Via Barbaroux

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Via Barbaroux

-Quasi un film-

Ambientazione: Teatro Juvarra

Scenografia / Sceneggiatura / Materiali

Necessità minime:

Impianto per video- proiezione. E’ prevista l’utilizzazione dello schermo e del proiettore indotazione al teatro ovvero di una consolle di controllo e di gestione delle immagini adeguata alle necessità scenografiche.

Service luci. E’ richiesta una nutrita fornitura di lampade di vario tipo

(domino, par, etc) e di una consolle di controllo adeguata alle necessità della rappresentazione come da scheda tecnica allegata.

Elementi d'arredo. Inseriti o disvelati di scena in scena da opportuni “puntamenti luminosi”,dovranno avere forme e dimensioni di forte impatto visivo. Fornitura minima:

1 tavolo/consolle neoclassico posizionati davanti allo schermo retroproiettato

1 grande poltrona

1 panca

3 totem o banner

Impianto audio:

Impianto di amplificazione in dotazione al Teatro

Consolle di missaggio 24 canali

N° 4 radiomicrofoni

N° 3 microfoni con aste

N° 2 lettori CD


Azione 1:                                                           DELL’AMOR PROFANO

Time: cinque minuti circa.

All’apertura del sipario si intravedono piccole porzioni di fondale illuminato da luci rosse e blu. Un esilissimo fascio di luce è puntato su una donna (Michela), raggomitolata su una poltrona posta sul lato destro del palco.

Si sente una musica lontana il cui volume cresce lentamente: è " La Vie en rose" cantata dalla Piaff.

Voce di un uomo fuori scena - Fasella

"UNA BELLA LETTERA…” ( TESTO ANNA CUCULO)

La voce dell©uomo è “contrappuntata” da una voce di donna: è la voce di Michela impegnata a leggere un foglio che tiene nelle mani; le luci puntate su Michela crescono via via di intensità, mentre sempre più marcato si fa il contrappunto vocale della sua voce rispetto a quella dell’uomo, sino a farsi voce guida. Il fascio di luce puntato su Michela diventa infine pieno e forte. Di colpo tutto si fa buio e silenzio.

-Non credo di essere un mago, non credo nemmeno di essere uno stregone, non credo che gli stregoni e i maghi si innamorino. Forse però i maghi sì: hai visto Excalibur, quando Merlino si innamora di Morgana? Ma tu vuoi chiudermi in una grotta di cristallo? Comunque allora i maghi si possono innamorare solo di maghe e fate. Tu sei una maga o una fata?

Credo che tu sia una fata. Oggi ho provato a scriverti una lettera, prima o poi manterrò la promessa. Ma non so se sono capace di parlare d©amore. Forse non sono mai stato capace, ma ora è ancora più difficile. Scopro che era più facile quando non ero innamorato, mi veniva meglio, le parole scorrevano… Ora mi inciampo, mi sembra che qualunque frase sia mediocre, incapace di rendere anche solo l©idea di questa strana cosa, di questo sentimento, ma poi non è nemmeno un sentimento, non è un sentire, è un essere, uno stato, un misterioso comunicare con il mistero... vedi che mi inciampo di nuovo?

Sei una fata: fata deriva da fato, destino, il mio destino? Un regalo quando pensavo di non avere più bisogno di doni. C©è qualcuno, o qualcosa, che decide per noi, che ci spinge verso doni insperati, che ci dirige verso confini che non conoscevamo... Non riesco a ragionare su di te, non riesco a ragionare su di noi, se ci penso mi sembra tutto un po©folle, meraviglioso e folle, come quando arrivo da te, ormai quella strada la conosco bene, parcheggio, entro in via Barbaroux, comincio già a sentire il tuo profumo, scompare il resto del mondo, sono già lì, sul letto, tra le cortine, con te nuda tra le mie braccia, mi prende un languore incredibile, una tenerezza struggente, vorrei comunicarti questa tenerezza, darti tutto il mio piacere, farti sentire il mio amore, amore allegro, contento, felice, amore totale, sereno, quieto, senza ansie, senza timori, senza altro che piacere infinito, dolcissimo, senza tempo, senza luogo...

Vengo da te e penso, ancora una volta dio mio, fa che duri ancora una volta, ancora un giorno, non me la levare adesso, poi magari va tutto a catafascio, ma adesso no, e per strada, per tutta quella lunga autostrada penso, se deve capitare qualcosa fa che sia domani, che sia dopo, dammi ancora questa volta, sono come un mendicante, non so nemmeno a chi sto chiedendo, ma imploro, ancora una volta, per favore... per favore... per favore…

Sì, ti amo, e vorrei davvero vivere ancora a lungo, ma per ora ho paura di chiedere troppo, e allora mi accontento di sperare... ancora una volta, per piacere, ti prego, ancora una volta tutta quella felicità, una volta sola almeno ancora, ancora...


Azione 2:                                                                          MATTEO

Time: tre minuti circa.

Un tenue fascio di luce è puntato su un piccolo spazio di proscenio posto al centro del palco. Si sente il suono esile di un flauto: è il tema di Matteo. Sotto il fascio di luce entra Michela.

Indossa un abito nero, un indumento sexy che sta fra la lingérie e la gran sera.

L’ombra di un uomo si allunga sul fondale.

Michela inizia una recita intimista, talvolta rivolgendosi all’ombra: ( TESTO ANNA CUCULO)

Non sembri aver niente che ti accomuni agli altri uomini, Matteo. Non si capisce l’età né la provenienza. Né alto né basso, né magro né grasso, né biondo né bruno e neanche brizzolato o bianco come l’argento, non hai occhi chiari né scuri. È stupefacente come non assomigli a niente e a nessuno. La sola cosa ‘umana’ che percepisco… sono le sue mani delicatissime, bianche, lisce e sottili, perché quando mi hai stretto lievemente la mia, ho provato un brivido che mi ha attraversato il midollo spinale per andarsi a fissare in due punti precisi: la testa e il sesso… dove rimarrà per parecchio tempo. Nemmeno la tua voce è umana: da principio mielata come il miagolio di una gatta, assume toni severi e decisi, poi nobili e strascicati, per tornare carezzevole come il languore che prelude alla primavera; senza tempo e senza nazionalità, riunisce accenti di tutte le epoche e di tutto il mondo, suona come la nostalgia che coglie gli emigrati in terre lontane. Il tuo sguardo è acqua e fuoco insieme: umido e acceso. Tu non incanti, no; tu trasmetti un piccolo seme invisibile nell’anima, che comincia a crescere irreversibilmente appena raggiunta la nuova dimora.

…L’ustione provocata da un fulmine sarebbe più blanda e niente affatto capace di moltiplicare alla potenza i suoi effetti come quest’incontro.

Azione 3:                                                                          UN FILM. LA CITTA’

Time: cinque minuti circa.

Irrompe una musica potente di violoncello ( di taglio “futurista”), mentre sullo schermo, posto al centro del fondale, iniziano a scorrere immagini (“trattate”) che propongono una Torino "ideale": turet, Mole, lesene barocche, Via Roma, Mulassano, Fiat etc; confuse fra esse, “vanno” immagini degli sponsor e di manifesti di grandi eventi quali olimpiadi campionato mondiale di scacchi etc.

Alcune luci si accendono ( controluce) su tre attori che occupano il lato sinistro del paco. I tre danno vita a una sorta di dialogo fra sordi: si assiste a una scena joneschiana, recitata col piglio meccanico di certo teatro dadaista e espressionista.

Due dei tre attori escono di scena prima che la musica e il video abbiano termine e le luci si attenuino.

Resta in scena l’attrice - Giò - che attende il chiudersi della scena e al buio, lentamente, va occupare il centro del proscenio.


Testo: ( UN FILM, LA CITTA’ – DARIO )


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… La città, i suoi eri, i benefattori, la carità,

la mendicità redenta, l’austerità, l’operosità, la morale, la modestia,…

la città amata alla follia: “Torino, amico mio, è una scoperta capitale. Torino dall’aria

secca, energizzante, allegra…: il primo luogo in cui sono possibile!”

Sì, d’accordo, un film che avrà per sfondo la città, ma che racconterà soprattutto una storia

di mistero e di passione…

Già immagino la critica: un’opera colta e raffinata. Come dire: …un “cult”. Un’aurorale

indimenticabile “mise en abîme”: intricate vicende che si perdono in sfondi moltiplicati

all’infinito;

un interminabile e sinuoso serpente fatto di immagini di grande gusto, dove i protagonisti si

muovono nello spazio dilatato di una decadente ma indomita capitale.

... O ancor più come scatole cinesi e matriosche, che aperte ad una ad una ne rivelano

l’anima nobile.

Il tempo di un’azione lenta che metta in mostra splendori antichi, l’age che non si rassegna

alla decadenza: uomini e donne presenti a sé, grandiosi nel loro understatment, eleganti e

moderati anche nel clamore festaiolo del parto creativo e del successo per grandi imprese.

E che via via rimpiccioliscono sino a perdersi nel nulla, all’approssimarsi delle cerimonie

lamentose degli adii:

La moda? È cosa nostra;

Ah, il bel tempo andato!

Il bicerin, il cioccolato gianduiotto. Altro che gli svizzeri…

Il cinema, l’automobile,

E il tartufo, allora?

Sì, ma anche la storia di una donna colta, un percorso esoterico, fra arte e sentimento…

Metteremo in scena i piccoli mondi fatti di architetture secrete e di palazzi arcigni; di

magniloquenza operosa e disegni ambiziosi: di qua i sogni, di là la cenere...

… Una donna che cerca. Una donna che trova. La storia di un amore contrastato, sublime…

l’amore con la A maiuscola…, quello dei Fedeli, di Platone e Saffo, dell’estasi delle sante.

E poi il fiume, il fiume che scorre nelle acque ultime del ritorno impossibile.

La Città come una grande casa: viali-corridoi, piazze-stanze… e balconi ai poggi collinari:

bellavista su mirabili scenari metropolitani – tutti a novanta gradi -, sfregiati dal periferico

smisurato, intristiti o rallegrati dai posticci barocchi.

E in fondo lo smisurato frastaglio dell’Alpe che urla a cieli disuguali…

Cieli che originano in Francia e muovendo a ritroso scalano il cielo lombardo – “così bello

quando è bello” – ché quello monferrino e tirrenico è di casa e per consuetudine invisibile.

Re dai fasti arrugginiti e dall’esilio mite, mantenute e gran madame, bimbi-infanti già

predestinati alla sella del trionfo e alla polvere della rovina.

Ma soprattutto bar e localini… Mulassano, Baratti & Milano, il Bicerin, L’Antica Piazza

delle Erbe, il Lobelix, il Caffè Lumière, le Tre Galline, Marechiaro, il Petit Hotel, il Fortin,

la Taverna dei Guitti, la Trattoria dello Spirito Santo, lo Shore Cocktail Club, il Profumo-

Red Fort Company, Liù…

E scuole di riti, scherma, arti marziali… la Reale Società Ginnastica di Torino, il Pardo, il

Circolo degli Ufficiali…

E la Terra delle Donne, la libreria il Tastebook…

…Il Golf Club di Cuneo e l’agriturismo i Castelleri a Bossolasco, e il Palazzo Salmatoris a

Cherasco …

Sì, ma anche la storia… insomma, una storia che sia una storia… che è bello raccontare


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La città nelle sue lente ma sconvolgenti trasformazioni, ciclopiche nel loro essere

underground: cunicoli antichi e nuovi: ieri grotte per soldataglia dal piede veloce che fecero,

in botti salvifici, eroi giovani kamikaze ante litteram,

e oggi metropolitane succhia anime dei bipedi che muovono frettolosi in superficie.

Onte lavate con la costruzione di simil-panteon, ma vivaddio ghetti aperti, ché di questa

memoria rimane il sommo simbolo municipale: museo cinema da cui prende l’avvio un tour

di ricerca e luce,

e che adesso deve ritornare quando il disegno più ambizioso finalmente si compirà nella

magia di una stanza buia dove lo spettatore si tingerà del balugginio di luce mandato dallo

schermo.

Un film per raccontare tutto questo e ancor di più: di letture antiche, di incontri amorosi…

la sostanza e gli esiti di vicende fatte di sangue e sogno, di destino e lotta, … di abbandono.


Azione 4:                                                                          GIO

Time: tre minuti circa.

L’ attrice al centro del proscenio è illuminata da un fascio di luce rossa e blu.

Recita guardando allo spazio (buio) occupato nell’ Azione 1 da Michela

Il suo è un appassionato e struggente “richiamo” d’amore - lamentosa mentre entra nel fascio di luce:

Testo ( GIO. AMORE, AMORE, AMORE – DARIO )

Il mio nome danzava sulle corde della tua voce,

selvaggio e sfrontato.

il mio viaggio era il viaggio di Alice

stupita e ingenua, oltre lo specchio del sogno,

per gli anfratti che secretano le belle fantasie di tenebra.

La nostra storia raccontava gli assoluti altrove

di un sentire frenetico ed empio.

La mia fame s©attenuava nel divorarti le labbra,

le labbra che mi suggevano la vita,

che mi svenavano i sensi.

Per sete mi intorbidivo la bocca

delle tue gocce dense di insopportabile piacere.

E il desiderio di domandare e donare

mai si placava:

voluttà, estasi, dolcissimo infinito tormento.

Ora piango i bagliori malati dei nostri corpi ritorti

in frenesie di pomeriggi e di sere.

Piango ll palpitare furioso delle vene alle tempie

e i morsi bagnati di torbide spume.

Piango per lo sconcerto

che apre al vuoto e al lamento.

Piango perché non capisco…

Piango e inutilmente mi chiedo: perché?


Perché hai voluto spegnere l©universo,

fermare il vento caldo che muove il mondo,

sterilizzare il fiato che promana dall©anfratto umido

che esalta le carni.

Perché?

Perché hai voltato le spalle al fiore nero

che arabesca il mio velo,

e nell©andartene hai sdegnato l©animale quieto e fedele.

Perché l©abbandono?

Perché?

...l©abbandono...

lo sfibrarsi dei nervi ai polsi,

l©implodere della mente in luce nera,

il vuoto cupo che si insedia al centro del seno...

tu non sai cos©è l©abbandono.

Tu non sai cos©è la pietà:

non conosci il buio di un letto senza confini,

lo sperdersi, il disperare, il vagare senza ragione.

La tua legge è predare,

stremare l©animo di chi ti ama.

Se essere eroe e signore è essere questo…

io sono stata schiava dell©eroe e signore che ho amato.

Del signore ed eroe che odio.

Che odio... che odio...

La padrona dei miei beni ...se vuoi... di me... della mia vita.

…Se vuoi...

Ancora...ancora…

Sono qui.

Azione 5:                                                                          TANGO

Time: cinque minuti circa.

Compare Michela.

Le due si abbracciano e si baciano appassionatamente.

Una musica, un tango.

Le due donne prendono a ballare.

Entra un uomo.

[ L’uomo prende Michela che abbandona Gio.

Gio esce di scena a passo di danza, mentre Michela e l’uomo continuano a ballare. Infine a passo di danza i due si separano e si allontanano in direzioni opposte. L’uomo esce di scena per le quinte di sinistra. ] …

Michela si allontana dirigendosi verso la consolle neoclassica (tutta colonne e fregi) posta davanti allo schermo retroproiettato. Sullo schermo cominciano a intravedersi strane immagini: al centro una radiografia di un piede incorniciata da immagini massoniche e simboli di varia natura – in movimento?-.


Azione 6:                                                          NON TUTTI I MALI…

Time: cinque minuti circa.

Michela, appena illuminata da luci provenienti dal pavimento, prende dalla consolle un libro e va a posarlo su un leggio (molto scenografico) posto sul lato destro del proscenio.

Legge passi esoterici tratti dal libro ( TESTO ANNA CUCULO)

DA DEFINIRE

-…A lungo era durato l’intervallo di inattività e di celamento, e la materia continuava ad essere sterile. Dio sorrise e disse ‘Che la Natura sia!’ e un oggetto femminile di totale bellezza sgorgò dalla sua voce, e Dio la chiamò Natura e le ordinò di essere feconda.

Avendo preso dal proprio soffio quanto bastava e avendolo unito intelligentemente al fuoco, lo rimestò con certe sostanze sconosciute. Poi, dopo aver unificato il tutto, ogni elemento con ogni altro, accompagnando con certi incanti segreti, agitò fortemente tutta la mistura, sinché ribollì alla superficie della miscela una specie di materia più sottile, più pura e più trasparente degli ingredienti di cui era fatta: questa era traslucida e solo l’operatore la vedeva. Ed essa non si fondeva al calore, perché era estratta dal fuoco, e non si raffreddava, perché era estratta dal soffio.

Da questa crosta Dio fece nascere miriadi di anime.

E le cose in basso emisero gemiti, prese da timore per la meravigliosa bellezza e l’eterna permanenza delle cose in alto…

Gnosi Ermetica e Alchimia; La Kòre Kòsmoy e le sublimazioni del Mercurio.

Kòre Kòsmoy… ‘Pupilla del Mondo’…

Il testo faceva parte dell’Anthologium di Stobeo, come confermava nel IX secolo Fozio…

Vi si trovano quaranta estratti da Hermete Trismegisto, undici dei quali provenienti dal cosiddetto Corpus Hermeticum…

Il titolo completo, Estratto dal libro sacro di Hermete Trismegisto intitolato Pupilla del Mondo, lo colloca logicamente in una serie di lògoi di Iside a Horo, cioè in un insieme di estratti da una o più opere ermetiche in cui la dea si rivolge al figlio per trasmettergli gli insegnamenti occulti… … Iside, colei che trasmise la Sacra Arte agli uomini…

Il testo presenta un’impressionante analogia tra il mito cosmogonico che offre e la cosiddetta Grande Opera…

Immagini video: vedi nota finale in Azione 5


Azione 7:                                                                VIA BARBAROUX

2 Attori: Gio e Mario (Federica e Cristian)

Sono illuminati di lato e alle spalle

Testo: ( VIA BARBAROUX – DARIO )

CRISTIAN

Nel vicolo lungo

che sa di antico e umido.

All©incrocio di muri screziati

d©ocra e d©ombra.

Dove i giorni svaporano in passi lenti e le notti nel vociare fitto dei dehors. Per gli spigoli marcati da quattro indomite,

che ancora e sempre

trattano piaceri stanchi.

Li è la casa,

FEDERICA

li è casa.

CRISTIAN

Èad essa che amo tornare, per ascoltare voce di sirena e fruscii di velluti e sete, fra libri di fila

trionfi, sanguigne e avori.

FEDERICA

A mormorare amore,

e godere, sotto le luci tenui,

per i gesti neri.

CRISTIAN

Sì, per le stanze dei ferri ritorti,

delle pitture fresche,

delle allegorie di cerca,

di desiderio e di sapere.

La casa, che dietro alle persiane chiuse silenzia il parlare cortese.

FEDERICA

Il suo caldo buono.

L©ardere di incenso, che nelle impalpabili ceneri esaurisce languori, deliquii e sfinimenti.

CRISTIAN


Time: cinque minuti circa.


Ora tacciono i gradini che sperdono al soglio

e che accolgono i passi dei visitatori più cari.

Silenti e eloquenti restano

nelle loro pose le primavere gravide:

carni leggiadre

fattesi corona e ruota,

esposte all©ineusauribile refolo d©Opera,

e che tutt©intorno

hanno fiori e essenze,

e ai piedi terra, in macerar di foglie:

affinché Conoscenza danzi con Amore.

FEDERICA

Di qua dalla porta è silenzio e quiete.

CRISTIAN

Ma se suoni

il sorriso si fa abbraccio,

FEDERICA

e per il fratello è festa.

Azione 8:                                                                          LA PARTITA

Time: cinque minuti circa.

Sullo schermo scorrono le immagini tratte da “ Il Settimo Sigillo” (insonorizzate).

Alle immagini bergmaniane si aggiungono immagini realizzate ad hoc di soggetto scacchistico. Le immagini si risolvono nella figura di una scacchiera vista dall’alto.

Anna e Fasella (Michela e il Maestro ) si siedono alla consolle situata davanti allo schermo. Sono due silouhettes. Michela indossa un abito bianco, il maestro un abito rosso.

Testo: ( SARÀ UN MAGO? ANNA-DARIO )

Anna/Michela

"C©è qualcuno o qualcosa che decide per noi, che ci spinge verso doni insperati,

che ci dirige verso confini che non conoscevamo" Qualcuno o qualcosa che ci desta

dal sonno profondo

come un raggio di luce che avvolge e riempe. Entità la cui visita attesa sorprende

che si rivelano compagne nella solitudine

che spauriscono il cuore cui danno consolazione e calore, che avverti remote e presenti, "lontane ed arcaiche".

Premonizioni aperte su un mondo che è "nostalgia struggente... malinconia remota".


Un anticipo di Realtà che il reale manifesta e nasconde Un incanto che si nutre di verità e certezza.

Entità che stanno alle fonti della prima epifania dell©essere, che evocano del mondo ogni sua indivisibile parte.

Un lontano che è qui e ora, nel traslato del tempo, nel divenire immutabile,

nella luce che accompagna la notte.

Fasella/Matteo

Quel qualcuno o quel qualcosa sono una presenza che ti porti dentro...

Inutile cercare in casa, non avresti trovato niente e nessuno. Capita che, se cominci a desiderare di incamminarti verso la conoscenza, se lo desideri con il cuore, attenzione: ho detto cuore e non ventre, acquisisci una guida che ti accompagnerà da quel momento in poi. È probabile che questo sia già accaduto, per quanto ti riguarda, e che tu la notte scorsa abbia intravisto… la Realtà. Non sto parlando di questo mondo e questa vita materiali in cui viviamo, bensì di quella che percepiamo solo con i nostri sensi e che solo ad alcuni è dato di vedere in questa vita. All’inizio si riesce appena a ‘sentire’, ma la percezione del sentire è piuttosto chiara ed è struggente nostalgia perché il nostro spirito conosce bene la dimensione della Realtà, della Bellezza, da cui proviene e vorrebbe fuggire via dal corpo che lo tiene imprigionato per tornare in quella dimensione.

La malinconia che hai provato non è altro che la tristezza e lo struggimento dello spirito che anela ai cieli superiori. Ma ogni anima, e come sai per anima intendo sempre spirito, è trattenuta su questa terra da una ‘sentinella del cuore’. È davvero una sentinella, qualcosa che sta a guardia del corpo e del cuore… umano, in questo caso, cioè dei sentimenti, dei piaceri della vita terrena. La sentinella attira con insistenza l’anima verso le cose materiali, attraendola con allettanti e seducenti proposte: il suo compito è trattenere lo spirito dentro al corpo.

…Pensa se così non fosse, se tutt’a un tratto scomparissero le sentinelle: quale spirito rimarrebbe per un istante in più a vivere in una prigione che lo tiene legato a questo inferno?...

Sei ancora in tempo a tornare indietro, Michela, a dimenticarti per sempre quel che è successo la notte passata, ma credo che sia l’ultimo campanello: se non torni indietro adesso, e di corsa, non lo potrai più fare. La strada della conoscenza è meravigliosa e piena di sorprese incantevoli, ma è anche struggimento e malinconia, come hai visto, rischio e difficoltà, e richiede molta fede e dedizione. Non solo: devi essere veramente disperato in questa vita per volerla percorrere sul serio. Solo tu puoi decidere per te stessa.

Anna/Michela

Vedere l©invisibile, toccare l©impalpabile, sentire il silente, accompagnarsi di solitudine: è questo che andiamo cercando?

E chi guiderà il nostro cammino?

Fasella/Matteo

Ci sono Spiriti guida che muovono nelle tue movenze, che hai dentro.

Che nel seguirti ti guidano e rispondono a un bisogno profondo.

Un nemico e un amico che consiglia silente, che affascina e attrae.

Che ucciderai.

Perchè il gioco è questo:

uccidere il re.


Azione 9:                                                                          LUNE

Time: cinque minuti circa.

Ha inizio un commento sonoro marcatamente elettronico, una sorta di musica “siderale”.

Michela abbandonata la consolle e va al proscenio.

La scacchiera si trasforma in una luna piena.

Lentamente nel video la luna muta forma e colore in un gioco di dissolvenze incrociate. Michela al centro del proscenio, utilizzando un leggio d’argento, legge… Testo: ( LUNE – DARIO )

Èalle lune di tutti che volgo lo sguardo e ad altre lune.

Le lune opali che incantano i poeti e gli amanti, scintillanti e tenere.

Falci, assenti e piene.

Belle come le menzogne travestite da promesse. Le lune delle psichedelie tranquille,

dei sabbah nei week – and.

Le lune degli happening di streghe, sciamani e gnomi che armano di dardi

le misture arcane

e indifferenti al giorno, incubano natura e messi,

aprono le gambe al sole e avvampano di vita. Lune di empiria e arte

che il dizionario dice:

voluttà di senso e forma in mutazione, schegge di orgoglio e solennità inquieta. Luna seconda di due dei sette

che reggono il cielo saggio.

Astri d©argento intinti in gialli, rossi e neri che sieri acidi e solventi

depositano ai fondi dei crogiuoli

nelle notti operose dense di vampe e attese. Notti che srotolano

il tempo del pensare agendo e dell©agire presto ché la materia trasmutando, nell©ultima veglia, non lasci scorie e non svapori ancor vile.

Socchiusa la porta, la luce serpeggia al passo e alla vista dell©orrido

trasale il cuore,

la dove assenza è essenza

non erba visionaria, non marmellata esotica, non fungo di viaggio, non...

Le lune, le mie lune…

sono lune di estasi, urticanti, vive.

Lune di piaceri intensi, senza passione, forti...


Lune che posano sul capo dei re senza terra

la corona aurea della vittoria.

Lune che tacciono le battaglie vinte

da chi ha forza per infoderare la spada.

Azione 10:                                                        IL JOLLY, LA COLOMBA

Time: cinque minuti circa.

Michela resta al proscenio.

La musica siderale è sostituita dal tema di Matteo ma eseguito da orchestra

( in alternativa: una musica circense -orientale - che pulsa in volumi disuguali).

Si accendono colonne di luce che illuminano intere porzioni di palco. Sul video inizia a battere le ali una colomba. Tre attori recitano “contrappuntandosi”.

Testo: ( IL JOLLY. LA COLOMBA – DARIO )


CR


Nulla resterà della materia spessa

e dei giorni spesi a fare del respiro arte,

se non l©essenza del distillato fine,

che l©universo, conchiuso in bacile d©oro,

celebrerà come trionfo dell©Opera.


EN


Vive la vita oltre la vita,

nella congiunzione degli opposti,

nel matrimonio di corruzione e morte

che genera purezza e amore.


FE


Le ceneri disperse ai venti dal mantice,

che i fuochi ha sbiancato e smosso,

silenti raccontano di gabbie magiche e altari,

in orizzonti lontani,

finalmente mondati da allegorie,

colonne e segni.


EN


È allora che al cuore ogni parola appare

inopportuna e tronfia,

e la potenza si fa atto di smisurato oblio,

e turgori e rigidità evolvono in flusso.


CR


chi contemplerà la metamorfosi della fuligine

in pura Acqua di fiamma,

avrà occhi per cogliere l©allontanarsi dell©eterno primo

e il suo tornare in spirali di brezza e di tuono.


FE


all©ora!

quando la percezione

per un istante mostra


l©io etereo, in profonda voce,

che recita i saper del mondo


EN


all©ora!

quando s©infigge nel bacile

la cuspide di lampo urticante


CR


all©ora:

quando dono e pulsione segnano

il sacrificio del liberto,

non più schiavo,

non ancora signore del mondo,

ma sulla via con passo fermo.


EN


Attratto il simile dal simile,

banalità e piombo di impotenza si dissolvono,

lontano dove non riconosci Euclide,

nelle viscere aeree del nuovo mondo


FE


Ambigue bordure,brezze servili,

urne molli, vene esangui,

la materia ardente discioglie, essica e ancora tratta

e infine dissolve, disperde, monda.


CR


Traluce lo specchio chiaro senza stupore,

se nell©acqua il corpo corrotto di vecchia immerge e affoga,

per rinascere fanciulla pura e feconda,

per rinnovare bellezza e amore.


EN


La mente serena, placata la natura,


CR


canta la nota silente e lunga,

con cui l©universo vibra e onora


FE


la memoria,

le vestigia e il domani delle vite grandi.


Azione 11:         MUSICALE

Azione 12:                                                                       DELL’AMOR SACRO

Time: cinque minuti circa.

Tutto si spegne. Si sentono gocce cadere (un vero e proprio sgocciolio ) e il crosciare di acque. Sul video si muovono pulviscoli e ombre sfumate dietro cui si fa sempre più distinta l’immagine della spirale luminosa della Via Lattea – si passa dai toni dell’arancio a quelli del blu. Luce tenue su Anna/Michela


Michela recita:   Testo: ( È INCANTO E VOLO – DARIO )

Èincanto e volo oltre la porta chiusa,

a cui s©accede per la via stretta, nell©urna chiusa

dove si rinasce al mondo.

Fuori per sempre dall©opaco specchio,

risalendo i visceri della terra negra.

Èincanto e volo.

Èincanto e volo

nelle congiunzioni sacre,

nell©occhio di re

e di rapace in caccia,

per i marmi antichi dei passi persi,

scorrendo tavole, i versi e i segni.

Èincanto e volo.

Èincanto e volo alla vista di donna giovane e nuda

che ad altri grazia e conoscenza nega, nel risalire l©umido antro

che apre alla vita. La vita che amore continuamente nova.

Èincanto e volo

a risalire con mente chiara

il sancta sanctorum

che nei recessi cela

il simulacro

dell©etereo ultimo volto

Un lampo…

ed è incanto e volo.

Uno scintillio…

ed è incanto e volo

Nell©intuizione che coglie tutto l©universo…

èincanto e volo… È incanto e volo…

E infine uscir a riveder le stelle


SIPARIO