Vita di corte (a teatro)

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Cantastorie

 4 giugno 2010

VITA DI CORTE

Rievocazione storica settecentesca

Spettacolo teatrale

di

Salvatore Macri

Scena: appartamento storico, con un tavolo e delle sedie da un lato.

Un crocifisso a parete
Indice e riepilogo artisti

Scena

Descrizione

Personaggi

Interpreti

Musica

Figuranti

Ballerini

1

Introduzione

Valletto

si

-

-

2

Il Gioco

Cavaliere Rosso

Cavaliere Bianco

Dama Blu

Dama Verde

si

-

-

3

La Preghiera

Cavaliere Rosso

Cavaliere Bianco

Dama Blu

Dama Verde

Sacerdote

-

-

-

4

Lettera d’amore

Dama Rosa

si

-

si

5

Girotondo

Maria

Marta

Bambina

Bambina

Bambina

Bambina

Bambina

Bambina

-

-

-

6

L’educazione

Dama Blu

-

-

-

7

L’abbigliamento

Dama Blu

si

1D

2D

3D

-

8

Il fidanzamento

Dama Oro

si

-

si

9

I postulanti

Valletto

Ferdinando

-

1D

2D

3D

4D

5U

-

10

Impegni del Re

Valletto

Ferdinando

-

1U

2D

-

11

La seta

Dama Verde

Dama Oro

-

-

-

12

Ballo a Corte

Cavaliere Rosso

Cavaliere Bianco

si

-

si

13

Commiato

Valletto

-

-

-

Tot.

11 (5U – 6D)

6 bimbe

8 (1U – 7D)


Scena Prima: Introduzione

(entra il Valletto a sipario chiuso; batte con la mazza per tre volte)

Valletto                                    Nobili dame, amabili signori

che siate benvenuti nella Corte!

Ricevervi per noi è un grande onore,

solo un istante ed aprirò le porte!

Io sono un testimone dei Borbone,

ultimi Re del Regno della seta,

che si stendeva senza interruzione

dalla Sicilia fino oltre Gaeta.

Quest’è la Corte del Re Ferdinando,

con le sue regge ed i tesori d’arte,

che il mondo ancora oggi sta invidiando,

nelle zone di Napoli e Caserta.

Lui e sua moglie, Donna Carolina,

della casa d’Asburgo e di Lorena,

han qui regnato, come Re e Regina,

protagonisti di un’epoca serena.

Tra balli, feste e cene in compagnia

non hanno trascurato di investire;

fra tante cose, una seteria,

che dà lavoro e fa bello il vestire.

E poi la ferrovia, le navi, l’arte,

le porcellane e tante cose ancora!

Il tutto con la fede retta e certa

rivolta verso il Cielo, al Creatore.

Lasciate dunque tutti i vostri affanni,

vivetela con noi questa serata!

Tornando indietro di duecento anni

entrino tutti nell’epoca fatata!

(il Valletto si inchina ed esce; al suo gesto si avvia un suono di flauto di sottofondo e si apre il sipario)


Scena Seconda: Il Gioco

(il musico è in scena e mentre prosegue l’esecuzione, entrano due coppie nobiliari; gli uomini fanno accomodare le donne ed iniziano a giocare a carte silenziosamente; i dialoghi iniziano alla fine del pezzo musicale, quando esce il musico)

Cavaliere Rosso                    (alla Dama Blu)

                                                    Che cosa dite, dolce contessina,

avete avuto delle buone carte?

Dama Blu                                 Giammai la sorte fu con me carina;

sempre guerreggia contro, al par di Marte!

Cavaliere Bianco                   (alla Dama Verde)

                                                    E voi mia duchessina, che vi pare?

con quali carte aprirete il gioco?

Dama Verde                           L’un vale l’altra, a quello che mi pare;

ho voglia di buttarle dentro al fuoco!

Cavaliere Bianco                   Invece di giocare a Primavera

o con questa Barrica che annoia,

facciamo il nuovo gioco questa sera,

è quel Tresette che dà tanta gioia! 

Cavaliere Rosso                    Questa proposta merita attenzione,

come tirare i dadi nella Zara,

con molto garbo e buona educazione,

sapete, il popolino spesso bara!

Dama Blu                                 E’ buona norma giocar con cortesia,

con tanto garbo, solo per piacere,

rendendo assai più lieta compagnia,                

senza sottrarre tempo al tuo dovere!

Dama Verde                           Invece so che il servo in masseria

con tutti i mezzi cerca il miglior punto,

dopo mangiato nella trattoria,

perché chi perde poi chi gli paga il conto!

Dama Blu                                 E allora al dunque! Si passi al bussolotto,

e decretino i dadi il vincitore!

Facciamo presto, ormai sono le otto,

il miglior punto avrà questo mio fiore!


Scena Terza – La preghiera

Sacerdote                               (entra e si rivolge ai presenti)

Signori, non mi dite che giocate!

A voi perdere il tempo non si addice

come se foste gente del mercato!

Pregate, invece, e Dio vi benedice!

Gettate queste carte e questi dadi,

ostacolo infernale alla preghiera!

Lasciate che l’amor di Dio v’irradi

per tutto il giorno, fino a tarda sera!

Il nostro bravo Re ogni mattina

passa di qui, si ferma e s’inginocchia!

Pure la sua consorte, la Regina,

viene a pregare qui con la sua crocchia!

Egli è devoto a Maria delle Grazie,

che bacia il Cristo morto sul Calvario,

e quando prega è raro che rinunzi

a recitare tutto il suo Rosario!

Perciò pensate bene a quel che fate;

il Re, con podestà di vita o morte,

supplica Dio; e pure voi sappiate

che la preghiera vi può cambiar la sorte!

La fede il pericolo allontana,

e chi è malato si riprenderà!

Iddio con noi, protegge e ci risana

l’anima nostra, in Lui, si salverà!

(il gruppo nobiliare esce; il sacerdote si rivolge al pubblico)

Pregate dunque il nostro Dio Signore,

pentitevi e fate penitenza!

Smettete di peccare, per suo amore,

ed affidatevi alla Sua clemenza!

(il sacerdote esce)


Scena Quarta – Lettera d’amore

(entra una dama che, senza rivolgersi direttamente agli spettatori, declama con un foglio in mano; contemporaneamente una coppia di danzatori esegue un ballo)

Dama Rosa                              Amore, che non senti quel che dico,

                                                    amore, che non sai quello che faccio,

                                                    amore d’un amor più che pudìco

                                                    amore, ho dentro al cuore tanto ghiaccio!

La lontananza accende il desiderio

quante occasioni perse di carezze,

e quanti baci, mai dati sul serio,

soltanto imitazioni di dolcezze!

La Reggia è vuota senza il tuo sorriso,

mi manca la tua voce e la figura;

nessuno ha il volto al pari del tuo viso

solo per te mi sto tenendo pura!

Mi trattano da folle ed invasata,

nessuno mi capisce nel palazzo,

nessuno pensa che io sia disperata,

perché rifuggo amor, che sono pazza!

Ma dove sei tesoro, amore mio?

Sei morto in guerra, o stringi tra le braccia

chi non potrà mai amarti al pari mio?

Se così fosse, che grave schiaffo in faccia!

Son già tre anni che non ti rivedo;

penso sia stata amara la tua sorte!

Nessuno sa di te, anche se chiedo,

posso soltanto unirmi a te con morte!

Ma solo Dio può dare e levar vita,

può perdonarmi, ora che ho peccato!

Sia questo foglio che stringo tra le dita

non supplica d’amor, ma monacato!

Nel chiuso spazio di una fredda cella

sposa di Cristo, lì ti aspetterò.

E quando morirà la monacella

a Dio piacendo, ti ritroverò!

(esce col volto tra le mani; a fine danza dei ballerini, dalle quinte i bambini grideranno: “Venite a fare il girotondo con noi!”


Scena Quinta - Girotondo

(due attrici vestite da popolane cameriere e quattro bambini fanno il girotondo)

Marta                                        Forza, formiamo il girotondo e ripetete con me!

                                                    Sotto un mazzo di rose scarlatte

                                                    offre il rospo thè caldo col latte! (i bambini ripetono)

                                                    Sotto un mazzo di rose paonazze

                                                    tocca al rospo sciacquare le tazze! (i bambini ripetono)

Maria                                        Mò ripetete con me! (i bambini ripetono ogni strofa)

primo girotondo

Stella, stellina,
la notte si avvicina,
la fiamma traballa,
la mucca è nella stalla,
la pecora e l'agnello,
la mucca con il vitello,
la chioccia con i pulcini,
nel nido gli uccellini,
la mamma con i bambini,
oh! quanto è bello il mondo,
giro, giro, tondo!

secondo girotondo

Tiran, tiran le corde,
le corde son d'argento
che costa cinquecento,
centocinquanta
tutto il mondo canta,
canta il gallo,
risponde la gallina,
la nonna Serafina
seduta alla finestra
vede passare tre fanti
con tre cavalli bianchi,
bianca la sella,
addio, morosa bella!

(grida di esultanza dei bambini; il girotondo si scioglie e tutti escono)


Scena Sesta – L’educazione

Dama Blu                                 Signori, prego, silenzio in questa stanza!

E’ il luogo delle Dame della Corte;

sol qui si suona, si recita, si danza

per quelle benedette dalla sorte!

Far compagnia alla Sovrana è bello,

ma occorre tanta buona educazione!

Cantar parlando, suonare il tamburello,

sciogliere enigmi, comporre una canzone!

Bisogna cominciare da bambina,

studiando il Galateo del Della Casa,

E’ diventata un’arte sopraffina

anche sul desco mettere le rose!

Disporre fiori, fare un bel ricamo,

sapere come far la cioccolata,

parlar di moda, di chi gode fama,

ecco il lavoro di chi è qui chiamata!

E senza scontentar Re Ferdinando,

la cosa più difficile da fare,

vorrebbe avere tutto in un istante,

perché a caccia o pesca deve andare!

E chi volesse avere discendenti

non pensi che con noi possa restare!

Si dedichi alla prole solamente,

perché solo un padrone si può amare!


Scena Settima – L’abbigliamento

 Dama Blu                                (guarda verso le quinte, poi ritorna a rivolgersi al pubblico)

E’ l’ora del teatro; la Regina

deve indossare l’abito migliore!

le dame che le son sempre vicine

l’aiuteranno, col massimo fervore!

(entrano da sinistra due figuranti nobiliari con il vestito e gli accessori; da destra entra la Regina in biancheria; mentre si esegue la vestizione con movimenti coreografati, la Dama blu recita)

Vestire una Regina è complicato,

dev’essere più bella tra le donne!

A parte gli indumenti delicati

ce ne va roba, prima delle gonne!

Ci vuole un bel corpetto assai aderente

che abbia delle stecche di balena

che dia un elegante portamento;

va stretto con dei lacci sulla schiena!

Poi le calzette e scarpe in seta pura

e sottogonna, fatta in puro lino;

se non vuole il “panier” d’imbottitura

vuol dir che metterà la crinolina!

Sopra va messo un bel corsetto a punta

e veste in seta, ricamati d’oro;

un bel mantello e tanti pizzi aggiunti;

tutto l’insieme è un piccolo tesoro!

In testa una parrucca eccezionale

pagliuzze d’oro, nastri, piume e fiori;

e poi, se si va in visita ufficiale,

un bel cappello a piume e altri decori!

Non ci dimentichiamo dei gioielli:

collo ed orecchie ornati a profusione;

per completare il tutto un bell’ombrello,

però di pizzo, non per l’acquazzone!

                                                   

(escono tutti)

                           


Scena Ottava – Il fidanzamento

(entra la Dama Oro e dopo di lei una coppia di ballerini che iniziano a danzare sulla fine del recitato; dopo di loro ad intervalli entrano altre coppie danzanti; musica del ‘700 dal vivo)

Dama Oro                                Con molta grazia, Dame e Cavalieri,

movenze dolci e nobile l’andare!

Non state conducendo dei destrieri

ma queste dame dovete rallegrare!

Fatica grata rende il cuor leggero,

e avrete in contraccambio il loro amore;

danzate allegri, senza alcun pensiero

ed alla fine donerete un fiore!

Soltanto in questa Corte, a Pentecoste,

scambiarsi rose è fare una promessa;

dare una rosa rossa è una proposta

la bianca in cambio significa interesse!

Chi tiene questi fiori sul suo cuore

e poi ne parla a casa all’imbrunire,

vuol dire che alla fine ha scelto amore,

e il proprio focolare costruire!

Il volto lieto e la figura bella

possono tanto in questa ricorrenza;

la rosa date solo a una donzella,

pur se c’è il rischio di restare senza!

Prima con gli occhi le esplorate il viso,

cercando se vi sia corrispondenza;

se in vostra direzion sorge un sorriso,

manca soltanto la floreal presenza!

Con molta grazia, dame e Cavalieri

queste movenze sian piene di blandizia!

E se la mano è tesa volentieri,

significa promessa di delizie!

(la musica finisce e tutti si inchinano al pubblico)


Scena Nona - I postulanti

Valletto                                    Presto, lasciate libera la stanza,

un grande, illustre uomo sta arrivando,

per soddisfar le pubbliche lagnanze:

sotto mentite spoglie, Ferdinando!

(entra il Re, preceduto da una coppia di dignitari figuranti e si siede; il Valletto introduce le postulanti)

Valletto                                    Questa contadinella ha una protesta:

le ha rovinato tutto il suo raccolto

il Real gruppo di lancieri in festa,

e alle sue grida non hanno dato ascolto!

Ferdinando                             Il Re, dopo sentito questo male,

ti farà dare un indennizzo doppio!

Essendo Re, non si può far uguale

a chi ti rimborsasse solo stoppie!

Valletto                                    E poi questa graziosa campagnola

offre dei polli a chi le firmi un bando

o chi le faccia dire una parola

al suo Re protettore, Ferdinando!

Ferdinando                             Il Re riceverà questo pensiero,

ti firmerà la bolla stamattina,

affida quei tuoi polli al giardiniere

che glieli porterà dritti in cucina!

Valletto                                    La povera signora che vedete

ha suo marito condannato a morte.

Mancando poco, è andato pure il prete,

ma se il Re vuole, può cambiar la sorte!

Ferdinando                             Di fronte a questa supplica d’amore,

il Re dimostrerà la sua clemenza;

pur senza uscire in tutto il suo splendore,

darà la grazia! Si annulli la sentenza!

(le tre popolane si inchinano ed escono)


Scena Decima – Impegni del Re

Ferdinando                             Per oggi basta! Ho lavorato troppo!

Il vostro Re adesso va a piscare,

sono sicuro, piglio ciento cuoppi,

acchiappo ‘e meglio pisci dint’ ‘o mare!

Valletto                                    Maestà, forse vi sfugge qualcosina…

vi attendono in teatro questa sera!

Ormai sarà già pronta la Regina

sapete, con chi manca… è un po’ severa!

Ferdinando                             Va bene, l’accompagno e poi mi squaglio!

Non è la prima volta che lo faccio,

mettetemi in carrozza armi e bagagli!

Dopo la pesca, me ne vado a caccia!

Mi aspettano le folaghe e i cinghiali

e l’aria di Caserta me fa bene;

lasso ‘a Rigina l’incarichi ufficiali

a essa piace e chesto me cunviene!

E po’ le scrivo sempe a Carulina:

“Carissima compagna d’ ‘a mia vita,

me fa assai bene l’aria ‘e ‘sta collina,

basta che arrivo ccà, che so’ guarito!”

Aggia da’ pure ’o sguardo ‘a seteria

che s’adda rinfurza’ la produzione!

E po’ tengo l’amici all’osteria,

e pure ‘a chiesa nova in costruzione!

Cu’ tutte cheste cose che aggia fa’

figurati int’ ‘o palco che ce faccio!

Valletto                                    Vado a servirvi, vostra Maestà.

preparo due carrozze ed il baroccio!

(il Valletto si inchina ed esce, dopo di lui esce il Re ed il suo seguito)


Scena Undicesima – La seta

(entrano da quinte opposte le due Dame)

Dama Verde                           Cara contessa, che incontro fortunato!

Io vi cercavo per farmi consigliare,

di seta siete esperta e appassionata

ed io sono indecisa sul comprare!

Dama Oro                                Bisogna dunque andare in seteria!

San Leucio, la colonia leggendaria,

consentirà qualunque schiccheria

tramite i pezzi esposti in campionario!

E’ nota la bellezza delle sete

uscite dalla fabbrica reale;

li potete applicare alle pareti

o farvi dei vestiti eccezionali!

                                                    Parati in raso, damaschi e poi velluti,

                                                    broccati in seta e fiori spolinati,

                                                    bei liserè e tanti altri tessuti

                                                    sono fatti in questo Borgo fortunato!

                                                   

                                                    Ed i colori? Noce peruviana,

                                                    la tortorella, piede di palummo,

                                                    rosso sommacco, bianco panna o avana,

                                                    fumo di Londra o tinta come il rum!

Anche cordoni e frange in seta pura

son fatti lì, da quella brava gente!

                                                    Che gran regalo ha fatto la natura,

                                                    che dono, in questo bozzolo da niente!

Andiamo insieme, io devo ritirare;

ho chiesto seta verde per il letto

e se non vado presto a comperare

non ce ne resterà neanche un pezzetto!

(escono insieme)


Scena Dodicesima – Ballo a Corte

(entra il Cavaliere Rosso)

Cavaliere Rosso                    Che vita concitata che facciamo!

Prima la cavalcata, poscia il ballo

e tra poco a teatro ci rechiamo,

per ritornare al cantar del gallo!

(il Cavaliere Bianco entra con la Dama Blu e la Dama Verde portando un calice)

Cavaliere Bianco                   Orsù mio Conte, lo so che siete stanco,

per questo vi ho portato un buon cordiale!

Ballare e cavalcare spesso sfianca,

ma adesso non potete riposare!

(si avvia la musica ed entrano gradatamente le coppie danzanti; durante l’esecuzione tutti gli interpreti – attori e figuranti - si portano in scena, disponendosi per il saluto finale)


Scena Tredicesima - Il commiato

(al termine del ballo, il Valletto si porta al proscenio)

Valletto                                    Adesso avete avuto una visione

di come fu la vita in questa Corte;

nobili e gente qui stava benone,

hanno davvero avuto buona sorte!

                                                    L’epoca nostra è stata epoca d’arte;

il tempo non ci ha fatto mai difetto:

oltre i pittori ci han dato opere d’arte

scultori, musicisti ed architetti!

I nostri due Sovrani illuminati

pur con le debolezze dei mortali,

un po’ di bene pure l’hanno dato,

e in fondo è proprio questo quel che vale!   

Tra tutti i pensatori del passato

araldi e gran fautori di progresso

soltanto loro hanno realizzato

una realtà, e di quale successo!

Noi ci auguriamo che non scorderete,

tornati che sarete a casa vostra,

questo reame magico di sete,

e questa bella terra tutta nostra!

Se vi venisse un giorno nostalgia,

veniteci a trovare nuovamente!

Noi vi riceveremo in allegria,

perché così è fatta nostra gente!

L’ultima cosa, e poi ho completato;

solo un saluto in pace a modo mio:

grazie del tempo che ci avete dato,

potete andare tutti in grazia ‘e Dio!

fine