Volevo il maggiordomo

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Volevo il Maggiordomo

Volevo il Maggiordomo

Commedia in più quadri

di

Mario Alessandro


Mario Alessandro Paolelli

Via Mar Rosso, 219

00122 – Roma

tel.: 06 5682983 – 347 9264055

E-mail: merpeia@hotmail.com

www.marioalessandro.it

Copione protetto S.I.A.E.


Ad Albione.


PERSONAGGI (I.O.A.)

GIONA (uomo)

MARIA (donna)

MAGGIORDOMO (uomo)

BELLA (donna)


PRIMO QUADRO


Interno di un appartamento. C’è un divano fronte pubblico sulla destra, un mobile bar, una libreria, una sedia, un mobiletto con un telefono portatile sopra, un cestino della carta straccia, un tavolino davanti al divano con qualche rivista sopra, una pianta da appartamento, una televisione, una radio antica, uno stereo, una colonna porta CD con alcuni CD. Deve essere bene in vista una foto che ritrae i due padroni di casa, Giona e Maria. Dietro al divano, spostata un po’ a sinistra guardando la scena, c’è un’entrata o, meglio, una sorta di piccolo corridoio che conduce al resto della casa.

Dopo qualche secondo appare, dal corridoio, Giona, un uomo dall’età incerta, può avere dai 35 ai 50 anni. E’ vestito in modo borghese, non elegante, ma si vede che è comunque un uomo che ha cura di sé, ha un soprabito sul braccio sinistro e, sempre sotto lo stesso braccio, un quotidiano, una lastra (nella classica busta da lastre) ed una cartellina con delle analisi. Nella mano destra ha una ventiquattrore. Entra in salotto.

GIONA                     (senza convinzione, un po’ stanco, con poca voce, provato da qualcosa) Ciao sorellina.

Si deve intuire che è un uomo che sta tornando ora dall’ufficio ma con un grave problema che lo affligge. L’uomo posa la valigetta accanto al divano, sistema il soprabito sulla sedia, butta il quotidiano sul divano, si allenta la cravatta. Tira fuori la lastra dalla busta, la guarda, diventa sempre più triste. Ripone la lastra nella busta e si mette a leggere le analisi. Piange. Ripone le analisi e le mette, insieme alla lastra, sotto al cuscino del divano. Cerca di farsi forza.

Si avvia verso lo stereo, sceglie un CD e lo fa suonare a volume piuttosto alto. E’ l’aria ‘Nessun dorma’ dalla Turandot di Giacomo Puccini, un’opera lirica, che quest’uomo, evidentemente, conosce molto bene dato che, con i movimenti della bocca segue perfettamente la canzone. E’ un brano triste ma potente. Giona si sistema quasi in proscenio, come fosse davanti allo specchio, per cantare, anzi ‘mimare’ dato che non emette un solo suono, l’opera che sta ascoltando.

GIONA                     Neeessun dooormaaaa! Neeessun dooormaaa! / Tu puuure, o Priiiincipeeessaaa, / nella tua freeedda staaanzaaa / guaaaaaaaaardiii le steeelleee cheee treeemanooo d'amoooreeee... / eee diii speraaanzaaa! / Ma il mio misteeero è chiuuuso in meeeee...

Dopo circa un minuto, giusto il tempo di far commuovere il pubblico, arriva Maria dal corridoio, visibilmente alterata per il volume troppo alto e va a spegnere lo stereo.

GIONA                     Eh, no, sul più bello! Perché lo hai spento, “sorellina”?

MARIA                     (alterata) Ma a te ti sembra normale?

GIONA                     Chi?

MARIA                     (alterata) Eh, tua sorella!

GIONA                     Beh, sì, sei normale, però dovresti uscire di più, conoscere gente...

MARIA                     (alterata) Ma che stai dicendo? Ti sembra normale entrare in casa senza salutare ed accendere lo stereo a tutto volume? Ogni volta mi fai prendere un colpo!

GIONA                     Ma io ti ho salutata, sei tu che non mi hai sentito.

MARIA                     (alterata) Quante volte ti devo dire che se sono in cucina non posso sentirti se parli con voce normale!

GIONA                     Ma come faccio a sapere che sei in cucina?

MARIA                     (alterata) E tu per sicurezza urla un ‘ciao’ quando entri!

GIONA                     Fammi capire: se all’improvviso senti qualcuno che urla per casa va tutto bene, se invece senti un po’ di musica, no!

MARIA                     Ah! Io a volte non ti sopporto proprio! (esce)

GIONA                     (rivolto verso il corridoio, ovvero a Maria che se ne è andata) Ma scusa, se senti lo stereo quando meno te lo aspetti è ovvio che sono io, no? (tra sé) Non la capisco...

Giona riaccende lo stereo e ricomincia la pantomima del mimare l’opera che stava ascoltando.

GIONA                     Neeessun dooormaaaa! Neeessun dooormaaa! / Tu puuure, o Priiiincipeeessaaa, / nella tua freeedda staaanzaaa / guaaaaaaaaardiii le steeelleee cheee treeemanooo d'amoooreeee... / eee diii speraaanzaaa! (finge di prendere il fiato per la frase seguente)

Ritorna la sorella Maria, sempre alterata. Spegne lo stereo un’altra volta.

GIONA                     Adesso che c’è che non va?

MARIA                     C’è che se tieni lo stereo così alto non riesco a sentire il telefono!

GIONA                     Ma sta qui! (indicando il telefono sul mobiletto) Lo sento io il telefono.

MARIA                     Anche in cucina c’è il telefono se è per questo. Ma la musica è talmente alta che non lo sento!

GIONA                     Uffa!!! (si siede sul divano e nervosamente afferra il quotidiano)

Non appena Maria vede che Giona gli dà le spalle, sostituisce il CD che c’è dentro lo stereo con uno di

quelli che stava nel porta CD. Compierà quest’operazione cercando di non farsi accorgere.

GIONA                     E’ che in questa casa non si ha un minimo di senso artistico! Uno torna stanco dal lavoro e cosa trova? Un ambiente castrante. Maria, tu mi castri!

MARIA                     Sposati allora! Trovati una bella mogliettina che non ti castri!

GIONA                     Dalla padella alla brace.

MARIA                     Guarda che statisticamente gli uomini sposati vivono di più!

GIONA                     (tra sé) Vivere di più… sarebbe bello vivere di più… (butta un occhio al cuscino del divano)

MARIA                     Che dici?

GIONA                     Dicevo che sarebbe bello essere accuditi, essere viziati, essere compresi, essere spronati, essere aiutati, senza dover essere sposati per ottenere tutto questo. Addirittura sarebbe fantastico avere accanto una persona che possa prevenire le tue richieste ancor prima che tu possa dire ‘a’!

MARIA                     (uscendo dalla stanza dopo aver compiuto la ‘sostituzione’) Quella persona esiste e si chiama ‘moglie’! E sposati, così...(gesto dello ‘smammare’)

GIONA                     Aaaah... (si gratta) ogni volta che sento la parola ‘moglie’ mi viene l’orticaria!

Giona smette di grattarsi dopodiché si accerta che la sorella non sia nei paraggi e si avvia verso lo stereo. Lo accende e si prepara a mimare l’opera al centro del palcoscenico ma lo stereo suona ‘Anima Mia’ de ‘I Cugini di Campagna’. Dopo qualche nota, giusto il tempo di far agghiacciare anche il pubblico, Giona va di corsa verso lo stereo, lo spegne, prende un fazzoletto di stoffa dalla tasca ed estrae il CD turandosi il naso. Si avvia verso il cestino della carta straccia e vi butta dentro il CD. Poi si accinge a riporre il fazzoletto in tasca ma ci ripensa e butta anche quello. Ripresosi dallo spavento butta ancora un occhio sul corridoio per vedere se arriva la sorella. Non vedendo nessuno va nel mobile bar, prende una bottiglia di whisky, la guarda e poi agisce come se dicesse “tanto ormai, chissenefrega” e si versa, in un bicchiere, un’abbondante dose di liquore. Lo beve d’un fiato, se lo sorseggia un po’ in bocca, mostrando immenso piacere, e lo manda giù. Poi torna al cestino della carta straccia, riprende il fazzoletto e ci pulisce il bicchiere. Butta il fazzoletto e ripone il bicchiere nel mobile bar. Va nel soprabito, prende dalla tasca una scatolina di gomme da masticare e se ne ‘versa’ sette o otto in bocca. Le mastica avidamente per qualche secondo, fa la conchetta per sentirsi il fiato e le butta nel cestino. Si rimette a sedere sul divano per leggere il giornale.

GIONA                     (legge il giornale per qualche secondo poi, sempre prestando attenzione al giornale esclama a voce alta) Maria? ... (dopo un secondo) Maria?! ... (dopo un secondo) MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!!...

MARIA                     (arriva trafelata dal corridoio con uno straccio in mano) Che c’è? Che è successo? CHE È SUCCESSO???

GIONA                     (continuando a leggere il giornale come se niente fosse) Niente, che deve essere successo?

MARIA                     Madonna santa! Lo sai che non voglio che mi chiami in quel modo!

GIONA                     Sono i nostri genitori che hanno scelto il nome che porti, non è colpa mia...

MARIA                     Non mi riferivo al nome, mi riferivo al ‘modo’ di dire il nome.

GIONA                     E come vuoi che lo dica? Vuoi che gli cambio l’accento? Vuoi che ti chiami Mària? Oppure preferisci Marià?

MARIA                     Spiritoso. Allora? Si può sapere cosa vuole il principino?

GIONA                     (con voce da innamorato) Glielo porti un bicchiere d’acqua al tuo fratellino, ino, ino, ino???

MARIA                     L’acqua? Tutto questo macello per un po’ d’acqua? Ti faccio notare che io sto di là a rassettare la cucina mentre tu sei qui a leggerti il giornale bello bello!

GIONA                     Appunto. Visto che stai in cucina che ti costa portarmi un bicchiere d’acqua?

MARIA                     Ma se mi chiami e mi fai venire qui non sono più in cucina, o no?

GIONA                     Mica ti ho chiamato per farti venire, ti ho chiamato per chiederti se mi portavi un bicchiere d’acqua.

MARIA                     E come facevo a sapere che volevi un bicchiere d’acqua se non venivo?

GIONA                     Mi rispondevi ‘che c’è’? Comunque adesso lo sai, ti sei tolta la curiosità, contenta? (torna a leggere il giornale)

MARIA                     Ma se la cucina è dall’altra parte della casa come faccio a sentirti?

GIONA                     Ecco perché strillo!

MARIA                     Lasciamo perdere và, sennò qui finiamo a litigare come al solito.

GIONA                     E dai, un bicchieruccio d’acqua al fratellino, ino, ino, ino...

MARIA                     Va bene, va bene... (sta per uscire quando ci ripensa e rientra) Hai bevuto.

GIONA                     (fingendosi distratto ed assorto nella lettura del giornale) Eh?

MARIA                     Hai bevuto!

GIONA                     (con aria colpevole) Chi, io? N-no.

MARIA                     Tu hai bevuto!

GIONA                     (alterato) Come fai a dire una cosa del genere!

MARIA                     Tu prendi sempre un bicchiere d’acqua dopo aver bevuto il whisky!

GIONA                     Cioè, adesso è un delitto anche avere sete? Non posso aver avuto semplicemente le papille gustative secche? Non posso aver sudato nel salire le scale? Magari venendo a casa ho avuto voglia di fare footing ed avendo una bassa ritenzione idrica ora ho bisogno di una certa dose di liquidi per reintegrare il mio giusto equilibrio salino!

MARIA                     Le papille secche, eh? Ora vediamo! (va a vedere i bicchieri del mobile bar e li odora uno per uno, finché non prende quello incriminato) Questo sa di whisky!

GIONA                     E vorrei vedere! E’ un bicchiere da whisky, sa di whisky! Se tu prendessi in mano un bicchiere da whisky e sentissi l’odore dell’orzata allora sì che ci sarebbe qualcosa di strano! (infervorandosi sempre di più) Allora sì che sarebbe il caso di chiamare la scientifica, prendere le impronte digitali, mettermi agli arresti domiciliari, chiamare quelli di CSI, analizzare il mio DNA e confrontarlo con i peggiori ricercati dalle polizie internazionali, avvisare Scotland Yard, mettermi sulla gogna in una pubblica piazza, darmi la pena capitale, gettarmi in prigione e buttare via la chiave! (si alza) Ma io dico signori giurati, che se mia sorella prende in mano un bicchiere da whisky e questo sa di whisky, allora non c’è colpa, non c’è dolo, c’è solo lo specchio di una società che porta un uomo a casa, stanco dal lavoro, stanco dall’aver reso i propri servigi alla società, stanco ma felice di essere utile alla causa comunitaria. Stanco, signori, stanco ed assetato. Assetato di giustizia ma anche di acqua. Sì, di acqua. Ed è per un bicchiere d’acqua che lo stiamo giudicando. Siate quindi giusti, chiari e limpidi come l’acqua che egli tanto desidera! Ho finito.

MARIA                     Ho capito, ho capito. Sappi che mi devi trenta secondi della mia vita e prima o poi ti presenterò il conto! (esce, da fuori) Eppure lo sai quello che ti ha detto il dottore!

GIONA                     Il dottore… (buttando un occhio alla parte di divano con sotto le analisi) anche il dottore oggi vorrebbe che io bevessi… (dopo un momento, sempre col giornale in mano) Maria! ... (passa qualche secondo) Maria?! ... (passa qualche secondo) MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!!...

MARIA                     (arriva trafelata dal corridoio) Che è successo? Che hai fatto???

GIONA                     Visto che stai di là mi porti anche le sigarette, per favore?

MARIA                     Non sto di là, non sto per niente di là, sto qua!!! E la smetti di farmi prendere certi colpi? Ti ho detto che non mi devi chiamare in quel modo!

GIONA                     Va bene, vorrà dire che d’ora in poi ti chiamerò Clarissa, contenta? Le porti anche le sigarette al tuo fratellinuccio? Eh? Gliele porti?

MARIA                     Non avevi smesso di fumare, tu?

GIONA                     Sì, ma smettere di fumare se in casa non c’è niente da fumare è troppo facile. Ma se poi succede che io vado in un luogo dove c’è odore di tabacco o dove ci sono altre persone che fumano mi verrà la voglia e cederò alla tentazione. Invece io devo prevenire, devo temprarmi, devo resistere, non devo arretrare davanti alle difficoltà più dure. Per cui io ho smesso di fumare ma voglio sempre tenermi accanto un pacchetto di sigarette. Io quel pacchetto lo devo scrutare, gli devo sorridere in modo sprezzante, gli devo far capire che posso stare senza di lui. Clarissa, io devo guardare il nemico negli occhi e dirgli: “Non ho paura di te!”.

MARIA                     Ma chi è Clarissa?

GIONA                     Non ti piace Clarissa? Preferisci Amanda?

MARIA                     E piantala! Tu sei un masochista, ecco cosa sei. Come fai a smettere di mangiare se qualcuno ti passa sotto il naso un piatto di pasta! E poi smettila con questa faccenda del nome. Non è colpa mia se il tuo nome non ti piace. In fin dei conti il mio è un bel nome, ma troppo comune.

GIONA                     Ti assicuro che avrei preferito un nome ‘comune’, come dici tu, come Antonio, Giovanni o Andrea, piuttosto che il nome che porto.

MARIA                     E’ pur sempre un nome biblico...

GIONA                     Eh, no! La sai la storia! Sai benissimo come furono scelti i nostri nomi: a caso! Le buon anime dei nostri genitori aprirono a caso la Bibbia e presero il primo nome che gli capitò sott’occhio! A te capitò Maria e a me proprio il libro di GIONA dovevano andare a pescare! GIONA! Ma che razza di nome è Giona???

MARIA                     E non ti lamentare sempre! Pensa se ti capitava Matusalemme, o Giuda! Ce ne sono di peggiori!

GIONA                     E certo. Che ne sai di quello che ho passato a scuola! I ragazzi normali le chiamano Medie e Liceo, io li chiamo Purgatorio e Inferno! Allora Giona, salutaci la balena! Oddio, cos’è questa puzza di pesce, che è arrivato Giona? Di un po’ Giona, ma è vero che conosci Geppetto?

MARIA                     Ti vado a prendere l’acqua e le sigarette. (esce)

GIONA                     Eh, brava, vai , vai... (si rimette a leggere il giornale, tra sé e sé) Giona, salutaci  Moby Dick!... Bastardi... (a un certo punto legge qualcosa che attira la sua attenzione) No... No... Non ci posso credere... non ci posso credere... Maria! ... (passa qualche secondo) Maria?! ... (passa qualche secondo) MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!! MARIA!!!...

MARIA                     (arriva trafelata dal corridoio con le sigarette e un bicchiere d’acqua) Madonna santa! Mi fai prendere un accidente! Non mi devi chiamare così!!!

GIONA                     Che pizza! Guarda che sono io qui ad avere un nome raccapricciante, non tu! Per cui abbi un po’ di rispetto per chi soffre! Comunque, basta con le stupidaggini e leggi qui!

MARIA                     Non ho gli occhiali, non leggo nulla.

GIONA                     Eccoli i tuoi occhiali. (glieli porge prendendoli dal tavolino messo davanti al divano)

MARIA                     Grazie. Comunque non c’era bisogno di urlare in quel modo!

GIONA                     Che ne so, magari eri in cucina, non mi sentivi...

MARIA                     (guardando verso il cielo) Che pazienza! Giobba dovevano chiamarmi, non Maria... dà qua. Dove devo leggere?

GIONA                     Qui. L’inserzione.

MARIA                     www le maliziose punto com. Vuoi avere calde emozioni? Chiamaci al numero...

GIONA                     Ma non quella! Quest’altra più in basso.

MARIA                     Scuola per maggiordomi. Finalmente anche l’Italia ha il privilegio di formare dei veri maggiordomi. I più rinomati insegnanti inglesi ti condurranno nella sapiente arte del servizio e della discrezione. Se vuoi una carriera sicura e brillante chiama il numero... E allora?

GIONA                     Come allora? Non sarebbe stupendo?

MARIA                     Diventare maggiordomo?

GIONA                     Ma no! ‘Avere’ un maggiordomo!

MARIA                     Eh?

GIONA                     Fin da piccolo ho desiderato avere un maggiordomo. Tornare a casa ed avere qualcuno che ti porge la vestaglia, che ti chiede com’è andata al lavoro, che già sa che hai avuto una giornata pesante e ti dice: “Signore, ho pensato che avrebbe voluto una camomilla, è già pronta nel suo studio.”. Che meraviglia!

MARIA                     Guarda che casomai non te ne fossi accorto c’è la ‘maggiordoma’ qui, che ti fa le stesse cose da anni! E poi noi lo studio non ce l’abbiamo!

GIONA                     Che c’entra! Tu ‘fai’ perché uno te lo chiede, non previeni! Se voglio una camomilla devo prima urlare ‘MARIA!!! MARIA!!!’ e dopo, forse, me la porti. Oppure magari litighiamo e poi alla fine mi è passata la voglia. E poi tu non hai classe, non hai il savoir-faire!

MARIA                     Tu sei scemo. Guarda che un maggiordomo costa e costa caro!

GIONA                     Certo che costa! Credi che non mi sia già informato? Un maggiordomo ‘inglese’ costa molto caro. Ma forse uno italiano...

MARIA                     Ma cosa stai dicendo? Sembrano fantasie di un bambino. Non è mica un castello questo.

GIONA                     Meglio! Così quando lo chiami arriva subito!

MARIA                     Giona!

GIONA                     Pensa a lui come ad un segno di distinzione, allora!

MARIA                     Se non abbiamo mai ospiti a chi lo facciamo vedere il tuo ‘segno di distinzione’! Non viene mai nessuno a trovarci tranne...

GIONA                     ... quella zitellona arricchita della tua amica.

MARIA                     Esatto, tranne quella zitellona arricch... ma che mi fai dire!!!

GIONA                     È la verità! Ha fatto i milioni con le macellerie. Ma pure se è ricca sempre macellaia resta! E ogni volta che viene ci porta della carne per manifestare la sua superiorità. Senza contare che fa sempre battute sul mio nome.

MARIA                     Non è vero che ci porta sempre la carne e poi non cambiare discorso: a noi un maggiordomo non serve. E poi non saprei neanche dove metterlo.

GIONA                     Potremmo sistemarlo nella stanza che usiamo come dispensa.

MARIA                     E la conserva di pomodoro dove la metto, nella scarpiera?

GIONA                     Prometto di appenderti altre mensole in cucina!

MARIA                     Ma piantala! L’ultima volta che hai provato ad appendere qualcosa abbiamo dovuto chiamare i pompieri!

GIONA                     Ecco! Lo vedi che ci serve qualcuno che in casa ci faccia questo tipo di lavoretti?

MARIA                     Ma la smetti con questa storia? Riprenditi il tuo giornale e i tuoi sogni. Mettersi un estraneo in casa, figurarsi! (esce)

GIONA                     (aspettando che la sorella esca) Un estraneo... a te ti ci vorrebbe un estraneo... per dare una pulita alle ragnatele! (rivolto alla sorella che sta in cucina) Pensaci bene, tieni presente che potrebbe darti una mano nelle faccende di casa anzi, le farebbe solo lui le faccende di casa, non dovresti neanche più armeggiare in cucina!

MARIA                     (da fuori) Non se ne parla nemmeno. Se entra lui esco io!

GIONA                     (urlando) E ALLORA È FATTA: DUE PICCIONI CON UNA FAVA! Vediamo il numero (prende il giornale)... c’è un telefonino... (va al telefono col giornale in mano per prendere il numero da chiamare) tre, quattro, sette, otto, ... sette, sette, uno... ... Pronto? La scuola per maggiordomi? Salve, sono il signor BALENA… Giona Balena. ...Già... divertente... senta, mi scusi per l’ora, se ci sono problemi richiam... ah, bene. Dunque, io vorrei assumere un maggiordomo. Potreste darmi il migliore della scuola?.. Certo, certo... anche subito. Le do l’indirizzo...

Buio. Musica.


SECONDO QUADRO


Siamo sempre all’interno dello stesso appartamento e Giona è seduto sul divano che legge il giornale. Dopo poco si sente il suono di un campanello: è la porta. Dopo un altro paio di secondi si sente un altro squillo di campanello.

MARIA                     (da fuori scena, dalla cucina) La porta.

Squillo di campanello.

MARIA                     (da fuori scena, dalla cucina) LA PORTA!!!

Squillo di campanello. Arriva in salotto Maria, trafelata e con uno strofinaccio in mano.

MARIA                     Ma non lo senti il campanello?

GIONA                     Maria, già che sei qui non potresti aprire la porta? Hanno suonato...

MARIA                     (andando fuori scena ad aprire la porta) E’ incredibile, se uno non lo vede non ci crede... (da fuori rientrando in scena) E’ per te.

GIONA                     Cosa?

MARIA                     La porta.

GIONA                     Quale porta?

MARIA                     Alla porta, è per te!

GIONA                     E chi è?

MARIA                     Non lo so, è un tale che chiede di te. Dice che lo hai chiamato tu.

GIONA                     E come si chiama?

MARIA                     Ma non lo so come si chiama!

GIONA                     Se non lo sai tu che lo hai conosciuto come vuoi che lo sappia io?

MARIA                     Senti coso! Io non posso stare qui tutto il giorno, che facciamo?

GIONA                     Che facciamo cosa?

MARIA                     CON QUELLO ALLA PORTA!

GIONA                     Mandalo via, non aspettavo visite, sarà un venditore.

MARIA                     Come vuoi. Ah! Aspetta, mi ha dato il suo biglietto da visita.

Giona prende il biglietto e trasalisce.

GIONA                     (si alza dal divano) E’ lui! E’ arrivato! Dov’è? Fallo entrare!

MARIA                     Chi è arrivato?

GIONA                     Fallo entrare, ti dico! E’ lui, il maggiordomo!

MARIA                     IL MAGGIORDOMO? Ma sei matto? Ma davvero hai...?

GIONA                     (quasi spingendo Maria fuori dalla stanza) Vai, vai, fallo entrare e non farmi fare brutte figure!

MARIA                     (uscendo) Io spero che sia uno scherzo! Ricordati quello che ti avevo detto!!!

GIONA                     E chi se lo scorda? L’ho chiamato per quello! Allora... come mi sistemo... (si siede sul divano a gambe incrociate) così... no, così no... (si alza in piedi mettendo la mano sul divano e dandosi un tono) ... ecco così dovrebbe andare ...

MARIA                     (entrando) Il coso è arrivato. Stai attento a quello che fai! (esce, da fuori) Da quella parte. Il signor GIONA la sta aspettando.

Entra Ciro, il Maggiordomo. E’ vestito in maniera sobria ma elegante. E’ molto posato nei movimenti. Ha una valigia in mano che posa in terra da un lato.

MAGGIORDOMO    E’ permesso?

GIONA                     (dandosi un tono) Prego, prego. Perdoni la domestica, è solo un po’ irritabile.

MARIA                     (da lontano) Ti ho sentito!

GIONA                     Ehm... (schiarendosi la voce) dunque... dunque... dunque... dov’ero rimasto?

MAGGIORDOMO    Al ‘dunque’, signore.

GIONA                     Già, già, al dunque. Dunque, tu sei un maggiordomo.

MAGGIORDOMO    Esatto, signore.

GIONA                     E come ti chiami?

MAGGIORDOMO    Ciro, signore.

GIONA                     Ciro? E di dove sei?

MAGGIORDOMO    Di Napoli, signore.

GIONA                     Di Napoli? Ma non è possibile! Voglio dire, immagino che ci sarai solo nato a Napoli, ma dove sei vissuto?

MAGGIORDOMO    A Napoli, signore. E’ da quando sono nato che vivo a Napoli. Questa è la prima volta che, se mi perdona l’espressione, metto piede fuori dalla mia città.

GIONA                     Ma è incredibile! Un napoletano che parla un italiano così perfetto non l’avevo mai sentito, neanche una piccola inflessione dialettale, nulla! Ma i tuoi, tua madre e tuo padre, non sono originari di quelle parti...

MAGGIORDOMO    Mia madre è di ‘Marina di Lago di Patria’ in provincia di Napoli, mentre mio padre è di ‘Sant’Angelo a Cupolo’ in provincia di Benevento, signore.

GIONA                     Ah!... E i tuoi nonni?

MAGGIORDOMO    Da parte materna, mia nonna era di ‘Santa Maria di Castellabate’ in provincia di Salerno mentre mio nonno era di ‘Monteforte Irpino’ in provincia di Avellino. Invece da parte di padre...

GIONA                     (interrompendo) Ho capito, ho capito... campano purosangue... ovviamente hai delle referenze.

MAGGIORDOMO    Ottime referenze, signore.

GIONA                     Poi me le farai vedere. Però Ciro non va bene come nome.

MAGGIORDOMO    Non va bene, signore?

GIONA                     No, non va. E’ un nome che non si addice ad un maggiordomo di classe. Ti chiamerai James.

MAGGIORDOMO    James, signore?

GIONA                     Si, James credo che possa andar bene. Ti piace?

MAGGIORDOMO    Se piace a lei, signore.

GIONA                     Però forse un nome straniero sembra finto... che dici?

MAGGIORDOMO    Forse è così, signore. Se posso permettermi potrebbe darmi un nome biblico. Dato il ‘suo’ di nome, mi renderebbe, come dire, più parte della famiglia.

GIONA                     Giusto! Giusto! Ma come fai a sapere che ho un nome biblico?

MAGGIORDOMO    Lo ha detto prima la... la domestica, signore.

GIONA                     La domestica? Ah, già. In realtà è mia sorella, ma di questi dettagli parleremo dopo. Allora facciamo così. Apro a caso la Bibbia e vediamo cosa esce, ti va?

MAGGIORDOMO    A caso, signore?

GIONA                     A caso, a caso. Eh?

MAGGIORDOMO    Come desidera, signore.

GIONA                     (tra sé) ... e che, solo io?... (a voce alta, prendendo la Bibbia ed aprendola a caso) Allora.. vediamo... qui! “Fu allora che Davide, in tutta la sua potenza...”. DAVIDE. Tra tanti nomi ‘coloriti’ proprio Davide.

MAGGIORDOMO    Non le piace, signore?

GIONA                     NO! No... è troppo comune. Proviamo ancora... qui! “Ecco verrai Emanuele, a portarci le meraviglie del creato...”. NO! Neanche questo va bene, riproviamo... qui! “E da allora Paolo cominciò a cercare i frutti del...”. Ma non è possibile! Facciamo finta che dobbiamo sceglierlo per me il nome... qui! “Melkisedek alzando le braccia...”. Senti, (chiude il libro in tutta fretta e riponendolo) ho un’idea. Proviamo col calendario. Vediamo che santo ricorre oggi e la facciamo finita. MARIA! Puoi vedere sul calendario della cucina che santo è oggi? (rivolto a Ciro) Non si preoccupi per mia sorella, è un po’ burbera ma è tutta scena...

MARIA                     (dalla cucina) Ti ho sentito!

GIONA                     E ha un udito finissimo.

MARIA                     (dalla cucina) Oggi è San Bernardo!

GIONA                     Bernardo!!!

MAGGIORDOMO    Bernardo, signore?

GIONA                     Bernardo! Bernardo va bene! Sentiamo come suona. (cantato in modo lirico) BER-NAR-DO! (di nuovo con voce normale) Sai, sono un po’ fissato con la lirica. Su, rispondi: (cantato in modo lirico) BER-NAR-DO…

MAGGIORDOMO    (cantato in modo lirico) EC-CO-MI SI-GNO-RE!

GIONA                     Perfetto, ottimo!

Suona il campanello.

MARIA                     (da fuori) LA PORTA!

GIONA                     E ora parliamo un po’ dei tuoi compiti...

MARIA                     (da fuori, alla maniera di Giona) LA PORTA! LA PORTA! LA PORTA! LA PORTA! LA PORTA! LA PORTA! LA PORTA!

GIONA                     HO CAPITO, HO CAPITO, VADO!

MAGGIORDOMO    Se il signore mi permette, questo potrebbe essere uno dei miei compiti.

GIONA                     Giusto, vai tu! E cerca di essere molto… molto…

MAGGIORDOMO    Maggiordomo, signore?

GIONA                     Esatto! Molto Maggiordomo! Vai, vai…! (Ciro esce e Giona si rimette a sedere sul divano. Tra sé, tra il triste ed il felice) Un maggiordomo… tanto è l’ultimo sfizio…

Ciro rientra in scena con un pacchetto in mano. Giona lo guarda.

GIONA                     Allora, chi era? Cos’hai in mano?

MAGGIORDOMO    Dello spezzatino di vitella, signore.

GIONA                     (affranto) Oddio la macellaia…

Bella entra in scena. Sulla quarantina, molto piacente, ingioiellata, vestita in modo un po’ pacchiano, sul leopardato, tigrato, etc…

BELLA                     Ciao Giona! “Spiaggiato” sul divano come al solito? Ah ah ah (ride in modo volgare)

GIONA                     A cosa dobbiamo l’onere?

BELLA                     Vi ho portato dell’ottimo spezzatino. Con quel tuo magro stipendio mi stai facendo deperire la mia amichetta. (noncurante della presenza del Maggiordomo in stanza) Chi è il tizio che mi ha aperto la porta?

MAGGIORDOMO    Il maggiordomo, signora.

BELLA                     Il maggiordomo?

GIONA                     (inorgogliendosi, si alza dal divano) Già: il maggiordomo!

BELLA                     Piacere sono Bella. (porge la mano a Ciro che gliela bacia)

MAGGIORDOMO    Effettivamente lo è, signora.

BELLA                     Ah ah ah (solita risata volgare) Bella è il mio nome, ma accetto il complimento.

MAGGIORDOMO    Nomen omen, se mi permette.

BELLA                     Mi spiace ma non parlo l’albanese.

Entra Maria nell’atto di asciugarsi le mani con uno straccio.

BELLA                     (verso Maria) Tesoro, sono passata a trovarti! (prendendo lo straccio e buttandolo addosso a Giona) Però tu smettila di fare i lavori di casa o non avrai mai delle unghie decenti! Ma tanto ormai avete un maggiordomo, giusto?

MARIA                     Sì, è l’ultima trovata di mio fratello.

GIONA                     (avvicinandosi a Ciro e porgendogli lo straccio) Tuo fratello ha deciso di dare un tocco di classe a questa famiglia. Si chiama Bernardo! Ed è un maggiordomo (ammiccando verso Bella), un vero segno di distinzione. Cosa che i gioielli o i soldi non sono.

MARIA                     Giona!

MAGGIORDOMO    A proposito, signore, non abbiamo ancora ragionato sul mio stipendio.

BELLA                     Ah, no? (si accomoda sul divano) Beh, ragionateci adesso…

GIONA                     Ehm… certo, certo. Allora facciamo.. facciamo…

BELLA                     E’ pur sempre un extracomunitario, non esagerare…

MARIA                     Ecco, non esageriamo!

GIONA                     Non è albanese!!! Allora facciamo cinquec… (Ciro ammicca che non va bene) ottoc… (Ciro ammicca che non va bene) mill… (Ciro ammicca che non va bene) mille e duec…(Ciro ammicca che non va bene) mille e cinquec… (Ciro ammicca positivamente) mille e cinquecento euro al mese.

BELLA                     Io te ne do 2000.

MARIA-GIONA       BELLA!

BELLA                     Lo so. Ma il merito va tutto al mio estetista.

GIONA                     Cos’è questa storia?

BELLA                     C’è che hai ragione. Un maggiordomo sarebbe proprio il segno di distinzione che mi serviva.

MARIA                     (approfittando del fatto) E’ vero, a Bella serve molto più che a noi.

GIONA                     Non se ne parla! E’ mio! 2100!

MARIA                     GIONA!

BELLA                     2300!

MARIA                     BELLA!

GIONA                     2400!

MARIA                     GIONA!

BELLA                     2500!

MARIA                     BELLA!

GIONA                     2600!

MARIA                     GIONA!

BELLA                     2700!

MARIA                     BELLA!

MAGGIORDOMO    2800!

MARIA                     BERNARDO!

BELLA                     2900!

MARIA                     BELLA!

GIONA                     3000!

MAGGIORDOMO    (con la calata napoletana) AGGIUDICATO! (di nuovo in italiano) Anche perché la mia etica mi impone di dare la precedenza a chi ha voluto i miei servigi. Sempre mantenendo i 3000 ovviamente. Ora se il signore mi permette io mi ritirerei per sistemarmi. (riprende la valigia in mano)

GIONA                     (felice per la vittoria) Certo, certo! La domestica ti indicherà… eeehm, la signora ti farà vedere la tua stanza.

MARIA                     Tu sei pazzo e non ti scordare che questa casa è mia: non finisce qui! Ciao Bella, ti chiamo più tardi.

Maria esce furiosa dalla stanza con Ciro che la segue.

BELLA                     Complimenti per il tuo maggiordomo, ma ciò che voglio alla fine lo ottengo. Tieni a mente le parole di tua sorella: non finisce qui. Non disturbarti ad accompagnarmi, conosco la strada. Torna pure ad arenarti sul divano. (esce)

GIONA                     AH! Vai, cara, vai! Ride bene chi ride per primo! AH! Che soddisfazione! (si rimette sul divano) Che goduria! (facendo la vocina ad imitare Bella) ‘sarebbe proprio il segno di distinzione che mi serviva’… tzé… vallo a cercare in mezzo ai controfiletti e alle lombate il tuo segno di distinzione… AH! Che goduria!... (si rende conto di quello che ha fatto, guardando il pubblico affranto dalla spesa) 3000 euro al mese!!!

Inizia una musica soft, triste, malinconica (andrebbe bene qualcosa al pianoforte di Ludovico Einaudi dall’album ‘Divenire’). Una musica che, facendo da contrappunto alle battute od alle situazioni comiche che si vengono a creare, ricordi, come leitmotiv, che si sta comunque guardando uno spaccato degli ultimi momenti di vita di un uomo.

Sull’inizio della musica, Giona guarda sotto al cuscino del divano, là dove sono le analisi, o comunque fa un gesto in quella direzione. Prendo in mano una foto dove ci sono lui e la sorella. La guarda e la riguarda per poi rimetterla a posto. Sconsolato si rigetta sul divano alzando le spalle, come a dire ‘chi se ne importa dei 3000 euro al mese, tanto manca poco’.

Buio.


TERZO QUADRO


La scena inizia sul buio, con la musica “Te voglio troppo bene” di Gianni Celeste, tipica canzone strappa lacrime napoletana. Sulle parole della prima strofa si accendono le luci con il maggiordomo che sta ‘riassettando’ il salotto, spostando qua e là le cose, lucidando, sistemando, etc… Tra le altre cose appoggia con cura un bicchiere con un dito di whisky sopra ad un tovagliolino bianco messo sul tavolino, accanto al divano. Nel mentre, Ciro mima con la bocca e con i gesti il testo della canzone che sta sentendo (è lui che ha messo il CD nello stereo). Qui di seguito le parole:

Il terzo quadro ha inizio sul buio, con le prime strofe della canzone:

Senze e te n'anno è già passate
senze e te n'anno è già vulato
i vasi
ma nnascur tutt' e cos
c'aggià fa
nun me importa chiu e campà

Sulla luce, si vede il maggiordomo, così come descritto sopra:

MAGGIORDOMO    (mimano le parole) Senze e te nun pozzu sta perche tu m'appartiene, pecche me piaci tu, / senze e te nun pozzu sta te voglio troppo bene, io veng'a do stai tu, / non vo ascì ti si ficcate dint'a mente / nanz'all'uocchi si presente / la mia vita è solo tua / di più sempre di più / senze e te nun pozzu sta mi sembra di impazzire, e chiamme semb'a te, / senze e te non ha più senzo io vorrei morire, murì penzann'a te, / chistu fuoc' dind'o core / chiu s'appicce / comme e triste stare solo / va a ffernì ca penzo a te. [NdA: la canzone non va necessariamente mimata fino qui. Va calibrata la giusta lunghezza a seconda dell’effetto comico del pezzo sul pubblico]

Arriva Giona, di rientro dal lavoro, con soprabito e ventiquattrore. E’ visibilmente stanco, depresso. Entrando in stanza, nel momento in cui Ciro sta mimando il suo pezzo, si avvicina allo stereo (Ciro non se ne accorge) e lo spegne.

MAGGIORDOMO    (non appena si accorge dello spegnimento dello stereo, si ricompone), Bentornato, signore.

GIONA                     (con il solito fazzoletto prende il CD e lo butta nel secchio facendo il gesto di turarsi il naso) Chi è stato a mettere quel disgraziato sofferente nello stereo?

MAGGIORDOMO    Farò in modo che quel disgraziato non soffra più nel suo salotto, signore.

GIONA                     Ecco, bravo. Certi cantanti quando iniziano a stare così male vanno abbattuti subito, come i cavalli! Piuttosto non ti avevo chiesto delle referenze?

MAGGIORDOMO    Certo signore.

GIONA                     Ah, bene, bene. (gli sopraggiunge un’idea) Senti, visto che ti va di cantare, vediamo come te la cavi con i duetti… (si va a sistemare davanti al divano)

MAGGIORDOMO    I duetti signore?

GIONA                     Il Barbiere di Siviglia. Atto primo scena settima. Metti il tu il CD. E’ quello proprio accanto allo stereo.

Il Maggiordomo mette un CD, preme play e si avvia accanto a Giona. Parte la musica di “Pensami” di Julio Iglesias.

GIONA                     Ma cosa hai messo!?? (corre a spegnere lo stereo)

MAGGIORDOMO    Il CD che mi ha indicato, signore.

GIONA                     E’ uno di quei dischi orrendi di mia sorella. (lo butta nel secchio come l’altro poi sistema nello stereo il CD giusto e lo fa partire) Dicevo: il Barbiere di Siviglia. Atto primo scena settima. Il Conte dà a Figaro una moneta e come per incanto a quest’ultimo viene un idea per aiutare il Conte con la sua bella. (risata alla maniera lirica) AH AH AH AH AH! (torna davanti al divano accanto al Maggiordomo)

La musica inizia con il maggiordomo (nei panni di Figaro) e Giona (nei panni del Conte)che imitano la scena mimando gesti e parole. (NdA.: questa scena ‘potrebbe’ essere facoltativa, ma oltre a sottolineare la passione di Giona per la lirica, fatto che diventerà importante in seguito, avrà un sicuro impatto comico sul pubblico). La prima ‘battuta’ è di Figaro, ma il maggiordomo non capisce subito quello che deve fare. Non appena però questi vede che Giona lo incita a parlare e ‘doppia’ la successiva battuta del Conte, nel duetto, capisce quello che deve fare e prosegue anche lui nel gioco del playback.

FIGARO

Voi dovreste travestirvi /

per esempio / da soldato.

CONTE

Da soldato?

FIGARO

Sì, signore.

CONTE

Da soldato? E che si fa? /

Che si fa? / Che si faaa?

FIGARO

Oggi arriva un reggimento.

Oggi arriva un reggimento!

CONTE

Sì, e' mio amico il Colonnello,

è mio amico il colonnello!

FIGARO

Va benon.

CONTE

Eppoi?

FIGARO

Cospetto! /

Dell'alloggio col biglietto /

quella porta s'aprirà. /

Che ne dite, / mio signore? /

Non vi paaar? / Non l'ho trovata? /

Aaaaaah che invenzione, che invenzione prelibaaataaa

che invenzione, che invenzione prelibaaataaa

che invenzione, che invenzione prelibata, bella bella bella bella in verità!

Sì sì, che invenzione, che invenzione prelibata, bella bella bella bella bella bella in veritaaaà!

che invenzione bella bella in verità!

che invenzione bella bella in verità!

CONTE

(accavallato)

Che invenzioooone! /

 Prelibaaaaata! /

Che invenzione, che invenzione prelibata, bravo, bravo, bravo, bravo in verità!

Sì sì, che invenzione, che invenzione prelibata, bravo bravo bravo bravo bravo bravo in veritaaaà!

che invenzione bravo bravo in verità!

che invenzione bravo bravo in verità!

Sul finale del duetto, proprio mentre la musica e la voce dei cantanti sono al loro culmine, sia nel volume che nell’intensità dell’interpretazione, arriva Maria, con il solito strofinaccio in mano a testimoniare il suo daffare in casa, che cerca di intromettersi tra i due fin dal corridoio.

MARIA                     La porta! … LA PORTA! … LA PORTA, LA PORTA, LA PORTA!!! (va verso lo stereo e lo spegne. A stereo spento Maria dice ‘la porta’ in modo ‘lirico’) LA POOOOOR-TAAAA!

GIONA                     (applaudendo) Brava!

MAGGIORDOMO    (applaudendo anche lui) Complimenti signora, una bellissima voce.

MARIA                     (appare contenta dei complimenti del maggiordomo) Grazie! (tornando in sé) Ma che voce e voce! (rivolta a Giona) Stanno suonando alla porta! (indicando il Maggiordomo) Cosa ci fai con ‘quel coso’ se non apre neppure la porta di casa?

MAGGIORDOMO    La signora mi perdoni: obliavo nell’acme del duetto. Procedo subito. (esce)

GIONA                     Senti Maria, quello non è un ‘coso’, è il maggiordomo!

MARIA                     Visto che vive in casa nostra, anzi in casa mia, dovrebbe fare quello che gli dico!

GIONA                     Giusto.

MARIA                     Se è giusto perché io sto con lo straccio in mano e lui no?

GIONA                     Vanno solo schedulate le mansioni e poi vedrai che mi ringrazierai. Ma l’acme del duetto…

MARIA                     ‘Acme’ lo dici a tua sorella!

GIONA                     Appunto!

MARIA                     E poi a me neanche ‘obliavo’ me l’ha mai detto nessuno. Quello ha qualcosa che non mi convince! A proposito, le hai ritirate poi le analisi?

GIONA                     (imbarazzato) Sì, sì, certo. Tutto a posto.

MARIA                     Hai visto? Non ti avevo detto che non c’era nulla di cui preoccuparsi?

Giona, con le lacrime agli occhi, in un impeto affettuoso stringe la sorella Maria tra le braccia.

MARIA                     (stretta nel suo abbraccio)Beh? Che c’è adesso?

GIONA                     (togliendo l’abbraccio, andando sul divano) Nulla, nulla. Torniamo pure a non sopportarci come al solito.

MAGGIORDOMO    (entrando con un pacchetto in mano) Col vostro permesso vorrei introdurre degli arrosticini di pecora e la signora Bella.

GIONA                     (gettandosi sconsolato sul divano) Ma quella sta sempre qua!?!

MARIA                     ‘Quella’ è una mia amica!

Entra Bella, vestita, al solito, in modo appariscente.

BELLA                     Maria stai ancora così? Non mi dire che ti sei scordata che dovevamo uscire?

MARIA                     No, no. Dammi un minuto che mi cambio. (esce sbuffando)

BELLA                     Tesoro, ogni volta che ti incontro hai uno straccio in mano. Secondo me dovresti rivedere le tue priorità. Ma i gusti son gusti.

MAGGIORDOMO    De gustibus non est disputandum.

BELLA                     Sì, ma bisogna che cominciate ad insegnarli l’italiano al vostro maggiordomo. (rivolta al maggiordomo) Ma non preoccuparti, alla seconda o terza generazione sarete perfettamente integrati.

GIONA                     Bella, sono molto stanco. Potresti aspettare la tua amica cercando di entrare in coma per il tempo necessario?

BELLA                     Tesoro hai una brutta cera! Smettila di nutrirti di plancton e mangia i miei arrosticini di pecora che ti rimetteranno in sesto. Sono freschissimi!

GIONA                     Hai sentito Bernardo? (cercando di imitare Bella) Sono freschissimi.

MAGGIORDOMO    Sento ancora la pecora belare, signore.

BELLA                     Ah ah ah! Che divertente! Ah ah ah!

GIONA                     (rivolto a Bella) Io la sento belare ogni volta che parli... Va beh, tutti questi ovini mi hanno accentuato il mal di testa. Vado a cambiarmi. (passando vicino al maggiordomo gli mette una mano sulla spalla, sottovoce) Se sei fortunato ti ammorberà con il suo ex marito, se sei sfortunato ti racconterà la differenza tra filetto e controfiletto. Gioca d’anticipo!…Beh, a dopo. Ah, mi raccomando: che la signora non stia più con lo straccio in mano.

MAGGIORDOMO    Farò in modo che la signora abbia sempre le mani libere.

GIONA                     (verso Bella, in segno di saluto) Bella…

BELLA                     Grazie!!!

GIONA                     (andandosene, sconfortato da Bella) Mmmmh…

BELLA                     Come si dice ‘Martini’ nella tua lingua? Pensi sia possibile averne uno? (afferra una rivista e la legge distrattamente)

MAGGIORDOMO    Martini è comprensibile, signora. Come lo vuole? Bianco, Rosso, Dry, liscio, on the rocks?

BELLA                     Lo sapevo. (tra sé) Come si dice ‘Martini’ in albanese…? (scandendo ad alta voce) MAR-TI-NI!

MAGGIORDOMO    CA-PI-TO: MAR-TI-NI!

BELLA                     Ecco bravo! Lo sapevo di essere portata per le lingue.

MAGGIORDOMO    (mentre prepara il Martini) Se posso permettermi. Da quanto tempo si è separata, signora?

BELLA                     Come fai a sapere che sono separata?

MAGGIORDOMO    Eh, pecché? Pecché… pecché 'N tiempo 'e tempesta ogni pertuso è puorto.

BELLA                     (non capisce, allora cerca di far parlare il maggiordomo col linguaggio dei segni, cercando di mimare le proprie parole) Aiu-ta-ti coi se-gni!

MAGGIORDOMO    No, volevo dire, una signora come lei non può non aver avuto fior di pretendenti.

BELLA                     Che intuito! Infatti lo avevo sentito dire che i migliori detective sono dell’est. Come quel James Bond, per esempio.

MAGGIORDOMO    James Bond era inglese, signora.

BELLA                     Beh? L’Inghilterra sarà pure ad est di qualcosa, no? E poi non sono separata, ma divorziata. Meglio così, non avrebbe mai funzionato.

MAGGIORDOMO    (dandole il Martini) Posso chiederle come mai?

BELLA                     Oh, beh, all’inizio era tutto meraviglioso. Ma forse all’inizio è sempre meraviglioso. Poi però, appena la vita monotona di tutti i giorni ha cominciato a prendere il sopravvento è stato come dopo una sbronza. Mi sono svegliata con un gran mal di testa e la voglia di non bere più. Eppure pensavo fosse amore… (triste, tracanna il Martini)

Maria appare dal corridoio, con la camicetta cambiata. E’ una camicetta con un disegno molto particolare.

MAGGIORDOMO    Se posso permettermi… l’amore è n’ata cosa! C'è sì la fase dell'innamoramento, del perdersi negli occhi dell'altro, del sentire un trasporto totale, del toccare quasi il cielo con un dito... ma l'amore non è questo! L'amore è fatto di condivisione, di ascolto, di cose fatte insieme, di progetti. L'amore è fatto di sintonia, è fatto di pensieri che si incontrano, che si cercano. L'amore è fatto soprattutto di rispetto dell'altro: questo è amore! E se non c'è questo, anche se c'è tutta la passione e tutto il sentimento, non c'è amore! Oh, mi scusi. Mi ero lasciato trasportare dai miei pensieri, non volevo…

Maria rimane incantata e intenerita dalle parole del maggiordomo.

BELLA                     Lo sai che mi hai quasi fatto piangere? Se non fosse che queste cose le avevo già sentite a ‘Sex and the City’... (accorgendosi di Maria) Maria, ma che bella camicetta, non mi stanco mai di vederla!

MARIA                     Ho solo preso il primo straccetto che ho trovato. Possiamo andare. (esce rivolgendo un’occhiata amichevole al maggiordomo)

BELLA                     (rivolta al maggiordomo) A proposito di straccetti, volevo raccontarti della vera differenza tra filetto e controfiletto ma sarà per un’altra volta. (si avvicina al maggiordomo) Tremilacinquecento?

MAGGIORDOMO    Ho una sola parola signora.

BELLA                     Una sola parola, ma non un solo prezzo. E io troverò qual è. Salutami il tuo fido padrone e dagli un bacio da parte mia, vedrai che gli farà piacere.

MAGGIORDOMO    Ne dubito, visto come la tratta, signora.

BELLA                     Chi disprezza compra. Quello è innamorato cotto, come me!

MAGGIORDOMO    Come lei? Ma anche lei sembra disprezzarlo!

BELLA                     Non faccio altro che giocare al suo gioco!

MAGGIORDOMO    Se posso permettermi: se pigliano cchiù mmosche cu 'na goccia 'e mele, ca cu 'na vott'acito! [NdA.: in napoletano, “si catturano più mosche con una goccia di miele che con una botte di aceto”]

BELLA                     (restando un attimo interdetta) Eh?

MAGGIORDOMO    Buona giornata signora. Riferirò.

BELLA                     Ciao caro! (esce ancheggiando vistosamente)

MAGGIORDOMO    Se 'a femmena cammina e move l’anca, si nun è zoccola poco ce manca!

Il maggiordomo inizia a mettere in ordine qua e là fischiettando il motivetto che aveva aperto il terzo quadro quando si accorge di qualcosa che spunta dal cuscino del divano. Tira fuori la lastra e le analisi e fa per riporle da qualche altra parte ma, incuriosito, non resiste e gli dà un’occhiata.

Inizia la musica triste. Il maggiordomo, ripone quello che ha trovato sotto al cuscino del divano. E’ visibilmente triste e scioccato. Guarda il pubblico.

MAGGIORDOMO    Maronna d’o Carmine!

Buio.


QUARTO QUADRO


La scena inizia con il maggiordomo intento a riordinare qua e là. Entra in scena Maria, con indosso un’altra camicetta dal disegno molto particolare.

MAGGIORDOMO    Buongiorno signora.

MARIA                     Buongiorno.

Maria si accorge di alcune cose fuori posto sul tavolino vicino al divano e comincia a riordinarle. Il maggiordomo se ne accorge e corre a riordinarle lui stesso per non farlo fare a Maria.

MARIA                     Eeeh! Quanta premura! Prima non aprivi neanche la porta!

MAGGIORDOMO    La signora ha ragione ma gli ordini del signore sono stati precisi: lei non deve più fare nulla.

MARIA                     Ha detto proprio così?

MAGGIORDOMO    Più che altro ha detto: nun l’agg’ia più verè co’ nu strofinacc’n’mano. Ed è mio dovere rispettarne le ultime volontà.

MARIA                     In che senso le ultime?

MAGGIORDOMO    (cercando di riprendersi dalla gaffe) Nel senso che nella lista che mi ha dato queste le ha scritte per ultime.

MARIA                     Allora vado in cucina a preparare il pranzo.

MAGGIORDOMO    Già fatto, signora. Mi sono permesso di fare un sugo con le spuntature con cui la signora Bella ci ha omaggiato l’altro giorno.

MARIA                     Ah. Molto bene. Senti, visto che ci siamo. Non hai visto Giona un po’ depresso in questo periodo? Lo vedo molto giù, assente…

MAGGIORDOMO    (dissimulando ciò che sa) Non è molto che sono a servizio presso di voi, signora. Non potrei dirle se l’umore del signore è peggio del solito o meno.

MARIA                     Già, giusto. Allora vado, vado a trovarmi qualcosa da fare. Sempre che tu me lo permetta…

MAGGIORDOMO    Signora, se posso…

MARIA                     Sì?

MAGGIORDOMO    Che lavoro fa?

MARIA                     Oh, beh… faccio la segretaria part-time in uno studio medico.

MAGGIORDOMO    Ed è un lavoro che le piace?

MARIA                     E’ un lavoro.

MAGGIORDOMO    (quasi tra sé) Nun’è ccosa pe’ voi, aggio capito. (a Maria) E come mai lavora lì?

MARIA                     Quando i nostri genitori morirono io e Giona dovemmo sbrigarci a trovare qualcosa. Ormai sono vent’anni che lavoro lì. Mi ci sono abituata.

MAGGIORDOMO    Capisco. Allora, sempre se posso permettermi, ha un sogno nel cassetto?

MARIA                     Come?

MAGGIORDOMO    Una passione, signora, un hobby. Una luce a cui volgersi nei momenti di tristezza. (puntualizzando) Perché i momenti di tristezza possono capitare da un momento all’altro.

MARIA                     Beh, sono credente se è quello che vuoi sap…

MAGGIORDOMO    (sovrapponendosi) Mi perdoni. Mi riferivo al ‘sogno’! A quello che si è sempre voluto fare o essere! A quel pensiero felice che ci dovrebbe accompagnare ogni giorno, quel qualcosa a cui ci aggrappiamo. Quel senso di compiutezza e di realizzazione che ciascuno di noi dovrebbe sentire prima di addormentarsi… per avere un motivo in più per svegliarsi più il giorno dopo…

MARIA                     (sognante) Il sogno… beh, ce l’hai davanti.

MAGGIORDOMO    Effettivamente la trovo molto attraente, signora.

MARIA                     (ridendo, con timidezza) Ah ah ah… no, non dicevo… parlavo della mia camicetta!

MAGGIORDOMO    Prego?

MARIA                     La camicetta. Le disegno da me. Ho una sarta molto brava che mi segue in questa mia… ‘follia’, ed ecco qua! (girando su se stessa per farla vedere bene) La moda mi è sempre piaciuta, ma ormai…

MAGGIORDOMO    Ormai?

MARIA                     Alla mia età… nessuno mi prenderebbe a lavorare nel campo. Ci sono migliaia di giovinette pronte a fare di più e meglio.

MAGGIORDOMO    Sul di più, forse sì, ma sul meglio mi permetto di dissentire, signora. Un sogno non ha età! Vero. Probabilmente troverebbe difficoltà a trovare un impiego in quel campo ma ci sono altri modi per inseguire i propri sogni…

MARIA                     Cioè?

MAGGIORDOMO    Capisco che la vita spesso ci mette di fronte a scelte non previste (tra sé) e io ne so qualcosa, (a Maria) ma non per questo dobbiamo rinunciare ‘del tutto’ a fare quello che ci piace!

MARIA                     Sì, forse hai ragione, ma come…?

MAGGIORDOMO    Guardandosi intorno, cercando di cogliere piccole opportunità!

MARIA                     Ma in che modo, non capisco!?

MAGGIORDOMO    Ad esempio… (riflettendo) c’è un mio amico che ha una squadra di calcio e proprio l’altro giorno mi diceva che cercava un’idea per le divise. Potrebbe interessarle?

MARIA                     (entusiasmandosi) Disegnare le divise di una squadra di calcio?! Ma… non so se sono in grado! E se poi non ne sono capace???

MAGGIORDOMO    Putesse, ricesse e facesse ereno tre fessi!

MARIA                     Come?

MAGGIORDOMO    Tra gli autoctoni del mio paese vuol dire: ‘Con i SE e i MA non si arriva a nulla!’.

MARIA                     Una squadra di calcio? Mamma mia che emozione!!! Potrei… no, ma che sto dicendo… una camicetta è una cosa, ma un’intera divisa… no, non fa per me. E poi non ci tengo più di tanto…

MAGGIORDOMO    Signora, 'o cunfessore se po' dicere quacche buscìa, o miedeco no! Avanti! Non si faccia pregare! Lo so che le piace!

MARIA                     SÌ, SÌ CHE MI PIACE! Certo dovrei pensare a tutto: lo stemma, i calzettoni, i calzoncini, gli accappatoi. Servirebbe qualcosa che richiamasse i colori della città… a proposito, di che città è questa squadra?

MAGGIORDOMO    (cercando di ricordare) Non mi sovviene al momento. Ma iniziava con la ‘enne’…

MARIA                     NOVARA?

MAGGIORDOMO    No, no…

MARIA                     (con sommo entusiasmo) Il NAPOLI??? Disegnare le divise del Napoli, FANTASTICO!

MAGGIORDOMO    No, no! Era una squadra più piccola… il NOCERA!

MARIA                     (un po’ meno entusiasta) Il Nocera? …Superiore?

MAGGIORDOMO    No, inferiore. Nocera inferiore.

MARIA                     Pure. Va beh, meglio di niente. Bisognerà ben cominciare con qualcosa! Allora, chiama il tuo amico e digli che penso a tutto io! E grazie, GRAZIE! (gli dà un bacio sulla guancia per poi andar fuori scena allegramente)

MAGGIORDOMO    (carezzandosi la guancia) Povera signora. Questi saranno i suoi ultimi momenti di allegria. 'O peggio passo è chillo d' 'a porta. Mi viene da piangere a pensare quanto starà male… eppure è così bella quando sorride…

Entra Giona, triste, afflitto, sconsolato, depresso. E’ dimesso, con indosso una vestaglia e le pantofole.

GIONA                     Buongiorno Bernardo. Che aveva mia sorella? Non la vedevo così allegra da quando le dissi che per motivi di lavoro mi sarei dovuto assentare per un mese.

MAGGIORDOMO    Credo sia a causa del calcio, signore.

GIONA                     (distrattamente, come se non lo avesse sentito, si va a sedere sul divano) Il calcio, già. (toccando il cuscino dove sotto ci sono le analisi) Anche quei valori ormai sono sballati. Ma è bello vederla così allegra. (quasi piangendo) Se solo sapesse perché sto male… ma non deve saperlo. Noi non le diremo nulla, vero Bernardo?

MAGGIORDOMO    Come il signore desidera.

GIONA                     Già, ma tu non sai neanche di che sto parlando.

MAGGIORDOMO    Se posso, signore, la signora Bella mi ha detto di mandarle un bacio.

GIONA                     Lo sapevo. Quella è innamorata cotta, come me.

MAGGIORDOMO    Ma se lei la tratta sempre male!

GIONA                     Chi disprezza compra. Non faccio altro che giocare come fa lei.

MAGGIORDOMO    Vuie nun site nurmal’(e)!

GIONA                     Sono anni che andiamo avanti così. E’ il nostro gioco… ma questo non è certo il momento di giocare… (tristissimo)

MAGGIORDOMO    (tra sé) Chest’è ‘na cas”e pazz’! (a Giona) Certo, signore. (mentendo) Ma posso chiederle perché ultimamente è così depresso e malinconico?

GIONA                     (mentendo) Nulla, nulla, sono solo un po’ affaticato.

MAGGIORDOMO    Posso farle una domanda, signore?

GIONA                     Dimmi pure.

MAGGIORDOMO    Ha un sogno nel cassetto?

GIONA                     Come?

MAGGIORDOMO    Un sogno nel cassetto. Una cosa lasciata a metà. Un obiettivo mai raggiunto.

GIONA                     (ridacchiando, perdendosi nei suoi sogni) Da piccolino volevo fare l’astronauta…

MAGGIORDOMO    Eh, sì. Se 'a nonna mia teneva 'o coso 'a chiammavano 'o nonno! No, signore, io intendevo una passione, un hobby. Una luce a cui volgersi nei momenti di tristezza. (puntualizzando) Perché, e lei LO SA BENE, i momenti di tristezza possono capitare da un momento all’altro!

GIONA                     Ah, beh, certo. La lirica! Ho sempre desiderato di poter cantare un’opera, in un teatro vero. Davanti ad un pubblico, ma ormai…

MAGGIORDOMO    Ma ‘n chesta casa sonate tuttu quante semp’o stess disc’?Non bisogna mai darsi per vinti, signore. Io credo che soprattutto in questo momento della sua vita, che per me, per carità, è un momento come un altro, forse avrebbe bisogno di tirarsi un po’ su. Di sparare qualche cartuccia che non ha ancora sparato… prima che... insomma di non lasciare nulla di intentato. Di non lasciare le cose a metà! E se lei ha questa passione, perché non provare?

GIONA                     Dici?

MAGGIORDOMO    Forse le farebbe bene tenere la mente occupata in qualcos’altro, data la situazione… che io non so!

GIONA                     Beh, per esempio proprio ieri sul giornale ho letto che stanno facendo dei provini per una rappresentazione. Non è una grossa produzione, infatti la faranno in piazza.

MAGGIORDOMO    E perché non ci prova, signore?

GIONA                     Ma stiamo scherzando? Dovrei rivedere il solfeggio cantato, dovrei fare delle lezioni private, studiare le arie principali, rivedere la storia dell’autore per comprenderne i colori…

MAGGIORDOMO    Eh! Mo’ pà accidere 'a zoccola mannamme 'a nave 'nfunno! Signore, secondo me lei è già bravissimo così com’è. Non è una grossa produzione, lo ha detto lei. Non pretenderanno molto…

GIONA                     Beh, sì, forse hai ragione… ma c’è un grosso problema… è la Carmen! E c’è scritto che la faranno in francese, così com’è stata scritta. E io non so una parola di francese! Potrei prepararmi un pezzo ma non conosco la lingua, la pronuncia, come faccio!?

MAGGIORDOMO    Sì te fetene 'e piere, nun te lavà e mane! In realtà è un finto problema, signore. Il francese lei lo sa!

GIONA                     Lo so?

MAGGIORDOMO    Lo sa!

GIONA                     Lo so?

MAGGIORDOMO    Lo sa, lo sa!

GIONA                     (quasi convinto) Lo so…?

MAGGIORDOMO    Lo sa!

GIONA                     LO SO!

MAGGIORDOMO    LO SA!

GIONA                     Non lo so…

MAGGIORDOMO    Guardi, facciamo una prova. Come si chiamano quei pezzi di plastica che si usano per puntare quando si gioca a carte?

GIONA                     Fiche…

MAGGIORDOMO    Come si chiama quel panciotto senza maniche che si porta sotto la giacca?

GIONA                     Gilet…

MAGGIORDOMO    Il mobile col cassettone a ribalta che spesso funge da scrivania?

GIONA                     Trumeau…

MAGGIORDOMO    Il posto pieno di tavoli da gioco?

GIONA                     Casino…

MAGGIORDOMO    Il completo femminile con giacca e gonna?

GIONA                     Tailleur…

MAGGIORDOMO    Il pavimento di legno?

GIONA                     Parquet…

MAGGIORDOMO    Il più alto della pallacanestro?

GIONA                     Pivot…

MAGGIORDOMO    La lista del ristorante?

GIONA                     Menu…

MAGGIORDOMO    Lulù?

GIONA                     (infervorato) C’est moi!

MAGGIORDOMO    O VIRE CA’ ‘O SSAIE ‘O FRANCESE!!!

GIONA                     Grazie, Bernardo, grazie! Sei un genio! Allora vado al provino e farò del mio meglio! Hai ragione, certe cose è meglio farle subito… prima che arrivino i momenti tristi… vado, esco subito, SUBITO!

MAGGIORDOMO    Il pigiama, signore.

GIONA                     Certo, certo, il pigiama! (in modo lirico) IL PI-GIA-MAAAA!

MAGGIORDOMO    (urlandogli in faccia) STATE ANCORA CO’ PIGIAM ‘NDOSS! Forse è meglio cambiarsi d’abito, signore.

GIONA                     (uscendo dalla stanza) Ah, sì, giusto, giusto, meglio cambiarsi… CAMBIAAAARSIIII! Ta ran dan da, ta ran dan da.. (canticchia il motivo portante della Carmen di Bizet)

MAGGIORDOMO    Io però non ho capito se “'e fatte d' 'a pignatta 'e ssape 'a cucchiara?” oppure no? Ma chi le ha messe quelle analisi sotto al divano? Lui o lei? Chi è che sa e chi è che non sa? Io faccio fint’e niente… ma quant’è triste questa situazione… Ma era la porta?

MARIA                     (da fuori scena) Entra, entra pure, tesoro! Sapessi come sono emozionata! Ma non posso restare, sto andando dalla sarta! Che emozione, che emozione! Ma ti racconto tutto dopo! Ho poco tempo, ma tu resta pure che Giona è in casa, ciao Bella!

MAGGIORDOMO    Maronna d’o Carmine, è tornata la piattola! La piattola carnivora!

BELLA                     (da fuori) Ciao cara! Gionaaaa! Indovina chi è venuto a trovarti?

MAGGIORDOMO    No, nun c’ha pozz’ fa! Io mi dileguo! (esce di corsa dalla stanza)

BELLA                     (entrando in scena col solito pacchetto in mano) Dov’è il caro maggiordomo? Ho chiesto alla mia cameriera filippina di insegnarmi qualche parola nella sua lingua. Il filippinio non sarà poi tanto diverso dall’albanese in fondo, no? L’Albania e la Filippìnia non sono sempre in Asia? Gionaaaaa! Oggi è sabatooooooo. Indovina cosa ti ho portatoooooo???

GIONA                     (entrando in scena, infilandosi di corsa una giacca e con la cravatta in mano ancora da mettere al collo) Sentivo l’odore di quella ‘trippa’ da camera mia.

BELLA                     (poggiando il pacchetto sul divano ed andando a sistemare la cravatta a Giona. Prendendolo in giro…) ‘Sentivo l’odore dalla camera…’, tutto qui? Non sei riuscito a pensare a nessun’altra battuta? Mi ti stai rammollendo, caro.

GIONA                     Hai ragione, ma in questo periodo ho altro per la testa…

BELLA                     (continuando a fare il nodo alla cravatta di Giona) Non pensi sia il caso di seppellire l’accetta di guerra prima o poi?

GIONA                     L’ascia…

BELLA                     (capisce ‘lascia’, voce del verbo lasciare) No che non lascio, ti voglio aiutare!

GIONA                     L’”ascia” di guerra, non l’”accetta”, ‘l”ascia”!

BELLA                     Io “lascio”, ma tu (tirando Giona molto vicino al suo viso) “accetta”!

GIONA                     Mi stai diventando sentimentale. Non è che ti stai rammollendo anche tu?

BELLA                     Un amico mi ha detto che con il miele è più facile prendere una mosca…

GIONA                     Vorrei, Bella, vorrei. Ma non ora. Non posso stare con te adesso. Ci aspettano tempi molto duri.

BELLA                     Lo so bene. Ho già un matrimonio alle spalle…

GIONA                     No, non capisci. (scansandola) Devo andare, ho la Carmen che mi attende.

BELLA                     (stizzita) Ora sì che capisco! Vai, vai da lei! Almeno so il suo nome: ‘Carmen’! Cos’è, spagnola?

GIONA                     Ma no, è francese…

BELLA                     (piangendo) …e non hai neanche il coraggio di negare…!

GIONA                     Senti, non ho tempo adesso! Ne riparliamo... (fa per andarsene ma torna indietro) Anzi, parliamone subito!(prende Bella e la bacia)

BELLA                     (dopo il bacio) Perché lo hai fatto?

GIONA                     Un amico mi ha detto che certe cose è meglio affrontarle subito…

BELLA                     E Carmen?

GIONA                     (ridacchiando) E’ la Carmen di Bizet!

BELLA                     È già sposata, allora! Quindi non è una cosa seria, vero?

GIONA                     Ciao Bella. Fatti trovare qui quando torno. Avrò comunque bisogno di essere consolato… (uscendo)

BELLA                     Ti aspetto! (accasciandosi sul divano, sventagliandosi con la mano) Accidenti, che uomo, che bacio! Se deve essere consolato forse la sta andando a lasciare… ed io che non mi ero mai accorta di nulla. Ho bisogno di un Martini… Maggiordomoooo! MAR-TI-NI!

Buio.


QUINTO QUADRO


Bella è seduta sul divano, con un bicchiere di Martini in mano. Il Maggiordomo è in piedi, accanto al divano.

BELLA                     Certo che li sapete fare bene i Martini dalle vostre parti. Ne posso avere un altro?

MAGGIORDOMO    Se posso suggerire, forse sarebbe meglio mettere qualcosa a galleggiare nell’alcool… non gradirebbe uno stuzzichino?

BELLA                     Sì, va bene. (il Maggiordomo esce) Ma voglio un altro MAR-TI-NI! Ma quanto ci mette Giona? (guardando l’orologio) E’ una vita che aspetto. La mia vita sta per cambiare e io sono qui che annego la mia felicità in un (urlando verso il Maggiordomo) MAR-TI-NI! E in questa casa non c’è mai niente da leggere… (guardandosi intorno si accorge delle analisi che escono da sotto al divano) E questo cos’è? (tira fuori le analisi e cerca di leggerle) Una lastra? E di chi è? (legge un foglio allegato alla lastra) Ah! (poi prende il resto delle analisi e legge un foglio, il referto) E quindi… oh! (si mette una mano sulla faccia e comincia a piangere) No, no! Non può essere! Non può essere! (piange) Ma chi ha messo qui queste… che disgrazia… pochi mesi… solo ‘pochi mesi’…

Entra il Maggiordomo con un vassoio di stuzzichini in mano.

MAGGIORDOMO    Le ho portato qualcosa da… (accorgendosi di Bella che piange leggendo il referto delle analisi) oh no! (appoggiando di corsa il vassoio per terra) Per carità, signora, rimetta subito tutto a posto. I signori possono tornare da un momento all’altro! (facendo alzare Bella e rimettendo le analisi sotto al cuscino del divano)

BELLA                     Allora anche tu sapevi?

MAGGIORDOMO    Sì. L’ho scoperto per caso mettendo in ordine. Ma sono certo che uno dei due non lo sa. Uno di loro serba il segreto e noi dobbiamo rispettare questa decisione.

BELLA                     Lo fa per non far soffrire l’altro…

MAGGIORDOMO    Sì, signora.

BELLA                     E’ una tragedia. In fin dei conti è ancora così giovane. E poi, questa disgrazia proprio adesso che avevo pensato di… che finalmente io e Giona avremmo potuto… oh! Ecco perché mi diceva che non era possibile, non ora… ‘ho altro per la testa’, mi diceva… (piange) Ma chissà perché ne parlo con te. Chissà se capisci quello che dico…

MAGGIORDOMO    (sardonico) Se lei parla più lentamente per me è più facile, signora… ma non pianga. Deve essere forte. Lo deve essere anche per loro.

BELLA                     Certo, certo, hai ragione. Ma cosa posso fare?

MAGGIORDOMO    Signo’, chi fraveca e sfraveca nun perde maje tiempo. Sono certo che troverà il modo.

MARIA                     (da fuori scena) Sono tornata!

BELLA                     E’ Maria, è Maria! (agitata, si sistema sul divano)

MAGGIORDOMO    Suggerirei alla signora di non far trapelare alcuna emozione.

BELLA                     Non ho alcuna intenzione di pelare alcunché, figuriamoci. In un momento come questo! Invece di dire stupidaggini dammi un altro MAR-TI-NI, che ne ho bisogno. Facciamo come se nulla fosse. Non sappiamo se lei sa!

MAGGIORDOMO    E' voglia e l'abbuffà 'e rum... nu fess nun addeventa maje babbà! (si mette a preparare il Martini)

MARIA                     (entrando in scena) Bernardo dove sei? Ah, eccoti! Non so come ringraziarti! Non sai quanto mi hai resa felice! Sono tutta elettrizzata!

MAGGIORDOMO    Ne sono felice, signora.

MARIA                     Sono appena stata dalla sarta e dobbiamo pensare ad un sacco di cose… (accorgendosi di Bella) Bella! Sei ancora qui? Lo sai che disegnerò le divise della squadra del Nocera?

BELLA                     Il Nocera? …Superiore?

MARIA                     No, Inferiore…

BELLA                     Pure…

MARIA                     Ma io ne sono felicissima, ho un mucchio di cose da raccontarti!

BELLA                     (cercando di far finta di nulla) Ah, sì! Allora ne sono felice anch’io! … E’ così importante essere felici… (iniziando a commuoversi) La felicità è molto, molto importante… (scoppia in singhiozzi, si alza dal divano e va ad abbracciare l’amica) Oh, povera Maria, povera Maria…

MARIA                     Ma che c’è, che hai?

MAGGIORDOMO    Nulla signora, è che “femmene, ciucci e crape tenene tutti 'a stessa capa”. Tenga, prenda il suo MAR-TI-NI!

BELLA                     (prendendo il Martini) Grazie, sei la mia salvezza! (lo tracanna) Ma non posso restare, devo fare, fare qualcosa… e so cosa fare!!! (rivolta a Maria) Ma tu… sii forte… sii forte… (esce correndo via e piangendo)

MARIA                     Ma cosa è successo?

MAGGIORDOMO    Davvero non ne ho idea signora.

MARIA                     Me lo fai un piacere? Puoi andarle dietro e capire dov’è il problema? Sono sicura che è una sciocchezza. L’ultima volta che ha fatto così era perché si era persa il numero di quella che le rifaceva le unghie. Io devo assolutamente fare una telefonata.

MAGGIORDOMO    Subito signora.

MARIA                     Ma non chiamarmi signora. (con un po’ di timidezza) Puoi anche chiamarmi Maria…

MAGGIORDOMO    Come vuole lei, ‘signora’ Maria. (esce)

MARIA                     Quant’è caro… allora, dov’è il telefono… eccolo! (afferra il telefono portatile sul mobiletto e si siede sul divano) Carla? Sono io, Maria. Ascolta. Ho pensato al verde, un verde molto molto chiaro per le partite in casa e un verde molto molto scuro per le partite in trasferta. Che ne pensi? (mentre parla nota un qualcosa che esce da sotto al cuscino del divano e sempre mentre parla tira fuori lastra, analisi e referto) Certo, serve per mantenere lo stesso colore ma con due diverse… tonalità… così possono affrontare sia squadre con la divisa chiara… che con la… divisa scura… (man mano che legge si fa più seria, si rabbuia, si rattrista, si deprime) … sì, certo… dei bordi chiari e scuri… alternati… sì… no è che mi è venuto un… forte mal di testa… sì, magari… ne riparliamo domani… ciao. (chiude la telefonata. Con lentezza posa il telefono sul tavolino vicino al divano. Sempre con lentezza ripone il tutto sotto al cuscino del divano). Non me l’hai voluto dire. (comincia a commuoversi) Il mio caro fratellone… (cerca di reprimere le lacrime) ora capisco la ‘pazzia’ del maggiordomo… caro fratellone… (scoppia a piangere). Ma farò come vuoi tu… (cerca di reprimere i singhiozzi e di riprendere il controllo) se tu non vuoi che io sappia… facciamo come vuoi tu. Io non so nulla… ma sarà molto difficile per me non pensarci ogni santo momento… (sta per mettersi a piangere un’altra volta ma si trattiene e si alza in piedi)

Entra il Maggiordomo.

MAGGIORDOMO    Signora… Maria… lei sta… tu stai… piangendo.

MARIA                     (corre ad abbracciarlo) Bernardo… Bernardo…

MAGGIORDOMO    Non chiamarmi Bernardo, chiamami Cir… no, è meglio Bernardo… ma perché queste lacrime?

MARIA                     (staccandosi da lui) Quali lacrime? Ma no, era gioia. La gioia di avere un progetto così importante da realizzare! L’hai chiamato il tuo amico…? Dobbiamo fare presto, perché… perché non si sa mai cosa può succedere e magari tra un po’ sarò così indaffarata con altre cose che…

MAGGIORDOMO    Capisco, capisco benissimo. Sì, l’ho chiamato e già aspetta i primi bozzetti via e-mail.

MARIA                     Benissimo! Ancora non so come ringraziarti per avermi dato quest’opportunità, sarà il mio pensiero felice… nei momenti tristi… (fa per accarezzarlo)

GIONA                     (appena entrato in casa, da fuori, canticchiando il motivo della Carmen a tutta voce) Tan-dan-da-da, ta-dan-dan-da!!!

 I due, imbarazzati, si staccano. Entra Giona che va da Maria e la fa ballare.

GIONA                     (sempre canticchiando il motivetto della Carmen) Param-pam-pa, param-pam-pa! Parampampa-paraparam-pam-pa!

MARIA                     Ma che succede?!

GIONA                     (fermandosi) Succede che il tuo caro fratellino debutterà con la Carmen di Bizet, come cantante!

MAGGIORDOMO    Le mie più vive congratulazioni, signore!

MARIA                     Cantante lirico, tu?

GIONA                     E’ sempre stato il mio sogno! Certo, non farò proprio il protagonista… farò una parte minore, molto minore… in pratica farò parte del coro… però che importa! Starò sul palcoscenico anch’io e canterò! Canterò senza nessuno che mi spegne lo stereo quando meno me lo aspetto!

MARIA                     Stupendo! Sono molto, molto contenta per te… così potrai avere un pensiero felice… e quando ci sarà la prima?

GIONA                     Tra soli due mesi, infatti devo cominciare a provare subito! Non vedo l’ora che mi vediate su quel palco! Due mesi…

MARIA-GIONA       (insieme, con tristezza, guardando ognuno dalla parte opposta all’altro) … speriamo di fare in tempo…

GIONA                     (riprendendosi) E tutto questo grazie al mio caro Bernardo! Se non era per lui non avrei mai avuto il coraggio di presentarmi!

MARIA                     Io posso dire lo stesso!!! Lo sai che mi ha procurato un lavoro come stilista? Disegnerò le divise della squadra di calcio del Nocera!

GIONA                     Il Nocera? …Superiore?

MARIA                     No, Inferiore…

GIONA                     Pure… va beh, è uguale! Grazie, Bernardo.

MARIA                     Grazie Bernardo.

MAGGIORDOMO    Sono molto lieto di esservi stato utile. Ma avete solo seguito un mio umilissimo consiglio. Infatti, come siamo soliti dire nel basso campano: “Iammo 'a ffa 'mbressa!”. Oppure, per spiegarmi meglio: “'E cane longhe addeventano sierpe". Vale a dire, è meglio portare subito a termine le cose, onde evitare rimpianti… l’unico tempo che viviamo è il presente…

GIONA                     Allora perché non fare un brindisi? Un brindisi al presente?

MARIA                     Sì, un brindisi al presente!

GIONA                     Ce li prepari due Martini, Bernardo? Anzi fanne tre: è giusto che tu brindi con noi!

MAGGIORDOMO    Con piacere, signore!

BELLA                     (da fuori scena) HO SENTITO LA PAROLA MARTINI???

GIONA                     Bernardo, fanne quattro. (a Maria) Ma che gli hai dato le chiavi di casa???

BELLA                     (entra con un vassoio, incartato, molto voluminoso) C’era la porta aperta, dovete stare attenti, potrebbero entrare i ladri!

GIONA                     O peggio…

MARIA                     Giona!

MAGGIORDOMO    (con ironia) E’ stato lei l’ultimo a entrare, signore…

GIONA                     Con te facciamo i conti dopo!

MARIA                     (a Bella) Tesoro, ma quanta roba hai portato???

BELLA                     Stante gli ultimi… ehm… sviluppi, ho pensato che l’unica cosa che potevo fare era di aiutare così: qui dentro c’è un chilo di fegato, che contiene tanta vitamina A, due chili di fegatini di vitella, sempre per la vitamina A, del paté di fegato d’oca, per la vitamina A, due chili di fegato alla veneta già cotto, per la vitamina A e una quindicina di salsicce di fegato…

MARIA-GIONA-MAGGIORDOMO-BELLA              … per la vitamina A.

GIONA                     Che con te ci voglia del fegato, già lo sapevo cara…

MARIA                     GIONA!

BELLA                     Lascialo stare. Ormai lo so che è il suo modo per farmi dei complimenti…

GIONA                     Ma come mai tutto questo interesse per la nostra salute?

BELLA                     Beh, per la vostra ma soprattutto per la…

MAGGIORDOMO    (tossisce per interrompere Bella) I drink sono pronti!

BELLA                     (prendendo un Martini) Bravo, vero? Gli ho praticamente insegnato la nostra lingua… (indica al Maggiordomo il suo bicchiere)

MAGGIORDOMO    MAR-TI-NI!

BELLA                     Visto?

MARIA                     (prendendo il suo Martini) Ma poi perché solo la vitamina A? Con tutte quelle che ci sono…

BELLA                     Oh, beh, mi sono detta, se l’hanno messa per prima dandogli la ‘A’ sarà certamente la più importante di tutte, quella che farà meglio. Per cui a che servono anche le altre?

GIONA                     (prendendo il suo Martini) Bella, seppur nella tua scandalosa semi infermità mentale, i tuoi ragionamenti non fanno una grinza!

MARIA                     Dunque, brindiamo?

BELLA                     E a cosa brindiamo?

GIONA                     Brindiamo al presente… al presente che dura un attimo. (intristito) E che, come dice Bernardo, è l’unico attimo che viviamo.

BELLA                     Allora vorrei approfittare per fare un annuncio! Un annuncio che sono sicura vi lascerà tutti di stucco: io e Giona ci sposiamo!

Tutti si stupiscono.

GIONA                     Bernardo, cosa le hai messo nel Martini?

BELLA                     Beh, dobbiamo ancora definire data, luogo, viaggio di nozze…

GIONA                     E SPOSO!

MARIA                     Mi sono persa qualcosa?

Giona afferra Bella e la prende da parte.

GIONA                     Non nego che la cosa potrebbe vagamente, di striscio e molto alla lontana interessarmi… ma ti ho spiegato che non è il momento adatto!

BELLA                     (sottovoce) E invece è proprio questo il momento giusto! So tutto, Giona. Le analisi sotto al divano, le ho viste.

GIONE                     (reagisce, imbarazzato, preoccupato. Sottovoce) Le hai viste!? Ma come…? Non devi dire nulla, non voglio che Maria sappia…

BELLA                     (sottovoce) Non dirò nulla. Ma voglio esserti ancora più vicino nel momento del bisogno.

GIONA                     (sottovoce) Dici così perché non sai a cosa si va incontro. Sarà un periodo terribile e…

BELLA                     (sottovoce) Neanche tu lo sai. Ma tu ci sarai dentro volente o no, purtroppo, mentre io scelgo di farlo. Ripeto, voglio esserti vicino e voglio esserlo come compagna non come amica!

GIONA                     (commosso) Oh, Bella… (si abbracciano)

MARIA                     Io… io non capisco, ma è meraviglioso, soprattutto adesso… è meraviglioso… (si commuove e Bella corre ad abbracciarla)

MAGGIORDOMO    Se i signori permettono vorrei approfittare anche io per dire una cosa.

GIONA                     Pare che sia la giornata degli annunci, vai Bernardo, vai!

Il Maggiordomo si inginocchia ai piedi di Maria.

MARIA                     Ma cosa fai?!!

GIONA                     Mi sono perso qualcosa?

MAGGIORDOMO    Signora Mar… Maria! (le prende le mani) Nel corso del tempo che ho avuto il privilegio di passare qui da voi ho potuto apprezzare la delicatezza del tuo carattere…

GIONA                     (tossisce)

MARIA-BELLA       GIONA!

MAGGIORDOMO    …ho potuto godere della radiosità del tuo viso, emozionarmi della vivacità del tuo estro…

GIONA                     (tossisce)

Bella dà una gomitata a Giona.

MAGGIORDOMO    …ed ho potuto toccare con mano tutte le altre splendide qualità del tuo meraviglioso essere donna… e mi sono innamorato di te (Maria e Bella si commuovono, magari facendo entrambe lo stesso gesto). Io non ho molto da offrirti se non il mio lavoro ed il mio magro stipendio di tremila euro al mese…

GIONA                     MAGRO???

BELLA                     (ancora commossa) Te ne offro quattromila!

GIONA                     BELLA!

MAGGIORDOMO    …che potrebbe però arrivare a quattromila se dovesse servire…

GIONA                     BERNARDO!

MARIA                     (ancora commossa) Io… io… non so che dire…

MAGGIORDOMO    Aggi’a dìcere ‘sì’!

MARIA                     Io… io vorrei, ma… (ritraendo le mani) ma non sarebbe giusto, non adesso. Devo, devo dedicarmi ad altro adesso, non posso spiegarti…

MAGGIORDOMO    (sottovoce per farsi sentire solo da Maria) Non mi devi spiegare nulla. So tutto.

MARIA                     (sottovoce) Sai tutto? Ma come…?

MAGGIORDOMO    (sottovoce) Le analisi sotto al divano, le ho viste.

MARIA                     Ma allora…

MAGGIORDOMO    (alzandosi in piedi) Allora voglio esserti vicino ed essere là nel momento in cui avrai bisogno di qualcuno da stringere ed abbracciare.

MARIA                     (abbracciandolo) CIRO! CIRO! CIRO!

GIONA                     Non l’hanno già detta in televisione questa cosa?

BELLA                     E’ stupendo, è meraviglioso!!! (piange e va ad abbracciare l’amica togliendola dall’abbraccio del Maggiordomo)

GIONA                     (andando dal Maggiordomo) A quanto ho capito diventeremo parenti… (gli tende la mano che il Maggiordomo gli stringe) sei sicuro di quello che vuoi fare? Forse c’è una cosa che dovresti sapere…

MAGGIORDOMO    So già tutto.

GIONA                     Sai tutto? Ma come…

MAGGIORDOMO    Il divano…

GIONA                     Ah! E allora… io… io te ne sono immensamente grato. Lei ne avrà tanto bisogno.

MAGGIORDOMO    E io ne sono felice.

GIONA                     Beh, visto che siamo quasi parenti, per quello che riguarda lo stipendio direi che…

MAGGIORDOMO    Che serve un aumento viste le ultime offerte…

GIONA                     Come un aumento!??

BELLA                     E se facessimo il viaggio di nozze insieme, nello stesso posto?

GIONA                     Come un aumento!??

MARIA                     Sarebbe bellissimo!

BELLA                     Potremmo andare in un’isola o in un altro posto esotico!

GIONA                     Ma lui vuole l’aumento!

MAGGIORDOMO    Dai, che i soldi sono l’ultima cosa! Non ci perdiamo nei particolari!

MARIA                     Allora, Giona, che ne dici?

GIONA                     Che dico… che va bene, ecco che dico!

Tutti gioiscono.

GIONA                     (tornando triste) Solo che… dobbiamo far presto.

Tutti si azzittiscono. Maria corre ad abbracciare il fratello Giona e piange.

GIONA                     (commuovendosi) Non piangere tesoro. Tu sei la prima a dover essere forte… e poi… e poi tra due mesi io ho il debutto in teatro e dobbiamo già essere tornati! Mi hanno anche detto che la prossima opera sarà in tedesco…

MARIA                     Ma tu non lo sai il tedesco!

GIONA                     Certo che lo so: panzer, krapfen, leitmotif, Oktober Fest, Volkswagen e sacher torte!!!

BELLA                     Aspettate! (cerca qualcosa in tasca e trova un foglietto di carta. Lo legge guardando il Maggiordomo) Falënderim!

Tutti si guardano e non capiscono.

BELLA                     (di nuovo rivolta al Maggiordomo) Falënderim! Falënderim!

GIONA                     Ma che vuol dire?

BELLA                     Vuol dire ‘ciao’ in albanese!

GIONA                     Ah ah ah ah ah (ride)

MAGGIORDOMO    Ah ah ah ah ah (ride)

MARIA                     Ah ah ah ah ah (ride)

BELLA                     (non capisce perché tutti ridono ma inizia a ridere anche lei) Ah ah ah ah ah (ride)

Le risate sono miste al pianto. Ad un pianto di dolore.

Mentre tutti ridono e piangono le luci si abbassano leggermente mentre resta a luce piena un riflettore posto esclusivamente per illuminare la zona del divano dove sotto ci sono le analisi.

La scena si blocca. Tutti si fermano nelle loro posizioni. Le luci continuano ad abbassarsi fino a creare un’atmosfera strana, irreale (magari con un gioco di controluce). Contemporaneamente inizia una musica soft, triste, malinconica. Si accende una luce più forte su Giona che inizia a muoversi e parla al pubblico mentre gli altri personaggi restano congelati nell’atmosfera di luci e musica. La musica si abbassa, facendo da tappeto musicale alle parole di Giona.

GIONA                     (con molta intensità) La commedia finisce qui. Io mi sposai con Bella. Bernardo si sposò con Maria e Maria pochi mesi dopo il matrimonio… morì. Già, perché era lei ad essere malata e non io. Avevo chiamato un maggiordomo per fare in modo che non passasse gli ultimi momenti della sua vita con lo strofinaccio in mano… però, sapete che vi dico? Vi dico che questa è la realtà, la realtà con la quale combattiamo quotidianamente… (accarezzando, sfiorando il viso di Maria) E la realtà vuole che mia sorella muoia… Ma questa è una commedia! (prima con rabbia poi con felicità) E possiamo fare come vogliamo! E stasera tutti noi ci meritiamo un lieto fine.

Giona torna al suo posto, insieme agli altri, e le luci tornano normali. Di nuovo si sente il riso/pianto dei protagonisti. Lo squillo del telefono interrompe la scena. Il Maggiordomo va a rispondere.

MAGGIORDOMO    Pronto?... Certo. Chi devo riferire?... Attenda, prego. (rivolto a Giona) E’ il laboratorio delle analisi.

Tutti si intristiscono.

GIONA                     (si avvicina al telefono e prende la cornetta) Pronto?... Sì, sono il signor Balena, mi dica… in che senso?... Sì, quelle che ho preso qualche giorno fa (indicando il divano)… Che vuol dire?... (mettendosi seduto) Non ho compreso bene, mi può ripetere per cortesia?... Ne è sicuro? Voglio dire, non si scherza con queste cose… quindi stavolta non ci saranno ulteriori telefonate… (si alza in piedi) Ma certo! Certo che mi farò sentire e speri di non perdere il posto!!! DICA AL DIRETTORE CHE TRA POCO SARÒ LÌ E GLI CONSIGLI DI FARSI TROVARE, BUONA GIORNATA! (chiude il telefono)

MARIA                     Ma cosa è successo?

GIONA                     E’ successo che quegli incompetenti del laboratorio di analisi hanno confuso i campioni.

BELLA                     Che vuol dire?

GIONA                     (ride e piange) VUOL DIRE CHE MARIA NON È MALATA! SI SONO SBAGLIATI, SI SONO SBAGLIATI!!!

MARIA                     (ride e piange) Oh, mio Dio…

Tutti si riabbracciano nello stesso modo di prima. Ridono e piangono insieme. Ma stavolta sono lacrime di gioia. Anche stavolta c’è un leggero abbassamento di luci. Giona si stacca solo leggermente dal gruppo per rivolgersi al pubblico.

GIONA                     (al pubblico) Meglio, no? (riabbraccia tutti)

La musica si alza. Buio.

- FINE -