Assassinio nella cattedrale

Stampa questo copione

ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE

SACRA RAPPRESENTAZIONE IN DUE PARTI

E UN INTERLUDIO

di Thomas Stearns Eliot

Rappresentata per la prima, volta

al Festival di Canterbury nel giugno 1933.


PERSONAGGI

Un coro di donne di Canterbury

Tre sacerdoti della Cattedrale

Un araldo

l’arcivescovo tommaso becket

Quattro tentatori

servi


PARTE PRIMA

La scena rappresenta l'Arcivescovado, 2 dicembre 1170.   ;

CORO                         Restiamo qui, presso la cattedrale.

Attendiamo qui.

Siamo trascinate dal pericolo?

E' il senso di sicurezza che trascina i nostri piedi

verso la cattedrale?

Quale pericolo può esserci per noi,

povere donne di Canterbury?

Quale tribolazione, con cui non siamo già familiari?

Non c'è nessun pericolo per noi

e non c'è sicurezza nella cattedrale:

Ma un vago presagio di un atto che i nostri occhi

sono costretti a testimoniare,

ha forzato i nostri piedi verso la cattedrale.

Noi siamo forzate a rendere testimonianza.

Da quando l'ottobre d'oro declinò nel fosco novembre,

e le mele furono raccolte e riposte,

e la terra divenne tutta sterpi irti di morte

in una distesa d'acqua fangosa,

l'Anno novello attende, respira, attende,

bisbiglia nel 1'oscurita.

Mentre il villano si toglie con un calcio

la scarpa fangosa e stende la mano sul fuoco,

l'Anno novello attende, il destino attende l'Avvento.

Chi ha steso la nano sul fuoco rammentando i Santi

a Ognissanti, rammentando i Martiri

e i Santi che attendono?

E chi stenderà la mano sul fuoco,

e rinnegherà il suo Signore?

Sette anni e l'estate è trascorsa.

Sette anni, da che l'Arcivescovo ci lasciò,

lui, che fu sempre buono con il suo popolo.

Ma non sarebbe bene se tornasse.

Governi il re o governino i baroni,

abbiamo sofferto diverse oppressioni,

ma quasi sempre ci lasciano alle nostre faccende,

e .siamo contente se ci lasciano sole.

Cerchiano di tenere in ordine la casa,

 il mercante, cauto e circospetto, cerca di raccogliere

un po' di fortuna,

e il contadino, si china sul suo pezzo di terra,

color della terra il suo colore,

preferendo passare inosservato

Ma ora io temo che vengano turbate le quiete stagioni :

verrà l'inverno portando la morte dal mare,

una primavera rovinosa batterà alla nostre porte,

un'estate disastrosa brucerà il letto dei nostri fiumi

e i poveri dovranno attendere che un altro ottobre

languisca.

Perchè dovrebbe l'estate recar consolazione

per i fuochi dell'autunno e le nebbie dell'inverno?

Che cosa faremo nell'afa dell'estate

se non attendere in orti desolati un altro ottobre?

Ci sovrasta qualche malanno.

Noi attendiamo, attendiamo

e i Santi e i Martiri attendono per coloro

che saranno Martiri e Santi.

Il destino attende nella mano di Dio,

Lui che da forma a ciò che è ancora informe:

io ho visto queste cose in un dardo di luce di sole.

Il destino attende nella mano di Dio

non nelle mani degli uomini di stato:

costoro, chi bene  chi male, fanno piani e progetti,

mentre i loro scopi mutano nelle loro mani

secondo la trama del tempo.

Vieni, felice dicembre,

chi ti celebrerà, chi ti preserverà?

Nascerà di nuovo il Figlio dell'Uomo

nel giaciglio di scherno?

Per noi, le povere donne, non c'è l'azione

ma solo l'attendere e il rendere testimonianza.


(Entrano i sacerdoti).

primo sacerdote -                Sette anni e l'estate è trascorsa, 5  anni, da che ci lasciò l'Arcivescovo.

secondo sacerdote -           Che fa l'Arcivescovo, e il nostro Sovrano Signore il Papa Col Re testardo e con il  Re  francese In incessante intrigo, in combinazioni, In conferenze, in incontri accettati, incontri rifiutati, Incontri non terminati o interminabili In un luogo o nell'altro della Francia?

terzo sacerdote -                Non vedo proprio nulla di conclusivo

nell'arte del governo temporale,

Se non violenza, duplicità e frequente malversazione.

Comanda il  Re  o comandano i baroni :

II forte con la forza e il debole col capriccio.

Essi hanno una sola legge afferrare il potere e

tenerlo,

Il forte può manovrare la cupidigia e la voglia

degli altri,

Il debole è divorato dalle proprie.

primo sacerdote -                Non dovranno queste cose aver termine

Fin che i poveri al portale

Avranno dimenticato il loro amico, il loro Padre in

Dio, avranno dimenticato

Che avevano un amico?

(Entra /'araldo.)

araldo -                                 Servi di Dio, e custodi del tempio,

Son qui per informarvi, senza circonlocuzioni:

L'Arcivescovo è in Inghilterra, appena fuori città.

Fui mandato innanzi in fretta

Per darvi la nuova della sua venuta, cosi, come fu

possibile,

Sicché vi prepariate ad incontrarlo.

primo sacerdote -                Che i L'esilio è terminato, il nostro

Signor Arcivescovo si è

Riunito al  Re ? Quale conciliazione

Fra due uomini orgogliosi?

terzo sacerdote -                Quale pace potrà

Sorgere fra l'incudine e il martello?

secondo sacerdote -           Di'

Son terminate le vecchie querele, è abbattuto quel

muro d'orgoglio

Che li separava? È pace o guerra?

primo sacerdote -                Viene

In piena sicurezza, o fiducioso soltanto

Nel potere di Roma, nella legge spirituale,

Nella garanzia del diritto, nell'amore del popolo?

araldo -                                 Avete ragione d'esprimere una certa incredulità.

Egli viene con orgoglio e con dolore, proclamando

tutti i suoi diritti,

Rassicurato, senza dubbio, dalla devozione del popolo,

Che lo riceve con scene di frenetico entusiasmo,

E, schierato sulla strada, distende i mantelli per terra,

Spargendo nella via le foglie e i tardi fiori della stagione.

Le strade della città saranno gremite da soffocare,

E il suo cavallo, penso, verrà privato della coda,

Della quale ogni singolo pelo diventa una preziosa reliquia.

È in accordo completo col Papa, e con il  Re  di Francia,

Che sarebbe ben contento di tenerlo nel suo regno :

Ma quanto al nostro  Re , la cosa è ben diversa.

primo sacerdote -                Ma dunque, è guerra o è pace ?

araldo -                                 Pace, ma non il bacio di pace.

Una cosa rabberciata, se volete sapere la mia opinione.

Se la volete sapere, penso che il Signor Arcivescovo

Non sia uomo che accarezzi illusioni,

O che attenui la più piccola delle sue pretese.

Se volete sapere la mia opinione, io penso che codesta

pace

Non assomiglia, no, a una fine, e neppure a un inizio.

È noto a tutti che quando l'Arcivescovo

Si partì dal  Re , disse al  Re ,

Mio Signore, disse, io vi lascio come uno

Che in questa vita non vedrò mai più.

Lo so, ve l'assicuro, da una fonte autorevolissima ;

Vi sono diverse opinioni su quanto intendesse dire,

Ma nessuno lo considera un pronostico felice.

(Esce.)

primo sacerdote -                Ho timore per l'Arcivescovo, ho timore per la Chiesa,

So che l'orgoglio, nato da subitanea prosperità,

Venne reso ancor più valido dall'amara avversità.

Lo vidi Cancelliere, adulato dal  Re .

Amato e temuto dai cortigiani, nella loro maniera insolente,

Disprezzato e sprezzante, sempre isolato,

Mai come uno di loro, sempre malsicuro ;

II suo orgoglio si pasceva sempre delle sue proprie

virtù.

L'orgoglio attingeva alimento dall'imparzialità,

L'orgoglio attingeva alimento dalla generosità,

Detestando il potere concesso per procura temporale,

Bramando d'essere soggetto soltanto a Dio.

Se il  Re  fosse stato più grande, o se lui fosse stato più

debole,

Le cose sarebbero forse andate diversamente per

Tommaso.

secondo sacerdote -           Ma il nostro signore è tornato. Il

nostro signore è venuto indietro ancora fra i suoi.

Ne abbiamo avuto abbastanza d'attendere, da Dicembre

a tetro Dicembre.

Ci starà l'Arcivescovo a capo, e scaccerà lo sgomento

ed il dubbio.

Ci dirà ciò che avremo da fare, ci darà ordini, c'istruirà.

Il nostro Signore è in completo accordo col Papa, e

anche con il  Re  di Francia-

Possiamo appoggiarci a una roccia, possiamo sentire

un sicuro sostegno

Contro il perpetuo fluttuare dell'equilibrio delle forze

fra i baroni e i possidenti di terre.

La roccia di Dio è sotto i nostri piedi. Andiamo a

incontrare l'Arcivescovo con cordiali azioni di grazie :

II nostro signore, il nostro Arcivescovo torna.

E quando l'Arcivescovo ritorna

I nostri dubbi vengono dispersi.

Gioiamo adunque,

io dico gioiamo, e mostriamo un lieto viso per dargli

il benvenuto.

Io sono tutto dell'Arcivescovo.

Diamo il benvenuto all'Arcivescovo !

terzo sacerdote -                Per il bene o per il male, giri la ruota.

La ruota è stata immota, per sette anni, e inutilizzata.

Per il male o per il bene, giri la ruota.

Poiché chi sa dove finisce il bene ed il male?

Finché le macine s'arresteranno

E la porta sarà chiusa sulla strada,

E tutte le figlie della musica saranno umiliate.

CORO                                     Non è qui la città perenne,

non è qui permanente dimora.

Cattivo il vento, cattivo il tempo,

incerto il guadagno, il danno certo.

Oh, tarda, tarda, tarda è l'ora,

tardo, troppo tardo e putrefatto è l'anno;

Cattivo il vento, amaro il mare e grigio il cielo,

grigio, grigio, grigio.

Oh Tommaso Arcivescovo, ritorna, ritorna in Francia,

ritorna. Subito. Quietamente.

Lasciaci morire in pace.

Tu vieni con l'applauso, vieni con il giubilo,

ma vieni portando la morte a Canterbury:

sulla casa una condanna, su tè stesso una condanna,

sopra il mondo una condanna.

Noi non vogliamo che accada niente.

Per sette anni siamo vissute in quiete,

riuscendo a passare inosservate,

vivendo e quasi vivendo.

Vi furono lusso e oppressione,

vi furono licenze e miseria,

vi fu meschina ingiustizia.

Però noi abbiamo continuato a vivere,

vivendo e in parte vivendo.

Talvolta mancò il grano,

talvolta il raccolto è buono,

un anno è un anno di pioggia,

un altro è un anno di siccità,

un anno le mele sono abbondanti,

un altr'anno le prugne ci mancano,

però abbiamo continuato a vivere,

vivendo e in parte vivendo.

Abbiamo osservato le feste, ascoltato le messe,

abbiamo fatto fermentare le mele e il sidro,

raccolto la legna incontro all'inverno,

fatto chiacchiere all'angolo del focolare,

chiacchiere agli angoli delle strade,

chiacchiere non sempre bisbigliate,

vivendo e in parte vivendo.

Abbiamo veduto nascite, morti e matrimoni,

abbiamo avuto diversi scandali,

siamo state afflitte da tasse-

Abbiamo riso ed abbiamo ciarlato,

molte ragazze sono scomparse,

inspiegabilmente, ma qualcuna non c'è riuscita-

Abbiamo avuto tutte i nostri privati terrori,

le nostre ombre particolari, i nostri segreti timori

Ma ora è sopra di noi un grande timore,

un timore non di una, ma di molte,

un timore come la nascita e la morte

quando vediamo la nascita e la morte sole,

in un vuoto a parte.

Noi siamo atterrite da un timore

che non ci è dato di conoscere,

che non possiamo affrontare,

che nessuno comprende;

noistesse siamo perdute

in uno spavento finale che nessuno comprende.

O Tommaso signore nostro, lasciaci

e lasciaci vivere nella nostra umile e cupa

cornice d'esistenza, lasciaci;

non chiederci di sottometterci alla condanna sulla casa,

alla condanna sull'Arcivescovo,

alla condanna sul mondo.

Arcivescovo, sicuro e rassicurato nel tuo destino,

impavido tra le ombre,

comprendi tu che ciò che chiedi,

comprendi ciò che significa, per la piccola gente

trascinata nella trama del destino,

per la piccola gente che vive tra piccole cose,

la condanna del suo signore,

la condanna del mondo?

O Tommaso Arcivescovo, lasciaci, lasciaci,

lascia l'accigliata Dover

e fa vela per la Francia.

Tommaso, nostro Arcivescovo,

anche in Francia  nostro Arcivescovo,

stendi la bianca vela tra il cielo grigio

e il mare amaro,

e lasciaci, lasciaci, per la Francia.

secondo sacerdote -           Che modo di parlare in tale circostanza !

Voi siete donne sciocche, immodeste e ciarlone.

Non sapete che il buon Arcivescovo

Può arrivare da un momento all'altro?

Nelle strade le folle batteranno le mani, acclameranno,

E voi seguitate a gracidare come rane sulle chiome

degli alberi :

Ma le rane almeno si possono cuocere e mangiare.

Di qualunque cosa siate spaventate, nella vostra

pavida apprensione,

Lasciate che almeno vi chieda di mostrare facce contente,

E di dare un cordiale benvenuto al nostro buon

Arcivescovo.

(Entra tommaso.)

tommaso -                              Pace. Lasciatele, nella loro esaltazione.

Esse parlano meglio di quanto non sappiano, e al di

là della vostra comprensione.

Esse sanno e non sanno, che cosa sia l'azione o il soffrire.

Esse sanno e non sanno, che l'agire è soffrire

E il soffrire azione. Ne colui che agisce soffre

Ne il .paziente fa. Ma sono entrambi fìssi

In un'eterna azione, in un'eterna pazienza

Alla quale tutti debbono consentire perché sia voluta

E che tutti debbono soffrire per poterla volere,

Onde sussista la trama, poiché la trama è azione

E sofferenza, e la ruota possa volgersi e pure

Stare per sempre immota.

secondo sacerdote - O mio Signore, perdonatemi, io

non vi vidi arrivare,

Preoccupato dal ciarlare di queste donne sciocche.

Perdonateci, mio Signore, avreste avuto un

benvenuto migliore

Se ci fossimo preparati prima all'evento.

Ma vostra Signoria sa che sette anni d'attesa,

Sette anni di preghiera, sette anni di mancanza,

Hanno preparato i nostri cuori alla vostra venuta

Meglio che non sette giorni avessero potuto preparare

Canterbury.

Tuttavia, farò porre i fuochi in tutte le vostre stanze

Per tener lontano il gelo del nostro Dicembre inglese,

Che ora vostra Signoria è avvezza a un clima migliore.

Vostra Signoria troverà le camere in ordine come le lasciò.

tommaso -                  E farò in modo di lasciarle in ordine come le troverò.

Son più che grato per tutte le vostre gentili attenzioni.

Queste son cose di poco momento. Poco riposo in Canterbury

Con intorno nemici bramosi senza posa.

Vescovi ribelli, York, Londra, Salisbury,

Avrebbero voluto intercettare le nostre lettere,

Riempire le coste di spie e mandare ad incontrarmi

Gente che mi porta amarissimo odio. .

Informato per grazia di Dio dei loro calcoli

Mandai le mie lettere in un giorno diverso,

Ebbi una bella traversata, trovai a Sandwich

Broc, Warenne, e lo Sceriffo del Kent,

Gente che aveva giurato di spiccarmi il capo.

Solo Giovanni, il decano di Salisbury,

Temendo per l'onore del  Re , ammonendo contro il

tradimento,

Fece loro tenere le mani a posto. Cosi per ora

Siamo senza molestie.

primo sacerdote -    Ma v'inseguono ?

tommaso -                  Per breve tempo il falco affamato

Soltanto si leverà, si librerà, abbassandosi in cerchi,

Attendendo una scusa, un pretesto, un'occasione.

La fine sarà semplice, sùbita, data da Dio.

Intanto la sostanza del nostro primo atto

Saranno ombre, e la contesa con le ombre.

Più opprimente l'intervallo della consumazione.

Tutte le cose preparano l'evento. Guardate.

(Entra il primo tentatore.)

primo tentatore -    Come vedete, mio Signore, non m'indugio in cerimonie :

Sono giunto qui, scordando ogni acrimonia,

Sperando che la vostra presente gravita

Avrà una scusa per la mia umile leggerezza

Nel ricordo di tutto il buon tempo passato.

Vostra Signoria non vorrà disprezzare un vecchio amico

non più favorito?

Vecchio Tom, gaio Tom, Becket di Londra,

Vostra Signoria non dimenticherà quella sera sul fiume

Quando il  Re , e voi ed io eravamo insieme amici?

L'amicizia dovrebb'essere più forte del lacerante

potere del morso del tempo.

Che ! Mio Signore, ora che voi riacquistate

Favore presso il  Re , dovremo dunque dire che l'estate

è finita

O che il tempo dell'allegria non può durare?

Suono di flauti per i campi, viole nella sala,

Riso e fiori di melo galleggianti sopra l'acqua,

Canti al cader della notte, sussurri nelle camere,

Fuochi che divorano il rigore dell'inverno,

Ingoiando la tenebra, con arguzia e vino e sapienza !

Ora che il  Re  e voi siete in buona amicizia,

Chierici e laici possono tornare a gaiezza,

L'allegria e la giocondità possono andare senza cautela.

tommaso -                  Voi parlate di stagioni che sono passate. Io

non ricordo ciò che è degno d'essere scordato.

tentatore -               Io parlo della novella stagione

La primavera è venuta in inverno. La neve sui rami

Tremolerà dolcemente come fiori. Il ghiaccio lungo i fossati

Specchierà la luce del sole. L'amore nell'orto

Farà germogliare la linfa. La gioia si disposa alla malinconia.

tommaso -                  Noi non sappiamo molto del futuro

Se non che di generazione in generazione

Sempre accadono, ripetendosi, le stesse cose.

Gli uomini apprendono poco dall'esperienza altrui.

Ma nella vita dell'uomo non ritorna

Mai lo stesso tempo.Soltanto

Lo sciocco, fisso nella sua follia, può pensare

Di poter far .girare la ruota sulla quale egli gira.

tentatore -               Mio Signore, un cenno del capo vale quanto

un battere dell'occhio.

L'uomo spesso amerà ciò che disprezza.

Per i bei tempi andati, che sono venuti di nuovo,

Io sono il vostro nomo.

tommaso -                  Non in queste circostanze.

State attento alla vostra condotta. Sareste più sicuro

Se pensaste a penitenza e seguiste il vostro padrone.

tentatore -               Non di questo passo !

Se voi andate tanto in fretta, altri possono andare più

in fretta-

Vostra Signoria è troppo orgogliosa!

La belva più sicura non è quella che ruggisce più forte.

Tale non fu il costume del  Re  nostro padrone !

Voi non eravate un tempo cosi duro con i peccatori

Quando erano vostri amici. Siate indulgente, via!

L'uomo che lascia correre vive per mangiare i pranzi

migliori.

Ascoltate il consiglio d'un amico.

Partecipate al festino, altrimenti vi rimarranno solo

le ossa spolpate.Il meglio è nemico del bene.

tommaso -                  Voi venite vent'anni troppo tardi.

tentatore -               Allora vi lascerò al vostro destino.

Vi lascerò ai piaceri dei vostri vizi superiori,

Che dovranno esser pagatia prezzi più elevati.

Addio, mio Signore, non m'indugio in cerimonie,

Me ne vado come venni, scordando ogni acrimonia,

Sperando che la vostra presente gravita

Avrà una scusa per la mia umile leggerezza. .

Se vorrete ricordarvi di me, mio Signore, nelle vostre

preghiere,

Io mi ricorderò di voi nell'ora dei baci sotto le scale.

tommaso -                  II meglio è nemico del bene, fantasia della giovinezza,

Cosi un pensiero se ne va fischiando al vento.

L'impossibile è ancora tentazione.

L'impossibile, l'indesiderabile,

Voci nel sonno, che svegliano un mondo morto,

Si,che la mente non sia tutta nel presente.

(Entra il secondo tentatore.)

secondo tentatore - Vostra Signoria mi ha forse dimenticato.

Io vi farò ricordare. C'incontrammo a Clarendon, a Northampton,

E da ultimo a Montmirail, nel Maine. Ora che le ho

richiamate,

Vediamo un po' queste memorie non troppo piacevoli

Di misurarle sulla bilancia con altre, meno recenti

E di più peso: con quelle del Cancellierato.

Vedete come l'ultime s'innalzano! Il Signore della politica

Che tutti riconoscevano, dovrebbe guidare di -nuovo lo stato.

tommaso -                  Che cosa intendete dire?

tentatore -               Il Cancellierato che abbandonaste

Quando foste creato Arcivescovo — fu un errore

Da parte vostra — può essere ancora ripreso.

Pensate, mio Signore,

II potere posseduto diventa gloria,

Durante la vita, permanente possesso,

Una tomba nel tempio, un monumento di marmo.

Non vogliate stimare pazzia il governare sugli uomini.

tommaso -                  Per l'uomo di Dio, quale gloria?

tentatore -               Tristezza

Soltanto per coloro che danno l'amore a Dio solo.

Colui che tenne la solida sostanza dovrà

Vagolare, al risveglio, con ombre fallaci ?

La potenza è presente. La santità vien dopo.

tommaso -                  Chi dunque?

tentatore -               Il Cancelliere. Il  Re  e il Cancelliere.

Il  Re  comanda. Il Cancelliere governa riccamente.

Codesta non è una frase che s'insegna nelle scuole.

Deporre i grandi, proteggere i poveri,

Sotto il trono di Dio può un uomo fare di più?

Disarmare il ribaldo, rafforzare le leggi,

Governare per il bene della causa migliore,

Dispensando giustizia rendere tutto piano,

È prosperare in terra, e forse in cielo.

tommaso -                  Con quali mezzi?

tentatore -               II vero potere

Vien comperato a prezzo d'una certa sottomissione.

Il vostro potere spirituale è una perdita terrena.

La potenza è presente, per chi vuoi maneggiarla.

tommaso -                  Chi l'avrà?

tentatore -               Colui che verrà.

tommaso -                  Quale ne sarà il mese?

tentatore -               L'ultimo dal primo.

tommaso -                  Che darò in cambio?

tentatore -               La pretesa del potere sacerdotale.

tommaso -                  Perché dovrei darla?

tentatore -               Per la potenza e la gloria.

tommaso -                  No!

tentatore -               Si ! Altrimenti il valore verrà infranto,

Chiuso in Canterbury, reggitore senza reame,

Servo protervo di un Papa impotente,

Vecchio cervo, circondato da veltri.

tommaso -                  No!

tentatore -               Si ! Gli uomini debbono manovrare.

Anche i monarchi che fanno guerra all'estero,

hanno bisogno di fidati amici in casa.

Politica privata è pubblico profitto ;

La dignità dev'essere sempre vestita di decoro.

tommaso -                  Voi dimenticate i vescovi

Contro i quali ho lanciato la scomunica.

tentatore -               L'odio affamato

Non contenderà contro l'intelligente interesse personale.

tommaso -                  Dimenticate i baroni. Che non dimenticheranno

Il freno costante posto al meschino privilegio.

tentatore -               Contro i baroni v’e la causa del  Re ,

la causa del contadino, la causa del Cancelliere.

tommaso -                  No! Debbo io, che tengo le chiavi

Del cielo e dell'inferno, solo supremo in Inghilterra,

Che lego e sciolgo, con il potere del Papa,

Abbassarmi a desiderare un potere più meschino?

Delegato a lanciar la condanna della dannazione,

Condannare i  Re , non servire fra i loro servitori,

È mio chiaro ufficio. No ! Andate.

tentatore -               Allora vi lascio al vostro destino.

Il vostro peccato s'innalza verso il sole, superando i falconi del  Re .

tommaso -                  Potere temporale, per costruire un mondo che vada bene,

Per mantenere l'ordine, come il mondo conosce l'ordine.

Coloro che pongono fede nell'ordine mondano

Non controllato dall'ordine di Dio,

In ignorante fiducia, non fanno che fissare il disordine,

Renderlo stabile, nutrire malanno fatale,

Degradare ciò che esaltano.

Potere con il  Re ...

Io fui il  Re , il suo braccio, la sua migliore ragione.

Ma ciò che già fu esaltazione

Ora sarebbe soltanto un misero declino.

(Entra il terzo tentatore.)

terzo tentatore -    Io sono un visitatore inaspettato.

tommaso -                  Io v'aspettavo.

tentatore -               Ma non in questa guisa, o pel presente scopo.

tommaso -                  Nessuno scopo reca sorpresa.

tentatore -               Ebbene, mio Signore,

Io non amo scherzare, non sono un politicante.

Per impigrire od intrigare a corte

Non ho l'abilità. Non sono un cortigiano.

So capire un cavallo, un cane, una donna ;

So come tenere in ordine le mie terre,

Signore della campagna che pensa ai fatti suoi.

Siamo noi signori campagnoli che conosciamo il paese.

E noi che conosciamo quel che al paese occorre.

È il nostro paese. Abbiamo a cuore il paese.

Siamo la spina dorsale della nazione.

Noi, non i parassiti che intrigano Intorno al  Re .

Perdonatemi la schiettezza :

Io sono un rude inglese, diritto e franco.

tommaso -                  Procedete diritto e franco.

tentatore -               Lo scopo è semplice.

La costanza nell'amicizia non dipende

Da noi, ma dalle circostanze.

Ma le circostanze non sono indeterminate.

Una falsa amicizia può diventare vera

Ma, troncata una volta, la vera amicizia non si può

più rammendare.

È più facile che l'inimicizia si faccia alleanza.

L'inimicizia che non conobbe mai amicizia

Può trovare un accordo più facilmente.

tommaso -                  Come campagnolo

Voi rivestite il vostro intento in oscure generalità

Quanto un qualsiasi cortigiano.

tentatore -               Questo è il semplice fatto !

Voi non avete speranza alcuna di riconciliazione

Con  Re  Enrico. Voi cercate soltanto

Una cieca rivendicazione nell'isolamento. È un errore.

tommaso -                  O Enrico, o -mio  Re !

tentatore -               Altri amici

Si possono trovare nella presente situazione.

Il  Re  in Inghilterra, non è onnipotente;

II  Re  è in Francia, a litigare nell'Angiò ;

E attorno a lui attendono figli bramosi.

Noi siamo per l'Inghilterra. Siamo in Inghilterra.

Voi ed io, mio Signore, siamo normanni.

L'Inghilterra è una terra per sovranità

Normanna. L'Angioino

Distrugga se stesso, combattendo nell'Angiò.

Noi non ci capisce, noi baroni inglesi.

Il popolo siamo noi.

tommaso -                  A che conduce ciò?

tentatore -               A una felice coalizione Di interessi intelligenti.

tommaso -                  Ma che cosa avete... Se parlate davvero per i baroni...

tentatore -               Per un potente partito

Che ha volto gli occhi verso di voi...

Per trarre guadagno da voi, dirà vostra

Signoria. Per noi, il favore della

Chiesa sarebbe un vantaggio,

La benedizione del Papa una potente protezione

Nella lotta per la libertà. Voi, mio Signore,

Alleandovi con noi, aggiusterete un buon colpo

In una, per l'Inghilterra e per Roma,

Ponendo fine alla tirannica giurisdizione

Della corte del  Re  sulla corte del vescovo,

Della corte del  Re  sulla corte del barone.

tommaso -                  Che io aiutai a fondare.

tentatore -               Che voi aiutaste a fondare.

Ma il tempo passato è tempo dimenticato.

Noi attendiamo il sorgere di una nuova costellazione.

tommaso -                  E se l'Arcivescovo non può fidarsi del  Re ,

Come si fiderà di coloro che lavorano per la rovina del  Re ?

tentatore -               I  Re  non sopportano un potere diverso dal loro ;

Chiesa e popolo hanno buone ragioni contro il trono.

tommaso -                  Se l'Arcivescovo non può fidare nel trono,

Ha buona ragione per non fidare in nessuno eccetto

che in Dio solo.

Io una volta governai come Cancelliere

E uomini come voi godevano d'attendere alla mia porta.

Non soltanto a corte, ma nel campo

E nella lizza feci cedere molti.

Io che dominai come l'aquila sopra i piccioni dovrò

Ora prendere la forma di un lupo in mezzo ai lupi?

Continuate i vostri tradimenti come facevate prima:

Nessuno mai dirà ch'io ho tradito un  Re .

tentatore -               Allora, mio Signore, non starò ad attendere

alla vostra porta ;

E spero che, prima di una nuova primavera,

Il  Re  farà vedere quanto stimi la vostra lealtà.

tommaso -                  Fare, poi spezzare, questo pensiero è; già venuto prima,

Disperato esercizio d'un potere che vien meno.

Sansone in Gaza non fece di più.

Ma s'io spezzo, devo spezzare me solo.

(Entra il quarto tentatore).

quarto tentatore -             Ben fatto, Tommaso, la vostra volontà è dura da piegare.

E con me vicino a voi non vi mancherà un amico.

tommaso -                  Chi siete voi? Io m'aspettavo Tre visitatori, non quattro.

tentatore -               Non vi sorprenda di riceverne uno di più.

Se fossi stato atteso, sarei comparso prima.

io prevengo sempre l'attesa.

tommaso -                  Chi siete?

tentatore -               Poiché non mi conoscete, non m'abbisogna un nome,

Ma vengo proprio perché mi conoscete.

Mi conoscete, ma non m'avete mai veduto in volto.

Non vi fu mai tempo ne luogo d'incontrarci prima.

tommaso -                  Dite ciò che venite a dire.

tentatore -               Finalmente verrà detto.

Gli ami vengono coperti con l'esche del passato.

La lascivia è debolezza. Quanto al  Re ,

Il suo odio indurato non avrà mai fine.

Voi lo sapete bene, il  Re , non si fiderà mai

Due volte, dell'uomo che è stato suo amico.

Farà uso di voi con cautela, impiegherà

I vostri servigi fin che avrete da prestare.

Attendetevi che la trappola scatti

Quando avrete fatto il vostro servizio, rotto e schiacciato.

Quanto ai baroni, l'invidia degli uomini inferiori

È ancora più ostinata dell'ira dei  Re .

I  Re  hanno una politica pubblica, i baroni un profitto iprivato,

Pazza gelosia, possesso del demonio.

I baroni possono venire adoperati l'uno contro l'altro ;

Più grandi nemici debbono distruggere i  Re .

tommaso -                  Qual è il vostro consiglio?

tentatore -               Avanti fino alla fine. Per voi son chiuse tutte l'altre vie

Tranne la via già scelta.

Ma che è il piacere, il governo regale,

O il comando di uomini inferiori al  Re ,

Con astuzia negli angoli, e furtivi stratagemmi,

In confronto al dominio universale del potere spirituale ?

L'uomo oppresso dal peccato, da che Adamo cadde...

Voi tenete le chiavi del cielo e dell'inferno.

Il potere di legare e di sciogliere : legate, Tommaso, legate,

II  Re  e i vescovi sotto il vostro tallone. 

Re , imperatore, vescovo, barone :

Incerta signoria d'eserciti che si sperdono,

Guerra, peste e rivoluzione, Nuove congiure, patti infranti ;

Esser padrone o servo nel giro d'un'ora,

Questo è il corso del potere temporale.

Il vecchio  Re  se n'accorgerà, quando all'ultimo respiro,

Senza figlio, senza imperio, morderà coi denti rotti.

Voi tenete il bandolo : avvolgete, Tommaso, avvolgete

II filo della vita eterna e della morte.

Voi tenete questo potere, tenetelo!

tommaso –                 Supremo, in questa terra?

tentatore -               Supremo, fuor che a uno.

tommaso -                  Questo non lo comprendo.

tentatore -               Non spetta a me dirvi ciò che potrà essere ;

io son qui, Tommaso, a dirvi soltanto ciò che voi sapete.

tommaso -                  Per quanto tempo durerà?

tentatore -               Salvo quanto già sapete, non chiedetemi nulla.

Ma pensate, Tommaso, pensate alla gloria dopo la morte.

Se è morto il  Re , v'è un altro  Re ,

E un altro  Re  è un altro regno.

Il  Re  sarà dimenticato, quando ne verrà un altro :

il Santo e il Martire regnano dalla tomba.

Pensate, Tommaso, pensate ai vostri nemici sgomenti,

Striscianti in penitenza, atterriti da un'ombra;

Pensate ai pellegrini, in fila

Dinnanzi alla tomba lucente di gioielli,

E di generazione in generazione

Piegheranno il ginocchio supplicando.

Pensate ai miracoli, per la grazia di Dio ;

E pensate ai vostri nemici, in un altro luogo.

tommaso -                  Ho pensato a queste cose.

tentatore -               È per questo che ve lo dico.

Han più forza i vostri pensieri che non i  Re  a costringervi.

Avete però anche pensato, talvolta nelle preghiere,

Talvolta esitante negli angoli delle scale,

E tra il sonno e la veglia, nel primo mattino,

Quando grida l'uccello, avete pensato al disprezzo che seguirà.

Nulla dura, ma la ruota gira, II nido è spogliato e l'uccello piange;

II simulacro sarà saccheggiato, e l'oro speso,

I gioielli andranno ornamento a donne leggere,

II santuario in rovina, e le sue. ricchezze

Gettate in grembo a parassiti e a femmine malfamate

Quando i miracoli cesseranno, e i fedeli vi diserteranno,

E gli uomini faranno del loro meglio solo per dimenticarvi.

E sarà peggio ancora più tardi, quando gli uomini non vi odieranno

Abbastanza per diffamarvi od esecrarvi,

Ma meditando sulle qualità che vi mancarono

Si sforzeranno soltanto di andare in cerca del fatto storico.

Quando gli uomini dichiareranno che non vi fu alcun mistero

Intorno a quest'uomo che recitò una certa parte nella storia.

tommaso -                  Ma che c'è da fare? Che rimane da fare?

Non v'è corona durevole da conquistare?

tentatore -               Si, Tommaso, si ; voi avete pensato anche a questo.

Ma che cosa può paragonarsi alla gloria dei Santi

Che abitano perennemente alla presenza di Dio?

Quale gloria terrena, di  Re  o d'imperatore,

Quale terreno orgoglio, che non sia povertà

A paragone della ricchezza della celeste grandezza?

Cercate la via del martirio, fatevi il più basso

In terra, per essere alto nel cielo.

E guardate ben lontano sotto di voi, dove l'abisso è fermo,

I vostri persecutori, in un tormento senza tempo,

Bruciata passione, al di là dell'espiazione.

tommaso -                  No !

Chi siete voi, che mi tentate con i miei stessi desideri ?

Altri son venuti, tentatori temporali,

Con piacere e potere a palpabile prezzo.

Voi che cosa m'offrite? che cosa chiedete?

tentatore -               Io v'offro ciò che ambite. Chiedo

Ciò che avete da dare. È troppo

Per una tale visione di grandezza eterna?

tommaso -                  Altri offrirono beni reali, indegni

Ma reali. Voi solo m'offrite Sogni di dannazione.

tentatore -               Li avete spesso sognati.

tommaso -                  Ma non v'è strada, nel malore dell'anima mia,

Che non conduca a dannazione nell'orgoglio?

Io so bene che tali tentazioni

Significano presente vanità e futuro tormento.

Può un orgoglio peccatore essere scacciato

Solo da uno più peccatore? Non posso agire senza soffrire

Senza perdizione?

tentatore -               Voi sapete e non sapete, che cosa sia l'agire o il soffrire.

Voi sapete e non sapete, che l'agire è soffrire,

E il soffrire azione. Ne colui che agisce soffre

Ne il paziente fa. Ma sono entrambi fissi

In, un'eterna azione, in un'eterna pazienza

Alla quale tutti debbono consentire perché sia voluta

E che tutti debbono soffrire per poterla volere,

Onde sussista la trama, e la ruota possa volgersi e pure

Stare per sempre immota.

coro -                                     Non v'è requie nella casa.

Non v'è requie nella strada.

Odo un inquieto movimento di piedi.

L'aria è pesante e spessa.

Spesso e pesante il cielo.

E la terra spinge in su sotto i miei piedi.

Che cos'è questo malsano odore, questo vapore?

L'oscura luce verde da una nube sopra un albero avvizzito?

La terra si gonfia a partorire la progenie dell'inferno

i quattro tentatori - La vita dell'uomo è un inganno e un’illusione

Tutte le cose sono irreali, l'uomo passa

D'irrealtà in irrealtà.

Quest'uomo è ostinato, cieco, intento

A distruggere se stesso,

E passa da inganno ad inganno,

Da grandezza a grandezza, fino all’illusione finale

Sperduto nello stupore della sua stessa grandezza,

Nemico della società, nemico di se stesso.»

I tre sacerdoti -      O Tommaso mio Signore non combattete con l'intrattabile flutto,

Non veleggiate nel vento irresistibile ; nell'uragano

Non dovremmo aspettare che il mare si calmi, nella notte

Attendere la venuta del giorno, quando il viandante

può trovare la strada,

Il navigante prendere la rotta dal sole?

(coro, sacerdoti, tentatori, alternativamente.)

coro -                                     È il gufo che chiama, o un segnale di tra gli alberi ?

sacerdoti -                È stata ben fissata la sbarra della finestra, la porta è

sotto chiave e catenaccio ?

tentatori -                È la pioggia che batte alla finestra,

è il vento che fruga alla porta ?

coro -                                     Fiammeggia la torcia nella sala, la candela nella stanza ?

sacerdoti -                Il custode cammina presso il muro?

tentatori -                Il mastino s'aggira presso il portone?

coro -                                     La morte ha cento mani e cammina per mille strade.

sacerdoti -                Essa può venire alla vista di tutti,

può passare non vista, non udita.

tentatori -                Venire sussurro all'orecchio, oimprovviso colpo

al cervello.

coro -                                     Un uomo può camminare con una lucerna di notte,

eppure annegare in un fosso.

sacerdoti -                Un uomo può salire la scala di giorno, e sdrucciolare ad un gradino rotto.

tentatori -                Un uomo può sedersi a mensa, e sentirsi gelare nell'inguine.

coro                           Noi non siamo state felici, mio

Signore, non siamo state troppo felici.

Noi non siano donne ignoranti,sappiamo

ciò che dobbiamo aspettare e non aspettare.

Conosciamo l'oppressione e la tortura,

conosciamo l'estorsione e la violenza,

la destituzione, il malore il vecchio senza fuoco d'inverno,

il bimbo senza latte d'estate, il nostro lavoro

strappatoci via, i nostri peccati su di noi più pesanti.

Abbiamo visto il giovane mutilato,

la fanciulla lacerata tremante alla corrente del mulino,

ma intanto abbiamo continuato a vivere vivendo e in parte vivendo;

rattoppando le nostre vesti, adunando

i fastelli di notte, costruendo un riparo

in qualche modo, per dormire, e per mangiare e bere e ridere.

Dio ci diede sempre qualche stagione, qualche speranza;

ma ora un novello terrore ci ha insozzato,

che nessuno può distogliere, nessuno può schivare,

che scorre sotto i nostri piedi e sopra il nostro cielo,

sotto le pone e giù dai camini;

fluisce nell'orecchio e nella bocca e nell'occhio,

Dio ci lascia. Dio ci lascia!

questo è più angoscia, più. pena,

che la nascita e la none.

Dolce e nauseante per l'aria oscura

cade l'odore soffocante della disperazione:

le forme prendono figura nell'aria oscura

I Signori dell'Inferno sono qui.

Ti si avvolgono intorno, giacciono ai tuoi piedi,

dondolano e volano per l'aria oscura.

O Tommaso Arcivescovo, salvaci,salvaci ;

salva tè stesso perchè noi ci possiamo salvare,

distruggi tè stesso e noi saremo distrutte.

tommaso -                  Ora la strada m'è chiara, ora è piano il significato ;

La tentazione in questa maniera non verrà più.

L'ultima tentazione è il più grande tradimento :

Compiere la retta azione per uno scopo sbagliato.

Il rigoglio della nostra natura nel peccato veniale

È il modo con il quale comincia la nostra vita.

Trent'anni or sono, cercai tutte le strade

Che menano al piacere, all'onore e alla lode.

Il diletto nel senso, nella scienza e nel pensiero,

La musica e la filosofia, la curiosità,

Il purpureo fringuello nell'albero di lillà,

La destrezza nella lizza, la strategia degli scacchi,

L'amore nel giardino, il cantare con gli strumenti,

Erano tutte cose ugualmente desiderabili.

Quando il primo vigore s'è spento viene l'ambizione :

quando ci accorgiamo che ormai non tutte le cose sono possibili

L'ambizione vien da tergo, inavvertita.

Cresce if peccato nel fare il bene.

Quando imposi la legge del  Re

In Inghilterra,. e con lui mossi guerra contro Tolosa,

Vinsi i baroni al loro stesso gioco. Io

Allora potevo sprezzare gli uomini che mi pensavano il più spregevole,

La rozza nobiltà, le cui maniere s'accordavano alle sue unghie.

Mentre mangiavo nel piatto del  Re 

Non fu mai mio desiderio diventare servo di Dio.

Il servo di Dio è in occasioni di maggior peccato,

Di maggior dolore, che non chi serve a un  Re .

Poiché coloro che servono una causa più grande

possono far servire la causa a loro stessi,

Pur facendo giustizia: e contendendo con uomini politici

Possono fare politica la causa, non per ciò ch'essi fanno

Ma per ciò ch'essi sono. Io so

Che quanto rimane ancora da mostrare a voi della mia storia

Sembrerà alla maggior parte di voi nell'ipotesi migliore futilità,

Insensato suicidio di un lunatico,

Arrogante passione di un fanatico.

Io so che la storia in tutti i tempi trae

La più strana conseguenza dalla causa più remota.

Ma per ogni male, per ogni sacrilegio,

Delitto, torto, oppressione e filo d'ascia,

Indifferenza, sfruttamento, tu, e tu,

E tu, dovete essere tutti puniti. Ed anche tu.

Io non agirò non soffrirò più a lungo, fino alla fine della spada.

Ora Angelo mio buono, che Dio destina

Ad essere mio guardiano, librati sulle punte delle spade.


INTERMEZZO

l'arcivescovo predica nella cattedrale, la mattina di Natale del 1170.

« Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà ». Versetto quattordicesimo del secondo capitolo del Vangelo secondo San Luca. Nel Nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Amen.

Figliuoli cari di Dio, la mia predica questa mattina sarà molto breve. Voglio soltanto che consideriate e meditiate il profondo significato e il mistero delle nostre Messe del giorno di Natale. Poiché ogni volta che si celebra la Messa noi compiamo di nuovo la Passione e la Morte di Nostro Signore ; e in questo giorno di Natale la compiamo nella celebrazione della Sua Nascita. Cosicché nel medesimo momento godiamo della Sua venuta per la salvezza degli uomini, e rioffriamo a Dio il Suo Corpo e il Suo Sangue in sacrificio, oblazione e soddisfazione per i peccati del mondo intero.

Fu in questa notte, da poco trascorsa, che una moltitudine dell'esercito celeste apparve ai pastori a Betlemme, dicendo

« Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà » ; in questo medesimo momento, unico in tutto l'anno, noi celebriamo insieme la Nascita di Nostro Signore e la Sua Passione e Morte sulla Croce. Carissimi, secondo il mondo, questo modo di comportarsi è strano.Poiché chi nel mondo vuoi piangere e rallegrarsi nello stesso tempo e per la stessa ragione ? Infatti, o la gioia verrà dominata dall'afflizione, o l'afflizione sarà scacciata dalla gioia ; ed è perciò soltanto in questi nostri misteri cristiani che noi possiamo gioire e piangere nel medesimo tempo e per la stessa ragione. Ma pensate un po' al significato di questa parola « pace ». Non vi sembra strano che gli angeli abbiano annunziato la pace, quando il mondo incessantemente è colpito dalla guerra e dal timore della guerra? Non vi sembra che le voci angeliche si siano sbagliate, e che la promessa fu una delusione e un inganno?

Riflettete ora come parlò della pace Nostro Signore stesso. Egli disse ai Suoi discepoli : « Io vi lascio la mia pace, vi do la mia pace ». Intendeva Egli dire pace come noi la intendiamo : il regno d'Inghilterra in pace con i suoi vicini, i baroni in pace col  Re , il capofamiglia che conta i suoi pacifici guadagni, il focolare ben pulito, il suo miglior vino per l'amico sulla tavola, la sua donna che canta ai suoi bambini? Quegli uomini che erano suoi discepoli non sapevano di queste cose ; essi uscirono a fare un lungo viaggio, a soffrire per terra e per mare, a incontrar la tortura, la prigione, a soffrir la morte col martirio. Che cosa voleva dunque Egli dire ? Se lo volete sapere, ricordatevi che Egli disse anche : « Non come il mondo ve la da, io ve la do ». Dunque, Egli diede la pace ai Suoi discepoli, ma non la pace come la da il mondo.

Considerate anche una cosa alla quale forse voi non avete mai pensato. Noi non solo celebriamo insieme nella festa di Natale la nascita di Nostro Signore e la sua morte, ma nel giorno seguente celebriamo il martirio del Suo primo martire, il beato Stefano. Credete che sia per caso che il giorno del primo martire segua immediatamente il giorno della Nascita di Cristo? Certamente no. Proprio come noi godiamo e soffriamo insieme, alla nascita e alla morte di Nostro Signore ; cosi anche, in proporzione inferiore, godiamo e soffriamo alla morte dei martiri. Soffriamo per i peccati del mondo che li ha martirizzati; godiamo, che un'altra anima è annoverata fra i Santi in Cielo,per la gloria di Dio e per la salvezza degli uomini. Carissimi, noi non pensiamo a un martire semplicemente come a un buon cristiano che fu ucciso : ciò sarebbe soltanto piangere. Non pensiamo a lui semplicemente come a un buon cristiano che fu elevato alla schiera dei Santi : poiché questo sarebbe soltanto godere; e ne il nostro piangere ne il nostro godere sono come quelli del mondo. Un martirio cristiano non è un caso. I Santi non sono fatti a caso. Ancor meno è un martirio cristiano l'effetto della volontà di un uomo di diventar santo, come un uomo volendo e tramando può diventare un reggitore d'uomini. Un martirio è fatto sempre dal disegno di Dio, per il Suo amore per gli uomini, per ammonirli e per guidarli, per riportarli sulle Sue vie. Un martirio non è mai un disegno d'uomo ; poiché vero martire è colui che è divenuto strumento di Dio, che ha perduto la sua volontà nella volontà di Dio, e che non desidera più nulla per se stesso, neppure la gloria del martirio. Cosi dunque come sulla terra la Chiesa insieme piange e gioisce, in un modo che il mondo non può capire ;

cosi in Cielo i Santi sono molto in alto, essendosi molto abbassati, vedendo se stessi non come noi li vediamo, ma nella luce della Divinità, dalla quale traggono il loro essere.

Vi ho parlato oggi, figliuoli cari di Dio, dei martiri del passato, e vi chiedo di ricordare specialmente il nostro martire di Canterbury, il beato Arcivescovo Elfego ; poiché ben s'addice, nel giorno della Nascita di Cristo, ricordare qual è quella Pace che Egli portò;

e perché, figliuoli cari, non credo che vi parlerò ancora; e perché è possibile che fra breve voi abbiate un nuovo martire, il quale, forse, non sarà l'ultimo. Vorrei che custodiate nel vostro cuore queste parole che dico, e che abbiate a ricordarle in altro tempo. Nel Nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Amen.


PARTE   SECONDA

La prima, scena si svolge nell'interno dell'Arcivescovado, la seconda nella cattedrale, 29 dicembre 1170.

coro                           Carità l'uccello del sud?

Solo grida l'uccello del mare, trascinato dalla tempesta.

Quale il segno della primavera dell'anno?

Solo la morte dei vecchi: non un moto,

non un germoglio, non un alito.

Cominciano i giorni ad allungarsi?

Più lungo il giorno e più oscuro,

più corta e più fredda la notte.

L'aria immobile ed afosa;

ma c'è un vento che attende nell'est.

L'affamata cornacchia si posa nei campo, attenta;

e nel bosco il gufo riprova la cupa nota di morte.

Quali i segni di un'amara primavera?

Il vento che attende nell'est.

Come? Al tempo della Nascita di Nostro Signore,

a Natale,

non c'è pace sulla terra,

non c'è tra gli uomini la buona volontà?

La pace di questo mondo è sempre incerta,

se l'uomo non custodisce la pace di Dio.

E la guerra tra gli uomini insozza questo mondo,

ma la pace nel Signore lo rinnova;

e il mondo deve essere purificato d'inverno

se no avremo soltanto

un'acre primavera,

un estate inaridita,

un autunno sterile.

Tra il Natale e la Pasqua, che lavoro si farà?

Il villano uscirà a marzo a vangare

la stessa terra che aveva vangato prima,

l'uccello canterà la stessa canzone.

Quando la foglia spunterà sull'albero,

quando il sambuco e il biancospino

sbocceranno sopra il fiume,

e l'aria sarà chiara ed alta,

quale opera sarà compiuta,

quale torto il canto dell'uccello dovrà coprire

l'albero verde coprire,

quale torto dovrà la terra fresca coprire?

Noi attendiamo e il tempo è breve,

ma l'attesa è lunga.

(Entra il primo sacerdote, preceduto dallo stendardo di Santo Stefano. Le parole in corsivo vengono cantate.)

primo sacerdote -    Da Natale un giorno : il giorno di

Santo Stefano, Primo Martire.

Si assisero i grandi per parlare contro di me.

 Un giorno che fu sempre carissimo all'Arcivescovo Tommaso.

Ed egli cadde in ginocchio, e gridò a gran voce:

Signore, non imputar loro questo peccato.

Si assisero i grandi. (S'ode l'Introito di Santo Stefano.)

(Entra il secondo sacerdote, preceduto dallo sten­dardo di San Giovanni Apostolo.)

secondo sacerdote - Da Santo Stefano un giorno: il

giorno di San Giovanni Apostolo.

In mezzo alla Chiesa apri la sua bocca.

Ciò che fu da principio, quello che udimmo,

Quel che vedemmo cogli occhi nostri, e le nostre mani palparono

Del verbo di vita; quel che vedemmo ed ascoltammo

Noi ve lo annunziamo.

In mezzo alla Chiesa.

(S'ode l'Introito di San Giovanni.')

(Entra il terzo sacerdote, preceduto dallo stendardo

dei Santi Innocenti.}

terzo sacerdote -    Da San Giovanni Apostolo un giorno :

il giorno dei Santi Innocenti.

Dalla bocca dei pargoli, o Dio.

Come la voce di molte acque, del tuono, delle arpe,

Cantarono come un cantico nuovo.

Il sangue dei tuoi santi hanno sparso come acqua,

E non v'era nessuno a seppellirli. Vendica o Signore,

Il sangue dei tuoi santi. In Rama s'udì una voce,

piangente.

Dalla bocca dei pargoli, o Dio !

(i sacerdoti stanno uniti, in piedi, con gli stendardi

dietro.)

primo sacerdote -    Dai Santi Innocenti un giorno: il

quarto giorno dopo Natale.

I tre sacerdoti -      Esultiamo tutti, celebrando la festa.

primo sacerdote -    Come per il popolo, cosi anche per

sé, offre per i peccati.

Da la sua vita per le pecore.

I tre sacerdoti -      Esultiamo tutti, celebrando la festa.

primo sacerdote -    Oggi ?

secondo sacerdote - Oggi, che è oggi ? Che il giorno è

già passato a metà.

primo sacerdote -    Oggi, che è oggi? solo un altro giorno, il crepuscolo dell'anno.

secondo sacerdote - Oggi, che è oggi ? Un'altra notte, e un'altra alba.

terzo sacerdote -    Qual è il giorno nel quale sappiamo

per che cosa speriamo o per che cosa temiamo?

Ogni giorno è il giorno dal quale dovremmo temere o sperare.

Un momento pesa quanto un altro.

Solo guardando indietro, scegliendo,

Diciamo, quello fu il giorno. Il momento critico

È sempre ora, e qui. Proprio ora, in sordidi particolari

L'eterno disegno può apparire.

Entrano i quattro cavalieri. Gli stendardi spariscono.)

primo cavaliere -    Servi del  Re .

primo sacerdote -    E noti a noi.

Siete i benvenuti. Avete cavalcato molto?

primo cavaliere -    Oggi non molto, ma urgenti ragioni

Ci hanno portato di Francia.

Cavalcammo forte,

C'imbarcammo ieri, approdammo iernotte,

Abbiamo affari con l'Arcivescovo.

secondo cavaliere - Affari urgenti.

terzo cavaliere -    Da parte del  Re .

quarto cavaliere - Per ordine del  Re .

primo cavaliere -    I nostri uomini sono fuori.

primo sacerdote -    Voi conoscete l'ospitalità dell'Arcivescovo.

Stiamo per recarci a pranzo.

Il buon Arcivescovo sarebbe spiacente

Se non v'offrissimo ristoro

Prima dei vostri affari. Vogliate pranzare con noi.

Si penserà anche ai vostri uomini.

Il pranzo prima degli affari.

primo cavaliere -    Gli affari prima del pranzo.

secondo cavaliere - Dobbiamo veder l'Arcivescovo.

terzo cavaliere -    Andate a dire all'Arcivescovo

Che non abbiamo bisogno della sua ospitalità.

Ci troveremo noi il nostro pranzo.

primo sacerdote -    (A un servo) Andate, ditelo a Sua Signoria.

quarto cavaliere - Per quanto tempo ci farà ancora

attendere ?

(Entra tommaso.)

tommaso -                  (Ai sacerdoti) Quantunque certa la nostra attesa

Il momento previsto può essere inaspettato

Quando arriva. Esso viene quando siamo

Occupati in affari d'altra urgenza.

Sul mio tavolo troverete

Le carte in ordine, e firmati i documenti.

(Ai cavalieri) Siete i benvenuti, quali che siano i

vostri affari.

Da parte del  Re , voi dite?

primo cavaliere -    Si, certo, da parte del  Re . Dobbiamo parlare a voi solo.

tommaso -                  (Ai sacerdoti) Allora lasciateci soli.

(Ai cavalieri) Dunque, di che si tratta ?

primo cavaliere—  Ecco di che-si tratta.

Voi siete l'Arcivescovo in rivolta contro il  Re  ;

in ribellione al  Re  e alla legge della patria ;

secondo cavaliere  Voi siete l'Arcivescovo creato dal  Re , il quale vi

conferì l'incarico che avete per eseguire il suo comando.

terzo cavaliere      Voi siete suo servo, suo strumento, suo arnese,

Voi portaste i suoi favori sulla vostra schiena,

primo cavaliere      Aveste gli onori tutti dalla sua mano ; da lui aveste

il potere, il sigillo e l'anello.

secondo cavaliere Questi è colui ch'era figlio del bottegaio :

il ragazzaccio malnato nato nel borghetto

terzo cavaliere      Questa è la creatura che strisciò sopra il  Re ;

gonfia  di sangue e gonfia d'orgoglio.

quarto cavaliere   Che emerse dal luridume di Londra,

Che vi striscia come un pidocchio sulla camicia,

L'uomo che ingannò, truffò, menti, che ruppe il suo

giuramento e tradì il suo  Re .

tommaso -                  Non è vero.

Prima e dopo che ricevessi l'anello

Fui vassallo leale del  Re .

Salvo il mio ordine, sono al suo comando,

Come il suo più fedele vassallo in patria.

primo cavaliere -    Salvo il vostro ordine! Che il vostro ordine vi salvi...

Come non credo che farà.

quarto cavaliere   Salva la vostra ambizione è ciò che volete dire.

Salvo il vostro orgoglio, e l'invidia e la bile.

secondo cavaliere - Salva la vostra insolenza e la vostra bramosia.

Non'ci chiedete di pregare Dio per voi nella vostra bisogna?

terzo cavaliere -    Si, pregheremo per voi!

primo cavaliere -    Si, pregheremo per voi !

I tre cavalieri -       Si, pregheremo che Dio v'aiuti !

tommaso -                  Ma, signori, i nostri affari Che dicevate tanto urgenti, sono solo Rampognare e bestemmiare ?

primo cavaliere -    Codesta fu soltanto La nostra indignazione, come sudditi leali.

tommaso -                  Leali? a chi?

primo cavaliere -    Al  Re  !

secondo cavaliere - Il  Re  !

terzo cavaliere -    Il  Re  !

I tre cavalieri -       Iddio lo benedica!

tommaso -                  Allora la vostra nuova veste di lealtà portatela

Con cura, che non s'imbratti ne si stracci. Avete qualcosa da dire?

primo cavaliere -    Per comando del  Re . Dobbiamo dirlo ora?

secondo cavaliere - Senza indugio, Prima che la vecchia volpe sia lontana.

tommaso -                  Ciò che avete da dire

Per comando del  Re  — se è proprio comando del  Re  —

Dovrebbe esser detto in pubblico-

Se farete accuse, Allora in pubblico le confuterò.

primo cavaliere -    No! qui e ora!

(Tentano di attaccarlo, ma i sacerdoti e i servi tornano e si interpongono con calma.)

tommaso -                  Ora e qui!

primo cavaliere -    Dei vostri primi misfatti non farò menzione.

Essi son troppo noti. Ma poi che il dissidio

Fu terminato, in Francia, e foste ammesso

Nel vostro antico privilegio, come mostraste la vostra ' gratitudine?

Eravate fuggito dall'Inghilterra, non esiliato

Ne minacciato, badate ; solo nella speranza

Di suscitar turbamenti nei domini di Francia.

Seminaste contesa all'estero, oltraggiaste

Il  Re  presso il  Re  di Francia, presso il Papa,

Suscitando contro di lui false opinioni.

secondo cavaliere - Eppure il  Re , per sua carità,

E spinto dai vostri amici, offri clemenza,

Fece un patto di pace, e, ogni disputa finita

Vi rimandò nella vostra Sede, come chiedeste.

terzo cavaliere -    E seppellendo il ricordo delle vostre trasgressioni

Vi restituì gli onori e le possessioni.

Tutto fu concesso di quanto supplicaste:

Ma, ripeto, come mostraste la vostra gratitudine?

primo cavaliere -    Sospendendo coloro che avevano

coronato il giovane principe,

Negando la legalità della sua coronazione.

secondo cavaliere - Legando con le catene dell'anatèma.

terzo cavaliere -    Usando ogni mezzo in vostro potere per convincere

I servi fedeli del  Re , tutti coloro che trattano

I suoi affari in sua assenza, gli affari della nazione.

primo cavaliere -    Questi sono i fatti. Dite perciò se sarete contento

Di rispondere al cospetto del  Re .

Per questo noi fummo mandati.

tommaso -                  Non fu mai mio desiderio togliere lacorona

al figlio del  Re , o scemarne

L'onore e il potere. Perché dovrebbe egli desiderare

Di privare il suo popolo di me e di tenermi lontano dai miei

E di comandarmi di stare in Canterbury, da solo ?

Gli vorrei augurare tre corone non una.

E quanto ai vescovi, non è mio il giogo

Imposto sopra di essi, non è il mio da revocare.

Vadano dal Papa. Fu lui che li condannò.

primo cavaliere -    Per voi furono sospesi.

secondo cavaliere - Venga da voi la riparazione.

terzo cavaliere -    Assolveteli.

primo cavaliere -    Assolveteli.

tommaso -                  Non nego

Che ciò fu fatto per mezzo mio.

Ma non son io Che posso sciogliere coloro che il Papa legò.

Vadano da lui, sul quale ridonda

Il loro disprezzo verso di me, il loro manifesto

disprezzo verso la Chiesa.

primo cavaliere -    Sia come si sia, ecco il comando del  Re :

Che voi e i vostri servi ve n'andiate da questa terra.

tommaso -                  Se questo è proprio il comando del  Re , sarò ardito

E dirò : Per sette anni il mio popolo fu privato

Della mia presenza ; sette anni di miseria e di pena.

Per sette anni, mendicando la carità straniera,

Mi trascinai all'estero : sette anni non sono brevi.

Non li riavrò di nuovo quei sette anni.

Mai più, non dovete aver dubbio alcuno,

Mai più il mare fra il pastore e il suo gregge.

primo cavaliere -    La giustizia del  Re , la maestà del  Re ,

Voi state insultando con indegna grossolanità ;

Pazzo insolente, che nulla spaventa

Dal condannare i suoi servi e i suoi ministri.

tommaso -                  Non son io che insulto il  Re ,

E v'è chi sta più in alto di me e del  Re .

Non son io, Becket della Contrada Mercanti,

Non è contro di me, Becket, che voi contendete.

Non è Becket che pronuncia la condanna,

Ma la Legge della Chiesa di Cristo, il Giudizio di Roma.

primo cavaliere -    Prete, avete parlato con pericolo della vostra vita.

secondo cavaliere - Prete, avete parlato con pericolo del coltello.

terzo cavaliere -    Prete, avete parlato perfidia e tradimento.

i tre cavalieri -       Prete ! traditore indurito nel misfatto.

tommaso -                  Sottopongo la mia causa al giudizio di Roma.

Ma se voi mi uccidete, sorgerò dalla mia tomba

A sottoporre la mia causa al trono di Dio.

(Esce)

quarto cavaliere - Prete! monaco! e servo! prendete,

tenete, frenate,trattenete quest'uomo, in nome del Re!

primo cavaliere -    O rispondete coi vostri corpi.

secondo cavaliere - Basta con le parole.

I quattro cavalieri - Noi verremo per la giustizia del  Re , verremo con le spade.

(Escono.)

coro                           Io li. ho fiutati, i portatori di morte,

i miei sensi sono stimolati da sottili presentimenti;

ho udito suoni di flauti nella notte,

suoni di flauti e civette, ho veduto nel meriggio

ali squamose pendenti, grandi e grottesche. w  

Ho gustato sapore di carne guasta nel cucchiaio,

ho sentito la terra gonfiarsi

al cader della notte, inquieta, assurda.

Ho udito risa nei rumori degli animali

che fanno strani rumori:

Lo sciacallo, l'asino, la cornacchia;

il fuggevole rumore del topo,

il riso del tuffolo, uccello lunatico.

Ho veduto colli grigi contorcersi,

code di ratti avvolgersi nella fosca luce dell'alba.

Ho mangiato creature lisce ancora vive con

il forte sapore salato degli esseri che vivono nel mare;

ho gustato l'aragosta viva, il granchio,

l'ostrica, il buccino e il gambero;

e vivono e figliano nelle mie viscere,

 e le viscere mi si dissolvono alla luce dell'alba.

Ho fiutato la morte nella rosa,

la morte nella malvarosa, nel gelsomino,'

nella verbena e nella primula.

Ho veduto proboscide e corno,

zanna e zoccolo in luoghi strani;

sono giaciuta nel fondo del mare

e ho respirato con il respiro dell'anemone marino,

ho ingurgitato come ingurgita la spugna.

Sono giaciuta nel suolo ed ho criticato il verme.

Nell'aria agitata al passaggio dell'avvoltoio,

sono piombata con l'avvoltoio

e mi sono rannicchiata con lo scricciolo.

Ho tentato l'antenna dello scarafaggio,

la squama della vipera,

la nobile insensibile cute dell'elefante,

il fianco evasivo del pesce.

Ho fiutato corruzione nel piatto,

incenso nella fogna,

il profumo di dolce sapone nel sentiero del bosco,

un infernale dolce odore nel sentiero del bosco,

mentre la terra si gonfiava.

Ho veduto spire di luce avvolgersi per terra.

Non sapevo, non sapevo

ciò che stava per accadere?

Era qui, nella cucina, nel corridoio,

nella scuderia nel granaio nella stalla dei buoi,

nella piazza del mercato,

nelle nostre vene e nelle nostre viscere

cosi come ne 1 le congiure dei potenti.

Ciò che è tessuto  sul telaio del destino,

ciò che è tessuto nei consigli dei principi,

è tessuto anche nelle nostre vene, nei nostri cervelli

è tessuto come una trama di vermi viventi

nelle viscere delle donne di Canterbury.

Io li ho fiutati, i portatori di morte;

ora è troppo tardi per l'azione,

troppo presto per la contrizione.

Nulla e possibile, se non il vergognoso svenimento

di coloro che consentono all’'estrema umiliazione.

Io ho consentito. Signore Arcivescovo,

ho consentito.

Sono strappata via, soggiogata, violata,

unita alla carne spirituale della natura,

signoreggiata dai poteri animali dello spirito,

dominata

dalla vertigine dell'autodistruzione,

dalla morte finale, intera, estrema  dello spirito, i

dall'estasi finale dello sterminio e della vergogna.

O Signore Arcivescovo,

O Tommaso Arcivescovo  perdonaci, perdonaci,

prega per noi affinchè possiamo pregare per te,

dalla nostra vergogna.

(Entra tommaso.)

tommaso -                  Pace, e sia pace nei vostri pensieri e nelle vostre visioni.

Queste cose dovevano accadervi e voi dovete accettarle.

Questa è la vostra parte dell'eterno fardello,

Della perpetua gloria. È solo un momento,

Ma sappiate che un altro

Vi trafiggerà con sùbita gioia penosa

Quando la figura del disegno di Dio sarà compiuta.

Dimenticherete queste cose, faticando alle faccende di casa,

Le ricorderete, oziando presso il fuoco,

Quando l'età e la dimenticanza addolciranno il ricordo

Come un sogno che fu spesso narrato

E spesso nel racconto si mutò. Esse appariranno irreali.

Il genere umano non può sopportare molta realtà.

(Entrano i sacerdoti.)

sacerdoti -                (Separatamente) Mio Signore, non dovete restar qui. Al monastero. Attraverso il chiostro.

Non c'è tempo da perdere. Stan tornando, armati.

All'altare, all'altare.

tommaso -                  Per tutta la mia vita stavano venendo,

questi piedi. Per tutta la mia vita. Ho atteso.

La morte verrà solo quando sarò degno,

E se son degno, non v'è pericolo.

Ho dunque soltanto da rendere perfetto il mio volere.

sacerdoti -                Mio Signore, vengono. Irromperanno fra poco. Sarete ucciso. Venite all'altare. Affrettatevi, mio Signore.

Non fermatevi qui a parlare. Non è giusto.

Che avverrà di noi mio Signore,

se sarete ucciso ; che avverrà di noi ?

tommaso -                  Pace! State quieti! ricordate dove siete, e ciò che avviene;

Nessun'altra vita si cerca qui fuor che la mia,

Ed io non sono in pericolo ; son soltanto vicino alla morte.

sacerdoti -                Mio Signore, ai vespri ! Non dovete stare assente dai vespri. Non dovete essere assente dal divino ufficio. Nella cattedrale !

tommaso -                  Andate ai vesperi, ricordatevi di me nelle vostre preghiere.

Troveranno il pastore qui ; il gregge verrà risparmiato.

Ho provato un fremito di beatitudine, un palpito di ciclo, un            murmure,

E non vorrei che mi sia negato più a lungo; tutte le cose

Procedono verso una gioconda consumazione.

sacerdoti -                Prendetelo ! forzatelo ! trascinatelo !

tommaso -                  Tenete lontano le mani !

sacerdoti -                Ai vespri ! In fretta.

(Lo trascinano fuori. Mentre- il coro parla, la scena viene cambiata nella cattedrale.')

coro                           (mentre il Dies Irae viene cantato da un coro in lontananza)

Intorpidita la mano e inaridito il ciglio,

ancora orrore, ma più orrore

di quando si strappa nel ventre.

Ancora orrore, ma più orrore

di quando si torcono le dita,

di quando si spacca il cranio.

Più che i rumori dei passi nel corridoio,

più che l'ombra nella soglia,

più che la furia nella sala.

I ministri dell'inferno scompaiono,

gli uomini si ritraggono

e si dissolvono in polvere

nel vento,

dimenticati e senza ricordo;

solo è qui

la pallida faccia della Morte

taciturna serva di Dio,

e dietro la faccia della Morte,

il Giudizio

e dietro il Giudizio, il Nulla,

più orrido delle forme attive dell'Inferno:

Vuoto, assenza, separazione da Dio. ,

L'orrore del viaggio senza sforzo

verso il paese del vuoto, che non è paese,

solo vuoto, assenza,

dove quelli che furono uomini

non possono più volgere la mente

verso distrazione o fuga nel sogno,

verso una pretesa dove l'anima non è più ingannata,

perché non vi sono oggetti, non toni,

non colori, non forme per distrarre,

per staccare l'anima dalla visione di sé

orrendamente unita per sempre,

nulla con nulla,

unita non con ciò che chiamiamo morte,

ma con ciò che oltre la morte non è morte.

Paura, paura. Chi allora pregherà per me,

chi intercederà per ne, nel mio estremo bisogno?

Mio Salvatore, morto sulla Croce

non sia vano il tuo dolore, la tua opera;

polvere sono, alla polvere tendo,

dalla imminente condanna finale

aiutami, Signore, che la morte è vicina.

(Nella cattedrale. tommaso e sacerdoti.)

sacerdoti -                Sbarrate-la porta. Sbarrate la porta.

La porta è sbarrata.

Siamo salvi. Siamo salvi.

Non ardiscono irrompere.

Non possono irrompere.

Non ne hanno la forza.

Siamo salvi. Siamo salvi.

tommaso -                  Disserrate le porte ! Aprite le porte !

Non voglio che la casa della preghiera, che la chiesa di Cristo,

II santuario, sia mutato in fortezza.

La Chiesa proteggerà i suoi, alla sua maniera, non

Come la quercia e la pietra ; la pietra e la quercia rovinano,

Non danno saldezza, ma la Chiesa durerà.

La chiesa dev'essere aperta, anche ai nostri nemici.

Aprite la porta !

sacerdoti -                Mio Signore ! questi non sono uomini,

questi non vengono come vengono gli uomini, ma

Come bestie impazzite. Non vengono come uomini, che

Rispettano il santuario, che s'inginocchiano al Corpo di Cristo,

Ma come bestie. Voi spranghereste la porta

Contro il leone, il leopardo, il lupo o il cinghiale,

Perché non di più

Contro bestie con le anime d'uomini dannati, contro uomini

Che si dannerebbero ad essere bestie. Mio Signore! Mio Signore!

tommaso -                  Voi mi credete incauto, disperato e pazzo.

Voi concludete dai risultati, come fa il mondo,

Per decidere se un'azione è buona o grama.

Vi riferite al fatto. Che ogni vita e ogni atto può

dimostrarsi conseguenza di bene o di male.

E come nel tempo sono commisti i risultati di molti fatti ,

Cosi alla fine si fanno confusi il bene ed il male.

Non è nel tempo che la mia morte sarà conosciuta ;

La mia decisione è presa fuori del tempo

Se chiamate decisione ciò

Al quale tutto il mio essere dona pieno consenso.

Io do la mia vita

Per la Legge di Dio sopra la Legge dell'Uomo.

Disserrate la porta! Disserrate la porta!

Noi non siamo qui per trionfare con la lotta, con lo

stratagemma, o con la resistenza,

Non a combattere con bestie simili a uomini. Noi

abbiamo combattuto la bestia.

E abbiamo vinto. Dobbiamo solo conquistare

Ora, con la sofferenza. Questa è la vittoria più facile.

Ora è il trionfo della Croce, ora

Aprite la porta ! Io lo comando.

APRITE LAPORTA !

(La porta viene aperta. Entrano i cavalieri, alquanto

brilli.)

sacerdoti -                Per di qui, mio Signore ! Presto. Sulla scala.

Sul tetto. Nella cripta. Svelto. Venite. Forzatelo.

cavalieri -                (Un verso ciascuno.) Dov'è Backet, il traditore del  Re ?

Dov'è Becket, il prete intrigante?

Vieni giù Daniele nella fossa dei leoni,

Vieni giù Daniele per il marchio della bestia.

Vi siete lavato nel sangue dell'Agnello ?

Vi siete marchiato col marchio della bestia?

Vieni giù Daniele nella fossa dei leoni,

Vieni giù Daniele ed unisciti alla festa.

Dov'è Becket, il ragazzaccio del borghetto

Dov'è Becket, il prete infedele?

Vieni giù Daniele nella fossa dei leoni,

Vieni giù Daniele ed unisciti alla festa.

tommaso -                  L'uomo giusto

Come audace leone, dovrebbe essere senza paura.

Eccomi.

Non traditore del  Re . Io sono prete,

Un cristiano, salvato dal Sangue di Cristo,

Pronto a soffrire col mio sangue.

È questo il segno della Chiesa, sempre,

II segno del sangue. Sangue per sangue.

Dato è il Suo sangue per comprare la mia vita,

Dato è il mio sangue per pagare la Sua morte.

La mia morte per la Sua morte.

primo cavaliere -    Assolvete tutti coloro che avete scomunicato.

secondo cavaliere - Rinunciate ai poteri che vi siete arrogato.

terzo cavaliere -    Ritornate al  Re  il danaro che vi siete appropriato.

primo cavaliere -    Rinnovate l'ubbidienza che avete violato.

tommaso -                  Per il mio Signore sono pronto ora a morire,

E la Sua Chiesa abbia pace e libertà.

Fate di me come volete, a vostro torto e vergogna;

Ma nessuno del mio popolo, nel nome di Dio,

O laico o chierico, toccherete.'

Io lo proibisco.

cavalieri -                Traditore ! traditore ! traditore ! •

tommaso -                  Voi, Reginaldo, tre volte traditore voi:

Traditore di me come mio vassallo temporale,

Traditore di me come vostro signore spirituale,

Traditore di Dio nel profanare la Sua Chiesa.

primo cavaliere -    Nessuna fedeltà io debbo a un

rinnegato, E ciò che debbo sarà pagato subito.

tommaso -                  Ora, a Dio Onnipotente, alla

Beata sempre Vergine Maria, al Beato

Giovanni Battista, ai santi apostoli Pietro e

Paolo, al Beato martire Dionigi e a tutti i

Santi, affido la mia causa e quella della Chiesa.

Mentre i cavalieri Io uccidono si ode ilcoro.

coro                           Chiarite l'aria! pulite il cielo! lavate il vento!

separate sasso da sasso e lavateli.

La terra è guasta, l'acqua e guasta,

le nostre bestie e noi siamo sporchi di sangue.

Una pioggia di sangue ha accecato i miei occhi.

Dov'è l'Inghilterra? dov'è il Kent? dov'è Canterbury?

Oh, lontano lontano lontano lontano, nel passato:

ed io vado vagando in una landa di sterpi sterili,

se li spezzo fanno sangue;

io vado vagando in una landa di aridi sassi,

se'li tocco fanno sangue.

Come, come posso mai tornare

alle soavi stagioni tranquille?

Notte, resta con noi, fermati sole,

non spunti il giorno, non venga la primavera.

Posso ancora guardare il giorno e le sue cose solite

e vederle tutte imbrattate di sangue,

attraverso una cortina di sangue che scende?

Noi non volevamo che accadesse nulla.

Noi comprendevamo la catastrofe privata,

la perdita personale, la sventura di tutti

vivendo e in parte vivendo;

Il terrore della notte che sbocca nell'azione del giorno

il terrore del giorno che termina nel sonno,

ma i pettegolezzi sulla piazza del mercato,'

ammucchiare le ceneri al cadere della sera,

accendere il fuoco allo spuntare del giorno,

questi erano gli atti che mettevano un limite

al nostro soffrire.

Ogni orrore aveva la sua definizione,

ogni dolore aveva una specie di fine,

nella vita non c'è tempo per i lunghi pianti.

Ma questo, questo è fuori della vita,

questo è fuori del tempo,

è un'eternità di male e di ingiustizia.

Noi siamo sporche di una melma

che non possiamo pulire:

non siamo noi sole, non la sola casa,

non la città che è insozzata,

ma tutto il mondo che è guasto.

Chiarite l'aria! pulite il cielo! lavate il vento!

separate sasso da sasso, separate la pelle dal braccio

separate il muscolo dall'osso e lavateli!

Lavate il sasso, lavate l'osso,

lavate il cervello, lavate l'anima,

lavateli, lavateli!

i cavalieri, compiuto l'assassinio, si avanzano sul proscenio e si rivolgono agli spettatori.)

primo cavaliere -    Vi preghiamo di prestarci attenzione per pochi istanti.

Sappiamo che potete essere propensi a

giudicare sfavorevolmente la nostra azione.

Siete Inglesi, e perciò credete al fair play, alla lealtà del gioco :

e quando vedete che un uomo solo viene assalito da quattro,

le vostre simpatie vanno tutte al povero diavolo che ha la peggio.

Io rispetto tali sentimenti, e li condivido tuttavia, mi appello al vostro senso dell'onore. Siete inglesi, e perciò non vorrete giudicare nessuno senza ascoltare ambedue le parti in causa. Ciò s'accorda con il vostro vecchio e tradizionale principio della giuria nei processi. Io non ho i numeri per presentarvi il nostro caso. Sono un uomo di fatti, non di parole. Perciò non farò che presentarvi gli altri oratori, i quali, con la loro abilità, e da differenti punti di vista, sapranno esporvi le circostanze essenziali di questo problema estremamente complesso. Inviterò dapprima a parlare il nostro più vecchio membro, mio vicino in campagna: Barone Guglielmo de Traci.

secondo cavaliere - Ho paura d'essere tutt'altro che quell'abile parlatore che

Reginaldo Fitz Urse vi vorrebbe far credere. Ma v'è una cosa che desidererei dirvi, e tant'è che.la dica subito. È questa: in ciò che abbiamo fatto, e qualunque sia la vostra opinione in merito, noi siamo stati perfettamente disinteressati.

(Gli altri cavalieri: « Bene! Bravo! ».) In tasca nostra non ne verrà nulla. Abbiamo molto di più da perdere che da guadagnare. Siamo quattro inglesi alla buona, che hanno messo la loro patria innanzi a tutto. Ammetto che non abbiamo fatto una buonissima impressione quando siamo comparsi. II fatto è che sapevamo d'essere! sobbarcati ad un'impresa piuttosto ingrata. Per parlare soltanto di me, avevo bevuto un poco — io che di solito non sono uno che beve — per darmi forza. Quando si viene all'atto, è cosa che si fa contro voglia uccidere un Arcivescovo, specialmente quando si è stati allevati nelle buone tradizioni della Chiesa. Se perciò vi siamo sembrati un po' villani, ne comprenderete il perché. E per conto mio ne sono molto, molto dispiaciuto. Pur convinti che fosse nostro dovere, abbiamo avuto bisogno di montarci. E, come dico, noi non ne caviamo neppure un soldo per noi. Sappiamo benissimo come andranno a finire le cose. Il  Re  Enrico — Dio lo benedica — dovrà dire, per ragioni di stato, di non aver mai voluto che questo accadesse ; e chissà la polemica che verrà fuori ; noi, nella migliore delle ipotesi, dovremo passare all'estero il resto della nostra vita. E anche quando le persone ragionevoli giungeranno ad essere convinte che l'Arcivescovo doveva essere liquidato — personalmente io avevo per lui una grandissima ammirazione e avrete notato che bella figura ha fatto alla fine — per noi di gloria non ve ne sarà punta. Per noi è finita, non c'è sbaglio. Dunque, come ho detto fin da principio, dateci almeno atto, vi preghiamo, di essere stati disinteressati in questa faccenda. Mi pare che ciò sia tutto quanto avevo da dire.

primo cavaliere -    Mi pare che dovremmo essere tutti d'accordo che Guglielmo de Traci ha parlato bene e ha fissato un punto molto importante. In sostanza il suo argomento è questo: noi siamo stati del tutto disinteressati. Ma la nostra azione ha bisogno di essere giustificata maggiormente; ed è necessario che ascoltiate quello che diranno gli altri oratori. Invito dunque a parlare Ugo de Morville, specialista negli studi di politica e di diritto costituzionale. Sir Ugo de Morville.

terzo cavaliere -    Innanzitutto vorrei riferirmi a un punto che è stato messo bene in chiaro dal nostro capo, Reginaldo Fitz Urse : che voi siete inglesi, e che perciò le vostre simpatie vanno sempre al povero diavolo che ha la peggio. È lo spirito inglese del fair play. Ora, il degno Arcivescovo, le cui buone qualità io ammiravo moltissimo, è stato in tutto presentato come colui che aveva la peggio. Ma è proprio questo il caso ? Voglio fare appello non alle vostre emozioni ma alla vostra ragione. Voi siete gente sensata, e con la testa a posto, come vedo, e non vi lasciate accalappiare da un colpo di scena. Vi prego dunque di considerare con calma: quali erano le mire dell'Arcivescovo? e quali erano le mire di  Re  Enrico? Nella risposta a queste domande sta la chiave del problema.Lo scopo del  Re  è stato conseguente in modo perfetto. Durante il regno della defunta regina Matilde e l'irruzione dell'infelice usurpatore Stefano, il reame si trovò molto diviso. Il nostro  Re  vide che l'unica cosa necessaria era di ristabilire l'ordine : frenare i poteri esagerati delle amministrazioni locali, che di solito venivano esercitati a scopi egoistici e spesso sediziosi, e dare una sistemazione all'amministrazione della giustizia. Egli voleva che Becket, il quale si era dimostrato abilissimo amministratore — nessuno lo nega — unisse gli uffici di Cancelleria e di Arcivescovado. Se Becket fosse andato incontro ai desideri del  Re , avremmo avuto uno stato quasi ideale : avremmo avuto l'unione dell'amministrazione spirituale e di quella temporale, sotto un governo centrale. Io conobbi bene Becket, in varie relazioni ufficiali, e posso dire di non aver mai conosciuto un uomo cosi adatto per il più alto grado dell'amministrazione civile. Ma che cosa avvenne ? Appena Becket, ad istanza del  Re , venne fatto Arcivescovo, si dimise dalla carica di Cancelliere, divenne più pretesco dei preti, adottò un tenore di vita ostentatamente e offensivamente ascetico ; affermò immediatamente che esisteva un ordine più alto di quello che il nostro  Re , e che egli stesso come servitore del  Re , si erano sforzati per tanti anni di stabilire ; e che — Dio sa perché — i due ordini erano incompatibili.

Converrete che una simile intromissione da parte dell'Arcivescovo offende gli istinti di un popolo come il nostro. Fin qui, so di avere la vostra approvazione : ve la leggo negli occhi. È soltanto sulle misure che abbiamo dovuto adottare, per mettere le cose a posto, che voi potete non convenire. A nessuno dispiace più che a noi d'essere obbligati ad usare violenza. Sfortunatamente vi son tempi nei quali la violenza è l'unico modo per poter assicurare la giustizia sociale. In altri tempi voi condannerete un Arcivescovo con un voto del Parlamento e lo decapiterete con tutte le forme come traditore, e nessuno .porterà la taccia di assassino. Più tardi, poi, neppure queste misure temperate saranno nécessarie. Ma, se voi siete ora arrivati a una giusta subordinazione delle pretese della Chiesa al benessere dello Stato, ricordatevi che siamo stati noi a fare il primo passo. Noi siamo stati come gli strumenti per la creazione di quello stato di cose che approvate. Abbiamo servito i vostri interessi ; meritiamo il vostro plauso ; e se in questo affare v'è una colpa, voi dovete dividerla con noi.

primo cavaliere -    Morville vi ha fornito molta materia di riflessione. Mi pare che abbia detto quasi l'ultima parola, per coloro che son stati capaci di seguire il suo ragionamento sottilissimo. Però abbiamo ancora un altro oratore, il quale credo che abbia un altro punto di vista da esprimere. Se vi sono alcuni non ancora convinti, credo che Riccardo Brito, il quale viene da una famiglia famosa per la sua lealtà verso la Chiesa, sarà capace di convincerli. Riccardo Brito.

quarto cavaliere - Gli oratori che mi hanno preceduto, per non dir nulla del nostro capo, Reginaldo Fitz Urse, hanno tutti parlato molto a proposito. Io non ho nulla da aggiungere al filo delle loro argomentazioni. Quel che ho da dire potrebbe prendere la forma di una domanda: Chi ha ucciso l'Arcivescovo? Siccome siete stati testimoni oculari di questa scena deplorevole, proverete forse una certa sorpresa all'udirmi porre la domanda in questo modo. Ma considerate il corso degli eventi. Sono obbligato, molto brevemente, a ritornare sopra il sentiero calcato da chi vi parlò per ultimo. Mentre il defunto Arcivescovo era Cancelliere, nessuno, presso il  Re , fece di più per dare saldezza alla nazione, per conferirle l'unità, la stabilità, l'ordine, la tranquillità, e la giustizia delle quali si sentiva cosi forte il bisogno. Dal momento che fu fatto Arcivescovo, rovesciò in pieno la sua politica ; si dimostrò indifferente al massimo grado per il destino del paese, fino ad essere, di fatto, un mostro d'egoismo. Codesto egoismo aumentò sempre più in lui, fino a diventare un'indubbia mania. Io ho prove incontestabili che prima di lasciare la Francia egli profetizzò chiaramente, alla presenza di numerosi testimoni, che non aveva molto da vivere, e che sarebbe stato ucciso in Inghilterra. Usò di ogni sorta di provocazione ; dalla sua condotta, passo per passo, non si può concludere se non che aveva deciso di morire martire. Anche negli ultimi momenti, avrebbe potuto darci una ragione : avete visto come rispose evasivamente di fronte alle nostre domande. E anche dopo averci deliberatamente esasperati oltre ogni umana sopportazione, avrebbe potuto facilmente fuggire ; avrebbe potuto tenersi lontano da noi quel tanto da permettere alla nostra collera di raffreddarsi. Ma era proprio ciò che non voleva che avvenisse ; insistette, mentre noi eravamo ancora infiammati dall'ira, perché si aprissero le porte. È necessario dire di più ?

Io credo, con questi fatti davanti a voi, che emetterete senza esitare il verdetto di Suicidio per Infermità di Mente. È l'unico verdetto caritatevole che potete emettere, sopra uno che fu, dopo tutto, un grande uomo.

primo cavaliere -    Grazie, Brito. Credo che non vi sia più nulla da dire; e vi consiglio di sciogliervi chetamente e di recarvi alle vostre case. Vi prego di star bene attenti a non indugiare in gruppi agli angoli delle vie, e di non far nulla che possa provocare una pubblica sedizione.

(I cavalieri escono.)

primo sacerdote -    O padre, padre, dipartito da noi, perduto per noi,

Come faremo a trovarvi, da qual lontano luogo Guardate giù verso di noi ? Voi ora in Cielo, Chi ci guiderà, chi ci proteggerà, chi ci dirige? Dopo qual viaggio, attraverso quale altro terrore Riavremo la vostra presenza ? quando erediteremo La vostra forza? La Chiesa giace orbata, Sola, sconsacrata, desolata, e i pagani costruiranno sulle rovine,

il loro mondo senza Dio. Lo vedo. Lo vedo.

terzo sacerdote -    No. Perché la Chiesa è più forte per questo fatto,

Trionfante nell'avversità. È rafforzata Dalla persecuzione: suprema, fin che gli uomini moriranno per essa.

primo sacerdote -    O mio Signore La cui gloria nel novello stato ci è nascosta, Pregate per noi nella vostra carità.

secondo sacerdote - Ora nella visione di Dio

Congiunto a tutti i santi e ai martiri che vi hanno preceduto, Ricordatevi di noi.

terzo sacerdote -    Salgano le nostre grazie

A Dio, che ci ha dato un altro Santo in Canterbury.

coro -                         (Mentre un Tè Deum vien cantato in latino da un ,coro in lontananza.)

Noi ti lodiamo, Dio, per la tua gloria

dispiegata in tutte le creature della terra,

nella neve, nella pioggia, nel vento e nella tempesta,

in tutte le Tue creature,

nei cacciatori cosi come nelle prede.

Poi che tutte le cose esistono

soltanto come sono viste da Te,

come sono conosciute da Te.

Tutte le cose esistono soltanto nella Tua luce.

E la Tua gloria viene dichiarata

anche da ciò che ti nega:

la tenebra dichiara la gloria della luce.

Coloro che Ti negano non potrebbero negarTi

se Tu non esistessi e la loro negazione

non è mai completa perché se così fosse,

essi stessi non esisterebbero.

Essi, vivendo, Ti affermano;

tutte le cose, vivendo. Ti affermano:

l'uccello nell'aria, falco e fringuello,

l'animale sulla terra, lupo ed agnello;

il verme nella terra e il verme nel ventre.

Perciò l'uomo, che Tu hai fatto

perché sia cosciente di Tè,

deve con coscienza lodarTi,

nel pensiero nella parola e nell'opera.

Persino in noi, povere donne di Canterbury,

le voci delle stagioni, il soffio dell'inverno,

il canto della primavera, il ronzio dell'estate,

le voci degli animali e degli uccelli,

Ti lodano.

Noi Ti ringraziano per le tue misericordie disangue,

per la Tua redenzione di sangue.

Perché il sangue dei Tuoi Martiri e Santi

arricchirà la terra creerà luoghi santi.

Perchè dove un Martire ha dato il suo sangue,

per il sangue di Cristo,

là il suolo è santo.

Perciò, Dio, noi ti ringraziarne

che hai dato una tale benedizione a Canterbury.

Perdonaci, Signore,

noi  ci riconosciamo come uomini comuni,

gli uomini e le donne che chiudono la porta

e siedono presso il fuoco,

noi.teniamo la benedizione di Dio,

la solitudine della notte di Dio,

temiamo l'ingiustizia degli uomini

meno della giustizia di Dio.

Noi temiamo la mano alla finestra,

il fuoco sulla paglia del tetto,

il pugno nella taverna, la spinta nel canale

meno che non temiamo l'amore di Dio.

Noi riconosciamo il nostro peccato,

la nostra debolezza, la nostra colpa;

riconosciamo che il peccato del mondo

è sulla nostra testa,

che il sangue dei Martiri e l'agonia dei Santi

ricadono sulla nostra testa.

Signore, abbi pietà di noi.

Cristo, abbi pietà, di noi.

Signore abbi pietà di noi.

Beato Tommaso, prega per noi.