VENITE A SENTIRE
Atto unico (1915)
di Ettore Petrolini
da Petrolini – Il teatro
a c. di Giovanni Antonucci
Newton Compton Editori s.r.l – Roma - 1993
Personaggi |
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Sora Lalla Memmone Pascià Un mandolinista Mastr'Achille Il falso aviatore Gastone Cecco Peppe Rugantino Dante Un Signore Un Pellirossa Un Garzone fornaio Soldato Italiano Generale Austriaco Europa Americana Italia Francia Russia Inghilterra Recitata la prima volta |
Montenegro Serbia Trento Trieste Belgio Sora Costanza I Servetta II Servetta III Servetta Camerieri Viveurs Cocottes Ballerine Popolani Ambasciatori Guerrieri Eunuchi Odalische Mandolinisti Carabinieri, ecc. |
Recitata la prima volta al Teatro Cines di Roma il 29 luglio 1915, ebbe un grandissimo successo.
ATTO UNICO
Introduzione
(Musica La censura)
1.
Jersera, nel giornale ch'ho comprato
Ho visto un bell'articolo di fondo
Non c'era niente, ma non vi nascondo
Che l'affare m'ha molto interessato
Che, quando leggo dei pensieri in bianco,
Trovo che son d'accordo e non mi stanco.
In due colonne c'era il solo titolo
Quattro puntini e il nome dell'autore:
Teopompo Paccadura, senatore...
- Ah! Finalmente ha scritto un bell'articolo!
- Disse un amico mio - Coglie nel segno!
Teopompo Paccadura è un bell'ingegno!
2.
Se c'è una cosa un pò compromettente
La censura sopprime le parole,
Mette i puntini e lascia quelle sole
Dove il lettore non capisce niente.
Ma basta un pò di pratica per dire
Come le frasi debbono finire.
Jersera ho letto - Sulla cresta del...
Sopra la punta di... verso la valle
I bersaglieri sono scesi dalle...
E i bavaresi l'hanno preso nel...
L'affare è oscuro; ma ci siamo intesi
Dove l'avranno preso i Bavaresi.
3.
Trovo che in fondo è un bel provvedimento
E sarebbe del massimo interesse
Se pure nei discorsi si potesse
46
Far la censura nel ragionamento:
Dir le cose a metà, dirle e non dirle,
Fingere di capire e non capirle...
Se, per esempio, vi dicessi che
Tutte le settimane vado da...
Mi metto sulla... e subito mi fa...
Quattro puntini... ed io le faccio le...
Mi spiegherei benissimo, però
Voi che ci capireste? Un par di co...?
(Censura.)
Che nessuno s'accorge a prima vista
se vado da un'amante o da un callista!
Perciò, Signori e Signore, sono proprio dolente che vi siate incomodati a venire fin qui, poiché, con grande dispiacere, debbo annunciarvi, che per quest'infinità d'inconvenienti, disgraziatamente... la rivista... andrà in scena... tanto più che è interpretata da un idiota come me e scritta con un amico il quale ha il cervello a prezzi popolari e la logica in isciopero.
Ma io però vi garantisco che farò del tutto per annoiarvi, anzi sono venuto fuori apposta, e vi confesso (e non lo dite a nessuno) io sono il prologo.
Se dico sono il prologo, non intendo d'imitare i Pagliacci. Anzi, all'opposto, voglio che i Pagliacci imitino me. Né presentarvi una rivista... Chi di voi non ha visto una rivista? Chi di voi non ha visto una rivista ha l'acido urico!
Dimmi con chi vai e ti dirò che rivista scrivi.
Un piede lava l'altro, tutti e due scrivono una rivista. E concludo che la rivista è una cosa già vista e rivista, che tutti hanno già vista e rivista.
Questo è un insieme di fanfaluche, panzane, strambotti, castronerie concentrate in uno scherzo che dovrebbe essere destinato al riso e siccome riso e cucuzze legano bene insieme, vi auguro buon appetito indi... gestione.
Prologo
Tutto quel ch'ora farò
Non lo posso dire...
Il lavoro comincerò...
Come andrà a finire
Vi prevengo che però
Non è un fatto nuovo;
Non andate a cercar no
Il pelo nell'uovo.
L'ora giunta è
Si deve principiar
Ed io così com'è
Debbo in iscena
Tosto andar.
Pian pianin
Or Petrolin
Va in camerin
a truccarsi
Per fare un
Poco da cretin.
Scenario: il gran giardino del ricchissimo Hotel Europeo.
Europa. Garzone fornaio. Rugantino e Americana. Mentre alcuni camerieri vanno avanti e dietro Madama Europa parla col garzone fornaio.
Europa: Ah! Sei venuto? Ricordati che un'altra volta devi venire più presto!
Garzone: Madama Europa! Il pane è stato sfornato in questo momento!
Europa: Il solito pane nero!
Garzone: Nero, ma buono però! Vi sono pagnotte romane, pane napoletano, parigini, filoncini all'inglese e...
Europa: Panetti di Vienna ne avete?
Garzone: Sono terminati. Ora da quelle parti si usa il pane di segatura, si digerisce meglio!
Europa: Portate in dispensa! Andate! (Garzone esce.) Oh! Chi sento! Rugantino! Già Rugantino si trova sempre dapertutto!
Rugantino(d.d.):
Fior de mughetto
Er monno è stato sempre mezzo matto
Cercamo de godé n'antro pochetto
Fior de Mughetto!
(Entrano Rugantino ed Americana:)
Rugantino: Buon giorno e ben trovata Madama Europa! Ho l'onore de presentavve Madamigella Natta Pitterson, una viaggiatrice americana der Nord, più ricca del Pierpont Morgan 1[1]. Fa una gita de piacere e io je fo da guida!
Europa: Ben venuta signora!
Americana: Oh! Io moltissimamente compiacitare me stessa. Avere sentito molto parlamentare di Madama Europa. Provare molta degustazione visitare vostro Hotel. Rugantino accompagnare, io colazionare con lui.
Europa: Vogliono far colazione? Subito serviti! Ecco la nota!
Americana: Nota? Nota? Essere forse nota degli Stati Uniti?
Europa: No, è il menù; ascoltate (legge):
Antipasto di dun dum sotto olio
Maiale all'imperiale
Zuppa alla marinara inglese
Shrapnel russi al pomidoro
Bombe di riso e regagli tedeschi
Fucileria mista con contorno di tiratori scelti
Salti in pancia alla bersagliera
Pasticcio alla guglielma
Insalata grigio verde
Coratelle girate alla baionetta
Aquila a due teste saltata in padella
Torpedini e siluri in salsa asfisiante
Dessert: nespole, sorbe, cannoni alla crema, confettura al piombo.
Americana: Oh! No, no non volere gnente di tutto questo. Preparare buona ciccia amerecana, vermut amerecano, noccioline amerecane, tutto amerecano...
Rugantino: Basta che ve sbrigate, perché l'ora della colazione è sonata.
Europa: Vado subito a far preparare un buon pranzetto, a seconda del vostro gusto! (Esce.)
Rugantino: Quella è una donnetta che la sa longa.
Americana: A me piacere moltissimamente. Giacché noi rimanentare in Hotel, volere vedere cose nuove..., essere me stessa donna amante di emozionamente!
Rugantino: Aspettate un tantino, che la curiosità vostra sarà soddisfatta!
Europa: La colazione è ordinata... Si accomodino!
Rugantino: Grazie, rimanemio in giardino a vedé quarche cosa de novo.
SCENA SECONDA
Sora Lalla e detti.
Musica.
Lalla: (d.d.): So brutti impicci (canta).
Americana: Chi cantare così!
Rugantino: Questa è la sora Lalla la trasteverina.
Europa: Che mi porta la biancheria per l'Hotel... Benvenuta sora Lalla.
Lalla(entra canticchiando): Madama, ecco la biancheria. Rugantino te saluto. Madama me sprofondo (fa un inchino).
Americana: Oh! A me piacere moltissimamente questa donna!
Lalla: Ma io, pe na certa regola vostra, so piaciuta a barba de giovanotti! Perché me vedete che me so ingrossata e ciò li capelli co la neve? Ma la carnaggione mia fa 'gni sempre fighetto e sotto panni so tutta ciammellette...
V'assicuro che co le regazze d'oggi giorno nu me ce cambierebbe manco l'ogna der ditone! 'Ste paine smorfiose, scivolose, cor cappellone fatto a scolabrodo, la vestarella appiccicata alle chiappe, la camicetta de velo che je mette in trasparenza er santissimo ossario, e che cammìneno come le galline che hanno fatto l'ovo... (le imita). Questi so fusti!
Americana: Molto interessante!
Rugantino: A sora Là, varicordate li belli tempi! L'ottobrate, le vignate...
Lalla: Stateve zitto Rugantì non me l'aricordate, ciavevo un cornicione, un Tribunale che facevo gira er boccino a tutti! E quanno annavo ar divin amore in arta tenuta, co la polacca lilla, tutti me cantavano appresso:
Ecco què la sora Lalla
Co la polacca lilla,
Quant'è bella, comè bulla,
Speciarmente quanno balla!
E come ballavo io er sartarello nun lo ballava gnissuno... Chissà che pure adesso... (prende un tamburello e canta).
(Musica).
Fioretto bello
Er vino de Frascati invita ar ballo
Regazze su ballamo er sartarello.
(L'orchestra intona il saltarello e lei lo balla.)
Lalla: Lo vedete che so' ancora bona a arzà le cianche?
Rugantino: Brava, se vede che ancora non ve sete abbacchiata!
Lalla: Abbacchiata io? Ciamancherebbe! Nun ce fate caso io so accusi. Faccio l'arti e bassi. Me lo diceva sempre la mi Commare: Tu sali e t'abbacchi. Ma io pio er monno come viè. So' rimasta sola. Quello straccetto de mi marito l'hanno richiamato sotto l'arme. Me te lo so rivisto vestito da pappino, come quanno facemio l'amore che m'aricordo sempre me lo mettevano in corpo... de guardia e io ce soffrivo tanto. Sarà contento mò; diceva sempre che se voleva magna un austriaco, manco male mo se farà sta magnata. L'hanno messo in der forte perché se sente un po' debole, ma il fucile lo smaneggia bene. Embè ecco che pure io ho contribuito alla guerra. J'ho mannato quer ciorcinato, e io sto allegra listesso. Magno, bevo e canto tanto più che m'ha scritto che quelli ciancica strutti de li sborniaci seguiteno a girà intorno ar Carzo, ma grazie a Dio, con scarzo risultato. Ma a questo famoce pensà chi cià più cervello de noi. Noi cercamo de tené arto er morale.
Rugantino: Brava sora Lalla.
Lalla: Ma che sora Lalla, io so mejo della sora Colomba c'arzava la cianca e sonava la tromba. Ve saluto a tutti e ve lasso la bona sera.
(Musica.)
Tiriralla, tiriralla
Morirai senza assaggialla,
(Esce.)
La pizza cor zibibbo calla calla.
Americana: Colossale, meravigliosa.
Rugantino: E una vera simpaticona.
SCENA TERZA
Detti e un signore con carrettino a mano.
di dentro colpi di frusta: Ehi! Ohp! Ehi! Ohp!
Signore(entra in iscena e con tutto il carrettino si pianta nel mezzo):
Che bella cosa è oggi il poter dire,
Nessuno è sfortunato più di me,
Lo dico senza tema di mentire,
Che prima scarrozavo, or vado a piè...
Avevo due cavalli,
Me li hanno requisiti,
Avevo l'automobile
Che or serve da camion,
Avevo pure un mulo
Me l'hanno messo in... vendita
Avevo due carrozze,
Ed or non ce l'ho più... (via).
Americana: Chi essere costui? Non avere mai veduti simili scarrozzamenti. O che curioso!
Rugantino: Questo, signora mia, è patriottismo bello e bono. Quanno je leveranno er carettino andrà in cariola o magara a piedi e sarà contento listesso.
SCENA QUARTA
Ambasciatori e detti (tipi comuni).
Entrano seriamente si pongono in due file l'una di fronte all'altra,intonando il coro e tenendosi per mano.
E arrivato l'Ambasciatore
Col tra le rarì lallero
E arrivato l'Ambasciatore
Col tra le rarì lallà.
Gran novità portiamo
Col tra le rarì lallero
Gran novità portiamo
Col tra le rarì lallà.
(Tre volte.)
(Al termine si schierano e si pongono in linea di uscita.)
Americana: Chi essere costoro?
Rugantino: Questi so l'ambasciatori rinomati, che vengheno a fà l'imbasciate.
Europa(in mezzo): Amici, che cosa mi narrate di nuovo? Dove andate?
Rugantino: Ve lo dico io Madama, questi adesso pijeno la strada dell'erba fumaria, attraverseno scuajenza, sorpasseno er monte te saluto bavutta, e se fermeno a ciarivenghi domani?
Americana: Avere molto benissimamente comprenduto! Piacere tanto tanto questi tipi!
Ambasciatore: Noi andremo, e torneremo con buone novelle. Arrivederci a presto!
(Riprende il coro ed escono. Squilli di trombe.)
SCENA QUINTA
Memmone e detti.
Memmone[2] (entra vestito da Cyrano de Bergerac, al seguito di guerrieri di latta, con spadoni, truccati, declamano): Salve o Signori! Il guerriero invincibile ed inciclopedico vi saluta! Americana: Essere questo Giulio Cesare?
Rugantino: No, mò ve lo presento: questo è Nerone, cioè dico... Memmone detto er terribile, ammazza sette, spacca 14, seguace de padella, cuccumella e der manico dell'ombrella!
Americana: Bell'uomo! Bell'uomo! Simpaticare moltissimamente con lui! Lui cercare sempre di affondare... il dente!
Europa: Dimmi o Memmone, non eri andato a far colazione a Parigi?
Memmone: Bazzecole, bazzecole! Dopo che Parigi mi ha gettato il guanto, volevo andare da lui a mangiare un'insalata russa, ed a bere champagne e Bordeaux, ma strada facendo e appunto nel Belgio, la mia automobile è rimasta in panna, e siccome la granata, dico la granita con panna non mi piace, ho rinculato e adesso mi contento di mangiare qui una bistecca alla Bismark, e qualche finocchio alla tavola rotonda.
Europa: Vuoi che ti serva?
Memmone: Tulo sai che a me, non serve mai niente. Ma io ti amo! Da un pezzo ti facevo la corte! Da un pezzo... da 420 che erano i palpiti del mio cuore, e tu dovevi esser mia.
Europa: Avevo compreso, ma non ci sei riuscito ancora e non ci riuscirai mai.
Memmone: Ma io ti amo! Ti voglio conquistare!
(Duetto Europa e Memmone.)
Memmone:
Tu non sai perché ti bramo
E ti voglio tutta mia,
Per la grande frenesia
Di conquiste ch'ho nel core!
Tu non sai perché ti voglio
Tutta quanta possedere,
Per la smania e per piacere
Di poter dire così:
Tutta mia! Tutta mia!
Tutta mia l'Europa bella!
Come fosse una put... lzella...
Che si dona tutta a me!...
Ah! Sì!... Tutta mia!...
Europa:
Ma lasciami un pochino in santa pace
li oilà,
Mi sembra che ti mostri un poco audace
li oilà,
Mi sembra che sei peggio del demonio
li oilà,
Ma tu finisci presto al manicomio
li oilà,
Non ti cedo proprio nulla, no!
Non mi tocchi proprio niente, no!
Sii contento del tuo stato
Mostrati educato, sì.
(Ripete.)
Memmone: Su via contentami!
Europa: Sei rompiscatole
Memmone: Ti voglio mia!
Europa: Vattene via.
Memmone: Non mi far piangere
mio bel tesori
Europa: Ritorna in te.
Memmone: Lascia gli scrupoli.
Europa: Ma via finiscila.
Memmone: Fa che il mio sogno.
Europa: Di quarant'anni.
Memmone: Fa che il mio sogno
Si avvererà!
Europa: Non dire bubbole
Lasciami in pace.
Memmone: Non so resistere
Come farò?
Europa: Venne gran satiro
Se mi perseguiti
Io come un gambero
Ti fò arretrar! (Gli sfugge. )
Memmone: Ah! m'è sfuggita...
Me disgraziato
Ma io sfidandoti
Ti prenderò!
(La raggiunge e l'afferra.)
Europa: Deh! Mi lasciate per pietà!
Europa: Suvvia lasciatemi sì, per pietà
Memmone: Ma io sfidandola la prenderò. (Gli sfugge ancora.)
(Aria Indifferenza)
Europa: Turesta al posto tuo, io resto al mio
Su questo non c'è nulla da ridire.
Memmone: Io spero nell'aiuto del buon zio[3].
Che credo mi vorrà sempre servire.
Europa: È inutile che fai o tenti ancora
Ti manderò davvero alla malora.
Memmone: Se non avessi Memmo e la Germania
Tu certo soffriresti per la smania.
Europa: Ho tanti e tanti che mi voglion bene
Sei tu soltanto che mi rechi pene.
Memmone: Io ti darò però tant'afflizioni!
Europa: Ed io risponderò coi miei cannoni,
Ed io risponderò coi miei cannoni!
Memmone: Bada bene, te lo dico per la la, ain.
Per la 2a, svain. Per la 3a, sfrain.
Sarai mia?
Europa: No, no.
Memmone: Schiaccio la noce!
Europa: Con te io faccio il segno della croce!
Coro: Con te facciamo il segno della croce!
Rugantino: A quanto pare ve sete portato appresso tutto er magazzino de li burattini!
Memmone: Burattini! I miei fidi guerrieri Ve li presento (declamando sul ritmo dei cadetti di Guascogna nel Cyrano de Bergerac):
Questi sono i miei sudditi fedeli,
Membri di ferro, muscoli di pietra,
Dentro il petto hanno un cuore senza peli
Questi sono i miei sudditi fedeli.
Occhi da gatto, baffi da spinaci,
Son prati di pugne, avvezzi al duro,
Anche nel rincular son forti e audaci
Pronti, altezzosi, al rullo del tamburo.
Spadaccini famosi, sempre all'erta
La gloria van... mertando e ognun l'aneli
Ognun si sforzerà p'aver la.... merta
Questi sono i miei sudditi fedeli.
Guerrieri: Ipp! Ipp! Urrà.
(I guerrieri, marcando il passo... Ain, svain, avanzano alla ribalta e cantano il loro coro sull'aria della Bella Elena.)
Noi siamo i guerrieri audaci
I guerrieri audaci siamo
In singolar tenzon!
Noi siamo i guerrieri audaci
I guerrieri audaci siamo
Facciamo distruzion. Ah! Sì!
Memmone: Ed ora ascoltatemi! Olà teste di legno...
Americana: Ah! Ah! Teste di legno!...
Memmone(all''Americana): Se tu non la finisci immantinente, m'attacco al Gaz ed al più puzzolente! I galli chiuderò nel gallinaio; di Mosca ne farò un bel moscaio, e il tuo paese, come un canottino, farò affondare da un sottomarino!
Europa: Ah! Ah! E dire che per diversi anni sei stato tu l'angelo della pace!
Memmone: A te non vò vederti infrancescata, né slaveggiata, né britanneggiata! Voglio soltanto io impestare il mondo, con le mie bombe, quanto è largo e tondo. (A Rugantino:) E tu stai zitto, perché allorquando tutto avrò soppresso, darò un calcio al Sempione, e da me stesso voglio sfondar Milano con un dito, così mi passerà ogni prurito.
Pei Zeppelin e per altri palloni
Io sono specialista assai provetto
Lo sparo sempre e il rombo dei cannoni
Lo fo sentir la notte... anche nel letto.
La moglie mia può dirvelo
Che sotto la coperta
Io feci la scoperta
Del Gaz asfissiante:
Prodotto derivante
Da ceci e baccalà!
Rinaldo, Orlando, Astolfo, Rodomonte
Chi sono mai costoro a me di fronte?
Orlando combatteva con il brando
Ed io combatto invece... col comando.
Rinaldo con la spada come cani
A mille sterminava i musulmani.
Io li proteggo!... E con i miei cannoni.
Spazzar fò i cristiani a milioni.
E se a compier tali ammazzamenti
Non mi bastasse il «Quattrocentoventi»
Io senza sgomentarmi inventerei
Un nuovo tipo di «Seicentosei».
(Ai guerrieri:) Olà perfidi maganzesi! Pria che il campo sia perso muovetevi a singoiar tenzone! Che il Cielo favorir voglia la pugna nostra! Sia fatta una strage del nemico e che egli sia condotto prigionier fra le carote! Fianco sinistri Serrate! Marche!
(I guerrieri eseguono quanto sopra mentre Memmone toglie da una piccola borsa una pompetta con la quale investe l'Europa, l'America e Rugantino che fingono di ripararsi con le maschere protettrici contro i gas asfissianti. Memmone e guerrieri escono dalla scena. L'orchestra intona nuovamente l'aria della Bella Elena.)
Americana: Tutto questo molto divertevole!
Rugantino: Si v'avessi da dì, me ce diverto puro io…
(L'orchestra intona la Marcia funebre.) Guardate 'n pò, ritorneno l'Ambasciatori?
Europa: Erano andati per fare un successo ed invece...
Rugantino: Se vede che sò iti ar gabinetto sicuri de fa un successo e trovannolo occupato hanno battuto in ritirata.
SCENA SESTA
Ambasciatori e detti.
Ambasciatori(entrano con un fiasco al collo al passo cadenzato di una marcia funebre).
Europa: Ma che avete combinato?
i Ambasciatore: Nulla di nulla. Siamo stati...
ii Ambasciatore: Abbiamo detto...
iii Ambasciatore: Abbiamo fatto...
iv Ambasciatore: Non abbiamo concluso nulla.
i Ambasciatore: Dovunque ci hanno rimandato a quel paese...
Europa: Come?
i Ambasciatore: Cioè ai nostri paesi! Abbiamo sperato anche su Commare Italia. Le abbiamo fatto tante serenate... Ma ci ha sbattuto la finestra in faccia!
Rugantino: E allora è mejo che ve n'annate a squajenza, là 'ndove v'ho detto prima (riprende la marcia funebre e gli ambasciatori via).
Europa: L'immaginavo che andava a finire così.
Americana: Ma adesso come finire la questione? Cosa potere avvenire?
Rugantino: Volete una spiegazione? Guardate 'n po'! Queste ve la daranno.
SCENA SETTIMA
Francia, Inghilterra, Russia, Italia e detti poi Memmone.
Le quattro nazioni inoltrano e si fermano nel mezzo della scena.
Memmone: (entra e rivolgendosi alla Russia le domanda): Vogliamo far la Pace?
Russia: No!
(Memmone esce.)
(Quartetto quadruplice.)
Inghilterra: Vieni mia bella italiana
Vieni con noi nel Trentino
Francia: Trieste è poco lontana
Tua sarà per destino.
Russia: Vieni con noi alla riscossa
Tu che possiedi un bel cuore.
Italia: Anch'io mi sono già mossa
E brillar fò il tricolor.
Là sull'Appenino
Ci sta il baldo alpino.
Tra le rocce austere
Ci sta l'artigliere.
Fòr da le trincere
Irrompe il bersagliere.
Tutti entusiasmati
Tutti affratellati
Con immensa gioia
Al grido di Savoia
Pronti a guerreggiare
Per la libertà
Pronti a guerreggiare
Per la libertà.
Francia: Ma noi sorelle siamo
Da un patto vincolate.
Inghilterra: Noi resteremo alleate
E questo sì lo giuriam.
Russia: Le nostre forze uniamo
Italia: E combattiam l'oppressor.
Io andrò a Trieste
Prenderò il Trentino
Avrò l'Adriatico
Ch'è così simpatico.
Francia: Io per esser sazia
Debbo aver l'Alsazia
E senza tanta pena
Anche la Lorena.
Inghilterra: Mentre io non la tocco
Ma gli faccio il blocco
Per la via di mare
Non li fò passare.
Russia: Ed io con i cannoni
Tornerò sui Carpazi
Siam tanti leoni
E ciò si avvererà.
Tutte(coro): Unite da gran giuramento
Seguiamo la nostra strada
Ed affrontando il cimento
Noi fidiamo sulla spada.
Dunque che venga il nemico
Ci arriderà la vittoria
Saremo coperte di gloria
E nella storia segnate sarem.
Staremo sempre unite
Coi nostri cannoni
Più non parleremo
Di separazioni
Per solennizzare
Questa nostra unione
Grideremo insieme
Con un grido sol:
Viva il valor!
(Le quattro nazioni escono dalla scena.)
Rugantino: Evviva la Comare Italia e le Nazioni alleate!
Europa: Evviva.
Americana: Evviva! Io essere tantissimamente entusiasmatica!
Rugantino: Cià preso gusto, Madama!
SCENA OTTAVA
Pascià, Eunuchi, Odalische e detti.
Pascià[4] (entra con il suo seguito).
Americana: Curioso tipo! Chi essere?
Rugantino: Questo è er gallo che sta tramezzo e le su galline!
Americana: Ah! Capire, questa fanciulla essere sua preferita?
Rugantino: Già, questa è la gallinaccetta sua che je preme de più.
(Musica La Bajà)
Pascià: Sono un allegro mattacchione
Trecento mogli ho già con me
Faccio la vita del minchione
Fumo la pipa e il narghilè.
Ma ch'è mai successo in questi giorni belli
Quando i miei nemici sono penetrati
Proprio nel mezzo dei mie' Dardanelli
Così lo stretto non avrò
Tur, tur, tur
Vedrai come in Turchia
Ci daran le mele, ohimè,
Tur, tur, tur
Ma io con furberia
Ogni cosa salverò
Datemi un appoggio e grato vi sarò.
Coro: Oh! Oh! Oh!
Pascià: Timely, trullu-lu
Vallà-Baccalà (due volte)
Se dura un pò più
Tutti vengono qua
Coro: Timelù, trullu-lu
Vallà-Baccalà
Se dura un pò più
Lui davver creperà.
Rugantino: Avete sentito come s'è spiegato bene?
Pascià: In nome di Sòliman, ascoltatemi: mi hanno aperto la Porta; i Persi dicono che è tempo perso; le Persiane escono fuori dai gangheri, ed io mi sento una continua rottura di... Dardanelli[5]. Provo adunque il bisogno di divertirmi e per solazzo mi sono recato dietro questo numeroso codazzo... Allorché udrò il frastuono di numerose fregate penetrare nello stretto, mi stringerò nelle spalle e cercherò di difendermi dal cozzar delle palle. Frattanto mi è rimasta la mia buona e spelacchiata Ananasse. (Ananasse gli accarezza la barba.) Gratta - checca! Grattami il cute. Esso mi prude molto e la tua bianca manina mi solleva non poco. Fra tanti guai mi è rimasta la pipa: essa mi conforta; il Kalumeto ed il narghilè mi consolano. Andiamo o miei fidi, recatemi il narghilè e fatemi tirar la pipa con il vostro tabacco.
Eunuchi(distendono i tappeti, gli porgono il narghilè che uno di essi accende mentre gli altri gli si fanno d'attorno cantando cadenzati): Accendi la pipa, smorza la pipa. Accendi la pipa, smorza la pipa... ecc.
Pascià: Basta! (Gli eunuchi tacciono.) Tu, Ananasse, danza, fammi il valtzer con la penna... Fammi inebriare (l'orchestra intona in sordina una musica orientale ed Ananasse si accinge a danzare). Fammi la danza del ventre, sventrati e ballami sulla punta... dei piedi... Io pipo, me n'impipo e con l'oppio ci vedo doppio. Appunto, Ananasse, fammi vedere quattro gambe, quattro ventri, e tutto ciò che hai di bello, di caro, di amabile, di fantasmagorico, fammelo vedere quattro volte. Sotto con la pipa ragazzi...
(Gli eunuchi tornano ad accendergli la pipa. Frattanto Ananasse danza mentre il riflettore, a colori, illumina fantasticamente la scena.) Ananasse, cara Ananasse, non ci sei che tu per farmi la danza del broccoletto strascinato in padella! Come sei divina nella danza del serpente pitone. Brava figlia di Tersicore, brava, figlia d'un cane... Scopa, scopa bene il palcoscenico!
(Alla fine della danza, si alza e va ad incontrare Ananasse:)
Brava Ananasse, tu danzi divinamente. Tu sei morbida come i peli della mia barba! Sei liscia come la testa di... Sei flessuosa come la gomma di un enteroclisma; sei vaporosa come i piedi del Sènusso dopo una marcia alla Mecca! Ah! Che bella cosa fare il Pascià.
(Musica Il Turco)
1.
A regnare nella Turchia
Non è bello, in fede mia;
Io non so più quali guaia
Mi son conservati ormai.
Alla mia Sublime Porta
Ne toccarono d'ogni sorta:
Dopo avermela sconquassata
Me la danno tutta sfasciata.
Il partito ch'avevo un giorno
È partito e non fa ritorno;
Senza un briciolo di rispetto
A la faccia di Maometto.
Or mi levano pur la Pera
Che succhiavo mattina e sera
Passeggiando fra le colonne
Nell'harem delle mie donne.
Le odalische di quest'affare
Non ne voglion più parlare.
E persino dagli Eunuchi
Occupar fan tutti i buchi
Della grande sublime Porta
Come fossi già cosa morta.
Ed il povero Corno d'oro
Me lo scornano come un toro.
Ahi!, Ah, Ahi, Ah!, Guglielmone che tiri mi fa
Ahi!, Ah, Ahi, Ah! che lo possano bombardà.
2.
A regnare nella Turchia
Non è bello in fede mia;
Io non so più quali guai
Mi son conservati ormai.
Io lo prendo poi dappertutto
Il castigo ch'è duro e brutto:
Ebbi nespole dal Giappone
Ebbi mele dal Macedone,
Gli abitanti di Salonicco
Or mi trattano come un micco.
E perfino la Bulgaria
Mi commette la porcheria.
Dalla Libia m'hanno cacciato.
L'arcipelago m'hanno pigliato.
Bombardato m'hanno gli Inglesi
Massacrato m'hanno i Francesi.
Per l'Italia ch'è un brutt'osso
Già mi sento la febbre addosso.
Gl'Italiani son certo quelli
Che mi sfondarono i Dardanelli[6],
Poi mi vengono nel canale
Con la punta dello Stivale E col Bosforo infine in mano
Non mi lasciano niente sano.
Ahi! Ah!, Ahi!, Ah!, Guglielmone che tiri mi fa
Ahi!, Ah!, Ahi!, Ah!, Che lo possino scorticà.
- Ananasse, perdonami questo sfogo e dammi il sublimato braccio tuo.
Rugantino: Ve n'annate, sor maestro?
Pascià: Rientro in casa. Capirai ho lasciato 495 mogli incustodite!
Rugantino: Ah! Sete voi lo sposo! Sai quante penne!
Pascià: La mia protezione, il mio saluto e la mia riconoscenza! Se non lo fate per me, fatelo almeno per costoro che mi guardano come tanti sminchionati!
Rugantino: Che bella cosa esse sminchionati!
Pascià: Bisogna essere tagliati (via con Ananasse mentre l'orchestra, in sordina, riprende il motivo della musica orientale. Le Odalische lo seguono).
Americana: Perché mai questi poverini essere tutti tristi?
Rugantino: Se vede che nun sò più boni a combatte.
i Eunuco: No... siamo ancora buoni...
ii Eunuco: Però abbiamo soltanto il fucile.
Rugantino: E nun ciavete le munizioni? Nun fa gnente, nun ve pijate pena che ve le mannerà Gujermone drento li cartelli de la bira!
(Eunuchi via.)
Americana: Fare moltissimamente pena!... Ma spiegarmi, Rugantino, perché ballerina danzare tutto ventre scoperchiato?
Rugantino: E n'usanza der paese!... Da sté parti pé fà un ballo se scopreno la panza eppoi se la ricopreno. Invece da noi... certe signore balleno cò la panza coperta, eppoi...
Americana: Eppoi!
Rugantino: Eppoi... basta lassamo annà che è mejo.
SCENA NONA
Pellirossa e detti.
Pellirossa(entra a soggetto).
Rugantino: Uh! Guarda, guarda, e questo come è capitato da ‘ste parti?
Pellirossa: Lasciami passare, o con un semplice boccone mi mangio te e la tua compagna...
Rugantino: Alla larga, sì che fame arretrata!
Americana: Costui mangiare cristiani?
Rugantino: Sì, è un cannibale, un servaggio che se magna la carne umana come si fusse un piatto de spaghetti!
Pellirossa: Io sono furibondo! Ho il sangue che mi bolle, che mi si rimescola tutto. Le mie unghie si aguzzano, i miei denti si arrotano...
Americana: Ioavere paura!
Rugantino: Ohé! A Sor pellerossa, ve sete sbajato strada. Cò noi ce magnate de magro assai... Annateve a cercà quarche capitalista co la panza grossa che cascherete mejo!
Pellirossa: Ma io son venuto qui per protestare!
Rugantino: Ah! Sì?
Pellirossa: Sicuro, protesto contro l'indegna e sleale concorrenza che mi fanno certi signori Mattatori...
Rugantino: Avete ragione! Ve se beccano le mejo poste!
Pellirossa: Non solo! Ma uno con la forca e coi tradimenti, l'altro con le bombe asfissianti, il rogo ed altre mille infernali invenzioni[7], mi levano il pane dalla bocca, mi rubano il mestiere, mi riducono in mezzo ad una strada....
Rugantino: Sfido io! Così se móstreno più servaggi de voi!
Pellirossa: Hanno l'istinto più brutale del mio e l'animo più feroce. Ma io lo riferirò alla mia tribù, e se continua di questo passo saremo costretti a farci chiamare un popolo civile.
Rugantino: Certo, più civile de quelli lo sete de sicuro!...
Pellirossa: Ma io continuerò a protestare e protesterò fin tanto che non farò valere le mie ragioni. E se mi capita quel Cecco-Peppe, me lo mangio crudo...
Rugantino: Nun lo fate, per carità, che quello è jettato. Ve se metterebbe su la bocca de lo stommico e nun lo digerite più. Ve fa pià una indigestione.
Pellirossa: Non ci pensare che gallina vecchia fa buon brodo!
Rugantino: Ma quello è un gallinaccio vecchio e tosto come er travertino!
Pellirossa: Non fa nulla. Ho buoni denti. Gli imparo io a farmi concorrenza. Se lo trovo guai a lui. (Via a soggetto.)
Rugantino: Avete 'nteso si che robba! È proprio vero, si nun sò matti nun ce li volemo!
SCENA DECIMA
Costanza, detti e poi Mastr'Achille.
Costanza(entra spazzando): Bon giorno, Rugantì!
Rugantino: Varda, varda, la sora Costanza! Come ve butta?
Costanza: Butta male nun lo vedi? mò c'è la crisi e me sò dovuta adattà a fà 'sto boja mestiere!
Rugantino: Se capisce, le donne devono sapé rimpiazzà l'ommeni in tutto e per tutto.
Americana: Costei essere spazzina?
Rugantino: Già e lo fa per amor de Patria.
Costanza: Capirete puro voi! Abbituvata com'ero a fà le faccende de casa nun m'aritrovo bene drento a ‘sti novi panni.
Rugantino: E mastr'Achille, er vostro compagno de lavoro?
Costanza: Chi, er cispadano? Fin'adesso nun ho avuto la disgrazia d'incontrallo, perché io lavoro in un reparto e lui in un artro.
Rugantino: Accusì nun v'incontrate mai?
Costanza: Lo faccio apposta! Perché 'gni quarvorta che me vede me rompe l'anima cò le dichiarazzioni d'amore! Dice che me vò sposà e che me se vò portà ar paese... Ma sai che nova c'è? Una vorta o l'altra pijo er canestro dell'immonnezza e je fò 'na scuffia!
Achille(entra, a soggetto, canticchiando).
Costanza(sentendolo arrivare): Ecchelo! Che lo possino...
Achille: Pé la cocce de Sante Dunate! Chi arevede! Rucantine! Come staje, stenchi bè?
Rugantino: Compà, che ce riccontate?
Achille: Che t'agge da riccuntà! Li si sentuti li sbattimentiò pe' chillu Die, ghie l'aggio letto supre li giurnali de la stampe, e songhe restute imbressiunate!
Rugantino: E chi è che nun li legge?
Achille: Aggiu sentute che li Tudesche se sò prendute Varsagne[8] e cà li Russe l'hanno lasciate. All'Austriace j'hanno prendute er Cavalle e mò vanno a piede. Li tajane vanno sembre innanze cò la bajunette e fanno scappà lu mangia-seghe[9] da la paghiure, pé la cocce de Sante Dunate!
Rugantino: È vero, è vero.
Achille(scorgendo Costanza): Uh! Chi vede! Custanzuccie mie!
Costanza(che sino a questo momento si era tenuta in disparte, si fa avanti): Ariecco 'sto scoccia... Ahò, mò me devi da lassà perde! Nun lo vedi che sò passata de grado e sò diventata puro io n'pezzo grosso della pulizzia prubbrica.
Achille: Allora simme culleghe. Facimme 'na scupatelle anzieme?
Costanza: Si nun te stai zitto te dò 'sto manico tra capo e collo!
Achille: Ma ghie me sente tutte le friccicore pe' te. Lu core mio cià la palpitazzione. Me t'inzogne lu giorne, la notte e quanno che penze a te faccie tante cusette da me sole sole. Stanotte, per esempio, me te sò inzognate. Me pareva che io era nu re e tu 'na reggina: invece quanno che me sò svejate me so trovate cor manico de la scope 'n mano...
Costanza: Damoje er tajo a 'sti discorsi! Ma dico, ce se' venuto o te cianno mannato?
Achille: Ce sò venute!
(Musica La serva)
1.
Achille: Custanzucce belle belle
Chie te dò le coratelle
Costanza: Va all'inferno brutt'impiastro
Nun me stà tant'a scoccià!
Achille: Songhe pazze annammurate
Io pe te me so 'mbricate.
Costanza: Ma sta' zitto perde er fiato
Nun me serve gnente, no!
Achille: Ma ghier 'aggie a spusà
Costanza: Bisognerà vedé...
(due volte)
Achille: Te faccie cunzolà
Costanza: Macché, macché, macché!
Rugantino: E fate 'sto pangrattato e bònanotte ar secchio!
Costanza: Sì, così tra er mestiere che fa lui e quello che faccio io che se magnamo: l'immonnezza?
Achille: No! Li munnezza la spedimme a Cicche Peppe ca ci fà culezzione, pé la cocce. Chie tenghe li quadrine, che te crede, e si tu addivente la mugliereme mie te porte a fà lu viagge a Salcite. Ghie tenche lu majale e li galline, e so pure 'mbrestate li sorde a gliu Guverne... già ho crompate le cartelle de lu prestite nazzionale, che te crede, perché ghie cò la Patrie nun ce guarde miche.
Costanza: Allora già che sento che ciai quatrini, quasi, quasi... (Risoluta:) Damme er braccio e annamo assieme, tanto fra colleghi nun ce se guarda! Però, aricòrdete, che si te sposo vojo fà er commido mio.
Achille: Lu commide tuje! Allora me voi fà diventà nu cornutacce, pé la cocce...
Costanza: Cammina buzzurro!
Achille: Ghie buzzurre! Benedetto lu Municipie che ha municipalizzate pure le donne. Accusì vedimme a chi scope meglie?
Costanza: A questo nun ce penzà che scopo mejo io!
Achille: Nun pò esse perché tu accumincie mò la carriera. Io invece ce sò nato in mezze alla munnezze.
2.
Achille: Si facimme el pangrattate
Ce facimme 'na magnate.
Costanza: Fijo mio sei troppo brutto
Ce ne sò mejo de te.
Achille: Brucculette e past'asciutte
Cà t'importe cà sò brutte?
Costanza: Ma se' troppo migragnoso
Finirò pé sbavijà.
Achille: Si tu venchi cu me!
Costanza: Davero starò bè.
(due volte)
Achille: Basta che sai scupà.
Costanza: Macché, macché, macché!
(Costanza e Mastr'Achille escono a soggetto, cantando.)
Rugantino: Eccheli lì felici e contenti! Quanno sposeranno faranno la razza de li cani barboni!
SCENA UNDICESIMA
Le servette e detti.
Musica Gisella.
Servette(entrano in scena ed avanzano alla ribalta a due):
Noi siamo le servette
Andiamo ad acquistar
Vivande predilette
Per il desinar.
Ma per far la spesa
Occorrono tesor
Si compra a peso d'or.
Ricresce tutto con stupor!
Aumenta ancor
L'insalata e il baccalà.
Senti dir che pure cresce
i Servetta: La carne.
ii Servetta: Il pesce.
E poi quando aumenterà
Il doppio diverrà
Venderemo la padella.
i Servetta: Marietta.
ii Servetta: Nennella.
È inutile smaniar
Staremo a riposar.
Rugantino: Povere ciumachelle! Ve lamentate perché tutto aricresce? Eh sò li tempi!
Servette: A noi molto rincresce
Che debbono aumentar
La carne, ed anche il pesce,
Le uova ed il salam
E adesso sulla spesa,
Rubare non possiam
Si compra a peso d'or
Ricresce tutto con stupor!
Aumenta ancor
Il vino fatto col baston!
In ribasso riman solo
Il grosso
Citriuolo
E poi quando aumenterà
Il doppio diverrà.
Venderemo tutte in fila
Il cuccumo,
La pila,
E inutile smaniar
Bisogna riposar.
Rugantino: Ve compatisco. L'epoca è brutta, ma vierà er giorno che ve ne farete una magnata!
(Le servette si allontanano cantando il principio del I couplet.)
Noi siamo le servette
Andiamo ad acquistar
ecc. ecc.
SCENA DODICESIMA
Mandolinisti e detti.
Americana: Chi suonare così allegramente?
Rugantino: Ah! questi sò li mandolinisti della società: li magnasego nun ce li volemo!
Americana: Ah! Essere società?
Rugantino: Ce ne sò tante de società de divertimento: li belli nasi; li spaghettari; li gargarozzoni; se bevemo tutto; e cusì mò c'è puro quella de: li magnasego nun ce li volemo.
Mandolinisti(entrano suonando. Hanno un labaro con la scritta: «Società divertimento: li magnasego nun ce li volemo»).
Americana: Ah! Fare divertimento?
Rugantino: Domannatelo un pò qui a Totarello de li monti.
Totarello: Se capisce che se divertimo. Nojartri italiani e spedarmente li romani semo gnisempre uniti sia ner divertimento che in der dovere, e nun se smontamo cò l'imposture che ce dicheno l'Austriaci. Sonamo la ghitara e er mannolino; ma semo boni puro a sonà la sveja. Hai sentito che dice de noi la stampa tedesca? Ce chiameno straccioni, morti de fame, mendicanti, accoltellatori e imbriaconi. Ce piace er vino, ma nun se bevemo mica tutte quelle buatte che se beve er popolo de Vienna. Loro dicheno sempre ch'avanzano... Che avanzeno? L'animaccia loro! Avanzeranno forse un pò de sleppe fin dal 1866. Si nun dicheno ch'avanzeno dicheno che respingono; a forza de respigne, je vierà un respignimento cronico, che se l'andranno a curà a Vienna, come dice er Generale Von-der-Gheghen. Dunque occhio alla penna, ragazzi, e damoie de voce, foss'anche la voce der cannone.
(Musica Sor Capanna)
1.
Er magnasego ha detto a tutti quanti
Che l'Italiano sona er mandolino.
Però 'sta brutta faccia d'assassino
Nun era bono a diccelo davanti
Ma l'ha visto cò li fatti
Che noi semo proprio adatti
E sentirai
Che l'Italiano sona bene assai!
2.
Noi semo stufi de li tradimenti
De li soprusi fatti a li fratelli
Ghitara e bajonette sò strumenti
Che non li conoscemo da fanelli.
Così in una de ‘ste feste
Su la piazza de Trieste
O bene o male
Volemo annà a sonà l'Inno Reale.
3.
Zi Peppe ner vedé li berzajieri
Fece chiamà de prescia er confessore
(e disse: li peccati mia sò neri
Fatemi dà er perdono dar Signore.
Er curato j'arispose
Queste qui sò brutte cose.
L'assoluzione
Te la darà Vittorio[10] cor cannone.
4.
Quer caro Cecco Peppe a la notizia
Ch'er popolo Italiano annava in guera
Ha fatto nei carzoni una sporchizzia
Che liquida com'era annò pe' tera.
Ma quer Macchio ebbe l'idea
De carmajie la diarea
Nun riflettette
Ch'er tappo poi Cadorna je lo mette.
5.
Zi Peppe ner sentì ‘ste sonatine
S'è preso un restringente de cariera.
Ner gabinetto tutte le matine
Annava a fà ogni tanto na' preghiera
La faceva er poveretto
Quasi sempre in pizz'ar letto
Dice: Pensate
Nun m'aspettavo mai tante sonate
6.
All'Austria je rode quarche cosa
Da 'n pezzo che c'insurta a noi Italiani
Ma a noi nun ce capacita 'sta cosa
D'esse trattati peggio de li cani.
C'è scappata la pazzienza
Famo vede a 'sta potenza
Come se giostra
Annanno a ripijà la robba nostra!
SCENA TREDICESIMA
Dante e detti.
Dante: Cos'è questo frastuon sì allegro e bello,
Lo stromento et poi lo ritornello?
Americana: Oh! Curioso tipo... Essere straniero?
Dante: No! Non sono stranieri Sono poeta,
Taccia lo caluniar perfido, ingiusto.
Rugantino: Ma io lo riconosco. Questo è er sor Dante!... Come va? Qua la mano! V'hanno cacciato via?
Dante: Cacciato m'hanno con insulti e offese,
Gente a cui si fa notte innanzi sera.
Rugantino: Ma perché? Ariccontatece 'n pò!!!
Dante: Nel mezzo del cammino di mia vita,
Mi ritrovai sopra lo monumento
Quando la parte retro fu colpita
Da palle di pistola a tradimento.
Oh! Quanto san di sale Le palle altrui!
Rugantino: E allora che dicessivo!
Dante: Non ti curar di loro ma guarda e passa,
Dissi, e men scesi dallo piedistallo,
E dallo loco mezzo nero e giallo
Tornai adirato...
Rugantino: Davero?
Dante: Anch'io men venni come un irredento
Anch'io ebbi l'onta della razza odiata
Ma presto tornerò drento lo Trento,
Ritornerò a Trieste liberata!
Rugantino: Vengo puro io! E adesso indove ve n'annate?
Dante: A riveder le cose a me più care
A riveder le cose a me più belle,
Torno in Fiorenza a riveder le stelle. (Via a soggetto.)
Rugantino: Bon viaggio, sor Dante.
Americana: Essere molto simpatico!
Rugantino: Non c'è da fassene meravija perché Dante è simpatico a tutte le signore!
Americana: Perché?
Rugantino: Perché tutte quante se strofineno cò la pelle sua!
Americana: Oh! Costui scendere dal cielo!
SCENA QUATTORDICESIMA
Aviatore e detti.
Aviatore(entrando, dall'alto, con un palloncino): Est permis?
Rugantino: Antrè!
Aviatore: Excuse-moi si je reste ici un petit moment; mais, oui, monsieur ed madame, il faut me déclarer, me présenter...
Americana: Chi essere?
Aviatore: Je suis le grand aviateur!
Rugantino: Ho capito! Questo Madama, è er più grande pallonaro der secolo presente. Come li gonfia lui li palloni, nun lo passa gnisuno!!!
Aviatore: J'ai fait déjà beaucoup des fois le tour de monde, et j'ai tojours sbafè ed embrouillé beaucoup!
Rugantino: Ah! sì, l'ho letto su' li giornali! Li mejo bocconi ereno li vostri!
Aviatore: Bocconi, Bocconi! Le grand magazin a Place Colonna! Je le connais bien: il m'ha fait cet abit. Donc comment je disais suis le roi de l'air: la grande célebrité parisienne!
Rugantino: Ma sì, ma sì, ve dico, sapemo tutto: li banchetti, le sbafatone, la signora bionda...
Aviatore: La blonde...
Rugantino: ...er bijetto fasullo da cento lire!...
Aviatore: Le bijettò fasullò. Oui, oui, je rappelle. A propòs d'argent! Avez-vous de me prêtér mils francs?
Rugantino: De che?
Aviatore: Avez-vous compris?
Rugantino: Mille lire? Ma che te' se' messo 'ntesta de imbroià puro a me?
Aviatore: Donc, me répondez-vous? Ah! Je comprend! Vous faîtes l'indien!
Rugantino: Diteme 'n pò piuttosto: ma nun stavio in galera?
Aviatore: Galerà? Je ne comprend pas...
Rugantino: Lo so che nun compri mai, ma sbafi sempre!
Aviatore: No, no, comment s'appelle?
Rugantino: La pelle? Nun ce penzà che te la faranno...
Aviatore: Mais no, no, n'est pas possible parler avec vous? Vous êtes très ordinaire, très grossier. C'est vrai que je suis abbrutî, indebité jusqu'à l'ossé du collet. Maléresement je fais les ciaebellés sans les buchées et pour cela je retourne chez mon pays avec mon ballon beaucoup sgonfié: mais je m'en ficheò. Je suis content que l'Italie m'ha donné beaucoup des satisfations, des theatres, des cenettes, des palquets, des jolies femmes, des ovations, sans oublier de me donner ainsi... dixept mois dé reclusio pour les quels je suis obbligé à vous saluer; Aurevoir.
(Nel frattempo entrano due carabinieri, che lo prendono sotto braccio e lo trascinano via.)
Americana: Dove portare?
Rugantino: Lo porteno al fresco!
SCENA QUINDICESIMA
Soldato, Generale austriaco e detti.
Aoldato(entra in scena e si accinge a traversarla).
Rugantino: Bon giorno compà! Indove ve n'annate?
Aoldato: Vado laggiù da quelle parti, a vedere se me ne capita qualcuno!
Rugantino: Che annate a caccia alle bufole? Vedo che ciavete la corda come li messicani!
Aoldato: Zitto! Eccone uno! Sento la puzza... (esce per alcuni istanti).
Americana: Cosa fare?
Rugantino: Chi lo sa. Starno un pò a vede!
Generale austriaco (d.d.): Stare ferme! Non tirare! Mi lasciare finire, afere dolori; bono italiene, bono!
Soldato(esce nuovamente trascinando il generale austriaco che ha preso al collo mediante una corda): Cammina, mascalzone che ti faccio prendere la purga italiana! (I due via.)
Rugantino: Avete visto, Madama, s'è avverato el proverbio che dice: Chi la fa... l'aspetta!
SCENA SEDICESIMA
I viveurs e detti.
Viveurs(entrano e cantano sul motivo Petit chauffeur):
Noi siamo amici veramente buontemponi
Siam signoroni, siam signoroni.
Nei grand'hotels la vita allegra noi facciamo
E poi pranziamo a Table-d'ôte
E col sedere
Tutte le sere
Nei gran saloni
Teniam riunioni,
E disputiamo - birra beviamo
E poi contenti cantiamo così!
Noi siamo amici veramente buontemponi
Siam signoroni - siam signoroni
Nei grand'hotels la vita allegra noi facciamo
E poi pranziamo a Table-d'ôte.
Americana: Chi essere?
Rugantino: Questa è 'na società de giovenotti spensierati che fanno l'arte der Michelaccio: magneno, beveno, dormeno, se diverteno e vanno a spasso! Vanno a caccia alla vorpe, all'uccelli e parleno er tedesco a perfezzione! Sò gente allegra insomma!
Americana: Gente allegra? Nessuno essere a capo di loro?...
Rugantino: Sicuro! Ce sta puro er capoccia. Anzi, guardate, nomina un tristo, nominato e visto!!!
Gastone(entra e si rivolge ai suoi amici): Dò a tutti, i sensi più profondi della mia abituale riverenza. Io sono commosso fino all'osso, della prova di affetto e amichevole che mi dà ogni membro del mio largo sodalizio. Dalla gioia io vengo, dalla gioia io canto, e chi mi vuol bene, col suo coro mi venga dietro e tosto.
(Musica Malthusiani)
Il Sassone è quella cosa
Che in Sassonia ebbe il natale
Ma s'è un sasso naturale
Può ben dirsi Scoglio-nat.
Coro: Paraponzi, ponzi, ponzi.
Il cannone è quella cosa
Che noi abbiamo molto esatta
Manovriamo la culatta
Con sicura abilità.
Paraponzi, ponzi, ponzi.
Quanto mi sento nervoso questa sera, bastonerei tutte le donne.
La cultura è quella cosa
Che ci piace e ci consola
Capovolgi la parola
E vedrai che cosa c'è.
Paraponzi, ponzi, ponzi.
Schifosini!
Il sambuco è quella cosa
Che conosce ogni profano
Ma se fosse buco sano
Noi conoscer non potrem.
Paraponzi, ponzi, ponzi.
Schizzettoni!
È il Kummel quella cosa
Con la quale si fa il pane
Ma se fosse pure al cane
Siamo pronti a dare il Kummel.
Paraponzi, ponzi, ponzi.
Porcelloni!
Ogni socio è quella cosa
Che si vede a colpo d'occhio
A occhio fino ossia finocchio
E nessun lo può negar.
Paraponzi, ponzi, ponzi.
E la birra quella cosa
Che la beve ognun da solo
E si scola anche lo scolo
Ch'è nel fondo del bicchier.
Paraponzi, ponzi, ponzi.
Bavarese è quella cosa
Che invincibile sembrava
Bavarese-rese-Bava
Come fosse un lumacon.
Paraponzi, ponzi, ponzi.
Rugantino: Bravo! Avete detto proprio la verità!
Gastone: Ma noi sappiamo far di tutto! Voglio vedere adesso come farete senza le nostre mille specialità.
Rugantino; E che ciavrete mai?
Gastone: Noi abbiamo tutto buono. Dalla birra alle macchine idrauliche, elettromagnetiche ed automobili. Dal genio artistico e musicale alle patate lesse. E ciò non basta. Noi siamo i precursori della civiltà. Noi guardiamo nel presente, e nell'avvenire. Noi ci siamo nati, battezzati, incinti e conseguentemente sgravati, tutto da per noi. E tutto ciò senza lubrificazione e per solo effetto di Cultur.
Rugantino: Ma voi ciavete le patate e quell'altra robba che dite voi!
Gastone: Ora voi non potrete far più le nostre operette...
i Viveur: I nostri ballabili...
ii Viveur: Niente vedova allegra...
iii Viveur: Sogno di un Valtzer...
iv Viveur: Né Dame Viennesi.
Gastone: Ostruzionismo, ostruzionismo completo.
Rugantino: Ma io piuttosto lo chiamerebbe distruzionismo!
Gastone: Ma ora me ne vado amici, addio Penelope, ciao Bobj. Vado nel restaurant ad ordinare un pranzetto luculliano ove trionfi l'arte culinaria. (Via nell'interno dell'Hotel.)
Rugantino: Ma noi invece ce contentamo de quello che ciavemo e che è morto mejo assai der vostro, e mò ve ne dò subbito la prova. Ecco qua, guardate, questa è robba italiana (apre la porta del Tabarin, dalla quale escono, tzigani, viveurs, cocottes ed alcune coppie che danzano. Frattanto i viveurs, scandalizzati, si allontanano).
SCENA DICIASSETTESIMA
Cecco-Peppe, popolo e detti.
Cecco(alla fine della danza entra seguito dal popolo rumoroso).
Americana: Chi venire da questa parte?
Rugantino: Questo è 'na pora creaturella che lo chiameno Cecco Peppe.
Americana: Perché chiamare Cecco ed anche Peppe?
Rugantino: Perché è Cecco de nome e Peppe de fatto.
(Musica Arca di Noè)
Cecco: Io sono piccolino ma ho talento
Vivace sono ed anche assai scontento
Mi pare d'esser pulpito e polpetta
Mi nutro con la forca e la forchetta.
I sonni miei son stati disturbati
Da colpi di cannone e da boati
Ed io da vero e forte Cecco Peppe
Mi son fortificato nel zipeppe.
Salta fuori il Serbo dal Serbato
Per dare molte sorbe al mio riparo
Le sorbe serbe sono una gran spina
La fine mia la sento già vicina.
Salta fuori il Montenegro dal Montenegraro
È negro; ma però mi bussa... chiaro
Oh! Zi Nicola...[11] tu sei una gran spina
La fine mia la sento già vicina.
Salta fuori l'Inglese che in un mese
Mi ha dato trenta volte il sale inglese
Mi mise in fuggitiva... Oh! che gran spina
Sento la puzza della fin vicina.
Salta fuori il Francese assai adirato
Ed io mi sento tutto infrancesato
Dove mi tocco provo una gran spina
La fine mia comprendo ch'è vicina.
Poi salta fuori il Russo piano piano
Vorrebbe che facessi da russiano
Russo la notte e sogno una gran spina
Mi sogno la mia fine ch'è vicina.
L'Italia pure lei mi viene addosso
Divento tutto bianco verde e rosso
Violetto, giallo, arancio, oh! che gran spina
Debbo prender la purga ogni mattina.
Salta fuori Guglielmone dal bujaccaro
Per difendermi dal grande pipinaro
Ma contro tutti questi assai potenti
Non giovano neppure i tradimenti.
Ed io che vorrei vivere contento
Perché son piccolino, ma ho talento
Finisco la mia storia prolungata
Pei gran dolori batto in ritirata.
Tutti: Bene, bravo!
Rugantino: Adesso a 'sta signora diteje quarche bella poesia ch'avete imparato a scola accusì v'arigala er sordo!
Cecco(fa tre inchini, indi, con mosse da bambino, declama):
La triplice intesa
S'è intesa e Italietta
Che brutta sorpresa
Mi fé in tutta fretta
Mi prende persino
Trieste e il Trentino
A lei supplicando
Gridato le ho:
Vivendo - impiccando
Che male ti fò?
Che male ti fò?
Tu sì mi fai male
Mandando gli Alpini
Così è naturale
Che io perderò.
Tutti: Bravo!
Americana: Essere grazioso, avere talento!
Rugantino: E 'na gran testa e si cresce n'artro pò, diventa un testone!
Cecco: Ma io sono buono a tutto. Sono capace di qualunque impresa! Guardatemi come sono bello nella mia imponente persona! (Musica di un motivo popolare.)
Coro: Nu lo vedi che Cecco già pende
Le mutande gli cadono giù
Addio speranze, addio!
Addio speranze, addio!
Nu lo vedi che cade per terra
Dritto in piedi nun sta quasi più
Finita ch'è la guerra
Non ti vedremo più.
Cecco: Io protesto! Non pendo... Anzi vi farò vedere tutto il mio eroismo! Io sono un gran guerriero! Se tutto quel che pende dovesse mai cadere...
(Musica di altro motivo popolare.)
Coro: Bada Cecchino tu ruzzoli
Tu ruzzoli, tu ruzzoli (due volte)
Bada Cecchino tu ruzzoli
Hai poca agilità.
Cecco: Popolo mio, invece di farmi arrabbiare così potreste sacrificarvi per il mio paterno affetto! Spogliare le vostre botteghe e le vostre cucine. Rimediarmi sgommarelli e scolabrodi ed altri oggetti per far monete e proiettili. Adoperatevi, o popolo a preparar metalli. (Tutti accorrono a prender utensili di rame, rientrano subito e cantano il seguente coro sull'aria Sposalizio del Boccio.)
Fuori chi ha padelle vecchie
Fuori chi ha pilacce rotte (due volte)
Robba da far sturar le orecchie
Fuori chi ha le porti qua.
Dinghete ndò se vi riesce
Dinghete ndò portate qua
Dinghete ndò se vi riesce
Dinghete, dinghete, dinghete ndò.
Dinghete, dinghete, dinghete ndò
Dinghete, dinghete, dinghete ndò
Dinghete, dinghete, dinghete ndò
Dinghete, dinghete, dinghete ndò.
(Entra una balia che si dirige verso Cecco-Peppe, rimproverando il popolo che lo deride. Cerca di rabbonire Cecco e dopo averlo messo in una cuna lo trasporta mentre il popolo lo segue. L'orchestra intona una Marcia trionfale.)
SCENA DICIOTTESIMA
La Pace e detti.
Pace(entra in scena biancovestita, con il ramoscello d'ulivo in mano e le chiome bionde sparse sugli omeri):
Dove potrei trovar la via di scampo?
Ovunque io passo, insanguinato è il campo.
Il monte è quasi tutto trincerato,
Il mare dapertutto è ben minato
Nelle città tranquille, il disumano,
Lancia le bombe giù dall'aeroplano.
Io non so proprio dove riparare,
Dovunque son sfrattata e debbo andare!
E debbo andare ove al destino piace.
Io non trovo più pace e son... la Pace.
Americana: Questa signora chiamarsi Pace?
Rugantino: Sicuro! Era quella che prima regnava in tutto er monno, ma adesso nun la pò vede gnisuno! Avete cercato d'annà dapertutto, nun è vero?
Pace: Allo scoppiare della grande guerra
Io volli rifugiarmi in altra terra,
E fui ospitata dentro lo Stivale
Che fino a quel momento fu neutrale.
Ma poi ripresi il treno ed arrivai
Per riparare ai guai, nel Paraguai,
Ed ivi seppi che gli Stati Uniti
Scrivevano le note indispettiti,
E chi viaggiava in nome mio per mare
Si doveva in un attimo affogare.
Allora trovai scampo in Romania,
(Era nervosa) e corsi in Bulgaria.
Da lì in Grecia, ma vidi il cielo nero.
(Venizelos diceva per davvero)
Adesso sto pensando dove andare!
Nessun amico mi vuol più aiutare!
E allora finirò elemosinando...
Non saprei dir davvero fino a quando!
Ma certo quando il vecchio forcajolo
Sarà crepato! Allora io mi consolo!
Rugantino: Brava! Dite bene! E state tranquilla che presto aritornerete[12] e tutti noi ve faremo giustizzia!
Pace: Mi sono allontanata in treno merci,
Ma torno col diretto... Arrivederci! (Via.)
Americana: Avete sentito tuonamento? Fare temporale?
Rugantino: Ve sbajate! È fenito oramai er temporale! Questa è la voce de mussiù cannone! E la commare Italia che s'avanza... Venite con me e gridate: Viva l'Italia e le sue Alleate! (Via a soggetto.)
(Il teatro si spegne a buio. S'ode in lontananza la fanfara dei bersaglieri. Frattanto avviene la mutazione di scena.)
APOTEOSI
Si riaccende la luce.
La scena rappresenta: il golfo di Trieste; il quale si scorge da una nave imbandierata.
Tutte le Nazioni alleate, popolo festante, ballerine.
Danza. Coro finale sul motivo del Faust.
Italia: Novella alfine io sorgerò
E la vittoria conquisterò
Rivendicato i fratelli avrò
E rinnovato avrò nei cor
D'Italia il valor.
Coro: Novella sorge la libertà
E la vittoria conquisterà
Distrugge l'aquila imperial
E rafforzato avrà nel cor
D'Italia il valor.
D'Italia il valor - D'Italia il valor.
Cala la tela
[1] John Pierpont Morgan (1837-1913), famoso banchiere americano.
[2] Guglielmo II, Imperatore di Germania e Re di Prussia, soprannominato in Italia Guglielmone. Era fautore della «Grande Germania».
[3] Francesco Giuseppe.
[4] Maometto v Reshàd, Sultano dell'Impero Ottomano.
[5] Riferimento ai vari tentativi di forzare i Dardanelli intrapresi, senza successo, dalle dotte della Gran Bretagna e della Francia.
[6] Riferimento al tentativo infruttuoso della flotta italiana di forzare i Dardanelli durante la guerra di Libia del 1912.
[7] Il riferimento è a Francesco Giuseppe e a Guglielmo II.
[8] Varsavia.
[9] Il riferimento è ai Tedeschi, spesso denominati «mangiasego».
[10] Vittorio Emanuele III.
[11] Nicola II Romanov, zar di Russia.
[12] Ottimismo infondato se si pensa a ciò che successe dopo, ma Petrolini non poteva allora prevederlo.