Beneficienza

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BENEFICIENZA

Commedia in un atto

Di JENOE HELTAI

Traduzione di Corrado Rossi

PERSONAGGI

IL CAMERIERE

LO SCRITTORE

LA SIGNORINA


(L'illustre scrittore è seduto al suo tavolo da lavoro, in casa sua, ma non scrive. Quando scrive, va a sedersi in qualunque luogo fuor­ché al suo tavolo da lavoro, e non in casa sua).

Il cameriere                   - Signore, c'è una signorina elegante che cerca di lei.

Lo scrittore                   - E' giovane?

Il cameriere                   - E bella.

Lo scrittore                   - Allora venga avanti.

Il cameriere                   - (fa entrare la signorina) Si accomodi! (La giovane e bella signorina entra, il cameriere esce).

La signorina                  - Scusi...

Lo scrittore                   - Prego, s'accomodi. Desidera?

La signorina                  - Non so proprio come inco­minciare... Le confesso sinceramente d'essere mollo turbata, Perché non è nelle mie abitu­dini...

Lo scrittore                   - Di andare in casa di giovani sconosciuti. Voleva dire questo?

La signorina                  - Press'a poco.

Lo scrittore                   - Probabilmente avrà una buo­na ragione per derogare da questa sua abitudine, cioè da quella che non è una sua abitu­dine.

La signorina                  - Ho una ragione molto grave. Può immaginarlo. Se non la conoscessi... at­traverso i suoi lavori, il suo buon cuore, la sua reputazione, se non sapessi che lei è un gentiluomo perfetto...

Lo scrittore                   - (modesto) Piego, sono molto confuso. Non mi piace che mi si aduli troppo... soprattutto quando le adulazioni confinano con l'offesa...

La signorina                  - (cocciuta) Ma sì, lei è un cuore generoso. Lei è un gentiluomo. Lei non abuserà delle sifortunatissime condizioni in cui si trova una povera donna.

Lo scrittore                   - Niente affatto. Ma chi è que­sta sfortunatissima povera donna?

La signorina                  - (abbattuta) Sono io! (Trae dalla borsetta un fazzoletto che spande intorno un'ondata di profumo).

Lo scrittore                   - Scusi, non me n'ero accorto.

La signorina                  - Impossibile.

Lo scrittore                   - Eppure è così. Io vedo sol­tanto che lei è molto graziosa, molto bella, molto piacente, elegante, carina, fine, amabile, e desiderabile, ma niente altro.

La signorina                  - Le apparenze ingannano. So. no una povera infelice creatura e mi trovo nella più nera miseria.

Lo scrittore                   - Scusi, ma questo cappelli­no... questa pelliccia di volpe argentata..,

La signorina                  - (correggendolo) Volpe az­zurra...

Lo scrittore                   - Infatti è nera come se fosse azzurra... Dunque questi anelli, questi orec­chini...

La signorina                  - Le ripeto. Le apparenze in­gannano...

Lo scrittore                   - Questi guanti finissimi... il profumo di primissima qualità che s'espande da quel fazzolettino dì merletto...

La signorina                  - (modesta e abbattuta) Ulti­mo modello parigino...

Lo scrittore                   - Lo dice a me? E queste scar­pine... e le calze...

La signorina                  - Eppure, per quanto possa sembrai le incredibile, non ho mangiato da due giorni... e... e... (S'appoggia sulla» spalliera di una sedia) Dio!

Lo scrittore                   - (impietosito) Si sente male?

La signorina                  - (fiocamente) Niente... pas­serà...

Lo scrittore                   - Oh! m& pare che qui non scherzi... Presto, una goccia di vino... (Suona il campanello).

La signorina                  - (ancor più fiocamente) Mi perdoni... le forze m'hanno abbandonata... mi vergogno proprio, ma...

Il cameriere                   - (entrando) Il signore desi­dera?

Lo scrittore                   - Vino, biscotti... forse ci sarà un po' d'arrosto...

Il Cameriere                  - Sì, c'è.

Lo scrittore                   - Avanti dunque, fai presto.

Il cameriere                   - Sì, signore. (Esce di corsa).

Lo scrittore                   - (alla signorina) Ora arriva subito la medicina...

La signorina                  - (piangendo) Oh! Dio...

Lo scrittore                   - Non pianga, per carità... Tutto quel che vuole, ma non pianga. Per me non c'è niente di più terribile che vedere una donna piangere... Non tenendo conto poi che il pianto fa diventare brutti anche gli angeli.

La signorina                  - Io...

Lo scrittore                   - Sì, lo so... lei non ha l'in­tenzione di piacermi. Ma noi c'intenderemo anche senza pianto. Quindi se ha un po' di ri­spetto per me, non pianga... e del resto Stefano è già qui con la roba...

Il cameriere                   - (entra portando un vassoio sul quale ci sono biscotti, pollo, vino, un panino. Apparecchia la tavola ed esce).

Lo scrittore                   - (versa subito del vino in un bicchiere) Questo piima di tutto...

La signorina                  - (asciugandosi le lacrime) Come devo ringraziarla...

Lo scrittore                   - Non mi ringrazi affatto... Tutto quel che vuc/le, ma non deve ringraziare. Non deve piangere né ringraziare. Mangi, beva, e poi discorriamo... Poveia figliuola!...

La signorina                  - (commossa, si mette a mangia­re) E' stata la mia fortuna venire qui.

Lo scrittore                   - Lasciamo stare! Dunque lei sii trova in miseria? Prego, non risponda con parole, continui a mangiare. Accenni solo col capo, sì o no.

La signorina                  - Oli, ormai non ho più fame. Preferisco parlare.

Lo scrittore                   - (commosso) Mangi pure. E parli. Dica tutto. Come se parlasse a suo padre.

La signorina                  - (con gli occhi pieni di lacrime) Appunto per questo: sono venuta. Non so Perché abbia avuto tanta fiducia in lei, ma ho intuito che lei è generoso, che m'avrebbe aiu­tata.

Lo scrittore                   - (solenne) Nell'ambito delle mie possibilità. Dunque di che cosa si tratta?

La signorina                  - Veramente non sarebbe mol­to importante dirlo, ma le confesso che sono di buonissima famiglia. I miei genitori erano ricchi, ho avuto una buona educazione... (So­spira).

Lo scrittore                   - Era inutile dirmi tutto ciò, Perché me n'ero già accorto.

La signorina                  - E' molto gentile. I miei ge­nitori, pochi' anni fa, si sono rovinati finanzia­riamente e sono morti; io sono rimasta sola, senza fratelli, senza parenti, senza amici, sen­za denari. Ho provato a dare lezioni di pianoforte... ma lei sa... (Sospira).

Lo scrittore                   - So.

La signorina                  - Ho provato tutto... ma lei sa che una povera ragazza sola al mondo e bella... Gli uomini sono dei miserabili. Avrei potuto riuscire, ma deviando dalla via dell'onore... (Sospira).

Lo scrittore                   - Capisco. Lei non ha deviato.

La signorina                  - Non ha capito. Ho deviato. Ma non vorrà giudicarmi male. (Sospira).

Lo scrittore                   - Per carità!

La signorina                  - Tanto più che, da allora, sono tornata parecchie volte sulla via dell'ono­re. Poi mi sono guadagnato il pane facendo la sarta. Più o meno.

Lo scrittore                   - Lavoi-ando più, guadagnando meno.

La signorina                  - Infatti, guadagnavo così po­co, che tre giorni fa ho dovuto impegnare an­che la macchina da cucire... Ora avrei lavoro, ma non possoi accettarlo Perché non ho la mac­china da cucire. (Sospira).

Lo scrittore                   - Capisco... Ma non le dispiace se le domando una cosa?

La signorina                  - Prego, so bene ciò che mi domanderà. Permette che lo dica io stessa?

Lo scrittore                   - Ma certo!

La signorina                  - Lei vuol sapere Perché ho impegnato la macchina da cucire, della quale lio bfeogno, e non gli anelli, oppure gli orec­chini di cui non ho bisogno.

Lo scrittore                   - Ha indovinato perfettamente.

La signorina                  - La cosa è molto semplice. Da parecchio tempo ho bisogno dell'aiuto di peisonc di cuore. Se andassi a chieder loro de­naro per disimpegnare gli orecchini, ridereb­bero. Ma quando si tratta di aiutarmi un po' per riavere la macchina da cucire...

Lo scrittore                   - Ho capito.

La signorina                  - Con lei parlo sinceramente, Perché lei è uno scrittore e vede le cose in mo;-do diverso da una persona qualunque- ins%ni-fiVante. Ad altri non aprirei così la mia anima...

Lo scrittore                   - Dunque, di quanto avrebbe bisogno?

La signorina                  - Oh, Dio... dopo quanto le ho detto...

Lo scrittore                   - (magnanimo) Dica pure. Le ho promesso di aiutarla. Non sono milionario, ma ogni tanto posso permettermi il lusso di esercitarmi nella beneficenza... Mi dica una somma, o anche due. Basteranno cinquecento lire? (Apre il portafogli).

La signorina                  - Cinquecento lire? Ma que­sto... Ma questo... oh! Dio... (Piange).

Lo scrittore                   - Non pianga, la prego.. Piut­tosto, se crede che siano poche, aggiungerò ancora cento lire... (Le porge la somma).

La signorina                  - Tutt'altro. Trovo che son molte. Questa munificenza...

Lo scrittore                   - Non mi ringrazi. Accetti sen­za parlare.

La signorina                  - Mi permetterà almeno di ri­cordarmi idi lei nelle mie preghiere, tanto al mattino che alla sera?

Lo scrittore                   - Lo crede proprio indispensa­bile?

La signorina                  - Scusi. Pare che lei non si renda conto di ciò che ha fatto per me. Non sa che mi ha salvata la vita? Anzi di più... mi ha salvata dal deviare un'altra volta dalla via dell'onore.

Lo scrittore                   - (sorpreso) Accidenti! Lei dunque era ancora in procinto di... ed io l'ho salvata!

La signorina                  - Sì. Ero ormai disperata. Era il mio ultimo tentativo... Se non ci fosse stato lei...

Lo scrittore                   - Oh bella! oh bella! (Si gratta la testa) Oh bella! oh bella!

La signorina                  - (con interesse) Che c'è?

Lo scrittore                   - Niente... niente! Ma Perché non me l'ha detto prima?

La signorina                  - (con un sorriso birichino e pronta ad andarsene) Perché non l'ho det­to prima? Se lei non avesse avuto pietà di me, sarebbe stala una cosa diversa... Ma così!... Perché dirlo?

Lo scrittore                   - Già. Ha ragione... ha per­fettamente ragione. Ma mi prometta almeno...

La signorina                  - (con civetteria) Che cosa?

Lo scrittore                   - La prossima volta... quando si troverà ancora in strettezze... quando avrà bisogno d'essere salvata... e non troverà nes­suno... nessuno disposto a salvarla... venga da me senz'altro... sa...

La signorina                  - (commossa) Lei mi salverà?

Lo scrittore                   - Ah no! Neanch'io la salverò!

FINE