Ve l’avevo detto che la badante non la volevo

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(Alcide e Ubaldo stanno giocando a carte

Teatro Comico Italiano

VE L’AVEVO DETTO CHE
LA BADANTE NON LA VOLEVO

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore:

Camillo Vittici

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)

PERSONAGGI

Alcide

Il padre

Ubaldo

Amico di Alcide

Dolores

La badante

Gisella

Figlia di Alcide

Leonilde

Figlia di Alcide

Filippo

Figlio di Alcide

Irina

Badante di Ubaldo

La storia si svolge nel soggiorno di una casa modesta

La storia

Alcide, anziano e avaro, non ne vuole sapere di munirsi di una badante nonostante gli inviti in tal senso da parte dei figli che non vogliono prendersi cura di lui. Nello stesso tempo, tuttavia, inventano ogni intrallazzo per venire in possesso dei soldi del padre. La morosa boliviana di Filippo si accorda con lui per fare in modo di rimanere in casa di Alcide e divenirne a poco a poco la badante. Ma Dolores, mettendo in atto ogni tipo di seduzione, riuscirà dove i figli non sono mai riusciti dilapidando tutte le sostanze del padre e lasciandolo praticamente in mutande

PRIMO ATTO

ALCIDE: No, no e poi no! Io soldi a voi non li do! Ma per chi mi avete preso? Per un nababbo degli Evirati Arabi? Ma non sapete che io devo risparmiare per la vecchiaia?

FILIPPO: Ma papà Alcide; è giusto che tu risparmi per la vecchiaia, ma ti ricordiamo…

ALCIDE: Parla più forte; lo sai che sono un po’ sordo

GISELLA:  Ma papà; giusto che tu risparmi per la vecchiaia, ma ti ricordiamo che il mese scorso hai compiuto 77 anni e…

LEONILDE: E se ci anticipassi un po’ dell’eredità che ci spetta…

ALCIDE: A voi non spetta proprio un bel niente! Quando passerò a miglior vita allora i miei soldi saranno tutti vostri. Chiaro? E poi accontentatevi del regalo che vi faccio ogni anno a Natale. Ma, dico io, con quel che vi regalo ad ogni Natale potete fare spese pazze per il resto dell’anno. Non mi direte che sono un pignolo, no? Che sono un avaro, no? Che sono…

FILIPPO: Va bene papà, come vuoi tu, ma vorremmo ricordarti che siamo tre orfanelli…

ALCIDE: Come tre orfanelli? Vi siete già dimenticati di avere un padre?

FILIPPO: D’accordo; tre orfanelli con un padre, ma senza madre e che abbiamo solo te cui voler bene e vorremmo anche ricordarti che…

GISELLA: Vorremmo ricordarti quello che ci hai promesso il Natale scorso, cioè…

LEONILDE: Cioè che quest’anno a Natale ci avresti dato il doppio, sai, la svalutazione cresce…

FILIPPO: Il potere d’acquisto cala…

GISELLA: I prezzi salgono…

ALCIDE: Ma cos’è ‘sta roba? Un’altalena? Qualcosa cresce, qualcos’altro cala, l’altro sale… E va bene; mantengo la promessa; il prossimo Natale vi darò il doppio. Capito avvoltoi che non siete altro? Altro che orfanelli! Sanguisughe siete, sanguisughe! Ma mi vorrete almeno lasciare qualche spicciolo per tenermi in vita. Nessuno di voi tre si fa mai vivo in questa casa se non per chiedere soldi…

GISELLA: Caro il nostro babbino; cosa credi, che non sia un sacrificio per noi venire a vedere come stai ogni giorno?

LEONILDE: Dopo tutto anche noi abbiamo i nostri impegni

FILIPPO: E la mia Dolores ogni giorno si lamenta che non le faccio mai compagnia

GISELLA: Anche tu però… Ma non potevi farti una morosa italiana? Proprio boliviana dovevi scegliertela?

FILIPPO: Boliviana, bella presenza, calda come un vulcano, prorompente come uno tsunami…

LEONILDE: Con due seni rifatti che sembrano due panettoni

GISELLA: E truccata come un albero di Natale

ALCIDE: Che bello il Natale, che buono il panettone; che voglia che arrivi il Natale…

LEONILDE: Anche noi avremmo voglia di avere la nostra libertà. Almeno usa i tuoi soldi per prenderti qualcuno che ti segua, che ti curi, che ti serva

GISELLA: Magari una badante

ALCIDE: Una badante? Una badante per me? Ma voi siete tutti matti! Ma lo sapete quanto costa una badante? No, per la badante non ci sto e non parlatemene più; argomento chiuso! Una badante… Cosa credete, che sia rimbecillito? A parte il fatto che costerebbe sempre meno di quanto mi chiedete voi ad ogni Natale. Ma sia ben chiaro, la badante non la voglio! Argomento chiuso!

GISELLA: Ma papà, se non vuoi spendere per la badante, sai benissimo che sappiamo che ne hai davvero tanti di soldi e un prelievo ogni tanto non guasterebbe

ALCIDE: Non c’è mucchio che non finisca…

FILIPPO: Adesso comincia con la sua mania dei proverbi…

LEONILDE: Ma non puoi risparmiare in eterno

ALCIDE: Denaro risparmiato due volte guadagnato

FILIPPO: Ma con quei soldi potremmo fare buoni affari

ALCIDE: Quando un affare quasi nulla costa - c'è sempre qualche trappola nascosta

GISELLA: Ma non essere così avaro papà…

ALCIDE: Io non sono avaro; sono parsimonioso! L'avaro è come un asino, che macina alla ruota: la farina è per gli altri, lui resta a pancia vuota.

FILIPPO: Ma se per non spendere non comperi nemmeno un po’ di vino…

ALCIDE: Bere acqua la mattina è già mezza medicina. E poi non è vero che in casa non ho il vino; ho un bel fiasco di Valpolicella da dividere col mio amico Ubaldo. Ricordate, figli miei affettuosi e disinteressati, che i soldi che ho me li sono fatti da solo. I miei erano così poveri che mio padre, invece della benzina, nell’accendisigari metteva il diesel. La mia famiglia era così povera che a Natale mio padre usciva di casa e sparava un colpo di fucile; poi rientrava dicendo: Babbo Natale si è suicidato. Ma non solo, mi ricordo anche che mio padre, che a dire la verità era un gran bastardo, a Natale, quando noi aspettavamo i regali, ci portava in un bosco e ci diceva: "Bambini, i regali sono sotto l'albero. Indovinate voi quale". Ma, cerca cerca, i regali non li trovavamo mai. Ecco perchè per me il Natale è un giorno speciale.

LEONILDE: Ma potresti almeno essere generoso con noi anche senza aspettare il Natale

ALCIDE: I ricchi non sono mai generosi. Se fossero generosi non sarebbero ricchi. E poi basta con queste storie; vuol dire che ci vedremo a Natale

GISELLA: Ma papà, a Natale manca ancora…

LEONILDE: A Natale manca ancora…una settimana!

GISELLA: Una settimana?

LEONILDE: Sì, a Natale manca ancora una settimana!

FILIPPO: Ma cosa dici Leonilde? Se siamo a ferr…

LEONILDE: Zitto Filippo; chiudi quella ciabatta che hai al posto della bocca e sta zitto!

GISELLA: Mai visto un Natale con questo caldo…

LEONILDE: Zitta anche tu Gisella! Ho un’idea… Lo sai papà che fra una settimana è Natale? Quindi dovresti preparare i tre assegni che…

FILIPPO: Che così generosamente regalerai ai tuoi tre figli che ti vogliono tanto bene. Ho capito tutto Leonilde…

ALCIDE: Chissà perché, ma sento che mi volete bene solo a Natale. Mai visto un Natale così caldo però… (Si appisola)

LEONILDE: Filippo, accendi subito il condizionatore d’aria e regolalo sui 5 gradi

GISELLA: Sui 5 gradi? Ma quello si prende una polmonite

FILIPPO: No, a 5 gradi quello si conserva fresco come una rosa. Ma mi dici Leonilde perché devo mettere il condizionatore a 5 gradi?

LEONILDE: Perché è la temperatura che di solito c’è a Natale

GISELLA: Però io continuo a non capire…

FILIPPO: Io invece penso di aver capito…

LEONILDE: E bravo Filippo! Se Natale è lontano noi lo avviciniamo e il vecchio scioglie i legami della borsa. Capito, no?

FILIPPO: Le donne ne sanno una più del diavolo…

GISELLA: In questo caso più di Gesù Bambino

LEONILDE: Per cui diamoci da fare

FILIPPO: Diamoci da fare… a fare?

LEONILDE: A preparare il Natale no? Prima arriva e prima si incassa

GISELLA: A parole è facile, ma come si fa?

LEONILDE: Semplice; si fa come si fa a Natale

FILIPPO: Quindi vorresti dire che al vecchio dovremmo dargli da bere che…

GISELLA: Vedo che, nonostante il cervello che ti ritrovi, hai capito tutto; al vecchio dovremmo dar da bere che il Natale sta per arrivare fra qualche giorno

LEONILDE: E bravi i miei fratelli campioni di intuizione. Finalmente ci siete arrivati. Forza ragazzi; si parte con l’operazione Natale anticipato. Filippo, via al condizionatore, anzi, fermati; già che ci sei vai anche in cantina

FILIPPO: In cantina? Per i cotechini?

LEONILDE: Macchè cotechini; per il presepio. Toglilo dalla cassa dove l’abbiamo messo il Natale scorso e portalo su (Filippo esce)

GISELLA: Papà… svegliati; per te è l’ora della camomilla

ALCIDE: Brava, e brava la mia Gisella! Nella mia vita ne ho viste davvero tante, ma mai che bisognasse svegliare uno per dargli la camomilla per farlo dormire; è proprio il colmo. Obbedisco; portami la camomilla. (Alcide si riappisola)

GISELLA: Il vecchio sta già russando. Forza che forse è la volta buona. Ah, dimenticavo il CD delle canzoni natalizie; bisogna creare l’esatta atmosfera se no quello, che sarà magari un po’ sordo, ma non è certamente scemo, se si accorge della montatura va tutto a monte e addio palanche. Lo porto quando sarà pronta la camomilla (Esce)

FILIPPO: (Rientrando). Condizionatore a paletta! 5 gradi. Mi sa che fra poco in questa casa nevichi davvero. Mica scema la Leonilde con la storia del natale anticipato; finalmente il vecchio mollerà i cordoni della borsa. E qui c’è anche il paccone del presepio. Dovremo togliere la polvere dalle statue. Dammi una mano Leonilde (Aprono il pacco e, mentre parlano, pongono le statue su un mobile). Il bue, l’asinello, i pastori, Gesù Bambino… Ma non sarebbe meglio, man mano che le togliamo dalla scatola, che le disponessimo già sul tavolo?

LEONILDE: Ma lo sai bene che vuole essere lui a dirci come le dobbiamo disporre nel presepio. È sempre stata la sua mania

FILIPPO: Ma guarda tu cosa ci tocca fare per imbrogliare quel vecchio spilorcio…

LEONILDE: E per avere quattro soldi

FILIPPO: Quattro soldi? Lo sa solo lui quanti ne ha

LEONILDE: Il presepio a ferragosto… Se ci vedesse qualcuno sicuramente ci direbbe che siamo matti da legare

FILIPPO: Manca solo che si metta a nevicare…

LEONILDE: O vedere entrare da un momento all’altro Babbo Natale

FILIPPO: O sentire gli zampognari che suonano tu scendi dalle stelle

LEONILDE: Certo che qui comincia davvero a far freddo

FILIPPO: Qui va a finire che invece dei soldi ci prendiamo una polmonite

GISELLA: (Entrando). Toh, prendi; è il CD dei canti di natale; mettilo nel registratore e incominciamo a creare l’atmosfera (Musica natalizia dal registratore). Papà; svegliati; c’è la camomilla

ALCIDE: Buona la camomilla… Ma non vi sembra che qui faccia un po’ freddo? Tirami addosso la coperta e tu Filippo accendi i caloriferi

FILIPPO: Vado. Che faccio ragazzi? Li devo accendere davvero?

LEONILDE: Basta che alzi un po’ il termostato del condizionatore. Mettilo sui 15 gradi

FILIPPO: Vado, riscaldo e torno (Esce)

GISELLA: Che dici papà, incominciamo a fare il presepio?

ALCIDE: Ma certo; questo, fin da bambino è stato uno dei momenti più belli della mia vita. Dai, incominciate a mettere il muschio

GISELLA: Il… il muschio?

ALCIDE: Già, il muschio; mica vorrai fare il presepio senza il muschio

LEONILDE: Io direi di cambiare quest’anno; una bella coperta verde sul tavolo e…

ALCIDE: Un bel niente! Se non c’è il muschio il presepio non si fa. (Rientra Filippo)

FILIPPO: Operazione riscaldamento effettuata

GISELLA: Filippo, datti una mossa; adesso serve il muschio

FILIPPO: Cosa? Il muschio? Ma dove lo troviamo il muschio a ferr…

ALCIDE: A… ferr…?

GISELLA: A… voleva dire alla ferrovia, fra i binari da dove lo prendiamo ogni anno. Forza Filippo, datti da fare; fila subito a prendere il muschio

FILIPPO: A prendere… il muschio… Sicura che devo prendere il muschio?

GISELLA: Ma prendi dell’erba no? Tanto il papà non solo è sordo, ma ci vede anche poco

LEONILDE: Noi due andiamo di là Gisella; dobbiamo vestirci per l’occasione. E tu Filippo non dimenticarti il muschio (Escono)

FILIPPO: E va bene; Filippo va a prendere il muschio. Cose da matti! Vado e torno fra poco con il muschio. (Uscendo incontra Ubaldo. Ubaldo ha un notevole tremore ad una mano)

UBALDO: Dove vai Filippo?

FILIPPO: A prendere il muschio

UBALDO: Ah, bravo. A prendere cosa? Il muschio?

FILIPPO: Certo, per fare il presepio serve il muschio, no? Dai, lasciamo perdere e lasciami andare a prendere questo maledetto muschio

UBALDO: Ragazzi, siamo sicuri di non essere al manicomio?

FILIPPO: Veramente sembra anche a me, ma necesse est, come dicono in Africa (Esce)

UBALDO: Est o ovest… fatto sta che io non ci capisco un tubo. Alcide, svegliati

ALCIDE: Ubaldo, caro il mio amico Ubaldo; per fortuna ci sei tu che vieni a farmi compagnia. Visto che è Natale che ne dici di una fetta di panettone con un bel bicchiere di vino?

UBALDO: Di… di panettone? Come è Natale? Cos’è questa storia del Natale?

ALCIDE: Ma non hai fatto l’albero a casa tua? Le palline… Le stelline… Le lucette…

UBALDO: Alcide… Lo so che hai 77 anni, ma fino adesso mi sembrava che ragionassi benino… Ma venirmi a parlare di albero di Natale in pieno ferragosto mi sembra che la tua testa vada un po’ fuori dai binari

ALCIDE: Ubaldo, lo so che hai 78 anni, ma fino adesso mi sembrava che ragionassi benino… Ma dirmi che siamo a ferragosto quando manca una settimana a Natale mi sembra che sia il tuo di cervello ad uscire dai binari

UBALDO: Mi dai dello scemo Alcide?

ALCIDE: Dello scemo no, ma dell’arteriosclerotico sì. Solo uno con le rotelle del cervello arrugginito come il tuo può pensare di essere a ferragosto. Per me il tremore che hai alla mano si trasmette al piano di sopra e non capisci più niente

UBALDO: Allora guarda… (Prende dal muro il calendario). Leggi qua; che mese c’è scritto qua?

ALCIDE:  C’è scritto… Agosto. Ma gira qualche pagina… così… che mese c’è scritto qua?

UBALDO: Dicembre

ALCIDE: E allora? Cosa vuoi dire? Che basta girare le pagine del calendario per scegliere il mese in cui vivere? Vuoi che facciamo una prova?

UBALDO: Giusto; a questo punto dobbiamo proprio fare una prova. Chiama la Gisella e la Leonilde che te lo diranno loro

ALCIDE: Benissimo; chiamiamo la Gisella e la Leonilde e così tagliamo la testa al toro. Gisella! Leonilde! Venite un attimo per favore

LEONILDE: (Gisella entra col costume di Babbo Natale e Leonilde con un alberello di Natale). Ci hai chiamato?

ALCIDE: Visto? Cosa ti avevo detto? Siamo sotto Natale sì o no? Contento adesso? L’Alcide Codegone ha sempre ragione!

UBALDO: Io sono sempre dell’idea che siamo in manicomio. E allora guarda il tuo amico Ubaldo. Cosa indosso io?

ALCIDE: Mica sono orbo… La camicia

UBALDO: E tu pensi che sotto Natale io vada in giro con la sola camicia sopra la pelle?

ALCIDE: Se sei scemo sì! E ti ripeto quello che ti ho detto prima. Bisogna essere proprio matti per girare in camicia sotto Natale.

GISELLA: Ma guarda papà che Ubaldo è caloroso

LEONILDE: Tutti gli inverni l’Ubaldo va in giro in camicia, non è vero Ubaldo?

UBALDO: Certo, di solito a Natale vado in giro nudo e a ferragosto col cappotto. Ma mi avete preso per scemo? Alcide, tira fuori il tuo fiasco che un bicchiere di vino ci schiarirà le idee

ALCIDE: Forza ragazze, fuori il fiasco che rischiareremo le idee all’Ubaldo

UBALDO: No, le idee le dobbiamo rischiarare a te! Per me è ferragosto e quindi brindo al ferragosto

ALCIDE: Per me è Natale e brindo al Natale

UBALDO: Al ferragosto!

ALCIDE: Al Natale!

UBALDO: Al solleone che brucerà l’erba dei prati!

ALCIDE: Alla neve che coprirà la campagna!

UBALDO: (Cantando) Cerco l’estate tutto l’anno e all’improvviso eccola qua…

ALCIDE: (Cantando) Bianco Natal, pargol divin, mite agnello redentor… (Bevono. Entra Irina)

IRINA: Dobridèn; buongiorno a tutti. Sono venuta a vedere se il signor Ubaldo è davvero qui. Ho trovato il biglietto sul tavolo dove mi avvisava che l’avrei trovato dal signor Alcide. È l’ora della merenda per cui adesso, piano piano, si torna a casa. Un bel zabaglione, due savoiardi e il succo di frutta

UBALDO: Si torna a casa un bel niente, cara la mia badante, finchè non abbiamo chiarito una cosa. Guardati attorno Irina… Secondo te cosa capisci da quello che vedi in questa stanza

IRINA: Infatti, stavo guardando…

UBALDO: E allora?

IRINA: Secondo me siamo a Carnevale

ALCIDE: A Carnevale? Come a Carnevale? Andiamo bene… Ma fanno il carnevale dalle tue parti? Da dove vieni?

IRINA: Dalla Santa Madre Russia

ALCIDE: E secondo te la Russia e la sua Santa Madre il Carnevale lo fanno a Natale?

IRINA: Da noi non c’è né Carnevale né Natale

UBALDO: Qui stiamo navigando nella confusione più totale!

IRINA: Però io so che da queste parti il Natale viene in inverno e adesso siamo in agosto

UBALDO: Visto? Ripeti Irina, ripeti ad alta voce…

IRINA: So che da queste parti il Natale viene in inverno e adesso siamo in agosto. Ho detto qualcosa di male?

ALCIDE:  Ubaldo, guardami bene nelle palle degli occhi. Le hai fatto tu un segno per dirle che adesso siamo in agosto?

UBALDO: Vieni con me alla finestra Alcide. Vieni, piano piano vieni qui. Cosa vedi?

ALCIDE: Vedo un prato tutto verde, grandi alberi verdi, là in fondo la gente in costume accanto alla piscina e due belle sventole in due pezzi

UBALDO: E secondo te, a Natale c’è un prato tutto verde, grandi alberi verdi, là in fondo la gente in costume accanto alla piscina e due belle sventole in due pezzi?

ALCIDE: Chissà che freddo avranno… Però…

UBALDO: Però?

ALCIDE: Però… In effetti, c’è qualcosa che non quadra… Venite qua voi due…

GISELLA: Che c’è papà?

ALCIDE: Non è che voi due avete cercato di prendere per i fondelli il qui presente Alcide Codegone?

LEONILDE: Ma non ci permetteremmo mai…

ALCIDE: Pensa Ubaldo dove arrivano le donne quando sentono l’odore dei soldi! Fanno arrivare il Natale a ferragosto. (Entra Filippo)

FILIPPO: Ecco il muschio. E’ stato un po’ difficile trovarlo, ma al Filippo nulla è impossibile! Adesso facciamo la capanna, ci mettiamo le pecorelle, tre angioletti…

ALCIDE: Tre angioletti? Tre diavoli vorrai dire! Brutte bestie che non siete altro! A questo siete arrivati per imbrogliare un povero vecchio!

FILIPPO: Imbrogliare chi?

ALCIDE: Il qui presente Alcide Codegone al quale volete fare il bidone!

UBALDO: Però… c’è un però… Non riesco a capire il perché di tutta questa storia natalizia. La pastorale, Babbo Natale, l’alberello… Ma non vi sembra un po’ presto? E tu balordo che ci credevi… da retta a me, prenditi anche tu una badante così avrai anche la segretaria

ALCIDE: Mai! Finchè l’Alcide Codegone sarà in vita una badante non metterà mai piede in questa casa. Magari dopo…

UBALDO: Dopo quando?

ALCIDE: Dopo che l’Alcide sarà salito al cielo. Solo allora quei tre pollastri qui vedranno i miei soldi, perché in quanto a cervello ne hanno meno di una gallina e quel poco che hanno lo fanno funzionare solo per succhiare le sostanze del loro padre, solo, sedotto e abbandonato

LEONILDE: E allora in questa casa non ci verremo più!

GISELLA: Neanche morte!

FILIPPO: Ma… cos’è successo? Non lo facciamo più il presepio?

ALCIDE: Fuori di qua figli di buona donna, esclusa la vostra povera madre

FILIPPO: E la capanna? Le pecorelle? I tre angioletti?

ALCIDE: Fuori dai piedi da qui! La capanna, le pecorelle e i tre angioletti ve li faccio ingoiare tutti interi al posto del panettone, disgraziati che non siete altro!

LEONILDE: E allora prenditi una badante perché noi…

GISELLA: Noi qui non metteremo più piede

ALCIDE: La badante ve la prenderete voi! Voi due vi terrete i vostri due mariti e il Filippo la sua boliviana pompata di silicone fino al collo

FILIPPO: Ma no; fino al collo no; solo qui davanti

ALCIDE: Per me si poteva pompare anche il didietro, ma adesso via da qui, figli degeneri. Via! (I tre escono). Prendi le carte dal cassetto Ubaldo e rilassiamoci.

IRINA: Signor Ubaldo; dovremmo andare a casa. Che ne dice di uno zabaglione, due savoiardi e il succo di frutta?

UBALDO: Oggi no Irina; niente zabaglione, savoiardi e succo di frutta. Vai pure tu; io voglio far compagnia al mio amico Alcide. Vienimi a prendere più tardi. Ripassa fra mezz’ora

IRINA: Agli ordini signor Ubaldo. Vado e torno più tardi, ma non beva troppo.

UBALDO: Io non bevo mai troppo; è l’Alcide che quando beve è convinto di essere a Natale e sente la pastorale.(Irina Esce)

ALCIDE: (Va la registratore, lo spegne, si siedono al tavolo e fanno un paio di passate di carte).Mi sa che tu Ubaldo mi stai imbrogliando

UBALDO: Io ti imbroglio? Lo giuro sulla testa di mia moglie che sono onesto come un ladro di polli

ALCIDE: Sulla testa di tua moglie? Ma se è morta da cinque anni…

UBALDO: Pace all’anima sua poveretta. Magari ci fosse ancora…

ALCIDE: Perché? Cosa ti farebbe? Tanto la mano ti tremerebbe lo stesso

UBALDO: Ma sarebbe lei a tenermi le carte

ALCIDE: Vorresti dire che ti servirebbe solo per tenerti le carte…

UBALDO: Alla sua età ormai mi serviva solo a quello. No, anzi, sapeva farmi da mangiare come una cuoca del Grand Hotel. A parte il fatto che anche l’Irina non è da meno. Brava, seria, precisa, sempre presente… Io sono contento che ci sia l’Irina. Da quando c’è lei non sono più solo. O Dio, non è che sia una gran bellezza, ma, alla mia età, ormai le donne mi accontento di sognarle e faccio anche fatica a ricordarmi come si faceva a…

ALCIDE: A..? A fare?

UBALDO:  Appunto, è proprio questo il punto; non mi ricordo più come si faceva. Il punto è proprio questo! E tu Alcide?

ALCIDE: E io che cosa?

UBALDO: Anche tu sei vedovo da un bel po’ e, in quanto a donne, so che ti davi da fare

ALCIDE: Finché ero giovane sì, ma dopo… Le donne costano, caro Ubaldo, e non fanno niente per niente. Ho deciso di metterci una pietra sopra e vivere solo di spirito

UBALDO: Di spirito? Sei in crisi mistica Alcide?

ALCIDE:  No, volevo dire… spirito di… vino; questo insomma (indica il fiasco)

UBALDO: E allora beviamoci sopra!

ALCIDE: Beviamoci sopra; ma a cosa beviamo?

UBALDO: Beviamo alle cose belle della vita

ALCIDE: E quali sono queste cose belle della vita?

UBALDO: Eh, ce ne sono molte

ALCIDE: E dimmi quali sono

UBALDO: Uhm… Le donne per esempio

ALCIDE: Quali?

UBALDO: Già; quali? Quelle ormai le vediamo solo alla televisione. Le veline, le zoccoline… Lasciamo perdere le donne

ALCIDE: Giusto; lasciamole perdere. Alla nostra età, caro il mio amico Ubaldo, è meglio non pensarci più

UBALDO: Ai soldi allora

ALCIDE: Beh, quelli sono già meglio

UBALDO: Se io non avessi messo via qualche soldo col cavolo che potrei permettermi la mia Irina. E tu, Alcide, non hai mai pensato a tenere una badante?

ALCIDE: Una badante io? Ma neanche morto!

UBALDO: Guarda che una volta morto non hai più bisogno della badante, ma del becchino o di un prete che preghi per te

ALCIDE: Io i miei soldi me li tengo stretti, anche se la mie due sanguisughe…

UBALDO: Hai preso le sanguisughe Alcide?

ALCIDE: Sì, le ho prese, eccome! Una si chiama Leonilde e l’altra Gisella e anche un pidocchio succhia sangue; quello si chiama Filippo

UBALDO: Ma, dopo tutto, sono sempre i tuoi figli!

ALCIDE: Ma hai visto cosa mi stavano combinando? Le due novelle Dracula e mister pidocchio vogliono dissanguarmi dalle mie sostanze e dai miei soldi, ma prima di averli l’Alcide dovrà essere morto, stecchito e defunto

UBALDO: E allora beviamo ai soldi. Cin cin! Vuoi che beviamo anche al Natale?

ALCIDE: No, basta Natale; brindiamo al ferragosto! (Bevono). Certo che hai delle idee proprio strane… Ma ti sembro un tipo che ha bisogno di una badante? Ti faccio anche notare che io sono ancora ben messo, non ho nemmeno una mano che trema come la tua

UBALDO: Guarda che la mia mano hai dei vantaggi…

ALCIDE: Dei vantaggi?

UBALDO: Due anni fa’ sono stato assunto da un ristorante per mezzogiorno e cena

ALCIDE: E cosa facevi?

UBALDO: Con la mia mano spargevo il formaggio sugli spaghetti dei clienti e ti assicuro che mi veniva bene e naturale

ALCIDE: Senti Ubaldo, per la badante l’argomento è definitivamente chiuso

UBALDO: Ma faresti la vita del signore… Servito, riverito, coccolato e non soffriresti di solitudine

ALCIDE: No, ripeto ancora una volta, argomento chiuso. Preferisco starmene qui da solo piuttosto che avere qualcuno che gironzola tutto il giorno per la casa. E poi la badante costa e io soldi per una donna non ne ho mai spesi. Capito Ubaldo? Non me ne frega niente di essere servito, riverito e coccolato. Già me la immagino… Mi  mette la bavaglietta, una spazzolatina ai capelli, una lavatina al musetto e il bambino è pronto. Mi manca solo che mi metta il succhiotto in bocca. E magari il pannolone. Ma come ti sei ridotto caro il mio amico Ubaldo…

UBALDO: Senti, caro il mio amico Alcide, io la serva non l’ho mai avuta in tutta la vita, ma adesso non mi faccio mancare proprio niente! Dì quello che vuoi, ma a me va bene così. I quattro giorni che mi restano da vivere me li voglio godere. La mia Irina mi cura come un fiore, fresco fresco come una rosa

ALCIDE: Sì, magari come un crisantemo…

UBALDO: Perché sei fresco tu… Senti, lumacone che non sei altro… Non ti piacerebbe avere una donna molto più giovane di te? Che va a far la spesa per te…

ALCIDE: E chissà che cresta ci fa sopra la spesa…

UBALDO: Che sceglie solo roba di prima qualità, che sta attenta ai prezzi…

ALCIDE: Senti tu invece caro il mio amico Ubaldo; la devi finire di tirarmi in torta con i tuoi discorsi sull’Irina. Io la badante non la voglio! Aug, ho detto! (Entra Irina)

IRINA: Pronto signor Ubaldo?

UBALDO: Prontissimo! Con questo vecchiaccio non c’è verso di parlare di cose serie. Sarà meglio che mi accompagni a casa per lo zabaglione, due savoiardi e il succo di frutta.

IRINA: Dasvidania signor Alcide!

ALCIDE: Cos’è quella cosa lì? Non sarà mica una brutta parola

UBALDO: Ma dai Alcide, ti ha detto solo arrivederci. Ciao Alcide

ALCIDE: A domani Ubaldo (I due escono). La badante… Ci manca solo la badante in questa casa. Da quando la mia Elvira se n’è andata fra gli angeli, i santi, i Serafini e i Rubini non mi sono mai goduto tanta pace. La badante… Una che ti gironzola attorno tutto il giorno; una tale mai vista e conosciuta prima e nemmeno tua lontana parente. E poi devi pagarla! Con cosa? Con i miei soldi; mica la passa la mutua. Stipendio, contributi, ferie pagate, permessi settimanali, soldi per il permesso di soggiorno… Mica la fanno le donne italiane, quelle no… Tutte cercano lavoro, ma questo non lo vogliono fare. Lo farebbero solo se fossi tu a servirle, magari a portarle ogni sera al ristorante e mazzi di fiori al compleanno. Le donne… Ne ho avuta una e mi è bastata e anche avanzata. Che sprecona… Dimenticava sempre le luci accese, con quello che costa la corrente. E il gas? Sempre al massimo anche per fare un semplice uovo al burro, con quello che costa il gas. E la doccia? Tre volte per settimana, con quel che costa l’acqua. La televisione accesa fino a tardi, con quello che consuma la televisione. E poi le gocce per dormire, con quel che costano le medicine. Sprecona! Rovina famiglie! E io pago! Anzi, pagavo! Adesso è tutta un’altra cosa… Invece della lampadina la sera serve solo una candela, la doccia due volte al mese, in bagno uso i coriandoli che raccolgo a carnevale, solo pasti freddi con pane e mortadella così frego anche la Compagnia del gas, la televisione solo per il telegiornale, e la spengo mentre c’è la pubblicità, niente medicine se non le passa la mutua perché, non faccio per dire, ma io ho il tick e camminare poco così non consumo le ciabatte. E io dovrei tenere una badante? Eh no signori miei! Alcide Codegone, come dice la rima, non vuol dire coglione! (Entra Filippo con Dolores)

FILIPPO: Papà…

ALCIDE: Ma sei ancora qui tu?

FILIPPO: Sai, c’è qui la Dolores che ti voleva salutare

ALCIDE: Quale Dolores? Quella con i palloni…

DOLORES: Qué quieres decir tu padre con… palloni?

FILIPPO: Ma cos’hai capito? Pallori! Pallori! Ti trova un po’ pallida

DOLORES: Palida yo? Hoy son buen maquillaje, trucata insoma

ALCIDE: Ma come parla questa qui? Cinese? Giapponese?

FILIPPO: Ma papà; parla spagnolo; è boliviana. Dai, salutala, dille almeno buongiorno. Prova a dirlo in spagnolo

ALCIDE: Buenos… Buenos Aires!

FILIPPO: E cosa vuol dire?

ALCIDE: Vuol dire buongiorno in spagnolo, no? Mica male però quel mammifero qui

FILIPPO: Le ho parlato di te ed è disposta a darti una mano

ALCIDE: Una mano? E quanto mi verrebbe a costare quella mano? Ma… Non sarà un altro dei vostri imbrogli… non sarà qui per farmi la badante…

FILIPPO: Macchè badante. È la mia morosa e, per mio amore, si presta a farti compagnia. Tutto qui

ALCIDE: (Le gira attorno e la squadra). Tu voler far compagnon… compagnia a questo ombre? Come si dice gratis in spagnolo?

DOLORES: Se dice (dise) gratis, y a Dolores gustaria restar aqui… gratis!

ALCIDE: (A Filippo). Tu fuori di qua che non ti ho ancora perdonato la storia del Natale. Via!

FILIPPO: Ciao Dolores, mi amor (Esce)

ALCIDE: Vieni qui vicino a me bella zampogna

DOLORES: Yo estoy aqui por ti Alcide, dime qué debo hacer para alegrar tu día , y Dolores lo harà

ALCIDE: Dolores, devi saver… saper che il qui presente Alcide Codegone è da un bel po’ di anni che non tocca una donna e tu sei arrivata come il formaggio sui maccaron. Capito cos’è maccaron?

DOLORES: Dolores no esta loca y entiende lo que dices

ALCIDE: Loca? Cosa es loca?

DOLORES: Dolores no eres… scema

ALCIDE: Ma, dime un pochito, in questa casa sei disponile a far de tuto col Alcide?

DOLORES: Dolores no tiene problemas

ALCIDE: Vuoi vedere che riesco a vendicarmi del Filippo? Glielo restituisco io il regalo di Natale a quel tanghero lì. Dolores, mi dai una mano a cambiarmi in camera mia?

DOLORES: Tu deseo es mi placer. Ven con Dolores,.. Yo chiero cambiar tu vida, y voy a desnudarte, ya sabes cómo la vida es bella. (Alcide mette una mano attorno ai fianchi di Dolores e assieme si dirigono verso la camera)

SECONDO ATTO

FILIPPO: Allora Dolores, come va con mio padre? Ormai sono due mesi che sei con lui

DOLORES: Bene, muy bien. Tuo padre non potrebbe fare a meno de mi
FILIPPO: Vedo che ormai hai imparato anche l’italiano
DOLORES: Con un maestro como tu padre l’italiano yo lo hablo muy bien.
FILIPPO: E i soldi te li sgancia?
DOLORES: Oh sì; gli ho detto che mi madre eres enferma… malata e mi ha dato el dinero por curarla. Basta che yo dico che mi serve dinero y tu padre toma dal suo borse…
FILIPPO: Borsellino…
DOLORES: Borsellino todo el dinero que necesita a Dolores
FILIPPO: No te dimenticar che dobbiamo fare a metà
DOLORES: Antes… prima aspetta che Dolores toma… prenda tutto el dinero de Alcide e despues…nosotros hablamos.....
FILIPPO: Ma come si comporta… come estas con ti?
DOLORES: La primera noche… notte ha voluto che Dolores ir…en su cama, nella… sua camera.
FILIPPO: Nel suo letto? Ma guarda quel vecchio porco cosa combina
DOLORES: Tu padre no eres viejo, eres solamente un poquito porco. La primera noche (noce) Dolores ha tenido un baby doll todo trasparente…
FILIPPO: E lui ti è saltato addosso…
DOLORES: No, Dolores ha portato vino in camera, bebimos vino y tu padre ha caído.. è caduto en un profundo sueño . E così è stato para todas las otras noches .
FILIPPO: Meno male, così non hai fatto le corna al tuo Filippo
DOLORES: Corna? Che es… corna?
FILIPPO: Corna es quando tu tiene amor con Filippo e tu hace… fai el amor con otro hombre
DOLORES: Oh no; tu padre padre es un hombre tranquilo ; a él le gusta tocarme y despues un poquito de vino, tiene dormir como un bebé.
FILIPPO: Dolores, sento che ariba mi padre. Io vado via. Te raccomando; prendigli… toma… prendi più dinero che es posible (Esce. Entra Alcide in pigiama)
ALCIDE: Buenas dia mi Dolores. Como la va?
DOLORES: .Después de una noche con usted Dolores esta en Paradiso. Tu eres un hombre focoso.
ALCIDE: Tu una femina caliente
DOLORES: Tu eres muy caloroso
ALCIDE: Atenta che con tute este parole prima ci scotemo e despues brusemo!
DOLORES: El señor (segnor) Alcide hace aprendido el mi idioma… Ha imparato il mio idioma
ALCIDE: Cosa dighe? Idiota a mi?
DOLORES: Ma no, idioma… lingua
ALCIDE: Per forsita; con una maestra como ti se impara todo. Escucia… ascolta Dolores… El qui presente Alcide Codegone avria una proposta de farte
DOLORES: No sarà una proposta indecente…
ALCIDE: Ma no; tranquila. Siccome la mi famiglia la ghe tegneria tanto che mi tiene una badante, io te faria una proposta de deventar tu la mia badante. Stipendio, contributi, ferie pagate, permessi settimanali, dinero per el permiso de sogiorno  e tantas… tantas… como se ciama el Don Chisciote?
DOLORES: Don Chishotte de la Mancia.
ALCIDE: Eco, adeso m’è spuntada la palabra; tantas mancia per todo quel che tu faria al Alcide
DOLORES: Porchè no? Yo son venuta in Italia per buscar un trabajo… un lavoro. Yo soy una femina sola e desperada
ALCIDE: Ma non sei la morosa del Felipe… del Filippo?
DOLORES: No, yo soy solamente su amiga de corazòn.
ALCIDE: Corasòn? Cos’elo el corason? G’halo a che far cola Coramina?
DOLORES: Del corazòn… del cuore, ma nada mas… Niente di più. Mi corazòn ahora està todo por el señor Alcide. Brava persona, muy tenero…
ALCIDE: Veramente a volte vorrebbe essere anche un po’ più duro…

DOLORES: Tenero de corazòn, generoso, no tacanio por nada…
ALCIDE: Ecco, vallo a dire ai miei tre sciacalli che pensano che io sia tacanio… avaro. Ha parlato la bocca delle verdad!
DOLORES: Tu boca es una rosa, una flora, siempre palabras gentili; el señor Alcide eres l’hombre che yo ho sempre sognato!
ALCIDE: Lassa perder el señor Alcide…
DOLORES: Por que lassar perdere el señor Alcide? No, yo no dejo… non lascio el señor Alcide

ALCIDE: No hai capito una madonna… tu me devi ciamar solamente Alcide, sensa el señor
DOLORES: El señor Alcide non eres un señor?
ALCIDE: Certo che sono un señor; de palanche ne abio davero tante e tutte per nos dos, per Alcide Codegone e Dolores e no per quei desgrasiados de Leonilde, de Gisella e de Felipo
DOLORES: Dolores le harà gustar la vida
ALCIDE:  Dolores me farà gustar la vida…
DOLORES: Dolores le traerá mucha felicidad y alegria
ALCIDE:  Dolores me portaria mucha felicità e alegria…
DOLORES: Dolores le traerà mucho sentimento
ALCIDE:  Dolores me porterà mucho sentimento…
DOLORES: Dolores le traerà mucho sexo
ALCIDE: Magari quello un pochino de meno per via del corason un pochito vecio, ma Alcide Codegone no se tirerà indrio. Magari se prenderà 30 gocce de Coramina prima e dopo i pasti… Dime cosa devo far per aver tuto questo
DOLORES: Felipo me ha hablado… me ha dicho que en esto pais Alcide tiene una pequenia casa deshabitadas, una casa piccolina… A Dolores farebbe comodo tenerla por el su dia de descanso… de riposo
ALCIDE: Escucia… ascolta Dolores… quella casina da oggi es de tua proprietad. Contenta? Domani ciamo el notaro e pasamos todo a ti
DOLORES: (Gli si siede sulle ginocchia e lo accarezza). Por el mantenimiento de una casa , necesitas tener dinero para pintar, refrescar y ordenar.
ALCIDE: Quanto te serve?
DOLORES: Almeno dos,tres mila euros.
ALCIDE: Espera… aspetta… (Esce e ritorna poco dopo con la somma in una busta)
DOLORES: Oh, Alcide eres muy gentil con Dolores. Tengo mis piernas temblando de emoción .. Tiengo le gambe che tremano por l’emocion. Toca, toca mi piernas… Toca la gamba… (Alcide tocca e… va in confusione). La siente l’emocion?

ALCIDE: Urca se la sento l’emosion; la parte dala testa e la riva no te digo dove

DOLORES; Y mi pelotas? Toca mis pelotas…
ALCIDE: Cosa es le pelotas?
DOLORES: Mi palloni (Stessa scena). Como estas Alcide?
ALCIDE: Como se fuse siempre Natale, col paneton, cola cansion degli angeli, cola pastoral, con le stelitas che sberlusano in toda la stansa, coi Re Magi che me portan oro, incenso e birra…
DOLORES: Tu mi amor no necesitas de nada: tu tienes el oro y tu vas a toda birra
ALCIDE: Con una cavalla como ti es natural andar a toda birra; anche un morto si veglierebbe dalla tomba per star con tigo
DOLORES: Dolores te cambierà todos tus abituden. Sábado por la noche salimos a bailar .
ALCIDE: A… cosa far? A bailar? Ma Alcide Codegone non ha mai bailato
DOLORES: No es un problema; tu imparerai a far la Salsa
ALCIDE: La salsa le mi vien proprio ben. Dos cipolitas, olio de olivas, pomodoros pelatos…
DOLORES: Ma no; esto es el sugo. La Salsa es un bailo moderno, sudamericano y tu imparerai tambien el Merengue
ALCIDE: Mi povra muher era proprio brava a far le meringhe, ma no le potevo mangiar per via del diabete mellifluo
DOLORES:  El merengue non es una comida, una cosa da mangiare, es un otro bailo. Y la lambada? Dove la mettiamo la lambada Alcide?
ALCIDE: La lombata de porco la metemo in un gran padelon nel forno e la magnamo a Natal e a Capo d’an
DOLORES: Fuerza Alcide, fuerza con la Salsa.

ALCIDE: Ma sì, Dolores, salsiamo! (Va la registratore e inizia la musica). El brazo en el ombro… mia spalla y otro en el trasero.

ALCIDE: Cosa es el… trasero?

DOLORES: El nombre in Italia es el deretano. (Un po’ impacciato Alcide esegue e fanno i primi passi. Nel frattempo entrano Leonilda e Gisella. Una delle due ferma la musica).
GISELLA: Cosa vedono i miei occhi!
LEONILDE: Cosa vedono le mie pupille!
ALCIDE: Cosa sentono le mie orecchie! Che due galline sono entrate nel mio pollaio senza permesso
GISELLA: Possiamo almeno vedere nostro padre o è diventato proprietà privata di qualcuno?
ALCIDE: Avete bisogno di soldi?
LEONILDE: No, di soldi no
ALCIDE: Ah, miracolo! Sarebbe la prima volta…
GISELLA: Abbiamo solo bisogno di sapere cosa succede in questa casa
LEONILDE: E vorremmo anche sapere cosa ci fa qui questa qua
DOLORES: Prego; io non mi chiamo “questa qua”, la qui presente signora si lliama Dolores
GISELLA: Lo sappiamo bene chi è la Dolores
LEONILDE: E sappiamo che sei la morosa del nostro Filippo
ALCIDE: Calma, calma gallinelle. Sedetevi lì un attimo e ascoltate il vostro amatissimo padre. Quante volte mi avete chiesto di tenere una badante? Voi eravate occupate nelle vostre faccende e quindi era giusto, sempre secondo voi, che l’Alcide Codegone avesse qualcuno che lo curasse e gli facesse compagnia. Giusto? Ci ho ragionato sopra e ho pensato che non avevate tutti i torti e, per venire incontro alla vostra volontà e farvi contente, la badante me la sono presa
GISELLA: Non vorrai dirmi che la tua badante…
LEONILDE: E’ la qui presente Dolores…
ALCIDE: La badante è esattamente la qui presente Dolores. Taglia 90-60-90, anni 45, bell’aspetto, tuttofare, affettuosa, disinteressata, donna morigerata… insomma tutto quello che occorre ad un povero vecchietto decrepito sull’orlo della tomba per essere accompagnato fino alla fine dei suoi giorni. Va bene così?
GISELLA: Va bene un bel niente!
LEONILDE: Ma lo sai quanto costa mantenere in casa una badante?
ALCIDE: Ma se questo ve lo dicevo sempre io! Quando vi dicevo che la badante costa dicevate che ero un avaro, adesso che ce l’ho non vi va bene. Come la mettiamo?
GISELLA: Io direi che potremmo venire a turno io e Leonilde, magari a ore. Stabiliremmo quanto ci daresti all’ora e saremmo tutti felici e contenti
ALCIDE: Certo, saremmo tutti felici e contenti… meno l’Alcide Codegone però. Eh no, care le mie gallinelle; potevate pensarci prima. La sapete voi ballare la salsa, la meringa, la lombarda… no, la lombata?
GISELLA: Io so ballare il valzer
LEONILDE: E io la mazurca
ALCIDE: Come siete retrograde! È il ballo sudamericano che va forte oggi e vostro padre lo sta imparando. Con Dolores potrei andare a “Ballando con le stelle”, ma con voi a “Ballando con le stalle” (Entra Filippo)
FILIPPO: Dolores, mi amor!
ALCIDE: Calma tu pipistrello! Mi amor un corno! Se vuoi toccare anche solo con un dito la qui presente Dolores dovrai pagarmi un tanto al minuto poiché adesso è mia dipendente con tanto di stipendio e di marchette
GISELLA: Quella di marchette chissà quante ne ha fatte prima d’ora
LEONILDE: E magari pagate a un tanto a botta
FILIPPO: Ma come vi permettete! Dolores è un angelo del cielo
GISELLA: Che disgraziatamente è caduto in questa casa
LEONILDE: A questo punto, visto come il vecchio scialacqua i suoi soldi, io direi di farlo interdire
ALCIDE: Inter… che cosa?
FILIPPO: Toglierti la patria potestà
ALCIDE: A parte il fatto che il Podestà non l’ho mai fatto neanche ai tempi di Mussolini, non solo togliete un bel niente all’Alcide Codegone, ma sarete voi a togliere il disturbo! Fuori dai piedi che noi ci dobbiamo dedicare alla salsa, la meringa e la lombata
GISELLA: (Mentre i tre stanno uscendo). Ma non finisce qui!
ALCIDE: Non finisce qui? Ma qui sta incominciando tutto, a partire dalla mia vita. March! Gambe! Raus! (I tre escono)
DOLORES: Se vuoi Alcide, per non dare un dispiacere ai tuoi figli, io me ne posso anche andare da questa casa…
ALCIDE: Ma sei matta? Eres loca? Tu non te muevi da qua; anzi, apri bene le tue orecchiette… las oregias… Il qui presente Alcide Codegone potrebbe anche farti una proposta…
DOLORES: Una proposta? Quale?
ARISTIDE: Tu eres una mujer muy bonita, brava, onesta, pura e illibata e l'Alcide, visto che è legalmente vedovo di moglie defunta, un giorno ti potrebbe anche sposare
DOLORES: Dolores tua esposa?
ALCIDE: Seguramiente; Dolore mi esposa
DOLORES: Vedi Alcide, caro, hombre meravilloso… Debo hacerte una confesión; devo farti una confessione
ALCIDE: A mi? La confesion se fa a un prete, mica al Alcide
DOLORES: Escucha Alcide… Usted hai dicho (dicio) che Dolores es una mujer brava, onesta, pura, ma non Dolores non es… illibata
ALCIDE: Como no es illibata…
DOLORES: Te recuerdas de la primera noche que tu has traido a tu stanza..... Ti ricordi la prima volta che mi hai portato nella tua camera…
ALCIDE: Como no? È tutto stampato nel mio cervello; l’Alcide sarà un pochito vecchio, ma non arteriosclerodego
DOLORES: Tu en un momento de calor, tu tienes mi cuerpo....... Da quella sera yo no soy più illibata!
ALCIDE: Mah, forse sarà l’età o la memoria che va in trasferta, ma io non mi requerdo nada di quella sera; insomma, non me requerdo de aver buscado el tu corpo
DOLORES: Sarà stato el vino… Tu cantaste “Libiam Libiam”! Mi cuerpo estaba vibrando debajo de ti; vibrava sotto di te!
ALCIDE: Jo continuo a no recordarme, ma L’Alcide Codegone è sempre stato un ombre con mucho vigor e può darse che sia capitato come dici tu. Amen; dopo tutto io essere uomo e tu essere donna
DOLORES: Dolores da quella sera no tiene mas el ciclo.....
ALCIDE: Non hai avuto il ciclo? Te la compero io la bicicletta se proprio ci tieni. Magari di seconda mano
DOLORES: Usted sabe que, quella noche Dolores è stata…
ALCIDE: E’ rimasta in camera con me
DOLORES: Sì, en camera con usted, con te, ma quella sera Dolores è rimasta… embarazada...
ALCIDE: Prego repetir… ripetere…
DOLORES: Dolores es embarazada
ALCIDE: Imbarazzata perché mi sono tolto il pigiama? Hai visto il mio petto vigoroso e villoso? O imbarazzata perché non riuscivi ad andare in bagno?
DOLORES: No… embarazada en espagnol significa… cuale es la palabra italiana? Ah, …incinta
ALCIDE: In… Incinta? No contar cazadas Dolores… In italiano… non contare cazzate Dolores
DOLORES: Es verdad Alcide; Dolores es incinta de ti
ALCIDE:  Dolores es incinta de mi? Al me parese una cosa del’altro mundo! L’Alcide Codegone ancora padre? E adesso chi lo va a contar alle mie tre sanguisughe? Come lo sanno prendono tutti e tre un infarto collettivo! Todos all’ospedale in reparto cardiologia. Gli sta bene! Creperanno di rabbia pensando di dividere l’eredità in quattro, più la Dolores
DOLORES: No es un problema. Tu dona esta casa a Dolores e sarà la casa de tu nuevo hijo; sarà la casa del tuo nuovo figlio
ALCIDE: Mica scema… loca la Dolores. Così li freghiamo tutti, tutti tre e le loro idee di far arrivare il Natale a ferragosto. Gli sta bene!
UBALDO: (Entrando). Permesso?
ALCIDE: Vieni Ubaldo; grosse novità in casa Codegone. Tu Dolores fa un saltito dal Notaio e busca un apuntamento per quello di cui abbiamo parlato
DOLORES: Dolores obbedisce al suo señor e padrone. Buenas dia señor Ubaldo. Dolores debe ihr. Nos vemos pronto mi Amor! Ci vediamo presto mi amor! (Esce)

UBALDO: Mi amor? Cosa sono queste smancinerie Alcide? Mi amor? Magari voleva dirlo a me…

ALCIDE: Ubaldo, mettiamo le cose a posto; il “mi amor” era solo per l’Alcide Codegone. Guardami Ubaldo; guardami attentamente

UBALDO: Ti guardo; avrò anche una mano ballerina, ma gli occhi, per adesso, funzionano ancora

ALCIDE: Dimmi chi vedi davanti a te

UBALDO: Come chi vedo? Se non sei un fantasma vedo quel vecchiaccio decrepito del mio amico Alcide Codegone

ALCIDE: Errore! Tragico errore! Tu non vedi l’Alcide…

UBALDO: Veramente preferirei vedere Angelina Jolie, ma, aspetta che do una pulitina agli occhiali…, ma io insisto che vedo solo te

ALCIDE: E’ con immenso piacere che ti presento un uomo nuovo

UBALDO: Perché? Ti hanno messo in lavatrice? Hai fatto qualche trapianto?

ALCIDE: Bravo! Centrato! Mi hanno trapiantato il cuore

UBALDO: Ti hanno tra… Senza andare in ospedale?

ALCIDE: Nessun medico; solo Dolores

UBALDO: Scusa Alcide, ma giacché c’eri, non potevi farti trapiantare anche il cervello? Perché, onestamente, mi sa che tu stia dando i numeri

ALCIDE: Dolores eres el mi amor; assieme facciamo cose innominabili

UBALDO: Guarda che per fare quelle cose lì… innominabili dovresti farti fare anche il trapianto di un altro organo; e non ti dico quale, ma te lo lascio indovinare

ALCIDE: Sono padre, Ubaldo!

UBALDO: Bella novità; come non li conoscessi i tuoi tre figlioli

ALCIDE: Quattro, Ubaldo

UBALDO: Ne hai adottato un altro?

ALCIDE: No, l’ho fatto io!

UBALDO: Cos’hai usato? Il pongo, la plastilina, il Lego o la terracotta?

ALCIDE: Né uno né l’altro; lascio indovinare a te cosa ho usato, senza trapianto e tutto al naturale

UBALDO: Senti Alcide; non sarebbe opportuno che ci schiarissimo le idee con quel vinello che mi offri quando ti vengo a trovare?

ALCIDE: Giustissimo; l’occasione lo richiede (Versano e bevono)

UBALDO: Adesso vediamo di ragionare se quei quattro neuroni che ti sono rimasti nel cervello riescono ancora a connettersi e a parlare fra di loro

ALCIDE: Lo chiamerò… Alcide Junior Codegone

UBALDO: (Guarda il fiasco). Veramente io vedo che si chiama Valpolicella…

ALCIDE: Non il vino, imbranato! Ma mio figlio nato dall’amore di Alcide con Dolores in un groviglio forsennato di corpi e di passione

UBALDO: Alcide, ti faccio rispettosamente notare che il carnevale è passato da un bel po’ e anche ferragosto. Non è che il caldo ti abbia messo il cervello in ebollizione? C’è chi lo chiama Delirium Tremens…

ALCIDE: Veramente se qui c’è qualcuno che trema quello sei tu…

UBALDO: C’è chi lo chiama Demenza Senile e chi Morbo di Altzeimer. Io, per te, propendo x il secondo

ALCIDE: No, Alcide, Dolores è imbarazada… insomma, incinta al secondo mese di gravidanza

UBALDO: Cosa? Al secondo… Senti Alcide, lei sarà al secondo mese di gravidanza, ma tu al 75esimo anno di coglionaggine. E tu credi a quello che lei ti ha fatto credere? Senti un po’; quanti anni ha questa Dolores?

ALCIDE: 45 anni, ma non ne dimostra più di 44… (Entra Dolores)

DOLORES: Ciao mi amor. Il notaro ha la sciatica e no puede venir aqui per farti firmar los documientos. Firma tu questi fogli e io ritorno subito (Alcide firma). Asta luego mi amor! (Esce)

UBALDO: Non vorrei mettere il naso nei tuoi affari sentimentali, ma si può sapere cos’hai firmato?

ALCIDE: Niente di particolare; solo la cessione di questa casa, della casina giù in paese, la firma congiunta sugli assegni della banca… Dopo tutto è la madre di mio figlio

UBALDO: Posso dirti una cosa da amico Alcide?

ALCIDE: Al tuo amici Alcide puoi dire tutto

UBALDO: E allora ti dico che sei un coglione fatto e finito! Ti sei bevuto il cervello, ammesso che tu ce l’abbia ancora e non ti rimanga indigesto

ALCIDE: Perché?

UBALDO: Ah, mi chiedi anche il perché? Ma ti rendi conto che a 45 anni una donna di figli non ne fa più?

ALCIDE: Nel Vangelo si legge che anche Elisabetta è rimasta incinta a 80 anni…

UBALDO: Ma questa non è Elisabetta, né la Madonna! Apri gli occhi Alcide! Quella ti ha fregato! (Entra Irina)

IRINA: Sono passata a prenderla signor Ubaldo. A casa è tutto pronto…

UBALDO: Lo so, il solito zabaglione, due savoiardi e il succo di frutta. Ormai lo so a memoria

IRINA: Ho visto uscire Dolores. Quella sì che sa fare la bella vita

ALCIDE: Certo che fa la bella vita; gliela faccia fare io, il suo amor. L’hai sentita, no? Ci vediamo presto mi amor!

IRINA: Le mie amiche dicono che tutte le sere è in discoteca da mezzanotte alle due

ALCIDE: Balle, tutte balle! Impossibile! Tutte le sere, alle undici, mi da le mie cinquanta gocce di Coramina e ci addormentiamo assieme come due angioletti

UBALDO: Prima uno dei due angioletti ti da cinquanta gocce di Valium, altro che Coramina, e poi, con le sue alucce, parte per la discoteca

ALCIDE: Impossibile! Dolores è una personcina fidata e seria. Non ha grilli per la testa quella…

GISELLA: (Entrando con Leonilde). Per la testa quella ha i bigodini, le meches (mèsc), i colpi di sole e tutti i giorni un’acconciatura nuova

LEONILDE: Chiedilo alla nostra parrucchiera se non è vero. Ci ha anche detto che la principessa del pisello da lei ha un debito da far spavento, ma che, regolarmente, salda ad ogni fine mese

GISELLA: E con quali soldi lo paga?

LEONILDE: E la sarta? Ogni giorno un nuovo vestito pieno di lustrini e di pajettes per la discoteca; per non parlare delle minigonne!

GISELLA: E quel Rolex che ha al polso?

LEONILDE: E la collana di perle?

GISELLA: E con quali soldi li ha pagati?

LEONILDE: Per me quella… passeggia…

ARISTIDE: Se è per quello le gambe le ha buone, basta toccarle…

FILIPPO: (Entrando). Io la mia Dolores non la capisco più…

LEONILDE: Per forza; parla spagnolo…

FILIPPO: No, non è quello.. Insomma, non si fa più vedere. E meno male che dovevamo fare a metà

GISELLA: A metà di che cosa?

ALCIDE: Fermi tutti! Calma e sangue congelato. Ubaldo, mi viene un dubbio… Apri la busta della banca che è arrivata stamattina

UBALDO: Ma queste sono cose tue private

ALCIDE: Veramente… non ho il coraggio di leggere. Fallo tu per favore

UBALDO: (Apre e legge). Vediamo un po’… ma qui ci sono tutti meno!

GISELLA: Come tutti meno?

LEONILDE: Non mi dire che siamo in rosso…

FILIPPO: Più che rosso io vedo nero…

UBALDO: Siediti Alcide… Vuoi qualche goccia? Valium? Lexotan? Bromuro?

ALCIDE: No, ne ho prese troppe tutte le sere. Dai, spara…

UBALDO: Veramente sei tu che ti devi sparare… Qui non c’è più una lira e sei fuori anche dal fido

ALCIDE: Dal… Dal fido? Ma… ma io mi fidavo… Ma aspetta che quella ritorni…

IRINA: No, non ritorna

UBALDO: Come non ritorna? Come fai a saperlo?

IRINA: In Agenzia ho una mia amica che fa l’impiegata e mi ha detto che la Dolores ha appena acquistato un biglietto aereo per la Bolivia. Volo AZ 526. Sta partendo ora

ALCIDE: Brutta stronza maledetta! Traditrice! Zoccola! Vuol dire che… mi ha lasciato in mutande…

UBALDO: Quelle non te le dovevi proprio levare

GISELLA: Ma non ci avevi detto che era onesta…

LEONILDE: Disinteressata…

FILIPPO: Tuttofare… Accidenti è vero… ha fatto proprio di tutto

ALCIDE: Colpa vostra! Sì, è tutta colpa vostra!

LEONILDE: Colpa nostra?

ALCIDE: Ve l’ho detto mille volte…

FILIPPO: Che cosa?

ALCIDE: Ve l’avevo detto che la badante non la volevo!

GISELLA: Beh, a pensarci bene l’idea della badante per papà forse non era tanto indovinata

FILIPPO: Vedendo quel che ha combinato con la Dolores non direi che è poi così vecchio e rimbambito come sembra a prima vista

LEONILDE: Mi sa ragazzi che adesso saremo noi a doverci tirar su le maniche

ALCIDE: Gratis, però, assolutamente gratis perché l’Alcide Coregone non ha più una lira. Zoccolona pompata d’una Dolores! Che disastro, che martirio! Da ora in avanti dovrò vivere con i quattro soldi della mia pensione minima…

LEONILDE: Dai ragazzi… Gisella… Mocio Vileda, secchio e detersivo e via a pulire la casa. Tu Filippo sistema i mobili e spolverali per bene e io fra poco andrò in cucina a preparare la cena

UBALDO: Certo che le sorprese non sono mai finite in questa casa… Magari non ci vedo un gran bene, ma mi sembra di notare che qui ci sono, non una, ma tre badanti all’opera

ALCIDE: Eh, caro il mio Ubaldo… Prima avevo un sacco di soldi e quei tre qui non si vedevano mai; solo a Natale si vedevano. Adesso che sono povero in canna miracolosamente la famiglia si è riunita

UBALDO: La Dolores ha fatto il miracolo allora

ALCIDE: Per fare i miracoli quella dovrebbe essere santa, ma Santa Zoccola mi sa che sul calendario non si trovi

UBALDO: Ma hai ritrovato i tuoi figli; magari, un domani, quando avrai qualche annetto di più, una badante in casa non ti farebbe male

ALCIDE: Sì, magari trasandata e su di anni come la tua Irina…

UBALDO: Perché, come la vorresti tu?

ALCIDE: Una gnocca di trent’anni, bionda, con due gambe lunghe e con due chili di silicone qui davanti sulla balconata!

GISELLA: Ma papà!

ALCIDE: Dai Gisella; lasciami sfogare un po’ con la fantasia. Una cosa tuttavia ve la voglio dire… Dolores sarà stata quel che è stata, ma quei due mesi di felicità io me li terrò per sempre stretti nei miei ricordi più belli

UBALDO: Eh ragazzi, lo capisco… Anche se i capelli sono bianchi e la pelle raggrinzita ricordatevi che il cuore batte allo stesso modo di quando siamo nati

ALCIDE: Lasciateci allora qualche sogno, magari leggermente erotico, ma che tuttavia ci permetta ancora di sentirci vivi.