Vecchio sì, ma scemo no

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nn- E la bandiera – dei tre colori – è sempre stata la più bella – trullallà; noi vogl

VECCHIO SÌ, MA SCEMO NO

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore

CAMILLO VITTICI

c.vitt@libero.it

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)

PERSONAGGI

            Piero                                       Il padrone di casa

            Geltrude                                 L’assistente bigotta

            Geremia                                 Amico di Piero

            Olimpia                                  Nuora di Piero

            Adamo                                                Figlio di Piero

            Battista                                   L’aiutante del Parroco

            Serafino                                  Il postino

            La ragioniera                         La bancaria

          La storia si svolge in una casa qualunque

La storia

Piero, una persona anziana, ma non troppo, è continuamente vessato dalla nuora. Si coalizza con lui l’amico Geremia per migliorare la sua situazione. Ma anche Geltrude, la bigotta sentimentale, si dà furbescamente da fare... E ce la faranno a liberarsi dalla schiavitù e a navigare verso nuovi orizzonti.

PRIMO ATTO

PIERO: E la bandiera – dei tre colori – è sempre stata la più bella – trullallà; noi vogliamo sempre quella – noi vogliam la libertà. ...Trullallero... Trullallà... Olimpia! Olimpia! (Ripete il nome molte volte in crescendo di intensità e frequenza battendo il bastone).

OLIMPIA: Ma basta, basta, non ne posso proprio più. Guardi Piero che anche in America danno cinque minuti a quelli che vanno sulla seggiola elettrica.

PIERO: Invece io i cinque minuti non te li do! La seggiola elettrica invece sì che te la darei. E con una scarica che ti farà accendere le palle degli occhi e ti farà uscire il fumo dalle orecchie.

OLIMPIA: Ma posso sapere cosa vuole questa volta?

PIERO: Noi vogliam la libertà! Trullallero... Trullallà...

OLIMPIA: La libertà di fare che cosa?

PIERO: Di chiamare tutte le volte che mi va e di essere servito subito e immantinente. Chi è il padrone qua?

OLIMPIA: E’ lei il padrone Piero. Ma si ricordi che noi le paghiamo l’affitto

PIERO: E la bottega di tuo marito?

OLIMPIA: Anche per quella paghiamo l’affitto

PIERO: E a chi andrà l’eredità quando sarò crepato? A voi, a tuo marito e a te. E cosa dovete darmi in cambio? Un po’ di assistenza ad un povero vecchietto che è quasi giunto alla fine della sua vita. (Fa le corna di nascosto).

OLIMPIA: Certo però che nella vostra vita l’avete proprio combinata grossa. Guarda tu, vendere tutto quel terreno fabbricabile in fondo al paese e non aver mai saputo dove sono andati a finire tutti quei soldi...

PIERO: Azioni e obbligazioni.

OLIMPIA: Sì, cattive azioni vorrete dire…

PIERO: Infatti, talmente cattive che sono andate tutte in fumo. Casi della vita. E allora? Mi ascolti o no?

OLIMPIA: Ma si può sapere cosa vuole?

PIERO: Che non voglio morire oggi, anche se vi farebbe piacere!

OLIMPIA: Ma morire di che cosa se non ha nemmeno uno straccio di malattia?

PIERO: Di malattia no, ma di fame sì.

OLIMPIA: Ma se ha fatto la merenda venti minuti fa’…

PIERO: Non mi piacevano i biscotti

OLIMPIA: E allora perchè li ha mangiati tutti?

PIERO: Soltanto per restare vivo. E il caffè e latte era troppo poco

OLIMPIA: Ma se era una scodella piena...

PIERO: Io ne volevo un secchio! In questa casa mangiano tutti e il povero Piero muore di fame.

OLIMPIA: E cosa vorreste per cena?

PIERO: Per stasera preparatemi roba leggera e brodosa. Ad esempio… polenta e gnocchi.

OLIMPIA: Ma quelli vi rimangono sullo stomaco

PIERO: Tu pensa al tuo stomaco che al mio ci penso io. La mia Maria, pace all’anima sua, quella sì che ne aveva di stomaco, non come quello delle donne di oggi che sembra ci sia passato sopra uno schiacciasassi... Alle volte gli va larga anche la prima... Per loro dovrebbero inventare il reggipetto con la retromarcia. La mia Maria, invece, portava la decima. Sembravano due scolapaste che quando si girava muoveva l’aria più di un ventilatore. Erano come le montagne russe. Un giorno che le si era rotta la collana e che le sono caduti i corallini proprio lì in mezzo, pensa che dopo tre giorni ne stava uscendo ancora qualcuno. L'ultimo anno, per farle il reggipetto, hanno dovuto usare due paracadute. Due giorni dopo si è accorta che c'erano ancora attaccati i due paracadutisti. Pensa che, per prenderle la misura dei vestiti, la sarta, per girarle attorno per prenderle la circonferenza, doveva usare il motorino. E quando ha deciso di mettersi sull'ombelico l'orecchino come fanno tutti adesso, le hanno attaccato il cerchio dell'hula-hoop. Quando si alzava dal sedile dell'autobus al suo posto si sedevano in quattro…

OLIMPIA: Lo so, lo so; non per niente in paese la chiamavano la Maria Tettona.

PIERO: Non sono mai riuscito ad abbracciarla tutta intera nemmeno una volta...

OLIMPIA: Perchè?

PIERO: Avrei dovuto mettere la prolunga alle braccia... E in quanto al peso non scherzava... Quando si pesava per controllare se avesse perso qualche etto doveva usare la pesa dei carretti. Quando si girava nel letto dovevo stare attento a tirarmi subito in parte, altrimenti... hai presente cosa diventa uno che è andato a finire sotto uno schiacciasassi? E pensare che faceva proprio di tutto per dimagrire; quanti soldi in farmacia... Alla mattina, dopo la scodella del caffè e latte con tre pani e una fetta di torta al cioccolato, una bustina di “ Magra e smilza”; a pranzo, dopo mezzo chilo di polenta e lucanica, una pastiglia di “Kalo”, che per me voleva dire “Non Kalo di peso, ma cresco di fame”. Dopo cena, dopo un chilo di pastasciutta e una fetta di quattro etti di stracchino, tre cucchiai di “Linea snella, magra e bella”. Ma calare... proprio niente! Nemmeno un grammo… Anzi, ti ricorderai di quella volta che sono passati i bambini della scuola davanti al negozio e lì sulla porta c’era la Maria. La maestra gli fa: “Bambini, cosa vi ricorda questa signora??” E loro: “La mongolfiera, signora maestra.”

OLIMPIA: Bei villani. Ma proprio tutti hanno risposto così?

PIERO: Veramente tutti no. Insomma... tutti meno uno

OLIMPIA: Menomale che almeno uno educato c’era... E quello cos’ha risposto?

PIERO: “La balena, signora maestra.” Ma non è finita. Un’estate siamo andati al mare. Dopo aver girato una mezza giornata per trovare la Pensione, dico alla Maria: “Aspetta lì che vado a vedere se è questo il nostro albergo”. Lei si ferma in mezzo al giardino lì davanti e io entro. Trovo il portinaio e gli chiedo se è quella la Pensione “Il vapore”. La chiamano il Vapore perché lì in parte passa il treno e penso sia per quello che era meno cara delle altre. Quello mi dice:” Certo che è questa la Pensione “Il vapore”, ma guardi che, prima di entrare, dovrebbe spostare il pulmino che ha lasciato nel giardino”.

OLIMPIA: Certo che è stato un gran villano. Adesso però che la Maria non c’è più tocca a me farvi la serva.

PIERO: Se qua sono io il padrone è normale che tu mi faccia la serva. Quando creperò, tutta questa roba sarà vostra

OLIMPIA: Bel guadagno, quattro muri che stanno cadendo…

PIERO: Guarda che io non vi costo proprio niente. La mia pensione basta a mantenermi...

OLIMPIA: Non faccio per dire, ma 420 euro al mese non bastano neanche per la carta igienica.

PIERO: Tu, per piacere, guarda che io sono stitico e di carta igienica ne consumo poca

OLIMPIA: E i pannoloni?

PIERO: Anche di quelli non ne consumo tanti. Ho la prostica che non funziona... Hai sentito quello che ha detto il dottore... Che ho l’anguria.

OLIMPIA: Non l’anguria Piero, l’anuria, i reni che vanno con una marcia in meno e la vescica che non ha il ritegno. Sentite Piero, non tiratemi matta. Vado a prepararvi la cena e che sia finita!

PIERO: E cosa c’è di buono per cena?

OLIMPIA: Come al solito, aragosta, ostriche e champagne.

PIERO: Ho già capito... Come tutti i giorni... Minestra di riso, mortadella e gazzosa. (Bussano alla porta) Chi sarà? Avanti!

SERAFINO: Eccomi signori e signore. Serafino il postino entra nella vostra casa e vi porta le news del giorno. Ecco qua, per il signor Piero un giornale... Il Messaggero di sant'Antonio. Contento Piero?

PIERO: Aspettavo solo quello... E la pensione?

SERAFINO: C’è lo sciopero dell’INPS. Arriverà domani

PIERO: E così al Piero oggi non rimarrà che morire di fame

OLIMPIA: E me per non c’è niente?

SERAFINO: Certo, il Bollettino Parrocchiale. Serafino il postino ne ha per tutti! Non c’è niente da bere  Olimpia?

PIERO: A quest’ora del mattino?

SERAFINO: Il Serafino è di bocca buona; accetta tutto; Campari, bianchino, grappino...

OLIMPIA: Serafino, dammi ascolto, bevi di meno che starai meglio... Guarda che il vino ti fa male...

SERAFINO: Lo so Olimpia; il vino è il nemico dell’uomo ed è per questo che chi scappa davanti al vino è un vigliacco! Però ti svelo un segreto... Se il mare fosse vino io sarei un sottomarino.

OLIMPIA: Ma la tua mamma non ti ha mai detto niente?

SERAFINO: Pensa che, quando hanno fatto gli esami del sangue alla mia mamma, era così ubriaca che le hanno trovato il due per cento di sangue nell’alcool…

OLIMPIA: Guarda che l’alcool ti fa morire lentamente...

SERAFINO: Questo è vero, ma chi ha fretta? Ah, dimenticavo; c’è un’altra lettera. E’ di vostro cugino che si sposa. Vi invita al matrimonio; è per il primo di febbraio

OLIMPIA: Ma tu come fai a saperlo?

SERAFINO: Un’occhiatina ci scappa sempre...

OLIMPIA: Allora tu dovresti sapere tutte le novità del paese...

SERAFINO: Per caso... solo per caso. Ieri, ad esempio, è arrivata una lettera all’Antonio delle Rane dove la sua morosa gli annunciava che era incinta

OLIMPIA: Poverina...

SERAFINO: Poverina una bella madonna! Guarda che lei andava assieme anche al Giacomo Mangiafichi... Hai  capito che madonnina infilzata?

OLIMPIA: Ma se se è sempre all’Oratorio...

SERAFINO: Si, ma dopo va dietro alla piana di granoturco e lo sa solo lei quello che combina …

OLIMPIA: Guarda che insegna il catechismo in parrocchia...

SERAFINO: Certo, anche la Bibbia, e lei l’ha seguita alla lettera: crescete e moltiplicatevi. E allora? Non c’è niente da bere?

PIERO: Dagli qualcosa Olimpia, altrimenti non se ne va più via

OLIMPIA: Un calice di bianco va bene? (Lo versa)

SERAFINO: Tutto buono. Grazie Olimpia. Vorrà dire che domani ripasserò a raccontarvi le ultime novità Vi saluta Serafino, il postino gazzettino. Ciao neh, a domani. (Uscendo) Olimpia! Ci sono visite! Pie donne in vista!

PIERO: Chi sarà?

OLIMPIA: La regina d’Inghilterra non penso proprio. A quest’ora sarà la Geltrude che la manda il servizio assistenza anziani della Parrocchia. Entra Geltrude. Io vado di là a preparare la cena al Piero.

GELTRUDE: (Veste in modo semplice e dimesso) Buongiorno Piero. Dette le preghiere del mattino?

PIERO: Due rosari e tre pater, ave e gloria..

GELTRUDE: Bravo! Ascoltata la Radio Maria?

PIERO: Se al mattino non sento almeno per mezz’ora la Radio Maria non mi sento apposto.

GELTRUDE: Bravo! Letta la pagina del Vangelo?

PIERO: Certo; si figuri se posso cominciare la giornata senza leggere una pagina del Vangelo...

GELTRUDE: Mi racconti quella che ha letto stamattina

PIERO: Allora... passa un cieco, gli sputa sul muso e quello ci vede. Passa un sordo, gli sputa sul muso e quello ci sente…

GELTRUDE: Guarda che non gli sputa sul muso direttamente, ma su un po’ di terra, con quella fa un impasto e gliela mette sugli occhi…

 PIERO: Quel giorno lì gli ha sputato direttamente sul muso! Si vede che aveva fretta e ha sbagliato la mira. Passa uno storto...

GELTRUDE: E gli ha sputato sul muso…

PIERO: No, a quello lì in mezzo alle chiappe!

GELTRUDE: Ma è possibile che ogni mattina tu legga sempre la stessa pagina?

PIERO: Mi piace così tanto...

GELTRUDE: Ma perchè ti piace così tanto?

PIERO: Perchè vorrei fare la stessa cosa anch’io con la Olimpia.

GELTRUDE: Per guarirla di che cosa?

PIERO: No, solo per sputarle in faccia.

GELTRUDE: E la salute come va oggi?

PIERO: Come ieri e come domani. Sempre pieno di dolori.

GELTRUDE: Mi faccia vedere. Dove gli fa male?

PIERO: Qui davanti.

GELTRUDE: (Gli solleva la maglia) Gli fa male lo stomaco?

PIERO: No, più giù.

GELTRUDE: La pancia?

PIERO: No, ancora più giù.

GELTRUDE: Ancora più giù... dove?

PIERO: Un po’ più sotto la pancia. Avrei bisogno di un massaggio.

GELTRUDE: Sporcaccione d’un Piero! Adesso ho capito dove vorrebbe essere massaggiato. Per chi mi ha preso? Per una di quelle? Vergognoso! Guardi che io sono una figlia di santa Agnese e, se quelle cose lì non le ho mai toccate da giovane, non vorrà che…

PIERO: No, no; io invece lo voglio. Se lei è figlia di santa Agnese io son figlio di san Biagio e ho bisogno di un massaggio, e magari adagio adagio...

GELTRUDE: Chiuda quella boccaccia del peccato… Al massimo le posso provare la pressione

PIERO: Ma io sono già in pressione; non c’è bisogno di provarmela

GELTRUDE: Si vergogni! Saranno almeno trent’anni che è in menopausa.

PIERO: E invece no, Geltrude; io in merlopausa non sono ancora arrivato. Quando vedo una bella donna sento prudere dappertutto

GELTRUDE: Saranno le piattole! Olimpia, Olimpia...

OLIMPIA: Che c’è Geltrude?

GELTRUDE: Lo sai cos’ha avuto il coraggio di chiedermi il tuo suocero?

OLIMPIA: Di misurargli la febbre?

GELTRUDE: Di più... Di più...

OLIMPIA: Di misurargli la pressione?

GELTRUDE: Di più... Di più...

OLIMPIA: Cosa allora?

GELTRUDE: Di mettere alla prova la mia virtù

OLIMPIA: Quale virtù?

GELTRUDE: La virtù della purezza. Piuttosto di peccare è meglio morire!

PIERO: Veramente è ancora peggio morire senza aver peccato...

OLIMPIA: Non lo ascolti quel bavoso lì... (Bussano alla porta) Avanti. (Entra Battista con una scatola in mano)

BATTISTA: Sono qui per la questua.

OLIMPIA: La questua per... per che cosa?

BATTISTA: Per i morti

OLIMPIA: Quali morti, Battista?

BATTISTA: Quelli della parrocchia. Il nostro parroco vuol dire una messa a tutti e la messa costa. Fiori, candele, luci, riscaldamento... Anime sante, anime purganti, con questa offerta diventerete santi. Amen.

OLIMPIA: Amen. Dai Piero, tiri fuori almeno un euro.

PIERO: Un euro? Ma volete farmi andare in malora e farmi precipitare nella miseria più nera? Lo sai o no che corrispondono a duemila lire? No, proprio no. La mia Maria non ha bisogno di messe. Era una santa.

OLIMPIA: Non appena santa, ma anche martire per avervi sopportato per tutta la vita. Ve li do io. (Infila i soldi nella cassettina).

BATTISTA: L’anima della Maria volerà in cielo dritta dritta senza fermate intermedie al purgatorio. Con un euro garantito il viaggio di sola andata fra gli angeli, i serafini e i rubini dove si fermerà per tutta l’eternità e anche dopo. Requiescat in pace.

OLIMPIA: Amen. (Battista esce. Nel frattempo Piero si è addormentato). Geltrude, Geltrude, cosa ne devo fare io di questo rompiballe?

GELTRUDE: Ti capisco Olimpia, ti capisco. Questo ha ancora degli impulsi bestiali. Per me avrebbe bisogno di una benedizione speciale

OLIMPIA: Del parroco?

GELTRUDE: No, del Papa.

OLIMPIA: Certo che se la benedizione del nostro prevosto costa cinquanta euro, quasi centomila lire, chissà quella del Papa...

GELTRUDE: Lascia perdere Olimpia, lascia perdere. E’ meglio che io me ne vada. Vado a portare il mio conforto a qualcuno che è meno assatanato di tuo suocero. Guarda tu, chiedere proprio a me di fargli un massaggio da quelle parti…

ADAMO: (Entrando) Fargli un massaggio dove Geltrude?

GELTRUDE: Guarda Adamo, non cominciare anche tu. Secondo te dove avrebbe voluto il massaggio tuo padre?

ADAMO: Alla cervicale. E’ lui che ogni giorno dice di avere l’artrite cerebrale…

GELTRUDE: Ecco, il Piero è l’unico che ha la cervicale da un’altra parte. (Uscendo) Che sacrilego! Che pervertito! Che senza Dio!...

ADAMO: Dorme il papà Olimpia?

OLIMPIA: Mi sembra che stia russando. Come va l’incasso di oggi Adamo?

ADAMO: Non c’è male, ma parla piano che se mi sente il vecchio è capace di aumentarmi l’affitto della bottega..

OLIMPIA: Clienti?

ADAMO: Sempre gli stessi. E' venuto il Tonio Saponetta a comperare il vino per suo padre. Gli dico: “Bianco o rosso?” E lui... “E’ lo stesso; mio padre è quasi cieco”. Dopo è arrivato il Giacomo Disgrazia a comperare le scarpe. “Che numero hai Giacomo?” “Il quarantadue, ma dammi il quaranta”. Gliele do, le prova e mi dice: “Sono strette, ma non abbastanza; dammi il trentotto”. Per me doveva avere il cervello in trasferta. “Queste mi vanno bene; le prendo”. “Ascoltami Giacomo, si può sapere perché hai il quarantadue e comperi il trentotto?” “Vedi Adamo, devi sapere che mio figlio è drogato, mia moglie è scappata con l’idraulico, mia figlia fa la puttana... Almeno la sera, quando mi levo le scarpe, vorrei provare anch'io un po’ di soddisfazione!”.

OLIMPIA: Adesso ho capito perché lo chiamano Giacomo Disgrazia…

ADAMO: Più tardi arriva la Pierina, la regina di bellezza del paese

OLIMPIA: Cosa voleva la Pierina, quella madonnina infilzata?

ADAMO: Voleva un paio di slìp.

OLIMPIA: Non glieli avrai provati su tu, vero!

ADAMO: Ma no, ma no Olimpia. Giuro sulla tua testa che non farei mai una cosa simile. Per chi mi hai preso?

OLIMPIA: Talis padre, talis figlio.

ADAMO: Pensa che ha scelto una misura così piccola, ma così piccola che ho dovuto incartaglieli nell’etichetta (Si accorgono che il Piero si sta svegliando) Dimmi tu Olimpia come farò a continuare a pagare l’affitto del negozio a mio padre. Pensa che stamattina, quando ho venduto un paio di stringhe di scarpe, unica vendita della giornata, ho trovato una ragnatela di traverso sulla cassa.. Se andiamo avanti così dovrò andare a cercare l’elemosina davanti alla chiesa e mandare il Piero al ricovero.

PIERO: Al ricovero andrai tu e la tua Olimpia, anzi no, al ricovero no perché siete giovani, ma al manicomio sì.

OLIMPIA: Ah sì? E da ora in avanti, invece della minestra di riso, della mortadella e della gazzosa, appena minestra col dado e un pezzo di pane secco!

PIERO: E allora sapete che vi dico? Che è inutile che voi aspettiate che il Piero crepi, e per di più di fame, perché sulla casa e la bottega c’è l’ipotenusa.

ADAMO: L’ipo... che cosa?

PIERO: L’ipotenusa, quella cosa che mette la banca quando prendi in prestito dei soldi.

ADAMO: Non vorrai dire che sulla nostra casa c’è l’ipoteca...

PIERO: Sì, proprio quella cosa lì. E per di più vi resteranno da pagare anche tutte le rate che mancano

ADAMO: Madonna del Rosario siamo rovinati! Ma si può sapere perché hai chiesto dei soldi in prestito alla banca?

PIERO: Per via di tua madre, la mia povera Maria. E’ stato per pagare il suo funerale...

ADAMO: Non vorrai dire che per fare un funerale bisogna chiedere un mutuo in banca...

PIERO: Invece sì. Intanto la cassa. Spesa doppia perchè, larga come era la Maria e col giro vita e giro seno che aveva, ho dovuto farne fabbricare una apposta, quasi il doppio di quelle normali. Quasi un… armadio.  E poi anche il loculo. Ho dovuto comperarne quattro assieme, due sotto e due sopra, per farcela stare. E la macchina per trasportala al cimitero? Siccome le balestre non tenevano ho dovuto affittare un trattore con tanto di carro agricolo dietro. Insomma spese su spese. Per non parlare del letto che ho dovuto riparare perché era tutto sfondato dalla sua parte.

OLIMPIA: Da ora in avanti nemmeno la minestra col dado col pane secco! Solo il pane secco e basta!

PIERO: E la gazzosa?

OLIMPIA: Acqua, acqua della fontana e basta! (Bussano) Avanti. (Entra Battista con la solita scatola in mano)

BATTISTA: Sono qui per la questua.

OLIMPIA: La questua per che cosa stavolta?

BATTISTA: La questua per la festa del patrono.

OLIMPIA: Quale patrono, Battista?

BATTISTA: Quello della parrocchia, san Vagabondo martire. Il nostro parroco vuol fare un gran festone ed ha bisogno delle vostre offerte.

ADAMO: Ancora soldi!

BATTISTA: Per forza. Deve pagare i preti forestieri, la banda, le luci sul campanile, le messe cantate…

OLIMPIA: Forza Piero, stavolta l’euro lo deve cacciare lei…

PIERO: Un euro? Pensa Battista, sono così povero che per cena posso permettermi solo minestra col dado e un pezzo di pane secco e l’acqua della fontana... Chiedilo alla Olimpia se non è vero…

ADAMO: Prendi, te lo do io Battista.

BATTISTA: Grazie Adamo. Il santo protettore veglierà su questa casa e terrà la sua mano sulla vostra testa. Pace e bene ai suoi abitanti (Esce).

OLIMPIA: A me sembra che in questa casa non ci sia nè pace nè bene.

GEREMIA: (Entrando) Ciao bella gente! Cosa c’è? Una riunione familiare? E il mio amico Piero come sta?

PIERO: Vieni, Geremia, vieni qua. Per fortuna che arrivi tu a tenermi su il morale…

ADAMO: Io vado Olimpia. Magari è arrivato qualcuno in bottega.

PIERO: Ricordati di togliere le ragnatele…

OLIMPIA: Vengo anch’io.

PIERO: Vai a preparare il dado?

OLIMPIA: Sì, e anche l’acqua della fontana. (Escono).

PIERO: Siediti qui in parte al tuo amico Piero. Geremia, hai visto come mi trattano in questa casa? Li ho tutti contro di me; la Olimpia, l’Adamo e anche a la Geltrude, quella figlia di… sant’Agnese.

GEREMIA: Trattano noi anziani come se valessimo come il due di coppe. Lo vedo anch’io in casa mia… E’ come se non esistessi. E’ già una bella cosa che non mi dicano bello e chiaro che do solo fastidio. Una settimana vado da un figlio, un’altra settimana dalla figlia. Prima o poi sono sicuro che mi manderanno al ricovero e ite missa est. E sì perdio che ho allevato sette figli, ma loro non riescono, o non hanno voglia, ad allevare un padre.. Quando c’era la mia povera Cesira sì che era un’altra vita…

PIERO: Me la ricordo bene la tua Cesira. La chiamavano la Cesira stecchina.

GEREMIA: Era così magra che uno stuzzicadenti era più grosso di lei. Pensa che, quando le hanno fatto il funerale, nella cassa ho dovuto mettere tre o quattro mattoni, altrimenti quelli che la portavano sulle spalle, avrebbero detto che non le davo da mangiare. “Mangia Cesira”, le dicevo sempre, e lei “Non ho fame, Geremia”. E io, per farla mangiare “Guarda che un giorno o l’altro, quando vado a pescare, ti uso al posto del verme”. Quando eravamo a letto e mi giravo, se non stavo attento, il suo gomito mi si infilava nelle costole. Tre volte mi ha bucato il polmone. Pensa che, quando dovevano farle i raggi, bastava metterla contro sole e le si vedeva tutto lo stesso. Quando poi si metteva il pigiama a righe… vedevi una riga appena. Un giorno, mentre pranzava, non le va giù un’oliva tutta intera? Beh, pensa che tutti quelli che la incontravano le chiedevano se fosse incinta di sei mesi! Poveretta, aveva il tirolo che le funzionava troppo…

PIERO: Il Tirolo? Quello dei tedeschi?

GEREMIA: No, non quello; quella ghiandola che abbiamo tutti di traverso alla gola.

PIERO: La tirolide, vorrai dire.

GEREMIA: Proprio quella Piero. Aveva tutti gli esami sbagliati. Il TG1, il TG2 e il TG3.

PIERO: Magari anche Rete 4…

GEREMIA: Qui, però, prima o poi ci dobbiamo ribellare

PIERO: Bravo Geremia, bisogna che facciamo qualcosa per mostrare che valiamo qualcosa anche noi…

GEREMIA: Bravo Piero; alla riscossa!

PIERO: Bandiera rossa la trionferà! Trullallà.

GEREMIA: Cosa c’entra la bandiera rossa?

PIERO: Non centra niente, ma mi è venuta così bene…

GEREMIA: Intanto dobbiamo fare in modo che la Olimpia, la tua nuora tanto graziosa, ti tratti meglio.

PIERO: E che la Geltrude, quella santarellina, non abbia sempre lo stronzo sotto il naso quando la parrocchia la manda da noi vecchi per controllare come stiamo e che tutte le mattine non mi rompa più le palle con la pagina del vangelo. (Bussano) Avanti. (Entra Battista con la solita scatola in mano)

BATTISTA: Sono qui per la questua.

OLIMPIA: La questua per che cosa?

BATTISTA: La questua per le missioni

OLIMPIA: Quali di missioni, Battista?

BATTISTA: Quelle della chiesa. Il nostro parroco ha detto che gli servono i soldi per mandarli ai negretti dell’Africa nera che muoiono di fame. Ho ordinato in farmacia cento scatole di pastiglie di quelle che prendono le donne per non mangiare e per diventare magre. Insomma, ha detto che, se anche quelli prenderanno quelle pastiglie, non avranno più fame e potranno fare a meno di mangiare. Furbo no?

GEREMIA: Questa mi è proprio nuova…

PIERO: Questa non l’ha mai sentita...

GEREMIA: E nemmeno io. E allora, Battista, prendi la tua scatola e vai fuori dalle palle. Anzi, di’ al parroco che, se un giorno decidesse di fare la questua per i pensionati del paese, digli che ti mandi qua che cinquanta centesimi te li daremo anche noi.

BATTISTA: Io vado, ma ricordatevi che avrete sulla coscienza per tutta la vita tutti i missionari che verranno sbranati dai negretti dell’Africa che hanno una gran fame (Esce).

PIERO: I negretti dell’Africa, sì, ci vorrebbero invece un paio di belle negrette per il Piero e per il Geremia... A proposito...

GEREMIA: A proposito di cosa? Di negrette?

PIERO: Di negrette no, ma di bianchine sì. Tira fuori l’Eva dalla credenza…

GEREMIA: Io pensavo che in questa casa ci fosse solo l’Adamo, ma che ci fosse anche l’Eva... Si nasconde nella credenza?

PIERO: Il giornale, piccione; l’Eva, dove ci sono le foto di tutte le donne più belle del mondo

GEREMIA: (Rovistando) Novella 2000… Chi… Pentause… Stop… Visto… Play Boy… Eva! Pronti, eccolo qua.

PIERO: Se arriva la Olimpia fallo sparire subito. Guarda che lei deve continuare a credere che io sia mezzo paralitico, quasi totalmente incapace di intendere e di volere e nella pace dei sensi almeno da vent’anni. Altrimenti quella si rifiuta di farmi la serva. Va a pagina sedici.

GEREMIA: Pagina sedici... Annunci patrimoniali. Patrimoniali?

PIERO: Leggi meglio Geremia…

GEREMIA: Ah, annunci matrimoniali

PIERO: Bravo, proprio quelli… Annunci matrimoniali…

GEREMIA: Dici che magari possiamo trovare qualcosa per noi?

PIERO: Guarda che, se spendono tanti soldi per pubblicare l’annuncio, è perché hanno più voglie di noi. Dai, leggi…

GEREMIA: Allora... “Bionda quarantenne, vedova da ben due mesi, gradirebbe conoscere macio...” Cosa vuol dire macio Piero?

PIERO: Macio? Deve trattarsi di un errore di stampa. Avranno voluto scrivere… bacio.

GEREMIA: Magari... cacio.

PIERO: Ascolta Geremia, guarda che se avesse voluto un paio d’etti di stracchino non l’avrebbero messo sul giornale... E poi ha quarant’anni… E’ troppo giovane per noi. Per noi andrebbe bene una dell’età della Geltrude. Certo che, a pensarci bene, la Geltrude...

GEREMIA: La Geltrude? Non farti venire delle brutte idee, nèh Piero! Per trovare una come lei basta rovistare nella discarica. E poi quella conosce la lussuria come io conosco il caviale.

PIERO: Cancella e passa al secondo.

GEREMIA: Cancello! “Cinquantenne disinibita...” Cosa vuol dire disinibita Piero?

PIERO: Ma mi hai preso per un professore? Disinibita... Mah, avrà un difetto fisico, magari è zoppa…

GEREMIA: O magari ha gli occhi a scatto libero…

PIERO: O magari è balbuziente... Per l’età ci siamo, ma con quel difetto lì niente da fare. Cancellala Geremia.

GEREMIA: Cancello! Passo al terzo. “Attendevi la tua gattina?” Quale gatta Piero?

PIERO: Beh, l’avrà persa. Anche la mia è stata via tre giorni, è tornata a casa affamata, magra e incinta. Ma non sono andato a metterlo sul giornale... Cancella anche questa. Va al quarto Geremia.

GEREMIA: Cancello! Osti Piero, questa va bene; sia per te che per me

PIERO: Vuoi tagliarla a metà? O per me o per te! Leggi, leggi che poi decido io a chi tocca.

GEREMIA: “Sessantenne bella presenza, vedova, con grosso conto in banca, anelerebbe...” Cosa vuol dire anelerebbe Piero?

PIERO: Anelerebbe... Dai Geremia, questo è facile... Vuol dire che vorrebbe che qualcuno le regalasse un anello. Annellerebbe…

GEREMIA: Ce l’hai tu?

PIERO: M’è rimasto di ricordo quello della mia povera Maria... E tu?

GEREMIA: Uguale anch’io; quello della mia povera Cesira.

PIERO: Allora, fin qua ci siamo. Va’ avanti…

GEREMIA: “Sessantenne bella presenza, vedova, con grosso conto in banca, anelerebbe incontrare ricco industriale...” Ci siamo, ci siamo Piero. E’ fatta su misura per noi. Ha sessant’anni, e questo va bene, ha il conto in banca, e questo va bene…

PIERO: E’ la terza cosa che non va bene Geremia. Né io né te siamo il ricco industriale...

GEREMIA: Osti Piero, è proprio vero. Come le capisci subito tu le cose!

PIERO: Da retta a me Geremia, rimetti l'Eva nella credenza. Continueremo domani. Vuol dire che per oggi rimarremo ancora single

GEREMIA: Allora Piero, mettiamo giù un piano.

PIERO: Guarda Geremia che io un piano non ce l'ho proprio. Nemmeno una straccia di chitarra…

GEREMIA: Un piano per la riscossa.

PIERO: Bandiera rossa… trionferà.

GEREMIA: E dagli ancora con la bandiera rossa.

PIERO: Cosa diresti di fare uno scherzo alla Geltrude che quasi tutti i giorni arriva a casa di entrambi a rompere i… insomma hai già capito che cosa; è meglio che ci pensiamo subito.

GEREMIA: Cosa facciamo? Dici di strangolarla?

PIERO: Non è il caso… ma possiamo fare qualcosa di meglio e di più diabolico. La Geltrude, vedi, non è cattiva e alle volte è anche simpatica, ma non ha la vocazione cristiana. Guarda tu se si deve rifiutare un massaggio ad un povero vecchio…

GEREMIA: Piero, c'è massaggio e massaggio... Non puoi pretendere... Insomma, quelle cose lì non è proprio il caso di domandargliele... E poi guarda che vecchi si diventa dopo gli ottanta e tu ne hai qualcuno di meno…

PIERO: E allora uno scherzo se lo merita. A me è venuta una mezza idea...

GEREMIA: Quale idea...

PIERO: Chi vivrà, vedrà! Tira fuori dalla credenza un foglio e una penna...

GEREMIA: (Cerca e trova). Pronti.

PIERO: Allora, tu scrivi e io mi concentro e ti detto. Sei pronto?

GEREMIA: Pronti.... Via!

PIERO: Scrivi. In bella scrittura nèh, proprio come quando eravamo a scuola.

GEREMIA: Veramente a me la maestra diceva che scrivevo come le zampe delle galline...

PIERO: E allora sforzati di scrivere meglio.

GEREMIA: E' una parola...

PIERO: Cara signorina Geltrude (Geremia ripete sempre l’ultima parola dopo aver scritto) Quando la vedo passare sulla strada vicino i muri... sento che il mio cuore salta in aria... come se avessi visto il lupo. Punto.

GEREMIA: Il lupo? Non mi sembra molto gentile...

PIERO: E allora cancella. Il mio cuore sbatte come la coda di una lucertola che, quando qualcuno gliela taglia, continua a muoversi lo stesso. Punto. Non ho il coraggio di dirci che mi piace un casino...

GEREMIA: Veramente casino non è una parola molto bella... Ti ricordi quando eravamo giovani...

PIERO: Lascia perdere Geremia… Saranno passati duemila anni. Allora cancella. Non ho il coraggio di dirci che mi piace un bordello...

GEREMIA: Quella parola lì, Piero, mi sembra tanto a quella di prima...

PIERO: E allora cancella ancora. Certo Geremia che, se continui ad interrompermi a questo modo, perdo il filo. Non ho il coraggio di dirci che mi piace... e basta. Quando guardo i suoi occhi voluminosi...

GEREMIA: Non è meglio scrivere… occhi grandi?

PIERO: No, io volevo dire un'altra cosa, ma non mi viene la parola. Ah, ecco, non voluminosi... vo…luttuosi.

GEREMIA: Perché Piero? Sono in lutto?

PIERO: Che cosa?

GEREMIA: Gli occhi. Hai detto luttuosi…

PIERO: Voluttuosi! Vuol dire che quando li vedo sento un calore dappertutto.

GEREMIA: Vuol dire che ti fanno venire la febbre?

PIERO: Non a me, catenaccio, ma a chi scrive la lettera.

GEREMIA: Questo non è per niente vero; la lettera la sto scrivendo io, ma quando io vedo la Geltrude mi vengono i brividi dietro la schiena.

PIERO: Andiamo avanti o no?

GEREMIA: Agli ordini. Andiamo avanti.

PIERO: Siccome so che lei è una figlia di santa Agnese, pura, casta, immacolata... ci faccio rispettosamente sapere che anche io non ho mai toccato la pelle di una donna...

GEREMIA: Guarda Piero che la pelle delle donne è fatta come quella degli uomini...

PIERO: Guarda Geremia che questa è un… un'anfora

GEREMIA: Più che un'anfora a me la Geltrude sembra un'acciuga…

PIERO: Guarda che non parlo della Geltrude, ma della frase che è... Adesso mi arriva la parola... una metafora.

GEREMIA: Se lo dici tu che sei più istruito di me.. Io, però, questa parola non l'ho mai sentita…

PIERO: Guarda che io sono arrivato fino in quarta

GEREMIA: E io in seconda e lì sono rimasto ancora per tre anni. Dopo mio padre mi ha portato con lui in campagna.

PIERO: Campagna di Russia?

GEREMIA: No, nel campo dove avevamo il granoturco e le barbabietole.

PIERO: Dai, continua a scrivere, se no questa lettera la finiamo nemmeno quando saremo morti. Allora... La mia mamma mi diceva...

GEREMIA: ...Di non sposar le donne bionde che son tutte vagabonde...

PIERO: Si può sapere cosa stai raccontando?

GEREMIA: La canzone fa così...

PIERO: Ma io volevo dire un'altra cosa... Scrivi e sta zitto, altrimenti mi confondo e mi blocco.. La mia mamma mi diceva... che dovevo maritarmi con una donna come lei.

GEREMIA: Come la tua mamma?

PIERO: No, come la Geltrude.

GEREMIA: Certo che in fatto di gusti la tua mamma era un po' scarsa...

PIERO: ...Con una donna come lei, bella, avvenente...

GEREMIA: Ave... ave cosa?

PIERO: Avvenente...

GEREMIA: Ah, credevo ave… Maria. Lo sai, è così religiosa...

PIERO: ...Avvenente, conturbante...

GEREMIA: La Geltrude col turbante? Ma se non l'ha mai vista nemmeno con il cappello...

PIERO: Conturbante...

GEREMIA: Dici che la Geltrude ha il turbo? Come le macchine?

PIERO: Guarda Geremia, o tieni chiusa la dentiera o io non riesco più a continuare.

GEREMIA: Non parlo più!

PIERO: Dove siamo arrivati?

GEREMIA: Al turbante.

PIERO: E insomma ci domanderei di convolare...

GEREMIA: Volare dove? Con l'aeroplano? Madonna mia che paura...

PIERO: Di convolare a giuste nozze. Punto. Madonna che fatica!

GEREMIA: A fare?

PIERO: A tirare assieme queste parole, no? Allora... Scrivi... Bisogna pur terminarla la lettera... Se accetta...

GEREMIA: Accetta... che parola difficile; non so se la capisce... Non è meglio dirle un'altra parola più comprensibile?

PIERO: Quale?

GEREMIA: Magari accetta non la capisce, non sarebbe meglio dirle… scure?

PIERO: Ma non quell'accetta lì, la scure… Accetta, voce del verbo accettare, hai capito testone?

GEREMIA: Se lo dici tu che hai fatto la quarta...

PIERO: Se accetta la aspetto nella casa del Piero durante la sua visita della settimana, che vuol dire... Che giorno è oggi Geremia?

GEREMIA: Sabato.

PIERO: Questo lo so. Volevo dire il giorno del mese

GEREMIA: Il ventiquattro, perchè al ventiquattro mi arriva la pensione.

PIERO: Allora scrivi... La aspetto nella casa del Piero durante la sua visita della settimana il giorno venticinque alle diciassette precise spaccate. Con tutto il mio amore spampanato, l’uomo misterioso. Punto. Va bene così?

GEREMIA: Va proprio bene benissimo. Ma c'è una cosa che non mi quadra. Domani alle cinque in questa stanza ci sarai ancora tu. E l’uomo misterioso chi sarebbe?

PIERO: A questo penserò più tardi perchè, a questo punto, il mio cervello ha esaurito la benzina.

BATTISTA: Permesso...

PIERO: Avanti! (Entra Battista con la solita scatola in mano)

BATTISTA: Sono qui per la questua.

GEREMIA: La questua per che cosa?

BATTISTA: La questua per il battacchio delle campane.

PIERO: Per il battacchio delle campane?

BATTISTA: Sì, per il battacchio delle campane. Il nostro prevosto ha detto che, a forza di suonarle al mattino, a mezzogiorno e alla sera, i batacchi si sono consumati e si devono cambiare.

GEREMIA: Questa è bella. E magari la prossima volta ripasserai a fare la cerca per le corde delle campane

BATTISTA: No, per quelle no. C'è l'impianto elettrico. Al massimo farà una nuova questua per pagare la corrente

PIERO: Ascolta Battista, in questo momento noi nel portafogli abbiamo solo cartelle da cinquecento euro. Fa’ una bella cosa; ritorna domani alle cinque precise e ti faremo una generosa offerta. Però devi essere puntuale; alle cinque spaccate. Lo sai, noi abbiamo veramente a cuore il battacchio delle campane. E' vero Geremia?

GEREMIA: Certo Piero. Anzi, dì al prevosto di mettere due batacchi per campana, così si consumeranno di meno.

BATTISTA: Va bé, va bé, allora a domani, alle cinque precise. Però non fatemi aspettare e… siate generosi. Vi saluto (Esce).

PIERO: Hai capito Geremia?

GEREMIA: Non sono così scemo Piero. Abbiamo trovato l’uomo misterioso.

SECONDO ATTO

(Piero e Geremia giocano a carte)

GEREMIA: Guarda qua, scopa e settebello! Due punti assieme.

PIERO: Basta, con te non gioco più. La fortuna va sempre da quella parte.

GEREMIA: Quale parte?

PIERO: Dalla tua.

GEREMIA: Allora, caro il mio Piero, hai sbagliato proprio tutto. Quando sono nato mi hanno detto che ero così brutto, ma così brutto che l'ostetrica è svenuta dalla paura. A scuola la maestra mi diceva “Geremia, tu sei proprio intelligente, peccato che non capisci niente”. Un giorno vado dal medico e gli dico: “Dottore, se mi tocco qui col dito mi fa male, se mi tocco col dito da quest'altra parte mi fa male, se col dito mi tocco qui sopra mi fa male...” Il dottore mi ha trovato che avevo rotto il dito...  Mi sono sempre piaciute le donne belle in carne, insomma, belle grassocce e sono andato a sposarne una che d'inverno pesava trenta chili.

PIERO: Perchè d’inverno?

GEREMIA: Perchè aveva su il cappotto, se no avrebbe pesato di meno. Anche perché nelle tasche dovevamo metterle delle pietre altrimenti il vento l'avrebbe portata via.

PIERO: Io al contrario ho sempre sognato di sposare una donna magra e smilza e non sono andato a sposare la mia Maria? 140 chili, anche d'estate in costume..

GEREMIA: Destino Piero.

PIERO: Destino Geremia.

SERAFINO: Si può entrare?

PIERO: Venite avanti.

SERAFINO: Eccomi signori e signore. Serafino il postino entra nella vostra casa e vi porta le news del giorno. E' arrivata la pensione Piero.

PIERO: Vedere vedere…. Orca, non ho gli occhiali…

SERAFINO: 420 euro e cinquanta centesimi.

PIERO: Ulla madonna; mi hanno cresciuto di cinquanta centesimi! Se andiamo avanti così fra quarantacinque anni arrivo a cinquecento! E allora, Geremia, ci daremo alla pazza gioia. Donne a volontà! Prendo l'aeroplano, vado a Cuba e porto a casa una cubista

GEREMIA: Io invece vado a prendermi una ceca.

PIERO: Perchè? Ti piacciono le cieche? Non è meglio una muta così non ti rompe con le sue chiacchiere?

GEREMIA: Una ceca, Piero, viene dalla Cecoslovacchia. All'est c'è maggior scelta.

SERAFINO: Ma si potrebbe sapere cosa fareste alle donne voi due?

PIERO: Prima di tutto prenderemmo in mano l’enciclopedia medica per ricordarci come sono fatte...

GEREMIA: Poi le prenderemmo per mano, le guarderemmo intensamente negli occhi e... e dopo cosa faremmo Piero?

PIERO: Guarda che io mi ricordo bene cosa facevo alla mia Maria...

GEREMIA: Ascolta Piero, forse è meglio lasciar perdere le donne e accontentarci di un bicchiere di vino e di un mezzo sigaro…

SERAFINO: A proposito di bicchieri di vino, non sarebbe il caso di…

PIERO: Ho capito. Geremia, tira fuori dalla credenza un bicchiere e dallo al Serafino, ma appena un dito, altrimenti la Olimpia è capace di pensare che me lo sono bevuto io

SERAFINO: (Beve) Buono, proprio buono. Stamattina sono andato da quella mezza suora della Geltrude a portarle una lettera, ma lei, quando le chiedo da bere, mi offre solo l'acqua della fontana. A me quella fa proprio schifo.

GEREMIA: La Geltrude?

SERAFINO: No, l’acqua.

PIERO: Allora, se sei andato dalla Geltrude, vuol dire che le hai portato la posta...

SERAFINO: Certo, una lettera. A proposito della Geltrude, udite udite, squillino le tombe e rullino i tamburi. La Geltrude ha un ammiratore segreto.

GEREMIA: No, proprio lei?

SERAFINO: Sì, proprio lei! Sulla lettera che le ho consegnato c'era scritto: “Lei è una donna bella, avvenente...”. Per me quel tale che l'ha scritta veniva anche lui dalla Cecoslovacchia... insomma, ceco.

GEREMIA: Certo che tu, come postino fidato, la posta te la leggi proprio tutta…

SEAFINO: In posta non si muove foglia che il Serafino non voglia! Per forza devo controllare le lettere. E se dentro ci fosse una bomba? O magari quella polverina che quelli del Bin Ladro mandavano in America? Quella con l'antracite? Uno non faceva a tempo ad annusarla e… zacchete! Passava subito nell’oltretombola! La mia è una missione per il bene dell'umanità!

PIERO: E la firma?

SERAFINO: Quale firma?

PIERO: Quella sulla lettera della Geltrude.

SERAFINO: Accidenti, con tutta la mia buona volontà non era tanto facile da leggere... Era scritta con le zampe di gallina... Di sicuro quel tale doveva essere inalfabetico.

PIERO: Volete scommettere che questa è la volta buona che la Geltrude si sposa?

GEREMIA: Ah, io dico di no; è una donna troppo di chiesa...

SERAFINO: Cosa c’entra. Non si è forse sposato anche quel monsignore nero? Come si chiama? Ah, monsignor Mandingo.

GEREMIA: O se no come quel cardinale di quella telenovèlla... Come se chiamava Piero?

PIERO: Uccelli di rovere.

SERAFINO: Bèh, ragazzi; io devo finire il mio giro. Grazie del vino. A domani. Serafino il postino, altrimenti soprannominato “Il segreto è il mio mestiere” vi lascia la sua paterna benedizione. (Esce)

GEREMIA: Adesso dobbiamo solo aspettare quello che succede. Io dico che la Geltrude non ci cade...

PIERO: Io dico invece di sì. Anche la donna più dura ha un cuore tenero.

GEREMIA: Che ora è?

PIERO: Un quarto alle cinque

GEREMIA: Fra poco sapremo la verità. Io è meglio che me ne vada. Quando arriverà il Battista, il questuante del prevosto, tu fa finta di dormire. Dopo mi racconti per filo e per segno com'è andata. Ciao Piero.

PIERO: Ciao Geremia. (Geremia esce. Piero si appisola. Entrano Olimpia e Adamo)

OLIMPIA: Guardalo. Che bella vita. Mangiare e dormire. Dormire e mangiare. Cos'è questa busta? Ah, la pensione. Prendi l'assegno Adamo e corri a riscuoterlo in banca. Come va il lavoro in bottega?

ADAMO: Poca gente e poca roba. Se non fosse stato per la Geltrude sulla cassa si sarebbero formate davvero le ragnatele.

OLIMPIA: La Geltrude? Cosa voleva la Geltrude?

ADAMO: Mah, per me sta diventando matta. Deve essere la menopausa… Pensa che è venuta a comperare dodici flaconi di Intima di Carinzia.

OLIMPIA: Intima di... cosa?

ADAMO: Intima di Carinzia.

OLIMPIA: E cos'è quella cosa lì?

ADAMO: Olimpia, è un articolo... igienico.

OLIMPIA: Come la carta igienica?

ADAMO: Più o meno. L'unica differenza è che si usa… da un'altra parte.

OLIMPIA: Quale parte?

ADAMO: Insomma, un po’ più... davanti...

OLIMPIA: Ho capito Adamo, è un dentifricio.

ADAMO: Si, però lì non ci sono i denti…

OLIMPIA: Hai capito la Geltrude? Non me l'ha mai detto che ha la dentiera.

ADAMO: E non è finita...

OLIMPIA: Cos'ha comperato ancora?

ADAMO: Un profumo.

OLIMPIA: La Geltrude che compera un profumo?

ADAMO: E quello che costa di più: “Baciami tutta”. Quello dell'Oreal de Parìs.

OLIMPIA: Per me è davvero la menopausa che le prende il cervello. Proprio ieri mi ha detto che aveva le scalmane così forti che delle volte sentiva il fumo uscirle dalle orecchie…

ADAMO: Ma non è finita...

OLIMPIA: Non… Raccontami Adamo... Lo sai quanto mi piacciono i pettegolezzi…

ADAMO: Non ha comperato anche il tanga?

OLIMPIA: Il… Il tanga? Cos’é? Una cosa da mangiare?

ADAMO: E' una mutanda, Olimpia.

OLIMPIA: Veramente io le mutande le ho sempre chiamate… mutande e basta

ADAMO: Ma quelle sono diverse. Sono fatte con due spaghi e basta.

OLIMPIA: Vorresti dire che… fa vedere tutto?

ADAMO: Olimpia, sinceramente io non ho mai visto delle donne in tanga. Io so solo che quelle che indossi tu arrivano fino alle ginocchia... e, da mostrare, non mostri proprio niente. Anzi, ascolta il tua Adamo, mettile ancora un po' più lunghe così nascondi anche la cellulosa. E non è finita...

OLIMPIA: Non è finita?

PIERO: Pensa che ha acquistato anche il reggipetto “Perla”.

OLIMPIA: Che sfacciata! Vorresti dire che al posto del reggipetto si metterebbe solo… due perline? Una di qua… Una di là?

ADAMO: Ma no Olimpia, è il nome della marca.

OLIMPIA: Ma perché l'hanno chiamato così?

ADAMO: Forse perchè chi lo vede dirà: "Per la... madonna che stomaco che ha quella lì"!

OLIMPIA: Aspetta Adamo… Il resto me lo conti dopo. Pensa tu, quella figlia di Maria… le perle, il panga, l’Oreal de Parìs, il dentifricio di Carinzia… Adesso ritorna in bottega che io faccio un salto a depositare la pensione in banca e a comperare la gazzosa a tuo padre

PIERO: (Svegliandosi di colpo) E magari anche un quartino di quello nero.

OLIMPIA: Il vino vi fa male.

PIERO: E invece non è vero. Quando hanno portato all'ospedale il Serafino, per farlo rinvenire hanno dovuto fargli una flebo di Chianti. Ma non lo sai che, a forza di bere gazzosa, mi potrebbe venire il diabete nelle urine?

OLIMPIA: Chissà come sarà dolce il pannolone! Stia attento alle formiche. Dai, andiamo Adamo che sono già le cinque. (Escono. Piero guarda più volte verso l’entrata e, quando giunge Battista, finge di dormire)

BATTISTA: Permesso, permesso... Insomma, qui non c'è nessuno. Ah no, c'è il Piero. Senti come russa. Adesso cosa faccio io qui? Svegliarlo? Ah, non mi fido proprio; quello è capace di darmi in testa il bastone. E adesso chi mi mette i soldi nella scatola? E, se i soldi non ci sono, come farà il nostro parroco a cambiare il battacchio delle campane? (Si avvicina al Piero. Sottovoce...) Piero... Piero... Pierino... Sì, ciao! Questo non lo sveglia nemmeno un'espulsione atomica. Magari per farlo dormire gli hanno dato una pastiglia di Tambor.

GELTRUDE: (Truccatissima ed elegante) Permesso... Posso entrare? Sono le cinque ed eccomi qua. Ma... cosa fai qui Battista? Non mi vorrai dire che tu... che tu... Noooo! Non è possibile... Non vorrai dirmi che...

BATTISTA: Veramente io non voglio dire proprio niente…

GELTRUDE: Hai ragione Battista, hai ragione; al tuo posto ha parlato la penna

BATTISTA: Guarda Geltrude che io, di penne, ho solo quelle del mio cappello di bersagliere...

GELTRUDE: Dai Battista, non fare il timido. Apri il tuo cuore alla Geltrude, tiralo fuori dal tuo petto villoso...

BATTISTA: Piano, piano. Non vorrei che dopo mi dovessero fare un trapianto.

GELTRUDE: Che uomo spiritoso. Non ti conoscevo così...

BATTISTA: Ma se ci conosciamo fin da quando andavamo all'asilo...

GELTRUDE: Ma adesso siamo grandi...

BATTISTA: E anche un po'… maturi

GELTRUDE: Dillo alla Geltrude cos'hai nel tuo cuore, cos'hai nella testa, cos'hai nel tuo corpo…

BATTISTA: Un battacchio

GELTRUDE: Un… Che cosa?

BATTISTA: Un battacchio!

GELTRUDE: Mah, sarebbe questo Battista il modo di fare una dichiarazione? Non ti sembra di correre troppo?

BATTISTA: Veramente ho un paio di calli sul ditone del piede e dimmelo tu se riuscirei a correre… Una volta, magari, quando ero nei bersaglieri…

GELTRUDE: Ma tu, non senti niente quando mi guardi? Non senti suonare le campane?

BATTISTA: Ma se non c'è il battacchio… non possono suonare.

GELTRUDE: Ascolta Battista; non teniamola tanto lunga. L'hai scritta tu questa lettera o no?

BATTISTA: Guarda che io non ricordo il tempo da quando non scrivo una lettera. L'ultima volta è stata quando l'ho scritta alla santa Lucia (dicasi anche Befana, Gesù Bambino, ecc… a seconda delle regioni). Fa conto tu...

GELTRUDE: Ma allora... Cosa centra il battacchio? Di che battacchio parli?

BATTISTA: Di quello delle campane. Io sono in giro per le case a fare la questua proprio per quello.

GELTRUDE: Ah madonna mia. Allora devo aver sbagliato...

BATTISTA: Hai sbagliato che cosa?

GELTRUDE: Il bersaglio. Ma, per caso, c'è stato qui qualcun'altro prima di te?

BATTISTA: No, c'era solo il Piero.

GELTRUDE: Il Piero? Ma...

BATTISTA: Guarda che questa è casa sua e non è un caso che lui sia qui. Ad ogni modo ho già capito che soldi per il battacchio delle campane qui non ne prenderò. Ciao Geltrude. Io faccio un altro giro. E, in quanto al bersaglio, cerca di trovare quello giusto. Io, però, continuo a non capirci niente. (Esce).

GELTRUDE: Nemmeno io non ci capisco più nulla. Sono arrivata puntuale alle cinque e trovo il Battista col suo ...battacchio. Ma mi sembra che quello non sappia niente. Qui c'è solo il Piero che russa come un trattore...

PIERO: Calma Geltrude, calma e sangue fresco. Prima io non sto russando, al massimo è il rumore dei miei pensieri che stanno dirompendo dalla mia testa. Come l'Etna giù in Calabria o da quelle parti. Accidenti come sei tirata a lustro! Stai andando a nozze? Ad un funerale? O sei pronta per andare alla processione di san Vagabondo martire patrono della nostra parrocchia?

GELTRUDE: Ascolti Piero; apra bene le orecchie. Lei non sa nulla a proposito di qualcuno che mi ha mandato una lettera?

PIERO: Cosa dovrei sapere io che sono inchiodato tutto il santo giorno in questa stanza?

GELTRUDE: Eppure la lettera parla chiaro. Alle cinque io avrei dovuto trovarmi in questa casa.

PIERO: Ascolta Geltrude, io non dovrei dirtelo, ma tu sei una donna così brava, così onesta, così di chiesa, così…

GELTRUDE: La smetta con tutte quelle parole e tiri fuori quello che sa.

PIERO: Insomma… Non è facile… E' un segreto...

GELTRUDE: E cosa ci vorrebbe per farle svelare questo segreto?

PIERO: Basterebbe un massaggio...

GELTRUDE: Dove?

PIERO: Dove dico io.

GELTRUDE: Piero, io le massaggio anche l'ombelico se lei mi dice la verità.

PIERO: Parola?

GELTRUDE: Parola.

PIERO: Insomma... Il tuo spasimante la lettera l'ha scritta proprio in questa stanza

GELTRUDE: Allora lei sa chi è! E' almeno un bell'uomo Piero?

PIERO: Bello? Ancora di là di bello. Hai presente il Ridge di Beatifùl? Ecco, è ancora più bello

GELTRUDE: Vada avanti Piero, vada avanti... Mi sento prudere tutta la pelle...

PIERO: Hai la varicella Geltrude?

GELTRUDE: Io no.

PIERO: Le piattole?

GELTRUDE: Io no.

PIERO: Il fuoco di sant'Antonio?

GELTRUDE: Ma no, è solo l'emulsione, l'estrema unzione, no, l'emozione! Devo calmarmi perché non so più quello che dico. Ma alle cinque… doveva essere qui.

PIERO: Sicuramente è in ritardo, ma di sicuro starà scoppiando dalla voglia di vederti. Magari si sarà fermato in banca per controllare i suoi miliardi…

GELTRUDE: Miliardi? Allora… Allora è un riccone!

PIERO: Ancora peggio. Però ai soldi non da grande importanza. Lui è solito dire: “I soldi non danno la felicità, ma aiutano a sopportare meglio l’infelicità”.

GELTRUDE: E' giusto, è giusto! Parole sante! Che uomo!

 PIERO: “L'amore fa tanto, ma i soldi ancora di più”.

GELTRUDE: E' giusto, è giusto! Parole sante! Che uomo!

PIERO:  “I soldi non fanno felici, ma non si può essere felici senza soldi”.

GELTRUDE: E' giusto, è giusto! Parole sante! Che uomo! E' davvero un filosofo... Ho una tale voglia di conoscerlo…

PIERO: Dovrebbe esser qua da un momento all'altro

GEREMIA: Permesso...

PIERO: E' arrivato. Io però non ti ho detto nulla, neh. Anzi, nasconditi lì dietro e ascolta bene. (Geltrude si mette un po’ in disparte. Entra Geremia con fare circospetto)

GEREMIA: E allora Piero? Novità? Hai saputo qualcosa della Geltrude?

PIERO: Quello che so di sicuro è che ha ricevuto la lettera che hai scritto tu, proprio tu.... Quella in cui hai scritto che ti piaceva, che era bella, col turbante, avvenente e tutte quelle parole lì. Perchè sei stato tu, o no, Geremia a scrivere quelle frasi, o sbaglio?

GEREMIA: Certo che sono stato io!

PIERO: Ripetilo ad alta voce; oggi mi sento un po' più sordo del solito…

GEREMIA: Certo che sono stato io a scrivere la lettera!

PIERO: E che provavi per lei un amore spampanato, che sei  l’uomo misterioso...

GEREMIA: Anche questo è vero...

PIERO: E allora Geremia devo farti un grande annuncio... La tua anima gemella è qui in carne, pelle e ossa. Girati dall'altra parte…

GEREMIA: Ma... Aspetta un momento... Qui c'è qualcosa che non quadra... Ciao Geltrude... Cosa fai da queste parti?

GELTRUDE: Cosa faccio? Dovresti essere tu a dirmi cosa faccio io qui oggi. Ascoltami bene uomo misterioso; parliamoci chiaro...

GEREMIA: Veramente qui di chiaro non c'è proprio niente, anzi , è tutto scuro...

GELTRUDE: Lo scuro lo vedrai tu fra un momento quando ti darò uno sberlone negli occhi che si pomperanno come un melone! Anzi, più che scuro, ti farò vedere tutte le stelle, cometa compresa! Parliamoci chiaro…Ma non sei stato tu, per caso, a scrivere che sono bella, che sono avvenente, che sono provocante...

GEREMIA: Veramente quell'ultima parola lì non c'era scritta nella lettera. Guarda però che io la lettera l'ho soltanto scritta in bella calligrafia... E' stato il Piero che l'ha dettata.

GELTRUDE: Allora questa è una congiura!

GEREMIA: Appunto, giuro, io giuro su tutto quello che vuoi che è stato lui a imbastire tutta questa storia.

GELTRUDE: Ma perchè? Cosa vi ho fatto per trattarmi in questo modo? Illudere una povera ragazza che, di colpo, aveva pensato di aver trovato il suo principe azzurro…

PIERO: Ragazza poi... Guarda che devi avere anche tu la pelle un po' dura…

GELTRUDE: E invece no. Mi sono messa un chilo di crema “Ungimi e scaldami”. Guarda tu se questa è la maniera di fare… E adesso cosa farò?

PIERO: Mettiti un'altra crema.

GELTRUDE: Quale?

PIERO: Quella che si chiama “Ritorna come prima che stavi meglio”.

GELTRUDE: (Singhiozzando) Non è giusto però. Tutti hanno qualcuno che gli fanno compagnia, per camminare assieme, per mangiare assieme…

PIERO: Per andare a letto assieme…

GELTRUDE: Per andare a letto assieme… Ma cosa mi fa dire Piero?

PIERO: E perchè no?

GELTRUDE: Perchè no... perchè no... Anche se mi piacesse non c'è... la materia prima.

PIERO: Magari non sarà di prima, ma di seconda sì perdio!

GELTRUDE: Non capisco...

PIERO: Diglielo tu Geremia. Come sono io?

GEREMIA: Proprio vecchio vecchio no... e nemmeno suonato , e nemmeno rimbambito, e nemmeno sclerotico, e neanche scemo... Forse ti occorrerebbe una scintilla, una fiammata, un incendio boschivo...

PIERO: Mi ci vorrebbe soltanto qualcuno che si sedesse qui vicino a me e che mi tenesse per mano…

GELTRUDE: Magari un paio di massaggi...

PIERO: Dove?

GELTRUDE: Dove dici tu…

PIERO: Cosa ne pensi Geltrude?

GELTRUDE: Se ho ben capito...

PIERO: Hai capito... Hai capito... Geremia, ti spiace andare di là un momento?

GEREMIA: Volentieri. capisco, la prìvaci... (Esce)

GELTRUDE: Ma... Avresti davvero delle intenzioni serie Piero? Bisogna che ci pensi... Bisogna che ci pensi...

PIERO: Pensare a cosa Geltrude? Guarda che io funziono ancora da tutte le parti... Ho ancora tutti i miei mormoni che vanno come un direttissimo…

GELTRUDE: Anche a me Piero sembra di avere le mie avai che vanno in giostra... Magari potremmo avere qualche figlioletto... Che bello; già mi sento chiamare.. mamma!

PIERO: O Dio, proprio mamma penso di no, ma, magari, nonna... Dopo tutto anche tu non hai una tenera età... Magari la menopausa... Non sei mai stata dal ginestrologo?

GELTRUDE: Io no! A fargli vedere… tutto?

PIERO: Tutto no, magari solo qualche cosetta…

GELTRUDE: Mai! Piuttosto morire! L’utero è mio e guai a chi lo tocca!

PIERO: Allora sei proprio... vergine...

GELTRUDE: Come Dio m’ha fatta! Vergine, pura, casta e illibata. E tu come sei Piero?

PIERO: (Declamando)

Sono come san Daniele, sono dolce come il miele;

sono come san Pancrazio, questa vita è uno strazio;

sono come sant'Oronzo, qui mi trattano da stronzo;

sono come san Clemente, tornerò indipendente;

sono come san Palmiro, non mi prenderan più in giro;

sono come san Padulo, io li manderò a fan...

(Geltrude gli chiude la bocca con la mano)

sono come  san Callioni, non mi rompano i...

(Come sopra...)

sono come sant Artemio, mi farò un viaggio premio;

sono come san Dionigi, io ti porterò a Parigi;

sono come san Romualdo, tutto pronto e tutto caldo;

sono come il santo Fermo, ...è un bel po' che sono fermo;

sono come san Francesco, ...non lo so se ci… riesco

Anzi, a dir la verità, non ricordo come si fa!

(Sottofondo di musica dolce)

GELTRUDE: Sarai dolce Piero?

PIERO: Come una scatola di miele, Geltrude.

GELTRUDE: Sarai buono Piero?

PIERO: Come la Nutella, Geltrude.

GELTRUDE: Sarai delicato Piero?

PIERO: Come Coccolino in ammollo, Geltrude.

GELTRUDE: Sarai fedele Piero?

PIERO: Come l’Arma dei carabinieri, Geltrude.

GELTRUDE: Sarai amabile Piero?

PIERO: Come il Lambrusco di Sorbara, Geltrude.

GELTRUDE: Sarai un amante focoso Piero?

PIERO: Come l’Etna e il Vesuvio messi assieme, Geltrude.

GELTRUDE: Sarai tenero, Piero?

PIERO: Come lo stracchino di Gongorzola, Geltrude...

GELTRUDE: Saprai penetrare nel mio cuore Piero?

PIERO: Come una supposta di glicerina, Geltrude.

 (La musica si interrompe bruscamente)

GELTRUDE: Ma cosa dirà tuo figlio e la Olimpia?

PIERO: Guarda che quei due stanno solo aspettando che io parta in direzione dell'eternità. E invece io gli combinerò uno scherzo che se lo ricorderanno per tutta la vita. Geremia... Geremia... (Rientra Geremia) Accendi la radio Geremia. (La radio trasmette un valzer) Vieni Geltrude che ti faccio vedere chi è il Piero. (Danzano voluttuosamente e, alla fine, entrambi si accasciano sulla sedia. Nel frattempo entrano Adamo e Olimpia).

OLIMPIA: Adamo, non è che siamo finiti al manicomio?

ADAMO: Sarà meglio che tu dia le pastiglie del cuore al Piero.

PIERO: No, cari i miei ragazzi; il Piero non ha bisogno né delle pastiglie del cuore, nè del Viagra. Il Piero è in pressione, proprio come un treno a vapore. (Canta a squarciagola) Volareee, oh oh - cantareee, oh oh oh oh - Nel cielo dipinto di blù -  Felice di stare quaggiù -  Quando vedo Geltrude -  qualcosa mi prude -  il cuor va benone -  è come un cannone...

BATTISTA: Permesso... Sono qui.

GEREMIA: Sei qui per che cosa ancora?

BATTISTA: Sono qui per la questua.

GEREMIA: Ancora? Per che cosa stavolta?

BATTISTA: Per i russi.

GEREMIA: Per i russi? Quali russi?

BATTISTA: Il nostro prevosto...

GEREMIA: Ancora lui...

BATTISTA: Il nostro prevosto ha fatto arrivare i bambini dalla Russia, quelli di quel posto dove è scoppiata la bomba atomica nella centrale del latte e, siccome loro sono abituati a mangiare solo le zucchine, per non fargli fare indigestione dando quello che mangiamo noi, vuole comperare cinque o sei quintali di zucchine…

GEREMIA: Vorresti dire che gli darebbe da mangiare solo zucchine...

BATTISTA: No, non solo le zucchine... A pranzo polenta e zucchine, a merenda frullato di zucchine, a cena pane e zucchine…

PIERO: E a colazione?

BATTISTA: Latte e zucchine. Sapete, è solo perché conservino le loro abitudini…

GEREMIA: Ho paura che l'anno prossimo non tornino più nel nostro paese...

PIERO: Poveri bambini, quando torneranno in Russi si troveranno tutti con una testa luuunga…

GEREMIA: Perchè?

PIERO: Con tutte le zucchine che avranno mangiato qui da noi... Prendi Battista, cento euro per i russi!

BATTISTA: Grazie, uomo generoso! Grazie, uomo virtuoso! Grazie, uomo religioso! Grazie…

PIERO: La smetti o no con quella sinfonia? Sta a vedere che fra poco divento davvero santo…

GELTRUDE: Piero, che sorpresa... E io che ti credevo un avaro... Bravo, cento volte bravo! Mille volte bravo! Che uomo! Che uomo!

OLIMPIA: E invece bravo una bella madonna! E' qui che si fa mantenere dalla mattina alla sera...

PIERO: ... Minestra di riso, mortadella e gazzosa…

OLIMPIA: E i pannoloni?

PIERO: Guarda Olimpia che a me i pannoloni non occorrono. Quelli che mi comperi tu io li regalo al Geremia.

ADAMO: Hai bisogno dei pannoloni Geremia?

GEREMIA: Io no, li regalo al Ricovero dove non ne hanno mai abbastanza

GELTRUDE: Geremia, non ti conoscevo... Sei proprio una brava persona... Due brave persone...

OLIMPIA: Brave persone un accidenti! E io pago!

ADAMO: E noi paghiamo!

OLIMPIA: Adamo, guarda che adesso è ora di finirla di tenere qui in casa tuo padre. Penso che al ricovero, proprio quello dove il Geremia porta i pannoloni acquistati con i nostri soldi, ci siano ancora dei posti liberi..

ADAMO: Ma Olimpia, ti sei dimenticata che la casa è sua?

OLIMPIA: Adamo, ti sei dimenticato che noi gli abbiamo sempre pagato l'affitto? Cinquanta euro al mese!

PIERO: Con quelli ci potrei fare davvero una crociera alle Maldivie.

GELTRUDE: E io ti farò compagnia!

GEREMIA: Brava!

BATTISTA: Bene!

OLIMPIA: Tu sta zitto; portati via i cento euro di quel rovina famiglie qua e sparisci, tu, la tua scatola, i russi e gli zucchini. (Battista scappa).

OLIMPIA: Qual'è il numero del ricovero Adamo?

PIERO: Prima di cercare sulla guida il numero del ricovero, cercami per favore il numero della banca...

ADAMO: Quale banca?

PIERO: Quella di fronte al negozio.

OLIMPIA: Perchè? State diventando matto? Allora sarebbe meglio cercare il numero del manicomio…

PIERO: Il perché lo so io e, in quanto a matto, vi faccio vedere io chi andrà al manicomio.

(Adamo gli passa la guida telefonica e Piero compone il numero)

PIERO: Pronti... E' la banca? Non c'è da quelle parti il ragioniere? Ah, dice che lì sono tutti ragionieri... Ci sarà un capo... Ecco, bravo, proprio il direttore. Pronti. E' il direttore? Mi ascolti bene, io sono il Piero, il padrone del negozio proprio lì di fronte a voi. Ecco, proprio quel Piero lì. Le spiacerebbe mandarmi su qualcuno con i miei libretti al portatore? Come non è tanto facile? Se si chiamano al portatore vuol dire che si possono portare e che ci deve essere uno che li porta. Ecco, bravo, mi va bene anche una ragioniera, basta che ragioni e che non si sbagli. La saluto e grazie.

ADAMO: Si può sapere cos'è questa storia papà?

OLIMPIA: Libretti al portatore? Cos'è quella roba lì?

PIERO: E' un contenitore di risparmi, in italiano… salvadanaio.

GELTRUDE: Come sono contenta, come sono contenta... E' in gamba il Piero, è forte il Piero. Cosa dici Geremia?

GEREMIA: Io dico che il Piero ci sta facendo una sorpresa. Forza Piero che siamo tutti con te!

PIERO: Sedetevi lì voi, sì, proprio voi due, la Olimpia e il mio amato Adamo. (Musica sottofondo. Rivolto al pubblico come se parlasse a se stesso) Non avete mai sentito voi parlare della solitudine? E' una bestia che ti aggredisce quando sei da solo, quando non hai niente da fare, quando, al di là delle pareti della tua stanza, il mondo corre e tu sei qui inchiodato, fermo; quando la gente che hai in parte ti sopporta a fatica, ti considera come un mobile della casa, di quelli pieni di tarli, di quelli che non servono più, di quelli da portare in soffitta o gettare in discarica. E' quando avverti che stanno solo aspettando che tu parta per il mondo che è sopra le nuvole; è quando ti portano la minestra di riso, la mortadella e la gazzosa tutti i santi giorni: è quando cercano in tutti i modi di mandarti in un ricovero perché la tua presenza pesa troppo e non possono fare tutto quello che vorrebbero fare perché ci sei tu; è quando pensano che, al posto del cuore che batte uguale a quello di tutti gli altri, ci sia solo uno straccio pieno di polvere e di ragnatele. I giorni corrono tutti uguali, anzi, più che correre sembrano che non passino mai; aspetti il pranzo e poi la cena e poi conti tutte le ore della notte, sapendo che il giorno appresso sarà come oggi, come tutti quei maledetti giorni che passi da solo. Certo, hai tutto il tempo che vuoi per pensare; pensare a tutto quello che hai fatto nelle tua vita e non a quello che farai, perché sai benissimo che non farai più niente. Pensi a quante volte il cuore ha battuto per le emozioni e per i sentimenti, ma adesso ti rendi conto che batte solo per abitudine, fin quando si fermerà perché la benzina è finita. E allora hai un enorme bisogno di avere accanto qualcuno che s'interessi di te, che parli con te, che ti chieda come stai, che ti racconti una storiella o una battuta per regalarti un sorriso e una risata, magari che ti faccia un massaggio da qualche parte per sentire che sei ancora vivo e magari che non ti guardino sempre con un muso e uno sguardo da cane arrabbiato. (Termina la musica)

GELTRUDE: Vuoi un massaggio Piero? Mille massaggi con le mie manine d'oro, magari con su la crema “Ungimi e scaldami”. Il Piero... Il mio Piero...

OLIMPIA: Tu, Geltrude, giù le mani dal Piero!

ADAMO: Adesso capisco il perché delle dodici bottiglie dell’Intima di Carinzia...

OLIMPIA: Del tanga con gli spaghi...

ADAMO: Del profumo “Baciami tutta”...

OLIMPIA: Del reggipetto con la Perla... Tu, santarellina della parrocchia, guarda che il Piero ha solo bisogno di mangiare bene…

PIERO: ...Minestra di riso, mortadella e gazzosa…

OLIMPIA: Di stare ben comodo nella sua casa...

PIERO: Mentre organizzano di mandarlo al ricovero...

OLIMPIA: Di fargli compagnia tutto il giorno...

PIERO: Se non ci fosse il mio amico Geremia e la Geltrude...

RAGIONIERA: Permesso...

ADAMO: Chi é?

PIERO: Venite avanti.

RAGIONIERA: Sono la ragioniera della banca. Ho qua i libretti che avete richiesto

PIERO: Me li faccia vedere…

RAGIONIERA: (Pone sul tavolo una grossa borsa) Pronti.

PIERO: Quanti sono?

RAGIONIERA: Sono cent'ottanta libretti tutti pieni. Ogni libretto può contenere al massimo venti milioni di vecchie lire

ADAMO: Ma allora... Allora...

OLIMPIA: Se sono centoottanta libretti... per venti milioni...

RAGIONIERA: Sono 360 milioni, corrispondenti a circa 180 mila euro. Dopo bisogna calcolare gli interessi…

OLIMPIA: Allora... Allora siamo ricchi!

PIERO: Veramente sono io il ricco. E' vero ragioniera che sono intestati solo al Piero?

RAGIONIERA: In verità si chiamano libretti al portatore perché i soldi vengono consegnati solo a colui che li porta in banca per il ritiro della somma richiesta

PIERO: (Si getta d’un balzo sulla borsa dei libretti e lo copre col suo corpo). Adesso che li ho tutti in mano io… sono tutti miei. E' vero ragioniera?

RAGIONIERA: E' tutto vero. Sono solo suoi, anche perché noi ne conserviamo tutte le fotocopie e sappiamo bene che è stato lei a depositarli. Io però, se non servo più, ritorno in banca. Devo riportarli?

PIERO: Per ora no, dopo ci penserò io. Grazie nèh, vada pure; mi saluti il direttore e dica di non perdere quelle fotocopie.

RAGIONIERA: Allora buon giorno a tutti. (Esce)

ADAMO: Ma si può sapere da dove vengono tutti questi soldi?

PIERO: Da quel terreno fabbricabile che ho venduto alcuni anni fa’

GELTRUDE: Allora, Piero, quella crociata alle Maldivie?

PIERO: Intanto non è una crociata, ma una crociera… io dico che si potrebbe fare...

OLIMPIA: Allora corro subito a preparare le valigie. Una per me e una per l’Adamo…

ADAMO: Ricordati di infilarci il vestito della festa; sai, c'è il ballo di bordo, la cena col capitano, il deserto di mezzanotte. E anche le scarpe di camoscio. La crema per il sole protezione 18 o 40.

OLIMPIA: Io metterò la 60 perché ho la pelle delicata; sai, non vorrei sciuparla e mi venissero le rugole... Devo comperarmi un abito da sera? O magari un tanga con gli spaghi?

PIERO: Per che cosa?

OLIMPIA: Per la crociera alle Maldivie…

PIERO: Olimpia, vecchio sì, ma scemo no. Io dico che tu non hai tutta la testa apposto. Certo che la facciamo la crociera alle Maldivie, ma andiamo io, la Geltrude e il mio amico Geremia. Voi due dovete star qua per controllare se c'è un posto libero per me al ricovero e io, mentre lo cercate, vado all'altro mondo, ma non a quello dove voi volevate che andassi, ma a quello dall'altra parte della terra. Ai tropici del canchero! Pronti, amici miei?

GELTRUDE: Pronti, siamo pronti Piero.

I TRE: (Sull’aria di “Arrivederci Roma”) Arrivederci Olimpia - noi tre ce ne andiam – noi arriveremo alle Maldivie - con tutti i libretti al portatore – la Geltrude e il Piero a far l’amore -  e il Geremia il candelìn... -  Arrivederci Adamo – noi tre ce ne andiam – corriamo verso un’altra vita – una vita ancor più bella – senza gazzosa e mortadella – per l’eternità...