VENTANNI
Commedia in tre atti di Sergio Pugliese
PERSONAGGI
SILVIA BORG, detta Tipicchio, dottoressa in chimica
GIULIANA NOZZEIU
MYRIAM, studentessa in lettere
STEFANA, studentessa in medicina
DINA MASI
ANDREA NOZZERI, architetto
PUSTIANO
SCHODI
CIPRIANO BANFI, studente in medicina
CESARE, studente in medicina
FAZZI
IL PREPARATORE
PEPPINO, cameriere
FEDERICO, domestico
Il primo atto è diviso in due tempi. L'azione si svolge nell'anno 1921.
Il secondo e il terzo atto ai giorni nostri.
ATTO PRIMO
PRIMO TEMPO
Sala di ritrovo in un circolo studentesco, presso una grande Università. Poltrone, tavolini, grandi vetrate. In fondo a destra, servizio di bar. L'ambiente è piuttosto di lusso, vi si notano però parecchie stonature. Vecchio e nuovo si contendono il passo, segno caratteristico dei periodi di transizione. Esasperazioni futuriste nella decorazione e in due grandi tele che adornano le pareti. Mobili di stile incerto. Tardo pomeriggio estivo.
SCENA PRIMA
Stefana, Myriam, Cesare, Cipriano, Pustiano, poi, per qualche istante, Peppino. (Sono affondati nelle poltrone. Myriam e Cesare giocano a polder con i dadi. Stefana legge Un giornale. Pustiano sottolinea le pagine di un volume. Le due giovani donne portano abiti cortissimi, come di moda nell'anno 1921. Hanno i capelli tagliati con accentuata foggia mascolina, « à la garsonne », di recentissima nascita).
Cipriano - (sfogliando una rivista) È morto Caruso!
Cesare - Già, ho visto! Lascia cinque milioni di dollari! Altro che laurea in medicina!
Myriam - (chiamando) Peppino! Un vermut con acqua e ghiaccio tritato!
Peppino - (comparendo dietro il banco e servendo) Metto in conto, signorina?
Myriam - No. Paga qui, Cesare.
Peppino - (scrive su un quaderno ed esce).
Cipriano - (sbadigliando) Be'! non ci rimane più nessuno qui dentro! Stamattina sono partiti anche Botrace e Vigorelli!
Stefana - Si è laureato Vigorelli?
Cipriano - No. Rimanda a l'autunno.
Myriam - È stato una sbaglio utilizzare questi ultimi appelli diesami a contagocce!
Cesare - Ma se abbiamo organizzato uno sciopero di otto giorni per ottenerli!
Cipriano - Quello ha servito per fare un po' di chiasso!
Cesare - E per rompere le vetrate del Consiglio Accademico!
Stefana - L'unica che ci ha guadagnato è Silvia!
Cipriano - Tipicchio?
Stefana - Già, Tipicchio.
Cipriano - E perché?
Stefana - Riuscirà a dare la laurea nella sessione!
Myriam - Davvero?
Stefana - Sì, hanno fissato una seduta straordinaria di lauree per la facoltà di chimica. Il ventidue. In segreteria c'è il comunicato. È uscito oggi. Sono iscritti lei e Giorgio Salvi.
Myriam - Le spunta tutte, Tipicchio!
Cipriano - Rinuncio a partire. Aspetto la laurea di Silvia, detta Tipicchio! Le combiniamo un festino fuori classe! Intesi?
Myriam e gli altri - Intesi!
Cipriano - (a Pustiano) Di, filosofo, hai sentito? Ci fermiamo fino alla laurea di Tipicchio. Ci stai anche tu?
Pustiano - (levando il volto dal libro) E come, per Silvia! Poi, sarò qui tutta Testate io! Devo finire il mio studio su Heghel, per il concorso.
Cipriano - Curiosi questi filosofi! Appena laureati fanno a gomitate come noi!
Cesare - A proposito di gomitate: all'internato della Clinica oftalmica concorrono due figli di senatori, il nipote di un ministro, quello di un cardinale e tre figli di massoni! C'è da stare allegri!
Stefana - (sgualcendo con stizza il giornale) Branco di somari!
Myriam - Con chi ce l'hai?
Stefana - Col Parlamento! Non riescono a mettere insieme, per mandarli alla conferenza di Washington, quattro deputati che conoscano l'inglese! Dovranno ricorrere al Senato! Spropositeranno ugualmente in tutte le lìngue che ignorano! Senato, par lamento, camera alta, bassa,... peuh... Robe per uomini soli...!
Cesare - E allora perche volete andarci al Parlamento voi, femministe?
Stefana - Non essendoci di meglio, per ora!
Cipriano - La solita solfa, Stefana! Riserba le tue concioni per il circolo femminista!
Stefana - Se penso alla vita che ha condotto la mia povera madre, chiusa in un paese di provincia, bestia da tiro, lavare, stirare, a far di conto... Spaventoso, ecco! Ma noi no, non faremo questa fine,malgrado la vostra bardatura medievale, signori uomini...
Cipriano - Va là, povera illusa, con la tua laurea in medicina finirai di fare la levatrice in qualche paesetto e sgobberai più di tua madre!
Stefana - Cadrò combattendo almeno! Ogni rivoluzione ha bisogno di martiri! (Ieratica) Eccoci!
Cesare - Già, se tutti fossero come me, avreste già bell'c vinto! Volete far della politica? E fatela! Io cederei il posto volentieri! Per quello che vale! Vi giuro, se mi offrissero di fare il presidente di un Consiglio di Ministri non accetterei! Consigliere delegato d'una società di petroli, piuttosto!
Myriam - Bravo Cesare! Sei un uomo a posto! Mi piaci sempre di più! Sono sicura che entro due anni avrai l'automobile!
Stefana - (aspra a Myriam) Sono i tipi come te quelli che screditano la classe! Tu sei una rinunciataria!
Myriam - Io? Tutt'altro. Non rinuncio a nulla. Prendo il poco di buono che c'è, ho vent'anni e penso a divertirmi! Voi suffragette...
Stefana - È venuta con me ad una conferenza dell'Associazione. Parlava Miss Caurol, la vice presidente della Sede di New York! Una donna sublime! Un tema interessantissimo: « Le repressioni sessuali della donna»! E lei... e lei (furente) se n'è uscita con un giornalista trovato nella sala!
Myriam - Era un simpaticissimo ragazzo!
Cipriano - Evidentemente certe repressioni non interessano Myriam!
Myriam - Appunto, non mi interessano!
Cesare - Un'altra volta, Stefana, invece di portarci Myriam, vacci con Pustiano alle tue conferenze! Forse lui ne sa qualche cosa delle repressioni sessuali! (ridono).
Pustiano - (levando il volto dal libro) Che cosar Dove volete portarmi?
Cipriano - Tra le braccia d'una femminista americana!
Myriam - Non spaventarti, Pustiano! Ha sessantanni ed è magra come un giansenista...
Cesare - Ma predica il libero rigoglio dei sensi !
Cipriano - Fai una cosa, Pustiano, sposati! Per te forse è l'unico mezzo...
Pustiano - (candido) È pericoloso per noi filosofi! Un mio amico sposato da sei mesi si è separato dalla moglie, una collega, perché lei aveva aderito al gruppo dei neoscolastici, mentre lui è Crociano!
Myriam - Sei impagabile, Pust!
Cipriano - Ecco Tipicchio! Chiedi consiglio a lei!
SCENA SECONDA
Detti, Silvia ed Andrea
(Silvia Rorg, detta « Tipicchio », entra dai fondo, seguita da Andrea Nozzeri. In Silvia sono la forza vitale e l'audacia sorridente di una bella figliuola di vent'anni, abituata ad un modo di vivere libero e sportivo. Questa disinvoltura mascolina, di moda tra le giovani donne del dopoguerra, è in lei temperata, di tratto in tratto, da un moto improvviso, quasi incosciente, di dolcezza molto femminile. È un tradimento di Silvia a Tipicchio, che questa subito ironizza e ritorce. Andrea è un bel ragazzo, da poco laureato architetto. Sul suo viso fermo è rispecchiato il carattere preciso, sicuro, volitivo. Ambizioso, ma anche intelligente. Sono in lui le qualità e i difetti della generazione che ha compiuto vent'anni dopo l'armistizio del 1918).
Silvia - Ragazzi, fatto, ci sono!
Stefana - Che cosa?
Silvia - Il tuffo a vite! Due giri. Sono felice! Sicuro! Parla tu, Andrea! Vero o non vero?
Andrea - Ci riesce.
Silvia - Anche Andrea!
Andrea - Meno bene, però! Lo stile ha bisogno di qualche ritocco.
Myriam - (a Silvia) Domani vengo anch'io in piscina. M'insegnerai?
Silvia - Purtroppo domani non posso. Ho da lavorare. Ma prima di partire proveremo. Il segreto è nel colpo di reni, quando ti distacchi dal trampolino. Trovato il sistema, non sbagli più un tuffo! Sono sfinita però! Dalle tre in acqua. Su e giù per il montatoio, cinquanta volte almeno. Ho dato certi colpi di schiena! Devo essere livida!
Stefana - (acida) Che gusto ci sia, poi! Una donna intelligente come te, potrebbe utilizzare il suo tempo assai meglio che non a battere la schiena sull'acqua! (Gli altri ridono).
Silvia - Cara la mia Stefana, è inutile, al tuo sodalizio non m'iscrivo!
Stefana - Neanche con la vice presidenza?
Silvia - Meno che meno!
Cipriano - Disfunzioni delle glandole endocrine! Eccessi sanguigni, esuberanza fittizia! Fenomeno comune agli organismi dai diciotto ai ventìcinque anni. Necessità di uno sfogo! Silvia ha trovato la piscina, Stefana il femminismo, Myriam.., la galanteria, Andrea l'ambizione! Fenomeni tutti che, con un buon salasso e una cura iodica, cesserebbero di colpo!
Andrea - E tu, dove sfoghi i tuoi eccessi glandolari?
Cipriano - Con il metodo più diretto! Corro dietro alle ragazze!
Silvia - E Pustiano?
Myriam - Pustiano di sicuro non ha eccessi di sorta!
Cipriano - Sbagli! Più degli altri! È un temperamento linfatico, inquieto e melanconico. Indizi che non lasciano dubbi. Crede di sfogare le sue disfunzioni nella filosofia, ma non gli basta.
Silvia - E allora?
Cipriano - E allora s'innamora! Pustiano soffre d'un innamoramento represso, ma cronico!
Myriam - Come un raffreddore?
Cesare - Proprio! Il cuore di Pustiano gronderà continuamente, come un naso affetto di coriza!
Silvia - Non ci badare, Pustiano!
Pustiano - No, in fondo, Cesare ha ragione!
Silvia - Sci innamorato?
Pustiano - Non parlo di me, ma in genere, di noi tutti! Cesare vede il fenomeno dal lato medico, io da quello sociale! Ma se è vero che noi giovani oggi ci sprechiamo un poco tutti! Non sappiamo cosa fare, ma non vogliamo riconoscerlo! Siamo senza scopo, quasi in attesa di qualcuno che ci chiami, ma abbiamo paura di leggere in noi stessi! E allora si finge di non credere in nulla e ci si disperde in sciocchezze. (Un silenzio).
Myriam - (con una risata stridula, forzata) Ci siamo, ecco il «cafard»! E piantala,
Pust!
Cipriano - L'ho detto, linfatico e immelanconito!
Myriam - Aria, aria ci vuole! Ho tre biglietti per ìl tè danzante di Lovatti, chi ci viene?
Cesare - Io!
Myriam - Bravo! Ancora uno! Ti lasci tentare, Stefana?
Stefana - Grazie, ma certi strofinamenti non sono di mio gusto! Vado in tipografia a correggere le bozze della nostra rivista! (Esce).
Myriam - A tuo piacimento! A te Silvia non lo offro, immagino che, con l'esame di laurea tra pochi giorni, andrai a studiare!
Silvia - Ma, cara, la laurea la darò in autunno, io!
Myriam - In autunno? Se ti è stata fissata la discussione tra dieci giorni!...
Silvia - Come dici?
Cipriano - Sì. Una seduta straordinaria, concessa in seguito agli scioperi. Il ventidue.
Cesare - C'è fuori il comunicato. L'ho visto anch'io. Il ventidue alle ore sedici. Tu e Giorgio Salvi! Brava, Tipicchio, le spunti tutte!
Silvia - Sul serio?
Myriam - Non lo sapevi?
Silvia - Oggi non sono passata all'Università. Abbiamo fatto una gita con Andrea, poi in piscina...
Cesare - Almeno lo sciopero avrà servito a te! Io, come caporione, ho dovuto rompere undici vetri, e far conoscenza con un commissario delle guardie regie! »
Andrea - Brava, Silvia! Sono contento!
Silvia - La tesi è pronta. Guadagno tre mesi!
Myriam - Allora il terzo biglietto? Lo vuoi tu, Andrea?
Andrea - Grazie, ho degli impegni più tardi. Piuttosto vi accompagno da Lovatti con l'automobile. Ho qui sotto quella del mio principale, a disposizione.
Myriam - Evviva Andrea!
Cesare - Benone!
Cipriano - Myriam, a me il terzo posto!
Silvia - Buon divertimento. Arrivederci.
Andrea - Addio Pust. Ciao Silvia. Ritorno subito.
(Myriam, Cesare e Cipriano escono dal fondo).
Silvia - (ad Andrea che esce) Non so se mi ritroverai, andrò a studiare dopo una notizia come questa.
SCENA TERZA
Silvia e Pustiano
(Silvia prende un giornale, Pustiano il suo libro. Un silenzio).
Pustiano - Sei contenta?
Silvia - Di potermi laureare nella sessione?
Pustiano - Sì. Non lo speravi più!
Silvia - Appunto. Mi ero già rassegnata molto bene!
Pustiano - Dal momento che la tesi è pronta, ti liberi Testate!
Silvia - Giusto! Ma che vuoi, ora avevo già i miei progetti! Vi avrei ritrovati tutti quest'autunno! Invece così è già finito! Oh, Dio, non è un distacco vecchio stile universitario, ma, ti confesso, mi dispiace lasciare gli amici, la casa della studentessa, il gineceo, come la chiama Stefana, qui il Circolo...
Pustiano - ...e Andrea!
Silvia - Certo, anche Andrea. Tu e lui siete i miei migliori amici!
Pustiano - A che punto sei?
Silvia - Come?
Pustiano - Con Andrea.
Silvia - A nessuno!
Pustiano - Bah, siete buffi! Vi volete bene e non ve lo dite!
Silvia - Credi sul serio che ci vogliamo bene?
Pustiano - Ma, mi sembra! È vero che non me ne intendo molto.
Silvia - Nessuno di noi s'intende troppo di simili faccende!
Pustiano - Se fossi al tuo posto, parlerei!
Silvia - Per dire che cosa?
Pustiano - Cara, non chiederlo a me, questo dovresti saperlo tu.
Silvia - (ride) Andrea, amico mio, ti amo! Non posso vivere senza di te! Cerca d'immaginarti la faccia d'Andrea!
Pustiano - Già!
Silvia - E che cosa dovrebbe rispondere lui? Aspetta, facciamo una prova generale! Tu fai Andrea. Dunque, io dico: Andrea, amico mio, ti amo! Non posso vivere senza di te! Avanti, rispondi! Incomincia: « Piccola mia »... In questi casi si dice sempre piccola mia.
Pustiano - (le prende una mano) Piccola mia!
Silvia - Avanti!
Pustiano - (turbato) Piccola mia... anch'io... segretamente ti amo!
Silvia - Avanti!
Pustiano - Che cosa devo ancora dire? Vi amate! Mi sembra che sia finito!
Silvia - È vero! Or, potresti aggiungere: « Sono il più felice degli uomini » ! Si usa.
Pustiano - Io penso che a questo punto fareste meglio ad abbracciarvi! Va sempre bene!
Silvia - Sì, forse hai ragione! (Un silenzio. Silvia è pensierosa, si siede. Pustiano riprende il libro).
Pustiano - (alzando il capo) Mah! Siamo una generazione ben strana! Sembra che «il sentimento » l'abbiano esaurito tutto i compagni più vecchi, che erano in trincea. Per noi non c'è rimasto più niente! Non siamo proprio più capaci di colpi di testa! L'adolescenza durante la guerra, gli sbandamenti di dopo, ci hanno lasciato capire troppe cose!
Silvia - Probabilmente siamo degli aridi!
Pustiano - Nemmeno. Abbiamo imparato che la vita è una cosa dura, va guadagnata giorno per giorno, e dimenticata giorno per giorno. (Un silenzio) Eppure continuo a credere che vi vogliate bene sul serio, voi due!
Silvia - Sei l'ultimo dei romantici, vecchio Pust!
Pustiano - A modo tuo, tu lo sei più di me!
Silvia - Taci. Sei il mio compagno d'infanzia. Mi conosci bene, se dici questo m'impressioni!
Pustiano - Purché un giorno tu non debba riconoscere che avevo ragione!
Silvia - (improvvisamente seria) Lo so, Pustiano. Tu hai ragione! Forse voglio molto bene ad Andrea. Ma proprio per questo è meglio tacere. Se parlassi, finirebbe come sempre, scioccamente, per divertirci. Non voglio divertirmi, Pust! Maria Teresa con Cipriano, Myriam con Cesare, Ti picchio con Andrea. No! Penso che Andrea ed io meritiamo qualche cosa di più! Vedi, il mio, se esiste, è un affetto fuori fase, fuori moda, un po' ingombrante. Lasciamolo stare. Promettimi Pust di non parlarmi mai più di queste cose!
Pustiano - Hai ragione, Silvia! Mi sembrava che brancicaste nel vuoto e aveste bisogno di una spinta. Volevo esservi utile. (Un tempo) Ecco Andrea che ritorna. (In fretta) Non ne parlerò mai più, ma per questa volta ricordati dei miei consigli. (Si alza).
SCENA QUARTA
Silvia, Pustiano, Andrea
Andrea - (entrando) Oh, sei qui? Non sei ancora andata a studiare?
Silvia - Andrò tra poco!
Andrea - Soddisfatta, eh?
Silvia - Fino ad un certo punto! Come dicevo, qui a Pust... Ma dov'è Pust?
Pustiano - (sulla soglia) Qui! Sono qui. Vado in Biblioteca Nazionale, prima che chiudano. Arrivederci ragazzi! (Un lieve cenno d'intesa a Silvia. Esce).
SCENA QUINTA
Silvia ed Andrea
Andrea - Che dicevi a Pustiano?
Silvia - Quasi quasi vedo avvicinarsi con rincrescimento l'ora della laurea!
Andrea - È un piccolo rimpianto passeggero! Io ero impaziente di laurearmi, d'incominciare la vita vera, di guadagnare.
Silvia - Quello che più mi dispiace è perdere questa mia cara libertà!
Andrea - Potrai conservarla.
Silvia - No. Non sarà più possibile! Amo molto la mia professione, e sento che la amerò ancor più quando avrò imparato a lavorare. Il professor Bastìa ha bisogno di chimici nel suo Istituto di ricerche biologiche. Mi ha promesso un posto. Avrò un orario, dei doveri, dei compiti! Non è un « addio giovinezza » il mio di oggi, è semplicemente un addio alla mia cara libertà!
Andrea - Se per libertà intendi questo, mi sono accomiatato anch'io da lei. Ma non ne sono scontento. C'è molta gioia anche nel lavoro, quando si ha fiducia nel successo! Specialmente per gente ambiziosa come noi.
Silvia - Tu lo sei più di me, Andrea!
Andrea - Ci somigliamo noi due! Non per nulla da quattro anni siamo i migliori camerati del mondo! È una cosa molto bella e molto cara, sai, la nostra amicizia!
Silvia - (con un tono neutro) Già, la nostra amicizia.
Andrea - Soprattutto perché abbiamo saputo conservarla tale. Non abbiamo salito mai un gradino, ma non l'abbiamo neanche disceso! (Un silenzio).
Silvia - Quante buone ore abbiamo trascorse insieme, Andrea!
Andrea - E serene, senza turbamenti, fraterne !
Silvia - L'anno scorso a Cortina, e su alla Malga del Sole, sopra Ortisei, due anni fa! Ricordi, Andrea? Le nostre due sedie a sdraio, ci aspettavano al sole, dopo la sciata lunga e la gita difficile! Stavano vicine, sulla terrazza piccola, di fronte alla conca ondulata su fino al... (Un silenzio, si riprende) Però il sacco me l'hai sempre fatto portare!
Andrea - Era nei patti, Tipicchio! Ciascuno il suo!
Silvia - È vero, li stabilivi molto chiari, sempre, i patti e, bisogna riconoscerlo, con una certa onestà!
Andrea - Sei stata un'amica che non ha mai mancato. Non lo dimentico. Quando mi son rotta la gamba, hai passato una settimana all'ospedale, accanto al mio letto. Mi propinavi delle uova al marsala!
Silvia - Debolezza per debolezza, Andrea! E tu, quando ho fatto la bronchite, non hai forse dato cinquanta lire di mancia alla cameriera perche mi mettesse degli impiastri ben caldi? Possono stare a pari con le mie uova al marsala queste tue pappe casalinghe!
Andrea - Saremo sempre amici, Tipicchio!
Silvia - Sempre!
Andrea - Anche se la vita ci porterà per strade diverse, a seconda dei nostri desideri e delle nostre aspirazioni. Noi non siamo fatti per una vita mediocre. Tu sposerai...
Silvia - Entro nella clinica del professor Bastìa.
Andrea - Ma no, ti sposerai! Avrai una casa di lusso, l'automobile, le cameriere con il grembiulino « d'organdis », un marito sei volte consigliere delegato; io avrò costruito tante belle case, come le vogliamo noi giovani, Le Corbusier mi chiamerà caro collega e mi dirà : « Mica male il tuo parlamento di Budapest, preferisco però l'ospedale di Roma!»; ma, quando c'incontreremo, saremo quelli di oggi. Con marito, con moglie, senza marito, senza moglie. Promesso, Tipicchio? Qualunque cosa accada?
Silvia - Qualunque cosa accada.
Andrea - Brava! Qui la mano. Cosi! Bisogna solennizzare questo nostro giuramento! Peppino! Peppino!
SCENA SESTA
Silvia, Andrea e Peppino
Peppino - (compare a destra, va dietro al bar) Eccomi!
Andrea - Nella tua cantina hai dello spumante, un vino difficile, da grandi occasioni ?
Peppino - Del moscato! è buono! Non mi dica che è vino di mele, ingegnere! Lo dicono già tutti gli altri!
Silvia - Vada per l'idromele!
Peppino - (serve) Schiuma, frizza, ribolle, spumeggia! Tutto per dodici lire! Passo in contabilità, ingegnere?
Andrea - Sì.
Silvia - Un momento. Sei lire nel mio conto, sei nel suo. I patti son patti!
Peppino - (estrae il quadernetto e scrive) Ingegner Nozzeri lire sei, dottoressa Borg lire sei.
Silvia - (in piedi, vicino ad Andrea, lo guarda) Al tuo successo, Andrea!
Andrea - A tutti i costi! (Alzando pure lui la coppa) Alle tue vittorie, Tipicchio!
Silvia - Alla nostra amicizia!
Si chiude rapidamente il velario. La sala rimane buia. Dopo pochi istanti ti velario si riapre.
SECONDO TEMPO
La stessa scena dieci giorni dopo.
SCENA PRIMA
Stefana, Cipriano, Cesare. Schòdi, poi Myriam.
(Hanno ultimato i preparativi per il ricevimento in onore di Silvia. Un paio di sci, una racchetta da tennis e un gran mazzo di fiori sono posati in evidenza sul lucido piano d'una vasta tavola nera).
Cesare - Be', Tipicchio dovrebbe essere qui!La discussione della tesi e finita alle cinque. Sono le sei meno un quarto.
Schòdi - (leggerissimo accento ungherese) Il professor Bastìa l'ha fatta chiamare in segreteria !
Cipriano - Un laurcone, eh?
Schòdi - Oh, sì, veramente! La signorina Borg è molto brava. Il professor Bastìa era contento. La signorina Borg entrerà certamente nell'Istituto di ricerche del professore. Io sono felice di avere la signorina Borg per compagna di lavoro!
Cesare - Bisogna ammettere che Tipicchio è un tipo straordinario! Ha l'aria di prendere tutto alla leggera, e fa tutto sul serio!
Myriam - (entrando da sinistra) Di là c'è molta gente. Sono venuti anche gli assistenti del laboratorio di chimica. E dove mai può essere Tipicchio? Andiamo a cercarla?
Cipriano - Ma no, appena libera verrà. Sa che l'aspettiamo!
Cesare - Eccola!
SCENA SECONDA
Detti, Silvia e Pustiano
Cipriano - (e gli altri in coro) Oh!... (Lunga esclamazione scherzosa di saluto).
Silvia - (sorridente, leggermente arrossata, è comparsa da destra, seguita da Pustiano) Ragazzi, è andata!
Cipriano - Brava Tipicchio! (L'abbracciano, vigorose strette di mano).
Silvia - Grazie. Si sta meglio. Un grave peso via dallo stomaco! Oh, Schòdi, anche voi, qui? Mi fa molto piacere d'incontrarvi subito. Vi ho cercato all'Università. Se la tesi è piaciuta lo devo a voi, al vostro aiuto, ai vostri consigli. Da sola non me ne sarei mai districata! Grazie, caro Schòdi!
Schòdi - Ho fatto così poco!
Silvia - Mi avete insegnato il metodo della ricerca e il modo d'esprimere le proprie idee e i risultati del proprio lavoro. Continuerò ad avere molto bisogno del vostro aiuto. Entro anch'io all'Istituto. Lo sapete?
Schòdi - Lo so.
Myriam - Nella sala da gioco ci sono i compagni, i tuoi assistenti di laboratorio! Abbiamo ottenuto l'autorizzazione per un balletto. Andiamo di là?
Cipriano - Un momento! Prima, Tipicchio, butta un'occhiata su questo tavolo! Per te, se ti vanno a genio! Un paio di sci e una racchetta da tennis. Te li offre la vecchia guardia, non senza gravi sacrifici! (In fretta) Ciao, basta, tutto capito, non ringraziare, inutile commuoversi...
Silvia - Siete veramente simpatici! Come si fa a non avere le lacrime agli occhi? Grazie... (Osserva i doni) Anche dei fiori? Splendidi! Come ad una prima attrice!
Cipriano - Te li manda Andrea.
Silvia - Non è qui, Andrea?
Cesare - (vago) Eh, no, forse degli impegni...
Silvia - Ma sapeva quanto avete combinato?
Cipriano - Intelligente la ragazza! Già, lo sapeva, se ti manda i fiori!
Pustiano - (precipitoso) Aveva molto lavoro!
Stefana - Macché lavoro!
Myriam - Secondo il punto di vista!
Stefana - Oggi dev'esserci un ricevimento in casa della sua fidanzata!
Silvia - Della fidanzata?
Stefana - Sì. Andrea è fidanzato! Come? Non lo sai? È cosa notoria. È un po' che si sussurrava, ma ora la notizia è ufficiale.
Silvia - Lo dite sul serio?
Myriam - Ma sì! Caschi dalle nuvole? Il fidanzamento ha avuto luogo in questi giorni, mentre tu eri in clausura! In ogni modo credevamo, data la vostra amicizia, che te ne avesse informata!
Silvia - Non aveva mai detto niente...
Stefana - Sempre il solito misterioso! Anche con noi!
Cesare - Sa il fatto suo, però! Tanto di cappello!
Cipriano - Sposa la figlia del senator Nicosi, il Presidente della C.I.B.O.
Pustiano - Che cos'è?
Cesare - La C.I.B.O. è una delle più grandi società edilizie! Il senator Nicosi ne è il presidente e il padrone. Milioni e milioni! Andrea lavorava per loro da un anno.
Cipriano - È a posto. Non ha bisogno del lanciamento delle riviste d'avanguardia lui, né di concorsi!
Cesare - Né di ammansire i vecchi padreterni, né di turibolare i pezzi grossi!
Myriam - Benone! Imparate come si fa a vivere! Evviva Andrea! Ora però andiamo di la!
Cipriano - Ingresso solenne, mi raccomando. Ti picchio! Su, che hai?
Silvia - Niente. Un po' stanca. Ho studiato tutta la notte.
Cipriano - (affettuoso) Sveglia! Sveglia! Noi ti precediamo, e prepariamo la «claque»! Ad un mio cenno, battimani ritmato. Tu entra dopo di noi, Pustiano spalancherà la porta. Non dimenticare i fiori, Tipicchio! Eccoli. Così, nelle braccia, sorriso pudico, ma radioso. Tipo primo piano Mary Pick-ford. Mi raccomando! Avanti, ragazzi. (esce a destra, seguendo gli altri).
SCENA TERZA
Silvia e Pustiano
(Un silenzio. Silvia è immobile e tiene tra le braccia il grande mazzo di fiori).
Pustiano - Ti hanno dato i pieni voti?
Silvia - (assente) Sì.
Pustiano - Anche «la dignità di stampa»?
Silvia - Sì.
Pustiano - Oh! Sarai contenta, eh?... (Un silenzio) Belli, questi sci! Peccato che io non so... non so... usarli... se no... tu me li presteresti... (//' accarezza, li solleva) Vuoi che li porti nella tua stanza? (Silvia non risponde. Pustiano posa gli sci. S'avvicina) Ti rincresce tanto? (Un silenzio) Te lo dicevo, bisognava parlare!
Silvia - (piano) Era lo stesso! (Un silenzio).
Pustiano - Non fare così, Silvia, passerà!
Silvia - No.
Pustiano - Ora incomincerai a lavorare, ti distrarrà...
Silvia - Già, lavorare! (S'accorge d'aver ancora tra le mani i fiori, li posa).
Pustiano - Poi incontrerai qualcuno... ti sposerai... io...
Silvia - Lascia stare!
Pustiano - Andiamo di là, ti aspettano!
Silvia - Non me la sento. Lasciami qui un poco.
Pustiano - Bisogna reagire, Silvia! Vieni a ballare. Vuoi che facciamo insieme il primo ballo? Ti pesterò qualche volta, ma in compenso starò zitto. Ti sembrerà d'essere sola.
Silvia - Sei buono, Pustiano. Incomincia ad andare. Verrò subito. Dillo di là!
Pustiano - Cinque minuti! Non di più! Va bene?
Silvia - Sì. (Pustiano esce).
SCENA QUARTA
Silvia poi Peppino
(Silvia con tutte le sue forze cerca di reagire. S'alza di scatto, prende la racchetta in mano, l'osserva. Risiede stanca, preme il viso contro le corde, si curva sulla tavola, innanzi a lei).
Peppino - (entra da sinistra indaffarato, con un vassoio, va dietro al banco. Vede Silvia) Che cos'ha? È andato male l'esame? (con compatimento) Che diamine! Ma anche voi che bisogno avete di cacciarvi tra gli esami e i professori! Giuro che mia figlia non andrà mai all'università! Tutta colpa della guerra!
(Silvia Borg è immobile, silenziosa. Mentre si chiude il velario, affiora, a tradimento, il primo singulto).
FINE DEL PRIMO ATTO
ATTO SECONDO
La stanza di soggiorno nella ricca casa di Andrea e Giuliana Nozzeri.
SCENA PRIMA
Giuliana, Andrea, Federico
(Andrea legge, cercando di non lasciarsi distrarre dalla discussione che Giuliana sta sviluppando con il domestico Federico, in piedi innanzi a lei).
Giuliana - (severa) Ve lo avevo detto! Se dovesse nuovamente accadere, sarei costretta a licenziarvi.
Federico - La signora sa che non dipende da me!
Giuliana - Dipende solamente da voi.
Federico - Se la cuoca tenesse pronta la colazione per il tocco, il servizio andrebbe meglio. Se lei ritarda, sono costretto anch'io...
Giuliana - Rosa è sempre stata un'ottima persona di servizio. Se ora anche lei va zoppicando, la colpa è vostra. Voi la sobillate contro i padroni!
Federico - Non credo che la mia condotta possa far supporre...
Giuliana - So quanto dico.
Federico - Se la signora pensa questo, fa bene a licenziarmi.
Giuliana - Siamo d'accordo. Appena avrò trovato.
Federico - No, signora. Tra otto giorni. Né prima né dopo. Se la signora ha qualche cosa in contrario può rivolgersi al nostro ufficio di collocamento.
Giuliana - Va bene. È inutile che mi chiediate un benservito. Andate pure. (Federico esce).
SCENA SECONDA
Giuliana ed Andrea
Giuliana - L'insolenza di questa gente rasenta l'assurdo! Sono impagabili. Hai sentito?
Andrea - (sempre immerso nella sua lettura, mugola una distratta risposta affermativa).
Giuliana - Un tuo intervento sarebbe stato abbastanza opportuno!
Andrea - Credi?
Giuliana - Mi si manca di rispetto o quasi in tua presenza!
Andrea - Nessuno ti ha mancato di rispetto. Tanto per cambiare, hai licenziato un domestico, ecco tutto!
Giuliana - I problemi della casa, l'andamento, gli ordini, sono tutti per me, il signore non se ne occupa... si riserva di giudicare dall'alto!
Andrea - Ti prego, Giuliana; lasciami leggere. (Un silenzio).
Giuliana - È molto facile prendere questi atteggiamenti d'uomo superiore, qui, con me! Molto facile. Credo però opportuno ricordarti...
Andrea - Sì, lo so! Sei una padrona perfetta, Giuliana. La nostra casa è un modello d'organizzazione, i nostri domestici i migliori del rione, gli amici trovano deliziosa la nostra cucina...
Giuliana - Non si tratta solamente di questo!
Andrea - Oh, s'intende! Da quindici anni ci ricordiamo troppo sovente i nostri meriti reciproci per dimenticarli! Sei una moglie preziosa, ricevi con uno stile magnifico, i miei pranzi d'affari sono sempre un successo, le mie buone relazioni aumentano ogni giorno! Malgrado tutto, posso però far osservare che ogni tanto avrei desiderio di essere lasciato un po' tranquillo, che vorrei leggermi in pace un bel libro, senza sentirmi riempire la testa con queste eterne storie di «ménage», di cameriere licenziate, di protocollo domestico! Ecco!
Giuliana - Non alzare la voce! Hai ragione, qui dentro è inutile insegnare l'educazione al personale di servizio! C'è chi li supera in volgarità!
Andrea - Giuliana! (Un silenzio. Più calmo) È fatale, anche oggi deve saltar fuori la scenata! Non c'è domenica che noi non la si passi a litigare! È un poco umiliante. Non trovi?
Giuliana - La colpa non è mia!
Andrea - Sì, so anche questo, i maggiori torti sono miei! Ho un brutto carattere. Almeno, mi è venuto un brutto carattere. Cerca di compatirmi e d'essere un poco più indulgente. (Le s'avvicina, cercando d'essere affettuoso) E non lasciamo nascere, almeno per oggi, questa voglia di scenata!
Giuliana - Dipende da te. Nella mia casa da signorina la parola scenata non esisteva! Non ricordo d'aver avuto con mio padre e mia madre una discussione che sia mai uscita dai limiti della più rigorosa educazione.
Andrea - Anche noi, Giuliana, nelle nostre discussioni siamo sovente molto educati, troppo! Ci facciamo male ugualmente. Sarebbe forse meno grave essere un po' più esuberanti, ma perdonarci più in fretta e soprattutto comprenderci meglio.
Giuliana - Bisognerebbe sapere che cosa tu intendi per esuberanza! Dire delle parolacce? Sbattere le porte? Mettere a soqquadro la casa e la servitù? Se è così, preferisco ancora il sistema in vigore.
Andrea - Ho detto anche comprenderci meglio. Lasciamo stare. Oggi abbiamo deciso di non discutere. (Scherzando) E abbiamo una sola parola, vero Giuliana? Se non ti dispiace, ripiombo nel mio volume. (Un silenzio. Andrea legge).
Giuliana - (gentile) Che cosa leggi?
Andrea - Un libro del dottor Carrel. Molto interessante. Te lo passerò. (Un nuovo silenzio).
Giuliana - E hai intenzione di trascorrere tutto il pomeriggio in casa?
Andrea - Sì. Se tu non hai niente in contrario.
Giuliana - Figurati! Anzi! Più tardi verranno gli Sclopis, marito e moglie. Sono molto lieta che ci sia anche tu a riceverli.
Andrea - Dispensamene. Li trovo insopportabili. La moglie, poi! Dice continuamente delle malignità e le pronuncia con l'esse moscia!
Giuliana - Se sono gentile con loro, lo faccio per te. Sai benissimo che lui è molto influente presso il Ministero dei Lavori Pubblici. Sclopis ha già avuto occasione di dimostrarti tangibilmente la sua simpatia. Il tuo giudizio è perciò molto vicino all'ingratitudine.
Andrea - (scherzando) Scusa, cara, io preciso dei fritti, non esprimo dei giudizi. La signora Sclopis ha o non ha l'esse blesa? Falle pronunciare la parola sassaiuola o assisa, vedrai, un effetto irresistibile!
Giuliana - (fredda) Siamo soli, non c'è bisogno che tu faccia degli sforzi per essere spiritoso!
Andrea - Cara, non si può aprire la bocca solo per dire delle cose profonde e definitive. Dopo dodici anni di matrimonio noi due saremmo ancora in attesa di pronunciare la prima parola!
Giuliana - Ho un marito gentilissimo! Certamente è meglio non aprirla la bocca, se lo si fa per dire delle insolenze! Ti chiedo semplicemente di rimanere in casa, per ricevere degli amici, che ti sono utili, e tu mi copri di sarcasmi!
Andrea - Non è così! Inutile discutere. Con gli Sclopis non ci rimango. Per altro, anche se lo volessi, non potrei, mi dispiace. Ho dato appuntamento qui a Pustiano e alla dottoressa Borg. I tuoi amici li riceverai di là.
Giuliana - Chi è questa dottoressa Borg?
Andrea - Una cara amica della mia giovinezza, una compagna di studi. Da anni non la vedo. Oggi l'ho fatta invitare da Pustiano. Avrei voluto presentartela.
Giuliana - Grazie. Non ne sento la necessità.
Andrea - Come vuoi.
Giuliana - Non la vedi da anni?
Andrea - Precisamente. Da quando ci siamo sposati.
Giuliana - E ti è venuta così, di colpo, l'urgenza di rivederla?
Andrea - No. L'ho fatta invitare da Pu-stiano, perché avevo bisogno di lei. (Amaro) Come vedi, anche la mia è una visita interessata! Concorro per la costruzione del nuovo Istituto di ricerche biologiche. La dottoressa Borg è l'assistente del professor Bastìa, il direttore. Ha molta influenza su di lui, volevo che mi raccomandasse.
Giuliana - (diversa) Ah! Potremmo allora riceverla insieme agli Sclopis!
Andrea - Inutile. In quest'istante mi vergogno d'aver dimenticato per tanti anni una cara amicizia e di ricercarla solamente oggi che, come dici tu, sta per diventare «una buona relazione»! Se la dottoressa Borg verrà qui, non le accennerò neanche lontanamente lo scopo della sua visita! E se lo farà lei, cambierò discorso!
Giuliana - Tu reciti sempre! In questo momento la parte dell'uomo superiore!
Andrea - Sarà! È però una parte che non mi hai lasciato impersonare molto sovente!
Giuliana - Reciti per me o per te stesso? Se è per me, puoi dispensartene.
Andrea - Per me, per me! Per illudermi ogni tanto d'essere diverso da quello che sono, per fingermi ogni tanto una vita opposta a quella che conduco! Recito? Perfettamente. Ormai è inguaribile. Lo so anch'io! Commedie! Quando verrà la dottoressa Borg, sarà più forte di me, le parlerò del progetto e le chiederò un appoggio e schiatterò di bile se il lavoro verrà affidato ad un altro! Va bene! È inteso. Ma fino al momento in cui non lo farò, voglio illudermi d'essere ancora capace di resistere alla tentazione!
Giuliana - E tutto questo lo dici, sempre, con un infinito astio contro di me! Di che cosa mi fai colpa? Di che cosa? D'averti aiutato, d'averti consigliato, d'averti fatto arrivare, prima e più facilmente, dove volevi arrivare!
Andrea - Non so dove volevo arrivare!
Giuliana - Te lo dirò io, allora! Volevi il successo, il guadagno, appagare la tua ambizione, costruire delle case...
Andrea - Le mie case! Se avrò un figlio, mi vergognerò quando, passando davanti ad uno qualunque dei miei capolavori, gli diranno: quello l'ha costruito tuo padre!
Giuliana - Continui a recitare! Ti conosco troppo bene! So come valuti l'opera tua, come la difendi, come stronchi chi osa farti un appunto.
Andrea - Non sempre.
Giuliana - (ride) L'altra settimana hai tolto il saluto a Vincentini, perché aveva criticato il disegno di una tua cancellata!
Andrea - Vuol dire che questa e un'ora di lucidità!
Giuliana - Basta, Andrea, con questi atteggiamenti d'uomo sacrificato! E da me poi! Sono ingiusti, inqualificabili, non intendo più sopportarli!
Andrea - Come me!
Giuliana - Che cosa?
Andrea - Anch'io non intendo più sopportare le tue ironie, le tue lezioni! Hai troppo stile per me! Ma sì, sei troppo elegante, troppo saggia, troppo perfetta! Condivido l'alto concetto che tu hai di te stessa, ma basta !
Giuliana - Ora va meglio, togli la maschera, mostrati quale sei.
Andrea - Sì, proprio! Ogni tuo consiglio è avveduto, ogni tuo gesto definitivo, ogni tuo atteggiamento equestre! Rinuncio ad andare a cavallo, voglio andare a piedi, imbrattarmi le scarpe, se mi pare!
Giuliana - Ami il fango, ci andrai da solo! Non si va più avanti così! Siamo d'accordo. Non voglio sopportare un'ora di più questo vergognoso stato di cose! (Suona un campanello) Oggi tu hai pronunciato parole irreparabili!
SCENA TERZA
Giuliana, Andrea, e, per qualche istante Federico
Giuliana - (a Federico comparso da destra) Più tardi verrà la signora e il commen-dator Sclopis. Farete le mie scuse e direte che ho dovuto assentarmi. Avvertite in cucina che questa sera il signore cena solo. Avrete da lui gli ordini per domani. Dite alla cameriera di venire subito in camera mia.
Federico - Va bene, signora. Di là c'è il professor Pustiano!
Giuliana - Questo riguarda il signore.
Andrea - Pregalo d'aspettare. (Federico esce).
Andrea - (pentito) Giuliana, vediamo un po'...
Giuliana - Inutile, inutile! Non una parola di più! (Sulla soglia, a destra).
Andrea - Vai da tuo padre? Ti verrò a cercare questa sera, quando sarai più calma. (Giuliana è già uscita) Giuliana! (Ha un gesto d'ira, poi di rassegnazione, si calma. Suona. A Federico, comparso dal fondo) Fai passare il professor Pustiano. (Esce a sinistra).
(Federico introduce, un istante dopo, Pustiano).
SCENA QUARTA
Pustiano, per brevi istanti Giuliana poi Andrea
(Pustiano, in questi quindici anni, è diventato ancora più allampanato e più timido. Veste di nero. Un soprabito liso. Rifiuta, con un cenno del capo, di consegnare al domestico il cappello. Giuliana attraversa di furia la scena, risponde con un cenno di stizza al suo saluto cerimonioso, ed esce dal fondo, lasciando molta perplessità nel pavido cuore di Pustiano).
Andrea - (entrando) Ciao, Pustiano!
Pustiano - (con sollievo) Oh, Andrea!
Andrea - Siediti!
Pustiano - È venuta Silvia?
Andrea - Chi?
Pustiano - Silvia Borg!
Andrea - Come vedi, no!
Pustiano - Credevo di trovarla qui. Mi ha detto verso le quattro! Sempre così cara e simpatica! Ti farà piacere rivederla, eh? (Andrea passeggia inquieto) Che cos'hai?
Andrea - Niente. Non ci badare. Riflessi nervosi! Libecciata in famiglia!
Pustiano - Di nuovo?
Andrea - Sì, di nuovo.
Pustiano - Ora mi sembra che esageriate! Anche l'altra domenica!
Andrea - Oh, oggi è più grave! È di turno la scena madre!
Pustiano - Sarebbe?
Andrea - Quella della separazione! Non capita più di due volte all'anno, ma ci divertiamo a recitarla con cura e senza trascurare nessun effetto!
Pustiano - Fai male, Andrea!
Andrea - Una scena efficace! Di volta in volta la completiamo, aggiungiamo un'uscita, miglioriamo un particolare, ti assicuro che varrebbe la spesa di vederla! Poi, sai, non ci reca troppo disturbo! Mia moglie si ritira dai suoi, stanno al piano superiore, e l'indomani scende le scale per la colazione!
Pustiano - Siete stati separati anche quindici giorni!
Andrea - Due anni fa, non quindici giorni, dieci. Però Giuliana s'è trovata puntuale per organizzarmi il pranzo che avevo offerto al senatore Boni.
Pustiano - Tira, tira, un giorno o l'altro ti resterà la corda in mano! Prometti sempre di cambiare, di modificarti e sono sicuro che anche questa volta...
Andrea - Sì, anche oggi la colpa è mia!
Pustiano - Mah! Tu hai una moglie elegante, scria, decorativa, lei un marito a cui vuol bene, indubbiamente, e che appaga la sua ambizione, siete fatti l'uno per l'altra e vi divertite a tormentarvi! Più vivo e meno capisco la vita! Mi sembra talvolta d'esserci arrivato, quando leggo Spinoza, o confuto Gentile con San Tommaso, ma se alzo il naso dal libro e mi guardo intorno ricomincio a non capire più niente.
Andrea - È già un progresso su di me!
Pustiano - Forse lavori troppo, non sei abbastanza sereno. Prova a fare delle letture calmanti, distaccati un po' dall'esistenza spicciola, cerca di salire qualche gradino. Domani ti porterò il Manuale di Epitteto e le massime di Aristippo il Giovane!
Andrea - Temo che Aristippo, vecchio e giovane, non varranno per il nostro caso!
Pustiano - Credi? Già, io ho la tendenza a sopravalutare l'opera d'Aristippo! Che vuoi, per noi è un filosofo molto importante : fu il primo che si fece pagare le sue lezioni !
Andrea - Capisco, è un filosofo che andrebbe a genio anche a Giuliana. Lo inviterebbe a colazione!
Pustiano - Va là, e tu gli chiederesti dei consigli! Guarda Andrea, io sono uno spettatore imparziale. I maggiori torti sono tuoi. Rimproveri a tua moglie di farti fare proprio la vita che hai scelto. Inoltre non devi dimenticare che tua moglie, tolta dall'atmosfera tesa che vi siete creata, fuori di casa e ineccepibile, mentre tu...
Andrea - Lavoro io, fuori di casa!
Pustiano - Ma è anche notorio che hai delle amanti...
Andrea - Giuliana non lo sa!
Pustiano - Bella ragione! Non hai bisogno di leggere gli Edonisti, tu! Abolito il dolore, abolita la colpa, eh? Bravo! La tua abilità nel nascondere la tua immoralità non è una giustificazione! Anzi! Dovrebbe almeno renderti più indulgente.
Andrea - Per otto anni sono stato un marito fedelissimo. L'ambiente familiare non era migliore.
Pustiano - Le hai amate almeno queste donne con cui hai mobiliato la tua esistenza d'incompreso?
Andrea - Parli come se fossero dozzine! Amare? Che cosa vuol dire? Ho bisogno di sentirmi ammirato, ecco! Mi sono perciò avvicinato a quella donna accanto alla quale mi pareva di sentirmi intelligente, elegante, spiritoso... Ho bisogno di questo! E siccome non si è ammirati che dalle persone che ci conoscono poco, ho dovuto cambiare qualche volta!
Pustiano - Capisco! Faccio anch'io così, con i filosofi! Quando ho preso qualche dimestichezza con un autore, devo distaccarmene, perché sento che non so andare più in là, che da lui non so più farmi ammirare, e ricomincio da capo con un altro. C'è una differenza però! Io rimarrò sempre un cattivo filosofo, mentre tu diventerai un grande dongiovanni.
Andrea - Non avendo potuto diventare un grande architetto.
Pustiano - I risultati diversi che noi due otteniamo, applicando lo stesso metodo, dimostrano la superiorità del ragionamento amoroso su quello speculativo! (Si alza) Ed ora che ho tirato le conclusioni d'una dimostrazione, sono a posto per oggi, e, se la dottoressa Borg non arriva, devo scapparmene! Vado anch'io di sopra, da tuo suocero. Mi aspetta per la solita ripetizione domenicale a quel tuo caro nipote, che si farà respingere per la terza volta agli esami di maturità!
Federico - (annunciando) La dottoressa Borg.
SCENA QUINTA
Andrea, Pustiano e Silvia
Andrea - Eccola!
(Entra Silvia Borg. I quindici anni trascorsi hanno giovato alla sua bellezza. C'è in lei meno esuberanza, ma una più naturale sensibilità).
Silvia - Buon giorno Andrea! Addio Pustiano! Sono in ritardo? Perdonate.
Andrea - Vi sono grato, grazie, accomodatevi, vi prego. (Un silenzio).
Silvia - Beh, vogliamo rompere subito il ghiaccio? Questi primi momenti tra vecchi amici, che si ritrovano dopo molti anni, sono sempre un po' stonati!
Andrea - Ci siamo visti...
Silvia - Qualche volta a teatro, non è vero? Si vive nella stessa città! Esco raramente. Ho molto lavoro!
Andrea - Vi rivedo con molto piacere!
Silvia - Anch'io, Andrea!
Andrea - Pustiano mi ha parlato sovente di voi... (Un silenzio).
Silvia - Facciamo una cosa! Con Pust ho conservato il vecchio « tu » dei compagni di scuola! Vogliamo provare pure noi due? Chi sa che non vada meglio?
Andrea - Grazie, Silvia. Sei sempre la stessa, tanto cara e spontanea!
Silvia - Proprio la stessa no!
Andrea - Sì. Ti trovo semmai ancora più bella, più donna...
Silvia - Tra qualche anno sarò vecchia!
Andrea - Un tempo non sapevi fare la civetta !
Silvia - (sorride)- Vedi, con il tu va meglio! È segno che nella nostra amicizia c'è ancora qualche cosa di vivo! Vero, Pust?
Pustiano - Io non ne ho mai dubitato.
Andrea - La nostra amicizia! Ti chiamavamo Tipicchio! Perche poi?
Silvia - Oh!, da bambina dovevo essere molto prepotente e minacciavo spesso di picchiare i miei compagni di gioco. S'incominciò a chiamarmi : Tipicchio. Dall'asilo ho trascinato il nomignolo fino all'università! Ora però più nessuno mi chiama Tipicchio. Si vede che sono diventata remissiva. Pustiano mi ha accennato il tuo progetto. Ne parlerò subito al professor Bastìa, per quel poco che posso!
Andrea - Per carità! Inutile. Ho cambiato idea. Ti ringrazio.
Pustiano - Scusa Silvia, stavo andandomene! Devo dare una lezione in casa del suocero d'Andrea. Non ne ho troppa voglia! Oggi il vecchio assiste alla lezione! Scusa Andrea, tuo suocero è pesante più dei suoi mattoni.
Andrea - Non sapevo che mio suocero amasse la filosofia!
Pustiano - No. Al nipote do lezioni di latino e dì greco e la domenica il nonno controlla l'andamento e il profitto! Pare che collaudi una gettata di cemento! Mah! Che vuoi farci? Venti lire per lezione! Addio Andrea, arrivederci Silvia, salgo alla corte del re del cemento armato a fare il mio giro d'inchini!
Andrea - Addio caro!
Silvia - Arrivederci Pustiano. Di buon animo!...
Pustiano - (sulla soglia in fondo, fermandosi) Altroché! Sai che disse al potente Dionisio il filosofo di cui parlavamo prima?
Andrea - Aristippo? Quello che si faceva pagare le lezioni?
Pustiano - Appunto! Al tiranno che gli chiedeva come mai i filosofi assediassero sempre la porta dei ricchi, mentre i ricchi mai quella dei filosofi, egli rispose: «Perché i filosofi conoscono le loro necessità, mentre i ricchi le ignorano»! Dirò questo a tuo suocero! Ciao. (Esce).
SCENA SESTA
Silvia ed Andrea
Silvia - Povero Pust!
Andrea - Meritava meglio anche lui! Non e stato fortunato!
Silvia - La conosci sua moglie?
Andrea - No. Non ne parla mai.
Silvia - Neanche con me!
Andrea - Lo tratta molto male. Per accontentarla ha rinunciato ai suoi studi, corre qua e là tutto il giorno in cerca di ripetizioni...
Silvia - Sognavamo di meglio all'Università! Non parlo per te, Andrea. Tu sei arrivato dove volevi. Non conosco tua moglie, ma so che è una signora squisita e una compagna preziosa.
Andrea - Sì.
Silvia - Una bella casa, la ricchezza, il successo... Bravo Andrea, meritavi tutto questo!...
Andrea - Lasciamo stare. Parliamo di te, piuttosto. Stai diventando la nostra « Madame Curie », eh? Vedo il tuo nome sovente sulle riviste scientifiche! Ieri ho letto che sei stata incaricata d'una relazione per le assise mediche di Berlino!
Silvia - Lavoro.
Andrea - Sempre chimica biologica?
Silvia - Sempre.
Andrea - A che cosa state lavorando in questi giorni?
Silvia - Facciamo anche noi del cinematografo! Cerchiamo di proiettare su uno schermo delle cellule della tiroide! Per noi sono attori interessanti!
Andrea - Ami il tuo lavoro, è la più grande delle soddisfazioni.
Silvia - Sì. Sono però molto stanca! Inco mincio a convincermi che noi donne lavoratrici dobbiamo assoggettarci ad una deformazione. Non creilo più possibile, come un tempo, conservare la propria femminilità, separarla dal lavoro, fare convivere due esseri differenti. O l'uno o l'altro!
Silvia - (ridendo) È così! Vuoi una confessione? Ora si può dire, siamo al di là del ponte, e tra noi è passata tanta acqua! La colpa è stata un po' tua! Mi ero cacciata in testa che l'unico uomo che forse avrei potuto amare cri tu! Che buffa, vero?
Andrea - Sul serio, Silvia?
Andrea - (non capisce quanto tristi siano le lievi parole di Silvia. È l'uomo dalla buona fortuna, cerca d'approfittarne subito. Un lungo silenzio. Si curva sulla poltrona di Silvia. Le accende una sigaretta, la fissa, poi con voce mutata) Fai male a dirmelo!
Silvia - Ormai!
Andrea - Non credere...
Silvia - Povero Andrea!
Andrea - Parli al passato, io penso al futuro!
Silvia - Ad un nostro futuro?
Andrea - Certo, Silvia. Se tu potessi...
Silvia - Che cosa?
Andrea - Volermi di nuovo...
Silvia - Un po' di bene!
Andrea - (ruzzolando ormai) Silvia, sci vicina a me da pochi istanti e mi sembra di non averti mai lasciato! Non dobbiamo ora di nuovo dimenticarci! Ricordi, come stavamo volentieri insieme, trascuravamo tutti gli altri! Sci più bella d'allora. Hai uno sguardo più chiaro, più fondo! Dobbiamo vederci sovente!
Silvia - (l'incomprensione di Andrea la colpisce) Come?
Andrea - Pensa, ci conosciamo da anni e siamo, l'uno per l'altra, due esseri nuovi! È quasi miracoloso! Abbiamo tutto davanti a noi. Una ricchezza intatta, da spendere gelosamente, briciola a briciola, dalla prima confessione al primo...
Silvia - ...abbraccio! (Giocando) Il programma è allettante!
Andrea - Silvia cara! (Sfiorandola con il viso).
Silvia - (allontanandolo dolcemente) Manca di particolari e di precisione!
Andrea - Non ne abbiamo bisogno! Sappiamo vivere d'impeto noi due!
Silvia - Le cose non sono così semplici, io sono libera... ma tu...
Andrea - Vieni dal dirlo tu stessa. Godo da questo lato la più assoluta indipendenza. Mia moglie non è gelosa, e non sospetta.
Silvia - E tu sei abile!
Andrea - No. Qualche rara esperienza!
Silvia - E dove potremo vederci, incontrarci, senza far chiacchierare la gente?
Andrea - Non preoccuparti, Silvia, ci penserò io. Tu non hai che da lasciarti guidare per mano!
Silvia - Sei un uomo organizzato!
Andrea - Non dire questo! Sei più bella che Silvia. Sul serio! mai !
Silvia - Passo quattordici ore al giorno in laboratorio e dormo in clinica medica, in una stanzetta vicina a quella delle suore.
Andrea - Bisogna uscire, Silvia, distrarsi, avere delle amicizie! Che diamine! Mia moglie ti presenterà ai suoi amici...
Silvia - Ho anch'io qualche conoscenza. Le evito per quanto è possibile. Non si può uscire da un salotto per chiudersi in un laboratorio! A volte m'illudo, mi pare d'essere ancora quella d'un tempo. Mi sembri che questi quindici anni di lavoro, di ana lisi, di notti trascorse curva sul microscopio, tutto sia scivolato su di me, senza la sciar traccia! Allora telefono a degli amici, infilo un vestito da sera, vado a ballare e rientro stonata più che mai, e anche un po' umiliata. E per un mese non ritento l'esperienza!
Andrea - (leggero) Non c'è nessuno che ti sia molto vicino, che viva la tua vita?
Silvia - Vuoi dire un amante? No. Mi sono persuasa che non si può essere felici, dalle cinque alle sette, in un appartamentino mobiliato! Mi trovi un poco funerea eh? Non ci badare. È una giornata di collasso!
Andrea - Andiamo ancora d'accordo! Anche per me.
Silvia - Che cosa?
Andrea - Oggi è un giorno difficile!
Silvia - Ma no! Dove andrai stasera?
Andrea - Non so.
Silvia - C'è un ballo al Select, organizzato dalla contessa Biandri! È la tua ultima conquista, vero?
Andrea - Sei informata!
Silvia - Che vuoi farci? 11 mondo è piccolo e i pettegolezzi filtrano anche attraverso alle porte dei laboratori. Preferivo l'altra! Doveva essere una donna più intelligente!
Andrea - Chi?
Silvia - La Spinola.
Andrea - Ah, ah, documentazione completa!
Silvia - Non mi fermo a questo, ti ho visto mutar molte volte bandiera e ricordo gli alfieri!
Andrea - (interessato) Non immaginavo che seguissi così da vicino la mia vita privata!
Silvia - Come vedi, i vecchi amici s'informano anche da lontano!
Andrea - Il gioco è sleale ora! Tu sei precisa come un poliziotto, mentre io sono costretto a crederti sulla parola, quando mi parli della tua solitudine!
Andrea - Vedi, io ho una casetta mia, nascosta, tranquilla. Ci vado qualche volta, quando voglio rimanere solo. Vi sono i mici libri più cari, le cose gelosamente mie... credimi, non c'è entrata nessuna donna, laggiù!
Silvia - (tra due toni) Ci credo!
Andrea - Brava! Guarda, io te ne scrivo l'indirizzo su questo pezzo di carta e lo infilo nella tua borsetta...
Silvia - C'è il telefono? ?
Andrea - Sì. Ci verrai, Silvia?
Silvia - Quando?
Andrea - Cara! Quando vuoi! Ora, domani, sempre! Abbiamo davanti a noi la felicità!
Silvia - La felicità!
Andrea - Ti aspetto domani! Tutto il giorno!
Silvia - Mi tenti, ma non mi decidi! Gli anni mi hanno lasciata queste forme d'incertezza! (Lo guarda) Vuoi che facciamo una cosa? Prometti però in modo assoluto d'accettarne la soluzione!
Andrea - Sentiamo.
Silvia - Affidiamoci alla sorte! Quello che essa deciderà, per me sta bene! La voce del destino, eh? Io prendo questo tuo indirizzo, (lo legge) l'indirizzo della felicità: Via Luciano Manara, al 29, lo accartoccio, e Io stringo in una mano. Tu, ad occhi chiusi, dimmi quale sia quella che stringe la felicità! Se indovini, verrò stasera. Se la mano è vuota, mai! Accetti?
Andrea - Sono un uomo fortunato! Accetto! Ho il presentimento che indovinerò!
Silvia - Chiudi gli occhi. Senza pentimenti?
Andrea - Ecco! Senza pentimenti. (È in pie di, in mezzo alla scena, si copre gli occhi. Silvia vicino a lui, ad un tratto si stacca e arretra di parecchi passi. Andrea vagola con una mano qua e là in cerca di quelle di Silvia) Avanti, allunga le mani! Dove sei?
Silvia - (lo guarda con grande tristezza) Povero Andrea!
Andrea - (apre gli occhi) Ah, sei là?
Silvia - Dev'essere stata molto avara anche con te la vita per ridurti così!
Andrea - Come?
Silvia - Hai creduto sul serio che sarebbe stato possibile, con un gioco, decidere di me stessa e di noi?
Andrea - Ma...
Silvia - Non bisogna lasciarsi sfuggire nessuna occasione, vero? Portiamola subito nella casetta della buona fortuna, questa donna che sembra avere dei rimpianti! In fretta, prima che si penta!
Andrea - Silvia, non devi credere...
Silvia - Caro Andrea, sci così lontano in questo momento, che, per la prima volta, dopo quindici anni, mi sembra che tu non esista! Questo tuo sbaglio, però, non mi offende. Mi hai creduto una donna facile? Sarebbe anche possibile!
Andrea - No, Silvia! So da tempo chi tu sia!
Silvia - Allora? Una donna innamorata? Oh, dovrebbe essere ben grande questo amore di donna, senza speranza, chiuso in se stesso, e pur ancora vivo, malgrado gli anni, il lavoro, gli altri uomini!
Andrea - Silvia!
Silvia - Se questa donna esiste, ti assicuro Andrea, non salirà mai le scale di via Luciano Manara! Altre forse, quella no! Andrea (turbato, scosso) Silvia, perdonami! Tu non hai capito...
Silvia - Sci perdonato, Andrea. Chiunque al tuo posto avrebbe fatto altrettanto! (Gli dà la mano).
Andrea - Non andar ancora via! Se mi lasci così, mi umili troppo, non potrò mai più dimenticare... Quando ti rivedrò...
Silvia - Ma no! Noi due siamo abituati a contare per lustri, la prossima volta, quando ci rivedremo, saremo già vecchi, Andrea, e potremo sorriderne. Addio Andrea! Buona fortuna! (Gli fa un cenno di saluto con la mano ed esce dal fondo).
Andrea - (chiamandola) Silvia! (Da destra entra Federico).
Federico - La signora ha telefonato ora! Dice che ridiscende per la visita del commendator Sclopis. Prega il signore d'attenderla.
FINE DEL SECONDO ATTO
ATTO TERZO
Il laboratorio della dottoressa Borg, nell'Istituto di Ricerche Biologiche. Il banco per le preparazioni taglia in due la scena. Posato su di esso, il vario apparato scientifico: Becco Bunsen, microscopio, fontanelle con rubinetti a pedale, rastrelliere di provette, piccolo centri/ugatore. Un'incubatrice. Pareti e mobili, come d'uso, smaltati a bianco.
SCENA PRIMA
Silvia e Schòdi
(Silvia indossa il camice, è curva sul microscopio. Dal fondo entra Schòdi).
Schòdi - Ancora qui, dottoressa?
Silvia - Sì.
Schòdi - Un'altra notte bianca?
Silvia - Era necessario.
Schòdi - Scusate, signorina Borg, ma è una pazzia! Volete farvi del male!
Silvia - Ieri sera sono riuscita ad isolare le tre colture di staf!
Schòdi - (contento) Ecco una buona notizia!
Silvia - Questa notte ho sorvegliato il processo. Su cinque provette in quattro la coltura si sviluppa regolarmente, la quinta, ove ho fatto l'innesto, è limpida.
Schòdi - Fate vedere.
Silvia - (apre l'incubatrice, ne estrae una provetta tamponata con cotone) Eccola.
Schòdi - (la guarda contro luce) È vero, sembra. Fatto lo striscio?
Silvia - Alle due, alle cinque e alle otto. L'ultimo e al microscopio. Guardate, non c'è più ombra di batteri.
Schòdi - (al microscopio) Che temperatura nell'incubatrice?
Silvia - Trentasette e due, costante.
Schòdi - Ma... allora ci siamo!
Silvia - Forse.
Schòdi - L'antrace glutcale è sempre quello della clinica Forster?
Silvia - Nelle prime provette. L'ho isolato anche da un'antrace fornitoci dall'Ospedale Maggiore.
Schòdi - Avete comunicato al professore?...
Silvia - Non ancora. Voglio essere sicura!
Schòdi - Sarà molto contento. Io vi invidio, signorina Borg.
Silvia - Concludo le ricerche e il lavoro di due anni!
Schòdi - Sarà meglio fare ancora una prova, variando gli innesti sui due casi d'antrace.
Silvia - Certo!
Schòdi - Se li mettete oggi in incubatrice per domattina abbiamo la certezza! Perche sorridete?
Silvia - Un istante fa mi sgridavate perché avevo vegliato, ora mi incitate a passare una nuova notte in laboratorio!
Schòdi - Oh, avete ragione! A che punto arriva la nostra deformazione professionale! Perdonatemi!
Silvia - Appena il preparatore ritorna, l'ho mandato a dormire un paio d'ore, gli farò sterilizzare delle nuove provette e filtrare un po' di coltura chiarificata. Voglio mettermi in condizioni perfette per il definitivo esperimento. Domani presenterò la relazione al professore.
Schòdi - E dopo prenderete un periodo di riposo, vero? Lo promettete?
Silvia - Sì. Andrò al Sestriere qualche giorno. Ne ho bisogno. (Ridendo) Mi sorveglio passo a passo, i sintomi d'una incipiente nevrastenia. Ho già dietro di me le due prime fasi: irritabilità e pessimismo. Ora attendo di pie fermo le prime forme di fobìa!
Schòdi - (lavorando al microscopio. Silvia esamina delle provette) Signorina Borg, scherzate, ma avete veramente bisogno di un po' di riposo! Io sono un chimico, nient'altro che un chimico, guardo la vita attraverso ai vetrini del microscopio, la mia esistenza si svolge tra il centrifugatore e l'incubatrice, non capisco nient'altro, non vedo nient'altro!
Silvia - Siete un caro compagno di lavoro, Schòdi!
Schòdi - Ignoro che ci possa essere un'esistenza diversa, che esistono dei teatri, dei balli, gente che gioca, gente che corre l'avventura, gente che ama, gente che odia... Ho perfino dimenticato che il sole all'alba lo si può vedere non soltanto attraverso le vetrate del laboratorio, ma che sorge dal mare, che abbaglia i campi di neve, che gioca su i prati, a primavera, tra i rami in autunno. Non so neanche più amare la natura, signorina Borg. Non posso più dimenticarmi, e il cervello rimane qui, tra la tavola logaritmica e la provetta che fermenta nell'incubatrice...
Silvia - Perché, Schòdi, questa malinconia stamane?
Schòdi - È per spiegare che nessuno è in grado più di me di apprezzare il vostro lavoro, di sapere quanto sia utile, diciamo pure questa grossa parola, alla scienza, ma che purtuttavia in questi quattordici anni...
Silvia - Quindici, Schòdi.
Schòdi - Ho pensato tante volte che forse facevate male a sacrificare tutto così...
Silvia - Oh, Schòdi, tutto, che cosa vuol dire tutto?
Schòdi - Non so, la vita degli altri...
Silvia - Bisognerebbe vederla da vicino, per sapere che cos'è che si dovrebbe rimpiangere!
Schòdi - Ma la casa... la famiglia... per una donna...
Silvia - Devo essere sincera con voi, Schòdi. Da parte mia, se sacrificio esiste, non è stato alla scienza. Se mai il laboratorio ha servito per dare uno scopo alla mia vita. Non gli ho sacrificato nulla, è stato un salvataggio.
Schòdi - Non posso capire, io! Sarà così! Stamane ho incontrato di nuovo, qui sotto, in portineria, quell'architetto che in questi tre mesi e venuto a cercarvi tanto spesso e che voi non volete vedere!
Silvia - Ah! Perché mi dite questo?
Schòdi - Non so... Mi ha fatto un'ottima impressione. L'ultima volta, giovedì, andai io a dirgli che non potevate riceverlo, fece un viso così triste, quasi sconvolto!
Silvia - Oh, mio buon Schòdi, quanto siete caro ed ingenuo! Ho capito! Pensate che quell'uomo mi voglia molto bene, e che possa rappresentare per me una vita di donna, una famiglia, dei figli! Ed io sacrificherei tutto questo al mio lavoro? Quell'uomo, Schòdi, non mi vuole bene, come intendete voi, ed è sposato da quindici anni!
Schòdi - (umiliato) Ah! Perdonate, Silvia! Vi ho detto, non capisco nulla fuori delle quattro pareti del mio gabinetto d'analisi! (Si curva sul microscopio) Questo vetrino è splendido! Non c'è più assolutamente traccia di battèri vitali! (Alzando il capo) E poi, forse, le mie malinconie di poco fa avevano anche un'altra causa. Ho visto di là quei due ragazzi, così felici, così fiduciosi...
Silvia - Chi?
Schòdi - Già, stamane eravate chiusa qui dentro, non sapete! Fazzi, l'assistente più giovane, quel ragazzo di vent'anni, ha ottenuto un posto di lavoro in Africa. È felice, parte domani. Prima però ha voluto fidanzarsi con la piccola Masi, una sua compagna di scuola, lavorava anche lei qui con noi, da qualche giorno.
Silvia - Prima di partire si sono fidanzati?
Schòdi - Sì. Bisognava vederli! Sono entrali in laboratorio tenendosi per mano! Sembravano due fanciulli scappati da scuola! Hanno abbracciato anche il vecchio dottor Lindcr! Bravi ragazzi! Verranno anche da voi, a salutarvi. Ora sono dal professor Bastìa. (Si curva nuovamente sul microscopio) La reazione ha lasciato una traccia grigia, morta, quasi una larva dei battèri che erano vivi. Veramente molto interessante questo striscio. Vorrei farne una fotografia. Permettete, lo porto in camera oscura...
SCENA SECONDA
Silvia, Schòdi, Il preparatore
Il preparatore - (blusa grigia. Entrando dal fondo) Buon giorno, dottoressa. Buon giorno, dottore.
Silvia - Già di ritorno, Francesco? Dormite poco!
Il preparatore - Voi eravate qui... E poi anch'io avevo ansia di sapere... Com'è andato lo striscio delle otto?
Silvia - Ottimo.
Il preparatore - Oh, sono contento! Brava dottoressa! Chissà che cosa dirà il professore! Mi dimenticavo. Di là c'è un signore che cerca di voi, quel professore di filosofia. Volete riceverlo?
Silvia - Pustiano?
Il preparatore - Mi sembra!
Silvia - Fatelo passare avanti.
(Il preparatore esce).
Schòdi - Vado di là. Manderò lo striscio appena fotografato. (Esce a destra).
(Il preparatore introduce Postiamo).
SCENA TERZA
Silvia e Pustiano.
Silvia - Addio Pustiano. Come mai una visita così mattiniera?
Pustiano - Sono quasi le dieci!
Silvia - Non hai lezione di liceo, stamane?
Pustiano - Sì. Non ci sono andato. Tutte le volte che entro qui dentro, mi pare d'essere ritornato all'Università, quando andavo dall'assistente di laboratorio a far mettere le firme sul tuo libretto!
Silvia - Oh, il vecchio laboratorio dell'Università! Qui, siamo più moderni. Pust! Hai visto, passando, il nuovo grande centrifugatore? È arrivato la settimana scorsa.
Pustiano - Quella sfera lucente, con molte leve e quadranti? Pare un sottomarino! Che cosa serve?
Silvia - A disintegrare i liquidi. Ventimila giri al minuto!
Pustiano - Bene! Bravissimi! Ventimila giri, complimenti !
Silvia - (ride) Quanto sei buffo!
Pustiano - Già, non ne mastico, eh? Arrivo però a capire che ventimila giri sono...
Silvia - ... ventimila giri! Va bene! Qual'è lo scopo della tua visita?
Pustiano - Perche mi fai una domanda così brusca?
Silvia - Una tua venuta, qui, di mattina, mentre dovresti essere a scuola, deve avere un motivo, no?
Pustiano - Sì, certo! Non sconcertarmi però con delle interrogazioni così recise! Volevo parlarti di Andrea...
Silvia - Di nuovo?
Pustiano - Come di nuovo- Io non te ne ho mai parlato.
Silvia - Già, è vero! Tu no!
Pustiano - Ah, ecco! Volevo dirti, Silvia, che Andrea attraversa un brutto periodo...
Silvia - Perché?
Pustiano - Lo sai che si separa dalla moglie?
Silvia - (colpita) No!
Pustiano - Sì. Sul serio questa volta! La sentenza di separazione sta per essere pubblicata !
Silvia - Perché ha commesso una simile sciocchezza ?
Pustiano - È un impulsivo! Temo che si prepari per lui molto dolore.
Silvia - Che farà adesso, solo, dopo quindici anni di matrimonio?
Pustiano - Vuole andare a lavorare all'estero! S'imbarcherà in questi giorni. Chiede di salutarti prima di partire! Ha bisogno di una tua parola Andrea! Tu non puoi immaginare in che stato d'esaltazione egli sia. Gli puoi fare molto bene! Puoi riceverlo, Silvia? Sono venuto a chiederti questo!
Silvia - Dov'è ora?
Pustiano - È sotto. Anche stamane gli hai fatto dire che eri occupata!
Silvia - Fallo salire.
Pustiano - Vado. Grazie, Silvia. (Esce dal fondo).
SCENA QUARTA
Silvia, per qualche istante II preparatore, poi Andrea.
Il preparatore - (entrando da destra) Devo preparare della nuova gelatina?
Silvia - Sì. Rimettiamo in incubatrice alle tre. Sterilizzate a fondo le provette e filtrate la coltura. L'innesto lo farò io.
Il preparatore - Va bene.
Silvia - Telefonate anche alla clinica Forster perché ci rimandino dell'antrace dello stesso malato. Potremmo averne bisogno! (Sulle ultime battute si è affacciato, sulla porta di fondo, Andrea).
Silvia - Avanti, Andrea!
(Il preparatore esce, Andrea scende verso Silvia).
Andrea - Ti disturbo?
Silvia - Affatto! Siediti, Andrea.
Andrea - (con un sorriso pallido) Con quel camice bianco m'intimidisci.
Silvia - Questo è il mio laboratorio, non salirei in quale altro luogo riceverti. Vuoi che passiamo in Direzione?
Andrea - No. Preferisco qui. Quando leggevo i tuoi articoli sulle riviste scientifiche, cercavo d'immaginarti nell’ ambiente del tuo lavoro. Ora ci sono. È qui che hai preparato lo studio sulle antitossine?
Silvia - (ridendo) Guarda un po', ricordi pure le antitossine?
Andrea - (cercando di scherzare) Oh, ho tentato di capirci qualche cosa! Avevo anche interrogato il consigliere delegato della nostra società, che è un chimico. Egli mi rispose che le antitossine dovevano essere certamente interessanti, ma che il vostro istituto avrebbe fatto meglio a studiare una formula di cemento extrarapido. E sai, lì per lì, gli ho dato ragione! (Ride) Ti trovo un po' pallida. Silvia!
Silvia - Ho dovuto passare la notte in laboratorio! Ora andrò a dormire qualche ora.
Andrea - Ti lascio. (Si alza) Volevo solamente salutarti. Parto domani o dopodomani. Starò assente molto tempo. Addio Silvia.
Silvia - Fermati, Andrea! (Un silenzio) Perché hai commesso questa grande sciocchezza?
Andrea - Non è stata una sciocchezza.
Silvia - Sì, Andrea. Se sei ancora in tempo, rimedia, in qualunque modo. Devi dimenticare i falsi orgogli, gli atteggiamenti di dignità offesa!
Andrea - Questa volta sci tu molto lontana! (Un silenzio) L'esistenza tra me e mia moglie era una catena che portavamo con fatica da tempo. Non c'è più nulla da fare.
Silvia - Dopo quindici anni?
Andrea - Si è sempre a tempo per accorgersi che si è sprecata la propria vita!
Silvia - Letteratura, Andrea!
Andrea - No. Guardami in faccia, Silvia, guardami in faccia! L'ora che attraverso è molto grave! Ogni parola suona falsa, hai ragione. Vorrei che tu mi capissi senza che io dovessi parlare.
Silvia - Ci si può capire, senza parlare, una volta sola! Noi l'abbiamo lasciata sfuggire!
Andrea - L'esistenza che è dietro alle mie spalle è arida, triste, fatta di piccole miserie! Non ho amato nulla, non ho sacrificato nulla, non ho dato niente, non ho ricevuto niente! Anche queste le trovi parole?
Silvia - Un poco.
Andrea - Non sono parole, Silvia. Come potertelo spiegare? Sono stato assalito dal terrore di trovarmi vecchio d'un tratto e di dover guardare la mia vita trascorsa così come ora la vedo. Adattamenti, egoismi, senza un ricordo, senza un rimpianto! La vita non può essere solamente questa!
Silvia - Può essere anche di meno! Ognuno vive a seconda dei suoi desideri e dei suoi istinti. »
Andrea - Ecco! Ma noi no! Abbiamo finto d'ignorarli! Fare una sciocchezza, ma vivere, andare verso qualcuno con tutto il proprio essere, uscire dal cerchio chiuso!
Silvia - Povero Andrea!
Andrea - Anche se tu non fossi venuta a casa mia quel giorno, mi sarei molto probabilmente separato lo stesso da mia moglie!
Silvia - Che cosa dici? Ma non è accaduto nulla «quel giorno»! Un gioco. L'abbiamo dimenticato!
Andrea - È inutile che tu finga, Silvia! Hai coscienza di che cosa è avvenuto in me dopo quel giorno! Tu sai perché, in questi tre mesi, ti ho cercata a lungo, perché ti ho seguita con insistenza, che parole avrei pronunciato, se tu avessi voluto ascoltarmi! Il mio era un equilibrio malfermo, sono ruzzolato. Ho però tirato le somme di una partita aperta, triste bilancio il mio, ma, finalmente, incomincio a leggere in me, per la prima volta nella mia vita! Mi capisci?
Silvia - (difendendosi, ma con un grande infinito desiderio d'avvicinarsi al caro amico che soffre, al quale ha già tutto perdonato) Andrea caro, non ti posso capire! Ricordati di quello che sci sempre stato, padrone di te, sicuro, e cerca di ragionare anche ora! Che cosa vuoi fare?
Andrea - (la guarda) Io non sono capace di dirti: ti amo. Non ho mai potuto pronunciare queste parole. Ci paiono un po’ ridicole, vero? Ma so ora che sci l'unica donna che avrebbe dovuto vivere accanto a me! Avremmo diviso aspirazioni, ansie, sacrifici, giocondità, come due complici! La vita sarebbe stata piena di noi!
Silvia - Andrea!
Andrea - Tu mi hai voluto bene, sempre! Ti ho detto, ora vedo chiaro! Io? Ho vissuto quindici anni, ho girato, ho messo dei mattoni l'un sull'altro, ho sposato, ho sentito, detto, fatto tante piccole miserie, portando sempre, dentro di me, questo grande vuoto, quest'inquietudine sorda : la mancanza di te!
Silvia - (trepida) Non di me, di molte cose forse!
Andrea - (quasi con ira) Di te! Capisco ora d'aver inconsciamente cercato qualche cosa di te anche nelle altre donne: il tuo modo di sorridere, il colore chiaro dei tuoi occhi, i! gesto lieve delle tue mani precise.
Silvia - Quando si fanno questi ragionamenti, è molto facile illudersi.
Andrea - Non aggiungiamo parole a parole! Abbiamo già parlato troppo! Sono venuto per dirti una cosa sola: parto domani. Vado via. All'estero! Siamo giovani ancora, la vita si può rifare!
Silvia - (turbata, scossa) Partire con te? La grande partenza romantica?
Andrea - (avvicinandosi a lei) Appena mi hai guardato in faccia, quando sono entrato, sapevi che ero venuto per proporti questo! E da qualche minuto, sappiamo ambedue che questo avverrà. Ci sono degli avvenimenti predestinati, Silvia!
(Bussano alla porta di fondo. Silvia ed Andrea si scostano).
Silvia - Avanti.
SCENA QUINTA
Silvia, Andrea, Fazzi e Dina Masi
Fazzi - (entrando accompagnato dalla signorina Masi. Sono due giovani di vent'anni. Chiari, sereni, innamorati). Buon giorno dottoressa! Vi disturbiamo?
Silvia - Avanti, cari! Avanti! L'architetto Andrea Nozzeri. La signorina Masi, una studentessa in chimica. Il dottor Fazzi.
Fazzi - Siamo venuti a salutarvi, dottoressa. Forse sapete già! Il professor Vitctti ha accolto la mia domanda! Vado a raggiungerlo in Africa, nel nuovo grande laboratorio chimico di Stato. Ci sarà del buon lavoro da fare! Sono molto contento! Per festeggiare l'avvenimento Dina ed io ci siamo fidanzati! (Si guardano e ridono).
Silvia - Proprio oggi?
Fazzi - Naturalmente!
Silvia - E non vi spaventa la separazione, la lontananza?
Fazzi - Appunto perché ci spaventava ci siamo fidanzati! Ora non basta il giro del mondo per separarci! Alla prima licenza la sposo e me la porto laggiù sotto un capanno
Dina - Staremo a vedere se ci Vengo!
Fazzi - Ora fa la superdonna, perché ci siete voi! Ci verrebbe a piedi! Ha una sola preoccupazione, che ritorni a prenderla presto!
Silvia - (a Dina) È così?
Dina - A luglio do la laurea, spero che Gino mi trovi un posto di lavoro accanto a lui!
Fazzi - Eh, stai fresca, prima che laggiù lascino lavorare le donne! Ti dovrai accontentare di venirci come mia moglie!
Dina - Ora è lui che fa il superuomo! Dieci minuti or sono, calcolava a quanto avrebbero potuto sommare i nostri due stipendi! (Silvia e Fazzi ridono).
Fazzi - A me daranno tremila lire al mese, signorina Borg! (Fischia soddisfatto) È il mio primo stipendio e non c'è male! Quella ragazza sa il fatto suo, sposa un partitone!
Dina - Dovremo fare dell'economie per quando ritorneremo in Italia e avremo tre figlioli: Giorgio, Mirella e Federico!
Fazzi - Beh, ora non incominciare a scoprire le intimità coniugali! (Agli altri) Dovete perdonarla. È innamorata e felice!
Dina - Sciocco!
Silvia - Siete molto cari! Vi volete bene, non avete bisogno di dirlo. Lo si vede. Se uscite vicini, l'uno a fianco dell'altra, il tramviere, l'uomo che porta i cartelli pubblicitari, lo sterratore, si volteranno e penseranno: ecco due che si sposano domani.
Fazzi - Se facciamo quest'effetto, è preoccupante per il viaggio di nozze!
Dina - Ci faranno la riduzione in ferrovia dell'ottanta per cento, senza bisogno di presentare i documenti!
Silvia - Vedi Andrea, non hanno paura delle parole loro! Hanno imparato di nuovo a dire: ti amo, senza vergognarsi.
Fazzi - E perché vergognarsi, se è così? Devo confessare una debolezza : a Dina glielo dissi tre giorni dopo che c'eravamo conosciuti!
Dina - Confessati fino in fondo, allora! Il primo giorno!
Fazzi - Non esagerare, adesso! (Preoccupato) Possibile che l'abbia già detto il primo giorno
Dina - Sì, dottoressa, la sera. Uscivamo dal cinematografo! Non disse « ti amo», ma « vi amo signorina » !
Fazzi - (ridendo) Beh, ora che v'abbiamo edificata con il sublime spettacolo del nostro amore, ce ne andiamo dottoressa! Vorrei chiedervi un favore. (A Dina) Vai tu! Ti raggiungo. (La spinge verso l'uscio).
Dina - Di nuovo, dottoressa! Buon giorno. (Esce).
Fazzi - Forse io oso chiedere troppo...
Silvia - Dite Fazzi...
Fazzi - Dina a luglio darà la laurea! Potreste aiutarla, darle qualche consiglio, di tanto in tanto, se ne avesse bisogno?
Silvia - Certamente! Sono a sua disposizione!
Fazzi - È bravina, ha voglia di studiare, ma è debole in matematica! Bisognerà anche stare attenti per l'esame di elettrochimica. Ha paura del professor Vismara. Ma con la vostra guida, dottoressa, ora sono tranquillo. Vi sono molto grato. Verrò ancora a presentarvi i miei saluti, prima di partire. Le analisi che m'avete affidato sono ultimate. Buon giorno, ingegnere. Molto lieto. (Esce).
SCENA SESTA
Silvia ed Andrea
(Un silenzio. Silvia ed Andrea non osano fissarsi l'un l'altro).
Silvia - Perché taci, Andrea?
Andrea - (piano, quasi tra sé) I loro vent'anni!
Silvia - Quanto diversi dai nostri! Non è trascorso molto tempo, eppure accanto a loro ci sentiamo quasi dei vecchi. Ci trattano con molto rispetto, hai visto, come degli antenati.
Andrea - Sono cresciuti in un clima diverso! Per loro è stato tutto più facile, anche imparare ad amare: la casa, la donna... Noi eravamo soli!
Silvia - E come tutti i soli, degli egoisti!
Andrea - Credi? Neanche. Non è tutta nostra la colpa. Abbiamo assimilato una forma mentale durata pochi attimi, nel dopoguerra, ed ora ci accorgiamo di trascinarcela dietro, come una mascherata! Abbiamo creduto di fuggire dalla borghesia con qualche atteggiamento spregiudicato. Comprendiamo oggi che nessuno è stato più borghese e più timoroso di noi! Bisogna ricominciare a vivere e imparare da loro, da questi ragazzi!
Silvia - Sì. Certo. Dev'essere la nostra speranza! Ma, Andrea, lo capisci anche tu, per noi due, insieme, è troppo tardi.
Andrea - Perché dici questo?
Silvia - Abbiamo sbagliato, è vero, ma non si può rimediare ad un errore con un altro errore.
Andrea - Si può ricominciare da capo, però! Dimenticare gli errori.
Silvia - È l'unica cosa che non si può fare!
Andrea - Siamo ancora giovani, Silvia!
Silvia - Povero Andrea, da qualche minuto le tue parole di speranza non hanno più lo stesso suono. Ricadono stanche, tra queste pareti che conoscono il mio lavoro di tanti anni. Guardati d'intorno, e difficile ormai staccarmi da qui. I nostri ventanni sono irrimediahilmcnte passati!
Andrea - Non li abbiamo mai avuti!
Silvia - (sconsolatamente, quasi a se stessa) È lo stesso!
Andrea - Ritornerò!
Silvia - Non parti domani?
Andrea - Con te.
Silvia - Oh, allora!...
Andrea - Ti persuaderò. E se dovrò partire solo, tu mi aspetterai! Mi rifarò un'esistenza nuova, allora tutto ti sembrerà diverso.
Silvia - (sorridendo) Ti aspetterò! Sì, come la piccola fidanzata del dottor Fazzi!
Andrea - Non sorridere. Proprio così! Come una fidanzata!
Silvia - Va bene Andrea! Ora ritorna a casa! (Il telefono interno dà il segnale di chiamata) Vedi? Mi chiamano! Addio Andrea. - (Distacca il ricevitore) Pronto? Sì, professore, sono io! Grazie, professore! (Stanca) Rifare l'esperimento? Sempre con lo stesso antrace? Va bene, professore! (posa il microfono. Chiamando) Francesco! Francesco!
Francesco - (appare da sinistra) Eccomi, dottoressa !
Silvia - Non togliere nulla dall'incubatrice, riprendere gli strisci alle tre, alle cinque, alle sette... (Andrea è uscito).
FINE DELLA COMMEDIA