il nostro amore più puro, più intenso, più forte.

LARSEN     Ah, sì? Per lei l'amante ideale e quello che non c'è?

ZNORKO    Si calmi. Da quando non ci siamo più gettati uno sull'altra il nostro rapporto si è aperto a nuovi orizzonti. Nelle nostre lettere parlavamo di letteratura, di filosofia, di arte; lei commentava ogni pagina che scrivevo, non mi risparmiava nulla, io credo che Helene sia stato il solo critico sincero che io abbia mai incontrato. E nei momenti di sconforto, era lei a ridarmi la fiducia.

LARSEN     Molto comodo.

ZNORKO    Signor giornalista, lei prende le cose troppo emotivamente. Voleva qualcosa di inedito, gliel'ho dato. Ecco, mi faccia questo favore. Prenda questa lettera, la consegni a Helene Metternach, ed esiga che la legga davanti a lei.

LARSEN     Perché? Helene Metternach non apre più le sue lettere?

ZNORKO    La prego, mi faccia questo favore senza farmi domande.

LARSEN    No... non capisco... imporre la separazione. Obbligare all'assenza. Lei non ama l'amore ma la sofferenza dell'amore.

ZNORKO    Che scemenza!

LARSEN     Lei ha bisogno di quella donna solo per bruciare, per lamentarsi, per distruggersi... per morire, non per vivere.

ZNORKO    Ho una feroce voglia di morire.

LARSEN     D'altra parte, non sa nemmeno chi sia quella donna. Lei non l'ama. Ama l'intensità del suo soffrire, la stravaganza della sua storia, i tormenti di una separazione contro natura... Lei non ha bisogno della presenza di Helene ma della sua assenza... Sì, ha fatto bene a non rivelare ai suoi lettori che il suo libro è la storia della sua vita: si sarebbe scoperto che Abel Znorko, il grande Abel Znorko, non è altro che un povero ansioso adolescente che si consuma aspettando da quindici anni il postino!

ZNORKO    Lei non può capire. Tutto è stato forte tra noi, la carezza come la separazione. Eravamo d'accordo, altrimenti, secondo lei, perché avrebbe accettato?

LARSEN    Ha accettato per lei, solo per lei. Eravate in due a pensare al grande Abel Znorko: Helene e lei. Non avrebbe mai dovuto lasciare quella donna. Allontanandola da sé l'ha uccisa... uccisa.

ZNORKO    Ma lei... conosce bene Helene Metternach?

LARSEN     Sì, molto bene... è mia moglie.


                                   

SECONDO ATTO

LARSEN     Io sono il marito di Helene.

ZNORKO    Non è vero. Lei mente. Mente. Helene m'ha sempre detto la verità. Si è inventato il matrimonio per punirmi.

LARSEN     Helene è mia moglie... Helene Metternach è diventata Helene Larsen...

ZNORKO    Helene Larsen?

LARSEN     Larsen, sa quel nome che da solo colma un vuoto ontologico, che anima gli abissi della creazione... Allora, Signor Znorko? Vuol bere qualcosa? Un bicchiere. Un bicchierino, "Un piccolo bicchier per deglutir le pene".

ZNORKO   Me lo provi... avanti... me lo provi.

LARSEN    Ecco la fotografia del nostro matrimonio.

ZNORKO    Che cosa grottesca... E' lei questo mascherato da valletto d'onore... e la cravatta cos'è?  Un fiocco da clown... Bisogna pagare per mascherarsi così o è stato pagato? E questo cos'è, questo disco volante sulla testa di Helene? Un cappello... No, è una farsa! E' la foto di un ballo in maschera... una di quelle serate con cenone dove avete fatto a gara a chi fosse il più cretino. Lei mi prende in giro. Sì, forse lei conosce Helene, ma Helene vive sola da quindici anni. Helene mi scrive tutti i giorni da quindici anni. Helene non è sposata. (Restituisce la fotografia) Molto divertente la trovata della fotografia.

LARSEN     Forse questo certificato di matrimonio la convincerà. Il sette aprile di dodici anni fa.

ZNORKO    Dodici anni... Siete sposati da dodici anni? E avete figli?

LARSEN    No.                                 

ZNORKO   Dov'è? Dovè?

LARSEN    Cosa fa?

ZNORKO   Voglio vedere cosa m'ha scritto il 7 Aprile di dodici anni fa. Voglio vedere quello che ha potuto raccontarmi il giorno del suo matrimonio. (Trova la pagina) Nessuna lettera.

[Larsen sorride]

E il giorno dopo? Ecco qua. (legge) "Otto aprile. Amore mio, ho contemplato l'alba pensando a te. Mi sono commossa pensando che forse stavamo guardando lo stesso sole, sulla stessa terra, nello stesso momento e tuttavia non riuscivo ad essere felice". Ecco il canto di una giovane sposa. Non è bello né per lei né per me. (posa il libro) E io? Che stavo facendo quel giorno? Come ho potuto non avvertire nulla dentro di me? Ero malato, forse... Allora lei sapeva di Helene e me? Sapeva già tutto quando è venuto qui?

LARSEN     Naturalmente. Perché crede che abbia voluto incontrarla?

ZNORKO    Io... io non ho mai pensato che Helene avrebbe potuto sposarsi... Non mi ha mai detto nulla... Helene sua moglie? Impossibile... perché non me l'ha mai scritto?

LARSEN     Ma cosa sa di Helene? Si è accontentato di strofinarsi addosso a lei per cinque mesi e poi l'ha respinta. Non ha mai avuto il coraggio di diventare una coppia: è fuggito prima.

ZNORKO    Sì, mi faccia anche la predica! Se non fossi fuggito non avrebbe avuto nemmeno i miei resti.

LARSEN    Essere innamorati, chiunque lo può essere, ma amare...

ZNORKO    Per carità, la prego... non paragoni la sua precaria coabitazione con i nostri quindici anni d'amore; Helene e io ci pensavamo continuamente... ci scrivevamo tutti i giorni... NOI ci raccontavamo tutto...

LARSEN     Tutto? Proprio tutto? Cosa sa veramente di Helene? Nelle sue lettere Helene si mostrava come lei la voleva. Fedele, attenta, modesta, sempre nell'attesa, incatenata al suo genio. Helene ha pensato solo alla felicità di Abel Znorko, non alla propria. Andiamo, andiamo signor artefice di menzogne, non sopporta che le sue?

ZNORKO    Avrebbe dovuto dirmelo... avrebbe dovuto scrivermi che si era sposata.

LARSEN     Forse voleva risparmiarle una delusione. Non dirle che la vita poteva continuare anche senza di lei. E che anche lei può essere sostituito. Non ha voluto ferire il suo orgoglio. Eh, sì, deve ammetterlo: c'è una vita anche dopo Abel Znorko.

ZNORKO    Una vita!

LARSEN     Ma non ha mai pensato che in quella lunga separazione Helene avrebbe potuto anche sposarsi?

ZNORKO    No. La nostra passione era troppo grande, folgorante... non poteva lasciare che ceneri.

LARSEN     Le sue, a quanto pare, sono ceneri molto agitate però.

ZNORKO    Prego?

LARSEN     Beh, tutte quelle signore che le portano qui per le sue notti...

ZNORKO    Non confondiamo, la prego. Nessuna di quelle signore che vengono a trovarmi per una notte, ha mai sostituito Helene. Le prendo per quello che sono e le lascio per quello che non sono. Semplice questione di igiene. Sono un uomo e anche alla mia età, ho bisogno di soddisfare certe pulsioni.

LARSEN     Perché, una donna non ha pulsioni?

ZNORKO    Vuol farmi credere che Helene ha scelto lei come stallone. Lei?

LARSEN     Le pare strano?

ZNORKO    Aspetto sano, pelle fresca, non un grammo di grasso sulla pancia: la noia più totale. Lei mi sembra sexy come una pera cotta.

LARSEN     Si intende bene anche di uomini?

ZNORKO    Riconosco gli amanti appassionati; li riconosco dalle narici. Sono narici che fiutano, che cercano, si insinuano tra le pieghe, sotto le braccia, sotto... Lei ha narici rispettose. Helene è la persona più sensuale che abbia conosciuto. Mi domando come fa a soddisfarla.

LARSEN     Helene non è portata per certe cose. Facciamo raramente l'amore.

ZNORKO    L'immaginavo.

LARSEN     E' lei che lo vuole. Mi assicura che non ne ha bisogno.

ZNORKO    Maniera elegante per dirle che a letto lei è bravo soprattutto a dormire.

LARSEN     Comincio a capire cosa suona falso in lei.

ZNORKO    Cosa?

LARSEN     La volgarità.

ZNORKO    Se ne vada. Questa situazione avvilisce tutti e due. Se ho scelto di vivere in quest'isola è proprio per sfuggire alla volgarità.

LARSEN     Non ho più voglia di andarmene.

ZNORKO    Il marito, la femmina, l'amante tradito. Tutto è di una ripugnante banalità. Suppongo che abbia una pistola in tasca.

LARSEN     No.

ZNORKO    Peccato.

LARSEN     "Helene, la donna più sensuale..." Ma crede veramente che noi conosciamo la stessa donna? Ci sono due Helene: la sua e la mia. E anche per Helene ci sono due verità: io e lei. E se ci ha scelto così diversi è perché voleva essere diversa con ciascuno di noi. Con lei la passione, con me l'amore.

ZNORKO    Mio povero ragazzo: l'amore! Da quanto tempo siete sposati?

LARSEN     Dodici anni.

ZNORKO    Dodici anni? Non è più amore è pigrizia. La quotidianità innalza pareti invisibili, muraglie di vetro, che salgono, diventano sempre più spesse con il passare degli anni e formano una prigione dove ci si intravede sempre, ma non ci si congiunge mai. Il quotidiano. Ah, bello l'amore che s'addormenta nell'abitudine. Bello l'amore che accetta l'usura del tempo, la nausea della noia, sì, bell'amore fatto di fastidi domestici, di calzini maleodoranti, di dita nel naso, di puzza sotto le lenzuola. Il quotidiano è la morte dell'amore.

LARSEN     No. La nostra storia vive nella realtà di tutti i giorni. Ci parliamo, ci aiutiamo l'un l'altro. Noi abbiamo accettato il rischio di soddisfarci o di deluderci. Lei non ha mai avuto il coraggio di essere una coppia.

ZNORKO    La debolezza?

LARSEN     Il coraggio. Il coraggio di impegnarsi, di fidarsi, di essere veri, fragili, il coraggio di non essere un uomo perfetto ma un uomo e basta. L'intimità, sa che cos'è? E' la consapevolezza e l'accettazione dei propri limiti. Bisogna soffocare la propria arroganza e far vivere quel piccolo uomo che è in noi senza abbassare lo sguardo. Lei ha negato l'intimità per non trovarsi mai davanti ai suoi limiti.

ZNORKO    Mi risparmi la sua filosofia da quattro soldi.

LARSEN     Lei è di quelli che amano senza imparare.

ZNORKO    Non c'è nulla da imparare nell'amore.

LARSEN     Sì, imparare a conoscere l'altro.

ZNORKO    E' per colpa sua se non mi ha più scritto. Ha letto il libro, ha scoperto la nostra relazione, le ha fatto certamente una scenata e le ha proibito di continuare a scrivermi.

LARSEN     Creda quello che vuole.

ZNORKO    Sì, l'ha minacciata, era pazzo di gelosia e l'ha fatta piangere. Conosco Helene. Ha rinunciato per paura di farla soffrire! Ma se anche ha accettato di non scrivermi più, avrà certamente voluto avvertirmi, spiegarmi... E dove sono quelle lettere, le ultime? Le ha intercettate lei vero? Ha voluto farmi consumare d'angoscia per tutti questi mesi.

LARSEN     E' così: non riceve più le lettere di Helene perché ho voluto troncare questa corrispondenza.

ZNORKO    E le mie, eh, le lettere che ho mandato ad Helene in questi ultimi quattro mesi? Dove sono? Quelle almeno le ha ricevute?

LARSEN    (Tira fuori un pacchetto) Eccole.

ZNORKO    (Le afferra) Non sono nemmeno state aperte.

LARSEN    Preferirebbe che le leggessi?

ZNORKO    Deficiente, irresponsabile. Ma si rende conto di cosa ha fatto? Continuando a scriverci avremmo potuto continuare a vivere ancora insieme, se lei non fosse intervenuto.

LARSEN     Non doveva pubblicare il libro. Senza avvertirla, ha rivelato a tutto il mondo quindici anni di intimità. E' osceno quello che ha fatto. E tutto questo perché? Per pubblicare un libro, per i soldi? Perché?

ZNORKO    Ho i miei motivi.

LARSEN     Davvero?

ZNORKO    Sì... Motivi che riguardano solo me... e Helene... C'è tutto nella mia ultima lettera... quella che deve portare a lei.

LARSEN     Me la dia.

[Znorko dà la lettera]

ZNORKO    Non è destinata a lei. (Larsen mette la lettera in tasca) Helene mi raccontava le sue giornate ed Erik Larsen non c'era.

LARSEN     Diceva la verità: le raccontava la giornata che viveva con lei, non con me. Helene aveva due verità, tutto qui: la verità con lei, la verità con me.

ZNORKO    Due menzogne, piuttosto.

LARSEN     Helene è un'amante appassionata con lei - ed è vero - ed è mia moglie con me tutti i giorni - ed è vero anche questo.

ZNORKO    Beh, sembra che il maritino non se la prenda poi tanto a male.

LARSEN     Cosa le fa credere che Helene sia una? Siamo forse noi una sola persona? Quando sono arrivato stava ascoltando "Le variazioni enigmatiche".

ZNORKO    Vuole sapere anche cosa ho mangiato?

LARSEN     E' stato un regalo di Helene?

ZNORKO    Senta mi lasci in pace. Cornuto e soddisfatto, non le basta: farebbe meglio a stare zitto.

LARSEN     E' stata Helene... a fargliele conoscere, sono sicuro che è stata lei.

ZNORKO    Sì, il primo giorno in cui ci siamo detti parole d'amore, mi ha donato questo disco, "Le variazioni enigmatiche" di Elgar. Ricordo tutto: mi ha sorriso con tenerezza e poi mi ha detto "Noi ci diciamo parole d'amore, ma chi siamo noi? A chi dici: io t'amo?"

LARSEN     (Continuando) "A chi lo dico io? Non sappiamo chi amiamo. Non lo sapremo mai. Ti dono questa musica perché tu ci rifletta."

ZNORKO    Come fa a sapere questo?

LARSEN     L'ha detto anche a me, il primo giorno che ci siamo detti parole d'amore. Forse è la sola cosa di Helene che abbiamo in comune.

Le "Variazioni enigmatiche", variazioni su una melodia che non si riesce ad individuare... Edward Elgar, il compositore, dice che si tratta di una melodia molto nota, ma nessuno è mai riuscito a riconoscerla. Una melodia nascosta che sembra di indovinare, che si accenna e poi sparisce. Una melodia che si può solo sognare, enigmatica, inafferrabile, così come il sorriso di Helene. Chi si ama quando si ama? Non sappiamo chi amiamo. Non lo sapremo mai.

ZNORKO    Mai... Quante sono le variazioni?

LARSEN     Quattordici variazioni. Quattordici modi per tentare di afferrare una melodia nascosta.

ZNORKO   E lei crede che noi siamo... quattordici?

Scherzavo. Senta, credo che ci siamo detti tutto. Ho scoperto che Helene è sposata e che me lo ha nascosto per dodici anni. Bene! Ora conosco anche suo marito, un uomo molto decorativo, un apostolo della spartizione dei beni, amante dell'orgia dei buoni sentimenti, bene! So anche perché Helene non mi scrive più, bene! Penso che la commedia possa terminare qui. Tutte queste peripezie non mi divertono più. In fondo, avevo più ragione di quanto credessi, quando le dicevo che questo mio libro era una finzione. Helene non è mai realmente esistita. Quella donna è stata creata dalla mia fantasia. (Getta il libro) Questo è il romanzo più inventato che abbia mai scritto e non lo sapevo neanche io.

LARSEN     Non rimpianga nulla.

ZNORKO    Dodici anni di menzogne. Era lei, lo scrittore! Che fantasia! Mi scriveva che tutti i suoi pensieri erano per me e intanto tutti i giorni mangiava con lei, cenava con lei e veniva a letto con lei. Giocava con me a fare la custode della sincerità, si mostrava dura, esigente, severa, non mi risparmiava nessuna critica e io l'ascoltavo come un bambino. Che coglione! Ho abbandonato il mondo per sfuggire alla volgarità, mi sono legato solo a questa donna, accoglievo ogni sua parola con una devozione religiosa, e scopro che - per dodici anni! - mi ha tranquillamente ingannato. Ma cosa c'è dentro quel suo cuore di strega? Cos'ha al posto della coscienza, letame? Se ne ritorni pure a casa e le dica che non voglio più sentire parlare di lei, che mi riprendo il tempo, l'attenzione, le preoccupazioni di cui l'ho onorata, che ritiro tutti i pensieri che le ho dedicato, tutti i sentimenti che le ho donato, mi riprendo tutto, tutto, e che c'è soltanto una cosa che non rimpiango: quella di aver pubblicato le nostre lettere perché, in fondo, come tutti i grandi bugiardi, lei è una ottima scrittrice.

LARSEN    Non glielo dirò.

ZNORKO    Sì, che glielo dirà. E questo libro lo rinnego! Le cedo anche i diritti d'autore! Non è più mio! E' suo! La rassicuri e le dica che questo suo ignobile scherzo, oltre ad averla divertita per dodici anni, le porterà anche dei milioni. Non voglio più dividere nulla con lei, l'ho cancellata dalla mia vita e le dica che la disprezzo, la disprezzo!

LARSEN    Non glielo dirò.

ZNORKO    Ma, sì! Glielo dirà da quel bravo maritino che è, un cagnolino che accetta tutto. Quando tornerà a casa lei le salterà al collo, impaziente; già adesso chissà come si diverte pensando a questo nostro incontro. Le faccia capire quale orrendo ricordo mi  rimane di lei, le dica che non avrò pace fino al giorno, spera molto vicino, in cui l'avrò totalmente dimenticata, che per me lei è ormai finita, spenta e cacciata nel nulla dei mediocri.

LARSEN    Basta! Non glielo dirò.

ZNORKO    Perché?

LARSEN     Perché è morta. L'agonia è durata tre mesi. Tre mesi sono lunghi per morire, e sono così brevi per vivere. Dopo che i medici le diagnosticarono il male, ebbe un momento di rivolta. Provò una grande collera e decise di battersi. Ma la collera non era che la superficie del suo carattere, il giorno dopo aveva già acconsentito e si era rassegnata. Non si è più alzata, è rimasta stesa nel suo letto, e mi guardava come una bambina che era stata punita. "Non voglio andare all'ospedale. Voglio essere curata qui". Quando diceva "curare" era a un'altra parola che pensava, ma troppo dura per le sue labbra, una parola che non avrebbe mai pronunciato.

I medici hanno accettato e io sono diventato, tutto solo, il suo infermiere e il suo ospedale. Vivevo soltanto per Helene, le davo le medicine, la facevo mangiare, mi preoccupavo che dormisse, le raccontavo delle favole tentando di regalarle un po' di sorriso. Sapevo bene che tutto questo non serviva a nulla, che era lottare contro l'inevitabile ma era solamente in questo modo, ormai, che potevo ancora dirle quanto l'amavo. Helene accettava le mie ansiose attenzioni con naturalezza, sembrava appena rendersene conto.

Quello che c'è di più terribile in una agonia, signor Znorko, è che si perde la persona che si ama molto prima che muoia. La si vede diventare piccola nelle lenzuola, vinta dal peso di angosce taciute, rinchiudersi in un segreto inaccessibile. Vedevo i suoi occhi che vagavano in mondi ormai tutti suoi e di cui non rivelava nulla. Helene c'era sempre e tuttavia era altrove. Il mio grande dolore, signor Znorko, era che, qualche volta, tutte le mie premure, questo atto disperato d'amore, sembrava cadere nell'indifferenza. Negli ultimi giorni non parlava quasi più. Era diventata così leggera che non sembrava sdraiata ma soltanto adagiata sulla superficie del letto, senza peso, come un uccello, un povero uccello senza ali. Per farle mangiare una mela ci mettevo due ore. Sono arrivato ad augurarmi che morisse e provavo vergogna dei miei pensieri. Lei era tra la vita e la morte ed io tra l'amore e l'odio. L'agonia deforma tutto e tutti, signor Znorko. Non risparmia nessuno.

E' morta il primo giorno di primavera. Già da due settimane la neve si stava sciogliendo e le strade si sporcavano di fango, il fiume straripava e poi quella mattina, in un'alba che, per la prima volta mostrava la steppa verde, bionda di riflessi, i fili d'erba che desideravano il sole, Helene si addormentò per sempre. Quel mattino c'erano le rondini nel cielo.

[Znorko abbraccia Larsen]

ZNORKO    Grazie d'essere stato là! Accanto a lei. Ho vergogna... io... io non ho fatto niente per Helene.

LARSEN    Si sbaglia.

ZNORKO    In tutto il tempo della sua agonia non pensavo che a me, mi arrabbiavo contro di lei, non ho fatto che pensare a me. Che vergogna!

LARSEN     No. La sua assenza le ha fatto del bene. Durante i suoi tre mesi d'agonia per lei, Signor Znorko, Helene era sempre Helene, attenta, intelligente, bella, forte. Si sentiva sana come lei la desiderava. Grazie alla lontananza, rimaneva viva, immutata, nel sogno di entrambi. Ignorando la sua malattia l'ha anche resa felice... ora so che nei suoi sogni e nel suo silenzio, Helene veniva qui da lei...

ZNORKO    Doveva chiamarmi. Farmelo sapere. Sarei venuto.

LARSEN     Impossibile. Non sapevo ancora nulla del vostro legame quando era malata... Il giorno dopo il funerale, ho bruciato il materasso dove si vedeva ancora la forma del suo corpo... Ho gettato i suoi vestiti... Ho dato via la poltrona dove amava sedersi... Poi nel pomeriggio ho preso la chiave della sua scrivania e ho scoperto le lettere, le lettere che lei le aveva scritto e le brutte copie di quelle di Helene.

ZNORKO    Immagino la sua sofferenza.

LARSEN   No. Sono stato felice di scoprire che aveva provato più gioia di quanto io credessi... più felicità di quella che io le avevo dato... mi sentivo sollevato nel sapere che la vita non era stata troppo avara con lei. Quello che mi ha fatto soffrire sono tutte le lettere che Helene non ha voluto farle avere... quelle dove diceva come soffriva la sua mancanza. Le lettere dove ho capito che lei era il solo uomo della sua vita... Ma erano lettere per se stessa, non per lei e meno ancora per me...

ZNORKO    Io... vorrei venire a Nobrovsnik. Portarle dei fiori.

LARSEN     Venga.

ZNORKO    Sì. Parto con lei. Solo, dovrò fare la valigia... Ma sono anni che non lascio quest'isola... e io... non so cosa prendere... cosa mi occorre.

LARSEN     Vuole che l'aiuti?

ZNORKO    Sì, grazie... Sono proprio un incapace per certe cose. (Piange)

LARSEN     Non avrei mai creduto che lei potesse piangere.

[Larsen tenta di calmarlo circondandogli le spalle con le sue braccia. Znorko si libera gentilmente.]

ZNORKO    Mi scusi, non sopporto il contatto con un uomo... Un giorno Helene mi aveva detto "Vorrei vedermi morire"... E' proprio quello che è accaduto. Dieci anni fa aveva avuto un avvertimento del suo male. Io allora ebbi paura... e pensai di lasciare quest'isola... Sì, dovevamo tornare a vivere di nuovo insieme... rompere questo patto assurdo. Per qualche settimana non ricevetti più sue lettere. Ma poi gli esami rilevarono che il male si era riassorbito. Helene aveva vinto.

LARSEN     E da allora lei dona grandi somme per le ricerche mediche. E' per questo?

ZNORKO    Sì, è per questo, è per lei...

Quell'avvertimento del male ci ha fatto sentire più vicini, ancora più uniti, come maturati dalla paura che avevamo provato insieme. Ma non parlammo mai della morte.

LARSEN     E' questo che l'ha tanto aiutata nei suoi ultimi mesi. C'era una spensieratezza come di fanciulli nel vostro amore; io, al contrario, ho sempre amato come un vecchio. Io ho l'amore ansioso, inquieto. E' sempre stato così. Quando Helene inciampava, mi sembrava si rompesse; quando Helene tossiva, mi pareva che morisse. Quante volte rideva di me, delle mie paure! Non ho  mai amato Helene nella spensieratezza. L'amavo in maniera disperata come un essere fragile, indifeso che volevano portarmi via. Avevo ragione.

ZNORKO    Sono felice che lei esista. Io non ho le qualità per essere come lei. Io non sono che un pallone gonfiato, uno dei peggiori, di quelli che tutti ascoltano e rispettano. Credo di essermi inventato il culto della letteratura per risparmiarmi la fatica di vivere. Nei miei libri sono stato eroico, ma nella realtà... la vita non l'ho voluta vivere, l'ho voluta scrivere, inventarla, dominarla, qui seduto nel mezzo della mia isola. Premio Nobel... E nessuno si accorge di lei, sperduto com'è nella massa degli sconosciuti. Io predico come se dovessi cambiare il corso delle cose e invece non sono che un piccolo uomo inutile ma che tutti rispettano... Cosa devo portare con me?

LARSEN     Vado io a preparare la valigia.

ZNORKO    Beh! ...mi imbarazza un po'... ma sì, la ringrazio. E tutto di là. Prenda quello che vuole, io lo metterò.

LARSEN    (Da dentro) Non la facevo così incapace per queste cose.

ZNORKO    Non so rifare un letto né piegare un asciugamano.

LARSEN     (c.s.) Ma come fa per lavare i piatti?

ZNORKO    Con la saliva: dò degli ordini. Ho una donna delle pulizie che viene tutte le mattine, fa tutto lei, se fosse meno brutta la crederei una fata.

LARSEN     (Rientra con qualche camicia) Che camicia prendo? La bianca o l'azzurra? (prende la camicia azzurra) Questa le dona. Ricorda il colore dei suoi occhi.                                                         

LARSEN    (Uscendo) Slip o boxer?

ZNORKO    Non sia ridicolo. Non lo so.

LARSEN     Ho bisogno di saperlo: slip o boxer?     

ZNORKO    Non pronuncio mai quelle parole. Le trovo... oscene.

LARSEN     Slip? Boxer?

ZNORKO    Senta: "slip" è una mutanda che scende, e "boxer" una mutanda che sale.

LARSEN     Sì, ma non mi dice quale devo prendere.

ZNORKO    Quelle che salgono.

LARSEN    (Da dentro) Bene. Helene era come lei: tutto il contrario di una donna di casa. Ero io che mi occupavo di tutto.

ZNORKO    Lo so: nei cinque mesi che abbiamo vissuto insieme la biancheria si ammucchiava talmente in quel piccolo appartamento che bisognava prendere una mappa e una bussola per riuscire  a trovare un asciugamano pulito. ... sembravamo una coppia di speleologi.

(Si mette addosso la camicia davanti a uno specchio) Sì, effettivamente, mi dona.

LARSEN   (Ritorna) Ecco, ho preso il necessario. Otto paia di calzini, due pantalo­ni, due maglioni e otto cose che salgono!

ZNORKO    Grazie. Ma... io vengo soltanto per un giorno o due.

LARSEN     Oh! Sarebbe un peccato fare il viaggio per così poco tempo. Poi vedrà, starà bene a casa...

ZNORKO    A casa?

LARSEN     Sarei veramente felice di ospitarla. Dopo tanti anni...

ZNORKO    Dopo tanti anni? Senta non vorrei che ci fosse un malinteso... Apprezzo molto ciò che ha fatto per Helene... Gliene sono riconoscente... ma sia chiaro che io vengo... per Helene, non per lei.

LARSEN     Certo. Ho capito benissimo. E per il bagno? Dove sono i suoi oggetti personali?

ZNORKO    Lasci. Vado io. (esce)

[Larsen mette "Variazione enigmatiche". Znorko rientra e ferma la musica.]

ZNORKO    Mi scusi ma non sono abituato a condividere questa musica con altri. Anzi non sono abituato a condividere nulla.

LARSEN    Certo... Senta voglio domandarle una cosa. Sarà la mia ultima domanda.

ZNORKO   Dica.

LARSEN    Ha mai fatto l'amore con la sua migliore amica?                      

ZNORKO   Lei è pazzo.                                                                               

LARSEN    No, sono molto serio. Ha mai fatto l'amore con la sua migliore amica?

ZNORKO   Io non ho amici.

LARSEN    Aspetto una risposta.                                                  

ZNORKO   Ma dove vuole arrivare?

LARSEN    La sua risposta!                                                           

ZNORKO   E' no.

LARSEN    Helene era la mia migliore amica. E' per questa porta che è entrata nella mia vita: prima gli scherzi, le discussioni, le confidenze, le stesse abitudini. Le raccontavo le mie delusioni sentimentali, lei si divertiva, mi dava consigli... Stavamo quasi sempre insieme. Poi un giorno abbiamo scoperto che eravamo anche un uomo e una donna. Ho fatto l'amore con la mia migliore amica.

ZNORKO    Erik... "L'amico Erik"... E' lei l'Erik di cui mi ha scritto tanto tempo fa.

LARSEN     Sì. E del quale non le ha più parlato da dodici anni, da quando ci siamo sposati...

ZNORKO    Ma Erik non era un giornalista.

LARSEN     No. Professore di musica. E lo sono ancora. "La Gazzetta di Nobrovsnik" non esiste. L'ho inventata io per arrivare a lei. Devo confessare che l'ho trovata molto ingenuo. O impaziente.

ZNORKO    (Chiude la valigia) Il battello ripasserà tra poco. (Guarda il crepuscolo) Che peccato partire. E' oggi che il giorno si spegne nella notte. La prima notte dopo sei mesi. E' strano che lei sia venuto proprio in questo giorno... Quando è morta esattamente?

[Larsen non risponde]

Le ho chiesto in che giorno è morta Helene.

LARSEN    Un martedì. Martedì 21 Marzo.

ZNORKO    E' vero, me l'aveva già detto che era il primo giorno di primavera.

LARSEN    Il primo giorno di primavera... di dieci anni fa.

Ho vissuto con Helene solo due anni. Il giorno dopo il funerale, mettendo a posto le cose, ho scoperto le lettere, le vostre lettere... Ho scoperto quelle che Helene le aveva scritto nei primi giorni della malattia e che non le aveva mai inviato. Ho scoperto il vostro amore: quello che era stato, e quello che era diventato... Helene mi mancava terribilmente... Allora quella sera, io... ho preso la penna e le ho scritto... le ho scritto la mia prima lettera. Ho sempre avuto l'abilità di sapere imitare le calligrafie, particolarmente quella di Helene, era una cosa che la faceva molto arrabbiare.

ZNORKO    Lei.

LARSEN     Da dieci anni. Più volte alla settimana. Lo sa. Quasi tutti i giorni.

ZNORKO    E' lei che mi ha scritto... per dieci anni!

LARSEN     Non volevo che Helene morisse. Continuava a vivere ricevendo le sue lettere. Era così felice di leggerle, così felice. E anche lei era felice quando Helene le rispondeva... E io, felice, tra voi due... Ha ragione: noi abbiamo bisogno di menzogne. Si deve la vita ai morti.

[Lungo silenzio. Znorko prende il libro e legge.]

ZNORKO    "Bacio la tua bocca, il labbro inferiore, quello che durante l'amore si gonfia... " E' lei che ha scritto questo?

LARSEN     Basta è imbarazzante!

ZNORKO    E' lei che ha scritto questo?

LARSEN     Io... ho cercato nelle lettere precedenti... mi sono documentato.

ZNORKO    "Ti accarezzo l'alto della coscia, là dove partono i brividi che si diffondono per tutto il corpo..."

LARSEN     A me fa questo effetto, a lei no?

ZNORKO    È lei che ha scritto questo? Fuori, via... (Prende la pistola e la punta su Larsen) via... E cerchi di correre più in fretta che può... Stia sicuro che questa volta non mirerò al portone.

LARSEN     Faccia come vuole. (All'improvviso strappa la pistola a Znorko) Perché ha pubblicato il libro?

Sono venuto per farle solo questa domanda, sapevo bene quello che facevo venendo qui: perché ha pubblicato le lettere con Helene? Perché?

ZNORKO    Ciò non la riguarda.

LARSEN     Sì, che mi riguarda. Da dieci anni io so tutto di Abel Znorko, e sono io che ho fatto vivere Helene. Pubblicando il suo libro, lei l'ha uccisa. L'ha uccisa! Se il libro non fosse stato pubblicato avrei potuto continuare a scriverle fino alla mia morte. E Helene avrebbe continuato a vivere con noi.

[Larsen prende bruscamente la pistola e la mette di forza nelle mani di Znorko]

La mia morte mi è totalmente indifferente. Ma prima di uccidermi, lei mi deve dire perché?

[Znorko posa la pistola]

Abel Znorko, io sono Helene. Da dieci anni noi attraverso Helene ci amiamo, ci diciamo tutto e pubblicando quel libro lei l'ha uccisa. Cosa è successo? Perché?

ZNORKO    La risposta è là nell'ultima lettera. Quella che avrebbe dovuto portarle.

[Larsen prende la lettera dalla tasca. La apre e la legge.]

Ero malato. Anch'io come Helene. Ho avuto molta paura. Mito paura. E volevo rivedere Helene. Ma lei ha rifiutato.

LARSEN     Questo era il patto.

ZNORKO    Sì, era il patto.

[Larsen ha finito di leggere la lettera.]

LARSEN     Anche lei... Doveva dirmi la verità, invece di provocarmi pubblicando il libro. Sarei venuto subito.

ZNORKO    Ma io non ho niente da dire a lei. Io non l'ho provocata e non voglio vederla mai più. Quando il mio medico m'ha detto che anch'io avevo questo male dentro di me che mi stava divorando giorno dopo giorno desideravo solo una cosa: rivedere Helene, ma senza dirle che sarebbe stata l'ultima volta - l'addio. Lei rifiutava di venire. Non mi restava che una soluzione: provocarla. Così quando il mio editore è venuto a trovarmi gli ho consegnato tutte le lettere dicendo: ecco il mio romanzo. Lui l'ha immediatamente pubblicato. E io aspettavo la reazione di Helene... aspettavo che sì indignasse, che venisse qui, che... e invece...

LARSEN     Anche lei come Helene.

ZNORKO    Sì, ma non credo che io morirò. L'ho creduto veramente allora ma poi, come ho scritto nella lettera, il "male" si è riassorbito. Non c'è più nulla.

LARSEN     E' vero?

ZNORKO    E' vero. Faccio parte di quelli che bisogna sotterrare più di una volta.

LARSEN     E' vero?

ZNORKO    Ad ogni modo l'idea della morte non mi preoccupa... se posso ancora scrivere. In fondo ho sempre pensato che la vita non è altro che un grande imbroglio. Ci hanno gettato dentro senza chiederci il permesso, e poi ci sbattono fuori anche se non lo vogliamo. Appena ci illudiamo di aver afferrato qualcosa, la cosa svanisce. Non amiamo altro che fantasmi e tutto il resto rimane un enigma che non riusciremo mai a capire.

LARSEN    Resterò accanto a lei.

ZNORKO    No, deve partire. Non verrò a Nobrovsnik. Non con lei. Porterò il lutto di Helene qui.

LARSEN     Sa, quando l'hanno seppellita, dieci anni fa, ho pensato che con Helene andasse sottoterra anche la mia vita. Poi c'è stato lei e Helene attraverso lei, e mi sono reso conto che non ero poi così solo.

ZNORKO   Io sono solo.

LARSEN     Abel Znorko noi abbiamo vissuto di meravigliose menzogne. Perché non continuare. Helene resterà un enigma, un sogno. Non possiamo continuare a vivere attraverso i nostri sogni?

ZNORKO    Mi spiace. I miei sogni non hanno lo stesso sesso dei suoi.

LARSEN    Quello che ho capito in questi dieci anni è che l'amore non ha sesso.

ZNORKO    Fuori!

LARSEN     Fuori. All'inizio io non ti amavo Abel Znorko; non sei che superbia, arroganza, presunzione. Hai passato più tempo ad adagiarti nella convinzione di sentirti un genio piuttosto che a esserlo veramente. Io scrivevo solo per far vivere Helene. Poi leggendo le tue lettere, ho scoperto sotto i tuoi difetti una luce, una piccola fiammella vacillante, commovente, tenera, terribile: la paura. Tu non sei che paura Abel Znorko, paura della vita che hai fuggito, paura dell'amore che hai evitato, paura anche delle donne che ti sei portato a letto. Ti sei rifugiato tra i tuoi libri e su quest'isola. Sei diventato famoso, celebre e ogni lettore si ritrova in te; ma tu hai più paura di tutti. In te tutto è eccessivo, la collera e l'amore, l'egoismo e la tenerezza, la stupidità e l'intelligenza, tutto è sporgente, scosceso, tutto ferisce, ma tutto è vivo. Vivo. Ho bisogno di te, Abel Znorko.

ZNORKO    Fuori.

LARSEN     Fuori... Cosa farà?

ZNORKO    Invecchierò. Da quando l'ho incontrata la cosa mi è diventata accettabile. Invecchiare in pace, senza emozioni, senza discendenza. Molti soldi e niente da fare. Voglio diventare un perfetto imbecille, un imbecille felice. Non credo più in niente, non mi aspetto dalla vita altro che una digestione facile e un sonno profondo. Il vuoto Erik Larsen, finalmente il vuoto. Grazie a lei. Grazie. Addio.

LARSEN     E' notte ormai... fa freddo. Addio, Abel Znorko. Addio. (Esce)

[Larsen trema, sembra piccolo, piccolo. Il battello lancia ancora il suo appello triste. Larsen esce. Una volta solo, Abel Znorko riflette poi, bruscamente , esce dalla porta di fondo. Si sentono due spari. Silenzio. Poi il rumore di una corsa. Larsen riappare. Questa volta, ha un grande sorriso, come se questo richiamo lo colmasse. Abel Znorko rientra, scuro in volto, pistola in mano. Guarda Larsen senza dire niente.]

LARSEN     Bisognerà cambiare il portone. E' pieno di buchi. Troppi colpi di fucile.

ZNORKO    Volevo dirle...

LARSEN     Sì?

ZNORKO    Io... io le scriverò.