NON TI PAGO

Non ti pago!”

Eduardo DE FILIPPO

(Cantata dei giorni pari)

Commedia in tre atti

(1940)

TRAMA

Ferdinando Quagliolo, gestore di un Banco Lotto appassionato del gioco, ma eterno perdente, caccia di casa in malo modo Mario Bertolini, un suo impiegato, venuto in visita amorosa a sua figlia Stella e che invece è sempre vincente.

Ma il giovane annuncia di aver vinto addirittura una quaterna che, in sogno, gli ha dato proprio il defunto padre di Ferdinando.

Ferdinando gli ruba il biglietto perché, a suo avviso, il padre ha semplicemente sbagliato persona: Bertolini infatti abita nell’ex appartamento dei Quagliolo.

Dopo disquisizioni con il parroco Don Raffaele Console e liti furiose con la famiglia, accompagnate da un colpo di pistola, Quagliolo cede il biglietto, ma lancia una maledizione davanti al ritratto del defunto padre: “ogni volta che Bertolini tenterà di incassare la vincita, gli capiterà una disgrazia”.

Dopo una serie d’incidenti, Bertolini decide di rinunciare al biglietto.

Soddisfatto, Ferdinando “ritira” la maledizione e lascia che Bertolini sposi Stella.

La vincita rimane in famiglia.

Personaggi

Ferdinando QUAGLIOLO

Il proprietario del banco lotto (sui 45 anni alto, robusto, capelli e baffi nerissimi, sguardo acuto e diffidente, vero tipo di popolano, la sua ignoranza lo rende impulsivo e testardo)

Concetta

La moglie di Ferdinando QUAGLIOLO

Stella

La figlia di Ferdinando QUAGLIOLO e Concetta

Agliatello

L’uomo di fatica di QUAGLIOLO

Margherita

La cameriera di casa QUAGLIOLO

Mario BERTOLINI

L’impiegato di QUAGLIOLO (giovane sui 27 anni, ricercatissimo nel vestir, fiore all’occhiello, catenina d’oro all’orologio, braccialetto d’oro, tutto il suo abbigliamento denota grossolanità, capelli ondulati e impomatati)

Erminia

La zia di Mario BERTOLINI

Carmela

La popolana (è una donna del popolo, linda nel vestire e modesta nel parlare, ogni suo gesto franco e leale denota bontà e spirito d’altruismo)

Don Raffaele CONSOLE

Il prete

Lorenzo STRUMILLO

L’avvocato (è un uomo sui 57 anni un po’ accasciato, evidentemente provato da una triste esperienza, veste un consumato abito d’antica foggia, reca con sé una vecchia borsa sdrucita di vera pelle, ha uno sguardo aguzzo da falchetto avvilito ma pronto a ghermire la sua nuova preda)

Vittorio FRUNGILLO

Fratello di Luigi

Luigi FRUNGILLO

Fratello di Vittorio

ATTO I

In casa di Ferdinando Quagliolo, camera da pranzo a tutti gli usi, comune in fondo.

In prima quinta a sinistra porta, in seconda taglia l’angolo un ampio telaio a vetri che dà fuori al terrazzo. In prima a destra altra porta. Mobilio quasi ricco. Siamo in piena estate. Sul terrazzo fiori e sole.

Al levarsi del sipario, accanto al tavolo nel mezzo della scena, si trovano sedute Concetta e Margherita, parlottano sgusciando fagioli freschi. Dopo poco suona il campanello interno……………………………………………………………………………..

Concetta: Vedi chi è

Margherita: (depone in un colapasta, che si troverà sul tavolo i fagioli freschi

che serbava in grembo e nell’uscire): uno di questi giorni

dovremmo cucinare i piselli con la pasta, non li cuciniamo da

tanto tempo (esce per la comune…..dopo poco si udirà un grido interno di margherita) puoi buttare il veleno amaro. (fuori parlando a Concetta)Machi glielo fa fare.

Concetta: Chi è stato?

Margherita: Agliatello!……. (indicando Agliatello che in questo momento

entrerà timido dalla comune)….. Appena ho aperto la porta mi èsaltato addosso e mi ha dato un bacio.

Agliatello: Ma quando mai !…

Margherita: Senti, ti avverto per l’ultima volta innanzi alla signora, cerca di

stare al tuo postoperché in caso contrario, ti arriverà uno

schiaffone e ti faccio cadere quei tre denti che ti sono rimasti.

Concetta: (rivolgendosi ad Agliatello), ci siamo messi in casa un bel guaio!

Agliatello: (rivolgendosi a Margherita), E già, se ti baciava l’apprendista del

barbiere che stà sotto il palazzo………………

Margherita: ognuno ha i suoi gusti e dove c’è gusto non si perde mai…

Agliatello: ma quello non ti vuole. Ha detto che hai le cosce storte.

Margherita: davvero…….non ha una pallida idea.

Agliatello: allora fammele vedere, forza!

Margherita: Ti piacerebbe, sicuro, proprio questo io pensavo!

Concetta: Voglio vedere quando mio marito si decide di mandarti via

Agliatello: donna Concetta, voi tenete la fortuna in casa e non la sapete

apprezzare. Don Ferdinando, suo marito, un giorno sarà

miliardario e per merito mio.

Concetta: Sicuro!

Agliatello: Eppure…….se lei volesse ascoltarmi………….

Concetta: Va via……..Tu puoi imbrogliare mio marito, non me. Se

dipendesse da me tu in questa casa non ci metteresti più piede.

Agliatello: Donna Concetta, io devo ….mangiare,ognuno si arrangia

come può. Alla fine non faccio niente di male.

Concetta: Ma va via. Tu farai diventare pazzo quel mio povero Ferdinando.

Agliatello: Ed è colpa mia? E’ suo marito che non fa mai quello che io

gli dico. La settimana scorsa perché ha perso l’ambo? Perché ha voluto fare di testa sua. Io gli suggerisco un numero e lui ne gioca un altro

(Margherita durante queste battute avrà fatto delle controscene e dei segni ad Agliatello, in questo momento alzerà un poco la gonna e mostrerà le gambe)

Agliatello: Sono storte, sì , sono davvero storte!(poi rivolgendosi a Concetta)

Dove sta Don Ferdinando?

Concetta: In cucina.

Agliatello: Allora permettete (si avvia verso la sinistra) gli ho portato i

biglietti giocati: numeri sicuri. (tira fuori dalla tasca un fascio di

biglietti del lotto) Questa notte ci sono state le visioni!

Concetta: (Alludendo alla massa dei biglietti giocati) Guarda là. Guardate

quanto denaro buttato……… cose da pazzi.

Agliatello: Buttato? Voi dite stupidaggini. Questi, donna Concetta, sono il

ricavato delle visioni notturne. Io e vostro marito siamo, stati sino alle quattro di mattina, seduti sopra il tetto.

Margherita: Siete diventati delle spie?

Concetta: No! Vogliono fare in modo di finire al manicomio tutti e due!

Agliatello: Stanotte il cielo era nuvoloso. E quando le nuvole s’incominciano ad intrecciare fra di loro, si forma una specie di quadri plastici: figure, teste, animali, alberi, montagne…….. E quando c’è la persona che conosce il trattato della composizione e della composizione fumogena, fa la storia perfetta della volontà dei vivi e dei morti; ne caccia il cosiddetto costrutto e dal costrutto i numeri per i terni e le quaterne. Stanotte, per esempio, indovinate chi stava dietro ad un’asina con una pancia grossa così? La buon’anima del padre di Don Ferdinando: vostro suocero. E l’asina sapete chi era? Voi donna Concetta!

Concetta: Io?!

Agliatello: Voi, proprio voi! Perché questa nuvola a forma d’asina dopo un

po’ si è trasformata ed ha preso le vostre sembianze. Non appena Don Saverio, la buon’anima del padre di vostro marito vi ha visto si è messo a correre, certo correva……..come può correre una nuvola……..e correva con le braccia alzate, come se stesse cercando qualcuno: Ferdinando! Ferdinando! (alza le braccia per meglio descrivere la visione delle nuvole)

Margherita: E già, quella povera nuvola parlava!

Agliatello: Tu hai le cosce storte, stai zitta! Era la voce di un passante in

mezzo alla strada: Ferdinando! Ferdinando! Dunque: le sembianze di Don Saverio erano perfette: correva………perché correva? Non lo so! La voce che ha strillato: Ferdinando! Ferdinando! Era l’anima di Don Saverio che si era servito del viandante per chiamare il figlio. E’ giusto? E io ho ricavato i numeri, (suono di campanello interno) Ora vediamo chi è. Ohè! Mummia, apri la porta!

Margherita: Signora, l’avete sentito? Mi ha chiamato mummia!

Concetta: Non gli dare retta, vai a vedere chi è (Margherita si avvia per il

fondo e giunta sull’uscio guarda Agliatello e gli mostra le gambe, soggetto e via).

Agliatello: Sono storte……sono storte! Permettete donna Concetta?

(Concetta non gli risponde) donna Concetta io sono la fortuna della vostra casa e non mi sapete apprezzare.(via a sinistra)

Margherita: (tornando) Signora fuori ci sono i figli del notaio che abita qua

accanto.

Concetta: Il notaio Frungillo?

Margherita: Sissignora.

Concetta: E cosa vogliono da me? Noi li conosciamo appena…………. A

stento ci salutano quando c’incontriamo per le scale, hanno una superbia!

Margherita: Vogliono parlare con suo marito, l’avverto che hanno una brutta

faccia però!

Concetta: Falli entrare (Margherita esce, Concetta mette un po’ d’ordine)

Margherita: (Tornando) Entrate signori.

(Entrano i due fratelli Vittorio e Luigi Frungillo i loro aspetto è grave)

Luigi Frungillo: Buongiorno.

Vitt. Frungillo: Buongiorno.

Concetta: Buongiorno (a Margherita) tu vai fuori.

Margherita: Permettete (ed esce dalla comune).

Concetta: (ai due) Accomodatevi, di che si tratta?

Luigi Frungillo: Noi vogliamo parlare con don Ferdinando Quagliolo, perché solo

lui ci può dare la spiegazione di un certo ……… affare

Vitt. Frungillo: (marcato) Già.

Concetta: Ferdinando in questo momento è occupato in cucina, sta mettendo

i sugheri sulle bottiglie di pomodori per l’inverno. Lo vuole fare con le sue mani perché dice che come li mette lui i tappi, non li mette nessuno. Potete parlare con me, è lo stesso.

Vitt. Frungillo: Donna Concetta, il nostro cane è morto.

Luigi Frungillo: E lo chiami cane? Quello era una persona di famiglia. Noi a

tavola mettevamo prima il suo posto e poi il nostro. L’abbiamo trovato fuori in terrazzo con una pancia gonfia così….e con la schiuma verde che gli usciva dalla bocca e dal naso.

Vitt. Frungillo: No, quella che usciva dal naso era gialla.

Luigi Frungillo: (rettificando) Gialla.

Vitt. Frungillo: Il nonno sta più morto che vivo……… quello ha una certa

età………può darsi che per il forte dispiacere muore anche lui.

Luigi Frungillo: Questo è certo……….il nonno muore subito dopo Masaniello.

Concetta: Sentite, ci dispiace molto ma non capisco perché venite a

raccontarlo a noi.

Luigi Frungillo: donna Concetta il cane è stato ucciso da don Ferdinando, vostro

marito.

Vitt. Frungillo: E’ stato avvelenato.

Concetta: Non ditelo nemmeno per scherzo. Ferdinando vuol bene a tutti gli

animali non è capace di fare male nemmeno ad una mosca.

Luigi Frungillo: don Ferdinando lo disse chiaramente ad alta voce, non sapendo

che io dalla mia camera che dà proprio sul terrazzo, sentivo ogni

cosa: “via…via…cane d’immondizia.” Ed io sentivo: “mi stai

rovinando tutte le piante. Senti che ti dico: se il tuo padrone non ti

tiene legato alla catena, ti metto il veleno e ti faccio morire”.

Vitt. Frungillo: E ha mantenuto la parola. L’ho visto io, donna Concetta, con

questi miei occhi, dovessi diventare cieco in questo momento, l’ho visto io dalla finestrella della mia camera diverse notti, lui e Agliatello, il suo uomo di fatica, l’hanno fatto apposta seduti, sul tetto.

Luigi Frungillo: Con tutta la premeditazione……..che cinismo! Agliatello, poi,

deve fare i conti con me. Lui pure lo odiava perché una volta, vicino al cancello, gli ha dato un morso nella gamba, che se lo ricorda ancora.

Concetta: Ma quelli sul tetto cercano i numeri per giocarli al lotto. Vedono

nuvole, fumo, asini…….(vedendo arrivare Ferdinando dalla sinistra) Ah! Ecco mio marito parlate con lui.

Ferdinando: (sui 45 anni alto, robusto, capelli e baffi nerissimi, sguardo acuto

e diffidente, vero tipo di popolano, la sua ignoranza lo rende impulsivo e testardo) (seguito e aiutato da Agiatello reca un cesto

carico di bottiglie di pomodoro con legacci di spago messi ai sugheri) Agliatello, piano…..piano…piano….queste pesano. Adesso le sistemiamo nella dispensa (eseguono).

Concetta: Aspetta, vedi cosa vogliono questi due signori. Che ne so io…..

il nonno…..Masaniello……..

Ferdinando: Che c’è?

Luigi Frungillo: E già, non sapete niente! La nostra presenza non vi fa sospettare

niente, perché siete innocente (ad Agliatello) tu non sai niente? Anche tu?

Agliatello: Di che?

(Concetta comincia a riporre le bottiglie nella dispensa)

Ferdinando: (risentito) Concetta lascia stare, questo lavoro lo debbo fare io.

Concetta: (spazientita) Fai tu, Ferdinando! Io me ne vado. Un’altra volta per

mettere le bottiglie nella dispensa chiamiamo l’ingegnere (via per la destra).

Ferdinado: Ci voglio le buone maniere, specialmente davanti a persone

estranee (poi ai due). Dunque? Io non vi capisco, innocente…….non sapete niente…….parlate in un modo strano.

Luigi Frungillo: Il cane della nostra famiglia è morto.

Ferdinando: Ah! E’ morto il cane! (e ride).

Luigi Frungillo: Come? Ridete?

Ferdinando: Mi dispiace, perché capisco che vi ha fatto dispiacere, ma d’altra

parte non ringraziate Dio? Vi siete levati un fastidio e una grande puzza dentro casa.

Vitt. Frungillo: Ma perché il fastidio era vostro?

Luigi Frungillo: La puzza la sentivate voi?

Ferdinando: La sentivo pure io la puzza. Perché il vostro cane aveva trovato il

modo di entrare nel mio terrazzo, faceva i suoi bisogni, grandi e piccoli, e se ne andava.

Luigi Frungillo: E voi l’avete ammazzato per questo?

Ferdinando: Ma che ammazzato? Ho pregato la madonna di Pompei che lo

facesse crepare, questo sì! Anzi, dal momento che ho ottenuto la grazia, domani, senza perdere tempo mando in chiesa il pacco di candele che avevo promesso. Ma io il vostro cane non l’ho proprio toccato.

Luigi Frungillo: Voi no, ma lo avete fatto avvelenare dal mandatario (alludendo ad

Agliatello).

Agliatello: Ma voi due siete diventati pazzi? Io quando incontravo il vostro

cane mi fermavo sempre……….esso mi faceva con la coda così….io pure…….

Ferdinando: Muovevi la coda anche tu?

Agliatello: Voglio dire che ero contento anch’io. Ma poi mi diede un morso a

tradimento, era birbante la buon’anima del vostro cane…..e d’allora non ci siamo salutati più.

Luigi Frungillo: E va bene……..voi dite che non sapete niente?

Ferdinando: Proprio così, non ne sappiamo niente.

Luigi Frungillo: E cosa fate la notte sopra i tetti?

Ferdinando: Questi sono affari che non vi riguardano. Noi la notte andiamo

sopra i tetti…….perché vogliamo prendere un po’ d’aria.

Vitt. Frungillo: e io te l’ho detto che avremmo fatto un viaggio inutile.

Luigi Frungillo: (a Ferdinando) Sentite, voi mi siete stato sempre antipatico.

Quando siete venuto ad abitare accanto a me, in famiglia lo dissi subito: “quel tipo non mi piace”.

Ferdinando: Veramente? Vuol dire che non ci sposiamo!!!!

Luigi Frungillo: Veramente. Ma adesso figuratevi dopo la morte del povero

Masaniello e con tutti i giustificatissimi sospetti che ho sulla vostra persona, addirittura mi fate schifo.

Ferdinando: (ad Agliatello) Tienimi se no gli spacco una bottiglia in testa…..

Luigi Frungillo: Se,se…provateci, state in casa vostra, provateci. Che vi posso

dire? Dovete fare la stessa fine che avete fatto fare al mio povero cane: “una pancia grossa così, la schiuma verde dalla bocca e la schiuma gialla dal naso”. Andiamo Vittorio (i due fratelli Frungillo escono dal fondo).

Ferdinando: Ma guarda un po’ cosa devo sopportare! Uno sta tranquillo a casa

sua………..

Agliatello: don Ferdinando, non ve la prendete…..quella è una famiglia di

pazzi.

Ferdinando: Aiutami a sistemare le bottiglie (sale su una sedia e comincia a

mettere le bottiglie a posto nella dispensa).

Concetta: (entrando dalla destra)Se ne sono andati?

Ferdinando: Si..si…..Io per non vederli più me ne vado anche da questa casa.

Agliatello: don Ferdinando, questi sono (numeri da giocare): “6 il cane…..

Ferdinando: Agliatello, tu mi vorresti ridurre all’elemosina? Questo sabato

abbiamo fatto 200 giocate.

Agliatello: E questo sabato vinceremo……

Concetta: Seh!……cose dell’altro mondo. Vedete se questo è normale. Un

padrone del banco del lotto che si gioca tutto il danaro nel suo stesso banco lotto.

Ferdinando: Io faccio quello che mi pare e piace. Il banco del lotto era della

buon’anima di mio padre e non devo rendere conto a nessuno.

Concetta: E inguaiati……legati mani e piedi…….rovinati!

Ferdinando: Agliatello, la vedi questa donna….la vedi? E’ stata la mia

disgrazia. Spose e buoi dei paesi tuoi……..ma se dovessi fidanzarmi un’altra volta me la prenderei africana. Razza inferiore! Basta avere un po’ di pace. Questa è una donna tremenda.

Concetta: E perché, se è lecito?

Ferdinando: Perché sei noiosa, sei scocciante sapendo d’essere scocciante. (ad

Agliatello) sai cosa fa questa donna? Quando vede che sto facendo qualche fesseria, perché capita qualche volta, anzi spesso: “errare umanum est”, lei potrebbe stare zitta, perché io ad un certo punto mi accorgerei dell’errore e cambierei linea di condotta, ella invece me lo fa notare e me lo rinfaccia “hai fatto un’altra fesseria! Che ne facessi una buona, hai la testa dura………non lo devi fare…….non lo devi fare!” E io per dispetto lo faccio, m’inguaio, mi lego le mani e i piedi e lo faccio.

Concetta: Ma dimmi, tu poi il dispetto a chi lo fai?

Ferdinando: Non lo so, ma tu sei la mia morte.

Mario Bertolini:(entrando) Permesso? (giovane sui 27 anni, ricercatissimo nel

vestir, fiore all’occhiello, catenina d’oro all’orologio, braccialetto d’oro, tutto il suo abbigliamento denota grossolanità, capelli ondulati e impomatati)

Ferdinando:(nel vederlo diventa scuro in volto e gli volta subito le spalle)Ah

ah.

Mario Bertolini: Servo suo don Ferdinando.

Ferdinando: (gli cade di mano una bottiglia)Ecco, siete arrivato ed è caduta

una bottiglia! Agliatello……prendi la bottiglia rotta e scopa

pulito, pulito.

Agliatello: va bene (a Mario Bertolini)siete arrivato ….…voi !

Mario Bertolini: E che sono stato io …a farvi cadere di mano la bottiglia? Che sono

forse iettatore, dì la verità?

(Agliatello va a prendere la scopa e rientra )

Ferdinando: Perché siete venuto qua? Avete lasciato il banco lotto solo?

Mario Bertolini: Ci sono stato sino ad ora, ho venduto tutte le giocate e poiché sono

ultimate, me ne sono andato. E’ rimasto Don Bartolomeo, la signorina De Biase e la guardia giurata.

Ferdinando: E non potevate rimanere anche voi? Io perché vi pago?

Mario Bertolini: Perché mi pagate?

Ferdinando: E’ quello che voglio sapere, perché vi pago?

Mario Bertolini: Per fare il mio dovere e per servirvi sempre. Ma io questo sabato

sono libero: “un sabato sì….un sabato no”. Forse non lo ricordate? Voi don Ferdinando, voi non mi volete bene, io vi sono un po’ antipatico, e non sta bene perché vi voglio bene e adoro i vostri pensieri. Lavoro nel banco lotto da quando c’era la buon’anima di vostro padre.

Ferdinando: E vi siete guadagnato 4 uova nel piatto.

Mario Bertolini: Si, 4 uova certo, sto benino voi dite 4 uova. Imbrocco

un’ambo, un secondo estratto………

Ferdinando: E indovinate sempre.

Mario Bertolini: E che posso farci…….la fortuna m’assiste…..e vi dovrebbe fare

piacere…..la settimana passata ho vinto 60.000 lire nella ruota di Bari. Io certamente non tengo nessuno, sono venuto piccolino nel vostro banco lotto e come si dice……..mi sono affezionato: “voi per me siete come un padre, donna Concetta è come se fosse una mamma e Stella…………

Ferdinando: e Stella è mia figlia.

Mario Bertolini: E io la rispetto, la rispetto come una sorella. Io lo dico sempre alla

Zia Erminia: “Stella è la corona della mia testa”.

Ferdinando: E state attento, perché la testa io ve la spacco e finite di mettervi la

corona.

Stella: (dalla destra in abito da passeggio)Mamma, io vado.

Concetta: Vai figlia mia bella.

Stella: Papà, io esco.

Concetta: (a Mario Bertolini)Vi raccomando, tornate presto.

Mario Bertolini: Certamente, donna Concetta.

Ferdinando: Dove andate?

Stella: Vado a comprare la stoffa per il mio vestito nuovo.

Ferdinando: E questo broccolo che ci fa appresso a te?

Stella: (punta) Il broccolo conosce il negoziante e mi fa risparmiare

sopra il prezzo (si avvicina a Bertolini e tutti e due stanno per uscire)andiamo.

Ferdinando: Vieni qua (Stella si avvicina e Ferdinando le dà un forte

ceffone)Vai subito in camera tua.

Stella: Mamma, hai visto?

Concetta: Sei diventato pazzo?

Ferdinando: Stai zitta perché il resto lo darò a te.

Concetta: Gesù….. Gesù …..questo è diventato scemo.

Stella: E io me ne vado……..me ne scappo e vi levo il fastidio (ed esce

per la destra)

Mario Bertolini: don Ferdinando, ho l’onore di dirvi che questa è stata una mossa

che non dovevate fare. Lo schiaffo che avete dato a Stella è come

se lo aveste dato a me. Cosa si faceva di male se uscivamo

insieme? Siamo usciti tante volte.

Ferdinando: Ed ora non uscirete più. E voi toglietevi questo il pensiero che

avete per mia figlia Stella, perché in caso contrario finisce male.

Mario Bertolini: Io non me lo levo.

Ferdinando: E invece ve lo dovete levare.

Mario Bertolini: Io non me lo levo.

Ferdinando: E invece ve lo dovete levare.

Mario Bertolini: E io non me lo levo.

Ferdinando: Ed io vi caccio dal banco lotto a calci.

Mario Bertolini: No, io ho l’onore di dirvi che il calcio non me lo date, né mi

caccerete dal banco lotto. Voi mi potete solo licenziare. Ma per fare questo mi dovete dare una bella liquidazione, se no ve la vedete con il sindacato. E poiché siamo a questo punto,

procuratemi il libretto d’invalidità e vecchiaia. Voi siete il datore di lavoro, sono da voi nel banco lotto da 14 anni e voglio versate tutte le marchette arretrate.

Ferdinando: Peggio per te, ci dovevi pensare prima.

Mario Bertolini: E dovevo pensarci io? Voi avete carpito la mia buona fede. Le

marchette dovevamo pagarle metà ciascuno. Pagherete una bella multa. Vado subito al sindacato e vi inguaio……..voglio tutte le marchette arretrate. Ossequi donna Concetta………mi piglia a calci (via).

Ferdinando: Ti rendi conto come mi sono combinato? Una sozzura simile è

capace di farmi andare in galera.

Concetta: Ferdinando, vuoi sapere la verità? Calmati un po’. Ci siamo

ridotti che qua non si può più parlare. Perché hai dato quello, schiaffo a quella povera anima di Dio?

Ferdinando: Lei con quel pezzente non si sposerà mai!

Concetta: E sì, adesso le troviamo un principe ereditario.

Ferdinando: Stella dovrà fare quello che dico io!

Concetta: Forse è un pessimo partito Mario Bertolini? E’ un giovane buono,

sappiamo come la pensa è cresciuto in casa nostra; assennato, risparmiatore, gran lavoratore. Che cosa vuoi di più?

Ferdinando: Non lo posso vedere. E’ troppo fortunato! Quando la buon’anima

di mio padre lo fece venire a lavorare nel nostro banco lotto, non aveva un vestito, non aveva un paio di scarpe ai piedi, moriva di fame. Incominciò a giocare a lotto e d’allora non c’è un sabato che non pizzica l’ambo, il secondo estratto, il terno……e a poco a poco si è arricchito e non si fa mancare niente. Con le vincite al mio banco lotto ha disimpegnato i pegni della Zia, poi si è comprato tanti bei vestiti, scarpe, biancheria……….Due anni fa io lascio la mia casa al primo piano, quella che si affacciava sul banco lotto. Io l’ho lasciata perché era morto mio padre e mi faceva impressione, quello vince un terno secco e si affitta la mia casa. Poi vince un altro terno la compra e la rammoderna . E ora sogna la mamma, ora sogna il papà, la sorella, il fratello, i nipoti, i cognati, i cugini, la nonnina con il nonnino…….li ha distrutti tutti quanti……..è rimasto vivo solo lui. Appena mette la testa sul

cuscino comincia a sognare……..quando dorme incomincia il telegiornale ela settimana Incom illustrata.

Concetta: E a te cosa interessa? Vuol dire che è fortunato. Sposando Stella

ne guadagna anche lei, perché con le sue entrate possono fare i

signori.

Ferdinando: ma perché, deve vincere per forza? Come se fosse un impiego al

Ministero delle Finanze, (durante questa scena Agliatello si

troverà fra i due ed a secondo dei casi darà ragione a l’uno e

all’altro)e se dopo che sposa mia figlia non sognerà più nessuno,

la mattina staranno digiuni?

Concetta: Tu stavi dicendo che quello vince sempre.

Ferdinando: (scattando) Centinaia di numeri io mi gioco ogni settimana! Butto

carte da mille lire. Trascorro le nottate sopra il tetto per trovare 2 buoni numeri……..….niente……..ho pigliato il catarro e la raucedine. Niente! Non posso vincere nemmeno mezza lira.

Concetta: Questa è invidia! Perché Bertolini vinci e tu no.

Ferdinando: (cocciuto e dispettoso) Ma mia figlia non gliela do!

Concetta: E gliela do io mia figlia!

Ferdinando: Ed io vi uccido tutti e due.

Agliatello: E va bene. Adesso vi arrabbiate e litigate per una cosa da niente?

Margherita: (entra dalla comune) L’estrazione. (consegna a Ferdinando una

striscetta di carta con i numeri del lotto).

Ferdinando: Dammeli subito.

(Margherita esegue ed esce per la comune. Ferdinando siede accanto al tavolo. Agliatello siede anch’esso e cominciano a consultare i biglietti giocati).

Ferdinando: Vediamo questi numeri. Guarda qua, guarda che numeri

strani……..1,2,3,4 e 26. Ma che mi hai fatto fare? (rivolto ad

Agliatello)Mi hai detto che questi numeri erano sicuri.

Agliatello: Don Ferdinando, questi numeri si devono giocare per tre settimane

di seguito.

Ferdinando: Ma questa è la quarta settimana!

Agliatello: Ma è la prima del secondo triduo.

Ferdinando: Ma quanti tridui sono?

Agliatello: Nove tridui.

Ferdinando: E questa giocata? Mi hai detto “giocatevi pure la testa”.

Agliatello: Don Ferdinando, ma io sono dentro i numeri? Sono probabilità,

non certezze.

Ferdinando: La sai qual è la certezza? Che io ti spacco il cranio, perché non mi

faccio più prendere in giro da te (strappa tutte le giocate).

Agliatello: La settimana prossima.

Ferdinando: Ti mando al camposanto.

Mario Bertolini: (di dentro con voce rotta dalla commozione)E chi se lo

aspettava……guardate, guardate…Io esco pazzo.

Margherita: (di dentro)Che piacere!

Mario Bertolini: (fuori seguito da Margherita) Donna Concetta, a momenti mi

prende qualcosa.

Concetta: Cos’è stato?

Stella: (entrando) Che c’è?

Mario Bertolini: Donna Concetta, e che ho vinto 4 milioni (Ferdinando

schizza veleno dagli occhi).

Stella: Quattro milioni?

Mario Bertolini: Oh Madonna mia! Oh Madonna mia bella. Io non ci posso

pensare! Non c’è dubbio. Questa è la giocata e questi sono i numeri dell’estrazione (li mostra).Don Ferdinando, questa notte ho sognato vostro padre.

Ferdinando: Ora comincia con la mia famiglia.

Stella: Ha sognato il nonno!

Mario Bertolini: Quanto era bello. In maniche di camicia come quando si metteva a

leggere il giornale fuori dal banco lotto, con quella camicia rosa. Ve lo ricordate? E’ entrato nella mia camera da letto insieme a Don Ciccio il tabaccaio, quello che è morto 18 anni fa, e mi ha detto: “Piccirì, giocati, 1,2,3,4, quaterna secca nella ruota di Napoli e mettici sopra tutto quello che hai in tasca. Ma come? Uno, due, tre e quattro? Si giocati quello che hai in tasca sulla quaterna secca. E io me li sono giocati come ha detto la buon’anima.

Ferdinando: Mio padre chiamava me “Piccirì”. Uno,due,tre e quattro? E

tu li hai giocati?

Mario Bertolini: Certo! Vedete! (insegna la giocata a Ferdinando) Adesso sono

milionario. Don Ferdinando, adesso mi fate sposare Stella?

Ferdinando: Di questo ne parliamo dopo. La quaterna è mia, i numeri te li ha

dati mio padre e i soldi spettano a me.

Mario Bertolini: Don Ferdinando che siete diventato pazzo?

Concetta: Che sei diventato scemo?

Ferdinando: (furente e deciso) Non ti pago! Non ti pago! (come impazzito) La

giocata è mia! Nemmeno uno squadrone di Carabinieri a cavallo me la leva dalla tasca. Te la vieni a prendere in Tribunale. Io ti denunzio (esce dalla sinistra lasciando tutti in asso che si guardano intorno come allucinati) Io ti mando in galera!

(SIPARIO)

ATTO II

La stessa scena del I atto.………………

Margherita: (parlando verso la comune) Entrate, donna Carmela, entrate.

Carmela: (è una donna del popolo, linda nel vestire e modesta nel parlare,

ogni suo gesto franco e leale denota bontà e spirito d’altruismo)

No…..è che….. non vorrei farmi vedere da donna Concetta, Stella………

Margherita: Noo…..proprio adesso se ne sono andate dentro a parlare con Don

Raffaele il prete (e indica la porta di sinistra).

Carmela: Don Raffaele?

Margherita: Eh!…..Sono andate a chiamarlo stamattina presto. Donna Concetta

mi ha detto: “corri alla parrocchia San Damiano e vai a dire a Don Raffaele, che venisse da me il più presto possibile”. Donna Carmela qua non c’è più pace da sabato scorso. Sono sei giorni che non si sentono altro che grida: “la giocata è mia, i milioni sono miei……sono soldi miei…..nemmeno per sogno….sono miei”. Vi confesso che non ce la faccio più a sentirlo.

Carmela: E Don Ferdinando non c’è?

Margherita: No, è uscito. Ha detto che doveva andare a parlare con l’avvocato.

Cose da pazzi!

Carmela: Perché cose da pazzi? Scusa…..a me sembra che don

Ferdinando ha ragione.

Margherita: Ma allora voi non sapete il fatto vero, scusate! La giocata

appartiene a quel povero Bertolini perché i numeri li ha giocati lui.

Poi don Ferdinando ha iniziato a dire “I soldi sono miei perché i

numeri te li ha dati mio padre”. Suo padre è morto e non pensava

certamente a lui!

Carmela: Ohè, bada come parli, certi discorsi non li devi fare. Si capisce che

pensava a lui. Allora se un padre morto non pensa al figlio, a chi deve pensare? Basta, io devo parlare con don Ferdinando di una

cosa molto importante. Sai cosa faccio? Me ne vado e torno più tardi e, se non lo trovo, torno nuovamente.

Margherita: (vocio interno)Andate donna Carmela che stanno rientrando

(Carmela e margherita escono dalla comune)

Don Raffaele: (entrando dalla destra seguito da Concetta e Stella) Ci vuole

pazienza, signora Concetta. Io conosco il carattere di don Ferdinando, si farebbe uccidere prima di riconoscere un suo errore. Prodigo, cuore d’oro, tutto amore per la famiglia, ma perdonatemi l’apprezzamento, capa tosta, testardo. Con calma, poco alla volta, bisogna fargli intendere che la sua tesi è completamente errata. Gli parlerò io, vedrete che don Ferdinando cambierà idea.

Concetta: Io per questo vi ho incomodato, padre. Di voi tiene soggezione e

sono sicura che vi ascolterà.

Margherita: (dal fondo reca un vassoio con un bicchiere d’acqua e una

bottiglia d’anice)Padre , volete bere?

Don Raffaele: Volentieri. (egli stesso metterà un poco d’anice nell’acqua e a suo

tempo berrà).

Concetta: Ce ne hai messo di tempo!

Margherita: Ho fatto scorre l’acqua dalla fontanella. E’ fredda fredda.

Don Raffaele: Infatti, sempre compita donna Concetta (beve).

Concetta: Io la tengo per voi questa bottiglia d’anice. So che vi piace.

Don Raffaele: Ma non voglio abusarne, una volta ogni tanto…..

Quando vengo qua.

Concetta: (a Margherita) Vai fuori tu.

Margherita: Permettete. Via dal fondo a sinistra)

Don Raffaele: (a Stella che si è seduta imbronciata accanto al tavolo)E non fare

così…..Stella , creatura benedetta. Tu sei tanto intelligente.

Stella: io lo conosco meglio di lei mio padre: se ha detto che la giocata a

Mario non la restituirà………lo farà di certo.

Don Raffaele: Gli parlerò io, te l’ho detto, e vedrai che Don Ferdinando restituirà

la giocata al suo legittimo proprietario.Solamente dovete usare una tattica: non dovete urtarlo e soprattutto non parlate più, vedrete che sarà lui stesso a riprendere il discorso.

Ferdinando: (entra dalla comune un po’ preoccupato ma tuttavia fiero

della decisione. Guarda con diffidenza la moglie, la figlia e Don Raffaele) Buongiorno. Come mai da queste parti? Vi ha mandato a chiamare mia moglie?

Don Raffaelle: Noooo…….mi sono trovato a passare e ho detto:”Vado a

bere un bicchiere d’acqua e anice da donna Concetta (fa una strizzatine d’occhi a Concetta e a Stella)

Ferdinando: (a Concetta) Si è visto qualcuno?

Concetta: No! (a Don Raffaele) Don Raffaele l’altra sera sono venuta in

chiesa, che bella predica, mi avete fatto piangere! Pure Stella piangeva………piangevamo tutti quanti. E che folla!

Don Raffaele: Devo dire la verità mi vogliono bene. Soprattutto perché io non

dico parole difficili e non parlo in latino. Al popolo bisogna parlare con parole semplici, comprensibili. Io racconto i fatterelli, illustro la vita dei santi. Ultimamente ho avuto un grande successo con Sant’Ubaldo, protettore di Gubbio. Ho parlato dei festeggiamenti locali, dei famosi giganteschi ceri, la benedizione della montagna……

Ferdinando: (è sulle spine, non si spiega l’atteggiamento dei tre e

domanda bruscamente a Concetta) Non è venuto?

Concetta: Chi?

Ferdinando: Bertolini.

Concetta: E’ venuto per un solo istante (cambiando discorso) che peccato

che io non c’ero!

Don Raffaele: Venerdì, venerdì è interessante. Venite venerdì sera, parlerò di

S.Agostino.

Ferdinando: (seguendo il filo del suo pensiero) E che ha detto?

Concetta: Chi?

Ferdinando: S.Agostino (si corregge) cioè Bertolini.

Concetta: Ti manda a salutare (e ripiglia a parlare con Don Raffaele

sottovoce)

Ferdinando: (dopo pausa, visto che nessuno lo interroga) Il biglietto della

giocata al lotto non glielo do, i soldi non li avrà.

Concetta: Sai cosa ha detto Bertolini? Ha detto che non ti denunzia perché

sei il padre di Stella e, se gli restituisci bonariamente il tagliando, ti regala 100.000 lire.

Ferdinando: Mi fa l’elemosina.

Stella: Ma perché per caso sono tuoi i soldi?

Ferdinando: Sono miei, si, sono miei! (a Don Raffaele) Vi hanno raccontato

il fatto?

Don Raffaele: Mi hanno accennato qualcosa.

Ferdinando: I soldi sono miei, i numeri glieli ha dati mio padre.

Stella: Ma la giocata l’ha fatta Mario e con i suoi soldi!

Ferdinando: Tu stai zitta, se no ti do un altro ceffone. Sono andato

dall’avvocato……………… e non era nello studio e al suo collaboratore ho detto di venire qua. Prima che mi denuncia lui, lo faccio io.

Stella: E’ meglio che io vada di là. Permette Don Raffaele (si alza ed

esce dalla destra)

Don Raffaele: Non così Stella, non così (con un cenno fa capire a Concetta di

lasciarlo solo con Ferdinando).

Concetta: Vieni qui, è cosa da niente, bella di mamma (via a presso a Stella).

Permettete don Raffaele (esce).

Don Raffaele: (dopo una pausa, con tono dolce) Siete stato dall’avvocato?

Ferdinando: E’ naturale.

Don Raffaele: E lo state aspettando qua?

Ferdinando: Lo sto aspettando.

Don Raffaele: E se è lecito che direte all’avvocato.

Ferdinando: Che mi vogliono ingannare, che stanno facendo tutto il possibile

per truffarmi.

Don Raffaele: Chi?

Ferdinando: Mario Bertolini e compagni.

Don Raffaele: E chi sarebbero i compagni?

Ferdinando: Mia moglie e mia figlia.

Don Raffaele: Perdonate Don Ferdinando non mi pare, da quanto mi hanno

accennato, che possiate parlare di truffa o inganno.

Ferdinando: Questo non lo possiamo stabilire né io né voi. Ci vuole la persona

di legge.

Don Raffaele: Fate una causa, non sapete come andrà a finire…….cominciate a

sborsare quattrini………

Ferdinando: Fino all’ultima lira! Mi voglio vendere anche le calze che tengo ai

piedi.

Margherita: (entrando) L’avvocato Lorenzo Strumillo.

Ferdinando: Ecco l’avvocato, adesso vedremo chi ha ragione.

Don Raffaele: Fate come volete, però pensateci bene. Io vi lascio.

Ferdinando: No, è meglio che siate presente. (rivolgendosi a Margherita) Fallo

entrare (Margherita via e poi torna subito precedendo l’avvocato Strumillo).

Avv.Strumillo: (è un uomo sui 57 anni un po’ accasciato, evidentemente provato

da una triste esperienza, veste un consumato abito d’antica foggia, reca con sé una vecchia borsa sdrucita di vera pelle, ha

uno sguardo aguzzo da falchetto avvilito ma pronto a ghermire la sua nuova preda) Il signor Ferdinando Quagliolo?

Ferdinando: Sono io.

Avv.Strumillo: Piacere il nostro comune amico mi ha parlato di voi, eccomi qua,

siete stato anche a casa mia, ma io non c’ero, di che si tratta?

Ferdinando: Adesso vi spiego (presentando) Don Raffaele Console, parroco

della parrocchia di S.Damiano, l’avvocato Lorenzo Strumillo.

Avv.Strumillo: Onorato, onorato veramente, fortunato.

Don Raffaele: Sono io fortunato.

Avv.Strumillo: la parrocchia di S.Cosimo e Damiano….sicuro la conosco……….

antichissima. In quella parrocchia si sposò la buon’anima di mia nonna. Noi in famiglia abbiamo avuto due preti e un canonico. Io fui educato in seminario, già……..mio padre per forza voleva che facessi il prete……..Ah! Se l’avessi fatto! Eh! I preti stanno bene. Ma…io…..già facevo l’amore con l’attuale mia moglie, dalla quale poi mi sono separato legalmente…….ogni tanto mi fa vedere mia figlia ma io ho sempre da fare………la vita è un turbine…..ed ora faccio l’avvocato, del resto c’è sempre un’affinità; io assisto i vivi e voi assistete i morti.

Don Raffaele: veramente non è esatto quel che dite. La nostra prima missione è

quella di assistere i vivi e di confortare i moribondi……quando l’avvocato…… se l’è squagliata.

Avv.Strumillo: (incassa ingoiando un po’ d’amaro e con mezzo sorriso dice)

Già……(cambiando discorso) allora? Signor Ferdinando io sono tutto per voi.

Ferdinando: Accomodatevi (seggono accanto al tavolo).

Avv.Strumillo: Dunque?

Ferdinando: si tratta di una truffa bella e buona. Io ho vinto una quaterna di 4

milioni con 4 numeri che mio padre ha dato ad un certo Mario Bertolini e il biglietto vincente ce l’ho io.

Don Raffaele: ma il padre del signore……………….

Ferdinando: Don Raffaele, scusate,…..fatemi finire… Ora questo Mario Bertolini dice che il biglietto è suo, che la vincita spetta a lui e a me vorrebbe dare 100.000 lire.

Avv.Strumillo: E voi non mollate! Questo Mario Bertolini deve essere senza

dubbio pazzo. Il biglietto lo avete voi, ritiratevi il premio e chi se visto se visto.

Ferdinando: e no……perché si è messo d’accordo con mia moglie e con mia

Figlia! Dicono che il biglietto l’ha giocato lui con i suoi soldi.

Avv.Strumillo: invece l’avete giocato voi.

Ferdinando: No…..l’’ha giocato lui.

Avv.Strumillo: e allora?

Ferdinando: ma i numeri glieli ha dati mio padre in presenza di Don Ciccio il

tabaccaio.

Avv.Strumillo: Ah! Ho capito! Allora l’ha giocato lui con i vostri soldi.

Ferdinando: No, con i soldi suoi.

Avv.Strumillo: vedete Sig. Ferdinando, così ad occhio e croce non posso darvi un

parere preciso. Vorrei studiare la cosa nei minimi particolari. Il biglietto non è stato giocato neppure in società, perché pare che non esisteva nessuna intesa fra voi e Mario Bertolini. Ma siccome egli vorrebbe riconoscervi un premio di 100.000 lire, è già qualcosa. Se come voi dite, vostro padre gli ha dato i numeri in presenza di un testimone, qualche diritto, penso, potrebbe accamparlo. Voi seguite la vostra strada, ritirate i 4 milioni e, se questo Mario Bertolini dovesse agire legalmente, noi chiameremo in causa questo Don Ciccio il tabaccaio.

Ferdinando: Non è possibile, Don Ciccio non può venire a testimoniare.

Avv.Strumillo: Voi scherzate? Non si può rifiutare! Lo facciamo venire

accompagnato dai carabinieri.

Ferdinando: ma Don Ciccio è morto.

Avv.Strumillo: è morto, beh, vostro padre……..

Ferdinando: e mio padre pure è morto

Avv.Strumillo: aspettate…….ma da quanto tempo?

Ferdinando: mio padre da 2 anni e Don Ciccio il tabaccaio da 18 anni.

Avv.Strumillo: (disorientato) ma scusate, il biglietto in questione, quando è

stato vinto?

Ferdinando: sabato scorso

Avv.Strumillo: e allora com’è possibile che vostro padre ha dato i famosi numeri a

Bertolini.

Ferdinando: in sogno

Don Raffaele: Mario Bertolini ha sognato il padre di Don Ferdinando il quale gli

ha dato i 4 numeri in presenza di Don Ciccio il tabaccaio, anch’egli a suo tempo defunto.

Avv.Strumillo: ma allora il sogno è di Mario Bertolini.

Ferdinando: No! E’ questo l’errore. Perché Bertolini abita nella casa dove

abitavo io con mio padre e che io lasciai per venire ad abitare qua dopo la sua morte, perché mi faceva impressione. Dunque la buon’anima di mio padre, povero vecchio, credeva di trovare me in quella stanza e non si è accorto che nel letto non c’ero io, ma Bertolini. Tanto è vero che ha detto:”piccirì giocati questi numeri” perché mio padre mi chiamava così “piccirì”. E posso dimostrare che mio padre provava dell’antipatia nei riguardi di questo Bertolini, e mai e poi mai gli avrebbe dato la quaterna fortunata.

Avv.Strumillo: A me questa tesi sembra molto sballata. Io cosa vado a raccontare

al giudice in Tribunale?

Don Raffaele: Vostro padre, buon’anima, è apparso in sogno a Bertolini e gli ha

dato i numeri. Dunque rispettate la volontà del morto, che in fondo ha voluto dare agiatezza anche a vostra figlia, poiché pare che i due giovani si amino.

Ferdinando: (testardo) Ma aspettate, ditemi una cosa: la buon’anima, lo avete

detto voi…la buon’anima, è apparsa in sogno a Bertolini e gli ha dato i numeri sicuri che sono usciti, è vero? E giacchè ci troviamo

a parlare di anime, ne possiamo parlare seriamente perché voi ne siete conoscitore.

Don Raffaele: Conoscitore? Don Ferdinando, ma io faccio il prete, non faccio

il cantoniere.

Ferdinando: Ad ogni modo mi potete spiegare una cosa. Voi sapete se io faccio

mancare mai mancare le candele e il lumino davanti alla nicchia di mio padre, voi sapete che io ogni venerdì vado al camposanto, e ci vogliono 500 lire per il taxi per l’andata e 500 lire per il ritorno, e mettiamoci 200 o 300 lire di fiori, sono quasi 1.200 lire. Quattro messe al mese a 1.200 lire ogni volta sono altre 4.800 lire; da quando mio padre è morto, io non me lo sono dimenticato mai.

Don Raffaele: E fate bene, ho sempre apprezzato e lodato il vostro atteggiamento

verso la buon’anima di vostro padre.

Ferdinando: Ogni venerdì sono 1.200 lire, 4.800 lire al mese, più 800 lire di

messe, sono 5.600 lire. E’ stata l’anima di mio padre che è andata in sogno a Bertolini? Questo mondo dell’aldilà esiste o no?

Don Raffaele: Certo, e non dovete offenderlo con i vostri dubbi.

Ferdinando: E allora, io spendo 5.600 lire al mese per candele, trasporto, fiori e

messe per mio padre defunto, e il defunto, mio legittimo padre, piglia una quaterna sicura di 4 milioni e lo porta ad un estraneo?! Ma scusate, don Raffaele, io lo posso giustificare solamente perché, essendo morto, non aveva il dovere di sapere che io avevo cambiato casa e che sto in un quartiere nuovo. Ma se l’ha fatto con preconcetto, è stata una birbonata imperdonabile. Questo si deve assodare. Se c’è stata o no la malafede da parte del defunto. Rispondete adesso, non v’imbrogliate.

Don Raffaele: Ma di cosa mi debbo imbrogliare? Perdonatemi, don Ferdinando, voi sembrate un pazzo.

Ferdinando: E pazzo io esco se voi non mi sapete dare una spiegazione.

Don Raffaele: Le messe, caro don Ferdinando, si fanno celebrare in suffragio dell’anima di un caro estinto. Ma non è consentito farne una speculazione. Anzi, se è con quest’intenzione che osate ordinarmele, vi dichiaro che io non le celebro più. E scusate, se per ogni messa, che in fondo costa solo 200 lire, si pretendesse di guadagnare una quaterna di 4 milioni, non ci sarebbe proporzione

e lo stato andrebbe al fallimento. Che c’entra l’anima in questa meschinità? Bertolini ha sognato. I quattro numeri sono il frutto della sua fantasia.

Ferdinando: Aspettate! Voi avete detto che l’anima di mio padre è andata in sogno a Bertolini, adesso è la fantasia?

Don Raffaele: Che c’entra l’anima……………è sempre la fantasia che lavora.

Ferdinando: E la fantasia che cos’è? Non è l’anima?

Don Raffaele: La fantasia, in questo caso, potrebbe essere un residuo d’immagini che continuano a vivere nel nostro subcosciente, durante il sonno.

Ferdinando: Ah! Potrebbe essere, non ne siete sicuro…e allora il mondo dell’al di là che abbiamo detto prima?

Don Raffele: Don Ferdinando, che cosa volete da me? Io sono un servo del mistero, che si può definire con una sola parola: mistero.

Avv. Strumillo: Sentite, ma io non posso portare in tribunale l’anima di vostro padre, il mistero e la fantasia. In tribunale si portano documenti e carta bollata. Voi avrete tutte le ragioni possibili, ma il giudice non può correre dietro al mistero dell’anima. Io vi consiglio di restituire il biglietto al legittimo proprietario e di accettare le 100.000 lire che vi ha promesso. E con questo me ne vado perché ho da fare.

Ferdinando: E allora?

Avv.Strumillo: (alzandosi) Regolatevi come meglio vi piace. Permesso? I miei rispetti padre. In tribunale ci vogliono prove testimoniale, documenti importanti, carta bollata. Di nuovo buona giornata.

Ferdinando: E mi lasciate solo?

Avv.Strumillo: Non c’è niente da fare.

Ferdinando: Ma io pago le tasse………

Avv.Strumillo: E che significa…le pago pure io.

Ferdinando: Voglio dire: allora non sono tutelato?

Avv.Strumillo: Don Ferdinando, in tribunale bisogna portare carta bollata

Ferdinando: E io ve ne compro un quintale

Avv.Strumillo: E io la porto in bianco?

Ferdinando: E come si porta?

Avv.Strumillo: Si scrive… e chi scrive?

Ferdinando: Voi

Avv.Strumillo: (Esasperato da tanta ignoranza, fuori di sé afferma l’assurdo) E io non so scrivere. Buona giornata a tutti (esce della comune)

Don Raffaele: Sentitemi, non vi mettete fra gli imbrogli, tanto è danaro che rimarrà in famiglia(si alza) Io me ne vado e spero che le mie parole trovino la giusta eco nel fondo del vostro animo.

Ferdinando: Io ho capito: per me esiste l’anima e per Mario Bertolini esiste la fantasia.

Don Raffaele: Ma no, convincetevi e non fate arrabbiare donna Concetta. Non vi ostinate. Errare è umano, dimenticare è divino. Io spero che più tardi passiate dalla parrocchia e mi date una buona notizia. Buona giornata (esce per il fondo a destra)

Ferdinando: (Rimasto solo gira per la scena come un leone in gabbia dicendo fra se : Tutti d’accordo! Tutti d’accordo! Ma io non mollo!

Margherita: (Dal fondo) Don Ferdinando, fuori c’è donna Carmela, la stiratrice, è venuta anche prima, ma in casa non c’eravate, dice che vi deve parlare.

Ferdinando: Falla entrare (Margherita esce e poi torna con Carmela)

Carmela: Buongiorno don Ferdinando

Ferdinando: Buongiorno, di che si tratta? (a Margherita) Tu va via (Margherita via per lo il fondo a sinistra). Donna Carmela, se è una cosa lunga ne parliamo un’altra volta perché questo non è il momento buono.

Carmela: Voi scherzate? Io vi debbo dire qualcosa ora, se no non trovo pace…E chi potrebbe dormire questa notte?!? Questi sono casi di coscienza. Vostro padre non mi ha raccomandato altro: domani mattina portate questo messaggio a Ferdinando, fallo subito, sotto la tua responsabilità.

Ferdinando: (Interessandosi subito) Papà?

Carmela: Ho sognato, Don Ferdinando,ho sognato….Ma era cosi naturale cosi naturale che nel resto della nottata non ho più potuto chiudere occhio, tanto mi sono impressionata.Quanto era bello con quella camicia rosa,come quando si metteva a leggere il giornale fuori del bancolotto .Prima mi ha detto:”Carmela, sono stanco, fammi sedere un po’”. “Ma vi pare, Don Saverio,fate come se foste a casa vostra”. E si è seduto ai piedi del letto.” “Carmela, ti conosco da tanti anni,so che sei una donna fidata e tu sola mi puoi fare un grosso piacere”.E sudava….sudava….Dite,Don Saverio,”tu devi dire a mio figlio Ferdinando,gli devi dire che la quaterna secca tocca a lui,perché quando sono entrato nella camera non potevo mai immaginare che ci stava Mario Bertolini.Io so che il biglietto ,la giocata,ce l’ha lui, che non facesse lo scemo, non si deve far convincere delle chiacchiere, perché altri numeri non ne posso dare più”. “E perché no, Don Saverio?” “Perché dacché ho sbagliato sono in punizione,e servizi di questo genere non me ne fanno fare più”.E sudava….sudava…Allora io gli ho detto: “Don Saverio,perché non andate voi a dirglielo personalmente a vostro figlio? “E perché non so il suo nuovo indirizzo “.

Ferdinando: Maledetto il momento in cui me ne sono andato da quella casa.

Carmela: “Carmela, te ne dimentichi!” – “Voi scherzate, don Saverio, domani mattina il mio primo pensiero sarà quello di andare da don Ferdinando”. L’ho accompagnato sino alla porta, mi ha chiesto come stava mio marito, gli ho fatto un po’ di luce nella scala,e quando ho sentito chiudere il portone mi sono svegliata. Don Ferdinando, io mi sento ancora questa mano calda da quando mi ha salutato. E’ stata una visione. Non vi fate prendere per fesso, don Ferdinando. Don Saverio mi ha parlato come stiamo parlando io e voi, in questo momento.

Ferdinando: Secondo don Raffaele questa sarebbe fantasia. Donna Carmela ditemi una cosa, voi siete pronta a ripetere in tribunale quello che avete detto a me?

Carmela: Io non ho paura di nessuno. Questa è la verità.

Ferdinando: Allora adesso andatevene, quando è il momento vi faccio chiamare. Il biglietto, potete stare sicura, che nemmeno un battaglione di carabinieri a cavallo me lo toglierà dalla tasca. E diteglielo anche a mio padre.

Carmela: Questa notte se lo vedo glielo dirò (e via dal fondo)

Agliatello: (Quasi contemporaneamente dal fondo): Don Ferdinando, io sono qua. Che cosa voleva donna Carmela?

Ferdinando: Sono affari che non ti riguardano.

Agliatello: Don Ferdinando, io questa notte ho sognato vostro padre…

Ferdinando: Pure tu?

Agliatello: Perché lo avete sognato anche voi?

Ferdinando: No…ma parla, ti ha detto qualcosa?

Agliatello: Veramente, don Ferdinando, non ho potuto capire bene se era vostro padre o no…stava in maniche di camicia

Ferdinando: la camicia rosa?

Agliatello: Mi pareva un camice, una specie di lenzuolo…poi chissà che cosa ha detto, ma non era vostro padre era una persona con un biglietto del bancolotto, ma un biglietto grosso grosso…poi mi faceva le linguacce, chissà…forse era una quaterna…non me lo ricordo. Si è seduto a terra e sudava, sudava.

Ferdinando: Era mio padre, si era cambiato la camicia. Tu la sera sei sempre ubriaco, hai il sonno profondo e non puoi ricordare nulla. Ma a me basta la testimonianza di donna Carmela.

Agliatello: Ad ogni modo io mi sono informato bene, non c’è niente da fare: il biglietto con la rispettiva vincita spetta a Mario Bertolini.

Ferdinando: Chi te l’ha detto?

Agliatello: Con qualsiasi persona io abbia parlato, hanno detto tutti la stessa cosa. La signora De Biasi, Don Giovanni il barbiere. Anzi un signore a cui stavano radendo la barba, ha inteso il fatto e ha detto: “Se non restituisce il biglietto passerà un brutto guaio”.

Concetta: (Dalla destra che è entrata un poco prima ed ha ascoltato le parole di Agliatello) : Lo senti? Ma insomma, tu vuoi rovinare una famiglia? Dallo a me il biglietto e glielo porto io, così non farai una brutta figura.

Ferdinando: Concetta, ma cosa ti sei messa in testa? Ti credi che sono un Pulcinella? Io mi chiamo Ferdinando Quagliuolo e quando dico una cosa, quella rimane. Ma come, io ho la fortuna di vincere una quaterna e la do a lui? La legge mi da torto? L’avvocato ha detto che non può portare l’anima di mio padre al tribunale? Vediamo!

Concetta: Pensa a te, pensa alla famiglia, pensa a tua figlia; più tempo passa e peggio è perché il biglietto verrà il momento che glielo devi dare con le buone o le cattive maniere.

Ferdinando: Nemmeno se mi condannano alla fucilazione!

Concetta: Per te ci vuole la camicia di forza, la camicia di forza. Ma perché ti tieni il biglietto? I soldi non te li puoi pigliare perché Bertolini ti manda in galera. A che serve tenerselo?

Ferdinando: Vado in carcere con il biglietto.

Concetta: Ha detto don Raffaele che sei un testardo. Sei veramente un gran testardo.

Ferdinando: Ah si? Ha detto questo don Raffaele? Sono un testardo? Ma mai quanto egli possa credere. Sono testardo, Concetta mia, sono testardo. Anzi sa che cosa voglio fare Agliatello? Andare subito a riscuotere. A me i soldi servono, quei 4 milioni me li debbo mettere uno sopra l’altro e mi devo addormentare sopra. Dove sta Bertolini?

Agliatello: Al bancolotto. Ogni mattina si presenta in servizio come se non fosse successo nulla.

Ferdinando: E già, perché quello dice: appena don Ferdinando ritira il danaro lo faccio arrestare. Vai al bancolotto e digli di venire subito qua, adesso me la sbrigo io.

Agliatello: Deve venire subito?

Ferdinando: Subito, subito! (Agliatello esce per la comune) Chi vuole fare fesso don Ferdinando ancora deve nascere (comincia a cercare

qualcosa nella tasche dei pantaloni, poi in quella della giacca) E dov’è? (cerca nelle tasche del gilè, poi nel portafoglio) Io non lo trovo, dove sta?

Concetta: Che cosa?

Ferdinando: Il biglietto, ……io…… non trovo più il biglietto!

Concetta: Gesù, Gesù, Gesù.

Ferdinando: Dove avete messo il biglietto?

Concetta: Io che ne so, lo tenevi tu!

Ferdinando: Oh Madonna mia. Fuori il biglietto se no incomincio da te.

Concetta: Ma tu ieri avevi l’altra giacca, forse l’hai lasciato in quella?

Ferdinando: (Guarda un po’ per tutto, mettendo disordine ovunque): Non c’è, non c’è (prende una giacca, quella del primo atto che si troverà su una sedia) Questa è la giacca che avevo ieri (rovista in tutte le tasche) Niente, non c’è nemmeno qua.

Concetta: Tu in questo momento sei molto nervoso, più tardi, con calma lo troverai.

Ferdinando: No, si deve trovare subito!

Margherita: (Dal fondo) Signore, volete qualcosa?

Ferdinando: Chi ti ha chiamato? Vai via.

Margherita: Mamma mia che brutte maniere che avete don Ferdinando!

Stella: (Dalla destra) Che cosa è accaduto?

Concetta: Il biglietto, ha perso il biglietto!!

Stella: Il biglietto di Mario? Ben fatto, mi fa piacere.

Margherita: Avete perso il biglietto don Ferdinando?

Ferdinando: L’ho perso!

Stella: Ora voglio vedere cosa succederà! Chi ci crede che hai perso il biglietto?

Ferdinando: L’ho perso? Me l’hanno rubato. Ho i ladri in casa! 4 milioni, grandissimi ladri. Vi denuncio tutti, vi mando in galera.

Margherita: Io sono una persona onesta

Stella: In galera ci andrai tu, perché Mario ti denunzia e fa bene.

Ferdinando: Non accetto la denunzia. Stai zitta, fallo per la Madonna. Statevi tutti zitti. Venite dietro a me, andiamo a vedere nelle altre stanze. Se trovate il biglietto e non me lo consegnate vi uccido tutti (costringe le donne a precedere ed escono dalla sinistra con parole analoghe).

Agliatello: (Dalla comune entra guardingo, per osservare che non vi sia nessuno, poi parlano verso l’esterno): Entrate, non c’è nessuno (entrano Mario Bertolini e l’avv. Strumillo)

Avv.Strumillo: Bertolini, io non vorrei farmi vedere subito da don Ferdinando… capirete, lui mi aveva scelto per primo come avvocato.

Bertolini: E’ che c’è di male? Voi fate l’avvocato… Io invece di dire che siete voi venuto da me, dirò che sono venuto io e che vi ho pregato di difendermi.

Avv.Strumillo: Ecco, così salviamo la forma, capite. Voi intanto cercate di non urtarlo, fatelo parlare, quando io arrivo con i testimoni se ne parla (dalla sinistra si odono le voci di Ferdinando, Concetta, Stella e Margherita)

Ferdinando: (Di destra) E questo è niente, adesso voglio perquisire tutti i mobili della casa…

Agliatello: Stanno per venire…Andate fuori, non vi fate trovare (escono Bertolini e l’avv.Strumillo. Entrano sconvolte Concetta, Stella e Margherita, in camicia e sottana protestando contro Ferdinando che minaccioso costringe ad attraversare la scena di sinistra a destra)

Ferdinando: Denunzio tutti quanti. Vi faccio mettere le manette mani e piedi. Agliatello, mi hanno rubato il biglietto!

Agliatello: E adesso cosa fate? Bertolini sta fuori…

Ferdinando: Mi sono inguaiato. Tu capisci che nessuno mi crede. Dato i precedenti, ognuno dice che l’ho fatto sparire per dispetto. Quello mi querela, mi manda dritto dritto in galera.

Agliatello: Avete visto dentro la tasca dei pantaloni?

Ferdinando: E come! Li ho addosso. E’ stata la prima tasca…l’ho anche sfondata. Va bene…adesso me la sbrigo io (apre un cassetto di un mobile e prende una rivoltella) Fallo entrare! (Agliatello lo guarda attento) Adesso deve fare quello che voglio io (prudentemente scarica la rivoltella) Facciamo così…non vorrei che nell’ira l’uccido e vado a finire in galera per un altro motivo (consegna i proiettili ad Agliatello che li conserva in tasca) Fallo entrare. (Agliatello esce per la comune. Ferdinando siede al tavolo e scrive su un foglio. Bertolini entra seguito da Agliatello che lo rassicura mostrandolgli i proiettili che nella scena precedente aveva conservato in tasca. Bertolini poco convinto entra guardingo e Agliatello esce per la comune)

Bertolini: Io sono qua, cosa dovete dirmi?

Ferdinando: Come vedi sto scrivendo, aspetta. Bertolini qui è nato un fatto nuovo: sono stato vittima di un furto. Mi hanno rubato il biglietto.

Bertolini: (Fuori di se) Vi siete fatto rubare il biglietto? Ma sono cose da pazzi. E voi così calmo me lo dite? Don Ferdinando, ma vi sentite bene? Quelli sono 4 milioni. Vedete bene, forse l’avete messo in qualche parte e adesso non ve lo ricordate. Oh Madonna mia che disgrazia! 4 milioni.

Ferdinando: Adesso state esagerando. A te cosa importa? Perché ti amareggi così tanto? Hanno rubato a me e non a te.

Bertolini: Ma vi hanno rubato i miei soldi, don Ferdinando.

Ferdinando: Ora facciamo in questo modo: siccome io non posso andare in galera per uno come te, sono un uomo anziano, ho una famiglia…….questa lettera che ho preparato la copi con la tua scrittura e poi la firmi!

Bertolini: Io senza il mio avvocato non firmo niente.

Ferdinando: (Aggressivo): Tu firmi quello che voglio io.

Bertolini: (Deciso): Io non firmo niente (Agliatello appare sulla porta di fondo e fa segni a Bertolini che i testimoni non sono ancora arrivati): Andiamo piano, parliamo con calma. Voi avete detto che vi hanno rubato il biglietto, che lo avete perduto. Io non ci credo, come non ci crederà nessuno nel quartiere… Come vedete tengo il coltello dalla parte del manico. Facciamo così: fatemi sposare Stella, tirate fuori il biglietto da dove l’avete nascosto e i soldi restano in famiglia.

Ferdinando: Io il biglietto non ce l’ho e anche se lo tenessi, io mia figlia non te la farò sposare mai; tu puoi vincere i terni, le quaterne, le cinquine, ma non i figli degli altri.

Bertolini: Don Ferdinando, voi siete un tipo particolare… Adesso mi fate arrabbiare.

Ferdinando: E che fai? (Agliatello fa segni disperati come prima)

Bertolini: Sentiamo questa dichiarazione.

Ferdinando: (Legge) “Illustrissimo signor Ferdinando Quagliolo…..”

Bertolini: Ma che siete diventato il Ministro delle Finanze?

Ferdinando: Nei tuoi confronti sono illustrissimo (legge) “Sono molto dolente se avete avuto fastidi per me in questi giorni. Tengo a dichiararvi che tutto quello che si è detto intorno alla vincita dei 4 milioni è falso. Il biglietto vincente spetta a voi perché voi solo ne siete il padrone e il dominatore assoluto. Vi dichiaro poi che dopo 14 anni che ho avuto l’onore di lavorare nel vostro bancolotto, per ragioni di salute lascio volontariamente il posto, senza avere nulla a pretendere circa la liquidazione e le marchette” E metti sotto la tua firma leggibile. Firma (Agliatello fa segno a bertolini che l’avvocato è in anticamera con i testimoni. Infatti poco dopo, Strumillo e i testimoni entrano e rimangono sulla soglia ad osservare).

Bertolini: Ah, ah, ah! Mi fate ridere don Ferdinando, voi avete la febbre alta. Sentite, io non mi farò imbrogliare da voi…..La situazione è questa: il biglietto l’avete perduto? Male! Ve l’hanno rubato? Peggio! L’avete nascosto? Peggio ancora, perché io vi mando in galera.

Ferdinando: (Calmissimo) Prima che tu mi mandi in galera, io ti mando al camposanto (impugna la rivoltella e la punta verso Bertolini)

Bertolini: Quagliuolo, voi siete pazzo?

Ferdinando: E io ti sparo

Bertolini: E io aspetto che mi sparate, ma non firmo.

Ferdinando: (Gli accosta la rivoltella alla tempia) Io tiro!

Bertolini: Tirate

Ferdinando: Tu muori!

Bertolini: E che sono scemo? Se tirate si capisce che io muoio!

Ferdinando: Ma tu perdi la vita… La vita è una cosa cara… Si muore una sola volta, la morte è una cosa seria… Io aspetto ancora un po’, pensaci bene.

Bertolini: Ma che aspettate don Ferdinando? Ci ho pensato… Non me ne importa.

Ferdinando: (Preso dalla disperazione) Ah, non te ne importa? Ebbene, voglio vedere il rosso del sangue (gira la rivoltella della parte del manico e colpisce alla testa Mario) Tieni, vediamo se t’importa questo!

Avv.Strumillo: Il signor Mario Bertolini ha voluto la mia assistenza in questa controversia. Io faccio l’avvocato e devo difendere i clienti: bene…bene……appropriazione indebita, diffamazione, estorsione, minaccia a mano armata, ferita guaribile… chissà in quanti giorni (osservando la testa di Mario) calcoliamo venti giorni, salvo complicazioni… La causa è ottima (a Ferdinando) Mi volete consegnare il biglietto?

Ferdinando: Il biglietto me l’hanno rubato

Avv.Strumillo: E chi ci crede. (ai fratelli Frungillo) Voi ci credete?

I due Frungillo: No!!

Avv.Strumillo: Fategli sposare vostra figlia.

Ferdinando: Bertolini, te lo puoi dimenticare.

Avv.Strumillo: Non gridate, non gridate (dalla sinistra entrano Concetta, Stella e Margherita. Concetta si avvicina a Ferdinando, Stella a Bertolini e Margherita fa scena con Agliatello): Vostro marito l’ha fatta grossa, l’ha ferito.

Stella: Il sangue!!

Avv.Strumillo: (A Ferdinando) Vi do tempo sino a domani alle quattro e mezza di pomeriggio,e per essere preciso, alle ore sedici e trenta. Vi aspetto a casa sua, l’indirizzo l’ho conoscete perché una volta era la vostra casa. Firmerete voi una dichiarazione a lui, che preparerò io. Portate vostra figlia e lui metterà una croce su tutto quello che è successo. Altrimenti: appropriazione indebita, diffamazione, estorsione, minaccia a mano armata e ferimento… Vi siete rovinato. L’ergastolo non ve lo toglie nessuno!

Bertolini: Come vedete, se mi sparavate era meglio!

Ferdinando: (Non contenendosi più): Tu sei una carogna, perché per non inguaiarmi in casa mia, prima che tu entrassi ho scaricato la pistola, perché ti avrei mandato al camposanto, ti avrei fatto raccogliere il cervello per terra (mostrando la rivoltella) Questa è scarica, guarda (tira il grilletto puntando la rivoltella verso terra, ne parte un colpo, Ferdinando impallidisce, la donne rimangono atterrite, i Frungillo si abbracciano smarriti, Strumillo cade su una sedia, Bertolini dopo un attimo di smarrimento si inginocchia e bacia la terra) Vattene, vattene, tu sei la mia disgrazia, la disgrazia della mia casa. Per colpa tua stavo per perdere la libertà

Bertolini: (Con un filo di voce) E io stavo per perdere la vita

Ferdinando: E la devi perdere la devi perdere la vita. Tu vuoi il biglietto ed io te lo do (fruga in una tasca e tira fuori il biglietto) Ecco il biglietto(rivolgendosi al quadro del padre) Papà ecco il biglietto… Io glielo do. Però se i soldi non gli spettano, se il sogno era mio, tu sei nel mondo della verità… Non si deve vedere bene… gli devi fare avere 4 milioni di guai. Ogni lira una disgrazia, comprese malattie insignificanti, malattie mortali, rotture e perdite di arti inferiori e superiori; peste, colera, freddo e miseria, povertà e fame nella casa di Bertolini sino alla settima generazione (a Bertolini) Eccoti il biglietto (glielo dà, Bertolini

infila la porta seguito da tutti. Ferdinando rimasto solo, verso il quadro) Papà… mi raccomando (esce a destra)

(SIPARIO)

ATTO III

La stessa scena degli altri att. Il tavolo rotondo è apparecchiato per 4 persone. Al centro di esso ci sarà un vaso di fiori. Davanti al quadro grande raffigurante il padre di don Ferdinando ci saranno su di una mensola applicata per l’occasione, 2 candele accese e molti fiori in piccoli vasi di forma differente l’una dall’altro. Seduto a destra si troverà muta e in grugnita donna Concetta, Stella passeggia nervosissima, il campanello della porta d’ingresso suona, piccola pausa entra da sinistra Margherita.

Margherita: La porta……..madonna mia non c’è più pace (esce da sinistra, dopo poco ritorna annunziando). La zia di Bertolini.

Stella: La signora Erminia?!?!

Concetta: Eh… ce la facciamo fritta con la menta. Ma questo è un inferno… Io mi darei tanti schiaffi, tanti schiaffi… (e dicendo questo realmente si schiaffeggia da se medesima)

Margherita: (Compassionevole) No, signora, così no (ritorna via per il fondo)

Concetta: Questa, cosa vuole adesso da me?… Non la fate entrare, fatelo per l’amor di Dio, non mi fate parlare con lei

Erminia: (Entrando.Donna anziana sui 50 anni, tipo mezzo borghese, quasi distinta) No, signora Quagliuolo, voi mi dovete ascoltare. Adesso si tratta di umanità, si tratta di considerare la nostra posizione veramente precaria.

Concetta: Ma, signora mia, ditemi voi stessa che ci posso fare? Mettetevi nei miei panni.

Erminia: E voi mettetevi nei miei, signora. Dal giorno della maledizione non abbiamo trovato più pace. Mario, mio nipote, dopo cinque minuti che era stato maledetto, cadde per le scale e si spezzò un braccio. Adesso è un mese che lo tiene ancora ingessato. Io, poverina, passai la notte vicino al suo letto all’ospedale. Approfittando che non c’era nessuno in casa sono entrati i ladri e ci hanno rubato tutto. Certamente dovettero accendere qualche candela… chissà che diavolo hanno combinato… prese fuoco una tenda e addio roba nostra. Non si è potuto salvare nemmeno un tavolinetto. Adesso Dio solo sa che cosa stiamo attraversando,

arrangiati in una cameretta ammobiliata… Creditori che vanno e vengono… una vergogna… perché noi siamo stati sempre puntuali con i nostri impegni. L’avvocato vuole essere pagato, e mio nipote non può ritirare i 4 milioni della vincita, perché ogni volta che ci prova passa un guaio. L’altro giorno, spinto da me e dall’avvocato, dato il bisogno urgente, mentre si trovava nella banca ebbe una bastonata fra il collo e la spalla da uno sconosciuto, il quale disse poi: “Oh, scusate non eravate voi… abbiate pazienza, ho preso uno sbaglio…” E mio nipote che stramazza per terra. Capirete, io alle maledizioni ci credo.

Concetta: E io pure. Non posso dire a Ferdinando: “ Ferdinando, per favore, ritirati la maledizione!!”

Erminia: Ma vostro marito sapete che altro ha fatto? Non contento di questo, siccome Mario per un paio di settimane non si è presentato al bancolotto, dato i guai che ha passato, don Ferdinando gli ha mandato il licenziamento per lettera raccomandata… (mostra). Eccola qua (piangendo) Ci toglie pure quel tozzo di pane che onestamente si procurava mio nipote.

Concetta: Quello è pazzo… è pazzo… Calmatevi, signora… Che volete sapere? Qua, in casa mia, ci sta l’inferno aperto. Oggi ha voluto fare un pranzo per festeggiare lo scampato pericolo di un mese fa. Ha invitato anche Don Raffaele, il prete… Io non ho voluto cucinare e si è messo lui a cucinare.

Stella: Ma io a tavola non mi siedo… Non mi siedo (mostrando il quadro) Guardate che buffonata… Gesù, quello mi sta facendo odiare la buon’anima di mio nonno.

Erminia: Non si dice questo

Margherita: (Dalla cucina in fretta) La bottiglia dell’olio… vuole… vuole l’altro olio (apre la dispensa e prende la bottiglia) Sta friggendo le melanzane. Se entrate nella cucina, vi viene il freddo… la farina per terra, le casseruole in mezzo, una sopra l’altra… la carne si è bruciata e lui dice che così si deve cucinare. Il dolce poi… ha fatto un pasticcio… invece di mettere lo zucchero dentro la crema, ha messo il sale, e siccome è rimasta amara, ha detto che così la voleva fare…

Ferdinando: (Dalla sinistra. Ha un grembiule da cucina, le maniche della camicia rimboccare e nella mano destra un mestolo forato. E’

entrato un poco prima ed ha ascoltato le ultime parole di Margherita) Agro-dolce… Così voglio fare anche la pizza: agro-dolce. Ho messo un bel po’ di capperi, due olive di Gaeta, mezza cipolla tritata e un pizzico di pepe! E’ così che le dobbiamo mangiare (fingendo di scorgere in questo momento la zia di Bertolini) Ah, signora Erminia, come va da queste parti? Non vi do la mano perché è sporca di cucina ( a Margherita consegnandole il mestole) Dallo ad Agliatello. Digli di continuare a friggere le melanzane (a Margherita) Appena bolle, butta dentro i maccheroni.

Margherita: Va bene (via da sinistra)

Ferdinando: Don Raffaele è venuto?

Concetta: Non ancora

Ferdinando: A momenti sarà qui (ad Erminia) Oggi festeggiamo lo scampato pericolo di un mese fa. Per l’incidente di un mese fa, a quest’ora io dovrei essere in carcere e vostro nipote al cimitero (azione delle donne). E voi non la festeggiate questa data?

Erminia: (Umile) Don Ferdinando, voi ci avete mandato questa lettera

Ferdinando: Quale lettera?

Erminia: Il licenziamento

Ferdinando: (Ipocrita) Secondo voi, come facevo con un impiegato in meno? Ho aspettato il tempo necessario e poi ho provveduto. Ho assunto un bravo giovane, nullatenente, sulla settantina, di quegli uomini che non si innamorano facilmente e che difficilmente fanno perdere la testa alla figlia del principale.

Stella: (Alla madre a denti stretti) Senti quant’è indisponente…

Ferdinando: (Immediato): Ho sentito… Non parlare sotto voce, perché io sento.

Concetta: Salute a noi.

Ferdinando: Adesso come faccio…? Non lo posso mettere in mezzo ad una strada quel povero settantenne.

Erminia: E noi? Don Ferdinando, noi forse non siamo in mezzo ad una strada?

Ferdinando: Ma voi avete altre risorse. Dite a vostro nipote di addormentarsi una mezz’oretta, fa un sogno… un suo parente però, si giuochi un ambo, un terno… vince e tira avanti! E poi voi avete i 4 milioni di quella quaterna (campanello interno). Non l’ha ritirato ancora il premio? (Margherita passa e va ad aprire).

Erminia: (Rassegnata) No, non ancora

Ferdinando: E allora è segno che non ne avete il bisogno (Margherita torna seguendo Don Raffaele)

Don Raffaele: Buongiorno a tutti i lor signori

Tutti: Buon Giorno

Tutte le donne gli baciano la mano

Don Raffaele: Eccomi qua. Don Ferdinando vi ringrazio tanto per l’invito. Vedo con piacere che vi siete messo in grazie di Dio con la vostra famiglia e con gli amici… E questo mi fa gran piacere (A Margherita) Margherita……

Margherita: Un bicchiere d’acqua con l’anice?!

Don Raffaele: Precisamente (Margherita esce da sinistra)

Concetta: Sedetevi Don Raffaele (gli porge la sedia)

Don Raffaele: Grazie (siede, poi sotto voce a Concetta) L’umore come va?

Concetta: Non ne parliamo. Ci sta facendo ammalare tutti quanti

Ferdinando: Ho inteso… ho inteso… Sto sentendo

Concetta: Hai la testa più dura di una pietra… e vai cercando la persona che ti ammazzi

Campanello interno. Margherita in questo momento porta l’anice a Don Raffaele e poi va ad aprire

Don Raffaele: Grazie. Io vado matto per l’acqua e l’anice

Margherita torna seguendo l’avv. Srumillo e poi via in cucina

Avv.Strumillo: Buongiorno a tutti

Ferdinando: Avvocato pure voi da queste parti?

Avv.Strumillo: Sono venuto perché devo parlarvi (ad Erminia) Vostro nipote è stato arrestato

Erminia: Arrestato?

Stella: E perché? Dove?

Avv.Strumillo: Un quarto d’ora fa, nell’autobus…

Ferdinando: No, adesso vi dovete pigliare un poco d’anice!

Strumillo fa cenno di lasciare stare

Concetta: Ma perché?

Avv.Strumillo: Chiedetelo a vostro marito il perché.

Ferdinando: E io che ne so!

Avv.Strumillo: Ve lo fate dire da vostro padre che deve essere bene informato. Sentite, io mi sto segnando con la mano sinistra… E chi apre più bocca? C’è da tremare! Gesù, quel povero giovane è da un mese che gli capitano tutte le disgrazie possibili. Se pensa solo a ritirare la vincita, come suo diritto, gli succede una disgrazia (ad Erminia) Un’ ora fa sono stato da vostro nipote per convincerlo che, in fondo, si tratta di un pregiudizio al quale non deve dare importanza, che il bisogno c’è… perché io devo essere pagato…perché non vivo d’aria… e che è necessario ritirare i 4 milioni. Dopo una lunga discussione, finalmente l’ho convinto. S’è messo in tasca quel maledetto biglietto e siamo scesi per andare a prelevare il denaro. Nell’autobus stavamo per scendere, quando un tale si è messo a gridare: “ Il portafoglio… Fermi tutti mi hanno rubato il portafoglio”. L’autobus è stato fermato e noi tutti chiusi dentro. Dopo un poco un brigadiere e due guardie ci hanno fatto scendere uno alla volta, ci hanno perquisiti e dentro la tasca di vostro nipote hanno trovato il portafoglio di quel signore. Il borsaiolo evidentemente, con destrezza, l’ha messo nella tasca

di quel povero giovane (Ferdinando prende un vaso di fiori e lo colloca davanti al ritratto di suo padre)

Erminia: E adesso cosa succede?

Avv.Strumillo: E adesso… adesso vediamo quello che si può fare. Io lo volevo seguire, ma poi ho visto un mio creditore, al quale dovevo dare un bel po’ di quattrini, e mi son dovuto nascondere. Don Ferdinando io vi devo parlare seriamente (a Erminia). Per vostro nipote non dovete preoccuparvi perché ho telefonato ad un mio amico che conosce il Commissario e penserà lui ad aggiustare le cose. L’importante ora è di convincere Don Ferdinando.

Ferdinando: Convincermi di cosa? Che c’entro io con i fatti di Bertolini?

Avv.Strumillo: C’entrate. Vi faccio vedere io come c’entrate (agli altri) Mi fate il piacere di lasciarmi solo per dieci minuti con don Ferdinando?

Concetta: Donna Erminia, Stella, andiamo

Si avviano parlottando. Don Raffaele fa per seguire le donne

Avv.Strumillo: No, padre, restate,anzi mi fa piacere se rimanete presente.

Don Raffaele: Se volete così!!

Avv.Strumillo: (A Ferdinando) Ci vogliamo sedere per parlare dieci minuti seriamente e serenamente?

Ferdinando: Io sono qua, parlate

Seggono come nella scena del 2 atto

Avv.Strumillo: Dunque… quello che sta succedendo è semplicemente vergognoso. Voi da una parte e Bertolini dall’altra… Mi sembra d’aver a che fare con dei ragazzini (rivolto a Don Raffaele con aria di compatimento nei confronti di Quagliuolo e Bertolini, quasi sicuro di trovare nella persona si Don Raffaele un alleato alla sua superiorità si uomo serio, fatto di scetticismo e praticità, sorride quasi ironico). Non so se voi sapete come è andare a finire il fatto dei 4 milioni

Don Raffaele: Ah, la quaterna? Veramente no.

Avv.Strumillo: don Ferdinando, qua, in questo posto, in un momento d’ira, ira se vogliamo giustificata, lanciò all’indirizzo di Mario Bertolini una maledizione.

Don Raffaele: ( Deplorando) Ooooh…

Ferdinando: Noooo

Avv.Strumillo: (Interrompe brusco) : Un minuto, lasciatemi parlare…se non io mi imbroglio, don Raffaele per favore parliamo uno alla volta. Da quel momento il mio cliente Mario Bertolini sta passando cento disgrazie, specialmente quando decide di ritirare la vincita. Ora noi siamo qua, uomini maturi, gente seria… vogliamo veramente credere alla maledizione?

Don Raffaele: Nooo, no, no, no,… piano, un momento…La maledizione è una cosa seria.

Avv.Strumillo: Io non credo a questa maledizione. Capisco benissimo che, nei confronti del mio cliente,gioca molto il fattore suggestione. Capirete, quello è prevenuto e appena si muove combina un guaio. E poi… perché, scusate, forse sarebbe bello? Ognuno appena la mattina si sveglia dice: “ Quel tale mi è antipatico”,lo maledice e lo distrugge… Ma dove siamo arrivati?!

Don Raffaele: Ma allora voi non le attribuite le maledizioni di don Ferdinando, non capisco. In questo momento, che cosa gli venite a chiedere?

Avv.Strumillo: Allora, secondo voi, non solo ha fatto bene a maledire, ma ne avrebbe anche il diritto, l’autorità a farlo?

Don Raffaele: In ogni modo l’ha maledetto.

Avv.Strumillo: E ha fatto bene?

Don Raffaele: Io non so se ha fatto bene o ha fatto male… in ogni modo ha maledetto.

Il bisticcio fra i due si accende sempre di più

Ferdinando: Posso parlare? Dunque, io non ho maledetto proprio nessuno. Tutto il vicinato , amici e conoscenti, così dicono, ma sbagliano. Potete dire voi che io ho maledetto il vostro cliente?

Avv.Strumillo: Ma avete detto col sangue agli occhi e rivolgendovi all’anima di vostro padre: “ Il biglietto io glielo do, ma non se lo deve godere. Deve avere 4 milioni di guai. Ogni lira una disgrazia, comprese malattie insignificanti, malattie mortali e rotture e perdite di arti superiori e inferiori…” Non è forse vero che vi siete rivolto all’anima di vostro padre?

Ferdinando: Che cosa? Doveva avere 4 milioni di guai se il denaro non gli spettava, se il sogno era mio; allora ho ragione io? E poi mi sono rivolto all’anima di mio padre perché la maggioranza crede proprio quello che voi avete creduto. Ma è sempre la fantasia che lavora.

Avv.Strumillo: Nooo, che fantasia… Qui subentra l’imponderabile… Qui bisognerebbe fare dell’esorcismo. Questi sono spiriti maligni… Vostro padre nell’altro mondo si sta divertendo abbastanza

Ferdinando: E pigliatevela con mio padre. Sapete cosa dovete fare? Pigliatevi l’anima di mio padre e ve la portate in tribunale.

Don Raffaele: Signori… ma non vi accorgete che state bestemmiando? E in mia presenza! Finitela una buona volta. Adesso sono io che dico: basta!

Bertolini: (Dal fondo. Pallido, capelli un po’ in disordine e col braccio destro ingessato) E anche io! Anche io dico: basta! Buongiorno don Raffaele, buongiorno a tutti.

Avv.Strumillo: Vi hanno rilasciato?

Ferdinando: Siete uscito?

Bertolini: Eh, lo so, a voi dispiace molto (a Strumillo) Il vostro amico è stato tanto buono, si è fatto in quattro

Ferdinando: E perché vi presentate in casa mia?

Bertolini: Voglio pregarvi di non pensare più a tutto quello che è successo ( entrano dalla destra e rimango in osservazione Concetta, Stella ED Erminia). Mi sono convinto che ho sbagliato, che i 4 milioni spettano a voi; questo è il biglietto… (lo porge a Ferdinando) Prendetelo, stracciatelo, regalatelo, fatene quello che volete, è vostro!

Ferdinando: E che c’entra! I numeri li avete giocati voi, la vincita è vostra.

Bertolini: Nooo, è vostra, perché vostro padre credeva di trovare voi in quella camera, tanto è vero che mi chiamò “Piccirì!!” Il biglietto è vostro.

Ferdinando: No, qui è presente don Raffaele, i 4 numeri sono il frutto della vostra fantasia.

Bertolini: Don Ferdinando, parliamoci seriamente. Don Raffaele, io non voglio morire… Io sono giovane, non voglio morire. Io il biglietto non lo voglio… I milioni non li voglio (poggia il biglietto sul tavolo)

Ferdinando: E io nemmeno

Avv.Strumillo: E chi se lo piglia?

Stella: (Interviene energicamente e con aggressività) Nessuno… Non lo piglia nessuno. Non lo vogliamo, tienilo tu, caro padre. Compra tanti fiori e mettili sotto la foto del nonno. Noi non abbiamo bisogno di milioni, non abbiamo la necessità di averli, perché noi siamo giovani… (si commuove) E tu non hai cuore… perché un padre che vede piangere la propria figlia, come ho pianto io, ha compassione per la sua creatura (piangendo) Và via, non ti voglio più bene sei…(Erminia le si avvicina e la conforta)

Concetta: Stella ha ragione. Sei cattivo, sei perverso, sei malvagio. Tu sei contento quando puoi torturare la gente. E se lo potessi fare con gli aghi e gli spilli, saresti felice. Ma non ti viene mai un mal di testa? Stai sempre bene in salute? E mettiti una ventina di giorni a letto con un po’ di febbre, almeno stiamo in pace tutti quanti. Santa fede di Dio, quest’uomo non cambia mai. Come si alza, così si corica, come si corica così si alza. Lui vede dei giovani che si vogliono bene, che hanno avuto la fortuna di stare bene anche finanziariamente, ma questo non gli va bene. Don Raffaele, capite, anche finanziariamente. Nossignore, si deve sposare solo chi dice lui… Quello l’uccide, quello lo scanna… è arrivato il 3 che gioca a coppe… Ferdinando, io non ce la faccio più… Hai capito? Fra non molto vado io in tribunale a fare la deposizione per farti pigliare a calci da tutti, anche dal presidente d’Italia. Che natura sbagliata, che essere animalesco. Ferdinando, mi stai proprio sulla pancia… Ferdinando sciò…sciò…sciò………..…Ferdinando sciò.

Agliatello: (Dalla sinistra con un grande vassoio di maccheroni fumanti. Osserva la scena, guarda con intenzione Margherita che lo segue recando a sua volta una salsiera ed una formaggiera e dice): Il pranzo è pronto!

Ferdinando: E annunzialo con allegria. Il pranzo è pronto. Come se avessi detto: Il carro funebre è sotto che aspetta…

Agliatello: (Ripetendo più allegro) Il pranzo è pronto.

Ferdinando: Don Raffaele, prendete posto e scusate se, in vostra presenza…

Don Raffaele: Niente, per carità.

Ferinando: (indicando un posto a tavola) Qua mettetevi qua (Don Raffaele si piazza in piedi dietro la sedia indicata da Don Ferdinando). Avvocato, dacché siete qua, fate penitenza anche voi.

Avv.Strumillo: Non vorrei disturbare

Ferdinando: Qua…(gli indica un altro posto)

Strumillo: (Si piazza come ha fatto Don Raffaele): Grazie

Ferdinando: Concetta siediti!

Concetta: Si che mi siedo. Mangiamo la schifezza che ha cucinato lui (si avvicina al tavolo indispettita) Ringrazia Dio che c’è Don Raffaele.

Ferdinando: (Si avvicina al gruppo Bertolini, Stella ed Erminia): Quando un giovane si innamora di una ragazza ed ha l’intenzione di sposarla parla con la mamma, ma anche con il padre, perché il padre non conta certamente come un manico di scopa… La passeggiata, l’appuntamento…(a Bertolini) Mia moglie dice che siete innamorato di mia figlia…

Bertolini: E voi non lo sapete?

Ferdinando: no, io non lo devo sapere, me lo dovete dire voi. Dunque, siete innamorato di Stella?

Bertolini: Sissignore.

Ferdinando: E io acconsento a questo matrimoni. E prendete posto (tutti seggono meno Stella, Erminia e Bertolini). Donna Erminia, sedete qua (indica un posto a tavola) c’è pure un posto per voi (Erminia siede. Margherita aggiunge un coperto) Voi Bertolini, sedete a quel tavolinetto assieme a Stella, perché a tavola staremmo stretti (Bertolini e Stella siedono al tavolinetto assieme. Margherita prepara per due) Dunque Agliatello, vieni qui facciamo le porzioni. Datemi i piatti (incomincia a fare le porzioni, poi prende il biglietto dal tavolo e mostrandolo dice): Voi siete tutti testimoni che il signor Mario Bertolini è venuto lui, spontaneamente a dirmi che si era sbagliato, che la vincita spettava a me e mi metteva a disposizione il biglietto. E’ vero? Io me lo piglio… mi ritiro i 4 milioni… e adesso me lo metto in tasca. Ora, dacché ho dato il consenso al matrimonio, mia figlia Stella porta al signor Mario Bertolini una dote di 4 milioni.

Stella: (Commossa) Papà

Ferdinando: (a Concetta) Dammi il tuo piatto (Concetta glielo porge; mentre si accinge a fare la porzione, di punto in bianco si ferma per seguire una sua idea. Piccola pausa) Bertolini, però ricordati che tu devi rendere felice Stella… Tu la devi voler molto bene, perché Stella è la mia vita.

Bertolini: Ma vi pare don Ferdinando ( e guarda con amore Stella)

Ferdinando: Stai attento, perché se no (mostra il ritratto del padre) Se no, dico due paroline a mio padre ( fa il segno come per dire: ti spedisco all’altro mondo).

(SIPARIO)