Variazioni su tema d’autore

Stampa questo copione

VARIAZIONI SU TEMA D'AUTORE

Tragedia in un atto di Franco Giacomarro.

PERSONAGGI:

La Donna Bianca

Ragazza

Fisico teorico

Scrittore

Prete

Uomo qualunque

SCENA PRIMA

(Tutti gli attori)

(Un sipario aperto. La tragedia potrebbe svolgersi in un teatro convenzionale oppure in un luogo che permettesse ai personaggi di muoversi a loro piacimento. Una scena con fondale bianco per tutta la durata della rappresentazione, un bianco che viene messo in risalto dall'uso della lampada Wood. Alcune lenzuola bianche coprono degli oggetti misteriosi: una lavagna con sopra scritte formule di fisica, un inginocchiatoio, uno scrittoio con carta, penna e calamaio; un quarto lenzuolo è posato a terra e sotto di esso non c'è niente, sotto un quinto lenzuolo c'è un manichino femminile. All'inizio della tragedia la scena è immersa in un buio totale, poi si accende la lampada Wood ed entra in scena la Donna Bianca che ha in mano alcuni fogli di carta staccati da un block-notes. Li legge sottovoce, li getta in aria e per ogni foglio che butta via toglie un lenzuolo e man mano, con un ordine casuale, scopre tutte le lenzuola che piega con una certa fretta e alla rinfusa e le porta via dalla scena. Poi ritorna e porta via il manichino. Nel fondale non ci sono porte né finestre. I personaggi entreranno e usciranno dalla scena attraverso una scaletta collegata direttamente alla platea, posta al centro della scena. Rientra di nuovo la Donna bianca che chiama i personaggi che sono seduti in mezzo al pubblico e man mano che vengono nominati si alzano dai loro posti e salgono sulla scena, con movimenti molto lenti e misurati. Gli attori dovranno far credere agli spettatori che loro sono vittime di un gioco beffardo e crudele, loro malgrado.)

DONNA BIANCA:

Allora, ho bisogno di cinque persone del pubblico: quattro uomini e una donna. Lei, signore...quinta fila, terza poltrona a destra, lei...settima fila, prima poltrona da sinistra...poi lei là in fondo...e ancora lei...e poi anche lei, signorina, che se ne sta a chiacchierare e disturba, dico a lei! (Gridando) Non sa che qui siamo a teatro? Non le hanno insegnato le buone maniere? (Vedendo che gli attori esitano, cambia tono) Avanti, coraggio, non abbiate paura! Non vi mangio mica! (Un po' spaesati i cinque salgono sul palco. La donna bianca legge su un altro foglio) Allora… Lei sarà un fisico teorico; qua c'è il gesso e la lavagna. Scriva quello che vuole e si tenga in esercizio! (Al prete) Lei comincerà a pregare su questo inginocchiatoio, (Allo scrittore) lei scriverà il suo ultimo racconto utilizzando questo scrittoio. (Alla ragazza) E lei, signorina, per ora non faccia niente. (All'uomo qualunque) E nemmeno lei. Tacete per ora e non muovetevi per nessuna ragione al mondo! Potreste far arrabbiare il padrone! Mancherò per qualche minuto. Buon lavoro! (Scende la scaletta, attraversa tutta la platea e si ferma a parlottare in fondo alla sala frasi incomprensibili attaccata ad un telefonino. Una musica scandisce il lavoro dei cinque personaggi. Dopo un po' la donna ritorna) Molto bene, bravi...E adesso è venuto il momento di darvi la parola...Si, un uomo senza la parola che uomo è? Un mimo...potrebbe essere un mimo, è vero! Io intanto vi do' la parola, poi...decidete voi se farne uso, tanto siamo in democrazia...Ognuno è libero di fare ciò che vuole...Ma qui, in teatro, questo non è possibile...anzi, è totalmente impossibile! Qui comanda lui, quel signore là nell'angolo...E' inutile che vi girate, lui si trova nell'angolo della memoria umana. Non vi dico chi è, per non togliervi l'effetto sorpresa, ma sentirete la sua presenza...tramite me! Io sono la sua intermediaria, il suo "alter ego", la scintilla creativa che vive in lui. Io non sono altro che il tramite tra lui e voi. Allora, siete pronti? Facciamo le consuete presentazioni. Qua ci sono i foglietti con i dati che riguardano ognuno di voi. Leggeteli e cominciate a prendere dimestichezza con il vostro nuovo stato, perché vedete...in questo momento voi siete un nulla e nessuno, solo una cartilagine, come quella che lasciano le cicale dopo la metamorfosi...Poi, quando l'abbandonano, volano alte e cantano e hanno la grande sfacciataggine di farsi sentire solo quando cessa il vento. Sentite? (Si ode un forte vento. La donna bianca alza il capo e chiude gli occhi) E' bello il suono del vento...è caldo...misterioso... arcano...dolce...violento! E' tanto bello essere qualcuno, sapete? Pensare, decidere, amate, avere un cuore, un'anima, soffrire, piangere, ridere, voltarsi, correre, pensare. "Cogito, ergo sum!" (Cambia tono e diventa spietata quando cessa il vento) Per ora solo questi dati! Forza, leggete, ve lo ordino! Che fate, non sentite quello che vi dico? Leggete, per Dio! (I personaggi cominciano a leggere i fogli con lo sguardo. Girano sulla scena ognuno per conto proprio, ignorandosi completamente. La donna bianca è scesa dalla scena e si è sistemata in piedi guardando gli attori e dando le spalle al pubblico. Appena cessa la musica, i cinque cominciano a guardarsi intorno e scoprono la presenza degli altri)

FISICO:

(Molto stentatamente, poi sempre con maggiore sicurezza) Buon...giorno, buongiorno! E' così che si dice quando si incontrano altri uomini per la prima volta?

DONNA BIANCA:

(Sempre con disprezzo) Piacere! Si dice "piacere"!

SCRITTORE:

Good moming! Yes, tell, good morning! How are you?

DONNA BIANCA:

No, no, no! Deve parlare in italiano! In italiano! Altrimenti il pubblico non capirà niente!

SCRITTORE:

Sì, in italiano...Ma io non conosco una parola d'italiano!

DONNA BIANCA:

Qui tutto è possibile: non ci sono spazio, tempo, traduzioni. Tutto è universale, palese, concreto! Ci sono le prove! Qui la torre di Babele non sta di casa! Tutti devono parlare la stessa lingua: (Allo scrittore) anche lei! E poi, ha visto? Ha parlato in italiano senza nemmeno accorgersene!

SCRITTORE:

Ma che gioco è questo? Qui c'è qualcuno che si sta divenendo alle nostre spalle! (Alla donna bianca) E lei...

DONNA BIANCA:

Io? Ma io no esisto! Non come persona, s'intende, bensì come entità, misteriosa presenza che vive e opera alla perenne dipendenza di una verità che è arte in quanto creazione momentanea, assoluta e immortale. Signori, questo è niente: quante volte vivrete e morirete per rinascere e divenire santi e demoni questa sera stessa!

FISICO:

Ma se lei è qui, davanti a noi, lei non può che essere, ma non sembrare...perché esiste solo ciò che si può scientificamente provare con l'esperienza o il calcolo!

SCRITTORE:

(Al fisico) Veda, signore, c'è chi è votato per caso o per qualità cerebrali alla giustificazione di ciò che ci circonda. Ma il letterato non può perder tempo a guardarsi intorno e a studiare fenomeni come una mela che cade dall'albero! Lo scrittore deve violare la soglia dell'imperscrutabilità che è in lui, dando libero sfogo alla sua illogica fantasia!

FISICO:

Illogica? Perché, lei non costruisce forse una trama nei suoi racconti? Non narra lo svolgersi degli eventi cosi come devono verificarsi?

SCRITTORE:

E' proprio questo il punto: a volte ciò che si scrive non deve avere un senso compiuto...Può anche non finire, lasciando che la trama sia troncata così, all'improvviso!

FISICO:

Ma in ciò che faccio io niente può essere lasciato al caso. L'atomo è atomo: non può essere un corvo!

SCRITTORE:

Proprio il titolo di una mia poesia...Ma come fa lei a conoscere tutte queste cose? Come sa che io sono uno scrittore? (Alla donna bianca) Ce lo dica lei: perché io so tutto di lui, fisico teorico, e lui sa tutto di me?

DONNA BIANCA:

Perché voi siete nati adesso, ora, pochi istanti fa! Siete venuti al mondo senza travagli ne' urla, senza essere stati bambini.

FISICO:

Bambini? (Stravolto) Cos'è un...bambino?

DONNA BIANCA:

E' un piccolo essere indifeso, incapace di sopravvivere senza l'aiuto di altre persone. Una piccola creatura che ha bisogno di una madre...come me. Perché io vi sono madre dal primo istante del vostro concepimento. Ma una donna, una vera donna, deve essere anche amica, sorella, amante, figlia. (Alla ragazza) E lei, signorina, sarà ora l'una, ora l'altra, ora l'altra ancora!

RAGAZZA:

(Uscendo improvvisamente dal proprio immobilismo) Anche madre? Sì, lo voglio! Anche madre!

DONNA BIANCA:

Ma non dica sciocchezze! Lei è troppo giovane per essere madre di costoro! (Indica gli attori)

RAGAZZA:

Ma c'è il trucco che può rimediare a questa mancanza! Io sarò madre nella parola, nei gesti, nel tono della voce...Ascolti: (Piangendo) "Figlio mio!"

DONNA BIANCA:

Lei ancora non è! E' solo una donna, per adesso.

RAGAZZA:

Che vuoi dire?

DONNA BIANCA:

Vuol dire che ancora non ha assunto un'identità autonoma. Nella mente del creatore lei è un personaggio femminile e basta, Poi...potrebbe essere mille donne o...nessuna!

RAGAZZA:

Ma. ..non capisco...

FISICO:

(Disperato) E' crudele, crudele tutto ciò! Io non ho ancora afferrato il motivo di tanta follia! Bisogna trovare la motivazione logica, il perché, la causa e poi studiarne gli effetti!

SCRITTORE:

Eh, voi scienziati, sempre con questi perché! Non sapete dire altro!

FISICO:

Già, perché voi artisti...Siete tutti degli immaturi viziati!

DONNA BIANCA:

(Introducendosi nella discussione) Vedo che cominciate ad assumere forme umane, anche se non ben definite. Continuate pure...andate avanti!

FISICO:

(Alla donna bianca, indicando il prete e l'uomo qualunque) E perché questi non parlano? Perché non si muovono?

DONNA BIANCA:

Perché sono entità inconsce. Esistono, ma nessuno riesce ad evocarle. Potrebbero scomparire da un momento all'altro o mettersi improvvisamente a parlare. Se non lo hanno ancora fatto, vuol dire che ancora non è giunto il loro tempo.

SCRITTORE:

(Con foga rabbiosa) E allora che aspettiamo? Facciamoli sentire vivi!

RAGAZZA:

Ci provo io. (Si avvicina ad entrambi con malizia e comincia a toccarli, ad accarezzarli, a baciarli, ma i due non hanno nessuna reazione)

DONNA BIANCA:

Provate ad offenderne uno!

RAGAZZA:

(Ai due) Farabutto! Maledetto! Verme schifoso! (Nessuna reazione)

FISICO:

Dio è morto! Dio non esiste!

PRETE:

(Svegliandosi dal torpore) Dio? Provi a spiegarlo, se può. Provi a spiegare, con le sue teorie, la sua esistenza. No, voi non potete credere in Dio, solamente perché non potete spiegarlo. Relatività, dimensioni, concetto di infinito, di universo, Big-bang...ma quando si tratta di Dio...

FISICO:

Ma Dio è uno, Dio è trino, uno è uguale a tre...no! Non posso tradire le leggi della perfezione! Non posso concepire una cosa che ne comprende tre! Come posso affermare che...

SCRITTORE:

(Interrompendolo) Voi scienziati! Realisti fino all'osso!

DONNA BIANCA:

Basta! Tacete! Non possiamo andare avanti così! Qui non c'è una trama! Dobbiamo trovare una soluzione per vincere la staticità e la macchinosità della situazione. Dovrebbe intervenire un'idea, qualcosa di imprevisto che tenga desta l'attenzione, che giochi un brutto tiro a voi che sprecate il vostro tempo in sciocche elucubrazioni dialettiche! Chi vi pensò e vi concepì voleva farvi vivere in maniera autonoma per poi decidere di inserire un elemento che riuscisse a stabilire tra di voi un dialogo, un punto d'incontro!

SCRITTORE:

(Al fisico) Con quello li? Così spudoratamente razionale?

FISICO:

Ha parlato il letterato! E come se non bastasse, ci mancava solo il prete! La negazione della scienza e della cultura!

PRETE:

Lo scienziato: la negazione di Dio!

RAGAZZA:

Scienziati, preti, scrittori: la negazione della donna!

DONNA BIANCA:

Silenzio! Il punto d'incontro s'allontana sempre più. Una bella miscela, non c'è che dire: razionalità, fantasia, fede, sensualità...

UOMO QUALUNQUE:

Ignoranza...

DONNA BIANCA:

(Con rabbia) Ho detto che ancora non è arrivato il suo momento! Taccia, per favore!

UOMO QUALUNQUE:

Ma io sono già in lui, in quello là! (Con una mano indica il pubblico) E non farmi vivere sarebbe una terribile crudeltà! Stare qui ad ascoltare in silenzio senza poter dire nulla e fremere, come colpito da un'improvvisa paralisi. Ma gli occhi, gli occhi parlano: sono la finestra dell'anima!

SCRITTORE:

Che cosa vuol saperne lei? Non è un uomo qualunque?

UOMO QUALUNQUE:

Uomo qualunque, si, ma schiacciato dalla sua rabbiosa modestia! Perché fa rabbia sentire voi che potete, anzi, dovete parlare così per tenere alto il vostro nome nella storia, affinché non muoia in nessuno il ricordo che vi mantiene vivi e quindi immortali! Mentre io, uomo qualunque, come dite voi, continuerò a vivere nel più completo anonimato e di me si perderà ogni traccia. Io sono qualcuno e contemporaneamente.. .nessuno. (Al fisico) Ecco, vede? Sono due persone in una!

FISICO:

Allora si cerchi un'altra persona, così la chiameremo Dio! Ha ha ha!

PRETE:

Non è questo il momento di fare dello spirito, anzi, di bestemmiare! Dio è uno e trino, senza ombra di dubbio!

FISICO:

Ecco il solito bigotto ottuso depositano di una verità assoluta! Lei ha mai visto Dio? Risponda: lo ha mai visto?

PRETE:

No, non l'ho mai visto, ma sento la sua presenza ovunque: in un fiore, nella pietra levigata dal torrente, in un sorriso, nel fragore del tuono...

RAGAZZA:

(Provocante) Ma che romantico! Peccato che lei con le donne...(Agita la mano facendo segno di no)

PRETE:

Cosa ne può sapere lei del tormento che vivo di giorno e anche di notte? Tormento che col tempo si è fatto incubo! Crede che non mi piacerebbe stringere una donna tra le mie braccia o darle un figlio? Tutto ciò è contronatura! Dio non ci ha dato forse Eva per farci sentire meno soli?

RAGAZZA:

(Sempre più provocante, gli si avvicina e lo abbraccia con passione) Avanti, che aspetta? Si lasci andare! Dimostri qui, davanti a tutti, di essere...un uomo!

PRETE:

(Scostandosi disgustato) La smetta! (Esce dalla tasca un crocifisso) Vade retro, Satana! Approfittare così di un dramma interiore così privato! Abbiate un po' di pudore!

UOMO QUALUNQUE:

Il pudore! Esiste ancora il pudore? E poi, padre, il mondo è pieno di indemoniati! Se tutti avessero fatto come lei, il genere umano si sarebbe estinto da un pezzo, non crede?

FISICO:

(Con scherno) Il padre priore non va d'accordo col genere umano!

SCRITTORE:

E noi siamo qui a discutere sul sesso degli angeli e a dissertare su argomenti che non fanno che dividerci. Perché non tentiamo di trovare un punto d'incontro?

DONNA BIANCA:

Ecco: un punto d'incontro che riesca a costruire su di voi una trama. Perché, voi capite, ci deve essere una trama...l'imprevisto, la situazione...la scena madre...Bella idea ha avuto il nostro autore a mettere insieme persone così diverse tra di loro! Ora, vai a fare una trama: è una parola!

RAGAZZA:

Una parola? Perché, la nostra vita è una trama, forse? Provate a mettere insieme tutti gli eventi anche di una sola giornata: è tutto così illogico, irrazionale, assurdo! Ecco, l'assurdità del nostro vivere quotidiano non si può mica rappresentare sulla scena!

SCRITTORE:

Da letterato e scrittore, mi permetto di puntualizzare un fatto: ci sono eventi che non potrebbero mai essere rappresentati su una scena.

UOMO QUALUNQUE:

Per esempio?

SCRITTORE:

Per esempio, per dirla sotto le righe, l'espletamento dei nostri bisogni corporali. Ce lo vedete voi "Secondo Atto: bagno di casa Donati" e tutti gli spettatori a turarsi il naso! Escludiamo questo luogo: ma il letto, il letto matrimoniale! (Con ironia) Cosa dovrebbe diventare il teatro? Un luogo di perdizione?

PRETE:

Ha detto bene: perdizione! Farsi trascinare nel vortice della lussuria, della più turpe perversione!

FISICO:

E parla così proprio lei che poco fa ha detto quello che ha detto? Che sente la natura vivere e operare in sé fino negli angoli più nascosti della sua stessa umanità?

PRETE:

Ma io devo evangelizzare l'uomo!

RAGAZZA:

(Rintuzzando) E la donna!

PRETE:

(Tentando di giustificarsi) Si dice l'uomo così, in generale, ma è scontato e sottinteso riferirsi pure alla donna! Devo far conoscere, dicevo, all'uomo le regole da osservare per controllare la sua aggressività!

SCRITTORE:

Per controllarla o per renderla più esplicita? Non capite? C'è una belva feroce in ognuno di noi che vive repressa in un immenso gabbione tenuto insieme da leggi, divieti, perbenismo, moralità! Siamo bestie, bestie oppresse da domatori ottusi (Indica il prete) come questi santi bizantini!

FISICO:

Se voi poteste capire la forza, l'immensa potenza dell'atomo, particella invisibile che sprigiona una forza sovrumana che percepiamo anche senza riuscire a rendere manifesta la sua essenza!

DONNA BIANCA:

Siamo vicini ad un punto d'incontro tra scienza e fede. Due di voi sono già sistemati!

SCRITTORE:

I racconti che scrivo sono parole che si trasfigurano nella mente dei lettori in maniera assolutamente personale e soggettiva. Sono anche loro una presenza impalpabile, una rappresentazione fantastica di un testo unico e immodificabile, come avviene per l'atomo e per Dio!

UOMO QUALUNQUE:

(Rassegnato) Ho capito: sono perduto! Non riuscirò mai a trovare quel punto che mi permetterebbe di vivere con voi e...(Indica il pubblico) per loro!

DONNA BIANCA:

Non sia tanto sicuro di ciò che potrebbe accadere da qui a qualche istante: potremmo assistere alla scomparsa del fisico teorico, alla mummificazione della signorina o alla pietrificazione dello scrittore!

RAGAZZA:

E noi dovremmo stare qui passivamente senza reagire?

SCRITTORE:

Si, ribelliamoci! Questo è il momento propizio!

FISICO:

E come? In che modo? (Alla donna bianca) Ma certo! Lei è il tramite tra noi e...lui!

UOMO QUALUNQUE:

Prendiamola in ostaggio, così verrà lui a trattare con noi! Voglio vedere cosa riuscirà a fare, senza di lei!

DONNA BIANCA:

Ma non capite? Cosa vorreste fare? Senza la scintilla creativa l'autore prenderà i fogli sui quali ha stilato i suoi abbozzi e li getterà nel camino! E voi, come Giovanna d'Arco, farete una brutta fine, molto calda: al rogo! (Ride in maniera diabolica) Non si scherza con gli autori: sono tutti un po' matti! Fanno dei loro fantocci...non offendetevi se vi chiamo così, ma è la verità...fanno dei loro fantocci, dicevo, quello che vogliono, costringendoli a commettere le cose più abominevoli sulla scena: buttarsi a terra, morire, bestemmiare, uccidersi, tradire, offendersi...Poveri voi, che grande pena mi fate! Ma devo tenervi in vita, affinché la mia presenza qui abbia un senso per me e anche per voi. Credete che sia dignitoso dipendere da altre persone? Io dipendo da voi..(Indica i personaggi)

SCRITTORE:

(Indicando la donna bianca) E noi da lei!

DONNA BIANCA:

(Indicando il fondo della platea) E da lui!

UOMO QUALUNQUE:

E allora, se ha pietà di noi, ritorni da questo "lui" e risolva questa stasi, quest'orribile gorgo che ci inghiotte sempre più!

DONNA BIANCA:

Lei ha chiesto e sarà esaudito. Andrò da lui, ma sarà dura: già lo vedo seduto nel suo scrittoio, ombroso, stravolto, scontroso! Avete mai visto un autore che ha smarrito la sua ispirazione? E' uno spettacolo al tempo stesso terribile e penoso.

SCRITTORE:

(Alla donna bianca) E lei sta nel mezzo: tra noi e lui! Il massimo della pena!

FISICO:

Sicuramente ci sarà una logica soluzione!

PRETE:

Si, la soluzione! Il punto d'incontro tra l'unità e la trinità! Padre, figlio e Spirito Santo. Solo che noi...siamo in cinque!

RAGAZZA:

Potremmo decidere di sopprimere qualcuno di noi, così, per caso. Molte volte, nello svolgimento dell'azione teatrale, si tagliano scene e atti interi, figuriamoci un paio di personaggi inutili!

UOMO QUALUNQUE:

Inutili? Lei pensa che qui ci siano personaggi inutili? E' inutile uno scrittore? Un ministro di Dio? Un fisico teorico?

DONNA BIANCA:

(All'uomo qualunque) La persona più inutile, a questo punto, è proprio lei!

UOMO QUALUNQUE:

Io? Ma non è possibile! Io sono l'uomo comune che vive e opera come milioni di altri esseri anonimi. Sono il simbolo della misera quotidianità e voi mi insegnate che le più grandi creazioni della fantasia poggiano su storie banali, su vicende di semplice familiarità. Io non sono nessuno. Datemi una speranza, un appiglio, perché possa continuare a...a vivere!

DONNA BIANCA:

Come un pezzente? E questa lei la chiama vita?

RAGAZZA:

Ma se questo signor "lui", che non si degna nemmeno di farsi vivo per un istante, ci ha creati, anche solo come entità ancora incerte e indefinite… allora è...non vorrei pronunziare questa parola...è...padre! Si, padre! (Gridando) E un padre non abbandona i suoi figli in mezzo a una strada!

UOMO QUALUNQUE:

Anche se ne ha cinque! Tutti uguali! Niente particolarità! Brava, signorina! Sono salvo! Ci voleva, ci voleva davvero quest'intuizione geniale! Abbiamo trovato...un padre!

SCRITTORE:

(Al fisico) E così io sarei...suo fratello? Ma nemmeno per idea!

DONNA BIANCA:

Ricomincia la vecchia storia: non riuscite a distinguere la realtà dalla finzione! Voi qui non ci siete! Esistete, occupando lo spazio di un trentesimo di palco, perché lui vuole così! E già avete parlato già troppo per i miei gusti e state offendendo la sacralità di un luogo magico e mistico, dove si rappresenta una storia che viene definita a piccole tappe da un genio creatore!

SCRITTORE:

E non esageriamo! Una storia può essere qui, tutta in testa, sin dalla prima parola all'ultima, oppure può iniziare, può evolversi, scomporsi, dilatarsi e finire all'improvviso, senza che nemmeno l'autore stesso se ne accorga. Oppure, nella peggiore delle ipotesi, restare incompiuta.

RAGAZZA:

Incompiuta? E per quale motivo?

SCRITTORE:

I motivi possono essere tanti: mancanza di simbiosi tra la donna bianca e lui…pazzia...decisione di non scrivere più o...soluzione estrema...la morte dell'autore!

PRETE:

La morte? Ma la morte non esiste! E' solo un passaggio da uno stato fisico a un altro spirituale.

FISICO:

Certo! "il signore delle nove", famoso romanzo scritto dall'autore dieci anni dopo la sua morte! Andiamo, non diciamo sciocchezze! (Alla donna bianca) Vada, signora! E dica al suo caro amico di mantenersi bene in salute! E gli dica anche di finire presto il suo dramma, perché siamo stufi di stare qui a discutere! E noi cinque cominciamo ad essere solidali tra di noi e continuando così troveremo sicuramente una via d'uscita!

DONNA BIANCA:

Ma voi non potete andare via! Siete prigionieri di un ingrato destino! Forza...coraggio...provate a scendere dal palco, se potete! (Cercano di scendere dal palco, ma si bloccano tutti a pochi centimetri dal punto che separa la scena dalla platea) Cosa vi avevo detto? Increduli! Ha ha! I personaggi che si ribellano all'autore! Bella questa! (Ride)

RAGAZZA:

E' come se qui ci fosse un campo magnetico! Non riesco ad andare avanti! Aiuto! Io sono figlia, madre, l'unica donna!

PRETE:

Appunto per questo deve restare qui tra noi, per non farci scannare! Quattro uomini soli, dopo un po' di tempo...

SCRITTORE:

Dopo un po' di tempo cosa? Io scriverò racconti, il fisico elaborerà le sue belle teorie, il prete farà i suoi indimenticabili sermoni contro l'immoralità e tutto andrà per il verso giusto! Chi ha interessi elevati non ha tempo per correr dietro alle sottane!

UOMO QUALUNQUE:

Ed io?

DONNA BIANCA:

Lei? Ma lei non farà niente! Cosa vorrebbe fare, calcoli empirici? Scrivere racconti, prostituirsi?

UOMO QUALUNQUE:

Ma io, appunto perché non potrei fare tutto ciò, sono l'unica persona vera qui, l'unica capace di provare sentimenti umani come l'amore, l'amicizia, la solidarietà. ..Provi, signora, a togliere ai miei compagni di sventura l'etichetta che si portano dietro di fisico, scrittore, ministro di Dio...e vediamo se riusciranno a provare quello che riesco a provare io! (Alza gli occhi al cielo e li chiude) Che sensazione! Avete perso tutto se non avete mai provato queste cose!

DONNA BIANCA:

(Dopo un po' di silenzio) E va bene: mi avete convinta. Andrò da lui e. ..(La ragazza corre ad abbracciare il prete)

RAGAZZA:

Caro! Gioiellino mio!

PRETE:

(Scostandosi con orrore) Continua con le provocazioni? Si tolga dalla mia portata immediatamente!

RAGAZZA:

Che ministro di Dio! Che spirito di perdono evangelico! E sì: tra il dire e il fare...L'abito non fa il monaco! (Esplode in una stridula risata. Il prete si tappa le orecchie con le mani)

PRETE:

Basta, basta! Voce che vieni dall'inferno, ti ordino di tacere!

RAGAZZA:

Beh, non esageriamo! Voi ci mettete sempre il diavolo di mezzo! Chi è il diavolo? Un signore con le corna, le gambe storte, un bel tridente, coda lunghissima, puzza di zolfo, mentre io...

PRETE:

Ma lei si sbaglia! Il diavolo è bello, è bellissimo! Proprio per questo è un diavolo: perché ostenta la sua straordinaria bellezza per poi avvolgerci tra le sue spire...come un serpente!

DONNA BIANCA:

Che gran confusione! Vai a mettere insieme tutta questa roba! Un bel minestrone! Povero, il nostro autore! Cosa scriverà, con voi?

RAGAZZA:

E' una bella storia, signora. Come cavie siamo sezionate ogni istante, siamo qui costretti a vivere e ad evolverci e ancora nulla c'è di sicuro! Siamo o...non siamo? Che ne sarà di noi?

DONNA BIANCA:

Che ne sarà di voi? Per il momento, il mio compito si è esaurito. Tornerò più tardi. Vi lascio liberi di fare ciò che volete: amarvi, uccidervi, accoppiarvi… E il nostro caro amico, di là, si prenderà una pausa di riflessione. Penserà ad altro, per un po'. Poi si vedrà.

FISICO:

Si vedrà cosa? Se è il caso di eliminarci o di tenerci in vita?

DONNA BIANCA:

No! Io garantisco per voi. Ormai siete sotto la mia tutela. Vi conosco già abbastanza e mi sto affezionando a voi, anche se siete dotati di caratterini niente male! Signorina, ho bisogno di parlare con lei: venga qui. (La prende per una mano e la fa scendere dal palco. Gli altri si ribellano)

SCRITTORE:

Cos'è questa sceneggiata? Dove state andando?

UOMO QUALUNQUE:

Si fanno particolarità? O tutti o nessuno!

DONNA BIANCA:

Ma come, io sto trattando il vostro destino, sto decretando la vostra salvezza e voi avete il coraggio di ribellarvi? Una parola ancora e per voi sarà la fine! (Tutti si fermano. Alla ragazza, in disparte) Signorina, lei sarà la rivelazione, il capro espiatorio di tutte le convenzioni, la donna che emana saggezza, compostezza, dignità. Cerchi di portare in mezzo a loro pace e amore. Ne hanno tanto bisogno. Non vede come sono smarriti, schiavi del loro sapere e delle ambizioni personali e incapaci per questo di comunicare? Si rende conto dell'importanza della sua missione?

RAGAZZA:

(Smarrita e confusa) E' lui...(Indica il pubblico) che lo vuole? Sono pronta a smentire me stessa, a tenere sulle mie spalle il peso di una così grave tragedia. Ma devo farlo, non posso tirarmi indietro. Sarò la voce di chi non ha voce, gli occhi di chi non vede, l'acqua degli aridi deserti. Questa è la mia sorte, il mio destino. Se così dev'essere, così sarà. (Alla donna bianca) Può andare, signora. Stia certa che terrò fede al mio impegno. (La donna bianca esita) Vada, ho detto. (Sorride dolcemente) Ci sono qua io, adesso. (Tutti i personaggi sono sempre immobili e con lo sguardo rivolto a terra. La ragazza si avvicina al centro della scena e straccia un pezzo di scenario. La donna bianca continua a guardare tutta la scena senza reagire. La ragazza chiama a sé i personaggi) Andiamo, coraggio! (Gli attori lentamente escono ad uno ad uno dal fondale e lasciano la scena vuota)

DONNA BIANCA:

(Che è rimasta impassibile) Al di là di questa scena  c'è un'altra scena uguale e un'altra...e un'altra ancora. Torneranno qui. Fra poco capiranno da soli che per loro non c'è nessuna speranza. Il nostro lui ha posato la penna...riposa… pensa. Domani, forse, tornerà a scrivere. E loro rivivranno. E anch'io rivivrò in loro, essenza del loro essere, virtù dei loro vizi, unica ragione possibile della loro esistenza. (Rientrano i personaggi, smarriti. Con violenza) Riparate questa parete! Ve lo ordino!

RAGAZZA:

(Con dolcezza) No, ci penso io. Signori, dobbiamo riparare questa parete. Ecco gli arnesi. (Raccoglie in un angolo della scena alcuni rotoli di nastro adesivo, delle forbici e li distribuisce agli attori che iniziano a riparare il fondale)

DONNA BIANCA:

(Tra sé) Ci vuole tanto, tanto amore. (Al pubblico) Signore e signori, adesso gli attori ripareranno il fondale. Che le luci rimangano accese e il sipario aperto! (Inizia il lavoro silenzioso degli attori che riparano il fondale accompagnati da una musica molto ossessionante e ripetitiva: potrebbe essere di Philiph Glass, di John Adams o di Giorgi Ligeti. Si odono tre colpi di gong. Gli attori hanno già riparato il fondale e la musica sfuma molto lentamente. Tutti riprendono i loro posti d'origine, senza alcuna espressività: il prete siede all'inginocchiatoio, il fisico scrive i suoi calcoli alla lavagna, lo scrittore scrive, l'uomo qualunque e la ragazza sono impietriti. La ragazza alza il capo, guarda tutti e poi esclama:)

SCENA SECONDA

(Tutti, tranne la donna bianca)

RAGAZZA:

Signori, dobbiamo trovare un filo logico: cercate di vivere le sensazioni così come arrivano al vostro cervello, o meglio ancora, al cuore. E allora?

UOMO QUALUNQUE:

Vorrei restare solo con la signorina: è possibile?

FISICO:

E per far cosa?

UOMO QUALUNQUE:

Ma...per parlare!

SCRITTORE:

Solo per parlare? Ah, bella questa!

PRETE:

Ma no: lasciateli fare! Questa è un'idea, un'idea nostra, scaturita dalla mente...

FISICO:

(Interrompendolo) Di Dio!

PRETE:

No! Dalla mente, credo...spero...di un uomo, di un uomo in carne ed ossa, e anima! Lasciamogli questa possibilità: può essere la soluzione...

FISICO:

Di che cosa? Di una logica spietata che specula sulle nostre esistenze?

SCRITTORE:

Si! Una corsa verso la morte! Solo questa può essere la risposta alle nostre angosce! Ha ha! (Ride)

UOMO QUALUNQUE:

Fatemi tentare, ve ne prego! Non siate anche questa volta...

FISICO:

Diffidenti? E come si fa ad aver fiducia ad un uomo senza conoscenze?

RAGAZZA:

Ma sì, fatelo tentare! Io...io sono pronta. Uscite, uscite tutti. Non siate scortesi, andate via. Rientrerete quando sarà il vostro momento. (Tutti escono in silenzio)

SCENA TERZA

(Ragazza, uomo qualunque)

UOMO QUALUNQUE:

Ma lei...chi è veramente?

RAGAZZA:

Dipende...potrei essere moglie, figlia, amante...

UOMO QUALUNQUE:

Ho capito, ma per trovare una soluzione all'enigma, credo che lei debba essere una sola persona. Chi vorrebbe essere?

RAGAZZA:

Pensa che dovrei deciderlo io. ..o lei? O...(Indicando il pubblico) quello là?

UOMO QUALUNQUE:

Potremmo deciderlo insieme. Lei che ne pensa?

RAGAZZA:

Che ne penso? Perché, sono io che penso? E lei sta pensando con la sua testa o... (Indicando il pubblico) con la sua?

UOMO QUALUNQUE:

Dobbiamo farci trascinare dall'istinto, non dalla ragione...La ragione è prevedibile, direi scontata. L'istinto invece è soggetto alla più completa irrazionalità. Lui, quello lì, è la nostra ragione: narra lo svolgersi di eventi, cerca una soluzione ovvia, un pensiero, un'ipotesi, un teorema...Noi siamo l'inconscio della sua irrazionalità repressa, siamo l'istinto della bestia che si cela in ognuno di noi e lotta con la ragione per avere il sopravvento. Anche noi lottiamo per non soccombere: siamo la rappresentazione apparente della realtà di una finta realtà!

RAGAZZA:

E io...che sarò per te?

UOMO QUALUNQUE:

Mi hai dato del tu? Ma allora vuoi essere...

RAGAZZA:

Tua...tua moglie!

UOMO QUALUNQUE:

No, per carità, no! Tutto scade nel matrimonio in una squallida routine quotidiana che ci porta a percorrere la strada della ripetitività. Nel matrimonio tutto è perfettamente prevedibile. Non c'è istinto nel matrimonio. Il matrimonio senza il sesso è una tomba. Il matrimonio...

RAGAZZA:

(Interrompendolo) Basta così! Allora...ti sarò madre!

UOMO QUALUNQUE:

Ma anche in quel caso è tutto così ovvio: "Mamma, ho paura!...Mamma, non piangere...Mamma..."

No, non funziona neanche questo!

RAGAZZA:

E allora vuoi che diventi. ..la tua amante?

UOMO QUALUNQUE:

Per essere anima o carne? Ragione o bestialità? Sì.. .amante.. (Spunta la donna bianca dalla platea)

SCENA QUARTA

(Donna bianca e detti)

DONNA BIANCA:

(Camminando tra le due file di poltrone e parlando mentre attraversa tutta la sala, fino a salire sul palco) Madre! Devi essere madre! Lui ha deciso così!

UOMO QUALUNQUE:

Madre? Ma io non voglio una madre! Sono adulto, io!

DONNA BIANCA:

Perché, non abbiamo bisogno tutti di una madre? Che orrore, miei cari! Siamo qui in un eterno presente, senza passato né futuro, senza madri né figli, né vita da raccontare. ..e non abbiamo nemmeno  progetti  per  il  domani...speranze.. .propositi...nemmeno  ricordi  d'infanzia! Ma. ..consoliamoci: almeno di una cosa siamo sicuri...non moriremo mai!

RAGAZZA:

Ma sulla scena...moriremo!

DONNA BIANCA:

Anche questo è da vedere! Siamo condannati all'eterna ripetizione di una scena! E credetemi, ciò è peggio della morte: sapere di dover dire, per l'eternità, o fino a quando questo testo rimarrà nella memoria altrui, sempre le stesse cose, con la stessa espressione, cadenza, stato d'animo o tono di voce!

UOMO QUALUNQUE:

Ma gli attori saranno diversi ogni volta!

DONNA BIANCA:

E non credete che ciò sia terribile? Essere una persona diversa ogni volta che la rappresentazione è in atto: oggi giovane, poi vecchia, il trucco, essere noi...essere nulla!

RAGAZZA:

Ma allora io.. .cosa devo essere per lui?

DONNA BIANCA:

Ma l'ho detto: madre, sicuramente madre! (L'uomo qualunque si precipita ad abbracciare la ragazza)

UOMO QUALUNQUE:

Mamma!

RAGAZZA:

Figlio mio!

DONNA BIANCA:

Ha ha ha! (Ride in maniera beffarda) Che scenetta patetica! Siate seri! Siate adulti!

RAGAZZA:

(Esitante) E io. ..sarò sempre madre? Non amante? E nemmeno figlia?

DONNA BIANCA:

(Urlando) Madre, madre, madre! Per l'eternità! Ha ha ha!

RAGAZZA:

E allora...voglio restare sola con mio figlio! Avrà almeno questo diritto?

DONNA BIANCA:

E sia! Ma...sola? Qui c'è il pubblico!

RAGAZZA:

E chi è il pubblico? Solo un passivo recettore della nostra arte. A lui non è dato intervenire né dire una parola. Guai se qualcuno violasse il muro che separa la scena dal pubblico! Don Chisciotte salì sul palco per  difendere la dama del teatrino delle marionette e fu pestato a sangue! No, il pubblico no! Deve restare al suo posto, il pubblico!

DONNA BIANCA:

Anche se...ha pagato? (Dopo aver detto questa frase si allontana dalla scena attraversando la platea)

RAGAZZA:

Il pubblico, pagante o non pagante, è sempre pubblico e non ha alcun diritto su di noi. Applaudire o fischiare, ecco gli unici diritti del pubblico! E poi il pubblico non è mai passato alla storia, mentre noi, invece...

UOMO QUALUNQUE:

Noi, voi, la storia...Gli attori passano alla storia? (Ride) Gli autori passano alla storia! Noi siamo fermi qui...(Batte violentemente i pugni sul pavimento del palco, mettendosi in ginocchio) condannati a vivere in eterno su queste tavole! (Si guarda intorno smarrito) Vivere è la peggiore delle morti! Mamma, dove sei? Io...non voglio vivere! Voglio morire!

RAGAZZA:

No, per carità, non dire cosi! Non sai lo strazio che una madre prova davanti alla morte di un figlio? Tu devi vivere per sempre qui con me, per te e per il pubblico!

UOMO QUALUNQUE:

(Stupito) Ma se il pubblico...avete detto che...

RAGAZZA:

Ma senza la loro presenza (Indica gli spettatori) noi non saremmo vivi! Sono questi signori qui che tengono in vita le nostre tragedie quotidiane! E poi, se questo teatro fosse vuoto, noi non saremmo qui stasera a ripetere il nostro dolore al di fuori dello spazio e del tempo!

SCENA QUINTA

(Fisico e detti tranne la donna bianca)

FISICO:

(Entrando dalla platea) Spazio e tempo? Come osate invadere un terreno che non è di vostra competenza? Il teatro, miei cari, è la rappresentazione reale del confine che esiste tra la dimensione del tempo e la sua realizzazione scenica. Noi stiamo vivendo una dimensione di tempo non etichettabile con nessun'altra. Siamo qui e stiamo tentando si costruire un istante eterno, perché lo spazio già esiste come naturale giustificazione del nostro essere presenti in un luogo che è nulla e tutto, nel quale la finzione si confonde con la realtà. Non è forse l'atto stesso la ripetizione infinita di un evento sempre uguale? O l'intero corpo drammatico scaturito dalla mente dell'autore, in quel momento e solo in quel momento, non è forse la concretizzazione di una terribile spirale dentro la quale giriamo senza un ,attimo di tregua? Spazio e tempo, qui, perdono completamente la loro vicendevole unicità, si fondono in un unico magma che stento a definire...In fondo il ripetersi eterno di uno squarcio di vita è realizzabile solo nell'ambiente teatrale. Il teatro è la più concreta certezza vivente che confermi appieno la teoria della relatività, nella quale lo spazio scenico obbliga attori sempre diversi a rivivere ritagli di tempo ben definiti. Spazio e tempo possono aiutarci a uscire da questa prigionia. Anch'io sono tormentato tra la razionalità più radicale e l'istinto di sopravvivenza, tra il desiderio di fuggire e quello di rimanere qui, tra voi. Ma la mia scienza nulla può contro i tentacoli che ci tengono legati a questo palco, davanti a un pubblico che non cerca di liberarci perché gode nel vederci soffrire, riempiendoci di sadici sorrisini e di inutili applausi! Poveri noi, sospesi come stelle che niente e nessuno potrà mutare! Alziamo gli occhi al cielo, vediamo luci remote che forse da milioni di anni non esistono più, ma sono lì e lo spazio e il tempo non riescono a scalfirne l'immobilità. Sapere non serve a nulla: bisogna soccombere, abbassare il capo e inchinarci al volere di chi, pazzo o genio, ci ha creati mettendoci insieme a vivere un eterno morire. Non ho mai compreso il soffio di Dio. Oggi ho compreso l'esilissimo confine tra l'infinito e il nulla. (Urlando) Dio! Dio! Rispondi! Io ti chiamo!

SCENA SESTA

(Prete e detti)

PRETE:

(Entrando sempre dalla platea) Era Dio la soluzione di tutto? Peccato che te ne sei accorto troppo tardi! Potevi pensarci prima! Bellissime dissertazioni, non c'è che dire! Ma c'è tanta presunzione umana nelle parole che hai appena pronunciato! Voler sapere tutto e dare ad ogni evento una giustificazione logica è impossibile! Dio, invece, risolve tutto in un istante: creazione, spazio, tempo... Se c'è un essere fuori dal tempo e dallo spazio, questo è Dio, perché è sempre stato e sempre sarà...(Alza le braccia al cielo, urlando) nei secoli dei secoli.. .amen! Alleluia! Alleluia!

SCENA SETTIMA

(Scrittore e detti)

SCRITTORE:

(Entrando) Tappate la bocca a questo pazzo esaltato! Ma Dio che cosa c'entra con noi e con il teatro? Se esiste veramente, che aspetta a venirci incontro? Su', coraggio, guardate se sta...dietro la porta!

PRETE:

Ma Dio è qui! In me…in te...m te...m tutti! Non può non esserci! Deve esserci!

FISICO:

Io ho studiato una vita intera per dare una spiegazione alle cose che si vedono e per dare ai fenomeni terreni una motivazione razionale e tu mi dici che qui ci sarebbe una cosa che non vedo?

PRETE:

E l'aria, allora? C'è, ma non la vedi!

SCRITTORE:

Ma non capite che l'autore ci sta sfruttando per trarre da noi il meglio e il peggio? Sì diverte, mentre noi ci scanniamo a vicenda, come iene rabbiose! Ve ne siete accorti? Ci ha fatti entrare uno alla volta, per analizzare i nostri comportamenti personali, come lo scrittore che forma nella mente i personaggi che mette al mondo, fa vivere e uccide! E poi, come li conoscesse da secoli, li descrive con dovizia di particolari, li scruta, li visualizza...ed essi appaiono davanti ai nostri occhi materializzati, assumendo forme umane uniche e non diversificabili. Lo scrittore, abilmente e in maniera speculativa, corrompe i suoi lettori con la scusa dell'ispirazione che misteriosamente emerge da un punto remoto e sconosciuto del suo grande cervello. E poi il desiderio inconscio di essere commiserato e di resistere all'usura del tempo, nonché di lasciare, post mortem, l'opera del suo ingegno, per fare dell'immortalità un baluardo ignobile e ipocrita. "Vissero in eterno, anche se defunti!"

SCENA OTTAVA

(Donna bianca e detti)

DONNA BIANCA:

(Entrando sempre dalla platea) Tacete, adesso! Ci sono novità, grosse novità! Vi porto buone notizie: avete un ruolo familiare ben definito. Voi quattro siete...fratelli! (Indicando la ragazza) E lei è vostra madre! Oggi è il giorno del suo compleanno. Banchettate, fate festa, divertitevi, gozzovigliate! (Ride in maniera scomposta) Fatevi...una bella mangiata! Ha ha ha!

PRETE:

Ma...che cos'è...un compleanno?

UOMO QUALUNQUE:

E'...un anniversario!

FISICO:

Ma se siamo nati adesso, cosa dobbiamo commemorare?

SCRITTORE:

Ma è un modo per risolvere il nostro tremendo destino! (Al prete) Io so che adesso tu sei...mio fratello!

PRETE:

(Allo scrittore) E anche tu...

RAGAZZA:

(Con dolcezza) Figli, figli miei! Sorridete, almeno per una volta! Ma non quelle risate stridule e piene di sarcasmo come quelle che avete fatto finora, ma un sorriso di gioia, di pace, di amore. (Cammina in mezzo a loro, toccando ora l'uno, ora l'altro con carezze o baciandoli delicatamente sulle guance. Tutti cominciano a sorridere) Così, così mi piacete! Siete uomini, non dimenticatelo mai! Avete un cuore e una grande anima.

FISICO:

Andiamo: Corriamo a prendere una bella torta!

UOMO QUALUNQUE:

Con tante belle candeline accese!

SCRITTORE:

Con fragoline e panna montata!

PRETE:

No, alla crema! E' più buona!

TUTTI:

Andiamo! (Escono dalla scena, scendendo in platea)

SCENA NONA

(Donna bianca, ragazza)

RAGAZZA:

Che strana madre sono! Non c'è traccia in me dei ricordi più cari: il travaglio del parto, le notti insonni, i vagiti, il primo giorno di scuola, la Prima Comunione...Madre anomala, che si ritrova quattro figli maggiorenni e vissuti che hanno intrapreso strade per certi versi antitetiche: logica, fede, letteratura, mediocrità, ma oggi uniti da un rivelato vincolo di sangue. E già… adesso sono fratelli...devono volersi bene! E solo perché lo hanno saputo adesso, perché fino a cinque minuti fa si sarebbero scannati tra di loro, ignari del legame naturale che li legava. Ma adesso tutto è chiaro: le entità sono divenute realtà pensanti e capaci di provare sentimenti che esulano dalle loro conoscenze. Si sono spogliati delle loro ipocrisie e ora provano le soddisfazioni derivanti dalla conoscenza degli affetti più cari. Hanno capito di essere figli e fratelli e non solo mente e intelletto. Sui loro volti è apparso un sorriso di luce e di tranquillità. Speriamo che sia una commedia a lieto fine, così non morirà nessuno di loro. Adesso ci sono io, figli miei! Chiedetemi qualsiasi cosa e io esaudirò ogni vostro desiderio!

DONNA BIANCA:

E con quale potere? Il nostro autore potrebbe decidere di farti uccidere i tuoi figli uno alla volta...col veleno!

RAGAZZA:

M una madre non può uccidere un figlio! E' disumano! Impossibile!

DONNA BIANCA:

Impossibile? Nulla è impossibile! (Ride) In teatro tutto è possibile! Tutto!

RAGAZZA:

(Si inginocchia e prega l'autore) Signore, ti prego, ti supplico, non togliermi  i miei figli! Ti imploro come una serva! Abbi pietà di me!

DONNA BIANCA:

(Come se già sapesse) E tranquillizzati! Non accadrà nulla ai tuoi figli! (Pensa un po') Ai tuoi figli... no...ma tu...tu morirai! Forse...

RAGAZZA:

E loro...come faranno senza di me? Forse...che significa forse? Si prende gioco di noi, in maniera cosi spietata...Io voglio sapere se morirò o se resterò viva!

DONNA BIANCA:

Anche nell'ultima battuta potresti morire. Basterebbe mettere tra parentesi la didascalia "La madre muore improvvisamente tra le braccia dei figli che escono, credendo che si sia addormentata, senza far rumore. E subito cala la tela." E giù il teatro dagli applausi! E poi, di che ti lamenti tu, che avrai la gioia di essere madre in eterno, mentre io non sarò neanche donna? Chi sono? Non lo so nemmeno io! E non c'è tragedia più grande di essere coscienti della propria inesistenza. Sono io, e non il teatro, la rappresentazione vivente della relatività. Io non sono né spazio, né tempo. Sono una cosa...non cosa.

RAGAZZA:

Ma lei...parla!

DONNA BIANCA:

E dammi del tu, tanto non esisto! (Pensa) Sì. ..è vero. ..parlo...ma sono soltanto la voce del mio creatore. Non sarò mai me stessa: lasciami perdere! Cerca piuttosto di essere una buona madre per loro, figli smarriti che hanno tanto bisogno di una guida sicura. Ma ricorda: ci vuole lo zucchero, ma anche un po' di fiele. Non essere troppo tenera e nemmeno troppo dura.

RAGAZZA:

Io sarò madre: madre e basta. Lascia fare a me, ci penserà io! (Si odono le voci dei figli che arrivano dalla platea cantando "Tanti auguri a te!")

DONNA BIANCA:

Adesso devo andare. Non posso partecipare a questa gioia. Morirei di dolore e d'invidia! (Si mette le mani sul volto e comincia a piangere, scappando dalla platea. )

SCENA DECIMA

(Tutti tranne la donna bianca. Arrivano cantando e uno di loro ha in mano una grande torta con alcune candeline accese. Gli altri seguono in fila indiana. Arrivano vicino alla madre e cominciano a ballare un foxtrot sfrenato. Poi, quando cessa la musica, tutti contano:" Uno...due...e tre!" A questo punto la madre spegne le candeline e tutti battono le mani. Riprende la musica e tutti ricominciano a ballare allegri e felici. Improvvisamente la musica cessa di colpo e si ode un vento fortissimo. Tutti si fermano come impietriti. La donna bianca, attraversata tutta la platea, con passo lento e composto, sale sul palco, si inginocchia a terra e si tiene la testa tra le mani, mentre il vento continua a soffiare. Poi si alza lentamente e comincia a parlare.)

                        

SCENA UNDICESIMA

(Donna bianca e detti)

DONNA BIANCA:

(Con tono mesto e la voce che controlla a stento l'emozione) Pochi secondi fa, mentre era intento a scrivere al suo tavolo di lavoro la scena del compleanno della madre, è improvvisamente deceduto l'autore della commedia in questione, lavoro che non aveva ancora un titolo. I personaggi, rimasti senza copione, sono condannati a vagare in uno spazio e in un tempo indefiniti fino a quando un altro autore non li evocherà a sua volta e loro, chiamati come poco fa dalla sua fantasia, vivranno in un altro dramma, immersi in una dimensione che sfugge ad ogni logica precostituita, prigionieri del loro eterno presente. (Con tono più confidenziale) Adesso devo proprio lasciarvi. Spero di rivedervi presto. In fondo, anche se non esisto, vi ho amati un po' anch'io.

FISICO:

(Sconvolto, ma misurato) Donna, ricordati di noi.

UOMO QUALUNQUE:

Non dimenticare i nostri volti, le nostre parole.

PRETE:

Preghiamo: Padre nostro, che sei nei cieli...(Continua a pregare sottovoce fino alla fine della rappresentazione)

SCRITTORE:

In un limbo, confine evanescente tra il nulla e l'infinito, quattro figli e una madre attendono ignari il loro destino. (Silenzio)

DONNA BIANCA:

E tu, madre, non hai nulla da chiedermi, prima che io vada via?

RAGAZZA:

Se una madre ha accanto a sé i suoi figli, non ha nulla da chiedere a nessuno. Addio!

DONNA BIANCA:

(Con meraviglia) Addio? Vuoi dire "arrivederci"! Il teatro non morirà mai. Vivrà per sempre, continuando a tormentare le esistenze umane fino alla pazzia. (Esce lentamente e va via. Tutti i personaggi sono tristi, col capo abbassato, in silenzio. Poi il fisico alza il capo e si rivolge alla madre)

FISICO:

Mamma, che ne sarà di noi?

RAGAZZA:

(Fingendo serenità, tentando a stento di celare a tutti il dramma che sta per compiersi, con un sorriso artificioso che vorrebbe infondere fiducia) Non siate così tristi. Abbiate fiducia in me. Io vi dico che un giorno qualcuno verrà, forse, un giorno...(Cominciano ad abbassarsi le luci) Qualcuno… verrà...forse... (Al pubblico, senza farsi sentire dai figli) Abbassate queste luci, affinché nessuno veda il nostro dolore. (Di nuovo forte, ai figli) Forse...un giorno… qualcuno… verrà! (Ripete sempre le stesse parole fino a quando la scena resta completamente al buio e si ode un vento fortissimo)

F    I    N    E