Zizzania

Stampa questo copione

Z I Z Z A N I A

Z I Z Z A N I A

Commedia campestre in due atti di

PINO GIAMBRONE

Personaggi:

-Zio PIETRO CARUSU

-Zia ROSA LI CAUSI

-Zio GAETANO VITA

-Zia CARMELA CALA’

-Zio ANDREA PARISI

-Zio ANGELINO FARACI

-GIACINTO

-IGNAZIO

-COCO’

-MARA

-GIOVANNA

-NAZZARENA

-GRAZIELLA

           

Tutti i diritti riservati – Iscrizione alla S.I.A.E. – Direzione generale  ROMA – Sezione D.O.R.

            Per la rappresentazione, versione in dialetto, in lingua italiana, straniera e varia utilizzazione di brani e riduzione cinematografica, rivolgersi alla S.I.A.E. – Direzione Generale ROMA, o all’Autore, via Roma n. 22 – 93010 Campofranco (CL) –

Tel. 3385995676

ATTO PRIMO

            La Scena. Masseria di lu zio Pietro. Ampio spazio chiuso (bagliu) prospiciente la casa di Massaru Pietro sulla sinistra dello spettatore. Sulla destra magazzino (ammasè) per il deposito del grano. Sullo sfondo la comune, formato da un grande arco attraverso il quale si vede l’aperta campagna. Attrezzi vari per la mietitura e la raccolta del frumento sparsi per lo spiazzo. Panche ai due lati. Al centro della scena un grosso cumulo di spighe e paglia su un lenzuolo di tela di juta. Giugno agli inizi degli anni cinquanta, periodo della mietitura, in una campagna vicino la Valle del Platani all’imbrunire.

VOCE FUORI CAMPO

Provate per un attimo a socchiudere gli occhi della realtà, e ad

aprire quelli della fantasia : guardate attraverso una finestra, che vi è di fronte,

ed ammirate la bellezza dell'immenso oceano di spighe, bruciate dal sole, di

un colore giallo oro, che biondeggiano cambiando colore.

                   Osservate le ripetute onde causate da un leggero vento di

scirocco che altresì lambisce gli acidi  sudori fuoriusciti dalla pelle logorata

dagli estenuanti e duri e faticosi lavori  dei cultori della bruna terra, "i viddani".                Ammirate lo  sciame di falci che si solleva inesorabilmente verso il

bianco cielo per poi precipitare come una mannara, dietro la possente mano

dell'uomo,  troncando l'aureo tappeto di spighe.

                   Spostate ancora lo sguardo davanti a voi e confondetevi in mezzo

alle donne che sollevano freneticamente il mazzuolo, alzandolo per poi

abbatterlo con tutta la forza, la rabbia, imprecando con veemenza contro

questo amaro destino, per poi togliere l'ultimo respiro alla spiga separando il

grano dalla paglia.Ascoltate questo suono assordante , questa nenia, questo

continuo intenso, insistente e tormentoso battito, che non concede tregua, che

penetra nei meandri del vostro orecchio.Ascoltate...ascoltate...ascoltate.....      

SCENA PRIMA

Zia Rosa, zia Carmela, Mara, Giovanna, Nazzarena e Graziella

(Sedute a terra attorno al grosso cumulo di spighe e paglia, battono freneticamente il mazzuolo per separare il grano dalla paglia. Al ritmo della battuta del mazzuolo ringraziano ad alta voce la Divina Provvidenza per l’abbondante raccolto)

            Sbatti forte sulla spiga                       (un gruppo)

            che Domineddio ci benedica!                        (l’altro risponde)

            Spiga d’oro e ingranata,

            la Madonna sia lodata

            Il raccolto sia giulivo,

            beato sia il Putativo!

            Il mulino la macina,

            lode sia Salve Regina!

            La farina và impastata,

            lode sia all’Addolorata!

            Pane cotto ed infornato,

            a Gesù è raccomandato!

            E lo mangi in compagnia,

            beati son Gesù e Maria!

            Sbatti forte sulla spiga,

            che Domineddio ci benedica!…

Rosa                           -(donna vissuta dell’età di 55 ani, con la pelle bruciata dal sole e le rughe che le solcano profondamente il viso come a dimostrare i sacrifici, i sudori, le pene e le angustie che le hanno caratterizzato la vita terrena. Veste tutta in nero. Due lunghe trecce attorcigliate ai due lati della testa)

Come mi fa male la schiena! (alzandosi). Per oggi lasciamo perdere! Aspettiamo che si alzi il vento, così possiamo spagliare, sempre con l’aiuto di Domineddio! (fa il segno della croce. Durante questo dialogo si sentono dei rumori caratteristici della mietitura che provengono dall’aperta campagna)

Graziella         -Madre, mi sto allontanando con Giovanna e Nazzarena. Andiamo a trovare gli uomini nell’aperta campagna!

Rosa                - Badate che è già ora di cenare!Andate

Giovanna        -Non si preoccupi, che tra un baleno saremo di nuovo qua!

Nazzarena       -Zia Rosa, un sacco vuoto non può stare all’impiedi! All’ora di cena saremo presenti! (le tre ragazze si allontanano).

SCENA SECONDA

Rosa, Carmela e Mara

Rosa                            -(andandosi a sedere sui banchi seguita dalle altre due) Speriamo che Domineddio fa sollevare il vento, così possiamo spagliare e spartire la paglia dal frumento! (fa il segno della croce)

Carmela          -Sorte infame che abbiamo noi contadini! Campiamo sempre di speranza! Speriamo che si sollevi il vento, speriamo che piova, speriamo che non ci sia la gelata, speriamo questo e speriamo quello! La nostra vita è piena di speranze! Eh maledetta terra che come ci dai la vita, allo stesso modo te la ripigli!

Rosa                -Zia Carmela, badate che state bestemmiando contro Domineddio! Facciate la Sua volontà!

Carmela          -Una vita, una vita che faccio la Sua volontà! Speriamo!

Mara               -Speriamo, speriamo, speriamo! Di questa parola ne ho le tasche piene. Ovunque ti giri giri, senti dire sempre la stessa parola: Speriamo! Ma! Sorte infame, come dice la zia Carmela! La speranza è come la mosca tavana! La scacci ma essa resta sempre appiccicata alla tua carne! Quando sembra che tu l’abbia scacciata definitivamente, invece te la ritrovi sulla tua carne più appiccicata di prima! Domineddio perché ci deve fare soffrire le pene dell’inferno senza mai darci la possibilità di riscattare una vita più serena, con più certezze che speranze!

Rosa                -Muta Mara non imprecare pure tu contro Domineddio! Ringrazialo e bacia in terra per tutto quello che ci dà!

Mara               -Ma la finisca, la finisca con le solite lagne! Ne ho le tasche piene di queste sue ramanzine! Voi potete sopportare queste sofferenze, queste privazioni, in quanto non avete niente da perdere! Per voi è facile dire sia fatta la volontà di Domineddio, quanto si ha lo stomaco pieno e non può mai capire lo stato di chi ha fame! La vorrei vedere se lei facesse tanto la sbruffona. Se non avesse di che mangiare, se non avesse un tozzo di pane e un coccio d’ olio a cui potere intingere, per presentarli al marito, la sera quando torna a casa dopo una lunga e faticosa ed estenuante giornata di lavoro! Vorrei vedere …!

Carmela          -Mara, perché ti stai rivolgendo con rabbiosa ostinazione nei confronti della zia Rosa. Cosa ha detto di male? Ha detto che dobbiamo fare la volontà di Domineddio!

Mara               -Se è lei che me li tira dalla bocca!

Rosa                           -Se te li tiro dalla bocca vuol dire che sei piena di veleno! Il tuo corpo trabocca di fiele (si tappa la bocca e guarda Carmela come per dire: mi è scappato)

Mara               -Zia Rosa! Mi accusa di essere piena di veleno? Si è mai guardata allo specchio, si è mai fatta l’esame di coscienza, si è mai chiesta il perché i passeri non vengono a piluccare sulla sua bocca? Sicuramente no! Non si è mai guardata e non si è mai chiesta il perché! Se avesse preso coscienza di se, si sarebbe comportata diversamente! Chi dentro ha amaro non può sputare dolce!

Rosa                -Mara e con questo cosa vuoi alludere?

Mara               -Niente!Voi siete perspicace e riuscite a capire …!

Rosa                           -Mara, guarda che sotto questa mano non ci piove! (fa il relativo gesto) E ora lasciatemi andare a preparare il desinare per gli uomini che stanno sudando sette camicie, anche per voi, nell’aperta campagna! (va via dalla destra entrando nel magazzino)

Carmela            -Forca che t’inforca! Cosa ha detto la zia Rosa che sei trasalita di un palmo e mezzo?

Mara                 -La zia Rosa, quando parla con me deve assolutamente misurare le parole! In me non trova pane per i suoi denti! In me cozza duro, trova terreno duro non molle!

Carmela          -La zia Rosa è stata sempre una femmina rispettosa, timorata di Dio! Onesta! Si è tolto il pane dalla bocca per darlo ai poveri! Miele, è stato miele per gli altri!

Mara                -Avere il miele in bocca e diavoli nel cuore! (pigliando un foglio ingiallito dal seno) Legga! Legga! Questo foglio!

Carmela          -(Pigliando il foglio) Che cos’è questo?

Mara               -Legga!

Carmela          -(Leggendo il foglio) “Io sottoscritta Lucia Casà, che Domineddio mi perdoni, affido come “Figlia Santa”, mia figlia nata il 10 gennaio 1930 alla signora Rosaria Li Causi. Essa s’impegna a riconoscerla come figlia legittima. Firmato Lucia Casà. Conferma Rosaria Li Causi”.

                        Graziella, la figlia della zia Rosa e dello zio Pietro non è figlia loro? E’ figlia della buonanima di Lucia Casà? (Mara annuisce)! Come sei venuta in possesso di questo documento?

Mara               -Si è scordato chi era  mia mamma? Era la mammana del paese e di tutta la masseria! Mestiere che ha lasciato a me per eredità! E voi sapete che la mammana è il cucchiaio di tutte le pentole! Questo foglio l’ho trovato in mezzo le carte segrete di mia mamma, ed assieme a questo ne ho trovato un altro in cui i due, la zia Rosa e la zia Lucia Casà, appuntarono i patti di questo losco fatto, stia a sentire. La zia Rosa, quando la buonanima della zia Lucia Casà andò a confidarle che era incinta del suo fidanzato, per non suscitare scandalo in paese, lasciando all’oscuro i genitori della zia Lucia, contrari a questo matrimonio, fece promessa che il figlio che sarebbe nato lo avrebbe preso lei in affidamento dandogli una paternità! Di questo patto nessuno avrebbe saputo niente. Né il fidanzato della zia Lucia, padre del bambino, né lo zio Pietro marito della zia Rosa. E’ così fu! Per ricompensa la zia Rosa si mise in casa come persona di fiducia la buonanima della zia Lucia promettendole il bene di Dio! La trattava come una vera regina! Non le faceva mancare niente! Passavano i giorni e alla buonanima della zia Lucia cresceva la pancia. Per nascondere la vergogna si cingeva stretta con delle pezze la pancia, mentre la zia Rosa metteva pezze una sopra l’altra per gonfiare la sua pancia. Quando nacque la creatura, che poi si rivelò una femminuccia, la zia Rosa, la “timorata

di Dio” come dite voi, fece morire di fame e di crepacuore la zia Lucia sino al punto che la poveretta morì di tubercolosi. Lo vede che razza di femmina è la zia Rosa, colei che sostiene, che sotto la sua mano non ci piove!

Carmela          -(Sconcertata di questa rivelazione) No! Non ci credo!

Mara               -E c’è bisogno che lo crediate voi?

Carmela          -(tenendo in mano ancora il foglio) Verrebbe voglia di strappare questo foglio così la cosa finirebbe qui!

Mara                -Zia Carmela, può strappare questo foglio con facilità ma non la mialingua.

Carmela          -Forca che t’inforca! Tu non sei femmina ma un diavolo! Ha ragione la zia Rosa quando dice che sei piena di veleno.

Mara               -Zia Carmela stia zitta perchè ce ne anche per voi!

Carmela          -E che hai da diresul mio conto, guarda che qua sotto non...!

Mara               -(tappandole la bocca) Zia Carmela... zia Carmela! Niente lasciamo perdere!

Carmela          -No! Ora che hai mozzicato le parole devi avere il coraggio di continuare!

Mara               -Le ripeto di lasciare perdere!

Carmela          -Vigliacca, sei una vigliacca, vedi come il veleno bolle nel tuo stomaco!

Mara               -Allora mi costringe a parlare?

Carmela          -Parla!

Mara                           -Zia Carmela, stasera quando suo marito torna a casa, lo pigli a bastonate lui sa il motivo!

Carmela          -E con questo cosa vuoi dire?

Mara                           -Niente e tutto!

Carmela          -Diavolo sei! Diavolo!

Mara               -Si, diavolo sono! (piglia il tridente e lo impugna con la mano destra emettendo una lugubre risata. In quello istante entrano in scena gli uomini che tornano dalla mietitura accompagnati dalle tre ragazze. Tengono in mano fasci di spighe.)

                                                           SCENA TERZA

Dette, zio Pietro, zio Gaetano, zio Andrea, zio Angelino, Giacinto, Ignazio, Cocò, Giovanna, Nazzarena e Graziella.

(Portano in mano fasci di spighe che vanno a depositare sul cumulo che è al centro della scena. Intonano un canto di lode al sole, creatura della Divina Providenza.)

           

            All’orizzonte spunta il sole

            Squarcia la notte e da calore.

            Questo mistero è troppo potente,

            spande la luce a tutte le genti.

            E nella notte vince lo scuro,

            dando alla luna una gran luce.

            Bacia la terra, ride il mare,

            e la natura si mette a cantare.

           

                       Rit.      Il sole è già spuntato

                                   La notte se ne va,

                                   tocca i nostri cuori e innamorare fa.

                                   Spande le sue faville, dando felicità.

                                   Sembra una fiamma grande,

                                   con tutte le sue faville,

                                   brillano nella notte,

                                   sembrano delle stelle.

                                   Portano tanta luce,

                                   che illuminare fa.

                                  

                                             

                   La nostra terra è tutta incantata,

                   perché il sole l’ha battezzata.

                   Terra di gioia e di dolore,

                   nei nostri cuori mette l’amore.

                   Terra sincera, terra d’ onore,

                   che nessun mai vuole lasciare.

                   Piena di frutti, sei come un fiore,

                   sei la ricchezza del Creatore.     

           

                       Rit………………..

           

            Cantiamo lodi al nostro Signore,

            che tutti i giorni manda l’amore.

            Anche la sera non c’è tristezza,

            perché dell’alba c’è la certezza.

            Viene per dare la sua potenza,

            tocca la terra con riverenza.

            Brilla nell’aria sempre ardente,

            porta la gioia a tutta la gente

                       

                       Rit………………..

                                                           SCENA TERZA

(Finito il canto alcuni si siedono sulle panche, altri sistemano la paglia. Dal magazzino, sulla destra, spunta la zia Rosa)

Rosa                           -Finalmente avete tolto mano dal lavoro! Allora presto, sbrigatevi venite a desinare altrimenti mangio tutto io! Alla tavola della badia chi non ci vuole essere non ci sia! Forza giovani e vecchi….rimbambiti!

Andrea           -Muta, muta, muta! Zia Rosa, vi ricordo che a tavola non s’invecchia! Entro io per primo! (Mara si allontana uscendo dalla comune. Graziella entra in casa dalla sinistra.)

Rosa               -Ciò che guasta la vecchiaia non c’è mastro che può rimediare! Entrate, entrate nel magazzino! (Andrea esegue) E chi è il secondo?

Ignazio           -Zia Rosa sono io! E cosa ci dà da mangiare?

Rosa               -Lumache!

Ignazio           -Lumache a succhiare e femmine a baciare non possono mai saziare! (guarda verso le ragazze cercando con lo sguardo Graziella che non trova. Poi rivolta alla zia Rosa s’avvicina per baciarla.)

Rosa               -Ignazio allontanati che io gallina vecchia sono!

Ignazio           -Gallina vecchia fa buon brodo! (a Cocò) Dai Cocò entriamo nel magazzino, visto che non è possibile con la gallina vecchia proviamo con le pollastrelle (fa segnale a Cocò di invitare Nazzarena e Giovanna)

Cocò               -Dai Nazzarena e Giovanna entriamo nel pollaio!

Giovanna        -Dai Nazzarena entriamo che ci vengono dietro i capponi! (scappano inseguiti da Ignazio e Cocò ed entrano nel magazzino)

Rosa               -Forza avanti chi sono gli altri capponi! Zio Gaetano  a voi tocca!

Gaetano          -(imbevendosi storpia le parole e poi si corregge) Uoh, uoh! Zia Rosa che mi ha scambiato per cappone?

Pietro               -(togliendo la coppola e toccandogli la testa) Zio Gaetano mi pare che qui cresta non ce n’è! Gallo non siete di certo!

Gaetano           -Uoh, uoh, io non entro, entrate voi per primo!

Rosa                -E che vi devo chiamare uno per uno, dai zio Pietro entrate voi!

Pietro               -Entro, entro! Ho un croscio dentro lo stomaco che non vedo più dalla fame! Entro!(allo zio Angelino) Dai zio Angelino, entrate, fatemi compagnia! Gli faccio io da bastone!

Angelino          -(La persona più anziana della masseria. Personaggio introverso e di poche parole! Ha vissuto intensamente la vita facendo tesoro di tutte le esperienze che l’hanno accompagnato comunicandole, attraverso proverbi, a tutti gli altri personaggi. Fuma intensamente la pipa. Ha in testa una papalina di colore rosso con ricami neri. Tiene maledettamente a questa papalina, ricordo di un suo antenato che fece parte dei Garibaldini nella spedizione dei Mille. Ha una larga fascia nera nel braccio, per il lutto della recente moglie.)

                        La quartara rotta si porta appresso la sana! Entrate!

Pietro               -E chi sarebbe la quartara rotta?

Angelino          -Chiedetelo a vostra moglie. Essa sa tutto!

Rosa                -Ragione avete zio Angelino! Mi son dovuto caricare anche di questo peso!

Angelino          -A tale pignatta tale coperchio!

Pietro               -E sentiamo chi sarebbe questo coperchio? Cara Rosa, guarda che sino ad ora, il mulo che si è caricato di peso tutto, sono stato io! E non mi fare parlare, non mi fare parlare! Dai andiamo zio Angelino (lo piglia sotto il braccio ed entrano nel magazzino seguiti da Rosa)

Gaetano           -Uoh, uoh, uoh! E che si mangia oggi?

Carmela           -Lumache! E chi mangia lumache caga corna! Dai andiamo che noi due abbiamo un conto sospeso (a Giacinto) E tu non vieni a desinare?

Giacinto           -Zia Carmela io ho fame di cose piùsostanziose!

Carmela           -Ah vedi figlio li purtroppo non ti posso aiutare. Io entro! (entra nel magazzino. Giacinto rimasto solo si muove nervosamente in scena. Entra Graziella.)

SCENA QUARTA

Detto e Graziella

Graziella                     -E dove sono gli altri?

Giacinto          -Tutti nel magazzino a desinare!

Graziella         -E voi non ci andate?

Giacinto          -La mia tavola qui è apparecchiata!

Graziella         -Non capisco!

Giacinto          -(avvicinandosi a Graziella) La vostra veste fa da tovaglia da tavola! La vostra bocca fa da calice, il vostro amore è un boccone prelibato. Un boccone prelibato che non mi potrò mai saziare! (in questo dialogo Giacinto avrà abbracciato diverse volte Graziella e questi l’avrà respinto più volte)

Graziella         -Giacinto, voi sapete che io vi voglio bene più della mia vista! Voi lo sapete che io vedo il mondo con i vostri occhi! Ascolto con le vostre orecchie, penso con la vostra mente! L’amore che ho per voi è cosi grande che mi acceca la ragione, mi dà e mi toglie il senno! Purtroppo non posso gioire di questo stato, perché i miei genitori non vogliono assolutamente che mi mariti con te. Non vogliono, non vogliono e non so il perché!

Giacinto          -(abbracciandola senza darle la possibilità di svincolarsi) Graziella ricordati che l’amore non guarda ricchezze, l’amore non sente consiglio e con la sua forza cede ogni valore! L’amore è una pazzia ed io sono pazzo di voi (la stringe fortemente, ma nel tentare di svincolarsi, Graziella va a finire a terra sul cumulo di paglia trascinandosi Giacinto. Nello stesso istante si sente la voce dello zio Pietro che chiama la figlia. Giacinto istintivamente copre con la paglia interamente Graziella nascondendola del tutto.)

SCENAQUINTA

Detti, Pietro e Mara

Pietro               -(d.d.) Graziella. Graziella! (nello stesso istante dalla comune sopraggiunge Mara. Ha in mano un tridente. Dal magazzino si affaccia lo zio Pietro.)

Mara, Mara avete visto mia figlia Graziella?

Mara                -No zio Pietro! Io vengo dall’aperta campagna! Chiedetelo a Giacinto che lui sa di scienza e sa tutto!

Giacinto          -No, zio Pietro, non l’ho vista!

Pietro               -Se la vedete ditele di venire a desinare! E voi non avete fame? Non entrate nel magazzino?

Mara                -Zio Pietro sto per entrare! (Pietro rientra nel magazzino) E tu non entri? Che mangi paglia come le bestie?

Giacinto          -(seduto ancora sulla paglia) Ora entro. Entrate prima voi che io vi seguo!

Mara                -No! Entrate prima voi che siete più giovane e avete più fame!

Giacinto          -No, voi per prima che siete più grande ed avete la precedenza!

Mara                -Giacinto vero è che sono più grande e ricordatevi che quando il vostro pensiero va il mio ritorna! (incomincia a girare per la scena battendo il tridente sulla paglia. Giacinto manifesta paura nascondendola con una ebete risata.) Quando la pancia è piena e sei sazio,  ogni cosa che hai da mangiare puzza! Ve lo siete scordato quante volte siete venuto a bussare alla porta della mia casa! Quante volte siete venuto a supplicarmi, piangendo lacrime di sangue, vi ricordate come mi supplicavate: “Mara ho solamente voi! Voi sola mi potete aiutare! Vi scongiuro!’

Giacinto          -Ma che cosa state insinuando. Mara! (cerca di farla stare zitta. Non vuole che Graziella nascosta sotto la paglia senta queste crude rivelazioni.)

Mara                -State zitto e fatemi parlare! “Voi sola mi potete aiutare! Vi supplico! “ Ed io fui costretta a fare la bugiarda....!

Giacinto          -(come sopra) Ma che bestialità vi esce dalla bocca! Vi è uscito di volta il cervello?

Mara                -No! No caro Giacinto io agli altri faccio uscire di volta il cervello. Come l’ho fatto uscire di volta al Delegato, quella famosa notte che hanno rubato nella masseria del barone Mattia, facendogli credere che voi la notte l’avevate trascorsa assieme a me! Ed io fui costretta a fare la bugiarda per voi! Per voi!

Giacinto          -Mara cosa sono queste bugie a catena! State sognando?

Mara               -Sveglia sono! (si da dei pizzicotti sulla guancia sino a farsi male) Lo vedi che sono sveglia! E non venite a dirmi che voi e il vento siete come fratelli! Vi devo pregare per farvi alzare la testa, vi devo pregare per farvi calare la testa! Ricordatevi che l’amore e la passione sono più forte della ragione! Questo disegno che avete nella mente non vi riuscirà! Io ve lo sporco! E anche quando, non si può mai realizzare! (  bagna con la saliva il pollice della mano destra e toccandogli la fronte) Ve lo scrivo qua sulla fronte con la mia saliva: Non si può mai realizzare! Ora vi lascio, che dentro c’è un piatto che è più gustoso e sincero di voi! Voi lì, avete la tovaglia da tavola, ebbene tenete, qua c’è la forchetta! (gli scaglia il tridente che tiene in mano) Mangiate ed affogatevi! (entra in magazzino)

Giacinto           -(facendo uscire Graziella da sotto il cumulo di paglia) Uscite amore mio, uscite che è andata via la giumenta di Mara!

Graziella          -(alzandosi e respingendo Giacinto) Levatemi le mani di dosso, vile e traditore!

Giacinto           -No, non è come credete voi! Aspettate, che vi spiego! Lasciatemi parlare!  (Graziella va verso il magazzino e Giacinto la segue supplicandola di

ascoltarlo. Alla fine Graziella gli sferra un portentoso schiaffo ed entrano nel magazzino. Nello stesso istante escono Carmela e Gaetano)

SCENA QUINTA

Carmela, Gaetano, Mara e Andrea

Carmela           -(tiene in mano un coltello e un cetriolo) Lo vedi, lo vedi questo coltello? Ah! Questa fine vi faccio fare! (taglia col coltello il cetriolo) Cosi faccio! E vi farò vedere chi è Carmela Calà, la figlia di don Giacomo Calà lo squarcia agnelli di tutta la masseria e del paese!

Gaetano           -Uoh, uoh, chi è stato ad inventarsi questa storia e raccontarvi delle crude infamità!

Carmela           -Io vi conosco bene e a fondo come le mie tasche, che non ci vuole tanto, visto che sono sempre vuote per merito vostro! Voi che mi portate pane e companatico tutti i giorni! La colpa è mia che non ho dato retta a mio padre! Lui mi diceva sempre: Carmela, la figlia, guarda che non è un buon partito, è un buono a nulla! E siccome l’amore che avevo per voi era così grande che offuscava la qualsiasi delle menti, non diedi retta a mio padre e ora mi ritrovo....

Gaetano           -Uoh. uoh. uoh! Non cambiamo le carte in tavola, perché la colpa non fu vostra ma mia, che diedi retta alla zia Rosa

Carmela           -La zia Rosa? E che c’entra la zia Rosa col nostro matrimonio?

Gaetano           -Niente, lasciamo perdere!

Carmela           -No, ora che hai mozzicato le parole, devi assolutamente parlare! (s’affaccia Mara e Andrea dal magazzino)

Mara                -Le parole mozzicate sono dolorose come le nasate! C’entra, c’entra la zia Rosa! Essa c’entra in tutto, è come Pilato nel Credo! E’ come una punta da trapano, che gira, che gira e alla fine arriva a penetrare arrivando cosi al dunque!

Andrea            -Muta, muta, muta, devi stare muta! Rispondo io alla zia Carmela, visto che il marito sa solamente mozzicare le parole! Voglio ricordare allo zio Andrea che sono più intelligente e perspicace di lui! Come lo fu mio nonno nei confronti del suo! Gli voglio ricordare ancora un fatto accaduto ai nostri nonni! Anni fa i nostri nonni fecero una scommessa: chi dei due riusciva a sputare più lontano, si pigliava per fidanzata la figlia della zia Teresa Cucchiara, una ragazza così bella che ci volevano mille occhi per guardarla! Mio nonno disse al suo: “Incominciate voi per primo, visto che siete più giovane”! Vostro nonno drizza le orecchie come un pipistrello, allunga le labbra, apre un pertugio nella bocca e spara una sputazza  che parve un lampo con tutto il suo tuono! “Va misura! “ Ripeté vostro nonno con una boria fuori dal comune! Mio nonno misura e conta: uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette e otto! Otto passi e uno, due palmi! Otto passi e due palmi! Mio nonno senza sbattere ciglio, si avvicina ai bordi del pozzo dell’acqua della masseria e  sputa dentro! Poi rivolto al vostro nonno:” Va misura”, ripeté mio nonno con aria soddisfatta. Questi furono il mio e il vostro nonno!

Gaetano           -Uoh, uoh, ma la scommessa che abbiamo fatto noi due, io l’ho vinta, io mi sono fatto fidanzato con la buonanima di Lucia Casà!

Andrea            -Ingannandola con i vostri denari e sempre con la complicità della zia Rosa! Poi Lucia Casà vi ha conosciuto a fondo di che pasta eravate ed alla fine è venuta a consolarsi da me...

Carmela           -Forca che ti inforca! (via una intensa sputazza) Schifoso! Vai a misurare questa mia sputazza, pezza di ricotta inacidita! (l’afferra per il bavero e se lo trascina a calci nel sedere. Vanno via dalla comune)

Mara                -Cosa è questo discorso? Io che ero all’oscuro di tutto!

Andrea            -Muta, muta, muta...!

Mara                -(tappandogli la bocca con un turbinoso schiaffo) Muto tu! Quando la formica vuole volare questo è segno che vuole morire! Troppo hai parlato per i miei gusti! La licenza è scaduta! Andiamo a casa che farai chiarezza su questa storia! (Mare esce dalla comune trascinandosi di peso Andrea)

SCENA SESTA

Graziella, Ignazio, Giacinto e zio Angelino

Ignazio            -(seguendo Graziella che uscendo dal magazzino va a sedersi su una panca) Graziella perché non corrispondete a questo mio amore che ho nei vostri confronti?

Graziella          -Ignazio, quanto volte ve lo devo ripetere che l’amore che io provo per voi è un amore che una sorella può provare nei confronti del fratello!

Ignazio            - Graziella, ma è mai possibile che dopo tutto questo tempo, questo amore di sorella che avete nei miei confronti non si è ancora tramutato in un altro amore?

Graziella          -Devi sapere, caro Ignazio che quando il fuoco è vicino la paglia c’è il rischio che quest’ultima piglia fuoco! Ora vedete è una vita che io sto vicino a voi! Da bambini e poi da ragazzi siamo stati sempre vicini! Ci ha divisi solo la notte! Vi ricordate bei momenti trascorsi in questa masseria! Quante liti a causa dei continui giochi che riempivano le nostre giornate! Vi ricordate il gioco delle “ mazze “, della “ casella “! Impastare in continuazione creta realizzando pupi e oggetti vari! Vi ricordate? Sempre chiusi inqueste quattro mura crescendo felici! Ed in me è nato un affetto, un affetto che può nascere tra due fratelli! (a questo punto escono dal magazzino zio Angelino e Giacinto. Graziella per fare ingelosire Giacinto cambia atteggiamento nei confronti di Ignazio) Si, Ignazio vengo con voi nell’aperta campagna! Dai portatemi sotto l’albero di gelso!

Ignazio            -Quale campagna? Quale albero?

Graziella                     -Dai su venite! (se lo trascina con forza ed escono dalla comune. Giacinto li segue per un po’ e poi va a sedersi accanto a zio Angelino che si trova seduto su una panca e ha ripreso a fumare  intensamente la pipa.)

Giacinto          -Zio Angelino, credo che avrà capito che sono innamorato di Graziella!

Angelino         -A voglia! (da delle boccate intense alla pipa)

Giacinto                      -Ha visto? Si comporta cosi per farmi ingelosire! Lei crede che io mi sono messo con Mara! Io a questa neanche la conosco!

Angelino                     -A voglia! (altre boccate alla pipa)

Giacinto          -Poi dico, perché la zia Rosa e lo zio Pietro non vogliono che mi fidanzi con la loro figlia? Cosa hanno contro di me? Non sono un ragazzo lavoratore! Mi alzo la mattina alla buonora per recarmi a lavoro ed a sudare sette camicie! Non vogliono perché sono illegittimo? Perché non ho conosciuto chi sono stati i miei genitori? E’ questo il motivo? Ma io che colpa ne ho? Mi risponda, zio Angelino!

Angelino         -Eh! (altre boccate alla pipa)

Giacinto                      -Zio Angelino, stanotte ho sognato mia madre, almeno doveva essere lei, visto che non ho avuto il piacere di conoscerla. Ero bambino, coricato sul mio letto, lei si avvicina e mi asciuga, con il suo candido fazzoletto bianco, la fronte e poi la bocca! Poi intonando una nenia mi ripeté una frase che diceva cosi... aspetti che non ricordo…diceva... . Figlio amoroso…Figlio amoroso… 

Angelino         -Figlio amoroso, figlio odoroso l’amore della mamma è il tuo riposo!

Giacinto          -Si! Questa è la frase! Ma voi come siete venuto a conoscenza?

Angelino         -(cercando di correggersi) La ripeteva sempre la zia Lucia Casà!

Giacinto          -E che c’entra la zia Lucia Casà con mia madre?

Angelino                     -(fumando freneticamente la pipa) Niente! Anche lei era una donna piena di virtù e saggezza!

Giacinto                      -Anche lei? Perché voi avete conosciuto mia madre?

Angelino         -(ancora frenetiche boccate alla pipa e sistemandosi la papalina) No! Voglio dire che le donne di questo stampo sono state impastate con la stessa creta! (viene interrotto il dialogo con la presenza di Cocò e Nazzarena che escono dal magazzino Cocò sta attaccato a Nazzarena sperando di potere ottenere particolari attenzioni)

SCENA SETTIMA

Detti, Cocò, Nazzarena e Giovanna

Cocò                           -(vicino l’uscio del magazzino non si accorge della presenza di Angelino e Giacinto. Quando parla si agita animatamente odorandosi spesso le dita delle mani sia destra che sinistra, per poi passare ai polsi) Nazzarena, Nazzarena, Nazzarena, quando sto con te mi brillano gli occhi, il cuore mi batte così forte come l’orologio del campanile della chiesa madre! Nazzarena, Nazzarena, Nazzarena, dammiuna speranza, dammi un segno.. Nazzarena, Nazzarena. Nazzarena..

Nazarena         -Cocò, Cocò, Cocò se non vi allontanate vi sferro un segno (pigliando la mazzuola) con questa mazzuola trasformandovi come questo tridente (con l’altra mano afferra un tridente) cosi con soli tre denti! (poi accorgendosi della presenza di Angelino e Giacinto) Oh caro zio Angelino ancora qui? E anche voi Giacinto! Stava spiegando a Cocò come si usano questi arnesi! (mostra i! mazzuolo e il tridente)

Giacinto          -Eh Nazzarena voi avete fatto sempre scuola!

Nazzarena       -(avvicinandosi) Quando uno ce l’ha nelle vene cosa vi potete aspettare? Il peggio è quando uno vuole dare e non ha niente dentro! Ora vi saluto! Mi benedica zio Angelino! Addio Giacinto!

Angelino         -Santa figlia e stai attenta!

Nazzarena       -E di che?

Angelino         -Del buio della sera!

Nazzarena       -Propriamente di questo no, ma di altri si! (da un pizzicotto a Giacinto sulle guance. Poi rivolta a Cocò) Vi saluto, Cocò!

Cocò               -Addio Nazzarena! Eh...

Nazzarena       -Eh…. niente.. (Cocò l’accompagna sino alla comune poi va a sedersi distrutto su una panca. Esce dal magazzino Giovanna)

Giovanna        -Oh caro Cocò, cosi è finita tutta la fretta che avevate per andare via! O per caso avete incontrato un tribolo che vi ha impedito di andare avanti?   (accorgendosi della presenza di Angelino e Giacinto) Non penso che siete voi, zio Angelino o voi Giacinto che portate il tribolo nella testa di Cocò?

Giacinto          -Giovanna voi sola potete sapere quale tribolo c’è nella testa di Cocò! Voi che siete il cucchiaio della sua pignatta!

Angelino         -Lascia perdere Giacinto, chi si corica coi bambini la mattina si sveglia cagata!

Giovanna        -Zio Angelino ma quanto poi uno ha pigliato un boccale di acqua fresca di pozzo e si è lavato, togliendosi la sporcizia, torna piu pulito di prima! Il peggio è quando la sporcizia è cosi imbrattata nel cuore che non c’è acqua che la può togliere! Non è vero, Giacinto? E ora vado! Vado a casa che si sta facendo buio!

Cocò               -(seguendo Vannìdda) Giovanna, Giovanna, Giovanna quando sto con te gli occhi mi brillano, il cuore mi batte così forte come l’orologio del campanile della chiesa madre...! (escono dalla comune e in contemporanea dal magazzino vengono fuori la zia Rosa e lo zio Pietro. La zia Rosa tiene in mano una sporta contenente alcune pentole sporche. Hanno iniziato una discussione animata)

SCENA OTTAVA

Detti, Rosa e Pietro

Rosa                           -Pietro voi non avete capito niente della vita! Io ho dato tutta me stessa… (s’interrompe accorgendosi della presenza dei due) Oh caro zio Angelino, ancora qua!

Angelino         -Ancora per poco ne avete! Stavo andando via e mi stavo facendo accompagnare da questo giovine! (si alza ed incomincia a camminare sorretto da Giacinto verso la comune) E vi lascio con una buona salute a voi e allo zio Pietro! Santa notte!

Rosa                           -Ma veramente ancora è presto per augurare una Santa notte! C’é ancora un filo di luce!

Angelino         -Infila l’ago quando c’è luce cosi te lo ritrovi pronto per la cucitura!

Pietro                          -Sante parole, zio Angelino! Vi auguro una Santa notte e speriamo che domani mattina alla buonora, si alzi il vento cosi potremo spagliare! Santa notte!

Angelino                     -Santa notte! (anche Giacinto saluta ma non viene corrisposto. Escono dalla comune)

Rosa                -Ve lo dico e ve lo ripeto! Questo fidanzamento non sa da fare!

Pietro                          -Ma voi che avete contro questo ragazzo, Giacinto? E’ un bravo lavoratore! Dove lo metti sta! Testardo che quando vuole una cosa ci riesce!

Rosa                -E questa è la mia paura che riesca anche in questo! Ascoltate! Nostra figlia Graziella ne può trovare cento come lui, anzi meglio di lui! La dote ce l’ha, e che dote!

Pietro               -Ma voi ditemi una cosa, perché questa vostra contrarietà. Perché il ragazzo è illegittimo? Perché non ha conosciuto i suoi genitori? Su di lui non c’è niente da eccepire! Non riesco a capire questa vostra testardaggine!

Rosa                -Voi volete? Volete questo fidanzamento? Rispondetemi: volete?

Pietro              -No! Non voglio!

Rosa                           -E allora chiudiamola qua! Che non si parli più di questo argomento! Eh ascoltate se cambiaste idea io a nostra figlia la vado a rinchiudere nel monastero delle suore di Santa Maria Adelaide a Palermo!

Pietro              -E se per esempio...!

Rosa                           -E ci torna, e ci torna! Chiudiamola qua, se no faccio succedere il fini mondo! (butta per terra la sporta che conteneva le pentole. Poi pigliando due coperchi li batte uno contro altro vicino la testa del marito) La vostra testa, se cambiate idea, farà questa fine! Ve la schiaccio! (batte energicamente i due coperchi. Rosa esce dalla sinistra. Pietro rimasto solo raccoglie il tutto per poi uscire dalla comune. La scena resta vuota per alcuni secondi subito dopo spunta Gaetano)

SCENA NONA

Gaetano poi tutti gli altri personaggi

Gaetano          -(gridando a squarcia gola) Uoh, uoh, zia Rosa, zia Rosa!

Rosa                -(affacciandosi dalla finestra) Che c’è mastro lamentoso?

Gaetano          -Si sta levando il vento, subito prepariamoci per spagliare! Presto, presto!

Rosa                           -Vengo subito! Chiamate gli altri! (rientra subito per poi apparire pronta per spagliare. Rosa e Gaetano dalla comune chiamano gli altri della masseria. Spuntano in scena uno dopo altro, ognuno impossessandosi del tridente incominciano ad intonare il canto che segue, come ringraziamento alla Divina Provvidenza. Coreografie a soggetto. Durante il canto Giacinto non fa altro che richiamare l’attenzione di Graziella, ma questi non lo corrisponde. Alla fine del canto la piglia con forza e se la porta nell’aperta campagna.)

Vieni vento non tardare,

per aiutarci a spagliare.

Vieni vento , vien con cura

Allontana la sventura.

Vieni vento non tardare,

per aiutarci a spagliare.

Vieni vento , vien con cura

Allontana la sventura. Oè... oè... oè..

In questo piano tutto d’oro,

Accarezza sto tesoro,

e mietendo il seminato, viva Dio e sia lodato Oè..oè..oè..

                                  

                                   Quando il sole spunta in questa pianura,

                                   d’oro zecchino pare la campagna

                                   e le spighe,

                                   a gran voce,

                                   già si mettono a cantare

                                   la canzone

                                   dell’amore

                                   per il pane da sfornare.

Rit.                  Senza mare fanno le onde,

                                   che ti fanno assaporare

                                   il miracolo potente,

                        che il Signore sta per fare,

                        il miracolo potente,

                        che il Signore sta per fare.

                                              

            Si alza il contadino di buonora,

            le braccia pronte già per lavorare,

            il Signore

            l’accompagna

con minuzia sta a guardare.

E il sole

già lo brucia

e la sua fronte fa sudare.

                                              

Rit.      E le spighe tutte d’oro,

                                   che ti fanno assaporare

                                   il miracolo potente,

                        che il Signore sta per fare,

                        il miracolo potente,

                        che il Signore sta per fare.

                                               La sera quando il sole è tramontato,

                                               ritorna ognuno nella sua casa,

                                               e il pane

                                               è già sfornato,

                                               per saziarci dalla fame.

                                               Toglie loro la stanchezza,

                                               e da forza l’indomani.

                                              

Rit.      Il frumento è macinato

            e il pane si può fare,

            sto miracolo potente,

            che il Signore vuole fare,

            sto miracolo potente,

            che il Signore vuole fare.

           

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

            La stessa scena del primo atto. Mesi dopo la mietitura. Il cumulo di paglia è stato tolto. Trovano posto, sparsi per la scena, sacchi pieni di frumento. Al centro della scena sistemate tre per lato si evidenziano delle “pile” recipienti in legno che servono per lavare i panni sporchi.

SCENA PRIMA

Rosa, Carmela, Mara. Graziella, Giovanna e Nazzarena.

Le donne sono sistemate ognuna con la propria ‘pila’ impegnate a lavare le lenzuola. Il movimento delle braccia viene accompagnato con un ritmo musicale e dal canto che segue.

                        ‘Ndindirindè ‘ndindirindè

                        lava i panni al  nostro re.

                        Il nostro re è in consiglio,

                        lava al principe suo figlio.

                        Il principe ha la verruca,

            li laviamo al nostro duca.

            Il duca ha le sue pretese,

             li laviamo al marchese.

                         Il marchese è al fronte

                         li laviamo al nostro conte.

                          Il conte è in battaglia

                          col  visconte in calzamaglia.

Tutti assieme in battaglione

ci proviamo col barone.

Il barone è allegretto

li laviamo al baronetto.

Lavo i miei in allegria

Lascio fottere la monarchia

           

Finito il canto le donne sistemano in un angolo le “ pile ” e vanno via per andare a stendere le lenzuola. Resta in scena la zia Rosa che sistema la sua ‘pila’. Dalla campagna arriva Andrea.

SCENA SECONDA

Rosa, Andrea, Pietro, Giacinto, Ignazio e Cocò  

Andrea                       -( provenendo dalla comune di corsa) Zia Rosa, zia Rosa! Mi ha chiamato? Sono a sua completa disposizione!

Rosa                           -(terminando di sistemare la ‘pila’) Si, ho bisogno di voi! Vi aspettavo! Siete solo, vero?

Andrea                       -Solo, come Cristo alla Colonna!

Rosa                -Ascoltate, Andrea! Ho bisogno di voi come persona di fiducia!

Andrea                       -Muta, muta, muta zia Rosa! Non parli più del necessario! Sono muto come un pesce! Tutto resta qua dentro! (si tocca la pancia) Si può fidare!

Rosa                           -Venite con me in magazzino! Li, sono sicuro che nessuno ci ascolta! (si avviano verso il magazzino) Andrea vi ricordate quando hanno rubato nella masseria del Barone Mattia, la notte dell’ Ascensione, vi ricordate? (continua la discussione introducendosi con Andrea nel magazzino. Dalla sinistra entra Pietro chiamando la moglie)

Pietro               -Rosa! Rosa! Rosa! Ma dove è andata a finire? (gridando) ROSA (dalla comune spunta Giacinto)

Giacinto          -Mi benedica zio Pietro!

Pietro              -Santo, figlio! (si mette a riparare un cesto di paglia)

Giacinto          -A chi chiamate?

Pietro              -A mia moglie! Quando ho bisogno di lei non la trovo mai! Ih, Giacinto quale novità mi porti con questa tua allegria?

Giacinto          -Zio Pietro mi voglio fidanzare!

Pietro              -E chi è questa fortunata?

Giacinto          -Vostra figlia Graziella! Zio Pietro sono venuto a chiedere in sposa vostra figlia Graziella!

Pietro               -(non contento di questa richiesta ed ironico) Ih, che bella novità sei venuto a portarmi! (dal magazzino escono Rosa e Andrea)

Andrea            -Zio Pietro, mi benedica! Vi saluto Giacinto!

Rosa                -(non dà tempo a Pietro e Giacinto di rispondere) Ah, Pietro gli ho fatto vedere a Andrea il frumento che dovremmo vendere! Ora lui si occuperà di questa ambasciata! (a Andrea) Andate, andate a chiedere chi paga di più per una salma di frumento! Andate!

Andrea            -Vado! Vado! Allora zia Rosa restiamo intesi?

Rosa                -Mezza parola! (Andrea va via per la comune, salutando)

Pietro              -Zia Rosa, guardate cosa vuole questo giovanotto! (a Giacinto) Chiedetelo a lei! Lei è la femmina e per le figlie femmine ci deve pensare la madre!

Rosa                -Qual’è il problema, Giacinto?

Giacinto          -Sono venuto a chiedere in sposa vostra figlia Graziella!

Rosa                -(sorpresa da questa cruda richiesta) Senti, senti, senti che novità mi sta portando Giacinto! Ascoltatemi prima andate al mare a lavarvi il culo e poi venite a farmi di nuovo questa richiesta! Graziella non è cosa per voi!

Giacinto          -E perché non è cosa per me?

Rosa                -Giacinto con quale diritto venite a fare i conti a casa mia?

Giacinto          -Zio Pietro la sente cosa mi sta dicendo vostra moglie? Mi sta dicendo di no! Che non può essere questo fidanzamento!

Pietro              -(fissato dalla moglie con uno sguardo fulmineo) Eh... Eh... Eh...Giacinto, ha detto giusto mia moglie questo fidanzamento non si può fare!

Giacinto          -(afferrandolo per il bavero della camicia e poi mettendogli le mani all’altezza degli occhi in maniera da impedirgli di guardare sia a destra che a sinistra) Zio Pietro, mi guardi fisso negli occhi! Ditemelo voi qua di fronte la mia faccia, che questo fidanzamento non si può fare! Io ho bisogno che me lo dite voi!

Pietro                          -(svincolandosi) Oh Madre di Dio! Mi stavate soffocando! Mi è mancata l’aria per un istante! (respira con difficoltà)

Rosa                           -(allontanando il marito da Giacinto e inserendosi nella discussione come un serpente strisciante) L’avete sentito? L’avete sentito? Perciò raccoglietevi tutti i vostri arnesi e andate a rasparvi le corna con una grattugia!

Giacinto          -Zio Pietro, così la fate finire? Dica una buona volta la sua!

Pietro                          -Non posso! Non posso, mi manca il respiro! ( Si tocca la gola)

Rosa                           -(intervenendo come prima, al limite della sopportazione, esasperata) E ci batte, e ci batte, e ci batte! Giacinto (interrompe la discussione la presenza di Ignazio che proviene dalla comune. Rosa va incontro facendogli festa) Oh Ignazio, venite, venite vi stavo aspettando! Qui c’è Giacinto che stava per andare! Sedetevi!

Ignazio            -Mi benedica zia Rosa. e anche voi zio Pietro! Vi saluto Giacinto!

Rosa                           -Sedetevi, che ora ve la chiamo a Graziella, cosi andate a sbrigare quel servizio!

Ignazio            -Quale servizio?

Rosa                           -Eh caro Ignazio avete la testa di porco e vi dimenticate tutto! Ve lo siete scordato? Ve lo siete scordato che dovete recarvi da vostro cugino Raffaele per chiedergli quanto va quest’ anno il frumento? Ve lo siete scordato?

Ignazio                       -Zia Rosa! Con lo zio Pietro eravamo rimasti che saremmo andati a fine settimana da mio cugino Raffaele...!

Pietro              -Giusto dice Ignazio, per sabato era l’appuntamento!

Rosa                -E se andate prima non è meglio?

Ignazio            -E come dite voi! Zio Pietro io sono pronto!

Rosa                - Ignazio vi ho detto poco fa che dovete andare assieme con Graziella!

Ignazio            -E allora me la chiami! (va verso l’uscio di sinistra e chiama) Graziè’! Graziè!

Giacinto                      -Zia Rosa le ricordo che per fare un ettaro ci vogliono sedici tumuli! E per fare un tumulo ci vogliono quattro quarti! Come vedete i conti tornano e riescono! Ora voi volete fare quadrare i vostri conti col vostro metro! Stia attenta perché può sbagliare misura!

Rosa                           -Giacinto, la veste io la indosso! O corta o lunga sempre sopra il mio corpo deve andare a finire! (dalla comune giunge Cocò, Rosa lo accoglie festante) Oh, caro Cocò venite, venite che vi stavo aspettando! Qui c’è Ignazio che v’aspettava per quell’ambasciata!

Cocò               -Quale ambasciata?

Rosa                           -Siete giovani e la testa non sapete dove l’avete posata! Vi siete scordato che dovete andare dallo zio Ciccio per chiedergli quanto vuole vendere un tumulo di terreno? Il terreno che si trova in contrada Pernici?

Cocò               -Zia Rosa, per venerdì era quest’appuntamento!

Rosa                           -Andateci prima, che importa, lo sapete come si dice? “Chi piglia prima piglia per due! Andate, qui c’è Ignazio! Andate con lui che vi farà compagnia! (a Giacinto) Giacinto, vi rendete conto come tornano i miei conti?

Giacinto          -Brava alla zia Rosa! A due a due li piglia i pesci?

Rosa                -Chi mostra gode e chi vede crepa!

Giacinto          -Cosa vi esce dalla bocca?

Rosa                -Ogni serpe ha il suo veleno! (interrompe la discussione Ignazio)

Ignazio            -Allora noi ce ne andiamo! Chiamatemi vostra figlia Graziella !

Rosa                -Andate che la incontrate per strada è andata a stendere le lenzuola nella spianata! Andate!

Ignazio            -Allora andiamo! Cocò fate strada! (Cocò esegue ed escono dalla comune)

Rosa                -(a Giacinto) E allora? Ancora dovete stare in questo baglio?

Giacinto          -Zia Rosa il letto è stretto ed io mi ci corico in mezzo! Guardi che ciò che le frulla per la testa non andrà in porto! A vostra figlia Graziella me la deve dare in sposa, per il suo e il vostro bene! Ora io piglio una mangiata di grano (piglia un pugno di grano contenuto in un sacco) e lo semino qua! (sparge per terra il grano) Così più avanti vengo a raccogliere il frutto!

Rosa                           -(diradando con i piedi il grano) Voi non seminate e non raccogliete un bel niente! Andate a rompervi l’osso del collo in un altro posto! Zio Pietro avete sentito che pretese ha questo giovanotto?

Pietro                          -(continuando a riparare il cesto) Giacinto, a me sembra che state incominciando a dare di testa! Poco fa mi stavate facendo soffocare se non fosse intervenuta mia moglie! Se lei vi ha detto che questo fidanzamento non può avvenire, vuol dire che c’è un motivo!

Giacinto                      -E me lo dica questo motivo. Mi dica il perché di questa sua testardaggine, così metto in pace la mia anima! Lo dica questo motivo! Zia Rosa svuoti questo sacco! (prima che completa la frase, dalla comune sopraggiunge Mara)

SCENA TERZA

Detti e Mara

Mara                           -Zia Rosa butti fuori dal suo stomaco questo boccone amaro! Lo sputi! Solo così il giovane può porre fine a questa sofferenza! Lo dica il motivo del perchè è contraria a questo fidanzamento!

Rosa                -E voi che avete da spartire con me e mio marito?

Mara                           -Ho da spartire! Ho da spartire! Butti fuori questo boccone amaro! Si tolga dalle spalle questo pesante fardello!

Rosa                           -Io non ho nessun fardello sulle spalle da cui liberarmi! Ho la coscienza a posto! Voi siete impregnata di veleno che vi sgorga fuori dalla bocca! La vostra pancia è un crogiolo di fiele! Non ha mai fine questo fiele che vi fuoriesce dalla bocca!

Mara                           -Coscienza! Coscienza! Quale coscienza ha a posto? Glielo dico io al giovane il perchè! Glielo dico io il perchè questo fidanzamento con vostra figlia Graziella non è possibile!

Rosa                -Non c’è niente, e non hai niente da dire...!

Giacinto          -Mara se voi siete informata di tutto, parlate!

Mara               -Giacinto..., Graziella è vostra sorella! (attimi di smarrimento per tutti i presenti tranne Mara. A Pietro gli cade dalle mani il cesto. A Rosa le viene meno la parola. Giacinto sorride e va a sedersi su una panca. Dopo alcuni istanti Pietro e Rosa inveiscono contro Mara)

Pietro              -Vattene! Vattene, zizzania! Vattene e non mettete più piede in questo baglio!

Rosa                -Si, ha ragione mio marito siete una zizzania ed infettate il frumento che vi cresce accanto! Zizzania!

Giacinto          -(continuando a sorridere perché non crede all'assurdità riferita da Mara) Mara cosa sono queste assurdità? Secondo voi la zia Rosa sarebbe mia madre?

Mara               -No! Non ho detto questo! Ho detto che Graziella è vostra sorella! Graziella non è figlia della zia Rosa! Graziella è figlia della buonanima della zia Lucia Casà ed anche voi! (Rosa si accascia seduta su una panca! E’ stremata dalle forze! Pietro guarda la moglie aspettando una smentita)

Pietro              -Mara, sto impazzendo con queste tue assurdità che  fuoriescono dalla tua bocca! Mia moglie aveva tanta di pancia (fa il relativo gesto) prima che nascesse Graziella! Quando nacque io ero dietro quella porta che aspettavo! E quando sentii il primo vagito mi apprestai ad entrare! Corsi come una furia di vento ed andai a stringere tra le mie braccia mia figlia! La strinsi forte, forte al petto sino a farle male!

Mara               -Zio Pietro! La buonanima della zia Lucia Casà si cingeva stretta con delle pezze la pancia per nascondere la vergogna! Mentre la zia Rosa, sua moglie metteva pezze sopra pezze per gonfiare la sua pancia! Se si ricorda bene nella stanza assieme con sua moglie c’era la buonanima della zia Lucia Casà che era incinta di Graziella!

Giacinto                     -Finiamola! Solo la zia Rosa può fare finire questo atroce dilemma che ci dilania il cervello! (mettendosi in ginocchio ai piedi della zia Rosa) Zia Rosa! Vero è questo discorso? Vero è che sono figlio della buonanima della zia Lucia Casà? Vero è che Graziella è mia sorella? (Rosa non risponde, poi alzandosi) No! No... non può essere! Non può essere che Graziella è mia sorella, no, no, Graziella mia sorella? No! No.. no..! (esce dalla comune sconvolto ripetendo sempre NO)

Pietro              -(alla moglie perché vuole una risposta) ROSA! (interviene Mara)

Mara                           -Zio Pietro! Tutta una finta è! Mi sono inventato tutto io di sana pianta per fare rassegnare il giovanotto! L’ha visto com’è scappato! E’sembrato una lepre!

Abbiamo recitato io e sua moglie! E vero zia Rosa? Lo tranquillizzi suo marito e dica che non è vero niente! Lo faccia un cenno con la sua testa! (Rosa accenna un leggero movimento della testa) L’ha visto? L’ha visto? Eh caro zio Pietro alle volte bisogna ricorrere a certe, assurdità pur di arrivare allo scopo! Ora vi lascio e vi saluto! (Mara va via dalla comune. Pietro non proferisce nessuna parola. Lascia il cesto su cui stava lavorando e va via dalla sinistra. Rosa rimane sola ancora seduta sulla panca. Ha lo sguardo assente. Arriva dalla comune, tutta sconvolta, la figlia Graziella)

SCENA QUARTA

Detta e Graziella

Graziella         -(arriva di corsa! E’ sconvolta! Si blocca al centro della scena nel vedere la madre accasciata sulla panca) Allora è vero? E’ vero ciò che ho sentito dire?

Rosa                           -(scrollandosi dal fardello che le era stato caricato da Mara e ritornando in se) Che dici, figlia? Cosa hai sentito dire?

Graziella         -Giacinto è mio fratello! Ed io non sono vostra figlia?

Rosa                           -Ma che dici figlia! Sono cose che si è inventata la “mula” di Mara! Perché è gelosa di te e a Giacinto lo vuole tutto per se! Così stanno le cose! Credimi! E’ tutto frutto della fantasia di Mara!

Graziella         -(più tranquilla) Sicuro? Sicuro che voi non mi nascondiate la verità?

Rosa                           -Sicura, sicura quanto è vero Domineddio! Come può una mamma nascondere alla figlia una così atroce ed assurda infamità. Devi stare tranquilla, figlia, devi fidarti di tua mamma! Rasserenati che non è affatto vero! ( accarezza i capelli di Graziella che si è prostata ai suoi piedi) Devi essere serena!

Graziella         -Madre mi date di nuovo la speranza! Sono ora più tranquilla! Madre, voi mi volete bene?

Rosa                -Certo, figlia!

Graziella         -Anche se dei vostri consigli ne faccia straccio per i piedi? La vostra idea è sempre la stessa? Sempre mi vorrete bene?

Rosa                -Sempre, sempre! Non c’è mai fine all’amore che una madre ha per i suoi figli!

Graziella         -Madre io mi devo maritare con Giacinto!

Rosa               -E perchè questa decisione?

Graziella         -Perché! Perché… ( si gira e non la guarda più in faccia)

Rosa                           -Figlia scellerata ti sei messa con lui? Rispondimi! Hai commesso il danno irreparabile con Giacinto? (Graziella non risponde! Accenna solo ad un leggero movimento della testa. Rosa privata da qualsiasi energia dopo questa ennesima rivelazione) Oh figlia, figlia della malasorte, figlia sventurata, quale grosso sbaglio, senza rimedio, il tuo cuore abbia potuto tramare!

Graziella         -Allora è vero? E’ vero che Giacinto è mio fratello!

Rosa                -(tappandole la bocca e rassicurandola) No! No, figlia! Non è come tu sostieni! Vieni dentro con me! Vieni che sicuramente troveremo un rimedio con l’aiuto di Domineddio! Dai vieni! (l’abbraccia e la riassicura) Dai, vieni! (escono dalla sinistra)

SCENA QUINTA

Gaetano, Rosa, Carmela, Giovanna e Nazzarena

Gaetano          -(di corsa e senza fiato, chiamando) Zia Rosa, zia Rosa! Oh zia Rosa!

Rosa                -(affacciandosi dalla finestra) Che c’è mastro pastaio?

Gaetano          -Uoh, uoh, uoh! Ha sentito dire che hanno arrestato a Giacinto per quella volta che hanno rubato nella masseria del Barone Mattia?

Rosa                -E ora cosa volete da me? Ci andate voi e lo fate scarcerare! (dalla comune spunta Carmela)

Carmela          -Gaetano! Oh Gaetano! Forca che ti inforca!

Rosa                -Zia Carmela, zia Carmela! Venite qua!

Carmela          -Che c’è zia Rosa? Ha sentito dire che hanno arrestato a Giacinto?

Rosa                           -Ora ora vostro marito me lo stava comunicando! Mi dispiace! Per favore, zia Rosa volete entrare un momento? Venga!

Carmela          -Ora! Ora vengo! Sistemo un affare con mio marito e poi vengo!

Rosa                -No! Ora! Di corsa!

Carmela          -E cosa c’è di così importante! Vengo subito! (al marito) E voi aspettatemi qua! (entra nella casa della zia Rosa. Dalla comune entrano Giovanna e Nazzarena)

Giovanna        -Mi benedica, zio Gaetano

Gaetano          -Santo, figlia!

Nazzarena       -L’ha sentito dire che hanno arrestato a Giacinto?

Giovanna        -Dicono che abbia rubato nella masseria del Barone Mattia!

Nazzarena       -Dov’è la zia Rosa? (dalla sinistra escono Carmela e Rosa! Carmela è sconvolta! Va via di corsa e non si cura della presenza delle due ragazze)

Carmela          -Andiamo subito Gaetano! Di corsa! Andiamo! Forca che ti inforca!

Rosa                -Zia Carmela non si scordi…!

Carmela          -Queste non sono cose che si scordano! Dai andiamo! (esce dalla comune assieme col marito)

Giovanna        -(precipitosa) Zia Rosa, ha sentito dire che hanno arrestato a Giacinto?

Rosa                -L’ho sentito dire!

Nazzarena       -E nient’altro ha sentito dire?

Rosa                -E che altro?

Giovanna        -C’è in giro una voce...!

Rosa                -Che voce?

Nazzarena       -Dicono.... dicono ah...! Tutto il paese è a conoscenza…!

Giovanna        -Un paese intero…!

Rosa                           -Ragazze! Per favore io non ho tempo da perdere! Ciò che avete da dire, ditelo subito, così chiudiamo il discorso!

Nazzarena       -Dicono! Dicono ah…. perché io una cosa del genere neanche se mi avessero ammazzato l’avrei fatto uscire dalla mia manica!

Rosa                           -(alterandosi) Ragazze, io non ho tempo da dedicare a voi! (si appresta ad uscire dalla sinistra, ma si blocca al sentire la frase di Giovanna)

Giovanna        -Graziella non è vostra figlia!

Rosa                -Padre figlio e Spirito Santo!

Nazzarena       -( subito ) Dicono!

Giovanna        -Dicono ah! Perché noi non crediamo a queste malignità! Neanche se ci facessero uscire il sangue dalle vene!

Rosa                -Le ingiurie sono una poltiglia, chi li manda se li piglia! “ Ho sentito dire! Ho sentito dire! ” Questa è una scusa bella e buona quando non si ha il coraggio di dire nella faccia tutte le infamità, le ingiurie alla persona interessata! “Tutto il paese è a conoscenza! Un paese intero”! Il paese non è fatto di quelle quattro persone, armati di tutto punto di lingua tagliente che trovano in queste disgrazie companatico per i loro denti e trovano giovamento e pianificazione nella loro misera vita! La gente potrebbe campare felice se non ci fossero gli altri che con le loro ingiurie pregiudicano gli usi e i costumi, credendo più al male che al bene! E ora lasciatemi andare e credete a tutto ciò che volete credere! (esce dalla sinistra. Dalla comune arrivano Ignazio e Cocò)

SCENA SESTA

Ignazio            -Nazzarena, avete visto alla zia Rosa?

Nazzarena       -Se venivate un momento prima l'avreste trovata con noi!

Giovanna        -E’ entrata a casa! Ma forse è meglio che non le parlate! Ha il diavolo per i capelli!

Cocò               -E perchè?

Nazzarena       -C’è un paese che sa....!

Giovanna        -Dicono che Graziella non è la figlia della zia Rosa!

Ignazio            -Graziella?

Cocò                           -Graziella la figlia della zia Rosa non è figlia della zia Rosa? E se Graziella la figlia della zia Rosa non è figlia della zia Rosa, di chi è allora figlia Graziella? Sicuramente dalla zia Rosa no, a quanto ho capito!

Giovanna        -Cocò come mai non ti si è aggruppata la lingua con questo scioglilingua?

Cocò                           -Io la lingua ce l’ho corta! Tu devi avere questa paura visto che ce l’hai lunga un palmo e mezzo!

Ignazio            -E bravo a Cocò! Sapete cosa vi dico? Lasciamo fottere la zia Rosa e sua figlia Graziella e ce ne andiamo sotto l’albero di gelsi a goderci un po’ di fresco! (alle ragazze) Ci venite voi?

Cocò                           -Giusto dice Ignazio! Ci venite?

Nazzarena       -Cosi si incomincia...!

Giovanna        -E cosi si finisce! (fa il gesto di essere incinta)

Ignazio            -Nazzarena, solo un po’ di fresco ci piglieremo! (l’abbraccia)

Nazzarena       -(svincolandosi) Toglietemi le mani di dosso, adulatore!

Ignazio            -E se non le tolgo?

Nazzarena       -Piglio questa falce e vi taglio la testa!

Cocò               -E voi Giovanna?

Giovanna        -Piglio questo tridente e vi buco lo stomaco!

Ignazio            -Forza ragazze! Per il vostro amore siamo pronti anche a questo, ci facciamo ammazzare! (le due ragazze si accingono a pigliare la falce e il tridente ma non arrivano in tempo in quanto afferrate per la cinta e caricate sulle spalle, vengono portate fuori nell’ aperta campagna. Nell’uscire dalla comune vanno ad imbattersi con Andrea facendolo cadere a terra)

SCENA VII

Andrea, Rosa e Giacinto

Andrea                       -(alzandosi da terra) Piano, piano, piano! Morte subitanea! Mi è sembrata una tromba d’aria! (poi chiamando la zia Rosa) Zia Rosa! Zia Rosa!

Rosa                -(affacciandosi alla finestra) Che cosa volete, zio Andrea? (dalla comune con passo lento spunta Giacinto. Andrea non s’accorge della sua presenza, al contrario la zia Rosa)

Andrea                       -Zia Rosa, missione compiuta! (Rosa fa segnale a Andrea di non parlare col dito posato sulle labbra) Si! Si, ho capito! Non si preoccupi, muto come un pesce! Dalla mia bocca non esce parola! Il piano è riuscito come avevamo concertato! Il delegato ha creduto…! (Rosa continua a fare segnale di zittirsi). Muta, muta, muta! Mizzica che testa dura! Ho capito! Non ci vuole molto a capire che non bisogna parlare! Guardi la mia bocca è cucita! Non proferirò parola con nessuno! Bocca cucita! (fa il relativo gesto)

Rosa                           -Testardo come un mulo! Andate a rompervi la noce del collo da dove siete venuto! Pezzo di idiota! (rientra in casa sbattendo la finestra)

Andrea            -Zia Rosa, zia Rosa! Come... così....!

Giacinto          - Quando il lupo mangia con il cane, poveri agnelli e sventurate pecore! (Andrea si volta di scatto) E’ bravo allo zio Andrea! Bravo! Non lo facevo così capace....! E neanche ora lo credo, perché questa è tutta opera della zia Rosa! Voi siete solo uno strumento nelle sue mani! Il delegato ha creduto alla mia innocenza e mi ha lasciato andare. Ha capito che non sono stato io a rubare nella masseria del Barone Mattia! La galera ,si, ci vuole ma per la gente infame! Per la gente che non ha scrupolo di coscienza a rovinare la vita degli altri!

Andrea                       -(remissivo) Muto, muto, muto! Io non c’entro! Muto, muto, muto! Ora lasciatemi andare, lasciatemi andare! Muto, muto.. (va via di corsa dalla comune ed in contemporanea sopraggiunge Mara)

SCENA OTTAVA

Detto e Mara

Mara                           -(tiene in mano un fagotto e sotto l’ascella un involto coperto da una stoffa bianca) Cosa avete fatto a mio marito che l’ho visto scappare come una lepre?

Giacinto          -Niente! E’ scappato perché non aveva la coscienza a posto!

Mara               -Come la vostra! Dopo che avete da me ricevuto bene, lo ricambiate facendo della mia carne straccio per i vostri piedi!

Giacinto          -Voi mi rinfacciate le cose con il vostro terribile veleno, ma state attenta Mara, attenta, perché la prima vittima di questo veleno potreste essere voi!

Mara               -Non ho paura! Una cosa solo desidero nella mia vita! Voi! E io i conti che mi faccio mi riescono tutti, o con il buono o con il Re!

Giacinto          -Una volta poteva anche succedere! Quando c’era il mio piacere! Quando ero pazzo di voi!Quando il pensiero, in ogni attimo della mia vita, era sempre a voi! Vi mettevo davanti alla qualsiasi cosa! Sino alla stessa mia vita! Ma ora è tardi! E’ tardi!

Mara               -Una volta e anche ora!

Giacinto          -No! No, Mara! Ci dovevate pensare prima! Quando calpestavate la mia coscienza rimproverandomi che io non facevo niente per voi!

Mara               -Perché cosa avete fatto per me? Parlate! Cosa avete fatto?

Giacinto          -Niente e.. molto! Vi portavo con tutto il mio amore sul palmo della mano in mezzo alla gente! L’amore e il rispetto che avevo verso di voilo contagiai a tutti coloro che vi conoscevano! E voi con quel sorriso dolce, affabile, recitavate la parte della brava ragazza! Quando avete raggiunto il vostro scopo e vi siete saziata di me, avete incominciato a sputare veleno a destra e a manca! Avete fatto della coscienza altrui pane per i vostri denti infangando l’onore della brava gente! State attenta Mara non sputate in cielo perché in faccia vi ritorna! Andate, andate a casa ora siete maritata e vostro marito vi aspetta!

Mara               -Vero è che sono maritata, ma la colpa è stata vostra! L’ho fatto per dispetto! Volevo darvi una lezione! Farvi crepare di gelosia e scordarmi di voi! Ma ora ogni attimo che passa è un tormento che strugge la mia vita! Mi tocca recitare un ruolo con mio marito che mi è molto stretto! Ma ricordatevi che io non mi arrendo! Non vi lascio libero! Per quanto è vero Domineddio, v’incateno!

Giacinto          -State zitta, Mara! Non bestemmiate!( si sentono in lontananza dei tocchi di campana) Ascoltate la santa campana che vi chiama! Andate a messa e convertitevi!

Mara               -Si! Si, ci andrei a messa ma per pigliare una croce e rompere tutto ciò che mi circonda! (afferra una falce ) E incomincerei con voi!

Giacinto          -(sbottonandosi la camicia) Dai, se avete coraggio colpitemi! Solo questo potete fare! Ma non lo fate, perché siete vigliacca! Voi uccidete, si,  ma con la lingua! E ricordatevi una cosa, che sono nato libero e con l’inganno e la cattiveria non m’incatenate ne voi ne cento come voi!

Mara               -(inveendo contro) Ah si! Tenete! (sferra un colpo di falce ma il braccio viene trattenuto da Giacinto e le fa cadere l’involto che teneva sotto l’ascella. L'involto cadendo a terra si apre e fuoriescono da esso due lunghi aghi di metallo di quelli che si usano per il lavoro a maglia, usati vigliaccamente come strumenti per abortire)

Giacinto          -(chinandosi e raccogliendo gli aghi) Cosa sono questi? (sconvolto) No! No, Mara! Voi a mio figlio non l‘ammazzate! Non ci siete riuscita con me e non ci riuscirete neanche con mio figlio!

SCENA NONA

Detti, Rosa, Graziella, Angelino e Pietro

Rosa                           -(uscendo dalla sua abitazione di sinistra) Mara, vi volete sbrigare? ( Si zittisce nel vedere Giacinto)

Giacinto          -(sconvolto e amareggiato) Zia Rosa, fiele chiama fiele!

Rosa                -Giacinto, andatevene! Questo non è posto per voi!

Giacinto          -Mi tocca di diritto! Ciò che state tramando è opera del diavolo, ed io lo scaccio come se fosse una serpe! Nella vostra trama si è impigliato il filo ed io ora piglio il bandolo e disfaccio la tramatura!

Rosa                -Se opera c’è del diavolo, la colpa è da attribuire a voi! Che avete ingannato lo stesso sangue!

Giacinto          -Zia Rosa, non può essere! Il cuore mi dice che non può essere! L’amore che ho per vostra figlia Graziella non è amore di fratello!

Rosa                           -Voi non sapete quale è il significato del vero amore! Perché se l’aveste saputo a quest’ora non sareste arrivato a questo punto, non avreste ingannato il cuore di chi crede ciecamente allo stesso amore! Ve lo dico e ve lo ripeto! Andatevene! Scordatevi di questo baglio, di questa porta e di tutta la masseria!

Mara                           -Avete la testa dura! Perché non abbandonate l’idea e vi mettete a posto con la coscienza?

Giacinto          -Mara! Con questa coscienza...! (dalla sinistra vede spuntare Graziella)... Graziella...!

Rosa                -(fermando vicino l’uscio la figlia) Graziella, tornatene a casa!

Graziella         -No, madre! Qui è il mio posto! (svincolandosi)

Giacinto                      -Graziella, diteglielo, diteglielo che l’amore che ho per voi è un amore che non conosce misura, è un amore che non ha niente da spartire tra un fratello e una sorella! E’ una favilla che diventa gran fuoco! (si avvicina a Graziella ma viene fermato da Rosa che si posiziona tra i due)

Rosa                -GIACINTO! (afferra Graziella e l’allontana. Mara piglia per un braccio Giacinto e lo discosta dalla zia Rosa) Vi ho detto che non è acqua per voi! (si sente in lontananza il suono di un campanaccio di quelli che si appendono al collo delle vacche per non smarrirsi. E’ lo zio Angelino che tiene legato al collo un grosso campanaccio il dialogo si blocca per alcuni istanti)

Angelino         -(nel vedere le tre donne) Già è di troppo una femmina, figuriamoci tre! Così è il destino a chi dà e a chi toglie! (si tocca la striscia nera che ha sul braccio per il lutto della moglie) Tre femmine fanno una fiera!

Rosa                -Z’Angìlinu in questa discussione voi non c’entrate! Mi faccia il  piacere...! (Angelino l’ha interrompe suonando fortemente il campanaccio)

Angelino         -Eh, cara zia Rosa! C’entro, c’entro! (dalla sinistra spunta Pietro) Oh, zio Pietro, confermatelo pure voi che io c’entro in questa discussione, come c’entrate voi! Mi sono legato questo grosso campanaccio al collo, come le vacche, per non perdermi! Ho sbagliato la prima volta e ho perso i sentimenti e la ragione! Ora che li ho ritrovati e mi stanno dando la forza di parlare non li voglio più perdere! Ogni tocco assordante di questo campanaccio mi fa ricordare che è una penitenza che mi tocca scontare! “Figlio amoroso, figlio odoroso l’amore della mamma è il tuo riposo” Vi ricordate zia Rosa, vi ricordate chi ripeteva questo sentimento d’amore sino al punto che divenne una verrina, per le tante volte che l’ha proferiva? Vi ricordate? Zio Pietro, vi ricordate? E la sollevi questa testa e guardi la verità a testa alta! Risponda a questa mia domanda!

Rosa                -Zio Angelino mi scusi se ci manco di rispetto! Arrivi al punto! Così noi col suo permesso chiudiamo la nostra faccenda! Poi che c’entra mio marito?

Mara               -Giusto dice la zia Rosa...!

Angelino         -(suonando agitatamente il campanaccio) Mara, state muta! Centra, centra, lo zio Pietro!.... ..Lui deve continuare questa storia! Zio Pietro! Zio Pietro a voi la parola! (Pietro non parla e Angelino muove animatamente il campanaccio) Zio Pietro! Non parlate? Dai zio Pietro! Non rispondete? Zia Rosa rispondete voi allora! “Figlio amoroso, figlio odoroso l’amore della mamma è il tuo riposo”! Vi ricordate questo motivo assillante, ripetuto con tanto amore... da chi...da chi? Dia lei la risposta a questa mia domanda!

Rosa                -Dalla buonanima della zia Concetta Casà!

Angelino         -Brava! La zia Concetta Casà, la sorella della zia Lucia Casà! La buonanima della zia Concetta Casà, quando suo padre e sua madre le hanno tolto dal grembo il figlio, frutto di un atto d’amore, e lo hanno consegnato alla “ruota", la poveretta, come una disperata andava alla ricerca del figlio che le era stato strappato con forza. Lo cercava per vicoli, strade e masserie sino al punto che le andò di volta il cervello morendo poi di crepacuore, portandosi con se la speranza di poterlo stringere al proprio seno! Neanche in punta di morte fece il nome del padre! Di colui che l’aveva ingannata! Zio Pietro si ricorda? Zio Pietro…!

Giacinto          -Zio Angelino, con questo cosa vuole dire?

Angelino         -(suonando il campanaccio e facendo gesto di fare silenzio) Zitto! Lasciate parlare allo zio Pietro!

Rosa                -E ci batte....!

Angelino         -(come sopra) Stia zitta, zitta, la parola allo zio Pietro! (continua e sonare il campanaccio) Dai zio Pietro! Un atto di coraggio, dai! Zio Pietro, un atto di coraggio, un nonnulla! Faccia questo passo!

Pietro              -(avvicinandosi a Giacinto e abbracciandolo) Figlio amoroso, figlio odoroso, l’amore della mamma è il tuo riposo! ( lo abbraccia con un po’ di riluttanza da parte di Giacinto)

Mara               -(Con rabbia ) Giacinto è figlio dello  zio Pietro e della zia Concetta Casà, la sorella della zia Lucia Casà! Allora Graziella e Giacinto sono cugini e non fratelli!

Rosa                -(esausta si accascia sedendosi su una panca) Questa è la penitenza che bisogna scontare per i miei peccati!

Angelino         -No, zia Rosa! Questa è la penitenza di un atto d’amore! (a Giacinto) Dai Giacinto abbraccia Graziella, vi potete maritare! (Giacinto va ad abbracciare Graziella. Pietro va a consolare la moglie. Mara guarda con disprezzo. Angelino toglie il campanaccio che tiene appeso al collo e lo appende in quello di Mara) Tieni Mara che ne hai di bisogno! (Mara ricevuto il grosso campanaccio sulle spalle, fa il giro della scena, chiedendo aiuto ai presenti affinchè le togliessero il pesante fardello. Non ottenendo nessuno aiuto va ad accasciarsi, mettendosi a carponi, vicino alla ribalta)

                                                   FINE DELLA COMMEDIA