LA PARTE DI AMLETO

 

LA PARTE DI AMLETO

Eduardo de Filippo

 

La scena: un palcoscenico di un qualunque teatro di Napoli A destra, prima quinta è la comune. In fondo visibile lo sgabuzzino del custode. Sempre a destra, in seconda quinta, una scala che porta ai camerini. In fondo tre camerini per le prime parti, con un piano soprastante per gli attori secondari. Questo secondo piano è circondato da una ringhiera di ferro che gira tutt’intorno e si perde in fondo a sinistra. A sinistra tre quinte rappresentanti la scena del primo atto dell’Amleto.

Sono le venti e trenta. Il palcoscenico è un po’ buio. Il primo camerino in fondo è chiuso; il secondo invece è illuminato ma chiuso anch’esso. Il terzo è aperto e illuminato con la tenda tirata. Al secondo piano sono illuminati tutti i camerini, però con le tende abbassate. Dietro si muovono delle ombre di attori in pigiama e in veste da camera, che cominciano a prepararsi per lo spettacolo. Il custode seduto accanto ad un tavolo, nel suo sgabuzzino, fuma e sbuccia delle castagne arrostite.

 

POMPIERE: (viene dalla sinistra, recando un secchio vuoto e si dirige verso il custode) Sentite’ io mo giro tutti i teatri; ma sulamente ccà aggi’ ‘a fa’ quistione! 1 secchi d’acqua vicino ‘a quinta, hann’ ‘a essere pieni!

CUSTODE: E ‘o dicite a me!

POMPIERE: No, mo o dico a chillo che passa! Embè, io quanno songo e servizio cc’à, aggio na mazzata ncapo! CUSTODE: Ma scusate, riempire i secchi nun è cosa che spetta a Vuie?

POMPIERE Spetta a noi; ma santo Dio, quando li abbiamo riempiti na vota, me pare che basta! Ogne sera avimm’ ‘a fa’ sta storia!

CUSTODE: Insomma vuie p’ ‘e svacantà aspettate ca succede n’incendio! lo aggio avut’ ‘a sbacantà pe’ forza, si no ll’acqua, quanno resta troppo tiempo, fete! Vuie ‘a sera doppo ‘o spettacolo, ve ne iate, io resto ccà tutt’ ‘a santa iurnata. Che m’ha dda vení nu culera? Mo ngrazia ‘e Dio, pigliate ‘e sicchie, e riempitele d’acqua fresca! Manco chesto vulite fa’?

POMPIERE: Avete ragione voi! Pe’ regola vosta, nuie, dint’ a mez’ora, quanno capita quacche disgrazia, facimmo ‘a fatica che vuie facite dint’ ‘a diece anne! (E si avvia per la scaletta) Mez’ora faticammo… (Esce).

CUSTODE:… e diece anne nun facite niente!

CARTIS (dal camerino numero due, chiamando) Sarta! Signora Sarta!

SARTA (dall’interno) Eccomi. (Dopo poco entra dalla scaletta e va verso il camerino di Cartis) Eccomi, commendatore!

CARTIS (alza la tenda e mostra una giubba) Per gentilezza, attaccatemi questo bottone.

SARTA Subito commendatore! Prendo l’ago e il filo nero. (Esce per la scala, poi torna).

ANGELO (dalla comune si avvicina al custode) Buonasera. Posta?

CUSTODE (gli dà un pacco di corrispondenza) Vedete voi stesso perché io non sono andato ancora a scuola.

ANGELO (sfogliando il pacco trova una sua cartolina e riconsegna il resto della corrispondenza al custode) Una cartolina! (A Cartis) Commendatore, buonasera!

CARTIS Buonasera, Zoppi.

La sarta dalla scaletta va verso il camerino di Cartis.

 

ANGELO Un pienone commendatore! Al botteghino fanno la fila!

CARTIS L’Amleto, caro Zoppi! L’avevo ben detto, io!

ANGELO E’ un gran lavoro. E’ una grande interpretazione vostra!

 

La SARTA ora cuce il bottone alla giubba.

 

CARTIS Grazie, Zoppi.

ANGELO E’ la verità!

CARTIS (alla sarta) Mi raccomando: cucitelo con un filo resistente, altrimenti quando mi dispero, si distacca di bel nuovo!

ANGELO (mostrando il camerino numero uno, quello della CAPECCHIO, sottovoce) L qui la signora?

CARTIS Non so. Chi la vede?!

ANGELO Quando dirigeva lei la compagnia c’era da impazzire. Io avevo già deciso di piantarla.

CARTIS E’ un’isterica pazza. Ora mangia l’aglio perché da quando sono entrato io gli affari vanno bene. Ma mi dite, Zoppi, perché il pubblico doveva correre agli spettacoli inscenati dalla Capecchio? E’ un’attrice da far tanto di cappello, ma non può da sola reggere un lavoro. Mancava l’attore!

ANGELO L’ho sempre detto io! Voi avete autorità; voi imponete al pubblico quello che sentite nel cuore. Vi giuro, commendatore, che certe volte, in scena, manco alla battuta per ascoltarvi. Siete grande!

CARTIS (lusingato) Grazie, Zoppi; sapete che non amo i complìmenti!

ANGELO Ma non sono complimenti, commendatore! La mia è pura e semplice ammirazione! Beato voi, che sapete recitare cosí bene!

CARTIS Si, quando sono in forma… Ieri sera, per esempio, la scena del secondo atto, l’ho recitata bene…

ANGELO E il finale? Quando diceste: «Ed ora ho finito … »

SARTA Furono tutti contenti. (Dandogli la giubba) Va bene, cosi? (Esce).

CARTIS Benissimo grazie. (Si avvia nel suo camerino) Arrivederci, Zoppi. Studiare, studiare molto bisogna! (Esce).

RICCARDO (dalla seconda fila dei camerini) Ciao, Angelo!

ANGELO Buonasera, Riccardo!

RICCARDO Vieni su. Ho comprato delle bellissime cravatte e delle camicie magnifiche!

ANGELO Le hai pagate?

RICCARDO Pagherò. Ho firmato degli effettini.

GASTONE (viene fuori dal camerino accanto) Lui paga tutti con gli effettini. Guai se non avessero inventato l’effettino.

RICCARDO Va’ là. Se non esistesse il pagamento rateale, reciteresti anche tu a piedi scalzi!

GASTONE Ma io li pago, i miei!

RICCARDO I miei penso di pagarli! Quando li firmo, giuro che ne ho tutte le buone intenzioni! Come vedi, non c’è malafede. (Chiamando) custode?

CUSTODE Comandi!

RICCARDO Ho chiesto un cappuccino mezz’ora fa. Aspetto ancora. Perché non posso averlo?

CUSTODE Forse avete detto che lo volete pagare a rate…

RICCARDO No, caro. Quello lo pago subito, altrimenti, alla fine, il cameriere del bar ne segna almeno trenta in più.

CUSTODE (guardando verso la porticina del palcoscenico) Eccolo! (Come parlando a qualcuno che arriva) Tu te muove o no? Stanno aspettanno ‘o cappuccino… Talpa!

 

FRANCO è un vecchio sui sessantasette anni, completamente bianco di capelli. Alto, magro; cammina lentamente; è un vecchio attore di provincia, ormai ridotto, per gli anni e gli acciacchi, a servire gli attori in palcoscenico. Senza parlare, si dirige verso la scaletta di destra recando una guantiera con una tazza di caffè.

 

RICCARDO Presto, nonno, si raffredda!

 

FRANCO sale la scaletta e lo vediamo attraversare la balconata della seconda fila dei camerini, fino a quello di Riccardo

 

LA CAPECCHIO (entra dalla porta del palcoscenico e si ferma dal custode Posta?

TUTTI Buonasera, signora!

LA CAPECCHIO Buonasera, ragazzi! (Sfogliando la corrispondenza che gli ha dato il custode).

CUSTODE Accomodatevi signo’… (Le fa strada fino al camerino; gira la chiavetta dell’interruttore, apre la porta e lascia passare LA CAPECCHIO).

LA CAPECCHIO (entra nel camerino e abbassa la tenda. Dopo piccola pausa, si sente la sua voce che sbraita) SARTA! SARTA! (Tutti si guardano con intenzione. La Capeccbio fuori gridando piú forte) sarta (Rientra nel suo camerino).

SARTA (dalla scaletta) Eccomi, signora Capecchio! (Entra in camerino).

LA CAPECCHIO (di dentro fuori di sé) Quest’abito non lo metto; avete capito? Diteglielo al signor Felta! E cercatene un altro.

SARTA Ma la fodera è stata cambiata sana sana. E’ rifatto quasi nuovo!

LA CAPECCHIO Ho già visto; non è vero affatto! L’abito è quello stesso, identico, preciso che rimandai in sartoria ieri sera! E’ smesso, capite, smesso! Ed io non indosso gli abiti smessi! Sono LA CAPECCHIO! Ricordatelo un po’ tutti!

SARTA Ma quale abito devo portarvi? In sartoria una regina ce sta!

LA CAPECCHIO Cosa volete che sappia io? Cercate un abito degno della Capecchio! Andate!

SARTA (fuori dal camerino, guardagli altri che se la ridono) Guardate! (Mostra l’abito) E’ tutto rifatto. La fodera è completamente nuova…

CARTIS (dal suo camerino, sollevando la tenda e mettendo fuori solamente la testa) Il mio vestito va benissimo, grazie SARTA!

LA CAPECCHIO (sollevandola tenda come ha fatto CARTIS) Buonasera, signor CARTIS!

CARTIS Buonasera, signora Capecchio!

 

Tutti e due rinchiudono con furia la tenda e rientrano. FRANCO è entrato in scena durante le ultime battute.

 

ANGELO Che te ne pare di questi duetti?

FRANCO Ai miei tempi, caro, non mancavano di queste gelosie fra gli attori. Però si recitava bene, si incassavano quattrini.Queste beghe non intaccavano il successo del lavoro, anche perché alla testa di una compagnia c’era sempre un maestro sul serio

GASTONE (che è sceso dal suo camerino durante la scenetta della Capeccbio con la sarta, seguito da RICCARDO, prende la parola) Tu, per esempio, eri un maestro.

FRANCO Io non sono stato mai nulla. Ho lavorato molto ma ho fatto poco.

RICCARDO Già, lui batteva la provincia…

FRANCO Voialtri neanche quella potreste battere, perché vi batterebbero i provinciali. Invece talvolta avete la faccia tosta di presentarvi a Napoli, a Roma, a Milano…

RICCARDO Quando davi gli Spettri…

FRANCO Smettetela di prendermi in giro. Siete ragazzi allegri… – spesso vi divertite col darmi corda.

ANGELO Quando si scherza, si scherza. Tu sei un uomo di spirito e non devi mai offenderti. Ma in questo momento si parla sul serio e devi crederci. lo dico, ragazzi, che FRANCO Selva, nel pieno vigore dei suoi trent’anni, avrebbe potuto recitare nei grandi teatri, e avrebbe fatto impallidire molti grandi attori…

FRANCO Cosa ne sai! Quando avevo trent’anni, tu eri a balia…

ANGELO Mio padre mi raccontava di te; ed era un tuo grande ammiratore!

RICCARDO E poi ti conoscevano tuttiVa’ là, sei stato bravo!

FRANCO (esaltandosi) Gli SpettriLa morte civile…Corrado! Veniva giú il teatro, cari miei! In un lavoro quando al terzo atto dicevo…

TUTTI Cosa, su, forza!…

FRANCO (recitando con voce stentorea come imponeva l’antico metodo) « Sulla tolda della nave, io marinaio, voi capitano, la mia testa è vostra! Ma qui, come leon che in sua tana impera, io sol comando e voglio: uscite! »

ANGELO Hai una voce fantastica!

RICCARDO E” bravo sul serio!

FRANCO Come?

RICCARDO Sei bravo, te lo dico io!

GASTONE Se in quell’epoca fossi stato un impresario, il calcio te lo avrei dato io! (Sottovoce, mostrando il camerino di CARTIS) Di’, gli daresti dei punti con l’Amleto?

FRANCO sorride compiaciuto.

ANGELO Oramai non ricorda piú… Tanti anni! …

FRANCO Ho una memoria di ferro! (Comincia a declamare il soliloquio dell’Amleto) « … Essere o non essere, tale è il problema . E’ egli piú decoroso per l’anima di tollerare i colpi dell’ingiusta fortuna, o impegnare le armi contro un mare di dolori e affrontarli, finirli … » (Il CUSTODE dal suo sgabuzzino gli tira una pallottola di stracci veccbi, che lo colpisce in pieno volto. FRANCO senza smontarsi minimamente) « … Morire, dormire, null’altro; e dire che con quel sonno poniamo termine alle angosce del cuore e ai mille affanni naturali di cui è erede la carne… E’ una conclusione da essere avidamente desiderata … » (Durante queste battute il CUSTODE avrà fatto dei segni di intesa con gli altri, come per dire: «Ora lo aggiusto io». Prende un giornale, ne la un cono, poi lo appunta con uno spillo dietro la giacca di FRANCO. Dallo sgabuzzino, prende una canna con in cima uno stoppino. E’ la canna che serve per i lumi di sicurezza. Ora da lontano cerca di accendere il cono di giornale) «… Morire… dormire… Morire… forse sognare… Ah, ecco il punto! Perocché, quali sogni possono sopravvenire in quel sonno di morte, allorché reciso abbiamo i fili con questo mondo? »

 

Il cono del giornale ha preso fuoco.

 

POMPIERE (entra in questo momento e a furia di botte spegne con la mano la fiamma) Ma che site pazze?

FRANCO Che c’è?

POMPIERE Io faccio rapporto, con le fiamme non si scherza!

RICCARDO Eravamo tutti qui.

POMPIERE E che significa? Il fuoco fa poche cerimonie. Qua è tutto legno; se trova a vení n’ispezione, io passo ‘o guaio! Quando non ci siamo noi, incendiate ‘o triato cu’ tutt’ ‘o CUSTODE, nun me passa manco p’ ‘a capa!

CUSTODE Ecco! Accussí e’ capace ca isso arriva a tiempo; io mo’ traso dint’ ‘a cammarella mia, e murimmo tutt, e dduie abbrustulite in un ultimo amplesso!

POMPIERE Statte ‘o posto tuío, zelluso!

CUSTODE E tu va’ t’arriccia ‘a permanente; vi’ chi parla ‘e zelluso!

FRANCO (seguitando a declamare) « … Morire … »

TUTTI Uh! Basta!

CUSTODE Guè, tu ‘a vuó ferní? Mo te mengo nu cato d’acqua ncuollo e buonanotte! E chesto fa tutt’ ‘a santa íurnata! Ogni tanto ci regala una predica!

 

Tutti ridono forte.

 

CARTIS (dal suo camerino) Un po’di silenzio, signori! (Rientra).

FELTA (dalla porta del palcoscenico seguíto da RITA Baldelli) Venite RITA, su, coraggio!

TUTTI Buonasera, signor FELTA!

FELTA Buonasera! (Seguitando a parlare con RITA) Il palcoscenico in fondo è la casa degli attori, e gli attori sono inquilini come gli altri. (RITA entra timida. E’ una modesta creatura di venti anni, veste con semplicità. I suoi lineamenti dicono la nobiltà della sua nascita). Non abbiate timore, nessuno vi farà del male. (Prende dal portafogli un biglietto da dieci e lo porge a FRANCO) Paga il taxi.

FRANCO Subito, signor FELTA. (Esce per la porticina).

FELTA (agli altri) E’ venuto il commendatore?

RICCARDO E’ in camerino.

FELTA (a RITA) Ora vi presenterò il signor CARTIS. (Si avvicina al camerino di CARTIS. Gli altri si fanno da una parte guardando RITA incuriositi). Cartís, permetti?

CARTIS (di dentro) Che c’è? (Solleva la tenda) Buonasera, FELTA.

FELTA Buonasera, ti voglio presentare la signorina. Venite Ri-

ta. (RITA si avvicina ai due). La signorina RITA Baldelli… Il

commendator Renato CARTIS… CARTIS Ben lieto signorina.

RITA Sono una vostra costante ammiratrice.

CARTIS Troppo amabile! Grazie. (A FELTA) Ma tu mi hai parlato altre volte della signorina… mi dicesti della sua vocazione. E’ lei?

FELTA Sí, è lei. Carina, eh?

CARTIS Molto.

 

Gli attori per la scaletta rientrano nei propri camerini.

 

FRANCO (tornando) Signor. FELTA, ecco il resto. (Dà dei soldi a FELTA).

FELTA (dandogli qualche moneta) To’, per te!

FRANCO Tante grazie, signor FELTA. (Rimane da una parte).

CARTIS (rivolgendosi a FELTA) Ha recitato altre volte?

RITA Sí, qualche anno fa, fra amiche, per beneficenza. Poi, una volta, a Capri, anche per beneficenza, recitai con attori veri, con soli quattro giorni di prove; ebbi i complimenti di tutti. Il capocomico voleva persino farmi un contratto…

FELTA E” brava, sai. Certo ha bisogno di una direzione. t una donnina svelta, intelligente… molto signora…

CARTIS Il babbo è contento della vostra decisione?

FELTA Ha perduto il babbo da due anni; era molto amico mio.

RITA E la mamma si è risposata. Come vedete la storia è cosí comune e banale che quasi mi vergogno di raccontarla. Allora ho pensato che solo il teatro può offrirmi qualche vicenda nuova.

FELTA Ora comincerete a vivere un po’ fra gli attori, per ambientarvi, per prendere, come diciamo noi, aria di palcoscenico; e poi per il debutto ci penserà il commendatore…

CARTIS Stasera ascoltate con attenzione la parte di Ofelia; poi vedremo alle prove.

RITA Grazie, commendatore!

CARTIS (cambiando tono a FELTA) Hai visto, vecchio amico? Cosa ti dicevo io? L’Amleto è un talismano. Il teatro questa sera è pienissimo. Sei contento?

FELTA (POCO Convinto) Sí.

CARTIS Non sei contento? C’è la fila al botteghino! Sfido! Dopo la lagna delle sere passate. Dopo i forni di Casa di bambola, l’AmIeto, nell’interpretazione di Renato CARTIS è stata come una liberazione! Questa sera sarà un esaurito!

LA CAPECCHIO (viene fuori dal suo camerino) CARTIS, caro Cartis, non dimenticate che non siete solo. Questa sera accanto a voi, s’intende, recita anche la povera Capecchio! Buonasera, signor FELTA!

CARTIS (con un tono di eccessiva gentilezza) Perdonate, signora Adele! Ma veramente non me ne ricordavo!

LA CAPECCHIO In fede mia, non vincereste di certo il campionato di buona memoria!

CARTIS Non ne sarei affatto lieto, se lo vincessi! In cambio dovrei rinunziare a questo stato di grazia, poiché il reparto memoria del mio cervello non potrebbe piú espellere le cose ingombranti e funeste!

LA CAPECCHIO Povero CARTIS! Immagino quale amarezza dobbiate provare, quando un banale mal di testa verrà a rammentarvi di averne una! Permesso, signor FELTA! (Rientra nel suo camerino).

 

I tre si guardano un poco imbarazzati, e CARTIS comincia a ridere un po’ idiota, FELTA e RITA ridono poi con lui.

 

SARTA (col vestito della Capeccbio sul braccio destro, entra dalla scala e dice a FELTA sottovoce) Signor FELTA, io come debbo fare? La signora Capecchio dice che non metterà quest’abito perché non è degno di lei. Io non ne ho altri!

FELTA Santo Dio, tutti cercano di complicare la vita!

SARTA Ho cambiato la fodera, i finimenti; l’ho stirato tutto quanto: miracoli non ne posso fare.

FELTA Glielo avete fatto vedere?

SARTA Non l’ha voluto nemmeno guardare!

FELTA Dàí a me! (Prende l’abito dalle mani della SARTA e si avvicina al CUSTODE) Dammi un giornale!

CUSTODE (prende un giornale) Ecco cavalie’: questo non l’ho finito di leggere, perché non sono andato a scuola! (Dà il giornale a FELTA).

FELTA (avvolge il vestito e deposita il pacco sul tavolo del CUSTODE) Ecco fatto! (Si avvicina al camerino delLA CAPECCHIO) Signora Capecchio!

LA CAPECCHIO (sollevando la tenda) Che c’è?

 

CARTIS abbandona la scena e rientra nel suo camerino bruscamente.

 

FELTA Signora Adele, volevo domandarvi se l’abito della regina vi sta bene?

LA CAPECCHIO Caro FELTA, mi dispiace; ma io non indosserò quello straccio. Ve lo dissi appena si cominciò a parlare dell’Amleto. Abusare si può fino ad un certo punto; ma qualche raro momento mi ricordo che sono LA CAPECCHIO!

FELTA (alla SARTA) Ma quale abito avete dato alla signora?

SARTA Quello che vi feci vedere ieri alle prove.

FELTA E io vi dissi che non andava bene; che avrei pensato io…

SARTA No, voi diceste: se lo deve mettere…

FELTA (interrompendola brusco) Siete una sciagurata e non ricordate niente. Non dovevate permettervi di presentare alLA CAPECCHIO quello straccio. (AlLA CAPECCHIO) Perdonate, signora Adele, ho pensato io. (Al CUSTODE) Dammi quel pacco che ho lasciato da te!

CUSTODE Quello che mo avete arravugliato?

FELTA Dammi il pacco e fai silenzio! (Il CUSTODE esegue). Ho comprato questo dalla migliore sartoria teatrale; ho sacrificato un po’ di soldi, ma è quello che ci vuole.

LA CAPECCHIO (apre l’involto, vede l’abito; finalmente è soddisfatta) Grazie, signor FELTA. Siete stato veramente cortese. E per voi, tutta la riconoscenza delLA CAPECCHIO! (Rientra nel suo camerino).

FELTA (a RITA che ride) Ecco fatto, ci vuole pazienza! Permettete un momento, RITA; vado in amministrazione perché aspetto un telegramma da Milano. (Guarda l’orologio) Fra mezz’ora comincia lo spettacolo, e vi farò segnare un palco…

RITA Grazie. (FELTA esce a sinistra. FRANCO guarda e sorride a RITA, che ricambia con simpatia. In questo momento entra un ragazzo con dei piatti avvolti in un tovagliolo e mezzo litro di vino. Il CUSTODE prende tutto dalle mani del ragazzo che va via. RITA a FRANCO) Siete un attore, voi?

FRANCO No… Sí, e no…

RITA Sí e no?

FRANCO Sono stato un attore.

 

Il CUSTODE si avvicina.

 

RITA Io forse diventerò un’attrice.

FRANCO (amaramente) Alba e tramonto.

CUSTODE Signuri’, (indica FRANCO) questo è stato un grande artista. Quando recitava lui, aumentavano il prezzo dei pernacchi. Non si trovava una pummarola, se la volevate pagare mille lire.

FRANCO Stai zitto, verme!

CUSTODE (sempre a RITA) Mo se prende un poco di confidenza con voi, vi fa sentire qualche pezzo di prosa, e allora la finisce quando voi lo sputate in faccia.

FRANCO Perdonatelo signorina, è un rozzo plebeo. (Al CUSTODE) Tu sei una creatura del basso mondo; non puoi trovare cibo

per il tuo spirito; le tue radici abbarbicate nel putridume ti fanno vivere brutto e fesso. 1 miei occhi non ti odiano, ma lanciano su di te il loro sguardo pietoso.

CUSTODE Hai ragione; se dici un’altra parola mi metto a piangere come una crapa. Anch’io ero nato per l’arte, e adesso la litteratura surveglia il mio angelico sonno. Io putrebbe prisintarmi in triato e farebba una mappatella di tutti i grandi attori. E putrebbo ricitare Aristodemo… (Declama)

« … Quando Aristodemo giunse sulla tomba di sua figlia, fermossí, guardolla e disse: (canticchia) Chi t’ha fatto ‘sti scarpetelle, figlia bella, figlia bella… C’ ‘o presutto e c’ ‘a muzzarella! … » Ma voi nun putite capire! Mia moglie è morta con un tumore in testa e mi ha lasciato solo; adesso tengo una cana con le catarattole agli occhi per mia furtuna, accussí non vede quanno me mbriaco…Mi ritiro nei miei appartamenti… (Mostra il vino) Parlando con crianza, mi vado a menare questo nella panza; cosí tengo la speranza che mi addormo e mi sonno l’abbondanza. Voi mangiate Arte e puisia io no! lo mi vado a bere questo litro di vino…E tu, zuco di véspera e nguenta di marmotta, dammi il tuo

sguardo pietoso; e tirati la renza, purtuallo! ‘A salute ‘e stu poco! Vive, Pape’! (Bevendo, esce),

RITA Che tipo!

FRANCO Popolo!

RITA Eravate attore?

FRANFO (presentandosi) FRANCO Selva.

RITA Tanto piacere.

FRANCO Il mio nome è sconosciuto; recítaí sempre in provincia, ecco perché… Ora sono vecchio, e vivo qua… servo gli attori e campo-. Gli artisti di solito non fanno economia; io non avrei potuto neanche farne: guadagnavo tanto poco…

RITA Eravate in compagnia?

FRANCO Ero capocomico. Ma i capocomici di provincia, allora, guadagnavano meno di quanto guadagna ora un generico di una compagnia importante. E voi, signorina, volete avviarvi per la carriera teatrale?

RITA Si, ma…

FRANCO Con questo esempio! (allude a se medesimo). Ma oggi è tutta altra cosa… L’Arte, poi, s’impone nel cuore di chi per l’Arte non nasce. lo ho sempre lo stesso entusiasmo. Basta un attimo per salire, salire… una parte bella che incontra il favore del pubblico… Io, invece, sempre nei piccoli gelidi teatri di paeselli di montagna!

RITA Ma alle volte basta un critico autorevole per indicare alla folla questo o quell’attore…

FRANCO Nei teatri dove recitavo io, non entravano critici, e poi, cara, io sono stato un attore mediocre; ho fatto quello che la mia abilità mi ha permesso di fare. Non avrebbero scritto degli articoli di lode, per me. Il critico autorevole dice bene dell’attore che vale veramente, ed allora il pubblico concorde gli accorda fiducia… Buon per l’attore e buon per il critico; ma credete pure, signorina, il critico piú esperto non avrebbe mai potuto assicurarmi in arte il posto che speravo.

PITA Non è confortante quello che mi dite.

FRANCO Ma l’arte vi prenderà. Quando avrete i primi successi–Comincerete in qualche piccola parte con un batticuore che vi parrà di morire; e poi le parti piú importanti, che non vi lasceranno il tempo nemmeno di pranzare. Poi, prima attrice…

RITA E poi?

FRANCO (esaltandosi) Gli applausi del pubblico

RITA E poi?

FRANCO (sempre c. s.) Poi la serata d’onore… il palcoscenico pieno di fiori… doni da tutte le parti… un gran pubblico elegante, quello delle grandi occasioni … Dopo teatro la cena nel ristorante di prim’ordine… brindisi … champagne…

RITA E poi?

FRANCO E poi… Per la strada tutti vi riconosceranno…

E parlano tra loro… Poi avrete la vostra compagnia, con A vostro nome alto cosí sui cartelli e a lettere luminose sull’ingresso del teatro.

RITA (insistendo) E poi?

FRANCO E poi, qualche insuccesso… Bisogna tener presente che il pubblico è un po’ volubile… Non pensa piú magari agli al> plausi del primo atto; al secondo fischia. Ma quei fischi ti dànno forza e fede. Ti dicono: lotta! E tu lotti per migliorarti e per la rivincita!

RITA E poi?

FRANCO E poi… e poi… (Non sa piú cosa dire, coglie negli occbi di RITA una lieve malinconia, mista ad un senso di commiserazione per lui ed abbassa la testa come colto in fallo).

ADELE e CARTIS (contemporaneamente dai loro camerini) Nonno!

ADELE Scusate!

CARTIS Perdonate voi!

 

Non parlano piú.

 

FRANCO Comandi?

CARTIS Sentite cosa vuole la Capecchio.

ADELE Ma no, sentite cosa vuole il signor Cartis.

FRANCO (a Cartis) Dite pure commendatore!

CARTIS Siete desiderato dalla signora Capecchio.

FRANCO Dite pure, signora Capecchío.

ADELE Volevo bere qualcosa.

CARTIS Una camomilla.

ADELE (punta) Un cognac! (Rientra nel suo camerino).

CARTIS (guardando RITA e alludendo alla Capecchio) Strega.

ADELE (che ha sentito) Cosa avete detto? (Esce dal camerino) Cosa avete detto?

GARTIs Niente. Invece del cognac potevate ordinare una Strega. ADELE Avete detto: strega’ Ecco cosa avete detto. (A RITA) E’ vero signorina? Eravate qui, mi ha chiamato strega. (A Cartis) Siete di quelli che parlano alle spalle. Io, invece, ve lo dico in faccia quello che siete: un cane, ecco cosa siete!

CARTIS Signora Capecchio è un pezzo che sento il desiderio di

mandarvi all’inferno. Se io sono cane, voi siete una gran cagna, e arrabbiata, per giunta!

ADELE Ma state zitto… La compagnia tutta ha le scatole piene di voi! (Ora grida senza riserve, rivolgendosi agli attori).

 

Gli attori fanno capolino dai loro camerini.

 

CARTIS Voi siete un’isterica pazza! Ordinatevi una doccia gelata. lo son quello che sono!

ADELE Tutto lui! Le parti belle le fa lui! Il pubblico viene per lui. 1 lavori si scrivono per lui. Non mangerebbe per «sfogare». Sfogatore!

CARTIS Mi fate schifo!

ADELE (ogesa sul serio) Ritirate la parola, Cartis. Ritirate la parola se non volete che vi dia uno schiaffo!

CARTIS Ma finiscila megera, se non vuoi che ti prenda a pedate fino all’angolo del vicolo. ( Il custode viene fuori dal suo sgabuzzino e trattiene la Capecchio.)

CUSTODE Calma, calma!

ADELE (a freddo) Aaaah! (Questo grido deve essere acutissimo). CUSTODE Neh, puozze murí ‘e subbeto!

 

La sarta dalla scaletta corre verso Adele.

 

ADELE Toglietemi quel mostro dai piedi. Le pedate a me?

CUSTODE Ma qua’ patate?

ADELE (smaniando) Ah!

 

Gli attori se la ridono fra loro.

 

FELTA (dalla sinistra) Ma che diavolo accade?

ADELE 0 Cartis, o Capecchio!

CUSTODE Facciamo Carta e Scapecchio, signuri’!

ADELE (dà una spinta al custode) Toglietevi dai piedi anche voi!

CUSTODE (fuori di sé per la spinta ricevuta) Guè! Primma m’ha dato uno strillo in testa! Adesso una bottata! Mo la devi finire. Quant’è brutta! Mo te nzerro dint’ ‘o cammerino e te faccio ascí dimane matina!

FELTA (interviene con autorità) Tu stai al tuo posto. Vattene. (Il custode si mette da una parte). Cosa è successo di nuovo?

CARTIS Se non entravo io in questa compagnia sarebbe andato tutto a ramengo!

ADELE (testarda) 0 Cartis, o Capecchio!

FELTA (ha perduto la pazienza) Né Cartis, né Capecchio! Avete capito? Nessuno dei due! La pazienza ha un limite! Mentre sudo sangue per procurare un contratto di lavoro, voi pensate alla parte piú o meno importante! Ho le tasche piene di voi! 0 meglio ho le tasche vuote per voi! Se lo volete sapere, Cartis, il teatro è vuoto anche stasera. Il botteghino ha venduto tre palchi di prim’ordine, qualche altro di secondo e diciassette poltrone… Intesi?

CARTIS Ma Zoppi, mi diceva…

FELTA Ha voluto prendervi in giro… Forno, anche stasera!

ADELE Portatelo al lettuccio il tuo Amletino! Ah! … Ah!

Ah! …

CARTIS Fatela tacere! I miei nervi non reggono!

ADELE Povero cucciolo!

 

Uno alla volta gli attori dalla scaletta hanno fatto gruppo in fondo.

 

CARTIS Non pianto la recita perché sono un attore! Un grande attore! Ma domani non contate su di me!

FELTA (fuori di sé) Andatevene! Andatevene tutti! Vattene Cartis, questa sera stessa… Siete irriducibili! Ho un fegato anche io!

CARTIS Non arrabbiarti Felta, me ne andrò.

FELTA Quando ti parrà.

 

Entra FRANCO con cognac e cappuccino.

 

CARTIS Me ne andrò’

FELTA Vattene, vattene! (Cartis entra nel suo camerino). Si reciterà lo stesso! Non si chiuderà il teatro! (Vicino al camerino) Vattene! Roba da pazzi! (Esce a sinistra).

FRANCO Cosa c’è?

 

Adele prende il suo cognac ed esce.

 

CARTIS Vado via, giuro a Dio! (Rientra nel suo camerino).

FRANCO (si avvicina al camerino di Cartis) Signor Cartis.

GASTONE No, ti manderebbe all’inferno.

FRANCO Va via? Questa sera?

RICCARDO Già.

FRANCO E l’Amleto?

zoppi Non l’hai saputo? Il signor Felta ha detto che lo farai tu! (Fa un cenno agli altri perché secondino la burla).

RICCARDO Sei contento?

FRANCO Ma smettetela! Ma proprio a me volete raccontarla? (Si avvicina al camerino di Cartis) Permesso? Commendatore, ec”0 vostro cappuccino.

CARTIS (sollevando la tenda) Veleno! Cicuta! (Agli altri) Voialtri eravate presenti; mi sarete buoni testimoni. Cosa mi doveva dire ancora, Felta? Ho tutto il diritto di piantare la compagnia. Pianto tutto! Vado via! (Prende il cappuccino dalle mani di FRANCO) Mi sostituirà lui: FRANCO Selva al posto di Cartis! (Esce ridendo amaro).

FRANCO Ma va via sul serio?

RICCARDO E devi sostituirlo tu, ordine del signor Felta.

FRANCO (incredulo) Ma sí… (Li pianta e si allontana da una parte).

RITA (agli attori) Ma fanno sempre di queste liti?

RICCARDO Gelosie!

GASTONE Non bisogna farci caso.

 

Si presentano e parlano fra loro dell’accaduto.

 

FRANCO (non è sereno, vorrebbe interrogare gli attori e non si decide. Certo l’idea di recitare ancora una volta l’Amleto, lo rende nervosissimo, quasi lo esalta. Finalmente si la coraggio e chiama in disparte Zoppi) Di’, ma sul serio?

zoppi (non ricordando piú lo scherzo ordito in precedenza) Cosa?

FRANCO Andiamo… Sul serio, Cartis pianta la compagnia, questa sera?

zoppi Sí, va via.

FRANCO E dimmi: veramente il signor Felta ha fatto il mio nome?

zoppi (sovvenendosi e secondandolo) E come! Corri a vestirti caro, presto! (Lo pianta e torna al suo gruppo).

FRANCO (dopo pausa tornando al gruppo) Io ricordo la parte, ma potrebbe sfuggirmi qualche cosa… Dopo tanti anni…

zoppi T’aiuteremo noi, stai tranquillo.

GLI ALTRI Ma sí…

FRANCO Allora…

 

Campanello interno.

 

GASTONE 1 dieci minuti. Andiamo ragazzi. Permesso, signorina, e auguri.

RITA Grazie.

 

Riccardo e Zoppi salutano RITA.

 

ZOPPI Su, nonno; svelto! (Esce per la scaletta con gli altri).

FRANCO (a RITA) Permesso, signorina… (Chiamando) Sarta, sarta! (Esce per la scaletta).

FELTA (dalla sinistra) Perdonatemi RITA, ma questa è una serata movimentata.

RITA Non badate a me!

FELTA (si avvicina al camerino di Cartis) Permesso, Cartis. (Solleva la tenda del camerino) So che sei un attore e non rni manderai a male lo spettacolo. Domani riparleremo in direzione del fatto; ma stasera ti prego di dimenticare quello che è accaduto.

CARTIS lo sono un attore, lo hai detto.

FELTA Anche voi signora Capecchio.

LA CAPECCHIO (sollevando la tenda) La rappresentazione avrà

luogo per il pubblico e per voi, signor Felta.

FELTA Mi hanno telefonato dal botteghino che c’è un po’ di movimento: la «buttata» dell’ultima ora… Recitate con animo e domani si aggiusterà ogni cosa. (Cartis rientra nel suo camerino e la Capecchio nel suo). Pazienza! (Rivolgendosi alla seconda fila di camerini) Ragazzi, siete pronti?

RICCARDO (dalla scaletta) Eccomi.

 

Zoppi e Castone escono dai propri camerini vestiti come per i ruoli dell’AmIeto.

 

FELTA Elettrico! Attento. Mi raccomando la luce come abbiamo provato. (Riccardo, Gastone e Zoppi si avvicinano a RITA. FRANCO dalla scaletta, seguíto dalla sarta che cerca di aggiustargli il mantello. In questo momento FRANCO è vestito da Amleto. Il maglione nero è troppo largo per le sue gambette stecchite. Anche la giubba è troppo grande per lui. Sui suoi capelli biancbissimi ha messo una parrucca a buccoli, il suo volto è spalmato di cerone troppo rosa. Dovrà sembrare un morto imbalsamato. Gli attori e RITA si accorgono della sua presenza. Questo spettacolo non li farà ridere, anzi susciterà in loro una profonda pena. FRANCO li guarda e quasi si pavoneggia come per dire: Sto bene? Felta in questo momento si accorge di lui. Dapprima non lo riconosce) Cosa c’è?

FRANCO Eccomi signor Felta. Ecco Franco Selva di una volta.

FELTA (agli attori) Perché avete fatto questo?

ZOPPI Ma commendatore … neanche lo abbiamo accennato…

GASTONE Non pensavamo …

FRANCO Spero di accontentarvi…

 

Felta guarda la sarta.

 

SARTA Ha voluto vestirsi per forza. Lo ha fatto credere anche a me

FELTA Vi ringrazio tanto della buona volontà, FRANCO, ma non occorre piú che vi disturbiate. Mi sono riconciliato con Cartis. (Dal portafogli prende cinquanta lire e gliele porge).

 

FRANCO (guarda gli altri, comprende. Non stende la mano. Pausa) Signor Felta, no… Me la darete piú tardi, per un caffè o un pacchetto di sigarette che andrò a prendervi; ma ora no. FRANCO SELVA, vestito da AmIeto non vale neanche cinquanta lire.

Campanello interno.

 

UNA VOCE Chi è di scena?

FELTA Andiamo ragazzi! (Ed esce a sinistra).

 

Gastone, Riccardo e Zoppi non staccano il loro sguardo pietoso da FRANCO. CARTIS dal suo camerino, vestito da AmIeto, senza badare e nessuno esce per la sinìstra. RICCARDO, GASTONE E ZOPPI lo seguono. In scena rimarranno FRANCO e RITA. La luce si abbassa e subito dopo dalle quinte della scena di Amleto un fascio di luce illumina la misera figura di FRANCO. RITA a piccoli passi gli si avvicina, non osa parlargli. FRANCO guarda dalla parte dove, fra pochi istanti, si svolgerà lo spettacolo. I suoi occhi quasi non vedono.

 

RITA (si la animo) Nonno! Spogliatevi!

FRANCO non l’ascolta, forse non ode neanche le prime battute dell’Amleto che arrivano dall’interno.

 

BERNARDO Chi è là?

FRANCESCO Rispondete a me; fermatevi e dite chi siete.

BERNARDO Viva lungamente il re!

FRANCISCO Bernardo?

BERNARDO Desso!

 

CALA LA TELA