Vedova suo malgrado

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VEDOVA SUO MALGRADO

tre atti
di 
Sergio Fedro

Personaggi:

Stefano il ragazzo malato
Alfonso suo padre
Bice sua madre
Adele sua zia
Carla sua moglie
Enrico l’amico di Stefano
Rocco il padre di Carla
Marcella la madre di Carla
Virginia la dottoressa
Matteo l’accordatore
Filomena la donna delle pulizie


ATTO I°

Salotto di una casa borghese di provincia, verso la metà degli anni cinquanta. L’ambiente è arredato in modo piuttosto elegante, con un divano in broccato, pianoforte e credenza. Alle pareti, tappezzate con carta da parati a striscioni floreali, sono appesi diversi quadri che, pur non essendo di valore, denotano un buon gusto da parte del padrone di casa. Molti soprammobili sono sparsi un po’ ovunque, sui mobili e sul tavolinetto da fumo che, a sua volta, campeggia al centro di un tappeto al cui margine è sistemato il divano, di fianco al quale vi è il telefono.
Dal tutto traspare un’atmosfera severa e compassata.
Sul fondo della stanza, si apre una vetrata oltre la quale, vi è un piccolissimo disimpegno, da cui si va, a destra nelle altre stanze e, a sinistra all’uscita della casa.
Nel salotto, vi è una finestra socchiusa e drappeggiata con un tendaggio intonato alle pareti, e, nel disimpegno, che si intravede oltre la vetrata, è sistemata una consolle con a lato un attaccapanni fissato al muro.

Scena n.1

Il salotto è vuoto.
Si sente suonare alla porta, e una donna dall’età indefinibile, ben curata nell’aspetto e con il volto savero, attraversa l’ingresso da destra verso sinistra, per andare ad aprire.
Entrano nel salotto, accompagnati dalla persona di prima, un’altra donna sui sessanta anni d’età e un uomo più giovane, con una borsa in mano.

MATTEO – (l’uomo con la borsa) Buongiorno, signorina Adele!-
FILOMENA – (la donna sulla sessantina) Buongiorno! Siamo venuti forse troppo presto?-
ADELE – No, no Filomena, anzi…sai cosa devi fare: c’è da pulire, spolverare il tappeto…insomma pensaci tu, come al solito. Secchio, strofinaccio e scopa, sai dove stanno. Tu Matteo, mi raccomando: una buona accordata! (indica il pianoforte) Stefano deve tornare e vorrà sicuramente trovarlo a porto!-

Esce dalla vetrata a destra, verso le altre stanze.
Filomena va subito sulla soglia della vetrata, per assicurarsi che la padrona di casa, sia andata via. Poi rientra.

Scena n.2

FILOMENA – ( a Matteo) Ti assicuro che questo pianoforte, non ha bisogno per niente d’essere accordato!-
MATTEO – (ironico) Eccola qui, l’esperta! Mi dici come fai a saperlo?-
FILOMENA – Lo so e basta! Perché dovrebbe essere scordato, se l’hai sistemato appena il mese scorso. Non ti ricordi? C’ero anch’io! Vuoi che in un mese sia diventato stonato?-
MATTEO – E’ vero quello che dici: ma se la signorina Adele mi ha chiamato, vuol dire che è scordato. Intanto…pensa a fare il tuo lavoro, che al mio ci penso io! –
FILOMENA – Certo che ci penso al mio lavoro! –

La donna esce a destra, mentre l’uomo si toglie la giacca e comincia ad esaminare lo strumento. Filomena rientra con gli attrezzi delle pulizie, ed inizia il suo lavoro.

MATTEO – (pigiando su un tasto) Vedi, questo SI bemolle è un po’ moscio, ed anche il LA è un po’ giù. Il pianoforte cara Filomena, per me, è come una bella donna! –
FILOMENA – Sei sempre il solito malizioso! –
MATTEO – No, lo dico seriamente. La tastiera ha bisogno d’essere praticata, accarezzata, adoperata. Ci si deve stare, il più possibile sopra: se non lo fai, si scorda. La donna è lo stesso: trascurala, ed essa avvizzisce! –
FILOMENA – (incuriosita) Vuoi insinuare che questo pianoforte non suona mai? –

L’uomo, prima di rispondere, va verso la vetrata ad assicurarsi che non viene nessuno.

MATTEO – T’assicuro che questo strumento non suona da diverso tempo! –
FILOMENA – (pensosa) Se ricordo bene, anche l’altra volta, la signorina disse che il signor Stefano doveva tornare! –
MATTEO – Se è per questo anche la volta precedente lo disse!-
FILOMENA – Sì, c’ero anch’io, e, ogni volta, ha annunziato il ritorno del nipote! –

Per alcuni istanti restano increduli in silenzio, assorti nel loro lavoro.

FILOMENA – Credo che tu stia pensando le stesse cose mie: che il signor Stefano, può non essere mai tornato a casa! –
MATTEO – No, no…aspetta un momento: rendiamoci conto che stiamo ipotizzando che il signor Stefano non sia mai tornato a casa dall’America, sulla base di un pianoforte che si scorda, perché non suona mai! E’ ridicolo! Mettiamo, invece, che sia tornato e semplicemente non abbia suonato, perché non ne ha avuto voglia! –
FILOMENA – Tu credi che se fosse venuto, non si sarebbe fatto vedere almeno qualche volta in giro? No, no: per me, quello non è mai venuto! (lunga pausa, poi, all’improvviso) Mah, che bel tipo! –
MATTEO – Chi? –
FILOMENA – Come chi: Stefano, no! –
MATTEO – Già…se, però, le cose stessero come dici: mettiti nei panni della moglie, poverina!-
FILOMENA – Beh, quella per me…si fa consolare da…quell’altro! –
MATTEO – Da chi? –
FILOMENA – L’amico del marito, no! –
MATTEO – Quante ne vai a pensare: le sai tutte! –
FILOMENA – Lo dicono tutti! –
MATTEO – Io, non ci credo! –
FILOMENA – Pensa quello che vuoi. Per me, sotto questa faccenda, ci deve stare qualcosa sotto. Dunque, riflettiamo: il marito se ne va in America e…la moglie rimane qui da sola…!-
MATTEO – Da parecchio tempo, a quanto mi risulta! –
FILOMENA – Certo: saranno un paio d’anni, ormai. Per me c’è qualcosa che non quadra! –
MATTEO – Beh, lei ha il suo impiego in banca…–
FILOMENA – Pensi che l’impiego possa bastare? –
MATTEO – E’ sempre una distrazione…-
FILOMENA – Per una donna giovane e bella? –
MATTEO – Può darsi che le basti! -
FILOMENA - No…non è così! In banca, ci sta anche quell’altro…! –
MATTEO – Che cosa vai pensando! Poco fa, dicevi che il malizioso ero io. Renditi conto che i tempi sono cambiati, oggi è normale, le distanze tra uomo e donna, non sono più come una volta: si può essere anche solo amici! –
FILOMENA – Come…io e te, per esempio! –
MATTEO – Esattamente! –
FILOMENA – (ironica) Io…e te, siamo due vecchietti! –
MATTEO – Che c’entra! –
FILOMENA – Beh, caro mio: c’entra, c’entra l’età: noi, non avvertiamo più i morsi della carne, ma loro…loro sono giovani e certe pulsioni le hanno, eccome! Non mi sembra, perciò, normale che uno si sposi e lasci sola, per anni, una moglie giovane e bella; anche se la poverina fosse una santa, un uomo così, le corna le meriterebbe! –

Matteo raccoglie i suoi arnesi e li mette nella borsa; poi, s’infila la giacca, si siede al piano e accenna un “Notturno” di Chopin, per provare l’accordatura.
Filomena, arresta il lavoro e si mette ad ascoltare. Per qualche istante, sulla soglia della vetrata, compare Adele e resta anche lei in ascolto. Dal suo viso traspare un’espressione struggente, come di sofferenza. Subito, però, scompare a destra, verso le camere. L’uomo, dopo un po’, smette di suonare.

MATTEO – (alzandosi) Io avrei finito! –
FILOMENA – Se aspetti un attimo, finisco anch’io! –

Matteo scuote corrucciato la testa. Il fatto è notato dalla donna.

FILOMENA – Si può sapere che hai? –
MATTEO – (perplesso) Adesso, sono quanto mai convinto che in questa casa è successo qualcosa di grave! –
FILOMENA – Anche tu hai avuto la mia stessa sensazione! Hai notato lo strano effetto di quella musica sulla signorina Adele? La…sua faccia, l’hai vista? –
MATTEO – Già! –
FILOMENA – Per forza: era la musica che suonava sempre il signor Stefano! –
MATTEO – Non lo sapevo: l’ho suonata a caso! Beh… chi meglio di te, può sapere che… era la sua musica? Frequenti questa casa da tanto tempo! –
FILOMENA – Intanto questo…incidente ci ha dato modo di capire…(va verso la vetrata e osserva se viene qualcuno) La signorina con quella faccia non l’ho mai veduta. Questo è un comportamento molto strano! Per la verità, sia lei che sua sorella sono state sempre anch’esse un po’ strane. Però, mai ho notato tanto mistero in questa casa, come adesso! –
MATTEO – Vuoi un consiglio? Fatti gli affari tuoi: non intrigarti! –
FILOMENA – Chi vuole impicciarsi! Pero, sii sincero: la cosa non t’incuriosisce un poco? –
MATTEO – Sì, è vero: un po’ forse, ma non tanto quanto lo è per te! Tu ci vivi di queste cose: ci ricami sopra ogni sorta di…mal…(si corregge) mormorio. Oltre tutto…beh, lasciamo stare…!
FILOMENA – Oltre tutto: cosa vuoi dire? –
MATTEO – Proprio tu…che non…dovresti farlo! –
FILOMENA – Stavi per dire maldicenza, non è vero?-
MATTEO – Hai capito, comunque, a cosa mi riferivo! –
FILOMENA – (risentita) Se vuoi litigare, sono pronta! Poi sostieni che a sparlare sono io!-
MATTEO – Non sparlo, per carità: me ne guarderei! Mi sono solo allineato con le voci che circolano in paese! –
FILOMENA – Le solite malelingue! Mia figlia sta a Roma a servizio presso una famiglia benestante! –
MATTEO – (insinuante) Va bene, va bene, sai com’è fatta la gente: vede tutto quel lusso che fa tua figlia quando viene a trovarti…-
FILOMENA – (indignata) Sono vestiti smessi che la signora dove lavora, le regala. Lei si fa volere bene! –
MATTEO – Sì, sì, questo te lo riferisce lei; e a te, fa comodo pensare che le cose vanno in quel modo, perché tua figlia vive bene e quando viene in paese, ti fa scivolare nelle tasche sempre qualcosa! Dietro, però, a certi racconti, cara Filomena, molte volte si cela chissà quale altra verità! –

La donna non replica, come fosse mortificata da quelle parole. L’uomo se ne rende conto.

MATTEO – Su, non prendertela: la verità potrebbe essere anche quella che dice tua figlia. Vedi come vanno i fatti? Lei a Roma, si comporta nel modo più serio e normale di questo mondo e la gente, influenzata dall’apparenza, pensa chissà che cosa! E, in questo gioco…contagia…sempre più altre persone! –
FILOMENA – Come hanno fatto con te? –
MATTEO – Già! 
FILOMENA – Visto? Anche tu, allora, ti sei fatto coinvolgere dai pettegolezzi! –
MATTEO – Chi, non ne è travolto? Beh, lasciamo stare…! Comunque, non parlare più del signor Stefano, dell’America e della moglie: personalmente, a me non interessa! –

Pausa.

FILOMENA – (riacquistando il suo buonumore) Intanto…col discorso che hai fatto, poco fa, del pianoforte che si scorda se non suona, mi hai messo addosso una grossa curiosità. Daltronte che male faccio, se cerco di sapere qualcosa? –
MATTEO – (sfiduciato) Mi arrendo: a te, chi ti cambia? Adesso metterai in moto tutta la tua abilità per sistemare, a modo tuo, ogni tassello. E’ così che nascono le dicerie, i pettegolezzi! –
FILOMENA – La verità: cercherò di sapere soltanto la verità. Ecco, ho finito; chiamo la signorina! –

Esce per mettere nel ripostiglio secchio e scopa. Poi rientra da destra con la signorina Adele.

Scena n.3

ADELE – Allora, è tutto a posto? Sapete, chiamo sempre voi, perché ho completa fiducia e perché sono convinta che quello che vedete in casa, non lo andate a dire in giro. I pettegolezzi sono la cosa che più odio al mondo! –
FILOMENA – Può contare, signorina, come sempre, sulla nostra riservatezza! –

Non visto dalla padrona di casa, Matteo, fa una smorfia.

MATTEO – Il pianoforte è a posto! Se viene…(si corregge) quando fiene il signor Stefano, lo troverà perfetto! –

La signorina trasalisce, ma si riprende all’istante.

ADELE – Certo che verrà, ne sono sicura! –
FILOMENA – (imbarazzata per la gaffe di Matteo) Ho dato anche una pulitina ai vetri…!-
ADELE – (con il borsello in mano) Vi do come le altre volte? –
MATTEO – sì, sì, come sempre! –
FILOMENA – Sì, va bene anche per me, grazie! –

La donna prende dal borsellino alcuni biglietti, coi quali paga i due. Poi, li accompagna alla porta. Matteo e Filomena salutano ed escono a sinistra. Adele chiude la vetrata dietro di sé e se ne va a destra.

Scena n.4

Subito dopo la vetrata si riapre ed entra un uomo anziano, seguito dalla signorina Adele che spinge una sedia a rotelle con sopra una donna anziana. 
La donna sulla sedia, dimostra circa cinquantacinque anni d’età, ed ha un aspetto ben curato e porta i capelli raggruppati all’insù. Il suo viso è bianchissimo e levigato e, nonostante la menomazione, si direbbe una bella donna.

ALFONSO – (l’uomo anziano) L’ostinazione, con la quale persistete, nel coltivare l’idea di un possibile ritorno di Stefano, è commovente! –
ADELE – Sembra che tu dica questo, con un pizzico di sarcasmo, come se non riguardasse anche te. Lasciaci la speranza, non ti pare? –
BICE – (la donna sulla sedia) Almeno quella, Alfonso: l’unica che ci dà la forza di andare avanti! –
ALFONSO – Scusatemi! E’ vero: si è impotenti di fronte a questo destino. Non ci resta nient’altro che sperare! (si guarda intorno e nota le pulizie fatte) Questa donna…questa, che viene per le pulizie, non mi è mai piaciuta! Sappiate che in paese non gode di una buona nomea. Filomena si chiama, è vero? Ti ficca quegli occhi addosso, come se volesse spogliarti. Ha poi quell’aria indagatrice che, nella nostra situazione, è pericolosa. Voi…dite però che è fidata. Io dico, invece, che è troppo intrigante! – 
BICE – E’ vero: intanto, questa la conosciamo da tanto tempo, e sappiamo come comportarci. Di migliori, comunque, non se ne trovano!-
ALFONSO – Non so se…sia prudente averla tra i piedi! –
ADELE – Non preoccuparti: sappiamo benissimo ciò che facciamo! –
BICE – Proprio perché Filomena è così, la teniamo: se da lei non parte chiacchiera, in paese, di noi, nessuno mai sospetterà niente! –

L’uomo guarda l’orologio.

ALFONSO – Come mai Carla ancora non viene? Dovrebbe essere arrivata ormai da un pezzo! –
BICE – Ogni volta che parte, mi procura un’ansia enorme, e ogni piccolo ritardo del suo ritorno, mi dà una forte preoccupazione! –
ADELE – Sorella cara, Carla non corre nessun pericolo. I treni sono sicuri, poi è un viaggio che fa, una volta al mese, ormai da due anni.-
ALFONSO – (gettando lo sguardo fuori la finestra) Già, già, intanto, ancora non si vede! –

Squilla il campanello dell’ingresso e Adele va ad aprire.

ADELE – Ah, sei tu Enrico! Entra pure…-

La donna rientra nel salotto, seguita da un giovane sui trenta anni d’età, di buon aspetto e ben vestito.

ENRICO – Buongiorno, signor Alfonso! Buongiorno, signora Bice! Carla, non è ancora tornata? –
BICE – Stiamo aspettando che arrivi! –
ADELE – Il treno porta ritardo…-
BICE – E questo ci preoccupa! –
ALFONSO – Ma arriva, arriva, non...fateci caso: si tratta del solito ritardo! Piuttosto, Enrico, come stai? Ti fermi a pranzo da noi? –
ENRICO – No, grazie signor Alfonso, non posso: non ho avvisato, a casa mi aspettano…-
ALFONSO – Avvisali, allora: puoi fare un colpo di telefono! –
ENRICO – No, sarà per un’altra volta. Sono passato da voi, per sentire notizie di Stefano! –
BICE – Caro Enrico, non te lo scordi Stefano, vero? (con voce commossa) L’amico del mio Stefano, l’inseparabile compagno di sempre! Pareva che vi unisse un legame che, spesso, neanche tra fratelli, esiste. In paese, bastava che si nominasse quei due, ed era chiaro che ci si riferiva a voi ! –

Adesso qualche lacrima inumidisce gli occhi della donna.

ENRICO – Signora Bice, parlate di noi usando la forma del verbo al passato come se non ci fossimo più! –
ADELE – (intervenendo) Mia sorella, purtroppo, è portata a drammatizzare…-
BICE – (con il tono di prima) Accomunati in tutto: prima nei giochi, poi nello studio ed infine nel lavoro. Ma non nella…(scoppia in lacrime)-
EDELE - …sventura? No, Bice! Diciamo soltanto che…il nostro Stefano, per adesso, non è…pronto per tornare: tranquillizzati, quindi!-
ALFONSO – (guardando fuori la finestra) Ecco…arriva…su, non farti trovare da Carla in questo stato: vai a darti una sistemata! –

Adele spinge la sorella fuori, e scompare a destra oltre la vetrata.

Scena n.6

ALFONSO – (rivolto ad Enrico) E’ uno strazio. Ancora non si capacita, per quello che ci è capitato. La cosa poi, che più non riesce ad accettare, facendosene una colpa, è l’avere quasi perso il figlio con lo stesso male di suo padre. Questo è il motivo per il quale, è portata a disprezzare se stessa, convinta che sia lei, il portatore sano che ha trasmesso il male. Si ritiene, infatti, l’essere procreatore, anche se inconsapevole, di quest’altro infelice, un povero corpo vegetale, destinato ad un’esistenza da recluso! Di tutto questo se ne duole, vergognandosi terribilmente. Perciò, non ha voluto, e continua a non volere, in modo assoluto, che…la verità, si sappia in giro. (con tono beffardo) Per tutti, in paese, Stefano…è partito: sta in America! E’ convinta che se si sapesse la verità, la triste verità, quella che è custodita da queste mura, quella vera che è conosciuta soltanto da noi, sarebbe vergogna e…derisione! –

Scena n.7

Entra una ragazza sui venticinque anni d’età. La sensazione che si ha di lei, a prima vista, è quella di una bellezza dimezzata. La causa di ciò, è, certamente, un alone di durezza che emana la sua immagine. Ciononostante, il suo portamento è di una persona dignitosa, piacevole e discreta. Sul suo volto, infatti, incorniciato da una bella chioma bruna sparsa sulle spalle, affiora, a parte la tristezza, una buona dose di dolcezza, anche se l’espressione dei suoi occhi, rivela una grande inquietudine 
CARLA – (con tono di sconforto ad Enrico e Alfonso) Ciao! –

Entrano, quasi subito, Bice e Adele da destra.

BICE – (con trepidazione) Carla, allora, Stefano come sta? –

La ragazza, non risponde, va nervosamente verso la finestra e si arresta dando le spalle.

ADELE – (supplichevole) Su, Carla, racconta come lo hai trovato! Migliorato?-
CARLA – (a fatica e nervosa) Cosa… volete che vi dica? Che… sta meglio? Che l’ho trovato… in salute? E’ questo che desiderate? Beh, allora, sappiate che per ciò che concerne la salute fisica: l’ha da vendere; è…per il resto…che sta come…le altre volte! (scoppia in lacrime) Delirava! Urlava che… voleva restare da solo; che non voleva visite da nessuno! (il suo pianto diventa disperato) Mentre stavo con lui, improvvisamente… gli ha preso una crisi violenta. Era convinto… d’essere… un personaggio potente, e… che… erano gli altri, ad avere bisogno di lui: affermava, infatti, che sua suddita ero io, e dovevo implorare che mi aiutasse. Sono stata trattata peggio di un’estranea, e, siccome non gli chiedevo niente, mi ha… cacciata in malo modo! –

Lo sconcerto s’impadronisce dei presenti. Adele, spingendo la sorella sulla sedia, esce. Entrambe, sono immerse in una crisi di pianto. Alfonso, si avvicina a Carla e cerca di confortarla. La ragazza, disperata, si rifugia sul suo petto.

ALFONSO – Su, Carla non fare così, datti coraggio! Ora…ora vado di là, a cercare di consolare quelle due! (rivolto ad Enrico) A te ci penserà Enrico! –

Esce a desta verso le camere.

Scena n.8

Il giovane le s’avvicina, l’afferra per un braccio, e l’invita a sedere sul divano.

ENRICO – Carla, facendo così, non fai che peggiorare ogni cosa! –
CARLA – (calmatasi) Ti rendi conto: è mio marito e neanche vuole che lo visiti! –
ENRICA – Stefano è molto malato: non è colpa sua! –
CARLA – Intanto in questa casa non si vive più: vi regna un’atmosfera di tristezza, di squallore. Mai un sorriso, un segno di gioia. Sono due anni, ormai, che si tira avanti in questo modo, dopo appena tre mesi di matrimonio! Poi…poi, questa situazione imbarazzante d’ipocrisia, di falsità che si è creata, mi fa stare ancora più male. Capisci? Andare per strada, tra la gente, incontrare persone che conosco e accorgersi che mi circondano della loro affettata comprensione. Sono costretta a sminuire la loro meraviglia per un marito che ha anteposto lo studio, alla fresca compagnia della sua giovane moglie! Non ti sembra che sia tragico? Fare la faccia contenta, quanto dentro si avrebbe la voglia di piangere! Chissà, cosa direbbero, se conoscessero la verità; come si comporterebbero, se rivelassi loro la tragedia che mi è caduta addosso! (pausa) E…se chiedessi loro come comportarmi? Avere da loro il consiglio per come uscire dal buio di questo tunnel, oltre il quale non c’è luce, e, senza il quale, rischierei d’essere io stessa contagiata, irrimediabilmente, dallo stesso suo male! Come evitare, allora, che un male ne cagioni un altro? –
ENRICO – Ti capisco, ti capisco, e… ti ammiro per la forza d’animo che hai avuto finora! – 
CARLA – Chissà, però, se sarò capace di continuare ad averla. Ho parlato con il professore: è molto scettico sulla possibilità di una sua ripresa! Mettiamoci l’animo in pace: Stefano, mio marito, è uno psicopatico senza rimedio, un pazzo! –
ENRICO – Ancora non riesco a rendermene conto! Dicevano…che c’erano delle cure…-
CARLA – Le solite! E’ vero che si stanno facendo molti progressi nel campo delle malattie mentali, ma, per il momento, ancora non c’è niente di credibile! –
ENRICO – Povero Stefano: se penso a quando stavamo insieme e ai bei momenti trascosi, e poi guardo la situazione attuale, mi viene voglia di mordermi le mani dalla rabbia! La nostra è stata un’infanzia stupenda e una gioventù straordinaria! Ho ricordi bellissimi di quei tempi: siamo stati veramente amici, noi tre! –
CARLA – Certamente; e lo siamo rimasti anche… quando, mio malgrado, la mia…scelta cadde su di lui… anziché su di te! –
ENRICO – Hai…qualche rammarico? –
CARLA – (abbassa la testa confusa) Sì, tanti! (lunga pausa) Lo dico, non solo…a causa della triste situazione in cui mi trovo, ma perché in questi due anni ho riflettuto, forse perché…sono maturata, e certe cose riesci a decifrarle solo in prospettiva, dopo un certo tempo. C’è stato da parte mia, cioè, per quella decisione, una forte volontà di metabolizzarla, ma, evidentemente, non sono riescita a decantare i dubbi che mi hanno assalito.-
ENRICO – Parli così, solo perché la situazione attuale di Stefano, è quella che è…!-

Pausa.

CARLA – Ho…anche pensato a questo! Nel mio subconscio, con un’enorme forza di volontà, sono riuscita a soppesare, analizzare ogni cosa. Ho formato…come dire…diversi pacchetti: in ognuno ho racchiuso gli elementi della mia vita. In uno ho messo te, in un altro ho avvolto Stefano sano di mente, in un altro, ancora, ho collocato me stessa. Il male di Stefano, la mia scelta, i miei sentimenti, due anni di ansie, li ho messi separati in altri pacchetti. Sono riuscita così a ragionare con freddezza, come dire… a compartimenti stagno, senza farmi influenzare da pacchetti che non mi attiravano. Adesso, sono sicura che, anche se Stefano non si fosse ammalato, il mio rammarico ci sarebbe stato lo stesso!-
ENRICO – Carla, conosci i miei sentimenti: ti amavo allora, nello stesso modo e con la medesima intesità di Stefano. Quando scegliesti lui, sentii molto dolore, poi, a poco a poco, e questo ti sembrerà strano, l’idea di saperti di Stefano, il mio più grande amico, cominciò a confortarmi. L’amore che avevo nutrito per te fino alla tua scelta, lo dimenticai da qualche parte e rimase la mia sincera amicizia. Riuscii ad estraniare i miei sensi a tal punto, che non ti vedevo neanche più sotto il profilo di quella donna che aveva monopolizzato, fino a quel momento, i miei sentimenti.
CARLA – Povero Enrico: quanto ti ho fatto soffrire! Ma…tu…ora, dimmi la verità: mi…ami ancora? –
ENRICO – (col cuore in subbuglio) Se…se mi chiedi quale amore io oggi porto per te, ti dico che anch’io ho riflettuto sul mio passato: l’ho guardato anch’io in prospettiva, analizzandomi nel profondo dell’anima. Non credo ch’io sia riuscito, come ho detto poc’anzi, ad essere fedele al quel progetto di amicizia che avevo cercato di tenere in piedi dopo esserti sposata con Stefano. Vada per i tre mesi che rimaneste insieme, ma…dopo…quel progetto, cominciò a vacillare fino al crollo definitivo. Ebbene, io…io, poco per volta, sono riuscito a scovare nel posto più recondito del mio cuore, lì dove lo avevo nascosto, il mio amore, e ho scoperto di non avere mai smesso di amarti! Sapessi che pena provo nel vederti in questo stato e…non poterti stringere tra le mie braccia per… compiangere insieme… la triste sorte di Stefano! –
CARLA – Enrico caro, quanto ti ho fatto soffrire, perdonami! –
ENRICO – No, Carla, non voglio la tua commiserazione. Conosco la situazione e non desidero niente da te. Mi appaga il fatto, che soltanto io abbia dentro di me, questo amore. E’ la sola cosa cui tenga e che tento di tenerla in me discreta, e il più a lungo frenata. Vedi? Sono sereno! Così pure voglio che lo sia tu. Non chiedo se tu mi ami. Il mio amore per te, per esistere, non pretende che sia contraccambiato!-
CARLA – Enrico, che dici? Ti amavo allora nello stesso modo con cui amavo Stefano. Scelsi…lui, povera me, poi, fui…travolta dagli avvenimenti, lo sai! Ora, sono confusa, distratta; non so più cosa fare, come essere disinvolta, con quello che ho dentro. Avverto la sensazione come di aver perso la mia identità. Non ho più, infatti, la capacità di pensare, di agire autonomamente. Non distinguo più cosa è giusto fare, e quella che invece non lo è. Mi chiedi se adesso ti amo? Non lo so! Non riesco a dire quello che mi è…proibito! Mi sono disabituata ad essere me stessa. Il tipo di vita cui sono stata relegata e, mio malgrado, nel quale mi sono adattata, mi ha tolto ogni volontà. Sono rimasta invischiata, ahimé, nel conformismo, nella grettezza, e nel falso perbenismo che mi circonda. Ormai recito alla perfezione la parte che mi hanno imposto! –
ENRICO – Carla, non puoi continuare a vivere così: devi reagire! –
CARLA – In che modo? Me lo suggerisci tu? Vuoi forse che abbandoni Stefano al suo destino? Vuoi che gridi a tutti che Stefano è pazzo, e quel ch’è peggio, irrecuperabile? Quindi, adesso, per questi motivi, io lo lascio, e do modo alla mia giuventù d’avere il diritto di vivere la vita nella maniera più giusta. Pensi che la gente me lo permetta? Pensi che la signora o il signor tal dei tali, mi dicano: “povera figliola, che matrimonio è stato il tuo? Hai avuto un marito per soli tre mesi: non meriti questo destino. Vai, sei libera, puoi prendere la felicità che ti spetta”. No, Enrico, la gente o meglio, la loro opinione, non lo permette questo! La facciata, come si suole dire, ha le sue regole e vanno rispettate. Debbo, perciò, continuare a recitare la mia parte fino alla fine. Fingere tutto il contrario della realtà! –
ENRICO – Ma fino a quando reggerai? –
CARLA – Fino a quando ne avrò la forza o meglio, fino a quando…qualcosa avverrà: che, magari, Stefano…improvvisamente, si svegli dal…suo sogno, e ritorni dagli…Stati Uniti! –

Restano entrambi in silenzio, con la testa abbassata e con lo sguardo fisso nel vuoto.
La vetrata si apre e compare Alfonso.

ALFONSO – Carla, Enrico, su, venite in cucina a mangiare un po’ di minestra! –
ENRICO – No, signor Alfonso, non è il caso che resti. I miei, aspettano; sarà per la prossima volta! –

Esce dalla vetrata a sinistra.
Alfonso e Carla escono anch’essi, andando verso destra.


TELA

ATTO II°

Scena n.1

Adele rassetta il salotto. Si sente suonare alla porta, quindi va ad aprire.
Rientra, un attimo dopo, con fare cerimonioso, con un uomo e una donna, entrambi di media età.

ADELE – Oh quale sorpresa, signor Rocco, e voi Marcella, che piacere vedervi! Prego, accomodatevi; mi date i vostri cappotti?-

I due ospiti, si sfilano i soprabiti e li consegnano alla donna, che li appende all’attaccapanni dell’ingresso.

ROCCO – Adele, permettete che fumi? –
ADELE – Prego, signor Rocco, (porge un posacenere) allora, a che dobbiamo la vostra visita? –
ROCCO – Vedete…(esitando e cambiando tono) La signora Bice, non c’è? –

Intanto si accende la sigaretta.

ADELE – Signor Rocco: dove volete che vada mia sorella, senza di me? Nel suo stato, se non le sono d’aiuto io…! Sì, sì, c’è: sta in camera sua, non si sente molto bene! –
MARCELLA – Oh questo ci dispiace…!
ROCCO – Marcella, andiamo via: torneremo un’altra volta! –
ADELE – Ma no, che avete capito: si tratta di una lieve indisposizione, fra qualche istante verrà, siatene certi! –
MARCELLA-(con imbarazzo) Siamo venuti perché…da un po’ di tempo, Carla…non ci piace! E’ sempre nervosa e chiusa nei nostri confronti. E’…è, come se volesse…sfuggirci! Per di più, sia io, sia mio marito, la vediamo distratta…apatica, e…-
ROCCO – Noi, conosciamo molto bene nostra figlia. Da qualche tempo, appunto, non è più lei. Da quella ragazza brillante quale era, adesso la vediamo triste, come spenta! Certe…certe volte, abbiamo l’impressione che… ci nasconda qualcosa! –
MARCELLA – Abbiamo anche chiesto in banca, dove lavora, quali potessero essere i motivi di questo cambiamento, ma il direttore ci ha assicurato che Carla, in ufficio, non dà adito ad alcuna lamentela. A parte questo, sentite Adele: io sono la madre e avverto che qualcosa ci deve essere! –
ADELE – Vi assicuro, che per quanto ne so io, non c’è nessun motivo per preoccuparsi. Vedete, Carla è giovane, bella e l’umore dei giovani è…come il tempo in marzo: un niente, li fa rabbuiare, poi, tutto passa.-
ROCCO – Volesse Iddio che fosse come dite. Ma…non sono di quest’avviso. A mio parere, a Carla manca il marito! Lei, certo non lo dice, ma sono sicuro che questo suo mutamento, sia dovuto alla lontananza di Stefano. Due anni, non sono tanti, ma per una sposina, dopo appena tre mesi di luna di miele, possono diventare un’eternità! –
ADELE – (imbarazzata) Si…parlano spesso…per telefono, a quanto ne so! –
ROCCO – Sant’Iddio, però, un viaggio in Italia, ogni due o tre mesi, lo potrebbe fare, fosse anche solo per qualche fine settimana…-
MARCELLA – Dopo tutto qualche…disponibilità c’è: non credo si tratti di una questione di…spesa! –
ADELE – No, no, non è per la spesa, è…lo studio…lo studio alla Columbia University: sapete…le ricerche che sta compiendo in gruppo, non glielo consentono, evidentemente! –
MARCELLA – Già, le ricerche in équipe, come si dice! Allora…potrebbe lei, raggiungerlo in America, qualche volta! –
ROCCO – Una cosa è certa: Carla non può andare avanti in questo modo! –

Scena n.2

Entra Bice, azionando da sola la carrozzina. Il suo viso è cereo. Gli occhi sono rossi e le guance scavate, come se avesse avuto da poco una crisi di pianto.

BICE – Buongiorno! Quale piacere mi fa, avere la vostra visita! –
ROCCO – Abbiamo saputo della vostra indisposizione e stavamo per andare via…-
BICE – No, no, sto già bene! Adele si preoccupa per niente…-
MARCELLA – Voi, però, avete pianto: si vede! Su, che cosa vi succede? –
BICE – Stavo di là, ma non ho potuto fare a meno di ascoltare. Avete ragione! Anch’io, anzi, io e mia sorella, abbiamo avvertito il cambiamento di Carla. Noi, prima di voi. Noi, la teniamo in casa e avvertiamo i sui palpiti, ogni suo fremito. Di giorno ed ancora più di notte. La sentiamo che si muove convulsamente in questa stanza. Passeggia…passeggia, come una bestia in gabbia, mentre sicuramente la sua mente, macina chissà quali tristi pensieri! E’ vero, le manca il marito; ma, manca anche a noi: Stefano è il mio unico figlio! Iddio solo sa quanto ci manca! (scoppia in lacrime) –

Lunga pausa.

BICE –(un po’ più calma) Prima, dicevate che potrebbe venire…ma…può farlo? –
ADELE – (gridando con spavento) Bice…!-
MARCELLA – (con apprensione) Che cosa volete dire? –
BICE – (facendosi forza) No, Adele cara…è inutile: lascia che io dica tutto! –

Adele scappa a destra verso le camere, in preda ad una forte emozione.

ROCCO – Bice, che cosa è successo? Ci tacete qualcosa? –
BICE – (affranta e pensierosa) Conoscete bene la disgrazia che molti anni fa si abbattè sulla nostra famiglia, e quale terribile destino si è accanito in seguito, su Adele e me. Sapeste come mi è penoso e doloroso ricordare quei tristi avvenimenti che vi sto per narrare con la dovizia di tutti i particolari che a voi certamente non sono noti. Avevamo appena nove e cinque anni, Adele ed io, quando il fatto avvenne. La cronaca del tempo, ne parlò ampiamente: “In preda ad un raptus omicida, uccide la moglie con un coltello da cucina, e si lascia catturare dai carabinieri, accorsi alla chiamata dei vicini”. Al processo, che fu breve, nostro padre fu riconosciuto infermo di mente e rinchiuso in una casa di cure. Noi, ancora con quella terribile visione di sangue negli occhi, fummo affidate a nostra zia. In seguito, quando le acque si furono calmate, cominciò a condurci in visita da nostro padre, bontà sua, però, chiuso nella sua pazzia, non ci riconobbe mai. Se ne è andato otto anni fa! –
MARCELLA – Che Dio l’abbia in gloria! –

Nel frattempo è ricomparsa Adele, dalle stanze interne, e riprende il racconto della sorella.

ADELE – Fummo tirate su, Bice ed io, amorevolmente da nostra zia Betta: una donna di una bontà infinita. I primi tempi, per noi due bambine, furono terribili. Eravamo guardate per strada con curiosità. Additate ovunque andavamo, e commiserate come due disgraziate. Poi, il tempo, a poco a poco, fece in modo che tutto passasse. Sono trascorsi ormai tanti anni: dentro di noi, però, è rimasta la cicatrice di una ferita rimarginata, ma pronta a riaprirsi alla prima occasione! –

Rocco e Marcella seguono questo racconto, che per sommi capi, già conoscono. Ma, adesso, nel sentirlo rievocato direttamente, e corredato di particolari crudi, avvertono un senso di sbigottimento.

BICE – Adele, di quattro anni più grande di me, era più presente in spirito all’epoca dei fatti, quindi è rimasta più segnata, tanto che ha rifiutato di vivere la sua vita. E’ rimasta con me: non si è voluta maritare. Io, invece, conobbi Alfonso. I primi tempi, lo respinsi sdegnosamente, poi, piano piano, l’accettai e dopo, iniziai ad amarlo. Infine ci sposammo. La nostra vita fu, in seguito, allietata dalla nascita di Stefano. Che anni sono stati quelli! Quel bambino, era tutto per noi. Sembrava che la vita, fino ad allora avara, finalmente si fosse decisa a regalarci ciò che ci aveva negato prima. Riversammo, ovviamente, sul ragazzo, tutto l’affetto che non avevamo potuto avere da nostra madre. Stefano era al centro della nostra esistenza. Vederlo crescere sano e bello, era per noi un’immensa felicità. Era tanta la nostra gioia, così tanta, che a confronto con le sventure che avevamo sofferto da piccole, sembrava spropositata. Cosicché, quando ebbi l’incidente e non potei più fare uso delle mie gambe, quasi accettai la cosa come una compensazione per la troppa felicità che stavamo vivendo.
ADELE – Era troppo bello per durare. Il destino, purtroppo, stava in agguato. Il passato, il nostro duro passato, stava per riaffacciarsi! –
BICE – Ricordate quando andammo a Milano, perché Stefano doveva assistere ad una serie di conferenze di quell’illustre economista americano? In realtà, andammo a Losanna, in Svizzera, a consulto con un luminare della psichiatria. Stefano, da un po’ di tempo, soffriva di lievi disturbi della memoria che pregiudicava l’andamento degli studi. Le prime volte erano cose innocenti: non ci demmo importanza, poi, un giorno, le sue dimenticanze si fecero più gravi. I suoi mal di testa, divennero sempre più frequenti e terribilmente insopportabili.-
ROCCO – (risentito) Perché non lo avete detto? –
MARCELLA – Perché tacere tutto? –
BICE – Il consulto fu rassicurante: grave esaurimento nervoso, fu la diagnosi! Col riposo e con le cure appropriate, il ragazzo sarebbe guarito! –
ADELE – (tre le lacrime) Una notte…però, circa due mesi dopo, udimmo un enorme trambusto provenire dalla camera di Stefano e Carla, grida, rumori di mobili rovesciati. Accorremmo, e, quando aprimmo la porta, uno spettacolo agghiacciante si presentò davanti ai nostri occhi. A parte l’enorme disordine, vedemmo Stefano con la bava alla bocca e con gli occhi sbarrati che giaceva a terra rantolando, in preda a terribili convulsioni. Carla, più in là, accovacciata e seminascosta dal letto rovesciato, giaceva in uno stato di prostrazione, con il viso ed il corpo ricoperto di lividi! –
MARCELLA – Povera figlia mia! Tutto questo, è stato tenuto nascosto! –
ROCCO – E’ una cosa inqualificabile! Non avete pensato, che noi, suoi genitori, avremmo avuto il diritto sacrosanto di essere messi a parte di questa cosa? Il vostro è stato un comportamento sconcertante! –
MARCELLA – A parte voi, ma Alfonso, come ha potuto farci questo? –
BICE – (piangendo) Sono stata io a volerlo! Ho avuto paura che l’accaduto si sapesse. Temevo il ritorno dei fantasmi del passato. Conoscendo i pregiudizi e la grettezza della gente, temevo che colpissero di nuovo, me e mia sorella, con la stessa cattiveria di quando eravamo bambine! –
ADELE – Forse abbiamo sbagliato a non farvelo sapere, però, siate certi, ancora oggi, mia sorella ed io, desideriamo con fermezza, che tutto rimanga tra noi! –
ROCCO – Adesso, Stefano, dov’è? –
BICE – E’ ricoverato in una clinica per la salute mentale, un manicomio insomma, a Roma! Carla e spesso anche noi, andiamo a visitarlo. Purtroppo, ad oggi, le sue condizioni non lasciano sperare una guarigione, almeno in tempi brevi! –
ADELE – Ci sarebbe bisogno di un miracolo. Perciò, bisogna pregare…pregare sempre!-
ROCCO – (guarda l’orologio da polso) Adesso sarebbe meglio andare via: Carla dovrebbe tornare dall’ufficio da un momento all’altro: non voglio che ci trovi qui! –
MARCELLA – E’ vero, la cosa potrebbe ancor più angosciarla! –
ADELE – Come? Andate già via? (cambiando tono) Oh che sbadata, non vi ho neanche offerto qualcosa: almeno un caffè! – 
MARCELLA – No, no grazie: preferiamo andare via al più presto! –
BICE –Marcella, Rocco, prima di andarvene, prometteteci una cosa, vi scongiuriamo: non dite un giro quello che oggi avete saputo! –
ADELE – Potrebbe…più danneggiare Carla che giovarle! –

I due fanno con la testa un impercettibile cenno d’assenso, staccano i soprabiti ed escono a sinistra oltre la vetrata.
Subito dopo, Adele, spingendo la carrozzina della sorella, sparisce a destra per le camere.

Scena n.3

Entrano da sinistra, Enrico e Carla.

CARLA – Avverto la zia che resti da noi a pranzo; torno subito! –

Esce a destra, mentre il giovane entra nel salotto e siede sul divano, proprio al posto dove, un’ora prima, era il signor Rocco, il padre di Carla.
Intanto la ragazza rientra seguita da Adele.

ADELE – Enrico, come stai? Ci fa molto piacere che ti fermi per il pranzo: in questa casa, sei sempre il benvenuto! Per noi sei come un secondo figlio! –

La ragazza, intanto, nota sul tavolinetto il posacenere usato dal signor Rocco.

CARLA – (incuriosita) Zia, chi c’è stato in casa? Abbiamo avuto visite? –
ADELE – (trasalendo) No, nessuna! –
CARLA – Come nessuna? Noi di casa non fumiamo! –
ADELE – (esitando) Sì…per la verità, qualcuno…c’è stato! –

Entra Bice da destra.

BICE – Lo dico io, chi è venuto: c’è stato tuo padre e tua madre! –
CARLA – Sì? Allora, perché non li avete invitati a restare a pranzo? –
ADELE – (esitando) Per la verità…non hanno voluto…incontrarti! –
CARLA – Che cosa è successo? –
BICE – (dopo un attimo d’incertezza) Il loro stato d’animo era…esacerbato: hanno saputo tutto! –
ADELE – Hanno preferito andare via, per non turbarti! –
CARLA – E così facendo, credete che mi abbiano tranquillizzata? Così…sanno tutto: poveri cari! –

Si lascia cadere sul divano accanto ad Enrico. Bice azionando la carrozzina, si avvicina, prende delicatamente la sua mano, e la stringe al proprio petto.

BICE – Sì, ho detto loro ogni cosa: non era giusto che continuassero ad ignorare! –
CARLA – Sarà stato terribile, sapere tutto, così all’improvviso! –
BICE – Hanno compreso però, i motivi che ci spinsero al silenzio; tanto che hanno deciso di seguire anch’essi, il nostro comportamento! –

Si sente lo scatto della serratura, ed entra Alfonso da sinistra.

ALFONSO – Buongiorno! Vedo che ci siete tutti! E’ un piacere avere una ventata di gioventù, tra questi… ruderi: Enrico dovresti venire più spesso! –
BICE – Resta anche a pranzo! –
ENRICO – Sì, mi ha invitato Carla! –
ALFONSO – C’è bisogno di invitarti? Resta pure tutte le volte che lo desideri! -
ADELE – Su, non fate i cerimoniosi: andiamo di là, il pranzo è pronto! –

Escono tutti a destra.

Scena n.4

Rientrano Alfonso ed Enrico da dove erano usciti.

ALFONSO – La tua presenza in casa, caro Enrico, oltre al piacere d’avere la tua compagnia, te l’assicuro, sprona Adele a superarsi tra i fornelli. Un pranzo così non lo gustavo, infatti, dall’ultima volta che ti trattenesti. Adesso, mentre attendiamo il caffè, io e te, dobbiamo fare una chiacchierata: allora, come va?-
ENRICO – (imbarazzato) Bene…bene! Si conduce la solita vita: la mattina in banca, poi si esce e si gira un po’. Purtroppo, il paese offre poco e non c’è da fare che le stesse cose! –
ALFONSO – Potrebbe andare meglio, non è vero? –
ENRICO – Sicuramente, ma… bisogna accontentarsi! –

La conversazione stenta a decollare, non trovando l’appiglio di un valido argomento.

ALFONSO – Certo… se ci fosse stato Stefano…!-
ENRICO – Non…posso negare che… con lui, sarebbe stata…un’altra vita! –
ALFONSO – Ti manca, vero?-
ENRICO – Abbastanza! –
ALFONSO – Capisco! –

Pausa.

ENRICO – (riprende divagando) Bella giornata, oggi! –

L’uomo non risponde. Si vede chiaramente che il colloquio continua ad andare avanti in modo lezioso e non prende la piega da lui desiderata. Dopo qualche pausa, però, lo riprende con un piglio più sfrontato.

ALFREDO – In banca, ti vedi con Carla? –
ENRICO – (sorpreso) Poco! Lei sta negli uffici, io alla cassa: ci vediamo all’apertura e alla chiusura della banca! –
ALFONSO – (paterno ed insinuante) Le sei…affezionato a quanto pare! –

L’uomo tenta, in ogni modo, di farlo aprire e fargli confessare quello che, in fondo, lui già conosce.

ENRICO – (sempre più sorpreso) Certo: Carla è un’amica, anzi, più che un’amica: è la moglie di Stefano! –

L’uomo sta per arrendersi, ma replica.

ALFONSO – (con tono amaro) Già, la moglie di Stefano…una moglie che… non ha più il marito! –
ENRICO – Come, non lo ha più: Stefano è vivo! –

Pausa.

ALFONSO – (con dolcezza) Enrico, vieni, siedi vicino a me! –

Il ragazzo gli si mette accanto sul divano.

ALFONSO – (paterno) Enrico, tu sei per me come un altro figlio; a maggior ragione da quando Stefano non c’è più. Sei abbastanza grande, per capire le cose come stanno realmente. Pensi che Stefano possa guarire e ritornare? Ne dubito molto! Ti sembrerà crudele, sentire queste parole dette proprio da me, da un padre! Purtroppo è la verità!-
ENRICO – (incredulo) No…non…posso credere che…Stefano non guarisca! –
ALFONSO – (con fermezza) Ma è la verità, ineluttabile verità! Ho avuto già questa esperienza: Guido, il padre di Bice, mio suocero, lo abbiamo aspettato fino alla fine. Trent’anni di ansie, pene e lacrime: tutto inutile! Ora, solo un miracolo potrebbe far guarire Stefano! –
ENRICO – (fiducioso) Le terapie d’oggi, non sono quelle di una volta…! –

Alfonso prende tempo, si alza, fa qualche passo per la stanza, poi, gli si avvicina e lo guarda intensamente.

ALFONSO – Com’è encomiabile la tua fede! E’ pure giusto che tu, da amico, ragioni in questo modo. Le terapie d’oggi, dici? A par mio, i medici ne parlano sempre per dare coraggio, ma non è vero niente! Hanno scoperto, tante cure per il corpo, ma…per la mente….sono sempre le stesse! (le ultime parole le dice con un tono di sconforto)-

Entrano Carla, Adele e Bice. La ragazza reca il vassoio col caffè.

Scena n.6

CARLA – Ecco il caffè! –

Ognuno prende la tazza e beve.

CARLA – (a Enrico) Chissà quali discorsi noiosi ti stava facendo papà! –
ALFONSO – (sorridendo) Gli ho fatto una polizza! –
CARLA – Un’altra? –

Sorridono tutti.Poi, le donne escono a destra.

ALFONSO – (serio) Appena un attimo di serenità! (pausa) Hai visto Carla? Quando ci sei tu, le brillano gli occhi: fa bene vederla un po’ su!- 

Il ragazzo è imbarazzato.

ALFONSO – Va bene, non fare quella faccia: non è una novità quello che ho detto! A voi due vi si legge tutto addosso: Carla ti ama, ne sono sicuro, e, anche lei ti ama: non ve lo avete ancora confessato? –

Il ragazzo arrossisce.

ENRICO – (emozionato e farfugliando) Non…posso negare che…ho amato Carla fin da quando eravamo ragazzi! Poi…lei scelse Stefano ed io l’ho sempre rispettata per la moglie di vostro figlio. Da allora, c’è stato solo amicizia tra noi! –
ALFONSO – Va bene, va bene, lo so questo. Sei un ragazzo…strano: non sai guardare in faccia alla realtà! (borbottando tra sé) Possibile che mi sia fatto un’opinione sbagliata? (di nuovo a Enrico) Mah, fa come se non avessi detto niente! (ha un leggero sbadiglio) Enrico, scusami, ti lascio: vado di là a fare il mio solito riposino. Ti dispiace se chiedo a Carla di farti compagnia? –

Va oltre la vetrata e gira verso destra.

Scena n.8

Carla arriva quasi subito e va a sedersi sul divano accanto al ragazzo. Questi, però, si alza e va verso la finestra, come volesse sfuggirle.

CARLA – Che c’è Enrico, ti vedo turbato! Cos’altro avete detto con papà? –
ENRICO – (imbarazzato) Veramente, ha parlato sempre lui! –
CARLA – Sì? E cosa diceva? –
ENRICO – Niente! –
CARLA – Allora, è…stato zitto! –
ENRICO – No…proprio zitto…no! Voleva…voleva parlare…per forza…di noi! –
CARLA – Di…noi chi? –
ENRICO – (sbottando) Di noi, di noi! Vale a dire, di me e te! –
CARLA – Ebbene? -

Lunga pausa.

ENRICO – (prima esitando, poi risoluto) Carla, è inutile…non… possiamo più nascondere…quello che proviamo! Poco fa, col signor Alfonso, ero sul punto di cedere. Almeno da parte mia, è troppo evidente che ti amo: se ne accorgono tutti! –

La ragazza ha un sussulto. In un primo momento, è sorpresa dall’ardire di Enrico: dopo tutto era ancora la moglie di Stefano, poi, si compiace di quest’audacia. Nel suo cuore, intanto, va formandosi una tempesta, e, un’attimo dopo, nel pieno del suo impeto, si gira e porge le sue labbra ad Enrico. 

CARLA – Sì, sì Enrico, Enrico caro: anch’io ti amo. Non posso più nascondere quello che sento per te! –
ENRICO – E’ vero, questo vale anche per me: si soffre troppo a fingere che, tra noi due, ci sia solo dell’amicizia!-
CARLA – Come posso ancora celare un sentimento che c’è sempre stato? A quel tempo, quando eravamo tutti e tre felici, vi ho amato entrambi. Oh, quanto vi ho amato! Dio sa quanto! E, credimi, il mio sentimento per tutte e due, era sincero e fatto della stessa quantità. Adesso ti svelo una cosa che avrei voluto dirti fin d’allora, e che non ho mai avuto il coraggio di fare: il mio amore per voi, aveva delle…differenze. Amavo te in un modo tenero e pudico, alla stregua di come si può ammirare un oggetto prezioso, cui si tiene molto, e che non bisogna toccare, per non sciuparlo. Stefano, invece, l’ho amato per quel suo modo di fare…audace e spudorato. Oh come fui infantile col mio comportamento! Scelsi lui, forse, perché così facendo mi sembrava di trasgredire: vivere, cioè, la mia vita in modo diverso dai soliti canoni coi quali ero stata allevata dalla mia famiglia! Pensai, egoisticamente, solo a me stessa, credendo che all’amore si potesse comandare. Sottovalutai il tuo sentimento per me, credetti che dopo la delusione ti saresti ripreso e, prima o poi, avresti trovato un’altra donna! –
ENRICO – Come…vedi…non ne sono stato capace! Perché, poi, cercarla, quanto l’avevo già? La speranza mi diceva che non ti avevo persa del tutto, e che… dentro di te, in fondo, doveva…esserci qualcosa…-

Il giovane ha uno scatto improvviso, si allontana dalla ragazza e le volta le spalle.

CARLA – Perché ti sei fermato, che cosa ti ha turbato, caro? –
ENRICO – (con rabbia e rammarico) Quale bestemmia ho commesso, che diritto ho avuto nel dire che avevo la speranza che potevi, un giorno, essere mia! E’ come se, il male che è capitato a Stefano, lo avessi desiderato! –
CARLA – Oh Enrico caro, non disperarti: tu non sei tanto cinico da pensare certe cose! Ci siamo noi due soltanto, ora! Nell’amore ci deve essere un po’ d’egoismo: tu, purtroppo, ne hai fatto a meno per troppo tempo, sei in credito! –

La ragazza lo bacia ancora. Il giovane, però, si stacca come se volesse sfuggirle.

ENRICO – No, tutto questo, mi sembra un sogno: non può essere! Carla, ritorniamo alla realtà. Riflettiamo: il nostro, purtroppo, è un amore che non ci è…consentito! –

Carla sembra svegliarsi di sobbalzo. Si guardano, e restano a lungo entrambi in silenzio.

ENRICO – (dopo un po’, prostrato) Mi dispiace, mi dispiace per tutto! Carla, vado via, salutami i tuoi! –

Esce a sinistra, seguito dallo sguardo mesto della ragazza, che, rimasta sola, si porta il viso tra le mani, e prorompe in un pianto disperato. Dopo un po’, si asciuga le lacrime, si riavvia i capelli e si dirige verso le camere a destra.

Scena n.9

Entrano, da destra, Alfonso, Bice ed Adele.

ALFONSO – E’ una situazione che non può durare a lungo. Bisogna, purtroppo, guardare in faccia la realtà. Stefano sta là, e…non torna, statene certe. E’ duro dirlo, ma la verità è questa! Tenere, perciò, in casa questa ragazza col suo dramma, è straziante e…crudele. Carla, non può fare per sempre la “vedova bianca”. Inoltre, Enrico, lo avete notato? Discreto, premuroso, sempre pronto a sdrammatizzare e a confortarla: fa pena, povero ragazzo! –
ADELE – Lo sappiamo benissimo: abbiamo occhi e orecchie, noi. Non si discute: il ragazzo l’ama! –
BICE – Non ha mai smesso d’amarla, fin da quando erano ragazzi! –
ALFONSO – Ma anche Carla lo ama! –
ADELE – Questo significa, che stanno per “mettersi” insieme? –
ALFONSO – State tranquille, di loro iniziativa non lo faranno mai: sono troppo educati e rispettosi per farlo! –
BICE – Vorresti dire, che dovremmo permettere loro di unirsi, anche se la gente continua a credere che nostro figlio è in America? -
ADELE – Se pensano d’avere il nostro permesso, questo se lo possono togliere dalla mente!-
ADELE - La nostra benedizione non l’avranno mai, se dovessero commettere un colpo di testa! –
ALFONSO – Già…dimenticavo: la gente! Voi perdurate scientemente nella vostra idea fissa di tenere il segreto! La cosa giusta, invece, sarebbe quella di svelare al mondo la verità: si risolverebbe ogni cosa nel migliore dei modi! – 
ADELE – (col viso tra le mani) Quanta vergogna, quanta vergogna…! –
BICE – Io…non resisterei! –
ALFONSO – Dipendesse solo da me, il via, invece, gliel’avrei accordato da tempo. Torno a ripetere che, il vostro problema, è la paura di quello che può pensare la gente! –
ADELE – Si vive in questa realtà: purtroppo, è un ambiente retrivo, gretto, legato a convenzioni meschine! –
BICE – Ne…sappiamo qualcosa: abbiamo sofferto, per questo, nel passato! –
ALFONSO – So perfettamente quello che avete sopportato, fin dal momento in cui avvenne…il fatto; pensate che non me ne sia fatto carico anch’io? –
ADELE – Allora, siccome ne sai anche tu qualcosa, perché non dovremmo comportarci in questo modo? Il male di Stefano non è infamante tanto quanto quello che ci successe a qual tempo? –
ALFONSO – Ma…quel fatto avvenne quarant’anni fa! –
BICE – Che significa? –
ALFONSO – I tempi sono diversi: la gente è cambiata! –
BICE – Non ne abbiamo ancora la certezza, Alfonso! –
ADELE – Poi, tu col lavoro che fai: pensi che non subiresti un contraccolpo? –
ALFREDO – Al diavolo l’Agenzia! –
BICE – No, no, al solo pensiero, di confessare che Stefano sta in manicomio, mi si gela il sangue! -
ALFONSO – Fregatevene della gente, del conformismo, della mentalità reproba e falsamente puritana che conoscete! La gente è ipocrita e gretta: se per ogni azione, si tenesse conto della sua opinione, tutto, a questo mondo, sarebbe soffocato! –
ADELE – (come se non avesse ascoltato) In banca poi, come accetterebbero Enrico e Carla conviventi? Darebbero ad intendere che hanno approfittato della malattia di Stefano! –
BICE – Agli occhi di tutti, Carla non apparirebbe altro che un’adultera! –
ADELE – Già: né più né meno che un’adultera, una svergognata! –
BICE – No, Alfonso, ogni cosa deve restare com’è! Per il bene nostro e dei ragazzi, credici, e preferibile continuare a tenere il segreto. Fino a quando il marito “vive”, Carla non può andare con un “altro” uomo! –
ALFONSO – Ma Stefano non “vive”, rendetevene conto! Stefano è incapace d’intendere e volere! –
BICE – Ma…il suo cuore batte: l’entità esiste! –
ALFONSO – E’ solo una vita vegetale…! –
BICE – Può darsi! (lunga pausa) Ad ogni modo i ragazzi, debbono…soffocare i loro sentimenti, cercando di…evitarsi, di…ignorarsi! –
ALFONSO – Vuoi dire che il ragazzo, non potrà più venire in questa casa? –
BICE – E’ necessario! –
ADELE – Assolutamente! –

Lunga pausa. Poi, improvvisamente, squilla il telefono. Alfonso stacca la cornetta.

ALFONSO –Pronto…sì, sono il padre…! Chi? Il…professore? Ah è lei…professore!

Le donne sono in trepidante attesa.

BICE – Stefano: si tratta di lui? –
ADELE – Zitta, fai sentire! –
ALFONSO – (con gli occhi lucidi e la voce commossa) Possibile? Sì…sì…bene! Grazie, professore, può immaginare…quanto ci fa…felice! Alla…moglie? Certo…certo riferirò! Grazie ancora…a risentirla, professore! –

L’uomo riattaca la cornetta. Il suo viso è stravolto.

BICE – (eccitata) Su, non farci stare sulle spine! –
ADELE – (impaziente) Che cosa è avvenuto? –


L’uomo si lascia cadere sul divano, incredulo e commosso.

ALFONSO – E’ successo… una cosa incredibile, un miracolo! Le nuove cure, su cui contavano i professori, stanno…producendo un effetto benefico: Stefano dà qualche segno di miglioramento! –

TELA

ATTO III°

La tela si apre sullo stesso ambiente, il cui arredamento è disposto diversamente. Il divano e i mobili, infatti, sono sistemati in altro modo, così pure i quadri sulle pareti. Dall’insieme, si capisce che è trascorso del tempo dagli ultimi avvenimenti. Di lato vi è anche un secchio e lo spazzolone per il pavimento. 

Scena n.1

Entra Filomena dalla parte delle camere con un vaso di fiori in mano, e lo depone sul tavolinetto del salotto. Cincischia ulteriormente coi fiori, poi si avvicina al pianoforte e con uno straccio preso dalla tasca del grembiule, dà una spolveratina alla tastiera. Sbircia distrattamente un foglio di musica che sta sul leggio, e non può fare a meno di ammettere la propria ignoranza in materia, facendo spallucce, e una smorfia del viso. Raccoglie, infine, il secchio e lo spazzolone ed esce a destra.
Subito dopo, rientra con Adele e sostano insieme nel disimpegno.

FILOMENA – Se vuole, signorina, posso tornare la prossima settimana. (esitando) Mi…dispiace tanto, per quanto riguardo…Matteo: quelle cose, gliele dovevo proprio riferire! – 
ADELE – Non preoccuparti Filomena: hai fatto bene a dirmele! Aveva un’aria così seria e perbene, che non immaginavo minimamente che arrivasse a sparlare di questa casa, in lungo ed in largo! –
FILOMENA – Adesso…per il pianoforte, come fa? –
ADELE – Ci penserò quando servirà accordarlo: ho altri indirizzi! –
FILOMENA – Meno male che non è grave! Vede, signorina: Matteo non…è cattivo, parla un po’ troppo, ecco! Allora, io vado, signorina, buonasera! –

La donna esce a sinistra.

ADELE – (tra i denti, sottovoce) Sono sicura che questa disgraziata si è inventato tutto, su quel bravuomo! Come si può essere tanto meschina: credo che sia proprio lei stessa, che va mormorando in giro! –

A sua volta scompare a destra, verso le camere, preoccupata. Subito dopo, entra Alfonso, seguito dalla moglie e dalla stessa Adele.

Scena n.2

ALFONSO – (annusa i fiori del vaso) In questa casa, si respira un’aria nuova, finalmente! –
BICE – E’ comprensibile: ora c’è Stefano! –
ADELE – Tutto è tornato come prima! –

L’uomo abbozza un’espressione di leggero imbarazzo e non replica.

BICE – Che cosa hai Alfonso? Sembra che tu non sia contento del suo ritorno! –
ALFONSO – No, no, anzi…-
BICE – Allora: perché quell’espressione? –
ALFONSO – Permetti che abbia…delle perplessità su quello che ha detto Adele, un attimo fa! –
BICE – Perché, cosa ha detto? –
ALFONSO – Che…che tutto è tornato come prima! –
ADELE – Perché, non lo è forse? –
ALFONSO – Sarebbe stato più corretto che dicesse, tutto “tornerà” come prima! –
BICE – (perplessa) Che cosa vuoi dire? –
ALFONSO – Non è chiaro? Voglio dire…quello che voglio dire: cioè, quello che ho detto alla lettera! –
BICE – Cos’è questo: uno scioglilingua? Spiegati meglio, non ti capisco! –
ALFONSO – Lasciamo stare: non voglio dilungarmi su quest’argomento; sarebbe troppo penoso! –
BICE – Invece, ti prego di mostrare molta franchezza con noi! –

Pausa.

ALFONSO – (esitante) Allora…sarò chiaro e sincero: vi metterò a parte dell’opinione che mi sono fatto, tenendo nostro figlio, sotto osservazione, da quando è tornato. Primo: vi sembra…normale che Stefano, dorma da solo nella sua cameretta e non…vada a dormire con Carla, nel letto grande? Secondo: perché, tutto il giorno se ne sta ringhiuso sempre in quella sua stanzetta, come se si rifiutasse d’avere contatto con noi? –
BICE – Per due lunghi anni, chiuso…lì dentro, ha acquisito abitudini, e ritmi di vita diversi! –
ALFONSO – Dici? Allora spiegami perché, quando si riesce a vederlo, com’egli parli sempre della sua vita trascorsa in ospedale, e nomini spesso, ed anche con “troppo calore”, una tale Virginia?-
BICE – Deve essere stata una sua infermiera che l’accudiva! –
ADELE – Non trovo cosa ci sia di strano, in una cosa che mi appare del tutto normale: è lecito conservare un buon ricordo di qualcuno con il quale si è convissuto per due anni! –

Pausa.

ALFONSO – Bontà vostra, se avete questa opinione, io, invece, mi sono legittimamente permesso di avere alcune perplessità sulla dichiarazione di Adele, perché vedo le cose da un’angolazione diversa! –
BICE – Maligna…! –
ALFONSO – No, maligna: realistica! –
BICE – Eccolo qua: l’uomo vissuto! –
ALFONSO L’hai detto! Sì, vissuto ed edotto sulle cose della vita più di voi due! Un ragazzo giovane, innamorato della moglie, con due anni…d’astinenza dal letto coniugale, normalmente, si sarebbe rinchiuso con lei in camera per…recuperare! –
ADELE – Non essere di cattivo gusto! -
BICE – Invece, non lo ha fatto…e…non…trovo niente di male! –
ADELE – Mi sembra, che questa volta, hai buttato il tuo sasso, in uno stagno asciutto…! –
ALFONSO – Vuoi dire? –
ADELE – Quello che hai notato tu, lo abbiamo visto anche noi. Solo che non diamo alla cosa eccessivo peso: il comportamento di Stefano, lo troviamo comprensibilissimo! –
BICE – I ragazzi, dopo tutto, sono più di due anni che non si frequentano, e hanno bisogno di riabituarsi, di frequentarsi, di ritrovare quell’affiatamento, quella confidenza, di cui non hanno che un vago ricordo! –
ALFONSO – Siete proprio sicure? (riflessivo) Permettetemi, ancora, che continui a fare la parte dell’avvocato del diavolo: pensate che lui cerchi di ricreare quest’accordo di cui parlate? A me sembra, invece, che Stefano rifiuti di stare con lei: rientra, infatti, tardissimo la sera, quando tutti dormiamo e, come già ho detto, durante il giorno, se ne sta da solo chiuso in camera! –
ADELE – (un po’ farfugliando) Ma è giovane: è stato malato per tanto tempo, forse…ha bisogno di riordinare le sue idee. Certamente, la sera, va con Enrico! –
BICE – Forse…è la nostra presenza che gli impedisce di riavvicinarsi a Carla! –
ADELE – Sì, hai ragione: un po’ di giorni da soli in casa, senza averci tra i piedi, potrebbe accellerare quel processo di riavvicinamento, di cui parliamo! –
BICE – Alfonso, perché non chiami tua madre e l’avverti che saremmo disposti ad andare da lei, per un po’ di giorni?-
ADELE – La vecchietta vive da sola, e, la cosa, le farà immenso piacere! –

L’uomo, prima esitando, poi scuotendo la testa, si avvicina al telefono e compone un numero.

ALFONSO – (alzando il tono della voce) Pronto, pronto! Sono io, mamma: come stai? Noi, bene! Senti…domani veniamo per qualche giorno da te, va bene? Fai preparare tutto! Ciao, ciao, buonanotte! –

Riattacca.

ALFONSO – (tre se) Diventra sempre più sorda! (poi, guarda l’orologio) Carla, non è ancora rientrata? –
BICE – Verrà da un momento all’altro! –
ALFONSO – Allora, andiamo a letto: è tardi! –

Escono tutti a destra verso le camere.

Scena n.3

Carla entra da sinistra. Si toglie la giacca e la infila sull’attaccapanni. Poi entra nel salotto posa la sua borsetta sul tavolinetto e si lascia cadere sul divano. Ma l’aria della stanza le sembra pesante, perciò, si alza, va alla finestra e l’apre. Respira allora, profondamente, l’aria fresca della sera. Ora si sente un po’ meglio, quindi, va a sedersi di nuovo, non più sul divano, ma sulla poltrona. Allunga una mano, prende un libro e si mette a leggere: non riesce a concentrarsi, però. Si vede che è molto nervosa. Guarda il suo orologio da polso, posa il libro e va di nuovo alla finestra e getta lo sguardo in strada. Dopo, fa un paio di volte su e giù per la stanza meccanicamente. Si avvicina alla radio e l’accende. L’apparecchio diffonde l’inno di Mameli. Poi, l’annunciatrice avverte che i programmi sono terminati. La ragazza, allora, spegne l’apparecchio e va a sedersi di nuovo alla poltrona e riprende in mano il libro di prima. In quel momento, si sente aprirsi l’ingresso e, subito dopo, superata la vetrata, entra un giovane sui trent’anni. La sua è una figura esile ma ben messa, mentre il suo viso è molto pallido. Sotto la camicia, sbottonata per buona parte, s’intravvede un petto villoso e sudaticcio. Appena, s’accorge della presenza della ragazza, ha un sussulto di sorpresa.

CARLA – Stefano, sei tu! –
STEFANO – (imbarazzato) Mi…stai aspettando? –
CARLA – Sì, Stefano, ti sto aspettando! –
STEFANO – Devi…dirmi qualcosa? –
CARLA – Non sarei rimasta fino a quest’ora in piedi, se non dovessi farlo! –
STEFANO – E’ una cosa tanto importante? –

La ragazza si alza e gli gira intorno osservandolo.

CARLA – (con ironia) Che cosa pensi che ti debba dire? Se ti piace…la mia nuova borsetta? Che oggi è stata una giornata un po’ fredda? Che mi sono sentita…beh, non importa come sono stata! (seria e decisa) A te, tutto questo, adesso, non interessa: ti preme di più, andare da…! Come vedi, non devi dirmi niente, so tutto: non devi giustificare il tuo comportamento, sono io, invece, che, se sto qui ad aspettarti, vuol dire che ho necessità di parlarti, perché, ho un arretrato di due anni di cose che mi sono tenuta qui, (si batte il petto) dentro di me, cercando di giorno, ma, ancor più di notte, di non impazzire anch’io! Notti passate nell’insonnia, tormentata nell’inutile tentativo di dimenticare ciò che…successe…quella terribile notte! –
STEFANO – Di quello, non voglio per niente parlare! –
CARLA – Oh Stefano, parliamone invece! Lo so, non fu colpa tua, sarei dovuta essere più comprensiva con te, più “disposta ad accettare com’eri”. La tua crisi non fu capita da me, in tutta la sua gravità. Mi comportai da sciocca, facendomi burla di te, del tuo macismo, della tua virilità. (ora piange) Ho atteso tanto questo momento per chiederti scusa, per chiederti perdono, ma, da quando sei tornato, la freddezza e la tua indifferenza, mi stanno uccidendo! Ti prego, amore, perdonami: sappi, che in questi due anni, se non avessi avuto il sostegno del ricordo di quei momenti di felicità trascorsi insieme, gelosamente conservati in me, difficilmente avrei avuto la forza d’andare avanti. Cosa c’impedisce, di ricordarli, e, ripartire da loro, per ricominciare la nostra vita? –

Segue un lungo silenzio.

STEFANO – (meno rigido) Capisco il tuo stato d’animo, e me ne dispiace! Sono riuscito a venir fuori, finalmente, da un tunnel di paure e d’insicurezze: mi è costato tanto, tu lo sai! –
CARLA – Ma ora, tutto è passato, possiamo ricominciare…! –

Lunga pausa.

STEFANO – (esitando) Mi dispiace gelarti, ma…non…non è…più possibile! –
CARLA – (inorridendo) Che cosa…vuoi dire, perché parli così? (pausa) Se, è quello che penso, mi fai…soffrire: mi uccidi! –

La ragazza, con lo sguardo fisso nel vuoto, cerca di darsi una ragione, una spiegazione dell’affermazione di Stefano.

STEFANO – Non fartene una colpa! –
CARLA – (con voce mesta, come parlasse a se stessa) Ecco, perché è così sfuggente, così…estraneo! Mi evita di giorno, e la notte rientra tardi: per non vedermi! –

Si scuote, gli s’avvicina e lo guarda attentamente.

CARLA – Dimmi che non sei ubriaco! Se, non lo sei, devi darmi la spiegazione del tuo comportamento! –
STEFANO – La conosci già! –
CARLA – (decisa) Anche se la conoscessi, voglio sentire dalle tue labbra, cosa fai in giro, dove vai fino a quest’ora, e vedere che espressione avrà la tua faccia! –
STEFANO – E’ inutile! – 
CARLA – Non c’è da meravigliarsi per questo, poiché in fatto di coraggio, non sei stato mai un gran che…! –
STEFANO – Non…devo rendere conto a te di quello che faccio! –

La ragazza ha un sussulto, va alla finestra e la chiude.

CARLA – (urlando e piangendo) Devi farlo, invece: in fin dei conti, sono ancora tua moglie! Lo hai scordato? (scandisce) So-no tu-a mo-glie! Ho passato, due anni di lacrime amare, d’angoscie e di paure: in questo tempo, non ho vissuto! Da quando sei tornato, sì o no, ci siamo scambiati dieci parole in tutto. Non pensi lontanamente, che meriti una parola di conforto, di…affetto? (ora con dolcezza) Oh Stefano, che ti succede? Il tuo comportamento mi spaventa! Non sei più il mio Stefano, quel ragazzo brillante e pieno di vita che conoscevo! Stefano, guardami: sono tua moglie, la tua Carla che tanto amavi! Ritorna quello che eri, fai finta che quello che hai detto sia solo il frutto di un cattivo sogno. Sei…guarito, ormai! (pausa) Ma…lo sei? –

Segue un lungo silenzio. Stefano, in piedi impassibile, fa due passi verso la parete a lato della finestra e le volta le spalle, come non volesse incrociare il suo sguardo.

STEFANO – (come in trance) Sì, sì, sono guarito! La mia…però, è stata una guarigione di tipo…particolare: sono guarito di un male, cui…inconsapevolmente, anche tu, fosti la causa! Adesso, però, tranquillizzati, sto bene, anzi, benissimo, perché, addirittura, non sono…neanche più quello…di prima! –
CARLA – (atterrita) Non essere così sibillino: spiegati! –
STEFANO – Quello che conoscevi prima che andassi in…quel posto, è cambiato: non è più…lo stesso Stefano: non…esiste più! Ora…è “un altro uomo!”-
CARLA – Che cosa dice: sei…pazzo! –
STEFANO – Oggi, Carla, hai per marito “solamente l’involucro” di prima, cioè lo stesso volto, ma la “mente”, lo “spirito”, è quello di un’altra persona! –

La ragazza è allibita.

CARLA – Vorresti…farmi credere, che il tuo cervello è stato…violentato con elettroshock e sedativi, e manipolato…a tal punto, che ne è…venuta fuori un’altra persona, un uomo diverso? –
STEFANO – E’ proprio come dici tu: le cure, hanno fatto sì che il mio vero io, venisse fuori, che nascesse il vero Stefano! –
CARLA – (con durezza) Guardami, abbi il coraggio di parlarmi in faccia, voltati: dimmi che non è vero, perché se quello che hai detto è la verità, significa che sei pazzo! –
STEFANO – (girandosi) Giusto: l’hai detto! Per te sono pazzo, perché non riconosci quello che ero: quindi sono”diverso”! –
CARLA – (gridando) Sei…pazzo…pazzo…pazzo! –
STEFANO – (con calma) Però, non sragiono: dico solo che sono un altro! –

La ragazza si scosta da lui, e si lascia cadere, sconcertata, sulla poltrona.

STEFANO – Anzi, ti dirò di più, anche se ti sembrerà crudele: sono rinato a nuova vita. Tutto intorno a me, sembra, che esista per la prima volta: questa casa, gli amici, mamma, papà, zia, te stessa. E’ come se fosse tutto nuovo! Mi accorgo che mi circondate tutti di molto affetto, ma io non riesco… a fare altrettanto, anche se la logica mi dice, che, quelli che sono partiti, sono i miei genitori, e che tu, sei…mia moglie! –

La ragazza, convinta ormai dalle parole di Stefano, giace sulla poltrona, in un profondo stato di prostrazione.

CARLA – (mesta e con un filo di voce) L’andamento delle cose, in questi ultimi giorni, purtroppo, mi confermano quello che dici. Allora…è vero: le cure miracolose, i metodi terapeutici nuovi dei quali parlava il professore, ti hanno cambiato! –
STEFANO – Va bene: se pensi che sia stato questo, credilo pure! –
CARLA – (riflessiva e sempre con un filo di voce) Io, quindi, adesso, “dovrei” vivere con un uomo che “all’apparenza” è mio marito, ma che in realtà è “un altro uomo”! Per la gente, sarebbe tutto normale: la “facciata” sarebbe salva! Come potrei, però, vivere con un uomo “diverso dentro”? Dovrei innamorarmi di un “altro”! E se non ci riuscissi, se questa “nuova persona” non rispondesse ai miei ideali? La gente non può costringermi a vivere il resto della mia vita nella finzione! –
STEFANO – Ma io…io non ci sto a questo gioco! Ho fatto tanto, per gettarmi il passato alle spalle: adesso voglio finalmente vivere in libertà la vita che desidero! –
CARLA – (riprendendosi) Vuoi andare a vivere con…quella donna, che ti sei…portato dietro, vero? –
STEFANO – (sorpreso) Mi hai anche spiato, allora! –
CARLA – Perché, non ne avevo il diritto? Ricordati, che sono ancora tua moglie! –
STEFANO – Io, l’amo: è la donna che mi ha…rigenerato! –

Il volto della ragazza, improvvisamente, s’illumina.

CARLA – Ah, è lei la causa di tutto! Quindi, non è un’infatuazione momentanea! (riflessiva e sgomenta) Aspetta…aspetta, ci sono, bisogna che vada per ordine: di solito, in una situazione normale, quando i rapporti finiscono, anche se tra noi due non sono mai…iniziati, si parla con franchezza e ci si lascia. Invece tu, siccome ti sei innamorato di un’altra, come hai…pensato di liberarti della moglie ingombrante? Di una moglie che, per di più, è stata per due anni in trepidazione? Non sarebbe stato giusto ferirla dicendole apertamente, che ti eri innamorato di un’altra, sarebbe stato troppo crudele; l’avresti ferita mortalmente se glielo avessi detto direttamente! Allora? Ecco la trovata geniale! Che fantasia: fingersi un altro uomo! Una vera vigliaccata! (pausa) Ora che ci penso: la finzione è una caratteristica di…famiglia! I tuoi hanno taciuto che stavi in manicomio per grettezza e paura della gente, tu, invece, stai fingendo di essere un altro, e non hai il coraggio di dirmi direttamente che mi vuoi lasciare, perché, credo, che un briciolo di coscienza, ti sia rimasto dentro! –
STEFANO – La razionalità è stata sempre una tua peculiarità! Diciamo…che le cose, senza che ci mettessi la malizia, probabilmente, potrebbero essere andate, proprio come dici tu! –
CARLA – No, non è possibile: troppo mi è avversa la sorte! Un tradimento come il tuo, dopo gli anni trascorsi insieme dell’adolescenza e della gioventù, non me lo sarei mai aspettato! E pensare che…avrei potuto decidere della mia vita…in modo diverso…! Mio Dio, tutto questo, adesso, mi sembra un brutto sogno, un incubo! –
STEFANO – Non è un sogno: semplicemente, non riesci ad accettare la realtà! Ma, se rifletti, se sei sincera con te stessa e t’interroghi, una soluzione, sono più che convinto, la troverai, anzi…c’è già, io ne sono a conoscenza! –

La ragazza ha un sussulto.

CARLA – (tra sé) Oh Dio! E’ stata questa un’allusione? Forse, sta inscenando il suo strano comportamento solo perché, saputo di me ed Enrico, è stato assalito dal timore che, la mia, di allora, potesse essere stata una scelta cattiva? Una sorta di gelosia con estrema rivalsa? Se così fosse, tutto cambierebbe allora! Sarebbe la prova più che definitiva, inconfutabile, che Stefano mi ama più che mai! Ma, è così? Non potrebbe essere invece, che, resosi conto del mio sentimento per Enrico, voglia salvare il suo orgoglio, recitando la farsa d’essere cambiato? Imporre la nuova compagna con il diritto di legittima spettanza? Sì, sì è proprio così: c’è da impazzire! (a Stefano) La realtà? Certo, certo: a questo punto l’accetto e come! Sì, si può riparare a certi errori! In questa casa, finché ci starai tu, non…metterò più piede! -

Quell’uomo davanti a lei, quell’estraneo, le dà un senso di disgusto e fugge a sinistra, in preda alla disperazione.
Stefano, restato solo, s’accende una sigaretta e aspira avidamente il fumo. Il suo volto ha una vaga smorfia beffarda di compiacimento. Poi, lentamente, esce a destra verso le camere.

Scena n.4

Alfonso entra da sinistra e va a sedersi sul divano. Estrae dalla tasca un giornale e si mette a sfogliarlo. Suonano alla porta e va ad aprire. 

ALFONSO – Oh dottoressa che sorpresa! Prego, si accomodi! –

L’uomo rientra in salotto seguito da una donna giovane e avvenente.

ALFONSO – Dottoressa Scandurri, prego si sieda! Ci ha fatto veramente una sorpresa! (indica il divano) Non faccia caso al disordine: non ci siamo stati per una settimana, e… noi uomini…capisce…! Posso offrirle qualcosa, un liquore? –
DOTTORESSA – No, no, grazie, non prendo niente! Piuttosto, signor Alfonso, le posso chiedere di darmi del tu? Ci conosciamo da tanto tempo…! –
ALFONSO – (sorpreso) Va bene, va bene…molto meglio! A che debbo la sua…(si corregge) la tua visita? A proposito: mi spiace che in casa non ci siano mia moglie e mia cognata. Sono in chiesa.-
DOTTORESSA – (sedendosi) Lo so che non ci sono; perciò sono venuta adesso, proprio perché non stanno in casa! Quello che ho da dirti, è meglio che lo dica solamente a te, per evitare alla signora Bice e a sua sorella, un inutile turbamento: sono sicura che comportandomi così, faccio bene! –
ALFONSO – Penso… che vuoi parlarmi di Stefano! –
DOTTORESSA – Proprio così! –
ALFONSO – Ho saputo, non chiedermi come, che stai in un albergo del paese…! –
DOTTORESSA – Ho atteso che…maturassero…certe situazioni…! –
ALFONSO – Già…immagino! –

La donna resta in silenzio, come cercasse le parole giuste per iniziare un discorso delicato.

DOTTORESSA – Nonostante…abbia preparato le parole, in questo momento, non mi vengono. Ad ogni modo, andiamo per ordine: come sai, signor Alfonso, ho avuto in analisi tuo figlio, per quasi due anni. Come puoi immaginare, lo conosco molto bene. Apparentemente, sembrava un paziente che poteva guarire in brevissimo tempo: presentava, infatti, uno stato depressivo psicotico non complicato, ma che, poi, col procedere delle sedute e del trattamento, si rivelò difficile da curare. Il caso, quindi, mi intricò sempre più in modo particolare. Si può dire, che ho passato giornate intere in analisi con lui. Di Stefano, so tutto, anche le cose più intime. Di questo, però, non ti dirò nulla: fa parte del segreto professionale. Vederlo in quello stato, soprattutto quando aveva quei…momenti d’esaltazione, rappresentava, per me, una mortificazione. Non riuscivo a trovare la chiave della sua…confusione mentale. Stefano, era indecifrabile! Col passare del tempo, però, si aprì nella sua mente qualche spiraglio. I sedativi e i trattamenti di contrasto, che tutto l’équipe gli somministrava, e, soprattutto, il contributo di volontà che il paziente, finalmente, ci dava, incominciarono a farci sperare! –
ALFONSO – Visto, però, com’è Stefano oggi, credo che l’esito non sia stato lusinghiero! –
DOTTORESSA – Se non altro sta bene fisicamente, anche se lo stato psichico è ancora fragile! Ad ogni modo, è presente a se stesso più di quanto dia ad intendere! –
ALFONSO – Mica tanto: afferma di essere, addirittura un altro! E quasi, in famiglia, più i giorni passano, e più ci stiamo convincendo che faccia sul serio! –
DOTTORESSA – Ah quella è una “deformazione”! Diciamo, che costituisce un suo nascondiglio! –
ALFONSO – Vuoi dire che…mente! –
DOTTORESSA – Non…proprio! E’ un modo tutto suo d’affrontare la realtà, per… non giustificarsi! E’ la scappatoia per non accettare il ruolo che aveva prima che si ammalasse, ed in cui, ora, si vorrebbe farlo rientrare! –
ALFONSO – Fino al punto di rifiutare sua moglie? –

Pausa.

DOTTORESSA –(pensosa) Non…dimentichiamo, signor Alfonso, che Stefano è stato molto malato! Probabilmente lo è ancora. E’ un ragazzo che va aiutato, tenuto continuamente sotto osservazione, perché non è guarito del tutto. Diciamo: che ha fatto enormi progressi. Fin dal principio, avevo intuito che, all’origine dei suoi squilibri, dovevano esserci dei traumi psicologici, accumulatisi per anni. Avevo concentrato tutto il mio impegno a scavare in questo senso. Non avevo torto: Stefano era…come dire…oppresso…dal passato, come volesse ridiscutersi totalmente, vivere diversamente da come aveva impostato la sua vita fin allora! La terapia, all’ospedale, è stata, perciò, sempre mirata in tale senso: non avevo torto, infatti! –
ALFONSO – (sbalordito) Stento a credere tutto ciò: a Stefano, non mancava niente! Era pieno di vita, animato da mille interessi, esuberante, felice…! –
DOTTORESSA – Sarebbe stato meglio dire, che era un ragazzo convinto…che tutto gli fosse dovuto. Un’indole capricciosa che pretendeva per sé, il sentimento degli altri. E questo, è stato determinato dal troppo affetto con cui lo circondavate! Subito dopo il suo matrimonio, è avvenuto l’inevitabile: improvvisamente, ha avvertito una sorta di stato di malessere per quella realtà indesiderata. Subentrò, quasi subito, uno stato di psicosi d’insicurezza e d’insoddisfazione che si andò via via somatizzando e che causò la devastazione della sua mente! 
ALFONSO – Incredibile! –
DOTTORESSA – Scusami se sono stata troppo franca! Acclarati i suoi problemi e sciolti tutti…i nodi, avviene ora che accusa una specie di rigetto verso il suo vecchio modo di vivere. Perciò, dimostra in casa tanta indifferenza, anche verso la moglie Carla! –
ALFONSO – Povera ragazza: la sua attesa è stata mal ripagata dalla guarigione di mio figlio! In casa, siamo molto affezionati a lei, e, adesso che è andata a vivere dai suoi genitori, ne sentiamo tanto la mancanza! –
DOTTORESSA – Il punto centrale di tutto, è proprio sua moglie! Lui porta con sé il fardello di un grave rimorso: la consapevolezza di avere usurpato, qualcosa che non gli appartiene! –
ALFONSO – (sorpreso) Spiegati meglio! –
DOTTORESSA – Ha sempre considerato Carla non…sua, ma…di Enrico! Questo, gli ha provocato, fra l’altro, nei primi mesi di matrimonio, come un blocco nei rapporti intimi con Carla. Ha sofferto, per il grave torto fatto ad Enrico: quando lei fece la scelta, lui non si tirò indietro, per orgoglio, e per appagare la sua fatuità! Prova ora un fortissimo rimorso per quella sua scellerata decisione, oltre che un gran dolore per Enrico e Carla! –

L’uomo si fa pensieroso. Sembra passare in rassegna gli avvenimenti degli ultimi anni.

ALFONSO – (sottovoce) Sembra…vero! Sì, sì…proprio, tutto, tutto verosimile…! –
DOTTORESSA – (con tono meno professionale) Come hai potuto intuire, signor Alfonso, Stefano è ora per me, parte della mia vita! Da principio, il fatto che fosse tanto debole e indifeso, m’impegnava sempre più. Poi, col passare del tempo, a poco a poco, mi ci sono affezionata. In seguito gli ho voluto sempre più bene, fino ad innamorarmene! –
ALFONSO – (sorpreso) Allora, sei tu la Virginia che Stefano, nomina sempre! –
DOTTORESSA – Sì, Virginia Scandurri: ventisette anni, da tre laureata, e da uno, innamorata pazza di un suo paziente. Questa è la mia scheda! Perché, mi nomina? –
ALFONSO – Eccome! –

Lunga pausa.

DOTTORESSA – Signor Alfonso, ho voluto vedervi da solo, perché so che siete un uomo aperto e privo di pregiudizi. La signora Bice e la signorina Adele, sono persone all’antica: non capirebbero! Ho preso una decisione: porto Stefano con me a Roma, a vivere in casa mia. Avrà la mia assistenza, e, forse, un giorno potrà riprendere i suoi studi! –

L’uomo è sorpreso, ma si riprende subito.

ALFONSO – Forse…forse è la soluzione più giusta! Però…-
DOTTORESSA – Però? –
ALFONSO – Bice e Adele: non accetteranno mai che Stefano si divida dalla moglie! L’hai detto prima: sono persone all’antica! Devi sapere che, in paese, finora, nessuno ha saputo che mio figlio stava in…manicomio, tutti, infatti, hanno creduto che stesse in America a studiare! Per paura delle maldicenze della gente hanno voluto così, figurati se adesso acconsentiranno a far succedere uno scandalo simile! –
DOTTORESSA – Sì, sì, so tutto: Stefano me l’ha accennato! Purtroppo, da voi, ancora si fa così! Bisogna rimuovere, però, questi tabù. Le ipocrisie vanno vinte. La realtà sottaciuta, prima o poi, sarà così prorompente che, verrà, in ogni modo, a galla. Le situazioni forzate, i rapporti precari, inevitabilmente, romperanno gli argini di silenzio e d’omertà, i quali, annichiliscono ogni desiderio di libertà! Stefano ed io, non vogliamo soggiacere a questi gretti moralismi: conto, perciò, sulla tua intelligenza per aiutarmi a vincerli! –

Alfonso resta in silenzio, confuso e incapace di assumere una posizione.

DOTTORESSA – (guarda l’orologio) A quest’ora, saranno di ritorno dalla chiesa, e non vorrei incontrarle, perciò vado via: non mancherà occasione, in futuro, di confrontarmi con la signora Bice e la signorina Adele! Signor Alfonso, ti vedo indeciso, non sei contento che porti a Roma, Stefano? Stai tranquillo per lui: con me, è in buone mani! Per il resto, lascia che le cose si aggiustino da sole! Dopo tutto, Enrico e Carla, non si amano, forse? –
ALFONSO – (commosso) Sì, sì, certo! Va bene: prendi cura del mio ragazzo, pensa a fare di lui…un uomo! Qui, penserò io…ad aggiustare ogni cosa: di questo, puoi esserne certa! –
DOTTORESSA – (anche lei commossa) Grazie, grazie! (gli si avvicina e lo bacia sulla guancia) Arrivederci, mi farò vedere più in là! –

Esce a sinistra. Alfonso, restato solo, va alla finestra, e la saluta col braccio mentre s’allontana. Il suo cuore è colmo d’emozione. Dopo, lentamente, esce verso destra, chiudendosi dietro la vetrata.

Scena n.5

Entrano da sinistra nel salotto, Carla, Bice e Adele.

ADELE – Qualcuno si ricorda di chiudere la vetrata, ogni tanto! –
BICE – Deve essere stato Alfonso! –
ADELE – Neanche se lo vedessi con i miei occhi! –
ALFONSO – (entrando da destra) Invece, mi spiace dirlo, sono stato proprio io! –
ADELE – Ah, finalmente, cominci a fare il bravo…ragazzo! –
ALFONSO – (compiaciuto) Intanto…grazie per il bravo ragazzo! –
BICE – (scherzando) C’è sempre una prima volta, mia cara Adele! –
ALFONSO – Noto, con piacere, che Carla sta con voi! –
BICE – Ci siamo incontrate per strada, e le ho chiesto di stare un po’ con noi…! –
ALFONSO – Sapessi, Carla cara, questa casa com’è vuota senza di te! –
BICE – Sono le stesse parole che le abbiamo detto noi! –

Carla è alquanto imbarazzata.

ALFONSO – (se n’accorge) Beh, ho chiuso la vetrata…non a caso! –
ADELE – Ah, no? –
BICE – Perché, allora? –
ALFONSO – (si schiarisce la gola) Perché…credo…sia opportuno, cominciare a chiudere…qualcosa, da oggi, in questa casa, e…non solo le porte! –
BICE – Che cosa dici: perché ci sono in giro i ladri? –
ALFONSO – Chi ha parlato di ladri! –
ADELE – Ogni tanto a te, piace dare i numeri! –
ALFONSO – (facendosi serio) Forse…avete ragione. Il fatto è, che non riesco a stare calmo. Vedi, Carla, se non ti conoscessi bene, stenterei…a crederti! Il…colloquio…sì, il colloquio, anche se definirlo così può sembrare un eufemismo, il colloquio, dico, avuto con Stefano in nostra assenza, che ti ha spinto a ritornare dai tuoi, ha dell’incredibile! Non…ho mai pensato, e, certamente anche tu non lo fai, che Stefano abbia un’indole così perfida, per essere capace di proferire parole tanto crudeli! –
CARLA – (decisa) E’ un aspetto del suo carattere, che nessuno poteva immaginare! –
BICE – Che dici? Il mio ragazzo, ti vuole bene ed è bravo e devoto: non riesco a credere che possa farti una cattiveria! –
CARLA – Si cambia, però! Perché, allora, dice che è rinato! –
BICE – Rinato? Mi sembra esagerato: chissà quale significato voleva dare a quella parola! –
ALFONSO – Chi può dirlo? Le guarigioni…troppo sorprendenti, a volte, fanno di questi scherzi! –
ADELE – Ti ci metti anche tu, adesso! –
ALFONSO – (sbottando) Ah, sì! Mi ci metto, mi ci metto: bisogna ammettere che qualcosa…non ha funzionato! Quel ragazzo non si è prestato alla conclusione che prevedeva il vostro gioco. Non è stato in linea, cioè, con quello che avevate in mente al suo ritorno: che si rimettesse con questa ragazza, come se non gli fosse successo niente. E’ stata una semplice rotella dell’ingranaggio, che non ha funzionato: Stefano vi ha tradito! Riflettete, cercate d’immaginare cosa voleva dire, che era “rinato”! Per la prima volta, questo ragazzo, è riuscito ad agire di testa sua, senza che voi due, mia cara Bice, e mia cara Adele, lo soffocaste con le vostre…attenzioni! Quando è guarito, si è ritrovato un altro uomo ed ha, come avuto la sensazione, d’iniziare, per la prima volta, ad interagire da solo, coi propri sentimenti: non voleva essere scelto, ma, finalmente scegliere di propria volontà! (pausa) La parola “rinato” va interpretata alla lettera: agendo in quel modo, Carla, desidera come farti capire che non…era lui, quando accettò di sposarti, ma un…falso, infantile gradasso, con il vacuo spirito di primeggiare! –
ADELE – Sembra che tu dica queste cose, con una punta di compiacimento! –
ALFONSO – Non lo nego! Non sono frottole, però, le mie: aspettate l’evolversi degli eventi e comprenderete tutto! – 
BICE – Che cosa vuoi dire? –
ALFONSO – Tra poco capirete: andrà tutto per il verso giusto! Stefano ha agito con molto cervello: ha fatto, ormai, la scelta che metterà nell’ordine naturale ogni cosa! –
BICE – Per quanto riesco a capire nelle tue parole, sembra che ci sia un’altra donna: che cosa ne sarà di Carla, a questo punto? –
ALFONSO – Carla, ormai, è libera: Stefano, è uscito dalla sua vita! Prima possibile, inizieranno le pratiche per la separazione! –
BICE – (con sofferenza) Povere noi: quante dicerie si cadranno su questa famiglia! –
ALFONSO – (con rabbia) Zitta! State zitte tutte e due, per carità! Non vi rendete conto, che la situazione assurda che avete montato, è stata inutile? Certe soluzioni, alla lunga, s’impongono da sole: hanno la forza di smentire ogni ostacolo! –

Pausa.

CARLA – (smarrita) Due anni buttati al vento! Due anni passati a recitare la parte della moglie devota, mentre il mio cuore, avrebbe voluto ribellarsi, e liberare da quel cappio disumano, i propri sentimenti! “Una donna, alla quale, di fronte alla morte civile quasi certa, del marito, era stato proibito guardare un altro uomo, ma alla quale, ora, sarebbe consentito di ricongiungersi con un individuo che ha solo la faccia, l’apparenza del marito, ma che, in realtà, in spirito è un altro uomo”! Tutto m’appare, ora, così beffardo! –

Si sente il campanello. Adele va ad aprire e rientra con Rocco e Marcella, i genitori di Carla.

Scena n.6

CARLA –(andando loro incontro, piangendo) Mamma, papà! –
MARCELLA – (abbracciandola) Povera ragazza mia: ingannata, offesa! –
BICE – (commossa) Ci dispiace, ci dispiace: questo, Carla, non lo meritava! –
ALFONSO – (pure lui commosso) Siamo distrutti, per quello che è accaduto. Carla è come una figlia per noi: il suo dolore è anche nostro! –
MARCELLA – Che cosa ne sarà, ora, di te, figlia mia…? –
ALFONSO – Non preoccupatevi di questo: io sono… fiducioso, invece, per come gli eventi…si stanno mettendo per lei!-
ROCCO – Che cosa volete dire? – 
ALFONSO – Lasciate fare…lasciate fare…! -

Bice scappa via a destra, non riuscendo a celare la sua commozione.

ROCCO – Allo stato dei fatti, ancora non sappiamo se, quella di tuo figlio, sia una sua astuta trovata, oppure il frutto di una deviazione mentale! –
MARCELLA – Per me, non è…del tutto guarito! –
ALFONSO – E’ guarito, è guarito! Perfettamente, anche! Abbiamo parlato di questo prima che voi veniste! –
ADELE – (quasi tra le lacrime) Perdonateci per il male che abbiamo fatto! Non sapevamo che i sentimenti di Stefano stavano cambiando, e, solo ultimamente, quando si sono rivelati, Carla, quanto noi, abbiamo potuto appurarli. Purtroppo la condizione di Carla, anche se a sua volta, il cuore le batteva in altra direzione, era quella di sottostare alla funzione di moglie, attenta al ritorno del marito. La nostra colpa è stata, per paura di quello che poteva dire la gente, quella d’averla costretta a fingere che Stefano fosse in America per studio, anziché all’ospedale, con scarse speranze di guarigione! –
CARLA – Oggi, che ho preso atto della situazione, dico che sono stata una stupida a fare il vostro gioco. Avrei dovuto capire fin da principio che tra me e Stefano, le cose, anche se fosse guarito, non sarebbero state come prima. Sarei dovuta essere più egoista e andare prima, dove il mio…istinto mi spingeva…! –

Suonano e Alfonso va ad aprire: rientra con Enrico.

Scena n.7

ENRICO – Buongiorno! (vede Rocco e Marcella) Forse, disturbo? –
ALFONSO – (premuroso) No, no, per niente: per certi versi, la riunione interessa anche te, anzi…! –

Sopraggiunge anche Bice da destra.

BICE – Adele, ho fatto il caffè: se vai di là…! –
ADELE – (uscendo) E’venuto anche Enrico: metto una tazzina in più! –
BICE – (scorgendo Enrico) Ci sei anche tu? –
ENRICO – Buongiorno signora Bice! –

Nel frattempo rientra Adele col vassoio, e serve il caffè.

BICE – (dopo un po’, taglia corto) Enrico, da quando non vedi Stefano? –
ENRICO – (sorpreso) Beh, ci siamo parlati, si o no, due volte da quando è tornato!-
BICE – Possibile? Allora, dove va fino a tarda notte? –

Il ragazzo non risponde. Tutti i presenti restano in silenzio.

CARLA – (serafica) Come: non lo sapete? Va all’albergo dov’è alloggiata “quella”!-
BICE – Possibile, sia così…sfrontato? –
ENRICO – S’incontra con una dottoressa che lo aveva in cura all’ospedale: a quanto sembra…s’amano! –

Queste parole sorprendono un po’ tutti. Intanto si sente aprire la porta dell’ingresso. Entra da destra, vestito come se dovesse partire, Stefano e resta nel disimpegno.

Scena n.8

STEFANO – (prima sorpreso, poi ironico) Vedo con piacere che ci siete tutti! Decidete sul da farsi? Non preoccupatevi di me: prendo le mie cose e tolgo il disturbo! A Roma, darò l’incarico ad un avvocato per avviare la separazione…! –

Il giovane dal disimpegno, prosegue verso le camere. Bice e Adele gli corrono dietro.

BICE – Stefano, che dici? In questo modo ci uccidi! Non andare via, per l’amore di Dio. Resta per noi! –
ADELE – (piangendo) Ci vuoi già lasciare? Resta: noi ti vogliamo bene! –

Stefano ricompare ed entra nel salotto seguito dalle due donne.

STEFANO – Calmati mamma! E’ necessario che io parta per qualche tempo. Vado a Roma con la dottoressa: sta giù in strada che mi aspetta. Le…voglio bene: seguo il mio…destino! Chiedo…perdono a tutti! –

Poi, si avvicina ad Enrico, lo guarda intensamente, e lo stringe al petto.

STEFANO – Enrico, ti voglio bene, auguri…! –
ENRICO – Anch’io ti voglio bene! –
STEFANO – Mi raccomando: falla felice…!

Detto questo, va verso Carla guardandola con un’espressione nuova negli occhi, e le dà un leggero bacio sulla guancia.

STEFANO – Scusami: la mia partenza è inevitabile, è il solo modo per…riparare ai nostri errori! –

La ragazza è stupefatta è stordita. Improvvisamente non prova più alcun risentimento. Stefano si gira per andare via.

CARLA – Aspetta, Stefano…auguri…! –

L’uomo accena un timido sorriso, poi affera la valigia ed esce a sinistra tra la commozione generale. 
Segue un lunghissimo silenzio.

ALFONSO – (dissipando la commozione alla gola) Su, su, cos’è questo mortorio? Bice, Adele, da questo momento, vi ordino di smettere di piangere: nostro figlio è soltanto partito. Non è più tempo di lacrime, ora, ma di gioia: Stefano è tornato alla vita, è come rinato! –

L’uomo va alla finestra e la spalanca. La luce del caldo sole di primavera, inonda il salotto.

ALFONSO – (eccitato e commosso) Che giornata! Ancora più bella per come si sta chiudendo! Stefano ha trovato, a modo suo, la felicità che inseguiva. Ora, ragazzi, non pensate più a quello che è stato: su con la vita! Avete dalla parte vostra la gioventù e una vita intera davanti: che aspettate! Enrico, porta fuori Carla a fare una passeggiata in libertà, “alla luce del sole”!-
BICE – (piangendo di gioia) Sì, andate, e che Dio vi benedica! –
TUTTI – (commossi) Sì, sì, andate…! –

I due giovani si guardano negli occhi, si abbracciano teneramente, ed escono a sinistra tenendosi per mano.

TELA