Vita di corte a San Leucio

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Cantastorie

VITA DI CORTE A SAN LEUCIO

Spettacolo rievocativo per le Sale del Belvedere di San Leucio

in quattordici quadri

di

Salvatore Macri

Autore Posizione SIAE 184727 - Codice Opera SIAE 887393A

mail: macrisa@libero.it - anno 2009

Sommario delle azioni:

Pianta del Belvedere con il percorso. 2

Scena Prima: Benvenuto - (Cortile del Belvedere ed Ingresso - Sala N. 28)3

Scena Seconda: Partita a carte - (Sala da Pranzo Fischetti – N. 27)4

Scena Terza - Lettera d’amore (Sala del Bigliardo – N. 26)5

Scena Quarta - Girotondo dei Bambini (Appartamento dei Principi – N. 25 a)6

Scena Quinta - Lezioni di comportamento (Stanza di compagnia – N. 5)7

Scena Sesta – Abbigliamento dell’epoca (Stanza di toletta – N. 6)8

Scena Settima – Arredi da letto (Stanza da letto - N. 8)9

Scena Ottava - La preghiera dell’epoca - (Coretto – Sala N. 11)10

Scena Nona - Il governo del Regno e della Colonia – (Sala del Re – N. 12)11

Scena Decima – Il Ballo a Corte - (Stanza di compagnia del Re – N. 16)12

Scena Undicesima - I postulanti - (Anticamera – N. 17)13

Scena Dodicesima – Tratto di collegamento con il Bagno della Regina. 14

Scena tredicesima – Il Bagno della Regina – (Sala del Bagno)15

Scena quattordicesima - Il commiato – (Ingresso/Uscita – N. 28/29)16


Pianta del Belvedere con il percorso



Scena Prima: Benvenuto - (Cortile del Belvedere ed Ingresso - Sala N. 28)

(i visitatori si suddividono in gruppi di circa 20-25 persone; due dame figuranti in costume guidano il primo gruppo di spettatori fino al punto d’incontro con il Valletto; poi ritornano all’ingresso principale per formare un nucleo successivo, con intrattenimento ed eventuali foto e così via)

Valletto                (ai visitatori)

                         

                          Signori che vi siete scomodati

per venirci a trova’ su ‘sta collina

prima di tutto vi dò il ben arrivati

in questo mondo, tornato come prima!

Io sono un Testimone dei Borbone,

ultimi Re del Regno della seta,

da circa duecent’anni in questa zona

con gente brava, operosa e quieta!

In queste stanze il buon Re Ferdinando

ha soggiornato, passando la sua vita.

Questo palazzo, che voi state ammirando,

è stata la sua Reggia preferita!

Pure sua moglie, Donna Carolina,

della casa d’Asburgo e di Lorena,

veniva qua, in veste di Regina,

per stare un poco in pace e più serena!

Palazzo e seteria, pure le case

son stati loro i primi costruttori;

hanno voluto qui pure la chiesa

per stare più vicini a Dio Creatore!

Adesso passerete nel Salone

ch’è stato dal Fischetti decorato.

Ci si diverte dopo colazione,

alzi la mano chi non ha mai giocato!

(il Valletto si inchina; un suono di flauto si avvia nel salone e richiama i visitatori nella Sala da Pranzo, dove la flautista termina il suo pezzo)


Scena Seconda: Partita a carte - (Sala da Pranzo Fischetti – N. 27)

(due dame figuranti sedute a tavola giocano a carte con un mazzo di carte napoletane, altri due in piedi gettano i dadi (tre pezzi), dimostrando ora disappunto, ora contentezza per i risultati ottenuti)

Cavaliere Rosso     Che bella cosa i giochi nobiliari!

                          Nel pomeriggio, prima del concerto,

                          se sei già pronto e non sai cosa fare,

                          trovi sempre un amico con le carte!

                         

                          Le dame stan giocando a Primavera

                          la partita di Barrica è finita;

                          questi due giochi, nella vostra era,

                          Briscola e Scopa saranno definite!

                          Se poi avranno tempo e voglia ancora,

                          con un paio di amici o di amichette,

                          faranno ancora almeno per un’ora

                          un nuovo gioco, detto del Tressette!

(le dame commentano ad alta voce alcuni momenti della partita)

                          E questi due signori con i dadi

                          stanno facendo una partita a Zara.

                          un gioco molto nobile, si badi,

                          perché qui non si urla e non si bara!

(i due signori enunciano ad alta voce alcunii risultati del gioco)

                          Invece chi lavora in seteria

                          con tutti i mezzi cerca il miglior punto,

                          dopo mangiato nella trattoria,

                          perché chi perde poi chi gli paga il conto!

                          E’ buona norma giocar con cortesia,

                          con tanto garbo, solo per piacere,

                          rendendo assai più lieta compagnia,   

                          senza sottrarre tempo al tuo dovere!

                          Un altro modo di passare il tempo,

                          in questa dolce vita ch’è passata,

                          per chi non ha da lavorare in campo

                          è scrivere dolci lettere all’amato!

                         

(il cavaliere si inchina e con un gesto invita i visitatori a proseguire nell’altra sala; la flautista riprende ed entra nella sala successiva)


Scena Terza - Lettera d’amore (Sala del Bigliardo – N. 26)

(Una dama, senza rivolgersi direttamente agli spettatori, declama con un foglio in mano)

Dama Verde         Amore, che non senti quel che dico,

                          amore, che non sai quello che faccio,

                          amore d’un amor più che pudìco

                          amore, ho dentro al cuore tanto ghiaccio!

La lontananza accende il desiderio

quante occasioni perse di carezze,

e quanti baci, mai dati sul serio,

soltanto imitazioni di dolcezze!

La Reggia è vuota senza il tuo sorriso,

mi manca la tua voce e la figura;

nessuno ha il volto al pari del tuo viso

solo per te mi sto tenendo pura!

Mi trattano da folle ed invasata,

nessuno mi capisce nel palazzo,

nessuno pensa che sono disperata,

perchè rifuggo amor, che sono pazza!

Ma dove sei tesoro, amore mio?

Sei morto in guerra, o stringi tra le braccia

chi non potrà mai amarti al pari mio?

Se così fosse, che grave schiaffo in faccia!

Son già tre anni che non ti rivedo;

penso sia stata amara la tua sorte!

Nessuno sa di te, anche se chiedo,

posso soltanto unirmi a te con morte!

Ma solo Dio può dare e levar vita,

può perdonarmi, ora che ho peccato!

Sia questo foglio che stringo tra le dita

non supplica d’amor, ma monacato!

Nel chiuso spazio di una fredda cella

sposa di Cristo, lì ti aspetterò.

E quando morirà la monacella

a Dio piacendo, ti ritroverò!

(esce col volto tra le mani; dalla stanza a fianco i bambini grideranno: “Venite a fare il girotondo con noi!”


Scena Quarta - Girotondo dei Bambini (Appartamento dei Principi – N. 25 a)

(due attrici vestite da popolane cameriere e quattro bambini fanno il girotondo)

Marta                  (girando con i bambini, eventualmente coinvolgendo anche piccoli del pubblico)

                          Forza, formiamo il girotondo e ripetete con me!

                          Sotto un mazzo di rose scarlatte

                          offre il rospo thè caldo col latte! (i bambini ripetono)

                          Sotto un mazzo di rose paonazze

                          tocca al rospo sciacquare le tazze! (i bambini ripetono)

Maria                   Mò ripetete con me! (i bambini ripetono ogni strofa)

                          E’ nato ‘mmiez’ ‘a paglia ‘o Bambeniello

e ‘nu pastore porta ‘o pecuriello;

‘na vicchiarella sta purtanne ll’ova,

‘na femmenella, ‘a cammesella nova!

Sta ‘ncopp’ ‘a paglia, annanz’ alla Madonna

‘o zampugnaro sona ‘a nonna-nonna

e San Giuseppe spezza ‘na fascina,

appiccia ‘o fuoco, pe’ scarfa’ ‘o Bambino!

Mò n’angiulillo è sciso ‘ncopp’ ‘o titto

purtanne ‘nu cartello addo’ sta scritto:

“Gloria negli alti Cieli a Dio Signore

e pace in terra agli uomini d’ammore!”

Arrivano ‘e tre Magi da luntano,

viaggianne ch’ ‘e cammelli, chiano chiano,

mentre che ‘n cielo brilla la cumeta

che l’adda accumpagna’ fino alla meta!

E corrono ‘e pasture ch’ ‘e lumini

pe’ visita’ chisto santo Bambino;

camminano int’ ‘a neve, tutt’ ‘a via,

e ‘o trovano a durmi’, ‘mbraccio a Maria!

(grida di esultanza dei bambini; il girotondo si scioglie)


Scena Quinta - Lezioni di comportamento (Stanza di compagnia – N. 5)

(la flautista richiama gli spettatori nella nuova sala, dove una dama li riceve e parla dei compiti delle dame di Corte)

Dama Blu             Signori, prego, entrate in questa stanza!

E’ il luogo delle Dame della Corte;

sol qui si suona, si recita, si danza

per quelle benedette dalla sorte!

Far compagnia alla Sovrana è bello,

ma occorre tanta buona educazione!

Cantar parlando, suonare il tamburello,

sciogliere enigmi, comporre una canzone!

Bisogna cominciare da bambina,

studiando il Galateo del Della Casa,

E’ diventata un’arte sopraffina

anche sul desco mettere le rose!

Disporre fiori, fare un bel ricamo,

sapere come far la cioccolata,

parlar di moda, di chi gode fama,

ecco il lavoro di chi è qui chiamata!

E senza scontentar Re Ferdinando,

la cosa più difficile da fare,

vorrebbe avere tutto in un istante,

perché a caccia o pesca deve andare!

E chi si sposa e mette al mondo figli

non pensi che qui dentro può restare!

Non sono imposizioni, ma consigli,

perché solo un padrone si può amare!

Beate le villane in seteria,

hanno dei figli e se li godon tutti!

L’intera vita in bella compagnia,

perché nessuna mamma ha figli brutti!

(con un inchino, accenna di proseguire)


Scena Sesta – Abbigliamento dell’epoca (Stanza di toletta – N. 6)

(una dama riceve gli ospiti e gli intrattiene su vestiario ed usi di Corte)

 Dama Bianca        (invita tutti al silenzio)

Zitti, vi prego, qui c’è la Regina!

Vedete è concentrata nel vestirsi,

non è certo uno scherzo, poverina

con la fantesca stentano a capirsi!

Vestire una Regina è complicato,

dev’essere più bella tra le donne!

A parte gli indumenti delicati

ce ne va roba, prima delle gonne!

Ci vuole un bel corpetto assai aderente

che abbia delle stecche di balena

che dia un elegante portamento;

va stretto con dei lacci sulla schiena!

Poi le calzette e scarpe in seta pura

e sottogonna, fatta in puro lino;

se non vuole il “panier” d’imbottitura

vuol dir che metterà la crinolina!

Sopra va messo un bel corsetto a punta

e veste in seta, ricamati d’oro;

un bel mantello e tanti pizzi aggiunti;

tutto l’insieme è un piccolo tesoro!

In testa una parrucca eccezionale

pagliuzze d’oro, nastri, piume e fiori;

e poi, se si va in visita ufficiale,

un bel cappello a piume e altri decori!

Non ci dimentichiamo dei gioielli:

collo ed orecchie ornati a profusione:

per completare il tutto un bell’ombrello,

però di pizzo, non per l’acquazzone!

                                      

(inchino di commiato ai visitatori)

                           


Scena Settima – Arredi da letto (Stanza da letto - N. 8)

(la flautista richiama gli spettatori nella nuova sala dove una dama riceve gli ospiti e descrive l’arredamento della stanza da letto regale)

Dama Rossa         In questa stanza, che guarda sulla via,

il buon Re Ferdinando ha riposato;

talvolta triste, più spesso in allegria,

che da riuscita caccia era tornato!

Guardate la bellezza delle sete,

uscite dalla fabbrica vicina;

li potete ammirare alle pareti

o sopra questo letto di Regina!

                          Parati in raso, damaschi e poi velluti,

                          broccati in seta e fiori spolinati,

                          bei liserè e tanti altri tessuti

                          sono fatti in questo Borgo fortunato!

                         

                          Ed i colori? Noce peruviana,

                          la tortorella, piede di palummo,

                          rosso sommacco, bianco panna o avana,

                          fumo di Londra o tinta come il rum!

Anche cordoni e frange in seta pura

son fatti qui, da questa brava gente!

                          Che gran regalo ha fatto la natura,

                          che dono, in questo bozzolo da niente!

(la flautista riprende il pezzo in sordina)

Ma ecco, dopo l’ora del cordiale,

al Re è dato farsi un sonnellino!

S’è alzato presto, a caccia di cinghiale,

ma non ha preso manco un uccellino!

                          Perciò fate silenzio, per favore,

                          e andate avanti, camminando piano;

il Re sorbisce un poco di liquore,

viene tra poco, con la candela in mano!

(la flautista si porta nella stanza successiva, dove finisce il pezzo)


Scena Ottava - La preghiera dell’epoca - (Coretto – Sala N. 11)

(un attore vestito con costume da sacerdote del ‘700 riceve i visitatori)

Sacerdote            Signori, salutate quell’altare!

C’è chi non crede e che non sente niente;

chi crede in Dio invece può pregare

di fianco a Ferdinando penitente!

Il nostro bravo Re ogni mattina

passa di qui, si ferma e s’inginocchia!

Pure la sua consorte, la Regina,

viene a pregare qui con la sua crocchia!

Egli è devoto a Maria delle Grazie,

che bacia il Cristo morto sul Calvario,

e quando prega è raro che rinunzi

a recitare tutto il suo Rosario!

Perciò pensate bene a quel che fate;

chi ha avuto podestà di vita o morte

pregava Dio; e pure voi sappiate

che la preghiera vi può cambiar la sorte!

Le processioni fatte per la pioggia

o far cessare le calamità

fatte con fede, senza vani atteggi,

attestano che dico verità!

La fede il pericolo allontana,

e chi è malato si riprende già!

Egli è con noi, protegge e ci risana

l’anima nostra, in Lui, si salverà!

Pregate dunque il nostro Dio Signore,

pentitevi e fate penitenza!

Smettete di peccare per suo amore,

ed affidatevi alla Sua clemenza!

(il sacerdote lascia il gruppo e va in preghiera)


Scena Nona - Il governo del Regno e della Colonia – (Sala del Re – N. 12)

(un attore apre la porta e fa un inchino di benvenuto ai visitatori)

Cavaliere Blu        Qui siamo nella stanza del comando,

laddove il Re parlava con la gente.

Non riceveva molto, Ferdinando,

di comandare non gli importava niente!

Però quando veniva la Regina

la stanza era affollata di Ministri:

Seniori, il Prete, il grande Collecini

e tutti gli altri personaggi illustri!

                          Venne qui letto, alle Lor Maestà,

il testo delle Leggi di San Leucio;

e la Regina: “Adesso sì che va!

Bravo, signor Ministro, mi compiaccio!”      

                          Si fece grande festa dentro al Borgo,

per queste nuove Leggi progressiste;

merito delle Regina degli Asburgo

che avea diffuso idee illuministe!

                          Invece, se era solo, Ferdinando

abbandonava studio e calamai;

passava il tempo suo solo cacciando,

e i suoi Ministri a rimediare ai guai!

                          Però scriveva sempre a Carolina:

“Carissima compagna della vita mia,

mi sento molto meglio qui in collina,

e posso dire ormai che son guarito!”

                          E, infatti, solo qui lui stava bene,

a caccia, a pesca, o vendere al mercato;

in osteria, a bere e prender cena,

ci andava senza scorta, mascherato!

(inchino di commiato ai visitatori)


Scena Decima – Il Ballo a Corte - (Stanza di compagnia del Re – N. 16)

(il suono del flauto richiama gli spettatori nella nuova sala dove due coppie iniziano a ballare, mentre la Dama Oro recita)

Ciascuna coppia potrebbe seguire questi passi:

immaginare una lettera “S” oppure una “Z” tracciata a terra;

tempo 1: disporsi sugli angoli della lettera, e far una riverenza avanti al compagno, una dietro al pubblico ed un primo passo verso l’estremità aperta;

tempo 2: ritornare verso l’angolo, e far una riverenza avanti ed una dietro;

tempo 3: andare verso il centro della “Z”, dare la mano al compagno con un inchino, girarsi intorno incrociandosi e raggiungere l’angolo opposto della “Z”.

Ripetere dal tempo 1 ciclicamente, cambiando la figura centrale (inchino, incrocio spalla a spalla, cavaliere inginocchiato e dama che gira, cavaliere che gira intorno alla dama con il bracio alzato, doppio inchino, disegnare un cerchio con le braccia, iniziando con le mani all’altezza della cintura ed aprendo le braccia verso l’esterno, ecc.)

Dama Oro            Con molta grazia, Dame e Cavalieri,

movenze dolci e nobile l’andare!

Non state conducendo dei destrieri

ma queste dame dovete rallegrare!

Fatica grata rende il cuor leggero,

e avrete in contraccambio il loro amore;

danzate allegri, senza alcun pensiero

ed alla fine donerete un fiore!

Soltanto in questo Borgo, a Pentecoste,

scambiarsi rose è fare una promessa;

dare una rosa rossa è una proposta

la bianca in cambio significa interesse!

Chi tiene questi fiori sul suo cuore

e poi si reca in chiesa all’imbrunire,

vuol dire che alla fine ha scelto amore,

e si va insieme a farsi benedire!

Il volto lieto e la figura bella

possono tanto in questa ricorrenza;

la rosa date solo a una donzella,

pur se c’è il rischio di restare senza!

Prima con gli occhi le esplorate il viso,

cercando se vi sia corrispondenza;

se in vostra direzion sorge un sorriso,

manca soltanto la rosea evidenza!

Con molta grazia, dame e Cavalieri

queste movenze sian piene di blandizia!

E se la mano è tesa volentieri,

significa promessa di delizie!

(la musica finisce e tutti si inchinano al pubblico)


Scena Undicesima - I postulanti - (Anticamera – N. 17)

(dopo che sono entrati i visitatori, si volge alle tre popolane che entrano dal lato opposto)

Cavaliere Giallo     Borgo dell’Utopia, città di sogno,

dove si dice che non manca niente,

soltanto il Re conosce i suoi bisogni

è qui che arriva tutta la sua gente!

Questa contadinella ha una protesta:

le ha rovinato tutto il suo raccolto

il real gruppo di lancieri in festa,

e alle sue grida non hanno dato ascolto!

Il Re, dopo sentito questo male,

le farà dare un indennizzo doppio!

Essendo Re, non si può far uguale

a chi le rimborsasse solo stoppie!

E poi questa graziosa campagnola

offre dei polli a chi le firmi un bando

o chi le faccia dire una parola

al suo Re protettore, Ferdinando!

Il Re, vestito come un giardiniere,

le firmerà la bolla stamattina,

si prenderà quei polli nel paniere

e se li porterà dritti in cucina!

La povera signora che vedete

ha suo marito condannato a morte.

Mancando poco, è andato pure il prete,

ma se il Re vuole, può cambiar la sorte!

Di fronte a questa supplica d’amore,

il Re dimostrerà la sua clemenza;

pur senza uscire in tutto il suo splendore,

darà la grazia, si annulla la sentenza!

(le tre popolane si inchinano ed escono; il Cavaliere Giallo saluta il pubblico con un inchino)


Scena Dodicesima – Tratto di collegamento con il Bagno della Regina

(il Valletto entra in Anticamera e invita i visitatori a seguirlo)

Valletto                Signori, adesso ci spostiamo avanti,

farete insieme a me non molta strada;

c’è un posto veramente interessante

e la Regina accetta che si vada!

(il Valletto si incammina al Bagno della Regina, recitando i versi seguenti e verificando che sia seguito da tutti  )

Prego, di qua, non si disperda il gruppo,

ormai volge alla fine il vostro giro,

spero che stanchi non lo siate troppo

perché a nessuno l’ho sentito dire!

Prima di voi, tra queste stesse mura,

regnanti e nobili hanno camminato;

avevano di voi minor premura,

con una vita meno concitata!

Prendete tutto l’agio del momento

provando a impersonar uno di loro;

potreste esser davvero discendenti

di chi ha vissuto qui con tanto onore!

Qui le famiglie erano affollate

con nonni, zii, nipoti e bambinelli;

e tutti a lavorare, inverno e estate,

sopra i telai o al proprio campicello!

Il Re un’altra cosa volle fare,

dopo levato i rovi ed i cespugli,

in un terreno di forma triangolare

fece piantar la vigna “del Ventaglio”!

Eccoci qui, il giro è ormai compiuto,

e siamo ritornati alla partenza;

sperando che fin qui vi sia piaciuto,

io vi saluto con una riverenza!


Scena tredicesima – Il Bagno della Regina – (Sala del Bagno)

.

(una dama si affaccia in ingresso ed invita gli ospiti)

Dama Viola           L’epoca nostra è stata epoca d’arte;

il tempo non ci ha fatto mai difetto:

artisti del pennello, grandi sarte,

scultori, musicisti ed architetti!

Pur senza le moderne conoscenze,

qualche comodità l’abbiamo avuta:

abbiamo lavorato con pazienza

e l’acqua solo pura abbiam bevuta!

Il bagno ovale, o vasca Carolina,

dove i regnanti facevano abluzioni,

è proprio degno per una regina,

con lastre grigie prese a Mondragone.

L’acqua che l’alimenta è acqua corrente,

sia fredda che da fuoco riscaldata,

passando in una stufa sempre ardente

che pure per la fabbrica era usata!

                          La sua struttura è stile antiche terme,

con decori in pittura fatti a encausto;

son delicate e classiche le forme,

e sono tutti armonici gli accosti!

                          Purtroppo non fu dato a tutti quanti

di avere un bagno tale per diletto;

chi lavorava in fabbrica e i braccianti

anche sudato, non si lavava affatto!  

                          Perciò assai comune era il profumo,

un vero lusso per la nobiltà,

ma anche tra la gente il suo consumo

non era poco, per necessità!

 

(la dama si inchina e saluta i visitatori)


Scena quattordicesima - Il commiato – (Ingresso/Uscita – N. 28/29)

(il suono del flauto richiama gli spettatori nella sala di uscita; finirà il pezzo quando il Valletto terminerà la recita)

Valletto                Adesso avete avuto una visione

di come fu la vita in questa Corte;

nobili e gente qui stava benone,

hanno davvero avuto buona sorte!

                          I nostri due Sovrani illuminati

pur con le debolezze dei mortali,

un po’ di bene pure l’hanno dato,

e in fondo è proprio questo quel che vale!  

Tra tutti i pensatori del passato

araldi e gran fautori di progresso

soltanto loro hanno realizzato

una realtà, e di quale successo!

Noi ci auguriamo che non scorderete,

tornati che sarete a casa vostra,

questo reame magico di sete,

e questa bella terra tutta nostra!

Se vi venisse un giorno nostalgia,

veniteci a trovare nuovamente!

Noi vi riceveremo in allegria,

perché così è fatta nostra gente!

E se piovesse, o il tempo fosse brutto,

basta coprirsi un poco con l’ombrello;

non rinunciate a rivedere il tutto,

che cercheremo di rendere più bello!

L’ultima cosa, e poi ho completato;

solo un saluto in pace a modo mio:

grazie del tempo che ci avete dato,

potete uscire tutti in grazia ‘e Dio!

(il Valletto si inchina)