OCCHIALI NERI

OCCHIALI NERI

 

Atto unico di

Eduardo DE FILIPPO

 

Salvatore E non fare come al solito… Non fermarti dovunque a perdere tempo…

Ragazzo Perchè, qualche volta perdo tempo?

Salvatore Come se non ti conoscessi. Devi andare da Don Bastiano e gli devi dire proprio così: “Don Salvatore vi sta aspettando. Ieri era domenica, e va bene… ma neanche oggi ci siete andato! Deve chiamare un altro? I muratori hanno già finito di mettere l’impalcatura. Se non venite voi non possono continuare”. E fatti dire quanto mi fa pagare le mattonelle. Vai, io aspetto… Mi raccomando, il prezzo delle mattonelle… A quanto il centinaio.

Ragazzo Va bene, non vi preoccupate (come da lontano).

Rafele (alla signora Covelli) La signora adesso viene.

Covelli Grazie.

Maria (entra dalla comune) Signora Covelli, buongiorno.

Covelli Donna Maria bella… come state?

Maria Bene, grazie… State pure comoda… Scusatemi per il ritardo, ma mi sono fermata a comperare questa lana. Guardatela e ditemi se vi piace.

Covelli Bella, bella veramente. E che bella qualità…

Maria E sentite anche com’è morbida.

Covelli Magnifica… E com’è calda… Mi sembra il mio gatto.

Maria A 900 lire l’oncia. È un po’ cara… ma io ho perduto un golf che era la mia passione e me lo voglio rifare.

Covelli Che mi dite donna Maria… Anch’io ho perduto una giacca di lana ritorta che mi ero fatta io stessa! Già, perduta: quella me l’hanno rubata! Dovete sapere che io ho una ragazza che mi fa i servizi a casa… sapete, due piatti… la mappina. La sera la mando a casa sua…Capirete, ho mio nipote con me… è giovanotto, non si sa mai… Nessuno me lo leva dalla testa che quella, in un momento di disattenzione, o con un fagottino, o sotto la gonna, s’è fumata la giacca mia. E pure io adesso me la voglio rifare: ho visto certa lana viola… ma non è proprio viola… va nel San Giacchino… Appena avrò un po’ di disponibilità, me la piglio…

Maria Rafele!

Rafele Comandi.

Maria Il signorino dov’è?

Rafele È uscito con la signorina Assunta, come al solito. Sono usciti quasi un’ora fa. Si saranno fatti la passeggiata vicino al mare; adesso, se li volete trovare, sono dentro la masseria sotto l’albero di mandorle… Volete che li vado a chiamare?

Maria No, grazie. Lascia stare.

Covelli A proposito, come sta Don Mario?

Maria Bene!… Certo, come può stare lui. Per fortuna che avevamo questa casa della buon’anima di papà…. Lui, qua, si sente felice… Ci siamo cresciuti in questa villa. Papà, ogni anno, ci portava a villeggiare qua. E che vi posso dire, Mario non se ne vuole staccare… Ormai è un anno e mezzo. Dopo 5, 6 mesi che tornò dall’Africa Settentrionale, cominciò a dire che a Napoli si sentiva solo, triste…Infatti, qua, per lui, è un grande conforto. Conosce ogni angolo della casa, ogni camera è un ricordo d’infanzia… tant’è vero che cammina tranquillo… pure da solo… per il giardino… per la masseria…

Covelli Sicchè, a Napoli non avete intenzione di tornare?

Maria Per ora no. E, vi dico la verità, fa piacere anche a me. Siamo io e mio fratello solamente. Sono vedova… a chi devo dar conto?…In fondo Mario una cosa giusta la dice: qua ritroviamo un poco di quella che è stata la nostra vita passata. Signora mia: questa guerra ci ha sconvolti. Io non ce la faccio più a vedere la gente! Dovunque vi voltate trovate guai. Certe volte mi vergogno di raccontare i miei perchè mi sembrano sempre inferiori a quelli degli altri

Covelli E non è finita signora cara… Io sono pessimista, tant’è vero che mio nipote dice che sono iettatrice… tutti questi moti politici… i comunisti… a me quelli fanno paura…

Rafele Perchè, sentiamo… Che vi hanno fatto i comunisti?

Covelli Perchè, tu sei comunista?

Rafele Voi non ve ne incaricate… Esprimete la vostra idea, il vostro giudizio. Se io sono o non sono comunista, ve lo dico dopo.

Covelli Eh già, tu poi ti credi che io sono tanto stupida da parlare.

Rafele Ecco! Questa è la carognaggine che si è formata nella mente umana: la paura. Voi allora vi mettete paura dei fascisti, vi mettete paura dei liberali, vi mettete paura dei democristiani… E voi campate di palpiti. Dovete camminare sempre con le medicine appresso.

Covelli Io mi faccio i fatti miei, non mi voglio interessare di cose, la politica non mi riguarda.

Rafele Allora non vi dovete lamentare dei vent’anni di fascismo.

Covelli Io non mi sono mai lamentata.

Rafele Brava. Allora sei fascista… Molto bene. Segneremo… terremo presente…

Covelli Io non sono niente, hai capito? (con voce di pianto) Sono una povera donna e non voglio essere mischiata in queste faccende. E finiscila! Maria, se non la finisce, io qua non ci vengo più.

Maria Rafele, statti al posto tuo!

Rafele Io ho scherzato, non vi preoccupate.

Covelli E io non voglio scherzare. Preparami la frutta che me la piglio e me ne vado. Cose da pazzi!

Rafele Sei fascista o comunista?

Covelli E tu che sei, fammi sentire?

Rafele Io sono vecchio… Ma se fossi giovane, con l’esperienza che ho, mi farei prete. Così voi verreste a confessarvi da me… ed io appurerei con certezza se sei fascista o comunista. (ed esce per la comune)

Covelli Eeeh spiritoso! Voi direte bene donna Maria, ma io, con tutto che sono del paese, l’inverno qua non lo passerei.

Maria Ma, non è detto che ci dobbiamo rimanere. Oggi viene il dottore; se abbiamo la grazia che Mario sta bene, sono sicura che lui stesso troverà più giusto di tornarcene a Napoli.

Covelli Ma il dottore via ha dato buone speranze?

Maria Dice che è sicuro. Dopo due anni di cure, non vi dico quello che ci è costato… dice che con 99 probabilità su 100 Mario riacquisterà la vista.

Covelli Lasciamo fare Iddio, donna Maria.

Rafele (entra per la comune) Signora, sono venuti il dottore e l’assistente.

Maria Falli attendere un attimo.

Covelli Allora io vi lascio… (si alza)

Rafele Il paniere con la frutta sta fuori. Le pesche sono grandi così…

Covelli Poi facciamo i conti. (a Maria) E tanti auguri. Voi sapete se sono sinceri. Si può dire che l’ho visto nascere, a vostro fratello.

Maria Grazie… e buona giornata.

Rafele Prego, signora fascista.

Covelli Se non la finisci ti do uno schiaffone e buonanotte. Non sono fascista!

Rafele E non facevate la fiduciaria sul gruppo?

Covelli Ero in buona fede. Adesso non lo sono più.

Rafele Allora siete comunista?

Covelli Sono vecchia. Ma se fossi giovane mi farei monaca così potrei sapere tu, prete, come la pensi. (esce per la comune)

Maria (tono scherzoso) Non la vuoi finire eh?…Lasciala stare. Fai entrare il dottore, piuttosto.

Rafele Entrate, prego.

(scambio di saluti e strette di mano)

Dottore Donna Maria, buongiorno.

Assistente Signora…

Maria Buongiorno. Prego accomodatevi… (siedono) Gradite qualcosa da bere?

Dottore Non vorremmo disturbare…

Maria Ma no, nessun disturbo… Ho del the freddo, del caffè, delle bibite…

Dottore Del the freddo, grazie.

Assistente Anche per me, grazie.

Maria Rafele?

Rafele (scocciato) Comandi.

Maria Porta del the freddo per i signori…e fai presto.

(Rafele esce per l’uscita opposta alla comune)

Maria Dottò, allora vogliamo vedere oggi se l’esperimento è riuscito?

Dottore Io credo non sia il caso di rimandare… Ci togliamo il pensiero.

Maria Ma… capite?

Dottore Donna Maria, guardate…questo è un passo che dobbiamo fare. Io, appunto questo dicevo al mio assistente, sono ottimista. L’ho curato come se fosse stato un mio fratello. E lui, devo dire la verità, è stato paziente e non ha trascurato niente. Ha osservato scrupolosamente il tenore di vita che gli ho imposto, tutte le mie prescrizioni… Una volontà di guarire veramente commovente. Non vorrei sbagliarmi, ma sono convinto che vostro fratello riacquisterà la vista.

(Maria chiede conferma con lo sguardo all’assistente)

Assistente Sì, signora. Non c’è dubbio sull’esito.

Maria E allora… che vi devo dire… lo vado a chiamare?

Dottore Sì, chiamatelo. (Maria si dirige verso l’uscita opposta alla comune) Gli occhiali neri, li avete comprati?

Maria Dottore, veramente… Non li ho voluti comprare per buon augurio. Voi mi avete detto che se Mario, dopo l’esperimento, avesse riacquistato la vista, per un anno o due avrebbe dovuto portare gli occhiali neri… Se dovessero servire, speriamo, allora li compro.

Dottore Ho capito: un po’ di scaramanzia…

Maria Sapete com’è… dottore. Con permesso…

(Maria esce per l’uscita opposta alla comune e, dalla stessa, entra Rafele per servire il the e, a sua volta, esce)

Assistente Professore, vi volevo chiedere un piacere.

Dottore Di che si tratta?

Assistente Stasera sono di guardia.

Dottore E allora?

Assistente E sono sempre di guardia io?

Dottore Perchè sempre tu? Non fate i turni?

Assistente Noi siamo tre assistenti… Di Salvo sta sempre malato e beato chi assiste lui… è una settimana che non si fa vedere… Chiariello ieri sera mi ha chiesto di rimpiazzarlo ed io ho fatto il turno suo… Stasera sarebbe il turno mio, ma non sarebbe più giusto che ci metteste a Chiariello? Siccome ho conosciuto una ragazza…

Dottore Un’altra ragazza? Figlio mio, tu ti devi decidere: o fai il medico o il conquistatore.

Assistente Giusto. Ma io vedete… dico che è meglio fare l’uno e l’altro. Non è detto che, perchè uno fa il medico, deve fare il voto di castità. E poi, io lo farei pure… ma professore mio, queste ragazze di adesso, sono una più “bbona” dell’altra… Dovete sapere che io ho una nipote… una nipote di secondo grado… Io non la conoscevo nemmeno… mi è arrivata da Roma…

Dottore E che è, una ricotta?

Assistente Altro che ricotta, professore… Quella è burro di Sorrento!… Ve la vorrei far vedere… Ma quant’è bbona non lo potete credere… Non puoi stare tranquillo. Tu non esci? E quelle ti arrivano dentro casa. Tant’è vero che io adesso me ne esco la mattina e mi ritiro la sera, perchè quando la vedo, che vi devo dire, mi viene un tremito per tutto il corpo e mi passa solo se mi faccio una bella doccia fredda…

Dottore Ma allora me la devi far conoscere!

Assistente Quella è piccola… E io perciò esco… Se no mi sarei già barricato in casa. Si chiama Giuseppina. Mmmmhh!… Io, con quella chiuso dentro, mi sentirei di fare le tre guerre puniche…

Maria Dottore, arriva Mario.

(Mario entra per l’entrata opposta alla comune, guidato da Assunta. Il dottore, l’assistente e Maria gli vanno incontro)

Mario Buongiorno, dottore.

Dottore Caro Mario. (ad Assunta) Buongiorno signorina.

(Durante le battute del dottore con Assunta, Maria guida Mario fino al divano, lo aiuta a sedersi e rimane vicino a lui)

Assunta Buongiorno. Dottore, ho portato gli occhiali neri. Me ne sono ricordata io. (Porge gli occhiali al dottore e si mette vicina a Mario)

(Il dottore e Maria si guardano)

Dottore Molto bene.

Mario Sicchè, dottore, vogliamo vedere se questo esperimento è riuscito?

Dottore Se sei disposto…

Mario Come no. Anzi, vi volevo pregare di fare presto, così ci togliamo il pensiero.

(Tra i presenti in scena si intavola una discussione pacata durante la quale il dottore e l’assistente si preparano aiutati da Assunta)

Maria Eh… che cosa ha combinato questa guerra…

Dottore Squilibri dappertutto, signora mia. E per mettere le cose a posto ce ne vorrà…

Assistente Se gli alleati ci daranno una mano…

Maria Certamente! È pure interesse loro, mi pare…

Dottore Proprio così…

Assistente La situazione è pittata.

Dottore Dunque, siedi qua! Oh, guardate che bisogna chiudere tutte le porte, e specialmente quella del terrazzo; bisogna creare una penombra.

(Maria e Assunta si dirigono in direzioni diverse, ma ritornano ai loro posti quando Mario prende la parola)

Mario Aspettate, dottore. Questo momento, voi lo capite, per me è troppo importante. Con tutto che col mio carattere sono riuscito ad aggiustare la mia vita pure da cieco… sono 29 mesi oramai… e poi, anche se non avessi avuto il carattere che ho… piglia gli occhi e falli ballare. Non vi nascondo, però, che una certa emozione… Voi capite che questa benda nera è una speranza, ma quando non ci sarà più nemmeno la benda nera… Ad ogni modo, con un poco di buona volontà si può fare a meno anche degli occhi. Ora non si tratta più di prendere dei provvedimenti, caso mai non ci dovessi vedere più… il problema è un altro: se ci vedo! Questo problema riguarda me e Assunta. Perciò vi volevo pregare, se mi lasciate solo con lei cinque minuti prima… mi fate molto piacere.

Dottore Benissimo. Donna Maria, lasciamoli soli.

Mario … Assunta, se ne sono andati?… Bene siediti di fronte a me. Tu che speranza hai?

Assunta Buona, magnifica. Sono sicura che ci vedrai un’altra volta, come prima, come quando partisti per la guerra.

Mario Perciò hai portato gli occhiali neri… perchè sei sicura che la vista mi torna.

Assunta Certo, il dottore me lo ha detto: state tranquilla, la vista ritornerà.

Mario State tranquilla… Te lo disse lui o glie lo chiedesti tu?

Assunta Glie lo chiesi io. Capirai, è una cosa che mi sta molto a cuore.

Mario Già… E l’idea per esempio, che so… che io dovessi rimanere cieco?

Assunta Non lo dire nemmeno per scherzo. Perchè vuoi fare questo cattivo augurio?

Mario Cattivo augurio? E che è stata una malattia… un infortunio? Io, gli occhi, li ho persi in guerra.

Assunta Ma, non capisco… o la guerra, o un’altra cosa… non è lo stesso?

Mario No, non è lo stesso. I ciechi dell’altra guerra si chiamavano mutilati.

Assunta E anche adesso…

Mario No, adesso sono ciechi. Stammi a sentire, Assunta: noi eravamo fidanzati quando io partii per la guerra. Tu mi hai aspettato. Quando sono tornato… così… la stessa promessa che ci eravamo scambiati, hai cercato, con tutte le tue forze, di mantenerla. Mi sei stata vicina, mi hai fatto compagnia, non so quanti libri mi hai letto… ed io ti ringrazio, te ne sarò sempre riconoscente… ma nel tuo cuore c’è sempre una speranza: che io torno a vedere un’altra volta.

Assunta Ma è naturale.

Mario E non ci dovrebbe essere. Guarda, per te dovrebbe essere lo stesso: con gli occhi o senza gli occhi. Che dici?

Assunta Quello che dici tu.

Mario Se l’esperimento non riesce? Se rimango cieco?

Assunta Ma no. Io sono sicura che andrà tutto bene.

Mario Ma perchè non rispondi? Se io rimango cieco, tu mi sposi con lo stesso piacere? … Rispondi presto, Assunta… Io non ti vedo, non posso vedere l’espressione del tuo volto. Mi sposi con lo stesso piacere?

Assunta (Con poca convinzione) Sì.

Mario Va bene, chiama il dottore.

Assunta Dottore, Maria, venite.

Dottore Siamo pronti? Beh, chiudiamo le porte… Non aprire gli occhi subito… Ecco… adesso… piano, piano…

Mario Sì, grazie dotto’. Ci vedo!

Maria (Abbracciandolo) Mario!!!

(Scena d’entusiasmo, in modo che venga evidenziato l’atteggiamento scostante, quasi infastidito, di Mario)

Mario Ma sapete come vedo? Come se venissi dalla luce forte…

Assunta Hai visto? Che ti dicevo?

Dottore Ora non devi commettere imprudenze… Gli occhiali neri dove sono?

Assunta Qua dottore.

Dottore Questi non li devi lasciare mai.

Mario Grazie.

Dottore (Ad Assunta)Che vi dicevo? Sono veramente contento.

Assunta Dottore, si può aprire?

Dottore No, questa è la raccomandazione. Per un mese, un mese e mezzo, la luce forte non la deve vedere. Deve vivere in penombra… Donna Maria, che mi dite?

Maria Grazie… Dottore!

Dottore Io me ne vado. Domani ci vediamo ancora. Mario, arrivederci; e ricordati di accendere un cero a San Gennaro…

Mario Proprio così…

Dottore Non mi trattengo perchè ho altre visite importanti da fare e poi è più giusto che vi lasciamo soli. (All’Assistente) Andiamo!

Assistente Vengo. Buongiorno a tutti e ancora complimenti.

Assunta Hai visto che era come dicevo io? Ma io me lo sentivo. Adesso, però, devi stare tranquillo come ha detto il dottore e poi cominciamo a uscire un’altra volta come prima.

Mario Già, come prima…

Maria Devo dire grazie anche a te, Assunta, ti sei sacrificata tanto. Meno male che adesso è finita. Non rimane altro che fissare la data del matrimonio: vi sposate e vi sistemate una volta per tutte.

Mario Eh no… Mi dispiace, ma io ti devo confessare la mia vera intenzione. Chiamatela vigliaccheria, come volete voi… Assu’, io non ti posso sposare.

Maria (Incredula) Mario, che stai dicendo!

Mario Mari’, io ci vedo. E tu non sai che vuol dire passare dalla oscurità alla luce. È la vita! E non la voglio perdere. Voglio vivere. Dopo guai, guerre, pensieri… preoccupazioni… ti dico francamente che non me la sento di affrontare il matrimonio. Sì, lo so, sono un egoista. Se fossi rimasto cieco, allora…

Assunta Ti potevi servire dell’accompagnatrice.

Mario Proprio così. Invece…

Maria Assunta… Non so cosa dirti…

Assunta No, non dire niente… Se vuole così… Sono contenta dell’esito… Arrivederci Maria… Auguri, Mario…

Maria Assunta, dove vai, vieni qua… (le corre dietro). Mario, ma cos’è successo? Perchè ti sei comportato così?

Mario Perchè non volevo l’elemosina da nessuno. Maria, io le ho parlato prima. Ho capito che se rimanevo cieco mi avrebbe sposato per beneficenza, non per orgoglio. La beneficenza la facesse ad un altro. Mari’, fino all’ultimo ho sperato che mi tornasse la vista. E, se non mi fosse tornata, forse quello che ho detto io a lei, me lo diceva lei a me. Senti a me, dopo il matrimonio chissà quante volte mi avrebbe rinfacciato che avevo perduto gli occhi inutilmente, che chi me l’aveva fatto fare, che potevo benissimo imboscarmi. Non avrebbe avuto per me quella fierezza, quell’orgoglio che ha la potenza di sostenere la rinuncia. A tavola, quando ci saremmo seduti per mangiare, mi avrebbe dato l’impressione di sentirmi seduto alla tavola dei poveri. Meglio così. Non hai visto con quanto entusiasmo ha portato gli occhiali neri? Tu no, tu non sei andata a comprarli, perchè sei mia sorella. Perchè per te, con gli occhi o senza gli occhi, sono sempre tuo fratello.

Maria Va bene, ma questo se l’esperimento non fosse riuscito.

Mario Mari’, io non ci vedo…

Maria No?!

Mario Non ci vedo, Mari’… E mi fa piacere, perchè la beneficenza l’ho fatta io.

Maria Mario!!!

Mario Non ti prendere collera. Dopo due anni mi sono abituato. La mia vita me la sono aggiustata come piace a me. Di notte ci vedo… quando dormo. Nel sogno vedo il mondo come lo voglio io, la gente come piace a me. E mi fa pena la gente che ci vede, perchè la notte si corica stanca e non può sognare niente. E allora, nessuno me lo toglie dalla mente, siccome di notte ci vedo, di giorno mi pare come se gli altri fossero tutti ciechi. E vorrei una cosa sola… che vedessero di giorno tale e quale io vedo di notte. (Urtando la lana) Che cos’è?

Maria (Triste) Lana per un golf.

Mario Di che colore?

Maria (Pausa) Celeste.

Mario Come il cielo nostro?

Maria No, il cielo nostro è un poco più chiaro.

Mario È una matassa?

Maria Sì.

Mario Te la tengo io.

Ragazzo Don Salvatore…

Salvatore Sei andato?

Ragazzo Ha detto che fra mezz’ora viene qua.

Salvatore E il prezzo delle mattonelle?

Ragazzo Non me l’ha voluto dire. Ve lo dice lui stesso quando viene…

FINE