VERBA MANENT
Ovvero: l’inventore di proverbi
di Gennaro Castaldo
(posizione SIAE 98720)
Personaggi:
Andrea Ferrante - Padrone di casa, salumiere, normale e tipico padre di famiglia
Amelia - Moglie di Andrea, tipica casalinga, non molto colta.
Fulvio - Figlio dei due, laureato, disoccupato, creatore del nuovo mestiere di
inventore di proverbi.
Diana - Fidanzata di Fulvio, lo sostiene in questa sua avventura.
Tommaso - Amico di Fulvio, anch'egli disoccupato
Pasquale Papillon - Camorrista e usuraio
Ispettore Silvia Spada - Si presenta come Irina, travestendosi da donna delle pulizie.
Atto I
Interno. Salotto di una casa della media borghesia. Arredamento solito. Un divano centrale con un tavolino antistante. Una boiserie sullo sfondo. A destra di questa un uscio. A destra della scena l’entrata. Verso sinistra l'accesso ad altre zone della casa.
Entra Andrea Ferrante un signore di mezza età, e va a sedersi sul divano sfogliando un giornale.
Andrea – Ecco qua… guarda…guarda… sempre le stesse storie… aumentano acqua,
luce e gas… il petrolio sale e la benzina subito lo segue a ruota… quando
però il petrolio scende la benzina lo abbandona al suo destino…. È proprio
una metafora della vita…come faceva quella canzone ? Ah, sì : (canticchia)
Nobody loves you when you’re down and out… nessuno ti ama più quando
stai messo male… quando finisce il fascino del denaro comincia la chirurgia
plastica dell’indigenza.Cerchi in qualche modo di apparire sempre lo stesso,
ti arrabatti, mantieni lo stesso tenoredi vita per qualche tempo… ma poi alla
fine il silicone si scioglie e appari per quello chesei… e nessuno vuole essere
quello che è, né vuol stare vicino a qualcuno che glieloricordi. Comunque…
ormai abbiamo toccato il fondo e possiamo solo risalire… io però il
bicchiere lo vedo sempre mezzo pieno, anzi stracolmo… con l’acqua che
tracima incessante dal bordo….acqua, acqua dappertutto!
Amelia – (fuori campo) Andrea, qua c’è acqua dappertutto…..
Andrea – Lo so… lo so… è il mio atteggiamento positivo…è il bicchiere mezzo
pieno…anzi, tutto pieno! Una marea di acqua ottimistica che travolge le
negatività del mon...
Amelia – Ma quale bicchiere e acqua ottimistica…è la lavatrice! La lavatrice sta
travolgendo la negatività del pavimento con la sua acqua! Come al
solito….dobbiamo chiamare il tecnico…
Andrea – Ma quale tecnico… adesso ci penso io. L'aggiusto io...(fa per alzarsi)
Amelia – (entra) E no, eh! Adesso basta. E’ la quarta volta in un mese che
l’aggiusti. L'aggiusti.... diciamo così… e io mi ritrovo sempre con lo
stesso problema.
Andrea – Non ti preoccupare, questa volta so dove mettere le mani… adesso prendo
il cacciavite e sistemo tutto... quella è l'arma che sconfiggerà il nemico
(si dirige indomito verso la cucina)
Amelia – (inseguendolo) Andrè…questa è l’ultima volta, che affronti il nemico, hai
capito? Poi o chiami la cavalleria, cioè il tecnico, oppure cambiamo
proprio il nemico... cioè la lavatrice. Hai capito? (esce)
Dal lato opposto entra Fulvio, figlio dei due, con un computer portatile in mano. Si siede dove prima stava il padre, appoggia il PC su un tavolino e lo apre. Ha un atteggiamento pensoso, concentrato.
Fulvio - (parlando tra se) No…no…questo già è stato detto… devo trovare qualcosa
di nuovo, originale.... diverso… ci vuole un'idea per sottolineare che...
forse se... Ecco: “Chi vede un bel sole sa già cosa vuole.” Eh?
Non è male…beh, insomma….proprio bellissimo non è…. Però ha qualcosa
che… non vincerà il Nobel però... ma sì, ce ne sono di peggiori in giro, no?
Mettiamolo insieme agli altri. Lo inserisco nella categoria... categoria... boh?
Vabbè... una a caso.... Ecco qua, salva con nome….. (preme alcuni tasti sul
pc) Fatto. Eh, guarda quanti ne ho... una miriade di cartelle... di files...
Aspetta…aspetta… me ne è venuto in mente uno fantastico… (scrive)
Andrea – ( rientra con un cacciavite in mano cercando qualcosa nel cassetto di un
mobile e si avvede della presenza del figlio)
E io lo sapevo…dove potevi stare tu? Davanti a quello stramaledetto
computer. Ma che ci fai lì davanti per ore ed ore? Almeno studiassi…
Fulvio – (sempre intento al computer) Già dato… ti ricordo che ho una laurea.
Andrea – Una laurea…già, bella laurea… più che un 'corso' di laurea hai fatto
un'autostrada di laurea...
Fulvio – Ma dove le pigli? Hai il gene della comicità, lo sai? Ci ho solo messo un pò
più del previsto perchè...…
Andrea - Un po' di più? Un po' di più? Ci hai messo dieci anni per un corso che ne
prevedeva quattro…!
Fulvio - A me piace approfondire le cose.
Andrea – Ah, sì? Ti sei laureato in Subacqueologia Applicata per caso? hai
approfondito le cose fino a quanti metri sotto il livello del mare?
Fulvio – (si volta verso il padre) Quanto sei simpatico…. Lo sai che sono laureato in
Lettere Moderne…
Andrea – Eh no! No... ti sbagli, quando ti sei iscritto erano moderne, adesso sono
diventate antiche…Fai parte dei Classici tu!
Fulvio – Ma insomma, cosa vuoi da me! Eh, cosa vuoi?
Andrea – Voglio che ti trovi un lavoro! Uno qualsiasi… basta che esci da casa e ti
guadagni da vivere. Hai capito?
Fulvio – E ricominciamo con la stessa storia…lo sai che ci ho provato.
L’insegnamento è chiuso, supplenze zero, niente neanche nelle scuole
private… Prima c'è stata la Gelmini che ci ha messo del suo… poi la
Giannini con l'obbligo di trasferimento se no sei fuori... tutte quelle che
finiscono in 'ini' portano male evidentemente. Ci manca solo che nominino
ministro dell'istruzione Salvini e stiamo a posto. Si porta il Trota a fare
il viceministro e tutto si risolve!
Andrea – Sì, prenditela sempre con gli altri tu. Ma almeno una volta facevi delle
ripetizioni, dei doposcuola…
Fulvio – Per carità non me ne parlare nemmeno… fare lezione a quelle teste di
legno… non capivano la differenza tra un condizionale e un congiuntivo…
per loro il congiuntivo era uno che aveva una malattia degli occhi. Non ti
dico poi la letteratura… che scempio! Una volta chiesi a uno di loro : in
quanti canti è divisa la Divina Commedia? e quello sai cosa rispose? :
“Pressò…non conosco la compilation!!”
Andrea - Ma non saranno mica tutti così, no? E poi un insegnante deve avere
pazienza... piegarsi alle esigenze degli studenti...
Fulvio - Piegarsi si... ma non essere fatto a pezzi! Oggi non puoi rimproverare
nessuno... se ti va bene, il ragazzo ti risponde in malo modo. Se ti va male te
la devi vedere pure con i genitori che vengono a difendere la loro povera
creatura innocente...
Andrea – E va bene, allora vorrà dire che mi aiuterai in salumeria.
Fulvio – Ma tu sei pazzo! Io ho studiato e…
Amelia – (rientra e da man forte al figlio. )
Ma tu sei pazzo! Quello ha studiato e tu lo vuoi mettere a tagliare il
salame? Eh, già... mo' uno laureato si mette a tagliare il salame e il
provolone...
Andrea – (sarcastico) Per carità…. Ci mancherebbe altro… ma no... ma no... prima di
tutto lo facciamo entrare in negozio su di un tappeto di alloro. Poi usando
carta intestata gli facciamo solo incartare i pacchetti. Quelli più delicati
ovviamente... Infine su ognuno lui scrive una poesia in rima baciata, da
regalare ai clienti. Che ne dici Leopardi? Magari potresti iniziare con 'Il
sabato nel formaggio' eh?
Amelia - E quanto sei simpatico! Ma perchè non ti metti a scrivere battute per i
comici? Vai a Zelig o a Made in Sud, sicuramente spopoli. Ma non ti
stanchi mai di parlare? Una voce 'abbrucata' ogni tanto... nu' poco 'e male
'e gola un giorno si e uno pure... no?
Fulvio – Macchè… per lui io sono come benzina. Quando mi vede prende energia e
spara a raffica.
Andrea –(agitando minacciosamente il cacciavite) E io sul serio dovrei sparare a
raffica… proiettili veri però! Non parole e basta.
Amelia – (allarmata si para tra lui e il figlio) Né Andrè...ma tu stessi impazzendo?
Posa quell’arma. Prima di fare una pazzia... posa quell'arma!
Andrea – (guarda il cacciavite che ha in mano) Ma quale arma , io stavo solo…
Amelia – Aahhhh.... Mò capisco quello che si sente per televisione…. Quello stava
bene… era normale… sembrava una persona educata… mai nessun
problema....e poi all’improvviso… chi l’avrebbe mai immaginato...
Fulvio – (nascosto dietro la madre) Mai nessun problema.... all’improvviso….chi
l’avrebbe immaginato…
Andrea – Ma all’improvviso che…? Immaginato cosa? Di che farneticate?
Amelia – Un raptus…. un attimo di pazzia...
Fulvio – Un raptus… la pazzia....
Andrea – Un raptus? Io? La pazzia...?
Amelia – In un momento di follia ha ucciso la moglie… il figlio… la suocera e il
gatto!
Fulvio - …e il gatto!
Andrea – Amè…ma tu veramente fai? Ma tu pensi che avrei bisogno di un raptus per
farvi fuori? Il raptus viene a chi è sano di mente e improvvisamente
impazzisce… a me lo stato di pazzia è latente.... è costante…al massimo
potreste farmi rinsavire, farmi tornare normale e allora….
Amelia- (rincuorata) E allora non faresti mai una cosa del genere. È vero?
Fulvio – (fa capolino)….è vero?
Andrea – Ma tu stai leggendo qualche libro di Eco? Ripeti le cose continuamente?
Stavo dicendo… in questo mare di pazzia che voi mi create, io potrei solo
trovare un’isola di sanità mentale e…
Amelia e Fulvio - E…?
Andrea : E tornare sano di mente. Appunto.
Amelia e Fulvio : (con sollievo) Ahhhhh....
Andrea - Così potrei uccidervi consapevolmente!! (esce verso la cucina)
Amelia – Non lo ascoltare, bell’è mammà…piuttosto, oggi ne hai scritto qualcun
altro? Qualche nuova idea….
Fulvio – Si…qualcosa mi è venuto in mente, ma ancora non ho trovato quella che mi
farà diventare milionario. Ma tu ci pensi…. Se riesco a farne girare anche
uno solo….. potrei finalmente dire addio a tutta questa continua
umiliazione….
Andrea – (rientrato senza essere visto, ascolta)
Fulvio : Potrei entrare e dire a papà, ecco guarda quanto ho guadagnato! Altro che
prosciutti e mortadelle...
Amelia – Ma sicuro che ce la farai… serve solo la costanza e l’impegno…ci devi
credere…Anche quello là, come si chiama… quello che si è messo in un
garage e ha inventato il coso... il bovindo….
Fulvio – Il bovindo? Il balcone… la veranda…. Mamma, ma che stai dicendo?
Amelia – Si…quello che ha inventato il bovindo e poi è diventato l’uomo più ricco
del mondo. Come si chiama…Bigliett… Bighett….
Fulvio – Bigliet…? Bighett...? Ah, Bill Gates! Quello che ha inventato Windows! Il
bovindo... Eh, magari…
Amelia – Esatto…ti faccio vedere che farai come lui. Diventerai il Bigl…Big….
Fulvio – Bill Gates!
Amelia – Esatto…il Bill Gates Italiano!
Andrea – (rimasto in silenzio e non visto fino ad allora li fa sobbalzare) E io lo
sapevo…. Lo sapevo che la colpa doveva essere di qualcuno… La demenza
si eredita in linea diretta…. diretta dalla madre, non c’è niente da fare… ma
come? Tu paragoni nostro figlio a Bill Gates? Va bene che ogni scarrafone è
bello ‘a mamma soja…. però tutto ha un limite!
Amelia – Ma perché che cosa tiene di più a mio figlio 'sto Bill-come-si-chiama?
Andrea – Che cosa tiene? Tiene che non aveva nemmeno diciott’anni quando si è
fatto i miliardi.
Amelia - …e nostro figlio li farà a trenta!
Fulvio – Esatto! Del resto li ho appena compiuti trent’anni….
Andrea – Si, ma tu non farai i miliardi, al massimo potrai fare i bigliardi… se impari
come si fa. Se no ti metti a fare le stecche. E quelle sicuramente ti riescono
meglio…
Fulvio – Mamma, ma tu lo senti? E’ il modo di trattare un figlio? Scoraggiarlo
continuamente… tarpargli le ali… prenderlo in giro… non avere alcuna
fiducia….
Andrea – Ma fiducia in che? In che? Cosa mai potrai fare che ti può far guadagnare
miliardi ?
Fulvio – Io creo!
Amelia – Lui crea!
Andrea- Noi creiamo…essi creano. Abbiamo finito la coniugazione? Ma crei che
cosa?
Fulvio – Ecco…io creo…io creo…
Amelia – E diglielo…non avere paura, che se si mette a ridere lo mando dal dentista!
Fulvio – Io creo proverbi!
Andrea – Tu che fai?
Fulvio – Creo proverbi…li invento.
Andrea – I proverbi?
Amelia – Hai bisogno dell’apparecchio acustico? Ha detto proverbi!
Andrea – Ci sento benissimo…io! Qua dentro quelli che non 'si' sentono bene siete
voi. Ma ho capito bene? Tu crei i proverbi? E quando mai s'è vista una cosa
del genere?
Fulvio – Appunto! E' una cosa a cui non ha mai pensato nessuno. E' originale.
Amelia - Mio figlio è sempre stato originale...
Andrea - Tale e quale 'a mamma....
Fulvio : Ma ti sei mai chiesto chi inventa i proverbi?
Andrea – Come sarebbe a dire chi inventa i proverbi?...ma non li inventa nessuno!
Sono saggezza popolare… cose che accadono e a cui viene associata una
frase, un modo di dire… Chi dorme non piglia pesci, per esempio…mica
c’era uno che andava a pesca e si addormentava, tornando a casa sempre a
mani vuote? (poi sarcastico) Probabilmente era un laureato di trent’anni che
invece di cercare un lavoro perdeva tempo con i proverbi…per esempio. Uno
che era molto originale....
Amelia – Ma qualcuno deve pur averlo detto una prima volta. Qualcuno deve averlo
creato, no? Poi gli altri lo hanno sentito, gli è piaciuto e hanno cominciato a
ripeterlo, no?
Andrea – Ma quando mai. I proverbi nascono per gemmazione spontanea…stanno
nell’aria e vengono usati…. Non li inventa nessuno!
Fulvio – E io qui ti volevo. Io ho creato un nuovo mestiere.
Amelia – Mio figlio è un pioniere!
Andrea - Voi mi fate morire! Ma che significa…. Un nuovo mestiere implica un
guadagno… Dove sta il guadagno?
Fulvio – Qua ti volevo! Come al solito sei antiquato e non vedi le nuove possibilità
che offre la comunicazione attuale...
Andrea - Ah... mo' sarei io l'antiquato, è così? E sentiamo... sentiamo allora quale
rivoluzionaria teoria ha partorito il cervello del Bill Gates italiano... o dovrei
dire dello Steve Jobs italiano? Amè... tu lo conosci Steve Jobs?
Amelia - E certo che lo conosco... (titubante) E come no... Stip Jop è...
Andrea - Si, come no... Cip e Ciop. Tu al massimo conosci Nonna Papera...
Amelia - Mo' ti do una botta in testa e facciamo uscire tutta la tua grande cultura, va
bene?
Andrea - E allora dimmi... sai che cosa ha detto Cip e Ciop poco prima di morire?
Amelia - (arrabbiata) E che ne posso sapere? Dimmelo tu che sai tutto!
Andrea - Ha detto 'Stay Hungry, Stay Foolish'....
Amelia - Che ha detto? Non fare il sapientone con me... fai vedere che conosci
l'inglese...
Andrea - Chiedi a tuo figlio quello che significa... due cose che gli si adattano
perfettamente. Ma non come le intendeva Steve Jobs....
Amelia - Fulvio... che significano quelle parole? Dimmelo se no qua qualcuno finisce
all'ospedale stasera.
Fulvio - Significano 'Restate affamati, Restate Folli'...
Amelia - Embè? Mo' mio figlio deve essere affamato e pazzo?
Andrea - Tuo figlio è affamato... è sempre affamato. E pure pazzo... oddio non
proprio pazzo, direi mezzo... comunque guarda mi trovi ben predisposto.
Voglio ascoltarti. Fammi capire come funziona questa tua idea.
Fulvio - (rinfrancato) Ah, dunque... E’ semplice… io invento un proverbio? Ma
prima di immetterlo sul mercato adotto una strategia... lo deposito alla
SIAE. La società degli autori ed editori. Modestamente sono iscritto come
autore... Appena depositato, comincio a dirlo... a insinuarlo tra la gente… lo
sussurro, lo pronuncio con nonchalance lo faccio girare…. faccio pubblicità
occulta insomma.
Andrea – E poi….?
Fulvio – E poi? Poi ogni volta che qualcuno lo ripete mi deve dare i diritti d’autore.
Amelia – Mio figlio è un autore!
Andrea – La follia dilaga!
Fulvio – Ma tu lo sai quanti siamo in Italia? Sessanta milioni di persone! Togliendo i
bambini piccoli, gli anziani, i malati…
Andrea – (indicandoli) I dementi….
Fulvio - (con insistenza) …quelli che non parlano bene la nostra lingua… diciamo
che ne avanzano quaranta milioni. Ma ci pensi… se chiedessi un solo euro
una tantum ad ognuno di loro per utilizzare un mio proverbio per tutta la
vita…. tipo offerta promozionale… con un solo proverbio, dico uno solo,
guadagnerei quaranta milioni di euro!
Amelia – (quasi svenendo) Uh, Madonna mia! Quaranta milioni di euro….
Andrea – Ma quali euro… quali euro... qui ci vuole la Neuro!!
Amelia – Ma la neuro a chi?…. A chi ? La neuro... Pensa a te piuttosto… ti ricordi
quando eri giovane e suonavi nella band con i tuoi amici?
Andrea – E questo che cosa c’entra adesso? Avevamo sedici, diciott’anni…
Amelia- … e volevi diventare una rock star… avevi i capelli al vento (lo guarda
irridente)
Fulvio – Ah,ah,ah… mi ricordo quelle foto…come eravate ridicoli con quei capelli
lunghi , le giacche a vento… i pantaloni a zampa di elefante…
Andrea – Demente! Era la moda dell’epoca… siete più belli voi oggi con l’ombelico
all’aria o i tatuaggi… per non parlare del piercing! All’epoca mia l’anello al
naso lo portavano i selvaggi!
Amelia – Il problema non è questo… tu ci credevi in quello che facevi?
Andrea – Ma che domande sono… ? Certo che ci credevo… eravamo giovani… ci
piaceva suonare… poi ognuno ha preso la sua strada…
Amelia – Ecco, appunto…avevi un sogno.
Fulvio – Adesso sogni di farti ricrescere i capelli…(sottovoce)
Andrea - Ti ho sentito! Spiritoso… e comunque, io il sogno lo avevo a diciott’anni,
non a trenta.
Amelia – E…non lo sai che la vita media è aumentata? Quello che una volta si faceva
a diciotto, oggi si fa a trenta… ma perché, uno a trent’anni non può avere
più un sogno?
Fulvio – Già…perché non posso sognare?
Andrea – E certo, come no! Ma c'è un piccolo particolare... per sognare si deve
dormire e quando lo stomaco è vuoto, non si dorme... tutti i proverbi
rimbalzano nella pancia e cominciano a borbottare... a protestare...
se non ci fossimo io e tua madre a saziare quella fame di sogni
che tieni…. chissà perché i sogni non saziano, eh?
Fulvio – Ma quanto sei materialista!
Amelia – Ha ragione il ragazzo. Pensi sempre ai soldi… a far quadrare il bilancio
familiare…
Andrea – A proposito di bilancio familiare… sai a quanto è arrivata la bolletta del
telefono e quanto spende il signorino di telefonino? Ma perché tu e la tua
fidanzata non vi comprate un walkie-talkie?
Fulvio – Si…così ci mettiamo a fare : Ti amo….Crrrr…. passo…. A che ora ci
vediamo….crrrr….passo…. C’è un incidente sulla Domiziana…crrrr
Volante uno a volante due....(imitando i trasmettitori)
Andrea – Ma dimmi una cosa…la tua ragazza è al corrente di questa tua impresa?
Che tu riuscirai a mettere su famiglia grazie all’euro una tantum e via
dicendo?
Amelia – Ma tu pensi ancora a queste cose…. mettere su famiglia… Ma lasciali
respirare… Oggi è diverso…
Fulvio – E’ vero…lasciaci respirare!
Andrea – Respirare? Voi tra poco vi gonfiate come due dirigibili… sono otto anni
che respirate!! Fammi andare ad aggiustare la lavatrice che è meglio….
(esce)
Amelia – E vai…..vai. E tu, figlio mio, siediti qua e lavora… non farti distrarre.
(suonano alla porta) vado io, vado io, non ti preoccupare.
Fuori campo si sentono le voci di Amelia e di una ragazza. Rientra Amelia precedendo Diana, la fidanzata di Fulvio.
Amelia – Guarda chi c’è Fulvio…
Diana – Ciao, amore…come va? Hai completato quell’idea che avevi ieri?
Fulvio – Ciao, amore… si, quasi… ma volevo renderla più sintetica…più breve è e
meglio si diffonde tra la gente.
Diana – Fammi sentire, dai. Magari posso darti una mano.
(Anche la madre si avvicina per guardare lo schermo del computer.)
Fulvio – Allora…l’idea iniziale era quella di un proverbio che fosse attuale, non i
soliti sentiti e risentiti…. Qualcosa che si adattasse alla vita di oggi, di
moderno… Per esempio volendo far capire che ciò che si dice non è sempre
quello che si pensa, io avevo immaginato qualcosa tipo : “Quello che hai
dentro te non è in MP3.” Eh, che ne dici….ti piace?
Diana – Ma è bellissimo! Depositalo subito.
Amelia – Che meraviglia….stupendo. Che poesia…che poesia… che arte! Che
originalità! Ragazzi vado a farvi un caffè?
Diana – Sì, grazie signora. Lo prendo con piacere.
Amelia – Diana… ma ancora con ‘sta “signora”…. Chiamami Amelia se no mi fai
sentire vecchia. Quante volte te lo devo dire. (esce)
Diana – E va bene proverò… ( poi con circospezione)
Allora Fulvio li hai chiesti i soldi a tuo padre?
Fulvio – Macchè…non ho il coraggio. Tanto già so cosa mi risponderà… lo conosco
troppo bene.
Diana – Ma devi provarci…. E lui deve capire che finanziandoti ti assicurerà un
futuro.
Fulvio – Ma che futuro e futuro… Per mio padre esiste solo il passato. Il lavoro
tradizionale… per lui qualsiasi cosa non necessiti di braccia e gambe, non è
un lavoro.
Diana – Ma cosa dici? E gli scrittori, i poeti, i compositori… non sono gente che
lavora? Perchè, l’uso del cervello è meno importante dei muscoli?
Fulvio – Non dirlo a me…dillo a lui. Io il cervello lo uso e come!
Diana - E allora fatti avanti.
Fulvio - Ma non è cosa... ti faccio solo un esempio. Ricordi Alberto? Quel mio amico
attore?
Diana - Sì. E' bravo... adesso mi pare che stia facendo una piccola parte in una fiction.
Fulvio - Esatto. Proprio lui. Qualche mese fa mi venne a trovare. Mio padre come al
solito non perde occasione per chiedere a tutti i miei amici che mestiere
facciano. Alberto rispose 'faccio l'attore' e mio padre 'sì va beh, ma che
mestiere fai?' - 'ho detto l'attore'- 'ho capito... ma che mestiere fai?' La cosa
andò avanti per un quarto d'ora....
Diana - Ho capito ma tu ti stai impegnando da tanto tempo... hai scritto molte cose
e...
Fulvio - Eccome! Guarda qua, guarda… Guarda che elenco di proverbi che ho
scritto…uno per ogni situazione... per ogni occasione… posso fare un
catalogo. Però... mi è venuta un'altra idea... potrei farli anche su
ordinazione... personalizzati. Eh, che ne dici?
Diana – Ottima idea! Magari ci si possono inserire i nomi di chi li richiede e... però...
se non li fai girare, a che serve? Diventa tutto inutile.
Fulvio – Lo so, lo so! Ma per farli girare in fretta e in modo che sia possibile risalire a
me come autore, devo pubblicizzarli. Devo comprare degli spazi pubblicitari
su giornali, degli spot in televisione…
Diana – Ma a tua madre ne hai parlato? Forse lei riesce a convincerlo. Magari lui non
può dirle di no...
Amelia – (rientrando con due tazzine di caffè) Ecco il caffè. Com’era… com’era quel
proverbio che hai detto prima? Quello che è come te forse non è Peppeniè…
Fulvio – Ma quale Peppeniè…mamma! MP3...MP3! Quello che hai dentro te non
è in MP3 !
Amelia – Scusa…scusa… è bellissimo però, eh? E che significato… profondo…
importante… che paragone con l’MP3… azzeccato in pieno… bello, bello
proprio l’MP3.... ma che cos’è sto MP3?
Diana – Sign…. cioè Amelia, l’MP3 è una specie di... di... formato per registrare
musica... con questo la puoi sentire sul telefonino, sul computer... su un
dispositivo elettronico insomma. Qualcosa che puoi portare con te e caricarci
centinaia di pezzi musicali ascoltandoli con la cuffia.
Amelia – Ah, adesso ho capito…
Diana – (impacciata prende l’iniziativa) Amelia… Però Fulvio dovrebbe dirti una
cosa…(fa cenno a Fulvio di parlare)
Amelia – E che cosa mi devi dire Fulvio ?
Fulvio – Niente…niente… niente di importante…
Diana – Come niente? Vuoi che glielo dica io?
Amelia – Né… Fulvio, e tu così mi fai preoccupare… Parla!
Fulvio – No, stai tranquilla, niente di cui preoccuparsi….solo che… vedi, io avrei
bisogno di…
Amelia – Di…?
Fulvio – (spinto da Diana) …di soldi per fare pubblicità ai miei proverbi, se no non
posso farli girare….
Amelia – Ah, ho capito… E ovviamente non ne hai ancora parlato con tuo padre?
Diana – No, non ne ha il coraggio… è sicuro di un rifiuto.
Fulvio – Appunto…che glielo dico a fare?
Amelia – (pensierosa) Io lo conosco tuo padre… quello, non appena gli accenni che
ti servono soldi, comincia ad aprire tutto il libro. E quando te li guadagni...
e perché non ti metti a lavorare seriamente… io ho cominciato lavorare a
diciott’anni… vieni in salumeria...
Fulvio – (continuando la tiritera)…per me non esistono giorni di festa…solo casa e
lavoro…
Andrea – (appena rientrato)
Vediamo se indovino di chi state parlando? ( li guarda in silenzio) Vi siete
coalizzati, eh? Lo capisco dalle vostre espressioni. Ciao Diana… e ci sei
dentro pure tu, non è vero? Hai fatto la stessa faccia di mia moglie…guarda
là, guarda…tre variazioni sul tema : chi glielo dice a Andrea?
Diana – Certo che siete perspicace…come avete fatto a capire che dovevamo parlarvi
di qualcosa?
Andrea – Come ho fatto? Guarda l’inclinazione delle sopracciglia di mamma e
figlio…le vedi? Normalmente una linea che le unisce dovrebbe essere diritta
o al massimo avere un piccolo avvallamento centrale… quando questo
avvallamento supera i 130 gradi vuol dire che qualcosa non và.
Fulvio – E questo lo hai letto da qualche parte o è un tuo studio personale…
Andrea – Queste cose le capisci quando hai a che fare con la gente dalla mattina alla
sera e quando conosci i tuoi polli.
Amelia – Andrea, lasciamo stare i polli e siediti qua…
Andrea – (sul divano) Signori qui comincia l’avventura…
Amelia – ( è alle spalle di Andrea) Dunque…. (resta in silenzio
guardando alternativamente Fulvio e Diana. Si scambiano cenni muti)
Andrea –( dopo un po’) Amè…ma stai cercando di comunicare con me
telepaticamente? Perché se è così hai il trasmettitore rotto, devi chiamare il
tecnico.
Fulvio e Diana– (all’unisono)Va bene, glielo dico io.
Andrea – Complimenti per la scelta dei tempi…allora, chi parla?
Fulvio – Parlo io. Allora….papà, ti ricordi il discorso di poco fa sui proverbi…i
diritti…?
Andrea - …la pubblicità occulta…
Tutti e tre all’unisono : Perfetto!
Andrea – (Li guarda stranito) Ma per caso state studiando musica? Andate
perfettamente a tempo!
Fulvio – Ma no…ma no, quale musica… abbiamo detto ‘perfetto’ perché subito hai
centrato il problema.
Andrea – Io?
Amelia – Si, tu…tu.
Fulvio – Dicevo…il problema è la pubblicità. In pratica per poter pubblicizzare i miei
proverbi devo inserirli in spot pubblicitari televisivi, radiofonici, in quelli su
carta stampata… capisci?
Andrea – Si, e allora?
Fulvio – E allora per poterlo fare ho bisogno di qualcuno che già faccia degli spot e
mi consenta di inserirvi i miei proverbi…
Andrea – Va bene. E allora?
Fulvio – (sempre più imbarazzato) E allora ho già trovato due o tre inserzionisti e
attività commerciali che pubblicizzano i loro prodotti sia in televisione che
su carta stampata ….
Andrea – Ho capito…. E allora?
Fulvio – E allora…. Questi signori hanno delle spese da sostenere per la loro
pubblicità… dei costi di gestione....
Andrea – La loro pubblicità, ho capito. E allora?
Amelia – (scocciata) Uh, Andrè… e allora…. e allora…Nostro figlio ha bisogno di
soldi, di un finanziamento…. Com’è, adesso non l’hai letto sulle
sopracciglia? Quando si tratta di cacciare denari non sai leggere, eh?
Diana – Amelia, non ti arrabbiare. Cerchiamo di restare tutti calmi. Basta parlare e le
cose si sistemano da sole.
Fulvio – Papà…insomma se non contribuisco economicamente, non faranno
pronunciare i miei proverbi dai loro attori e io senza questo, chiamiamolo
così, veicolo, non posso far circolare le mie opere.
Andrea - Opere…? Ma che… avessi scritto per caso La Divina Commedia o l’Aida?
Ma qua veramente stiamo dando i numeri!
Amelia – Embè…quando fai così ti ammazzerei!! Ma come… mi hai sempre detto
che quando suonavi facevate pezzi vostri, che erano bellissimi, che se aveste
avuto soldi per promuoverli avreste sicuramente sfondato…. Cos’è, le tue
erano ‘opere’ e quelle di tuo figlio no? Me le ricordo le tue canzoni….
Andrea – Perché…? Cos’hai da dire sulle mie canzoni? Hai sempre detto che erano
belle… che ti piacevano…
Diana – (cercando di sdrammatizzare) Ah, non sapevo che suonavate e addirittura
scrivevate canzoni… Allora è più facile per voi comprendere le esigenze di
un giovane che cerca di farsi strada in questa giungla… ditemi una cosa... Ma
se per caso all’epoca aveste trovato i soldi che vi occorrevano, sareste stato
felice quanto meno di tentare?
Andrea – Si…certo…ma che c’entra…era un’altra epoca…
Diana – Ma perché, i sogni hanno un’epoca di appartenenza?
Amelia – Brava figlia mia! Hai ragione!
Andrea – (ormai convinto)
E va bene. Voglio proprio essere conciliante oggi. Ecco qua, sono pronto.
Ascolto. Allora…quanto costano queste pubblicità?
Fulvio – (tra la felicità di mamma e fidanzata)
Ah…beh…non molto… devi considerare che se voglio farli partire su scala
nazionale... del resto se devi fare una cosa tanto vale farla per bene… non
dovrebbero volerci più di…
Andrea - …più di ?
Fulvio – (fa qualche smorfia come a cercare di calcolare l’importo)
Andrea – Tale e quale alla madre. Anche il figlio trasmette telepaticamente. E allora?
Diana – E dai Fulvio…
Amelia – Su…su…bell’ 'e mammà…non avere paura, e che sarà mai?
Fulvio – Diciamo che come inizio mi servirebbero…. Trentamila!
Andrea – QUANTO?
Amelia – Fulviuccio mio… e tu, per trentamila lire hai fatto questa sceneggiata… ma
te le dà mamma tua, non ti preoccupare.
Andrea – Amelia…le lire non esistono più da anni oramai! Il signorino ha bisogno di
trentamila euro… euro, non lire! Hai idea di quanti siano in lire trentamila
euro, mia dolce mogliettina a cui non piacciono più le mie canzoni?
Amelia – Dunque…moltiplicato per due… e poi per mille…fa…Uh, Gesù!!
Andrea – Ecco! Ci sei arrivata. Fa proprio ‘Uh, Gesù!!’ Che tradotto è : Sessanta
milioni delle vecchie lire.
Diana – Scusate, signor Andrea… io non voglio entrare nelle vostre faccende private,
per carità, ma oggi per avviare una qualsiasi attività ci vuole un capitale…
Fulvio – Ma no…no…mio padre queste cose non le capisce…
Andrea – Io non capisco? E secondo te come ho fatto a mettere su la salumeria?
Fulvio – E allora perché non dovrei investire anche io ?
Andrea – Ma io ho investito in una attività commerciale. Tu su che…su cosa
investiresti? Su queste... queste parole? Su proverbi? Frasi di saggezza
popolare spicciola... roba che a chiunque potrebbe venire in mente...
Fulvio - Eh, no! Non a chiunque... ognuno ha le proprie qualità...
Amelia - Fulvio è originale, hai capito?
Andrea - E va bene. Vediamo questa qualità... questa originalità... fammi vedere,
fammene leggere qualcuno.
Diana – (prende il pc perché Fulvio si rifiuta) Ecco, leggete qua.
Andrea – (leggendo) Uhmmm… però... guarda qua, guarda... hai capito… e questa è
tutta opera tua? Però... aenti qua, senti : “La zanzara morde pure
l’anemico”… riconosco lo stile.... molto profondo… cosa dovrebbe
significare?
Fulvio - Che chi è senza scrupoli non guarda in faccia a nessuno…neanche a chi sta
messo male.
Andrea - Beh... è un equivalente di 'o cane mozzeca 'o stracciato, no?
Diana - Si, ma è più attuale... universale...
Fulvio - Non è la stessa cosa... perché un conto è '0 cane e un altro è la zanzara che
invece...
Andrea : (lo interrompe) Va bene... va bene... non voglio insistere. Diciamo che ho
capito… ho capito mo'... che altro c'è qua? E questo ? “Verba manent in
orae stultorum” siamo veramente passati ai classici! Novello Orazio.
Cos’è, hai fatto la fusione tra due proverbi latini? Originale…. le parole
rimangono nella bocca degli stolti.
Amelia : Però... ricordi ancora il latino? Quindi non ti è rimasta solo la matematica in
testa... Entrate + ricavi -uscite =.....
Andrea : Dolce la mia mogliettina a cui non piacciono più le mie canzoni... io non
solo ricordo il latino, ma pure la storia. E la storia è piena di personaggi che
hanno avuto idee poi rivelatesi fallimentari...
Diana : Si, ma ci sono anche personaggi che hanno avuto successo, no? Se no come
sarebbe andata aventi l'umanità?
Andrea : Si... hai ragione... ma quelli che hanno avuto successo sono una percentuale
molto più bassa... vedi secondo alcune statistiche...
Amelia : Uh... Andrè... per piacere... stiamo parlando di altro...
Fulvio : E' vero che ho fuso due proverbi in uno ma.... il senso è completamente
diverso….cioè…
Diana : (intervenendo) E’ molto profondo… perché indica che chi si fida della sola
parola dell’altro è uno stupido. ‘Le parole restano nella bocca degli stolti.’
Nel senso che se alle parole non seguono i fatti… queste sono inutili.
Amelia : Fulvio…digli quello che hai detto a me prima…quello dell’mp3…
Andrea : Non c’è n’è bisogno… eccolo qua…”Quello che hai dentro te non è in
mp3… Oh, insomma, basta! Non posso assecondare una simile
idiozia… ma tu credi veramente che queste cose ti aiuteranno a campare ?
Ma ti vuoi rendere conto che…
Amelia : Andrea non cominciare! Lo so che adesso attacchi con la solita predica…ci
vuole una base, ci vuole sostanza, bisogna fare cose positive… la conosco la
tiritera.
Andrea : Né, ma tu sei veramente convinta che nostro figlio possa investire dei soldi
in un’attività del genere? Allora sei più incosciente di lui!
Fulvio : (quasi piangendo) Eh, già…incosciente! Sono sempre stato incosciente per
te… quando non ero in-capace… o in-costante…. o in-efficiente… sono
sempre stato in-qualcosa.
Andrea – Ecco… adesso sei diventato in-credibilmente in-concludente!! Peccato che
davanti alla 'b' non ci va la 'n' se no saresti anche in-becille!
Fulvio - Ma io in questa cosa ci credo (arrabbiandosi) hai capito? Non puoi sempre
dirmi quello che devo o non devo fare…
Diana : Fulvio calmati… così non ottieni niente.
Fulvio : E che cosa cambia? Tanto il signore ha già deciso che non mi aiuterà! Per lui
non sono altro che un in-becille. Non lo hai sentito?
Amelia : Andrea, per favore…pensaci bene. Magari ha ragione Fulvio… può darsi
che… la cosa funzioni…che veramente sia la sua strada.
Andrea : Amelia, basta! La responsabilità di un genitore sta anche nel non far cadere
un proprio figlio nell’illusione di un sogno che non potrà portare ad altro
che delusione e perdita economica.
Fulvio : Ecco qua la parola magica : Economica!! Sempre i soldi ci stanno in
mezzo…
Andrea : Ma perché, scusa… tu faresti tutta sta manfrina solo per la gloria? Non hai
accennato anche tu ai soldi ? Anzi, ai milioni…. Sai che c’è di nuovo? Ora
un proverbio te lo confeziono io, si vede che mi hai contagiato…senti qua…
mi è venuto di getto.... dev'essere stata la tua influenza... senti, vedi se ti
piace Accàttate ‘o cuttone e attàccate ‘o buttone ! Eh, che ne dici? Vuoi
che te lo spieghi? (esce)
Amelia : E che significa? Cos’è, uno scioglilingua” Io non l’ho capito… Attàccate...
Accàttate....
Diana : Amelia, accàttate ‘o cuttone e attàccate ‘o buttone... comprati il cotone e
attaccati il bottone, vuole dire che se vuoi fare una cosa in cui credi devi
pensare tu a trovare i soldi per farla.
Fulvio : E va bene… me lo compro io il cuttone! Me lo attacco io il buttone ! Poi ti
faccio vedere… (chiude il pc e se ne va lasciandolo sul tavolo)
Diana : (inseguendolo) Fulvio aspetta, dove vai ? ( si sente una porta che sbatte)
Amelia : (Si siede affranta ) ma perché tutte le discussioni devono andare a finire
così. Sono due teste dure… tale padre, tale figlio…
Andrea : (fuori campo) Amelia… qua la lavatrice è andata, bisogna chiamare il
tecnico. Te lo avevo detto io !
Amelia : (senza dire una parola si rivolge al pubblico come a sottolineare la
testardaggine del marito e poi esce)
(Dopo qualche secondo rientra Fulvio alla ricerca del pc. E' seguito da Diana)
Fulvio : Ah... eccolo qua. (lo prende e fa per riandare via)
Diana : Ma Fulvio... non essere sempre così drastico. Prova a parlarci ancora con tuo
padre... non fare come lui.
Fulvio : Ma tu l'hai sentito? (scimmiottandolo) Accattate 'o cuttone e attaccate 'o
buttone .... ma cosa posso sperare, eh?
Diana : Non è detto che sia sempre così... magari prendendolo in un momento diverso
lui potrebbe...
Fulvio : Mio padre non ha momenti diversi. Mio padre è mono-momento! Ha un solo
modo di vedere le cose e chi non le vede come lui o è pazzo o incosciente.
Diana : Beh.. riguardo a testardaggine vi somigliate. Comunque sono convinta che le
cose possono cambiare... magari col lavoro ai fianchi da parte di tua madre.
(Suonano alla porta) Vado io... tu siediti un momento e calmati. (rientra
seguita da Tommaso che sta parlando al cellulare)
Tommaso : No... nooo... ma non se ne parla proprio... e secondo te io mi metto a
infornare le pizze? So' cose che ho fatto durante l'università per
mantenermi agli studi ma adesso no. Ho una laurea e... come? Che hai
detto? Spiritoso! Non me la mangio la pizza alle quattro sessioni... no.
Mi voglio fare una scorpacciata di pizza a tempo indeterminato, hai capito?
(chiude la telefonata)
Fulvio : Tommà... che succede?
Tommaso : Niente.. solite storie... mio padre... è convinto che io debba comunque
fare un lavoro... qualsiasi questo sia...
Diana : A quanto pare ci troviamo in ottima compagnia.
Tommaso : Perchè? C'è stato qualche sviluppo con la questione proverbi ecc...?
Fulvio : Si, e come no... uno sviluppo inaspettato!
Tommaso : Tuo padre ti finanzia? Non ci posso credere...
Fulvio : Ecco, bravo. Non crederci.
Diana : Stavo cercando di convincere Fulvio a non desistere... Tommaso, diglielo
anche tu che bisogna perseverare. Magari riesce a beccare il padre in un
momento opportuno... quando è ben predisposto....
Tommaso : E che ti costa Fulvio? Aspetta qualche giorno e poi ritorni alla carica...
Tu almeno ti sei creato un'alternativa... ti invidio... io so fare solo quello
per cui ho studiato...
Fulvio : No... non c'è niente da fare... oramai la cosa è andata...
Andrea : (rientrando con Amelia) No... non c'è niente da fare... oramai la cosa è
andata... il problema sarà capire quando può venire il tecnico.
Amelia : Andrea... chiamalo subito che io non posso stare senza lavatrice... se no i
panni li faccio lavare a voi a man... Uh, ciao Tommaso... e quando sei
arrivato? Non ho sentito il campanello.
Tommaso : Buongiorno signora Amelia... signor Andrea... vedo che vi siete
cimentato con riparazioni varie...
Andrea : Eh... purtroppo niente da fare... il nemico ha deciso di dare forfait prima che
potessi attaccarlo... una resa senza condizioni.
Tommaso : Il nemico? Ma che è, siete andato in battaglia?
Fulvio : No, Tommà... mio padre considera tutti gli altri come nemici. Ogni cosa che
non funziona è un nemico. Ogni cosa deve avere i suoi ingranaggi
perfettamente a posto... se no è inutile.
Diana : Fulvio... e non stuzzicare...
Andrea : No... no... lascialo parlare... voglio proprio vedere dove porta il suo
ragionamento. Ma scusa... se una lavatrice è fatta per lavare i panni e per
una ragione qualsiasi non funziona, non è nemica del suo essere lavatrice e
quindi inutile?
Fulvio : Una lavatrice si. Ma non un essere umano.
Amelia : Fulviuccio... non ricominciamo con la solita storia. Se no poi gli animi si
riscaldano e io devo spaccare la testa a qualcuno (guarda Andrea)
Diana : Giusto... smettiamola qui che è meglio.
Tommaso : Però... dopo tutto il ragionamento del signor Andrea non è proprio
sballato... secondo me si dovrebbe...
Fulvio : Tommà... ma tu sei amico mio o amico del giaguaro?
Tommaso : Che c'entra? Stavo solo considerando che...
Fulvio : Ma hai capito cosa stavo dicendo io?
Tommaso : Si... il discorso degli ingranaggi a posto... che se una cosa non ce li ha
allora è inutile... e non è la stessa cosa?
Diana : Tommaso, guarda che Fulvio si riferiva anche agli esseri umani.
Andrea : A un solo essere umano!
Amelia : Andrè... mo' divento brutta!
Andrea : Cioè riesci a migliorare?
(Tommaso è l'unico a ridere a questa battuta. Sia Fulvio che Diana lo guardano torvi)
Amelia : Che vorresti dire? Che Fulvio non ha gli ingranaggi a posto ed è inutile?
Fulvio : Si, devi chiamare il tecnico pure per me, no? Quello arriva, cambia qualche
pezzo e poi ti rilascia la fattura... purtroppo per te non sono più in garanzia.
Andrea : Magari fosse così semplice! Il tecnico per certi problemi non può fare
niente.
Diana : E allora? Che farebbe lei in questi casi signor Andrea?
Amelia : Già 'signor Andrea' lei che farebbe in questi casi? Voglio proprio sentire.
Voglio proprio sentire che razza di tecnico chiamerebbe il 'signor Andrea'.
Tommaso : (assolutamente ignaro del reale aspetto della questione) Ma scusate... se
una cosa è rotta e non si può aggiustare che cosa si fa? Si butta via, no?
Andrea : (sottolineando il discorso di Tommaso ) Come vedete c'è una logica nelle
mie deduzioni... e qualcuno la coglie.
Fulvio : Lo dicevo che era amico del giaguaro....
Amelia : E no... troppo comodo così. Andrea, ti ho fatto una domanda. Mi devi
rispondere. Cosa faresti se il 'tecnico' non potesse più aggiustare la lavatrice?
Diana : Ma perché soffermarsi su questioni che non hanno risposte... pensiamo
piuttosto a trovare soluzioni, no?
Tommaso : Beh... allora si prende la lavatr...(una gomitata di Diana lo zittisce)
Andrea : E ti rispondo... come non ti rispondo... mica ho paura. Ci sono lavatrici e
lavatrici... marche buone e marche più scadenti... le marche buone hanno
sempre la possibilità di venir riparate... hanno una garanzia migliore, più
lunga...
Tommaso : E' vero... a casa dei miei ne abbiamo una da vent'anni... è fenomen...
Diana : Tommà... ma te vuo' 'sta zitto o no?
Fulvio : Tommaso... certo che sei il re della perspicacia. Capisci sempre tutto tu, eh?
Andrea : Vabbè... basta così. Meglio finirla qui... (fa per andarsene)
Amelia : E no! Troppo comodo! Adesso tu parli e mi dici che fine fa la lavatrice se
non la si può più riparare. Sempre secondo te.
Andrea : (uscendo) Si chiama prima il tecnico... e bisogna fare presto... quelli, i
tecnici, sono super-impegnati... chissà quanto ci mettono a venire...
Amelia : (inseguendolo) Andrea...Andrea... non te la caverai così hai capito? Mi devi
rispondere. hai capito?
Tommaso : Ma io non capisco... perché tutta 'sta storia sulla lavatrice? Se è rotta è
rotta e basta.
Diana : Tommà! Ma non hai capito che non si parlava di lavatrici ma di Fulvio?
Tommaso : Ma perché, mo' Fulvio s'è messo pure a fare il tecnico?
Fulvio : Uhhhh... Tommà! Ma quale tecnico! Piuttosto devo cercarlo io un tecnico.
Tommaso : Hai qualche altra cosa di scassato?
Diana : Che vorresti dire Fulvio?
Fulvio : Si, qualcosa di scassato c'è. E c'è solo un sistema per aggiustarlo. Un tecnico
specializzato. E io ne conosco uno. (va verso l'uscita)
Diana : Dove stai andando? Non mi piace quello che hai detto...(lo segue)
Fulvioooo...
Tommaso : Fulvio... aspetta ti accompagno. Magari è un tecnico che può servire pure
a me... a casa mia il frigorifero ogni tanto si blocca. Fulvioooo....
Fine primo atto.
Secondo atto
Sono passati tre mesi. Stessa stanza. Vuota. In semioscurità. Si sente una porta che s’apre e alcune voci concitate fuori campo. Entrano Diana e Tommaso. Sostengono Fulvio che non riesce a reggersi in piedi. Accendono la luce e si nota che Fulvio ha un occhio pesto, un labbro tumefatto e diverse escoriazioni.
Diana : Vieni qua…qua…ecco, facciamolo sedere sul divano… così… ma guardalo...
lo ha trovato il tecnico è vero? E che tecnico!
Tommaso : Ma insomma Fulvio… tu la conosci quella gente… come hai potuto farti
coinvolgere così… quelli non guardano in faccia a nessuno…
Fulvio : (parla con difficoltà) Ho dgiovuto fallo per fozza…mi scervivano soldi.
Tommaso- Eh? Che dici…?
Fulvio : (cerca di essere più chiaro) Ho dovuto farlo per forza… mi servivano soldi!
Diana : Sei un incosciente…potevi almeno dirmi qualcosa…accennarmi che avevi
intenzione di chiedere soldi a quella gente… guarda qua, guarda… ti devi
disinfettare…ora vado a prendere dell’alcool… (esce)
Tommaso : Ma dimmi una cosa… quanti soldi ti servivano?
Fulvio : (avendo difficoltà a parlare fa un tre con la mano)
Tommaso : Trecento…?
Fulvio : (fa cenno di aumentare)
Tommaso : Tremila…?
Fulvio : (altro cenno di incremento)
Tommaso : Trentamila?
Fulvio : (fa il gesto di OK)
Tommaso : Però!! E quanto tempo fa te li hanno dati ?
Fulvio : (stesso cenno per dire tre)
Tommaso : Tre giorni?
Fulvio : (scocciato indica di incrementare)
Tommaso : Tre settimane…? No…no… Tre mesi… accidenti! Subito dopo che
uscimmo da casa tua... lo trovasti immediatamente il tecnico eh? Allora
sicuramente adesso avrai almeno tre mesi di interessi da aggiungere a
quello che devi restituire... di interessi gli dovrai dare almeno…
dunque… circa… considerando il 20%... dovrebbero fare seimila…
Fulvio : (stesso cenno per il tre)
Tommaso : Che ? Addirittura il 30% in tre mesi…?
Fulvio : Al mesc… al mese!
Tommaso : Al mese? Ma tu sei un incosciente sul serio! E quindi gli devi restituire…
tre per tre Ventisettemila! Più il capitale iniziale!
Fulvio : (comincia a parlare un po’ meglio) Magari…ogni mese che non paghi loro
ci sommano gli interessi e così devi pagare gli interessi pure sugli interessi.
Tommaso : E allora? Cioè… praticamente… ma quanto devi tirare fuori
Fulvio : Mi hanno detto che se pago subito me la cavo con sessantamila euro…
Tommaso : E dove li trovi? Cerchi un altro tecnico? Questa volta specializzato?
Diana : (rientra ) Ecco, ho trovato dell’acqua ossigenata e dell’ovatta… fatti
disinfettare.
Tommaso : … e Diana lo sa?
Fulvio : (fa cenno di si)
Diana : Diana lo sa che cosa?
Tommaso : Niente…niente… il fatto del prestito…
Diana : E tu me lo chiami prestito? Il signorino si è rivolto a un usuraio... uno
famoso... così lo ha definito il signorino. Mo' stai a vedere che ci sono pure
gli usurai a cinque stelle. Andiamo… dimmi quanto devi restituire…
Fulvio : (abbassa gli occhi e non parla )
Diana : Tommaso, dimmelo tu.
Tommaso : (riluttante le mostra sei dita)
Diana : Seimila euro?
Tommaso : (mima uno zero con indice e pollice)
Diana : O.K. ? Che significa, che ho ragione?
Tommaso : No…non sono sei…sono sei seguiti da uno zero….
Diana : (ammutolisce e guarda Fulvio che non ha il coraggio di reggerne lo sguardo)
E almeno si può sapere a chi ti sei rivolto? Chi è questo gran signore...
Fulvio : Pasquale Papillon…
Tommaso : Ah! Proprio a quello dovevi chiederli…ma non stava in galera?
Fulvio : Si, ma la moglie gli portava avanti l’azienda. E’ uscito da poco…
Tommaso : Chi, Filomena Foulard? Di bene in meglio…
Diana : Perché, cos’hanno di particolare stò Pasquale Papillon… Filomena che… ?
Tommaso : Filomena Foulard. E non si tratta di un capo di vestiario. Diciamo che
Pasquale ha l’abitudine di regalare dei papillon a chi non è puntuale nei
pagamenti…
Fulvio : Tommà….smettila.
Diana : Neanche per idea. Vai avanti. Io devo sapere.
Tommaso : …e Filomena dei foulards.
Diana : E allora? Che significa 'sta storia dei papillon e dei foulard? Oltre a fare i
tecnici dell'usura vendono pure capi di abbigliamento?
Tommaso : Nossignore.... quali capi di abbigliamento. Insomma… giusto per essere
più chiari, se non paghi, il buon Pasquale ti regala un papillon e te lo
annoda lui stesso intorno al collo (mima il gesto ) e Filomena si occupa
della clientela femminile.
Diana : Oh mio Dio! E cosa possiamo fare adesso?
Fulvio : Dobbiamo stare calmi. Mi verrà qualche idea… piuttosto se i miei rientrano e
mi trovano in questo stato sarà una tragedia…Tommaso, ascolta, mi potresti
ospitare per qualche giorno a casa tua?
Tommaso : Non c’è problema, ma ai tuoi che dici?
Fulvio : …e che dico? Ah, sì. Dico che ho trovato una supplenza e devo stare fuori
città per qualche giorno.
Diana : Ma Fulvio…pensaci bene. Come farai a liberarti di questa gente?
Fulvio : Non lo so…ma penserò a qualcosa… Piuttosto, adesso devo mettere
qualcosa in valigia così per qualche giorno avrò il tempo di riflettere… ( si
alza a fatica)
Tommaso : (quasi pentito di aver offerto ospitalità all’amico)
Fulvio…mi raccomando, non far sapere a nessuno che vieni a stare da me
se no è capace che quei due simpaticoni ti vengono a cercare… e mettono
il papillon pure a me. E sinceramente a me il papillon non sta tanto bene...
Fulvio : Perché a me sì, secondo te?
Tommaso : Ma no... che c'entra... è solo che...
Diana : (sostenendo Fulvio) Complimenti per il coraggio…non ti preoccupare, solo
noi tre sappiamo dove starà Fulvio…
Tommaso : Che c’entra il coraggio… è solo precauzione… vuoi vedere che adesso
non solo aiuto un amico ma devo pure mettermi la cravatta… e poi
magari una bella giacca nera...
Fulvio : Tommà…non ti preoccupare, io ti ringrazio per quello che fai e ti assicuro
che non correrai nessun pericolo… adesso però dobbiamo muoverci perché
tra poco i miei saranno qui e io non voglio farmi vedere in queste condizioni.
(Lui e Diana escono, vanno verso l’interno della casa)
Tommaso : (rimasto solo) Mannaggia a me e a quando mi sono messo in mezzo… ma
non potevo dirgli che a casa mia non potevo ospitarlo? Ma chi me l’ha
fatto fare… L’amicizia, si bella cosa l’amicizia… e se poi va a finire
male? Quelli sono tipi che non guardano in faccia a nessuno…No, no…
adesso gli dico che non è cosa… che non se ne fa più niente perché …
perché.... e perchè? Che diavolo ne so perché? Perché e basta! Vuoi
vedere mò che non sono padrone di rifiutare un’ospitalità anche se chi me
la chiede è un amico? Amico poi… che razza di amico inguaierebbe un
suo amico chiedendogli ospitalità ben sapendo i rischi che corre lui e che
farebbe correre all’amico… amico, tsè. No, adesso che ritornano gli dico
di trovarsi un albergo da qualche parte… che a casa mia non è possibile
stare. Ecco, a casa mia non è possibile.
(ripete la frase più volte per darsi coraggio. Con intonazioni diverse)
Diana : (rientrando con una borsa e sottobraccio a Fulvio)
Adesso siediti e riposati un poco… vado a prenderti un altro paio di scarpe,
non si può mai sapere… (esce di nuovo)
Fulvio : (vede Tommaso che di spalle ripete la frase di prima e non si è accorto di
lui) Tommaso… Tommaso… Tommà !!
Tommaso : (sussultando) Eh ? Che c’è? Che vuoi? Mi hai chiamato?
Fulvio : No... ho pronunciato il tuo nome per sentirne il suono...
Tommaso : Uh Fulvio... e nun te mettere a pazzià.
Fulvio : Ma che hai? Non so come ti vedo… cosa stavi bisbigliando prima?
Tommaso : Bisbigliando? Chi, io?
Fulvio : No, tuo nonno… tu Tommà, tu…ma c’è qualche problema?
Tommaso : Problema? E che problema…. Noooo... ma quale problema... anzi sì!
Certo che c’è un problema… e che problema! (prende coraggio) Un
problema grosso... Il problema è che a casa mia non è... ( si interrompe)
non è....
Fulvio : Non è….?
Tommaso : ….non è… attivo internet perciò potresti trovarti a disagio… magari hai
bisogno di connetterti alla rete per studiare, per fare qualcosa…
Fulvio : Per carità. E tu pensi che io in queste condizioni abbia la testa e la voglia di
mettermi a navigare… Ma neanche per sogno. Ho bisogno di tranquillità per
pensare a come uscire fuori da questa storia. Devo inventarmi assolutamente
qualcosa prima che la situazione precipiti.
Tommaso : Ma sei sicuro? Guarda che potresti trovarti a disagio… io ho un bagno
solo…
Fulvio : Tommà…e quelli io e te siamo. Quanti bagni ci servono? Uno a testa?
Tommaso : No, capiscimi…nel senso che…la dispensa non è fornita… io sono di
poco appetito... non compro molta roba...
Fulvio : E tu pensi che io abbia voglia di mangiare…ma ti rendi conto in che guaio
mi trovo?
Tommaso : …no, cioè si, lo so…ma è che non c’è il riscaldamento…
Fulvio : (guardandolo strano) Il riscaldamento ? A giugno? E che ci dovremmo fare
col riscaldamento a fine giugno? Tommà, ma stai bene?
Tommaso : Io…? Io sì, tu sei quello che non sta bene…magari hai bisogno di un
posto caldo… che ne so… più adatto... (rifacendosi coraggio) Oh,
insomma….a casa mia…(in quell’attimo rientra Diana)
Diana : Oh, certo, a casa tua Fulvio starà benissimo. Solo un vero amico si
sacrificherebbe così.
Fulvio : E’ vero, sei un vero amico e io saprò ricambiare…non dimenticherò questo
tuo gesto…
Tommaso : (soffrendo) E chi lo dimenticherà….il sacrificio…
Fulvio : (si alza per andarsene) Diana, un’ultima cosa… per favore, puoi restare qui e
aspettare i miei ? Torneranno fra qualche minuto certamente. Dì loro che mi
farò sentire io… anzi, digli che mi faccio sentire tramite te perché… perché..
ecco, perchè io e te abbiamo la tariffa gratis sul cellulare, così risparmio… e
posso filtrare i colloqui tramite te. Va bene?
Diana : Va bene, non preoccuparti….pensa solo a rimetterti in sesto e a come venire a
capo della faccenda…
Tommaso e Fulvio escono. Diana si siede sul divano e visibilmente preoccupata si mette la faccia tra le mani. Si stende per riposare. Si addormenta. Dopo un po’ si sente la porta che si apre e i genitori di Fulvio che rientrano. Non si accorgono della presenza della ragazza.
Andrea : Che ti avevo detto mogliettina cara e dolce? Se non la posso aggiustare io la
lavatrice, nessuno può! E’ difficile che un tecnico faccia il miracolo… hai
voluto chiamarlo? E quella ha resistito altri tre mesi e siamo dovuti andare a
comprarne una nuova. (prende un foglio dal mobile)
Ecco qua, guarda, settanta euro al tecnico solo per aver risposto alla
chiamata ed essere venuto al capezzale della moribonda…
Amelia : Andrea… e quanto sei pesante! Scusa, ma tu prima di dichiarare uno morto
non chiami il dottore? E io che ne sapevo che la ‘ moribonda’ stava per
rendere l’anima al cielo? Uno la speranza la mantiene sempre…
Andrea : Il dottore…. E già! Ma tu l’hai visto quando è venuto quel tecnico? Ma chi
era il dottor House? – (assume un tono professionale) Mi dispiace
comunicarvi che il vostro elettrodomestico è molto grave ho fatto tutto quello
che potevo. Non so quanto potrà ancora resistere… oramai le iniezioni di
ammorbidente non bastano più... quando arriverà il momento consiglio di
staccare la spina e non farlo più soffrire. Arrivederci e grazie, 70 euro!
Amelia : Ancora con 'sta storia dei 70 euro? Sono tre mesi che ne parli! E basta!
Andrea : Ma tu lo sai quanto ci metto io a guadagnare 70 euro in salum....
Amelia : (si è appena accorta delle presenza di Diana)
Andrea…guarda qua chi dorme sul divano…Diana.
Andrea : Diana? E che ci fa qui? Forse c'è anche Fulvio... starà nell'altra stanza…
Amelia : (Scuote la ragazza con gentilezza) Diana…Diana…ti senti poco bene?
Diana : Chi…cos…oh, scusate…devo essermi addormentata.
Andrea : (chiama) Fulvio…Fulvio… ma perché non risponde?
Diana : (sbadigliando) Perché….. Fulvio non c’è.
Amelia : E come mai? E dove sta? E ti ha lasciato qui da sola? E perché? E da quanto
tempo?
Andrea : Amè…e chi sei Perry Mason. E lasciala respirare. Dimmi Diana, dove sta
Fulvio?
Diana : Ecco….non ci crederete….ma ha avuto una supplenza. Lo ha saputo da
pochissimo e ha dovuto subito organizzarsi per partire perché domani mattina
stesso deve cominciare.
Amelia : Ma come…così, su due piedi…senza neanche salutare… potevo preparargli
qualcosa da portare con sé….
Andrea : Amelia… e che sarà mai ! Mica è partito per la guerra… il signorino non è
proprio di primo pelo, saprà badare a se stesso, no? Eh, Diana, che dici?
Amelia : (Incalza ) E dove ha avuto questa supplenza ? E’ una scuola media…un
liceo… una scuola professionale… un geometra… un magistrale…una
ragioneria…
Andrea : Amè…ma fossi diventata il ministro dell’istruzione? Hai elencato tutte le
scuole della nazione in ogni ordine e grado…
Diana : Veramente non lo so con precisione… è stato tutto così improvviso che per la
contentezza non ho neanche pensato di chiederglielo….
Amelia : Va bene…vuol dire che gli farò una telefonata per vedere come sta.
Diana : (quasi urlando) NO!
Amelia : No? E che…non posso telefonare a mio figlio?
Diana : No…certo che può… che puoi.... solo che adesso è in viaggio e sicuramente
non ci sarà campo… e poi mi ha detto che sarà lui a mettersi in contatto
tramite il mio cellulare perchè tra di noi le telefonate sono gratis.
Andrea : Ah…! Hai visto che anche tuo figlio comincia a pensare da adulto, da
persona che deve iniziare a risparmiare per mettere da parte qualcosa per il
futuro… ma qui si deve festeggiare, altrochè. Adesso vado a prendere la
bottiglia di spumante in frigo e facciamo un brindisi al mio Fulvio che
finalmente ha trovato un lavoro. (esce)
Amelia : (non molto convinta) Diana….ma è tutto vero quello che mi hai detto?
Io…non so… è come se avvertissi qualcosa di stonato… qualcosa che non
va… non è da Fulvio andarsene così senza dire niente… specialmente al
padre poi…sai come sarebbe stato orgoglioso di dirgli che aveva trovato un
lavoro… dopo tutte le discussioni che hanno avuto…
Diana : Ma no, cosa pensate… cioè pensi.... è tutto vero, come no…
Andrea : (fuori campo) Amelia….Amelia…ma dove sta la bottiglia di spumante…
non l'avrai tolta dal frigo? Io la lascio lì proprio per qualche occasione del
genere...
Amelia : Ma è mai possibile che non riesci a trovare mai niente. Ti ci vorrebbe il
navigatore satellitare anche per la casa. (fa per andare verso la cucina
quando bussano alla porta) Diana ti dispiace aprire? Io vado ad aiutare il
mio signor marito nella caccia al tesoro.
Diana : Ma certo, vado io. (va ad aprire ed entra Tommaso. Lo introduce facendogli
chiaramente capire che i genitori di Fulvio sono nell’altra stanza e che deve
stare attento a quello che dice).
Tommaso : (A bassa voce) Ha dimenticato le mutande….
Diana : (dall’altra parte della scena, impegnata a vedere se i genitori di Fulvio stanno
per tornare) Cosa?
Tommaso : (a voce un po’ più alta) Ha dimenticato le mutande….
Diana : (sempre distratta) Che? Cosa hai detto, alza la voce!
Tommaso : (quasi urlando) le mutande…le mutande, mi servono le mutande…
(Andrea ed Amelia rientrano in quel preciso istante. Lo guardano
perplessi.)
Andrea : (con lo spumante in mano)Tommaso… e che ti prende?
Stai senza mutande e le cerchi in casa mia?
Tommaso : Eh…? No…ma che avete capito… quali mutande.... io dicevo…mi
riferivo a… alle...
Diana : (interviene per salvare la situazione) …si riferiva alle”Mute Ande” un’opera
in versi di un grande autore cileno….avevo promesso di dargliela ma me ne
sono dimenticata… gran bel libro Le Mute Ande!
Tommaso : Si…esatto…proprio quelle muta… ehm, quelle Mute Ande là.
Amelia : (sospettosa) Ah, sì? E qual è il nome di questo famoso poeta sudamericano ?
Tommaso : Eh…? A me ? Lo avete chiesto a me?
Amelia : (un po’ arrabbiata) Si, a te! E non guardare Diana per farti suggerire….
Andrea : Amè…ma tu stessi impazzendo? Ma che fai l’interrogazione scolastica?
Vieni qua Tommaso facciamo un brindisi…. Tu sai cosa è capitato a Fulvio,
non è vero ?
Tommaso : E come no… che botta di culo!
Andrea : Beh, proprio botta di culo non la chiamerei… effettivamente dopo tutti
questi anni di lavoro precario, di incertezze…se lo meritava, và!
Amelia : E come se se lo meritava…povero figlio mio.
Tutti col calice in mano fanno un brindisi in onore di Fulvio. Diana e Tommaso si scambiano segnali muti per capire come fare a portare le mutande a Fulvio. Amelia e Andrea se ne accorgono e li guardano interdetti.
Diana : (accortasi di avere insospettito i genitori di Fulvio) Oh…eh…allora vuol dire
che scendo a comprare una copia di Le Mute Ande… mi sono ricordata che
la mia l'ho prestata ad un’amica che si è trasferita e non me l’ha più
restituita…
Tommaso : Ah.... non ti ha restituito Le Mute Ande.... ma guarda....
Diana : (A denti stretti verso Tommaso) Eh già.... Io ci tengo a quel libro…mi piace
averne una copia in casa… allora scendo. Arrivederci... (fa per andare)
Tommaso : Ah, bene... allora scendo pure io... così me le dai direttamente le Mute
Ande... cioè me lo dai il libro... anzi, quasi quasi me lo compro proprio....
un Mute Ande di riserva ci vuole sempre (fa per andare)
Amelia : (perentoria) Tommaso! Diana! Aspettate! Voi non me la raccontate giusta...
l'autore cileno... le Mute Ande...
Tommaso : Ma perché un cileno non può avere le Mute Ande?
Amelia : Tommà! Che cosa sta succedendo? Mi state prendendo in giro.
Diana : Ma perché... quando mai...
Tommaso : Chi io? Ma ci mancherebbe che io....
Andrea : Amelia... ma la vuoi smettere. Li hai impauriti 'sti ragazzi...
Amelia : (non molto convinta si placa) va bene... va bene... allora, Diana, mi farai
sapere quando Fulvio si mette in contatto? Digli che lo posso chiamare io….
Diana : No…no…per carità…cioè, no per carità per non farlo sentire sempre legato
al cordone ombelicale…così ha detto lui… voglio vedermela da solo….ha
detto. Devo dimostrare che riesco a cavarmela senza problemi...ecco.
Andrea : E ha ragione ! E lascialo respirare quel ragazzo….pare che gli stai sempre
addosso… giusto Tommaso?
Tommaso : Eh…? Si, come no… deve respirare…specie col papillon stretto poi…
(Diana lo guarda con occhi di fuoco)
Andrea : Papillon ? E quando mai Fulvio ha messo il papillon?
Amelia : (sempre più insospettita) Che significa….? Ragazzi, non è che ci nascondete
qualcosa?
Diana : (all’unisono con Tommaso) No, assolutamente !
Tommaso : (cercando di rimediare) No…ah, si… il papillon…è un altro dei
proverbi che ha inventato… aspetta, come dice? (chiede aiuto a Diana)
Diana : Ma certo, si “ Chi ha l’asma di petto non può mettersi il papillon stretto” .
Andrea : E questo è proprio una schifezza ! Meno male che ha abbandonato quella
stupida idea di fare l’inventore di proverbi….sarebbe fallito subito. Ma che
razza di mestiere è inventare proverbi…
Diana : Va bene…allora scendo…andiamo Tommaso?
Tommaso : Si, certo…arrived….
Amelia : (lo blocca) Tommaso, perché non resti ancora un poco… ci fai
compagnia… è tanto che non scambiamo quattro chicchiere...
Tommaso : Eh? Si.. ma veramente avrei bisogno delle Mute Ande e....
Andrea : E te le prendi dopo... tanto le montagne non scappano, no? Su, vieni qua,
siediti…. Dimmi un po’, adesso che stai facendo ?
Tommaso si siede riluttante, mentre Diana saluta e fa per uscire.
Diana : Allora io vado…Tommaso, quando vuoi (sottolineato) passa a prendere il
libro, va bene? Ciao. Arrivederci.
Andrea : Ciao…ciao Diana. Devo dire che è proprio una brava ragazza…eh
Tommaso? Dimmi una cosa, ma tu non studiavi giurisprudenza?
Tommaso : Veramente mi sono laureato quattro anni fa….
Amelia : (si siede accanto a lui così che Tommaso si trova stretto tra lei e Andrea) e
che fai l’avvocato, il procuratore… segui processi…
Tommaso : Si, magari… ho fatto il galoppino in una società di assicurazioni, mi
occupavo di incidenti automobilistici… tante di quelle truffe… poi tre
mesi di qua, tre di là, i co.co.co., e alla fine lavoro part time in un call
center….
Andrea : E concorsi ne hai fatti ?
Tommaso : Concorsi? Ho perso il conto. Fiumane di genti in pellegrinaggio per un
posto di lavoro… Levatacce, spese di trasporti e alberghi, e per che cosa?
Niente…
Amelia : E nelle forze armate ? Carabinieri…polizia…finanza… di solito quelli
laureati hanno qualche speranza in più di venire presi, no?
Tommaso : Sì... di venire presi per i fondelli! Se non hai un gancio... una
raccomandazione e mo' riesci a mettere una divisa...
Andrea : E figuriamoci se non ci volevano le bustarelle...
Tommaso : Comunque non ne ho mancata una…tutto andava liscio con gli scritti e
gli orali ma poi sistematicamente venivo sempre fregato alla visita
medica… chiamiamola visita medica... una passerella più che altro.
Una volta avevo le mani troppo sudate, un’altra il mio profilo psicologico
non si addiceva all’arma, un’altra ancora avevo carie dentarie e piedi
piatti. A quest’ultimo concorso hanno ammesso gente con la dentiera!
No…non c’è niente da fare, ci vorrebbe un santo in paradiso e io non ce
l’ho. Per fortuna non ho una famiglia da mantenere. La casa me l’ha
lasciata mio padre e non devo pagare l’affitto… me la devo vedere da
solo.
Andrea : E’ proprio vero… “Accattate ‘o cuttone e attaccate ‘o buttone.” (gli dà una
pacca sulla spalla)
Tommaso : Cos’è…uno dei proverbi di Fulvio?
Andrea : No, è opera del mio ingegno… ti piace?
Amelia : Ingegno… si. Tommaso vuoi restare a pranzo con noi? Ho fatto i fagioli. Ci
buttiamo un po’ di riso…
Tommaso : (estasiato) Riso e fagioli…da quanto tempo non li mangio…
Andrea : Ma si, resta con noi…sopra ci beviamo un bell’Aglianico…
Tommaso : (rammaricato) No, non posso. Vi ringrazio, resterei veramente con
piacere ma….
Andrea : Ma?
Tommaso : Devo andare a prendere la copia delle Mute Ande ! Mannaggia al Sud
America, mannaggia ! Allora vi saluto e…sarà per una prossima volta,
spero. Arrivederci.
Amelia lo accompagna alla porta.
Andrea : Le Mute Ande…le Mute Ande… ma che razza di titolo per un libro di
poesie… (si alza proprio mentre sta rientrando Amelia) Senti qua
Amelia… senti che poesia mi è venuta “Non c’è niente che consoli più del
riso coi fagioli” Eh? Altro che Ungaretti, Saba…sono un ermetico..
Amelia : Si ermetico… cammina… al massimo potresti essere Boccaccio con le fauci
che ti ritrovi …cammina… e staccati un poco di alloro dalla corona così lo
mettiamo nei fagioli…..
Escono entrambi. Dopo qualche secondo squilla il telefono e Amelia rientra in scena per rispondere.
Amelia : Pronto…si… qui casa Ferrante…chi volete? Ah, si, il signor Ferrante…ora
ve lo passo subito. (copre la cornetta e alza la voce) Andrea….Andrea…. a
telefono…
Andrea : (fuori campo con voce impastata dal boccone che sta mangiando) E
portamelo qua… se si chiama cordless ci sarà una ragione… ‘cordless’
significa senza filo…
Amelia : (irritata) E io non ho risposto col cordless perché è scarico. Ho risposto col
fisso. Perciò se vuoi sapere chi è al fisso alzati e schiatta fino a qua….o pure
tu non sei cordless ?
Andrea : (rientra con un tovagliolo asciugandosi le labbra)
Ha fatto la battuta…. e brava… dai qua, dai…. (prende il telefono)
Pronto…si, sono io il signor Ferrante… lei chi è, scusi ? Chi….
Papiglioni…? Papiglioni... Papiglioni... Mi dispiace ma non credo di
conoscerla…. come? Ah, Papillon… ma oui... vive la France...
lei è francese allora. Complimenti per il suo italiano…ha addirittura
l’accento napoletano….complimenti. In cosa posso… no, mio figlio
non c’è… se vuole parlare con lui può chiamarlo sul cellulare… le do
il numero? Ah… non risponde… si vede che non può…come sarebbe a dire
che deve rispondere per forza… se non può, non può… ma si tratta di
qualcosa di importante? Una cravatta ? ma mio figlio non le porta le
cravatte…. non le ha mai portate… forse è un regalo della
fidanzata… ah, no? Siete voi che volete regalargliela? E va bene…cosa
posso dirvi…vi ringrazio…. se proprio non potete attendere il ritorno di
Fulvio potete portarla a me…si, come dite ? Così quando torna resta senza
fiato per la sorpresa…? Per una cravatta? E di che è fatta questa cravatta?
Va bene…va bene… vi aspetto…arrivederci.
Amelia : Andrea, ma che significa…. Fulvio con la cravatta? E quando mai se l'è
messa?
Andrea : E che ti devo dire…secondo me questo suo amico francese pensa di fargli
un regalo gradito e non sa che a Fulvio le cravatte non piacciono…vuol dire
che la metto io. Scusa, ma sarebbe stato scortese dirglielo, no?
Amelia : (dubbiosa) Si…si…. per carità… ma a me mi sembra strano…
Andrea : Per la verità anche a me quel tizio a telefono è sembrato strano… io non
capisco…era come se per forza Fulvio dovesse prendersi la cravatta…. ma
se uno non la vuole? Scusa, ma tra amici non si può dire ‘senti, guarda, non
ti prendere collera, ma a me le cravatte proprio non mi vanno a genio…
regalami un’altra cosa… che so, una sciarpa…
Amelia : (sempre pensierosa) Si…si…e, come hai detto che si chiamava quel signore
a telefono?
Andrea : Papillon…
Amelia : Papillon…Papillon… questo nome l’ho già sentito…
Andrea : Eh, hai voglia…basta pensare al film con Steve Mc Queen e Dustin
Hoffmann… quello in cui erano prigionieri su quell'isola... che poi alla fine
Steve Mc Queen riesce a scappare e...
Amelia : No, no…ma quale film, isola e Steve Mc Queen... no, è un nome che ho
sentito da queste parti… solo he non ricordo chi… quando… eppure c'è
qualcosa in questo nome che... Hai detto che questo signore stava venendo
qui a portare una cravatta?
Andrea : Si, ha detto che sarebbe arrivato nel giro di dieci minuti. Aveva fretta.
Amelia : A portare una cravatta per Fulvio?
Andrea : Amè… ma sei sorda? Si, una cravatta per Fulvio.
Amelia : E voleva per forza portargliela qua?
Andrea : No... mo' ci incontriamo in piazza. Lo riconosco perché sventola una
cravatta. E certo che iene qua, te l'ho dett.
Amelia : Io scendo. (fa per andar via)
Andrea : E dove vai così all’improvviso?
Amelia : E dove vado? Vado... ah, si vado a parlare con quell’amica che mi doveva
presentare una ragazza ucraina…sai per avere una mano in casa per le
pulizie… io scendo, ciao. (esce)
Andrea : (la guarda andar via attonito)
Io vorrei sapere cosa passa per la mente delle donne. Quale sarà mai la
connessione logica tra la parola ‘cravatta’ e la parola ‘ucraina’. Che io
sappia in Ucraina non si fabbricano cravatte. Al massimo fanno la
vodka…potrei capire se la ragazza o l’amica si chiamassero Marinella… ma
non penso proprio. Che razza di associazione avrà fatto? Bah, non c’è niente
da fare, come disse Doc in ‘Ritorno al futuro’ – Basta con i viaggi nel
tempo, ora voglio dedicarmi al più grande mistero dell’universo : Le donne!-
(va verso il divano e fa per sedersi, non appena si accomoda suona il
campanello) E ti pareva ! Questo deve essere il francese…altro che
francese questo deve essere svizzero, aveva detto dieci minuti e dieci minuti
esatti sono passati…però!
(Si alza e va ad aprire)
Rientrano Andrea e Papillon, quest’ultimo è elegantissimo, vestito alla gran moda.
Andrea : Bon jour…bon jour… asseiè vu…assettè vu…accomodè… insomma trasitè.
Papillon : Scusate ma perché continuate a parlare francese?
Andrea : Ah….ma voi parlate italiano, me n’ero dimenticato. Meglio così perché il
mio francese è peggio di una tazzina di caffè col sale… disgustoso.
Allora…accomodatevi… dité… parlé....
Papillon : N'ata vota? Ma vi state prendendo gioco di me?
Andrea : Ma per carité... cioè per carità, non mi permetterei mai... mi è scappato.
Pardon...
Papillon : (Con modi altezzosi si guarda intorno e ripetutamente circumnaviga il
divano osservando il tutto con sguardo sprezzante)
Andrea : (infastidito) Scusate ma se volete fare una passeggiata vi conviene la villa
comunale…là ci stanno gli alberi… il mare…
Papillon : No, grazie. E’ che volevo vedere dove vive Fulvio per capire se la cravatta
che gli devo regalare si intona all’ambiente. (si siede)
Andrea : E questa è bella! Una cravatta che s’intona all’ambiente….e che cos’è una
cravatta di De Chirico, la appendiamo al muro come un quadro? (siede anche
lui)
Papillon : (sogghignando) He…he…he… Siete spiritoso, siete… Allora Fulvio non vi
ha mai parlato di me? Non vi ha detto dei contatti che ha avuto con
Papillon?
Andrea : Veramente che io mi ricordi….no.
Papillon : E quindi neanche della mia attività…. commerciale, diciamo così.
Andrea : No…veramente no…a meno che non me ne abbia parlato senza fare il
vostro nome… e di cosa vi occupate allora?
Papillon : Io vendo opportunità…
Andrea : (tra se e se) E chisto n'è n'ato! Mio figlio che voleva vendere proverbi e
questo che vende opportunità! (rivolgendosi poi a Papillon) Chiedo scusa
ma non credo di aver capito...
Papillon : Ho detto che vendo opportunità... da me viene gente che cerca opportunità
e io gliela vendo.
Andrea : Si vede subito che siete amico di Fulvio. Scommetto che lo avete aiutato
con la storia dei proverbi, è 'o vero?
Papillon : Esatto! Lui aveva una certa idea... ma non ho approfondito la cosa. Del
resto poi a me non interessava... lui aveva bisogno di un'opportunità e io
gliel'ho venduta.
Andrea : Bah, si vede che sono di un'altra epoca... ai miei tempi l'opportunità te la
cercavi da solo, te la creavi...
Papillon : Si, ma la cosa bella è che quando poi scade il tempo, l'opportunità
dev'essere restituita, se no...
Andrea : (tra sè e sè) Chisto è cchiù cretino 'e mio figlio! (rivolto a Papillon) Ma che
razza di... scusate, ma voi prima date un'opportunità e poi la volete indietro?
Addirittura con la scadenza?
Papillon : E per forza... quella l'opportunità ha una sua durata ben precisa... se quando
scade il tempo non torna all'ovile allora io... regalo cravatte!
Andrea : Ah... ma allora voi campate di rendita. Complimenti... regalate opportunità,
cravatte... scommetto che siete fornitissimo.
Papillon : E come no? Ne ho di tutte le misure, di tutti i colori e disegni. Per tutte le
esigenze…cravatte adatte ad ogni collo.
Andrea : Ah, complimenti…bell’attività…ma scusate, io non ne capisco niente, sia
chiaro, ma non mi sembra che l'opportunità oggi sia un articolo che vada… i
giovani non la usano… e poi la cravatta si porta sempre meno… non vorrei
scoraggiarvi eh, ma non sarebbe stato meglio investire in una bella
salumeria… la gente deve mangiare. Sapete com’è, allo stomaco non si
comanda. Delle cravatte si può fare a meno, del cibo no.
Papillon : He…he…he… e invece vi sbagliate…chi viene da me viene proprio per
poter poi comprare qualcos'altro... una volta che ha preso la mia merce, la
mia opportunità, appunto, poi me la restituisce più... più... arricchita. Se
non lo fa, vuol dire che in qualche modo devo ricompensarlo e allora non
potrà fare a meno delle mie cravatte. E se non le prende lui le prendono i
parenti…i fratelli…la madre…il padre…(quest’ultimo sottolineato)
Andrea : (incredulo) Cioè...? Voi gli vendete la vostra merce e poi lui non può fare a
meno delle cravatte? Ma che significa? E... lei si guadagna da vivere così?
(a voce bassa rivolto al pubblico) ma tengono tutti lavori strani 'sti amici di
Fulvio.
Papillon : E certo che si guadagna... se no che lo farei a fare... per beneficenza?
Andrea: Ah, sì? E cosa posso dirvi….auguri… se lo dite voi… piuttosto,
cosa posso offrirvi? Vi andrebbe una bella tazzulella ‘e cafè, che ne dite?
Papillon : Un caffè… e perché no! Poi dopo però dobbiamo parlare della cravatta…
perché se Fulvio non la vuole allora io sono costretto a darla voi…mi
capite?
Andrea : E che problema c’è ? Se proprio ci tenete a darmela fate pure…ecco qua,
questo è il collo (gli mostra il collo in modo ironico) che dite sarà della
misura giusta ?
Papillon : E come no? Vi starà a pennello!
Andrea : Bene. Allora vado a fare questo caffè. (si alza per andare in cucina, ma
poi ritorna sui suoi passi) Ma perché non venite anche voi di là ? A me il
caffé piace con le classiche 3 C e se devo perdere tempo a portarlo fino a
qua quello si raffredda e perde sapore…
Papillon : Ma con piacere…(si alza) Poi però parliamo della cravatta….
Andrea : (uscendo con l’ospite) Si…si… e che sarà mai? Una cravatta è solo una
cravatta..… se volete parliamo pure del cappello e della sciarpa...
Papillon : No... a me piace solo la cravatta...
Andrea : E parleremo solo di cravatte. va bien?
Papillon : N'ata vota cu 'stu ffrancese?
Andrea : Pardon... pardon... cioè scusate, mi è scappato
Una volta usciti si sentono le voci che ancora ripetono la tiritera sulla cravatta.
Dopo qualche secondo dei rumori fanno capire che qualcuno sta entrando in casa. Compaiono Fulvio, Diana e Tommaso che con circospezione si guardano intorno e si siedono affranti sul divano.
Tommaso : Meno male che non c’è nessuno… forse sono usciti di nuovo…
Diana : Però, Tommaso… quell’accidente di macchina che hai potresti pure
cambiarla… sono più le volte che non parte che quelle che si mette in moto…
Tommaso : Sì, parli bene tu… e i soldi per cambiarla chi me li da? Devo andare pure
io da Papillon?
Fulvio : ( sempre più depresso ) E adesso che cosa dico ai miei? Che la supplenza
appena avuta già me l’hanno tolta…? Figurati mio padre cosa sarà capace di
dire….
Diana : Ascolta Fulvio… la cosa va affrontata ! Devi parlarne a tuo padre… in un
modo o nell’altro si deve risolvere…
Fulvio : E cosa gli dico? Che sono finito nelle mani degli strozzini? Che anziché
trentamila euro adesso me ne servono sessantamila? Eh…?
Tommaso : (Che guarda continuamente in direzione dell’ingresso) Po…po..tresti
dirgli che... Insomma… Dopotutto…. Effettivamente… E che
diavolo…Ci vorrebbe…
Fulvio : Tommà…ma cosa stai dicendo? Metti in ordine soggetto, predicato e
complemento oggetto e organizza una frase sensata…
Tommaso : E che ne so cosa sto dicendo… Non so cosa dirti….
Diana : Basta ! Quando torna tuo padre glielo dico io!
In quel preciso istante rientra Andrea precedendo di poco Papillon. Quest’ultimo compare in un secondo momento.
Andrea : (guardandoli incuriosito) Fulvio… e che ci fai qua? Non dovevi stare a fare
la supplenza… ma che hai fatto? Che ti è successo? Tutta la faccia
tumefatta....
Diana risoluta fa per avvicinarsi a lui quando, alle spalle di Andrea, nota Papillon che sorride con un ghigno molto poco promettente. Si allontana indietreggiando. Lì per lì Fulvio e Tommaso non capiscono quell’improvviso dietrofront ma poi guardando verso Andrea si rendono conto del pericolo e cercano di appiattirsi sul divano.
Andrea : (Stupito da quel comportamento) Diana… e che succede? Ho qualche
problema? L’alito…? Ho appena preso un caffè… non credo che…
Papillon : No…no signor Ferrante… lei non ha nessun problema… il problema ce
l’ha suo figlio Fulvio adesso… Sono venuto a regalargli una cravatta… e lui
lo sa!
Andrea : Oh, insomma… a voi e questa cravatta.. aspettate un momento. Il regalo
glielo potete dare anche dopo…. Magari vi aiuto io a fargli il nodo… e
quello mio figlio non ha mai portato una cravatta. Prima però devo capire
una cosa… Fulvio, ma cos’è questa storia? Ti sei picchiato con qualcuno?
Dici che stai fuori… che hai avuto una supplenza… vuoi che ti telefoni solo
Diana… poi ti trovo qua… Allora?
Suonano alla porta. Tommaso fa uno scatto felino urlando ‘Vado ad aprire io…’ dopo un po' Tommaso rientra quasi spinto da Amelia e va a risedersi. Amelia è accompagnata da una signora vestita in modo eccentrico. Saluta distrattamente Papillon quasi senza vederlo. Comincia a mostrare la casa alla donna che ha portato con se. Nel frattempo Andrea sta ancora aspettando una risposta. Papillon non ne può più.
Papillon : Mò basta! Adesso parlo io… (viene interrotto da una spinta di Amelia)
Amelia : Uh, scusate…. Buon giorno… sono la mamma di Fulvio…Piacere (fa per
dargli la mano ma ha nella destra un ombrello portatile e nella sinistra una
busta della spesa. Senza scomporsi gli cede l’ombrello per potergli
stringere la mano. Poi come se non esistesse più si rivolge di nuovo alla
donna che ha portato con se.) Ecco Irina… questo è il salotto…allora tu
vieni il martedì e il sabato… ora ti faccio vedere la cucina e le altre stanze…
Irina sempre a testa bassa risponde continuamente con ‘Si signora… capito signora…’ pronunciato con chiaro accento dell’Europa dell’est.
Andrea : Amelia… ma che stai facendo? E da quando in qua hai bisogno di una…di
una…
Amelia : (quasi isterica) Andrea… io sono stanca, hai capito! Ho bisogno di una
mano in casa… non ce la faccio più da sola…Allora Irina ti stavo dicendo…
Papillon : (come ridestatosi da quella surreale discussione e sempre tenendo
l’ombrello in mano) Ma mi volete prendere in giro….? A me..? Ma sapete
chi sono io?
Tommaso alza il dito come a scuola. Fulvio gli abbassa la mano e lo fulmina con uno sguardo.
Diana : (alzandosi molto impaurita) Signor Papillon…. Vedrà che sistemiamo tutto…
Tommaso : Si..si… e che ci vuole… noi poi facciamo…effettivamente… dopotutto…
(guarda Fulvio ) ho capito… ho capito…soggetto, verbo e predicato… (si
risiede)
Papillon : (davanti a una platea ammutolita scandisce) Io… sono…Pasquale
Papillon!
Andrea : Zà, zà!! E allora…? (Mentre Fulvio, Diana e Tommaso cercano di zittirlo a
gesti) Solo perché vendete cravatte chi vi credete di essere?
Papillon : Embè…io vi scuso perché non sapete con chi state parlando.. io le cravatte
non le vendo, le regalo! Vi ricordate del discorso di prima? E ne ho una qua
per vostro figlio… una bella fresca di fabbrica...
Andrea : E allora dategliela! E finiamola una volta per tutte! Anzi datene una pure a
me così vi sentite meglio… Tommà, ne vuoi una anche tu?
Tommaso : No... no... per carità...
Papillon : Ma allora non avete capito niente? Allora vi spiego la cosa in termini più
chiari, va bene? Diciamo che sono un… imprenditore, ecco sì. Un
finanziatore. Signor Andrea… io ho prestato trentamila euro a vostro
figlio. Gli ho dato l'opportunità che lui cercava, avete capito adesso?
il signorino conosceva le regole… sapeva che dopo un certo tempo gli
interessi si pagano… e lui mi deve un sacco di soldi…
Andrea : Fulvio… ti sei fatto prestare dei soldi? Razza di incosciente… e da quanto
tempo?
Fulvio : (Con voce rotta) Tre mesi….
Andrea : Scommetto che erano i trentamila che avevi chiesto a me, è vero?
Fulvio : (annuisce silenziosamente)
Andrea : (risoluto) Va bene… va bene… signor Papillon i trentamila ve li restituisco
io… e senza volere nessuna cravatta... mi impegno io a darvi questi
trentam…
Papillon : (ridendo sarcasticamente) Ehhehehehe... E che me ne faccio di trentamila?
Andrea : Come che ve ne fate… non glieli avete prestati?
Papillon : Si… ma me ne deve restituire sessantamila! Altrimenti ci scappa la
cravatta. E' più chiaro adesso?
Andrea : Sessantamila? E che fate la moltiplicazione dei pani e dei pesci? Ma questo
è un ladrocinio... una vera e propria usura... uh, Gesù! (si rende finalmente
conto di chi ha davanti.
Amelia : (Intervenendo con molta riverenza) Scusate signor Papillon… io non sono
molto sveglia e di queste cose non ci capisco granché… potreste spiegarmi
meglio come funziona?
Papillon : (tamburellandosi la guancia con l’ombrello che ancora ha in mano) Signora
mia bella…io presto i soldi a chi me li chiede perché ha urgenza… e
l’urgenza si paga… Per trentamila euro, dopo tre mesi me ne devono
restituire sessantamila perché altri trenta sono gli interessi per …l’urgenza!
E chi non mi paga fa una brutta fine… vi ricordate di Vincenzino
Scardone? Ah… vedo che lo conoscevate… il buon Vincenzino
era convinto di farmi fesso… io gli presto cinquantamila euro…. lui
sparisce…e chi si è visto si è visto… si era nascosto a Milano…io l’ho
scovato e gli ho regalato una delle mie famose cravatte… ah, guardate un
po’, proprio questa. (Tira fuori un laccio di cuoio e lo tende
minacciosamente tra le mani) Gliel’ho stretta intorno al collo fino a quando
non è diventato blu! L’ho ammazzato con queste mani !
Andrea è ammutolito. Silenzio totale. I tre seduti restano impassibili. Amelia è impietrita.
Amelia : (riprendendosi) Allora Irina… pensi che vada bene così?
Andrea : (tremando quasi) Amè... tu con questi chiari di luna pensi alla donna delle
pulizie?
A quel punto Irina si toglie la parrucca bionda e tira fuori una pistola puntandola verso Papillon.
Irina : E così ti sei fregato da solo…. Erano anni che cercavamo prove per incastrarti
definitivamente e adesso ci sei cascato… alza le mani! (Gli toglie l’ombrello da
mano e lo da a Amelia. Prende anche il laccio di cuoio)
Papillon : E brava… l’ispettore Silvia Spada! Non l’avevo riconosciuta con quella
parrucca… e cosa pensate di avere in mano? Una confessione? Era tutto
uno scherzo… io non ho mai detto niente… la mia parola contro la
vostra…tanto i signori qui non parleranno mai, è vero?
La poliziotta guarda tutti a turno. Ognuno volta la testa come a voler sfuggire lo sguardo. Sono imbarazzati. Tranne Amelia che preme un bottone sull’ombrello e si sente la registrazione delle ultime parole di Papillon, quelle sugli interessi e sull’omicidio da lui commesso.
Irina : La mia parola contro le tue parole registrate…vorrai dire!
Papillon : Non rappresentano niente… stavo scherzando… mi stavo vantando di una
cosa che non ho commesso io, solo per fare…impressione, ecco!
Irina : E no! Questo qui ti condannerà certamente (gli mostra il laccio di cuoio)
Guarda caso è identico alle tracce che abbiamo trovato sul collo di Vincenzo
Scardone e scommetto che una volta dato alla scientifica ci troveremo anche il
DNA di quel povero diavolo...che ne dici? Non uscirai più di galera Pasquale
Papillon! Andiamo… Ciao Amelia, vi aspetto tutti domani per la
testimonianza.
Papillon non sa più cosa dire. Si lascia ammanettare e portare via dalla poliziotta. Tutti gli altri rimangono in silenzio. Poi un sospiro di sollievo generale.
Andrea : Ci è andata bene…
Amelia : E meno male che conoscevo l’ispettore Spada…
Diana : Amelia sei stata grande (l’abbraccia)
Fulvio : Mamma… (l’abbraccia anche lui)
Tommaso : (Fa per abbracciarla ma poi ci ripensa) Signora… c’è ancora quel piatto
di riso e fagioli?
Andrea : E brava… a quanto pare la figura del cretino l’ho fatta solo io. Non avevo
capito niente…
Fulvio : No papà… sono stato io un cretino a mettermi in certi guai e per poco non
trascinavo tutti voi… ma adesso basta. Verrò a lavorare con te in salumeria
fino a quando non trovo qualcosa di adatto al mio titolo di studio… si deve
pur campare.
Tommaso : Non è che ci sarebbe un posticino anche per me?
Andrea : Questa si che è una bella notizia! Mio figlio che viene a lavorare con me… e
magari lascia perdere quelle stupidaggini sui proverbi…ma a cosa serve
scrivere proverbi, eh? Cosa ci si guadagna…niente! Adesso si che dobbiamo
festeggiare.
Si sente un cellulare squillare. Tutti si guardano intorno e solo dopo qualche secondo Fulvio si rende conto che è il suo.
Fulvio : Pronto…? Si sono io… Non ricordo chi… ah, sì! Sì… ma dite sul serio? Non
è uno scherzo? E quanto sarebbe…? Davvero…? Si, si…vengo domani…
arrivederci… arrivederci….
Fulvio chiude la chiamata. Resta ammutolito come in trance. Tutti lo guardano con sguardo interrogativo.
Fulvio : Era un’azienda a cui avevo proposto uno dei miei proverbi….
Tutti : E…?
Fulvio : E… l’hanno accettato! Mi daranno una cifra forfettaria….
Tutti : Quanto…?
Fulvio : (fa il segno di cinque con la mano)
Tutti : Cinquemila?
Fulvio : (invita ad incrementare)
Tutti : Cinquantamila?
Fulvio annuisce silenzioso. Andrea incredulo si lascia cadere sul divano.
Andrea : Cinquantamila… a me ci vogliono chili e chili di salami e prosciutti per
guadagnarli e a lui è bastato un proverbio…
Nel frattempo Fulvio ha detto qualcosa nell’orecchio a tutti gli altri che cominciano a ridere di gusto.
Andrea : Ma cosa avete da ridere? Piuttosto…quale sarebbe questo fortunato
proverbio ?
Tutti all’unisono : Accàttate ‘o Cuttone e Attàccate ‘o Buttone !
Andrea spalanca gli occhi incredulo. Sipario.
Fine