Vino, amore e… medicina

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VINO, AMORE E ...MEDICINA

Due atti in vernacolo pisano

DI

GIORGIO CASINI

raccontati da:

OMERO, dottore a tempo perso

LEOPOLDO, quattrinaio... un po' tirchio

ERSILIA, donna tuttofare

GERVASIO, uomo di fatica

ROSINA, ragazzina 'nnamorata

GIACOMINO, ragazzino 'nnamorato

ULTIMINA, moglie autoritaria

DOTTORE, della Guardia Medica

Prima dar dottore, poi nella fabbrïa der vino

Di 'vesti tempi… che poi, sono ' tempi di sempre

= PRIMO ATTO =

Ambulatorio della Guardia Medica. Scrivania con telefono, alcune sedie, vetrinetta con medicinali. Porta d'ingresso a destra, ambulatorio a sinistra.

SCENA 1 - DOTTORE

DOTTORE- (Seduto alla scrivania, parla al telefono) ...Sì... sì... stia tranquilla signora; mando subito l'ambulanza... Intanto non si muova, mi raccomando... Vedrà che appena arriva l'infermiere con il clistere, passerà tutto!... Non abbia paura, passerà tutto... Intanto preparo la ricetta... a fra poco. (Attacca il telefono. si alza) Ma guarda un po': uno viene a fare la guardia medica per riposarsi e invece lo fanno lavorare come un dannato!... Beh, fammi preparare questa ricetta e non ci pensiamo più. Dove avrò messo il ricettario. (Esce a sinistra)

SCENA 2 - ULTIMINA, OMERO

ULTIMINA- (Entra da destra). Gliè permesso? Si può entrà? C'è nissuno? (Chiama) Guardia medicaaa!!?... Sor vigileee!!... Macchè!! La guardia 'un c'è! (Chiama in quinta) Vieni dentro, Omero (Omero entra ubriaco) Vieni vieni... aspettàmo 'he arrivi 'r vigile e poi ti faccio vedé' io cosa son capace di fa'!... Perché te, doppo tant' anni 'he siemo sposati, 'un hai ancora 'mparato a conoscimi... Ma se mi ci metto, te le faccio passà' io le sbornie!... Ti faccio smette' di venì' a ccasa sempre brïao!

OMERO- O Urtimina, tu vedessi 'ome sei bella 'vando t'arrabbi. Mi rïordi di 'vando t'incontrai per la prima vorta: eri al supermercato e facevi la fila alla 'assa. Un omino si provò a passatti avanti: mi rïordo l'agguantasti, lo ficcasti dentro un carrello, gli appioppasti uno spintone, lo ritrovarono doppo du' giorni, sur viale di Marina.

ULTIMINA- E siccome a te t'eran sempre garbate le donne 'he si sanno difende', principiaste a farmi la 'orte. Cosa vòi; a que' tempi ero una fanciulla 'ngenua, inesperta, indifesa; mi lasciai 'onvincere e ti dissi di sì.

OMERO- Be' tempi quando s'eramo addamati! Mi rïordo che per fammi una 'arezza, m'appioppavi certe manate, mi sperdevi

ULTIMINA- Quando m'accorsi 'he bevevi ci rimasi tanto male! Oh, la notte mi svegliavo e te nel letto 'un c'eri! Mi toccava venitti a raccattà' sur pianerottolo delle scale: tutte le sere t'addormentavi lì.

OMERO- Ma ti sognavo! Ti sognavo 'he mi pigliavi 'n collo e mi portavi a giacé' sur letto!

ULTIMINA- Era meglio se ti mettevo sur una tavola piena di 'hiodi! Come quella de' fachiri!.. Ma belli rugginosi, i chiodi!!

OMERO- O com'esse', qui dentro, nella guardia medica 'un c'hanno nulla da be'? Metti 'r caso uno si sente male, un gocciolino di cògnacche per tirallo su, 'un ci starebbe mïa male!

ULTIMINA- Er cògnacche?! Un po' po' d'arsenïo per disintossïatti, ti ci vorrebbe a te!!

OMERO- Un po' di vino per disinfettà' quarche sbucciaturina...

ULTIMINA- Er vino per disinfettà'? Allora si pòle sta' sïuri: te sareste ll'òmo più sano der mondo. 'Un avé' paura: bacilli in corpo a te, 'un ce ne starebbero!

OMERO- 'Un è vero! A casa m'hai levato la boccia e ci avevo senpre da ammazzà' 'r microbo dell'Acqua d'Uliveto... Lo vedi? Per corpa tua 'un si pòle sta' tranquilli: c'è sempre quer bào schifoso che gira per la 'asa!

ULTIMINA- Falla finita, Omero... Te lo do io 'r microbo! Ma mïa quello dell'Acqua d'Uliveto! Ti do quello dell'acqua di pozzo; così d'ora in avanti ti rinfreschi ll'intestino... e anche 'r cervello!

OMERO- Ma allora te, mi vòi vedé' brutto!

ULTIMINA- Bello, 'un c'è perïolo! Oramai ci ho perso le speranze!

OMERO- Bada Urtimina, se séguiti 'osì va a finì' male... A me mi ci vòle un po' d'arcole!

ULTIMINA- 'Un c'hai mïa da piglià' le punture!

OMERO- Ma che punture e che supposte... Arcole da be'... per bocca!

ULTIMINA- Stai un po' bonino. Ora, vedrai, viene 'r dottore, ci pensa lui a datti quarcosa... o per bocca o per quarche artra parte... Ti deve disintossïà'!... Perché 'un ce la faccio più a sopportatti! Io dïo che se ti pinza una zanzara, a ciuccià' quer sangue... arcòlïo, s'imbriàa anche lei!

SCENA 3 - DOTTORE, ULTIMINA, OMERO

DOTTORE- (Entra da sinistra) Buonasera. Scusate se vi ho fatto aspettare: ero intento a prepararmi un caf... un... lassativo... Sapete: quando si deve stare qui ad aspettare, per far passare il tempo mi faccio un... qualcosa da bere.

OMERO- Bravo sor vigile! Quarcosa per tirassi su, ci vòle... Anch'io, vede, gliè tanto che aspetto... e una gozzatina di 'vella roba lì che ha detto lei, mi ci anderebbe propio.

DOTTORE- Ma caro signore; prima di somministrare qualche medicamento, bisogna fare l'anamnesi, stabilire una prognosi...

OMERO- A di' la verità 'un l'ho mai assaggiate coteste 'ose costì... Ma se lo dice lei sarà di certo roba bòna! Me ne porti un mezzo litro di tutte e 'un se chiacchera più!

DOTTORE- Intendevo dire che, prima di tutto, debbo accertarmi delle condizioni del paziente.

ULTIMINA- Gnene dïo subito io: luilì, pazienza 'un ce n'ha punta. Ma lo sa che a vorte, se 'un gli do da be', è capace mettisi a urlà' così forte che mi sveglia tutto 'r casamento! Mi tocca pigliallo e portallo a letto a sòn di nocchini ner cervello!

DOTTORE- Ho capito: suo marito, cara signora, è un amante di Bacco.

ULTIMINA- Ora, magari, que' vizi lì 'un mi pare ce l'abbi mai avuti... Oddìo, in vecchiaia tutto pòle succede'; ma fin'a ora 'un me ne sono mai accorta. E poi, poveròmo... anche se volesse... (mimica per impotenza).

DOTTORE- Bacco; il re del vino! Si usa questa espressione per significare che a uno... per esempio suo marito... Sì, insomma, piace il bombo! E magari di una certa gradazione alcolica! Vero signore?

OMERO- O com'ha fatto a indovinallo? Ma allora lei ar posto der cervello ci deve avé' un ràdarre... Ero qui che lo dicevo alla mi' moglie: chissà se quer bischero di dottore gni riescirà di capì' qual è 'r mi' male. E invece gli è bastato dammi un'occhiata per intende' tutto... Ma lo sa che lei gliè un ganzo! Mi porti subito un ber fiasco rosso e 'un se chiacchera più!

DOTTORE- Mi dispiace ma qui non siamo all'osteria... Comunque non si preoccupi, che qualcosa per lei lo troviamo.

ULTIMINA- Mi raccomando, sor dottore. Guardi un po' se me lo sistema; io 'un ci faccio mïa più vita! Si sta sempre a letïà'; va a finì' che quarche vorta mi piglia 'r cifùtti, l'agguanto, lo stritolo, lo rivorto e tutto 'r vino 'he ci ha in corpo glielo faccio sortì' da tutti i bùi!

OMERO- (Esegue una mimica appropriata, come a tapparsi eventuali fuoriuscita di liquidi)

DOTTORE- Stia tranquilla signora: ho di là in ambulatorio, certe medicine che serviranno egregiamente allo scopo. Prima di tutto gli faranno sentire repulsione per il vino e tutti gli alcolici; a questo punto è fatta: con una buona cura di vitamine tornerà ad essere quello di prima!

ULTIMINA- Ma anche prima 'un è che fosse stato, si fa per di': Marconi, in quanto a ceppïone! Si figuri, sulle prime che lo piglia passava le serate a gioà' cor gatto, a tirassi una pallina che aveva fatto cor un gomitolo di lana. Avevan fatto la porta fra le gambe der tavolino e facevano a chi marcava più rigori: vinceva guasi sempre 'r gatto... Io gnene dicevo: Omero, cor gatto gioaci ma a settemmezzo, all'òmo nero; ma mïa a palla: sei vecchio! Ma lui duro: più perdeva e più s'incaponiva!

DOTTORE- Cercheremo di guarirlo anche da questi attacchi di... tifo.

ULTIMINA- Mamma mia! C'ha anche 'r tifo?! Ma le raccatta tutte, lui, le più peggio malattie! Gni ci manca la peorite e poi gliè uno spidale viaggiante!

DOTTORE- Non è poi così grave, signora. Venga di là con me: mi aiuti a riempire la cartella clinica. e dovrò anche spiegarle come somministrare le medicine che prescriverò... (Esce a sinistra)

ULTIMINA- Sì sì... deccomi, sor dottore... Omero: io vado di là cor sor dottore. Ci s'ha da riempì' 'r cartolare... della crinica; ci deve avé' da mettici la merendina, perché se viene 'r ministro della medicine... e ha fame... du' pasticchine armeno, bisognerà che gnene dia!... Te stai qui bòno e tranquillo... 'un toccà' nulla! Hai 'apito?! (Esce a sinistra)

SCENA 4 - OMERO, ERSILIA, GERVASIO

OMERO- Ir tifo?... La peorite?... Se mi danno un par di gotti di vino mi passa tutto!... Bisognerà che trovi quarche tappo perché se la mi' moglie mi strizza... colle su' manine... c'è davvero 'r perïolo che mi scappi quarcosa, da quarche parte... Sarebbe vino sciupato; e 'un sii mai detto che Omero si lasci scappà' tutto questo ben d'Iddio. Ma è possibile 'he qui 'un ci sii propio nulla da be'? (Vede un camice) Uh, bellino 'sto vestitino... Fai un po' po' vedé' come mi sta... (Lo indossa) Sì, un poïno strizzato ma ci sto... Così, se 'r dottore mi dice di mangià' 'n bianco, basta 'he cambi la boccia der vino e sono ar posto!

GERVASIO- Si pòle?... gliè permesso?... Scusi, se 'un gni si dasse tanto disturbo, senza volessene approfittà, datosi 'he ci siamo venuti infino a qui, che 'r sor Leopordo ce l'ha detto se gni si faceva 'r piacé', e ora a ritornassene a mani vòte è capace gni dispiace e anche a noi, per esse' sinceri, 'un ci garberebbe tanto, datosi che 'r sor Leopordo gliè tanto bòno e a noi ci vòle bene, gni si vorrebbe chiede', scusi lo scomodio... (Alla moglie) O Ersilia:cosa gni si doveva chiede'?...

ERSILIA- Lascia discorre' me! (A Omero) Lo scusi sa, ma quando deve di' quarcosa d'importante s'impappina e 'un gni riesce di di' pè.

GERVASIO- Come, m'impappino?! O se gli ho digià detto tutto!

ERSILIA- 'Un ci facci 'aso: via via cor cervello 'un c'è... Donque: io sarei com'esse' Ersilia Aglietti e quest'òmo 'vì sarebbe come quarmente 'r mi' marito, Narciso Cipollini

GERVASIO- Sì: lei lì gliè la mi' moglie: Aglietti in Cipollini

OMERO- Piacere: Omero Untini.

ERSILIA- Dicevo che 'r mi' marito, a vedello così, magari 'un è che ci sii da dagni tanta importanza; ma ner su' piccolo gliè tanto bòno... 'Un faccio a tempo a di': pè, gliè digià partito per andammi a piglià' quer che avevo pensato. Vero Cipollino bellino della su' 'occa?

GERVASIO- Di certo, Agliettina profumata... Cosa vòi che ti vada a prende': un'aranciata, un'amarena? (Boccacce di Omero) O un ber panino cor salame, coll'acciughe marinate?

ERSILIA- Stai bòno e lascia discorre' me. Dunque: deve sapé', sor dottore...

OMERO- O dov'è?

ERSILIA- Cosa?

OMERO- Er dottore!

ERSILIA- O 'un è lei? Ci ha anche 'r camicione bianco, come fa a di' che 'un è un dottore!

GERVASIO- Si vede gni garba ruzzà'... Fa bene. A questo mondo 'un bisogna pigliassela; sennò va a finì' che uno s'agganghisce, gni viene male ar fegato, è capace lo straportano allo spidale. 'Un ci si sta mïa punto bene sa; con tutti que' dottori che saranno anche bravi ma sono una razzaccia: ti stanno sempre a ficcà' 'r termometro in tutti i bùi, voglian sapé' tutto: se l'hai fatta, quanta n'hai fatta, come l'hai fatta, di 'he colore gliera... guardi, dia retta a me: ci giri alla larga da' dottori! Enno una razzaccia!!

OMERO- Ha ragione! 'Un c'è da fidassi! Nell'ambulatori, per esempio, 'un ci starebbe bene quarche boccia... di quarcosa, per rimettiti un po' su, se dio ne guardi uno si dovesse sentì' male? E invece no! 'Un ci trovi neanche un gocciolino... di nulla!

GERVASIO- O 'un gliel'ho detto: i dottori enno tutti una razzaccia!

ERSILIA- Gervasio! Ir signore qui, gliè un dottore... e a me mi pare un'òmo tanto sempatïo. Cosa gni vai a raccontà'. (A Omero) Deve sapé' che un par di mesi fa lo rïoveronno una settimana perché doveva fa' dell'analisi... O lei, le fa l'analisi?

OMERO- Sïuro! Via via porto una boccia di vino all'istituto d'igene per vedé' se ci hanno messo l'acqua. Perché Meo, 'r vinaio dove lo piglio, alle vorte se n'approfitta! Dice: tanto è brïao, 'un se n'accorge... E invece 'un mi frega!... L'acqua a me! Sortanto a pensacci mi fa venì' la pelle d'oca!... Io la brucerei l'acqua!!

GERVASIO- (A Ersilia) Dev'esse' uno di que' dottori che hanno studiato la medicina moderna: com'esse' l' agopontura, ir solletïo sotto ' piedi... insomma quella robba llì... A me mi garba. E dev'esse' anco bravo. Gliè propio quer che ci vòle per er sor Leopordo.

ERSILIA- 'Un è che mi rivadri tanto... ma in fin de' 'onti, mi pare che sii propio adatto per er male che ha preso la Rosina, la figliola der sor Leopordo... Gni si dice?... Fammi chiaccherà' me...

GERVASIO- Sì... (A Omero) Deve sapé', come quarmente che noartri, come gni stavo per di' prima quando siamo entrati che poi la mi' moglie, la mi' Agliettina che siccome gliè tanto bòna ma 'un mi fa mai chiaccerà'; allora io gni volevo di'... Cosa gni volevo di'?... Ah sì: gni volevo di' che noartri si lavora in casa der sor Leopordo, sa quello 'he ci ha l'industria der vino... che lo 'ompra a camionate, lo macina, lo rimpasta, lo rintrugola un po' po' e poi lo rivende schietto alle botteghe!

OMERO- Maremma vinacciola!! E voartri state in casa sua?!... Com'esse' 'un sapete mïa se ha bisogno d'un assaggiatore?... prima di rintrugolallo.

ERSILIA- Della fabbrïa noi 'un ci se n'enteressàvamo... 'un ci se n'entrava... 'un ci se ne'ncastra Insomma 'un se ne sa niente! Noartri si lavora in casa: domestichi... colf... come c'è scritto sul libbretto di lavoro. Io gni faccio la 'ameriera: faccio le faccende, er mangià'... se sentisse 'he pastasciuttine mi vengano: cor pomidoro sa, du' fogline d'odori, vengano una squisitezza non per dire... faccio 'r buàto, gni rammendo i panni sdruciti... Er mi' marito Gervasio invece, gni fa da autista, gli annacqua i fiori in giardino, porta 'r cane a fa' le su' 'ose...

GERVASIO- E poi ci ho anche le 'hiavi della cantina! Ma lo sa che 'r mi' padrone ci ha una 'ollezione di bocce di vino, guai a chi gnene tocca!

OMERO- La 'ollezione?!! E 'un ne beve punte? L'asserba tutte?!... Ma che son cose 'he si possan sentì' di'?!! Ma allora questo Pordino 'un è mïa punto normale!

ERSILIA- Ora poi gn'è successa una 'atastrofe dimorto grossa.

OMERO- Gni s'è allagata la 'antina?!

GERVASIO- No, quella lì gliè bella asciutta.

OMERO- Meno male!

ERSILIA- La su' figliola, si 'hiama Rosina; una bella bimba, la vedesse, Dio la sarvi. Insomma gni s'è ammalata d'un male 'he poveròmo, lo fa patì' tanto.

OMERO- Gliè doventata astemica!

GERVASIO- No, gliè doventata mutola!

ERSILIA- Tutt'a un tratto s'è chetata, 'un c'è stato più verso di fagni di' pè!... Ma per me, ci deve avé' quarcosa ar cuore.

OMERO- Ci ha anche 'r mar di 'ore?! Ma allora gliè propio da reusorio!... O presempio, avete provato a fagni cambià' aria... a portalla un po' in cantina?

ERSILIA- Dicevo der còre, perché dev'esse' innamorata e su' padre 'un vòle

GERVASIO- Dice gni sta dietro un giovane tanto per bene ma, poverino, gliè disoccupato e sicché 'un la potrebbe mantené'. E sa, 'un si trova da lavorà'; 'un c'è cristi. anche 'r figliolo der cognato der genero della sorella dello zio acquistato d'un mi' amïo, anche lui ci ha 'r diproma di... 'un mi rïordo bene di 'osa ma 'nsomma un diproma ce l'ha... Gni dicevo: anche lui son tre anni che ha finito le scòle e 'un trova... 'un trova!

ERSILIA- Lascia discorre' me. Sì: gni sta dietro questo giovane, ma su' padre invece la vorrebbe dà' ar figliolo d'un su' amïo che ci ha l'industria dell'acqua minerale. Così, dice lui, farebbero una ditta sola: la fusione, 'ome dice lui, dell'acqua e der vino.

OMERO- Ma gliè ammattito?! Ma son cose che si possan sentì' di'!... Povera bambina!... 'Un gni avrà mïa dato barta 'r cervello a sentì' su' padre così rimpinconito da mescolà' l'acqua cor vino?!... Oh, enno 'ose gravi: ci sarebbe da rincitrullicci a ripensacci sopra propio per bene!... Povera bambina... Mescolà' 'r vino coll'acqua...

GERVASIO- Coll'acqua minerale...

OMERO- Ma è sempre acqua! Fosse anche acqua di pozzo, gliè sempre formata per la più parte d'umidità! E poi, ti vengano sì, i dolori!... Anche se gliè acqua minerale, ti verranno i dolori minerali... ma sempre dolori sono...

ERSILIA- Insomma c'ha mandati a vedé' se gni si trovava un dottore per vedé' di falla riprincipià' a discorre'.

OMERO- Un dottore?! E cosa c'incastro io?

ERSILIA- Perché: lei cos'è? C'ha 'r gonnellone bianco, sta nella stanzina della guardia medïa. O cosa dev'esse'?

OMERO- Già... (Fra sé) Ir gonnellone bianco. E ora 'ome faccio? (Forte) E sicché, cosa dovrei fa'?

GERVASIO- Dovrebbe venì' a dagni un'occhiata... Povera bambina, se la vedesse fa 'mpressione: certi versi... che pare mutola!

ERSILIA- O Gervasio: se 'un discorre, cosa deve esse': cantante alla televisione?... più che mutola... Allora ci viene a dagni un'occhiata?

OMERO- Ci vengo sì... Povera bambina... colle bocce dell'acqua minerale... quella bella 'antina. (A Gervasio) Ci sono anche le bocce der vino a collezzione, vero?... 'Un sa mïa se c'è quarche doppione?

GERVASIO- Ora, sur subito, 'un l'ho tanto 'n visione... O via; venga gni si dà una scorsa.

OMERO- Ci vengo sì, a fagni una bella visita... quella bella 'antina...

ERSILIA- Lesti, sbrigativi... La bimba gliè lì che soffre!

OMERO- Anch'io soffro!... Lesti movemosi! Andiamo a vedé' questa bambina... nella 'antina che 'un chiacchera più, colle bocce a collezione. Ma se trovo un doppione... lo stappo e lo bevo tutto! A garganella! Maremma vinacciola!! (Escono tutti)

= SECONDO ATTO =

In casa di Leopoldo. arredamento sfarzoso ma pacchiano. Porta a sinistra sulle altre stanze, a destra verso l'esterno e la cantina.

SCENA 1 - ROSINA, GIACOMINO

GIACOMINO- (Entra da destra e chiama) Rosina... Rosina...

ROSINA- (Entra da sinistra) O te cosa ci fai? Lo sai che è perïoloso. Dice mi' padre 'he se ti vede, ti dà un golino ti manda in orbita.

GIACOMINO- Lo so che 'un mi pòle vedé' perché son disoccupato e 'un c'ho abbastanza quarini per isposatti e potetti mantené'... Ma io, bisognava 'he te lo dicessi un'artra vorta 'he ti voglio bene e che se 'un posso sposatti te, anderò piuttosto... 'Un lo so nemmeno io dove... in Australia, voglio andà'... a soffià' 'r naso a' canguri!

ROSINA- Ma anch'io sai, 'un voglio nessun artro!... Tanto per principià', faccio finta d'esse' mutola così 'un mi possan fa' di' di sì a quer trippone 'he mi voglian fa' sposà': quello dell'acqua minerale!

GIACOMINO- Ma cosa gn'è sartato ner capo, a tu' padre di mettisi in combutta coll'acqua minerale?! Io, da qui in avanti voglio be' sortanto acqua di pozzo!

ROSINA- Se era sempre viva mi' madre, povera donna, m'avrebbe aiutata lei... e ora 'un ci si ritroverèbbamo 'n questa situazione. Anche mi' padre, 'un lo vòle di' ma da quand'è morta, 'un è più lui... Gliè bòno, poveròmo ma quando si mette ner capo un'idea, spèce se riguarda la su' azienda, 'un lo smòvi nemmeno colle 'annonate!

GIACOMINO- Ma com'hai fatto a doventà' mutola?

ROSINA- Faccio finta che 'un mi sorta più la voce di bocca.

GIACOMINO- E ti riesce? E c'hanno creduto?

ROSINA- Mi' padre ha mandato a cercà' un dottore per vedé' di guarimmi... Ma finché 'un ottengo quer che voglio, 'un riesciranno a cavammi di bocca neanche un pè... Vedi, Giaomino, bisogna lavorà' d'astuzia, di cervello...

GIACOMINO- Io invece sarei per fa' le 'ose più sbrigative... Scappiamo: si va a sta' alle Baàmasse, a Nòva Iorche... a Colignola... si troverà un posto! Oh, siamo maggiorenni tutt'e due, e tu' padre 'un ci potrebbe fa' nulla

ROSINA- E poi come si 'amperebbe? Si dovrebbe andà' a chiede' la limosina

GIACOMINO- Io, una vorta, sapevo sonà' l'organino...

ROSINA- Te lo 'mmagini 'he concerti! No, bisogna fa' come dïo io: bisogna vedé' di 'onvincilo colla furberia. Se si riesce a fatti infilà' nell'azienda, anche lui pòle capì' che siei un ragazzo ammodo e alla fine dovrà da' 'r su' 'onsenso alle nozze. A quer punto lì, siamo ar posto! Ma ora bisogna agì' d'astuzia.

GIACOMINO- Hai ragione te, Rosina... Tanto per principià' io cercherò di piglià' quer dottore a quattr'occhi e di convincilo a mettici una bòna parola 'on tu' padre. Se si riescisse a tirallo dalla nostra parte, sarebbe tutto sistemato.

ROSINA- Bravo! Cerca di lavorattelo! Ma ora è meglio che tu vadi via: se capita quarcuno e ti trovan qui, si rovina tutto.

GIACOMINO- Sì, me ne vado, ma 'un m'allontano; se 'un ti vedo ogni tanto, va a finì' che stianto. (Escono. Giacomino a destra, Rosina a sinistra).

SCENA 2 - LEOPOLDO, ERSILIA, GERVASIO, OMERO

ERSILIA- (Entra da sinistra con Leopoldo) Se vedesse sor padrone come gliè bravo! A vedello 'un parrebbe nemmeno che sii un dottore. Gliè una personcina tanto alla bòna... se vedesse...

LEOPOLDO- Speriamo 'he gni riesca di fa' guarì' la mi' Rosina. Povera bimba: a vedella in quelle 'ondizioni, ci 'redi, mi viene 'r maòne 'un mi riesce più nemmen di respirà'... E poi se seguita 'osì quell'artro 'un me la vòle più sposà'... addio la fusione coll'acqua minerale: sarei rovinato!

ERSILIA- Però, scusi se gnene dïo, la 'orpa di tutto gliè sua. Gni vòle da' un òmo che 'un gni garba. Io dïo che se gni faceva sposà' quer Giaomino, tutto 'vesto trambusto 'un sarebbe successo.

LEOPOLDO- Ma quello è uno spiantato! Com'avrebbe fatto a mantenella... E poi, per allargà' l'azienda io ho bisogno di 'apitale fresco!

ERSILIA- Piglia ' 'varini e li mette 'n frigorifero!!

LEOPOLDO- Ruzzaci!! Ruzzaci co' mi' probremi... E tanto ce n'ho uno e via!

GERVASIO- (Entra da destra con Omero) Venga sor dottore; 'r mi' padrone gliè qui. Sor Leopordo, gni presento 'r sor Omero, ir dottore che ci aveva detto di trovagnene.

LEOPOLDO- (Scruta Omero, poi chiama a sé Gervasio) Ma saremo sïuri 'he sii un dottore? Ce l'avrà la laurea?... A me, così di prim'acchito, 'un è che mi sfagioli tanto... O dove l'avete trovato?

GERVASIO- Dentro la guardia medïa: ar pronto soccorso.

LEOPOLDO- O cosa ci faceva?

GERVASIO- Mah?... Positivo stava lì a aspettà' quarcuno da guarì'.

LEOPOLDO- O com'esse', tanto per sapessi regolà', quanti quarini vòle?

GERVASIO- Di 'vesto 'un se n'è ragionato. Ma dev'esse' un tipo modesto... Io dïo che cor un par di fiaschi di vino, s'accontenta.

LEOPOLDO- Guà! Casca bene! Ce n'ho una mandata m'aveva preso d'aceto... (A Omero) Donque lei sarebbe 'r dottore della mutua?

OMERO- Precisamente, per servilla. Son qui per guarì' la mutola ma se ce ne fosse bisogno potrei esse' anche 'r dottore della sorda, della zoppa, della monca...

LEOPOLDO- La ringrazio, ma io ci ho sortanto una figliola che gliè mutola e basta.

ERSILIA- La vòr vedé'?

OMERO- Prima vorrei sapé' quarche partïolare... Com'esse'... di 'òrpo... di 'òrpo va bene?

ERSILIA- 'Un s'è mai lamentata: vòr di' che va bene. Io la vado a piglià'. (Esce a sinistra)

OMERO- Bisogna stacci attenti. Ho visto uno che ci aveva 'r mar di 'apo e allora lo 'ngessonno a un piedi; ma siccome gliera anche un po' sordo. 'un gni riesciva sentì' che ci aveva 'r mar di pancia. Gni feciano la lastra ar gomito della scapola di mancina e gni trovonno che ci aveva una lurciola 'n sullo stomao. Che di notte gni traspariva e in casa sua rispiarmavano la luce. allora gni viensero le morroidi e siccome gliera tutto giallo er dottore lo 'urava di terizia, ma doppo tre mesi s'accorse che era un cinese. Bisogna stacci attenti!

LEOPOLDO- La mi figliola c'ha sortanto un defetto alle 'orde vocali; der rimanente sta bene.

OMERO- 'Un si sa. 'Un si pòle mai di'. Alle vorte uno si crede che sii una 'osa e invece... O com'esse', si potrebbe visità' la 'antina?

LEOPOLDO- Perché? Cosa c'incastra?

OMERO- Gliè 'r primo posto dove bisogna andà' a guardà'! Dovete sapé' che prima di tutto si deve assaggià' quarche boccia di vino. Se ce n'è quarcuna 'he sa d'aceto, ci si possan fa' l'impacchi ar gargherozzolo; quelle bòne invece si possano be', perché drento 'r vino c'enno le vitamine, le tossine, i bacilli... insomma, tutte le più meglio 'ose der mondo.

SCENA 3 - ROSINA, ERSILIA, OMERO, LEOPOLDO, GERVASIO

ERSILIA- (Entra da sinistra con Rosina) Sor dottore, ecco l'ammalata.

OMERO- Sarebbe 'vesta la bambina che 'un sa discorre'?... Come ti 'hiami?

ROSINA- Mmmm... mmmm...

OMERO- Ber nome! Io una vorta ci avevo un gatto 'he si 'hiamava 'osì. M'arrïordo si gioava a palla; nato d'un cane vinceva guasi sempre lui!... Poi un giorno scappò; lo videro dalle parti di Portallucca... positivo lo presero a gioà' ner Pisa. La su' figura ce l'avrebbe fatta.

LEOPOLDO- La vòle visità'?

OMERO- Cosa, la 'antina?

LEOPOLDO- No, la bimba.

LEOPOLDO- 'Un ce n'è bisogno. Basta guardalla per capì' che gliè sana com'un pesce... Magari se 'un sa discorre', potrebbe cantà'... La sa quella 'anzonetta 'he dice: evviva la torre di Pisa... Ci si 'ambia le parole, invece di discorre' canta: s'intende listesso.

ROSINA- (Prova a cantare) Mmmmm...mmmmm...

ERSILIA- Ma se 'un gni sorte fòri nemmeno un fiato, come fa a cantà'?

GERVASIO- E poi, gliè sempre stata stonata. In chiesa, quando 'antavano alla messa, ar piovano gni toccò levaccela dar coro perché faceva stonà' anche tutti quell'artri: pareva 'r coro de' briai.

OMERO- Bene! Er più meglio cantà' gliè quello lì. Tutti i più grandi musicisti hanno musïato le più meglio 'anzoni sur vino. Da Verdi a Mascagni... infino a Sanremo... che più briai di loro, mi pare propio che 'un ce ne siino.

LEOPOLDO- Allora se n'è reso 'onto di che malattia possa trattassi? 'Un è mïa grave? O che rimedio ci potrebbe esse'?

OMERO- La 'osa, a dissela fra di noartri, 'un è che sii tanto grave. Lei lì gliè mutola... perché 'un pòle discorre'. E se 'un pòle discorre', bon per quello 'he la sposerà! La mi' moglie invece, purtroppo, 'un ce l'ha questa malattia. Lei chiacchera e mi rimbarza e mi tocca sta' zitto... A vorte mi leva anche 'r fiasco!

LEOPOLDO- Il fiasco?!

GERVASIO- Sarà 'n dove ci tiene l'arcole. Nell'ambulatori moderni disinfettano d'ugni 'osa, e l'arcole gni ci vòle a fiaschi. Vero?

OMERO- Bravo!! Ma te, facevi l'infermiere? Hai ragione: l'arcole ci vòle! E visto che per ora 'un n'ho anche visto punto, andiamo subito in cantina a controllà'!

LEOPOLDO- In cantina? Ma in cantina c'è la mi' 'ollezione di bottiglie di vino!

OMERO- Appunto; bisogna controllà' la gradazione arcolïa, se hanno preso d'aceto, se c'è quarche doppione... insomma devo controllà'. Sicché, datimi la 'hiave e 'un se ne parla più.

LEOPOLDO- Se 'un sene pòle fa a dimeno, andiamo. Gervasio, ce l'hai la chiave?

GERVASIO- Sïuro: deccola 'vì... Venga sor dottore, gni faccio strada... (Escono a sinistra Leopoldo, Omero, Gervasio)

ERSILIA- Povera Rosina. A me mi sa che quer dottore 'un dev'esse' mïa tanto bòno a trovà' 'r tu' male. Speriamo 'n bene. Beh, io vado di là in cucina, devo finì' di rigovernà'... 'Un te la prende': anche se 'un pòi più discorre', vedrai che un òmo lo trovi listesso. Ma lo sai quanti ce ne sono che vorrebbero trovà' una moglie mutola?... Così: a piggelli!! (Esce a sinistra)

SCENA 4 - ROSINA, GIAOMINO

GIACOMINO- (Entra da destra) Rosina... Rosina. Allora, 'ome gliè ita? Che tipo è quer dottore?

ROSINA- 'Un mi pare mïa tanto ar giorno quell'òmo lì. Sta sempre a ragionà' der vino.

GIACOMINO- 'Un sarà mïa un dottore briao! In ogni modo, se gni garba 'r bombo, qui ce ne trova quanto ne vòle. E sarà più facile parlacci e convincilo a mettici una bòna parola con tu' padre.

ROSINA- Speriamo che la 'osa si posa risorve' perché io 'un ce la faccio mïa più a fa' la mutola. Mi ci vien da ride' a vedé' tutte 'velle facce a scemo. E a me, a ride' 'n silenzio; come si pòle di': a secco, 'un mi riesce!

GIACOMINO- Sforzati per un artro gocciolino. Vedrai fra poïno s'arrimedia tutto. Ora bisogna 'he trovi quer dottore e riesca a convincilo a di' a tu' padre che l'unïo sistema per fatti ritrovà' la parola è di fatti sposà' cor un òmo serio, bravo, povero come me, insomma. Dov'è?

ROSINA- In cantina!

GIACOMINO- In cantina? Cosa c'è andato a fa'?

ROSINA- Dice c'aveva da fa' de' 'ontrolli, dell'esami. Te l'ho detto che c'ha un metodo di 'ura che 'un mi rivadra mïa tanto.

GIACOMINO- Ar giorno d'oggi anco la medicina ha fatto tanti progressi. Pòle dassi che sii un nòvo sistema amerïano.

ROSINA- Ci credo pòo. A me mi sembra un sistema dimorto cretino... Zitto, deccolo. Nascondiamoci. (Si appartano)

SCENA 5 - OMERO, ROSINA, GIAOMINO

OMERO- (Entra da sinistra, con un fiasco. Ogni tanto beve) Che vino, ragazzi! 'Un l'avevo mai assaggiato 'osì bòno! O allora, se a me 'r vino mi piace, cosa ci devo fa'?... Mi piace tutto: bianco, nero, a strisce, a pallini... Cosa c'è che ti fa sta' meglio der vino; se ci hai i pensieri te li leva... se 'un ce l'hai te li fa venì'... così ti tocca ribecci per mandalli via! Quando ce n'hai 'n corpo quarche litro, vai via spedito sembri una motocicretta. Ma chi ti ferma?! Nemmeno la 'vestura, i 'arubinieri... l'effebriai!... Che cantina ragazzi!! Tutte le bocce alli... alligne... lignea... allineate a collezione... Ma io gnen'ho trovato un doppione... e ora me lo puppo tutto!... E quell'artro imbecille si vòle mette' in combutta coll'acqua minerale. 'Un capisce nulla!!... L'acqua fa male! C'ha i migrobi delle più peggio malattie! Didigià, se lo 'ncontro 'vello dell'acqua, gni do un golino lo rincarco!... L'acqua! Pussa via!!

GIACOMINO- (Si mostra, spinto da Rosina) Scusi, sor dottore

OMERO- Dice a me?

GIACOMINO- Sì: lei gliè 'r dottore, vero? Quello 'he dovrebbe guarì' la mi' fidanzata.

OMERO- M'hanno portato qui perché dice c'è una donna che 'un chiacchera... Ma saranno pòo citrulli! Invece d'esse' contenti... Ma se mi danno be', la faccio urlà' io a son di dagni pizzïotti!!

GIACOMINO- Ecco vede, la mi' fidanzata... che poi sarebbe la Rosina, 'un è che 'un possi chiaccherà'... 'Un chiacchera perché 'un vòle. insomma 'un è muta!!

OMERO- 'Un è mutola?! allora gliè digià guarita?... E io me ne devo andà'... Peccato, ci stavo 'osì bene... avevo trovato 'r modo di levammi la sete... Ma sei propio sïuro?

GIACOMINO- Lo vòle sentì'? (Chiama) Rosina, vieni: digni quarcosa ar dottore.

ROSINA- Bòngiorno sor dottore, come sta?

OMERO- Stavo meglio prima... Tutte le bocce der vino... la 'antina. Ma quarcuna da portà' via me la daranno?

GIACOMINO- Se mi dà retta, c'avrà 'r vino assïurato finché campa. Stia a sentì': a Ersilia gni vogliano fa' sposà' quello dell'acqua minerale. E a lei invece, 'un gli garba.

OMERO- Brava! fa bene!

ROSINA- Grazie. Io ho fatto finta d'esse' muta per guadagnà' tempo. Perché a me mi garba 'vest'òmo 'vì. Che mi' padre 'un me lo vòle da' perché gliè povero e 'un ci ha 'r capitale per comprà' l'acqua minerale!

OMERO- Bravo bimbo! 'Un li spende' 'varini per comprà' l'acqua!... Ma che siamo, matti?!

ROSINA- Così, lei dovrebbe di' a mi' padre che la malattia mi passerà sortanto quando potrò sposà' l'òmo che mi garba.

GIACOMINO- Se poi dovesse fa' delle storie per i 'varini, gni si pòle di'... che aspetto un'eredità... che ho fatto tredici...

OMERO- Hai fatto tredici?! allora paghi be'!

GIACOMINO- No, tredici 'un l'ho fatto. Ma gni si pòle di' per fagni promette' che mi piglierà a lavorà' nell'azienda e mi farà sposà' la su' figliola!

ROSINA- Una vorta 'he l'ha promesso e l'ha imparato a conosce', la 'osa è fatta! Indietro 'un ci pòle ritornà'.

OMERO- Senti 'he po' po' di cervelli ti c'hanno loro lì. Gliè propio vero: l'amore ti fa fa' tante bischerate... Guasi di più der vino... O com'esse', quant'hai vinto cor tredici?

GIACOMINO- 'Un lo so... cento milioni.

OMERO- Diciamogli du' miliardi: fa di più effetto.

ROSINA- Zitti: decco 'vell'artri. Mi raccomando...

OMERO- Voi due nascondetivi. Sortite fòri quando vi 'hiamo. (Giacomino e Rosina escono)

SCENA 6 - LEOPOLDO, ERSILIA, GERVASIO, ROSINA, GIAOMINO

LEOPOLDO- Allora, sor dottore; ora 'he la 'antina l'ha vista, er vino l'ha assaggiato... sarebbe l'ora d'invià' a fa' quarcosa per la mi' figliola? Se c'è da piglià' quarche medicina alla farmacia, ci si manda Gervasio.

GERVASIO- Sì sì; mi date la ricetta... e' 'varini... perché io...

ERSILIA- Stai zitto; vòi che 'un te li diano i 'varini... Siei sempre 'r solito grebano!

GERVASIO- Siccome, 'un sarebbe mïa la prima vorta... Allora, sor dottore, me la dà questa ricetta?

OMERO- 'Un ce n'è di bisogno! 'Un ce ne vogliano medicine!... Io, la ragazza ve la faccio guarì' senza favvi spende' du' lire di tricchette.

LEOPOLDO- O cosa c'ha? quarche porverina fatta colle erbe?

OMERO- L'unïa medicina 'he conosco gliè l'uva strizzata. Ma qui 'un c'è stato bisogna nemmeno di quella... La vòle sentì' la su' figliola? Ora la 'hiamo e sentirà come discorre. Ma prima mi deve promette' una 'osa: di là c'è un giovane, che la su' figliola gni vòle un fottìo di bene. Lei mi deve promette' che lo ficcherà nella su' 'zienda, magari a infiascà' 'r vino e, se si vogliano bene, lei 'un ci metterà bocca.

LEOPOLDO- In quanto a pigliallo a lavorà', a me mi pòle anche sta' bene; se son d'accordo ' sindaàti. Ma per er matrimonio; lo sapete che l'ho digià promessa a un artro.

ERSILIA- Ma se a lei gni garba 'vesto 'vì, perché la vòle sagrifià' cor un caprone che un gni va né su né giù.

GERVASIO- C'è di mezzo la su' felicità, povera bambina.

LEOPOLDO- C'è anche di mezzo l'ingrandimento dell'azienda.

OMERO- Per quello 'un c'è probremi, perché quer ragazzo, quarini ce n'ha: ha vinto ar totocarcio; ha fatto tredici!

LEOPOLDO- O quant'ha vinto?

OMERO- Quattro miliardi!

ERSILIA- Maremma rimpallata! Quattro miliardi?!

GERVASIO- Ma gliè sïuro?!... Enno tanti quarini!

OMERO- son sïuro sì. L'ho sentito di' ar barre da Meo, l'artra sera quand'andai a be' 'r ponce.

LEOPOLDO- Ma allora la 'osa cambia aspetto. Se gliè disposto a investilli nell'acqua minerale...

OMERO- Arte!! Dell'acqua 'un se ne 'hiacchera! L'azienda deve 'ontinuà' a fa' 'r vino! E di 'vello bòno! Sennò la su' figliola la faccio ridoventà' mutola!

LEOPOLDO- Va bene... Io dicevo 'osì per di'. Ma se ci deve andà' di mezzo la salute della mi' figliola... Der resto, fin'a ora, cor vino mi son sempre retto bene...

OMERO- Bravo Pordino! Così mi garbi! (Chiama in quinta) O bimbi, venite... gliè tutto assistemato.

SCENA 7 - GIAOMINO, ROSINA, DETTI

ROSINA- (Entra con Giaomino) Babbo, scusa, mi dispiace d'avetti fatto sta' tanto male. Ma ora 'he gliè tutto ar posto voglio esse' sempre la tu' cocca... Babbo, questo 'vì gliè Giaomino... Anche lui ha detto ti vorrà bene come se tu fossi su' padre.

GIACOMINO- Signor Leopordo, stii tranquillo. Vedrà che sarò un bon marito per Rosina... e un bon dipendente per l'azienda.

LEOPOLDO- Dipendente?... Te sarai 'r mi' socio! Perché ho intenzione d'allargà' 'r magazzino. Comprerò della macchine nòve per infiascà' 'r vino e poi voglio costruì' un capannone per mettici i tini e la botti. Perché 'r vino io lo voglio andà' a piglià' direttamente da' ' ontadini; e con tutti i 'vadrini che ci s'hanno...

GIACOMINO- Ma... vede... sor Pordino...

OMERO- (Li interrompe) Di questo ne potete chiaccherà doppo. Ora 'he tutto s'è risorto, si pòle andà' a fa' una bella bevuta!

SCENA 8 - ULTIMINA. DOTTORE, DETTI

ULTIMINA- (Entra da destra con il Dottore) Gliè qui! Venga sor dottore, gliè qui! L'ho ritrovato!

DOTTORE- Oh, finalmente! Ma si può sapere perché è scappato dal mio ambulatorio? Sua moglie stava in pensiero ed anche io, conoscendo la sua situazione, cominciavo ad essere in ansia.

ULTIMINA- Com'esse', cosa c'incastrava andassene così senza di' nulla? M'hai fatto agganghì' dar patimento! (Agli altri) 'Un è che mi dispiacesse gran ché, ma 'r fatto gliè che stamattina s'è cambiato ' 'arzoni e 'un mi riesce più di trovà' 'r libbretto della pensione. Si pòle sapé' dove l'hai messo, che quest'artra settimana devi andà' a riscòte'!

OMERO- Nella 'antera der comò, dove sta sempre.

DOTTORE- Questi sono problemi di secondaria importanza. Ora deve prendere le medicine che le ho preparato. Sono delle compresse da prenderne una subito dopo i pasti principali.

LEOPOLDO- Scusate un menutino. Lei sarebbe un dottore?

DOTTORE- Certamente. sono il medico di servizio alla guardai medica.

GERVASIO- O luilì allora, chi è?

ULTIMINA- Gliè 'r mi' marito Omero! L'avevo portato a visitassi perché gliè sempre briao. Ir dottore gn'ha preparato le medicina per 'un fagli piglià' più le sbornie... E meno male c'era un omino v'ha visti e c'ha indirizzati da che parte eri andati. Poi, a furia di domande, siamo arrivati fin'a qqui.

ERSILIA- Allora s'era sbagliato di dottore, noartri... Der resto, s'era entrati nella stanza della guardia, s'è visto uno vestito cor camicione bianco, s'è detto: un pasticcere 'un è di certo, un orologiaio nemmeno; positivo dev'esse' un dottore. S'è preso e s'è portato 'vì.

LEOPOLDO- E io l'ho portato 'n cantina! E come ci veniva volentieri! M'ha scolato anche un fiasco di vino... e gliera di 'vello che 'un sapeva nemmen d'aceto!

ROSINA- Babbo, dottore, Omero... Mi sembra inutile arrabbiassi. Oramai tutto gliè passato e tutto s'è risorto per la meglio: io son guarita, Giaomino c'avrà la su' posizione e sarà 'r mi' marito (al padre) me l'hai promesso!... Con o senza quarini! L'azienda andrà avanti com'è sempre andata... Mi sembra 'he tutti si pòle esse' contenti.

OMERO- Ha ragione la bimba! Tutto s'è risorto per er meglio e siamo soddisfatti così. D'una 'osa sola mi dispiace: di dover lasciare questo gentilissimo pubblico che ci ha sopportati per tutta la sera. (Al pubblico) Ma come avete fatto a sopportacci? c'è voluto 'r vostro 'oraggio! (Agli altri attori) Ragazzi, sarà meglio chiiedigni scusa?

TUTTI- Scusatici.

OMERO- E ora, si va tutti a be': noartri, in cantina dar sor Leopordo... e voi ar barre di fronte ar teatro... Arrivedessi, gente!

TUTTI- Arrivedessi!

FINE