Volpone

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VOLPONE

                                                V O L P O N E

DI

                                             

                                                    BEN JONSON
         

  P e r s o n a g g i:

VOLPONE

MOSCA

 

CORVINO

CORBACCIO

VOLTORE

GIUDICE

BONARIO

CELIA

COMPAGNIA GLAUCO MAURO –ANNO ARTISTICO 2002/2003

                                                                                                                                                      

                                      

            

                                                   PRIMA  PARTE

- CASA VOLPONE -

VOLPONE    Buon mattino al giorno e buongiorno a te, mio oro! Mosca! Apri il tabernacolo che io possa adorare il mio santo. Salve anima mia e del mondo! Felice è la terra quando vede sorgere il sospirato sole ma più felice sono io quando vedo il tuo splendore offuscare e umiliare il suo. Tu ardi tra gli altri miei tesori come fiamma nella notte o come il giorno scaturito dal caos, quando le tenebre fuggirono a nascondersi nel cuore della terra. O tu, figlio del sole ma più lucente di tuo padre, lascia che ti baci, che ti adori insieme a tutte le reliquie di questo mio sacro tesoro racchiuso in questa stanza benedetta. Bene fecero i saggi poeti a chiamare col tuo glorioso nome quell’età che giudicarono la più bella; perché tu sei la più bella delle cose e non ci sono figli, genitori, amici o qualsiasi altro sogno sulla terra che possa donare agli uomini una gioia più grande. Caro santo, Ricchezza mia, Dio muto che doni agli uomini la parola, che nulla puoi fare ma tutto fai fare all’uomo. Moneta con cui si comprano le anime. L’inferno stesso con te diventa Paradiso. Oro! Oro! Tu sei virtù, fama, onore, tutto! Chi ti possiede sarà nobile, valoroso onesto saggio.

MOSCA      E tutto quello che vorrà. Ma piuttosto che la natura ci doni la saggezza è meglio che la fortuna ci faccia ricchi.

VOLPONE    Ben detto mio amato Mosca. Eppure io sono più fiero dell’astuzia con cui conquisto la mia ricchezza che della felicità di possederla. L’arte mia di vendemmiare denaro è geniale: diversa da tutti. Non trovi?

MOSCA      Oh si padrone!

VOLPONE    Io non commercio, non speculo, non ferisco la terra con l’aratro, non ingrasso maiali per i macelli, non ho macchine per lavorare il ferro, per produrre l’olio o per macinare il grano e tanto meno gli uomini. Non soffio il vetro sottile, non espongo navi alla crudeltà del mare infuriato, non faccio strani giochi con le Banche e non pratico l’usura.

MOSCA      No, padrone voi non divorate uomini ingenui. C’è gente che inghiottirebbe persino un erede con la stessa velocità con cui un olandese trangugia palline di burro senza poi aver bisogno nemmeno di purgarsi. Uomini che strappano dai loro letti padri di povere famiglie e poi li seppelliscono vivi in qualche accogliente prigione da cui le loro ossa usciranno spolpate del tutto. No padrone, la vostra tenera natura ha orrore di queste cose.

Voi non potreste sopportare che lacrime di vedove e di orfani possano lavare i vostri pavimenti o che le loro grida risuonino sotto il vostro tetto graffiando l’aria per chiedere pietà.

VOLPONE    Giusto, Mosca. Io odio tutto questo.

MOSCA      E poi, signore, voi non fate come il ricco fattore che se ne sta a guardare i suoi tanti mucchi di grano e pur essendo affamato, non osa assaggiarne neppure un chicco ma va a nutrirsi di ortiche e di altre simili erbacce. E non siete nemmeno come il mercante che ha le cantine piene di gustosi vini greci e invece si beve la feccia dell’aceto lombardo. Voi non dormite su sudici giacigli di paglia mentre le tarme si cibano dei vostri sontuosi tendaggi e dei vostri soffici letti. Voi sapete far buon uso della vostra ricchezza; e capisco che fate bene a non impoverire questo vostro splendente mucchio nemmeno di una pagliuzza da donare al vostro fedele servo.

VOLPONE    Qua la mano, Mosca! Tu vedi sempre giusto e quelli che ti chiamano parassita sono solo degli invidiosi. Perché non dovrei essere fiero della genialità con cui accumulo denaro e godermi tutti i piaceri ai quali la fortuna mi chiama. Non ho moglie né genitori né figli né parenti a cui lasciare i miei tesori. Mio erede sarà solo colui che io sceglierò. È per questa ragione che mi riveriscono, mi adulano. È per questo che ogni giorno la mia casa attira nuovi clienti che mi portano regali, mi mandano argenteria, monete, gioielli nella speranza che alla mia morte, cosa che ingordi si aspettano di minuto in minuto, ogni loro dono tornerà decuplicato nelle loro mani. E l’uno lotta contro l’altro e gareggiano nel colmarmi di doni come galletti in gare d’amore. E io mi concedo a tutto questo giocando con le loro speranze, felice di tramutarle in mio guadagno. Accetto le false tenerezze, arraffo tutto quello che posso e contemplo la loro ipocrisia tenendoli sempre tra i miei artigli. Lascio che la ciliegina accarezzi loro le labbra, la faccio dondolare un po’ avanti e indietro davanti la bocca…e poi…là!

(bussano)

           E adesso chi c’è? Va a vedere Mosca.

MOSCA      È Voltore, il grande avvocato.

VOLPONE    Uno dei miei avvoltoi.

MOSCA      Diamo inizio alle danze?

VOLPONE    Certo, Mosca. Portami la mia vestaglia, le mie pellicce, la mia berretta e digli che mi stanno rifacendo il letto e che aspetti un po’. – Ecco, ecco i miei clienti: cominciano il loro pellegrinaggio. L’avvoltoio, il corvo, la cornacchia. Tutti i miei uccelli rapaci che sperano che sia diventato già una carcassa da spolpare. Eccoli qua che arrivano ma non sono ancora disposto a farmi divorare. Allora? Dimmi, dimmi: cosa ha portato?

MOSCA      Un piatto d’argento, padrone.

VOLPONE    Grande?

MOSCA      Enorme, massiccio con sopra il vostro nome e il vostro stemma.

VOLPONE    Eccellente. Avrebbe fatto bene però a inciderci sopra anche una volpe accovacciata sulla sua tana che deride il corvo rimasto a becco aperto.

MOSCA      Divertente, signore. Si, sarebbe stato giusto!

VOLPONE    Presto le pellicce – Perché ridi?

MOSCA      È perché immagino i pensieri che debbano girargli per la testa in questo momento mentre è in attesa là fuori. Forse si dirà che questo potrebbe essere l’ultimo dono che debba farvi e che questo dono potrà finalmente farvi decidere a suo favore. E se moriste oggi, nominandolo vostro unico erede, cosa sarebbe lui domani, quale abbondantissima ricompensa gli verrebbe da tutte le spese fatte per voi? Sarebbe venerato e rispettato da tutti: cavalcherebbe superbo con le vostre pellicce e le vostre gualdrappe, scortato da una corte di buffoni e di parassiti. Tutti si farebbero da parte al passaggio della sua mula sapiente come lui. Sarebbe salutato come il più grande e avvocato di Venezia e quindi in cuor suo forse sta concludendo che nulla è impossibile.

VOLPONE    Si Mosca: essere sapiente per lui è impossibile.

MOSCA      Oh no, padrone. Il denaro può fare anche questo. Incappucciate un asino di rispettabile porpora, in modo da nascondere le sue lunghe orecchie e passerà per un sapientissimo letterato.

VOLPONE    La mia berretta, la mia berretta. Presto, i miei guanti. E adesso. Fallo entrare.

MOSCA      Un momento signore, l’unguento per gli occhi.

VOLPONE    Ah, si! Presto, presto. Ecco così. Bravo. Non vedo l’ora di stringere tra le mani il mio nuovo regalo.

MOSCA      Spero di vedervi presto padrone di mille e mille altri.

VOLPONE    Grazie Mosca, gentile.

MOSCA      E spero che quando io sarò ormai mischiato alla polvere e altri cento fedeli servi come me, dopo di me…

VOLPONE    Via, via adesso esageri Mosca.

MOSCA      …voi sarete ancora fresco e vivo per ingannare tutte queste arpie.

VOLPONE    Oh, quale affetto hai per me, Mosca. Va bene ma adesso sistema i guanciali e fallo entrare. – Ora mia finta tosse, mia tisi, mia gotta, mia apoplessia, mia paralisi e voi miei catarri aiutatemi in questa mia recita con cui da tre anni mungo le loro speranze. Eccolo. Uh! Uh! Uh! Uh! O…

(entra Voltore)

MOSCA      Siete sempre dove eravate: il primo della lista signore. Siete voi che fra tutti avete conquistato il suo cuore; e siete molto saggio a fare che tutto si conservi così. Le vostre visite mattutine, la vostra grande generosità fanno nascere in lui – io lo so! – una profonda gratitudine. Padrone ecco qui il signor Voltore: è venuto a trovarvi.

VOLPONE    Che dici?

MOSCA      Il signor Voltore, il celebre avvocato è venuto a farvi visita.

VOLPONE    Grazie…grazie.

MOSCA      E vi ha portato un bellissimo piatto d’argento comprato a San Marco, di cui vi fa dono.

VOLPONE    Oh, il caro amico…così di buon cuore. Pregalo di venire spesso…più spesso.

MOSCA      (a Voltore) Sentite?

VOLTORE    Che dice?

MOSCA      Vi ringrazia commosso e dice che vorrebbe vedervi più spesso.

VOLPONE    Mosca!

MOSCA      Si, padrone?

VOLPONE    Portamelo qui vicino. Dov’è? Voglio toccargli la mano.

MOSCA      Il vassoio è qui.

VOLTORE    Come state, signore?

VOLPONE    Vi ringrazio amico mio. Dov’è il vassoio? I miei occhi non ci vedono più come una volta.

VOLTORE    (mettendogli il vassoio in mano) Mi dispiace vedervi così debole.

MOSCA      (a parte) Si, che non lo sia ancor di più!

VOLPONE    Oh, com’è pesante! Eh, Mosca?…Ma siete troppo generoso. A che mi serve ormai tutto questo argento…le mie tante case…le mie navi piene di preziose mercanzie…i miei gioielli…il mio oro…a che mi serve tutto questo? …non mi abbandonate… La vostra amicizia: questo è il regalo più grande.

VOLTORE    Volesse il cielo che come vi dono questo piatto d’argento potessi ridarvi anche la salute.

VOLPONE    Eh, lo so! Voi donate quel che potete e io vi ringrazio. Il vostro amore è saggio e sa ciò che fa…e non resterà senza la giusta ricompensa credetemi. Ma vi prego, venite a trovarmi spesso, più spesso.

VOLTORE    Lo farò, signore.

VOLPONE    Non state troppo lontano da me.

MOSCA      (a Voltore) Sentito? Siete un uomo fortunato. Sappiate approfittarne.

VOLPONE    Ascoltate: è cosa che vi riguarda. Io non potrò durare ancora a lungo.

MOSCA      Siete il suo erede, signore.

VOLTORE    Davvero?

VOLPONE    Sento che a poco a poco me ne vado…uh! Uh! Uh! Uh!…Sto veleggiando verso il mio porto…Uh! Uh! Uh! Uh!…e sono felice di essere vicino al mio ultimo approdo.

MOSCA      Ahimè, mio buon padrone…tutti dobbiamo andarcene.

VOLTORE    Ma Mosca…

MOSCA      La vecchiaia vince sempre.

VOLPONE    Eh, si! Sono stanco, molto stanco…fate dire delle messe per me mio buon amico e io me ne ricorderò…Ma tornate, tornate presto, mi raccomando.

VOLTORE    Dimmi Mosca, il testamento? Sei sicuro che mi ha nominato suo erede?

MOSCA      Sicuro? Vi prego, signore, mettetemi subito nella lista dei vostri servi: il mio domani ormai è nelle vostre mani. Lui tra poco se ne andrà e io sono perduto se il vostro sole non risplenderà su di me.

VOLTORE    Risplenderà su di te e ti riscalderà. …Ma sei sicuro: io sono il suo unico erede?

MOSCA      Voi, solo voi. Niente soci. Ha firmato questa mattina. La cera è ancora calda e l’inchiostro appena asciutto sulla pergamena.

VOLTORE    Me felice! Ma qual è la causa di questa sua preferenza per me?

MOSCA      I vostri meriti, non conosco altra causa.

Ha sempre ammirato la vostra professione. È stata la prima cosa di voi che l’ha conquistato. Tante volte l’ho sentito dire quanto ammirava gli uomini che esercitano la nobile arte dell’avvocato. Capaci di parlare, parlare fino a perdere la voce a favore di qualunque causa e di difendere anche le tesi più opposte riuscendo però a restare sempre nella legalità. Avvocati che con la più stupefacente agilità possono far bianco il nero e nero il bianco, voltare e rivoltare, fare nodi e scioglierli, dare consigli contrastanti tra loro e poi prendere l’oro che tutto concilia con tutte due le mani da una parte o dall’altra e metterselo in tasca. Il mio padrone pensa che sarebbe bello avere come erede un ingegno così duttile, elastico, saggio, con una dialettica così abile e ambigua, con una eloquenza così altisonante che qualunque sia l’esito di un processo si becca sempre un ricco onorario. Eh, si! Ogni parola che vossignoria lascia cadere è uno zecchino d’oro.

(bussano)

           E adesso chi sarà? Forse è il medico…o il prete. È meglio che ve ne andiate…e mi raccomando quando nuoterete nel lardo d’oro, immerso nel miele fino alle ascelle, e quel grasso lucente vi terrà diritto il mento, ricordatevi di me.

VOLTORE    Mosca!

MOSCA      Quando volete vedere una copia del testamento? …vengo, vengo. Ve lo porterò signore. Ma adesso andatevene. E mi raccomando fingete di essere venuto per la visita di un momento e di andarvene molto, molto preoccupato.

(Voltore esce)

VOLPONE    Eccellente, Mosca. Vieni qui, lasca che io ti baci.

MOSCA      Fermo padrone, fermo: c’è Corbaccio.

VOLPONE    L’avvoltoio se ne è andato ed ecco che arriva il vecchio corvo.

MOSCA      Mettetevi giù e fingete di dormire.

VOLPONE    (al vassoio) Tu sta qui e moltiplicati!

MOSCA      Ecco che arriva un rudere più mal ridotto di quanto questo qui finga di esserlo; eppure spera di ballare sulla sua tomba.

(entra Corbaccio)

MOSCA      Signor Corbaccio, siate il benvenuto.

CORBACCIO  Come sta il tuo padrone?

MOSCA      Come prima: nessun miglioramento.

CORBACCIO  Cosa? È migliorato?

MOSCA      No, signore, sta piuttosto peggio.

CORBACCIO  Molto bene. Dov’è?

MOSCA      Nel suo letto. Si è addormentato da poco.

CORBACCIO  E dorme bene?

MOSCA      Ha passato una notte spaventosa.

CORBACCIO  Ottimo!

MOSCA      È penoso vedere un uomo ridotto in questo stato.

CORBACCIO  È vero. Non è umano lasciarlo soffrire così… Giusto ieri il mio dottore mi ha preparato un sonnifero di sua specialità. Me ne sono fatto dare una piccola dose… così per provare. Pare che calmi, calmi enormemente.

MOSCA      Ah! Ah!

CORBACCIO  Ero presente io stesso quando l’ha preparato: serve solo a farlo dormire.

VOLPONE    Sì il sonno eterno!

MOSCA      Il signor Volpone non ha fiducia nella medicina.

CORBACCIO  Che dite? Cosa avete detto?

MOSCA      Il mio padrone non ha nessuna fiducia nella medicina e dice che i medici sono il maggior pericolo: la malattia peggiore di tutte. Da evitare. Più volte l’ho sentito solennemente ripetere che mai un medico sarà suo erede.

CORBACCIO  Io non sarò mai il suo erede?

MOSCA      No, un medico, signore.

CORBACCIO  Ah, no, no! Non voglio proprio che lo sia.

MOSCA      E poi non può sopportare i loro esosi compensi: dice che spellano l’uomo prima di ucciderlo.

CORBACCIO  Giusto, giusto.

MOSCA      Tutto questo poi a volte lo fanno per i loro esperimenti e la legge non solo li assolve ma li ricompensa anche. E lui dice che non intende finanziare così la sua morte.

CORBACCIO È vero: hanno licenza di uccidere come un giudice.

MOSCA      No, ancora di più. Il giudice ammazza quando la legge condanna ma il medico anche senza la legge può ammazzare il giudice.

CORBACCIO  (mette via la boccetta di sonnifero) D’accordo. Ma dimmi come va oggi la sua paralisi?

MOSCA      Tremenda. La parola gli esce ingarbugliata, il suo sguardo è vitreo e la sua faccia più storta di prima.

CORBACCIO  Bene!

MOSCA      La bocca è sempre oscenamente spalancata e le palpebre gli pendono giù come a un morto.

CORBACCIO  Ottimo!

MOSCA      Un gelido torpore poi gli irrigidisce le membra e rende la sua pelle livida come il colore del piombo.

CORBACCIO  Benone! E il polso?

MOSCA      Impercettibile: lento e debole.

CORBACCIO  Buon sintomo anche questo. E l’urina?

MOSCA      Rossa come il vino di Borgogna.

CORBACCIO  La lingua?

MOSCA      Spessa, dura: una piccola salsiccia.

CORBACCIO  Eccellente; eccellente!

MOSCA      E dal suo cervello…

CORBACCIO  Eh? Come? Dal suo cervello?

MOSCA      Si signore, dal suo cervello…

CORBACCIO  Ho sentito, ho sentito benissimo; va avanti.

MOSCA      …e dal suo cervello cola un sudore freddo mentre dagli occhi cisposi fuoriesce di continuo un lacrimoso umor grigio.

CORBACCIO  Allora io sto molto meglio di lui. E il giramento di testa come va?

MOSCA      Oh, signore altro che giramento. Non comprende più nulla e ha smesso anche di russare: il suo respiro lo si sente appena.

CORBACCIO  Splendido! Splendido! Di sicuro vivrò più di lui. Questo mi fa sentire ancora più giovane, almeno di vent’anni. Oh! Oh! Oh! Mi derideva perché sono vecchio. Ma io ti seppellirò caro Volpone. Oh! Oh! Oh!

MOSCA      Piuttosto, signore, stavo per venire da voi.

CORBACCIO  Ha fatto testamento? Cosa mi ha lasciato?

MOSCA      Per niente, signore.

CORBACCIO  Niente? Non mi ha lasciato niente?

MOSCA      Non ha fatto per niente il suo testamento, questo volevo dire.

CORBACCIO  Oh! …Ma allora cosa ci faceva qui Voltore, l’avvocato? L’ho visto uscire.

MOSCA      Ha sentito odore di carogna. E appena ha fiutato che il mio padrone stava per fare testamento in vostro favore, come io lo spingo a fare pensando al vostro bene…

CORBACCIO  …è venuto qui a trovarlo.

MOSCA      Si e gli ha portato questo bellissimo piatto d’argento. Sentite quanto pesa.

CORBACCIO  Per essere lui l’erede?

MOSCA      Questo non lo so.

CORBACCIO  Ma lo so io!

MOSCA      (a parte) Certo che tra voi vi capite.

CORBACCIO  Ladro, ingordo, avido! Ma sono ancora in tempo a fregarlo. Guarda, guarda Mosca cosa ho portato io? Un sacchetto di scintillanti zecchini d’oro che accecheranno la sua argenteria da quattro soldi. Ingordo e taccagno!

MOSCA      Questa si, signore, che è una vera medicina. Una cura santa. Questo è il giusto elisir non le fiale di sonnifero.

CORBACCIO  È “aurum palpabile” se non potabile.

MOSCA      E io glielo verserò in questa coppa.

CORBACCIO  Si, fallo, fallo.

MOSCA      Benedetto cordiale, questo lo farà guarire.

CORBACCIO  Si, fallo, fallo.

MOSCA      Ma… penso signor Corbaccio che forse sarebbe meglio di no.

CORBACCIO  Che cosa?

MOSCA      Beh, farlo guarire.

CORBACCIO  Oh, no! Ci mancherebbe altro.

MOSCA      Ma questo avrà su di lui un magico, salutare effetto anche soltanto a toccarlo.

CORBACCIO  Hai ragione. Allora niente. Riprendo il mio investimento.

MOSCA      Ma niente affatto, signore. Perdonatemi, non fate questo sbaglio: non danneggiatevi con le vostre stesse mani. Vi consiglierò io come diventare padrone di tutto. Di tutto, capite? È un vostro diritto: tutti i suoi averi. Nessun rivale potrà reclamarne nemmeno una piccola parte. Sarà tutta roba vostra, così ha decretato il destino.

CORBACCIO  Ma come? Cosa devo fare?

MOSCA      Ecco qua: da queste crisi purtroppo si riprenderà……

CORBACCIO  Mio Dio!

MOSCA      …ma non appena avrà recuperato un po’ di lucidità, io tornerò a tormentarlo perché si decida a fare testamento a vostro favore…e gli farò vedere questo.

CORBACCIO  Bene, bene.

MOSCA      Aspettate, non ho ancora finito. Adesso voi dovete tornare subito a casa e là… buttar giù anche voi un testamento nel quale nominate il signor Volpone vostro unico erede.

CORBACCIO  Come? Dovrò diseredare il mio unico figlio?

MOSCA      Un figlio Oh signore in questo caso avere un figlio è una situazione ottimale perfetta perché renderà il vostro testamento molto più impressionante.

CORBACCIO  Ma è soltanto una finzione? Un trucco?

MOSCA      Ma certo. Il testamento lo manderete a me. E quando io esalterò, come farò, le vostre ansie, le vostre veglie, le vostre tante preghiere, i vostri moltissimi regali e alla fine gli mostrerò il vostro testamento dove, senza il minimo riguardo per vostro figlio avete deviato la piena del vostro affetto verso il mio padrone si da farlo unico beneficiario dei vostri beni… ebbene lui così sensibile, così generoso per coscienza e profonda gratitudine…

CORBACCIO  Mi nominerà suo erede universale.

MOSCA      Proprio così. Avete capito l’intrigo.

CORBACCIO  È lo stesso intrigo che avevo pensato anch’io.

MOSCA      Ah, si?

CORBACCIO  Non ci credi?

MOSCA      Ma certo, signore.

CORBACCIO  È lo stesso mio progetto.

MOSCA      Bene! E quando lui avrà letto tutto questo e vi avrà nominato suo erede… …voi, così sicuro di sopravvivergli…

CORBACCIO  Questo è certo.

MOSCA      …da quell’uomo arzillo e vigoroso che siete…

CORBACCIO  È vero …e allora?

MOSCA      Come “e allora”. La cosa è fatta! Non solo avrete fatto del bene a voi stesso ereditando i tesori di Volpone…ma?…

CORBACCIO  Avrò fatto più ricco anche mio figlio!

MOSCA      Giusto signore!

CORBACCIO  Anche a questo avevo pensato. Ma guarda un po’: dalla tua bocca escono i miei stessi pensieri.

MOSCA      Beh, voi siete un uomo intelligente! Ma lo sa il cielo, signore, quante fatiche per architettare tutto questo. Mi stanno diventando bianchi i capelli. Siete voi il mio pensiero costante. È per voi che mi logoro.

CORBACCIO  Lo so! Bravo, bravo continua così…e io andrò subito a completare il nostro inganno.

MOSCA      Possa tu essere spennacchiato vecchio corvaccio.

CORBACCIO  Si, lo so, lo so che sei onesto.

MOSCA      Ma non è vero signore!

CORBACCIO  L’ho sempre saputo.

MOSCA      Il vostro cervello funziona peggio delle vostre orecchie. Siete proprio uno stupido deficiente.

CORBACCIO  Ah si? E io sarò come un padre per te.

MOSCA      E io fregherò mio padre e mio fratello. Vecchio rimbecillito!

CORBACCIO  Che dici?

MOSCA      Che ora dovreste andarvene a casa, signore, e in fretta …Il testamento.

CORBACCIO  Lo farò. Vado, vado, Vecchio Volpone dormi in pace! Il sonno eterno, se puoi!

VOLPONE    Sto scoppiando! Ah! Ah! Slacciami i fianchi sto scoppiando. Ah! Ah!

MOSCA      Basta padrone. La speranza dell’oro che gli ho insinuato nel cuore è l’esca che può nascondere qualsiasi amo.

VOLPONE    E come l’hai gettato bene l’amo! Non ti ho mai visto tanto in forma.

MOSCA      Padrone non faccio che seguire i vostri insegnamenti. Voi siete il maestro. Io seguo i vostri nobili precetti e li traduco in parole: verso olio nelle loro orecchie e poi via, li mando a casa.

VOLPONE    Quello non sospetta neppure il castigo che gli donerà la sua ingordigia.

MOSCA      Già, con il nostro piccolo aiuto, però.

VOLPONE    Ma lo vedi cos’è l’uomo? Guarda quello che se n’è andato ora. Il suo desiderio è di vivere più a lungo! Non sente la sua gotta né l’artrosi che lo divora. Si finge vent’anni più giovane e inganna la sua età illudendosi in questa sua ipocrisia. Spera che magici filtri possano restituirgli la perduta giovinezza e si ingozza di questa speranza come se il destino potesse essere facilmente ingannato come lui è ingannato da noi.

CORVINO    (Da fuori) Mosca… Mosca…

VOLPONE    Chi viene adesso?

MOSCA      Giù di nuovo, a letto. È Corvino, lo riconosco dalla voce: il nostro ricco mercante.

VOLPONE    Il terzo cliente… Fatti sotto Mosca!

MOSCA      Il trucco padrone! Un’altra ritoccatina ai vostri occhi …chi è? Vengo, vengo…

(entra Corvino)

…Signor Corvino! Vi stavo aspettando con ansia. La felicità vi attende.

CORVINO    Perché? Cosa? Dove?

MOSCA      Il momento tanto atteso è arrivato.

CORVINO    È morto?

MOSCA      Morto no ma è come se lo fosse: non riconosce più nessuno.

CORVINO    E adesso cosa faccio?

MOSCA      Perché?

CORVINO    Gli avevo portato una perla.

MOSCA      Forse gli è rimasto ancora un barlume di memoria per riconoscervi. Vi chiama sempre! C’è solo il vostro nome sulle sue labbra. È orientale questa perla, signore?

CORVINO    Venezia non ne ha mai vista una più preziosa.

VOLPONE    Signor Corvino!

MOSCA      Sentite?

VOLPONE    Signor Corvino!

MOSCA      Vi chiama. Fatevi avanti e dategliela. È qui padrone e vi ha portato in regalo una perla bellissima.

CORVINO    Come state signore? (a Mosca) Digli che è più di dodici carati.

MOSCA      Non può sentirvi: il suo udito se n’è andato… ma sembra che vedervi gli dia conforto.

CORVINO    Digli che ho anche un diamante per lui.

MOSCA      È meglio che glielo facciate vedere; metteteglielo in mano. Il senso del tatto ce l’ha ancora. Vedete, vedete come l’afferra? Bravo padrone, bravo.

CORVINO    Povero Volpone. Che vista pietosa.

MOSCA      Via, via fatevi coraggio. Sotto la maschera del pianto di un erede c’è sempre in attesa, nascosto, un sorriso.

CORVINO    Sono io il suo erede?

MOSCA      Signore non posso mostrare il suo testamento finché non è morto. Ma c’è stato qui Corbaccio, c’è stato qui Voltore e tanti altri, non ho potuto nemmeno contarli tanti erano. Tutti con la bocca spalancata per azzannare la sua eredità. Ma approfittando del fatto che invocava sempre voi – Signor Corvino! Signor Corvino! – ho preso carta, penna e inchiostro e gli ho chiesto chi voleva come suo erede …e lui…

CORVINO    Corvino?

MOSCA      Corvino! E chi doveva essere l’esecutore testamentario?

CORVINO    Corvino?

MOSCA      Corvino! E ad ogni domanda a cui non rispondeva io interpretavo come consenso i suoi deboli gemiti e ho spedito tutti a casa lasciandoli eredi solo di lacrime e di maledizioni.

CORVINO    Oh, mio caro Mosca. Ma sei sicuro che non ci vede?

MOSCA      Non più di un arpista cieco. E poi non riconosce più nessuno. Non la faccia di un amico né ricorda il nome del servo che con tanto amore lo ha imboccato e gli ha dato da bere l’ultima volta e neppure di quelli ai quali ha dato la vita.

CORVINO    Ha figli?

MOSCA      Bastardi: una dozzina o più che ha avuto da zingare, mendicanti, donne di colore quando era ubriaco. Questo non lo sapevate, vero? (a Volpone) Vecchio, lurido sporcaccione assatanato di sesso!

CORVINO    Mosca. Sicuro che non ci sente?

MOSCA      Sicurissimo. Avanti guardate, rendetevi conto voi stesso – la sifilide ti impesti vecchio porco e si aggiunga ai tuoi mali: la tua lussuria se la merita e anche la peste ti colga se può consumarti più rapidamente – Avanti, avvicinatevi signore – E chiudi una buona volta quegli occhi schifosi che come due ranocchie lasciano rigagnoli di bava maleodorante. E che schifo quelle guance cascanti coperte di cartapesta e non di pelle – forza, signore, aiutatemi, avanti – che sembrano strofinacci da cucina congelati.

CORVINO    O un vecchio muro lordo di fumo su cui la pioggia ha sbavato le sue orrende rughe.

MOSCA      Bravissimo! Eccellente paragone. Ma gridate, gridate più forte. Non sentirebbe nemmeno un colpo di pistola sparato dentro quel suo orecchio inutile.

CORVINO    E il suo naso è una fogna che cola di continuo.

MOSCA      Questa è bellissima. E la sua bocca?

CORVINO    Una chiavica.

MOSCA      Tappatela allora.

CORVINO    Ma che dici?

MOSCA      Vi prego allora lasciate fare a me. Sarei capace di soffocarlo artisticamente con un cuscino come nemmeno un’infermiera saprebbe farlo.

CORVINO    Ah, si? Beh, fa’ come meglio credi ma sono contrario alla violenza in mia presenza… io vado via.

MOSCA      E perché tanti scrupoli?

CORVINO    Beh… fai tu, fai tu… alla tua discrezione.

MOSCA      Va bene ma adesso andatevene. È la vostra cara presenza che gli prolunga così la vita.

CORVINO    Non voglio disturbarlo ma vorrei riprendermi la mia perla.

MOSCA      Ma no, signore e nemmeno il vostro diamante. Di che vi preoccupate? Qua è tutta roba vostra. Non vi fidate di me? Io sono una vostra creatura.

CORVINO    Mosca, tu sei veramente un amico e sarai il mio socio. Divideremo insieme tutte le mie fortune.

MOSCA      Tranne una.

CORVINO    Quale?

MOSCA      La vostra bellissima moglie, la dolce Celia.

CORVINO    Non voglio che si parli di mia moglie.

MOSCA      Ma tutti ne parlano.

CORVINO    Tutti ne parlano? E perché?

MOSCA      La più bella donna di Venezia! Come volete che non se ne parli?

CORVINO    E io non voglio: mia moglie è mia e basta.

MOSCA      Capisco. Quando si ha un simile tesoro bisogna stare molto attenti.

CORVINO    Perché dici questo. Cosa sai?

MOSCA      Nulla, nulla.

CORVINO    E allora sta zitto. Sono abbastanza furbo per sapere come sorvegliare mia moglie.

MOSCA      Si, ma qualunque bella femmina…

CORVINO    Basta Mosca! Tu preoccupati dell’eredità. A mia moglie ci penso io. Addio. (via)

VOLPONE    Mio divino Mosca. Oggi hai superato te stesso. Vino, vino! …vediamo un po’: una perla, un diamante, argento, zecchini d’oro. Bel bottino questa mattina! Meglio che derubare chiese …Ma è proprio così bella la moglie di Corvino?

MOSCA      Una meraviglia: la fulgida stella d’Italia! Così la chiamano. Una fanciulla nel fiore degli anni fresca e matura insieme. La sua pelle è più bianca di   un cigno, più luminosa dell’argento,   più candida della neve. E così tenere    e morbide sono le sue labbra           che vi invitano a una eternità di baci. La sua carne si colora alle carezze, lucente come il vostro oro e come il vostro oro adorabile.

VOLPONE    E perché non ne hai parlato mai?

MOSCA      Anch’io l’ho scoperto ieri.

VOLPONE    Io devo vederla.

MOSCA      È impossibile, padrone. Avete sentito Corvino? La custodisce così gelosamente come voi il vostro oro. Non esce mai di casa se non per andare in chiesa, sempre sorvegliata; e solo da una finestra può prendere un po’ d’aria. Ma i suoi sguardi sono dolci come l’uva novella e le ciliegie zuccherine.

VOLPONE    Mosca, io devo vederla.

MOSCA      Ma ci sono almeno dieci spie del marito che la controllano quando lui non è in casa e che devono rendergli conto di tutto quando rientra …no, è impossibile.

VOLPONE    Io devo vederla assolutamente magari soltanto affacciata alla finestra. Mosca inventati qualcosa.

MOSCA      Ma padrone cosa vi ha preso? Da dove vien fuori tutto questo ardore?

VOLPONE    È come una brace ardente che mi si ridesta dentro… e poi la voluttà, la voluttà di fare becco quello stupido, geloso Corvino.

MOSCA      Bravo Maestro! Si, gli sciocchi vanno sempre puniti. Un travestimento allora… Ma certo: Scoto di Mantova. Il famoso Scoto di Mantova. Il ciarlatano che dal suo palco montato nelle piazze vende ai creduloni le sue magiche pozioni, i suoi sciroppi, medicine buone per tutti i mali e usi, i suoi filtri per catturare l’amore o la fortuna… Il grande Scoto di Mantova saltimbanco e buffone!

(vestizione di Volpone e Mosca)

           Vestiti qua non ne mancano per drappeggiarci in modo strano: cappelli, scialli orientali e anche qualche barba con cui ci si nasconde nei giorni del Carnevale. Andremo a fare la nostra recita proprio sotto la finestra di Celia. Sta poi a voi, Maestro, attirarla ad affacciarsi. Non vi manca certo la fantasia. La volpe è astuta e fingere è la vostra arte.

           Ecco, è questa la finestra dove la bellissima Celia potrebbe affacciarsi. E ora Volpone, a te!

VOLPONE    Gentilissimi signori e miei onorabili clienti. Vi parrà forse strano che io, il grande Scoto di Mantova, dopo un’assenza di tanti mesi da questa illustre città di Venezia, abbia montato il mio piccolo banco non accanto al portico delle Procuratie ma qui in questo oscuro angolo della Piazza. Ma non aspettatevi che per questo io sia disposto a disfarmi delle mie miracolose medicine a un prezzo indegno dei loro prodigi. Così fanno certi ciarlatani che stendono i loro mantelli sul selciato e con le loro grida da istrioni da strapazzo convincono gli sciocchi a comprare i loro malefici intrugli. Codesti sfrontati, schifosi, zucconi, merdosi, pidocchiosi e spetezzanti cialtroni che con un misero grammo di antimonio, elegantemente incartato, sono capaci di mandarne all’altro mondo almeno una ventina alla settimana. Oh, salute! Oh, salute! Benedizione del ricco! Ricchezza del povero! C'è prezzo troppo alto per te? No, perché senza di te non si può godere il mondo. E allora, avanti, aprite le borse e non abbreviate il corso della vostra vita. Questo è l’unguento di Scoto di Mantova, mistura rara che assedia, aggredisce, distrugge e poi disperde tutti gli umori maligni causati dal caldo, dal freddo, dall’umido, dal secco, dal vento, dal malocchio, dall’invidia …e dalle stelle. Rimedio sovrano per il mal caduco, crampi, convulsioni, paralisi, epilessia, tremorcardia, contrazione di nervi, vapori maligni della milza, costipazioni del fegato, calcoli biliari, “stranguzie”, dissenteria, torsione delle budella, melanconia cronica, labbro leporino, orecchio d’elefante, naso camuso, ernia ventosa, iliaca “passio”, “isterica” passio e…… per “aspera ad astra”!

           Studi faticosi e avventurosi viaggi nel lontano Oriente per arrivare a questo… Ma oggi mi sento la disposizione di farvi dono di questo mio tesoro gelosamente racchiuso nella mia cassetta. Si, ve lo dono! Ai ricchi per cortesia, ai poveri per amor di Dio! Non mi darete sei corone né cinque né quattro né tre né due né una… e neanche mezzo ducato. Nulla voglio. Vi chiedo solo, come segno del vostro amore, qualcosa di voi che possa portare con me come ricordo della vostra riconoscenza. E dunque ora agitate i vostri fazzoletti – allegramente, allegramente – e la prima creatura che si degnerà di gettarmi il suo avrà da me questa fiala che racchiude il mio magico unguento.

(Celia getta il fazzoletto)

           Oh, creatura bellissima, bacio la vostra generosità. E in cambio di questa grazia che mi avete voluto donare io vi compenserò con questo segreto di magica natura che vi farà ricordare per sempre quell’attimo in cui i vostri occhi si sono posati su un oggetto così meschino ma non del tutto indegno come me. Ecco in questa fiala un portento che se dovessi decantarne il merito novemila volumi sarebbero come una pagina, una pagina come una riga e una riga come una parola …così breve è per esprimerlo quel pellegrinaggio dell’uomo che alcuni chiamano vita. Vi dirò solo…

CORVINO    Per tutti i diavoli, vattene! Oh, mia vergogna! Ciarlatano ignobile, via di lì. E che? Mia moglie è forse la Franceschina delle tue farse? Non c'era altra finestra che la mia per fare questa scena? Vattene a fare il buffone da un’altra parte. Per causa tua domani tutta Venezia mi ribattezzerà il Cornuto Pantalone dei Bisognosi. Vattene o ti uccido.

VOLPONE    Mosca sono ferito.

MOSCA      Dove?

VOLPONE    Non di fuori! Dentro, dentro. L’irato Cupido saettando dagli occhi di lei è penetrato nel mio cuore come una fiamma ed ora brucia, devasta il mio petto e il calore si espande come una fornace che non ha sfogo. Lo strazio è qui, dentro di me. Vivere non posso se tu non mi aiuti, Mosca. Il mio fegato si decompone e solo la speranza del fresco alito di Celia che mi accarezza fa che io non sia già ridotto a un mucchietto di cenere.

MOSCA      Ah, padrone, volesse il cielo che non l’aveste mai veduta!

VOLPONE    No, che tu non me ne avessi mai parlato.

MOSCA      Ma come sospettare ancora in voi questo folle ardore.

VOLPONE    L’amore non ha età!

MOSCA      È vero sono stato imprudente ad esporre tanta bellezza ad un virgulto così fresco e pieno di linfa come voi. Sono stato imprudente e voi ora siete infelice. E questo Mosca non può sopportarlo e farà di tutto per togliervi da questo tormento…

VOLPONE    Posso sperarlo?

MOSCA      Tutto ciò che è umanamente possibile, io lo farò. Promesso!

VOLPONE    Tu sei il mio angelo, Mosca. Prendi le mie chiavi, l’oro, l’argenteria, i gioielli, tutto. Usali come vuoi, fa di me stesso moneta, ma ti prego appaga questa mia sete che mi divora.

MOSCA      Un po’ di pazienza…

VOLPONE    Va bene.

MOSCA      …e porterò al successo i vostri bollenti desideri.

VOLPONE    E così potrò farlo anche becco e sarà una vittoria in più per la volpe. Ho recitato bene?

MOSCA      Magnificamente. Scoto di Mantova in persona non avrebbe fatto meglio. Ma non ho tempo per applaudirvi: devo correre a tessere la mia nuova tela e se avrò successo applaudirete presto la mia arte.

- CASA CORVINO -

CORVINO    Uccidere il mio onore con il buffone della città. Un saltimbanco imbroglione, un cavadenti ciarlatano. E sotto la finestra di casa mia. Vi adescava con i suoi gesti ridicoli, con smorfie da buffone e mentre voi eravate rapita dagli sproloqui sui suoi unguenti un branco di vecchi scapoli, arcinoti sporcaccioni, vi concupiva con gli occhi… e voi sorridevate invitante eccitando la loro lussuria. Ma per chi mi avete preso? Per un Olandese? Eh, si! Perché se voi mi credeste italiano – come sono – vi sentireste già dannata. Puttana! Tremeresti al pensiero che per sete di giustizia io potrei sterminare tuo padre, tua madre, i tuoi fratelli e fare una strage di tutta la tua razza.

CELIA      Mio buon signore, vi prego…

CORVINO    E infilzare dentro il tuo corpo uno spiedo rovente e farti tanti buchi quanto sono stati gli sguardi di quel caprone.

CELIA      Signore calmatevi. Non potevo pensare che solo affacciandomi alla finestra potessi provocare in voi tutto questo furore.

CORVINO    Ah, no? Tu fai la smorfiosa col tuo fazzolettino, lui lo piglia al volo, lo bacia voluttuosamente e poi te lo restituirà con un bigliettino per fissarti un appuntamento – si! – magari a casa di tua sorella o di tua madre o di tuo zio. Ruffiani tutti!

CELIA      Ma quando mai uso questi inganni. Esco soltanto per andare in chiesa e anche questo così raramente.

CORVINO    E da oggi ancora più raramente. Le limitazioni di prima saranno libertà al confronto di ciò che ti attende. Prima di tutto murerò quella finestra ruffiana e nel frattempo col gesso traccerò una riga a due metri di distanza e se solo oserai attraversarla con un piede si abbatterà su di te un inferno orrendo, una collera selvaggia. Ti metterò un catenaccio di castità …e ora che ci penso ti terrò sempre sul dietro della casa. La tua stanza sul dietro, le passeggiate sul dietro e non conoscerai nessun piacere se non dietro. Tutto di dietro!

(bussano)

…Bussano. Via e non farti vedere da nessuno pena la vita. Va!

(entra Mosca)

…Benvenuto, Mosca! Immagino che notizie mi porti. Per fortuna c’è ancora un po’ di bene per compensare il male.

MOSCA      Ho paura di no, signore.

CORVINO    Non è morto?

MOSCA      Piuttosto il contrario.

CORVINO    È forse guarito?

MOSCA      Si, signore.

CORVINO    Sono maledetto. Sono stregato. Tutto è contro di me. Come? Come? Come? Come?

MOSCA      L’olio di Scoto, signore. Mentre io non c’ero Voltore e Corbaccio gli hanno portato l’olio di Scoto.

CORVINO    Maledizione! Quel dannato ciarlatano mi perseguita. Non posso credere che il suo olio abbia tanto potere.

MOSCA      Non so signore. So solo che ne versarono un po’ negli orecchi e un po’ nelle narici e… l’olio ebbe effetto.

CORVINO    Olio che tu sia maledetto!

MOSCA      E poi, per dimostrargli tutto il loro interesse e la loro premura per la sua

salute, hanno fatto venire, con grande spesa, il Collegio dei Medici per un consulto. Per farlo guarire completamente, capite? C’era chi suggeriva un cataplasma di erbe, un altro di applicargli sul petto una scimmia scorticata, un altro un cane scuoiato e un quarto insisteva per una mistura di pelli di gatti selvatici. Ma alla fine tutti si trovarono d’accordo: per restituirlo alla vita non c’è altro rimedio che cercare subito una giovane donna robusta e piena di linfa e farla accoppiare con lui. E questo sciagurato compito è stato affidato a me. Ma io ho pensato bene, prima di dare inizio alla ricerca, di mettervi al corrente di tutto. Voi siete il più interessato in questa faccenda e sapete bene che nulla farei contro i vostri interessi ai quali è legato anche il mio avvenire. Però se non eseguo le istruzioni dei medici, Voltore e Corbaccio possono riferirlo al mio padrone una volta guarito; e lui perderebbe ogni fiducia in me. E allora addio ai nostri progetti, alle vostre speranze, a tante somme che avete arrischiato, addio a tutto. Inoltre adesso tutti fanno a gara a chi per primo gli procurerà la donna giusta… quindi… vi pregherei di decidere qualcosa nel più breve tempo possibile. Anzi se potete, cercate di precederli.

CORVINO    Oh, mie speranze! Fortuna bastarda! Forse la cosa migliore è di assoldare una prosperosa puttana.

MOSCA      Ci avevo pensato anch’io… ma sono tutte così furbe, così astute… e Volpone è così rimbambito, facile ad essere maneggiato che… mah!… non so cosa dire. Potrebbe capitarci, chissà, anche una sgualdrinella che ci metta tutti nel sacco.

CORVINO    Già, è vero.

MOSCA      No, no: deve essere una creatura ingenua che non fa trucchi, signore, sicura, adatta allo scopo e che voi potete facilmente comandare. Questo è importante. Dio mio… pensateci, pensateci, signore, pensateci bene. Figuratevi che uno dei dottori ha offerto sua figlia.

CORVINO    Come?

MOSCA      Ma si, il signor Lupo, il medico.

CORVINO    Sua figlia!

MOSCA      Si, ed è pure vergine. Ma il dottor Lupo sa in che stato di prostrazione si trovi Volpone e che nulla può scaldare il suo sangue se non un febbrone da cavallo. Nessun incantamento potrà mai fargli rialzare …lo spirito. Eh! Un lungo letargo ha colpito quella parte. Inoltre, signore, chi verrà mai a saperlo? Una persona o due…

CORVINO    Aspetta un momento. (a parte) Perché non dovrei saper comandare i miei affetti e il mio sangue come quello stupido dottore? Se penso poi alla storia dell’onore… in fondo il caso di una moglie e di una figlia è la stessa cosa.

MOSCA      Ci arriva… ci arriva…

CORVINO    Perdio se quel medico capitato per ultimo offre sua figlia perché non dovrei farlo io che da tanto tempo mi consumo in quest’affare. Arriverò prima di lui, di quello sciagurato, avido ingordo… Mosca ho deciso.

MOSCA      Cosa signore?

CORVINO    La donna che tu cerchi sarà mia moglie.

MOSCA      Questa è la soluzione che senza volervi influenzare avrei proposto io stesso. Bravo, signor Corvino. Così l’avrete vinta su tutti. È come se l’eredità fosse già vostra e al prossimo attacco che gli prenderà …lo lasceremo partire. Basterà togliergli il cuscino di sotto la testa e lui soffoca. Cosa che si sarebbe potuto già fare da tempo se non aveste un’anima così sensibile.

CORVINO    Questa mia maledetta coscienza! Un disastro! Cerca sempre di soffocare il mio

ingegno. Ma ora dobbiamo arrivare prima di loro. Corri, va a casa, preparalo. Fagli capire con quanta premura, con quanta affettuosa disponibilità io faccio tutto questo. E quanto rapida è stata, per il suo bene, la mia decisione.

MOSCA      State sicuro: parlerò di voi in modo tale che scaccerà tutti quegli altri famelici concorrenti. Soltanto voi d’ora in poi sarete accolto nella sua casa. Ne sono sicuro. Ma non venite finché non vi manderò a chiamare io. C’è ancora un’idea qui da far germogliare per il vostro bene ma voglio che ne restiate all’oscuro fino al momento di applaudirla.

VOLPONE    Non dimenticarti di chiamarmi appena puoi.

MOSCA      Fidatevi di me.

CORVINO    Moglie mia cara dove sei? Celia, mia dolce sposa, vieni… Cosa sono queste lacrime? Eh? Vieni, asciugati questi begli occhi. Ma cosa hai creduto che parlassi sul serio? Sciocchina! Per la luce del sole ho parlato così solo per metterti alla prova. Era tutta una scena; avresti dovuto capirlo. Via, via non sono un uomo geloso.

CELIA      No?

CORVINO    Non lo sono e non lo sono mai stato. La gelosia è una passione vergognosa …e poi inutile. So bene che quando una donna ha una voglia nella sua testolina non ci sono guardiani al mondo che possano fermarla. Vieni a darmi un bacio. E ora vai a prepararti. Indossa l’abito più bello, mettiti i tuoi gioielli più preziosi. Devi essere bellissima come non mai. Siamo invitati ad una magnifica festa dal vecchio Volpone e là sarai felice di vedere che non ho nessun timore e ti apparirà finalmente chiaro che non sono affatto geloso …Ah!… Andiamo.

- UNA STRADA -

MOSCA      Ho paura che comincerò  a innamorarmi di me stesso tanto le mie qualità sbocciano con così rara fantasia. Sento uno strano fermento nel sangue e, non so come, il successo mi rende impudico, sfrenato. Potrei sgusciare fuori dalla mia pelle come un sottile serpente tanto mi sento agile e scattante. Oh, si! Il parassita è una sublime creatura, caduta dal cielo, non partorita qui sulla terra tra ignoranti villani e stupidi zucconi. Mi domando come questo mestiere pur così professato da tanti, non sia stato elevato alla dignità di una scienza. In questo mondo tutte le persone che hanno un po’ di cervello sono parassiti o sottoparassiti. No, non intendo quelli che posseggono il fiuto istintivo per capire chi può dar loro da mangiare: non hanno casa né famiglia e allora si inventano favole per orecchie che amano farsi ingannare. Né parlo poi di quelli, e sono i più, che con le loro moine da cagnolini scodinzolano servilmente, sorridono ai padroni, si umiliano ripetendo sempre – Si, signore! Si, signore! – leccando via le pulci e riescono così a racimolare un misero sostentamento con gli inchini e le smorfie. No. Io parlo di quell’intelligente, raffinata canaglia che può drizzarsi e piegarsi nello stesso tempo come una freccia, graffiare l’aria rapida come una stella, di colpo cambiare direzione e schizzare di qua e di là come una rondine. Essere dovunque, dove occorre, sempre pronto a mutar d’idea ad ogni situazione e cambiar maschera più velocemente del pensiero. Io sono costui: il vero parassita. Si! Un vero artista. L’arte mia è nata con me, nessuno me l’ha insegnata e nessuno ora potrà dirsi salvo dalla sua ferita. Io sono l’artista, gli altri i miei buffoni!

SECONDA   PARTE

- UNA STRADA -

MOSCA      Chi è costui? Bonario il degno figlio del Vecchio Corbaccio. Tanto è immondo e disonesto il padre quanto ingenua la sua creatura. Proprio il bersaglio a cui miravo. Buon giorno, signore.

BONARIO    Non altrettanto a voi.

MOSCA      E perché?

BONARIO    Va per la tua strada e lasciami in pace. Non voglio parlare con gente della tua razza.

MOSCA      Disprezzate la mia povertà?

BONARIO    Il cielo me ne guardi. No, disprezzo la tua bassezza.

MOSCA      La mia bassezza?

BONARIO    Non sei tu il parassita di Volpone? La sua spia, il suo leccapiedi, il suo ruffiano? Come ti procuri da mangiare, dimmi?

MOSCA      Quando la virtù è unita alla miseria viene facilmente infangata da false accuse. Siete ingiusto con me, signore: ancora prima di conoscermi mi condannate. Questa non è umanità.

BONARIO    Forse sono stato troppo duro con lui. Sembra sincero.

MOSCA      È vero. Costretto dalla necessità ho dovuto mangiare l’amaro pane guadagnato con umilianti inchini. Ed è anche vero che ho dovuto tessere io stesso il mio povero abito da servo dal momento che povera è stata la mia nascita. Ma mai ho compiuto azioni disoneste, mai ho seminato discordia tra amici o diviso famiglie. Mai tradito segreti o seminato falsità, mai corrotto la castità. E mai, mai, mai ho insidiato gli uomini con lodi non sincere e adescato la loro credulità con falsi giuramenti. E se non è vero il mio desiderio di riscattare la bassa stima che il mondo ha di me, con una vita onesta e laboriosa, che io possa morire qui con tutte le mie speranze di bontà.

BONARIO    Cosa fa? Piange? …non si può fingere così: si, è sincero. Scusami, io sono da condannare per averti così male giudicato. Ti prego perdonami e dimmi se posso fare qualcosa per te.

MOSCA      Sono io che posso fare qualcosa per voi. Forse da parte mia potrà sembrarvi ingratitudine verso il mio padrone ma il mio amore per la giustizia e l’odio per l’ingiustizia mi impone di rivelarvi una cosa tremenda. …Come dirvi? …In questo momento vostro padre…

BONARIO    Mio padre?

MOSCA      Vostro padre ha intenzione di diseredarvi.

BONARIO    Come?

MOSCA      Diseredarvi. Buttarvi via, cancellarvi come se non foste sangue del suo sangue. È vero signore, questa storia non mi riguarda affatto ma è il problema del giusto e del buono che qui è in gioco. Sentimenti che, lo so, in voi abbondano. Giustizia e bontà: solo per questo io lo faccio.

BONARIO    Mio padre mi ha… …come?

MOSCA      Diseredato, sapete cosa vuol dire diseredato. Togliervi l’eredità per darla a un altro. E sapete a chi?

BONARIO    A chi?

MOSCA      A Volpone, il mio padrone.

BONARIO    No, è impossibile. Guarda: la mia fiducia in te sta per andarsene. Non posso assolutamente credere che mio padre sia così snaturato. Mio padre!

MOSCA      Oh, anima pura! Ecco: questa è la fiducia che ben si addice alla pietà di figlio, candido fiore della vostra innocenza. Ed è questo che rende ancor più mostruoso il male che vi si vuol fare… A questo punto non posso più tacere e vi dirò tutto. L’ingiustizia sta per trionfare forse in questo stesso momento. Venite con me e, non dico che vedrete, ma certamente il vostro orecchio sarà testimone dell’infamia. Vi sentirete chiamare bastardo e trattare come un qualunque malo frutto nato a caso su questa terra.

BONARIO    Mi sento venir meno…

MOSCA      Capisco! Grande è il tradimento e troppo crudele il torto che patite… e io soffro con voi e dall’angoscia il cuore piange lacrime di sangue.

BONARIO    Padre mio, non può essere.

MOSCA      Signore se non è vero quello che dico bollatemi col marchio dell’infamia. Sguainate la vostra spada di giustizia…

BONARIO    Ma…

MOSCA      …e punitemi incidendo sulla mia fronte la vostra vendetta. Andiamo?

BONARIO    Ti seguo. Guidami tu – Diseredato?

MOSCA      Diseredato. Di – se – re – da – to!!!

– CAMERA VOLPONE –

 

MOSCA      (entra) Mio signore le vostre speranze sbocciano come magnifici fiori e promettono frutti succosi. Restate in agguato nel vostro letto e attendete con pazienza che maturino. Corbaccio sarà qui tra poco con il testamento. Ma ora devo nascondere qui qualcuno: un figlio molto ingenuo che porterà a compimento cose sorprendenti. Giù, mettetevi giù! (esce)

VOLPONE    Il vigore ritorna in me. Mi sento vivo e come l’astuto giocatore di primiera che furbo abbassa la carta ingannatrice mi acquatto in attesa della mossa decisiva per vincere l’incontro.

(entrano Mosca e Bonario)

MOSCA      Piano, signor Bonario: Volpone sta dormendo. Ecco, nascondetevi qui, così potrete sentire tutto. Ma mi raccomando silenzio e pazienza.

(bussano)

           Sentite? Questo è certo vostro padre. Sono costretto a lasciarvi.

(sulla porta a Corvino e Celia)

           Maledizione, già qui. Siete venuto troppo presto. Perché? Avevo detto che vi avrei mandato a chiamare io.

CORVINO    Si, ma avevo paura che te ne dimenticassi e così gli altri avrebbero potuto precedermi.

MOSCA      Precedervi!? Beh, ormai quel che è fatto è fatto. Aspettate qui, ritorno subito. – Non ho mai visto un uomo avere tanta fretta di diventare cornuto.

(va porta Bonario)

           Signore vostro padre ha mandato a dire che sarà qui tra mezz’ora. Dovete purtroppo aspettare. Per ingannare il tempo salite quella scala. C’è una galleria lassù piena di libri.

BONARIO    Eh? Di libri?

MOSCA      Libri, si! Vi spaventano tanto? Forse qualcuno di essi potrebbe anche interessarvi. È difficile, vero? Comunque farò in modo che nessuno vi disturbi.

BONARIO    Libri! Va bene… ma ancora non ci credo.

MOSCA      (a Volpone) L’ho allontanato. Così non potrà vedere né sentire nulla. Quanto a suo padre ci penserò io a tenerlo a bada.

(Mosca fa entrare Corvino e Celia)

CORVINO    Volpone?

MOSCA      Sta, diciamo, dormendo. Ma, povero Volpone, è quasi alla fine.

CORVINO    (a Celia) Hai sentito? Non si può tornare indietro. Ti ho detto quel che ho deciso e così sarà.

CELIA      Vi supplico mio buon marito non sottoponetemi a questa prova. Dubitate della mia fedeltà? Allora rinchiudetemi per sempre e che le tenebre siano la mia tomba.

CORVINO    Non sono queste le mie intenzioni. Mostratevi obbediente come una brava moglie deve essere. Io non sono pazzo e non faccio pazzie per le corna. È ormai un corpo spento! Vi ho già spiegato tutto: il parere dei medici su Volpone e quanto io abbia bisogno di denaro per rimettere in sesto la mia situazione economica. E infine se sinceramente mi amate, abbiate almeno rispetto per tutto il denaro che ho investito in questa impresa.

CELIA      E il denaro conta più dell’onore?

CORVINO    L’onore. Puh! Uno sputo: la natura non lo conosce. Una semplice parola inventata per impressionare gli sciocchi. Il mio oro perde valore se qualcuno lo tocca? I miei vestiti si consumano se qualcuno li guarda? Ebbene questa è la stessa cosa. Un disgraziato, vecchio decrepito che non ha più sentimenti né muscoli. Una voce, un’ombra. Che male può farvi un uomo così?

CELIA      Ma quale diavolo è entrato in voi, marito mio.

CORVINO    E quanto alla vostra reputazione chi lo saprà mai? Lui non ha più fiato per parlare e questo mio fedele amico ha le sue labbra nelle mie tasche. Tranne voi nessuno verrà mai a saperlo.

CELIA      E il cielo e i Santi? Loro si: non sono ciechi né stupidi e odiano il peccato.

CORVINO    Lo so anch’io; ma se pensassi che fosse peccato non vi forzerei. Se vi offrissi a un giovane francese o a un toscano dal sangue caldo e poi me ne stessi lì a guardare e applaudire, allora si che questo sarebbe peccato. Ma qui è diverso. Questa è un’opera buona, un gesto di carità per

curare un malato e infine una onesta azione per assicurarmi quanto mi spetta.

CELIA      Come è possibile che il cielo possa sopportare un tale cambiamento?

VOLPONE    Portameli qua.

MOSCA      Prego avvicinatevi.

CORVINO    (a Celia) Avanti, venite avanti…

MOSCA      Padrone il signor Corvino è venuto a trovarvi.

VOLPONE    Oh!

MOSCA      E avendo saputo la cura che il Consulto dei medici ha prescritto per la vostra salute, è qui venuto ad offrire o per maglio dire a prostituire…

CORVINO    Grazie, caro Mosca.

MOSCA      …liberamente non richiesto né supplicato…

CORVINO    Giusto.

MOSCA      …come sincera prova del suo affetto, la sua bellissima e onorata consorte: la più fulgida bellezza di Venezia. Affinché essa vi dia conforto e salute.

CORVINO    Meglio di così non potevi dire.

VOLPONE    Davvero? Caro… caro… Ma, ahimè, è troppo tardi, tardi… ormai è finita per me. Ti prego ringrazialo per la sua generosità e per la sua cara, disinteressata sollecitudine. Ma è inutile lottare contro il destino: è come voler dare fuoco ad una pietra – uh! uh! uh! uh! – donare linfa ad una foglia ormai appassita. Sono commosso. Lo ringrazio dei suoi affettuosi pensieri e digli quel che farò per lui… Eh già! Per il povero vecchio Volpone non c’è più speranza. Digli che preghi per me e che faccia buon uso della fortuna che presto – oh, molto presto! – gli toccherà.

 MOSCA     Avete sentito, signore? Avvicinatevi con vostra moglie.

CORVINO    Vieni, ti prego, vieni. Lo vedi com’è ridotto? Fallo per me, vieni.

CELIA      Uccidetemi piuttosto. Berrò veleno, mangerò carboni ardenti, farò qualunque cosa…

CORVINO    Maledetta! Perdio, ti trascinerò a casa per i capelli, griderò per le strade che sei una puttana, ti squarcerò la bocca fino alle orecchie, ti scucirò il naso come a una triglia… Mi hai infuocato il sangue e io lo farò!

CELIA      Fate quello che volete: io sono la vostra martire.

CORVINO    Ti prego dolcezza mia. Ti giuro: avrai gioielli, ricche vesti, ornamenti splendidi, tutto quello che vorrai, ma va a dargli un bacio, un piccolo bacio. O toccalo soltanto: una piccola carezza. Che ti costa? Fallo per amor mio: sono io che

te lo chiedo… solo questa volta… No! Niente! Dio che figura mi fai fare! Che umiliazione! Hai tanta sete della mia rovina?

MOSCA      Via gentile signora, accettate il consiglio di vostro marito. Lasciatevi convincere.

CORVINO    Una locusta, ecco cosa sei. Si una locusta divoratrice del mio bene, sgualdrina! Coccodrillo dalle lacrime facili.

MOSCA      Vi prego signore. Vedrete che ci ripenserà.

CORVINO    Me dannato! Se si degnasse anche solo a parlargli, sarebbe già qualcosa e la mia reputazione sarebbe salva. Ma no, no per dispetto vuole la mia rovina.

MOSCA      È vero, ora tutta la vostra fortuna è nelle sue mani. Ma forse è per  pudore e io la capisco. Penso che se voi non ci foste lei sarebbe più arrendevole. Ne sono sicuro e oso garantire per lei. Quale donna davanti a suo marito…? Ve ne prego, andiamocene e lasciamola qui… sola.

CORVINO    Mia dolce Celia puoi ancora salvare tutto. Io non dico più nulla ma tu… resta qui.

CELIA      Che vergogna! Dov’è fuggito il pudore? Il mondo è impazzito. Può il denaro seppellire così l’onore?

VOLPONE    Si, così è per Corvino e per tutte quelle volgari creature che mai hanno goduto la beatitudine dell’amore. Sta pur sicura,  Celia: colui che è disposto a venderti con la speranza di una vile eredità, se avesse trovato un mercante pronto a pagare in contanti avrebbe venduto la sua parte di Paradiso. Ti stupisce vedermi così rinato? Devi applaudire la tua bellezza: è per merito suo se sono risorto. E anche questa mattina: ho mutato il mio aspetto in quello di un saltimbanco solo per ammirarti alla finestra. Ricordi? Scoto di Mantova.

CELIA      Voi?

VOLPONE    Io, si. Per amor tuo… e ora sei qui!

CELIA      Signore!

VOLPONE    No, non sfuggirmi. Cancella la falsa idea della mia malattia che ti fa credere che io sia veramente moribondo. Ti accorgerai che non è così! Mi sento così fresco, ardente, vigoroso e con un fremito così gioioso nelle vene come quando in una commedia, in onore del principe di Valois, ho interpretato la parte del giovane Antinoo e ricordo che catturai gli occhi e gli orecchi di tutte le signore presenti, rapite dal mio gesto grazioso, dal mio passo leggero, dal mio soave gorgheggio.

           (canta)

                 Vieni a me, mia dolce Celia,

                 e nei giochi dell’amore

                 bruciam tutto con furore.

                 Fugge il tempo, vola beltà

                 ma il vigore ancor rimane

                 per farti festa fino a dimane.

                 Poi tra le braccia ormai sfinita

                 Celia grida aita! aita!

                 Perché Volpone senza posa

                 di lei ha fatto la sua sposa.

CELIA      Un fulmine pietoso sfiguri questo mio volto colpevole e una crudele tempesta mi distrugga.

VOLPONE    Perché dici questo, mia Celia. Al posto di un falso marito hai trovato un amante vero. Godi questa fortuna! Guarda di cosa sei regina. Ecco collane di perle, scioglile in questa coppa d’oro e come Cleopatra brinda al piacere. Ecco un diamante la cui luce potrebbe spegnere gli occhi del nostro San Marco e qui ci sono gioielli, orecchini, anelli, bracciali prendili tutti e perdili. Una gemma non vale nulla per me; ce la mangiamo a banchetto. Teste di pappagallo, lingue di usignoli, cervelli di pavoni e di struzzi saranno il nostro cibo.

CELIA      Mio buon signore io non sono attratta da simili piaceri. Per me la sola ricchezza degna di essere goduta è la mia onestà. E una volta perduta non mi resta più nulla da perdere. Non mi lascio incantare dalle vostre parole lussuriose. Se avete una coscienza…

VOLPONE    La coscienza è la virtù dei poveri. Sii saggia, dammi ascolto! I tuoi bagni saranno di succo di garofani,  essenza di rose e di violette, latte di unicorno e alito di pantera racchiuso in anfore d’argento e mescolato con vino di Cipro. Berremo liquori fatti d’oro e d’ambra e brinderemo finché il soffitto non danzerà sopra di noi. E poi, cambiando costumi reciteremo le favole di Ovidio. E tu sarai Europa e io Giove e poi io Marte e tu Venere e così avanti finché avremo dato vita a tutte le favole degli Dei. Poi ti farò mia, si sarai mia in costumi più moderni. Vestita come una eccitante dama francese o come una polposa matrona toscana o una fiera bellezza spagnola. Qualche volta come la moglie dello Scià di Persia o come la Favorita del Sultano e poi, per variare,  come un’esperta cortigiana o come un’ardente negra o una gelida russa. E io ti abbraccerò in altrettanti travestimenti e potremo così fondere in baci appassionati le nostre anime vagabonde immersi in un piacere senza fine! Ah!

CELIA      Se avete orecchi che possano udire e occhi che possano vedere, un cuore che possa provare pietà lasciatemi andare oppure siate generoso: uccidetemi.

VOLPONE    Celia!

CELIA      Soddisfate su di me non la vostra lussuria ma la vostra ira. L’ira è un sentimento molto più virile e punite quell’infelice delitto di natura che a torto chiamate la mia bellezza. Scorticate, deturpate il mio volto per avere così avvelenato il vostro sangue.

VOLPONE    No, non voglio sentire!

CELIA      Strofinatemi le mani con unguenti corrosivi si che la lebbra le divori. Fatemi qualunque male che possa sfigurarmi il volto e il corpo tranne il mio onore. E io mi inginocchierò davanti a voi, pregherò per la vostra salute e griderò a tutti la vostra onestà e le vostre virtù.

VOLPONE    Ah, no! Mi crederesti freddo, frigido, impotente e poi lo grideresti a tutti e tutti riderebbero di me. Ma cosa pensi che io abbia l’ernia di Nestore? Basta! Disonoro la mia nazione: troppo a lungo ho scherzato con te bambina mia. Avrei dovuto prima fare e poi parlare. Cedi o ti farò mia con la forza.

CELIA      Oh mio Dio.

VOLPONE    Invano…

BONARIO    (entrando) Fermati schifoso stupratore. Maiale libidinoso. Lasciala, lasciala ti dico o sei morto. Ho troppo rispetto per la giustizia e non voglio strappare alle sue mani il castigo che ti meriti… altrimenti. Signora andiamo via. Questa è la tana dell’infamia e del male. Non abbiate paura: ci son qua io! Bonario! Andiamo subito a denunciarlo. …E questo vecchio porco avrà la ricompensa che gli spetta.

VOLPONE    Cadimi addosso tetto, crolla su di me e seppelliscimi sotto le tue macerie. Diventa la mia tomba tu che eri il mio rifugio. Sono smascherato, distrutto, finito, gettato nella miseria e nella vergogna…

MOSCA      Dove correre, io il più disgraziato degli uomini? Dove andare a farmi strappare fuori questo mio sciagurato cervello?

VOLPONE    Mosca, tu sanguini.

MOSCA      Non sospettavo tanta forza in quello stupido bietolone. Oh, avesse avuto una spada per squarciarmi fino all’ombelico piuttosto che veder la mia intelligenza… il mio padrone così svergognati dal mio errore.

VOLPONE    Maledetta la tua intelligenza.

MOSCA      E la mia follia. Ma come potevo pensare che si sarebbe messo ad ascoltare?

VOLPONE    E adesso che facciamo?

MOSCA      Non lo so. Se il mio cuore potesse riparare la colpa me lo strapperei fuori. Devo impiccarmi? Tagliarmi la gola? Dite e io lo farò con voi. Moriamo insieme, eroicamente, da Romani, visto che abbiamo vissuto sempre tra gli agi come Greci.

(bussano)

VOLPONE    Ascolta… …chi è? Sento dei passi. È la giustizia che arriva, sono le guardie che vengono ad arrestarmi. Già sento il marchio rovente friggere sulla mia fronte, adesso con gli aghi della tortura mi forano i timpani.

MOSCA      Giù, a letto padrone. Per il momento questo è ancora il posto più sicuro. I colpevoli intuiscono sempre il castigo che si meritano.

CORBACCIO  (entrando) Ebbene, Mosca?

MOSCA      La rovina, signore, la rovina. Vostro figlio, non so come, ha saputo della vostra intenzione di nominare il mio padrone vostro unico erede; e si è precipitato qui con la spada in pugno, urlando come un pazzo. Cercava voi e vi ha chiamato snaturato, sciagurato… e altre parole tremende che non oso ripetere e giurava che vi avrebbe ucciso.

CORBACCIO  Me?

MOSCA      Si voi e anche il mio padrone.

(appare Voltore)

CORBACCIO  Ah, sì? Figlio degenere! E allora per questo io lo diseredo sul serio: ecco il testamento.

MOSCA      Ben fatto, signore.

CORBACCIO  E lui come sta? Se ne andrà presto?

MOSCA      Ho paura che durerà tutto maggio.

CORBACCIO  Ah, si! È già in viaggio?

MOSCA      No, anzi durerà tutto maggio.

CORBACCIO  Tutto maggio? Che giorno maledetto è questo per me! (via)

VOLTORE    Parassita!

MOSCA      …Ah, signore arrivate a proposito.

VOLTORE    Al momento giusto per scoprire i tuoi imbrogli. Cos’è questa storia del testamento di Corbaccio?

MOSCA      Un trucco in vostro favore: Corbaccio ha nominato suo unico erede il mio padrone. E l’ha fatto su mio consiglio. …nella speranza che Volpone faccia altrettanto con lui.

VOLTORE    E tu gli hai promesso questo?

MOSCA      Per il vostro bene, si! Anzi ho fatto anche di più: l’ho detto a suo figlio. L’ho fatto venire qui e l’ho nascosto in modo che potesse ascoltare il padre offrire a Volpone l’eredità che spettava di diritto a lui. Convinto che, dopo avere ascoltato il padre – che io avrei provocato con astuzia – rinnegarlo più e più volte ed esprimere la pessima opinione che ha di lui; e di fronte poi alla snaturata decisine di privarlo dell’eredità, si sarebbe inferocito a tal punto da uccidere il genitore. Così Volpone avrebbe ereditato da Corbaccio e voi, unico erede di Volpone, alla sua morte avreste goduto di due patrimoni: quello di Corbaccio e quello del mio padrone. Il mio solo scopo era scavarvi una fortuna da due vecchi sepolcri in rovina. Ed ecco il risultato.

VOLTORE    Che risultato?

MOSCA      Disastroso! Mentre il mio padrone ed io stavamo aspettando il signor Corvino, arriva inaspettata sua moglie mandata proprio da lui, il marito, quel vecchio corvo.

VOLTORE    Con un regalo?

MOSCA      No, solo a fare una visita di cortesia. Ma poiché si tratteneva a lungo, il giovane, forse già turbato dalle notizie che gli avevo dato, si impazientisce, esce fuori dal suo nascondiglio e come un pazzo mi ferisce, afferra la signora alla gola e le fa giurare, pena la morte, che il mio padrone aveva tentato di violentarla. Vedete da voi quanto questo sia improbabile! E con questo pretesto è fuggito a diffamare per le strade il mio padrone, accusare il padre per il testamento e quindi… a rovinare anche voi.

VOLTORE    Bisogna precederlo con una nostra accusa o altrimenti stabilire una difesa comune. Va a cercare Corvino e Corbaccio e dì loro di venire subito al Tribunale. Dobbiamo accordarci su come venir fuori da tutto questo.

MOSCA      Spero non ci sia bisogno anche del povero signor Volpone.

VOLTORE    Sta tranquillo, Mosca.

           Il Tribunale è il mio teatro. Con la mia oratoria usciremo vincenti da questo imbroglio. (via)

VOLPONE    Al Tribunale io non ci voglio andare: so come vanno a finire le cose là. Che stupido sono stato. Perché ho voluto l’eredità di Corbaccio e la moglie di Corvino? Perché? Giuro che diventerò buono, mi pentirò dei miei peccati, donerò denaro per costruire chiese, darò il mio oro ai poveri, ma al Tribunale non ci voglio andare. Aiutami, Mosca, aiutami ti prego.

MOSCA      Coraggio padrone un processo è come una partita a carte. Con mani abili si può anche vincere la partita. Devo andare. Farò del mio meglio come al solito. Adesso calmatevi e pregate per il nostro successo. Pregate!

VOLPONE    La necessità fa nascere anche la fede. Cielo benedici la nostra fatica! (intona un canto religioso)

- TRIBUNALE -

MOSCA      La menzogna! La menzogna è ben penetrata dentro di voi?

CORBACCIO - CORVINO  Si.

MOSCA      Siete sicuri? Avete ben soffocato i dubbi della vostra coscienza?

CORBACCIO - CORVINO  Si.

MOSCA      Sapete bene la vostra parte?

CORBACCIO - CORVINO  Si.

MOSCA      E allora nessuna esitazione! Siate saldi nelle accuse e abili nelle menzogne e tutto andrà per il meglio.

CORVINO    Dimmi Mosca, l’avvocato conosce la verità?

MOSCA      Niente affatto. Ho inventato una delle mie storie che mettesse al sicuro la vostra reputazione. Ma ora mi raccomando: coraggio e impudenza.

CORVINO    L’avvocato mi fa paura: non vorrei che per la sua difesa di Volpone diventasse mio coerede.

MOSCA      Coerede! Tranquillo: ci serviremo solo delle sue chiacchiere, poi lo manderemo al diavolo.

CORVINO    E Corbaccio?

MOSCA      Lo venderemo ai medici come polvere di mummia: ci è già quasi arrivato!         (a Voltore) Non vi viene da ridere a vedere questo bufalo come si agita con le sue corna. (a sé) Ride ben chi ride ultimo. (a Corbaccio) Signore voi siete quello che godrà il raccolto di tutti. Questi sciocchi non sanno nemmeno per chi faticano tanto.

MOSCA      (a Corvino) Vi papperete tutto voi.

(a parte) campa cavallo!

           (a Voltore) Onorato signore, Mercurio sieda sulla vostra lingua tonante e Ercole doni alle vostre parole la forza della sua clava per abbattere con la furia di una tempesta i nostri avversari… avversari che sono soprattutto i vostri.

VOLTORE    Eccoli che arrivano. E ora Voltore a te!

(entrano Giudice, Celia, Bonario)

GIUDICE    Confesso che non ho mai sentito una storia come questa – Difficilis casus! – Tentativo di violenza su una giovane donna veneziana con il consenso del marito e denuncia di un figlio per invalidare un testamento redatto contro natura. Qui si dice che la gentildonna qui presente ha sempre goduto di ottima reputazione e così pure il giovane. Quindi tanto più

          

           snaturato sarebbe il comportamento del padre e ancor di più quello del marito – difficilis casus – Ma cominciamo. Sono presenti tutti coloro che sono stati citati?

MOSCA      Tutti, tranne il vecchio magnifico Volpone.

GIUDICE    Perché non è qui?

MOSCA      È così debole, così tremendamente fragile. Ma col permesso di Vostro Onore ecco qui il suo avvocato.

GIUDICE    E voi chi siete?

BONARIO    Il suo parassita, il suo servo, il suo ruffiano. Vi prego fate venire qui Volpone, magari con la forza, così vedrete con la saggezza dei vostri occhi quale impostore egli sia.

VOLTORE    Sulla mia fede e sulla grande stima che godo in ogni tribunale di Venezia, testimonio che Volpone non è in grado di sopportare le correnti d’aria.

GIUDICE    Venga lo stesso: voglio vederlo. Mandatelo a chiamare e che qualcuno lo conduca qui.

VOLTORE    Obbediamo alla Giustizia. Ma sono certo che la sua vista più che indignarvi inviterà al pianto i vostri cuori. Permettete intanto che egli sia ascoltato con benevolenza tramite le mie parole.

GIUDICE    Parlate liberamente.

VOLTORE    Sappia Vostro Onore che io tremo nel rivelare alle vostre orecchie, così vilmente ingannate, il più orripilante, sfrontato caso di impudenza e slealtà che mai una natura viziosa abbia partorito per recare vergogna e disdoro al nostro amato Stato di Venezia. Questa donna abietta che sa fare buon uso di sguardi e lacrime artificiali, sotto cui nascondere il suo vero volto, da lungo tempo è nota, direi celebre, per la sua peccaminosa relazione con quel giovane lascivo lì. Colta proprio nell’atto corporeo-sessuale è perdonata da quest’uomo, il marito indulgente che per la sua infinita generosità ora si trova qui ingiustamente accusato per la sua stessa bontà. Si signori, poiché i due amanti libidinosi essendo per la loro volgare natura incapaci di apprezzare quell’atto magnanimo, tanto quell’atto è al di sopra della loro capacità di riconoscenza, cominciarono a odiare il perdono loro donato da quest’uomo. E ora invece di gridare pentiti il loro grazie, eccoli qui che cercano di cancellare con la menzogna la macchia del loro peccato. E quale perfidia, quale furore nasce in costoro per essere stati scoperti nel loro lussurioso misfatto! Quale coraggio traggono dal loro delitto! Ma ciò apparirà ancora più evidente tra poco. Questo gentiluomo è il padre, l’infelice genitore che venendo a conoscenza del vergognoso comportamento del figlio dopo aver sopportato e perdonato tante sue altre turpi azioni che ogni giorno ferivano le sue orecchie e il suo cuore, alla fine, con l’immenso dolore di esser costretto a rinnegare il proprio sangue - tante le malefatte crescevano oltre la sopportazione! - alla fine, finalmente, si decise a diseredarlo. Ripeto: con immenso dolore!

GIUDICE    Che storia ingarbugliata è un labirinto! La reputazione del ragazzo è sempre stata onesta e buona e dall’aspetto non sembra un grande lussurioso.

VOLTORE    Il suo vizio è così pieno d’inganni che può ben nascondersi sotto l’ombra della virtù. Ma come dicevo, mio onorato signore, il padre ben deciso a diseredarlo - come il figlio sia venuto a conoscenza di ciò non si sa - fissò per oggi a casa di Volpone che era la persona designata come erede, la stipula del testamento. Ed ecco che il parricida – come chiamarlo con altre parole? – dopo aver combinato che la sua amante si trovi anch’essa là come per una visita di cortesia al moribondo, si precipita come un pazzo a casa del signor Volpone e là furiosamente si mette a cercare suo padre. Ma con quale scopo lo cerca? Io tremo di orrore a dirlo. Come può un figlio tanto amato nutrire contro il proprio padre – e che padre! – un proposito così mostruoso? Ucciderlo vuole! Si, signore, assassinarlo! E quando il suo piano fallisce per la fortunata assenza del padre, che fa allora il parricida? Non rinuncia ai suoi orrendi propositi – oh no! – anzi a nuovi delitti si abbandona. Ed ecco che – l’orrore si rinnova! – strappa dal suo luogo di pena, il giaciglio dove da tre anni giace infermo, il vecchio Volpone e nudo – nudo signore, badate bene, nudo! – lo abbandona lì sul freddo pavimento. Ma non basta! Ferisce il fedele servo Mosca accorso in difesa del padrone, e insieme alla sua concubina, tutta felice di aver partecipato a questo progetto, fugge con lo scopo di invalidare il testamento, screditando così la libera scelta di un padre, e pensando di redimersi del loro peccato riversano tutta l’infamia su quest’uomo infelice e innocente.

GIUDICE    Incredibile! Ma che prove avete di tutto questo?

BONARIO    Vi prego signore non credete a quest’uomo: solo il denaro fa muovere la sua lingua.

GIUDICE    Silenzio!

BONARIO    E solo il suo onorario commuove la sua anima.

GIUDICE    Silenzio, ho detto!

BONARIO    Costui per sei denari farebbe causa al suo creatore.

GIUDICE    Basta, vi dico. Controllatevi!

VOLTORE    No, signore, lasciatelo pure sfogare. Come potete credere che risparmi l’accusatore colui che non ha risparmiato il proprio padre.

GIUDICE    Va bene ma adesso presentate le vostre prove.

CELIA      Potessi dimenticarmi di essere una creatura umana.

VOLTORE    Il signor Corbaccio.

GIUDICE    Chi è questo?

VOLTORE    Il padre.

GIUDICE    Ha prestato giuramento?

VOLTORE    Si.

CORBACCIO  Che devo fare?

GIUDICE    La vostra testimonianza.

CORBACCIO  Devo parlare a quel delinquente? Piuttosto tappatemi la bocca con la terra. Mi ripugna conoscerlo. Io lo rinnego.

GIUDICE    Per quale motivo?

CORBACCIO  Il più giusto: non è sangue del mio sangue.

BONARIO    Padre a questo vi hanno spinto?

CORBACCIO  Non voglio nemmeno sentire la tua voce. Mostro di uomo, porco, caprone, lupo parricida! Chiudi quella boccaccia. Serpente velenoso!

BONARIO    Tacerò e soffra la mia innocenza.

CELIA      A quale punto può giungere la cattiveria degli uomini!

VOLTORE    Il signor Corvino.

GIUDICE    Chi è costui?

VOLTORE    Il marito.

GIUDICE    Ha giurato?

VOLTORE    Si.

GIUDICE    Parlate allora.

CORVINO    Questa donna, col permesso di Vostro Onore, è una puttana! Gonfia di libidine, al di sopra di ogni immaginazione, insaziata di sesso peggio di una starna.

GIUDICE    Basta!

CORVINO    …che guaisce sempre come una cagna in calore.

GIUDICE    Rispettate il luogo dove vi trovate.

CORVINO    Si, signore. E rispetto anche il pudore delle vostre orecchie. Ma permettetemi almeno di dire che questi occhi hanno patito la vergogna di vederla incollata, attorcigliata a quel mammozzone là, a quel prode giuggiolone. Dolore e schifo hanno devastato il mio cuore.

MOSCA      Bravissimo.

CORVINO    Non c'è vergogna in quello che ho detto?

MOSCA      Nessuna, nessuna. Bravissimo.

GIUDICE    Capisco il vostro dolore.

CORVINO    E il mio disgusto.

(Celia sviene)

GIUDICE    Attenti alla donna.

CORVINO    Brava, brava. Recita perfetta… avanti…

GIUDICE    E voi… Signor Mosca cosa potete dire?

MOSCA      La mia ferita parla per me. E questo per difendere il mio buon padrone quando lui, non trovando suo padre, incitò quella brava signora là che facendo bene la sua parte, cominciò ad urlare “Uno stupro! Uno stupro!”

CELIA-BONARIO  Non è vero! Non è vero! Lo giuro!

GIUDICE    Silenzio. Comincio a sospettare le vostre imposture. Ho buon fiuto io!

VOLTORE    Onorato signore quella è una femmina regina di libidine.

CORVINO    Famelica e mai soddisfatta.

GIUDICE    (a Celia) E voi cosa dite? Che testimoni avete in vostra difesa?

CELIA      La mia coscienza e il cielo che mai abbandona gli innocenti.

GIUDICE    La coscienza e il cielo non sono testimoni

           validi.

(entra Volpone)

VOLTORE    Ma ecco, ecco qui il testimone che vi convincerà e che renderà mute le loro lingue sfrontate. Guardate, eccolo qui lo stupratore, il cavalcatore delle mogli altrui, il focoso amatore, il grande libertino. Pensate voi che queste membra sfinite possano abbandonarsi ai piaceri venerei? Che questi occhi possano bramare una concubina. Vi prego, guardate queste mani tremanti: sono esse adatte per accarezzare il seno di una donna? Ma forse egli sta fingendo.

BONARIO    Si, è così!

VOLTORE    Volete che sia messo alla tortura? E allora avanti, mettetelo alla prova, fate penetrare nelle sue carni spilloni e ferri roventi, stirate le sue povere membra con le corde. Ho sentito dire che la ruota della tortura fa guarire dai reumatismi; e allora fatelo girare e aiutatelo a guarire da almeno una delle sue tante sofferenze. Siate pietosi! Ma io vi garantisco che gli resteranno almeno tanti mali quanti adulteri ha commesso costei e tu (a Bonario) turpitudini. Onorato signore se certe accuse malvagie possono essere tollerate ogni cittadino si sentirà d’ora in poi in balia della calunnia. E il loro complotto anche per le narici più insensibili, odora non di verità ma puzza della più sfrontata calunnia. Vi prego, Vostro Onore, proteggete questo onesto, onorabile uomo la cui vita è stata così ferita dalla menzogna. Quanto poi a costoro concludo che i malvagi traggono forza dal loro stesso male e le loro cattive azioni germogliano dalla loro crudele impudenza.

GIUDICE    Bravo… Bene… eh? Silenzio! Dunque… Difficilis casus sed solubilis casus! Considerato che le accuse contro Volpone non sono state convalidate da nessuna testimonianza, che inoltre la sua invalidità rende improbabile l’uso della violenza lussuriosa e che infine tutti i testimoni citati rendono omaggio alla sua onorabilità compresi l’onesto padre e il generoso marito, riteniamo chiuso il caso e decaduta ogni accusa. Si riaccompagni a casa il signor Volpone con ogni riguardo e gli porgiamo le nostre scuse per avergli fatto torto con i nostri iniziali sospetti. Quanto a voi (a Celia e Bonario) vi consiglio per l’avvenire di non infangare con accuse così inverosimili e prive di fondamento persone oneste e degne di stima. Potreste rimpiangere la libertà che ora vi si offre. Giustizia è fatta!

CORBACCIO  (a Volpone) Mio caro amico avete visto: non vi ho abbandonato.

CORVINO    La mia bugia vi è stata di aiuto, vero?

VOLTORE    Che te ne pare?

MOSCA      Magnifico!

VOLTORE    Mai mi sono sentito così ispirato come oggi.

MOSCA      Vorrei rivestire d’oro la vostra lingua. Ora sono io che lavorerò per voi. Ma attento ci sono corvi in agguato.

VOLTORE    Ho fiducia in te. (via)

MOSCA      Signor Corvino è stato un colpo di genio mostrarvi cornuto.

CORVINO    L’ho pensata bene, vero? Adesso la colpa è di lei.

MOSCA      Tutto come volevamo. Ma sarebbe opportuno farvi vedere un po’ in giro ora che avete vinto. Andate a godervi il vostro successo.

(Corvino va via)

CORBACCIO  Mosca!

MOSCA      E adesso al vostro affare.

CORBACCIO  Come? Hai da fare?

MOSCA      Si solo per voi.

CORBACCIO  Bisogna non perdere tempo.

MOSCA      Sarà fatto.

CORBACCIO  E guarda che nel testamento ci sia scritto tutto, proprio tutto: gioielli, argenteria, denaro, mobili, pellicce, tendaggi… (via)

MOSCA      Anche gli anelli delle tende. Che mostruosa offesa in gioventù ha fatto costui alla natura per meritarsi una vecchiaia come questa?

 - CASA VOLPONE -

VOLPONE    Eccomi ancora qua nel mio regno, tra i miei tesori. La tempesta è passata. Ho sempre goduto travestirmi per il piacere di ingannare ma oggi in Tribunale, oggi no. Mi ha preso un crampo alla gamba sinistra e ho avuto terrore che qualche oscuro potere mi avesse colpito con una paralisi mortale. Ah! La vecchiaia si è impadronita di me. Povero vecchio Volpone! Quante ansie, malattie, quante paure sono compagne della vecchiaia. I vecchi invocano spesso la morte: è il loro desiderio più frequente… e disperato. Persino i denti strumenti del mangiare li abbandonano… le membra deboli, il camminare incerto, i sensi intorpiditi, la vista, l’udito, il gusto, tutto in rovina! senza più sogni… …senza più niente. Tutto già morto prima di loro. Eppure questa è considerata vita…. No, no! Via tutte queste tristezze. Una coppa di vino scaccerà dal cuore questa buia malinconia. (beve) Ecco mi pare già di rifiorire. Ora però devo escogitare qualche altra diabolica invenzione condita con un graffio di crudeltà e una canagliesca risata mi ridonerà la forza. (beve) Questo calore è vita, già mi si è fatto sangue. La vecchia volpe è ritornata Volpone!

MOSCA      E allora, padrone? Il giorno è tornato di nuovo sereno? Siamo guariti? Fuori da ogni guaio? La vedete la strada davanti a voi – eh? – sicura e libera ormai.

VOLPONE    Impagabile Mosca!

MOSCA      Non abbiamo sciolto la faccenda con intelligenza?

VOLPONE    E con coraggio. Le persone d’ingegno si esaltano nelle difficoltà.

MOSCA      Ma non vi vedo molto contento, padrone.

VOLPONE    Oh si, più che se mi fossi goduto la moglie di Corvino. Tutte le donne del mondo messe insieme non mi darebbero un piacere così grande come quello di avere imbrogliato la giustizia.

MOSCA      Ora si, riconosco Volpone. Ma adesso dobbiamo fermarci: abbiamo compiuto il nostro capolavoro! Non possiamo andare oltre.

VOLPONE    È vero: questo è il nostro trionfo.

MOSCA      Si padrone: prendere in giro la giustizia…

VOLPONE    …far deviare la furia delle acque su poveri innocenti…

MOSCA      …e da una sgradevole dissonanza trarre una dolce melodia.

VOLPONE    E quei tre! Nessuno, sebbene sempre in

guardia tra di loro, ha mai sospettato nulla.

MOSCA      Non ci vedono: la troppa luce li acceca. Sono così gravidi delle loro speranze che qualunque cosa le contrasti, anche se vera ed evidente, loro la respingono.

VOLPONE    Come fosse una tentazione del diavolo.

MOSCA      L’Italia ha terre fertili che rendono ricchi proprietari e mercanti ma io dico che non esiste terreno più redditizio di questi tre. E il nostro avvocato, l’avete sentito?

VOLPONE    Oh!… “Onoratissimo giudice, guardate questo povero padre, l’infelice, onesto marito, l’onorabile Volpone… oh! oh!…. Ho faticato per non scoppiare a ridere.

MOSCA      È stato così abile nella sua eloquenza, ha preso così a cuore la vostra difesa che si meriterebbe proprio… eh, si…             si meriterebbe proprio di essere totalmente deluso nelle sue speranze.

VOLPONE    Eh, si! Tanta fatica merita il giusto compenso.

MOSCA      Anche perché tutto questo l’ha fatto per pura disinteressata amicizia senza nessuno scopo di guadagno.

VOLPONE    Giusto! E quindi non posso nemmeno ricompensarlo come mi piacerebbe fare. Ma ora per gustare ancora di più la vittoria daremo inizio a un’altra maligna invenzione. Voglio tormentarli tutti e tre… e la loro angoscia sarà il nostro divertimento.

MOSCA      La farsa finale!

VOLPONE    Vedrai, tra poco saranno qui. Al processo ho recitato molto bene la parte del moribondo: le mani tremanti, gli occhi spenti, un gorgoglio afono al posto delle parole. La certezza che la mia fine è ormai vicina li ha eccitati ancora di più. E col desiderio di arrivare uno prima dell’altro gli uccellacci si precipiteranno qui e cadranno nella rete che noi gli avremo teso.

MOSCA      Che intendete fare, padrone?

VOLPONE    Il morto! Dopo l’esausto moribondo, il morto! Ho fatto un lungo tirocinio per recitarlo alla perfezione. Mi stenderò di nuovo sul mio letto, immobile, gli occhi chiusi, uno strano, ambiguo sorriso sulle labbra; circondato da ceri, la stanza immersa in una triste penombra e aliti di incenso per profumare l’atmosfera di lutto. Dirai che a darmi il colpo finale è stata la vergogna del Tribunale. Vedrai l’avvoltoio, il corvo e la cornacchia come saranno famelici di beccare il loro sospirato boccone.

MOSCA      Boccone che noi gli strapperemo via dal becco.

VOLPONE    Appunto! Mettiti addosso una delle mie vesti più belle e comportati con autorità come se fossi tu il mio erede.

MOSCA      Cosa?

VOLPONE    Mostrerai loro il testamento. Eccolo qui. I nomi sono rimasti in bianco. Ci scriverò subito il tuo nome: Mosca! E quando rimarranno a becchi spalancati e capiranno di essere stati ingannati…

MOSCA      Si?

VOLPONE    Trattali male. La loro ingordigia non merita pietà – Ah! Ci divertiremo Mosca. Ecco prendi il testamento: c'è il tuo nome. E adesso mettiti una berretta, prendi il libro dei conti, penna, inchiostro, immergiti in un mare di carte e siedi là come se stessi facendo l’inventario di tutti i miei… …i tuoi beni. Io vado…. Credo che il morto dovrà soffocare una immensa risata.

MOSCA      Una farsa crudele e magnifica. Siete sempre voi il più bravo, Maestro! L’avvocato perderà certamente la sua eloquenza.

VOLPONE    Bene!

MOSCA      Il vecchio Corbaccio si raggomitolerà come un porcospino.

VOLPONE    E Corvino?

MOSCA      Domattina correrà per le strade come un pazzo con una corda al collo per impiccarsi. Vi arriveranno molte maledizioni.

VOLPONE    Mi maledicano pure fino a scoppiare. Volpone più è maledetto e meglio sta. …Ascolta.

MOSCA      Sono già qui.

VOLPONE    La speranza dell’oro fa correre veloci. Mosca sii l’artista che sei! Mettili alla tortura. Vado al mio posto e tu al tuo.

MOSCA      Io ci sono!!!

(entrano Voltore, Corvino, Corbaccio)

VOLTORE    Ebbene, Mosca?

CORVINO    Che novità ci sono?

CORBACCIO  Come sta Volpone?

MOSCA      (facendo l’inventario) Tappeti turchi nove.

CORVINO    Mosca caro, che succede?

MOSCA      Candelabri d’oro, sei. Otto casse di biancheria finissima.

VOLTORE    Sta facendo l’inventario. Bene!

CORBACCIO  È giunta finalmente l’ora.

CORVINO    Allora è morto?

MOSCA      Un tavolo di porfido. Drappi d’oro…

VOLTORE    Dov’è il testamento?

CORBACCIO  E così se n’è andato?

CORVINO    Ma è morto davvero?

MOSCA      (tira la tenda del letto) Drappi d’oro sette.

CORBACCIO  Eh, si! Sembra che il vecchio Volpone se ne sia veramente andato.

VOLTORE    Ma bisogna legalmente accertarne la morte.

CORVINO    È vero: ci sono anche casi di morte apparente.

MOSCA      Una cassa di vasellame d’argento.

CORBACCIO  Ci si può sbagliare. Si, la sicurezza prima di tutto.

MOSCA      Velluti vari otto.

VOLTORE    Si potrebbe con la fiamma di uno di questi ceri bruciargli un po’ la pianta dei piedi …così tanto per essere sicuri.

MOSCA      Quattro anfore di preziosa ceramica.

CORBACCIO  Io avrei qui una boccetta con una pozione veramente efficace.

MOSCA      Collane di perle quindici – diademi di smeraldi sei – due…

CORVINO    Forse sarebbe meglio un deciso colpetto al cuore …magari con un coltello piccolo, …piccolo…

MOSCA      …due cofanetti di diamanti e ventisette anelli…

CORVINO    Se è morto non gli farà alcun male.

MOSCA      …incastonati da rubini, ametiste a smeraldi.

CORVINO    …e se invece si tratta di una morte apparente sarà per lui un sollievo porre finalmente fine alle sue sofferenze.

VOLTORE    Sarebbe anche un atto di bontà.

CORBACCIO  Giusto! Proviamo.

MOSCA      Questo sarebbe un oltraggio a un povero corpo già martoriato da tanti mali. Rispettate almeno il cadavere. Ecco il

testamento. Sei casse di lino arabescato. Quattro di damasco. Dieci paia di tende

VOLPONE    Per impiccarli.

MOSCA      …tessute con fili d’oro.

VOLTORE – CORVINO – CORBACCIO   Mosca!?

MOSCA      Cuscini di piuma e traversine di tela di Fiandra.

VOLTORE    Tu suo erede?

MOSCA      Due armadietti…

CORVINO    Demonio!

CORBACCIO  Traditore!

MOSCA      …uno di ebano…

VOLTORE    Ma è vero tutto questo?

CORVINO    O ti stai burlando di noi?

CORBACCIO  Baldracca!

MOSCA      …e l’altro di madreperla…. Vi prego signori. Non vedete? Sono molto occupato. Davvero questa è una fortuna caduta dal cielo…. Una saliera d’agata …e non l’ho nemmeno cercata.

CORVINO    Mosca!

MOSCA      Un cofanetto porta profumi…. Basta, vi prego. Non vedete che mi disturbate… …piatto d’onice.

CORBACCIO  Mosca rispondi.

VOLTORE    Tutte bugie le tue!

MOSCA      Domani o dopodomani troverò un po’ di tempo per parlare con voi.

CORVINO    E le mie speranze? Le tue promesse?

MOSCA      Dio santo non ve ne volete ancora andare. Pensavo che fra i tre avreste dovuto dare voi l’esempio. Cosa ci state a fare ancora qui? Quali speranze? Di quali promesse parlate? Io so solo che vi sarebbe piaciuto essere un marito cornuto se la sorte ve l’avesse permesso. Un becco compiacente per dirvela amichevolmente. Questa perla era vostra mi direte. È vero; e anche questo bel diamante, non lo nego e vi ringrazio. Molte altre cose qui dentro erano vostre? Si, può darsi. Ma consolatevi pensando che tutte queste opere buone potranno aiutarvi a nascondere quelle cattive. No, non vi tradirò e non dirò a nessuno qual becco fuori dalle regole voi siate. Ma via di qua! Andate a casa, consolate la vostra mogliettina se potete e siate malinconico o pazzo. Via!

VOLPONE    Sublime!

CORBACCIO  E così hai tradito anche me schifoso parassita, baldracca.

MOSCA      Tappatevi quella boccaccia o vi strapperò l’unico dente che vi è rimasto. Non siete voi quell’ingordo, decrepito miserabile a tre gambe che in questi ultimi anni non ha fatto che aggirarsi qui intorno fiutando dappertutto con il suo brutto grugno nella speranza di gettarsi sulla preda? E non siete voi quello che ha tentato di corrompermi per avvelenare il mio padrone? E oggi in Tribunale avete diseredato vostro figlio; e avete anche giurato il falso. Lo sapete vero? Vergogna! Via, a casa a morire e a imputridire. E se vi azzardate a gracchiare ancora una sola parola, racconterò tutto e tutti sapranno quale avida carogna voi siate. Via! Prendete le vostre stampelle e andate. Va, va a puzzare a casa tua!

VOLPONE    Impareggiabile demonio.

VOLTORE    Mio Mosca ora capisco.

MOSCA      Cosa?

VOLTORE    La tua amicizia così sincera.

MOSCA      Tre pellicce, quattro calici d’argento. Mi stupisco che siate così insistente, così importuno.

VOLTORE    Ora smettila, gli altri se ne sono andati.

MOSCA      Ma voi chi siete? Chi vi ha chiamato? Vi chiedo perdono signore, sono addolorato per voi che la mia fortuna debba annullare così le vostre, si debbo proprio dirlo, meritevolissime fatiche. Ma vi assicuro che questa fortuna mi è precipitata addosso senza nessun mio desiderio e vi giuro che ci avrei volentieri rinunciato; ma la volontà dei morti va rispettata. Grazie a Dio mi consolo pensando che voi non avete bisogno di questa eredità. Eh si, signore! I vostri studi vi hanno fornito un grande dono che non vi lascerà mai nella miseria finché al mondo ci sarà la cattiveria degli uomini ad alimentare i processi. Darei tutta la mia fortuna in cambio di questo vostro dono. E se qualcuno mi accusasse di qualcosa – ma sono sicuro di no! – dato che tutto è legale e ineccepibile, io penso che ricorrerò senz’altro al vostro patrocinio ed alla vostra strepitosa abilità. Ma nello stesso tempo sono certo che voi, così esperto di legge non pretenderete di avere ciò che è mio. Vi ringrazio per questo bellissimo piatto d’argento. È bello vero? Siete stato molto generoso: arricchirà la dote di un bravo giovane che vuol mettere su casa. Ma buon Dio che faccia stralunata. Avete mal di pancia? Oh, mi spiace! Fareste meglio a tornare a casa… e purgatevi, signore, purgatevi.

(Voltore esce)

VOLPONE    Vada a mangiare lattuga: aiuterà il suo mal di pancia. Mosca sei impareggiabile! La tua natura impastata di cattiveria mi stupisce sempre più. Ma dove vuoi arrivare?

MOSCA      Specchio antico con cornice di oro massiccio e rubini incastonati…

VOLPONE    T’è piaciuto essere il ricco erede? Anche tu hai provato per un po’ la voluttà della ricchezza. È come uno stordimento, vero?

MOSCA      Casse di tappeti orientali, due…

VOLPONE    Hai vissuto il tuo momento di grandezza ma ora la favola è finita. Volpone ritrova la vita e Mosca ritorna il suo fedele servo.

MOSCA      Un cassettone pieno di preziose sete cinesi…

VOLPONE    Ma che fai?

MOSCA      L’inventario dei miei beni. Non immaginavo di essere tanto ricco.

VOLPONE    Ah! Ah! Ma che dici? La farsa è finita.

MOSCA      Quale farsa? Sapete signore, guardandovi provo una curiosa impressione: voi avete una strana somiglianza con il mio vecchio padrone, il defunto Volpone. Un uomo molto malvagio, per essere sinceri… ostensori, calici da messa, croci in oro massiccio… ah questa poi!

VOLPONE    Mosca?

MOSCA      E a dir la verità non capisco proprio che ci state a fare a casa mia.

VOLPONE    Molto divertente.

MOSCA      Vi assicuro che questa è la mia casa e tutto quello che c'è qui mi appartiene.

VOLPONE    Il gioco ti ha dato alla testa. Il servo è diventato il padrone. C'è da morir dal ridere.

MOSCA      Voi morite bene ma ridete male.

VOLPONE    Basta con questo stupido scherzo. Questa è casa mia. Tutto qui dentro è mio, mio! E posso cacciarti quando voglio: tu sei il mio servo, il mio parassita, il mio buffone!

MOSCA      Io sono il signor Mosca proprietario di una grande fortuna e nessuno d’ora in poi – capite? – nessuno oserà mai più parlarmi senza rispetto. E siete voi che ora dovete andarvene da casa mia.

VOLPONE    Casa tua?

MOSCA      Tutto è in regola, tutto legale. Ecco qua il testamento che per i miei tanti, ignobili servizi, il defunto Volpone ha redatto in mio favore. Io sono diventato il signore di tutto il suo regno edificato sulla menzogna e sull’inganno. Divertente, no? L’allievo ha superato il Maestro.

VOLPONE    Ladro! Miserabile ladro! Ma oltre che ladro sei anche pazzo: la giustizia mi proteggerà.

MOSCA      Giustizia! Che strana parola in bocca a voi. Volpone e il suo degno servo Mosca hanno già una volta imbrogliato la giustizia e non credo che vi gioverà appellarvi a una Corte. Anzi se tutte le vostre disonestà verranno alla luce non sarà prudente per voi restare a Venezia: ci sono alcuni vostri amici che vorranno in maniera molto violenta regolare i conti con voi. E poi sotto che nome volete vivere qui? “Io sono Volpone”…. Credo che questa assurda idea sia molto pericolosa… e ridicola: Volpone è morto. Il suo corpo già logorato da tutte quelle sue tante, tante malattie puzzava talmente che ho dovuto subito chiuderlo in una cassa e spedirlo via. No! La cosa migliore per voi è correre al porto e imbarcarvi subito su un galeone in partenza per una terra la più lontana possibile. Voler morire prima del destino… è stato un grande errore.

VOLPONE    Infame! Miserabile! Dimmi cosa vuoi.

MOSCA      Io non voglio nulla… ho tutto!

VOLPONE    Folle, folle sono stato! Io stesso ho fatto il laccio che ora mi soffoca. La vecchia volpe è stata beffata. Questo dunque è il mio malvagio destino? La mia vita è nelle tue mani? …Rispondi…

MOSCA      Quattro antichi arazzi cinesi, una cassa di pietre preziose, monili d’oriente e gioielli vari.

VOLPONE    Lasciami almeno qualche perla, qualche collana, un po’ del mio oro…

MOSCA      Il mio defunto padrone mi ha insegnato che non bisogna mai regalare nulla, solo prendere.

VOLPONE    Almeno la metà, un terzo, un quarto… un piccolo mucchietto del mio tesoro.

MOSCA      Volpone, mio Maestro, non divideva mai nulla con nessuno.

VOLPONE    Ma come farò a vivere?

MOSCA      Prendete questa cassetta. Contiene quanto basterà a trascinare la vostra misera vita fino alla tomba che suppongo ormai vicina. Anche questo appartiene all’eredità ma l’erede è generoso. Diffidate però dei parassiti che vi ronzeranno intorno: sono pericolosi!

VOLPONE    Non hai vergogna?

MOSCA      La vergogna è fuggita dal cuore degli uomini e tutto viene sepolto sotto il “Dio denaro”. Anche questo ho imparato da Volpone.

VOLPONE    Gli uomini sono malvagi e non meritano pietà.

MOSCA      Appunto!

VOLPONE    Dammi il mio mantello: che io possa nascondermi.

MOSCA      (gli getta un mantello) È uno dei miei preferiti.

VOLPONE    Attento Mosca! Volpone e il suo servo hanno ingannato la Giustizia e sono sfuggiti al suo castigo; ma la Giustizia è fatta dagli uomini e gli uomini si possono e si lasciano imbrogliare…. Ma quello che, anche per merito tuo, sto scoprendo adesso è che l’uomo non può sfuggire al castigo con cui la malvagità punisce se stessa. Attento Mosca!

MOSCA      (va ad aprire la porta per fare uscire Volpone) Addio Volpone!

Chiude la porta ed in una grande eccitazione sparge tutti i tesori per la stanza mentre la musichetta farsesca – che in varie versioni ha accompagnato tutta la storia – si trasforma in un crescendo grottesco e tragico. In mezzo al deserto del “suo” tesoro, gettandosi addosso monete, gioielli, collane, perle… comincia a ridere, ridere… e la sua risata diventa sempre più struggente fino a deformarsi in singhiozzi di disperata solitudine.