Vivere o morire

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Vivere o morire di Giuseppina Cattaneo

AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

         

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

http://copioni.dnsalias.org

TITOLO

VIVERE O MORIRE

COMMEDIA IN

DUE ATTI

Personaggi

MARCELLA

ALBERTO marito

SERENELLA amica

MICHELE vicino

NATALINA mamma

MARINA cugina

DON FABIANO parroco

CARLINA amica

TRAMA

Il disperato desiderio di morire di Marcella viene apparentemente sostenuto da parenti e amici che in un modo o nell’altro “facilitano” i suoi goffi tentativi.

ATTO PRIMO

A casa di Marcella.

SCENA I

Marcella

MARCELLA. (Cammina avanti e indietro, disperata) non ci posso credere. Non è possibile che sia successo a me! Queste sono cose che succedono sempre e solo agli altri! Perché non è successo alla mia parrucchiera? O alla mia dentista? Lo avrei fatto andare bene anche se fosse successo alla mia panettiera … e invece, è successo a me. A me! Avete capito? A me! Io … io … io … mi voglio suicidare! Cioè … io non mi vorrei suicidare ma purtroppo lo devo fare. Andava tutto così molto bene … i primi tempi; c’era così feeling … i secondi tempi; sembrava che non ci dovessimo mai lasciare… i terzi tempi. E poi … e poi … tutto è andato a rotoli nei quarti tempi: mio marito mi ha lasciata! Ed io non riesco a sopravvivere a questo fallimento. Ci ho provato, eccome se ci ho provato … ma nulla ha più importanza per me. Ho perso persino interesse a completare le Parole Crociate. Non ho interesse neppure a bere vino bianco, ora mi limito solo a quello rosso, mangiare noccioline …  E non dormo nemmeno più … sul fianco destro. Mio marito mi ha lasciata e io sto sprofondando in una vita squallida come quella che vi ho appena descritto. Non mi rimane che una cosa: suicidarmi.

SCENA II

Marcella e Alberto

ALBERTO. (Entra in scena da destra).

MARCELLA. Ecco il colpevole di questa mia disperazione, di questo mio abbattimento, di questa mia distruzione, di questo mio avvilimento, di questo mio … (viene interrotta).

ALBERTO. È tanto lunga la trafila? Sono venuto a riprendermi l’accappatoio.

MARCELLA. (Al pubblico) poverino … avete sentito? Rivuole il suo accappatoio! Neanche morta lo riavrai!

ALBERTO. Marcella, smetti di fare la bambina per favore.

MARCELLA. E tu invece smetti di prenderti sul serio! Persino il pubblico è arrabbiato con te per quello che mi hai fatto.

ALBERTO. Il pubblico? Il pubblico non sa nulla della nostra vita matrimoniale!

MARCELLA. “Nostra vita matrimoniale”? Quale nostra? “Tua” vita matrimoniale vorrai dire. Vediamo se hai il coraggio di dire al pubblico i motivi per cui mi stai lasciando.

ALBERTO. Vuoi sul serio che elenchi i motivi che mi hanno indotto a lasciarti?

MARCELLA. Io non ho indotto proprio niente e nessuno, sei tu che non mi hai mai capita.

ALBERTO. Non ti ho capita! (Al pubblico) ditemi voi come si può capire una persona che sa solo essere “soffocante”!

MARCELLA. Io “soffocante”? Io, per tua regola, non sono “mai” stata soffocante.

ALBERTO. Lei non è mai stata soffocante! (Al pubblico) sapete che dovevo informarla in anticipo di ogni mio spostamento?  

MARCELLA. E per te quello sarebbe “soffocare”? Se io ti ho chiesto gentilmente di riferirmi i tuoi spostamenti era solo nel tuo interesse, perchè nel caso in cui tu avessi avuto bisogno di me, sapevo dove trovarti.

ALBERTO. No cara Marcella, tu lo facevi solo per controllarmi!

MARCELLA. Alberto, deciditi! O mi accusi di averti controllato o di averti soffocato. (Al pubblico) vedete? Si arrampica sugli specchi.

ALBERTO. Io non mi arrampico da nessuna parte. (Al pubblico) senza parlare dei soldi che mi sperperava.

MARCELLA. Io … sperperavo? Io non sono mai stata una spendacciona! Io spendevo solo per … necessità!

ALBERTO. Per necessità? (Al pubblico) vi sembra una necessità acquistare tre frigoriferi?

MARCELLA. Tu non hai il fiuto per gli affari, te l’ho sempre ripetuto. In quel caso vi era una promozione che non mi potevo lasciar fuggire: si acquistavano tre frigoriferi al prezzo di due.

ALBERTO. Si, un affare, ma solo per il negoziante! (Al pubblico) e sapete quale bene primario ha acquistato? Una barca da diciotto metri!

MARCELLA. Aveva lo stesso costo di quella da dodici metri! E poi … e poi tutti i nostri amici hanno una barca.

ALBERTO. Si, al mare e non in giardino!

MARCELLA. Che colpa vuoi che abbia se io soffro il mal di mare! La sola verità è che tu non mi hai mai capita e basta.

ALBERTO. Smetti di fare la vittima per una volta! (Al pubblico) non vi sembrano sufficienti i motivi per cui ho deciso di lasciarla?!

MARCELLA. E no caro, sono io che chiedo al pubblico: ”E questi vi sembrano buoni motivi per lasciarmi”?!

ALBERTO. (Al pubblico) più che buoni motivi! Ne avrei altri mille da raccontarvi.

MARCELLA. (Con coraggio) adesso basta! Basta cattiverie sul mio conto! Tu mi devi rispettare d’ora in avanti. A questo punto … a questo punto … sono io che lascio te! E per miliardi di motivi!

ALBERTO. Tu sei clinicamente pazza! Tu non mi puoi criticare, io, sono perfetto!

MARCELLA. (Al pubblico) lo avete sentito? Lui è perfetto! Il primo dei motivi per cui “ti lascio” è perché tu pensi di essere Dio! E poi anche perché tu, guardi tutti dall’alto in basso.

ALBERTO. Io non mai detto di essere Dio.

MARCELLA. No? È vero, scusa. Chi sei allora? Suo figlio?!

ALBERTO. Con te non ci si può confrontare perché non vedi le cose obiettivamente.

MARCELLA. Ah, davvero? (Al pubblico) lui è anche un razzista. Razzista e classista!

ALBERTO. Non è vero che sono un classista. Non è colpa mia se sono un gradino più alto di chi frequentiamo. E poi, sei sempre stata tu che sottolineavi le mie due lauree.

MARCELLA. Le sottolineavo solo per il fatto che i mariti delle mie amiche ne avevano “tre” di lauree. E sul “razzista” non ti difendi?

ALBERTO. (Non sa che dire) ebbene si, sono razzista: odio le persone come te!

MARCELLA. Preferisco evitare di far sapere al pubblico il modo in cui ti esprimevi quando eri irritato.

ALBERTO. Non capisco dove vuoi arrivare.

MARCELLA. Le parolacce Alberto, le parolacce.

ALBERTO. Le parolacce? Tu Marcella sei di un altro pianeta, tutti usano parolacce al giorno d'oggi.

MARCELLA. (Al pubblico, ironica) io sono di un altro pianeta perché non dico parolacce. E poi … e poi Alberto, sai solo giudicare. Giudicare, giudicare chiunque. Ma guarda una buona volta davanti a te stesso. (Lo scimmiotta) il mio collega ha fatto questo, il mio amico si è messo questa cosa e cosi via.

ALBERTO. Non dire falsità, raramente spettegolo. Cosa che invece fai tu regolarmente.

MARCELLA. Non lo fai di tutti, questo te ne do atto. (Al pubblico) lo fa solo delle persone che detesta. Vedete, anche qui razzista.

ALBERTO. Tu non sai quello che dici. Vaneggi!

MARCELLA. Io non vaneggio, come non vaneggio quando dico che quando non si è d’accordo con quello che pensi tu, si è sbagliati. Hai cercato in tutti i modi di omologarmi a te ma non ci sei riuscito. Io, ho un cervello tutto mio.

ALBERTO. E per fortuna è solo tuo! Sono stanco di sentire le tue accuse infondate, ora prendo il mio accappatoio e me ne vado e non mi vedrai più. D’ora in avanti avrai solo contatti col mio avvocato. (Esce a sinistra a prendere l’accappatoio).

MARCELLA. Sono io che sono stanca di essere insultata da te con i tuoi modi ignobili. E sono felicissima di non avere più contatti con te!

ALBERTO. (Rientra da sinistra con l’accappatoio).

MARCELLA. (Sempre più sicura di se) mi hai sentita?! Io non ho bisogno di te! Da quando te ne sei andato, sono rinata! Sono soddisfatta della mia vita! Adoro la mia vita nella quale tu non fai parte!

ALBERTO. (Senza dire nulla si avvicina alla porta e sta per uscire).

MARCELLA. (Lo rincorre supplicandolo) ti prego Alberto, non andartene! Non lasciarmi! Cambierò, vedrai! Farò tutto quello che vorrai! Dammi ancora una possibilità!

ALBERTO. (La guarda fermo e serio) non ti sopporto più Marcella! (Esce a destra).

MARCELLA. Se ne è andato. Se ne è andato per sempre! (Piange) se ne è andato e non tornerà più. Perché?! Perché è successo proprio a me! Non riesco a vivere senza Alberto. Io … io … devo farla finita. (Seria) sono decisa, non riesco più a vivere. E come posso suicidarmi? Non è una decisione facile da prendere dato che è la prima volta che ci penso. Quando ci penserò in un’altra occcasione allora si che avrò spianata la strada. (Si siede) vediamo in che modo posso togliermi la vita… SUONO DI CAMPANELLO.

MARCELLA. Ecco, non si può pensare tranquillamente a casa propria a come morire che c’è chi ti disturba. Di solito succede sempre e solo nei film. (Si alza) vediamo chi ruba tempo al mio piano d’azione. Ma quale piano d’azione! Magari ne avessi uno! (Apre la porta a destra).

SCENA III

Marcella e Serenella

SERENELLA. (Entra) ciao Marcella. Scusa se ti disturbo ma ho appena visto tuo marito uscire con l’accappatoio e così ho pensato che se ne fosse andato per sempre.

MARCELLA. Grazie Serenella. Grazie per la serenità con cui mi parli, come se nulla fosse, come se non ti toccasse.

SERENELLA. Scusa Marcella se ho peccato di insensibilità. Vuoi che ripeta il tutto con un tono sofferto?

MARCELLA. No grazie, non è il caso, sono già disperata di mio. (Piange) Alberto mi ha lasciata e non tornerà più. Voglio morire Serenella, voglio morire … e … ho bisogno del tuo aiuto. Ti prego aiutami a morire!

SERENELLA. Vuoi che ti aiuti a morire, Marcella? Eccomi pronta!

MARCELLA. Sei proprio un’amica vera, Serenella. (Al pubblico) com’è che si dice … “le amiche si vedono nel momento del bisogno”! (A Serenella) ecco Serenella … io sono decisa sul da farsi … solo che … non so da dove cominciare … non so come ci si suicida.

SERENELLA. Perché tu sei ancora una pivella in fatto di suicidi, ecco perchè.

MARCELLA. Perché tu hai già sperimentato qualche suicidio su qualcuno?

SERENELLA. Altrochè! Io suicido le persone continuamente! 

MARCELLA. Bene, allora sono in buone mani.

SERENELLA. Ottime mani. Vediamo come posso aiutarti. Tu non hai proprio nessuna idea in proposito?

MARCELLA. No Serenella, altrimenti non te lo avrei chiesto.

SERENELLA. Giusto.

MARCELLA. Ma non mi hai appena detto che sei un’esperta di suicidi altrui?

SERENELLA. Certamente, io sono la regina degli omicidi altrui … è solo che prima di usare i miei metodi chiedo agli omicidanti se ne hanno dei propri.

MARCELLA. Capisco, ma io sono una principiante e mai avevo pensato a questo prima.

SERENELLA. Male Marcella, male. La morte fa parte della vita. Cosa ti potrei consigliare … vediamo … in questo periodo …  è di moda … “tagliarsi le vene”!

MARCELLA. Tagliarsi le vene! Perché non c'ho pensato io?! È una bellissima idea. Grazie Serenella.

SERENELLA. Dovere Marcella, dovere.

MARCELLA. Sei una vera amica. (Si incammina verso l’uscita di sinistra).

SERENELLA. Dove stai andando ora?

MARCELLA. Dove vuoi che vada? A prendere un coltello, ovviamente.

SERENELLA. E … perché un coltello?

MARCELLA. Ah, perché è meglio con due coltelli?

SERENELLA. No, uno è sufficiente. Però … questo coltello non deve essere un coltello qualunque ma un coltello …  che deve fare il suo dovere fino in fondo. Capisci vero quello che voglio dire?

MARCELLA. Certo Serenella, capisco perfettamente.

SERENELLA. Non vorrai forse farti solo qualche graffio e che il piano fallisca!?

MARCELLA. Ci mancherebbe altro! (Al pubblico) non si muore tutti i giorni, perbacco! Lo si deve fare con il meglio che c’è in circolazione. Serenella, tu, che coltello mi consiglieresti?

SERENELLA. Penso che un coltello sbucciatore sia perfetto per te.

MARCELLA. Io non ho quel tipo di coltello! Però se non mi sbaglio tu dovresti averlo, me lo hai già prestato.

SERENELLA. Tu dici?

MARCELLA. Si. Si, si, ne sono sicura. Potresti andare a casa tua a prenderlo?

SERENELLA. Si certo … vado. (Sta per uscire a sinistra quando si ferma e ritorna indietro). Mostrami un attimo i tuoi polsi? (Li controlla) Marcella, il coltello sbucciatore non è adatto per i tuoi polsi, qui ci vuole ben altro.

MARCELLA. Volevo ben dire io. Morire con un coltello sbucciatore … un po’ di dignità!

SERENELLA. A questo punto ti consiglierei di usare un coltello da Chef. Ne ho uno di trenta centimetri ed è un coltello multiuso.

MARCELLA. Perfetto, la lunghezza mi onora. Vai e portami il coltello da Chef.

SERENELLA. (Sta per uscire ma ritorna indietro di nuovo) Marcella, scusa, ma qui siamo in Italia e non vorrai morire con un coltello francese, ora?!

MARCELLA. Hai ragione, il coltello da Chef non va bene per me, io sono troppo patriottica. Cerchiamo allora di trovarne uno in fretta e che vada bene.

SERENELLA. Scusami Marcella se sto rubando tempo alla tua morte. A questo punto, non resta che usare un “ Disossatore”.

MARCELLA. Un … che? Va bene, va bene l'importante è che sia adatto a me.

SERENELLA. (Sta per uscire) ripensandoci bene Marcella, mi viene il dubbio che il disossatore non faccia al caso tuo perché viene utilizzato per rimuovere le ossa dalla carne affettata.

MARCELLA. Ovvio che allora non fa al caso mio, non devo tagliarmi i polsi ma le vene! Serenella, sto perdendo la pazienza, deciditi per favore. Mi vuoi aiutare a morire, sì o no?

SERENELLA. Certamente. È solo che sono un po' indecisa su come farti morire degnamente. (Pensa) Marcella, “l’Affettatore” è l'ideale per il tuo caso.

MARCELLA. Vada per l'affettatore. Sbrigati ad andare a prenderlo.

SERENELLA. (Sta per uscire) però, pensandoci bene, l'affettatore è molto sottile e allora non so se … (Viene interrotta).

MARCELLA. E no! Ora basta! Serenella per favore vattene! Vattene o non rispondi più di me! Non mi stai aiutando per nulla. Lasciami sola, lasciami sola per favore.

SERENELLA. Marcella … io … volevo solo che …

MARCELLA. Che cosa?! Non vieni a capo di nulla e io non posso più aspettare! (Piange) non vedi quanto sono disperata?

SERENELLA. Perdonami Marcella, il fatto è che io volevo fosse … un suicidio memorabile.

MARCELLA. (Sta perdendo la pazienza e la spinge fuori casa) se non esci di qua certo che avverrà un suicidio memorabile. Il tuo! (Sola) non ci sono più le amiche di una volta. Ora vado in cucina e qualsiasi coltello andrà bene per le mie vene (Esce a sinistra).

SCENA IV

Marcella e Michele

MICHELE. (Entra spalancando la porta) Marcella! (Si guarda in giro, non la vede e allora va a sinistra).

MARCELLA. (Nello stesso istante a sinistra esce Marcella con un coltello. Nel vedere Michele si spaventa). Michele! Sei impazzito! Quasi mi mi facevi morire di paura! (Pensando) morire di paura?! Magari …

MICHELE. Mi dispiace Marcella, non volevo spaventarti. Volevo solo chiederti se avevi … se avevi …

MARCELLA. Non ricordi il motivo per cui sei venuto in casa mia?

MICHELE. Figuriamoci se non ricordo il motivo per cui sono venuto da te. Sai, lo spavento … io sono qui da te perché ho bisogno di … di …

MARCELLA. Di?

MICHELE. Marcella non mettermi fretta per favore. Se non me lo vuoi dare, non importa, lo chiederò ad un'altra vicina.

MARCELLA. Se tu non dici di cosa hai bisogno, io non posso saperlo.

MICHELE. Un uovo! Marcella, ho bisogno di un uovo.

MARCELLA. Finalmente! Se non ti dispiace Michele, serviti pure (le indica di uscire a sinistra) perché io ora ho altro a cui pensare.

MICHELE. Davvero? E cos'è ciò a cui devi pensare?

MARCELLA. Alberto mi ha lasciata. Mi sento distrutta e sono giunta alla conclusione che mi voglio suicidare.

MICHELE. Marcella non esagerare. Non commettere questo gesto estremo, la vita ha ancora tanto da offrirti.

MARCELLA. (Disperata) Michele! Tu non puoi capire, io … io vivevo di Alberto.

MICHELE. E sbagliavi! Ora devi cambiare radicalmente vita. Il mondo è pieno di uomini migliori di Alberto. Prendi me per esempio.

MARCELLA. Tu?!

MICHELE. Sì, io. Come vedi, sono un uomo molto piacevole.

MARCELLA. (Non convinta) molto piacevole … si … (Al pubblico) più che altro passabile.

MICHELE. La tua sfortuna è stata quella di incontrare Alberto prima di me. Con me, ora tu saresti felice. Io ti avrei dato quella fiducia di cui tu hai sempre avuto bisogno. Devi sapere cara Marcella che ho in me tanta sicurezza che sarebbe bastata a sollevarti da ogni problema. Non per niente tutti mi chiamano "Dio". Per non parlare della mia intelligenza infinita … devi sapere che io ho tre lauree.

MARCELLA. (Preoccupata. Al pubblico) Dio … tre lauree …

MICHELE. E si Marcella, tre lauree acquisite sul campo sai? Non acquistate d sotto banco come fa certa gente. Io ti farei frequentare gente di alto livello, non quegli zoticoni amici tuoi e di Alberto. Non ti basta tutto questo per vivere una nuona vita?

MARCELLA. (Preoccupata) come no, Michele. (Al pubblico preoccupata) Dio … tre lauree … e pure razzista …

MICHELE. E poi Marcella, io sarei un marito perfetto per te e ti tratterei con guanti bianchi, non come certi mariti che trattano male le proprie mogli. Ne conosco io di gente e pure i loro misfatti! Tu non sai che una volta un mio collega … (viene interrotto).

MARCELLA. Va bene, va bene Michele, ho capito. (Al pubblico) Dio … tre lauree … razzista … e giudica …

MICHELE. A volte potrei anche arrabbiarmi, ma stai tranquilla che non mi sfogherei mai su di te. Qualche parolaccia e tutto passa.

MARCELLA. (Al limite della sopportazione) qualche parolaccia? Tu dici parolacce?

MICHELE. (Capisce che non sta facendo effetto il suo intento di farle cambiare idea) si … le dico … ma non sempre. (Cercando di capire cosa ne pensa) tu, non le dici?

MARCELLA. (Arrabbiatissima) no! Io non dico parolacce come non le dicono tutte le persone che frequento, perlomeno in mia presenza. Michele vattene di qui o compio un omicidio. (Gli punta il coltello) tu sei uguale a mio marito se non peggio!

MICHELE. (Corre per casa con paura) Marcella, non fare così con me, non sono come sembro. Volevo solo aiutarti a stare meglio.

MARCELLA. (Lo rincorre) e infatti ci sei riuscito! Non mi voglio più uccidere ma voglio uccidere te che sei come Alberto.

MICHELE. (Mentre esce a destra di corsa) Marcella non fare così … e l'uovo?!

MARCELLA. (Al pubblico) gli uomini! Tutti uguali! L'uovo! Voleva un uovo! Ma che vada a farsi friggere lui e il suo uovo! Io, che mi sono ridotta a seguire una dieta dopo l'altra solo per piacere ad Alberto. Io, che mi sono privata di tutti quei cibi così costosi, così gustosi, così dolci, così fritti. (Decisa) ma ora basta! Ho deciso di morire e lo farò, ma a modo mio: con la pancia piena. Se non approfitto ora, quando lo potrò fare? Quando sarò morta? (Al pubblico) vedete? Non tutto viene per nuocere ma qualche volta anche … per cuocere. (Esce a sinistra).

SCENA V

Serenella

SERENELLA. (Entra da destra, si guarda in giro). Marcella … (non la vede) non si sarà suicidata di là spero. (Al pubblico) non che se si fosse suicidata di qua sarebbe andato bene, ovviamente …

SERENELLA. (Sente dei rumori provenire dalla cucina a sinistra).

SCENA VI

Serenella e Marcella

SERENELLA. (Si avvicina alla porta di sinistra, nello stesso istante esce Marcella con del cibo in mano. Urla).

MARCELLA. (Spaventata, urla) Serenella! Mi hai spaventata! Vuoi farmi morire di crepacuore?!

SERENELLA. Ma sei ancora viva! Comunque sarebbe stato un buon motivo per morire.

SCENA VII

Serenella, Marcella e Natalina

NATALINA. (Entra da destra).

MARCELLA. No Serenella, di crepacuore no, la maggior parte delle persone muore così e io invece vorrei che la mia morte sia …

SERENELLA. … memorabile, lo so.

NATALINA. Cosa sono questi discorsi Marcella?

MARCELLA. Mamma! Non mi sono accorta che ci fossi anche tu. Mamma, spero che tu mi possa perdonare ma la vita per me è diventata insopportabile.

NATALINA. Cosa è successo Marcella? Non fare così, non disperarti, a tutto c’è rimedio.

MARCELLA. No mamma. Alberto mi ha lasciata e io voglio lasciare questa vita.

NATALINA. Marcella, rifletti, non è un buon motivo per morire. Non hai pensato a me, a quanto ti voglio bene e a quanto mi faresti soffrire?

SERENELLA. Marcella, anch'io voglio dimostrarti il mio affetto.

MARCELLA. (Ripensando alla storia dei coltelli) affetto … affettato … lasciamo perdere Serenella, tu non sei un'amica.

NATALINA. Io ti voglio bene Marcella, farei di tutto per te nonostante i tuoi mille difetti.

MARCELLA. Mille difetti?!

NATALINA. Si Marcella, ma ti voglio bene lo stesso. E devi stare tranquilla che, anche se sei in  età avanzata, non preoccuparti, sono certa che presto troverai un altro uomo.

MARCELLA. Età avanzata?!

SERENELLA. Sì, età avanzata Marcella. Certo, dovrai accontentarti di quello che ti capiterà. Te lo dico da amica che ti vuole bene. Capisci?

MARCELLA. (Non molto convinta) certo.

NATALINA. Non devi pensare minimamente al suicidio, sarebbe un suicidio suicidarsi, non sai?

MARCELLA. (Non molto convinta) penso di sì.

SERENELLA. Altroché se è così! Pensare al suicidio oggi è da suicidio, sarebbe come suicidarsi prima di suicidarsi. Capisci ora perché non devi suicidarti?

MARCELLA. (Sempre meno convinta) ora capisco perfettamente.

NATALINA. Vedi Marcella, solo per il fatto che tu sei tanto … (non trova nulla di bello da dirle) tu sei tanto … tu sei tanto! E il solo fatto che tu hai molte … tu hai molte … tu hai molte! Ecco devi stare tranquilla che prima o poi qualcuno si accorgerà di te.

SERENELLA. (Affrettandosi) forse! “Forse” prima o poi qualcuno si accorgerà di te! E allora non scapperà come ha fatto Alberto ma … (Viene interrotta).

NATALINA. (Affrettandosi) forse! “Forse” non scapperà come Alberto, ma se dovesse scappare, ricorda che la tua mamma ti aspetterà a casa sempre a braccia aperte.

MARCELLA. (Ironica) evviva! Come sapete rassicurare le persone voi due, non lo sa fare nessuno.

NATALINA. Marcella, noi ti vogliamo bene.

SERENELLA. E quanto immenso è, il bene che ti vogliamo. (A Natalina) vedi Natalina come è stato facile aiutare tua figlia in questo momento di dolore?!

MARCELLA. (Mentendo) eccome se ci siete riuscite! Mi avete mostrato tutti i pregi che non sapevo di avere. Non so come ringraziarvi!

NATALINA. Figurati figliola, dovere di mamma.

SERENELLA. Non ringraziare me, dovere di amica.

MARCELLA. (Ironica) siete state talmente convincenti nell’aiutarmi che, so per certo, sareste in grado di salvare altre anime disperate.

NATALINA. Grazie Marcella, troppo buona.

SERENELLA. Grazie Marcella, non ci dici nulla di nuovo. (A Natalina) Natalina, non c'è forse quel ragazzo che abita in fondo alla via che soffriva di esaurimento nervoso?!

MARCELLA. Ecco, brave, andate ad aiutarlo.

NATALINA. Perché no?! Se Marcella dice che siamo brave, perché non provarci anche con lui?!

SERENELLA. Andiamo allora. Ciao Marcella.

NATALINA. Ciao Marcella, a presto. (Escono a destra).

MARCELLA. Ciao. (Sola, piange disperata) perché sono ancora viva e non sono morta?! Dio, come ho resistito fino ad ora con quelle due?! Ti prego, dammi la forza di raggiungerti. (Si sofferma a guardare il lampadario, poi guarda il pubblico, guarda lampadario e poi il pubblico. Decisa) ho bisogno di una corda. Mi ucciderò impiccandomi! (Esce di scena a sinistra e dopo pochi secondi rientra con la corda. Sposta il tavolo e lo mette in linea con il lampadario. Vi sale quando sente SUONARE IL CAMPANELLO). Chi sarà ancora! Sempre nel momento meno opportuno! (Scende ad aprire e lascia la corda sul tavolo).

SCENA VIII

Marcella e Michele

MICHELE. (Entra da destra) Marcella scusa se ti disturbo di nuovo ma (guardandosi in giro) avrei bisogno … (vede la corda) di questa! (La prende).

MARCELLA. Michele! (Prende anche lei la corda e mentre parlano prima tira uno e poi tira l’altro). Che stai facendo?

MICHELE. Non vedi? Prendo questa corda perché ne ho bisogno.

MARCELLA. E perché proprio la mia corda?

MICHELE. (Non sa che inventare) perché la tua corda … è l’unica corda che fa al caso mio.

MARCELLA. Questa occorre a me.

MICHELE. Niente da fare Marcella. La signora del piano di sopra sta facendo … il trasloco e ha urgentemente bisogno di una corda di queste … dimensioni.

MARCELLA. Non questa! Questa serve a me!

MICHELE. Invece serve a me ti dico! (Con uno strattone forte la strappa di mano a Marcella). Scusa Marcella ma la signora ha veramente bisogno di questa corda. Vedrai che te ne sarà riconoscente. Domani te la riporto.

MARCELLA. (Triste) ma a me serve ora, non domani.

MICHELE. A cosa ti serve questa corda in casa, io non so. Tu, prestandomela, fai un’opera di bene. Ciao (esce con la corda).

MARCELLA. (Al pubblico, disperata) riesco a prendere la decisione di morire impiccandomi e mi portano via la corda! La sfortuna oggi non mi vuole abbandonare! Non è possibile che una persona decida di suicidarsi ma non ci riesca a causa di un infinito pellegrinaggio in casa propria! (Fra sé) Marcella, non abbatterti, hai tanto spirito di iniziativa e puoi trovare benissimo un’altra soluzione. (Pensa) giusto! Potrei prendere … del veleno! (Le torna il sorriso) è vero! Perché non c’ho pensato subito! (Pensando seria) si ma, io, ho in casa del veleno? (Pensa, poi felice) si che ce l’ho! L’ho comprato l’anno scorso per il mio coinquilino. (Al pubblico) tranquilli, era un topo. Evviva i topi! (Esce a sinistra e poi rientra dopo quanche secondo con una scatola di veleno) vediamo le istruzioni … (controlla) niente istruzioni accidenti! (Fra sé) Marcella, ritrova il tuo spirito di iniziativa. Ne prenderò un cucchiaino … (Esce per pochi secondi e poi rientra con un cucchiaino. Lo riempie di veleno) e se non fosse sufficiente? Se con questa dose rimanessi solo paralizzata? No, no, devo essere sicura di morire, ne prenderò un cucchiaio. (Esce ancora per qualche secondo e poi rientra con il cucchiaio. Lo riempie di veleno, lo porta alla bocca, ma si ferma) e se morissi a metà? E se mi risvegliassi dopo qualche ora? No, no, devo fare le cose per bene, qui serve un bicchiere di veleno. (Esce per pochi secondi e poi rientra con un bicchiere. Lo riempie di veleno e lo porta alla bocca quando SUONANO ALLA PORTA). Domani, cambio casa! È impossibile vivere qui! (Va ad aprire).

SCENA IX

Marcella e Marina

MARINA. (Entra da destra) Marcella! Marcella, mi devi aiutare!

MARCELLA. Se tu fossi arrivata dieci minuti dopo, avresti aiutato me!

MARINA. Marcella, io non torno più a casa … con quella bestia!

MARCELLA. Senti cugina cara, non dire a me certe cose che ci sono passata prima di te. Te l’ho sempre detto che non avresti dovuto sposare Annibale.

MARINA. Annibale? Io stavo parlando (con disprezzo) di quel topo di fogna che gira per casa mia.

MARCELLA. Alberto non girava forse per casa mia? E Annibale lo fa a casa tua.

MARINA. Si, capisco, ma non è lui il topo di fogna.

MARCELLA. È vero, scusa, lui è talmente grande e grosso che non si può che chiamare “Pantegana”.

MARINA. Chi? Il topo?

MARCELLA. No Marina, tuo marito.

MARINA. (Prende la scatola in mano) ecco quello che mi serve, veleno per topi. (Prende scatola e bicchiere).

MARCELLA. Tutto … per tuo marito?!

MARINA. No Marcella! Per la pantegana! Ho in casa un topone che non immagini! Grazie Marcella, sei la più buona della cugine. A buon rendere! (Esce da destra con tutto il veleno).

MARCELLA. A buon rendere un corno! Sono la più buona della cugine! (Si avvicina alla porta e le urla) ma se sono l’unica cugina che hai! (Ritorna in centro. È disperata) e così sono ancora al punto di partenza. Ma perché io non posso vivere la mia vita come voglio!? Cioè, volevo dire, ma perché non posso vivere la mia morte come voglio! Cioè volevo dire, perché io non posso morire della morte che voglio!? Questa è un’ingiustizia! Ora non ho più nessun’idea su come suicidarmi! Perché ho sprecato la mia vita e non mi sono mai interessata a come la gente avrebbe potuto suicidarsi? Perché! Perché! (Pensa) ho trovato! Ho trovato! L’acqua! Morirò annegata nella vasca da bagno! Che ideona degna da film dell’orrore. (Sta per alzarsi quando SUONA IL CAMPANELLO). Ma insomma basta! Questa volta non vado ad aprire. SUONO LUNGO DI CAMPANELLO. (Arrabbiata) ma è questo il modo di suonare il campanello! Che maleducato! Chiunque sia, ora mi sente! (Va ad aprire).

SCENA X

Marcella e Serenella

MARINA. (Entra con i capelli insaponati e con l’accappatoio) scusa Marcella se mi presento così ma … (viene interrotta).

MARCELLA. Come ti permetti di suonare a quel modo Marina! È segno di maleducazione! Ma che ci fai già qui? Non eri indaffarata con la tua “Pantegana”?

MARINA. Si certo, prima, ora invece sono qui per un altro motivo.

MARCELLA. Com’è che trascorriamo giorni senza vederci e oggi invece è già la seconda volta in pochi minuti?!

MARINA. Lo so Marcella, ma … come vedi … ho un sacco di guai! Ho i capelli insaponati perché stavo sotto la doccia quando … (viene interrotta).

MARCELLA. Tu facevi la doccia? Ma se meno di due minuti fa stavi da me, come sei riuscita a fare tutto così velocemente?

MARINA. Ecco … il perché è semplice … ma te lo dico un’altra volta.

MARCELLA. Senti Marina, oggi tu non ci stai con la testa e perciò vattene e vai a finire di far la doccia per favore.

MARINA. Non posso più.

MARCELLA. Come “non puoi più”? (Al pubblico) se questa pensa di farla a casa mia si sbaglia di grosso, il bagno è tutto per me.

MARINA. Non posso far la doccia perchè non scende acqua. È un problema di tutto il condominio purtroppo. Non avresti per caso una bottiglia di acqua naturale per risciacquarmi?

MARCELLA. (Molto preoccupata) come? Non scende acqua? Non dire stupidaggini Marina.

MARINA. E no, non scende. Vai pure a controllare.

MARCELLA. (Esce a sinistra e ritorna dopo pochi secondi qusi pinagendo) non scende acqua dal mio bagno.

MARINA. Marcella, non farne una tragedia! Cosa dovrei dire io che sono tutta insaponata!? Mi daresti la bottiglia di acqua?

MARCELLA. Vattene o non rispondo più di me stessa!

MARINA. Ma io volevo solo … (viene interrotta).

MARCELLA. Vattene ti ho detto! (Piange più forte).

MARINA. Va bene, me ne vado, va bene. A volte Marcella io non ti capisco. (Esce da destra).

MARCELLA. (Al pubblico disperata) voi invece mi capite vero?

FINE PRIMO ATTO

ATTO SECONDO

Sempre a casa di Marcella.

SCENA I

Marcella

MARCELLA. (Mentre sfoglia una rivista, decisa) devo reagire a queste avversità! Ecco, morirò prendendo dei barbiturici come succede in questo fotoromanzo. Ho un’amica Farmacista e le chiederò di portarmene qualcuno. Da amica sono sicura che mi capirà. (Prende il telefono e compone il numero) pronto Carlina? … ciao, sono io Marcella. Senti, avrei bisogno di una trentina di barbiturici … si certo, di quelli potenti … si, se potessi portameli ora a casa mia, anzi, portamene cinquanta, non si sa mai … grazie Carlina, sei un’amica … ciao. (Chiude la telefonata. Al pubblico) vedete, non c’è nemmeno stato bisogno di tante spiegazioni con Carlina, lei si che è un’amica vera. Me li porta anche a casa, che voglio di più dalla vita? (Ricordandosi che vuol morire) la morte … SUONO DI CAMPANELLO. (Meravigliata) che sia già lei?! (Si avvia alla porta).

SCENA II

Marcella  e Parroco

PARROCO. (Entra da destra) buongiorno Marcella.

MARCELLA. (Al pubblico, meravigliata) il parroco! Don Fabiano qui da me?! Ma io … ma io non sono ancora morta! (Al parroco) scusi Don Fabiano, non pensa di essere un po' … in anticipo?

PARROCO. Non credo.

MARCELLA. (Al pubblico, tristemente) ecco, lui è qui e io non sono ancora pronta! Non sono ancora morta! Che sfortuna! Tutte le disgrazie succedono a me.

PARROCO. Va tutto bene Marcella? Se questo non pensa che sia il momento più adatto, posso tornare un'altra volta, nonostante sia pieno di impegni.

MARCELLA. (Al pubblico) perché non approfittarne per una confessione e per le mie ultime volontà?! (Al parroco) Don Fabiano, facciamo tutto e non ci pensiamo più.

PARROCO. Facciamo tutto?! E … cosa dovremmo fare?

MARCELLA. Ma sì, facciamola questa confessione e così siamo a posto.

PARROCO. In verità io sono qui per benedire (si guarda in giro)… (Viene interrotto).

MARCELLA. Lei raccolga la mia confessione, poi le mie ultime volontà e infine, se vedrà che sia il caso, mi potrà anche benedire.

PARROCO. (Al pubblico) io sarei qui per un'altra benedizione ma se c'è questa necessità…

MARCELLA. (In fretta) Don Fabiano, io penso di aver peccato, non so come e quando ma penso di aver peccato. E la confessione è finita. (Normale) ora le mie ultime volontà: le dico innanzitutto che non voglio al mio funerale il mio ex marito. Non voglio nemmeno che venga a pregare per me in casa quando sarò nella bara.

PARROCO. Al … suo funerale?! Nella …  sua bara?! Lei … lei non è ancora morta.

MARCELLA. E pensa che sia colpa mia? Don Fabiano, ci ho provato in tutti i modi ma tutto è contro di me! Allora, stavo dicendo che gradirei lei mettesse due bei "gorilla" fuori dalle porte della chiesa e di casa mia in modo da non far entrare mio marito. E per il loro comportamento degli ultimi tempi, non voglio al mio funerale, nemmeno: Michele il mio vicino, mia cugina Marina, la mia amica Serenella e ci metto anche mia mamma.

PARROCO. Potrei capire il motivo per cui non vuole il suo ex marito al suo funerale, ma sua mamma, sua cugina e  i suoi amici… (viene interrotto).

MARCELLA. Deve sapere che ero convinta che queste persone mi volessero bene e invece anche loro mi hanno deluso, non hanno cercato in nessun modo di aiutarmi, anzi.

PARROCO. Scusi Marcella, ma io non posso proibire alle persone che vogliono entrare in chiesa e a casa sua quando sarà nella cassa, di poterlo fare.

MARCELLA. La cassa! Dovrebbe avere una bella profondità. Sa perché? Ho le unghie dei piedi fatte in modo che si potrebbero incarnire se dovessero toccare il coperchio.

PARROCO. Io non credo che… (Viene interrotto).

MARCELLA. Come? Lei non ci crede? Guardi, guardi lei stesso (le mostra i piedi) guardi se le mie unghie non sono come io le ho descritto.

PARROCO. (Si affretta infastidito) sì sì, le credo sulla parola.

MARCELLA. E poi vorrei essere pettinata come lo era Anna Oxa al Festival di San Remo.

PARROCO. Come chi?

MARCELLA. Ma si, Anna Oxa che ha cantato al Festival la canzone “Un’emozione da poco”! (La canta).

PARROCO. (Interrompendola) Marcella, ma lei, è sicura di sentirsi bene?

MARCELLA. (Arrabbiata) purtroppo sto bene. Non si vede?! Io vorrei stare male, molto male, e invece sto bene! (Interessata) mi scusi, Don Fabiano, ma se io morissi oggi, quando potrebbe celebrare il mio funerale?

PARROCO. Marcella, se sta bene, perché dovrebbe morire? (Al pubblico) forse fisicamente starà anche bene, ma di testa ho i miei dubbi. E perché proprio oggi dovrebbe morire?

MARCELLA. Perché non le va bene se io morissi oggi?! Mi vuol dire sì o no, se io muoio oggi, quando avverrà il mio funerale?

PARROCO. (Al pubblico, rassegnato) e io che ero venuto solo per benedire… (Viene interrotto).

MARCELLA. Mi vuol rispondere?

PARROCO. Lunedì! Se muore oggi, il suo funerale avverrà lunedì.

MARCELLA. (Infastidita) proprio di lunedì?

PARROCO. Mi scusi, ma se lei è morta, non riesco a capire come le possa interessare il giorno del suo funerale.

MARCELLA. Ovvio che a me non importa.

PARROCO. Perché me lo chiede allora?

MARCELLA. Gliel’ho chiesto solo per il fatto che ad alcune mie amiche non piace iniziare la settimana con un funerale. (Pensa) Don Fabiano, non mi potrebbe tenere nel congelatore fino al giorno dopo?

PARROCO. (Risentito) Marcella che sta dicendo!?

MARCELLA. Va bene, va bene, mi faccio andar bene anche il frigorifero. Ora che ci penso, mia zia non potrebbe essere presente al funerale di martedì perché va in palestra ma so che ci terrebbe a parteciparvi. E se lo celebrassimo di mercoledì?

PARROCO. Questo mercoledì io non posso perché sono in gita. (Si affretta) Marcella lei mi sta facendo impazzire. E poi perché dovrebbe morire? Lei è in splendida forma.

MARCELLA. Forse fisica, perché quella mentale, dopo che mio marito mi ha lasciata, è andata a farsi benedire.

PARROCO. A proposito di benedire, io sarei venuto qui soltanto per benedire … (Viene interrotto).

MARCELLA. Senta Don Fabiano, facciamo così, quando sarò morta, la chiamerò io. Va bene? Così poi lei potrà benedirmi in lungo e in largo.

PARROCO. Ho capito bene? Lei quando sarà morta mi chiamerà?

MARCELLA. Vede che ha capito perfettamente? E si aspetti la telefonata in giornata.

PARROCO. (Esterrefatto) lei dopo essere morta mi telefonerà?

MARCELLA. (Al pubblico) non è più il Don Fabiano che ho conosciuto tre anni fa, ha perso molto. (Al parroco) se farà l’effetto che penso, anche fra poche ore la potrei chiamare. Al massimo stasera. (Al pubblico) Carlina dovrebbe essere qui a momenti. (Al parroco) è tutto per ora Don Fabiano, ci sentiamo più tardi (lo accompagna all'uscita a destra).

PARROCO. (Al pubblico) ma io non sono ancora riuscito a benedire… (È fuori casa).

MARCELLA. (Al pubblico) non ci sono più i parroci di una volta. Devo preparare l'acqua per i barbiturici. (Prende un bicchiere di acqua; ne prende uno più grande; prende una bottiglietta piccola; ne prende una da mezzo litro; ne prende una da un litro; ne prende una da due litri) e per i cinquanta barbiturici questa, penso che vada bene. SUONO DI CAMPANELLO.

SCENA III

Marcella  e Carlina

CARLINA. (Entra da destra come una borsa) ciao Marcella.

MARCELLA. (Con ansia) ciao Carlina. Allora li hai portati? Dove sono? Dammeli subito!

CARLINA. Marcella stai calma, li ho qui in borsa. Ma … a che ti servono 50 barbiturici?

MARCELLA. Carlina, tieniti forte: ne ho bisogno perché … mi voglio suicidare. Mio marito mi ha lasciata. (Affrettandosi) ti prego non aggiungere nulla, niente e nessuno mi farà cambiare idea, sto soffrendo troppo.

CARLINA. (Non le dice nulla e inizia a togliere i sonniferi dalla borsa).

MARCELLA. (Meravigliata) Carlina … non dici nulla? Ti ho appena detto che voglio suicidarmi.

CARLINA. Ti ho sentita e per me va bene.

MARCELLA. Carlina, tu sei mia amica da una vita, io ti dico che voglio suicidarmi e tu non fai nulla per dissuadermi?!

CARLINA. E perché dovrei dissuaderti? Da sempre noi ci sosteniamo a vicenda, perché non lo dovrei fare anche in questa occasione?

MARCELLA. (Al pubblico, ironica) è proprio un'amica leale. Devo dire che sono molto fortunata.

CARLINA. E da amica, invece di 50 barbiturici te ne ho portati 70.

MARCELLA. (Al pubblico, ironica) vedete come si preoccupa per me? (A Carlina) ti rendi conto vero Carlina che se io dovessi morire tu non mi vedresti più? E questa cosa non ti angoscia?

CARLINA. E perché non ti vedrei più? (Comincia a preoccuparsi) vuoi dire che … non mi starai dicendo che …

MARCELLA. (Al pubblico) finalmente ha capito. È sempre stata un tipo poco sveglio.

CARLINA. … mi stai dicendo che ti farai tumulare in un altro paese che non nel nostro?!

MARCELLA. (Al pubblico, sconsolato) e non è cambiata. No, mi farò tumulare qui.

CARLINA. Allora non devi preoccuparti, ti vedrò ancora.

MARCELLA. Un’altra amica mi avrebbe pregato, scongiurato di non commettere ciò che voglio compiere.

CARLINA. (Seria) vuoi che ti preghi di non suicidarti?

MARCELLA. (Anche lei seria) no, sarebbe tempo sprecato. Non cambierei idea.

CARLINA. Bene eccoti allora i barbiturici. Ti consiglio di prenderne uno dopo l'altro senza intervalli lunghi se vuoi che abbiano un effetto sicuro.

MARCELLA. Va bene, grazie. Comunque Carlina, non ti ho mai vista così fredda, così cinica.

CARLINA. Tu non pensi Marcella che se io non fossi così cinica non ti avrei portato questi barbiturici?

MARCELLA. (Al pubblico) beh, effettivamente …

CARLINA. Però non potrai negare che sono una persona di cuore perché quello che mi hai chiesto ti ho portato. Anzi, anche di più.

MARCELLA. (Al pubblico, ironica) e come darle torto?! Senti Madre Teresa di Margutta, ora che hai fatto la tua buona azione puoi anche andartene.

CARLINA. Come mai questo trattamento? (Al pubblico) vedete? Questo è il ringraziamento dopo aver aiutato un’amica. (A Marcella) ciao. Ci vediamo. (Esce a destra).

MARCELLA. Ci vediamo, lei dice! Ma se muoio, quand’è che ci vedremo! Se le amiche sono tutte così, come saranno le nemiche? Che delusione le amicizie! Mi sento profondamente triste, quasi quasi, la faccio finita. Ah già che volevo morire già da prima! (Prende la scatola dei barbiturici) l'ora ormai è giunta, non posso più ritardare, questa vita non fa per me. (Ne toglie una quando SUONO DI CAMPANELLO. Arrabbiata). Ora basta! È mai possibile che non possa vivere in tranquillità nemmeno gli ultimi minuti di vita che mi rimangono? (Va ad aprire a destra).

SCENA IV

Marcella  e Serenella

SERENELLA. (Entra da destra).

MARCELLA. Serenella, che ci fai ancora qua!

SERENELLA. Ah, ma sei ancora viva? Ho incontrato ora Carlina e mi ha detto che praticamente stavi passando a miglior vita e allora io non volevo che … (viene interrotta).

MARCELLA. (Quasi contenta) grazie Serenella che ti sei preoccupata di fermarmi.

SERENELLA. Fermarti? Non ci penso proprio. Sono qui soltanto perché, come sai, mi è sempre piaciuto questo tuo quadro (lo stacca dal muro) e volevo accaparrarmelo prima che se lo prendesse qualcun altro. Tu non hai nulla in contrario vero?

MARCELLA. (Tranquilla) no certo. A me non servirà più.

SERENELLA. Bene.

SCENA V

Marcella, Serenella e Marina

MARINA. (Entrando di corsa).

MARCELLA. Marina, che ci fai qui a quest'ora? Non dovresti essere al lavoro?

MARINA. Si, ma ho preso due ore di permesso per essere qua da te.

MARCELLA. Grazie Marina, ma nessuno ormai mi potrà far cambiare idea.

MARINA. Io non son qui per farti cambiare idea. Mi ha telefonato Carlina e mi ha detto che stavi tirando le cuoia e così volevo riprendermi gli orecchini che ti ho regalato per il tuo trentesimo compleanno.

MARCELLA. Ma … me li avevi regalati con sincera amicizia.

MARINA. È infatti per questo motivo che me li voglio riprendere, la vera amicizia non deve andare perduta. Tu non ci sarai più, ma io sì.

SERENELLA. (Nel frattempo si sarà seduta sul divano) senti Marcella, che ne dici se mi prendessi anche questo divano?

MARCELLA. E perché dovresti?

SERENELLA. Perché a te non servirà più. O mi sbaglio?

MARCELLA. (Incerta) è probabile, però è nuovo.

SERENELLA. Marcella, te lo vuoi portare nell'aldilà forse?

MARCELLA. No, certo. (Incerta) effettivamente a me non servirà più …

SERENELLA. (Guardando l'orologio di Marcella) posso?

MARCELLA. Che stai facendo?

SERENELLA. Bello il tuo orologio, pare d'oro.

MARCELLA. Serenella, è d'oro.

SERENELLA. D'oro? Meglio. (Glielo sfila dal polso).

MARCELLA. Quello è il mio orologio d'oro!

SERENELLA. Fra pochi minuti a te non servirà più. Anzi, ti ricordo che il tempo sta passando e perciò è meglio che ti sbrighi.

MARCELLA. (Decisa) di cosa hai paura? Ti ricordo che sono sempre decisa a morire sai?!

MARINA. (Sollevata) meglio così, avevo paura che avessi cambiato idea. (Vede la sua borsa. Ci pensa un attimo, si avvicina e toglie da essa il portafoglio).

MARCELLA. Marina che stai fai?

MARINA. Sto controllando quanti soldi contiene il tuo portafoglio.

MARCELLA. Ma quello è il mio portafoglio!

MARINA. E con ciò?

MARCELLA. Io non mi sono mai permessa di controllare il tuo portafoglio.

MARINA. Ovvio, io non voglio morire, i soldi a me servono ancora per vivere.

MARCELLA. (Titubante) ecco …

MARINA. (Toglie i soldi dal portafoglio) a te questi soldi non serviranno più. E poi, scusa è molto meglio che te li prenda io che sono tua mica piuttosto che li prenda chi domani ti troverà stecchita.

MARCELLA. (Sconsolata) … sentite, lasciatemi sola ora, prenderete quello che vorrete quando sarò passata a miglior vita. (Al pubblico) a questo punto penso proprio che di là starò molto meglio che di qua.

SERENELLA. Questo quadro è di valore?

MARINA. E questo tappeto persiano?

MARCELLA. Andatevene per favore. Se non ve ne andate … io … io … io non morirò mai e questa roba non vi potrà mai appartenere.

SERENELLA. (Guarda Marina) non ha tutti i torti però.

MARINA. (A Serenella) se l'aiutassimo noi?

MARCELLA. (Affrettandosi) no! (Accompagnandole alla porta a destra) appena voi ve ne sarete andate, metterò in atto il mio piano di morte.

SERENELLA. Torneremo fra un'ora allora. (Sulla porta).

MARINA. Un'ora? Sei matta? Io torno tra mezz'ora! (Fuori).

MARCELLA. (Arrabbiata) le avete sentite! Non sono ancora morta e “gli avvoltoi" mi derubano già di tutto. (Ironica) e devo anche sbrigarmi! Con che coraggio vengono in casa mia e toccare le mie cose, i miei soldi!! È inaudito! Io   … io … sono talmente arrabbiata che … che … non so che fare. (Guarda tutte le cose che le amiche volevano per loro. Fra sé) se queste cose sono preziose per loro perché non possono essere preziose per me che già le posseggo? Quelle due mi hanno fatto venire un mal di testa tremendo. Credo sia il caso che mi prenda qualcosa per alleviarlo prima di prendere i barbiturici. (Toglie dal cassetto una pasticca e la inghiotte con un po' di acqua. Si mette sul divano e si copre) qualche minuto e comincerà a farmi effetto, così poi potrò uccidermi con serenità.

SCENA VI

Marcella, Serenella, Natalina, Carlina, Marina e Michele

NATALINA. (Solo voce fuori a destra) non sento più nulla.

MARINA. (Solo voce fuori a destra) entriamo in fretta! ENTRANO TUTTI.

NATALINA. (Si avvicina al tavolo) i barbiturici sono ancora qui.

CARLINA. E ci sono tutti. Nessun flacone è stato aperto.

SERENELLA. Ora mi sento sollevata, sappiamo che non è morta.

MICHELE. Non è morta … con i barbiturici.

CARLINA. E con questo che vuoi dire Michele?

MICHELE. Dico che Marcella potrebbe aver cambiato modo di uccidersi. Magari ha deciso di … buttarsi dalla finestra.

TUTTI E CINQUE. (Si guardano e vanno di corsa fuori scena a sinistra a controllare la finestra).

NATALINA. (Da fuori a sinistra) da questa finestra nessuno si è buttato!

SERENELLA. (Da fuori a sinistra) nemmeno da questa, per strada non c'è nessuno!

MICHELE. (Da fuori a sinistra) qui invece c'è un cadavere spiaccicato per strada! (Si sente correre).

NATALINA. (Da fuori a sinistra) la mia Marcella … morta …

MARINA. (Da fuori a sinistra) ma non vedi che si muove ed ha un fiasco in mano?

NATALINA. (Da fuori, disperata) la mia Marcella morta alcolizzata! (Pensando) alcolizzata? Marcella non ha mai bevuto in vita sua nemmeno acqua frizzante.

MARINA. (Da fuori) Michele, è solo Vincenzo che si è di nuovo ubriacato ed è caduto dalla bicicletta?

MICHELE. (Da fuori) è vero, ora vedo i baffi.

TUTTI E CINQUE. (Rientrano).

CARLINA. Come hai potuto scambiare Marcella per Vincenzo?!

MICHELE. Scusa ho avuto un lupus.

MARINA. Si dice “lapsus” e non “lupus”.

NATALINA. Questo è proprio il momento adatto per intrattenere questo tipo di conversazione.

SERENELLA. (Si siede sul divano e scorge Marcella) guardate! Marcella è qui e … sembra morta!

NATALINA. (Disperata) la mia Marcella è morta!

MICHELE. (Disperato) no! Non può essere!

MARINA. (Disperata) Marcella, amica mia! Perché lo hai fatto?

CARLINA. (Disperata) io … non ho parole. Marcella!

SERENELLA. Marcella, perché … perché … dopo tutto quello che ho fatto per salvarti!

NATALINA. Non siamo riusciti a salvarla!

SERENELLA. Io ho fatto tutto quello che ritenevo fosse giusto: ho inviato tutti voi qui da lei per farla desistere dal suo progetto di suicidarsi. Certo Natalina, che per farla desistere forse non avresti dovuto dirle che aveva mille difetti …

NATALINA. Io ho solo detto quello che tu mi hai suggerito. Scusa, tu non le hai forse detto  che avrebbe potuto trovare un uomo ma che avrebbe dovuto solo accontentarsi? Ti è sembrato opportuno?

CARLINA. Serenella, come hai voluto aiutarla dicendole quelle cose!?

SERENELLA. Qualcosa potrebbe anche essermi sfuggita di mano, lo ammetto. Ma tu Carlina, le hai portato barbiturici e addirittura più di quelli che ti aveva chiesto …

CARLINA. Volevo solo spaventarla e credo proprio di esserci riuscita dato che i barbiturici ci sono ancora tutti.

MICHELE. Intanto però Marcella è morta e sicuramente non per colpa mia perché io, la corda, gliel’ho portata via.

MARINA. E io le ho portato via il veleno. E in più ho cercato anche di aiutarla facendole credere di volere i suoi oggetti e solo per farle constatare l’importanza di ciò che stava lasciando. Spero che lo abbia capito e che non si sia suicidata per questo.

SERENELLA. Ma come si sarà suicidata? Sembra che dorma. E se si fosse suicidata col gas della cucina?

CARLINA. Si e poi dopo essere morta si è trascinata fin sopra il divano e si è coperta. Ma fammi il piacere!

MARINA. Eh no, una volta ho visto un film dove una è stata trovata su un divano dopo che si era impiccata nella stanza da letto.

MICHELE. È vero, l'ho visto anch'io quel film.

NATALINA. Marcella è morta e voi di che parlate?!

MARINA. Di morti! Più in tema di così.

NATALINA. (Allontanandosi dal divano e parlando al pubblico) povera Marcella, sei morta senza che io ti potessi dire quanto bene immenso ti volevo. Ti volevo bene anche quando mi dicevi che non ti piaceva il mio arrosto. Ti volevo bene perché eri semplicemente te stessa. Valeva la pena uccidersi per Alberto che ti aveva già ucciso per lungo tempo?

MARINA. A volte quando si è troppo presi da un problema, come tu da Alberto, ci si dimentica in fretta di avere una famiglia a cui rivolgersi, da cui cercare aiuto. Chi ti vuole bene, non ti abbandona mai.

SERENELLA. Marcella, tu per me eri speciale perché facevi i salti mortali come quelli che fanno al circo per potermi vedere. Eri speciale perché tu non mettevi nessuno in una lista, tu davi importanza a tutti per come erano.

MICHELE. Marcella, uccidendoti hai pensato solo a te stessa. Tu invece avevi dei doveri verso la tua famiglia, le tue amiche, i tuoi vicini di casa e tutti quelli che ti conoscevano. Perché non hai pensato minimamente al dolore che avresti dato loro e al vuoto che avresti lasciato?

CARLINA. Tu eri unica perché per te era facile voler bene. La fiducia immensa che avevi nelle persone ci sia di esempio.

 NATALINA. Tu sei tutto questo Marcella e noi purtroppo, per timidezza o per la poca abitudine a parlare di sentimenti, non te lo abbiamo mai detto. Avrei voluto anche dirti che i nostri sbagli, le nostre sofferenze ci dovrebbero aiutare a crescere e a maturare e non dovremmo arrenderci mai perché la vita è come il teatro, è magia e ci riserva sempre tante sorprese. (Girandosi verso Marcella) figlia mia, la vita ti avrebbe riservato ancora tanta felicità, invece tu ti sei arresa troppo in fretta e … (Vede Marcella che si sta svegliando. Urla) Marcella!

TUTTI. (Si girano verso Marcella).

SERENELLA. Marcella … ma tu …

MARINA. Marcella … sei viva!

CARLINA. Ma … allora non sei morta?!

MARCELLA. Eh no, i morti non parlano.

NATALINA. Noi pensavamo che …

MARCELLA. Che cosa? Ora non posso nemmeno più dormire a casa mia?

NATALINA. Marcella! Che bello averti ancora tra noi.

MARCELLA. Mamma, io non me ne sono mai andata.

MICHELE. Ma tu lo sai che ci hai fatto prendere un bello spavento?

MARCELLA. Scusate, ma perché siete tutti qui da me?

NATALINA. Siamo qui perché è tutto il giorno che stiamo cercando di impedirti di morire.

MARCELLA. Mi state dicendo che vi siete messi d'accordo tutti per aiutarmi a non morire?

CARLINA. Si Marcella, è stata Serenella che dopo essere capitata qui per caso la prima volta, ci ha avvisato e così abbiamo cercato di dissuaderti.

MARCELLA. Dissuadermi? Voi mi state dicendo che avete cercato di dissuadermi?

MICHELE. Sì, dissuaderti … o quasi insomma.

MARCELLA. Serenella, tu volevi dissuadermi a morire … tagliandomi le vene?

SERENELLA. Ecco … è stata la prima cosa che mi è venuta in mente perché ti avevo vista troppo decisa e dovevo prendere tempo.

MARCELLA. Infatti ero decisa. Com'ero anche decisa ad ucciderti se avessi avuto in mano un coltello in quel momento. E come sei riuscita a mandarmi Michele così in fretta?!

SERENELLA. L’ho incontrato nel corridoio e gli ho raccontato velocemente ciò che volevi fare e lui è corso subito da te inventando una scusa.

MARCELLA. Un uovo …

MICHELE. Sì, lo so, sarà sembrata una scusa banale ma ero nel panico e lì al momento non mi è venuta nessun'altra idea originale.

MARCELLA. E poi, proporti come Alberto, è stato allucinante.

MICHELE. E anche lì, nel panico più totale, ti ho detto le prime cose che mi sono venute in mente. E non so perché le ho dette, io sono l'opposto di Alberto.

MARCELLA. (Guarda la madre) mamma?!

NATALINA. Che vuoi che ti dica Marcella, non è facile dire alla propria figlia quanto le vuoi bene quando non si è abituati.

MARCELLA. Certo che dirmi "sarebbe un suicidio suicidarsi" non è stata proprio la frase più adeguata.

SERENELLA. Tu le hai detto questo Natalina?

NATALINA. (A Serenella) ti ricordo di nuovo che tutto quello che ho detto a Marcella mi è stato suggerito da te prima di entrare in casa!

SERENELLA. Infatti! Le tue parole erano molto convincenti.

MARCELLA. Eccome se erano convincenti! Quando ve ne siete andate ero più convinta che mai di togliermi la vita.

MARINA. E la storia della pantegana ti è piaciuta?

MARCELLA. (Ironica) eccome se mi è piaciuta! Non ci ho capito niente.

MARINA. Il fatto è che nemmeno io sapevo quello che dicevo, non è facile trovare parole in certi momenti. Però almeno ti ho portato via il veleno.

MICHELE. Con la corda invece non sono stato nel panico, ho capito subito le tue intenzione e sono stato bravo a recitare.

MARCELLA. Allora non c'è mai stato nessun trasloco?

MICHELE. No, nessun trasloco.

MARCELLA. Bene. Allora devi riportarmi la mia corda.

MICHELE. La tua corda tu te la scordi. Non hai sentito di quella corda che si è scordata la via del ritorno?

MARCELLA. Michele, ti ricordo che sono ancora in tema di suicidio-omicidio!

MARINA. Marcella ciò che abbiamo fatto è stato solo per aiutarti perché ti vogliamo bene.

MARCELLA. Mi volete tanto bene da appropriarvi dei miei oggetti preziosi?

MARINA. Marcella, anche quello era un modo, diciamo un po' esagearto, di mostrarti che anche le cose che possiedi, sono importanti perché fanno parte della tua vita … da una vita.

CARLINA. Avremmo anche sbagliato su come aiutarti, però lo abbiamo fatto in buona fede.

MARCELLA. Portandomi … dei sonniferi. (Si accorge che è una battuta fuori luogo) stavo solo scherzando. Credo di aver capito quanto sia importante essere circondata da persone che ti vogliono bene. Purtroppo la morte viene ogni qual volta le persone, forti del loro egoismo ci fanno male, ma ora, grazie a voi so per certo che c'è sempre qualcosa o qualcuno per cui vale la pena di ricominciare a vivere. SUONO DI CAMPANELLO.

CARLINA. Che sia già qui quel qualcuno per cui vale la pena di ricominciare? (Va ad aprire).

SCENA VII

Marcella, Serenella, Natalina, Carlina, Marina, Michele e Parroco

PARROCO. Permesso. Buonasera.

MARCELLA. (Al pubblico) proprio la persona giusta per ricominciare. Le posso chiedere il motivo della sua visita quando le ho assicurato che l’avrei chiamata io appena fossi morta?

PARROCO. Marcella, le ripeto che io sono venuto ora come questa mattina solo per benedire … (si ferma perchè si accorge delle persone da cui Marcella è circondata) ma queste non sono le persone che lei non voleva partecipassino al suo … (viene interrotto).

MARCELLA. (Non vuole far sapere la verità perché pentita) parteciperanno sicuramente… alla mia nuova vita che Dio mi riserverà. E se ora ci vuole scusare Don Fabiano … (gli indica a porta).

NATALINA. Marcella, non vorrai allontanare Don Fabiano senza aver benedetto la casa.

MARCELLA. Benedire … casa mia? Lei non era venuto per …  me?

CARLINA. È tutto il giorno che va da un quartire all’altro!

MARCELLA. Lei, anche prima, era venuto solo per …

PARROCO. … per benedire casa sua.

MARCELLA. (Guarda tutti i presenti e poi il parroco e poi i presenti. Al parroco) Don Fabiano … nonostante lei sia venuto solo per benedire la casa … è sempre stato coperto dal segreto confessionale, vero?

MARINA. Marcella, cosa hai detto a Don Fabiano di così segreto?

SERENELLA. Chissà che segreti avrai rivelato!

MICHELE. C’entro per caso io?

MARCELLA. (Affrettandosi) no! Nessuno di voi ha a che fare … a che fare …

PARROCO. Tutti voi invece c’entrate. Vero Marcella?

MARCELLA. (Si lascia andare sul divano) voglio morire!!!

SIPARIO