Ventesimo secolo

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VENTESIMO SECOLO

VENTESIMO SECOLO

(ON THE TWENTIETH CENTURY)

Commedia in tre atti di

BEN HECHT e CHARLES MAC-ARTHUR

Basata su una commedia di

CHARLES BRUCE MILHOLLAND

Traduzione di

Maria Teresa Petruzzi

PERSONAGGI

                            Dr. JOHNSON

                            Il Capo-vettura

                            Il Facchino

                            GROVER LOCKWOOD

                            ANITA HIGHLAND

                            OWEN O'MALLEY

                            Capotreno

                            OLIVER WEBB FLANNAGAN

                            Controllore

                            MATTHEW CLARK

                            Primo barbuto

                            Secondo Barbuto

                            OSCAR JAFFE

                            CAMERIERE

                            SADIE

                            LILY GARLAND

                            GEORGE SMILTH

                            Primo Investigatore

                            Secondo Investigatore

                            MAX JACOBS

                            Un Gentiluomo

                            Un Cronista

                            Un Fotografo

BREVE NOTA SULLA SCENOGRAFIA: Nell'edizione originale, un insieme di tecniche complesse rendeva possibile visualizzare il movimento del treno, rivelando di volta in volta le varie combina-zioni di sezioni del treno, a seconda dello svolgersi dell'azione, fornendo effetti sonori e visivi dello scorrere del paesaggio attraverso i finestrini, o dell'incrociarsi dei treni diretti in senso contrario.

PRIMO ATTO

SCENA 1.

Il Vagone Panoramico e lo Scompartimento A del treno “Ventesimo Secolo" poco prima della partenza dalla stazione di La Salle Street a Chicago. Siamo negli anni '30.

VOCE DEL CONTROLLORE (DA UN ALTOPARLANTE) Attenzione, prego. Il treno Ventesimo Secolo per New York è in partenza dal binario 14.

(Buio in sala... Inservienti col berretto rosso pas-sano lungo la banchina della stazione, da destra a sinistra. Il Dr. Johnson è accanto al telefono installato sul treno. Al levarsi del sipario, attra-verso il finestrino del treno, si vedono il capotreno e il controllore. L'Inserviente N.1 passa davanti al finestrino, sulla banchina, da destra a sinistra. Il facchino entra, seguito da Lockwood che è un po' nervoso, quindi Anita e l'Inserviente N.1 entrano da sinistra ed attraversano il Vagone Panoramico fino ad arrivare allo Scompartimento di destra. Lockwood dà la mancia all'Inserviente che scom-pare, riattraversa il Vagone Panoramico ed esce da sinistra; il Facchino attraversa il vagone Panoramico ed esce da sinistra; poi lo si vede sulla banchina)  

LOCKWOOD - (con importanza) Scompartimento A, Vettura 186?

Dr. JOHNSON - (al telefono) Pronto? Parlo con la Drogheria del Gufo? Sono il dottor Johnson... dottor Johnson… Quel-l'alcool per frizioni che avevo chiesto di mandarmi sul treno, che fine ha fatto? Cosa? Ah, sì. Bene, fate presto.

INSERVIENTE - Gliele sistemo qui, Madame?

ANITA       - (Seduta sul sedile di sinistra) No. Lasci stare. (dà la mancia all'uomo che esce. Lockwood si accorge che la tendina è alzata: la abbassa) Smettila di fare smorfie, Grover. Nessuno ci ha visti salire.

LOCKWOOD - Se mia moglie o qualcuno dell'ufficio - non vedo l'ora di partire. (Sta per baciarla quando suona il campanello. Lo afferra nervosamente, poi la fa sedere a sinistra) Per l'amor di Dio, chi sarà? (siede di fronte ad Anita) Avanti!

                            (Il Capo-Vettura apre la porta ed entra)

CAPO VETTURA - (Vivace) Sono il Capo-Vettura

LOCKWOOD - Sì... desidera?

CAPO VETTURA - (Socievole) Il suo nome, per favore?

LOCKWOOD - (confuso) Il mio nome?... Perché?

CAPO VETTURA - È l'uso, in caso arrivino telegrammi o messaggi per lei.

(Una pausa, durante la quale Lockwood fissa il capo vettura come in trance. Evidentemente non riesce a trovare un nome alternativo al suo vero nome)

LOCKWOOD - Ecco, io...

ANITA       - Signor Grover C. Lockwood.

LOCKWOOD - (Rauco) ...e signora.

CAPO VETTURA - Grazie. Nel caso voglia fare qualche telefonata, il telefono sarà collegato fino alle due. (Esce e va verso il suo tavolo)

LOCKWOOD - Bene. (chiude la porta e si volta verso Anita. Rimane un attimo in piedi, con espressione severa - quella di un capo che sta per rimproverare un'impiegata) Davvero originale - dare il mio vero nome.

ANITA       - Dovevo pur dire qualcosa: te ne stavi lì come un fantoccio!

(Il Capo Vettura ha raggiunto il suo tavolo nel settore del Vagone Panoramico. Dal finestrino si vede Webb, che attraversai da sinistra a destra, preceduto dal Facchino) 

LOCKWOOD - Beh, se entra qualcun altro, lascia parlare me, per favore.

ANITA       - (Si raggomitola al suo posto, con un broncio da gattina) Ho bell'e capito che ci divertiremo da matti.

(Entra un Barbuto da sinistra. Attraversa verso destra ed esce con un Inserviente borbottando qualcosa in tedesco, tra sé. Anita prende una copia di "Photoplay" e imbronciata si mette a leggere. Di fronte a lei, Lockwood si aggiusta sul naso un paio di occhialini appesi a un nastrino nero e sceglie alcune carte da una borsa, come se questa attività garantisse la sua rispettabilità. Anita sospira. Entrambi si dedicano in silenzio alle loro occupazioni.

L'azione si sposta al Vagone Panoramico. Due Inservienti stanno portando dentro uno strano bagaglio. Il Facchino del vagone entra e osserva con disapprovazione il bagaglio)

INSERVIENTE - In che scompartimento va tutta quella roba?

FACCHINO - Il signore non aveva nessuno scompartimento. Ha detto di scaricare tutto qui.

INSERVIENTE - (Irato) Beh, puoi riportare via tutto… Questo è il Vagone Panoramico.

2° FACCHINO - (Fino a questo momento silenzioso) È proprio dove ha detto di mettere i bagagli.

INSERVIENTE - Non m'importa. Portate via tutto. (Prende due pacchi, come a voler dare l'esempio) Avanti!

(Come si avvia verso l'uscita, si trova di fronte Owen O'malley. O'malley è un ubriacone bellicoso e tormentato, non privo di fascino e di una certa poesia. È cinico e sicuro di sé, ma al tempo stesso pronto a battersi per ogni piccola cosa. La sua personalità si esprime sotto diversi aspetti, primo tra i quali quello di un capo che si rivolge a un mondo indisciplinato)

O'MALLEY - Dove portì quel bagaglio, sporco Corso?

INSERVIENTE - Non può lasciarlo lì.

                            (Il Capo Vettura entra da destra e va al suo tavolo)

O'MALLEY - Posalo, prima che ti pesti.

                            (L'inserviente esegue.

                            O' Malley si fruga in tasca, trova una banconota e la porge a uno dei facchini)

FACCHINO - Grazie, grazie, signore. (Escono in fretta. Il capo vettura si volta e assiste alla discussione)

O'MALLEY - (all'inserviente) Su, coraggio, ragazzo, e sbatti questa roba nello scompartimento A. (Beve un sorso dalla bottiglietta che ha in tasca)

INSERVIENTE - C'è già qualcuno.

O'MALLEY - Sbattili fuori.

INSERVIENTE - (Lascia cadere i bagagli, perplesso) Il suo biglietto, prego.

O'MALLEY - (Rimettendosi in tasca la bottiglia) Stammi a sentire, doppiogiochista di un filippino, vuoi che ti dia una lezione di quelle che fanno veder le stelle? Ho detto: Scompartimento A. Qual'è?

INSERVIENTE - (Intimorito) Beh, forse c'è uno sbaglio. Vado a vedere. (Esce lentamente)

O'MALLEY - (Va dal capo vettura) Fai anche tu parte del com- plotto per tenermi fuori dello Scompartimento A?

CAPO VETTURA - (resta seduto; sorride) No, signore.

O'MALLEY - (Con un singhiozzo) Beh, allora... non fare il petu- lante. Le uniformi non mi fanno paura. (Va verso l'uscita, poi ci ripensa e si volta di nuovo verso il capo vettura) Coraggio, ragazzo. (O'malley esce da destra. Il segretario si alza e lo segue con lo sguardo)

(L'azione si sposta nello scompartimento A. Il campanello dello scompartimento Suona di nuovo. Durante la scena precedente Lockwood si era spostato alla sinistra di Anita; la mano di lei è posata sulla spalla di lui. Lockwood sussulta)

LOCKWOOD - (si alza) Chi sarà?

ANITA       - Non comportarti come se fossi colpevole. Rispondi. LOCKWOOD - (Con aplomb forzato) Chi è?

INSERVIENTE - (Aprendo la porta) Chiedo scusa, signore, ma potrei avere i suoi biglietti?

LOCKWOOD - (Tirandoli fuori dal portafogli) Sì, certo.

                            (L'inservente guarda i biglietti, li mostra a O'malley che compare dietro di lui)

ANITA       - Che c'è, inserviente?

INSERVIENTE - (Sentendosi il fiato di O'malley sul collo) Questo signore dice che lo scompartimento è suo.

O'MALLEY - State a sentire, avete intenzione di andarvene via di qui con le buone, o volete che ricorra ad altri mezzi?

ANITA       - È ubriaco. Non dargli retta, Grover.

O'MALLEY - (Fissando la donna) Taci tu, mezza calzetta.

LOCKWOOD - (Acquistando finalmente coraggio) Fuori di qui, tu.

                   Inserviente, chiami il frenatore, o qualcun altro, e lo faccia sbattere fuori.

INSERVIENTE - (Nervosamente) Chiamo il controllore. (Esce)

O' MALLEY - (Gli urla dietro) Sì! Chiama pure il controllore. Vediamo chi è che sarà sbattuto fuori. (Va alla porta) Quanto a te, faremo i conti più tardi, sporco messicano. Tu e questa tua squaw. (Esce, entra nel vagone panora-mico e si siede al centro)

LOCKWOOD - (Tremando) Hai sentito che tanfo di alcool, ogni volta che apriva bocca?

ANITA       - Perché non l'hai preso a pugni? Mi ha insultata.

LOCKWOOD - Ci ho pensato. (Sorride)

                            Due facchini passano sulla banchina con dei bagagli sulle spalle, seguiti dal passeggero Clark)

                   Vieni, siediti.

ANITA       - (Si sposta sul sedile di destra. Egli la prende fra le braccia) Sta' attento a non comprometterti.

LOCKWOOD - Cerchiamo di non litigare. Hai mandato via quelle fatture, piccola? (Si baciano) Sbrighiamo tutta la parte non romantica del viaggio prima che il treno parta.

                            (Un facchino passa con Clark da sinistra a destra nel vagone panoramico)

ANITA       - Questo è molto meglio che darsi da fare dietro quel vecchio archivio.

CLARK      - È inutile che mi guardi così, non ho intenzione di darti la mancia.

(Il Capo Vettura è seduto al suo tavolo con una pila di moduli per telegrammi. O’Malley è sempre seduto al centro. Sorridendo, il Capo Vettura va alla sinistra di O’Malley. Sulla banchina i facchini passano da destra a sinistra. O'Mllney, avendo deciso che il Capo-Vettura gli è amico, gli pone un braccio intorno alle spalle con insospettata tenerezza)

O'MALLEY - Senti, amico. Son due notti che non chiudo occhio e ho i nervi a fior di pelle. (Si fruga in tasca con cura, la- sciando cadere un coltello, alcune chiavi, un bicchiere pieghevole, prima di trovare dei soldi) Eccoti cinque dollari. Appena ho installato il signor Jaffe in quello stupido scompartimento, me ne vado a letto e tu non saprai dove trovarmi... Voglio dormire fino al giorno del Ringraziamento.

CAPO VETTURA - Messaggio ricevuto.

                            (L'Inserviente, affannato, rientra seguito da una imponente grossa catena d'oro)

INSERVIENTE - È quel signore là. (Indica O'Malley, che sta battendo il fondo di una bottiglia di liquore col palmo della mano nel tentativo di stapparla)

CONTROLLORE - Va bene! ci penso io. (Freddamente, a O'Malley) Allora, qual'è il problema?

O'MALLEY - Sta a sentire, bello mio...

                            (Webb passa sulla banchina, da destra a sinistra)

CONTROLLORE - Come ha detto?!

O'MALLEY - (Facendosi avanti) Vogliamo sistemare la faccenda dello scompartimento A?

CONTROLLORE - Sta a sentire...

O'MALLEY - Non ho nessuna voglia di discutere. Là dentro ci sono due insopportabili tortorelle, e devo farle volar via prima che arrivi il signor Jaffe.

CONTROLLORE - (Più cordiale) Vuol dire Oscar Jaffe, l'uomo di teatro?

O'MALLEY - Lo squassatore in persona. Io sono il suo agente. (Speranzoso) Scompartimento A - diamoci una mossa.

CONTROLLORE - Vediamo i biglietti.

                            (Tre inservienti passano sulla banchina da sinistra a destra)

O'MALLEY - Non li ho, i biglietti. Quante volte devo dirlo?

CONTROLLORE - E allora sono spiacente, e le darò un piccolo con-siglio: se vuole viaggiare su questo treno, dovrà smetter-la di rompere le scatole, prima di subito!

O'MALLEY - (Scaldandosi) Senti, disgraziato Azteco, azzardati a emettere un altro squittio, e ti stacco i bottoni a morsi.

CONTROLLORE - (Sbalordito) Adesso basta!

O'MALLEY - (facendosi sotto) Ah, la stiamo mettendo sul piano personale, eh? Beh, ci penso io a darti una lezione, caro il mio bel signorino.

CONTROLLORE - (Agitato, all'inserviente) Chiama Flannagan.

INSERVIENTE - Sissignore.

(Esce. Oliver Webb entra nel vagone panoramico. È saltuariamente e segretamente dedito all'alcool, ma adesso è sobrio da cinque settimane, grazie all'ingiunzione del suo medico. Quando è sobrio, il signor Webb ha l'autorità, la decisione e lo stile di un presidente di banca di una piccola cittadina. Nonostante sia in realta un essere confuso e piuttosto incompetente, si conduce come uno che si trovi sempre a suo agio in qualsiasi emergenza. Nella sua qualità di curatore d'affari di Jaffe, non appena vede il suo collega sul piede di guerra, entra immediatamente in azione. È molto più piccolo di O'Malley, ha la pancetta, è irascibile, bisbetico e distaccato)

WEBB        - (Facendo schioccare le dita) Salve, Owen, tutto a posto?

O'MALLEY - (Con un muggito, mollando il braccio del controllore) NO!

                            (Il Controllore si volta e si ritrae con cautela davanti al nuovo arrivato)

WEBB        - (Includendo tutti nel suo rimprovero) Beh, e perché non è tutto a posto? (Estrae l'orologio) Sapete che ora è? (Autorevole, al controllore) Il signor Jaffe sarà qui da un momento all'altro.

O'MALLEY - (A Webb) Vuoi parlare tu con questo cialtrone? Qui non sembra che la diplomazia funzioni. (Webb va dal controllore; O'malley lo riprende per il braccio e lo spinge verso Webb) Questo è il signor Webb, il procura-tore e il protettore del signor Jaffe.

WEBB        - (Inaspettatamente strizza l'occhio al controllore in modo confidenziale e, con il tono di un presidente di banca) Solo un minuto, controllore... (A O'malley) Quali erano esattamente le istruzloni di Jaffe? 

O'MALLEY - (Con un ruggito, mostra una annotazione su una busta) Scompartimento A, Vagone 186.

WEBB        - (Con aria di importanza) Capisco. Scompartimento A. (Piccola pausa) Perché proprio A?

O'MALLEY - (Anche lui seccato per l'enigma) Non lo so! Mi ha chiamato un'ora fa da non so dove, tutto eccitato, e si è messo a blaterare dello scompartimento A. Non ci ho capito un tubo, tranne che si trattava di... di vita o di morte, come al solito.

                            (Da destra entrano l'Inserviente e Flannagan)

WEBB        - Capisco. (Pensieroso, girandosi il sigaro in bocca) Beh, se ha detto di vita o di morte, c'è poco da fare.

(Si volta verso il Controllore, certo che anche lui debba condividere la sua opinione, quando l'atmosfera è disturbata dall'entrata di Flannagan, un frenatore grosso e rozzo con una grossa chiave inglese in mano, preceduto dall'inserviente; il capotreno li segue)

FLANNAGAN - Qual'è il tizio?

O'MALLEY - (Per nulla intimorito) Eccomi qui, marmocchio. FLANNAGAN - (Con uno scatto) Come mi hai chiamato?

WEBB        - (separando i contendenti) Un attimo, prego. Questo lo metto a posto io. (Schiocca le dita con una certa autorità, rivolto più o meno al capo vettura) Ehi, lei, faccia questo telegramma al signor A.L. Johnson, Vice Presidente delle Ferrovie Centrali di New York, Stazio-ne Centrale, New York City. "Mio caro Albert...

                            (A queste magiche parole, i contendenti si voltano e appizzano le orecchie. Webb continua, con voce più alta e con maggiore autorità)

                   (continua) Ho qualche difficoltà ad ottenere un servizio decente a bordo del Secolo, prima vettura, di cui è incaricato il Controllore... (Si volta verso il controllore e schiocca le dita) Come si chiama?

CONTROLLORE - (A disagio) Senta, signor Webb...

WEBB        - (Freddo) Allora...?

CONTROLLORE - (Affabile) Non ha senso mandare telegrammi per una cosa del genere. Io sono dispostissimo a trattare il signor Jaffe con tutta la considerazione e cortesia del mondo. Nel corso della mia carriera ho viaggiato diverse volte col signor Jaffe - ma lei dovrà mettersi d'accordo personalmente con i signori dello scompartimento A.

O'MALLEY - (Avanza, come per andare dal controllore) Li sistemo io... a bastonate!

WEBB        - (Respingendolo) Ci penso io, Owen.

CONTROLLORE - Oh, io non voglio guai, qui, Jaffe o non Jaffe. Praticamente, mi trovo nella stessa posizione del capitano di una nave.

WEBB        - (Rassicurante) Le dò la mia personale parola, Control-lore. (Mellifluo, al capo vettura) Chi c'è nell'A?

CAPO VETTURA - Un certo signor Grover Lockwood e signora.

O'MALLEY - Signore e signora del cavolo! Sono Romeo e Giulietta, (Nello scompartimento “A” Lockwood e Anita si baciano)

                   che tentano di farla in barba alla legge sulla tratta delle bianche.

WEBB        - (Annuisce con fare efficiente) Capisco… Beh, non vorranno certo sperare di farla franca sul “Ventesimo Secolo”. (Schiocca le dita) Andiamo, Owen.

CONTROLLORE - È contro il regolamento, comma 43.

                            (Escono, seguiti da O'Malley, dall'Inserviente, dal Facchino, da Flannagan e dal Capo Vettura. Suona il campanello nello scompartimento A)

LOCKWOOD - (Occupato a scambiarsi effusioni con Anita) Hanno suonato? (si divincola dall'abbraccio. il campanello suo-na ancora, con maggiore insistenza) Maledizione! Chi sarà?

Voce di O'MALLEY - Aprite la porta! (Si sente bussare)

ANITA       - (Spaventata) Oh mio Dio!

LOCKWOOD - (Rauco) Non ti agitare... Capiranno tutto. Fa come me. (Bussano di nuovo. Si riassetta il vestito e va ad aprrire la porta, con aria oltraggiata) Mél, cosa signi- ficano, queste continue intrusioni?

CONTROLLORE - Ecco, signori...

                            (Webb e O'Malley spingono Lockwood all'interno dello scompartimento)

WEBB        - (fa cenno al controllore di andarsene) È tutto a posto, Controllore, me la vedrò io in modo molto diplomatico.

(O'Malley e Webb entrano nello scompartimento A. Lockwood si rattrappisce. Il Controllore e il facchino restano sulla soglia)

                   Lei è il signor Grover Lockwood?

LOCKWOOD  - Esatto. E lei, chi è?

WEBB        - (Schioccando le dita) Lasci perdere chi sono io. Questa signora, è la signora Lockwood?

ANITA       - (Guardandolo con occhio torvo) Ma che significa questo interrogatorio? Abbiamo i biglietti.

O'MALLEY - (Con forza) Zitta, tu, mezzacalzetta.

LOCKWOOD - È pregato di non insultare.

O'MALLEY - (Con una risata amara) Lord Chesterfield, eh?!

                            (Indica il colletto sbottonato di Lockwood)

                   Ci penso io a raffreddarti i bollori, mandrillo! (Passa oltre Webb)

CONTROLLORE - Ma, signori... (Entra nello scompartimento)

O'MALLEY - Fatemi uscire da questa gabbia. (Fa per uscire, è fermato da Webb)

WEBB        - (Trattenendolo) Dove vai?

O'MALLEY - (Voltandosi, con l'aria di non promettere niente di buono) Vado a chiamare la vera signora Lockwood e a fare due chiacchiere con lei.

LOCKWOOD - (In preda al panico) Ehi, lei, aspetti un minuto!

WEBB        - (Con tono da giudice di corte suprema) No, Owen, non

                   possiamo creare guai tra un marito e una moglie. (Si fruga nelle tasche alla ricerca di qualcosa. Il controllore e l'inserviente escono da sinistra, attraversano il vagone panoramico ed escono di scena a sinistra. Webb si avvicina a Lockwood) Mi stia a sentire, signor Lockwood, ho qui due biglietti, due posti letto, uno in alto e uno in basso nello scompartimento, appena due vagoni più in là. La differenza di prezzo è di 15 dollari e 30 a suo favore. Faremo un semplice cambio. (Conta 15 dollari e 30 cents e dà a Lockwood soldi e biglietti) Ecco a lei.

LOCKWOOD - (Sorpreso) Cosa?

WEBB        - (Brusco) Ecco a lei, ho detto, e niente domande. Il facchino l'aiuterà col bagaglio. (Schiocca le dita e il facchino prende le valigie e le porta fuori)

ANITA       - (Furiosa) Hai intenzione di sopportare un affronto simile, Grover?

LOCKWOOD - (Nervoso, ad Anita) Beh, non mi va di scatenare una rissa per un posto dove dormire. Ce la vedremo poi col controllore. Andrà tutto a posto, tesoro.

ANITA       - Non andrà a posto niente, ed io non ho nessuna intenzione di sopportare una cosa simile.

O'MALLEY - (Sarcastico, ad Anita) Chiudi il becco, tu!

LOCKWOOD - (È al limite del panico) Avanti, Anita, non ci si gua-dagna niente a star qui a discutere con un ubriaco... finiremo per attirare l'attenzione...

O'MALLEY - Che fai, provochi? (Fa per slanciarsi verso Lockwood, ma Webb lo ferma)

WEBB        - Controllati, Owen. (Webb prende il cappotto al centro e lo porge a Lockwood) Tieni. (Lockwood lo guarda atterrito)

O'MALLEY - L'uscita è da quella parte (indicando, li spinge fuori)

WEBB        - (Muove un passo verso di loro, generoso) E grazie per la vostra cortesia.

ANITA       - Beh, devo dire, Grover, che sei davvero una gran pro-tezione. La prossima volta che vado da qualche parte mi porterò dietro il mio fratellino di quattro anni, per difendermi dagli insulti.

                            (Lockwood e Anita escono. O'Malley va alla porta)

LOCKWOOD - (f.c.) Sta zitta, ti prego.

(La porta rimane aperta. Una pausa. Webb scuote il capo. Mallory si siede a destra, annusa la scia di profumo lasciata da Anita. Un inserviente attraver-sa la banchina da sinistra a destra)

O'MALLEY - Però non era male. Che cuccetta le hai dato? Stanotte mi metterò sotto il suo finestrino con la chitarra...

                            (O'Malley si toglie il cappotto e lo lascia al centro)

WEBB        - (Ignorando il lato sensuale del compagno, si siede a destra) Che ne sarebbe di Jaffe, senza di me!

O'MALLEY - Ieri sera stava ancora cinguettando sui suoi progetti.

WEBB        - (Acido) Qualche novità? A me non dice niente. Io sono solo il suo procuratore. Ehi, facchino! (Un facchino passa davanti alla porta dello scompartimento) Porti qui il bagaglio del signor Jaffe. (Il facchino comincia a portare il bagaglio nell'A) i

O'MALLEY - (alzandosi) Ecco, ha intenzione di spararsi.

WEBB        - Non c'è proprio nessuna scusante per quest'ultimo fiasco.

O'MALLEY - Tre fiaschi, uno dietro l'altro!

WEBB        - Gliel'avevo detto che Giovanna d'Arco non sarebbe rimasto su più di una settimana. Gliel'avevo detto bello chiaro. Chiedilo a Sammie.

O'MALLEY - Beh, finirà a fare la fila in attesa di un piatto di minestra in un refettorio per poveri, se non si sbriga a rendersi conto che queste ampollose commedie tipo western con tutti che barcollano per la scena indossando quei costumi di ferro non sono spettacolo. Un mucchio di idioti, e parola mia... (È riuscito ad aprire la bottiglia. Webb è assalito dal panico)

WEBB        - Avevi promesso di non bere, a bordo di questo treno.

                            (Si alza, va da O'malley)

O'MALLEY - (Bevendo) Ho trovato la mia forza di volontà.

                            (Jaffe passa sulla banchina da sinistra a destra, seguito da giornalisti)

WEBB        - (Afferrando la bottiglia) Beh, manterrai la parola!

O'MALLEY - Ehi, lasciamela. (Ma Webb si è impadronito della bottiglia)

WEBB        - Non ho intenzione di tenermi sulle spalle quell'ego- maniaco di Jaffe e te privo di sensi da qualche parte.

O'MALLEY - (Si alza) Senti, porco. Quando hai avuto il delirium tremens, il mese scorso, ti ho forse tolto mai la bottiglia di mano? Ridammela.

WEBB        - (Gli versa una dose) Questo ti basterà per un po' e ce ne sarà ancora ogni volta che ne avrai bisogno.

O'MALLEY - (Cupo) Capisco... Ci pensi tu a custodirlo, eh?

WEBB        - Non ne toccherò neanche una goccia. (Comprendendo i dubbi del compagno) Sai cosa ha detto del mio cuore il dottor Bookbinder? Che il mio prossimo bicchiere sarà anche l'ultimo, figliolo. (Scuote tristemente la testa e poi d'improvviso guarda l'orologio)

                            (Una donna tozza e mascolina sui 40 anni appare sulla porta... parla con voce baritonale. È un tipo autoritario; lascia cadere le parole di bocca con lentezza)

DONNA     - Buongiorno. C'è il signor Jaffe?

WEBB        - (Sorpreso dalla visita) No... ehm... signora. (Guarda apprensivo l'orologio)

Dr.JOHNSON - Il facchino mi ha detto che questo è il suo scomparti-mento.

WEBB        - Non è ancora arrivato.

Dr.JOHNSON - Beh, devo parlargli... Io sono il Dr. Johnson.

O'MALLEY - Sam oBen?

                            (Il Dr. Johnson gli lancia un'occhiata di disprez-zo. O'Malley sorride, fa un gesto birichino a Webb ed esce al centro)

Dr.JOHNSON - Ho scritto una commedia.

WEBB        - Non credo che in questo momento al signor Jaffe la cosa possa interessare.

Dr. JOHNSON - Questa commedia gli interesserà: è assolutamente unica. (Clark entra da sinistra nel vagone panoramico) Ho un paziente nel vagone qui accanto, ma non appena avrò un momento libero, tornerò. La può leggere durante il viaggio. Così avrà qualcosa da fare. (Esce)

FACCHINO - (Segue Clark e allunga una mano verso il suo bagaglio) Le porto la valigia, signore?

CLARK      - (Seccato) La prego. (Si tiene stretta la valigia)

FACCHINO - Gliela metto nel suo scompartimento, signore.

CLARK      - Ho detto di no. Giù le mani dalla mia valigia, e la smetta di infastidirmi.

                            (Da sinistra entrano i barbuti, attraversano il va-gone panoramico fino al salottino dello scompar-timento A)

                   Io... non voglio più vederla, fino a New York City!

FACCHINO - Come vuole, signore.

                            (Clark si siede. al centro. O' Malley entra da destra nello scompartimento A) 

O'MALLEY - Niente indizi. Non c'è un volto familiare a bordo.

                            (Webb si è lasciato andare ad amari pensieri. Il signor Clark, accertatosi di essere solo, apre la sacca e ne estrae guardingo dei dischi di carta dai colori accesi, che con aria colpevole si infila in tasca)

                            (Due uomini dall'aspetto straniero, con barbe lussureggianti, appaiono sulla porta. O'Malley li guarda, incuriosito. Web assume un'aria acciglia-ta, poco socievole. I Barbuti si inchinano. Entra per primo il secondo Barbuto)

BARBUTO 1 - Scusare! (Parlano con accento tedesco) Stare qui signor Chaffe?

WEBB        - Jaffe! No, no, andatevene.

                            (I due scompaiono incerti nel vagone panoramico)

O'MALLEY - Meglio che mi dài da bere. Mi è appena sembrato di vedere un tale con due barbe. (Siede al centro)

                            (Clark si alza, tira fuori i dischi di carta adesiva, si mette a camminare per il treno. Entrano i Bar-buti, si affacciano sulla porta del vagone pano-ramico, si guardano l'un l'altro; Clark attacca un adesivo sulla sedia del Capo Vettura e un altro sul finestrino del vagone panoramico. Lockwood entra nel vagone panoramico)

WEBB        - Prima ci fa mettere il mondo a soqquadro, e poi aspetta fino all'ultimo minuto!

                            (I Barbuti si rivolgono a Lockwood)

BARBUTO 1 - Scusare. Lei signor Chaffie?

LOCKWOOD - Chi?

BARBUTO 1 - Oscar Chaffie.

LOCKWOOD - No. Io sono Grover Lockwood... biancheria all'in- grosso.

CONTROLLORE - (dalla banchina) Signori, in carrozza

                            (Webb si precipita dallo scomparttimento A al panoramico. Flannagan entra da sinistra, va alla sedia del Capo Vettura. Il Controllore entra a si-nistra non appena Webb compare nel vagone pa-noramico. O' Malley e Webb entrano correndo nel vagone panoramico)

WEBB        - (Selvaggiamente) Mio Dio! Un momento! Ferma, Capo!

CONTROLLORE - Cosa?

WEBB        - Il signor Jaffe non è ancora salito. (Il controllore fa un cenno al macchinista. Il treno si avvia. Webb va al fine-strino)

CONTROLLORE - Non posso farci niente. Il treno parte in orario.

                            (Il treno ha un sussulto)

O'MALLEY - Senti, tu, persecutore di Ebrei, tu farai partire questo treno sopra il mio cadavere. Dov'è il segnale d'allarme?

CONTROLLORE - Lei non tocca nessun allarme. Se lo fa, rischia la prigione.

O'MALLEY - Raccontalo al giudice! (Tira il segnale d'allarme)

                            (Il treno frena fino a fermarsi, con nuovi sussulti)

WEBB        - Non rivolgergli la parola, Owen. Mio Dio, la prossima volta prenderemo un'altra linea.

                            (Jaffe entra nello scompartimento A da destra. Chiude la porta. Tenta di aprire quella dello scompartimento B. È bloccata. È entrato templi-cemente, a testa bassa, come il più normale degli esseri umani - simile a un orfanello che scivola silenziosamente al suo posto a tavola. È un uomo sui 45 anni, indossa un cappotto con collo di pelliccia completamente abbottonato, con alamari sul petto; calza un cappello di feltro nero, porta una cravatta Windsor al collo. Ha un bastone di ebano nero con pomello d'argento, che un tempo era appartenuto al fu Edwin Booth. Messo da parte il bastone, dà una rapida occhiata all'am-biente, appoggia l'orecchio alla porta che comuni-ca con lo scompartimento B, non sente nulla di interessante e sospira, pensando a cose lontane. Fra l'altro non si è ancora tolto cappotto e cappello)

WEBB        - (Facendo schioccare le dita, al capo vettura) Mandi questo telegramma a A.L.Johnson, Vice Presidente delle Linee Ferroviarie Centrali di New York...

CONTROLLORE - (al finestrino) Può telegrafare al Padre Eterno, se vuole. Questo treno parte adesso. (E in effetti parte: Flannagan afferra O'Malley)

JAFFE        - (Urlando) Owen, Oliver, chiamatemi un facchino!

O'MALLEY - Mio Dio! È arrivato lo sconquassatore!

WEBB        - Tutto a posto, controllore. Chiedo scusa per questo pic-colo incidente. Avanti, Owen. (Vanno verso lo scompar-timento A)

CONTROLLORE - Sempre guai con questa gente dello spettacolo. Ehi, Flannagan, e questo che cos'è?... (Indica l'adesivo sul finestrino)

                            (Il vagone panoramico si chiude. Si apre lo scompartimento B. L'A rimane aperto. Jaffe non si degna di alzare lo sguardo per guardare Webb e O' Malley che si scontrano per entrare nell'A)

WEBB        - Bene, O.J. (vedo che sei arrivato in tempo..

                            (Ormai il treno fila velocemente)

SIPARIO

SCENA 2.

Il sipario si apre sugli scompartimenti A e B. Webb e O'Malley sono con Jaffe. Jaffe siede a sinistra, Webb a destra. Owen è al centro con l'Inserviente.

JAFFE        - (calmo) Apra questa porta. (Indica la porta di comunicazione con B)

INSERVIENTE - (Scuote la testa) È severamente vietato dal regola-mento, signore.

JAFFE        - (Gentile) Si tratta di un mio vecchio amico, una sorpresa. Hai cinque dollari, Oliver?

WEBB        - (Addolorato) Non so.

JAFFE        - (Gentile, ma con tono autoritario) Avanti dàglieli... Coraggio, Inserviente. (l'uomo va alla porta e la apre) Perfetto.

                            (Webb trova tre banconote da un dollaro e O' Malley due. L'inserviente toglie il fermo alla porta. Jaffe lo sospinge via e con estrema lentezza apre la porta di comunicazione, un millimetro alla volta. Studia l'ambiente per un attimo, attraverso lo spiraglio, poi di colpo infila la testa in B. Fissa contrariato l'ambiente e quindi si volta irato verso l'inserviente. Owen da' i soldi a quest'ultimo)

                   È vuoto!

INSERVIENTE - (Sbirciando all'interno) Sissignore.

JAFFE        - (Rauco) Non era prenotato?

                            (A questo punto bisogna precisare che la voce di Jaffe è un nobile strumento, creato apposta per fare onore ai momenti cruciali della vita. È una voce lenta, sibilante, di avvocato. Dietro la sua cadenza misurata si cela un continuo tremito di emozione. Quando Jaffe parla, dà l'impressione di uno che suona le parole più semplici su un violoncello di Cremona. Fato e pessimismo sono alla base delle più casuali parole di Jaffe. È un ATTORE)

INSERVIENTE - (Rispondendo alla domanda di Jaffe) Sissignore, ma può darsi che i viaggiatori salgano a Englewood. Molti lo fanno.

JAFFE        - (Con dignità) Fra quanto saremo a Englewood? INSERVIENTE - Fra dieci minuti, signore.

JAFFE        - (Voltandosi, all'inserviente) Va bene. È tutto.

INSERVIENTE - Sissignore. (Esce)

O'MALLEY - Aspettavi qualcuno, Capo?

JAFFE        - (Entrando maestoso nel B) Dove sono i fiori, Owen?

O'MALLEY - (Con un'occhiata spaventata a Webb) Quali fiori?

                            (Jaffe e Owen sono nel bar. Jaffe parla con tono amareggiato e ferito)

JAFFE        - Eppure ti avevo detto di riempire di gardenie lo scompartimento B. (indica lo scompartimento in cui si trova)

O'MALLEY - Non hai mai parlato di gardenie né di altro. (È adirato)

JAFFE        - (sbattendo le ciglia) Ho lasciato il messaggio al botteghino.

O'MALLEY - Beh, ero mica matto ad accostarmici! Con sedici uffi-ciali giudiziari con altrettante citazio:ni legali, che ci aspettavano al varco?

JAFFE        - (bonario) Dovresti smettere di bere, Owen. In questo

                   stato non mi sei di nessuna utilità. È scoraggiante.

                            (Jaffe e O'malley rientrano nello scompartimento A)

O'MALLEY - (strizza gli occhi sotto la reprimenda, mentre Webb siede a destra, stringendo le mascelle in silenzio. Jaffe è al centro, Owen è alla sua destra) D'accordo, Maestà. Le dispiace dirmi ora cosa desidera, esattamente?

JAFFE        - (Gentile, come se parlasse con un perfetto cretino) Telegrafa a Maurice, il fioraio di Toledo, che mandi tutte le gardenie che ha nello scompartimento B di questo vagone.

WEBB        - (Maliziosamente) Farai meglio a precisare a chi sono diretti, in caso ci sia qualche contrattempo.

JAFFE        - (Un'occhiata a Webb, poi si volta verso O'malley) Voglio che le gardenie siano accompagnate da un messaggio. (Pausa) Fammi pensare.

                            (O'Malley e Webb si scambiano sguardi d'intesa mentre il grand'uomo è assorto nei suoi pensieri. Jaffe si alza in piedi, nel travaglio dell'attività cerebrale. Parla come se citasse dei versi)

                   "Alla piccola signora delle nevi..." (Si interrompe, cammina, ci ripensa) No. Questa volta meglio qualcosa di diverso. Un momento.

                            (Webb sfrega un fiammifero contro la scatola per accendersi un sigaro. Jaffe si volta, offeso e distvrbato, verso il colpevole)

                   Ti prego, no, Oliver. (Sospira e riprende a pensare. lentamente un sorriso gli illumina il volto) Sì. Prendi la penna, Owen. Il messaggio deve essere: "Dalla tomba di chi ieri amavi". (Sospira, scuote la testa) Che ne dite?

WEBB        - (Agro) Buono.

O'MALLEY - Non lo trovi un po' triste?

JAFFE        - È perfetto. Perché non trovo un commediografo che scriva così?

                            (I due scudieri si scambiano occhiate apprensive. Non visto dal filosofo, O'Malley si indica una tempia col dito, usando il pollice come un grilletto, inarca significativamente le sopracciglia e si spara, facendo schioccare la lingua contro il palato)

 WEBB       - (affrettandosi a cambiare argomento) Ti dispiace se fumo, adesso, O.J.?

JAFFE        - (Si toglie il cappotto e lo dà a O'Malley che lo sistema sul portabagagli; soffocando le proprie emozioni) Non lasciatemi solo con i miei pensieri, ragazzi, d'accordo? (Siede al centro con O'Malley) Owen, vai a ordinare il pranzo. Fa' in modo che mi mettano da solo a un tavolo grande.

O'MALLEY - È una parola! (Si alza, va alla porta) Il vagone ristorante è zeppo.

JAFFE        - (dolcemente) Dì che è per me. Ora va, su.

O'MALLEY - (Andandosene, disgustato) Se ci tieni tanto alla privacy, perché non viaggi in pallone?! (Esce. Jaffe rimane triste ma comprensivo)

JAFFE        - Chi ha indotto nuovamente O'Malley a bere, qualche donna? (felino) È una donna? (Inarca le sopracciglia)

WEBB        - Se vuoi saperlo, è stata "Giovanna d'Arco". Io stesso non ho dormito per tre notti di fila.

JAFFE        - (piano, con un sorriso) Sai che pensavo, venendo qua?

WEBB        - Niente di morboso, spero.

JAFFE        - (ignorandolo, con superiorità) Pensavo, Oliver, che di tutti i miei sessantotto spettacoli, il più bello è stato pro-prio "Giovanna d'Arco.

WEBB        - (Trasale) Se almeno il pubblico avesse saputo di che cosa trattava la commedia. Era molto sconcertato.

JAFFE        - (Infuriandosi) Al diavolo il pubblico. Tutti con- trabbandieri. (Si alza) Ho visto cinque volte la comme-dia e ogni volta ho pianto come un bambino. L'effetto fuoco è stato un vero colpo di genio.

WEBB        - (tira fuori un documento e legge) Beh, con l'effetto fuoco e tutto il resto, abbiamo incassato esattamente novecentoquarantacinque dollari, in quei cinque spetta-coli. (Jaffe guarda Webb. Siede al centro) E ieri notte mi sono divertito a calcolare la perdita netta: Settanta-quattromila dollari e qualche spicciolo. (Gli va vicino) Vuoi dare un'occhiata?

                            (Jaffe prende il foglio, guarda le cifre, poi guarda Webb)

JAFFE        - (Meravigliato dalla propria grandezza) Che fiasco colossale! Se sono un genio, Oliver, è proprio a causa dei miei fiaschi. Ricordatelo sempre.

WEBB        - (Chiude gli occhi. Si schiarisce la gola, sperando che qualche suono concreto distolga Jaffe dalle sue alluci-nazioni) Lo ricorderò. Senti, O.J., arriveremo a New York alle nove e quarantacinque di domani mattina.

                            (Jaffe si alza e fa di nuovo capolino nel B)

                   Le banche aprono alle dieci.

                            (Jaffe entra nello scompartimento vuoto. Webb lo segue continuando a parlare)

                   Tre di loro hanno in mano cambiali, firmate da te, per duecentoventunomila dollari. Ho fatto l'impossibile per tenerli a bada... ho usato tutta l'influenza personale di cui disponevo. Ho detto persino che "Giovanna d'Arco" sarebbe stato certamente un trionfo. (Avvilito) E questo mi procurerà un bell'occhio nero alla Chatham & Phoenix.

                            (Jaffe torna nello scompartimento A. Webb lo segue, continuando a parlare)

                   Voglio solo che le cose siano chiare.

                            (Jaffe siede a sinistra, immergendosi nei propri pensieri, e fa un gesto implorante verso Webb)

JAFFE        - Adesso non disturbarmi con dettagli economici. Ti spiace?

WEBB        - (Esplodendo) Per prima cosa domattina si precipite- ranno al Teatro Jaffe e te lo sequestreranno!

JAFFE        - (Tagliente) Non oseranno!

WEBB        - (Con una risata senza allegria) Ah, no? Beh, non volevo aggiungere questa notizia alle preoccupazioni che hai già, ma si sono procurati un atto di sequestro giovedì scorso e se domani non ti presenti con i soldi, lo renderanno esecutivo, e inoltre...

JAFFE        - (Selvaggiamente) Chi c'è dietro a tutto questo? (Realizza) Max Jacobs! (Si alza) Quel mostriciattolo di ebreo che ho tirato fuori dai bassifondi, tentando di farne qualcuno! Me l'aveva detto, quando l'ho fatto buttare fuori del mio teatro a calci per furto - che si sarebbe vendicato! E così mi porta via il mio teatro, eh?

                            (Tutti e due vanno sul fondo)

WEBB        - (Paziente) Non si tratta di Max Jacobs. Sono le banche. Tutte e tre le banche. Si sono messe d'accordo la settima-na scorsa.

JAFFE        - (Calmandosi, e con un sorriso) Ah, è così, eh? Beh, voglio dirti una cosa, Oliver. I cieli non sono mai stati più sereni. (Avanzano verso il proscenio) Oliver, una nostra vecchia amicizia salirà su questo treno, a Engle-wood.

WEBB        - Chi?

JAFFE        - Lily Garland.

WEBB        - Lily Garland?!

JAFFE        - Sì!

WEBB        - Torna con noi?

JAFFE        - (Semplice) Sì.

WEBB        - Beh, questa è la migliore notizia che abbia sentito da quando sono con te. (Si asciuga la fronte: è un altro uomo) Magnifico, O.J. Beh, non mi vergogno di dirti che mi sento ringiovanito di dieci anni. Non ho mai aperto bocca quando rompesti con Lily, ma personalmente avevo la sensazione che tu ti tagliassi la gola da solo, e tutto per colpa del tuo orgoglio. È quella che chiama di più in tutto il paese. Quando il signor Blair della Chatam e Phoenix vedrà il suo nome sul contratto, saremo noi a dettare le condizioni. Come mai avete fatto la pace?

JAFFE        - Non le ho mai sbattuto la porta alle spalle. Lo sai. (Va verso il B ed entra. Webb resta sulla soglia tra l'A e il B) Quando ho saputo che stava tornando da Hollywood, ho fatto qualche controllo. Occupiamo lo scompartimento accanto al suo, come per caso. (Jaffe rientra in A soffo-cando una risatina) Sicché, Oliver, mi credevi finito, eh? (Batte sul braccio di Oliver. Webb siede a destra)

WEBB        - Beh, aveva tutta l'aria di una crisi vera e propria.

JAFFE        - È così che sono al mio meglio: quando mi trovo con le spalle al muro. Col disastro che mi fissa negli occhi. "Giovanna d'Arco"... "Enrico VIII"... "La sposa di Bagdad"... (enuncia i titoli con tono sepolcrale) Niente soldi... niente credito... il mio teatro... tutto quel che ho... perduto! (Illuminandosi) Tutto, tranne il nome. Mi han-no messo a terra... ma io sono come un pugile... (Si inginocchia. Sotto lo sguardo imbarazzato di Webb, recita la parte. Si rialza) ...che al "nove" si rialza, barcolla un attimo, e poi riprende a lottare; con la furia di un leone ferito. (Si rilassa e sorride con modestia) Ma tu mi hai visto in azione.. Non c'è bisogno che te lo racconti.

WEBB        - Altroché se t'ho visto!

JAFFE        - (Gli si avvicina, gli pone una mano sulla spalla) Adesso, Oliver, conto su di te.

WEBB        - Per cosa?

JAFFE        - (Affettuoso) Ecco il mio piano. Devi fare in modo da incontrarla... come per caso... dopo che si sarà instal-lata... e lasciar cadere un accenno ad una parte stupenda che avrei per lei. Il più grande personaggio che sia mai stato portato sulle scene. Metà diavolo. Metà donna. Che per amore compie un immenso sacrificio.

WEBB        - (Si alza) Senti, O.J.: sii sincero. Il contratto con Lily, ce l'hai o no? Ha accettato di discuterne le condizioni? L'hai incontrata?

JAFFE        - (Guarda Webb, seccato; in tono confidenziale) Dille che la parte è per Valerie Whitehouse. La odia. (Col tono di chi vuole far colpo) Ti confiderò un segreto di stato, Oliver. È con Valerie che mi ha sorpreso a letto.

WEBB        - (Ringhia) Lo so.

JAFFE        - (Sognante) Le si spezzò il cuore. (Siede a sinistra)

WEBB        - Beh, sia come sia, se devo parlare di lavoro con lei, di una parte metà diavolo e metà donna, non è che ci sia poi molto da costruirci su. Si darà un sacco d'arie dopo il successo che ha avuto.

JAFFE        - Che successo?

WEBB        - In cinema!

JAFFE        - Non combinerà mai niente di buono, in cinema.

WEBB        - Ma che dici!... Ha vinto la statua d'oro.

JAFFE        - Quale statua d'oro?

WEBB        - Quella grande statua d'oro che dànno ogni anno per la migliore interpretazione.

JAFFE        - Chi è che la dà?

WEBB        - Un'Accademia. Dicono tutti che è la nuova Garbo.

JAFFE        - Impossibile. Non può fare niente di buono in cinema… La sua faccia è tutta sbagliata. Mi ci sono voluti quattro anni per farla sembrare un essere umano.

WEBB        - (Si alza e passeggia nervosamente mentre parla) Bene, O.J., finché questo affare con Lily non è sistemato, ho qualcosa di costruttivo da suggerirti. Stamani ho ricevuto un telegramma da Max Jacobs.

JAFFE        - (Amaro) Adesso comunichiamo con Max Jacobs! (si alza) Siamo al tradimento, eh? (Punta il dito contro oliver, che tenta di calmarlo) Immagino che stia cercando un lavoro.

WEBB        - Max mi ha telegrafato di sua iniziativa... e se mi stai a sentire, ti dico che cosa mi ha detto.

JAFFE        - Ti proibisco di menzionarmi ancora una volta il nome di Max Jacobs. Intesi? E poi, il suo vero nome è Mandlebaum. Max Mandlebaum - della Galizia. L'ho licenziato perché rubava.

WEBB        - (Con disperazione) O.J., cerchiamo di essere obiettivi. L'hai licenziato perché aveva detto che "Enrico VIII” sarebbe stato un fiasco. E Ccosì è stato.

JAFFE        - Che ne capisce, lui, di teatro?

WEBB        - Abbastanza da produrre tre clamorosi successi uno dietro l'altro, mentre tu hai deposto tre uova marce, una dietro l'altra. E questi sono fatti! (Durante il discorso Webb si avvicina a Jaffe)

JAFFE        - Ne ho abbastanza della tua slealtà. Vattene! (Si alza)

WEBB        - È nel tuo interesse leggere questo telegramma.

JAFFE        - Ti sei rivelato per quello che sei. Vattene. Sei licen-ziato.

WEBB        - Perdio, ne ho abbastanza!

JAFFE        - Vattene, ho detto! Vai da Mandlebaum, o come diavolo si chiama.

WEBB        - Ci puoi contare! È l'ultima volta che mi licenzi!

JAFFE        - (sibilante) Giuda! Sbarro la porta alle tue spalle!

                            (Buio)                  

SCENA 3.

Il Vagone Panoramico. Mentre Webb esce da A, vediamo Lockwood, Clark, l'Inserviente, il Segretario e il Controllore nel Vagone Panoramico.

LOCKWOOD - (Col cappello in capo) Stavo leggendo, seduto, quando improvvisamente ho sentito un colpo sulla testa, non so altro.

CONDUTTORE - Non ha visto passare nessuno?

LOCKWOOD - No. (Clark esce da destra, scuotendo la testa) Quan- do mi sono tolto il cappello, ci ho trovato questa eti-chetta... Pentiti, finché sei in tempo...

JOHNSON           - Controllore, ma che cosa sta succedendo su questo tre-no? Stavo massaggiando la schiena della mia paziente quando irrompe un maniaco e le incolla addosso un'eti-chetta...

                            (Entra Webb con un’etichetta sul cappello. Tutti lo osservano mentre egli, inconsapevole, si siede e assume un atteggiamento pensoso)

LOCKWOOD - (Indicando la bombetta di webb) Ne ha una anche lui.

                            (Tutti lo guardano)

INSERVIENTE - Forse il responsabile è l'amico di quel signore...

LOCKWOOD - Sì, dev'essere lui.

CONTROLLORE - (Avvicinandosi a Webb) Sì, quell'agente. Però, adesso sta esagerando!

WEBB        - (richiamato bruscamente dai suoi amari pensieri) Di che state parlando?

CONTROLLORE - (Con aria infelice) Dovremo staccarle tutte col sapone e l'acqua calda.

WEBB        - (Distratto) Che cosa?

FLANNAGAN - (Viene avanti con tono bellicoso; Webb lo respinge

                   violentemente) Ah, non ne sa niente, eh? perquisitelo!

WEBB        - Ma si può sapere che cosa vi prende?

CONTROLLORE - (Trionfante) Ce n'è una anche sul suo cappello!

                            (Il Controllore cerca di impadronirsi del cappello. Webb si oppone. Flannagan lo afferra)

WEBB        - (Divincolandosi) Toglietemi le mani di dosso!

CONTROLLORE - (Prende gli occhiali e cerca di inforcarli) È uguale? 

INSERVIENTE - (Avanza e legge l'etichetta, da dietro le spalle di Flannagan) Sì, signore. "Pentiti, finché sei in tempo".

                            (Tutti si fanno intorno a Flannagan leggendo. Webb avanza verso il centro, seguito dal control-lore)

WEBB        - (Saltando su) Ma che diavolo è questo, un manicomio?

CONTROLLORE - Se il colpevole è il suo amico, lo denuncio, e non

                   c'è signor Jaffe che conti. Questo è vandalismo bello e buono!

WEBB        - (Immediatamente convinto della colpevolezza del suo amico) Beh, se è stato lui, me la vedo io.

                            (O'Malley si affaccia nel Vagone Panoramico. Il gruppo si volta e lo osserva con aria accusatrice)

O'MALLEY - (A Webb) Ciao, amico, è l'ora della medicina.

WEBB        - (Calmo) Siediti, Owen.

                            (L'inserviente retrocede a sinistra mentre O'malley avanza al centro)

O'MALLEY - (All'inserviente) Senti, Pellerossa: io volere acquavite. (Agita una banconota. O'Malley siede voltando le spalle al pubblico. Webb si inserisce a soggetto nella battuta, di O'Malley "Owen, devo parlarti")

                   ...Grande sete. Presto! Augh!

CONTROLLORE - Devo parlarle molto seriamente, giovanotto.

WEBB        - (Interviene e fa schioccare le dita) Un momento. Senti, Owen, ho pagato dodici dollari per questa bombetta. Che diavolo t'è venuto in mente di attaccarci questa etichetta? È uno scherzo da ragazzini. (O'Malley prende il cappello, lo guarda)

CONTROLLORE - Adesso tu ripercorri tutto il treno con sapone e una casseruola d'acqua calda, e togli una per una tutte queste etichette.

O'MALLEY - Ma dài i numeri? Che diavolo ci farei con le etichette? Ho già abbastanza guai!

CONTROLLORE - Chi è stato, allora?

O'MALLEY - (leggendo sul cappello di Webb) "Pentiti, finché seiin tempo". Mi stai accusando di fare propaganda prote-stante?

                            (Webb stacca l'etichetta dal cappello)

CAMERIERE - (Entra dal corridoio, parla eccitato, va verso il controllore) Signor Jenkins, qualcuno ha attraversato il vagone ristorante e ha attaccato le etichette su tutti i finestrini.

WEBB        - (Voltando le spalle al pubblico) Beh, immagino che questo esclude il signor O'Malley.

CONTROLLORE - (Al Cameriere) L'hai visto?

CAMERIERE - No, signore. Chiunque sia, è molto furbo.

CONTROLLORE - Andiamo, ragazzi. Questa volta non ci sfuggirà.

                            (Il Controllore, Flannagan, il Cameriere, l’Inser-viente, il Capo Vettura e Lockwood escono. Effet-to di treno in corsa)

O'MALLEY - Gardenie, e non ha un soldo!

                            (Webb strappa il telegramma che Jaffe gli aveva chiesto di leggere)

                   Che viaggio! Vai con Jaffe e conoscerai il mondo!

                            (O'malley risale la scena, si siede al centro. Webb

                            è andato a destra, poi si sposta a sinistra, e rag-giunge O'Malley. Sono entrambi seduti, O'Malley a destra, Webb a sinistra di O'Malley. Effetto palo telegrafico)

WEBB        - Non nominarmi mai più Jaffe!

O'MALLEY - Perché? Cos'è successo?

WEBB        - Senti, lui non se ne rende ancora conto, ma io ne ho abbastanza. Ho subito i suoi alti e bassi di umore per sedici anni. Gli ho evitato mille disastri. Ho mentito per lui. Ho imbrogliato. Rubato. Se non fosse stato per me, nel 1926 gli Shuberts avrebbero... Oh, al diavolo!

O'MALLEY - Prendi troppo sul serio quella storia.

WEBB        - No. Ma gli devo dare del filo da torcere. Quando pen-zolerà da una trave, con tutta Broadway pronta a cavargli gli occhi, forse apprezzerà quello che ho fatto per lui. Forse.

O'MALLEY - Ma che cosa è successo?

                            (Entrano i_Barbuti, e si fermano sulla destra)

WEBB        - Non importa. (Webb va a sinistra, si siede volgendo le spalle al pubblico)

O'MALLEY - D'accordo, Margherita, ti lascio alle tue fantasie.. (i due Barbuti lo affrontano mentre esce dalla vettura) Giù la maschera, Sire. Sono le dodici…

                            (Esce. I Barbuti si avvicinano a Webb e si inchinano ponendosi ai suoi lati)

BARBUTO 2 - Scusi...

WEBB        - (Al capo vettura, corrucciato) Ma chi avete fatto salire, la squadra di baseball di Israele?

                            (Il treno sussulta. Buio)

SCENA QUARTA

Il sipario si apre sugli scompartimenti A e B. Jaffe è seduto da solo nello scompartimento A. Si è appena preso la temperatura con un termometro. Si toglie il termometro dalla bocca e legge la scala. La porta si apre ed entra O'Malley.

O'MALLEY - Che gli è succcesso, a Oliver?

JAFFE        - Il signor Webb non sta più con noi. Siediti.

                            (O'malley si siede a destra)

                   Sono rimasti solo due moschettieri, ma ci batteremo con tutte le nostre forze. Manda questo telegramma a Sammie, che non faccia entrare nessuno nel Teatro Jaffe, in nessun caso. Non importa chi sia. Hai capito?

O'MALLEY - (Scrivendo) Sì, ho capito.

JAFFE        - Manda un cable a tutte le agenzie teatrali di New York dicendo che ho tolto dal cartellone "Giovanna d'Arco" come dimostrazione.

O'MALLEY - Dimostrazione di che cosa?

JAFFE        - Dimostrazione... (Una pausa) Perché la commedia non era alla mia altezza... all'altezza di quello che io rappresento nel teatro. Solo questo, non dire altro. Puoi aggiungere che Oscar Jaffe sta correndo a New York per produrre una sensazione drammatica destinata a scuotere Broadway fino alle sue fondamenta.

O'MALLEY - Per caso, sa di che cosa si tratta?

JAFFE        - Apri quella valigia. Quella gialla. Dentro c'è un centi-naio di copioni... perle. (Il Dr. Johnson suona) Questo è Oliver, che viene a chiedermi scusa. Non tarlo entrare.

                            (O'Malley si irrigidisce. Nuova scampanellata. entrambi rimangono immobili. Jaffe sorride debolmente e scuote la testa)

Dr. JOHNSON - (Entrando, malgrado tutto) Il signor Jaffe?

JAFFE        - (Si alza, colto di sorpresa) Sì?

JOHNSON           - Hmm. Molto lieto. Sono il Dr. Johnson.

JAFFE        - (Sorpreso, deliziato) Hai chiamato tu il dottore, Owen?

JOHNSON           - Ho scritto una commedia apposta per lei...

JAFFE        - Oh, grazie!

JOHNSON           - ...intitolata "Giovanna d'Arco".

JAFFE        - Cosa?!

O'MALLEY - Il signor Jaffe ha appena prodotto una commedia con questo titolo.

JOHNSON           - L'ho vista. Ma a parte il titolo, quella commedia non ha niente in comune con la mia. Giovanna d'Arco non era una femminuccia con una cotta per Re Carlo, come nella sua commedia; lei disprezzava Re Carlo... aveva conosciuto l'amore nella sua vita, ma un amore molto più bello di quello che può esistere tra un uomo e una donna. La sua relazione con Nanette...

JAFFE        - Nanette!

O'MALLEY - C'era uno spettacolo, intitolato "No, no, Nanette"...

JOHNSON           - Ne dubito. Ho una paziente sul treno, ma alla prima occasione le porterò il copione.

JAFFE        - Molto bene, sono sempre lieto quando posso incorag-giare degli scrittori in erba...

                            (Johnson esce)

                   Che mostro... Bene, tira fuori quei copioni e incomin-ciamo a esercitarci...

O'MALLEY - Non vorrai ricominciare a frugare in mezzo a quella pattumiera... uno più disgustoso dell'altro, che a metterli insieme non riusciresti a tirar fuori una commedia decente... Che ne dici della proposta di Max Jacobs? Oliver ti ha dato il suo telegramma?

JAFFE        - Questa volta ti perdono perché non lo sai. Ma d'ora in avanti non voglio più sentire il nome di quell'uomo!

O'MALLEY - O.K.

JAFFE        - Che cosa ha avuto l'impudenza di mandarmi a dire?

O'MALLEY - Ha detto che se "Giovanna d'Arco" avesse chiuso i battenti, aveva qualche commedia che desiderava farti interpretare per lui, e ha detto che ti avrebbe cointe-ressato.

JAFFE        - (Si alza; truce) Prendi un telegramma. Non credo che Mandlebaum lo raggiungerà. Bene. Max Jacobs: sei il più meschino e sporco pidocchio che sia mai esistito.

O'MALLEY - Via, non esagerare.

JAFFE        - Perché no? È inglese. E va bene. Cambiamo. Max Jacobs. Grazie per il tuo telegramma; in risposta alla tua impudente offerta, ho sempre disponibile per te un posto come fattorino, immaginando che ne avrai bisogno quan-do quella parte di pubblico cui piace il teatro di terz'or-dine sarà nauseato dalle schifezze che tu gli proponi. Firmato: Oscar Jaffe.

O'MALLEY - (Scrivendo) Così imparerà.

INSERVIENTE - (affacciandosi) Siamo arrivati a Englewood, signore.

                            (Jaffe è come galvanizzato. Fa cenno all'Inser-viente di uscire)

                            (O'Malley si alza. Jaffe si porta una mano al cuore.)

JAFFE        - (Con spasimo, afferra il sedile per appoggiarvisi, si porta una mano allo stomaco e si piega, come preso da un dolore lancinante. o'malley lo osserva con sollevi-tudine e preoccupazione; Jaffe afferra O'malley per la manica) Owen... lei salirà qui... Lily... Lily Garland. Sono anni che cerco di togliermela dalla testa, ma inutilmente, Owen. Lei mi sta qui dentro, a rodermi il cuore come un topo grigio. Non ne ho mai parlato con nessuno, ho taciuto, specialmente con voi, perché... non volevo che sapeste... quanto ho sofferto.

                            (Il giornalaio grida: "Telegrammi..." ecc.)

L'INSERVIENTE - (grida) "Vettura 186"... Owen, tu sei irlandese, non puoi capire... io, quando amo una donna, sono come gli orientali: è per sempre. L'unico modo per tornare ad essere me stesso, è di riaverla. (Con rancore) Farle pagare il male che mi ha fatto.

O'MALLEY - Se non ti butta le braccia al collo appena ti vede, vuol dire che è più stupida di quanto credessi.

JAFFE        - Irlandese, una volta tanto l'hai detta giusta! Ma adesso basta. Dov'è?

                            (il treno si ferma. È preso dal panico. Va alla porta, guarda fuori tenendosi aggrappato a O'Malley, sulla soglia)

                   Io vado sulla piattaforma posteriore a vedere se lei sale. Faremo come gli Indiani.

                            (Gli scompartimenti A e B si aprono. Alcuni fac-chini appaiono e cominciano a scaricare un fan-tasioso assortimento di bagagli nel B. Sadie, la cameriera, una florida popolana di mezz’età, imponente, entra con l'Inserviente)

SADIE        - Quanti ne avete portati? Quanti sono?

INSERVIENTE - Otto, signora.

SADIE        - Dov'è la sacca con la lampo? Ah, eccola. Queste sono lenzuola di seta. Quando preparerete il letto per la signorina Garland, usate queste, e assicuratevi di avere le mani pulite.

INSERVIENTE - Sì, signora.

SADIE        - (Mentre l'inserviente solleva una sacca mettendola sulla retina porta-bagagli) Attento! Quelle sono le lozioni per il viso. Portate tutto il resto di là, nel mio scompartimento. Eccovi cinque dollari: ve ne darò altri dieci a New York, se saremo soddisfatte del servizio. Un momento... lasciate qui quel cesto e quel tavolino. (ai facchini) Tenete. (Li paga e li congeda)

                            (I facchini escono nel corridoio. L'Inserviente porta via i bagagli a destra. Con energia Sadie porta i bagagli nel C, autato dall'Inserviente. A questo punto entra Lily, affannata ed eccitata. Porta un cesto coloniale. Lily e Geclrge entrano; Si fermano sulla porta)

LILY           - (Rivolta al pubblico) Mio Dio, si sono sbagliati! (A Sadie) Ti avevo detto di fissarmi uno scompartimento con due letti. Per poter dormire.

SADIE        - Non ce n'erano.

LILY           - Sei una bugiarda. Vai a chiedere al controllore. (A George) Scusami, caro. Questa stupida mi fa diventar matta.

GEORGE   - Cosa c'è che non va?

LILY           - La Metro mi ha promesso un letto. Sadie, deveesser-cene uno, sul treno, da qualche parte. Chiedi il letto Luigi B. Mayer l'ha prenotato per Lily Garland.

GEORGE   - (A Sadie) Datti da fare, Sadie.

LILY           - (Agitata) Avanti... ti prego!

SADIE        - Non ci sono letti sul treno.

LILY           - Vuoi insinuare che sono una bugiarda?

SADIE        - E non ho intenzione di rendermi ridicola chiedendone uno!

LILY           - Sadie!

SADIE        - Io tengo d'occhio i bagagli. Se qualcosa va perso, la colpa sarà mia. Lei perderebbe pure la testa, se non l'avesse fissata sul collo! (Prende il cappotto di Lily. Uscendo nel C) Tre giorni di treno e solo lamentele. Ne ho abbastanza... Ne ho piene le scatole. (Sadie esce a destra. Lily va verso la porta seguendola)

LILY           - (Le grida dietro) Ah, adesso facciamo l'offesa, eh? Beh, tieniti la parte offesa...

                            (George lancia il cappello sul sedile al centro. Nessuna risposta da Sadie; Lily si volta verso George)

                   Che caratteraccio! Senti, caro, mi saresti davvero tanto utile, se rimanessi qui a Chicago. Voglio che quel con-tratto con la Paramount sia cambiato. Voglio ottanta-mila, e non cinquantamila per film. Altrimenti non mi muovo. (Lily a destra; George a sinistra)

GEORGE   - Senti, non dire così. Hai firmato... hai insistito per firmare a Hollywood...

LILY           - Non m'importa di quello che ho firmato. Non voglio discutere. Ottantamila o niente, e se rifiutano (George si allontana) che vadano al diavolo, tanto il pubblico vuole che torni comunque a Broadway. E poi, tu puoi prendere il treno il venerdì ed essere a New York sabato... (si intenerisce) Oh, mi mancherai tanto, amore. Sei tanto caro. Le tue braccia, la notte... così dolce.

GEORGE   - (Guardingo) Tu hai in mente qualcosa.

LILY           - Addio... Un ultimo bacio... amore mio.

GEORGE   - (Sottraendosi) Non voglio essere mollato come una patata bollente. (Cerca di allontanarla da sé)

LILY           - (Civettuola) Ciao. Ciao… Già mi manchi.

GEORGE   - Beh, consolati. Io resto sul treno.

                            (Il treno si muove)

LILY           - (Cambiando umore, repentinamente) Ma che stai di-cendo?

GEORGE   - Che vengo con te, semplicemente.

LILY           - George... tu sei il mio agente, e fai quello che ti dico io.

GEORGE   - Va bene, prova a sbattermi giù dal treno. (Si toglie il soprabito e lo getta sullo schienale del sedile)

LILY           - Dunque i miei affari non significano niente per te? GEORGE        - Niente di niente.

LILY           - Oh? George, stiamo partendo. (afferra il soprabito e il cappello di lui e cerca di porgerglieli mentre lo sospinge verso la porta)

GEORGE   - Non me ne importa.

LILY           - Il treno parte...

GEORGE   - Resto qui, te l'ho detto.

LILY           - Fai come ti dico, George!

GEORGE   - Non scendo. E poi, ormai è tardi.

LILY           - (minacciosa) Ah, è così! (Si siede a destra) Caro il mio signor Smith, sembri dimenticare che ti pago il dieci per cento dei miei guadagni... come se avessi bisogno di un agente, io! (Con rabbia) Migliaia di dollari, per non fare niente di niente. Ed hai anche la faccia tosta di prenderli!

GEORGE   - Avanti. Continua. Mi piace vederti come sei vera-mente.

LILY           - Ti prego, non voglio litigare... (Intenerita) George...

GEORGE   - (violentemente, va verso di lei; lei è seduta a destra) Credevi che ti avrei lasciata arrivare sola a New York, libera di incontrare tutti i tuoi vecchi amici?

LILY           - Ma quali amici? A chi vuoi che importi, di me? Caro... nessuno...

GEORGE   - (Mentre lei continua a tenerlo, si siede a sinistra, di fronte al pubblico) Io avrei dovuto starmene qui, mentre tu te ne andavi a New York, a fare Dio sa che cosa! (Lily lo lascia andare) Lily. Tu mi vuoi lasciare. Lo sento.

LILY           - (Si alza; va verso di lui; George è seduto a sinistra) Idiota! Ti adoro! Sei l'unica cosa al mondo di cui mi importi. Che altro c'è? La fama? Il successo? Parole vuote... solo il nostro amore è reale. (Lo sfiora, mentre risale la scena)

GEORGE   - Smettila di recitare.

LILY           - (Di nuovo fredda) Guarda che bella faccia borghese...

GEORGE   - Sono geloso...

LILY           - Ma di che cosa sei geloso, amore mio... (Va di nuovo verso George, gli prende la testa tra le mani)

GEORGE   - A te piace essere adulata... desiderata. Faresti non so che cosa, per... per destare l'interesse degli uomini.

LILY           - George, tu devi aver fiducia in me.

GEORGE   - Quando sarai morta.

LILY           - Vuoi che muoia? (Va a destra. Si siede)

GEORGE   - Sì. Sarebbe un sollievo. Qualunque cosa sarebbe un sollievo... così come sei.

O'MALLEY - Salve, strega! Come va, piccola Bernhardt?

LILY           - (Una nuova personalità) Toh, il Corso in persona. Chi l'ha fatta salire su questo treno?

O'MALLEY - Sa il casino che ha provocato su questa carriola nell'ul-tima mezz'ora? L'abbiamo fatta a pezzi!

LILY           - (in apprensione) "Abbiamo"... chi?

O'MALLEY - (malizioso) Indovini un po'!

LILY           - (Un sospetto) Mio Dio!

GEORGE   - Ti dispiacerebbe mettermi al corrente?

LILY           - Il signor O' Malley... Il signor Smith…

GEORGE   - Molto piacere.

O'MALLEY - (Freddo e truce) Non ho afferrato bene il nome...

LILY           - (si siede alla destra di O'Malley) Oscar Jaffe è su que-sto treno? Tanto vale dirmelo.

O'MALLEY - (Anuisce) Il caporale è reduce da un'altra sconfitta. La sua fronte sanguina... ma è ancora alta.

GEORGE   - (Va da lei, accusatore) Piccola bugiarda! Jaffe, eh? Dunque è per questo che volevi mandarmi via, eh? (Si siede,volge la testa borbottando)

LILY           - (A George) Chiudi il becco! (Torna a sinistra da O'Malley) Owen... lui sa che sono sul treno?

O'MALLEY - Si figuri se non lo sa!

LILY           - Chi gliel'ha detto?

O'MALLEY - La Fata Turchina, il suo informatore.

LILY           - Perdio, questo è troppo!

GEORGE   - (Minaccioso) E hai intenzione di incontrarlo? Voglio sapere, Lily.

LILY           - (con una risata piena di sarcasmo) Incontrarlo? Ha ha. Credi che sia impazzita? (A O'Malley) Per fortuna me l'ha detto. Non uscirò da questo scompartimento.

O'MALLEY - Oh, stia tranquilla.

LILY           - Si è intrufolato su questo treno di proposito. Ma non gli servirà a nulla... Owen, io mi sono liberata del signor Jaffe e intendo rimanere libera.

O'MALLEY - Non ha nessuna intenzione di morderla.

LILY           - (A George) Quell'uomo mi ha disprezzata e torturata per sei anni.

                            (George risale la scena e va a sinistra; a O'Malley)

                   Andava in giro dicendo a tutti "Dove sarebbe Lily Garland senza il grande Jaffe?". Beh, credo di averglielo dimostrato. In cima alla scala, sempre più in alto. (A George) Le bugie che raccontava sul conto mio... e della mia mamma.. Diceva che era il mio Svengali. Svengali. (Ride; va verso George, poi si volta e vede Webb,che è appena entrato) Anche tu, eh?

WEBB        - (Inchinandosi) Salve, Lily... salve... Torni all'ovile?

LILY           - (Offesa) Io, cosa?!... Te l'ha detto Oscar di chieder-melo?

WEBB        - Via, Lily, non partire in quarta. Confidenzialmente, io non sto più con Jaffe. Chiedilo a Owen. Se quell'ego-maniaco fosse nella fossa, così come mi sento in questo momento, sarei capace di mettergli ancora un cappio al collo. (La voce gli trema) Mi ha giocato l'ultimo tiro, con me ha chiuso.

O'MALLEY - Tienila d'occhio, Aramis, mentre vado a prendere D'Artagnan. (O'Malley esce; Lily va a sedersi a sinistra)

WEBB        - (A O'Malley - andando verso la porta e poi tornando indietro da Lily) Non mi importa di quello che fai. Io sono fuori. (O'Malley se ne va; George va a destra) Volevo solo raccontarti qualche cosa, Lily. (notando George) Possiamo parlare davanti a... (fa un cenno col capo a George)

GEORGE   - (Interviene tra i due) Senta, lei può anche andarsene da qui. È il minimo che possa fare.

WEBB        - Io sono venuto semplicemente a far visita alla signo-rina Garland.

LILY           - George, controllati... Un momento, tesoro...

                            (Lily fa cenno a George di allontanarsi; lei rimane a sinistra; Oliver al centro, George a destra)

WEBB        - Lily, devi ascoltarmi un secondo. (Lei si volta verso di lui) Oscar è rovinato. Gli stanno portando via il teatro.

LILY           - (Va a sinistra) Davvero? Ma che notizia interessante!

WEBB        - Questa volta lo metteranno in croce. Lo metteranno su un tronco con le brache calate. Temo che finirà per recitare la parte dell'Olandese. (Mima una pistola puntata contro la tempia, come sua abitudine, e fa schioccare la lingua per simulare lo sparo)

LILY           - (Ridendo) Oh! Di nuovo questo? Sai, Oliver, il suicidio è una sua vecchia abitudine. Ricordi la sera che voleva impiccarsi e io rifiutai di parlargli? Una femminuccia, ecco come lo chiamavo.

WEBB        - Cose passate, Lily. Ti dico una cosa in confidenza... Se non lo salvi tu, per lui il sipario è chiuso per sempre. Sei la sua unica possibilità.

LILY           - Oliver, preferirei affogare dove mi trovo, piuttosto che recitare ancora per lui.

WEBB        - Eppure non sarebbe una mossa sbagliata, da parte tua.

LILY           - Cosa?

GEORGE   - Adesso basta... (Va verso l'angolo di sinistra della sce-na)

WEBB        - (Ignorandolo) Io sono neutrale in questa faccenda.

                            (Lily va verso destra)

                   Ma guarda la realtà. Quell'egomaniaco sa più lui di teatro nel suo dito mignolo - commedie, recitazione, regia - che tutta Broadway messa insieme.

LILY           - È sempre il solito. Bene, puoi tornare da lui e dirgli che io non lo toccherei con la punta del piede neppure se morisse di fame. E spero proprio che muoia di fame.

WEBB        - Con te è inutile parlare. Perdio, ti ha ridotta bene!

LILY           - Cosa? Esci da qui! Sadie... dov'è Sadie?

                            (Lily esce da destra)

GEORGE   - Lascia perdere Sadie. (Si alza) Se ne vada. Basta così!

WEBB        - (Ritirandosi verso la porta al centro) Vado.

LILY           - (Sulla porta dello scompartimento) Credevo fossi una donna più grande di quello che sei, Lily. Mi sono sbagliato. (Esce)

LILY           - (selvaggiamente, a Gorge; Lily si siede a destra, George avanti) Perché mi trattano così? Di che cosa credono che sia fatta? Di acciaio? Non fanno che tor-turarmi... dovunque vada... tutti...

GEORGE   - È tutto passato. Non fare la lagna, adesso.

LILY           - (Montandosi) Non ce la faccio più. Voglio un po' di pace! Un po' di riposo! Un'ora sola, senza nessuno che mi riduca i nervi a pezzi... Mio Dio, è chiedere troppo?

GEORGE   - (Forte) Nessuno ti riduce i nervi a pezzi. Cerca di avere un po' di considerazione per me, eh?

                            (Sadie entra dal centro)

LILY           - Avrò un collasso. Mi sento tutta di fuoco. Lo sento arrivare... Non sono buona a nulla, e voi morirete tutti di fame…

GEORGE   - (A Sadie) Vattene, Sadie, a lei ci penso io.

                            (George si è seduto a destra)

SADIE        - Non ha niente. Sta benissimo.

LILY           - (Inveisce contro Sadie) Sei stata tu. Sei stata tu ad av-vertire Jaffe che avrei preso questo treno. Sei una sua spia.

SADIE        - Il signor Jaffe è su questo treno? Mammasantissima!

GEORGE   - Per l'amor del cielo... Lily... non hai proprio un briciolo di sentimento?

LILY           - (Va da George; Sadie risale la scena a sinistra) No -non per un pazzo.

GEORGE   - (Gridando) Io non sono pazzo!

SADIE        - (A Lily) Lo sapevo che sarebbe successo. Gliel'avevo detto che non sarebbe sceso a Chicago. È una stupida. Ha combinato lei tutto il casino, e…

LILY           - (Muove un passo verso Sadie) Non osare parlarmi con questo tono...

SADIE        - Io parlo come voglio. Alla fine tutti se la prendono sempre con me... per tutto. Con me... (A George) Va bene. La faccia diventare pure isterica, ma non chiami me quando i polmoni le scoppieranno per gli urli.

LILY           - (Cerca il borsellino, lo apre) Dov'è il borsellino? Oh, eccolo. (Conta alcuni spiccioli) Eccoti due settimane. Ne ho abbastanza dei tuoi grossolani insulti... E adesso, fila! Via! Sei licenziata.

SADIE        - Con gran piacere. (Va a destra, esce nello scomparti-mento C) Mi auguro una cosa sola, che Jaffe la trovi.. (Esce sbattendo la porta; va nella vettura panoramica)

LILY           - Non la trovi una pazza ingrata?

GEORGE   - Lascia stare. Ritornerà a chiedere scusa. (Si alza, va da Lily) Lily… non mi vuoi bene?

LILY           - Tu non parlarmi. Mi costi ottomila dollari.

GEORGE   - (Abbracciandola con forza) Che ìmportanza ha?.. LILY       - Mi fai male!

GORGE      - (Selvaggiamente, sempre tenendola stretta) Sarei capace - perdio! Oh, Lily, dimmi che sei contenta che sono con te. (Lily lo bacia. Si siede, George si inginoc-chia ai suoi piedi)

LILY           - Certo che sono contenta. Sarei morta di paura, sola sul treno con quella vipera di Jaffe!

GEORGE   - (Sempre tenendola stretta) Lo ucciderò, se solo si avvicina.

LILY           - Adoro la tua passione.

GEORGE   - Non ti merito. Oh, sei troppo buona con me. Troppo straordinaria. Mi fai sentire così piccolo, inutile.

LILY           - (Accarezzandogli la testa) Bambino... bambino... il bambino vuol bene a mammina, mammina vuol bene al bambino...

GEORGE   - Sei felice?

LILY           - Beata. Lasciami un momento, per favore. (Si scioglie dall'abbraccio, va alla porta di destra) Dove diavolo ha messo la valigetta del trucco, quella serva della malora? Chiamala, tesoro.

GEORGE   - Al diavolo la serva. Io sono io tuo schiavo. Comanda, e farò tutto quello che vuoi.

LILY           - No, resta qui un momento. Esco un momento. Voglio sistemare la cosa. (Lily va al centro, seguita da lui)

GEORGE   - Non interverrò. Guarderò e basta.

                            (Jaffe, O'Malley e Webb entrano in A, eccitati)

JAFFE        - Che ha detto? Ditemi tutto.

                            (incomincia a disfare una valigia e a tirar fuori una vestaglia. Durante il dialogo che segue, lo indossa; è una elaborata vestaglia di seta, tipo toga, con un cappuccio da monaco)

WEBB        - (Pratico) La conosci. Gridava come un'aquila.

JAFFE        - (Assentendo) Buon segno. È esplosa, eh? Beh, vuol dire che la batteria è ancora carica. Non le avrai mica fatto capire che è in qualche modo necessaria, vero?

WEBB        - Per carità!

JAFFE        - Sei sicuro? E adesso, prepariamoci per la sorpresina.

                            (Si ferma davanti alla porta e si ravvia i capelli nello specchio. Poi, senza far rumore, lentamente, apre la porta, e si affaccia nel B; Lily è entrata con George)

                   Non interrompeteci, qualunque cosa accada.

GEORGE   - Oh, come sei bella...

LILY           - (Dandosi gli ultimi ritocchi) Va bene, caro. Adesso ho l'aspetto di un essere umano.

GEORGE   - Oh!... umano. Diciamo: divino. (L'abbraccia e la bacia con violenza. Jaffe rimane di sasso)

JAFFE        - (Sconvolto) Mio Dio, e chi è, quello?

WEBB        - Chi?

JAFFE        - Quel tipo... che la sta sbaciucchiando. (Chiude la porta e si volta verso Webb, pallido) Bene - il colmo dell'iro-nia! Se la fa coi ragazzini, adesso, dopo quello che ha avuto! (Si porta la mano al cuore) Lo sapevo, che era un tipo da marciapiede.

                            (Si siede a sinistra, con un'espressione di estrema

                            delusione; con voce spezzata)

                   Non ce la faccio!

                            (I due lo osservano, con atteggiamento di solida-rietà. O'Malley tocca lievemente la spalla del maestro. Jaffe continua a sospirare)

                   Mi s’è spezzato il cuore. Dov'è il controllore?

                            (Esce dallo scompartimento A, va verso la vettura panoramica. Il sipario si alza sulla Vettura pano-ramica. L'inserviente sta staccando le etichette dalla sedia a destra. Flannagan dal finestrino al centro. Il cameriere ha un secchio d'acqua in mano; Sadie è seduta al tavolo. Effetto di treno in corsa. Il controllore, il capovettura, il capotreno sono al centro destra. Jaffe entra, corrie da Sadie, trascinandola al centro a sinistra)

JAFFE        - Vieni qui, tu. Chi è quel tipo con Lily? Chi è? Come si chiama?

SADIE        - Non lo so.

JAFFE        - Sì, che lo sai, Mata Hari. È il suo amante?

                            (altri passeggeri incominciano ad entrare nella vettura panoramica)

SADIE        - Che c'entro, io? (Si libera da lui)

CONTROLLORE - Signor Jaffe!

                            (Jaffe la lascia andare e si rivolge arrabbbiato al controllore)

JAFFE        - La sente? C'è una legge in questo paese... La Legge Mabn! La invito a farla rispettare...

CONTROLLORE - Cosa?

JAFFE        - Fermi il treno. Voglio che quell'uomo nello scompar-timento B sia sbattuto fuori. Fermi il treno.

                            (I passeggeri continuano ad assieparsi)

CONTROLLORE - Nessuno può fermare questo treno.

JAFFE        - Oscar Jaffe le ordina di fermare il treno.

CONTROLLORE - Non c'è Oscar Jaffe che tenga! (Agli altri) Per tutti i diavoli! Questo è il Ventesimo Secolo! Arrivere-mo a New York puntuali!

                            (Mormorii ecc. e sipario, mentre il controllore prende Jaffe per un braccio e lo accompagna fuori a destra; il controllore, quando volge le spalle al pubblico, si accorge di avere anche lui un’etichetta sulla schiena)

SIPARIO

SECONDO ATTO

La scena: La vettura panoramica. Il Controllore sta leggendo un telegramma mentre Flannagan, il Capo vettura e il Capotreno lo osservano. Rumore di treno in corsa prima che il sipario si alzi.

CAPO VETTURA - Me l'hanno dato a Elkhart.

CONTROLLORE - (leggendo e alzando lo sguardo) Oh! È pazzo! CAPOTRENO - Chi è, Fred?

CONTROLLORE - Quello delle etichette. Questo telegramma è del nipote. Assolutamente innocuo. Verrà a prenderlo a Cle-veland. Non accettare assegni. È il signor Clark... l'omino dello scompartimento D.

CAPO VETTURA - Il signor Clark, eh?

CAPOTRENO - Beh, non si sa mai, no?

INSERVIENTE - L'ho visto poco fa dirigersi verso la carrozza risto-rante.

CONTROLLORE - Bene. Teniamolo d'occhio, prima che ricominci ad attaccare altre etichette.

FLANNAGAN - (Guarda nel corridoio, vede arrivare Clark) Eccolo, sta arrivando.

CONTROLLORE - Calma e sangue freddo, tutti quanti. Potrebbe essere pericoloso... dare in escandescenze. (al capo-treno) Signor Willey... lo porti sulla piattaforma, nel caso reagisse. Andate anche voi, inserviente. Fate come vi dico.

                            (Da destra entra Clark. Tutti fanno cerchio intorno a lui. Effetto di treno in corsa)

                   Lei è il signor Matthew J. Clark?

CKARK     - (Docile) Sissignore.

CONTROLLORE - Va bene, Flannagan. Afferralo!

CLARK      - (Si alza. Alza una mano, docilmente) Non è necessario, signori.

CONTROLLORE - Ah, no? Ho ricevuto un telegramma, che la riguarda.

CLARK      - (Nervoso) È di mio nipote?

CONTROLLORE - (Riferendosi al documento) È firmato Harold Clark.

CLARK      - (Con un sospiro) È lui.

FLANNAGAN - Cosa le è preso, di andare in giro ad attaccare adesivi dappertutto?

CLARK      - Sentite, signori. Mi vergogno talmente che non riesco a parlare. Sono un noto commerciante, controllore. Paghe-rò per tutto quello che ho fatto. (Umiliato) Ne ho attaccati molti?

FLANNAGAN - Ha tappezzato tutto il treno.

CLARK      - Dio mio!

CONTROLLORE - Ha seminato il panico tra i passeggeri. "L'ora è vicina"... Hanno cominciato a temere una catastrofe.

CLARK      - (Scuotendo la testa) Oh, terribile!

FLANNAGAN - Ma perché diavolo l'ha fatto?

CLARK      - È un problema spirituale, signori. Non mi va di parlarne. Ma adesso sono assolutamente normale. Se mi lasciate tornare nel mio scompartimento, vi dò la mia parola d'onore che non vi causerò ulteriore disturbo.

CONTROLLORE - Stando a questo telegramma, lei sarebbe fuggito da una casa di cura.

CLARK      - Una clinica, signore. Ma ho sbagliato. Ma vede, quelli della casa farmaceutica avevano un convegno a New York, e non ho saputo resistere. È il mio campo. Ecco il mio biglietto da visita. (Tira fuori e porge il biglietto. Il Controllore lo prende) Tavolette alla Frutta Laxo Paxo. Sono il Presidente. Vi rendete conto di quel che provo a proposito di tutta la faccenda.

CONTROLLORE - Che cosa suggerisce di fare, Flannagan?

FLANNAGAN - Adesso, come si sente?

CLARK      - Bene. È passato tutto. È una specie di richiamo spiri-tuale. Ma adesso è passato. Ecco, questo per pagare il disturbo. (Porge del denaro)

CONTROLLORE - Non vogliamo il suo denaro - mi dispiace per la sua malattia.

CLARK      - Ve ne sono molto grato. Potete fidarvi di me. Adesso sto bene, ve lo assicuro. Ecco, guardi, Le dò tutte le etichette rimaste. (Prende la valigetta) Questa storia è così umiliante, per me! Spero solo che la stampa non lo venga a sapere. (Porge la valigetta al controllore, che getta le etichette nel cestino della carta straccia)

CONTROLLORE - A quella ci penso io. Non una parola, ragazzi, intesi?

INSERVIENTE - Sì, signore.

CONTROLLORE - (Sul punto di andarsene) Suo nipote verrà a prenderla a Cleveland. Ed ora, credo sia meglio che lei torni nel suo scompartimento, signor Clark. Penseremo noi a far sì che non le manchi nulla.

                            (Il sipario si apre sull'A)

CLARK      - Grazie. Non se ne pentirà. Inserviente, le dispiace portarmi un cuscino? (Esce nel corridoio)

INSERVIENTE - Sì, signore.

                            (Escono tutti da destra nell'ordine seguente: Clark, il controllore, Flannagan, L'inserviente, e procedono passando davanti allo scompartimento A)

JAFFE        - Voglio che tu sappia perché ti ho ripreso. L'ho fatto per tua moglie. Non è giusto che un innocente paghi per colpe che non ha commesso.

WEBB        - Va bene, d'accordo, O.J.

                            (Il sipario si apre sul B; si chiude sull'A. Lily seduta a destra; George a sinistra)

GEORGE   - Lily, voglio la verità su Jaffe.

LILY           - Quale verità?

GEORGE   - La semplice, onesta verità. È mai stato il tuo amante? (Si alza, va da Lily)

LILY           - (Molto calma e convincente) Ma che ti viene in mente! Il mio amante!

GEORGE   - (Calmo) Sei stata la sua amante. Perché non confessi? Come puoi sostenere di amarmi, con questo segreto nel cuore?

LILY           - (Dignitosamente) Oscar Jaffe non mi ha mai sfiorata neppure un dito!

GEORGE   - (Tetro) Tu menti!

LILY           - (Cambiando tono e facendosi tenera) George, ti prego, perché vuoi farmi del male? È così bello e piacevole, qui.

GEORGE   - Menti, e lo sai!

LILY           - (Irritata) Oh! Non so che cosa ci trovi, in te! O mi fai morire di noia, o mi fai impazzire con la tua gelosia!

GEORGE   - (Feroce) In parole povere, tu non mi ami...

LILY           - Idiota!

GEORGE   - (Tra sé) Dio, che bugiarda! (Lei lo osserva)

LILY           - (Sospirando e esagerando) Tesoro mio, perdonami. Io         ti adoro!...

GEORGE   - Perché non mi dici la verità, allora?

LILY           - (con umilta', con pentimento, ora recita le bugie) Ma ti ho detto dell'acrobata e del tenore dell'Opera. Tutto. Persino delle cose che non avrei mai dovuto rivelare. Per questo tu credi che io sia una sgualdrina.

GEORGE   - Mi sono mai servito delle tue confessioni, contro di te?

LILY           - (Trasportata dal suo umore penitenziale) Non una sola cosa ti ho taciuto. (Rabbrividisce) Persino la storia del Conte italiano. Oh, quella era difficile da confessare. Oh, perdonami. Ti prego, caro... non guardarmi così...

GEORGE   - (Teneramente, inginocchiandosi al suo fianco) Guardarti come! Lily, la tua onestà è la sola cosa che ha salvato il nostro amore. È la sola cosa che lo salverà. Ecco perché devi dirmi di Jaffe. Non capisci?

LILY           - (Mormorando) Magari ci fosse qualcosa da confessare!

GEORGE   - (Ignorando il mormorio) Cara, se ti ha mai baciata, se sei mai stata sua, devo saperlo.

LILY           - Amore mio Questo tuo modo di parlare mi spezza il cuore.

GEORGE   - Ti ha mai toccata?

LILY           - Mai...

GEORGE   - (Sottovoce) Perché menti?

LILY           - Non mento Te lo giuro. Oscar ed io non abbiamo mai… 

GEORGE   - (Tristemente) Lo chiami ancora Oscar...

LILY           - Odio il suo cognome...

GEORGE   - (Con folle insistenza) Dunque, non sei mai stata con lui?

LILY           - (Gridando) Ma perché non mi lasci stare? Pazzo! Idiota!

GEORGE   - (Sollevato dall'esplosione di lei) Signore, ti ringrazio. Perché non hai gridato prima? (Si inginocchia) Lo sai che non ti credo finché non gridi. Lily, perdonami - per aver dubitato di te.

                            (Il sipario si chiude sul B, si apre sull'A. Jaffe in piedi al centro, Webb seduto a sinistra)

JAFFE        - Devo cambiare il piano di guerra, liberarmi dell'aman- te... eliminarlo. (il treno fischia) Non è necessario... questo fischio continuo. Il Secolo ha la precedenza. (Fischio) Come posso pensare? (Una pausa, entre il fischio si esaurisce) Così va meglio. Hmmm. (Webb era impegnato nello staccare l'adesivo dal cappello, con un temperino) Smettila di grattare quel cappello, Oliver. Finirai per farci un buco (Webb obbedisce) Tira fuori la penna, Oliver. Dobbiamo stilare un contratto tra Oscar Jaffe e Lily Garland.

WEBB        - (Lamentoso) O.J., smettila di rincorrere le chimere. Phoenix...

JAFFE        - (Liquida la banca con un gesto delle dita) Smettila di preoccuparti che qualche banca possa portarmi via il teatro. (Una pacca affettuosa a Webb) Oliver, Lily Gar- and firmerà un contratto con me prima di scendere da questo treno. Te lo assicuro!

WEBB        - Se avessi quel contratto, potrei procurarmi duecentomi-la dollari, ma ora come ora, non è che un sogno. E quelli di Chatam e Phoenix non amano i sogni.

JAFFE        - Metti giù il contratto in forma legale. (Va al centro, e poi verso la porta) Ci impegniamo ad arredarle il camerino in stile Luigi XV. Sarà una pacchianata, ma è q'uello che lei ha sempre voluto. (Esaurita la tirata, l'esteta sospira, notando che Webb è rimasto inespres-sivo ed inerte) Meglio che prendi nota Oliver. Non te ne ricorderai.

WEBB        - (Con un filo di voce) Se mi consenti, O.J.

JAFFE        - (Abbassando la voce) Che altro c'è?

WEBB        - (Si alza, passando di nuovo il Rubicone) Bene, questo forse mi costerà il posto, ma se propr1o vuoi saperlo, tutto questo non servirà a un bel niente!

JAFFE        - Prego?

WEBB        - Quello che ci serve, è una commedia... qualcosa di tangibile… qualcosa che lei possa leggere... qualcosa in cui lei possa immedesimarsi...

JAFFE        - (con gesto di onnipotenza) La troverò, la commedia!

WEBB        - (tormentato) Dove?.. Per l'amor di Dio! Dovresti saperlo che non si possono tirar fuori dal cappello...non le vere commedie!

JAFFE        - (Calmo) Sono nato sotto il segno del Sagittario. (Accennando a un inchino) Ecco l'Arciere. (Leggermen- te) Stendi il contratto, Oliver. (Webb lo fissa, infelice, cercando di immaginare una soluzione. Suona il campanello. Jaffe si volta) Aspetta. Forse è Lily. (Con toni aulici) Avanti!

                            (La porta si apre e appaiono i due Barbuti)

1° BARBUTO - Prego scusare…

2° BARBUTO - Essere lui…

1° BARBUTO - Maestro! Maestro! (Viene avanti e con reverenza bacia la mano di Jaffe; il 2° Barbuto si inchina)

JAFFE        - (Sottovoce) Che c'è?

WEBB        - Filate, abbiamo da fare!

JAFFE        - (Rimproverandolo con tono paterno) Non far così, Oliver. Io ricevo sempre le persone. (Ai Barbuti) Che cosa desiderate?

1° BARBUTO - Herr Maestro, questo essere grande, grande onore...

2° BARBUTO - (Spingendo il suo amico da parte) Bitte lasse mir! Ich spreche besser!

1° BARBUTO - Nein! Er versteht mir!

2° BARBUTO - Nein... willen alles verluhren!

WEBB        - (spazientito) Beh, si può sapere che volete?!

2° BARBUTO - Mio amico non parlare inglese bene. Io stato questo

                   paese prima in novecentotredici! Io stato in Milwaukee. .

1° BARBUTO - (Pomposamente, al suo amico) Un minuto, Augusto! (Socievole a Jaffe) Forse lei visto noi qualche parte?

WEBB        - Ah, attori!

2° BARBUTO - Nein, Prego scusare. Noi appartenere a Passione.

JAFFE        - Oh, il Gruppo Oberammergau. Avrei dovuto ricono-scervi... (Si alza e stringe loro la mano, e poi, volgendosi a Webb, come un predicatore del Vangelo) Il Gruppo Oberammergau appartiene alla parte più pura del teatro. Alzati, Oliver.

WEBB        - (Si alza. Scuro) Piacere, ragazzi.

JAFFE        - (Con calore) Sono gli unici veri attori, dopo di noi... (Circonda col braccio il 1° Barbuto)

                   Non come quei guitti di Broadway... questi sono consacrati all'arte fin dall'infanzia.

WEBB        - Capisco!

JAFFE        - Da centinaia d'anni, hanno reso famoso il nome di Oberammergau...

1° BARBUTO - Nein. Nein. Non Oberammergau.

2° BARBUTO - Un momento, Augusto. Maestro, noi non apparte-nere con Oberammergau...

1° BARBUTO - (Impaziente) Norimberga.

2° BARBUTO - Noi essere di Passione di Norimberga. Molto più antiquata. In luglio... 1618 noi cominciare questa Passione. Oberammergau venuta dopo... Ghennaio...

JAFFE        - (Annuisce a Webb) È vero. Ho sempre sentito dire che Oberammergau ha rubato la Passione a questa gente. (Interessato) Quali parti interpretate?

1° BARBUTO - Io Cristo.

2° BARBUTO - Maestro… lui Cristo. Io Giuda.

WEBB        - (Con falso interesse) Capisco. E vi piacciono gli Stati Uniti?

                            (Jaffe si siede, incrocia le braccia, assume un atteggiamento come di trance, manda indietro una ciocCa si capelli. I suoi occhi divorano i due)

1° BARBUTO - (A Webb) Non piacere molto. Noi avuto molti guai.

2° BARBUTO - Aspetta… Noi a St Louis. Signora Irmgardt Hessel- Hesselback - voi sentito parlare di lei, sì? Una milionaria che vive in St Louis - lei mandato a chiamare noi... tutta la compagnia!

1° BARBUTO - Nostro impresario scappato - con tutti nostri soldi!

WEBB        - (Che non si lascia sfuggire occasione per sminuire gli amici di O.J.) Capisco. E siete venuti qui a chiedere in prestito del denaro, vero?

2° BARBUTO - (Illuminandosi) Grazie.

                            (Webb si siede a sinistra) Noi avere biglietti per nave... ma compagnia... numerosa...

1° BARBUTO - Sette persone.

2° BARBUTO - Noi niente mangiare fino a momento saliti su nave.

1° BARBUTO - Noi impegnati a Dresda. Renderemo prossima setti-

                   mana.

WEBB        - (Adirandosi) Ah, chiacchiere! Lo sapevo!

                            (Jaffe si alza e va verso la porta del corridoio, La richiude, si volta, mormorando con intenzione)

JAFFE        - Sedete, signori.

                            (I Barbuti si siedono a destra. Il "Cristo" si stringe a "Giuda" sullo stesso sedile di Webb, mentre O.J. si accomoda sul sedile di fronte, come su un trono. Sottovoce, tra sé e sé)

                   sì... È un'ispirazione!

                            (Le orecchie di Webb si fanno attente, pericolosa-mente. Jaffe guarda Webb e sorride trionfante)

                   Alle undici, Oliver. Proprio quando stavo con la schiena contro il muro. (ai Barbuti) Quanto vi serve, signori?

                            (Webb ora è decisamente allarmato)

2° BARBUTO - Cinquanta dollari.

JAFFE        - Dàglieli, Oliver.

WEBB        - Ma che li conosciamo, costoro!

JAFFE        - Mentre tu ti stavi perdendo in chiacchiere, la mia mente lavorava. La Passione! La più grande tragedia del mondo! Finalmente ho trovato qualcosa degno di me!

WEBB        - (Districandosi tra i due barbuti, preso dal panico) Posso parlarti da solo, O.J.?

                            (Webb attira Jaffe sul fondo, poi torna dai Barbuti; irritato, ai due)

                   Uscite!

                            (I Barbuti si alzano)

                   Devo parlarti da solo a solo! (Spinge i Barbuti verso la porta; l'apre) Adesso uscite, ragazzi. A voi due penserò dopo.

JAFFE        - Ma che fai? Sei impazzito?

WEBB        - (Fuori di sé) Senti chi parla!

JAFFE        - Signori!

WEBB        - Fuori! (Sbatte la porta. I Barbuti rimangono nel corri-doio, in piedi dietro la porta chiusa. Ansimante, voltando le spalle alla porta) Ho avuto paura che volessi ingaggiarli!

JAFFE        - (A sua volta ansimante, va da Webb alla porta) Certo che li ingaggio! Richiamali! E chiedi loro scusa! Li hai insultati!

WEBB        - (Severo) Mi sto assumendo una terribile responsabilità.

                            (Webb spinge jaffe al centro del sedile)

                   Forse non sarai d'accordo con te, O.J. - ma sono qualcosa di più di un semplice salariato. Perdio, sono il migliore amico che tu possa trovare sulla faccia della terra... (Sta per piangere. Jaffe gli posa una mano sulla spalla)

JAFFE        - (Amichevole) Via, Oliver... ricordati il cuore!

                            (Webb si siede a destra)

JAFFE        - (Precipitoso, isterico) Non ti permetterò di compro- metterti con simili buffoni... una manica di guitti. Il tuo guaio, è che non sai che cosa è successo al pubblico teatrale in questi ultimi tre anni.

                            (Webb con la testa tra le mani, annoiato, siede a destra)

                   Beh, te lo dirò io. Ho appoggiato l'orecchio a terra - come un Pellerossa. (misteriosamente esaltato) Comme-die come "Pranzo alle Otto" hanno fatto il loro tempo. allora io darò loro qualcosa di... colossal. Che farà storia.

WEBB        - (Afferrando la palla al balzo) Beh, se non altro la faremo finita con questa stupida caccia a Lily Garland. È già qualcosa.

JAFFE        - (Si alza, con tono di sufficienza) Ma certo che è per lei! Per chi altro lo farei?

WEBB        - (Attonito La... "Passione"?

JAFFE        - Le sta come un guanto! (Va verso la porta del B e si ferma) Che Maddalena stupenda sarà! È una distribu- zione perfetta! Aspetta che glielo dicil! (Ricordando i dubbi espressi prima dal suo collega, e strizzandogli l'occhio) Credi che dovrei radermi?

WEBB        - (Dal profondo della sua tristezza) Non lo so.

JAFFE        - Oliver, i nostri guai sono finiti. (Apre la porta, dietro la quale sono i due Barbuti) Seguitemi, signori. Parliamo un po', mentre mi faccio la barba. (Esce, seguito dallo sguardo di Webb.

                            (Webb si scuote, si alza e prende la bottiglia del whisky. Esita un istante pensando al cuore, poi beve un sorso, e quindi un altro sorso. Poi...)

WEBB        - (Al pubblico) Chi se ne frega, anche se mi ammazzo!

                            (Il sipario si chiude sull’A e si apre sulla vettura panoramica, mostrandoci Clark che raccoglie le etichette al cestino della carta straccia, e va al finestrino)

LOCKWOOD - Non intendevo proprio niente, mia cara. Da un po' di tempo prendi per traverso tutto quello che dico!

                            (Entrano da destra d escono dal fondo a sinistra sulla piattaforma. Clark attacca un'etichetta sul finestrino di fondop, al centro; tira giù la tendina, sente arrivare l'inserviente lungo il corrridoio; si volta verso sinistra con aria innocente, tira fuori una lettera dalla tasca. L'inserviente parla) 

INSERVIENTE - Sta bene qui fuori, signor Clark?

CLARK      - Sì, grazie, sto benissimo.

INSERVIENTE - Stia ttento a quel che fa. I ragazzi hanno avuto un bel da fare a staccare tutti quei cosi.

                            (Webb entra, attraversa la scena; si siede sul fondo al centro)

CLARK      - Stavo nel mio scompartimento a studiare la Bibbia. Ma la stampa è troppo minuta per leggerla sul treno in moto. E così ho pensato di sentire se lei aveva per caso un Evening Post del sabato.

INSERVIENTE - Sì, signore - eccone uno. (Lo porge a Clark)

CLARK      - Grazie, Inserviente. (Si siede accanto a Webb. Dopo un minuto di lettura, fa una scoperta interessante. L'inserviente esce) Ma dico, questa storia l'ho già letta. Per forza... è il numero della settimana scorsa.

WEBB        - (guarda educatamente la copertina) Sì, ho visto.

CLARK      - Sa, lo fanno uscire una settimana prima.

WEBB        - Deve essere un problema di distribuzione.

CLARK      - Io lo so, perché sono uno degli inserzionisti più impor-tanti.

WEBB        - È un ottimo veicolo. Già.

CLARK      - Sì, infatti. Certo, preferirei i giornali... Se riuscissi a conciliare la mia coscienza con la pubblicità della domenica.

WEBB        - Non le piace?

CLARK      - (Con fermezza) In casa non abbiamo mai comprato un giornale della domenica.

WEBB        - Perché no? Eppure, sotto il profilo dell'utilità, i giornali della domenica sono gli unici che valga la pena di comprare. Esercitano un vero fascino. Almeno, secondo il mio parere. (Si toglie il cappello)

CLARK      - (Sorridend) Rispetta il giorno di festa. È uno dei dieci comandamenti. L'unica cosa che è esclusa, è il carbone.

WEBB        - Capisco.

                            (Webb sta rigirando il cappello, imbarazzato. Clark riconosce la propria opera, si volta verso il finestrino, alza la tendina, poi la tira giù di nuovo; sorride. Webb mette il cappello sulla rastrelliera)

                   Qual'è il suo campo?

CLARK      - Rimedi casalinghi.

WEBB        - Non credo che il settore abbia crisi.

CLARK      - No. Siamo andati bene. Quest'anno sarà una buona annata. Stiamo allargato molto il territorio, e credo che per giugno o luglio prossimi le cose miglioreranno in tutto il paese. È un fatto psicologico. Sa, questo Roosevelt sta sorprendendo molta gente. (Ridacchia) Quando attacco a parlare d’affari, nessuno mi ferma. Spero di non annoiarla troppo.

WEBB        - (Sincero) Niente affatto. È un sollievo parlare con un uomo d'affari. (Accende un sigaro) Io sono in un campo che brilla per l'assoluta mancanza di affari. (Offrendo un sigaro) Ne vuole uno?

INSERVIENTE - (Entra e va al banco, poi risale la scena) Mi spiace, ma qui è proibito fumare.

WEBB        - Bene. (al suo nuovo amico) Possiamo andare nel mio scompartimento... nella vettura appresso.

                            (Webb va destra, seguito da Clark)

CLARK      - (All’inserviente, con tono casuale) Andiamo solo nello scompartimento del signore.

INSERVIENTE - (Cordiale) Sì, signore. Va bene. (L'inserviente osserva)

CLARK      - (Uscendo, a Webb) Beh, fa sempre piacere incontrare un ottimista, al giorno d'oggi.

                            (Entra O'Malley)

WEBB        - Va anche lei a New York?

CLARK      - No, io scendo a Cleveland.

                            (Escono, seguiti Dall'Inserviente. O'Malley bussa alla porta dello scompartimento che si apre sulla vettura panoramica Lockwood l'apre)

O'MALLEY - Il bagno è pronto, Madame.

LOCKWOOD - (Entra) Ehi, lei, mi stia a sentire, non sono disposto a sopportare oltre le sue stranezze.

O'MALLEY - Senta, amico, a mezzanotte in punto mi avventerò su di lei da una piattaforma di quaranta piedi.

LOCKWOOD - Andiamo, Anita.

ANITA       - (Sulla porta) Grazie, qui sto benissimo.

O'MALLEY - Anita, eh? le spagnole mi fanno impazzire!

LOCKWOOD - Vado a chiamare il controllore... (Fa per uscire da destra)

O'MALLEY - Le ultime parole famose! (Va da Anita) Vieni via con me. Mi chiamo O'Malley e sono l'uomo della tua vita. (Cerca di abbracciarla)

                            (Jaffe entra. Porta una salvietta da barbiere intorno al collo; è seguito dai due Barbuti)

JAFFE        - (Rauco) Dammi una Bibbia.

O'MALLEY - Una cosa?

JAFFE        - Una Bibbia! Passiamo subito all'azione.

O'MALLEY - Sono impegnato in un piccolo tête-à-tête, signore...

                            (Cerca di riagguantare Anita)

JAFFE        - (Lo ferma) Dovrai sospendere la tua impresa per il momento, e trovarmi immediatamente una copia del Libro Sacro...

O'MALLEY - E dove la trovo, una Bibbia, su questa baracca. E a che le serve?

JAFFE        - Non fare omande profane. Andiamo, ragazzi... Dàtti una mossa, Owen.

                            (Jaffe esce, seguito dai due Barbuti)

O' MALLEY - (Arrabbiato) Lo sapevo che quei due Messicani avevano in mente qualcosa di losco...

                            (Il sipario si alza sullo scompartimento A, e si chiude sulla Vettura Panoramica. Jaffe entra nello scompartimento A, seguito dai due Barbuti)

JAFFE        - (A Webb) Oliver. (Ai Barbuti) Gli ho detto di prendere nota di quanto segue.

2° BARBUTO - Ma per i 54 dollari... Noi mangiato ancora niente.

JAFFE        - Mettili nel contratto... E adesso, datemi un copione. Bravo, Giuda.

                            (Li segue fuori. Il sipario si alza sullo scomparti-mento B, e rimane aperto sull'A. Nel B George è seduto a sinistra; Lily è seduta sul pavimento con la testa sul sedile di destra, ascoltando una "victrola" che suona i "bolero" - Una pausa, mentre la musica suona alcune note)

LILY           - George, perché non mi hai mai chiesto di sposarti?

GEORGE   - Non ho mai pensato che la cosa potesse interessarti. LILY - Oh, stavo pensando... George, fuggiamo!

GEORGE   - Come sarebbe, fuggiamo... nessuno ci insegue.

LILY           - No, con capisci. Facciamolo, improvvisamente e meravigliosamente. (Si inginocchia e prende la mano di George) Come un grande gesto… daremo la notizia Alla stampa quando scenderemo dal treno.

GEORGE   - Se proprio ci tieni a sposarti, d’accordo… anche se devo dirti che non sarà un affare per te. Tutti penseranno che ti ho sposata per i tuoi soldi e per la tua posizione.

LILY           - Non essere ridicolo. Sono spiantata, non ho un soldo a mio nome. E forse sarò anche un peso per te. (Lily ferma la “Victrola”)

GEORGE   - Non volevo dir questo…

LILY           - (sognante) Ho sempre sognato una casa con un attico e una bella cucina… e un gradino davanti alla porta… e dei piedini che saltano su e giù…

GEORGE   - Dopo un’ora saresti già annoiata a morte.

LILY           - Come mi conosci poco, Gorge. (Sussurra tra le sue braccia) È terribile, essere famosi. È come essere sposati a un fantasma. Ogni mattina, quando ti svegli, ti chiedi se il successo è ancora lì o se è sparito.

GEORGE   - Non preoccuparti - sarà sempre lì.

LILY           - Non fare il bambino. Un giorno o l’altro non ci saranno più insegne luminose - solo una donna stanca, un po’ appariscente, che telefona all’impresario e questi le dice: “Lily Garland, che cosa hai fatto?” E io dico… “Tante di quelle cose”… e lui dice, “O.K., se si presenta qualche cosa, te lo faccio sapere”. Io esco sorridendo. La vecchia ex-diva sale e scende da un ascensore all’altro. Oh, sono stufa del teatro! Non vivo, recito. Se morissi, non ci crederei. Penserei “è solo un’altra scena”. E farei in modo da morire in modo molto credibile. Oh, sono morta così spesso e ho fatto l’amore tante di quelle volte, sulla scena… che ho perduto il senso della realtà!

                            (Jaffe entra nello scompartimento A)

GEORGE   - E quand’anche fosse? Che differenza fa?

LILY           - Tienimi stretta. Shhh. Non parlare. Coccolami e basta.

GEORGE   - (Accarezzandola) Povera piccola.

                            (Jaffe entra nello scompartimentop A. Non sentendo alcuna voce venire dal B, si allarma. Si affaccia silenziosamente nel B, socchiudendo la porta quanto basta per spiare i due innamorati, che gli volgono le spalle. La porta del corridoio dello scompartimento A si apre, Jaffe chiude la porta di comunicazione col B senza far rumore, mentre O'Malley entra dal corridoio. Jaffe va a sinistra)

O'MALLEY - Non esiste una Bibbia in tutto il treno.

JAFFE        - (Sussurrando, teso) Dov'è Oliver? (In vestaglia)

O'MALLEY - Si sarà nascosto, e non potrei dargli torto.

JAFFE        - (vestendosi) Abbiamo davanti a noi Waterloo e Sheridan! Ma adesso non possiamo più aspettare! Ascoltami bene, Owen.

O'MALLEY - Qual'è il programma, Richelieu?

                            (Jaffe tira fuori dalla borsa da viaggio un grande fazzoletto di seta, con il quale si avvolge a mo' di fasciatura)

JAFFE        - (Riferendosi alla fasciatura) Legalo dietro. (con l'aiuto di O'Malley infila il braccio nella fasciatura)

O'MALLEY - Ti sei fatto male?

JAFFE        - (Sussurra solenne) Una piccola strategia, nel caso quel piccolo ruffiano diventasse violento.

                            (Va alla porta di comunicazione col B; O'Malley si siede a destra. Giunto sulla porta Jaffe si volta)

                   Tu tieniti pronto.

O'MALLEY - Che cosa vorresti fare?

JAFFE        - Devo interrompere un idillio.

                            (Stringe un cuore immaginario con la mano libera; apre la porta ed entra nel B. O'Malley si lascia andare sul sedile di destra, scuotendo la testa. Jaffe ora è in piedi osservando i due innamorati. Lily avverte la sua presenza, volta lentamente la testa e lo vede)

LILY           - Oh, Dio!

                            (George era seduto a destra; Lily sulle sue ginocchia; Jaffe avanza al centro)

JAFFE        - (Ignorando il tono di lei) Mi pareva di aver sentito la tua voce. (Con tono ineffabilmente tenero) Volevo solo salutarti, Lily.

LILY           - (Arrabbiata, ma ancora calma) Non voglio parlare con te, Oscar. Vattene, per favore. Non ho nulla da dirti e non voglio sentire che cosa hai da dire tu a me.

GEORGE   - (Si alza, le sue intenzioni sono chiare, Lily si alza, anche lei) Le proibisco di disturbare la signorina Garland.  Dico sul serio.

LILY           - (Prendendo il braccio di george) George, niente violenza se ne andrà.

GEORGE   - Lascia fare a me, Lily.

LILY           - (Con fermezza) No. Siediti.

GEGRGE   - (Bellicoso) Se ne deve andare.

LILY           - (Leggermente isterica, trattenendo George) Mi ci mancherebbe anche questa! Una lite in pubblico. Lui non chiede di meglio che vedere i nostri nomi in prima pagina.

JAFFE        - (Parlando con voce rotta dalla commozione) Lascia che mi sbatta fuori, Lily. Sarebbe il colpo di grazia… ero venuto qui per fare un gesto galante... per congratularmi con te.

GEORGE   - Beh, se può andare. Non ha il diritto di stare qui.

JAFFE        - (con improvvisa sorpresa) Non ho il diritto?! Ma lui non sa di noi? Mi dispiace. Credevo che lo sapessero  tutti. (A George) È stata una delle più grandi storie d'amore del nostro tempo.

LILY           - (Presa dal panico) Taci, Oscar, e vattene.

GEORGE   - (Rauco) U momento... (George tira via Lily)

JAFFE        - (Tenendo avanti a lui il braccio fasciato, a mo' di riparo) No. Devo spiegare la mia posizione a questo giovanotto.

GEORGE   - Che cosa intendeva dire, con le sue osservazioni?

JAFFE        - (A George) Ecco, una volta sono stato l'amante di Lily. (Davanti a George allibito, a Lily, rimasta senza parole)

                   Ripeto... mi congratulo con te.

                            (libera il braccio fasciato e con quello colpisce George, che rimane pietrificato, quindi sospira e scuote la testa come se non si aspettasse alcuna reazione da parte di George)

LILY           - Va bene... (Avanza al centro e si pone tra i due, attira George a destra. Va verso Oscar) Va bene, Oscar, hai riesumato il vecchio trucco. Non hai mai tollerato niente di dolce e di pulito nella mia vita. Non vedevi l'ora di irrompere qui e spiattellare tutto.

JAFFE        - (Inorridito) Spiattellare! Sono fiero di tutte le ore trascorse insieme! E anche tu dovresti esserlo! Che cosa t'è successo, Lily? Vuoi raggirare questo ragazzo? Come una piccola bugiarda doppiogiochista?

GEORGE   - (Attira Lily a destra. Rauco, rivolto a Lily) Ti avevo dato una possibilità.

LILY           - (A George, lasciandosi cadere sul sedile) Non inco- minciare con le prediche. Non lo sopporto. Oh, mio Dio! (Scoppia in lacrime)

JAFFE        - La consoli, signore. È un privilegio che tocca a lei!

GEORGE   - (Sovrastando Lily seduta e ignorando le parole di Jaffe) Sicché mi hai mentito... mentito a me... dal prin-cipio alla fine...  

LILY           - Sì, volevo risparmiarti un dolore. Ho mentito. Sì. Solo per risparmiarti...

JAFFE        - (confermando, mentre George si volta a guardare Jaffe) È una battuta di "Saffo".

LILY           - (Si volta verso Jaffe) Fuori! (A George, tenendolo per la mano) Lo odio. Glielo dico in faccia. Lo odio e lo di- sprezzo. Non significa nulla per me. È come polvere sotto i miei piedi. Fa parte di una parentesi orribile della mia vita. George - caro... guardami... non ce la faccio più - sono distrutta.

                            (Lei cede. George tira via con forza la mano dalla sua, non dice una parola, poi si volta sui tacchi ed

                            esce dallo scompartimento. Jaffe osserva Lily in lacrime senza nessun interesse palese per le sue lacrime)

JAFFE        - Che uscita! Non una parola! Ci voleva in "Cuore gitano", quando tuo marito usciva, nel secondo atto. L'avrebbe salvato.

LILY           - Vattene e torna nella tua tomba, o da dove altro sei uscito. (Singhiozza) Niente, non mi rimane niente altro che uccidermi.

JAFFE        - (Felice) Torno subito! Con una sorpresina per te! (Si sofferma un istante sulla porta di comunicazione) Qualcosa che ti ho promesso da sette anni!

                            (Lily è abbandonata su un sedile. Chiude gli occhi mentre Jaffe scivola via nello scompartimento A, socchiudenidosi la porta alle spalle; si rivolge a O'Malley, che si è voltato, con orgoglio)

                   Owen... Ho appena recitato una scena... pareva scritta da Sardou. Su, dov'è Oliver col contratto? È cotta a puntino, e bisogna far presto.

O'MALLEY - (Seduto a destra, espressione ebete) Oliver, cosa?

JAFFE        - Sì. Presto... Presto... Andiamo... Il contratto!

                            (Trascina O'malley con sé; escono in corridoio. Lily rimane seduta nel suo scompartimento. La porta si apre ed ntra Sadie)

SADIE        - Ho sentito che c'è stata una piccola discussione.

LILY           - (Distesa sul sedile di destra; cupa) Non voglio vederti.

SADIE        - (con tono materno) Povera piccola! (sfila le scarpe di Lily e le infila le pantofole) Con quel signor Smith che non fa che insistere. E quell'orribile Jaffe. Ce n'è da distruggere chiunque… Farò preparare la cuccetta infe-riore nel mio scompartimento, così potrà riposarsi un poco. Ora si rilassi, carina. Tutto si aggiusterà.

                            (George entra da destra)

                   Che peccato! Non l'ho mai vista ridotta in questo stato, prima d'ora... (Esce da destra)

GEORGE   - Vuoi ricominciare?

LILY           - (inespressiva) Oh. Sei disposto a perdonarmi?

GEORGE   - (Severo) Sì.

LILY           - (Arcigna) Non mi interessa il tuo perdono.

GEORGE   - Perché hai mentito? Dimmelo… perché?

LILY           - Perché non mi interessa.

GEORGE   - Non mi ami?

LILY           - No.

GEORGE   - Capisco. Sei ancora innamorata di lui?

LILY           - Lo odio, e odio anche te... disprezzo gli uomini.

GORGE      - E questo che cosa vuol dire?

LILY           - Niente. Solo che non mi importa né di te né di nessun altro - voglio essere lasciata sola. Voglio che la gente la smetta di insistere...

GEORGE   - Sei isterica.

LILY           - Non sono mai stata più calma.

GEORGE   - (Selvaggiamente) Mentire a me, giurando sul tuo amore e sul tuo onore.

LILY           - Non ho né l'uno né l'altro.

GEORGE   - Che ipocrita sei!

LILY           - (arrabbiata) Io, un'ipocrita?! (Si blocca di colpo; lo guarda e scoppia in una risata inaspettata)

GEORGE   - (Perplesso) Che hai da ridere, adesso?

LILY           - (Controllandosi) Vuoi sapere una cosa? Non ti ho mai  detto una cosa vera in vita mia.

GEORGE   - Cosa?

LILY           - Tutti i miei amanti… tenori d’opera e acrobati, e quel conte italiano. Tutte balle. Sono sei anni che non ho un amante, anzi, sette, tranne quel Romeo da strapazzo, il signor Jaffe. È stato l’unico.

GEORGE   - Che cosa stai cercando di dirmi?

LILY           - Gli sono stata fedele.

GEORGE   - Fedele?

LILY           - (Innocente) Certo, mi teneva d’occhio come un falco.

GEORGE   - Mio Dio, e tu pretendevi il mio rispetto!

LILY           - Chi se ne frega del tuo rispetto. Sono troppo grande per essere rispettata. Gli uomini che ho conosciuto, l’hanno capito.

GEORGE   - (Gridando) Gli uomini che hai conosciuto?! Jaffe, vorrai dire!

LILY           - Sì… Jaffe. Te lo dirà lui che cosa sono… una passeg-gera di prima classe che ha diritto a dei privilegi.

GEORGE   - Oh… (sarcastico) Sei un’artista.

LILY           - Ci puoi contare!

GEORGE   - Per questo dunque mi hai mentito, tormentato con storie di amanti mai esistiti, mi hai reso infelice, mi hai fatto soffrire… e mi neghi l’unica verità della tua vita… Oh, tu non sei una donna. Non sei un essere umano, sei solo una scimmietta piena di trucchi e di vanità.

LILY           - (Con estrema calma) George, mi stai seccando.

GEORGE   - (Corre alla porta) Ero venuto per perdonarti. Per darti un’altra possibilità. Ma possa essere dannato se ti rivolgerò ancora la parola!

LILY           - Le mie ultime parole sono che ti odio e ti disprezzo. E adesso… esci dalla mia vita. Ti caccio via.

                            (George esce al centro. Sadie  entra da destra)

SADIE        - (Affacciandosi) Ora venga qui, angelo mio, e si stenda, torno subito…

LILY           - (Piangendo) Oh, sono stufa di me stessa.

                            (Esce da destra. Jaffe entra nello scompartimento a seguito del capo-vettura)

JAFFE        - Senta, faccia di tutto, ma mi scovi il signor Webb. Io non posso entrare in alcuni scompartimenti. È questione di vita o di morte. È un uomo di statura media con una faccia scura e un cappello macchiato.

CAPO-VETTURA - Sì, signore.

                            (O’Malley entra nello scompartimento A)

O’MALLEY - Lei per caso non ce l’avrebbe una Bibbia, vero?

CAPO VETTURA         - Cosa?

O’MALLEY - Ehi, non volevo mica offenderla! (Si siede; il Capo-vettura esce) Non riesco a trovarlo da nessuna parte.

JAFFE        - Hai bevuto ancora, Owen, ci giurerei. (Confiden-zialmente) L’amante, l’ho eliminato. E con un minimo di cooperazione, vincerò la mia battaglia. Vai e trovami Oliver, e quel contratto.

O’MALLEY - Da quando sono salito su questo treno, non ho fatto che camminare.

JAFFE        - Trovamelo nel giro di cinque minuti. Questi sono gli ordini.

O’MALLEY - Farò il possibile, capo, ma non sarà facile. Dobbiamo aver passato un fiume: ho perduto le sue tracce…

                            (O’Malley esce. Jaffe apre la porta che comunica col B. È vuoto. Sadie entra da destra)

JAFFE        - Salve, Sadie. Mi sorprende che non sia venuta a salu-tarmi. Sempre le solite guancie bianche e rosse… (Le dà un buffetto su una guancia)

SADIE        - La signorina garland sta facendo un sonnellino.

JAFFE        - (a voce alta perché Lily non lo senta) Povera piccola, nessuno la capisce. Sadie, promettimi che avrai cura di lei. È molto delicata. Se non ti dispiace, resterò qui qualche minuto (Si siede a sinistra) a respirare l’aria che la circonda… a guardare le sue cose… e a ricordare… (Jaffe si alza)

LYLY         -(Fuori scena) C’è qualcuno, Sadie?

JAFFE        - Oh, mi dispiace di averti svegliata.

LILY           - Vai di là, Sadie.

SADIE        - (Va alla porta dalla quale è entrata Lily) Si è intrufolato da quella porta. (Indica quella di sinistra)

LILY           - Lo so. Ti chiamerò - se avrò bisogno di te.

                            (Sadie esce dal centro. Lily si volta verso Jaffe)

                   Che cosa vuoi? Scorpione!

JAFFE        - (Con benevolenza) Se ti fa piacere insultarmi, fai pure.

LILY           - Oscar, hai superato te stesso. La scusa più orribile per un essere umano che sia mai esistito sulla faccia della terra.

JAFFE        - (Gentile) Mi hai sempre frainteso, Lily. Qualunque  cosa possa aver detto, se fosse stato innamorato... un uomo vero... ti avrebbe presa tra le sue. braccia. Sarebbe stato affettuoso. Era l'occasione per dimostrarti il suo amore, e invece, che cosa ha fatto? Se n'è uscito come il Reverendo Henry Davidson in "Pioggia".

LILY           - La tua filosofia dell'amore non mi interessa, Oscar  Jaffe. (Si siede posando i piedi sullo sgabello)

JAFFE        - (Si siede ai piedi di lei; si porta la mano al cuore come preso da dolore) Sono un orientale. L'amore mi ha accecato. È stato sempre questo il nostro guaio, come produttore e artista.

LILY           - Ah, è così, eh? E che mi dici del tuo nome in lettere luminose, più grandi di quelle di chiunque altro… la tua delusione profonda per non essere uno Shakespeare, un Napoleone e un Dalai Lama del Tibet messi insieme...?

JAFFE        - Hai proprio ragione.

LILY           - Eh?

JAFFE        - Sono abbastanza maturo da ammetterlo. Non ho mai  apprezzato la tua reale grandezza, finché non ti ho per-duta. Quella meschina discussione che avemmo sulla tua percentuale - Dio! come sono stato piccolo... meschino! Egoista! Non sapere che era Lily Garland che contava, non Oscar Jaffe!

LILY           - Quando andavi in giro per la città raccontando che  avevi dovuto fare dei segni col gesso in scena in modo che io sapessi dove stare. Che avevi dovuto insegnarmi a parlare - come un pappagallo. 

JAFFE        - Dio! Imperdonabile! Avrei dovuto tagliarmi la lingua.. Ma ho pagato, per questo, ho pagato mille volte. (Con un’espressione di orrore) Quando ho visto quel tuo film - ho dato la colpa a me stesso.

LILY           - (Rapidamente, mette i piedi in terra, interessata) Oh, l'hai visto. Beh, ti farà piacere sapere che è stato un grande successo. Io sono meravigliosa. Superba… Toh, Se non mi credi, guarda qui!

JAFFE        - Che cos’è? (Prende una statuetta)

LILY           - (Trionfante) Leggi che cosa dice.

JAFFE        - (Leggendo) “L’Accademia delle Arti e delle Scienze Cinematografiche”. Dio mio! È patetico. (Leggendo) Non dar retta a certe cose, Lily. (Disponibile) C’erano momenti nel film in cui eri meravigliosa… non potevano impedire alla vera Lily di emergere, diverse volte. Ma quella storia da quattro soldi… quel regista goffo… (di nuovo un gesto teatrale) privo di fantasia…

LILY           - (Guardinga) Qui hai ragione. E sai perché? Il regista era un idiota. Non riuscivo a fargli capire le cose. Non facevamo che litigare.

JAFFE        - È stato un sacrilegio buttarti via così. Io non lo avrei voluto neanche come fattorino. E le luci, di quei film! Ti ricordi come accendevo le luci, ogni volta che tu entravi in scena? Per il pubblico, diventavi una creatura di sogno. La gente usciva dal teatro con la sensazione di aver vissuto una profonda esperienza spirituale. Io sono uscito da quel cinematografo con la sensazione che fosse stato servito uno splendido rubino su un piatto di lardo. Sei tornata indietro di dieci anni… ma possiamo rimediare. Sarai più grande che mai, Lily Garland.

LILY           - Senti, Oscar, se questa serenata prelude per caso a un contratto, è meglio che ti metti l’animo in pace, perché…

JAFFE        - (Saltando su, colpito) Chi ha parlato di contratti? Vergognati, Lily!

LILY           - (Irritata) Figurati! Faresti qualsiasi cosa per avere il mio nome su un contratto. (Incomincia a ridere)

JAFFE        - (smontandosi) Deve essere colpa di quella statua! Non sono venuto qui con nessun contratto! Non sono Max Jacobs, io! (La sua voce ha un tremolio) Sono venuto qui con un sogno, un sogno che avevamo fatto tutti e due, tanto tempo fa. La cosa che avevamo pensato come l'apice della tua carriera. L'ultima scala dorata... (Un sussurro) La cortigiana. Il grande ruolo della cortigiana.

LILY           - (Si allontana e va al centro) Attento... attento... Oh, mio Dio! Dunque è questa la grande sorpresa che avevi per me. Un'altra parte dove io non sono degna dell'amore del Luogotenente e faccio un grande sacrificio...

JAFFE        - Io non ne riderei, al tuo posto.

LILY           - Va bene. Cos'è, stavolta, di nuovo Montezuma o quel drammone su Annie Hairpin, l'Orgoglio della Com-pagnia del Gas...

JAFFE        - (Pazientemente) No, Lily, niente di tutto questo. Questa dovrebbe essere la donna più grande di tutti i tempi. Il suo solo ricordo ha fatto piangere il mondo per secoli. (Un fischio di treno. Egli vi si attacca come a un accompagnamento orchestrale) La Maddalena! (Si ritira riverente)

LILY           - Alludi a quella commedia di Suderman?

JAFFE        - (Turbato) Suderman! Quel mercenario tedesco! (La prende per un braccio) Ascoltami, Lily. Metterò su la Passione a New York, con Lily Garland nella parte della Maddalena. L'ho tenuta di riserva tutto questo tempo... aspettando il momento giusto... La donna più fatale del suo tempo - sensuale, senza cuore e splendida. Che corrompe tutto quel che tocca, stuzzicando tutte le corde, dalla feccia alla gloria! La vedi, Lily... quella piccola dissoluta che finisce in lacrime ai piedi della Croce! (Un'ispirazione) Farò in modo che Giuda si strangoli con i capelli di lei.

LILY           - No, no, no - aspetta! Perché non fargli bere il veleno che era destinato a me?

JAFFE        - Lily - è un'idea. (Si siede sullo sgabello)  Continua, mentre sei in vena creativa...

LILY           - Bene, ti dirò come vedo tutta la cosa. Vedo la Madda-lena come una donna che era un'aristocratica all'inizio, e dopo, delusa da un uomo che aveva amato follemente ed al quale aveva, dato tutta se stessa... e andata giù, sempre più giù... più giù… (Si siede)

JAFFE        - Fino in fondo...

LILY           - Odiando e disprezzando tutti gli uomini. Ridendo di loro, così crudele, così terribilmente...

JAFFE        - Sì, Lily! Sarà la mia produzione più grande. Ci punto sopra fino all'ultimo soldo. Ho fatto venire tutta una compagnia dall'Europa... li ho presi da Max Reinhardt... mi costa una fortuna - ma li volevo. Due di loro sono dei genii. (Jaffe si alza) Lily, se la commedia va avanti per cinque anni non guadagno un dollaro. Puoi tenerti tutti i soldi. Io voglio solo stupire New York. Una scena deserta con cento cammelli e sabbia vera - proveniente dalla Terra Santa. (Incomincia ad andare in su e in giù -si eccita) Avrò un banchetto babilonese... che tu offrirai in onore del tuo amante nel secondo atto... il governatore della Giudea... Ponzio Pilato... con tutti gli schiavi intorno a te. In quella scena sarai coperta di smeraldi, dalla testa ai piedi ma questo è niente in confronto al finale, quando tu sei coperta di stracci e l'Imperatore Nerone ti offre la metà del suo impero. Tu gli rispondi con un discorso che è forse il più grande pezzo di letteratura che sia mai stato scritto, con tutti i riflettori pantati su di me... trasfigurata dall'amore e dal sacri-ficio... Nerone si fa piccolo - e la tua ultima immagine è una figura piccola e patetica, che vende le olive sulla piazza del mercato. (Conclude la sua esibizione e si lascia andare esausto sedile di fronte, al centro) È subli-me! (Le afferra la mano) Dimmi, ho risvegliato l'artista che è in te.

                            (Lily scoppia in una grande risata)

                   Che c'è?

LILY           - Sei pazzo!

JAFFE        - (Alzandosi) Che intendi dire?

LILY           - Signore che sei nei ciel, sentilo! Oscar, tu sei un puro esempio di paranoia galoppante. (Lily si alza, va alla destra di lui, si ferma vicino al sedile di destra)

JAFFE        - Lily!

LILY           - No, non sono arrabbiata. Sei troppo buffo per far arrab-biare qualcuno. (Ride)

JAFFE        - Non essere meschina, Lily!

LILY           - Venir qui con i cammelli, la sabbia della Terra Santa! Sei pazzo! Tu, mettere in scena la Passione! (Ride) Non hai neppure cento dollari a tuo nome... (si lascia andare seduta)

JAFFE        - (Sorride) Posso mettere insieme un milione - due milioni...

LILY           - (Furiosa) Sì, e so anche come intendi metterli insieme. Mettendo il mio nome su un contratto e andando a sban-dierarlo in giro... alla ricerca di un nuovo angelo sfrut-tando la mia reputazione. Beh, no, grazie. Sono stufa di essere il tuo buono-pasto.

JAFFE        - (Con grande dignita') Sei libera di chiamare una qual-siasi delle mie banche, domattina.

LILY           - Le tue banche! Alludi a quelle che ti stanno portando via il tuo teatro?

JAFFE        - È una menzogna. Hai dato retta ai miei nemici.

LILY           - Ho sentito il signor Oliver Webb, il tuo cosiddetto im-presario, che è venuto qui raccontandomi una storia strappalacrime sulla tua intenzione di suicidarti se non avevo pietà di te. Beh, suicidati pure! Sarà una libera-zione per tutti gli interessati.

JAFFE        - Si può sapere di che cosa parli, in nome di Dio? Il signor Webb non sta più con me - l'ho licenziato, perché rubava.

LILY           - (Esasperata) Oh, taci! Ne ho abbastanza delle tue menzogne.

JAFFE        - Ti sto offrendo un'ultima possibilità di diventare im-mortale.

LILY           - Grazie tante, ma ho deciso di rimanere mortale con un impresario responsabile.

JAFFE        - Chi?

LILY           - Max Jacobs.

JAFFE        - (Folgorato) Non ci credo.

LILY           - Ah no? Allora leggi i giornali, domattina.

JAFFE        - Max Jacobs! Gli è venuta, una paralisi! Ho dovuto licenziarlo per salvaguardare la salute dei miei dipen-denti. E poi è un ladro. Analfabeta. Sa scrivere a mala pena il suo nome.

LILY           - Ma lo scrive molto bene sugli assegni. Assegni consistenti, fra l'altro.

JAFFE        - Oh, allora si tratta di soldi. Sono quelli che vuoi. Una delle tante attrici da strapazzo di Broadway, ecco quello che sei diventata. Se ti sventolassi sotto il naso un miserabile assegno da dieci o quindicimila dollari, faresti la bava. Incominceresti a squittire: "dammelo, dammelo"...

LILY           - (Allegramente) Esatto, Oscar. E adesso, fuori... prima che l'inserviente ti sbatta giù dal treno.

JAFFE        - (Arrabbiato) Bada a chi finirà giù dal treno. Viaggiare con un gigolò...

LILY           - (Si alza) Fuori di qui - bugiardo - imbroglione.

                            (Lo colpisce. Egli si ripara liberando il braccio dalla benda)

JAFFE        - (Dignitoso) Smettila, piccola dilettante!

LILY           - (Colpendolo a pugni) Esci, prima che chiami il capo-treno! (Va al centro, suona il campanello - poi avanza di nuovo a destra)

JAFFE        - (Mentre lei suona il campanello) Coraggio, suona il campanello! E io dirò a tutti chi è l'imbrogliona. Sei tu -io ti ho creata!

                            (Lei lo colpisce ed egli la scaraventa a sedere sul sedile di destra mentre lei continua a colpirlo)

                   Tutto quel che sai, te l'ho insegnato io - la voce - il modo di camminare - quel poco talento che hai - sono miei! Te li ho dati io! Ho rinunciato a tutto per trasmetterlo a te! Persino il nome - Lily Garland! - te l'ho dato io!

                            (lei lo schiaffeggia. Prendendo fiato)

                   Già, ma siccome c'è un Dio in cielo, Mildred Plotka, finirai dove è giusto che tu stia - in un locale di avan-spettacolo...

                            (Si volta con la dignità di un Cardinale oltraggia-to e scivola nello scompartimento A. Lily afferra alcuni pezzi di bagaglio accingendosi ad uscire. Owen entra al centro)

                   Owen! (Ringhiando come un cane feroce) Dov'è quel delinquente di Webb? Voglio ucciderlo con le mie stesse mani, strangolarlo! Pugnalarmi così alle mie spalle... (Alza le braccia rivolgendosi alla Giustizia di dio) Aiutami, signore, se dovessi finire sulla sedia elettrica.

WEBB        - O.J. (la porta improvvisamente si apre ed entra webb con aria furtiva) O.J.

JAFFE        - Entra, miserabile, e chiudi la porta.

WEBB        - (Con un tremendo sussurro) Mi sono occupato di te, O.J. (Terribilmente eccitato) Sai chi ho portato con me? Matthew J. Clark, il re della medicina. (Avvicinandosi con tono confidenziale) Gli ho accennato alla possibilità di finanziare la Passione dal punto di vista religioso. Puoi presentare il conto. Milioni!

JAFFE        - (Lascia cadere il braccio. Rauco) Dov'è?

WEBB        - Qui fuori. (Apre la porta) Si accomodi, signor Clark. (Clark entra)

                   Le presento il signor Oscar Jaffe.

JAFFE        - (Ha assunto di nuovo l'aria da cardinale; si inchina con consumata dignità) Molto lieto, signore.

CLARK      - (Tendendo la mano) Il signor Webb mi ha raccontato tutto di lei e del suo lavoro. Sono lieto di fare la cono-scenza di un uomo nobile e devoto.

JAFFE        - Grazie, signore.

CLARK      - (Più a suo agio) È insolito trovare un uomo della sua professione interessato alla religione. Qual'è la sua confessione?

                            (Jaffe lancia una rapida occhiata a Webb, che si sforza invano di formare la parola "Battista" con le labbra)

                   (Sottovoce) Prego? (Webb ha una ispirazione; afferra un bicchiere pieno d'acqua e lo rovescia sul suo cappello. Jaffe sussulta) Sono fiero e felice di dire che sono un Battista. (si stringono la mano, con maggiore entusia-smo) Si accomodi, prego.

                            (Clark si siede a destra; Jaffe a sinistra; Webb sul fondo al centro; e O'Malley a destra con Clark mentre...)

SIPARIO

ATTO TERZO

SCENA 1.

Il fischio del treno prima che si alzi il sipario. Lo scompartimento di Jaffe. Il Capovettura seduto a destra. Jaffe, nell’atteggiamento di Napoleone prima di Austerlitz, sta dettando un telegramma. O’Malley lo osserva. Javve indossa un pigiama e una veste da camera color porpora.

 

JAFFE        - Desidero che non appena il treno si fermerà, siano trasmessi tutti i dispacci.

CAPOVETTURA - Lo inoltrerò a Cleveland. È tutto?

JAFFE        - No, ragazzo. Ho appena cominciato.

CAPOVETTURA - Devo andare a prendere altri moduli.

JAFFE        - Sbrigati!

                            (Il Capovettura esce. A O'Malley)

                   Avrei dovuto dire duecentocinquantamila invece di duecentomila. (Si siede a destra) Chissà, se convincessi il signor Clark a cambiare la cifra... Duecentocinquanta-mila è una cifra tonda. Non voglio essere ostacolato nella produzione. Vai a chiamare il signor Clark, Owen.

O'MALLEY - Per cosa?

JAFFE        - Per cambiare un po' l'assegno. Mi ha colto di sorpresa! Era l'artista che parlava, in me, non l'uomo d'affari.

O'MALLEY - Io non caricherei troppo, O.J. È già una grossa somma.

JAFFE        - A me sembra niente. (Tira fuori l'assegno dalla tasca, lo guarda) Un semplice pezzetto di carta: che sventolo al vento - come una bacchetta magica. (Esegue) Ma forse hai ragione, Owen. Il signor Clark mi ha dato l'impresslone di un sognatore. Non è affatto un tipo comune.

O'MALLEY - Confesso che mi ha lasciato un po' perplesso. Non fa  che parlare, muovendosi come se avesse la tremarella.

JAFFE        - Ho sempre attratto quel genere di persone. Reagiscono a qualcosa che è in me. (Entra il Capovettura. si alza, fa cenno a quest'ultimo di isedersi a destra) Bene. Andia-mo avanti. Telegramma a John Ringling, del Circo Fratelli Ringling. Cercami l'indirizzo, Owen.

O'MALLEY - Metti Madison Square Garden, lo faranno proseguire.

JAFFE        - Non dobbiamo perdere tempo. Devi trovarmi l'indiriz-zo esatto. E ricorda, la Passione è in produzione. (Al Capovettura) Caro John, sto cercando venticinque cammelli, qualche elefante e un ibis. (A O'Malley) È l'uccello sacro degli Egiziani. (Al Capovettura) Telegrafami il tuo prezzo migliore. Oscar Jaffe... A John dispiacerà un po', ma per i leoni telegrafo allo zoo di Berlino. Hanno gli esemplari migliori. Ce ne serviranno dieci o dodici - prendi nota, Owen.

O'MALLEY - Dove li metterai, tutti quei mostri?

JAFFE        - Costruirò un piccolo zoo fuori del camerino. (Sul fondo) in realtà ristrutturerò tutto il teatro in modo che abbia l'aspetto di una caverna. Ah, se riuscissi a ricorda-re il nome del Sultano turco. Per caso, te lo ricordi?

O'MALLEY - In questo momento mi sfugge. Ma a che stranezza ti serve?

JAFFE        - (Come febbricitante e sognante) Non mi serve lui, mi servono i suoi dervisci. Quelli turbinosi. Ce ne serviranno una dozzina. Prendi nota, Owen, tratteremo la cosa con i consoli di Turchia e di Arabia. Forse li otterremo gratis - sarà una grossa pubblicità per i loro paesi. Quante pecore ho ordinato?

CAPOVETTURA - Venti.

JAFFE        - Cancella, metti cinquanta. Non vogliamo lesinare. Deve avere un gregge completo. Adesso, fai un telegramma a Richard Strauss. Sai mica se è ancora vivo, Owen?

O'MALLEY - Parli del compositore?

JAFFE        - Sì. Il più grande del mondo. Lo voglio per le musiche di scena.

O'MALLEY - (Si alza e fa per avviarsi) Vado a chiedere al capo-treno.

JAFFE        - Non mi pare che tu sei abbastanza istruito per queste cose, Owen. Dovrò assumere un professore.

O'MALLEY - Risparmiati la spesa. Sono io che dono la luce del sapere, Sire. (Suona il campanello)

JAFFE        - Vedi chi è. (Si siede, annoiato)

O'MALLEY - (Sulla porta, socchiudendola) Ci sono le pecore itine-ranti.

JAFFE        - Smettila di fare lo sciocco, Owen, e falli entrare. (Al Capovettura) Vai pure, e tienti a disposizione.

CAPOVETTURA - Sissignore. (Esce, mentre entrano i due Barbuti)

2° BARBUTO - Signor Jaffe, abbiamo trovato la seconda parte del copione, ma manca ancora la prima.

1° BARBUTO - (Cristo) Maestro - la parte più importante l'ultima....

2° BARBUTO - La parte importante è la prima. Scusami, August... JAFFE      - Datemi quel che avete. È in tedesco, vedo.

1° BARBUTO - Oh, questo okay. Possiamo tradurre. Noi parlare in-glese come attore... Maestro - possiamo invitare lei cenare con noi...

JAFFE        - Andate pure ragazzi, andate... Vi farò chiamare al momento opportuno.

2° BARBUTO - Aufwiedersehen. Andiamo, August, adesso lui mol-to occupato.

                            (Giuda spinge Cristo verso la porta mentre Cristo fa un inchino)

1° BARBUTO - (Congedandosi con un inchino) Maestro...

                            (Escono. O'Malley chiude la porta. Rimane sul fondo)

JAFFE        - Faranno sensazione, a New York. Artisti veri.

                            (Campanello.. allo squillo O'Malley alza gli occhi verso Jaffe. Jaffe annoiato)

                   Nessuno - non posso ricevere nessuno.

O'MALLEY - (Apre la porta) Il signor Jaffe è occupato.

Dr. JOHNSON - (Entrando) È importante - vorrei leggerle la com-media.

JAFFE        - La dia al segretario. La leggerò dopo.

Dr. JOHNSON - Mi raccomando: è l'unica copia...

O'MALLEY - Ci penso io, dottore.

                            (Il Dr. Johnson esce)

JAFFE        - Buttala fuori del finestrino, Owen.

O'MALLEY - Ci penso io. (Prende la commedia, la lancia nella toilette) Dobbiamo prepararci per Lily. Abbiamo prepa-rato un buon terreno.

O'MALLEY - È mezz'ora che accarezzo quell'assegno. (Si siede a destra)

JAFFE        - Bene, valla a prendere.

O'MALLEY - Te la porterò qui in un battibaleno.

                            (Entra Webb)

WEBB        - (Inchinandosi) Sta arriva:ndo il signor Clark con la Bibbia, O.J.

                            (O'Malley si accinge ad uscire)

JAFFE        - Magnifico.

WEBB        - Dove vai!, Owen?

O'MALLEY - (Uscendo da destra) Faccio un altro giro sulle Alpi.

                            (Campanello)

WEBB        - È il signor Clark. Vacci piano, O.J.

JAFFE        - (Va alla porta) Si preoccupa per me... (Apre la porta) Si accomodi, signore. Il signor Webb mi diceva che lei ha una Bibbia.

WEBB        - (Fiero) La sa a memoria, quasi.

JAFFE        - (Prendenido la Bibbia) Volevo averla per qualche  minuto, per rinfrescarmi la memoria...

CLARK      - Se c'è qualche passo pa:rticolare che le interessa, posso trovarglielo in un attimo

JAFFE        - (Studiando la Bibbia aperta) Nessuno scrive più dialoghi come questi...

                            (Si sente sbattere la porta; entra O’Malley)

                   Dov'è Lily?

O'MALLEY - Viene subito.

JAFFE        - Pasticcione. Ti avevo detto di portarla qui.

O'MALLEY - Le avevo offerto di portarla in braccio, ma ha rifiutato. Salve, signor Clark.

WEBB        - Che cosa ha detto?

O'MALLEY - Ha fatto le fusa come una gatta. Ha qualche diavoleria per la testa.

JAFFE        - È semplice, è a terra. Ha bisogno di soldi. L'ho capito subito, appena ha aperto bocca.

CLARK      - Chi è Lily?

JAFFE        - Lily Garland - un'attrice che ho in mente per una delle parti.

CLARK      - Un'attrice professionista?

JAFFE        - Sì. 

CLARK      - Non credo che funzionerà. Non vorrei vedere la Passione contaminata da una donna di palcoscenico.

JAFFE        - Neppure io, signor Clark. Il senso religioso deve venir fuori in un bagno di gloria. Ma non devo ricordarle che tipo di donna era la Maddalena.

CLARK      - Oh, ci sarà la Maddalena nella commedia? (Esitando) Non è uno dei personaggi c:he preferisco. Preferisco Teodora. Ricorda? cucinava per San Paolo. E molto bene.

JAFFE        - Sì, certo. Ci sarà anche Teodora che cucinerà per tutto il banchetto e tutti i commensali tesseranno le sue lodi. Ma appena vedrà la signorina Garland, si renderà subito conto che la parte sembra scritta per lei...

                            (Scampanellata)

O'MALLEY - Eccola. (Entra Lily)

WEBB        - Salve, Lily, benvenuta. (Lily esamina lo scomparti-mento e parla con tono un poco imperioso)

LILY           - Come va?

JAFFE        - Cara deliziosa Lily. (Si alza)

LILY           - Come va? Vuoi sapere perché sonovenuta? Perché, caro il mio signor Jaffe, la cosa non mi interessa. Voglio porre fine a queste trattative, una volta per tutte.

JAFFE        - Quale che sia il motivo per cui sei qui, Lily, tu trasformi questo luogo angusto in un Palazzo. Permetti, la grande signorina Garland, il signor Matthew Clark.

LILY           - (Smorfiosa) Molto lieta.

CLARK      - (Evidentemente alle prese per la prima volta con una prostituta, nervosamente) Perché non ti siedi, bambina?

                            (Webb e O'Malley in fondo al centro. Jaffe a sini-stra; Clark a destra)

LILY           - No grazie. Sono venuta soloper un momento.

WEBB        - Immagino che tu sappia chi è questo signore, Lily - è un Clark-Reiney. Il più grande fabbricante di medicinali del mondo. Pubblicità ogni settimana sul Saturday Evening Posto Migliaia di manifesti.

LILY           - (a O'Malley, molto maliziosamente) Owen, è questo il

                   signore di cui mi parlavi?

O'MALLEY - In persona.

JAFFE        - Faccio venire dell'acqua tonica, mia cara? (A Clark) Nessuno di noi tocca mai liquori, signor Clark. È contro le regole della mia organizzazione. (Jaffe guarda O'Malley  che scuote la testa)

LILY           - No, grazier per me niente. (A Clark) Odio i treni, sa? Sono così stancanti... Il rumore (imita il rumore di un treno) Ciufj:... ciuff... ciuff... - me lo sento nella testa come un martello.

CLARK      - (Sempre affascinato da lei) Non è affatto come immaginavo.

LILY           - Neanche lei. (Ride) Sa, mi aspettavo un uomo impo- nente - così. (Indica un uomo panciuto) Con un grosso 'sigaro... (Clark si siede) Sicché vuole dedicarsi al teatro. Fantastico, vero?

CLARK      - Non esattamente al teatro. Finanzio la Passione. 

WEBB        - Mostrale l'assegno, O.J. Duecentoclnquantamlla dol- lari, Lily. Una bella cifra.

JAFFE        - (Offeso) Basta così, Oliver. Non mischiare gli affari in questa visita di cortesia.

WEBB        - (Conscio che la sua presenza non è gradita in questa fase) O.K. Se ha bisogno di me, sono nella vettura panoramica. A piùtardi, signor Clark.

O'MALLEY - (Alzandosi) Un momento. La mia medicina, Oliver. (A Lily dalla porta) Non discutere, bellezza. Sei alle porte di Montezuma.

JAFFE        - (Sorridendo a Lily) Sempre i soliti buontemponi, eh? Bene, guarda qua, Lily. (Le mostra l'assegno. Lily lo prende e quindi lo rende a Jaffe)

LILY           - Oh, signor Clark. Che bel gesto!

CLARK      - Dunque, come stavo dicendo... è solo l'inizio.

LILY           - (Con aria iincantevole) Se qualcuno mi avesse detto, un'ora fa, che sarei stata qul, così, non lo avrei creduto.

JAFFE        - Io non ho mai dubitato, Lily. Ho sempre avuto fiducia in te.

LILY           - Bene, eccomi qui, anche se avrei dovuto saperne di più...

JAFFE        - Se hai un Ipo' di tempo, dài un'occhiata a questo. È un contrattino che ho buttato giù. Credo che ti interesserà.

                            (Mostra il contratto a Lily che si alza in piedi)

LILY           - Mio caro Oscar, a che serve discutere. Sai che ho ricevuto otto offerte. Tutte straordinarie. Come cast e come produzione e... beh... sai, io non recito più per due soldi.

JAFFE        - (Indicando il contratto) Osserva questo. Diecimila dollari alla firma...

                            (Lily si alza)

CLARK      - Saremmo felici di averla con noi, signorina Garland...

LILY           - Grazie. (da' una rapida occhiata al contratto) Hmmm, il signor Jaffe ed io abbiamo avuto le nostre difficoltà, signor Clark. Sa com'è, nel teatro si litiga continuamente. Ma si tratta poi solo di affari. Di solito tutto si aggiusta a suon di... di...

JAFFE        - Di dollari e di centesimi. sì - sì, è il linguaggio che la gente capisce di più.

CLARK      - Potrei dare un'occhiata al contratto?

JAFF          - Quando sarà firmato, certo.

CLARK      - Beh, sono abile nei contratti, signor Jaffe.

JAFFE        - Questa non è una transazione economica. È un omaggio dovuto a una donna deliziosa e a una grande artista.

                            (Jaffe si siede a sinistra; Lily al centro)

LILY           - E quanto al camerino - tendaggi bianchi candidi -  dappertutto. (Lo guarda rapidamente)

JAFFE        - Sì, lo so. Come la Bernhardt.

LILY           - Grazie. (A Clark) Credo che le piacerà, signor Clark. (Tiene il contratto) Sa, è buffo. Non pensavo a niente del genere, quando sono entrata. Solo ad essere gentile. Ma il teatro è così. Pazzo. Sempre pieno di sorprese.

JAFFE        - Come per il denaro. Noto che non hai osservato bene le cifre - se è il denaro, che vuoi, ne ho da dare in quantità che non trovano precedenti nel teatro.

LILY           - Come una volta. Sono lieta di averla conosciuta, signor Clark.

                            (Clark si alza)

CLARK      - Spero di non averla annoiata.

LILY           . Oh no - tutt'altro. Affascinante. Arrivederci...

CLARK      - Arrivederci... lei... mi ha reso felice.

LILY           - Arrivederci. (Esce. Jaff'e chiude la porta, va a sinistra)

CLARK      - Una donna molto interessante., Un modo di parlare molto gradevole. (Si siede a destra)

JAFFE        - (Si siede a sinistra; ridacchia) Credo che abbia fatto colpo su di lei.

CLARK      - Davvero? Eppure ho fatto il possibile per non tradire la mia ammirazione.

                            (Webb apre la porta, si affaccia ed entra)

WEBB        - (Con enfasi) Beh, O.J., com'è andata?

JAFFE        - Com'è andata cosa?

WEBB        - Il contratto?

JAFFE        - Oh, si sta mettendo molto bene. Ma adesso devo pensare a risolvere problemi più importanti.

                            (Squilla il campanello)

                   Oliver metti uncartello sulla porta: "si prega di non disturbare".

WEBB        - (Sulla porta - rivolto verso sinistra) Adesso non si può.

JAFFE        - Chi è? (vede i Barbuti) Oh, loro sì. Venite avanti, signori.

                            (I due Barbuti entrano)

BARBUTO 2 - Come va, signor Ciaffe. Noi trovato prima parte co-pione.

BARBUTO 1 - Stava in portapranzi. Sempre vuoto. Così nessuno cercato lì dentro.

JAFFE        - (Prendendolo) Bene. Signor Clark, vorrei presentarle queste due interessanti persone. Le ho ingaggiate per la nostra produzione.

CLARK      - Ah, sì? Molto lieto. (A Jaffe) Quali parti interpre-teranno?

JAFFE        - Giuda.

BARBUTO 2 - (Inchinandosi) Lieto di conoscerla.

JAFFE        - E... il Cristo.

CLARK      - Beh, questa sì che è una sorpresa, signor Jaffe, e se mi consente, molto spiacevole. (Clark, dopo aver stretto le mani, si volta imbronciato e va a sedersi a destra)

WEBB        - Di che si tratta, signor Clark?

JAFFE        - (Si siede a sinistra) Forse il signor Clark ha delle idee personali sul cast. E sarò lieto di ascoltarle al momento opportuno.

CLARK      - (In tono soffocato) Benissimo. Non dirò altro.

                            (fa per andare. Webb lo trattiene e lo sospinge verso Jaffe)

WEBB        - Un momento. Credo che dovremmo ascoltare subito il signor Clark, O.J.

JAFFE        - Quando mi conoscerà meglio, signor Clark, si accorgerà che non sono mai sordo ad alcun parere.

CLARK      - Ecco, l'idea era, come avevo detto al signor Webb, che avrei finanziato la Passione ad una condizione: che io avrei interpretato questa parte.

JAFFE        - (Si Alza) Cosa?!

CLARK      - Già. (Si siede a destra)

JAFFE        - Oliver, tu non mi hai detto niente.

                            (Parlano tutti a soggetto e contemporaneamente)

WEBB        - Oh, mio Dio. Vedi, O.J., non credevo che dicessi sul serio.

CLARK      - Questo è il nocciolo della questione.

BARBUTO 1 - Questa essere follia. (Avanzando) Io avere recitato questa parte da vent'anni e mio padre prima di me e mio nonno e due zii di lui. Noi sempre recitato Cristo.

JAFFE        - (Parlando da solo) Oliver, portali fuori. E non ricevo più nessuno se non per appuntamento.

WEBB        - Andiamo, ragazzi.

BARBUTO - Tutto concordato in barberia, signor Ciaffi.

JAFFE        - Vi farò chiamare. (Webb a soggetto li congeda. Li spinge fuori. Jaffe siede a sinistra) È un po' difficile lavorare in treno. Hrnrnmm. Sicché lei vuole la parte del Cristo.

CLARK      - Col dovuto rispetto, sì, signore.

WEBB        - Ha mai recitato sulla scena, signor Clark? Lei si rende conto che è molto importante.

CLARK      - Non proprio. Ma conosco ogni parola del testo. (si batte sulla fronte) Potrei recitarglielo per intero e subito- e non solo i miei passi preferiti, signor Jaffe.

                            (Clark va a porsi alla sua destra)

JAFFE        - (Si alza, va sul fondo. Webb va accanto a Clark. Muove qualche passo) Scusate. Stavo pensando alla faccenda, come risolverla. Riflettendo, signor Clark,  vorrei farle una domanda che spero non la offenderà.

CLARK      - Dica pure.

JAFFE        - Ha i requisiti per interpretare l'Uomo di Galilea?

CLARK      - Capisco cosa intende dire. Beh, certo, sono sposato, tuttavia, se ci tiene a saperlo, posso recitarla meglio di chiunque altro al mondo. (Esce dal centro)

JAFFE        - (Lo segue e sbatte la porta; ruggendo) Un'altra parola e sbatterò quella piccola canaglia fuori del mio teatro!

WEBB        - Calma, O.J., calma.

JAFFE        - E poi, non mi fido di lui. (Si siede a destra) Appena arrivati a Cleveland, voglio che salti giù dal treno e ti precipitj. a incassare quell'assegno. È su una banca di Cleveland.

WEBB        - Stavo giusto pensando a questo. La National Exchange. Il presidente è Elisha Martin. Una gran brava persona, e un vero amico.

JAFFE        - Magnifico. Te lo giro. Dammi la penna, Oliver. (Scrive)

WEBB        - Non voglio fartelo pesare, O.J., ma volevo solo sottoli-neare che il piccolo Oliver Webb ha fatto un buon affare.

JAFFE        - Stavo giusto pensando di promuoverti, Oliver. La prima cosa che faremo, appena giunti a New York, sarà quella di trovarti una segretaria. Una tutta per te. (Ridac-chia) Sai, non sei male, d'aspetto, se solo ti liberassi di quel cappello. Tieni - metti quest'assegno in tasca. E domani portami i soldi. (Prende la Bibbia e l'apre) Adesso - lasciami solo. Dammi la penna. (Prende una penna e incomincia a leggere la Bibbia) Farò qualche annotazione.

                            (Il sipario si alza sulla vettura panoramica, si chiude sugli scompart1menti A e B. Nella panora-mica vediamo Anita e Lockwood, e il Controllore e il Capo-Carrozza)

ANITA       - (Con tono lacrimoso) È offensivo, ecco!

LOCKWOOD - Non è colpa del capotreno, mia cara.

CONTROLLORE - Mi dica che cosa è successo.

ANITA       - Ecco, stavamo nello scompartimento...

LOCKWOOD - Facendo un riposino...

ANITA       - Quando qualcuno, senza neppure bussare, spalanca la porta - e vediamo quel vecchio orribile precipitarsi al finestrino con un'etichetta...

INSERVIENTE - (Entrando di corsa) Si è perso. Si è perso di nuovo...

CONTROLLORE - L'avete visto?

INSERVIENTE - No, signore! Sta facendo su e giù con quelle eti-chette, come un fantasma!

ANITA       - (A Lockwood) Ma che bel viaggio divertente!

                            (Anita si siede volgendo le spalle al pubblico -Lockwood la consola)

CONTROLLORE - Non si preoccupi, signora. A Toledo lo verranno a prendere. Ci arriveremo tra dieci minuti.

FLANNAGAN - (Entrando) Non riesco a trovarlo, Capo.

CONTROLLORE - Continua a cercarlo. (Flannagan esce da destra)

ANITA       - Beh, non è mica colpa tua.

LOCKWOOD - Te l'avevo detto che era meglio chiudere a chiave.

CONTROLLORE - Inserviente, accompagni i signori al loro scom-partimento e si assicuri che siano ben sistemati.

INSERVIENTE - Sì, signore.

                            (Webb entra, raggiante)

LOCKWOOD - Lei è molto gentile. Andiamo, Anita.

ANITA       - Le nostre vite sono in pericolo con quel folle in libertà.

CONTROLLORE - Oh, no. È innocuo... Solo un po' matto, niente altro...

                            (Lockwood e Anita escono, preceduti dall’inser-viente. Effetto di città fuori. Il Capotreno inarca le sopracciglia. Il Capo Carrozza guarda l'orologio. Va a destra; il Controllore va verso Webb, che si siede al centro sul fondo. Webb canticchia "Happy days")

CONTROLLORE - (A Webb) È nuova? (La bombetta di Webb)

WEBB        - Eh? Oh, questa - no. No. L'ho solo fatta pulire e rimettere in forma la settimana scorsa. Personalmente, preferisco il cilindro… (Webb si siede al centro)

CONTROLLORE - Alludevo all'etichetta.

WEBB        - Eh? No - no - sempre la stessa. (ricomincia a cantic-chiare "Happy days") Siamo in orario, vero?

CONTROLLORE - Sì. (Consulta l'orologio e poi, apprensivo) Non ha mica infastidito il signor Jaff, vero?

WEBB        - Eh? Chi?

CONTROLLORE - Il signore del D.

WEBB        - Ah, il signor Clark. (RIDACCHIA) Niente affatto.

CONTROLLORE - Oh, vedo che conosce il suo nome. (si siede) Non sa mica dove si è cacciato, per caso?

WEBB        - Cacciato? Ma che sta dicendo?

CONTROLLORE - Il signor C1ark.

FLANNAGAN - (Sulla porta; entra anche l'Inserviente) Ho ispezio-nato tutto il treno, Capo.

WEBB        - Ma cos'è questa storia? Il signor C1ark, nascosto?! Da che cosa? Chi lo insegue?

CONTROLLORE - Ecco, cerchiamo di tenerlo sotto controllo, perché non allarmi i passeggeri. È un caso molto triste, a parte tutto.

WEBB        - Dio onnipotente! (Alzandosi) Ma di che stai parlando, amico?

CONTROLLORE - Quel povero C1ark. Era lui che attaccava le etichette in giro per il treno.

WEBB        - È una menzogna!

CONTROLLORE - Ecco, non voglio discutere con lei, signor Webb, ma l'abbiamo colto con le mani nel sacco. G1iene abbiamo tolto di mano un sacchetto pieno. Ecco legga questo telegramma. È fuggito da un manicomio, pove-raccio... Le autorità lo preleveranno a Toledo. È di suo nipote, vede? (Webb fissa con occhio spento il telegram-ma) se lo dovesse vedere, lo intrattenga a conversare. Non gli faccia capire che sa che è pazzo.. E non si spaventi. È innocuo. Ha una specie di mania religiosa, capisce. (Il Controllore risale la scena, Webb prende il telegramma) Andiamo, ragazzi, daremo un'occhiata a tutto il treno. Le dispiace rendermi il telegramma, signor Webb? (Prende il telegramma dalle mani di Webb annichilito, che li segue con lo sguardo mentre escono. Fa per alzarsi ma scivola di nuovo sulla sedia)

WEBB        - Oh, mio Dio!

                            (Il sipario si apre sugli scompartimenti A e B; nell'A Jaffe sta collazionando la Bibbia; nel B O'Malley, Lily e Sadie; Lily sta leggendo le carte di Jaffe. O'Malley è seduto a sinistra. Sadie a destra.  Lily è in piedi al centrosinistra)

LILY           - (Studiando il contratto) Senti questa, Sadie. Una macchina con autista, una cameriera e un segretario. Sai, non credo che ci sia mai stato un contratto come questo, prima d'ora. (Sta scrivendo sul contratto)

SADLE       - Non m'importa di quel che dice. Finirà per imbrogliar-la, come ha sempre fatto.

O'MALLEY - Imparerà da te.

LILY           - I diecimila dollari alla firma sono una cosa concreta, Sadie.

SADIE        - Non fa differenza. È pronto a giocarsi tutto, anche la propria pelle. Io non firmerei un contratto con lui, se non davanti a un avvocato.

O'MALLEY - Manda via quella sguattera.

LILY           - (Si siede a destra) Vai, Sadie, ti chiamerò dopo.

SADIE        - Non mi va di lasciarla sola con un ubriacone. (Sadie si alza; risale la scena)

O'MALLEY - E questo lo dice una ragazza che mi perseguita da dieci anni. Fuori di qui, ti farò vedere io! (La sospinge fuori)

SADIE        - (Rientrando) Rimango in ascolto.

O'MALLEY - Su, andiamo, fai la brava. Qui si sta facendo la storia. (Prende una stilografica e la scuote)

LILY           - Attento, mi sporca il vestito. (Lily seduta a destra) Non so, Owen. Non so firmare un altro contratto con Jaffe - È come buttarsi giù in un precipizio.

O'MALLEY - Ma che stai dicendo? Questo non è un contratto. È un'incoronazione - montagne di rubini, tappeti enormi per i tuoi deliziosi piedini, quattro vasche da bagno in onice, eserciti di schiavi pronti a ogni tuo cenno.. Tieni, firmalo finché sei a tempo.

LILY           - (Alzando lo sguardo) Va bene. (O'Malley le porge la penna mentre la porta si apre e appare il viso teso di George)

GEORGE   - Lily...

LILY           - Oh - che cosa vuoi?

GEORGE   - Devo parlarti un istante.

O'MALLEY - Lei se ne vada! Questa è una conferenza per il disarmo. (Si siede davanti a Lily)

GEORGE   - Solo un minuto, Lily.

LILY           - Al diavolo - che c'è? Torno subito, Owen. Farò in un momento, prometto. Come osi entrare e parlarmi come se fossi tua moglie - o qualcosa del genere.

                            (George e Lily escono nel C, lasciando solo O'Malley. La porta di comunicazione col B si apre e si vede il viso pallido di Webb)

O'MALLEY - Entra pure, bellezza.

                            (Webb entra)

WEBB        - Owen, ha firmato?

O'MALLEY - No, ma sta per farlo.

WEBB        - (versandosi da bere) Owen, siamo stati imbrogliati. Quel tipo - Clark - è un pazzo. È fuggito da un manicomio.

O'MALLEY - Ma di chi stai parlando, amico?

WEBB        - Clark, il nostro finanziatore. Sul treno ci sono gli inve-stigatori che cercano di catturarlo.

O'MALLEY - Oh, santo Iddio!

WEBB        - Vado ad ubriacarmi.

O'MALLEY - Non col mio rum. Torno subito, Lily.

                            (Escono lasciando la porta aperta. Lily entra nel B; va a sinistra, seguita da George che rimane sulla destra)

                   Non permetterò a uno sfacciato di darmi degli ordini! Sembri dimenticare completamente chi sono io, caro giovanotto. Non vuoi che riveda il signor Jaffe, eh? Ebbene, George, questa è la mia risposta. (Va al centro) Aiutami, Signore - io non lo avrei mai firmato, quel contratto - se non fosse stato per te, ma adesso lo farò. Mi ci hai costretta tu. Avanti - Owen, dove sei?

                            (Esce a cercare O'Malley. Come sono usciti, George si lascia cadere su una sedia, col volto tra le mani, quando il Controllore irrompe)

CONTROLLORE - Guardate nella toilette, signori.

INVESTIGATORE - (Entrando) Non c'è nessuno.

GEORGE   - Ma che diavolo succede?

CONTROLLORE - Una semplice formalità.

INVESTIGATORE - Stiamo cercando un certo Clark...

GEORGE   - Avete sbagliato scompartimento.

CONTROLLORE - Dov'è il nipote, signori?

INVESTIGATORE - Sta entrando dalla porta principale... Feeney è

                   nella carrozza avanti.

INVESTIGATORE 2  - Che aspetto ha?

CONTROLLORE - Non può confonderlo. Un tipo molto religioso - e

                   un po' eccentrico...

                            (Escono. George li segue. L'InveStigatore esce nel corridoio verso l'A)

GEORGE   - C'è qualche pericolo?

CONTROLLORE - No, ma vogliamo Farlo scendere dal treno prima che riparta.

                            (Vediamo Jaffe nel suo scompartimento A. Jaffe sta leggendo tranquillamente la Bibbia. Una porta si apre ed irrompe il secondo investigatore)

JAFFE        - (alzando lo sguardo) Sì?.. Ho da fare, non posso riceverla ora. Sì? Che cosa sta facendo?

JAFFE        - (Seccato) Sto leggendo la Bibbia.

INVESTIGATORE 2 - (Forte) Eccolo. Correte tutti. (si avventa su Jaffe)

JAFFE        - (divincolandosi) Ma che significa? Aiuto! Owen! Oliver!

INVESTIGATORE 2 - No. Voi no. (Forte) L'ho preso!

                            (Il Capotreno, Flannagan, l'Inserviente e il primo investigatore arrivano di corsa)

JAFFE        - Arrestate quest'uomo, mi ha aggredito!

CONTROLLORE - Mio Dio! Lasciatelo stare. È Oscar Jaffe!

JAFFE        - (Chiamando) Oliver! Owen!

O'MALLEY - (Facendosi largo a forza) Ma che diavolo succede...

                            (Pronto a tener testa a tutti)

JAFFE        - Ammazza quel ruffiano, Owen. Stava per strozzarmi... CONTROLLORE - (agli investigatori) Qua è tutto a posto, signori.

                   Avanti, cercate altrove. (A Jaffe, mentre entrano Oliver e Lily) Perdoni l'equivoco, signor Jaffe. c'è un pazzo sul treno... (Gli investigatori escono... O'Malley li segue) Mi dispiace - e stiamo cercando di farlo scendere.

JAFFE        - Un pazzo... molto interessante.

CONTROLLORE - Un certo Clark. Aveva lo scompartimento D in questa carrozza. ma si è nascosto - ci ha seminati. È tutto a posto, signorina Garland. È innocuo. Non deve preoccuparsi...

JAFFE        - Clark? Quale Clark?

                            (O'Malley scompare nel corridoio)

CONTROLLORE - Perdoni l'inconveniente, signor Jaffe. (Il Control-lore si dirige fuori; Lily lo ferma)

LILY           - Un momento, Controllore. Si tratta del signor Clark, quello dei medicinali?

CONTROLLORE - Sì, è un caso penoso. Stava in una casa di cura da un anno circa. È fuggito... (Il Controllore e Flannagan escono rispettivamente dal centro e da sinistra)

LILY           - Oh, mio Dio. (Incomincia ad inveire contro Oscar)

JAFFE        - (Mormorando) Lily - non ne sapevo niente... Sono sta-to turlupinato...

LILY           - (Con fredda ferocia) Signor Jaffe, questa è l'ultima volta che le rivolgo la parola. Lei mi ha offesa come mai nessun uomo ha osato fare...

JAFFE        - Ascoltami, ti prego, mia adorata...

LILY           - Ti sei quasi preso gioco di Lily Farland. E va bene. Se ancora osi disturbarmi di nuovo, prendo una pistola e ti sparo.

JAFFE        - (Si abbandona lasciandosi scivolare su un sedile sul punto di svenire) Un momento, mi sento male. Tutto mi sta girando intorno, Oliver, Owen, un po' d'acqua..... (Sviene)

LILY           - (In piedi davanti a lui, gridando) Adesso sviene pure. Imbroglione. Pazzo. Oh, non ne posso più. Aprite il finestrino. Dio, che caldo! Non ce la faccio. Mi sento svenire. (Si lascia cadere su un sedile. La porta si apre ed appare Max Jacobs)

JACOBS    - Salve, Lilly.

JAFFE        - Max Jacobs.

                            (Lily salta in piedi e getta selvaggiamente le brac-cia intorno al collo di Max. La sua vocde perde immediatamente il tono polemicamente depresso;  È tutta gioia e salute)

LILY           - Maxie - Maxie. Max, tesoro mio, dolcezza, angelo mio...

JACOBS    - Ho una commedia di Somerset Maugham per te. È arrivata per via aerea... BUIO.

                            (Escono. George li segue. L’Investigatore esce nel corridoio verso l’A)

GEORGE   - C’è qualche pericolo?

CONTROLLORE - No, ma vogliamo farlo scendere dal treno prima che riparta.                  

                            (Vediamo Jaffe nel suo scompartimento, A. Jaffe sta leggendo tranquillamente la Bibbia. Una porta si apre ed irrompe il secondo Investigatore)

JAFFE        - (Alzando lo sguardo) Sì?... Ho da fare, non posso riceverla ora.

INVESTIGATORE 2. - Ah, sì? Che cosa sta facendo?

JAFFE        - (Seccato) Sto leggendo la Bibbia.

INVESTIGATORE 2. - (Forte) Eccolo. Correte tutti. (Si avventa su Jaffe.

JAFFE        - (Divincolandosi) Ma che significa? Aiuto! Owen! Oliver!

INVESTIGATORE 2. - No. Voi no. (Forte) L’ho preso!

                            (Il Capotreno, Flannagan, l’Inserviente e il primo Investigatore arrivano di corsa)

JAFFE        - Arrestate quest’uomo, mi ha aggredito!

CONTROLLORE - Mio Dio! Lasciatelo stare. È Oscar Jaffe!

JAFFE        - (Chiamando) Oliver! Owen!

O’MALLEY - (Facendosi largo a forza) Ma che diavolo succede… (Pronto a tener testa a tutti)

JAFFE        -Ammazza quel ruffiano, Owen. Stava per strozzarmi…

CONTROLLORE - (Agli Investigatori) Qua è tutto a posto, signori. Avanti, cercate altrove. (a Jaffe, mentre entrano Oliver e Lily) Perdoni l’equivoco, signor Jaffe. C’è un pazzo sul treno… (Gli Investigatori escono… O’Malley li segue) Mi dispiace - e stiamo cercando di farlo scendere.

JAFFE        - Un pazzo… molto interessante.

CONTROLLORE - Un certo Clark. Aveva lo scompartimento D in questa carrozza, ma si è nascosto - ci ha seminati. È tutto a posto, signorina Garland. È innocuo. Non deve preoc-cuparsi.

JAFFE        - Clark? Quale Clark?

                            (O’Malley scompare nel corridoio)

SCENA 2.

All'alzarsi del sipario si sentono le note di "Valencia". È quasi mezzanotte. Il sipario si alza sugli scompartimenti A e B. Nel B, Max Jacobs è seduto e fuma, mentre George, in piedi, li osserva entrambi dalla porta di destra comunicante con lo scompartimento di Sadie) 

JACOBS    - La lasci stare. Che finisca di leggere la commedia. Si sieda e si rilassi. (George risale al centro, evidentemente non è del suo umore migliore, sospira e si siede. Jacobs continua) Sa, a New York ho avuto come un presentimento; mi son detto, "Max Jacobs, prendi al volo quel treno". (Ridacchia sarcasticamente) Ah! Lei sarebbe un agente! Voglio dirle una cosa. Se Jaffe riuscisse ad averla di nuovo in uno spettacolo lei la perderebbe, e la perderei anch'io. Li conosco tutti e due. Eccola.

LILY           - (Con un copione in mano) Sta per morire. (Tremula) Oh, è meravigliosa. (Incomincia a recitare leggendo il copione, facendo suo il personaggio. Il "personaggio" tra parentesi è sul letto di morte) "Che cosa c'è da vivere, che io non ne abbia avuto già fin troppo? Gettate dalla finestra tutte quelle inutili medicine. Vorrei che questa stanza somigliasse a quella cui ero abituata".

                            (Si abbandona a un rapido monocorde monologo, leggendo la parte del protagonista maschile mormorando, come se non avesse alcuna importanza per lei)

                   "Jimmy: No... Maledizione. No, perdonami... Non lo sopporto. Per l'amor di Dio, eccetera eccetea eccetera..."

                            (Con voce vibrante, tornando alle proprie battute)

                   "Amore".

                            (Riprende a mormorare le battute del presunto partner)

                   "Jimmy: lo ti amo... Ti amo. Nessun'altra ha mai rappre-sentato nulla per me. Dimmi che mi credi eccetera eccetera eccetera" (Di nuovo con la sua voce di "attrice") "Povero ragazzo".

                            (Mormora la battuta di "lui")

                   "Jimmy: Sei tutta la primavera del mondo. Tu sei eccetera eccetera eccetera. Ti adoro eccetera eccetera eccetera". (Di nuovo la sua voce di "attrice" vibra) "Apri la finestra".

                            (Mormora ancora le battute di "lui")

                   "Jimmy: No, no, non puoi morire. Tienimi forte. Lascia che io eccetera eccetera eccetera".

                            (Con la propria voce)

                   "Oh, sta piovendo. Pioggia... che cade dolcemente, e un cuore triste che chiama... Jimmy, come diceva la poesia?"

                            (Queste sono le sue ultime parole nella commedia di Maugham. Mormorandole, lei "muore" dove si trova. La sua mano cade, il braccio cade, il copione cade; dopo una pausa guarda attonita Jacobs come se non si fosse ancora ripresa dalla sua "morte")

                   Che morte perfetta. Semplicissima. Quella domanda struggente sulla poesia...

JACOBS    - Te l'immagini, quando la pronunci a mezza bocca?

LILY           - (Per la prima volta piangendo) Sono anni che non provavo tanta commozione. Beh, George... (Con un improvviso sogghigno, agitando il manoscritto e guar-dando arrabbiata George) C'è un amante per te. Lui sa, ama, Lui capisce.

GEORGE   - Fa semplicemente schifo. Uno con tre donne - amore perfetto, eh?

LILY           - (Con tono stanco) Guardatelo, che faccia da borghese.

GEORGE   - (Arrabbiato) Oh. Mi pareva che avessimo fatto la pace.

LILY           - Vieni qui, tesoro. (Egli si avvicina, lei posa le labbra sul collo di lui)

JACOBS    - Allora, che cosa decidi? Incominciamo le prove o no?

LILY           - Sento che la commedia è stata scritta per me. È proprio la mia vita. Ma la fine del secondo atto deve essere cambiata. Lo sai. Sono io che devo fare la tirata finale su sua moglie e i bambini, non Jimmy.

JACOBS    - D'accordo, dirò a Somerset di cambiarla. Senti, tesoro, domani appena scesi dal treno andremo dritti dall'avvo-cato a fare il contratto.

                            (Il sipario si chiude sullo scompartimento B, e si apre sull’A. Qui Jaffe sta parlando con l’Inser-viente)

JAFFE        - Gliel'ha detto?

INSERVIENTE - Sissignore. Gli ho detto che lei ha detto che è questione di vita o di morte.

JAFFE        - Bravo.

                            (Suona il campanello. Entrano Webb e O'Malley. Jaffe prende una pistola dalla borsa sotto il sedile, l'avvolge nel fazzoletto, quindi ripone pistola e fazzoletto in tasca)

O'MALLEY - Le guardie del corpo, Sire. Con le loro cornamuse.

JAFFE        - (Sottovoce) Siete tutti e due ubriachi, vero?

WEBB        - (Si siede a sinistra; O'Malley a destra. ringhioso) Sobrio o non sobrio, sono qui, no?

O'MALLEY - Senti, O.J., non sono dell'umore da sopportare tante recriminazioni.

JAFFE        - Non vi terrò a lungo, Owen. Solo qualche parola.

WEBB        - (Con rabbia improvvisa) Non c'è altro da dire. Ho mangiato polvere e ho strisciato con la faccia a terra fino a star male! Per Dio, ho anch'io il mio orgoglio! (Fa uno starnuto) Lo vedi, il colpo di grazia: polmonite!

JAFFE        - È una caratteristica della mia carriera che nei momenti cruciali della mia vita io debba essere affiancato da due ubriaconi incompetenti.

                            (Jaffe tira fuori dalla tasca della vestaglia un fazzoletto e la pistola cade per terra. La prende. Webb si alza, cerca di impadronirsene)

WEBB        - Ehi, che cos'è?

JAFFE        - (Solleva lentamente la pistola e la considera con una occhiata triste) Scusate, non volevo che la vedeste.

WEBB        - (Roco) Dammela. (Jaffe respinge Webb sul sedile)

JAFFE        - Vedo che avete immaginato perché vi ho chiamati. (Abbassa la voce, con tenerezza)

                   Sì - per dirvi addio...

WEBB        - Owen - ha una pistola.

JAFFE        - Shhh. Sta dormendo. (Si rivolge a Webb) Tipico degli irlandesi. Nelle emergenze spariscono...

O'MALLEY - (Scuotendosi con rabbia dalla sbronza e dal sonno) Senti, tu, disgraziato Semita. Sono stato spellato vivo quaranta volte sotto la tua bandiera.

WEBB        - Lasciamo perdere le questioni personali, Owen. Non mi piace aggredire un uomo per la sua razza.

O'MALLEY - Come quelli come te e la tua manica di pazzi.

WEBB        - Lascia perdere, Owen. Questa ormai è una faccenda chiusa.

JAFFE        - Ricordate il giorno non lontano in cui io ero Oscar Jaffe?

WEBB        - (Lamentoso) Senti, piantala, per favore!

JAFFE        - (Con la pistola in grembo) Fuori del mio ufficio c'era la fila delle celebrità. Ministri...

O'MALLEY - Non voglio sentire una sola parola, Oscar, se non metti via quell'arnese.

WEBB        - Sì, porca miseria. Comportiamoci da persone mature.

JAFFE        - Sono certo che soffrirete per un po', ma... meglio così. (Alza la voce) Ieri, Oscar Jaffe, il Mago di Broadway. Domani - uno stupido vecchio fallito a caccia di un posto alle prime degli altri impresari. (Più sottovoce) Non vorreste vedermi ridotto così, vero ragazzi? (Un fischio del treno) Vi ricorderete di me, ogni volta che sentirete questo rumore sibilante nella notte.

O'MALLEY - Sciocchezze!

                            (Webb e O'Malley si avviano verso la vettura panoramica)

WEBB        - Non sopporto più gli scherzi.

                            (Ha attirato O'Malley verso la porta; voltandosi, coi nervi a fior di pelle, guarda Jaffe) hai fatto di me un alcoolizzato. (Esce; Jaffe tiene la pistola in mano e parla con molto sentimento)

JAFFE        - Addio. (Webb istericamente attira O'Malley fuori della porta. Jaffe prende la pistola. Clark apre la porta della toilette) Pallido messaggero di morte - gelido passaporto per il paradiso o l'inferno.

                            (Il sipario si apre sulla vettura panoramica. Il treno fischia. Il sipario si chiude sull'A; entrano O'Malley e Webb)

WEBB        - (Avvicinandosi a un sedile) Non preoccuparti. Sta recitando. Andrebbe avanti per tre settimane se gli stessimo davanti. (Fischio del treno)

O'MALLEY - (Ebbro) Hai sentito quel che diceva. Non mi piace punto.

WEBB        - Spararsi! (Sedendosi) Ah! Quello ci sotterrerà tutti quanti. Fanno sempre così. (Fischio del treno)

O'MALLEY - È una nottataccia piena di suoni inquietanti.

                            (si sente uno sparo)

                   Che cos'è stato?

WEBB        - (Istericamente) Accidenti! (Jaffe si precipita nella vettura panoramica, inseguito dal signor Clark che brandisce una pistola)

JAFFE        - Mi ha sparato! È stato lui. Il pazzo.

CLARK      - Chiedo scusa.

                            (O'Malley e Webb afferrano Jaffe e lo guidano verso il sedile. Egli vi si lascia cadere)

O'MALLEY - (Rivolto a Clark) Mi dia quella pistola!

WEBB        - (Chino su Jaffe) Dove ti ha colpito?

JAFFE        - Non lo so. Sto sanguinando.

CLARK      - L'ho fatto per legittima difesa. Aveva la pistola in mano e la teneva puntata contro di me. Era questione di vita sua o mia.

WEBB        - Vado a chiamare il dottore... Non muoverti. (Si preci-pita fuori)

JAFFE        - (Mormorando) Owen, io avevo la pistola e la stavo puntando contro me stesso, e lui me l'ha strappata di mano e mi ha sparato. Il colmo dell'ironia. Ammazzato da un pazzo.

CLARK      - È stata legittima difesa.

O'MALLEY - Silenzio.(Sistema un cuscino. A Jaffe) Ora non muoverti. Senti, Oscar. Haibisogno di qualcosa? Un rabbino o qualcosa...?

JAFFE        - No. Niente preghiere. Mi difenderò da solo davanti al mioDio...

O'MALLEY - (isterico, a modo suo) Non parlare così. Nessuno ti fermerà. Tirialzerai, come un vecchio leone ferito. Conterò fino a nove, e al nove ti rialzerai. Faccisentire ilvecchio grido di guerra di Jaffe...

WEBB        - (Entrando di corsa) Ho chiamato ilDr. Johnson. Viene subito. Come sta? Respira?

                            (Clark si insinua per dare un'occhiata alla sua vittima)

                   Tienilolontano da lui!

O'MALLEY - Stia alla larga, o l'ammazzo!

CLARK      - Signori, è stato un malinteso...

JAFFE        - Oh, non lasciatemi solo, proprio ora...

O'MALLEY - No, no...

WEBB        - Qualunque cosa al mondo tu voglia - lo farò...

                            (Entra Flannagan)

FLANNAGAN - Dov'è?

                            (Seguono i Barbuti in vestaglia di flanella)

BARBUTO 2 - Che cosa è successo?

WEBB        - Non lifar accostare.

BARBUTO          - Maestro! (Appare Lockwood)

O'MALLEY - Tutti fuori.

CAPO CARROZZA - (Facendosi strada, seguito dal Dr. Johnson) Ecco ildottore.

WEBB        - Presto, dottore - sta morendo.

                            (Il sipario si apre sugli scompartimenti A e B. Flannagan spinge i Barbuti nell’A dove c’è anche Anita)

BARBUTO 1 - Maestro! Maestro!

FLANNAGAN - State qui.Non ingombrate ilpassaggio.

BARBUTO 2 - Lui nostro amico.Noiavere un contratto.

LOCKWOOD - (Entra in A) Che c'è? Che cosa è successo?

ANITA       - Chi gli ha sparato?

CAPO CARROZZA - Tutti indietro. Tenete libero il passaggio.

                            (George sta sulla porta del B, ascoltando il Controllore. Gente che corre avanti e indietro nel corridoio. Lily, in vestaglia, entra nel B dal C)

LILY           - George, che cos'è successo?

GEORGE   - Un incidente. Non so. (Max entra in B dal corridoio) LILY - Max, che c'è?

MAX          - Hanno sparato a Jaffe.

LILY           - Cosa?! (Grida) Oh, mio Dio! (Si precipita affannosa-mente verso la porta)

MAX          - (Fermandola) No - resta qui - non muoverti - tanto non puoi far nulla.

                            (Il sipario si chiude sul B. il Barbuto 1 è seduto al centro. Lockwood ed Anita a sinistra. Il Barbuto 2 a destra)

BARBUTO 1 - Maestro! Maestro!

BARBUTO 2 - Nostro contratto! Noi non ancora firmato.

BARBUTO 1 - Noi niente mangiare.

                            (Entra Flannagan, spingendo Clark davanti a sé) ANITA       - Come sta? È morto?

FLANNAGAN - (A Clark) Bene. Lei resti qui.

CAPO CARROZZA - Tienilo d'occhio, Flannagan.

FLANNNAGAN - Ci penso io, non dubiti.

CLARK      - Ora non crederanno più che sono innocuo.

                            (Va verso la panoramica; il Controllore spinge indietro i passeggeri e scompare nel corridoio)

CONTROLLORE - (Sulla porta dello scompartimento A) State indie-tro, vi dico. Tenete libero il passaggio.

                            (Il sipario si chiude sull'A. Durante la scena che segue si sente un mormorio contnuo venire dal corridoio, per dare la sensazione che quelli fuori non ascoltano la conversazione nella vettura pa-noramica. Il Dr. Johnson sta completando la fasciatura della ferita di Jaffe. O'Malley e Webb ansiosi stanno accanto a lei, fornendole l’assi-stenza)

JOHNSON           - Capita spesso. Molta paura ma nessun danno.

WEBB        - Allora non è una cosa seria.

JOHNSON           - Una ferita superficiale.

JAFFE        - Ma che dite?

WEBB        - È l'avventura peggiore che mi sia capitata. Mi dia qualcosa da bere, dottore.

                            (Il vocio dal corridoio aumenta)

CONTROLLORE - (fuori scena, nell'A) State indietro, vi dico. C'è il dottore. Si sta facendo tutto il possibile.

JOHNSON           - Se ne torni a letto - domattina sarà come nuovo.

JAFFE        - Un momento - ho un'idea - Dottore, voglio fare un piccolo scherzo. Lei può aiutarmi. So che lei ha il senso dell'umorismo. L'ho capito leggendo quel magnifico testo, "Giovanna d'Arco" che ho praticamente deciso di produrre.

JOHNSON           - Davvero? Cosa vuole che faccia?

JAFFE        - Stia seduta qui e mi guardi senza dir nulla. Oliver, dov'è il contratto di Lily?

WEBB        - Eh?!

JAFFE        - Il contratto. Lo firmerà. È un'idea straordinaria.

O'MALLEY - O.J., basta con le ragazzate...

JAFFE        - No. Lei mi ama - l'ho capito da come gridava. Devo far leva sul suo amore. Farla rinsavire. Ragazzi - è l'ultima cosa che vi chiedo - andate - ditele che sto morendo - ma senza esagerare -

O'MALLEY - (Uscendo) Aspettate - vado a prendere la sua Bella - è una Produzione Jaffe.

JAFFE        - Metti quella sedia al centro. No. Un po' più di lato, e sistema le luci.

VOCE DEL CONTROLLORE - Indietro. Nessuno può entrare.

VOCE DI O'MALLEY - È lei. È tutto a posto, il signor Jaffe vuole vederla. È la sua ultima volontà. Fate largo a Miss Garland.

WEBB        - Lasciateli passare.

                            (Lily e O'Malley entrano)

LILY           - (Piangendo) Oscar...

JAFFE        - Chi è?

OWEN       - È Lily.

JAFFE        - Falla venire vicino a me...

LILY           - Sono qui. Oh, mio povero Oscar. Mio caro amico. Che

                   cosa vedo! Oh, parlami, dirnrni qualcosa. Mi sembra di impazzire.

WEBB        - Il dottore dice che gli ha trapassato il cuore. Non può parlare molto.

                            (Webb si inginocchia a sinistra di Jaffe. Lily si è avvicinata al capezzale di Jaffe; si inginocchia a destra di lui. O'Malley si inginocchia a destra di Lily)

JAFFE        - Chi è che piange?

LILY           - La tua amica - Lily Garland...

JAFFE        - (Agonizzante) Lily - Lily. Dov'è la tua mano. Dammi la mano...

LILY           - (dandogli la mano) Perché l'hai fatto? Perché hai fatto una cosa simile?

JAFFE        - È meglio per tutti, Lily. Non era rimasto altro da fare. Tutti se ne sono andati. Quelli che amavo e di cui avevo bisogno… Si sta facendo buio. Resta ancora un po'.

LILY           - Sì, è vero. Ci hanno costretti a farlo.

                            (O'Malley accarezza la testa di Lily, che piange

                            istericamente)

JAFFE - Cara, adorabile Lily. Niente lacrime, ti prego. Non è colpa tua. Avrei solo voluto vederti ancora un po', tenerti ancora una volta. Oliver...

OLIVER     - Sì.

JAFFE        - Dov'è il contratto? L'ultimo, che avevo preparato per Lily Garland.

WEBB        - Eccolo.

JAFFE        - Mi sentite, ragazzi? Voglio che lo seppelliate con me, una volta morto. posatelo sul mio corpo, vicino al cuore, quando avrà finito di battere...

LILY           - No, no , no.

JAFFE        - Dov'è?

                            (O'Malley indica tre volte Lily, poi una quarta volta, facendogli capire di non caricare la dose)

                   È ancora qui?

LILY           - Sono qui. Accanto a te.

JAFFE        - Oh, com'è triste morire qui. In un posto così anonimo. Avrei voluto che fosse successo in teatro - tra la polvere e i suoni che amavo. Oliver...

WEBB        - Sì?

JAFFE        - Dov'è il contratto?

WEBB        - Eccolo.

JAFFE        - Chiedile se vuole scriverci sopra il suo nome.

WEBB        - Via, Lily! È la sua ultima volontà.

LILY           - Sì, sì, dammelo.

WEBB        - Eccolo.

                            (O'Malley apre la penna)

O'MALLEY - Eccoti la penna.

                            (Le porgono il contratto. Lily lo firma)

JAFFE        - Presto, presto. Dammelo, finché posso ancora vederla. Voglio vedere il suo nome sul contratto. Sarà il mio monumento.

VOCE DI JACOBS - Fatemi entrare. Sono Max Jacobs. Ho portato con me il dottore. (Irrompe)

JAFFE        - (Stringe a sé il contratto e si lascia cadere indietro) Arrivi troppo tardi, Max Jacobs.

BREVE SIPARIO

VOCE ALTOPARLANTE, - La Ventesimo Secolo Limited annuncia l'arrivo sul binario 27, all'ora prevista.

SCENA TERZA

Fuori della portiera del Ventesimo Secolo la grande Stazione Centrale. Due facchini stanno davantl alla portlera, insieme con unn addetto della Stazione. Due Facchini entrano dal centro e da sinistra, seguiti dall'uscita di un passeggero. Entra il controllore)

ADDETTO - Sono scesi tutti, Fred?

CONTROLLORE - Tutti, tranne qualche celebrità - sono sempre gli ultimi, quelli.

ADDETTO - Avete fatto buon viaggio?

CONTROLLORE - Con Livingstone attraverso l'Africa Nera non sarebbe stato peggio. (Esce da sinistra, e l'Inserviente, Lockwood e Anita escono dalla portiera)

LOCKWOOD - Su, sbrighiamoci. È meglio arrivare con carrozze separate, in albergo.

ANITA       - Nessuno fa caso a queste cose, a New York. Mio Dio! (Escono)

Dr.JOHNSON - (All'Addetto) Sono il dottor Johnson. Dov'è la sedia a rotelle che avevo ordinato per il mio paziente?

CRONISTA - (Ai fotografi) Ecco Lily Garland. (Spunta Lily con Sadie) Salve, Miss Garland. Ecco la diabolica stampa…

LILY           - Oh, salve! Sono felice di essere di nuovo a New York. Questa città meravigliosa... e tutti i meravigliosi abitanti di New York, quanto li amo!

CRONISTA - Davvero, lei che ci dice di Hollywood?

LILY           - Preferisco non parlarne. Potrebbe venirmi la voglia di tornarci e fare un altro film. Oh, ecco il signor Jaffe.

CRONISTA - Che gli è successo?

LILY           - Solo un piccolo incidente. Va in ospedale per un periodo di riposo.

                            (Jaffe viene spinto sulla sedia a rotelle. È affian-cato da O’Malley e da Webb. L’Inserviente spinge la sedia)

WEBB        - Io vado da Chatam and Phoenix… ci vediamo più tardi.

                            (Esce precipitosamente da sinistra. Un Inserviente va con Webb)

CRONISTA - La stampa, signor Jaffe.

JAFFE        - Salve, ragazzi. Beh, Lily vi ha dato la bella notizia?

LILY           - Sto di nuovo con Jaffe.

FOTOGRAFO - Bene così. Un po’ più vicini, prego…

FOTOGRAFO 2. - Gli metta un braccio sulle spalle, signorina Garland.

LILY           - (Si mette in posa mentre parla) Povero Oscar, ti senti meglio, stamani?

FOTOGRAFIO 2. - Fermi così… (Scattano le foto)

CRONISTA         - Di che cosa soffre, signor Jaffe?

JAFFE        - Dolori, dolori, ragazzo mio. Dolori naturali per sovraf-faticamento mentale.

FOTOGRAFI - Ancora un sorriso, prego… fermi…

                            (Jaffe aggrotta le sopèracciglia. Lily si mette in posa. Viene scattata un’altra foto)

JACOBS    - (Entra di corsa con George) Tutto sistemato, Oscar, c’è l’ambulanza.

JAFFE        - Quale ambulanza? (a George) Non ho tempo per gli ospedali. (a Jacobb) Produco una commedia di Somerset Maugham - o i contratti non significano nulla, per te?

LILY           - Ma tu stai male, Oscar. Finirai per ucciderti.

JAFFE        - Che importa? La commedia deve andare avanti. A teatro!...

O’MALLEY - (A George e a Jacobb) Fatevi da parte, tutti- (Spinge la sedia a rotelle) D’Artagnan cavalca ancora.

JAFFE        - A teatro. (Lily si siede sul bracciolo della sedia- George rimane a guardare, torvo, e Jacobb getta per terra il sigaro)

SIPARIO

FINE DELLA COMMEDIA