Viktor, Viktoria

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VIKTOR, VIKTORIA

commedia musicale in due tempi

di LUIGI LUNARI

da un'idea di Reinhold Schuenzel e di Blake Edwards

PERSONAGGI

(in ordine d'entrata in scena)

Ren‚ Laroche

Il direttore del "Chez Lui"

Il giovanottino

Victoria Grezinski

Il barista

Il libraio

Lo storpio

Henry Laplace

Un ballerino

Un impiegato

Douglas Carmine Caruso, detto The Duke

Pupa

Il Cigno

Scroogy

LA SCENA

            Parigi, anni '30.  Il cafè chantant "Chez Lui", le strade di Parigi, il lungo Senna, una pasticceria, la casa di René, l'Hôtel Ritz, i camerini dello Chez Lui... a seconda delle circostanze.


PRIMA PARTE

           

I.

            In scena é il vecchio René. Una vecchia checca di grande e umana

            simpatia. Guarda - come dal di fuori, come dal futuro -

            l'animarsi del Café Chantant alle sue spalle, poi si rivolge al

            pubblico.

IL VECCHIO RENE' - Questo è lo "Chez Lui", non lontano da Place Pigalle: a Parigi, naturalmente: nel cuore del cuore del mondo. Io ci ho passato un lunga parte della mia vita. Ho trovato qui molti successi... e molti amori. E' un locale come tanti, non migliore né peggiore. Ogni tanto un buon pianista e dei buoni numeri, ogni tanto - forse più spesso - un periodo di magra... Ogni tanto - anche - entravano i flic, la polizia: un fischio... e arrivavano: visite periodiche. Una rissa, un'ispezione. Sempre, trovavano qualcosa che non andava bene. Ma come dice il vangelo... chi non ha niente da nascondere, scagli la prima pietra. Così, chiudevano il locale: per un giorno, due giorni, una settimana...   Chez Lui era un poco nell'occhio del ciclone, sempre sotto tiro: specializzato in coppiette e incontri irregolari: incontri gay, diciamo. Senza razzismi, però, senza preclusioni: benvenuti anche gli altri. Io? Anch'io, sì sì, sono gay. Sempre stato. Allora però si diceva omosessuale, o meglio ancora... non si diceva niente. Era il 1930... Io ero più giovane. Adesso ho una certa età, mi sono messo tranquillo. "tout           passe, tous casse, tout lasse..." I miei amici venivano a sentirmi cantare, e anche i miei amichetti. Ero bravo... Abbastanza bravo... Simpatico...

                        (In scena, il Direttore, è al centro della pedana.)

IL DIRETTORE - Ed ora, Mesdames et Messieurs, ecco a voi il clou della

            serata. Il bravissimo... celebratissimo... che non ha bisogno di

            presentazioni... Renè!...

                        (Durante la battuta il vecchio Ren‚ si è liberato del

                        cappotto, del bastone, e di ogni altra insegna della

                        vecchiaia... e si è vestito da donna. Un travestimento non

                        raffinatissimo, non privo di una certa volgarità sguaiata.

                        Ora prende possesso del "Chez Lui", e canta:)

RENE' -       A Paris

                         non ci sono solo il Louvre,

                    Notre Dame, Montparnasse,

                         Place des Vosges e Rue de Rivoli...

                         c'è anche un posto

                         un po' nascosto,

                         tutto lume di candela,

                    tutto musica diffusa,

                    dove ognuno viene e fa

          quel che vuole in libertà,

                   dove il motto è égalité,

                   liberté, fraternité.

                  A Paris...

                  c'è anche un'oasi che si chiama Chez Lui.

                                    

                 Vieni qui!

                 Ehi, tu,

                 vieni qui.

                 non mancare di venire Chez Lui.

                 Ehi là,

                 vieni qua,

                 non mancare di venire Chez Moi.

                 sii te stesso più che puoi,

                 qui avrai tutto quel che vuoi,

                 non c'è sogno che non possa esser realtà

                 se a sognare vieni qui

                 Chez Moi...  et Chez Lui!

                      

                        (Finita la canzone, "Chez Lui" lentamente si svuota, mentre

                        qualche cameriere comincia a fare pulizia. René raggiunge il

                        proprio camerino, comincia a struccarsi. Il Direttore gli

                        si avvicina, tira fuori di tasca il portafogli, ne trae

                        delle banconote...

IL DIRETTORE - Cento... duecento... trecento...

          (Ma da dietro le spalle di Ren‚ spunta un giovanottino

                        bellino e azzimato - evidentemente l'amichetto di turno di

            René - che tende la mano e arraffa le banconote.)

RENE' - I soldi per il taxi?...

IL GIOVANOTTINO (annoiato) - Ho anche qualche piccolo debito...

RENE' - Suppongo tu non venga a casa...

IL GIOVANOTTINO - No, René, stanotte no.

RENE' - Beh, lasciami qualcosa almeno per mangiare domani...

IL GIOVANOTTINO - Oh, René, non sfoderare quel tono da vecchia checca

            malinconica. I patti sono questi, no?

                        (Gli restituisce una banconota)

Te'. Buona giornata.

RENE' - Buona nottata. Donne?

IL GIOVANOTTINO - Oddìo, Teddy. Anche geloso?

                  (Il giovanottino esce.)

IL DIRETTORE - Bene! Prende i soldi da te, e poi li spende in donne!

RENE' - Spendere?! Ma no, si fa pagare anche da loro!

IL DIRETTORE - Sempre meglio!  E tu?...

RENE' - L'amore è cieco!...

IL DIRETTORE - Cieco, sordo, scemo... ce le ha proprio tutte, l'amore!

            Beh, io me ne vado. Pensi tu a chiudere, René?

RENE' - Sì, ci penso io. Buonanotte.

(Il Direttore esce. René continua struccarsi, canticchiando tra sé la canzone che abbiamo già sentita. Ad un tratto dal fondo della scena, dal buio del locale, emerge a poco a poco la figura di qualcuno... René, prima ancora di vederla, ne sente la presenza..)

         

             Ma... chi c'é?...

  

(René aguzza lo sguardo verso il fondo (o verso la   platea?) Nella penombra del locale ormai buio si delinea la figura di Viktoria. Una giovane donna elegante, vestita con eleganza un po' lisa: segno di una passata floridezza e di una presente povertà.)

VIKTORIA - Il signor René Laroche?

RENE' - Chi è? Che cosa vuole?

VIKTORIA - Mi chiamo Viktoria Grezinski...

RENE' - Ma... è chiuso...

VIKTORIA - Sono polacca...

RENE' - E' chiuso lo stesso.

VIKTORIA - Mi manda Henry Laplace... Mi ha detto di venire qui...

            per un'audizione...

RENE' - Henry Laplace, eh? Le ha detto di venire qui per un'audizione... alle due e mezza di notte?...

VIKTORIA - L'ora l'ho scelta io... Volevo essere sicuro di trovarla...

RENE' (sbrigativo) - Senta: è tardi. Io...

VIKTORIA (intensa) - La prego!...

RENE' - Il programma del locale è completo... Non saprei neanche...

VIKTORIA - Sono una cantante...

RENE' - Ma sì, ma sì... siamo tutti cantanti!...

VIKTORIA - Sono una cantante lirica, ho studiato al conservatorio di Varsavia, ho una bellissima voce, molto calda, drammatica; ho un'emissione impeccabile... 

RENE' - Una cantante lirica?!

VIKTORIA - Purtroppo la lirica è un settore molto difficile, e questo è per giunta un brutto momento. Io... non disdegnerei, nel frattempo... anche, appunto, un locale come il suo...

RENE' - Signorina...

VIKTORIA - Signora.

RENE' - Signora, temo ci sia un equivoco. Lei forse sopravvaluta questo locale... Noi qui non cerchiamo voci impeccabili... Anzi... voci peccaminose, semmai... Chiedo scusa per il calambour... Lei è una cantante lirica, signora: continui ad esserlo... lasci perdere il cafè chantant... torni dal suo

            Barbiere di Siviglia...

VIKTORIA - Non sono un soprano leggero, signore: sono un contralto!

RENE' - Torni da Wagner, allora, non so cosa dirle. Qui, vede,      si richiede uno stile molto diverso...  E mi stupisco molto che Laplace l'abbia mandata qui. Laplace sa quel serve a noi...

VIKTORIA - Beh, non è stato lui! Ho mentito. E' un'idea che ho avuto io!

            (Con altro tono:)

            Ho bisogno di guadagnare!

RENE' - Sapesse io!

VIKTORIA - Io costo poco!

RENE' - Qui, dentro, signora, un contralto.... neanche gratis! Se lei mi dicesse, vede, "io muovo il culo così..."

VIKTORIA - Ho detto contralto per dirle che ho studiato, signor Laroche... Ma ho avuto anche altre esperienze: ho fatto del cabaret...

RENE' - Questo è già meglio.

VIKTORIA - ...e sia pure senza muovere il culo...

RENE' (tono equivoco e complice) - Entraineuse?...

VIKTORIA (con un recupero d'orgoglio) - Ho fatto cabaret a Berlino, signore! Canzoni di protesta, anti-borghesi, violentissime! Veri e propri schiaffi al pubblico! Un successo incredibile, ogni sera...

RENE' - Il pubblico dello Chez Lui non desidera essere schiaffeggiato, signora. Preferisce lo champagne.

VIKTORIA - Potrei farle sentire...

RENE' - No, mi dispiace...

VIKTORIA (con rabbia) - E invece lei mi ascolterà, signore! Lei non sa

            di che cosa è capace un contralto polacco in esilio!

(Attacca a cantare, con forza una qualche canzone da cabaret:  “Ich bin di feche Lola”, o un qualche song dell'”Opera da tre soldi”, o "Insieme sul letto staremo" dal “Mahagonny”)

RENE' (ad alta voce) - Ragazzi.... quando avete finito, spegnete le luci e andate pure!..

                        (Esce di fretta, senza badare a Viktoria, che canta ancora

                        qualche nota, prima di interrompersi, scoraggiata e delusa,

                        quasi scoppiando a piangere.)

.

II.

         

                        (Il palcoscenico ora è vuoto. Victoria si avvia

                        stancamente. Ora è in strada. Una musica da "Piccola

                        fiammiferaia" la accompagna per le strade. Scende la neve.

            Viktoria canta forse una canzone. Oppure, in lontananza, un

                        accordéon.

                        Ritorna il giorno: una fredda mattina da terz'atto della

                        Bohème. Siamo forse su un quai lungo la Senna. C'è una

                        bancarella di libri e vecchie stampe...

          C'è un distinto signore che arriva di buon passo, poi si

                        sistema a terra su una piccola stuoia, improvvisamente

                        storpio...

          C'è un baracchino di cibarie...

                        Viktoria si avvicina... Qualche saluto a soggetto, come di

                        gente che si conosce, e che si vede ogni giorno...)

         

VIKTORIA - Un caffé...

IL BARISTA - Ce li hai i soldi?

VIKTORIA - No...

IL BARISTA - Allora... orzo.

VIKTORIA - Basta che sia caldo.

                        (Beve da una grande tazza.)

            Appena guadagno qualcosa... saldo tutto.

IL BARISTA - Campa cavallo... Dove hai dormito stanotte?

VIKTORIA - Al mio albergo. Ma ho dovuto uscire presto, prima che si alzasse il direttore. Sono un po' indietro con l'affitto...

LO STORPIO (scuote la testa) -  E pensare che una come te...  potrebbe

            avere tutto quello che vuole!...

IL LIBRAIO - Io le davo in cambio una prima edizione del Voltaire!..

            (Ghigna soddisfatto per la battuta.)

Ma lei ha detto di no.

IL BARISTA - Non sei il suo tipo.

LO STORPIO - Troppo orgogliosa...

IL LIBRAIO - L'orgoglio, dice il Vangelo...  No, mi pare che il     vangelo non dica niente sull'orgoglio.

LO STORPIO - Sarà per un'altra volta.

                        (Viktoria ha preso intanto posto lungo il quai, srotolando

                                   un cartello che mette bene in vista, e sul quale c'è    scritto:

                                    LEZIONI DI POLACCO

                     INSEGNANTE MADRELINGUA

                                   ...ma improvvisamente guarda con occhi affascinati il

                        Barista, che ha in mano un enorme panino...)

VIKTORIA (deglutendo) - Che cos'è... quello?...

IL BARISTA - Questo? Un panino.

VIKTORIA - E.. dentro...  cosa c'è?...

IL BARISTA - Un wurstel.

VIKTORIA (come in trance) - Un... wurstel?  Con...crauti?..

IL BARISTA - Crauti.... e senape.

VIKTORIA - E senape...

(Gli si avvicina, sempre in trance, come pronta al sacrificio...)

          Oh, sì, sì... per un wurstel... con senape... e crauti..

            tutto quello che vuoi... tutto... subito... per sempre...

IL BARISTA - Beh... io... Nel retrobottega.

LO STORPIO (al libraio) - Visto?  Altro che Voltaire...

VIKTORIA - Tutto... subito.. per sempre... Vergine nera di Czestochowa... perdonami.... o aiutami tu...

            (Sviene)

IL LIBRAIO - E' svenuta...

IL BARISTA - Ma come! Proprio adesso...

lO STORPIO (scattando in piedi) - Fatela sedere. Fatele annusare qualcosa di forte...

IL LIBRAIO - Aspettate... ci penso io...

(Tira fuori di tasca una bottiglietta di cognac, e gliela passa sotto le narici. Ma Viktoria non ha nessuna reazione.)

LO STORPIO - No, no, ci vuol altro.

(Prende il panino che il Barista ha messo da parte, lo apre, lo sfila sotto il naso di Viktoria, che prontamente rinviene...)

VIKTORIA - ... Che cosa mi é successo?...

IL BARISTA - Stavamo per concludere... e sei svenuta.

VIKTORIA - E' sempre così... Cedo solo quando sono troppo debole... e

            quando sono troppo debole non ce la faccio.

IL BARISTA - Ma io... il panino... te lo do anche prima...

VIKTORIA - E allora non sarei più troppo debole, e non cederei...

IL BARISTA (perplesso e seccato) - Ah, beh, allora... diciamo che sei tu che non sai quello che vuoi!

            (Ciascuno ritorna alle proprie occupazione.)

VIKTORIA - Vergine nera di Czestochowa, perchè non ci deve essere posto per me a questo mondo? Sono forse peggiore degli altri? Canto peggio? Non ho sempre fatto cabaret a difesa dei poveri e     degli oppressi? Perchè anche la via del peccato mi è negata? Se la strada del vizio è facile come dicono, perchè non mi riesce di percorrerla? Forse perchè tanto spesso ti invoco, chiedo il tuo aiuto e il tuo perdono, e tu preferisci aiutarmi prima che

            perdonarmi poi? Peccare  brutto, lo so, e i rimorsi sono tormentosi... Ma una volta tanto: un rimorso per un peccato compiuto... tra tanti rimpianti per wurstel non mangiati... Che cosa mi riservi, che cosa hai in mente per me, tu che tanto mi aiuti e mi proteggi (anche troppo)? Un segno! Madre vergine del popolo polacco! Un segno, ti prego!..

          (Ma nessun segno arriva. Viktoria conclude in fretta, come

            per una fastidiosa formalità.)

            ...nunc et in hora mortis nostrae, amen.

                        (Pausa.  Lo storpio le fa un cenno.)

LO STORPIO - Psst! Psst!

            (Viktoria gli si avvicina.)

            Io... posso aiutarti.

VIKTORIA - E in che modo? Se è la solita questione...

            (Lo storpio fa cenno che non si tratta di quello.)

LO STORPIO - Guarda!...

(Solleva uno straccio e le mostra qualcosa che il pubblico non vede.  Viktoria ha uno strillo inorridito, e fa quasi un salto indietro, tutta tremante. Lo storpio la guarda, come stupito dalla reazione.)

            Un topo! Un topolino![1]

VIKTORIA - Che schifo!

LO STORPIO - Ma perché?... Ti insegno un trucco: con questo topo... chiuso nella borsetta, nella sua gabbia... puoi andare anche alla Tour d'Argent... da Chez Maxim... Entri... mangi... e al momento del conto sguinzagli il topo... e sparisci...       Io non posso farne niente, perché vestito come sono non riuscirei neanche ad avvicinarmi a un bistrot, altro che Tour d'Argent. Ma

            tu sei giovane, elegante... [2]

VIKTORIA - Non potrei mai...

LO STORPIO - Preferisci morir di fame?..

VIKTORIA - Non potrebbe bastare uno scarafaggio...

LO STORPIO - Agli scarafaggi non bada più nessuno. E' un trucco troppo abusato. Se dici che hai trovato uno scarafaggio nel piatto, al giorno d'oggi te lo mettono in conto. No no, ci vuole proprio il topo...

VIKTORIA - Oh dio, dio mio, un topo...

            (Ispirata, mani giunte, occhi al cielo:)

            Vergine nera di Czestochowa...

            (Poi subito, decisissima:)

            Ci sto. Dammi qua il topo. Grazie!

            (Entra in scena, all'improvviso, un corteo nuziale, tra allegri scampanii.

          Viktoria ha preso il topo - disgustata ma decisa - e lo ha nascosto nella borsetta. Ha un cenno d'intesa verso lo Storpio e gli altri, e si accoda con passo risoluto al corteo.)

 

III.

IL VECCHIO RENE' - E' stato quel giorno. Ho re-incontrato Viktoria proprio il giorno del topo. Passeggiavo lungo il Boulevard Saint-Michel... Il mio amichetto mi aveva praticamente ripulito... Avevo i soldi sì e no per un caffè e per un croissant.. ed era soltanto mezzogiorno...  Troppo presto per

            chiedere un anticipo al proprietario del Chez Lui...  Passeggiando... attraverso i vetri di un ristorante... ho visto... lei: il contralto polacco...   Beh, non era proprio un ristorante da artisti falliti e affamati...  C'era in corso un rinfresco di nozze... Gli sposi... gli invitati... e lei. Così - incuriosito - sono entrato anch'io.[3]

                        (La pasticceria)

RENE' - Buongiorno.

VIKTORIA (ha uno strillo di paura)

RENE' - Che cosa c'è? Le ho fatto paura?

VIKTORIA - Lei... non ...?

RENE' - Sì. Sono io. Sembra che non le faccia piacere rivedermi.

VIKTORIA - Da come mi ha trattata ieri sera, non dovrebbe meravigliarsene.

RENE' - Sono stato forse un po' brusco. Mi càpita, sul lavoro.

VIKTORIA - Brusco è poco: è stato molto scortese, e anche un po' offensivo!

RENE' - Avrò detto la verità.

VIKTORIA - Grazie.

RENE' - Ma non capisco perchè questa verità sia offensiva. In fondo le ho detto che lei è "troppo" per quel localaccio! Diamine: un contralto, una cabarettista impegnata... Da noi, scusi la volgarità, servono culi e tette... Lei merita ben altro: gloria vera, milioni...

VIKTORIA - Si dice sempre così, quando si vuol liquidare qualcuno.

RENE' - Un cannoncino?

VIKTORIA - Grazie.

RENE' - Mi chiamo René Laroche, René per gli amici. Con una "e" sola,

            purtroppo.

VIKTORIA - Viktoria, piacere. Viktoria Grezinski.

RENE' - Lei è polacca, vero?

          (Viktoria, sempre mangiando, fa un cenno d'assenso)

            Però lei parla benissimo...

VIKTORIA - Oh, noi slavi siamo molto portati per le lingue. Lo sanno tutti.

                        (Passa un cameriere con un vassoio di bibite...Viktoria lo blocca.)

            Cameriere!...

                        (Si prende da bere. Il cameriere se ne va.)

RENE' - Lei è amica della sposa?

VIKTORIA - No.

RENE' - Dello sposo, allora.

VIKTORIA - Neanche. Sono una portoghese.

RENE' - Ma non è polacca?

VIKTORIA - Portoghese... nel senso che sono qui a sbafo.

RENE' - Non ci crederà, ma l'avevo intuito.

VIKTORIA - Sono senza lavoro e senza soldi. Ecco perchè la odio, lei!

RENE'- Un bignè?

VIKTORIA - Grazie.

RENE' - Eppure... lei ha una bellissima voce...

VIKTORIA (schermendosi) - Non è vero.

RENE' - O meglio: una voce unica, il che è molto più raro. Una voce

            inconfondibile: "sua".

VIKTORIA (a bocca piena) - Grazie.

RENE' - ... e io vorrei avere l'onore di offrirle un vero e proprio pranzo..

VIKTORIA - Oh, grazie! Molto volentieri...

RENE' - Ho detto "vorrei": condizionale. In realtà non posso....

VIKTORIA - Come mai?

RENE' - Sono senza un soldo anch'io.

VIKTORIA - Ma lei ha un lavoro.

RENE' - Sì, ma il mio datore di lavoro mi paga a giornata.

VIKTORIA - Perchè?

RENE' - Così almeno i soldi mi durano ventiquatt'ore.

VIKTORIA - Stavolta però...

RENE' - Sono durati molto meno.

VIKTORIA - Le spiace se prendo un altro cannoncino?

RENE' - La prego. Vedo che ha appetito.

VIKTORIA (in confidenza) - Fame... è proprio fame... Un'ora fa ero così affamata che per un    wurstel con crauti stavo per andare a letto con il proprietario di un... ristorante.

RENE' - Con il proprietario di un ristorante?!

VIKTORIA - Beh, un ristorante... di stile: sul Lungosenna.

RENE' - Per un wurstel con crauti?!

VIKTORIA - Sì sì.

RENE' - Beh, c'è chi per un piatto di lenticchie ha fatto anche peggio.

VIKTORIA - Dipende dai punti di vista.

RENE' - E... se non sono indiscreto, come è andata a finire?

VIKTORIA - Ho pregato la madonna nera di Czestochova di salvarmi... e sono svenuta.

RENE' - E il wurstel?...

VIKTORIA - Niente. Non me l'han dato.

RENE' - Mai pregare la madonna in certi casi! E qui, scusi, come intende cavarsela?

VIKTORIA - Far finta di essere tra gli invitati, dice che non regge?

RENE'- Uhm, ho i miei dubbi.

VIKTORIA - Io so di un tizio che abitava con una coppia di sposi senza figli. Lo chiamavano zio. Ma solo dopo tre anni è saltato fuori che lui credeva che fosse lo zio di lei, e lei che fosse lo zio di lui.

RENE' - E come è andata a finire?

VIKTORIA - Niente: ormai gli si erano affezionati.

(Potrebbero essere in coda con gli altri, per baciare la sposa e stringere la mano allo sposo.)

RENE' - Mi sembra troppo facile..               

VIKTORIA - A Varsavia funzionerebbe.

RENE' - Ma qui siamo a Parigi. Siamo più evoluti..

VIKTORIA - Adesso non ho voglia di pensarci. Sa cosa vuol dire "Carpe diem"?

RENE' - No, non conosco il polacco.

VIKTORIA - E' latino. Vuol dire: approfitta dell'occasione che ti si presenta, senza pensare al dopo. Comunque, se non dovesse funzionare... ho un altro piano.

RENE' - Lei è sposata?

VIKTORIA - Divorziata. Il mio ex marito è un conte.

RENE' - Ah, una contessa!

VIKTORIA - Oh, sa: in Polonia sono quasi tutti conti, principi... Ma tutti in bolletta.

RENE' - Anche suo marito?

VIKTORIA - Forse adesso no. L'ultima volta che l'ho visto stava scappando       con la cassa della compagnia. Le mie disgrazie sono cominciate lì. O forse prima: chissà!

RENE' - E quando sono finite?

VIKTORIA - Non ancora. Io, vede, una volta messa da parte la lirica e gli altri sogni di gioventù, sono una buona cabarettista, ma niente di più. E poi... ho una voce troppo bassa, quasi maschile...

RENE' - Potrebbe essere eccitante!

VIKTORIA - Beh, non lo è. Forse è vero quel che mi ha detto ieri sera: Parigi non è Berlino.

RENE' - Su questo non c'è dubbio.

VIKTORIA - C'è la stessa differenza che c'è tra lo champagne a la birra.

RENE' - Basta sentir parlare un francese e un tedesco.

VIKTORIA - Se è per quello, le lingue sono abbastanza simili.

RENE' - Il francese e il tedesco?! Lei vuole scherzare!

VIKTORIA - Per noi polacchi sì! Tenga presente che dall'altra parte abbiamo i russi!

RENE' (arrendendosi) - Ah, beh, in questo caso...

                        (Pausa)

            Mi sembra la stiano osservando...

VIKTORIA - Si preoccupa più per me che per se stesso.

RENE' - Io ho mangiato solo due paste, e per due paste i soldi ce li ho. Ma lei?

VIKTORIA - Dodici bigné e qualche altra cosa. Avevo un forte calo di zuccheri.

RENE' - Mi ha detto che aveva un altro piano...

VIKTORIA (in confidenza) - Un topo! Ho un topo nella borsetta. Al momento buono... fffssst! Se l'immagina un topo a un matrimonio?

RENE' - Non ho mai assistito a un matrimonio fra topi.

                        (Gli sposi si apprestano a tagliare la torta di nozze...)

VIKTORIA - Ecco, il momento buono potrebbe essere questo...

                        (Si china a terra...apre la borsetta... ma non succede

                        niente. Perplessità... sgomento di Viktoria.)

RENE' - E il topo?...

VIKTORIA - Vergine nera di Czestochowa...

(René ha preso la borsetta, l'ha esaminata...  Mostra la borsetta a Viktoria, passando una mano nel buco che la borsetta presenta.)

RENE' - I topi francesi hanno i denti buoni!

VIKTORIA - Oddio, é scappato: come mio marito!

RENE'- E adesso?...

(Un momento di grande tensione... Poi gli sposi tagliano la torta... e dalla torta esce il topo, scatenando la bagarre tra gli invitati.)

IV.

            Bagarre, e momento coreografico.

René ha già approfittato della confusione, ha preso Viktoria per una mano, trascinandola fuori dal locale, mentre - annunciata da colpi di fischietto - arriva la polizia. Sarebbe opportuno che si scatenasse anche una bella pioggia)

 

.

V.

(La casa di René. Ambiente pittoresco, bohémien. Un grande letto, un armadio, un pianoforte... fotografie, disegni...

Sono in scena René‚ e Viktoria. Indossano un accappatoio. Viktoria sta stendendo ad asciugare i vestiti bagnati fradici. Viktoria sta riempiendo d'acqua calda un paio di catini, che disporrà poi sotto la tavola. Renéarmeggia ai fornelli, e sta preparando un the o un grog.

Terminata la preparazione, siederà a tavola assieme aViktoria, l'uno di fronte all'altro; tutti e due, mentre berranno, terranno i piedi nel rispettivo catino.)

         

VIKTORIA - Non so come ringraziarti per l'ospitalità, René. Appena mi si asciuga il vestito, tolgo il disturbo.

RENE' - Non preoccuparti, fa pure con comodo.

                        (Pausa. Ren‚ starnuta e tossisce.)

VIKTORIA - René... posso chiederti una cosa?

RENE' - Vuoi sapere se sono dell'altra sponda?

VIKTORIA - Voglio sapere se anche tu somatizzi i tuoi problemi psicologici.

RENE' - Oh, sì. Io somatizzo tutto. Oggi, per esempio: sotto l'acqua ho avuto molto freddo, e una precisa sensazione di bagnato!  Bene: ho somatizzato: mi è venuto il raffreddore.  Altro esempio: la mia omosessualità: non é altro che la somatizzazione dei miei problemi giovanili con le donne.

VIKTORIA (ride) - Hai avuto molti problemi con le donne?

RENE' - No, li ho somatizzati subito.

VIKTORIA - E quanto tempo é che sei omosessuale?

RENE' - Io me ne sono accorto a sedic'anni. Però è probabile che me ne­ sia accorto con sedic'anni di ritardo.

VIKTORIA - E con una donna non sei mai...

RENE' - Oh sì! Una volta, siamo andati a donne, i miei amici e io... La mia aveva il pomo d'Adamo... e direi che è stata    la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ho anche vissuto con una donna, un paio di mesi: poi ci siamo sposati: lei con un        uomo, e io con un altro.

VIKTORIA - Il the é pronto.

RENE' - Bene!  Siediti qui, metti i piedi qui dentro, e vedi di scaldarti un po'.

     (Ren‚ tossisce e si soffia il naso.)

VIKTORIA - Tu corri il rischio di prenderti un malanno, René. Dovresti bere molti liquidi.

RENE' - Con tutta la pioggia che ho preso... Che cos'é: una cura omeopatica?

VIKTORIA - Ma non c'è nessuno che si prenda cura di te?

RENE' - Ma è solo un raffreddore.

VIKTORIA - Potrebbe essere una bronchite, una polmonite...

RENE' - Oh, non far la menagramo.

VIKTORIA - Non sono menagramo: sono previdente.

RENE' - Senti, smettila di occuparti di me. Raccontami qualcosa di te, piuttosto.

VIKTORIA - Oh, c'è poco da raccontare, Famiglia normale, studi normali, matrimonio apparentemente normale. Ho cominciato a cantare con una compagnia d'operette, dove ho imparacchiato anche un po' a recitare...  Dopo il divorzio ho conosciuto un musicista ebreo... suonava il piano, componeva canzoni, aveva un grande talento...  Si chiama Dix... Siamo finiti a Berlino e abbiamo fatto un po' di cabaret... Ho conosciuto un sacco di gente strana, ma tutti molto simpatici...      molto impegnati...      Poi le cose hanno cominciato a prendere una brutta piega... La gente si è messa a fare strani discorsi: contro gli ebrei, contro   i polacchi... E un giorno, una squadra di camicie brune è entrata nel nostro locale e ha fracassato tutto... Dix ha provato a opporsi... e l'hanno ammazzato...  Non voglio pensarci, René.

RENE' - Scusa.

                        (Pausa)

            E... a Parigi?..

VIKTORIA - A Parigi sono arrivata due anni fa, e ho fatto fuori tutti i miei risparmi. Ho cercato di far qualcosa: teatro... cabaret... Ma qui, per aver successo... o sei un fenomeno di voce o di bravura  - e io non lo sono - o devi fare scandalo, fare notizia, essere un caso...  Io credo di non essere tagliata per niente di tutto questo... 

RENE' - E... scusami... forse sono indiscreto. Ma... tu sei una bella donna - per quel che posso intendermene - e... le tentazioni, o le occasioni non dovrebbero esserti mancate..

VIKTORIA (sullo scherzo) - Ehi, ma come ti permetti!

RENE' - Beh, scusa: sei stata tu a raccontarmi che stavi per barattare la tua virtù con un wurstel!...

VIKTORIA - Con crauti!

RENE' - Sia pure: con crauti.

VIKTORIA (con scherzoso rammarico) - No, anche qui: non sono il tipo.

            Potrei cedere soltanto allo stremo delle forze, come ieri sera: ma quando sono allo stremo svengo, e non se ne parla più. E poi non dimenticartelo: sono polacca: i polacchi sono molto rigidi in  fatto di morale. Un     po' bigotti. C'è un modo di dire, da noi: "bigotto come un papa polacco"... Che sarebbe come dire.. il massimo!

            Beh, penso che i miei vestiti potrebbero essere asciutti...

RENE' - Te ne vai?

VIKTORIA - Andrò in albergo, cercando di arrivare in camera senza       farmi intercettare.

RENE' - E io?  E se stanotte mi viene la polmonite?

VIKTORIA - Oh, non fare il menagramo. Domattina verrò a vedere come

            stai.

RENE' - Ma perchè non resti qui!  Fuori piove, c'è freddo... Dormi qui, e domattina, con calma...

VIKTORIA - Dormire dove? C'è un letto solo.

RENE' - Un letto grande, ci si sta benissimo in due.

VIKTORIA - A letto con te?!

RENE' -  Puoi dormire sul divano, se vuoi: ma a letto con me è molto       più sicuro.

VIKTORIA - No, grazie... preferisco andare.

(Prende il proprio vestito, se lo infila, e si dispera: il vestito è quasi un miniabito.)

            Oh no!  Che disastro!

RENE' - Che cosa c'è!

VIKTORIA - Il mio vestito... guarda, come è conciato...  E me     l'avevano garantito come irrestringibile!  Dio, che rovina! E adesso che cosa posso fare?

RENE' - Vestita così puoi fare al massimo Cenerentola.

                        (Viktoria si mette a piangere. René l'abbraccia e la consola)

VIKTORIA - Oddìo, scusami, René! E' stata una giornata tremenda!

RENE' - Ma che cosa dici, se abbiamo perfino mangiato!

            Piangi, piangi!  Ci sono stati dei momenti in cui avrei dato non      so che cosa pur di poter piangere così!

VIKTORIA - Io odio piangere!

RENE' - Una storia che mi hanno raccontato quand'ero piccolo aveva per

            protagonista una principessa cui una strega aveva fatto una

            maledizione. E sai qual'era questa maledizione? Non riuscire a

            piangere!

VIKTORIA - Tu sei dolce, René, sei tanto buono...  Ma adesso io come

            faccio?

RENE' - Un momento. Il vecchio René ha un'idea.

                        (Apre un armadio, tira fuori dei vestiti da uomo.)

            Provati questi.

VIKTORIA - Ma... sono tuoi?

RENE' - No, sono di Richard.

VIKTORIA - Chi è Richard?

RENE' - Un mio... amico, diciamo. Però sta tranquilla: li ho pagati io.  E dovrebbero proprio andarti bene.

VIKTORIA - Beh... se non altro per arrivare in albergo. Forse riuscirò a passare davanti al direttore senza che mi riconosca...

RENE' (porgendole i vestiti) - Calzoni... bretelle...  camicia...         

VIKTORIA - René, sei un amore! Non so come riuscirò mai a sdebitarmi...

RENE' - Oh, lascia perdere... oggi a me domani a te...

VIKTORIA - Io non potrò mai prestarti dei vestiti...

RENE' - Peccato, io che adorerei vestirmi da donna!...

                        (Viktoria ha indossato calzoni, camicia, cravatta...)

            Come ti senti?

VIKTORIA - Beh... un po' strana...

                        (René le porge anche la giacca, che Viktoria indossa.)

            A te come sembro?

                        (Quasi involontariamente si pavoneggia, compie un giro su se

                        stessa... René la guarda con occhi sbarrati...

                        Viktoria se ne accorge... Lo guarda senza capire.)

            Che cosa c'è?...

RENE' - Ferma!... Non muoverti!...

                        (Le si avvicina...)       

            Viktoria...

VIKTORIA (indietreggia, un po' allarmata) - Che cosa c'è?  René, non guardarmi così!

RENE' (sempre con una strana fissità nello sguardo) - Perfetto!... Ma sì... Meraviglioso...

VIKTORIA (impaurita) - No, René, che cosa vuoi?... Quello sguardo non mi piace!.. Non lasciarti ingannare dai vestiti...  Sono una donna, René! Sono una donna!

RENE' - Taci, squaw!  E tu arrestati, attimo fuggente! Il vecchio René ha avuto un'altra idea! E questa volta é un'idea vincente! Fama, gloria, ricchezza ci attendono!  Viktoria: a questo mondo bisogna fare scandalo, fare notizia, essere un caso?...L'hai detto tu, non è vero?  Perfetto! Tu sei un uomo.

VIKTORIA - Io?!

RENE' - Un travestito! Basta con i cantanti, d'opera o di cabaret senza lavoro!  Tu non sei Viktoria: tu sei Viktor Grezinski, principe polacco, diseredato dalla famiglia per le sue innate tendenze contro natura, considerato il disonore di un'antica stirpe, fuggiasco a Parigi, nella città del peccato, per vivere finalmente fino in fondo il proprio io!...

VIKTORIA - René, il raffreddore ti ha raggiunto il cervello! Tu stai somatizzando le tue fantasie più morbose!...  

RENE' - Calma, Viktoria: questa è un'idea da centomila dollari. Diventerai una star! Hai la voce giusta: ai confini tra il maschio e la femmina! Tutta Parigi vorrà vederti: ecciterai i desideri più inconfessati, gli ormoni più repressi di uomini e donne...  Sarai il sex symbol della nostra epoca incerta e

            sgomenta...

VIKTORIA - René tu sei pazzo!..

RENE' - Viktoria, io non ho un soldo ma li scommetterei tutti!

VIKTORIA - Non saprei neanche da che parte cominciare!

RENE' - Credi sia difficile essere una donna e comportarsi da uomo, o viceversa?  Vieni a scuola dal vecchio René, che nel suo repertorio ha una canzone che fa proprio al caso tuo. Vuoi sentirla?

VIKTORIA (tra il divertito e il diffidente) - Senza impegno...

RENE' - Naturalmente.

                       

VI.

                        (René siede al piano, e canta accompagnandosi:)

RENE' -          Uomo o donna, che vuol dire?

                    E' un giochetto di natura:

                    Uno nasce maschio e un altro                                                                                      invece no.

                                    

                        Se però non sei d'accordo

                    tu non devi aver paura:

                    basta un poco di coraggio

                             e sei di là!  

              

                                   (Parlato:)

            Sù: prova!    

(Lei gli si avvicina e può ricantare con lui le due strofe. Ma poi rinuncia, scuote la testa in segno  negativo: lo scambio di battute che segue è fatto dal parlato di lei e dal canto di lui, improvvisto con fantasia su un accompagnamento a semplici accordi, quasi chitarra:)

VIKTORIA -          Io mi sento donna...

RENE' -                                                         E io?

VIKTORIA -          Amo gli uomini...

RENE' -                                                    E io no?

VIKTORIA -          Dovrei fingere..  dio mio!

RENE' -                        Tutto io t'insegnerò!

VIKTORIA -          Queste spalle...

RENE'-                                         Sono efebiche!

VIKTORIA -          Questa vita...

RENE' -                                                 Un ragazzino!

VIKTORIA -          Dove metto questo seno?

RENE' -                 Oh dio mio, lo fasceremo!

                                  

            (A questo punto il divertimento ha preso tutti e due; eRené continua improvvisando, in forma libera,comicamente scimmiottando un recitativo d'opera lirica:)

RENE' -                       Pensa

                                    ai soldi che faremo

                         tu

                    che per un wurstel, tu

                      - con crauti: sì, lo so -

                   stavi sacrificando la virtù....

                                  

                                   (René scatenato improvvisa ora sull'aria della romanza

                                   "Di Provenza il mare e il suol... e Viktoria sta al gioco)

                                                          

RENE' -                                 Pranzerai a caviale Molossol

                    berrai solo Veuve Clicot o Moet Chandon...

VIKTORIA -           Pranzerò a caviale Molossol

                    berrò solo Veuve Clicot o Moet Chandon...

RENE' -                                Avrai tutta una suite all'Hotel Ritz

                                                andrai ai bagni a Montecarlo o a Biarritz...

VIKTORIA -              Avrò tutta una suite all'Hotel Ritz

                    andrò ai bagni a Montecarlo o a Biarritz...

RENE'-                                   Prova a dire con me:

                                   "Monsieur, enchanté...

VIKTORIA -                      "Monsieur, enchanté...

RENE' (parlato) -  Mezzo tono sotto!

VIKTORIA -              "Monsieur, enchanté...

RENE' (c.s.) - Un tono sotto!

VIKTORIA -                      "Monsieur, enchanté...

RENE'(c.s.) - Una terza minore sotto!

VIKTORIA -                      "Monsieur, enchanté...

RENE' (c.s.) - Perfetto!

                        Signor barone, le presento il conte Viktor Grezinski.

VIKTORIA - Monsieur, enchanté..

RENE' - Il conte Grezinski!

VIKTORIA - Monsieur, enchanté..

RENE' (annunciando come al night) - Ed ecco a voi... Viktor!

VIKTORIA (si inchina, improvvisa...) -

                                   "Sono un uomo, sono un principe polacco..."

(Ma poi non riesce a continuare, e ridendo si lascia accogliere tra le braccia di René, scotendo la testa.)

 

VII.

            (Passato il momento di follia, cade l'euforia da cui Viktoria si

                        é lasciata un istante travolgere.)

VIKTORIA - Ma no, René... é impossibile, è una follia... E' inutile sognare ad occhi aperti: caviale, champagne, il Ritz...

RENE' - Tutto si può, basta volere!

VIKTORIA - Ma io non voglio...

RENE' - Preferisci patire la fame, il freddo, dover lottare contro le tentazioni ogni volta che vedi un wurstel?..

VIKTORIA - Ma René.. è troppo difficile, non sarei capace... finirei col tradirmi subito... Non sono allenata: dovrei essere una spia... per riuscire a fingere così. Ma ci pensi: tutto il      giorno, ventiquattr'ore al giorno, sette giorni alla settimana, cinquantadue settimane all'anno, fingere di essere...

RENE' - Che cosa?...  Sù, completa la frase...

VIKTORIA - Fingere di essere un uomo!

RENE' - No! Ecco l'errore! Tu non devi fingere di essere un uomo. Ricordati che sei un travestito! Ergo: fingere di essere un uomo che finge di essere    una donna.

VIKTORIA - Oddio, mi gira la testa!

RENE' - Ma è semplicissimo! Tu devi solo essere te stessa! Sei donna?

            Comportati da donna! 

VIKTORIA - Ma allora...

RENE' - Ricordandoti però che il tuo comportamento da donna, non è dovuto al fatto che sei donna, ma che sei un uomo che si comporta            come una donna.

VIKTORIA - Oddio!  E se uno mi domanda se sono un uomo o una donna...?

RENE' - Puoi dire quello che vuoi: l'importante è che se dici che sei un uomo, la gente pensi che sei un uomo, e se dici che sei una donna, la gente pensi che sei un uomo che si sente donna.

            Smettila con i dubbi: proviamo! Prova a camminare.... Voltati...

            Più secco... Più... crudele... Bene... brava...  Accendi una sigaretta... Cammina.... Metti il cappello... I capelli dentro il cappello...  Così... Prendi il bastone... Incontri una donna.. salutala...  Bene... brava...  Cedile il passo... No: così non va bene: troppo maschio... Troppo virile... Riprova... Così... Sì...  Bravissima... Anzi: bravissimo! Come ti senti?...

VIKTORIA - Un po'...

RENE' - Che cosa?  Uomo...donna...?

VIKTORIA -  ... effeminato.

RENE' - Perfetto! Questo è lo spirito! Ci siamo!

VIKTORIA - Dove vai?

RENE' - A prendere le forbici.

VIKTORIA - Per far che cosa?

RENE' - Per tagliarti i capelli...

            (Impugna un paio di forbici)

            Siediti qui...

VIKTORIA - Ma io....

RENE' - Silenzio! Ti ho sentito cantare: hai una voce profonda e calda come una notte d'oriente. E adesso ti ho visto anche recitare: sei brava. Raccogli le cose al volo. Non sarai solo un mostro di natura: sarai una star!

            Mesdames et messieurs... Sta per nascere una stella!

            (Il primo colpo di forbici comincia a reciderle i capelli)

                        (Buio.)

    

 

 

VIII.

            (L'ufficio di Monsieur Laplace, grande agente-impresario.

            Oppure anche un café chantant dove Laplace sta visionando i

            candidati, oppure assistendo alle prove di un balletto. Il      café‚-chantant può essere il "Chez Lui" già visto, oppure un altro locale  più lussuoso.

            La scena potrebbe aprirsi con un numero musicale e coreografico:

            talenti che sfilano, prestigiatori, acrobati, eccetera, in modo da ricreare la pittoresca confusione dell'anticamera di un agente. Oppure - più semplicemente ed opportunamente - con un    numero danzato da un balletto che lo sta appunto provando.

            Alla fine del numero, entra René...  Entra sicuro di sè, trionfante, da dominatore..)

RENE' - Basta, basta... Stop... C'è Monsieur Laplace?...

LAPLACE - Ma chi è?

RENE' - Sono io, Laplace! Interrompi questa esibizione di sottoprodotti, rimandali a casa, e ascolta la grande notizia del tuo amico René.

LAPLACE - Che cosa c'é?  Hai imparato a cantare?

RENE' - Sono tanto felice, che ti perdono questa squallida battuta.

            Laplace: chi è il più grande impresario di Parigi?

LAPLACE - Io.

RENE' - Il più grande agente teatrale di Francia?

LAPLACE - Io.

RENE' - Il più grande talent scout del mondo?

LAPLACE - Sempre io.

RENE' - Dipende! Se sai cogliere al balzo la palla che sono venuto ad offrirti!

            Laplace: ho per le mani il più grosso colpo della tua carriera. Un mostro, Laplace: un mostro di natura, un fenomeno vivente.

LAPLACE - Ho capito: la donna barbuta, l'uomo ragno...

RENE' - Laplace, ti pentirai di queste offese. Non è un fenomeno da baraccone, Laplace!  Qui siamo al grande café chantant, al grande varietà, alle Folies Bergères... Siamo a livello Maurice Chevalier... Joséphine Baker... Siamo a questi livelli, hai capito?

            Laplace: ti fidi di me?

LAPLACE - No.

RENE' - Ma come, ci conosciamo da tanto tempo!..

LAPLACE - Appunto!

RENE' - Laplace, é un principe polacco!

LAPLACE - E allora?

RENE' - Un principe polacco!

LAPLACE - Beh... verbo, verbo: un principe polacco che fa che cosa?

RENE' - E' un gay!

LAPLACE - Un gay?!

RENE' - Sì: un omosessuale..

LAPLACE - Lo so cosa vuol dire gay! Ma René!.. Ma che cazzo di notizia é: a Parigi son tutti omossessuali!

RENE' - Addirittura!

LAPLACE - Voglio dire: é piena di omosessuali: gay, checche,­ travestiti!

            Proprio tu vieni a dirmi...

RENE' (interrompendolo) - Ah, ma questo é tutta un'altra cosa: é una       donna, Laplace: se tu lo vedessi vestito da donna, mai penseresti che possa essere un uomo. E poi... il fascino, la classe, una voce profonda, come si muove, come canta, come ti guarda...

LAPLACE - Ho capito! Un'altra delle tue solite cotte!

RENE' - Laplace, ragiona: t'ho detto che sembra una donna: ti pare il mio campo?  A me piacciono gli uomini: i tipi come te.

LAPLACE - Ach!

RENE' - Si fa per dire.

LAPLACE - E dove l'hai conosciuto?

RENE' - A Varsavia.

LAPLACE - E come mai è a Parigi?

RENE' - Laplace, che domande: mi ha raggiunto.

LAPLACE - Non è un tuo amante?

RENE' (misterioso) - Questo... perdona, non ti riguarda. Non sono qui per parlarti delle mie vicende di cuore: questa è una questione d'affari. Hai mezz'ora da perdere?

LAPLACE - No.

RENE' - Bene: appena l'avrai conosciuto non dirai più così. Prendiamo un taxi e andiamo al mio albergo.

LAPLACE - Quale albergo?

RENE' - Il Ritz.

LAPLACE - Da quando in qua abiti al Ritz.

RENE' - Da domenica sera. Da quando è arrivato il mio principe polacco.

            (Lo aiuta a infilarsi il cappotto.)

LAPLACE - Se ti do retta, devo essere impazzito!

RENE' - Taci, Laplace: questa è la tua grande ora!

            (Escono)

IX.

            (L'elegante salotto di un appartamento al Ritz. Da fuori, si sente Viktoria cantare: una canzone ad hoc, o un qualche pezzo alla Weill, o proprio di Kurt Weill: “Surabaya Johnny”, o la          Canzone dei marinai (Matrosen-song), o "Ich bin di feche Lola...") con la sua calda voce di mezzo soprano o di contralto...

            Entrano Laplace e René.)

RENE' - Prego...

LAPLACE - E' lui?

RENE' - E' lei!

LAPLACE - La voce... indubbiamente é singolare.

RENE' - Oh, adesso sta canticchiando così... quasi sottovoce!...  Lo chiamo subito.

            (Si avvicina alla porta, la socchiude:)

            Viktor, caro... puoi venire?

            (Un attimo d'attesa, poi entra "Viktor": un'entrata da gran teatro. Viktoria si è trasformata: un poco nell'aspetto, molto nel comportamento. Si muove con eleganza altera, conscia del conturbante effetto che provoca, parla con voce bassa, distaccata, quasi regalmente lontana. A quanti le si avvicinano può stringere la mano, oppure porgerla da baciare...

            Laplace, che si era seduto, si alza in piedi, affascinato e     

            intimorito...)

RENE' - Viktor, ti presento Monsieur Henry Laplace, il più grande

            agente ed impresario di Parigi...

VIKTOR (molto dall'alto, con compiacenza regale: come Valentina

            Cortese)  - Monsieur Laplace.... sono lieto di fare la sua

            conoscenza...  René mi ha tanto parlato di lei...

LAPLACE (un po' basito, stringendogli la mano) - Signor... principe...

VIKTOR - Viktor, la prego.  Qui non siamo in Polonia, slava bogu, e io desidero solo dimenticare...

LAPLACE - Lei parla splendidamente la nostra lingua...

VIKTOR - Dicono che gli slavi siano molto portati per le lingue straniere. E poi... lei sa, la nobiltà polacca ha spesso disprezzato la lingua del volgo... con il principe mio padre e la principessa mia madre, parlavo solitamente francese, tedesco...

LAPLACE (imbarazzato) - Ma lei, Viktor... lei è... davvero...?

VIKTOR - Scusi?...

LAPLACE - Lei...

RENE' - Di' pure chiaro e tondo, Laplace: siamo tra amici.

VIKTOR (sorride, signore, molto distaccato) - Vuol chiedermi se sono un uomo, vero? Sì, amico mio. Così sono nato... un corpo d'uomo per un'anima... diversa. Il mio corpo è la mia prigione. Come prigioni sono stati la mia patria, la mia famiglia, il mio titolo..  Per questo sono fuggito. E... vede?, caro amico.. io trovo la mia libertà solo nell'evasione, nella ribellione, nella... trasgressione.. Per questo amo... esibirmi... Esibire il mio corpo... turbare... E' la mia vendetta!.. Lei capisce, vero?

LAPLACE - Ss... sì...

VIKTOR - Non é il danaro, no, che m'interessa...

RENE' - Beh...

VIKTOR - Sono... sì, sono ricco... Per quanto in rotta con i Grezinski - la mia famiglia...  basterebbero le mie personali proprietà in Pomerania...

            (Gesto vago, come a dire che ha soldi da buttare.)

            Solo vestito da donna io mi trasformo, supero le mie inquietudini, mi "libero", mi sento non tanto me stesso, quanto padrone della situazione, sicuro di me. Al tempo stesso felice... e cattivo. Assetato di ammirazione... e di vendetta!...  Vendetta, sì: vendetta contro la sorte, contro la natura che

            ha voluto in me questo conflitto, questa... dicotomia... E una vendetta, ahimè, amara; che mira quasi a far soffrire gli altri, i non diversi, i fortunati... Sentire, quando mi esibisco, i desideri inquieti degli uomini, la ripulsa - invidiosa! - delle donne... è per me un piacere sottile, il freddo sapore della        vendetta...  Credo che a questo sia dovuto il mio successo...

            Certo: so cantare, so ballare... ma non è solo questo. E' proprio... il sapore della perversit…. Non l'eterno femminino, non il mito della virilità... ma la superiorità dell'ermafrodito semmai: il piacere totale, irraggiungibile, divino... Ecco, credo sia questo il mio segreto.  Lei mi capisce, vero?

LAPLACE - Ss... sì... Credo di sì...

VIKTOR - Vogliate perdonarmi. Sono stanco. Non vorrei partecipare alla

            discussione sui dettagli...  René, ti dispiace?... Parla tu, con           

            Monsieur Laplace...

            Lei mi perdona, vero, Monsieur Laplace?

            (Gli porge la mano, questa volta come per un baciamano.

                        Laplace, puntualmente esegue.)

            E' stato un piacere, mi creda.

                        (Esce. Laplace non é stato in grado di spiccicare parola. E'

attonito, trae di tasca un grande fazzoletto, si asciuga il       sudore sulla fronte, si slaccia il colletto della camicia come per non soffocare.)

RENE' (dopo essersi goduto lo smarrimento di Laplace) - E allora... che cosa te ne pare?

            (Laplace tira fuori di tasca un foglio di carta: evidentemente un

                        contratto; e dal taschino una penna stilografica.)

LAPLACE (ancora frastornato, con voce soffocata, ansimante) - Qualsiasi cifra, René. Qualsiasi cifra, cazzo di Budda!

(Buio)

 

.

X.

Momento di collegamento. Alcuni attacchini affiggono dei manifesti, sui quali è annunciata

Per la prima volta a Parigi

al Night Chez Lui

VIKTORIA

"La più grande star del secolo"

"Lo scandalo di Polonia"

XI.

            Il night dove Viktoria dovrà debuttare e dove ora sta provando.

            La vediamo provare i passi di danza con il maestro, e con il corpo di ballo. Durante la prova, in primo piano, da un tavolino laterale, René e

            Laplace osservano compiaciuti.)

RENE' - E allora?

LAPLACE - E' fantastico.

RENE' - Fantastic-A! Se vuoi mantenere il segreto, abituati a parlare al femminile!

LAPLACE - Hai ragione.

RENE' - Nessuno deve sapere che è un uomo!  Guai!

LAPLACE - Ho dato a tutti ordini tassativi: se uno si lascia scappare una mezza parola, è licenziato in tronco! Prima deve ingannarli tutti: devono tutti essere convinti che è una donna! E poi... alla fine... voilà!

            (Ferma al volo un ballerino che passa.)

            Tu, cosa ne dici, di Viktor?

IL BALLERINO - Io?

LAPLACE - Sì. Secondo te...?

IL BALLERINO - Secondo me, quello ci prende tutti in giro.

RENE' (preoccupato) - Cioè...?

IL BALLERINO - Se quello è un principe polacco io sono lo Scià di Persia!  Certo che... è carino da matti!

 (Si allontana)

 (Passa accanto al tavolino il direttore del locale con un un pacco di buste.)

LAPLACE - Ehi, che cos'è quella roba?

IL DIRETTORE - Gli ultimi inviti..

LAPLACE - Dovevano essere spediti ieri!...

IL DIRETTORE -Monsieur Laplace, sono migliaia!

LAPLACE - Abbiamo invitato tutta la Parigi che conta! Dovremo mettere

            la gente sotto i tavoli.

            E quelle cosa sono?

L'IMPIEGATO - Foto per la stampa.

LAPLACE - Falle vedere.

            (Le fa passare.)

            Questa no, accidenti: non va bene! Ma non vedi che sembra un      uomo?

L'IMPIEGATO - Un uomo?!  Monsieur Laplace, ci vuole una bella fantasia!

LAPLACE - Insomma, questa no!

            (La straccia. L'impiegato si allontana.

            Le prove finiscono, alcuni inservienti fanno pulizia nel locale,

                        preperandolo, per la grande première.

            René è rimasto solo al tavolino: ora é il vecchio Renè.)

XII.

IL VECCHIO RENE' - Il tout Paris di quegli anni era davvero un tout Paris! Finanzieri, magnati, scrittori, artisti, bellissime donne - e bellissimi uomini... Tutto quello che Parigi aveva di meglio, o ospitava di meglio: baronetti inglesi, principi russi in esilio, maragià indiani e sceicchi d'Arabia... L'attesa per la        prima era stata abilmente montata: Viktoria, "la principessa polacca dalla calda voce profonda"... voci erano state messe in

            giro sul suo conto: ricchissima, bellissima, scacciata dalla famiglia forse per un qualche misterioso scandalo... chi diceva avesse ucciso il marito, chi diceva fosse fuggita dopo essere stata smascherata come spia al soldo dei sovieti, chi sussurrava fosse una sfrenata ninfomane..  L'attesa cresceva, i giornali      pubblicavano fotografie in cui era sempre più bella e sempre più   misteriosa... Il piano procedeva nel migliore dei modi. Nessuno sapeva che Viktoria fosse un uomo: questo lo sapevamo in tre:

            Viktoria stessa, Laplace e io. Solo Laplace - di questi tre  ignorava che non fosse vero.  [4]

 

(René si è alzato, si è avvicinato all'estremo opposto del palcoscenico, dove si trova il camerino di Viktoria.)

RENE' - E allora: pront-O?

VIKTORIA - Oh, René, sto tremando di paura. Non ce la farò mai! Non posso farcela!

RENE' - Ce la farai benissimo, invece! Sei bravissima! Nessuno ha il         minimo dubbio.

VICTORIA - E se facessi fiasco? Pensa solo all'appartamento al Ritz! Come faremmo a pagarlo?  Non ci resterebbe che buttarci dalla        finestra!

RENE'- Perché credi che abbia preso una suite al quinto piano?

                        (Victoria ha qualche lacrima di nervosismo e di tensione: lo

            abbraccia)

VICTORIA - Oh, René, tu sei dolce e caro: io ti devo moltissimo, anche se non so ancora che cosa.

RENE' - Cioè?...

VICTORIA - Non so se ti devo la mia fortuna o il mio sucidio!

RENE' - Lo sapremo tra due ore. Tu canta come sai. Ah: ultima notizia: in sala ci sarà anche Douglas Caruso!

VICTORIA - E chi è?

RENE' - Il proprietario della più grande catena di night clubs degli Stati Uniti. Gli amici lo chiamano King.

            In bocca al lupo!...

            (Si allontana)

(Tutto ormai nel locale é pronto per lo spettacolo: affluiscono gli spettatori, omaggiati da Laplace e dal Direttore..  prendono posto... Grande eleganza, da serata di gala. Ad un certo punto entra anche il trio            composto da King, la classica "biondina amante del capo", e Il Cigno, massiccia guardia del corpo di King.)

LAPLACE - Oh, mister Caruso... è per me un grande onore averla nostro ospite questa sera...

            (Saluta gli altri due)

            Mademoiselle...

            Monsieur...

            Vi ho riservato un tavolo di prima fila...  Prego...

IL VECCHIO RENE' - Mister Caruso, detto King, era il classico uomo per cui avrei potuto perdere la testa. Ma quella sera per la         testa avevo ben altro, e Douglas Caruso, oltre tutto, aveva fama di eterosessuale incorruttibile. Era molto macho, devo dire:   proprio il mio tipo, o comunque uno dei miei tipi. Aveva fama di molte altre cose, oltre che di macho: un gangster, in poche

            parole. Simpatico, ma gangster. Del resto non era possibile altrimenti: la catena di night clubs l'aveva ereditata da uno zio d'origine siciliana, e nell'America degli anni '30 sarebbe stato molto difficile gestire una catena di night come si gestiscono i conventi. Se Douglas Caruso ci si fosse provato, certamente non sarebbe stato lì quella sera: sarebbe morto molto

            tempo prima, di morte "accidentale", come suo zio, come suo padre, come un altro suo zio...[5]

XIII.

            (Tutto ormai è pronto, per l'apparizione di Victoria.

            King, la Pupa e Il Cigno sono seduti in un tavolino in primo piano.

            L'orchestra - o comunque il complessino disponibile, o al limite anche il pianista - attacca la sigla della grandi occasioni.

            Laplace si porta al centro del palco.)

LAPLACE - Mesdames et Messieurs, Ladies and Gentlemen, Signore e signori, Meine Damen und Herren... vi ringrazio per la vostra presenza. E' giunto finalmente l'atteso momento clou della serata. Ecco a voi, la bellissima, fatale, misteriosa, l'unica...  principessa Viktoria Grezinski... Viktoria!

           

(Compare Viktoria, che canta la sua canzone.  Da scrivere o da scegliere)

            (Durante l'esibizione, al tavolo di prima fila, in primo piano ad

un'estremità del proscenio, apparirà… chiara la folgorazione di King, che resterà a bocca aperta, senza pronunciare parola: ignorando le espressioni dispettose della Pupa, e rispondendo appena con un cenno di approvazione ai commenti di approvazione del Cigno.)

           

(Alla fine della canzone, scoppiano gli applausi. La sala è tutto un grido: "Brava! Brava!", al quale partecipano anche Laplace e René, al tavolo di prima fila, in primo piano al proscenio, all'estremità opposta di quello di King.)

LA PLACE (a René) - E adesso attenti... questo è il momento...

(Al colmo degli applausi e delle grida, l'orchestra attacca il rullo di tamburi e il crescendo d'archi e di ottoni con cui si prelude ai grandi eventi. 

Viktoria si fa avanti al proscenio, la sua espressione si faseria: alcuni ballerini le si avvicinano, le afferrano il vestito alle spalle... lo strappano, come per denudarla...  la rivelano vestita da uomo: mentre lei, con gesto dal sapore rituale, si toglie la parrucca e l'acconciatura, mostrando inequivocabile i capelli tagliati da maschio; mentre le labbra si stringono e si assottigliano, gli occhi si fanno duri e freddi, dando al volto un'espressione altera, quasi crudele e viziosa.

            Il pubblico rimane un attimo interdetto...

IL CIGNO - Oh cazzo: è un uomo!

            ...poi esplode in un rinnovato applauso, avviato da Laplace e

            René, che ora gridano: Bravo, bravo!, ridendo di gioia e di

                        soddisfazione.

            King rimane basito... l'applauso gli si spegne tra le mani,...

                        mentre ad esplodere di gioia è ora Pupa, che sovrasta ogni altra

            voce gridando anche lei "Bravo! Bravo!", e ogni tanto esclama:

PUPA - E' un uomo, è un uomo!  Uuuuh!

            ...dando di gomito a King, evidentemente seccato e ferito nella

                        sua mascolinità.)

(A questo punto, Viktoria canta una seconda canzone: ora da uomo, chiaramente e sfrontatamente provocatoria:)

VIKTOR -              "Uomo sì,

                       ma che vuol dire uomo, poi?

                       Uomo come la metà di voi,

             donna come di voi l'altra metà...

                                          

                    (Eccetera. Canzone ovviamente da scrivere...)

            (Sul finale potrebbe anche accadere che King - seccatissimo - si     alzi e se ne vada, tra la gioia ammiccante di Laplace e di René,

            per i quali questa uscita del macho a prova di bomba è la prova

            del trionfo ottenuto.)

Fine del primo tempo.


           



SECONDA PARTE

            La scenografia, nell'identica struttura del primo tempo, "accenna" ora ad una diversa situazione: i due luoghi in primo piano, agli estremi del palcoscenico, sono due balconcini dell'Hotel Ritz; la balconata che corre sul fondo della scena è il cornicione; la zona centrale è occupata in questo momento dalla hall del Ritz stesso. In fondo, la grande porta girevole

            che introduce nell'hotel dalla strada.

I.

IL VECCHIO RENE' - A questo punto, nei vecchi films - ma anche in quelli nuovi - è il momento di una sequenza in cui si vedono scorrere rapidamente titoli e titoli di giornali: Trionfa       Viktor-Viktoria... E' nata una stella... Tutta Parigi ai piedi del nuovo astro... Era andata proprio così. Non avevamo vinto: avevamo stravinto. La precauzione dell'appartamento al quinto piano del Ritz - per un eventuale volo dall'esito più sicuro - si era rivelata inutile: avremmo potuto benissimo scegliere la suite royale del piano nobile. Il "Chez Lui" era sempre gremito, i bagarini si arricchivano, Laplace era inondato di proposte da tutto il mondo...  Solo The King, Douglas Caruso, non si muoveva: anche se ogni sera era lì, al suo tavolo riservato, in prima    fila...  Dopo che alla première se ne era andato, offeso nella sua personalità di macho d'origine sicula, umiliato all'idea di

            esser rimasto affascinato... da un uomo!  King, ovviamente, era

            sceso al Ritz anche lui: e proprio la sera della prima, casualmente, ci incontrammo... nella hall... 

                        (Rumore di una macchina che si ferma davanti al Ritz)

Eccoli...

II.

                        (Dalla porta girevole entrano King, Pupa e Il Cigno. King è

                        taciturno, giusta la descrizione di René; Pupa è ovviamente

                        euforica.)

PUPA - ... Io, ch'era un uomo, me n'ero accorta subito! Sei tu che ci sei cascato! (Ride.) Questa devo proprio raccontarla: prima di tutto a tua madre: Sa, signora? Douglas era lì con la bocca aperta: non l'avevo mai visto con la bocca così aperta! Se la mangiava con gli occhi! Anzi: se "lo" mangiava con gli occhi!, perchè alla fine, questa Viktoria viene avanti, come a prender gli applausi, e poi... zacchete, si tira via la parrucca... così!...

 E poi ai tuoi soci: a Isposaito, o Esposito, come dite voi. Eh, sì, mi dispiace: King è cambiato... A Parigi ha perso la testa... Indovinate per chi?...  Scommettiamo una collana di diamanti...

IL CIGNO - Calmati, Pupa... Frena...

PUPA - Che sia proprio maschio non direi: ma uomo sì. Noi donne c'abbiamo un sesto senso per queste cose... Lo sentiamo a naso, se una è una donna o se non lo è. Io, per esempio, mentre tu te la mangiavi con gli occhi, ero tranquilla: nè invidia, nè rabbia, nè gelosia: niente. Hai presente il ghiaccio più totale?

IL CIGNO - Pupa... metti il silenziatore... non è il momento.

PUPA - E sta zitto, tu. Chiama il cameriere, piuttosto: voglio bere qualcosa. 

                        (Il Cigno, dopo un'occhiata al capo, si allontana per

                        eseguire.)

            E poi... le forme, tesoro: certe cose, se ce le hai, non si nascondono: dove le metti, eh?, dove le metti?  Non capisco come tu abbia fatto a non accorgertene. Dovevi aver proprio perso la testa. A meno che tu pur avendo visto, non abbia rimosso inconsciamente la sensazione... Non per niente hai voluto andar via, per andare in quell'altro night a vedere le solite ballerine nude... Forse volevi verificare se per caso funzionavano

            ancora...

                        (Ride)

            Fossi in te, sai cosa farei? Sentirei un analista. Certo che io me li immagino i tuoi soci in affari:

(Mima una telefonata)

            "Pupa, mi passi King?"  "Mi dispiace, Spider, non c'è: è andato dall'analista!"  "Dall'analista?! Sdraiato sul divano, a raccontare..."   "Sì, Spider, proprio così.  Perchè devi sapere che King a Parigi..."

(Da fuori, il rumore di un'automobile che si ferma davanti al Ritz. La porta girevole lascia entrare stavolta Viktoria, René e Laplace.... Viktoria è vestita da uomo, porta un soprabito con bavero di pelliccia, e un cappello che si toglie entrando. Pupa squittisce di gioia.)

     Uh... eccolo!

                        (Si fa incontro a Viktoria tutta pimpante e giuliva, con le

                        braccia tese, affettuosissima.)

            Sono Pupa Mackintosh! Tanto piacere! Lei è stato bravo, bravissimo... affascinante!  Una vera rivelazione... Mi domando   come fa... con quella voce!... Sarei stata lì a sentirla cantare tutta notte...

LAPLACE - Mister Caruso, buona sera. Mi dispiace che lei abbia dovuto andarsene così presto... Penso comunque che abbia avuto modo di apprezzare le qualità della nostra nuova star...

PUPA - Caro, posso presentarti "il conte Viktor Grezinski"?... Douglas Caruso.. 

VIKTOR (nel tono, molto calmo e misterioso, inquietante, della scena

            con Laplace nella prima parte) - Molto lieto, mister Caruso...         New York, vero?...

KING - Chicago.

VIKTOR - Non sono mai stato a Chicago...

PUPA - Oh, deve venirci, assolutamente. King ha un sacco di nights: a Chicago e in tutta l'America.. E' un grande boss! E lei deve assolutamente fare una grande tournée... e fare impazzire tutti come ha fatto qui a Parigi. Vero, caro?

VIKTOR - Permette, mister Caruso?... Il mio amico, il mio maestro, il mio tutto... René Todd...

RENE' - Molto lieto.

                        (Strette di mano tra René e King.)

PUPA - Sono Pupa Mackintosh, piacere.

                        (Porge la mano a René che gliela bacia galantemente.)

            Uuuh, nessuno al mondo bacia le mani come le baciano gli uomini a

            Parigi!  Si vede proprio che conoscete le donne!

RENE' (galante) - Come fossi una di loro!

                        (E' arrivato il cameriere)

LAPLACE - Possiamo festeggiare questa serata chiedendovi di unirvi a noi per una coppa di champagne?

PUPA - Oh sì, sì, io adoro lo champagne! Quello francese, soprattutto!

IL CIGNO (piano, quasi a parte) - Pupa, datti una calmata!

PUPA - Ettàci!

LAPLACE (al cameriere) - Champagne..

                        (Il cameriere si allontana per eseguire.)

PUPA (sempre pimpante, a Viktor) - Douglas non ci voleva credere, che lei fosse un uomo. Io sì, devo dire: io me ne sono accorta subito. Un certo feeling, in primo luogo che una donna non può non avere; e poi anche un fatto tecnico. Certe cose o ci sono o non ci sono: se non ci sono, okay; ma se ci sono, uno non è che possa nasconderle più che tanto. Mi ricorda Mae West, che una volta, ballando con un uomo, gli fa: ha una banana in tasca, o devo sentirmi lusingata?

IL CIGNO - Pupa, ordine del capo: cambia lunghezza d'onda, e socializza.

PUPA - Uffa!

                        (A Viktor)

            Signor conte.... sento proprio che diventeremo amici.

VIKTOR - Miss Mackintosh...

                        (Le bacia la mano)

PUPA - Monsieur Todd...  Mentre mister Caruso si lascia conquistare

            definitivamente dal conte Grezinski... le spiace farmi compagnia?

            Ho un sacco di cose da chiederle!...

RENE' - Mais avec plaisir...

PUPA (estasiata) - Mèavecplesir... Uuh, quanto mi piacciono gli uomini

            francesi...

RENE' - Sapesse come la capisco!...

                        (Si allontanano, verso Laplace che sta servendo lo champagne

                        portato dal cameriere. Due coppe vengono portare a Viktoria

                        e a King...)

           

III.

                        (Pausa. Viktoria e King si studiano, ciascuno imbarazzato

                        dalla presenza e dalla "qualità" dell'altro.)

KING - ... Stanca?...

VIKTOR - Scusi?...

KING - Pardon... Stanco?

VIKTOR - Molto!  Sa... la tensione della première...

KING - A proposito: i miei complimenti....

VIKTOR - Grazie.

                        (Pausa.

                        Bevono. Dopo qualche istante Viktor sorride...)

            Così... lei stenta a credere che io sia un uomo!...

                        (Prevenendo una reazione di lui.)

            Oh, non se ne faccia un problema: non è il solo, e non è il primo. La mia, vede, è una condizione molto difficile...

KING - Lo immagino.

VIKTOR - Oh, non per me, non mi fraintenda: per gli altri. Una condizione molto difficile da accettare. Non è così anche per lei?

KING - Per me?  No. Io, sinceramente, sono un passo indietro. Per me non è questione di accettare, ma di credere. Lei ha detto bene: io stento molto a credere che lei sia davvero un uomo.

VIKTOR - Capisco. Forse perchè...  le piacerei se fossi una donna. E'       così?

KING - Sì...

VIKTOR - O più esattamente: perchè le piaccio come donna.

KING (in difesa) - Ma lei non è una donna!..

VIKTOR - E più esattamente ancora: perchè le piaccio malgrado non sia una donna!

            (King tace)

            Ancora una volta, non si preoccupi. E' successo anche ad altri.

KING - A me, mai!

VIKTOR - Questo conferma l'antico detto: per ogni cosa c'é una prima volta.

KING - Forse gli antichi erano più elastici. Io mi trovo bene come sono.

VIKTOR - Lei non ha dubbi?

KING - In questo ambito, praticamente, no.

VIKTOR - "Praticamente"!  Perchè non "No", semplicemente?  Dice il Vangelo: "Sia il tuo parlare: Sì, sì... No, no... Il resto è del Demonio".

KING - Non frequento molto il Vangelo, e comunque mai di sera.

VIKTOR - Volevo dire che... per un uomo come lei - come lei dice, e       sente di essere - quel "praticamente" è già una grossa crepa nel muro della sua sicurezza? Non le pare?

KING - Vede? Qualsiasi uomo mi avesse detto una cosa del genere, l'avrei preso a pugni. Con lei non sento questo impulso; proprio         come non lo sentirei... con una donna.

VIKTOR - Si sente molto "uomo" dando dei pugni al prossimo?

KING - Stia attento: questa è una tipica osservazione femminile!

VIKTOR - Mister Caruso, lei diffida degli uomini che non ispirano pugni, io non posso negare una certa diffidenza per gli uomini che sentono questa ispirazione. Le propongo un armistizio. Su queste basi: lei è un uomo fatto in un certo modo, io un uomo fatto in un altro.

KING - Sì? Bene. Ma... come è fatto lei?

VIKTOR - In un modo che non ha bisogno di dimostrazioni, di prove, di sfoggi: nè a se stesso, nè agli altri.

KING - Io, invece...

VIKTOR - Lei ha bisogno che anche altri gli pensino di lei quel che lei pensa di se stesso.

KING - Io penso di me stesso quello che sono.

VIKTOR - Il mito del maschio irresistibile?

KING - "Maschio" sì: "mito" mi sembra eccessivo, "irresistibile" non         so. Diciamo che fino a adesso ho avuto una discreta fortuna con

            le donne. Ma sa: nel mio ambiente non è difficile.

VIKTOR - Anch'io, mister Caruso, ho avuto tutti gli uomini che ho voluto. Ma per me è molto più difficile. E "quindi" anche molto più bello.

            (Pausa.)

            Ed ora mi scusi... sono molto stanco.

KING - Prego.

            Ehm... potremmo rivederci?

VIKTOR - E' sicuro?

KING - Sì.

VIKTOR - Sì, volentieri.

                        (Gli porge la mano.)

            Buonanotte, mister Caruso.

KING - Buonanotte, conte Grezinski.

                        (Gli stringe la mano, volutamente, con molta forza. Viktoria

                        non riesce ad impedirsi un gridolino di dolore.)

            Pardon!...

                        (Viktoria esce, verso l'ascensore.)

           

III.

                        (Ricompaiono in gioco Pupa e René.)

PUPA - Ma no!

RENE' - Ma sì!

PUPA - Ma no, no, no!

RENE' - Ma sì, sì, sì!

PUPA - Tu?!

RENE' - Io!

PUPA - Una vecchia checca?!

RENE' - Giovane checca fino a vent'anni fa, oggi purtroppo...

PUPA - Ma non è possibile!

RENE'- E' "vero"!

PUPA - Ma da quando.

RENE' - Per quel che ne so io, dalla nascita. Stando agli psicologi, anche prima.

PUPA - Tu, così virile!...

RENE' - Mi trovi virile?! O santo cielo, devo aver sbagliato cravatta!...

PUPA - Io non riesco a crederci. Ma come è possibile? Tu, così...  Io         sono convinta che se tu trovassi la donna giusta... lei potrebbe sbloccarti.

RENE' - Tesoro, non c'è niente da sbloccare.

PUPA - Ma sì!

RENE' - E poi, quando manca la volontà politica... 

PUPA - Oh!

RENE' - Ma perchè parliamo solo di me? E se la donna giusta la trovassi tu?

PUPA - Io? Con una donna? E rinunciare agli uomini?! Non potrei mai!

RENE' - Figurati io!

PUPA - Ma hai mai provato?

RENE' - Sì.

PUPA - E...

RENE' - Ti sei mai trovata in una città straniera, senza saper cosa fare, senza saper dove andare, senza capire la lingua...?  L'impressione è questa.  Mi aggiravo tra le lenzuola... come un pesce fuor d'acqua... pensando: Dev'esere un incubo! Speriamo di svegliarmi presto!

PUPA - Oh, scioccone...

RENE' - E tu, piuttosto, hai mai provato?

PUPA - Oh no!

RENE' - E allora, scusa, come puoi dirlo?  C'era una volta un Tizio che ha chiesto a un altro: Sai suonare il pianoforte?  E quello: Non lo so, non ho mai provato.

PUPA - Oh, e dovrei provare? Ma tu sei matto!

RENE' - Ma perchè no? Se ci ho provato anch'io!...

PUPA - Facciamo così: per adesso tiro avanti a uomini. Ma ti prometto che prima di sbaraccare.. provo.

RENE' - E poi mi fai sapere?

PUPA - E poi ti faccio sapere. E magari ti dirò: Dio, quanto tempo perso!

                        (Interviene Il Cigno.)

IL CIGNO - Pupa, spegni la radio, è ora di andare a nanna!

PUPA - Uffa, tu arrivi sempre sul più bello!

                        (A René, porgendogli la mano da baciare.)

            Monsieur Laroche...  bonnuì... Ma mi creda: ci rivedremo.

RENE' - Bonne nuit, Madame...

                        (Le bacia galantemente la mano.)

KING - Buonanotte, signor Laroche.

RENE' - Buonanotte, mister Caruso. Spero che ci rivedremo anche noi!

                        (Su questa battuta Pupa scoppia a ridere, maliziosamente, e

                        si allontana con King, che ha invece un'improvvisa

                        espressione perplessa e un po' schifata.)

PUPA (piano, a King, infantilmente eccitata) - Ma lo sai che è checca? Me l'ha detto lui. Ma l'avresti mai detto. Io no! Si vede proprio che stasera non ne imbrocchiamo una!...

(King la sbatte dentro l'ascensore. Anche Renè è uscito dalla parte opposta della scena, verso l'ascensore dell'altra scala.

                        La scena va lentamente a buio, mentre il cameriere porta via

                        bicchieri, bottiglia, ecc.)

 

IV.

            La scena è ora organizzata nel seguente modo: i due balconcini in primo piano alle estremità  del palcoscenico sono - come già descritto all'inizio del Secondo Tempo - i due balconcini delle        suites di Viktoria e René da un lato, e di King & Company    dall'altro.  Le due zone immediatamente contigue ai due balconcini - verso il centro della scena - sono settori delle

            rispettive suites. Le zone d'azione sono delimitate dalla luce, mentre il centro e il fondo della scena - più buio - mostra una notte parigina: cielo stellato, luci di città la tour Eiffel in lontananza, eccetera, eccetera.

            Sul balconcino di destra, Viktoria sta contemplando romanticamente il cielo stellato. René la raggiunge.

RENE' - Sono tre sere consecutive che Caruso non perde una tua nota.

                        (Viktoria non risponde.)

     Che cosa pensi di lui?

VIKTORIA - E' presuntuoso, arrogante, antipatico e stronzo.

RENE' - Ho capito: sei innamorata.

VIKTORIA - No... non ancora. Però... potrei innamorarmene.

RENE' - Beh, se è per quello.... potrei innamorarmene amch'io.

VIKTORIA - Ho freddo.

RENE' - Rientriamo. E andiamo a letto... E' tardi...

VIKTORIA - Non ho sonno...

(Rientrano, mentre le luce si abbassa sul terrazzino, e si      accende invece sul terrazzino opposto, dove furtivamente si è portato King, con un cannocchiale in mano.         King punta il cannocchiale verso la suite di Viktoria.         Anche noi, come attraverso il cannocchiale, vediamo la suite di Viktoria, nell'area immediatamente adiacente al

balconcino di destra.  L'area è illuminata da due seguipersone parzialmente sovrapposti, in modo da creare l'impressione di un'osservazione al cannocchiale:)

VIKTORIA - E se davvero mi innamorassi, René.

RENE' - Beh, saremmo davvero nei pasticci. Dovresti ridiventare Viktoria, con tutte le conseguenze economiche facilmente       immaginabili...

VIKTORIA - Non ci penso nemmeno.

RENE' - Oppure convincere King Caruso a passare dalla mia sponda. E - francamente - mi sembra un uomo troppo testardo per un passo del genere.

VIKTORIA - Potrei dire la verità solo a lui!...

RENE' - E lui accetterebbe che tutti lo credessero innamorato di un uomo?  Uhm, quando un uomo è testardo come lui, di solito tiene molto alla propria testardaggine.

VIKTORIA (commuovendosi) - Oh, René, come sono infelice!

(Si rifugia tra le braccia di lui, che l'accoglie affettuosamente. Ma, naturalmente, l'abbraccio è inteso in altro modo da King che guarda al cannocchiale.)

RENE' - Accidenti, Viktoria, non ti pare un po' presto: abbiamo appena cominciato ad essere felici: a mangiare, stare al caldo, in una bella casa...

VIKTORIA (sorride pur tra le lacrime) - Oh, René, tu sei dolce e caro.. Io non so cosa farei senza di te...

RENE' - Sù, ora andiamo a letto... Andiamo...

(Si spengono le luci nella suite di Viktoria, e si spengono i seguipersona, mentre King cessa l'osservazione al cannocchiale.)

                        (La luce sale sulla suite di King, che é raggiunto dal Cigno

                        sul balconcino.)

KING - Cigno...

IL CIGNO - Sì, capo.

KING - Ma secondo te... quello è proprio un uomo?

IL CIGNO - Eh sì, capo.

KING - Un maschio.

IL CIGNO - Un maschio.

KING - Con in mezzo alle gambe...

IL CIGNO - Eh sì...

KING - Mi gira la testa.

IL CIGNO - Stasera ha bevuto un po' troppo, capo.

                        (Dall'interno della suite compare Pupa, in camicia da notte

                        sexy...)

PUPA (con voce da gatta, infantile, suadente) - PussIno... Pussino Puccettino...!

KING - Senti cosa c'é.

IL CIGNO - Cosa c'é, Pupa?

PUPA (voce molto diversa) - Ho mica detto a te, botte di lardo! Togliti dai coglioni.

KING - Va pure a letto, Cigno.

IL CIGNO - Buonanotte, capo.

KING - Buonanotte, Cigno.

(Esce e scompare Cigno, che porta via il cannocchiale. Pausa. KIng è sempre sul balconcino, gli occhi puntati verso le finestre buie della suite di fronte. Pupa lo raggiunge sulla soglia.)

PUPA - Pussino... Pussino Pucccettino... Lo sai che la tua pussina puccettina è 0tutta un fuochino, stasera?...  Perchè non vieni, eh?, perchè non vieni a fare un po' di coccole?... Lo sai che con le coccole il fuochino si spegne...

                        (...e cose del genere, a soggetto.)

            (Ad un certo punto King rientra, sempre perplesso. Dall'altra parte del palcoscenico, è ora Viktoria che si è alzata, nel buio della notte.. e si è portata sul balconcino, a spiare col cannocchiale nella suite di fronte. Ancora una volta, vediamo i due segui persona riuniti a cannocchiale, inquadrare King e Pupa. King si sta versando un generoso whisky; Pupa, da dietro le spalle, lo sollecita

                        e lo seduce, gatta come prima.)

PUPA - Pussino... pussino puccettina... La tua pussina è tutta pepe, stasera...  Proprio come piace a te. Lo sai che una volta mi hanno chiesto: preferiresti che il tuo uomo fosse a letto con un'altra e pensasse a te, o fosse a letto con te e pensasse a un'altra.   Sai cosa ho risposto, io? A letto con me; perché

            comunque non gli lascerei il tempo di pensare...  

(Ride. Lo obbliga a voltarsi, lo bacia. Lui la prende in braccio, caricandosela sulle spalle come un fagotto, e scomparendo nel buio.)

                        (Dall'altra parte, intanto...)

RENE' (da fuori) - E allora, Viktoria, vieni o non vieni a letto?

                        (I seguipersona si spengono, poichè Viktoria non

                        guarda più al cannocchiale.)

VIKTORIA (con malinconia) - Vengo, vengo!...

                        (Pausa... Buio... Poi, il mattino dopo:)

 

IV.

            (La suite di King.

            King e Pupa stanno facendo colazione. King appare psicologicamente distrutto. Siede immobile, lo sguardo fisso nel vuoto, le braccia abbandonate in grembo. Pupa gli stanazza al fianco, cercanndo di tirarlo sù di morale, con risultati pessimi o comunque nulli. Data la completa apatia di King, è lei che lo sta imboccando, infilandogli tra le labbra pezzetti di pane e burro che King mastica e deglutisce con animo assente, in modo del tutto meccanico.)

PUPA - Sù, ancora un boccone!... Pussino, ma non è la fine del mondo... Avevo tanti pruritini, d'accordo, ma poi mi sono passati...  Ho visto te così... depresso... 

            Sù... bevi un goccino di caffè...

            E poi, pussino, è la prima volta: non devi restarci male! Per tutto c'è una prima volta, dice il proverbio: non l'hai mai sentito? Quello che devi fare, è non pensarci più.  Sù... un pezzettino di pane e burro... e marmellata, che gli zuccheri danno energia.

            E adesso ti fai la barba, così vediamo se ti passa un po' anche

            quell'aria da funerale di terza classe.

            Chè poi non è mica morto. E' giù di forma. Forse è un po' stanco... e si è messo in mutua.

                        (Lo guida verso la toilette, dove - sempre meccanicamente -

            King si lascia condurre. Pupa gli mette in mano la bomboletta della schiuma da barba. Intanto..)

            L'importante, pussino puccettino dall'uccellino biricchino, è che

            tu non ne faccia un dramma.  A questo devi stare attento, se no

            ti viene il complesso: tu ti deprimi, e lui è depresso, e più lui

            è depresso, più tu ti deprimi, e più tu sei depresso, più lui si

            deprime.  Come succede in borsa.. tra rialzisti... e ribassisti.

            E può finire che lui si riduca a far solo pipì, e basta.  E allora, alla tua pussina puccettina, chi gliele fa più le coccole, eh?...

(Pupa cerca qualcosa per distrarlo e farlo sorridere. L'idea che le viene è la seguente:)

            Adesso sai cosa faccio: metto sù in disco.  Che cosa? Sorpresa!..

(Si avvicina al grammofono, mette sù un disco... Si diffondono, travolgenti e solenni, le note della Marseillaise.

                        Pupa ride e batte le mani, tutta contenta:)

            E' la Marsigliese, sì! Sai perchè la Marsigliese? Perchè qui in

            Francia quando la sentono, tutti si irrigidiscono sull'attenti...

            E chiss… se anche lui...  Vediamo, vediamo un po'?... Mi fai

            vedere? Cuccù... cuccù... Succede qualcosa?...

                        (Ma King non ha gradito. Con aria truce si avvicina a Pupa,

                        la bomboletta della schiuma da barba in mano...)

            Che cosa c'è... Non ti è piaciuta?... Che cosa fai?...

                        (Senza pronunciar parola, King afferra Pupa, la immobilizza

                        con un braccio, e le strizza in bocca e in faccia la

                        bomboletta del sapone.

        Pupa strilla incomposte grida di aiuto; alle quali Il Cigno

                    irrompe in scena, magari sfondando una porta, a difesa del

                   capo.)

IL CIGNO - Eccomi, capo! Cosa c'è?                     

                        (Ma intanto Pupa - a morsi e a unghiate - si è divincolata,

                        è corsa alla giacca di King, ne ha tratto di tasca una

                        rivoltella, con la quale ora minaccia King e frena lo

                        slancio del Cigno.)

IL CIGNO     - Calma, Pupa, calma!

PUPA - Tirati via, pallone di lardo!

                        (A King)

            Brutto figlio di puttana, il sapone a me non me lo fa mangiare nessuno, ai capito?  Adesso vi sistemo io, tutti e due.

IL CIGNO - Calma, Pupa, ragioniamo.

PUPA - Brutto frocio che non sei altro! Impotente! Scopone a parole!..

                        (Breve momento a soggetto, tra i pittoreschi improperi di

                        Pupa inferocita, e le vane difese del Cigno e di King, che

                        ad un certo punto si rifugiano sul balcone, di dove non

                        osano rimettere piede nella stanza.)

PUPA - Io me ne vado... Io non ci sto a Parigi, con un frocio impotente... Questa me la paghi, cocco bello!

KING (sul balconcino) - Bella idea, farmela portare a Parigi!

IL CIGNO - Pensavo che le sarebbe servita per rilassarsi, capo!

KING - Si vede!

PUPA (nella suite) - Io me me torno a Chicago! Tu, palla di lardo,

            vieni qui subito e tirami giù le valige!...

                        (Il Cigno guarda con aria interrogativa King)

KING - Va, va pure: non contraddirla!

IL CIGNO - Devo fare qualcosa..?  Se quella vuol partire davvero?

KING - Accompagnala alla stazione! E sta attento che non perda il

            treno!

IL CIGNO (entrando timidamente) - Metti giù la pistola, Pupa... sù..

            sù... da brava..

                        (Mentre nella suite Pupa, aiutata dal Cigno, butta vestiti e

                        pellicce alla rinfusa nelle valige o in un baule, King

                        rimane sul balconcino, imbarazzato, impedito a rientrare da

                        Pupa che lo minaccia con la pistola ogni volta che egli ci

                        si prova.)

PUPA - Me ne torno a Chicago, cocco bello!  E la prima cosa che faccio

            è andare dai tuoi soci in affari, a dirgli: "The King potete

            scordarvelo, tesori! Il signor Douglas Carmine Caruso si Š preso

            una cotta per un conte polacco: conte, polacco, e frocio! E'

            passato all'altra sponda, non è più dei vostri, non è più dei

            nostri, è frocio, è checca, è gay!  E non ce la fa più! Neanche

            con la Marsigliese!  

                       

 

VI.

IL VECCHIO RENE' - Sul mio diario c'è scritto:

                        (Legge)

            "Ventun marzo millenovecento... non importa: Pupa lascia Parigi e si imbarca a Le Havre per l'America. Peccato! Era un po' scema ma simpatica e divertente. E poi, neanche tanto scema, in fondo.

            Comunque, credo che la rivedremo."

                        (Richiude il diario.)

         Proseguiva la stagione d'oro della nostra vita.  Viktor incuriosiva ed eccitava, al di là della sua bravura di star, di         cantante, di entertainer. Fotografie, interviste, su tutti i giornali.  Fioccavano le richieste di tourn‚es da tutte le città del mondo: dalle più corrotte, perchŠ corrotte, e dalle più

            puritane, perchè puritane. Viktoria era bravissima nella finzione: non un'esitazione, non un errore, mai che le sfuggisse, parlando di sè, un participio passato o un aggettivo al femminile: 'stanca' invece di 'stanco', 'mi hanno svegliata' invece di 'mi hanno svegliato'... Un giornale avanzò

            l'ipotesi che non di un uomo si trattasse, ma neanche di una donna: un ermafrodito, uomo e donna insieme, un mostro di natura: il risultato fu che Laplace aumentò i prezzi del Chez Lui. Ma per quanto il Chez Lui fosse gremito, Caruso the King aveva sempre il suo tavolo in prima fila.  Eh sì, the King era il solo pericolo, la sola nube sul nostro orizzonte: c'è un proverbio che dice "mai fare i conti senza l'oste": bisognerebbe dire invece

            "mai fare i conti senza l'amore".  Una sera - lo spettacolo si era concluso con il solito trionfo - King invitò a cena Viktor nella propria suite al Ritz: una cena intima, ma per parlare d'affari. Era una chiara, fresca, dolce sera d'aprile.. Una di quelle notti che solo Parigi sa dare... King propose a

            Viktor andare al Ritz a piedi: una bella passeggiata sui boulevards, sui quais, lungo la Senna... Non volle con sè neanche il Cigno, l'inseparabile guardia del corpo. Al Cigno diedi un passaggio io, in macchina. Era un simpatico ragazzo, ex giocatore di football americano, pieno di muscoli... Sì, sì.. ma non divaghiamo...

VII.

            (E' la sera che René ha descritto: cielo stellato, chiara atmosfera notturna. Tutta la grande area centrale del            palcoscenico è un quai lungo la Senna: l'argine di pietra corre lungo il proscenio, il fiume scorre dove c'è il pubblico. Più indietro qualche cespuglio... forse un chiosco chiuso... forse un clochard che dorme accovacciato contro il muraglione... "Viktor" e King passeggiano o siedono su una panchina di pietra...

            Tra i due, la consueta e ovvia atmosfera imbarazzata...

            Lui getta un sasso in acqua...

"Lei" tossicchia... forse un po' alto come tono... tanto che rettifica immediatamente, tossendo più profondo...

            Pausa.

            "Viktor" ride...)

KING - Perchè ride?..

VIKTOR - Niente... stavo pensando al suo imbarazzo.

KING - Il mio imbarazzo?! Lei crede che io sia imbarazzato all'idea di trovarmi qui, a Parigi, lungo la Senna, di notte, con lei?!

            Beh, è verissimo.

VIKTOR - E come lo risolve?

KING - Lo risolvo... spersonalizzando la questione. Io sono qui, lungo la Senna, di notte, con un... con lei, perchè - in qualità di proprietario di una catena di night-clubs negli Stati Uniti - sto rendendomi conto delle sue qualità... per proporle eventualmente una tournée...

VIKTOR - In questo caso, devo dire, lei non ha riflessi molto rapidi...

KING - Scusi?...

VIKTOR - Voglio dire... i grandi impresari sono quelli che hanno la decisione rapida, quasi la folgorazione... Vedono un cantante, e dicono... "Quello!", lo scritturano e via: è nata una stella! Lei, ha assistito al mio spettacolo per quarantaquattro sere consecutive...

KING - Eh già!

VIKTOR - Fa sempre così, scusi?

KING - No, non faccio sempre così. Solo in casi speciali.

VIKTOR - Il mio è un caso speciale?

KING - Sì.

VIKTOR - Per le solite ragioni?

KING - Per le solite ragioni.

                        (Pausa.)

            Posso chiederle... quali sono i suoi rapporti con Ren‚ Todd?

            O è una domanda indiscreta?

VIKTOR - Sì, è una domanda molto indiscreta.

KING - Da rozzo americano.

VIKTOR - Lo ha detto lei.

KING - Un nobile polacco non gliel'avrebbe mai rivolta.

VIKTOR - Esatto.

KING - Okay: io sono un rozzo americano, di rozze origini siciliane, cresciuto in un quartiere dove il mondo si divideva in sporchi italiani e negri di merda. Quali sono i suoi rapporti con Ren‚Todd?

VIKTOR - Sono rapporti di affettuosa amicizia.

KING - Che cosa vuol dire, "affettuosa amicizia"?

VIKTOR - E' un'espressione un po' vaga, lo riconosco: può essere un'amicizia tra vicini di casa, o una storia di sesso tra un primo ministro e la sua segretaria...

KING - Okay. E nel suo caso?

VIKTOR - Se le dicessi che io sono innamorata di Ren‚ Todd?

KING - Ne prenderei atto, ma non riuscirei a crederci!

VIKTOR - Per lei, è incredibile, vero? Per lei il mondo si divide in

            "uomini" e "donne"...

KING - Dice il Vangelo: "Sia il tuo essere, uomo o donna: il resto è del demonio!"

VIKTOR (ride) - No, il Vangelo non lo dice.

KING - Lo so, lo so. Ci sono anche gli altri, é vero: i diversi!...   Ma, vede: io, lei, non riesco a vederla divers...o.

            (Improvvisamente)     

            Viktor, non potremmo darci del tu?

VIKTOR - Come si può negare il tu a una persona che ha visto il tuo spettacolo per quarantasei volte?

KING - Bene. E... posso chiamarti... Viktoria?

VIKTOR (ride, ma non senza imbarazzo, alzandosi dalla panchina, e allontanandosi verso il fiume) - Viktoria?!  Ma.. non lo so: che     idea!

KING - Ti imbarazzerebbe?

VIKTOR (c.s.) - Dio... sì, non lo so, non ci ho mai pensato.

KING - Eppure tu fingi di essere una donna. Essere chiamati con un nome femminile dovrebbe far parte della finzione.

VIKTOR - Sì, ma un conto è la finzione sul palcoscenico, in camerino,

            col pubblico...  Un conto è qui, in "privato", con... te!

                        (Sulle ultime parole, la voce le trema.

                        Pausa.)

KING (piano, con calma, da lontano e da dietro le spalle di lei, con tono diverso di grande sincerit…, come svelando se stesso) - Io  devo capire, Viktor.. Viktoria. Sto parlando seriamente. Io non ho mai avuto problemi di questo genere. Con gli uomini ho fatto         pugilato e ho giocato a tennis; ho fatto affari, cene d'affari, gite in barca... con le donne se erano belle ho fatto all'amore; se no, no. Ma neppure in un'isola deserta, in mezzo all'oceano,

            dopo dieci anni di astinenza, mai mi sarebbe passato per la testa di preferire un uomo bello come un angelo a una donna, anche somigliante a un bulldog... Forse è un caso limite. Forse io sono un caso limite. Forse ho torto. O esagero. Ma è così. Con te...            io entro nella più nera della crisi. E' possibile che io ami un uomo? E' possibile che esista un uomo che io possa amare... d'amore? Perchè se tu fossi una donna io ti amerei, Viktor...

            Viktoria!

                        (Viktoria appare turbata, quasi commossa, forse sul punto di

                        cedere. Possiamo immaginarla lottare con se stessa.)

            Oppure devo fidarmi del mio istinto, del mio desiderio... che ha sempre mirato giusto... e dirti: a che gioco giochiamo? Smettila! Chi credi di prendere in giro? A chi credi di darla a bere?

                        (Pausa.)

VIKTOR - ... Ho freddo... voglio andare a casa...  

KING - Ti ho fatto una domanda, Viktor...

VIKTOR -  Anch'io potrei amarti, King...  Ma vedi, per me è diverso. Io... si sa: a me piacciono gli uomini!...

KING - Sì, ma...

VIKTOR - René Todd non è stato il primo uomo della mia vita... Ne ho avuto un altro, prima, con cui sono vissuto tre anni... Praticamente un matrimonio... Poi ho avuto un pianista ebreo: un jazzista...

                        (Scaccia il ricordo)

            E una volta...

                        (Ora al ricordo ride)

            ...che mi sono trovato senza soldi... perchè i miei mi avevano tagliato i fondi... stavo quasi per andare a letto con un uomo in cambio di un wurstel con crauti...

KING - Sì, ma...

VIKTOR - Tu non ci crederai, King: ma io non mi sono mai innamorato di una donna!

KING - Sì, ma...

VIKTOR - Credo di avere per le donne... quel senso naturale di ripulsa che tu hai per gli uomini. E' questo, forse, che rende un nostro rapporto impossibile. Perchè io... - non ho difficoltà a confessartelo, King! - ...ti trovo molto attraente: sei anzi il tipo di uomo che ho sempre sognato... che penso ogni donna potrebbe sognare... (Vedi: parlo di me come fossi una donna!)  E

            dunque... una storia, un'avventura con te mi piacerebbero: verrei volentieri a letto con te: perchè no?  Forse... ti amo. Ma tu...           a letto con un uomo... non ti ci vedo proprio. Non sei il tipo.          Sei troppo...

                        (Gesto con le mani all'altezza degli occhi, come ad indicare

                        i paraocchi che vietano una più larga visione delle cose.)

                        ... capisci?

KING - Sì, ma...

                        (Si sono avviati.

            Viktoria - attraverso le battute di cui sopra - ha intanto superata la crisi, e ha vinto la visibile lotta che ha combattuto con se stessa. Forse anche l'equivoco discorso che ha fatto, l'ha divertita. Ora - non senza umorismo - è     più "maschio" che può:)

VIKTOR - Scusa un momento, King.

                        (Gli dà forse qualcosa da tenere - una canna da passeggio, o

            un pullover... - e con il suo passo più deciso si scosta da lui, per fare pipì. Voltandogli le spalle (rivolta al fondale?, rivolta alle quinte?, rivolta al pubblico?) compie          con ostentazione i tipici gesti che gli uomini compiono in questi casi... senza ovviamente poter fare più che tanto.

King rimane allibito, folgorato, sempre più  in crisi, sempre più perplesso...  Si ode forse la voce di Viktoria, accennare - durante "l'operazione" - al motivodell'ultima canzone del primo tempo. Poi Viktoria si aggiusta i calzoni, tira in sù con la lampo con gli stessi

gesti ingigantiti di prima... compie la leggera flessione di rito... e raggiunge King.)

VIKTOR -      Scusa...  Stavi dicendo?

KING - Niente! Assolutamente niente!

VIII

La suite di King al Ritz. Una tavola per due è apparecchiata, sfarzosamente e intimamente, con cristalli, argenti, candele. Un cameriere in giacca bianca, entra con il carrello delle vivande.

KING - Grazie, Antoine, vada pure: ci serviamo da soli.

                        (Il cameriere si inchina, e se ne va.)

VIKTOR (togliendosi il soprabito) - Qualcosa che non va?

KING - No. Perchè?

VIKTOR - Non dici più niente?

KING - Credo di aver detto tutto.

            Un po' di champagne?..

VIKTOR -Sì, grazie.

                        (King versa due flou di champagne, gliene porge uno. King

            con il proprio bicchiere tocca quello di Viktor, come per un brindisi. Viktor sorride:)

            A chi?...O a che cosa?...

KING - Ai nostri affari... Alla tua tournée americana... 

                        (Pausa. Viktor ha una strana espressione.)

            Mi sembri deluso... 

VIKTOR - Contavo su altro...

KING - Ma come! Il più grande impresario americano ti offre una tournée in America... a diecimila dollari alla settimana... per dieci settimane... e tu...

VIKTOR - Hai ragione, sono un ingrato. Sono molto felice. Ti      ringrazio.

                        (Porge il bicchiere per il brindisi)

            Ai nostri affari!

                        (Bevono.)

KING - Viktor, ho... un piccolo regalo per te.

VIKTOR - Un regalo?

KING - Sì. Spero che tu... non so: non ti offenda, non ti scandalizzi..  E' un vestito.

VIKTOR - Un vestito?!

KING - Un vestito.

                        (Prende uno scatolone, e glielo porge. Viktor apre,

                        perplesso e incuriosito...)

VIKTOR - Ma... è un vestito da donna!...

KING - Sì, è un vestito da donna. Vorrei... ti dispiace? Vorrei vederti... vestito da donna.

VIKTOR (ride, imbarazzato) - Ma... King... mi hai già visto, vestito da donna! Mi hai visto quarantaquattro volte...

KING - Sì, ma è diverso. Come hai detto tu, un conto è la finzione del

            palcoscenico, del camerino... un conto è qui, in privato, con me... Posso chiederti di indossarlo?

VIKTOR - Qui?

KING - Qui.

VIKTOR - Adesso?

KING - Adesso.

                        (Viktor ha un breve sorriso triste e divertito al tempo stesso.)

VIKTOR - Se vuoi...

KING - Sì, voglio!... per piacere.

VIKTOR (con il vestito tra le mani, dopo una pausa) - Che cosa vuoi sapere, King? Che cosa vuoi capire?

KING - Non lo so neanch'io, Viktor...

VIKTOR - Tu non ti rassegni, King... Ma io ti ho già detto tutto, non       ho nulla da aggiungere, non aggiungerò più nulla. Ti amo, King. Ti amo "io", così come sono. E voglio che gli altri prima di amarmi mi accettino: così come sono. Nelle favole... c'è spesso una prova che l'eroe o l'eroina devono subire e superare. Baciare il rospo... amare la belva...

KING - Per vederlo diventare un principe azzurro? Uhm, non credo alle favole.

VIKTOR - Voglio che mi si ami così come sono, King. E questo vale       anche per te, che io amo. Che tu creda o non creda alle favole.

                        (Sparisce dietro un paravento, per cambiarsi il vestito.

                        King, quasi un annegato che invocasse aiuto, si avvicina

                        alla porta, e chiama:

KING - Cigno, Cigno!...

                        (Il Cigno, come da ruolo, irrompe nella stanza. King gli si

                        aggrappa quasi al bavero della giacca.)

            Cigno, fratello, anima candia, tu sei il giocatore di football

            più violento, più aggressivo, più figlio di puttana che io abbia

            mai conosciuto. Dimmi una parola di conforto. E' possibile? Sono

            innamorato! E' possibile che io ami un uomo?  Cigno, sono

            innamorato di Viktor!...

                        (Il Cigno lo guarda sbalordito, poi scoppia quasi a

                        piangere.)

            E' un duro colpo per te, vero?

IL CIGNO (recupera, si asciuga gli occhi) - Capo, lei non sa quanto mi fa felice! Se un uomo come lei può ammettere di essere gay, allora finalmente il coraggio lo trovo anch'io...

            Grazie.

                        (Lo abbraccia e lo bacia su una guancia, e si allontana,

                        lasciando King allibito...)

KING - Oh dio, dio mio....

                        (King si avvicina al secchiello dello champagne, ne beve un

                        bicchiere, poi un altro, poi beve direttamente dalla

                        bottiglia, come a darsi forza e coraggio, o ad annegarsi nel

                        vino..   Guarda verso il paravento...)

KING - Viktor... sei pronto?...

(Per tutta risposta, Viktor esce da dietro il paravento, comparendogli davanti. Ora è vestito da donna: ma senza

                        parrucca, con i capelli corti alla maschietto.

                        L'apparizione è inquietante. Viktoria è imbarazzata, proprio

                        come fosse un uomo travestito da donna, per uno strano ed

            equivoco gioco... King è folgorato. Vi è un momento di grande e inquietante imbarazzo. A lottare tra desiderio e paura, ora non è soltanto "Viktor" ma anche King. L'inquietudine un poco morbosa è la stessa che provoca Cherubino, nelle Nozze di Figaro, nel suo travestimento da donna. (Anche qui, tra parentesi, una donna che fa la parte di un uomo che si traveste da donna.)

                        E' un lungo momento di silenzio, poichè nessuno dei due ha

                        parole.)

IX.

Poi la scena si oscura, Viktor-Viktoria viene isolato da un occhio di bue, mentre dal nulla emerge a poco a poco una musica: e la situazione cambia: ora siamo allo Chez Lui. Il seguipersone isola Viktor che canta una canzone:

VIKTORIA -             Voi che sapete

                                               che cos'è amor,

                                               gente, vedete

                                               s'io l'ho nel cor.

                                               Quel che io provo

                                   vi ridirò:

                                è per me nuovo,

                                               capir non so.

(Eccetera. E' la canzone di Cherubino nel second'atto delle Nozze di Figaro. Se un musicista moderno riesce a reinterpretare questa canzone di Mozart, il momento potrebbe essere di grande suggestione poetica.)

 

XI/a.

                        (La suite di King.  E' notte.

                        King - aiutato dal Cigno - sta vestendosi con una tuta da

                        lavoro, evidentemente nuovissima, che il Cigno tira fuori da

                        un pacco. Il Cigno è già vestito più o meno allo stesso

                        modo.)

KING - Non... non riesco a capacitarmi, Cigno. Io t'ho visto giocare a football. Se c'era un delinquente in campo, quello eri tu: se mancavi la palla tiravi alle caviglie, se facevi un placcaggio miravi sempre col casco ai coglioni dell'avversario... Un assassino! Un bandito! Mai avrei pensato che tu...

IL CIGNO - Capo, è una questione di legittima difesa: se non vuoi sentirti dire che sei una femminuccia, devi esser più assassino degli altri... Lei, capo, mi ha dato la più grande gioia della mia vita... Una curiosità, piuttosto: lei, come l'ha scoperto?...

KING (secco, deciso) - Cigno, io non ho ancora scoperto niente. Okay?

IL CIGNO - Okay, capo.

KING - E tu preparati a una delusione, Cigno. Potrebbe anche darsi -       non prometto niente - che continuino a piacermi le donne...

IL CIGNO - Capo, gli uomini... lei non sa...

KING - Basta così, Cigno.

                        (Ha completato il travestimento)

            Come sto?

IL CIGNO - Adorabile.

KING - Il secchio?...

IL CIGNO - Pronto.

                        (Gli porge un secchio)

KING - Lo spazzolone?...

IL CIGNO - Eccolo.... Capo, non pensa che sia un po' strano, lavare i       vetri, sui tetti, a quest'ora?

KING - Ho dato cento dollari al direttore dell'albergo, non preoccuparti. Comunque, se c'è qualcuno che fa obbiezioni, pensaci tu. A suon di dollari, o - se non basta - a suon di pugni.

(King è ora vestito con una tuta da lavavetri, secchio e spazzolone in mano, berrettino in testa.

(Il Cigno esce sul balconcino, si guarda intorno circospetto, si mette due dita in bocca, ne trae un fischio breve ed acuto.

                        Anche King esce sul balconcino.)

IL CIGNO -  E' sicuro che debba venire anch'io?

KING - Positivo, Cigno.  Devi guardami le spalle.

IL CIGNO - Okay, capo.

(I due, sempre armati di secchio e spazzolone, si portano sul cornicione..

King si sposta verso le finerstre o sul balconcino della suite di Viktoria. Intanto...)

XI/b.

(Nella suite di Viktoria, René - in veste da camera - sta leggendo un libro o bevendo qualcosa. Entra Viktoria, in accappatoio.)

RENE' - Muoviti a fare la doccia, ché poi andiamo a letto!

VIKTORIA (siede, con la tipica aria stanca e sognante dell'occasione) - René, credo proprio di essere innamorata!...

RENE' - Tesoro, lo sai che con me non c'é niente da fare.

VIKTORIA - Sto parlando seriamente, René. Sono innamorata di King.

RENE' - Tu non sei innamorata, tesoro. Tu sei andata, fusa, completamente cotta.

VIKTORIA - Che cosa devo fare, Ren‚?

RENE' - "Che debbo far, che mi consigli, Amore?"  Devi mettere su una bilancia i pro e i contro: da un lato Viktor, il travestito, con i suoi trionfi, la gloria, il successo e - soprattutto - i suoi diecimila dollari alla settimana, dall'altro lato Viktoria, la donna, con la sua cotta da liceale e la sua gran voglia di andare a letto con King. Cosa che del resto io capisco benissimo.

VIKTORIA - Stai diventando volgare, Ren‚.

RENE' - E' solo invidia, tesoro.

VIKTORIA (dopo una pausa e un sospiro) - Io non posso rinunciare a... a tutto quello che abbiamo conquistato.

RENE' - E allora chiedi a Viktoria di rinunciare al suo amore...

VIKTORIA - Credo sia peggio ancora.

            E se raccontassi la verità a King... e gli chiedessi di conservare il segreto?

RENE' - Tu non lo conosci, tesoro. Mai accetterebbe di passare per un finocchio agli occhi del mondo...

            (Pausa)

            Che strana ora per lavare i vetri!..

VIKTORIA - Sarà meglio che mi faccia la mia doccia...

(Si ritira dietro un paravento o altro, invisibile al     pubblico, ma visibile - presumibilmente - da King.

                        Vedremo ad uno ad uno gli indumenti gettati sul paravento, a

                        mano a mano che Viktoria si spoglia.

            Vedremo anche King spasmodicamwente teso, in posizione quanto più acrobatica possibile, a "vedere" tutto il  visibile. Viktoria, spogliandosi, accenna forse a una qualche canzone del suo repertorio di cabarettista ("Surabaya Johnny" di Weill?).

                        Tendendosi spasmodicamente, King si aggrappa al Cigno.

                        Un rullo di tamburi e/o un sussurro di ottoni, in drammatico

            crescendo, ci avvertono che si sta avvicinando il momento in cui finalmente Kig saprà "la verità".  Ma il crescendo a un certo punto si interrompe, perchè King - sempre aggrappato spasmodicamente al Cigno - gli dà una scossa (forse l'emozione per ciò che ha visto?) e gli fa perdere l'equilibrio. Il Cigno precipita, e forse una serie di rumori metallici - doooingg, doooinggg!... - ci informa che,

rimbalzando di tenda in tenda, il Cigno Š arrivato (quasi) incolume in fondo.)

KING - Cigno!....

IL CIGNO (de profundis) - Tutto bene... capo... tutto... okay...

           

(Ma il rumore ha scatenato l'allarme. Personale e clienti dell'albergo escono all'aperto. Voci a soggetto si chiedono che cos'è stato, parlano di un ferito... Si odono sirene di ambulanze...  Qualcuno punta dei faretti o delle pile verso il cornicione da dove evidentemente il Cigno è caduto.. King fa per riguadagnare il proprio appartamento, ma le luci che frugano la facciata glielo impediscono... Forse si libera della tuta, che getta via.

                        Anche Viktoria, richiamata dai rumori, esce sul balconcino.

           

XI/c.

                        (Mentre i clamori si estinguono - o non si estinguono - King

            e Viktoria si incontrano sul balconcino...  Viktoria dovrebbe poter credere che King sia giunto in quel momento.

                        Un breve momento di imbarazzo...)

KING - ... passavo di qui.... e ho pensato...

                        Viktor... ti amo...

VIKTORIA - Ma io...

KING - Non m'importa se sei un uomo. Come dice il proverbio "nessuno

            è perfetto..."

                        (La bacia.)

            Vorrei solo che non lo si sapesse in giro.

                        (Altro bacio.)

VIKTORIA (piano) - Io sono una donna, King.

KING - Allora sei perfetta.

                        (Altro bacio.)

VIKTORIA - King, anch'io vorrei che non lo si sapesse in giro.

                        (Ultimo, lungo, conclusivo bacio... mentre l'attenzione si

                        sposta sul vecchio René, al lato opposto del palcoscenico.)

           

 

XI.

IL VECCHIO RENE' - Dopo questa scena d'amore, fatta di frasi fatte e

            di disgustosa banalità eterosessuale... vi furono grossi cambiamenti nella nostra vita. Tornavamo a casa alla sera... salivamo ciascuno in ascensore ai rispettivi appartamenti... poi Viktoria sgusciava nella suite di King, e il Cigno veniva da me, a farmi un po' di compagnia per la notte... Adesso lo

            chiamerebbero "swapping", ma allora era quasi una primizia...  I guai cominciarono quando la gente cominciò a notare l'assiduità di King Caruso. Per quanto lui facesse il possibile per non       farsi vedere in giro assieme a Viktor, l'opinione pubblica era in       agguato. Nessuno andrebbe a vedere ottantanove volte lo stesso spettacolo per puro spirito professionale: evidentemente c'era qualcos'altro. E su questo qualcos'altro le malelingue lavorarono d'intuito e di fantasia... Sui giornali comparvero le prime

            foto... King e Viktor all'uscita dallo Chez Lui...  Viktor e King nella hall del Ritz...  Un giornalista mi offrì un assegno in bianco se gli avessi fornito fotografie un poco più precise e compromettenti. Viktor e King, per esempio, in un qualche ristorantino appartato del Bois del Boulogne... Ma sarebbe stato comunque un'impresa impossibile: King e Victor cenavano sempre in grande intimità, nella suite di lui... Nel tempo, ovviamente,

            lasciato libero dalla loro travolgente passione...

 

XII/a.

(La suite di King. La tavola, apparecchiata per il consueto pranzo intimo di lusso, è in disordine: King e Viktoria hanno già pranzato, e ora siedono sul divano, vestiti in modo informale, con vesti da camera o pigiama.)

VIKTORIA - Sai che cosa mi piacerebbe fare, King, una di queste sere?

            Andare fuori a cena: in un bistrot, in un ristorante cinese, in un buco qualsiasi, ma fuori di qui...

KING - Sì, ma... mi pare... un'inutile perdita di tempo. Qui mangiamo, e poi abbiamo un po' di tempo per stare insieme... Altrimenti... con il tuo spettacolo alla sera e i miei affari di giorno... finisce che non ci si vede mai..

VIKTORIA - Non è questo il motivo...

KING - E quale sarebbe?

VIKTORIA - Lo sai benissimo.

KING - Vuoi forse insinuare che mi secca farmi vedere in giro con te, e lasciare che la gente pensi che io sia un finocchio? Beh, è proprio così.

VIKTORIA - Ma tu sai che non è vero!

KING - Sì, ma purtroppo è importante che lo pensino anche gli altri.

VIKTORIA - E non potresti... per amor mio... infischiartene di quel che pensa la gente?

KING - Eh? Tu scherzi! Potrei chiudere i miei night dall'oggi al     domani!

VIKTORIA - Non ti sapevo così attaccato al danaro.

KING - Attaccato al danaro, dice?! Ma sarebbe la mia rovina! Scherzi?

            Ci sono delle categorie di persone che devono essere assolutamente al riparo da sospetti di questo genere: i proprietari di night, per esempio. I presidenti degli Stati Uniti! Perchè non la smetti tu, piuttosto, con questa commedia?     Non pensi che potrebbe esser durata abbastanza?

VIKTORIA - Al ritmo di diecimila franchi alla sera? No, non lo penso. E anzi... ci tengo molto che continui il più a lungo possibile.

KING - Non ti sapevo così attaccata al danaro.

VIKTORIA - Beh, adesso lo sai. Ma non è solo questo, King. Il fatto è che è bello avere una propria vita, essere liberi, indipendenti. Io ho avuto una vita dura, King: forse non più dura di tanti altri, ma... comunque, per me, dura quanto basta.  Non sempre ho mangiato...

KING - Beh, io non ti farei patire la fame...

VIKTORIA - Lo so.  Ma è bello anche guadagnarsela, la vita. Non doverniente a nessuno. E questo... non per non voler essere grati, ma per sentirsi capaci di "fare"... essere utili al prossimo... anche cantando canzoni al night. E averne in cambio soldi, notorietà, successo...

KING - E a noi... allora... non pensi?

VIKTORIA - Ci penso, sì: e mi rendo conto: se dobbiamo continuare a stare insieme... qualcuno dovrà pur cedere.

KING - E cioè?

VIKTORIA - O tu rassegnarti a una fama diversa da quella che hai...       oppure io ritornare nei ranghi... ritornare tra le sottane. E chi          cederà eccondo te?

KING - Secondo te?

VIKTORIA - L'ho chiesto prima io.

KING - Beh, cederà il più debole.

VIKTORIA - O il più forte?

KING (con decisione) - No, no! Io no, non contarci!          

                        (Viktoria scoppia a ridere)

            Che cosa c'è da ridere, adesso?

VIKTORIA - Poveri uomini!  Rido perchè non hai il minimo dubbio: io

            dico "il più forte", e tu pensi subito a te stesso!

KING - Beh...

VIKTORIA - Ma se è bastato che l'altra sera, al night, ti buttassi una        rosa durante gli applausi... e sei diventato tutto rosso, e non sapevi più da che parte guardare!

KING - Beh, devi ammettere che è imbarazzante...

                        (Viktoria intanto si sta rivestendo)

VIKTORIA - Siamo legati alle apparenze, King. Tutto qui.

KING (dopo una pausa) - Viktoria, io ti amo. Ma che avvenire può avere

            la nostra storia? Noi non possiamo andare avanti così!

VIKTORIA - Questa di solito lo dice la donna.

KING - Okay, ma tu cosa rispondi?

VIKTORIA - Io rispondo... perchè: non stiamo benissimo così come

            siamo?

KING - Questo di solito lo dice l'uomo! 

            Eh, già! Perchè a te non t'importa di quel che la gente può pensare di me!

VIKTORIA - Tipica osservazione femminile! Non ti basta il fatto che ci amiamo?

KING - Tipica osservazione maschile.

VIKTORIA (ha finito di vestirsi: ora è Viktor) - Amore...

KING (improvvisamente) - Non chiamarmi amore quando sei vestita così!

            Okay?

VIKTORIA (un po' stupita) - Okay.

KING (a poco a poco crescendo di tono) - E quanto alla storia del volersi sentire utile agli altri... Non credi che una donna possa essere utile a un uomo?  Eh? Rispondi?

VIKTORIA - Per esempio?... in che modo?

KING - Beh, pensando a lui, aiutandolo, standogli vicina.....

VIKTORIA - ...nella sua ombra.. 

            (Ride.)

            ...Temo che questo sia il ritratto di tua madre, King.

KING - Lascia stare quella santa donna! Non mi piacciono le donne troppo indipendenti!

VIKTORIA - Neanche se l'indipendenza è solo... lavorare?

KING - No: al mio paese dicono "donna al lavoro, uomo in pericolo".

VIKTORIA - A Chicago, dicono questo?

KING - Nnn...no, non a Chicago. Dammi pure dell'uomo all'antica, Viktoria, ma in questo momento sento che per il nostro bene devo farmi valere, assumere le mie responsabilità, agire di conseguenza. Togliti quella roba, e facciamola finita con questa commedia! Hai capito?

VIKTORIA - Ho sentito!

KING (sospettoso) - Hai "sentito"?! Cioè? Che cosa vuol dire?

VIKTORIA - Vuol dire che o non ti capisco, o ti capisco fin troppo bene. E in tutti e due i casi, King, la mia risposta è no.

KING - No?!

VIKTORIA - No!

KING - Ah, rispondi di no! Non... obbedisci! Fai di testa tua! Buono a sapersi: uomo avvisato, mezzo salvato. Ma tu pensa che cosa rischiavo!..

VIKTORIA - Sta tranquillo, non rischiavi niente.

KING - E invece sì: perchè... non te l'ho mai detto, Viktoria, ma io... pensavo addirittura che un giorno o l'altro, avrei anche potuto... sì: sposarti!

VIKTORIA - Davvero? 

            (Ha parlato con sarcasmo, ma lui non se n'è accorto.)

KING - Sì! Avrei potuto - forse, un giorno! - fare di te... Mia Moglie!

VIKTORIA - Troppo onore!

            Addio, King.

KING - Un momento!.. Ti dò ancora un minuto di tempo per ripensarci.

            Farò finta di non aver sentito quel che hai detto...

VIKTORIA - Grazie, King, sei troppo generoso!

            E' stato bello finchè è durato... E si allontanò per sempre!

            (Esce infuriata, sbattendo la porta)

KING - Mamma, oh mamma mia!

           

XII/b.

(La suite di Viktoria e di René, dove René‚ e il Cigno, seduti in poltrona come due bravi coniugi, stanno ascoltando la radio o bevendo il the.  Il Cigno indossa un grembiulino.

                        Entra Viktoria.)

VIKTORIA - Cigno... cambio della guardia.

IL CIGNO (a René) - Ciao, ci vediamo stasera...

RENE'- Ciao, caro...

(Il Cigno si toglie il grembiulino, lo appende ordinatamente, ed esce.         Viktoria è visibilmente di cattivo umore.)

VIKTORIA - René, ho una gran voglia di uccidere King...

RENE' (dopo una pausa) - Come vuoi, Viktoria!... Io posso distrarre il Cigno, e tu...

VIKTORIA - E' odioso, è antipatico, è un egoista, è un presuntuoso, è un prepotente, è uno stronzo! Al diavolo te e le tue maledette idee! In America ci vai tu, a fare la tournée: io non ci vengo! Neanche dipinta, neanche morta!

RENE' - Sì, cara. Tanto, che ci importa a noi di diecimila dollari alla settimana?

VIKTORIA - Esatto: non me ne importa niente!  C'é una cosa sola al       mondo, che voglio con tutte le mie forze: Non lo voglio vedere mai più!

(Vuota un bicchiere che si trova sul tavolo, mentre René commenta, quasi al pubblico, rassegnato:)

RENE' - Non lo vuole vedere mai più!

(Viktoria, vuotato d'un sorso il bicchiere, esce immediatamente sbattendo con forza la porta. Al rumore della porta sbattuta, risponde con perfetta simmetria il rumore della suite di King, che viene            spalancata di colpo...)

XII/c.

(La porta della suite di King viene spalancata di colpo dal di fuori. Entrano Pupa e Scrooge - socio in affari di King, tipico quasi-gangster da Chicago anni trenta - e due guardie del corpo con la rivoltella in mano.)

SCROOGE - Calma, King! Niente paura! Sono qui da amico! Il Cigno?

KING (che ad ogni buon conto ha levato le mani in alto) - E' fuori.

SCROOGE - Siamo sicuri?

KING - Guarda tu.

SCROOGE (agli altri due) - Okay, ragazzi, mettete via le pistole.

                        (I due rinfoderano, e King abbassa le braccia.)

KING - Ciao, Pupa. Sei tornata?

PUPA - Sì, pussino, sono tornata. Ma non da sola.

KING - Lo vedo.

SCROOGE - King, poche storie. Sono qui per sistemare al più presto       tutto quello che c'è da sistemare. Non fare capricci, e tra dieci minuti me ne vado.

KING - Qualcosa da bere?

SCROOGE - Dopo. Gli amici hanno deciso che devi sgomberare, King: un

            finocchio nella nostra organizzazione è impossibile.

KING (calmo) - Lo capisco, Scrooge. E sono d'accordo.

SCROOGE - Tanto meglio.

                        (Intanto ha tirato fuori un documento, che gli porge)

            Questo è un atto di cessione: il tuo avvocato l'ha visto, e ha detto che va bene.

                        (Gli indica un punto)

            Questa è la cifra...

KING (sempre con calma) - Scrooge, la mia quota vale almeno il doppio...

SCROOGE - O prendere o lasciare, King.

KING - Se non accetto?

SCROOGE - Ti ricordi la fine che ha fatto Smiley?

                        (Tira fuori una pistola a tamburo, ne toglie la sicura, la

                        posa sul tavolo davanti a King.)

            Se vuoi... puoi scegliere.

KING - Sai qual è il mio primo impulso? Prendere quella rivoltella e scaricartela addosso.

PUPA - Sììì, c'è un colpo solo, tesoro. Ammazzi lui, e poi?...

KING - Già.  Posso leggere?

SCROOGE - Diamine, King, ma certo! Siamo tra gentiluomini!

PUPA - Leggi, leggi pure, pussino.

                        (King legge.  Intanto la porta si socchiude senza rumore,

                        sulla soglia si affaccia il Cigno, che resosi conto della

                        situazione, richiude e si allontana.

SCROOGE (con un sospiro, mentre King legge) - Mi dispiace, King... Ma

            io non riesco a capire... Come è possibile!  Tu!... E pensare che

            siamo cresciuti insieme!

KING - Chissà! Forse è per questo!

PUPA - Non cominciare a offendere, sai, cocco bello! Scroogy funziona meglio di te, se lo vuoi sapere! Anche senza inni nazionali o cose del genere!

KING - Scusa, sto leggendo.

PUPA (siede nervosa, le gambe accavallate, sul bracciolo della

            poltrona su cui è seduto Scroogy) - E allora: non hai ancora finito?  Dio, quanto ci metti!

SCROOGY - Pigliatela calma, Pupa.

PUPA - Non ho voglia di passare le sere a Parigi guardando uno che legge..

KING (ha finito di leggere, tira fuori dal taschino una stilografica) - Okay, Scroogy! E' un furto, ma non è che mi aspettassi altro! Accetto: basta che ve ne andiate al più presto.

(Si accinge a firmare, ma non ne ha il tempo, perchè la porta si spalanca, ed entrano Viktoria e il Cigno.

                        I due scherani di Scroogy tirano fuori le pistole, ma anche

                        il Cigno ha tirato fuori la sua.

                        Scroogy balza in piedi, anche lui con la pistola in pugno.

                        Anche King - a questo punto - ha in pugno la pistola.

                        Tutti gli uomini hanno la pistola puntata: la situazione non

                        manca di comicità: non si sa più chi ha la precedenza nel

                        minacciare chi.)

SCROOGY - Ehi, ragazzi, calma!... E questo chi è?

PUPA - Questo è il frocettino, tesoro. E' il conte Viktor Grezinski.

SCROOGY - Ah!..

VIKTOR - Buongiorno, Pupa. Spero tu non sia in collera con me perché ti ho soffiato l'amante.

PUPA - Eh? Puah, tesoro, per quel che vale!

VIKTOR - Quindi non c'è nessun motivo che mentre questi omacci si

            scannano, noi non si possa restare buone amiche.

PUPA - Eh?...

VIKTOR - Ti dispiace venire con me un momento?

PUPA - Con te... dove?...

VIKTOR - Di là: solo un momento: devo dirti soltanto due parole...

                                   (La spinge verso un'altra stanza.)

SCROOGY - Ehi, un momento...

VIKTOR - Stia tranquillo, mister muscolo. Sono perfettamente     disarmato.

                        (Si toglie la giacca)

            Controlli lei, se vuole: questa è la mia giacca...   questa è la mia cravatta... questi i miei calzoni...

                                   (Getta per terra gli indumenti...)

            Adesso basta, però..

                                   (A Pupa:)

            Lì dentro...

PUPA (a disagio, tra l'impaurito e l'imbarazzato) - Che cosa vuoi?...  Dove mi porti?... Perchè?..

VIKTOR - Voglio finire lo spogliarello senza rivoltelle.

PUPA - Ma io...

VIKTOR - Sei mai stata aggredita da un finocchio?...

                        (L'ha spinta fuori della porta, uscendo anche lei.

                        Un attimo di perplessit… paralizzante...)

SCROOGY - Ma che cosa cazzo succede?...

(Ma l'attimo di perplessità dura poco. Da fuori, si sente un urlo acuto.  I due scherani fanno per accorrere, ma non ne hanno il

                        tempo. La porta da cui sono uscite Viktoria e Pupa si apre, e

                        Pupa si affaccia, stravolta e inviperita.)

PUPA - King! Brutto figlio di puttana! Quella è una donna!...       Dappertutto!...

                        (La notizia dà forse origine a un momento coreografico.

                        A soggetto, la notizia corre per il mondo, ripetuta da varie

                        voci, e da gente che invade la scena, che intanto cambia a

                        vista...)

 

XIII/a.

(Il palcoscenico è ora quello del night. Musica. E animazione. Gli inservienti stanno        dando gli ultimi tocchi alla sala prima dello spettacolo. Sistemano tavoli e sedie...  e in questa operazione sono scomparsi balconcini e cornicione, sostituiti dai tavolini, cui affluiscono i clienti.

Il pettegolezzo, iniziato al Ritz, continua ora allo Chez Lui, raccolto e amplificato dai clienti con battute a soggetto: E' una donna! Una donna?! Ma chi l'ha detto? Lo sanno tutti! Impossibile! E' stata vista! Ma no!  Ma sì!

                       

                        In questo confuso bailamme, ad un certo punto viene messo a

            fuoco il dialogo di Laplace che,  disperato e in collera, affronta e quasi aggredisce René.)

LAPLACE - Rovinati! Siamo rovinati!... I giornali hanno raccontato tutto: qui non si parla d'altro!.. E' uno scandalo! Che cosa gli dico io, alla gente? "Signore e signori, abbiamo scherzato! Viktoria Grezinski è davvero Viktoria Grezinski!"?

RENE' - Calma, Laplace!

LAPLACE - Calma un corno! Questa è una truffa, non lo capisci?

IL DIRETTORE - Truffa nei riguardi della pubblica opinione! Un qualsiasi spettatore può chiederci il rimborso e i danni!

LAPLACE - E poi: la figura di merda, la perdita di prestigio... Io sono rovinato! Se dico che lo sapevo sono un complice, se dico che non lo sapevo è come se mi dessi del coglione da solo!­

IL DIRETTORE - Rovinati! Siamo rovinati! Chiuso! Kaputt!

RENE' - Calma, signori! Per ogni cosa c'è una soluzione.

LAPLACE - Ah sì! Tu hai il tuo quinto piano da cui buttarti! Ma io?

            Io che abito al pianterreno?...  Dov'è... la "signora"?

RENE' - Sarà qui tra poco: è rimasta in albergo... a provare un nuovo        numero.

LAPLACE - Ah sì? E dove ha intenzione di farlo, il nuovo numero? Alla

            Cayenna?  Perchè qui finiamo tutti ai lavori forzati: io, te, il conte-contessa!... Altro che travestito! Tutti vestiti  uguali, a strisce!... Alla Cayenna, a spaccar pietre per tutta la vita!...

RENE' - Eccola!

(Entra infatti Viktoria, ancora vestita da uomo. E anche il suo comportamento è più duro, più "virile" del solito, quasi

                        avesse imparato dai gangster di poco prima.)

LAPLACE - Lei!...  Rovinati! Siamo rovinati! Non poteva almeno star zitta ancora un po'? Almeno... non  so: fino alla fine del     contratto!  Ah, se non fosse una donna, la prenderei a pugni!

VIKTORIA - Questa frase l'ho già sentita.

            Laplace, si fida di me?

LAPLACE - No!

VIKTORIA - Bene: allora mi stia a sentire. Mi tenga il solito tavolo per Mister Caruso, in prima fila... e lasci fare a me.

LAPLACE - A lei?  A lei no, grazie. Ha già fatto abbastanza!

VIKTORIA - Preferisce andare in galera?

                        (Breve pausa. Viktor parla con tono molto deciso.)

            Laplace, sta arrivando gente. Non c'è un minuto da perdere: o prendere o lasciare!

                        (Laplace esita)

RENE' - Fidati, Laplace!

LAPLACE - Fidarmi, mai! Posso lasciar fare, ma fidarmi... mai!

VIKTORIA (molto decisa) - Laplace, lei non è nella sua miglior giornata: lo riconosca!  Quindi, si tiri da parte, e per una volta tanto lasci fare! Cazzo!

                        (Si allontana)

LAPLACE (un po' basito) - Ehm... siamo sicuri che è una donna?

RENE' - Essere o non essere? Questo è il problema!

LAPLACE - Oddio, anche Victor Hugo, adesso!

                       

                        (Ormai è entrata gente, e tutto è pressochè pronto per lo

                        spettacolo.... )

                       

XIII/b.

(La luce isola, all'estrema sinistra del palcoscenico, il camerino di Viktoria. Tuttavia, il dialogo che segue potrà "dilatarsi" anche al di fuori del luogo deputato.

                        Viktoria, sempre vestita da uomo, è seduta davanti allo specchio.

                        Entra King, un mazzo di rose rosse in mano.)

VIKTORIA - Amore!...

                        (Si alza, lo bacia.)

KING - Viktoria... io per te stavo rinunciando a tutto!

VIKTORIA - Lo so, King. Anch'io per te... ho rinunciato a quasi tutto.

KING - Te ne sono grato, Viktoria.

VIKTORIA - Anche il tuo è stato un bel gesto, King.

KING - Ti amo, Viktoria.

            E... non so come si dica... ehm... è la prima volta in vita mia... scene del genere le ho viste solo al cinema... ehm... Beh, insomma... Premesso che... okay: continuerai a cantare, faremo come vuoi tu... In fondo... i tempi cambiano.. bisogna essere moderni... spregiudicati... Io, sai... mia madre... l'ho sempre vista in casa... Però, mi rendo conto... che voi in Polonia... siete molto più evoluti... abituati diversamente...

            Insomma... Okay!

                        (Le porge, con comica goffaggine, il mazzo di rose)

            Posso chiederti se vuoi diventare la signora Caruso?.. Cioè: se accetti di... Cioè: se accetti me, come...

VIKTORIA - Ho capito, King. Se voglio sposarti.

KING - Ecco!

                        (Breve pausa.)

            Al cinema, di solito, in queste circostanze, lei si commuove e risponde di sì...

VIKTORIA - E poi?

KING - E poi... niente. Poi viene fuori la scritta "The End".

VIKTORIA - E il film finisce. Ma la vita continua, anche dopo il "The End".

                        (Pausa)

            No, King!

            Ti ringrazio. Ma... no.

                        (La risposta sorprende King.)

KING - Non mi ami.

VIKTORIA - Ti amo. Ma non ho voglia di rinunciare a quello che ho       avuto....

KING (interrompendola) - Ma non dovrai rinunciare a niente!...

VIKTORIA - Neppure alle mie piccole abitudini, King.  Non voglio sposarti, non voglio sposarmi!... Ho fatto le mie scelte: un po' aiutata dagli eventi, forse: forse è la vita che me le ha fatte fare, ma ormai le ho fatte: ho il mio lavoro, un mio compagno - René - con cui sto benissimo... e il mio amante:

            l'uomo del mio amore: tu, King!

KING - Oh, accidenti, Viktoria: ma non possiamo andare avanti così.

VIKTORIA - Ma se stiamo benissimo...

                        (Si fermano, rendendosi conto che questo dialogo l'hanno già

            fatto. Viktoria sorride, superiore: lui ha l'impaccio del bambino deluso, del pesce fuor d'acqua.)

            Possiamo benissimo andare avannti così!... Vedrai!.. Verrò• in America... staremo assieme... Ci rivedremo...  a Parigi, a Londra, a Chicago... Non avreno un noioso matrimonio, ma avremo una lunga serie di splendide lune di miele...

KING - Decisione irrevocabile?

VIKTORIA - Meditata, e irrevocabile.

KING - E io che stavo per rinunciare a tutto, per te!

VIKTORIA - In quel caso mi avresti dato degli scrupoli, King. Si può non sposare un uomo che rinuncia a tutto per te? Ma meglio così. La mia scelta è stata più libera... e più saggia.

KING (con un sospiro) - Avevi ragione, Viktoria.. Il più forte sei tu.

VIKTORIA (sorride, lo piglia amabilmente in giro) - Ma in fondo in        fondo, King: confessa: non sei più tranquillo anche tu? Una donna che va in giro, che canta... non è meglio averla come... amante, che come moglie?

KING - Beh, oddio, sotto un certo punto di vista...

VIKTORIA - Che cosa avrebbe detto tua madre, se le avessi detto: "Mamma, mi sposo con una che,..." Eh?

KING - Beh, sì... certo, sai... ti confesso, appunto, che questo un po' mi preoccupava....

VIKTORIA - Tutto è bene quel che finisce bene.

(Viktoria gli si avvicina, sorridente, perfettamente    femmina, un po' fatale.)

                        Dammi un bacio...

            (Il bacio - che King inizia quasi tranquillamente - si trasforma - per merito di Viktoria - in un lungo e intenso bacio alla Rodolfo Valentino o alla Rita Hayworth.

Poi lei si stacca, e lo guarda sorridendo, ironica, come a dire che anche questo è stato un bacio più da amante che da moglie....)

                        A stanotte?...

KING (sospira, chiaramente sconfitto ed addomesticato) - A stanotte.

                        (Il dialogo Š finito: King sta per uscire dal camerino.)

KING - E... e Viktor?

VIKTORIA - Vedrai!...

                        (King esce, la luce si spegne sul camerino, torniamo al

                        night.)

XIII/c.

                        (Al tavolo di prima fila, siedono Il Cigno e Scroogy, presto

                        raggiunti da King, forse anche da Laplace.

            Lo spettacolo sta per iniziare: ma al posto del consueto Laplace è Renè che si fa avanti al proscenio a presentare il numero che avrà luogo.)

RENE' - Mesdames et Messieurs, Ladies and Gentlemen, Signore e signori...

In assenza del vostro anfitrione, Monsieur Laplace, momentaneamente.. indisposto, ho io l'onore di presentarvi questa sera la grande star dello Chez Lui!

            Viktor?... Viktoria?..

            L'uomo creduto donna?.. La donna creduta uomo?..

            In questo mondo qual è la differenza tra l'essere e l'apparire?

            Chi di noi non finge nella vita? Ma soprattutto: che cosa fingiamo: quello che siamo, o quello che sembriamo?  

            "Essere o non essere? Questo è il problema!", mi ricordava poco fa un mio colto amico. Ebbene, Mesdames e Messieurs, all'antico detto possiamo aggiungere: "Essere 'e' non essere: questa è la soluzione!"

                        (Breve pausa.)

            Signore e signori, ecco a voi non più l'unica, inimitabile,     affascinante Viktoria... ma l'unico, inimitabile, affascinante... Viktor!

                        (Il crescendo orchestrale introduce per l'appunto Viktor.)

           

XIV.

                        (E' il numero finale.

            Nota bene: Qui se ne propone una versione, ma le   possibilità  sono naturalmente molte. (Il numero conclusivo potrebbe anche essere una canzone a due con Viktoria eRené.)

Mentre Renè raggiunge il tavolo di prima fila, e siede accanto al Cigno... entrano in scena Viktoria - sempre            vestito da uomo - e Pupa.

                        Viktoria e Pupa cantano una canzone a due - ancora da

            scrivere - facendo un numero di chiara impronta eterosessuale, alquanto "equivoco"  o - almeno - inquietante, nel quale Viktoria è quanto più  possibile maschio, al punto che ad un tratto Laplace - a bocca aperta - si lascia sfuggire un commento come "Ma

                        quello è un uomo davvero!", immediatamente ripreso da René

                        che gli impone il silenzio.

            King e Scroogy hanno evidentemente fatto la pace, e si scambiano occhiate e cenni di compiacimento per l'esibizione cui stanno assistendo.            Verso la fine del numero Pupa sparisce e lascia "Viktor" solo a concludere.

          "Viktor" termina la sua canzone, e l'applauso che si scatena è

il perfetto analogo di quello che ha concluso la prima parte: grida di "Bravo! Bravo!" si alzano dal pubblico.

                        Ma a un certo punto "Viktor" impone silenzio: accompagnato

            dal rullo delle grandi occasione, si fa avanti al proscenio, e con gesto quasi rituale si toglie la parrucca dal taglio         maschile... rivelando la propria capigliatura di donna.

Il gesto è l'analogo di quello conclusivo del primo tempo: ma mentre allora l'immagine della donna cedeva il posto ad una dura e crudele immagine di uomo, ora è il contrario: e in luogo del duro e maschio Viktor, quella che raccoglie gli applausi della folla è una sorridente e dolce Viktoria.

Il pubblico applaude, ora gridando "Brava! Brava!" Agli applausi si unisce anche Laplace, finalmente contento.

Dal tavolo di prima fila King si alza, e si avvicina a Viktoria, come ad abbracciarla: anche gli altri raggiungono la coppia al centro del palcoscenico.

                        Si accendono i lampi dei fotografi, che inquadrano - quasi

                        in posa da foto-ricordo - le tre coppie riunite nel tableaux

                        finale: Viktoria e King, Scroogy e Pupa, Il Cigno e Renè...

                        Questo momento  - ormai il palcoscenico del Chez Lui si è

                        "identificato" con quello del teatro - sfuma   nei ringraziamenti.)               

F i n e 


[1] O un pipistrello?

[2] Altra ipotesi: topo vivo da sguinzagliare, o topo morto da trovare nell'insalata?

[3] Oppure, più simile al film, Vikoria si reca in una pasticceria: in questo la battuta di René va sostituita cvon questa:

RENE' - E' stato quel giorno. Ho re-incontrato Viktoria proprio il giorno del topo. Passeggiavo lungo il Boulevard Saint-Michel... Il mio amichetto mi aveva praticamente ripulito... Avevo i soldi sì e no per un caffè e per un croissant.. ed era soltanto mezzogiorno...  Troppo presto per chiedere un anticipo al proprietario del Chez Lui...  Passeggiando... attraverso i vetri di una pasticceria... ho visto... lei: il contralto polacco...   Era una di quelle pasticcerie per bene, dove le signore vanno a prendere il the...  e i signori si incontrano all'ora dell'aperitivo..  Lei...  sembrava molto interessata ai pasticcini..  Così - incuriosito - sono entrato anch'io...

[4] In alternativa, per evitare il monologhetto narrativo del Vieux René, si può immaginare un dialogo tra passanti:

I (leggendo un titolo di giornale) - "La principessa polacca dalla

                calda voce profonda."...

II - Principessa?! Dicono fosse una spia al soldo dei sovietici.

III - L'ho sentito anch'io: condannata a morte, come Mata Hari.

II - E' scappata corrompendo un tenente, che è poi stato impiccato.

I - Tu leggi troppi libri gialli! Un cameriere del Ritz m'ha detto che è una ninfomane: altro che spia!

II - Certamente si sta facendo un gran baccano!

III - Una campagna stampa ben orchestrata...

I - Io, comunque, non me la voglio perdere.

III - I biglietti non si trovano: è tutto esaurito..

II - Quando si scatena il tout Paris...

[5] Alternativa per evitare il mologhetto del Vieux Ren‚:

                (René anzichè allontanarsi, ha spiato l'arrivo di King e ne riferisce a Viktoria:)

RENE' - Eccolo: King è arrivato in questo momento.

VIKTORIA - Che tipo è?

RENE' - Il classico uomo che potrebbe farmi perdere la testa.

VIKTORIA - Molto macho?

RENE' - Molto. Proprio il mio tipo.

VIKTORIA - "Uno" dei tuoi tipi, vorrai dire.

                               (Viktoria sbircia anche lei.)

                Simpatico. Potrebbe essere anche il "mio" tipo." Ha una certa aria da gangster..

RENE' - Lo è, un gangster. Non crederai che in America si possa gestire una catena di night come si gestiscono i conventi!..

VIKTORIA - Ha un'aria simpatica lo stesso.

RENE' - Tesoro, non è roba per te: tu sei un uomo, ricòrdatelo. O meglio: non sei roba per lui. Guarda che bionda che ha al fianco!

     (Fine dell'argomento. Ren‚ la abbraccia e le dà un bacio di incoraggiamento)

 In bocca al lupo!