Dio e Stephen Hawking

Stampa questo copione

DIO E STEPHEN HAWKING

di Robin Hawdon

Traduzione di Antonia Brancati

Personaggi:

DIO / BERMAN / DOTTORE / SCIAMA / EINSTEIN / PENROSE / VICARIO / JONATHAN / PAPA / REGINA / SIMON / MASON

STEPHEN

JANE

INFERMIERA

PRIMO ATTO

La scena è completamente spoglia, tranne che per un avvolgente panorama su cui è proiettato un cielo notturno. La Via Lattea. Lo fissiamo per qualche attimo.

Poi, una figura si materializza dal fondo. Indossa una voluminosa tunica bianca. Arriva in proscenio e si rivolge al pubblico.

DIO            Buona sera. Permettete che mi presenti. Sono Dio. (Rivolge un sorriso lieto al pubblico) Curioso vi faccia ridere – anziché sorprendervi – o terrorizzarvi. Comunque… diciamo che per il momento, conviene che io sia Dio. Mi si raffigura nelle manifestazioni più diverse, ma poiché non volevo terrificarvi troppo, ho pensato di cominciare col presentarmi con una foggia piuttosto banale. Ora, uno degli scopi del nostro esperimento di stasera è quello di definire se davvero Dio esiste o no. Se andrà a finire che proveremo che non esiste, allora scomparirò in uno sbuffo di fumo, e dovrete dimenticarvi di avermi mai visto qui, stasera. (Pausa) Un po’ illogico? Ma… esiste una possibilità alternativa? Che io ci sia e al tempo stesso non ci sia. No, no: non ho intenzione di essere frivolo. Quello che dico ha un’analogia scientifica. Un teorema molto noto, chiamato “teorema del gatto di Schrödinger". Sì, sì, lo so che lo conoscete fin troppo bene, voi studenti di fisica quantistica, ma qui è molto importante. Così, tanto per fare una variazione sul tema, e che diavolo!, parliamo invece del teorema del coniglio di Schrödinger. E’ un fatto straordinario, che lascia perplessi anche i vostri scienziati, che una particella elementare – ad esempio un fotone di luce – possa dare l’impressione di seguire simultaneamente una gran quantità di percorsi differenti attraverso lo spazio, pur ritenendo le sue proprietà quale singola entità. Perciò se in un esperimento emettiamo una particella del genere, che in uno dei suoi possibili percorsi possa far scattare un congegno per uccidere un coniglio…

                   (Un diagramma dell’esperimento di Schrödinger, che usa un fucile e un coniglio in gabbia, compare sullo schermo in fondo)

                   … e che, in un altro percorso simultaneo possa evitare senza danni quel congegno – allora quel coniglio, in termini di fisica quantistica, è contemporaneamente sia vivo che morto. In quelle che potreste definire le versioni parallele dell’universo.

                   (Il coniglio compare sia vivo che morto nel disegno. Lui sorride allegro.)

                   Lascia perplessi – eh? Mi affretto ad aggiungere, prima che gli attivisti per i diritti degli animali qui fra voi si mettano a protestare, che il signor Schrödinger, che ha postulato questo paradosso verificabile, era un uomo di ottimi sentimenti e non ha mai effettivamente ucciso alcun animale nel corso dei suoi esperimenti. Ora – mettete me al posto del coniglio, e avrete la situazione in cui io possa sia esistere che non esistere in versioni alternative dell’universo. Non ci resta che scoprire quale delle due versioni sia la più plausibile. O se, come nel caso del coniglio, siano possibili ambedue. (Pausa) Oh, cielo, forse faremmo meglio a andare avanti prima che io mi confonda ancor prima di cominciare.

                   (Lo schermo in fondo torna alla Via Lattea)

                   Voglio farvi conoscere qualcuno che ne sa più di ogni altro… tranne me – sulla mia possibile esistenza… sulle origini dell’Universo, la natura dello spazio e del tempo, e roba simile. Potreste dire che egli è un rappresentante di coloro che certamente non credono nella mia esistenza. E per questa ragione temo di non poter discutere direttamente con lui – il che ci pone qualche ulteriore problema. (Fa l’occhiolino) Ma io so come risolvere la cosa.

                   (Si allontana su un lato della scena. C’è un ronzio e una luce illumina una sedia a rotelle elettrica che entra dalla quinta opposta a tutta velocità. Gira di scatto sulla destra, arriva al centro del proscenio e si ferma. La figura familiare e distorta di Stephen Hawking è seduta ripiegata sulla sedia, circondata dal computer e da tutti i comandi fatti apposta per lui. Un altro momento di immobilità. Le dita della mano sinistra di Stephen Hawking si muovono appena. Parla la famosa voce sintetizzata)

STEPHEN Per quest’ultima conferenza dell’anno accademico, voglio porvi una domanda. Siamo vicini a raggiungere ciò che qualche scienziato ha chiamato la fine della scienza? (Pausa) Ci sono due ragioni ben distinte per pensare che in termini puramente fisici la risposta possa essere affermativa. Una ragione è che è concepibile che la formula unificante finale che spiegherà il funzionamento dell’Universo – la cosiddetta Teoria del Tutto – sia alla nostra portata. Come abbiamo visto, abbiamo già condensato le varie regole che governano il comportamento di materia ed energia in un pugno di formule basilari.

                   (Lo schermo sul fondo mostra ora massa di calcoli matematici molto complessi)

                   Magari fosse altrettanto facile determinare il nostro bilancio familiare o compilare la dichiarazione dei redditi.

                   (Fa un ampio sorriso. Virtualmente, è l’unico movimento – a parte quello delle dita – che è in grado di compiere)

                   Molti scienziati, ed io fra questi, sono ottimisti nel ritenere che in una o due generazioni al massimo saremo in grado di combinare anche questi principi in un concetto-rivelazione che spiegherà l’Universo a se stesso. Secondo la descrizione del famoso fisico John Wheeler: “… un’idea così semplice, così splendida, così persuasiva che quando l’avremo afferrata, ci diremo, come avrebbe potuto essere altrimenti? Come abbiamo fatto ad essere tanto stupidi per tutto questo tempo?”

                   (La schermo in fondo cambia – ora mostra le varie formule epocali – il triangolo di Pitagora; l?Equazione del Pi Greco: A = pi R²; La Legge della Gravità Universale di Newton: FG = - Gm,m/r²; la teoria di Einstein: E = mc²; l’Equazione di Planck: E = HV; la Soluzione del Vacuum: Rik = 0; il Raggio di Schwartzchild: R = “GM/cˆ2; la teoria della Supergravità: N = 8; la Formula di Stephen Hawking per la Radiazione del Buco Nero: S=KA)

                   L’altra ragione – assolutamente contraddittoria alla prima – per credere che la scienza non abbia ancora molto da progredire, è che abbiamo ormai raggiunto lo stadio in cui non è più a lungo possibile ratificare molte delle nostre conclusioni. Nel regno della fisica quantistica abbiamo tracciato matematicamente le particelle essenziali della materia fino a dei loro costituenti così minuti ed elementari che non siamo in grado di percepirli  con mezzi sperimentali. E nel regno della cosmologia il problema è opposto, ma simile. Abbiamo teorizzato ciò che pensiamo accada ai confini estremi del tempo e dello spazio, ma l’osservazione dei fenomeni che abbiamo postulato è così assolutamente al di fuori delle nostre possibilità, che non ci resta altro che una gran mole di calcoli.

                   (Altre schermate di formule matematiche alle sue spalle)

                   Il che può anche essere fonte di grandi soddisfazioni per noi cervelloni, ma è assolutamente insoddisfacente per l’uomo della strada. Tuttavia, voglio ricordarvi alcuni semplici fatti. Per noi del nostro campo questi concetti sono così familiari che penso che a volte ci dimentichiamo di quanto siano meravigliosi.

                   (Lo schermo mostra adesso un diagramma del sistema solare)

                  

                   In nostro piccolo pianeta gira nel suo insignificante sistema solare in qualche luogo del bordo esterno di una galassia che per ovvie ragioni chiamiamo la Via Lattea. Ci sono all’incirca un centinaio di miliardi di stelle, nella Via Lattea, molte con il proprio codazzo di pianeti. Pensate a questo numero. Un centinaio di miliardi. Un centinaio di migliaia di milioni. La mente umana riesce a stento ad immaginare una simile cifra. E tuttavia la nostra galassia non è che una fra un centinaio… di miliardi… di altre galassie.

                   (Immagine della Via Lattea. Lui fa una pausa per lasciare che il concetto si imprima nella mente degli ascoltatori)

                   La luce dalla stella più vicina al di fuori del nostro sistema solare viaggia per quattro anni-luce per raggiungerci. Tutti noi qui usiamo il termine “anno-luce” con tanta indifferenza da dimenticarci quale distanza indichi in realtà. La distanza che la luce percorre in un anno, movendosi a trecentomila chilometri al secondo. Le stelle più lontane nell’Universo che conosciamo sono distanti svariati miliardi di anni-luce. O almeno, sappiamo che lo erano miliardi di anni fa, perché è così che le osserviamo oggi. Ciò che è successo di loro in questi miliardi di anni trascorsi lo possiamo ipotizzare, ma non possiamo dimostrarlo mediante osservazione. Per quel che ne sappiamo, potrebbero aver cambiato traiettoria e stare precipitando verso di noi, possono essere esplose in un lampo di fuochi artificiali cosmici, potrebbero stare danzando insieme una polka astrale. Questo – dunque – è il problema. Tutto è o troppo piccolo, o troppo grande, perché lo si possa afferrare. Come un’attrice ha probabilmente detto una volta a un vescovo. - Come mai le migliori barzellette hanno sempre a che fare col sesso? – ecco, questo sì che è un soggetto valido per una tesi!

                   (Sorride)

                   Così, vedete ciò che intendo dire, parlando di fine della scienza. O conosceremo ben presto le basi di tutto – il grande teorema definitivo – o non sapremo mai nulla, perché non c’è modo di dimostrarlo. Un bel dilemma! Eppure tutto ciò si è verificato nel breve lasso di tempo da quando entrai all’università quarant’anni fa…

                   (Le luci cambiano ad illuminare l’intera scena, mentre STEPHEN dirige la sedia a rotelle da un lato, ne scende, e viene avanti come uno studente di vent’anni a Oxford. Si mette un berretto da vogatore e delle scarpe sportive. Lo schermo in fondo adesso mostra l’edificio dello University College di Oxford. Nel frattempo, DIO, che è rimasto discretamente ad ascoltare ad un lato della scena, si scuote. Si toglie la tunica bianca, la rigira dall’altro lato, e adesso prende le sembianze di un insegnante in toga)

DIO            (Rivestendosi) E qui comincio a divertirmi. Ci trasferiamo in un’altra dimensione temporale, ed io prenderò le sembianze di un altro personaggio. Per i miei subdoli propositi, adesso prendo le sembianze del primo precettore di fisica di Stephen Hawking ad Oxford. Un uomo probabilmente non all’altezza intellettuale del suo allievo, ma notevolmente più saggio di lui sotto molti altri aspetti.

                   (Prende dei fogli da una piega della toga)

                   Mi è sempre piaciuto considerarmi un attore.

                   (Va a passo svelto verso STEPHEN, agitando i fogli)

BERMAN/DIO   Signor Hawking, signor Hawking – che è questa roba? Le ho chiesto un saggio sul concetto Newtoniano di massa, non una critica al suo libro di testo!

STEPHEN Mi spiace, dottor Berman. Era molto più divertente scoprire gli sbagli nel libro che baloccarmi di nuovo col caro vecchio Newton. Insomma, è uno che colpisce la Terra con un bel tonfo ottuso anche lui, no?

BERMAN  (Sospira) Farà un bel capitombolo anche lei, se non comincia a prendere le cose un po’ più sul serio, signor Hawking. Lei è un tipo sveglio – scommetto che tiene i suoi amici sempre allegri con le sue acute parodie di noi poveri esseri inferiori. Tuttavia non dimentichi che Newton passò metà della sua vita ad elaborare le sue teorie sulla gravità, così dovrà fare qualcosa in più se vuole un voto decente.

STEPHEN Sì.

BERMAN  Lei non prende mai appunti durante le lezioni. Come mai?

STEPHEN Beh, ehm… è come per il libro di testo – non vale la pena di scrivere degli appunti fino a che non si è convinti che sono giusti.

BERMAN  Ah, adesso ha intenzione di criticare anche i miei insegnamenti?

STEPHEN No, no… è solo che… tutto mi sembra ancora così incompleto.

BERMAN  E’ nella natura stessa della scienza. Se sapessimo già tutto non sapremmo più in che direzione andare.

STEPHEN Ma è questo il punto: io ancora non so in che direzione sto andando.

BERMAN  E non lo sapeva neanche Newton – fino a che non furono le sue stesse osservazioni ad indicarglielo. (Gli dà i compiti corretti. STEPHEN se li lascia sfuggire goffamente di mano)

                   … Ecco, vede…

STEPHEN (Accigliandosi) Mi spiace. Mi pare di non riuscire… (Si china a raccogliere i fogli)

BERMAN  Anche lei è soggetto, come noi tutti, alle leggi di Newton. Lei è un ragazzo sveglio, Stephen, ma non pensi che le idee le verranno per ispirazione divina.

STEPHEN No. E comunque io non credo nel divino.

BERMAN  Ah. Beh, se lei stesse studiando teologia, potremmo avere una bellissima discussione. Invece, lei ha scelto una materia molto più terrestre, così per il momento deve accettare il fato che io sono il suo Dio, e per quanto io possa agire in modi misteriosi, il mio intento è condurla sulla strada della rettitudine e della conoscenza.

STEPHEN Sì. Mi scusi, ora devo andare. Sono già in ritardo per l’esercitazione di canottaggio.

BERMAN  Ah, sì – lei è il timoniere del nostro equipaggio di otto vogatori, no? Ho sentito dire che sceglie dei percorsi rischiosi anche con loro.

                   (STEPHEN incresca le labbra in un sorriso e se ne va. Il fondale torna alla rappresentazione della Via Lattea. DIO si rivolge al pubblico)

DIO            Vedete con chi ho a che fare? Lui è la personificazione del mio problema. Devo ammettere che la marcia della scienza moderna è qualcosa di fenomenale, ma mi mette un tantino fuori gioco. Ho bisogno di tutte le mie risorse per contrastare questo stato di cose.

                   (Entra JANE. Ha gli occhi al cielo. DIO la guarda, poi, con l’aria di chi la sa lunga, al pubblico)

                   Il sesso. Ecco un’arma potente. Ho deliberatamente ideato un metodo procreativo così bizzarro per creare il caos nella vostra specie? O si tratta semplicemente di un effetto grottesco della chimica primigenia? Beh, da dovunque derivi non vedo perché adesso non dovrei tentare di usarlo per i miei fini. (Indica JANE) Con lei posso parlare, perché lei crede in me assolutamente.

                   (Va verso di lei. Lei si volta e sorride, come se lui fosse una vecchia conoscenza. Lui indica il cielo)

                   Splendido, vero?

JANE         Sì.

DIO            Quanti anni hai, bambina mia?

JANE         Diciotto.

DIO            Sì – un’età splendida.

JANE         Non sembra poi così splendida. Anzi mi sembra piuttosto…

DIO            Cosa?

JANE         Frustrante.

DIO            (Con un’occhiata astuta al pubblico) Forse posso aiutarti.

JANE         Davvero?

DIO            Lascia che ti faccia una domanda. Cosa preferiresti? Una vita convenzionale adeguata alla tua educazione – pochi traumi, un marito fidato, una vita familiare – una fine serena. O qualcosa di molto più azzardato.

JANE         Azzardato?

DIO            (Indica il cielo) Un sentiero verso il paradiso. Traumatico, stancante – estremamente pericoloso. Ma con la possibilità di raggiungere la gloria.

JANE         Questo, è ovvio.

DIO            Niente affatto ovvio. La maggior parte della gente si impunterebbe, davanti a una strada del genere.

JANE         Io no.

DIO            Bene, allora forse tu sei l’eccezione che conferma la regola. Attenta – io non potrei più interferire, una volta che tu avessi intrapreso quel cammino.

                   (Schiocca le dita mentre se ne va, e lo sfondo cambia per mostrare vivaci decorazioni e luci di una festa. Sentiamo musica pop degli anni ’60. STEPHEN entra. Indossa una giacca di velluto nero e una cravatta a farfalla di velluto rosso. Ha in mano un bicchiere di vino. Lui e JANE volteggiano per la scena)

STEPHEN Grazie per essere venuta.

JANE         Non avevi detto che compivi ventun’anni.

STEPHEN Non mi piace ammettere di essere così vecchio.

JANE         Vecchio!

STEPHEN Non ho ancora idea di quello che farò nella vita.

JANE         Ho sentito dire che ti sei laureato col massimo dei voti. Come inizio non è male.

STEPHEN E’ il dopo, il problema. La fisica va in tante di quelle direzioni.

                   (La musica finisce. Si muovono da un lato della scena)

JANE         E’ una cosa al di là della mia portata. (Fa un gesto, come indicando qualcosa sopra la sua testa)

STEPHEN Sì – probabilmente è proprio quella.

JANE         (Non ha capito) Cosa?

STEPHEN La direzione. Ho il sospetto che la cosmologia sia la mia meta.

JANE         Ma cos’è – esattamente – la cosmologia?

STEPHEN E’ come l’astronomia – solo di più. E’ la ragione per cui ho lasciato Oxford per venire a Cambridge. E’ lì che guidano il mondo. O per meglio dire. l’universo.

JANE         (Sorridendo) Sei buffo.

STEPHEN E tu che farai?

JANE         Io vado a Londra – facoltà di lingue.

STEPHEN Mondi di distanza.

JANE         (Timidamente flirtante) Non tanto da spaventare un cosmologo.

STEPHEN (preso in contropiede) Oh, beh… (Va per bere qualcosa ma fa un movimento goffo col bicchiere e versa del liquido) Maledizione! Ma che ho che non va?

JANE         (Prende un fazzoletto e gli asciuga il davanti della giacca) Per essere uno scienziato sei un tantino goffo.

STEPHEN Non è solo… Devo fare delle analisi.

JANE         (Preoccupata) Analisi?

STEPHEN Oh, niente di serio. E’ solo il mio coordinamento che a volte va in tilt.

JANE         (Osando) Beh, meglio che lo rimetti a posto se dobbiamo continuare a vederci.

                   (Se ne va. Lui rimane a guardarla mentre si allontana. Lo sfondo cambia per mostrare l’interno di un ospedale. Entra un’ INFERMIERA)

INFERMIERA   Ah, signor Hawking. Il dottore la riceve.

                   (Si fa di lato. Entra DIO con indosso u camice bianco da medico,e con in mano una cartella medica. Entrando, sorride al pubblico)

DIO            Dio, il guaritore. Anche se non sempre. (A STEPHEN, come DOTTORE) Ah, sì: buon giorno.

STEPHEN Ha le mie analisi, dottore?

DOTTORE                      Sì. (Studia i dati nella cartella) Lei ha ventun’anni, signor Hawking?

STEPHEN Sì.

DOTTORE                      E che progetti aveva?

STEPHEN Progetti?

DOTTORE   Per il futuro.

STEPHEN Ho intenzione di fare un dottorato di ricerca a Cambridge. A parte questo… (Scrolla le spalle)

DOTTORE   Ah.

STEPHEN Perché?

DOTTORE   Non ho buone notizie, temo. (Pausa) Lei ha una malattia che si chiama sclerosi amiotrofica laterale. Meglio conosciuta col nome di malattia del motoneurone.

STEPHEN E che vuol dire?

DOTTORE   Comporta una disintegrazione graduale delle cellule nervose che controllano l’attività muscolare.

STEPHEN Di quali muscoli?

DOTTORE   Tutti i muscoli. Prima quelli principali, associati ai movimenti corporei, poi quelli che influiscono sul linguaggio, la deglutizione, e infine la respirazione. Non abbiamo ancora trovato una cura. Eì una patologia molto rara – un graduale…

STEPHEN Quanto? (Pausa) Quanto tempo ho?

DOTTORE   Al suo livello, la media di sopravvivenza è un due/tre anni. (Pausa) Mi spiace. Vorrei poterle dare qualche speranza in più, ma…

STEPHEN Grazie, dottore. (Si volta e si allontana)

DOTTORE   L’unica consolazione è che il cervello non subisce danni. (STEPHEN va a sedersi da un lato. Il DOTTORE gli grida dietro) Il segreto è di non arrendersi.

                   (Si volta verso il pubblico e si toglie il camice)

DIO            Oh, sì, lo so cosa pensate. Sono un Dio crudele – se esisto. Perché mai dovrei permettere di queste aberrazioni in questo mondo – se davvero l’ho creati io. Bene, come già è stato notato, se esisto, agisco in modi misteriosi… (Si passa una mano tra i capelli. Dà il camice all’INFERMIERA, con un sorriso) Grazie.

                   (L’INFERMIERA esce. Lui la segue con lo sguardo) E’ un angelo.

                   (Si volta) Adesso me ne torno al Trinità Hall College di Cambridge…

                   (Lo sfondo mostra il College)

                   … o per meglio dire, vi trasporto lì – io sono dappertutto… sempre che io ci sia. A Cambridge orbita uno dei pianeti più influenti nel scintillante firmamento della scienza internazionale – proprio il tipo di saggio mentore di cui abbiamo bisogno a questo punto.

                   (STEPHEN beve e ascolta Wagner. DIO, nelle vesti di DENNIS SCIAMA, va da lui, e gli passa un braccio attorno le spalle)

SCIAMA   Stephen, non serve a niente che tu te ne stia tutto il giorno rintanato con vodka e Wagner, a compiangerti. Gli stessi dottori te l’hanno detto: la cosa migliore che tu possa fare è prenderti il tuo dottorato di ricerca.

STEPHEN Dottor Sciama, io non so che fare per il mio dottorato! Tutti i campi della scienza sono già stati trattati, da cervelli molto migliori del mio.

SCIAMA                      Che tutto sia già stato trattato, è altamente improbabile. Stiamo facendo i primi progressi nel campo dei confini più esterni dello spazio e del tempo. Ci dibattiamo in quell’area come amebe nel mare. E quanto al fatto che tu non abbia cervello, da quanto ho visto non è quello che ti manca – ma la capacità di focalizzare.

STEPHEN (Disperato)  A che scopo?

SCIAMA   Stephen…

STEPHEN Lo sa che sono nato il giorno del trecentesimo anniversario della morte di Galileo?

SCIAMA   Davvero?

STEPHEN Trecento anni per arrivare dalle sue scoperte sin qui. Che posso fare io in due anni?

SCIAMA   Il tempo è relativo, Stephen. Studia il tuo Einstein. E anche il tuo Newton…

STEPHEN (Sospira) Ancora lui, no!

SCIAMA   Stranamente, lui è nato nello stesso anno in cui è morto Galileo – non ti pare un buon auspicio?

STEPHEN (Per niente impressionato) Oh.

SCIAMA   Bene, come ha postulato Newton, un corpo che accelera continuerà ad accelerare a meno che non vi sia un cambiamento nelle forze che agiscono su di lui.

STEPHEN Io non sono esattamente quello che si potrebbe definire un corpo che accelera.

SCIAMA   Ah, ma una mente che accelera – è questo che ci riguarda. Non è casuale che tu abbia scelto fisica teoretica. E’ l’unica materia che non abbia bisogno di capacità fisiche da parte tua. (JANE entra indossando un abito da ballo. STEPHEN la vede e sorride. SCIAMA si guarda attorno. Si alzano) Altre distrazioni. E’ una cosa seria?

STEPHEN (Scrollando le spalle) Non ci conosciamo molto a fondo.

SCIAMA   La porti al Ballo di Maggio?

STEPHEN Sì.

SCIAMA   Beh, questa è una mossa positiva. Ma ricordati – stai studiando fisica teoretica, non biologia pratica.

                   (Se ne va. JANE corre da STEPHEN e lo abbraccia. Poi lo fissa negli occhi, preoccupata)

JANE         Stai bene?

STEPHEN Sono arrabbiato.

JANE         (Tenendolo stretto) Oh, Stephen…

STEPHEN Oh, non riguardo al morire. Ma per il fatto di non avere tempo di vivere.

JANE         Vorrei tu riuscissi a pregare. Dio potrebbe mostrarti la strada – se tu volessi ascoltarlo.

STEPHEN (Sospirando) Jane, sono tutte sciocchezze. Dio non ha interferito nel funzionamento dell’Universo per 10 miliardi di anni. Perché dovrebbe farlo per me?

JANE         Come fai a sapere che non l’ha fatto?

STEPHEN Beh, se lo ha fatto – non ha fatto un gran lavoro!

JANE         Non capisco…

STEPHEN Cosa?

JANE         Come tu possa sapere tanto delle meraviglie dell’Universo, e nonostante questo non credere in Dio.

STEPHEN E’ proprio perché ne so tanto. Abbiamo imparato la maggior parte dei fatti basilari riguardo l’Universo. Adesso non ci serve un Dio che ce lo spieghi.

JANE         Ti serve un Dio che ti spieghi com’è cominciato. Persino il tuo grande Isaac Newton ci credeva.

STEPHEN E tu che ne sai?

JANE         Ho letto un libro su di lui.

STEPHEN (Sorpreso) Davvero?

JANE         Lusingato? Ad ogni modo, lui era ossessionato dalla teologia. Imparò perfino l’Ebraico in modo da studiare la Bibbia sui testi originali.

STEPHEN Perché non riusciva a riconciliarla con la sua scienza.

JANE         No!

STEPHEN Lo sai che ha rinnegato il cattolicesimo?

JANE         Sì, ma…

STEPHEN Ha anche rifiutato di ricevere l’estrema unzione quando era sul suo letto di morte. Questo non è un uomo che davvero crede in Dio.

DIO            (Entra indossando un costume del diciassettesimo secolo. Ha in mano una parrucca. Si rivolge al pubblico) Non posso lasciarli continuare. (A STEPHEN) Mi spiace, Stephen, ma questa te la devo contestare.

STEPHEN Dottor Sciama – ma che diavolo…?

SCIAMA   Oh, quest’anno gli insegnanti hanno deciso di andare al ballo in costume. (Si mette in posa) Lei che ne pensa, figliola?

JANE         Splendido.

SCIAMA   E poiché il mio costume è da Isaac Newton, la cosa viene proprio a fagiolo.

STEPHEN Ah!

SCIAMA   Perché ho sentito quello che hai detto, Stephen, e Newton ti avrebbe risposto con la massima semplicità: che più cose capiva dell’Universo più era in grado di apprezzare quanto fosse miracoloso.

STEPHEN No, no! Lui fu il primo a demolire l’idea del miracoloso. Lui e quella sua vecchia, noiosa forza di gravità. Egli fu il primo a mostrare che non c’è proprio niente di divino nei cieli!

SCIAMA   Caro il mio ragazzo, non essere così ingenuo. Le sue scoperte hanno solo svelato le meraviglie ancora maggiori che stanno dietro a tutto questo. (Si guarda furtivamente attorno) Sai una cosa – mi aiuterà a entrare in parte… (Malizioso) Fai finta che io sia lui.

STEPHEN Che?

SCIAMA   Avanti – ti sfido a dimostrare che non credo in Dio.

STEPHEN Ma lei non sa quello che lui pensava – non lo sa nessuno.

SCIAMA   Oh, un’idea penso di essermela fatta.

STEPHEN Lei si sta comportando come fosse Dio.

SCIAMA   (Con un sorriso) Avanti, stai al gioco. Io sono Sir Isaac Newton. Presidente della Royal Society, fisico, matematico, astronomo, alchimista, ottico, cronista, inventore, filosofo – il più insigne praticante di tutte le scienze mai visto al mondo… (A JANE) Anche se dal punto di vista umano – piuttosto sgradevole.

                   (Vediamo la copertina dei PRINCIPIA MATHEMATICA di Newton. SCIAMA si mette la parrucca)

                   Avanti. mettimi alla prova – sfidami.

STEPHEN Questo è ridicolo.

SCIAMA   Esattamente quello che dissero quando lui parlò per la prima volta di attrazione gravitazionale.

STEPHEN Molto bene, Sir Isaac… (Riflette)

SCIAMA   E’ un’idea molto divertente – potrei adottarla per i miei corsi. (A STEPHEN, imperioso) Sto aspettando!

STEPHEN Va bene… per la prima volta nella storia dell’uomo lei ha spiegato in termini esclusivamente tecnici e matematici il funzionamento basilare dei cieli. Lei ha confermato ciò che Copernico e Galileo a malapena si azzardavano a postulare: che la Terra non è al centro dell’universo, ma è un granello microscopico in mezzo ai rifiuti cosmici in virtù di forze calcolabili esercitate su di essa da tutti gli altri granelli.

NEWTON  E purtuttavia.

STEPHEN E che su questo granello rotante, una sorprendente ancorché piuttosto confusa forma di vita era andata evolvendosi…

NEWTON  (Minacciandolo con un dito) Tch, tch – Darwin non è ancora arrivato. Non puoi usare questi termini.

STEPHEN Va bene – diciamo che questa forma di vita è in qualche modo arrivata. Ora, questa forma di vita sta combinando un gran casino. Bisticcia e combatte, fa il culo al vicino e gli ruba la moglie, costruisce immagini di pietra e pratica ogni sorta di bizzarra stregoneria.

NEWTON  E con questo, a cosa vuoi arrivare?

STEPHEN Al fatto che a questo punto si fa strada la teoria che l’essere invisibile che si è sognato questa complessità così vasta e straordinaria decide che su questo particolare granello del cosmo ha sbagliato qualcosa, e che farà meglio a rappezzare un po’ le cose.

NEWTON  (Divertito) Rappezzare – ah , questa mi piace.

STEPHEN E così escogita il piano di assumere forma umana, atterra in un punto assolutamente casuale della storia, in un’oscura regione lontana dal centro della civiltà, predica il suo messaggio alla tribù cenciosa e superstiziosa che dimora casualmente in quei luoghi, fa qualche trucco da guaritore, e poi spera che facendosi ammazzare da giovane tutti perderanno la testa per lui e diffonderanno la parola per il mondo.

JANE         (Protesta) Oh, Stephen…

STEPHEN Ora, Sir Isaac, non mi dica che la sua splendida mente analitica accetta questo apocrifo pezzo di mitologia?

NEWTON  Certo che no.

JANE         Come?

STEPHEN Ecco.

NEWTON  Ma certo che no! Mia cara bambina, dovresti leggere quello che ho scritto io stesso. Non ho rifiutato il solo cattolicesimo.

JANE         No?

STEPHEN No.

NEWTON  Ho rifiutato tutti i dogmi cristiani. Come hai giustamente asserito, ho passato molto del mio tempo a esplorare ciò che c’era di contraddittorio negli antichi testi biblici.

STEPHEN Ma allora di che stiamo dibattendo, Cri…?

NEWTON  E così, tu stavi per dire “Cristo”…

                   (STEPHEN è imbarazzato. NEWTON si rivolge a JANE)

                   Non sorprende che le varie parti del Nuovo Testamento discordino – si basano tutte su aneddoti. E per di più scritti e riscritti per oltre quattro secoli.

JANE         Davvero?

NEWTON  Tutta quella faccenda della resurrezione – estremamente improbabile. Ma l’idea della resurrezione è essenziale alla creazione di una divinità.

JANE         (Costernata) Oh… ma certo…

NEWTON  Cosa? Metto in crisi le sue più profonde convinzioni, cara signora?

JANE         Beh, sì. La resurrezione è stata la pietra angolare di… della fede cristiana nel corso della storia.

NEWTON  Sì, e ancora mi stupisce che la gente resti attaccata ad una favola così improbabile. E le prove che ce ne sono state portate non verrebbero considerate valide in un tribunale moderno.

JANE         Beh, io…

NEWTON  Certamente non da uno scienziato come me. Ci sono una dozzina di modi più credibili per far sparire un corpo.

STEPHEN Io non capisco qual è la sua tesi.

NEWTON  Mio caro amico! Credere in Dio è una faccenda molto più fondamentale che il semplice rendere omaggio ad antiche leggende e superstizioni. Cristo può semplicemente essere stato un buon filosofo e un brillante e trascinante oratore, e la Bibbia può essere un’opera d’arte splendidamente elaborata, ma sia l’uno che l’altra trasmettevano un messaggio molto valido.

STEPHEN Su questo siamo d’accordo, ma…

NEWTON  Così come hanno fatto Maometto e i Budda e tutte le religioni che si sono affermate nel corso della storia. Perché tutti questi credi diversi non potrebbero essere che gli esempi dei goffi tentativi dell’uomo di raggiungere la verità definitiva – così come tutte le manchevoli teorie scientifiche che ha elaborato nel corso dei secoli?

STEPHEN Perché le due cose sono assolutamente incompatibili.

NEWTON  E come?

STEPHEN Più si fa luce sul mistero dell’Universo, e meno si ha bisogno di un creatore mistico.

NEWTON  Sciocco ragazzo – sapere il come non significa sapere il perché! A più domande rispondiamo noi scienziati, più siamo costretti a farcene. Vedi, devi chiederti perché ero così ossessionato dalla Bibbia. Perché ho affrontato la morte rifiutando l’estrema unzione. Se all’epoca avessi smesso di lottare contro la mia sostanziale fede in Dio, non me ne sarebbe importato un bel niente!

STEPHEN Lei lottava perché non conosceva ancora tutte le risposte.

NEWTON  E adesso ce le hai?

STEPHEN Ne abbiamo qualcuna in più. (Pungente) Come lei mi insegna, Dottor Sciama.

SCIAMA   (Ritornando in parte, colto in flagrante) Ah… sì, beh… questa è un’altra faccenda.

STEPHEN Rilevante, però, no? Mi scusi, professore, mi piacerebbe star qui a discutere per tutta la notte, ma dobbiamo prepararci per il ballo. (Trascina fuori JANE.)

SCIAMA   (Alle loro spalle) State attenti. Non fatevi stregare dall’occasione.

                   (JANE gli fa un cenno con la mano, mentre viene portata via da STEPHEN. DIO adesso si volta faccia al pubblico)

DIO            Primo round – probabilmente pari. E se abbiamo recato offesa a qualcuno con il nostro rifiuto di alcune dottrine molto popolari, dovete ricordarvi che io devo discutere con lui nei suoi termini rigorosamente logici. (Piccola pausa) Per ora.

                   (Si toglie la parrucca e si asciuga la fronte)

                   Uau! (Fissa la parrucca) La vanità della vostra razza! Sopportare tanta scomodità in nome dell’apparenza.

                   (Comincia a slacciarsi i bottoni della giacca)

                   Chi vi ha reso così bizzarri? Io no di certo.

                   (Esce. Lo sfondo è ora quello di un giardino. Luce di luna, prati, alberi, luci colorate. Una musica da ballo – Glen Miller – o qualcosa di simile. STEPHEN e JANE entrano, mano nella mano)

JANE         Che notte stupenda.

STEPHEN Io preferirei essere all’opera.

JANE         (Dandogli una botta per gioco) Tu e la tua opera. E’ Wagner, il tuo dio, no?

STEPHEN Mi ha certamente fornito di un’ispirazione più definitiva di tanti altri dei.

JANE         Ah, ma a lui, l’ispirazione, chi glie l’ha data?

STEPHEN Un giorno la scienza scoprirà anche questo.

JANE         Tu ci credi davvero, eh?

STEPHEN Sì.

JANE         Beh, io non so chi abbia dato l’ispirazione a Glen Miller, ma voglio ballare.

STEPHEN Io non posso.

JANE         Ma certo che puoi.

                   (Lo prende per le braccia e lo guida in una danza tranquilla. Dondolano insieme per un attimo)

                   Oh, Stephen, siamo così diversi – come facciamo a star così bene insieme?

STEPHEN Gli opposti si attraggono. Legge base dell’elettro-magnetica. (Le strofina il volto sul collo) Anche se non vuoi venire a letto con me.

JANE         Ma iuo voglio. Solo… Chiedimi di sposarti.

STEPHEN Jane – lo sai che…

JANE         Non m’importa di quanto tempo ti resta. Approfittiamone più che possiamo.

STEPHEN Sto peggiorando. Finirò invalido – per l’amor di Dio!

JANE         Per l’amor di Dio?

STEPHEN No. (Amaro) E’ chiaro che Dio mi ha abbandonato, no?

JANE         Ma io no. Io posso prendermi cura di te.

STEPHEN Non è vita per nessuno.

JANE         Beh, probabilmente è l’unica speranza che ho di accalappiare un genio, e allora rischio.

STEPHEN Io non sono un genio, Jane. Non riesco nemmeno a trovare un argomento per la mia tesi.

JANE         Forse non lo stai cercando nei luoghi giusti. Prova a chiederlo a Dio.

STEPHEN Oh, ci ho provato. Gli ho detto: questa è la tua possibilità di mostrarmi che esisti.

JANE         E che è successo?

STEPHEN Beh, ho sognato di incontrare Einstein, ma non è che mi è stato di grande aiuto.

                   (Inciampa. Lei lo sorregge)

                   Vedi?, non riesco neanche a pomiciare come si deve.

JANE         Tu pensa alla tua tesi, che io penso al pomiciamento.

                   (Escono di scena ballando. La musica si attenua fino a finire e lo sfondo cambia a mostrare l’interno di un osservatorio o laboratorio. DIO entra come ALBERT EINSTEIN. Lo si capisce subito dalla parrucca coi capelli indomabili. Sorride al pubblico)

DIO            Sì, è chiaro chi sono adesso. Un altro dio. Il dio della scienza del ventesimo secolo. Per continuare, adesso abiamo bisogno di un po’ di scienza seria. Non fatevi prendere dal panico. La renderò più facile possibile. E sappiate che quello che non riuscite a capire, probabilmente non viene capito neanche dagli scienziati.

                   (Lo schermo adesso mostra le varie equazioni collegate alla relatività – inclusa E = mc².)

                   La mia Teoria della Relatività. Ma che diavolo vuol dire? E = mc². Che Dio vuol dire? E’ molto semplice – “relativamente”. (Ridacchia alla propria battuta) Isaac newton scoprì che tutti i corpi si attraggono. Una forze che chiamiamo gravità. Maggiore la massa dei corpi – maggiore l’attrazione, maggiore la distanza tra i corpi, minore l’attrazione. Brillante. In questo preciso momento io sono attratto da tutti voi, ma poiché sono attratto con forza ancora maggiore verso il centro della Terra non me ne accorgo.

                   (Sullo sfondo compare il sistema solare)

                   I pianeti nel sistema solare sono attratti l’uno dall’altro, ma con ancora più forza sono attratti dalla maggior massa del Sole, e poiché l’attrazione è bilanciata dal loro desiderio di muoversi in linea retta – un’altra delle leggi di Newton – finiscono col girare attorno al Sole. Eccellente. Funziona benissimo. Spiega praticamente tutto. (Pausa) Praticamente… Ciò che manca di considerare è quello che accade dentro quei corpi.

                   (Il diagramma del sistema solare si fonde nel disegno di un semplice atomo di elio, che mostra gli elettroni orbitanti attorno a un ammasso di neutroni e protoni)

                   E così siamo arrivati alla fisica quantistica – la scienza del minuscolo in opposizione alla scienza del vasto. Anche gli antichi Greci avevano intuito che la materia consisteva di minuscole particelle, che loro chiamavano atomi, che vuol dire indivisibili. Ci è toccato aspettare un paio di millenni per provare che gli stessi atomi sono divisibili – in particelle e sub-particelle ancora più piccole, tutte in sommovimento con i loro propri metodi di attrazione e repulsione. Una fonte di energia fenomenale. E che alla fine queste sub-particelle diventano così piccole ed elementari che non solo virtualmente altro che energia. In altre parole – la materia può diventare energia – e viceversa l’energia può diventare materia! Da uscire di testa – letteralmente.

                   (Si batte sulla tempia con le nocche)

                   Questa non è solida. E’ semplicemente una sistemazione estremamente complessa di forze energetiche.

                   (Sorride al pubblico)

                   E alla fin fine, quali sono queste forze energetiche? Quella nucleare… elettrica… e la più lampante di tutte – la luce. Fate luce.

                   (Misura le parole)

                   Perciò, poiché la luce è l’essenza dell’energia, nulla si può muovere più velocemente della luce. E di conseguenza la misurazione dell’energia deve essere collegata alla velocità della luce. Eureka – finalmente sono riuscito a trovare la correlazione!

                   (Sullo sfondo compare di nuovo l’equazione E = mc²)

                   L’energia “E” di un corpo è uguale alla sua massa “m” – e qui viene il colpo di genio – per “c” al quadrato, dove “c” è la velocità della luce.

                   (La formula cambia in “ Energia = massa x (186.000 m.p.s.)².)

                   Ma questa è un’equazione facile, vi sento dire. Che c’è di così geniale? Beh, a voi sembrerà anche facile, ma a me ci sono voluti dieci anni di inferno per scoprirla. Comunque, poiché la velocità della luce è molto alta – cento e ottantasei mila miglia al secondo – potete ben vedere che la materia contiene una quantità fenomenale di energia.

                   (Lo schermo mostra la foto di un’esplosione atomica)

                   Come hanno scoperto gli abitanti di Nagasaki ed Hiroshima.

                   (L’immagine ora è quella della Via Lattea)

                   E in che modo questo agisce sull’Universo? La risposta è: in modo fondamentale. Visto che nulla può comunicarsi a velocità maggiore di quella della luce – ne consegue che tutto, inclusa la preziosa gravità di Newton, è relativo alla velocità della luce!

                   (L’immagine del sole, circondato dai pianeti)

                   La luce impiega otto minuti dal Sole alla Terra. Se il Sole venisse improvvisamente tolto dal cielo, la Terra non sarebbe immediatamente libera di volarsene per lo spazio. Dovrebbe aspettare otto minuti per ricevere quell’informazione!

                   (Sorride trionfante al pubblico)

                   Il che significa che gli eventi non sono necessariamente simultanei. Il tempo è troppo relativo. (Pausa) Il tempo, dite? (Annuisce) Sì.

                   (Torna allo schermo sul fondo. Mostra l’immagine di un vagone di treno con dentro una persona)

                   Lasciate che ve lo illustri. Questa mi piace. Prendete qualcuno in treno che viaggia a cinquanta miglia all’ora. Se lancia una palla da tennis in avanti lungo il vagone a una velocità di cinquanta miglia all’ora, la palla da tennis, relativamente all’uomo che l’ha lanciata, viaggerà a cinquanta miglia all’ora.

                   (Lo schermo illustra il concetto)

                   Ma, relativamente a qualcuno che sta sulla banchina, la palla viaggerà a cento miglia all’ora. La velocità del treno unita alla velocità della palla. Se l’uomo la lancia all’indietro, la persona sulla banchina vedrà la palla immobile sullo stesso posto. La velocità del treno annulla la velocità della palla.

                   (Un’altra illustrazione)

                   Ma adesso – e qui è la cosa straordinaria – si la persona sul treno muovesse una luce in vanti o all’indietro, il risultato sarebbe totalmente diverso. Perché? Perché la luce viaggia sempre alla propria velocità quale che sia la velocità della sua fonte!

                   (Un’altra illustrazione)

                   La luce proiettata non viene influenzata dalla velocità del treno – viaggia solo alla velocità sua propria. E anche il tizio sulla banchina la vede andare a quella velocità. E non viene neanche influenzata dalla velocità a cui gira la terra. Mi seguite? La velocità della luce è la velocità immutabile della comunicazione basilare all’interno dell’Universo.

                   (Indica contento lo schermo)

                   Questo influisce sul rapporto fra i due osservatori in modi straordinari! Per quanto riguardava la palla da tennis, questa ha impiegato lo stesso tempo per viaggiare lungo il vagone sia per il tizio sulla banchina che per quello sul treno, ma ha percorso una distanza diversa a una velocità diversa “relativamente” a ciascuno di loro. Ma la velocità è il rapporto fra distanza e tempo: miglia per ora, piedi al secondo.

                   (Semplice equazione sullo schermo)

                   Perciò se rendete la velocità dell’oggetto scagliato uguale per tutti e due, come è per la luce – la semplice aritmetica vi dirà che il tempo deve variare per ciascuno di loro – relativamente.

                   (L’equazione mostra il cambiamento. Lui sorride contento)

                   Sorprendente! Ognuno va in giro con il proprio tempo personale. Il che vuol dire che un orologio in cima a una montagna andrà impercettibilmente più veloce di un orologio in pianura. Oh, sì – è stato dimostrato! Significa che – paradossalmente – un gemello che parte per un lungo viaggio spaziale tornerebbe considerevolmente più giovane del gemello rimasto sulla terra. E più veloce lui viaggiasse nello spazio, più lentamente scorrerebbe il suo tempo. Se la sua nave spaziale fosse in grado di viaggiare alla velocità stessa della luce, il suo tempo si fermerebbe completamente! Avrebbe raggiunto la vita eterna.

                   (Delle linee sul diagramma illustrano questo punto)

                   E una volta che avete esteso a tutto l’idea di relatività – allora sulla larga scala del cosmo questo ha degli effetti straordinari. Significa che lo spazio – e il tempo – si curvano.

                   (Immagine della griglia spaziale di Dewitt distorta da un pianeta, con il percorso curvo di una nave spaziale indicato attorno a un lato, e con quello di un raggio di luce indicato dall’altro)

                   Fa sì che vediamo le stelle in posizioni diverse – e in tempi diversi – da quelle in cui esse si vedono. Oh sì, proprio! Newton a questo non ci era arrivato! Rigira completamente la nostra intera concezione delle cose, no? Meglio scordarci dell’idea di attrazione gravitazionale di Newton, e di pensare invece allo spazio e al tempo come ai fattori vitali che collegano i diversi oggetti.

                   (Fa un profondo sospiro e si sfrega le mani. Lo sfondo torna ad essere un interno di laboratorio)

                   Ecco fatto – non è stato così terribile, no? Adesso siete tutti scienziati! (Solleva un dito) Ma c’è un promettente scienziato in particolare nella cui testa devo penetrare.

                   (Entra STEPHEN con indosso un pigiama. EINSTEIN si rivolge a lui)

                   Ah. Zoppichi un po’, eh? Mi spiace, tutte le mie geniali teorie non possono fare molto nel tuo caso. Che dicono i medici?

STEPHEN Anche loro non possono fare molto. C’è un modo in cui lei invece mi potrebbe aiutare.

EINSTEIN E sarebbe?

STEPHEN Col mio lavoro.

EINSTEIN Sei a un punto morto, eh?

STEPHEN Anche lei lo è stato un tempo, no? Per anni non ha voluto accettare quello che le sue ricerche le stavano dimostrando: che l’Universo è in mutazione.

EINSTEIN Non mi mettere in imbarazzo!

STEPHEN Perché no? Perché non riusciva ad accettare l’evidenza delle sue scoperte?

EINSTEIN (Arrabbiato) Giovane impertinente! Stai tentando di insultarmi? Stai sfidando la mia reputazione?

STEPHEN No, no – la prego! Ho un enorme rispetto per il suo lavoro. Senza di lei non sarebbe possibile la scienza moderna

EINSTEIN Così va meglio. E allora cosa volevi dire?

STEPHEN E’ il fatto stesso che lei era così più avanti di qualsiasi altro a rendere la cosa così strana. Che lei non riuscisse ad accettare l’implicazione definitiva.

EINSTEIN Beh… (Si guarda attorno) Beh, non dirlo a nessuno, ma devo ammettere che si tratta del fatto più imbarazzante di tutta la mia vita. Ma devi ricordarti che fino ad allora tutto il pensiero scientifico e filosofico aveva sostenuto che l’Universo fosse un sistema vasto, fisso, ed eterno. Stelle e pianeti che si intrecciavano l’uno attorno all’altro in una danza sublime ed eterea. Con Dio – (Al pubblico) o qualcuno (a STEPHEN) in veste di coreografo. Per me, accettare che avevo personalmente cambiato il progetto di Dio, e che l’intera baracca e burattini non erano permanenti per niente – e che potevano anche essere diretti verso il cataclisma più spaventoso che si potesse immaginare – era… era…

                   (Non trova le parole)

STEPHEN Sì, capisco.

EINSTEIN Per anni non sono riuscito ad accettarlo. Mi sono persino messo a truccare la mia matematica per tentare di scoprire che non era vero!

STEPHEN Sì.

EINSTEIN Ma alla fine Edwin Bubbole – quel rompiscatole dogmatico! – L’ha fatto al posto mio. La sua prova me l’ha fatta praticamente ingoiare.

STEPHEN Lo spettro della luce dalle galassie più lontane significava che si stavano allontanando da noi.

EINSTEIN (Picchiandosi la fronte col pugno) Come avevo fatto a essere così cieco? Era chiaro che l’Universo non poteva essere statico! Tutta quella energia insita, che io avevo così tortuosamente portato alla luce significava che doveva essere in espansione. Che andava espandendosi a velocità fenomenale.

STEPHEN Il che voleva dire…

EINSTEIN … Che a un certo punto, in passato doveva essere accaduto il contrario. Che si era contratto. Condensato in… cosa? Una piccolezza infinita? Un microbo esplosivo? Che a sua volta avrebbe significato che dopo tutto Dio non aveva creato un paradiso eterno e miracoloso. Ma che poteva solo stare soffiando un grosso pallone che poteva esplodere in qualsiasi momento!

STEPHEN O anche…

EINSTEIN Cosa?

STEPHEN Che potrebbe non essere necessario un qualsivoglia Dio!

EINSTEIN Oh, no! (Al pubblico) Qui non mi becca. (Di nuovo a lui) Non ho mai detto questo.

STEPHEN Lei continuava a credere nel Dio biblico?

EINSTEIN Oh, non nell’idea biblica, no. Come Newton, non potevo essere uno scienziato e credere alla verità letterale della Bibbia. Ma la verità filosofica – è tutt’un’altra faccenda.

STEPHEN In che senso?

EINSTEIN Non importa come si va muovendo l’Universo, o dove sia diretto – aveva comunque bisogno di qualcosa che lo facesse iniziare.

STEPHEN Ma aveva bisogno di un qualcosa di morale?

EINSTEIN Come?

STEPHEN E’ questo il punto, no? La mia fidanzata, Jane, è una convinta credente in un Dio giusto. Ma lei guardi il mondo! A che scopo può pregarlo?

EINSTEIN Dovresti chiederlo a lei, ma per me è ovvio. Abbiamo un bisogno emotivo di un mentore. Abbiamo bisogno di percepire che l’Universo ha un suo scopo etico, altrimenti a che scopo sarebbe stato creato?

STEPHEN Ma è evidente che quel Dio non ci dà nulla di tutto ciò! Lei è un ebreo tedesco. Ha vissuto l?olocausto…

EINSTEIN (Con un sospiro) Santo cielo, ancora con questa vecchia storia.

STEPHEN Beh se Dio fosse un Dio morale, come avrebbe potuto consentire che accadesse una cosa simile?

EINSTEIN E se fosse un Dio morale come potrebbe consentire quello che è successo a te?

STEPHEN Beh, sì.

EINSTEIN Mio caro ragazzo. Mi pare di capire che sei piuttosto versato in fisica. Una specie di bambino prodigio – mi dicono.

STEPHEN Non ancora.

EINSTEIN Beh, hai davvero bisogno di estendere un po’ i tuoi orizzonti. Se noi fisici dobbiamo esplorare le regioni più distanti del cosmo dobbiamo anche occuparci di altre questioni. Platone ed Aristotele, la questione del determinismo, la causalità…

STEPHEN Non ne ho tempo.

EINSTEIN Lo hai già dimenticato – il tempo è relativo.

STEPHEN Non poi tanto relativo. Ho due anni. Non posso procedere alla velocità della luce.

                   (Pausa. EINSTEIN gli si avvicina e gli passa una mano attorno alle spalle, in un gesto paterno)

EINSTEIN Stammi a sentire, mio caro – che tu creda o meno che ci sia lo zampino di Dio, il nostro dovere è lampante. Dobbiamo fare l’uso migliore del tempo che abbiamo a disposizione su questo pianeta particolare – un altro aspetto della relatività. Va’ a sposare la tua adorabile ragazza; fa’ l’amore con lei quanto puoi e mentre puoi; studia tutto quello che il tuo istinto ti spinge a studiare. Vivi! E forse scoprirai di essere in grado di riempire i tuoi due anni di molto più di quanto altri non possano fare in una settantina. Relatività.

STEPHEN (Dopo un attimo) Giusto. (Si volta per andarsene)

EINSTEIN Un suggerimento. Il mio lavoro non è che un passetto avanti. Prendi in considerazione Darwin. A tutt’oggi è lui che si è fatto avanti con la scoperta più importante – non io.

                   (STEPHEN esce. DIO si toglie la parrucca)

DIO            (Esamina la parrucca) Buffo come gli scienziati siano in grado di fare gli esperimenti più complessi, e non sappiano neanche organizzarsi un taglio di capelli decente.

                   (Al pubblico)

                   Come vado? Mi sto comportando come si deve? Ma la cosa si va facendo sempre più complessa, però – me lo sento. Quel ragazzo è un tantino troppo brillante per i miei gusti. Mi innervosisce un po’, lo ammetto. Ah, beh… - e adesso, attenti!

                   (Lo schermo in fondo mostra una serie di complesse formulazioni matematiche. Lui lo guarda)

                   La matematica! Il linguaggio dell’Universo. Perché – mi pare di sentirvi chiedere. Che c’è di tanto magico nella matematica? Non è che una serie di somme!

                   (Alza un dito)

                   Ma, vedete, somma ha la stessa radice di “sum” – in Latino “io sono”. Non io potrei, dovrei, mi piacerebbe – essere. Ma ciò che io – dimostrabilmente – sono. La matematica è la definizione pura e precisa di ciò che, per quanto estremamente complesso –è. E di altrettanto di ciò che non è – ma questa è un’altra storia.

                   (Entra l’INFERMIERA con una giacca di tweed e una bacchetta da insegnante)

                   Ah, ecco il mio angelo.

                   (Lei lo aiuta a infilarsi la giacca)

                   Negli anni sessanta, il matematico molto probabilmente più brillante del pianeta era un certo Roger Penrose. Certamente molto più bravo a fare le somme di Stephen Hawking. Il quale però ebbe la fortuna di assistere a qualche lezione di Penrose.

                   (Da un pizzicotto al fondoschiena dell’INFERMIERA)

INFERMIERA   Ma per favore!

DIO            Stavo solo sperimentando l’attrazione magnetica.

                   (Lei gli porge la bacchetta. Lui la guarda uscire e poi si volta verso lo schermo)

                   Non abbiate paura. Non vi chiederò di comprendere tutta questa roba.

                   (STEPHEN compare da un lato. Cammina appoggiandosi a un bastone. Ascolta, mentre DIO fa lezione nelle vesti di ROGER PENROSE)

PENROSE Ma cosa ci dice, in pratica, la matematica? Sappiamo che una massa come quella del nostro Sole è creata da delle particelle gassose tenute insieme dalla propria gravità. Questa vasta implosione crea una fusione nucleare la cui energia mantiene la stella nel suo stato di brillantezza smagliante nei cieli.

                   (Diagramma del sistema solare nello spazio)

                   Tuttavia, col tempo essa brucia tutto il suo carburante – la gloriosa fiamma si spegne, e la stella si contrae nuovamente come un grande brace che si riduce. Come farà il nostro Sole. Non allarmatevi troppo, abbiamo ancora qualche miliardo di anni davanti a noi. Ma adesso ha inizio il divertimento.

                   (Illustrazione di una stella che implode)

                   Newton ci ha detto che più è vicina la massa di particelle, maggiore è la forza gravitazionale dell’insieme. E perciò maggiore anche la velocità necessaria perché un oggetto – che sia una particella o una nave spaziale – le sfugga. Einstein ci dice che, una volta che la velocità di fuga necessaria sia arrivata alla velocità della luce, nulla può sfuggire – neanche la luce stessa.

                   (Torna alle formule matematiche)

                   La matematica dimostra che basta una stella implodente di massa poco volte maggiore a quella del nostro Sole perché quella massima velocità di fuga divenga inevitabile.

                   (Pausa)

                   A quel punto, la forza gravitazionale verso l’interno è così immensa che la stella deve continuare a contrarsi fino a che, incredibilmente, raggiunge un raggio di zero… un volume zero. Un punto dove la sua densità è infinita, dove anche lo spazio e il tempo sono avvoltolati attorno… al nulla. O all’infinito – come meglio credete. Ciò che la scienza chiama una singolarità effettiva. Dove tutte le leggi che ci sono familiari non valgono più.

                   (Lo schermo si illumina. Tornano su le luci)

                   Grazie.

                   (STEPHEN zoppica in avanti, appoggiandosi al bastone)

STEPHEN Una lezione affascinante, dottor Penrose.

PENROSE                    Sei Hawking, vero?

STEPHEN Sì.

PENROSE Ho sentito parlare di te. Molto brillante, mi dicono.

STEPHEN Mi chiedevo…

PENROSE Sì?

STEPHEN Che succederebbe se… può sembrare sciocco…

PENROSE Va’a avanti.

STEPHEN Se lei applicasse la sua matematica della singolarità all’intero Universo.

PENROSE (Accigliandosi) Ma l’Universo è in espansione.

STEPHEN Intendevo il processo inverso.

PENROSE Che sarebbe cominciato come singolarità?

STEPHEN Sì.

PENROSE (Dopo un attimo) E allora cosa l’ha iniziato?

STEPHEN (Scrolla le spalle e indica lo schermo) Ma il calcolo matematico potrebbe funzionare.

PENROSE Odio la sola idea di dover tentare di applicarlo.

STEPHEN Era solo un’idea.

PENROSE (Dopo un attimo) Mi auguro che non tutte le tue idee siano di questa portata. Fammi sapere se hai intenzione di proseguire su questa strada.

                   (Se ne va. Entra JANE. Abbraccia STEPHEN)

JANE         Che ne dici di luglio per il matrimonio?

STEPHEN Se non riesco a ottenere la borsa di studio non avremo niente con cui sposarci.

JANE         E allora ottienila. Hai pensato a un soggetto per la tesi?

STEPHEN Sì. Appena adesso.

JANE         (Contenta) Tutto bene, allora? (Vede la sua espressione dubbiosa) Non mi sembri molto felice al riguardo.

STEPHEN Mi fa paura.

JANE         Il matrimonio o il soggetto?

STEPHEN Tutti e due.

JANE         Il matrimonio non è la fine del mondo, tesoro.

STEPHEN No, ma il soggetto potrebbe esserlo.

                   (Entra DIO con indosso una cotta da vicario)

DIO            (Al pubblico) Vado a fare la mia pratica religiosa. Vedete – anche i non credenti hanno bisogno di me per gli eventi davvero importanti della vita.

                   (Lo sfondo mostra adesso una vetrata da chiesa. STEPHEN  e JANE stanno in piedi davanti a DIO, che adesso appare come VICARIO)

VICARIO  … E vuoi tu, Jane, prendere quest’uomo come tuo legittimo marito, e vivere assieme a lui secondo la legge di Dio – ammesso che esista – nella santa condizione del matrimonio? Prometti di amarlo, confortarlo, onorarlo e stare al suo fianco, in malattia ed in salute, rinunciando a tutti gli altri per lui, fino a che morte non vi separi?

JANE         Lo voglio.

VICARIO  Vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa. (STEPHEN bacia JANE) Splendido. (A STEPHEN) Per essere uno scettico, ti sei comportato benissimo.

JANE         Grazie, Vicario. E’ stata una bellissima cerimonia.

VICARIO  Vi auguro una grande felicità. Date le circostanze – avete fatto un passo davvero coraggioso.

STEPHEN Per Jane è davvero così.

VICARIO  Lo è anche per te. Il matrimonio è un viaggio non meno straordinario di un viaggio spaziale.

                   (JANE prende STEPHEN per mano e lo porta fuori. DIO si toglie i paramenti)

DIO            Una bella impresa! – a parte le normali difficoltà di ogni matrimonio.

                   (Entra l’INFERMIERA e gli toglie dalle mani i paramenti)

                   Se deve aiutarmi nella mia lotta per la sua anima, quella ragazza avrà bisogno di un po’ di aiuto.

                   (L’INFERMIERA gli porge la bacchetta per indicare ed esce di nuovo, preoccupandosi di non voltargli le spalle troppo presto)

                   Forse se Roger Penrose, il grande matematico, riesce a portare Stephen Hawking fino alla fine – e perciò stesso al principio – dell’Universo, allora potremo arrivare alla questione definitiva.

                   (Lo sfondo mostra adesso un quasar. Si volta verso il fondo, e continua a parlarci come PENROSE)

PENROSE Gli anni ’60 potrebbero cambiare la società una volta per sempre – e certamente stanno rivoluzionando una volta per sempre il nostro modo di comprendere la scienza. I nuovi radiotelescopi stanno rivelandoci nuove fonti di luce gigantesche che possono provenire soltanto dalle regioni più esterne dell’Universo. Queste fonti di luce, che abbiamo chiamato quasar, ardono più luminose che un trilione di soli. Minacciano di consumare attorno a loro intere galassie, ed hanno una tale massa che tutti i nostri calcoli secondo le leggi di Einstein ci dicono che ciascuna deve avere al centro una singolarita. Ciò che noi adesso definiamo un buco nero.

                   (Illustrazione dello spettro di luce)

                   Ancora una volta la luce – questa cosa meravigliosa – ci rivela tante cose. La sua luminosità ci dà la distanza, la sua frequenza d’onda ci dà la velocità, e anche il suo spettro ci rivela la sua composizione chimica. Analizzando le onde di luce da questi mostri che sono i quasar possiamo per la prima volta tentare calcoli seri, non solo sulla grandezza e la composizione dell’Universo, ma anche della sua attuale velocità di espansione. E risalendo alle origini di questa espansione, possiamo oggi ritenere che abbia avuto inizio con il Big Bang. Persino coloro che credono nella Bibbia devono oggi accettare il fatto che stabilire l’età della terra risalendo alla storia delle generazioni che si sono susseguite secondo il libro della Genesi non è più credibile.

                   (Si volta, mentre STEPHEN arriva zoppicando. Adesso si aiuta con delle stampelle. Lo sfondo torna alle formule matematiche. PENROSE si fa avanti per aiutare STEPHEN)

PENROSE Ah, Stephen…

STEPHEN (Furioso) No! (PENROSE si ritrae. STEPHEN sorride. Il suo modo di parlare comincia a farsi stentato.) Scusa, Roger – è che ho la sensazione che se non posso neanche attraversare una stanza senza aiuto, non ho molte speranze di raggiungere l’estremo limite dello spazio.

PENROSE Ma stai benissimo. Devono essere almeno quattro anni, da che…

STEPHEN Sì, sembra che mi sia stato concesso un prolungamento di vita. Una combinazione di vitamine, lavoro e matrimonio.

PENROSE Ho sentito dire che Jane è una donna in gambissima. E’ lei che dirige la tua vita.

STEPHEN Sì.

PENROSE E avete un figlio.

STEPHEN E mi auguro che non sia l’ultimo.

PENROSE Mi fa piacere vedere che non tutte le tue parti lavorative sono state colpite dalla malattia.

STEPHEN (Sorride di nuovo) Mi serve il tuo aiuto.

PENROSE Davvero?

STEPHEN Gli Americani hanno finalmente dimostrato che le microonde si irradiano in tutto l’Universo.

PENROSE Sì.

STEPHEN Questo può derivare soltanto dalla immane esplosione d’energia all’inizio del tempo. Certo tutti oggi accettano la teoria del Big Bang.

PENROSE La maggior parte degli scienziati, sì. Dubito che per la Chiesa sia lo stesso.

STEPHEN Ma si accompagna benissimo all’idea di Creazione della Bibbia.

PENROSE (Con un ampio sorriso al pubblico) Proprio così.

STEPHEN Eppure…

PENROSE Cosa?

STEPHEN Sono convinto di aver ragione. Alla base deve esserci stata una singolarità. Un buco nero all’incontrario. Tutto… che esplode dal nulla. Le implicazioni sarebbero enormi.

PENROSE Altroché.

STEPHEN Ma ho bisogno che mi aiuti coi calcoli matematici.

PENROSE Oh santo cielo.

STEPHEN Io posso darti i parametri, ma i dettagli non sono alla mia portata. Dovremo estendere il campo della matematica.

PENROSE Vuoi dire che praticamente dovremmo reinventarla.

STEPHEN (Allegramente) E’ questo che mi piace della matematica: è praticamente una forma d’arte.

PENROSE Un’arte inutile senza la possibilità di dimostrare sperimentalmente i risultati. Come fai a dimostrare empiricamente una singolarità? E’ tautologicamente impossibile.

STEPHEN Tu pensa alla matematica, che io penso alla dimostrazione.

PENROSE Stephen, sei sicuro che è la cosa giusta? E’ un’impresa gigantesca. Se ti ci vuoi dedicare, dovrai rinunciare a tutto il resto.

STEPHEN Io non ho niente a cui rinunciare.

PENROSE Il tuo matrimonio?

STEPHEN Jane lo sa come sono fatto. E’ per questo che mi ha sposato.

PENROSE E i tuoi altri studi? Tutto questo potrebbe non approdare a nulla.

STEPHEN (Con un sorriso) Esatto. Una singolarità. (Se ne va. PENROSE si volta verso il pubblico – di nuovo come DIO)

DIO            Vedete, il problema è che la fisica quantica – la scienza delle particelle subatomiche – è una cosa totalmente diversa da tutte le altre scienze. Se davvero sono stato io a determinarne le regole, a quanto pare l’ho fatto in modo da confondere totalmente l’umanità, che vive secondo regole del tutto diverse. (Sorride) Mi piace proporre delle sfide. Come le spiego, queste regole inesplicabili? Facciamo così – vi do qualche idea base – e tentate di capirne qualcosa. O fatevi un sonnellino. L’umanità è rimasta un quarto di milione di anni senza capirle – non cambia poi molto se voi questa sera non riuscite ad afferrarle.

                   (Lo schermo del fondale mostra il diagramma di un atomo circondato dai suoi componenti nucleari. Lui parla svelto, enfatizzando soltanto i paradossi)

                   Dimenticatevi di quanti angeli possono raggrupparsi su una capocchia di spillo. Quando si parla di atomi abbiamo a che fare con quantità di miliardi. E per arrivare alle parti che li compongono dobbiamo compiere un salto quantico di quella grandezza. Qyu particelle chiamate ammassi di protoni insieme a particelle chiamate neutroni, circondate da particelle chiamate elettroni. I neutroni e protoni si dividono in particelle ancora più piccole, chiamate quark – le avete chiamate così voi – non io. (Diagrammi delle particelle) Con queste particelle vengono le cosiddette anti-particelle, che, quando arrivano a contatto con le particelle, causano la sparizione sia delle une che delle altre. E tutti questi tipi di particella sono suddivisi in ancora altri tipi, chiamati bosoni e fermioni – che a loro volta si suddividono in leptoni, hadroni, fotoni, gluoni, e gravioni – tutti troppo complicati da spiegare. La maggior parte di queste particelle esistono sin dall’inizio della creazione, anche se sono troppo piccole da percepire – e anche se le percepiste non potreste mai essere certi di dove si trovano. Perché molto spesso non si comportano affatto come particelle, ma come onde. Ora, queste onde indicano le diverse forze nell’Universo – tipo la forza gravitazionale, che attrae sempre, ed è la forza più debole; la forza elettro-magnetica – che è trilioni di volte più forte di quella gravitazionale, ma che attrae e respinge al tempo stesso e così tende a cancellarsi; e due altre forze: la forza nucleare debole, che agisce tra alcune delle particelle, ma non con le altre, e può diventare forte – e la forza nucleare forte, che a sua volta agisce tra alcune delle particelle e non con le altre – e può diventare debole. E in determinate condizioni queste ultime tre forze si comportano in modo assolutamente identico, e così potrebbero essere chiamate con lo stesso nome.

                   (Fa un grosso respiro e sorride di nuovo al pubblico)

                   Ci siete? Volete che ripeta? Devo davvero togliermi il cappello davanti a voi – aver scoperto tutto questo senza riuscire a vederne che la minima parte, è stato davvero brillante. Soprattutto considerando che tutti voi, naturalmente, siete composti da tutte queste particelle, e che collettivamente vi comportate più o meno come loro. Un ronzare frenetico di  puntini indistinguibili, che compaiono e scompaiono senza preavviso, e si attraggono e respingono l’un l’altro, senza scopo, senza seguire percorsi prevedibili, e senza essere governati da un sistema di comportamento razionale. Che progrediscono… verso dove? Verso cosa?

                   (Entrano STEPHEN, con le grucce, e JANE)

                   Prendete questi due. Se mai c’è stato un paio di organismi contrastanti, su due orbite ben diverse, ma tenuti assieme da possenti forze indefinibili – questi sono loro.

                   (Esce. Lo sfondo mostra adesso un soggiorno domestico)

STEPHEN Che c’è per cena?

JANE         Pensavo che saremmo usciti.

STEPHEN Oh… mi piacerebbe – ma devo preparare questo discorso per la Royal Society. Me lo dovrai battere a macchina.

JANE         (Secca) Polpette e purèe.

STEPHEN Oh, bene. Mi ci vuole un drink. (Arranca da un lato) Come stanno i bambini?

JANE         Mi hanno stremata. Oggi Robert ha scelto di cascare da un muretto.

STEPHEN (Si volta) Non lo stavi controllando?

JANE         Ci provo, Stephen, ma… presto ci servirà un aiuto, sai.

STEPHEN No. Ce la facciamo benissimo da soli. (Inciampa un po’, mentre si volta di nuovo)

JANE         Te lo prendo io.

STEPHEN (Uscendo) Ce la faccio.

JANE         Che male c’è se ti verso da bere?

STEPHEN (Da fuori) Non sono del tutto incapace.

JANE         Lo so, ma rischi di esagerare con questa retorica di riuscire a far tutto da solo.

                   (Rumore di vetri infranti in quinta)

STEPHEN (Da fuori) Maledizione.

JANE         A parte il fatto che andando avanti così non avremo più bicchieri. (Dopo un momento) Penso davvero che dovresti considerare…

STEPHEN (Riappare con un bicchiere in mano) Cosa?

JANE         Una sedia a rotelle. Solo per girare per casa.

STEPHEN (Irritabile) Non mi serve!

JANE         Risparmieresti un bel po’ di forze.

STEPHEN Ce ne ho da vendere.

JANE         Lo so, tesoro, ma ne hai bisogno per il tuo lavoro.

STEPHEN Non posso lasciarmi andare alla malattia, Jane. Ogni giorno che mi ci oppongo, è un giorno di più di quanto mi hanno concesso i dottori.

JANE         Non potrebbe essere… che è Dio che ti sta facendo questa grazia?

STEPHEN (Con un sospiro) Se Dio avesse deciso di donarmi da grazia, perché ha incominciato col condannarmi?

JANE         Forse per metterti alla prova.

STEPHEN Capisco – e così, avendomi visto lottare contro il corso della malattia, alla fine ha deciso di premiarmi per i miei sforzi.

JANE         (Con forza) Vorrei che tu non fossi tanto cinico!

STEPHEN Ma vedi, Jane, quando si tenta di interpretare un universo che si è sviluppato in un’eternità di tentativi ed errori, è piuttosto dura accettare l’idea di un preside celeste che ha organizzato il tutto.

JANE         Sempre meglio che assumere che siamo alla mercé di una qualsiasi vecchia esplosione cosmica che decida di manifestarsi! Per me, almeno, l’idea di Dio è più consolatoria.

STEPHEN Sì – ed è solo questo.

JANE         Cosa?

STEPHEN La consolazione. La gente ha bisogno di consolazione in un mondo così sconcertante. E’ per questo che tanti esseri per altri versi intelligenti si aggrappano al concerto di una forza guida. Purtroppo non si tratta di un concetto granché logico.

JANE         Oh, al diavolo con la logica!

                   (Esce di slancio. STEPHEN finisce di bere e la segue. DIO entra dall’altro lato della scena, mentre lo sfondo mostra lo Jehovah di Michelangelo della cappella Sistina – o qualcosa di simile)

DIO            Neanche a me piace molto questa metafora del preside. E’ così che voi mi vedete? A giudicare da quello che in genere dite su di me, si direbbe di sì. “L’ira di Dio!”, “Dio il castigatore.” Ma per piacere! Concedetemi un po’ più di discernimento. (Annuisce in direzione di STEPHEN) Anche se lui e la maggior parte dei suoi colleghi scienziati non mi concedono un bel niente. Ma, vedete, questo è perché al momento sembra che vincano loro. Sono in un momento di euforia: La razza umana non ha mai visto un’epoca di scoperte scientifiche così precipitose. Con lui all’avanguardia. Il mondo della scienza che si fa strada per bussare alla sua porta più di un decennio dopo la pronuncia della sua condanna a morte. Ve l’ho detto che mi avrebbe procurato dei guai.

                   (Si mette da un lato. STEPHEN entra spingendosi su una sedia a rotelle. Arriva al centro del proscenio e si ferma. Lo schermo di fondo mostra la vista della spirale di una bellissima galassia. La sua voce adesso è molto incerta, ma ciò che dice è pur sempre comprensibile.)

STEPHEN (Riferendosi allo schermo) La galassia spirale M100 nella Vergine, a cinquanta milioni di anni luce di distanza. Splendida, no? In continuazione la scienza ci obbliga a ridefinire la nostra filosofia. La scoperta della relatività da parte di Einstein ci ha dimostrato che la nostra visione Newtoniana di un cosmo fisso ed immutabile non era più valida. Tutto è relativo, tutto è variabile, incluso ciò che ritenevamo assolutamente immutabile –il tempo e lo spazio.

                   (Lo schermo mostra una supernova)

                   Poi Edwin Hubble ci dimostrò che l’Universo non è solo idiosincratico, ma che si espande ad una velocità fenomenale. – e che presumibilmente l’ha fatto sin dall’inizio. Il che significa che ha avuto un inizio – da qualche parte, in qualche modo. Questo ha dato conforto a coloro che credevano in un Creatore, ma al tempo stesso metteva in crisi la convinzione che egli abbia continuato ad occuparsi della sua creazione.

                   (Pausa. Lo schermo mostra dei calcoli matematici)

                   Ora Roger Penrose ed io abbiamo dimostrato che questo inizio, questo cosiddetto Big Bang, deve essere scaturito da una singolarità. Un vuoto che conteneva nel suo zero la capacità per la gigantesca esplosione di energia da cui è nato tutto – inclusi lo spazio e il tempo. E come si è verificato un evento così straordinario? Per quanto possa essere sorprendente, credo che scoprirlo rientri nelle possibilità della scienza. Non siamo così lontani dall’analizzare quel momento della creazione. E se e quando ci riusciremo, dimostreremo che non c’è neanche bisogno di un Creatore.

                   (Esce sulla sedia a rotelle. DIO si riscuote)

DIO            Wow! La vedremo. Ve l’avevo detto che gli scienziati si stanno facendo arroganti. Stanno passando un periodo favorevole. Ma non durerà. C’è un’altra legge dell’universo, vedete, che hanno dimenticato. La Legge del Pendolo. Maggiore il movimento in una direzione, maggiore la reazione nell’altra. Prima il Big Bang – poi la Grande Deflazione. Studiate la vostra storia – succede sempre così. Agli imperi, alle filosofie, alle teorie – a tutto. Io posso aspettare.

                   (Schiocca le dita verso lo schermo. Adesso mostra “Dio che crea l’Universo” di William Blake. Sorride al pubblico e si avvia come per uscire. Poi si ferma)

                   Però – una parola di avvertimento. Nonostante il fatto che sia io a parlare – quelli tra voi che traggono forza dall’idea di maternità vergini e resurrezioni miracolose, quelli che pensano che la salvezza sia non mangiare il maiale, o sistemare il tappetino da preghiera nella posizione corretta ogni tante ore, non aspettavi di venire rassicurati da me. Tenetevi pure aggrappati alle vostre convinzioni, se vi danno conforto. Ma adesso noi abbiamo a che fare – come avrete capito – con faccende che vanno ben oltre questi concetti così terra-terra. Con distanze di innumerevoli anni luce, col tempo immisurabile, con legioni non quantificabili di particelle, e pianeti che comprendono forme di vita che io solo posso immaginare, e fra le quali la specie umana non è che uno schiocco delle mie dita.

                   (Schiocca le dita. Lo schermo adesso fa vedere una visione dell’Inferno di Hyeronymus Bosch – o qualcosa di simile)

                   Se volete continuare a seguirmi dovete lasciarvi alle spalle le vostre superstizioni ed aneliti mistici. Dovete afferrare il coraggio, rafforzare il vostro vigore intellettuale e fare con me il balzo verso una visione più ampia.

                   (Pausa)

                   Sempre che – chiaro – io esista.

                   (Sorride di nuovo ed esce)

                  

BUIO e SIPARIO


SECONDO ATTO

Lo sfondo adesso mostra uno dei quadri col tempo distorto di Dalì – o qualcosa di simile.

DIO entra, in abiti normali, e si porta al centro della scena.

DIO            La vita è così misteriosa. Il tempo varia. Lo spazio si piega. La luce svanisce nei buchi neri. Potreste chiedermi, come mi riguarda tutto questo? Il tempo che ci metto per andare al lavoro non varia. La spazio nel mio conto in banca non si piega. Non c’è poi una gran luce alla fine del buio del mio tunnel.

                   (Foto del cosmo)

                   Avete un qualche ruolo in questa infinità di spazio e tempo, o siete soltanto un’altra particella invisibile, che sfarfalla per un attimo, cavalcando l’onda microscopica, e poi – puff! Come il coniglio di Schrödinger, siete vissuti e morti nello stesso istante?

                   (Solleva un dito)

                   O è concepibile che la vostra effimera esistenza abbia un qualche effetto in tutti questi annessi e connessi? Che anche voi arrechiate una carica vitale che contribuisce a motivare il cosmo?

                   (STEPHEN entra su una sedia a rotelle motorizzata e si muove facendo un arco attorno alla scena)

                   Pensatela in questo modo. Lui potrebbe anche essere un prototipo per il futuro dell’umanità. Un cervello sempre più inventivo in un corpo sempre più irrilevante. Il predominio della mente sulla materia.  Oltre che interpretare la vita, il pensiero può estendersi?

                   (STEPHEN sta andando troppo forte, e va quasi a sbattere contro un ostacolo)

STEPHEN Che cazzo!

DIO            Forse non ancora. Non lasciamoci trasportare. 1979 – sono passati più di quindici anni da quando è stata pronunciata la sua condanna a morte. Ha 37 anni, è socio della Royal Society, ed ha ricevuto onorificenze in tutto il mondo. E gli è stato dato anche il riconoscimento supremo: è stato dato il suo nome ad un fenomeno scientifico – la radiazione Hawking. La scoperta che i buchi neri dopotutto non sono poi così neri, ma irradiano particelle fantasma. Non tentate neanche di capire. Ma è una cosa che ha sollevato un autentico furore fra gli scienziati, e adesso sta per ricevere il maggior riconoscimento della sua carriera – la cattedra di Matematica a Cambridge. Il posto che un tempo fu dello stesso Isaac Newton. Una cosa che va celebrata con una festa.

                   (MUSICA e luce lampeggiante da discoteca. DIO si toglie gli occhiali dalla tasca e se li mette sul naso)

                   Adesso mi intrufolerò alla festa nelle vesti di qualcuno che avrà un effetto di sconvolgimento radicale in casa Hawking.

(JANE e l’INFERMIERA entrano in scena e danzano, mentre STEPHEN volteggia sulla sua sedia a rotelle. DIO si unisce a loro. Girano TUTTI attorno a STEPHEN, come pianeti attorno a un sole. La MUSICA FINISCE. TUTTI ridono e battono le mani)

STEPHEN (Parla con voce strascicata) Sono molto grato a tutti coloro che nel corso di questi anni hanno reso possibile questo avvenimento. I miei supervisori, i colleghi, gli studenti…

JANE         (Secca) Tua moglie.

STEPHEN (Annuisce) E mia moglie. Senza di lei probabilmente non sarei ancora in vita. E certamente non sarei dove sono adesso.

(Altri applausi. JANE lo bacia. L’INFERMIERA lo aiuta a bere. DIO si volta verso il pubblico)

DIO            Proprio vero. Lo so. Io sono un certo Jonathan Hellyer Jones, musicista e maestro del coro… e devoto credente in… me!

                   (Si avvicina a JANE)

JONATHAN   (Gentile e riservato) Un bel riconoscimento, per te.

JANE         In pubblico. In privato è diverso.

JONATHAN   Tempi difficili?

JANE         Oh, Jonathan – se solo tu sapessi.

JONATHAN   Lui si prende tutti gli onori, e tu ti fai carico di tutte le responsabilità.

JANE         A volte sono così esausta che vorrei solo arrampicarmi in uno dei suoi buchi neri e sparire.

JONATHAN   Me lo immagino. Che devi dirige la sua vita eccezionale oltre che fare la madre di tre bambini…

JANE         E’ proprio questo il punto.. Non sono soltanto la madre di tre bambini – sono la madre e il padre di quattro.

                  

                   (STEPHEN manovra la sedia in modo da avvicinarsi a loro. L’INFERMIERA se ne va)

STEPHEN Stai flirtando con mia moglie?

JONATHAN   In un certo senso. Sto tentando di convincerla ad unirsi al coro della chiesa.

STEPHEN Il coro?

JONATHAN   Ha una splendida voce, Jane.

STEPHEN (Sorpreso) Davvero? Non lo sapevo.

JONATHAN   Non ancora educata. Potrebbe diventare un suo interesse.

STEPHEN Oh, a lei interessa tutto quello che ha a che fare con la chiesa. Vi… comincerete a frequentare spesso.

JONATHAN   Non devi preoccuparti, Stephen. Ci manterremo nei più stretti confini della decenza.

STEPHEN Ah – bella ironia!

JONATHAN   In che senso?

STEPHEN In questo momento sto lavorando a quello che chiamo la teoria dell’assenza dei confini.

JONATHAN   E cioè?

JANE         Non dargli il “la”!

JONATHAN   No, mi interessa sul serio.

STEPHEN (Compiaciuto) Davvero? Insomma, adesso la scienza più o meno accetta che l’Universo sia iniziato dal Big Bang – in cui il tempo e la massa e lo spazio erano tutti compressi in un nulla.

JONATHAN   Nulla? (STEPHEN annuisce) E si può provare?

STEPHEN E qui che entra in campo la matematica.

JANE         (Impaziente) Vedi – alla fine tutto si riduce alla matematica!

STEPHEN E’ difficile spiegare a un non-scienziato, ma la matematica è la grammatica dell’universo. Totalmente scientifica, incredibilmente splendida.

JONATHAN   Posso capirlo. E’ la stessa cosa con la musica.

STEPHEN (Trionfante) Sì! Bene, la matematica ci ha detto quello che era esattamente lo stato fisico dell’Universo un trillionesimo di secondo dopo che il Big Bang ha fatto Bang. Quando era ancora della grandezza di un puntino.

JONATHAN   Ma anche quello ha un suo confine. E mentre c’è – anche se solo per un trillionesimo di secondo – non devi comunque chiederti – ah – ma chi è che ha fatto scattare il Big Bang?

JANE         Esatto!

JONATHAN   Chi ha creato il qualcosa dal nulla?

STEPHEN Aha – ma è proprio questo il punto della teoria dell’assenza dei confini. Dice che dopo tutto non c’era proprio il nulla all’inizio dell’Universo.

JONATHAN   E che c’era?

STEPHEN La fine dell’Universo.

JONATHAN   (Sorpreso) La fine?

STEPHEN (Con entusiasmo) “Nella mia fine è il mio principio”, come dice la vostra Bibbia! Il tempo è curvo – lo sappiamo. E’ inestricabilmente legato allo spazio. Alla velocità della luce cessa completamente di esistere. E se supponessimo che lo spazio-tempo alla fine si curvi al punto da tornare al proprio inizio?

JONATHAN   Non seguo più.

(STEPHEN gira attorno a loro, sulla sedia a rotelle)

STEPHEN Immaginatevi un brano di musica – un rondò – che procede in circolo, per finire com’è iniziato. E tuttavia si può tenere a mente l’intero sviluppo del pezzo. Ora, immaginatevi che la vita dell’Universo si svolga allo stesso modo – in una dimensione autonoma. Senza fine né principio – solo un eterno circolo.

JONATHAN   Ma il rondò deve comunque avere un suo compositore.

STEPHEN Ma è questa la meraviglia: l’Universo è il compositore di se stesso.

JANE         Non si può discutere con lui, Jonathan.

STEPHEN Si può discutere per tutta la notte. Adoro le discussioni.

JONATHAN   (Con un sorriso) Un’altra volta.

JANE         (Prendendo JONATHAN per il braccio) Ma ancora non l’ha dimostrato. E per di più, è stato invitato ad una conferenza scientifica in Vaticano – per spiegare questa teoria al Papa. Non vedo l’ora di sentirlo!

STEPHEN Mi piace l’idea del coro. Insegnale a cantare.

STEPHEN si porta al centro della scena con la sedia a rotelle. JANE e JONATHAN escono di scena. Inizia la MUSICA DI UN DIES IRAE, mentre lo sfondo mostra la “Trasfigurazione” di Raffaello – o un quadro del genere. La voce di STEPHEN è adesso amplificata, con una piccola eco.

STEPHEN … e così adesso stiamo riesaminando la concezione classica dell’Universo. Adesso lo consideriamo iniziato con una gigantesca esplosione di energia, in un qualche momento del passato, e da quel momento in poi andato espandendosi – con le galassie che sono andate formandosi dal tumulto di quella espansione. (Pausa) Nel qual caso, abbiamo due possibilità. O potrebbe continuare ad espandersi per sempre – con la materia al suo interno che va gradualmente raffreddandosi e degenerando, fino a quando non torna ad essere ancora una volta una informe massa di energia. Oppure l’attrazione gravitazionale tra tutte le galassie può gradualmente rallentare la propria espansione, fino a fermarsi. E a quel punto comincerebbe di nuovo a contrarsi, precipitando verso… cosa? Un Big Crunch? Un blackout? La fine del creato?

                   (Lo schermo adesso mostra due sfere una di fianco all’altra. Su una c’è scritto “la Terra”, e vi sono indicati i Poli e l’Equatore. L’altra è identica, ma sopra c’è scritto “l’Universo”, e indica “Big Bang” e “Big Crunch” ai poli e “massima espansione all’equatore. STEPHEN gira la sedia in modo da guardare lo schermo)

                   In un caso o nell’altro abbiamo un problema. L’Universo dovrà finire di nuovo – tornando ad un’oscurità infinita o al nulla? E’ certo impensabile. O potrebbe esserci un’alternativa? Il nostro dilemma, quali esseri viventi è che siamo estremamente condizionati alla nostra idea di un tempo lineare. Le nostre persone mortali che si muovono inesorabilmente dalla nascita passata alla morte futura. Ma il tempo, come oggi sappiamo, è un prodotto essenziale di spazio e materia. Alla velocità dell’energia, il tempo cessa di scorrere. Così supponiamo di pensare alla storia dell’Universo come a una sfera – proprio come la terra, ma con in più la dimensione del tempo. Se le tre dimensioni di spazio e materia si espandono o si contraggono dal nulla se non l’energia al nulla se non l’energia, allora forse la quarta dimensione del tempo fa la stessa cosa che fanno loro. Difficile da afferrare, ma se potessimo guardarlo da fuori, da una dimensione diversa, potremmo vederlo benissimo.

                   (Torna a guardare verso il pubblico)

                   Grazie per la vostra attenzione.

Il suono di applausi. Lo sfondo adesso mostra un edificio del Vaticano. Entra JANE, e si mette nervosa di fianco a STEPHEN. Entra DIO vestito come GIOVANNI PAOLO II. Si rivolge al pubblico.

DIO            Non potete dire che non mi assegno i ruoli più adatti. (Va dalla coppia, sorride a JANE, e si inginocchia a livello di STEPHEN)

STEPHEN (Protesta) La prego, Santità…

PAPA         (Con un gesto della mano, come a evitare la protesta) Tu non ti puoi inginocchiare davanti a me, così sono io a inginocchiarmi. I miei mi dicono che hai fatto un discorso molto interessante, figliolo.

STEPHEN Grazie, Santità.

PAPA         Hai fatto delle cose straordinarie della tua vita. Dio vi ha reso, tutti e due, un esempio per tutti coloro che soffrono.

                   (STEPHEN annuisce)

                   Ora, mi dicono che il tuo lavoro sulle origini dell’Universo è di grande importanza. Questo è un bene. La Chiesa non condanna più l’esplorazione scientifica, come ha fatto, ahimè, nel passato.

(STEPHEN annuisce di nuovo)

                   E quello che tu chiami Big Bang? – sì, suona proprio come Dio avrebbe scelto di dare inizio alla sua creazione.

                   (Appoggia una mano sul ginocchio di STEPHEN)

                   Ma ricordati, figliolo – non dovresti azzardarti ad allontanarti troppo al di là di quel primo momento. Quello è un territorio di Dio, non dell’uomo. L’uomo deve rimanere umile quando raggiunge i…

STEPHEN Confini?

PAPA         (Annuisce) I confini di Dio.

STEPHEN Sì, Santità.

PAPA         Mi si dice che tu non sei un convinto credente in Gesù Cristo?

STEPHEN (A disagio) La scienza trova difficile accettare la verità letterale dei miracoli, Santità.

PAPA         Nonostante i miracoli dell’universo.

STEPHEN Non miracoli. Fenomeni dimostrabili.

PAPA         Ricorda i quaranta giorni di Cristo nel deserto. Anche lui si è trovato a dover riflettere sui misteri dell’esistenza. Che sono dentro la nostra testa tanto quanto fuori.

STEPHEN A questo ci credo.

PAPA         (Alzandosi) E allora, se il potere del pensiero non l’ha creato Dio, chi l’ha fatto?

                   (JANE annuisce, approvando. Lui indica la testa di STEPHEN)

PAPA         Più è straordinario il funzionamento del cervello, più significativa diventa la domanda.

STEPHEN Oppure, Santità, più evidente diventa  il funzionamento dell’evoluzione.

PAPA         Ah. (Annuisce, dà un’occhiata a JANE, e se ne va. JANE ha un sussulto di frustrazione)

JANE         Oh! Non doveva sapere di cosa trattava il tuo discorso! Il Papa non avrebbe mai accettato una teoria simile.

STEPHEN Penso che fosse troppo difficile per i suoi accoliti. Non sono riusciti ad afferrarne tutte le implicazioni.

JANE         E’ troppo difficile anche per me, Stephen, ma io le implicazioni le capisco. L’Universo non ha avuto un inizio, e quindi non c’è stato un Dio che lo iniziasse.

STEPHEN Non nel senso che intendi tu – no.

JANE         Ma guardati attorno. San Pietro, la Cappella Sistina – gli edifici più belli del mondo – tutti costruiti in onore di Dio. Sono anch’essi un’illusione?

STEPHEN Versailles, le piramidi, il Taj Mahal – tutti costruiti in onore dell’uomo. E’ la sua invenzione ad essere una meraviglia.

JANE         Oh, è impossibile discutere con te. Ne ho avuto abbastanza di splendidi edifici. Torniamocene nella nostra casetta.

                   (Si muovono per la scena, e lo sfondo cambia per rappresentare il loro ambiente domestico)

                   Dimmi una cosa. La tua beneamata scienza può spiegare la composizione dei fiori nel nostro giardino?

STEPHEN Non vorrai negare la spiegazione scientifica di un arcobaleno. E allo stesso modo un fiore ha la struttura più efficiente – e quindi splendida – per il proprio sviluppo vitale.

JANE         Ma non si può ridurre la bellezza a termini matematici!

STEPHEN Sì che si può.Come ha ammesso anche Jonathan, anche una sinfonia di Mozart può essere soltanto una congiunzione armoniosa di vibrazioni e onde sonore universali.

JANE         Ma la nostra reazione davanti a queste cose! La nostra individuale, profonda reazione…

STEPHEN E’ la nostra primordiale reazione all’ambiente che ci circonda. E’ la farfalla che sa istintivamente che oggi è il giorno giusto, la foglia giusta. Il cervo che pensa, sì, questo è il territorio giusto perché io mi riproduca. L’umanità ha soltanto sviluppato questa reazione al di là del suo scopo originario – così come ha sempre fatto con ogni cosa.

JANE         Beh, non è che qui le cose si siano sviluppate troppo bene.

STEPHEN Cosa?

JANE         Questo territorio per la riproduzione non sta funzionando benissimo, al momento. Sono esausta, Stephen. Mi pare di non farcela più.

STEPHEN Sei bravissima.

JANE         (Con passione) Non è vero! Per niente! Oh, io vorrei occuparmi di tutto quello che ti riguarda, ma… la gente non se ne rende conto – tu sei un’intera industria in una sola persona. Per te la Terra non è che un microscopico puntino, ma portartici in giro in continuazione è un’operazione così impegnativa! I nostri figli non seguono le elementari leggi della fisica, questa casa non funziona a base di energia atomica, tutta la gente che richiede la tua attenzione non comunica via… radiazioni cosmiche! (E’ prossima alle lagrime)

STEPHEN Vieni qui. (Lei va da lui, che le tende goffamente una mano)

JANE         Non è solo questo. Mi sembra di aver perso la mia identità, all’ombra della tua. Questa è una farfalla che… non riesce a trovare la propria foglia.

STEPHEN Non ti serve una foglia. Il nostro regno è l’Universo.

JANE         Forse è così per te, Stephen. A me non basta.

STEPHEN (Ironico) Non ti basta?

JANE         L’Universo serve a dare a te uno scopo. Io non so quale sia lo scopo del mio universo – al di là della fatica delle piccole lotte quotidiane.  Delle quali tu non devi occuparti.

                   (STEPHEN la guarda, senza dir nulla)

                   Mi dispiace. Ho detto una cosa crudele. Lo so quello che ti tocca affrontare.

STEPHEN Mi rendo conto che in un certo senso questo mi dà una grande libertà.

JANE         Sì.

STEPHEN E una grande responsabilità.

JANE         Di che cosa?

STEPHEN Giustificare la mia libertà con dei risultati.

JANE         Ma tu non puoi arrivare alla parola definitiva, Stephen. Non sei Dio.

STEPHEN (Dopo una piccola pausa) Chi è questo Dio in cui tu credi con tanto trasporto?

JANE         Se sapessi rispondere non dovrei discuterne in continuazione con te.

STEPHEN E allora come fai a sapere che esiste? Dimmi – come?

JANE         Con la fede.

STEPHEN La fede aveva decretato che la Terra era al centro del sistema solare, e si bruciava viva la gente che diceva altrimenti. La fede ha fatto scorrere il sangue durante tutta l’Inquisizione e nei Medio Oriente e nell’Irlanda del Nord. Abbiamo bisogno di fatti – non di fede.

                   (Lei lo fissa)

JANE         Vedi? Io volevo discutere problemi domestici – e ci ritroviamo di nuovo a fare filosofia.

STEPHEN Non puoi discutere di problemi domestici con Jonathan?

JANE         Sua moglie è morta di leucemia. Sa cosa vuol dire star dietro a un invalido. (Fa per andarsene, poi si volta) Se avessi la possibilità di riacquistare la salute a costo di perdere la tua scienza, lo faresti?

STEPHEN (Dopo un momento) No.

                   (JANE si volta ed esce. Lui resta in silenzio)

Lo schermo adesso mostra un interno di Buckingham Palace. DIO entra vestito come la REGINA – con tiara, occhiali e tutto. Aspetta fino a che non cessano le inevitabili risate.

DIO            (Severo) Non ridete. Sono il capo consacrato della mia Chiesa d’Inghilterra. Difensore della Fede. E mi meriterei un Oscar per questa interpretazione.

                   (Si avvicina a STEPHEN)

REGINA   Professor Hawking.

STEPHEN Maestà. Deve perdonarmi se non mi alzo.

REGINA   Ma certo.

                   (Gli mette un’onorificenza attorno al collo)

                   La sua medagla di Cavaliere dell’Impero Britannico. Congratulazioni.

STEPHEN Grazie, Maestà. E’ un grande onore.

REGINA   Uno fra i tanti – a quanto so.

STEPHEN Sono stato molto fortunato.

REGINA   Forse dipende anche dalla forza di volontà.

STEPHEN Testardaggine – direbbe mia moglie.

REGINA   Ah, beh – ce n’è anche nella mia famiglia. Mi dica, professor Hawking – sono curiosa. Lei crede che il progresso scientifico significhi davvero la fine della religione?

STEPHEN (Con cautela) Penso, maestà, che finché ci saranno delle cose che non si riescono a comprendere appieno, esisterà sempre la convinzione che vi sia una potenza esterna all’uomo.

REGINA   Ma non per lei?

STEPHEN Io… io credo in un’influenza, se vuole, che foggia il nostro destino.

REGINA   Un’influenza?

STEPHEN Bernard Shaw parlava di una forza vitale. E l’Universo certamente ce l’ha.

REGINA   Vede, io sono molto tradizionalista in queste cose. Ci si sentirebbe disturbati se tutte le nostre convinzioni venissero seriamente minacciate dalla marcia della tecnologia. Già sono minacciate comunque.

STEPHEN Per quanto veloce possa procedere la scienza, maestà, la gente avrà sempre il bisogno di trovarsi una propria strada morale.

REGINA   Ma si ha la sensazione che trovino questa ricerca sempre più difficile. Specialmente in questa nostra epoca.

STEPHEN Sono due ricerche tutte e due difficili, maestà. Ricerche che non hanno una fine, potrebbe dirsi.

REGINA   Ma lei ha dichiarato che potrebbe esistere un limite ultimo per la scienza.

STEPHEN (Preso in contropiede) Ehm… solo in quanto ci limitano le nostre capacità. Così come è limitata la nostra capacità di conoscere Dio.

REGINA   Ma lei crede in un Dio?

STEPHEN Io…

REGINA   Sì?

STEPHEN Credo.

REGINA   Si. Capisco. Giusto. (Guarda la sedia a rotelle di lui) Beh, ad ogni modo sembra che la tecnologia riesca ad aiutarla. Può andare dappertutto, con quella sedia?

STEPHEN Quasi, maestà.

REGINA   Mi piacerebbe quasi averne una anch’io. Per muovermi in questo palazzo così grande. Arrivederla, Professore.

STEPHEN Arrivederla, Maestà.

REGINA   (Fermandosi) Un’altra cosa. Questo principio dell’incertezza. Si continua a sentirne parlare, ma non si è mai certi di ciò che significa realmente.

STEPHEN Significa che, quanto più precisamente tentiamo di identificare con chiarezza l’azione di una particella elementare, tanto meno precisamente questa sembra comportarsi.

REGINA   (Pensierosa) Più o meno come il mio non poter sapere ciò che uno qualsiasi dei miei sudditi abbia in mente di fare in un qualsiasi momento.

STEPHEN Qualcosa di simile.

REGINA   Sì, adesso penso di aver capito. Non si finisce mai di imparare.

                   (STEPHEN si sposta con la sedia a rotelle da un lato della scena. DIO si toglie gli occhiali da Regina)

DIO            Si è comportato piuttosto abilmente, mi pare. Per lo meno, non ha avuto l’ardire di discutere con il Capo ufficiale della Chiesa d’Inghilterra. Ma anche qui, vedete, ho un problema. Il monarca deve professare la sua fede nell’unico vero Dio Cristiano, pur regnando su una popolazione che venera dozzine di altri dei. Ora io lo so che non si tratta che di diverse versioni di me, ma la vostra storia sarebbe stata molto meno sanguinaria se anche l’umanità se ne fosse resa conto!

                   (Esce. Lo sfondo torna ad essere quello di casa Hawking. Entra JANE)

JANE         Congratulazioni.

STEPHEN Un altro fronzolo. Dopo un po’ perdono di significato.

JANE         (Avvicinandosi a lui) No, invece. (Gli raddrizza il collare dell’onorificenza sul petto) Ti rendono molto orgoglioso. E anche me.

STEPHEN (Fissandola) Hai un’aria più felice.

JANE         (Si inginocchia di fianco alla sua sedia a rotelle) Stephen, voglio che tu consideri una cosa. Per tutti questi anni me la sono cavata da sola. Ho rinunciato alle mie ambizioni, alla mia carriera, alle mie esigenze di donna… perché  le tue esigenze erano più importanti. Non lo dico per lamentarmi. Era nel patto che ho fatto quando ti ho sposato. Ma sono arrivata quasi al limite delle mie risorse. E ora… Dio, o il caso, o come tu lo voglia definire, mi ha offerto un’ancora di salvezza.

STEPHEN Un’ancora di salvezza?

JANE         Jonathan, grazie alla bontà della sua anima, e al suo affetto per noi tutti, si è proposto di dedicarsi – in mancanza di una sua propria famiglia – a noi.

STEPHEN Di dedicarsi?

JANE         A me – a te – ai bambini. Vuole offrire quella forza che tu non hai mai potuto dare. La dedizione per cui tu non ha mai avuto tempo. Senza minacciare il nostro matrimonio in alcun modo, lui vuole… riempire un vuoto.

                   (Pausa)

STEPHEN Perché?

JANE         Per il mio bene. Io ne ho un bisogno disperato, Stephen.

STEPHEN Ma lui perché lo farebbe?

JANE         Perché mi ama.

STEPHEN Ti ama?

JANE         Sì.

                   (Una pausa, poi finalmente STEPHEN annuisce)

STEPHEN Capisco.

JANE         Ma è un buon Cristiano. Si atterrà ai precetti.

STEPHEN E tu?

JANE         Ci proverò – come sempre. (Bacia STEPHEN sulla fronte e si avvia fuori)

STEPHEN Capisci, io…

                   (JANE si volta)

                   Devo per forza essere così.  Concentrato sui miei obiettivi. Non posso permettermi di deflettere.

JANE         Lo capisco.

                   (JANE esce. Lo sfondo cambia in quello dell’ufficio di STEPHEN. Lui estrae delle carte dalla tasca della sedia a rotelle e chiama con forza)

STEPHEN Ann!

                   (L’INFERMIERA entra, vestita da segretaria. STEPHEN agita i suoi fogli, come irritato)

                   Ann, la Seconda Legge della Termodinamica è una delle leggi fondamentali della scienza. Lo sai cosa stabilisce?

INFERMIERA   Non proprio, professor Hawking.

STEPHEN Stabilisce che il grado di disordine all’interno dell’Universo deve sempre aumentare.

INFERMIERA   Oh.

STEPHEN Tuttavia, questa legge non riguarda questo ufficio. Per favore, porta via questa roba e vedi che venga dattiloscritta correttamente e ordinata come si deve.

INFERMIERA   (Quasi in lagrime) Sì, professore. (Fa per avviarsi, poi si ferma) Quella legge significa che l’intero universo finirà nel caos?

STEPHEN Potrebbe.

INFERMIERA   (Tirando su con il naso) Allora non vale la pena di fare tutti questi sforzi, no?

STEPHEN Non temere, il tempo per fare quello che ti ho chiesto ce l’hai.

                   (Lei se ne va, soffocando le lagrime. Entra DIO. Indossa un paio di pantaloni ed ha una giacca in mano)

DIO            Sapete, sta davvero cominciando a comportarsi come fosse me! E’ ora che tiri fuori la testa dalle nuvole e torni a occuparsi di faccende più terra-terra. (Indossa la giacca) Come quelle di cui si occupa l’Amministratore della Facoltà di Astronomia di Cambridge. Un corpo fisso e solido nel bel mezzo di una galassia di stelle cadenti. (Si avvicina a STEPHEN)

SIMON      Continui a tiranneggiare le mie segretarie, Stephen?

STEPHEN Simon! Com’è che non riesco a ottenere neanche una cosa fatta bene in questo dipartimento?

SIMON      Forse chiedi troppo.

STEPHEN Qualcuno si è lamentato?

SIMON      No, Stephen. Sono tutti esaltati dal fatto di lavorare qui. Ma dovresti ricordarti che sono esseri umani – a differenza di te.

STEPHEN (Sospirando) Mi spiace. E’ solo che a volte… mi sento frustrato.

SIMON      Questo lo capiamo tutti. (Si accoccola di fianco a STEPHEN) Hai anche frustrazioni di altro genere?

STEPHEN (Freddo) Simon – a cosa alludi?

SIMON      Non a quello. Voglio dire, è da un sacco di tempo che sei a Cambridge.

STEPHEN Mi piace, Cambridge!

SIMON      Sì – ma ci rendiamo conto dei sacrifici che fai a rimanere qui. Cambridge non può darti il tipo di salario o di attrezzature che potrebbe offrirti l’America.

STEPHEN Le uniche attrezzature di cui ho bisogno sono quelle che ho nella testa.

SIMON      Ma anche così… la tua testa non può far scaturire dei fondi dal nulla.

STEPHEN Tu hai parlato con Jane.

SIMON      Non fai che correre in giro per il mondo. Hai sempre più bisogno di essere seguito da infermiere specializzate, Stai tentando di tirar su tre ragazzi svelti…

STEPHEN Ce la caviamo.

SIMON      Diventerà sempre peggio. Ce la farai anche in futuro?

STEPHEN (Con un sorrisetto) Il futuro è la mia materia – ci sto lavorando.

SIMON      Non scherzare, Stephen.

STEPHEN Tu cosa suggerisci?

SIMON      I tuoi libri scientifici sono andati bene, ma si rivolgono esclusivamente agli scienziati. Il pubblico ordinario non ci capisce niente. E tuttavia il pubblico ordinario muore dalla voglia di sapere di che si tratta.

STEPHEN Ma no – davvero?

SIMON      Sì! Sentono tutte queste storie straordinarie sui buchi neri, il big bang, l’assenza di confini, ma non hanno neanche la più pallida idea di cosa significhi tutto questo.

STEPHEN E allora?

SIMON      Scrivi un libro per loro. Scrivi un libro che riporti tutto a un linguaggio da non iniziati.

STEPHEN Tu hai parlato con Jane.

SIMON      L’ha suggerito lei – sì.

STEPHEN (Brusco) Impossibile. Troppo complesso.

SIMON      No, invece. Basta che non riporti i calcoli matematici. Pensa in termini semplici.

STEPHEN Questo è un ossimoro.

SIMON      C’è da farci dei bei soldi, Stephen.

STEPHEN (Sospirando) Ci penserò – in termini semplici.

SIMON      Ma ricordati – niente equazioni.

STEPHEN Niente equazioni!

SIMON      Per i profani si tratta solo di addizioni. Ogni operazione matematica che ci metti, ti dimezza le vendite.

STEPHEN E questa è un’equazione! Non si può spiegare la vita facendo a meno delle equazioni!

SIMON      Dio ci riesce. La Bibbia vende benissimo.

STEPHEN La Bibbia è una parabola. Non ha a che fare con la scienza..

SIMON      E tuttavia, se vuoi lanciare il tuo messaggio – niente matematica.

STEPHEN Niente matematica.

(STEPHEN si porta con la sedia a rotelle da un lato. Rientra l’INFERMIERA, come segretaria. Gli porge i fogli ribattuti a macchina. DIO si rivolge al pubblico)

DIO            Forse vi state chiedendo perché faccio tanto per promuovere l’opposizione. Lavoro sulla teoria che è meglio conoscere il diavolo. Dopotutto, non posso rimìnnegare la mia creazione – se l’ho creata io. Perciò più i prodotti della mia creazione comprendono quella creazione, più finiranno col comprendere me. Ammesso che io ci sia. Ehilà! Gli indovinelli non si fanno certo più facili. (Si volta a guardare STEPHEN. Questi annuisce all’INFERMIERA, che riprende le carte) E adesso? Penso che sia ora di infondere un po’ di anima in questo processo:

                   (Si muove da un lato, schioccando le dita verso il panorama, che adesso mostra un’altra splendida finestra di vetri istoriati. Entra JANE, con indosso una cotta bianca. Il suono di musica d’organo – l’introduzione a un pezzo vocale per soprano – come l’Ave Maria di Bach/Gounod, o il Laudate Dominum di Mozart. JANE canta l’intero inno in una pura voce da soprano, con l’accompagnamento d’organo. L’ultima nota si dissolve. JANE esce. Pausa. DIO si volta verso il pubblico)

                   Beh, se questo non prova la mia esistenza, cosa potrà mai farlo? E mi chiedo se non potrebbe darmi l’opportunità di avvicinarmi un po’ di più a lui…

                   (Si volta verso STEPHEN. Tossicchia con discrezione. STEPHEN volta la testa)

                   Ha una bella voce, sua moglie.

STEPHEN Sì.

DIO            La scienza può davvero essere in grado di spiegarla?

STEPHEN (Colto di sorpresa)Scusi?

DIO            La scienza… l’arte.

STEPHEN (Seguendo JANE con lo sguardo) Non lo so. E Dio può?

DIO            Le parole di Dio.

STEPHEN No. Le parole dell’uomo. E la musica. Che sono quasi Dio.

DIO            Ma l’ispirazione da dove viene?

STEPHEN (Lo guarda con curiosità) Lei chi è?

DIO            Oh… un semplice visitatore.

STEPHEN Ah.

DIO            Non ha risposto alla mia domanda.

STEPHEN L’uomo è una creatura notevolmente evoluta.

DIO            Evoluta, ah. Lei allora concorda con la teoria darwiniana.

STEPHEN Come tutti. A parte pochi eccentrici reazionari. Perché?, lei invece non è d’accordo?

DIO            Oh, sì, sì…

STEPHEN Una volta ho sognato Einstein. Nel sogno mi diceva che la scoperta di Darwin era più importante della sua. Penso che avesse ragione.

DIO            Perché?

STEPHEN Eistein è stato soltanto un’importante pietra miliare lungo la strada. Darwin è l’intero viaggio.

DIO            L’intero viaggio?

STEPHEN Il sistema secondo il quale si sviluppa la vita. La sopravvivenza del più adatto. Tentativo ed errore. E’ un metodo straordinario.

DIO            (Disgustato) Tentativo ed errore!

STEPHEN Non le piace l’idea?

DIO            La trovo piuttosto… troppo casuale.

STEPHEN Ma così logica. Una forma di vita gareggia per sopravvivere, e lo fa meglio di un’altra, così passa i propri attributi ai suoi successori. Se fallisce, i suoi difetti si esauriscono con lei. Un metodo di progresso molto più credibile che non un qualche autocrate celeste che armeggia senza ottenere grandi risultati.

DIO            Ehi, al tempo!

STEPHEN Lei dev’essere un uomo di chiesa. Non se la prenda come un fatto personale!

DIO            (Riacquistando la propria compostezza) Allora mi dica – lei crede che la vita in effetti progredisca?

STEPHEN Senza ombra di dubbio. Guardi l’umanità. A parte qualche inconveniente di percorso, non si può negare che stia migliorando. Beh, per la maggior parte, alemno.

DIO            Inconvenienti non da poco, direi. I terribili travagli del secolo scorso lei me li chiama progresso?

STEPHEN Maggiore l’errore, maggiore la reazione a correggerlo – ecco cosa significa tentativo ed errore! Svariati milioni di uomini muoiono e per la prima volta nella storia noi vediamo la guerra come un male, e non come un’occasione di gloria.

DIO            Un prezzo terribile.

STEPHEN E’ il percorso che è terribile. Ma pensi – schiavitù, tortura, pulizia etnica sono già cose del passato per le società più civilizzate.

DIO            Lei è un vero ottimista!

STEPHEN Ah! E lei è un politico!

DIO            Oh signore, no! I politici vogliono tutti essere Dio.

STEPHEN Vede, non c’è bisogno di un Dio. E’ questo l’aspetto stupefacente dell’evoluzione. L’Universo è causa e stimolo di se stesso.

DIO            Ah, e così anche per il resto dell’universo funziona il metodo tentativo ed errore?

STEPHEN Ma certo! Tutta quell’energia che lotta per trovare un modo di espressione. Tutte quelle particelle quantiche in lotta per fondersi nelle combinazione più dinamiche.

DIO            Così come tutte quelle stelle nel cielo in lotta per trovare una propria sistemazione nel grandioso progetto?

STEPHEN No! In lotta per creare il grandioso progetto. Succede tutto per esperimento.

DIO            Esperimento – hmm. Beh, una conversazione davvero interessante. (Si fa avanti per stringergli la mano) Mi fa tanto piacere, averla finalmente incontrata.

STEPHEN Mi spiace – non riesco bene a stringere le mani.

DIO            Ah. (Mette per un attimo la mano su quella di STEPHEN) Ad ogni modo, Dio sia con lei.

STEPHEN Chi mi ha detto che è?

DIO            Diciamo solo… un ammiratore.

STEPHEN Oh. Grazie.

DIO            (Al pubblico, mentre sia avvia fuori) Delle mie opere. Ma tu dimmi! – esperimenti!

                   (Lo sfondo adesso mostra la residenza degli Hawking. STEPHEN si muove lentamente per la scena sulla sedia a rotelle. Entra l’INFERMIERA e gli si avvicina con una tazza)

INFERMIERA   Del tè?

STEPHEN (Annuisce) Grazie.

                   (Lei lo aiuta a bere. Lui si muove ancora peggio di prima)

INFERMIERA   Pipì?

                   (Lui scuote la testa)

                   Vuol muoversi un po’?

                   (Lo aiuta con gentilezza a cambiare posizione sulla sedia, gli sistema il cuscino, ecc. DIO si presenta come SIMON, e rimane a fissare la scena. STEPHEN alza gli occhi verso di lui)

STEPHEN Simon. (Pausa) Sei molto arrabbiato con me?

SIMON      Per il libro? No.

                   (L’INFERMIERA esce)

STEPHEN Sono dovuto andare con gli Americani, Simon. Mi hanno offerto più di quanto Cambridge potrà mai permettersi.

SIMON      Me ne rendo conto.

STEPHEN (Dopo una pausa) Avevi ragione. Vedi, non lo so quanto mi resta. Devo provvedere a Jane e ai bambini.

SIMON      Ma non pensi invece che dovresti prendertela con un po’ più di calma, Stephen?

STEPHEN In che senso?

SIMON      Ti precipiti a tutte le conferenze che si fanno in giro per il mondo. Vai a tutti i simposi.

STEPHEN Devo incassare quanto più posso, mentre posso, Simon. Ci siamo quasi. Così vicini alla scoperta definitiva. Potremmo avere le risposte essenziali all’intera questione della creazione in solo…

SIMON      Quanto? Quanto, ancora?

STEPHEN Uno o due decenni.

SIMON      (Scettico) Oh?

STEPHEN Forse una o due generazioni. Ma appena una scintilla nella… ah! – breve storia del tempo. (Sorride)

SIMON      E’ il titolo del libro?

STEPHEN Ti piace?

SIMON      (Annuisce) E’ buono.

STEPHEN E sono arrivato a metà. Non hai idea di come io mi senta. E’…

SIMON      Cosa?

STEPHEN A volte penso di non riuscire a farcela per un pelo.

SIMON      (Mette la mano su una spalla di STEPHEN) Tutti noi non ce la facciamo per un pelo, Stephen. Arrivare vicini a farcela è probabilmente quanto di meglio l’umanità possa augurarsi. E tu ci sei davvero vicino.

STEPHEN Voglio arrivarci ancora più vicino.

                   (SIMON sorride e lo lascia)

DIO            (Al pubblico, uscendo – il titolo di un famoso inno sacro) Sempre più vicino a te, oh mio Dio!

                   (STEPHEN è di nuovo da solo sulla sedia a rotelle. Poi d’un tratto gli si torce la gola e fatica a respirare. Il volto gli diventa paonazzo, nello sforzo di respirare. Si agita sulla sedia a rotelle, poi comincia ad accasciarsi. Arriva di corsa l’INFERMIERA, che si rende conto delle sue condizioni e lo porta in fretta fuori, spingendo la sedia a rotelle. Adesso lo sfondo mostra le finestre luminose di un reparto di ospedale. JANE entra in scena di corsa da un lato, mentre DIO entra dall’altro, indossando un camice da dottore.)

DOTTORE                   Signor Hawking?

JANE         Come sta, dottore?

DOTTORE                     E’ grave, temo. Ha avuto un collasso polmonare. L’abbiamo attaccato a un respiratore automatico.

JANE         Cosa…? E qual è la prognosi?

DOTTORE                      Beh, temiamo che abbia contratto la polmonite.

JANE         Oddio…

DOTTORE   Ma ci sono buone speranze che da quella riusciamo a tirarlo fuori. Il problema è un altro. Non penso che sarà più in grado di respirare normalmente. Se lo togliamo dal respiratore artificiale, rischia di soffocare.

JANE         E allora, cosa…?

DOTTORE   L’unica alternativa è praticargli una tracheotomia.

JANE         E cioè?

DOTTORE   Tagliare la trachea ed impiantargli un apparecchio per la respirazione – qui. (Indica un punto appena sotto il proprio pomo d’Adamo) Questo gli permettera di respirare autonomamente, in futuro, ma…

JANE          Ma?

DOTTORE   Probabilmente non sarà mai più in grado di parlare. (Un silenzio, mentre JANE lo fissa) E’ la sua unica possibilità, signora Hawking. Francamente è già stupefacente che sia riuscito a vivere per tutti questi anni – senza parlare di ciò che è riuscito a compiere. Questa operazione potrebbe – dico potrebbe dargli un altro po’ di tempo.

                   (L’INFERMIERA spinge in scena STEPHEN sulla sua sedia a rotelle. Si sente il bip del respiratore artificiale. STEPHEN è in stato d’incoscienza. Il DOTTORE e l’INFERMIERA escono. JANE va ad inginocchiarsi di fianco alla sedia a rotelle. Un momento di silenzio)

JANE         Oh, Stephen… mi perdonarai mai, se gli permetto di farti questo? Riuscirai a trovare un modo per parlarci dei misteri dell’universo? Sarai ancora in grado di discutere con me dell’esistenza di Dio? (Si alza) Che ti piaccia o no, io lo pregherò per te. (JANE esce. DIO entra dall’altra parte della scena, e la guarda andar via)

DIO            Mi fa piacere che ci sia ancora qualcuno che mi rivolge la parola. (Si volta verso il pubblico, mentre arriva l?X e riporta fuori la sedia con sopra STEPHEN) Ma che posso fare? Ormai dev’essere abbastanza chiaro che se ho davvero creato l’Universo, ho anche preso consciamente sin dall’inizio la decisione di non interferire nel suo funzionamento. Di non rispondere alle implorazioni dell’uomo, ma di lasciarlo a dibattersi lungo la sua strada solitaria. E per questo l’uomo si adira tantissimo con me. Io lascio che gli innocenti soffrano pene spaventose, lascio che i colpevoli se ne vadano impuniti. Mi mostro come uno che permette un mondo atrocemente ingiusto. L’uomo ha ben ragione di chiedere, a che scopo? Beh…  abbiate ancora un po’ di pazienza. Potremo ancora arrivare a una risposta.

(Di nuovo casa Hawking. STEPHEN entra sulla sua sedia a rotelle con motore. Porta un altro collare, con un tubo che fuoriesce dalla gola. DIO lo guarda, poi si rivolge di nuovo al pubblico)

Miracoloso. L’uomo si comporta già come me – ricostruisce la vita stessa. E adesso incontreremo ancora un’altra dimensione del progresso apparentemente inarrestabile della scienza. La macchina pensante. Il cervello alternativo. Questo – devo dire – potrebbe avere in futuro effetti incalcolabili.

(L’INFERMIERA  porta un piccolo computer portatile, e lo dà a DIO)

Grazie, mia cara.

(Lei va a fianco di STEPHEN. DIO guarda il pubblico)

Non equivocate – è mia moglie. Io sono David Mason, tecnico di computer e amico degli Hawking. Mia moglie è una delle sue numerosissime infermiere. (Va da STEPHEN)

MASON    Bene, Stephen, penso che questo ti sarà d’aiuto. Sono riuscito a comprimere un sintetizzatore vocale in un computer portatile che possiamo sistemare sulla tua sedia a rotelle. (Attacca il computer alla sedia e connette vari fili. Indica le parti dell’apparecchio) Questo è il controllo manuale, Ti servono solo due dita per metterlo in funzione, come con la sedia a rotelle. Il computer fa scorrere sul video il suo menù di tremila parole chiave, e tu devi soltanto indicare quelle che vuoi. Così. (Lo mostra) Quando hai messo insieme la tua frase, basta che premi qui… e il sintetizzatore fa il resto.

                   (Preme un tasto. Il sintetizzatore parla con la caratteristica voce meccanica)

VOCE        Fammi una domanda e tenterò di rispondere.

MASON    Avanti. Fammi una domanda.

                   (STEPHEN guarda lo schermo del computer e lo controlla con piccoli movimenti delle dita ella mano sinistra. MASON segue le sue azioni da sopra la sua spalla)

                   Esatto. Così.

                   (STEPHEN preme per la frase compiuta)

VOCE        Devo proprio parlare con un accento americano?

MASON    (Ridendo) Mi spiace, Stephen. Non sono ancora arrivato a dargli una pronuncia britannica. Quando ci riesco, sarai tu il primo ad esserne dotato. (STEPHEN agisce di nuovo sul computer, mentre MASON e l’INFERMIERA lo guardano) Cosa? Che?

VOCE        Grazie. Mi hai ridato la vita.

MASON    Beh, quello è stato tutto merito dei dottori, ma mi fa piacere se sono stato in grado di migliorarla un pochino. (Fa per andarsene. Si ferma, Indica l’INFERMIERA) Elaine ti segue bene?

VOCE        E’ un dono di Dio.

DIO            (Al pubblico, andandosene) Un dono di Dio. Visto?

                   (DIO e l’INFERMIERA escono. STEPHEN porta la sedia verso il proscenio. Il fondale adesso mostra il cosmo)

STEPHEN (Il suo discorso è già preparato con il sintetizzatore) mentre entriamo nel nuovo millennio sappiamo per certo che la vita sulla Terra è probabilmente destinata all’estinzione, come è stato per i dinosauri, entro i pochi prossimi milioni, o anche migliaia di anni. E tuttavia le nostre scoperte quotidianamente ci fanno intuire altri regni al di là di quanto abbiamo fino ad oggi immaginato. Non tanto la fine della scienza, quanto forse il suo vero principio. Permettetevi di darvi un assaggio delle straordinarie possibilità che ci si aprono davanti.

                   (Lo schermo mostra una supernova)

                   Lo spazio – come ora noi crediamo – non è affatto uno spazio vuoto. E’ pieno di attività.

                   (Lo schermo mostra diagrammi di supersimmetrie)

                   Materia invisibile, minuscoli buchi neri, particelle quantiche che possono comunicare dai lati opposti dell’Universo. Potrebbe darsi, perciò, che si possano trascendere i confini del tempo e dello spazio in modi prima d’ora inimmaginabili? Per molti fisici l’idea del viaggio spazio-temporale è un serio concetto scientifico.

                   (Lo schermo mostra adesso la struttura di una molecola di DNA)

                   DNA. Lo studio dei geni ci dice come si sia evoluta la vita stessa, e come si possa stare evolvendo da qualche altra parte all’interno di miriadi di galassie. E sorprendentemente – sta portandoci a poter afferrare come sconfiggere le malattie, il meccanismo dell’invecchiamento, e persino la creazione stessa della vita. Per la prima volta, viene sfidato il processo Darwiniano. Non più tentativo ed errore. E questo ci terrorizza. I nostri ego dicono: “No, non dovete pasticciale con i nostri geni!” Ma la nostra intelligenza dice: “Fate largo, tutti voi dei immaginari, finalmente siamo noi che ci assumiamo il controllo della vita!”

                   (Lo schermo mostra un circuito di computer)

                   E anche così – pur potendo diventare dei superuomini sia dal punto di vista fisico che mentale – già le nostre vite sono in gran parte controllate la processi mentali più efficienti dei nostri. I computer possono calcolare la massa di una lontana galassia, possono battere agli scacchi un campione, possono guidare un robot che faccia i lavori domestici. Possono persino ideare versioni di intelligenti di se stessi.

                   (L’immagine di una banca dati molecolare)

                   Noi oggi crediamo che possa un giorno diventare possibile combinare la biologia molecolare con la tecnologia computeristica per produrre un sommo cervello in grado di evolversi. Un intelligenza auto-generantesi che possa farsi strada attraverso i misteri del cosmo mentre noi non siamo che minuscoli dati all’interno della sua infinita memoria.

                   (Pausa significativa)

                   O tutto ciò già esiste – ed è proprio il cosmo?

                   (Un’altra pausa)

                   E così – dove ci ritroviamo? Poveri microbi, insicuri e superstiziosi – che posto abbiamo in questa meraviglia che va svelandosi? Questa è forse la domanda definitiva che dovremo lasciare ai filosofi. (Piccola pausa) O no?

                   (Si sposta col la sedia da un lato. Lo schermo torna ad essere uno sfondo domestico. Entra l’INFERMIERA con una tazza. Lo aiuta a bere in silenzio. Gli sistema i vestiti, il cuscino. Lui le fa un cenno con gli occhi.

INFERMIERA   Cosa? Dimmi. (Le dita di lui lavorano al computer. Lei legge sullo schermo ciò che lui vuole dirle. Sorride) Va bene. Basta che ti comporti bene. (Lo bacia con affetto sulla fronte. Poi esce. JANE entra dall’altro lato. Segue per un attimo l’INFERMIERA con gli occhi. Poi si volta verso STEPHEN. Lui compone una frase sul computer.)

VOCE        Mi dispiace.

JANE         Sono nostri amici, Stephen! Com’è potuto succedere? David è quello che ti ha dato una nuova voce!

VOCE        Sì.

JANE         E i bambini? Che mi dici dei bambini?

VOCE        Impareranno a comprendere.

JANE         Non vedo come. (Con passione) Non capisco io! Dopo tutto quanto abbiamo passato.

VOCE        Davvero mi dispiace.

JANE         Oh, lo so che lei ti dà tutto ciò che un tempo ti davo io. Si prende cura di te, ti parla – risponde a tutti i tuoi bisogni. Lei adesso è la tua vita, ma… deve per forza significare il divorzio?

VOCE        Non so quanto tempo mi rimane. Il matrimonio è tutto quanto posso offrirle.

JANE         Il matrimonio è per sempre! Nel bene e nel male! Anche Jonathan ed io avremmo potuto fare questa scelta, ma abbiamo deciso di non farla.

VOCE        Per te era giusto così.

JANE         Beh, potrai anche non accettare i valori convenzionali, ma certo… (Si interrompe, ricacciando indietro le lagrime) Mi spiace, io… (Si fa forza) A volte vorrei tu non avessi avuto tanto successo. Tanti soldi. Sarei stata obbligata a continuare a farti da infermiera. (Sorride ironica) Una breve storia. Chi avrebbe mai pensato che sarei stata scalzata da un libro.

VOCE        Tu adesso hai una tua vita.

JANE         Io sarò sempre parte della tua vita, Stephen. Ne abbiamo passate tante – dai buchi neri a tutti quei premi luccicanti.

VOCE        Sì.

JANE         Mi spiace che… alla fine non siamo riusciti a pensarla allo stesso modo. L’idea di cristo nel contesto della tua grande visione del tutto non ha un gran senso logico, lo ammetto… ma per la gente comune come me è qualcosa che siamo in grado di comprendere – col quale riusciamo ad entrare in rapporto. E di questo abbiamo bisogno. Fiabe terrene – tu le chiami – possono anche sembrare ridicole quando si ha a che fare con lontanissimi pianeti, ma poiché tutto questo è troppo al di sobra delle nostre teste, noi preferiamo rimanere coi piedi su questa terra. In un solo ordine di tempo. Con un unico credo. (Pausa. Lei piange piano)

VOCE        E’ una capacità che ti invidio.

JANE         (Si ricompone) Beh – sa Dio che ne penserà il mondo.

                   (Ride aspra)

                   Scusa. Dio non lo sa. (Va ad accarezzargli appena una guancia) Comunque – che tu lo voglia o no, Dio sia con te.

                   (JANE esce. DIO entra e la segue con gli occhi)

DIO            E anche con te. (Al pubblico) Le tragedie e le commedie umane continuano – nel bel mezzo di tutta questa chimica palpitante. Insomma, di che diavolo si tratta? E uso la parola come un eufemismo.

                   (Batte le mani)

                   Va bene. Basta giocare. Fatemi affrontare questa sfida frontalmente. Ci servono risposte chiare! (Indica STEPHEN col capo) Come posso affrontare questa… icona del mondo moderno? (Ci pensa. Gli viene un’idea) Vi ricordate il coniglio di Schrödinger? Sia vivo che morto in versioni diverse dell’Universo? Cosa può impedirmi – vivo nella mia versione dell’Universo – di sfidarlo a provarmi morto nella sua versione? Eh?

                   (Si volta verso lo sfondo e fa un gesto. Vediamo un’allargata visione del cosmo, che potrebbe anche essere un modello di particelle quantiche)

                   Perché non dovrei comunicare attraverso gli eterni anelli del suo mondo quantico, ed obbligarlo a una resa dei conti? Vediamo che succede.

                   (Si rivolge a STEPHEN)

                   Professor Hawking.

                   (STEPHEN si scuote e volta la sedia a rotelle verso DIO)

                   Sta ancora riflettendo sulla grande Teoria del Tutto? (STEPHEN attende) Mi scusi se mi intrometto, ma è ora che noi due si faccia conoscenza. Lei naturalmente si rende conto di chi sono? (STEPHEN comincia a comporre una risposta sul suo computer) Non c’è bisogno di quello. Nel mio universo mi è concesso qualche miracolo occasionale.

                   (Schiocca le dita. STEPHEN alza gli occhi, il corpo si rilassa, il volto non è più contorto dalla malattia)

DIO            Come va?

STEPHEN Meglio, grazie.

DIO            (Contento di sé) Bene. Beh, pensavo proprio fosse venuto il momento che tu, quale rappresentante del tuo universo, ed io, quale creatore del mio, chiariamo una volta per tutte il nostro rapporto – da uomo a dio, come si dice.

STEPHEN Bene.

                   (DIO si mette a camminare avanti e indietro, per trovare il modo migliore di affrontare la questione)

DIO            Molto bene – io sono il Dio della tradizione. Tu sei il professor Stephen Hawking, Cavaliere dell’Impero Britannico, ecc. ecc…. come qualcuno ha detto, la più grande mente scientifica dai tempi di Einstein. Altri sono stati di diversa opinione.

                   (STEPHEN aspetta)

                   Vorrei adesso focalizzare altre cose al di fuori della scienza. Qual è la tua filosofia? Cosa ti dicono le tue scoperte riguardo le cose più profonde della vita?

STEPHEN E’ una domanda impegnativa.

DIO            Cominciamo dagli aspetti basilari. Tu non credi nel Cristianesimo?

STEPHEN Credo che Cristo sia esistito. Era un capo saggio e dotato, in un’epoca che ne aveva disperatamente bisogno.

DIO            L’uomo giusto al momento giusto?

STEPHEN Sì.

DIO            E allora perché non accetti il fatto che potrebbe essere stato inviato da me?

STEPHEN Non avevi interferito con lo sviluppo dell’homo sapiens per un quarto di milione di anni. Perché avresti dovuto scegliere un’epoca così arbitraria e un luogo così insignificante?

DIO            La Bibbia è chiara. Sono intervenuto perché l’umanità stava fuorviandosi.

STEPHEN E’ sempre stata fuorviata. Massacrando e rubando da quando è uscita dalla giungla. Hai condannato all’inferno tutte quelle generazioni?

DIO            Cristo non poteva essere uno dei miei molto interventi?

STEPHEN E allora perché intervenire in maniera così inefficace?

DIO            (Infastidito) Inefficace?

STEPHEN Duemila anni dopo Gesù e la Cristianità sta ancora lottando per trovare la sua strada – assieme a tutte le altre religioni. Se avessi davvero deciso di intrometterti con la tua onnipotenza, l’avresti certo fatto in modo più risolutivo, no?

DIO            Benissimo – mettiamo che io accetti che le origini dello stesso Cristo siano discutibili – che mi dici di me?

STEPHEN Te, cosa?

DIO            Domanda fondamentale. Io – Dio – esisto?

STEPHEN Dipende da ciò che vuoi dire con Dio.

DIO            Tu, cosa vuoi dire con Dio?

STEPHEN Posso dirti quello che non voglio dire.

DIO            E cioè?

STEPHEN Una figura da giudice che presiede assiso fra le nubi.

DIO            Penso che siano in pochi ad avere ancora quell’immagine di me.

STEPHEN Molti sono d’accordo con ciò che quell’immagine rappresenta.

DIO            Esatto! Milioni di gente là fuori che mi rivolge preghiere ogni giorno.

STEPHEN Come fai a persuadere una donna che grida a te il suo dolore mentre le vengono sgozzati i figli davanti agli occhi che tu rispondi alle preghiere?

DIO            Posso non rispondere direttamente. Posso rispondere dandole la forza di sopportare la sua pena.

STEPHEN Ma perché farle passare tutto questo? Non mi dirai che è per forgiarle il carattere?

DIO            Mi stai dicendo che tutti coloro che pregano sono degli illusi?

STEPHEN Nient’affatto. La preghiera ha una potente forza soggettiva. E’ uno dei modi che ha l’uomo per confortarsi, concentrandosi su un fine morale.

DIO            Ah – allora la scienza ammette che vi possa essere un fine morale?

STEPHEN Certamente. Alcuni scienziati continuano a credere. Possiamo avere un’esistenza biologica, ma ne abbiamo anche una psicologica. Ambedue devono svilupparsi ai fini della sopravvivenza dell’uomo.

DIO            E allora da dove credi che provenga il codice morale?

STEPHEN Non ha senso l’idea che l’abbia stabilito tu. I Dieci Comandamenti sono una semplice serie di regole di buon senso formate dalla società allo scopo di autopreservarsi. La moralità consiste in questo. E si evolve con l’evolversi della società.

DIO            Così tu deduci che, se non interferisco col funzionamento del mondo, non l’ho neanche creato.

STEPHEN Beh, se l’hai creato tu, ci sono solo due possibilità. Scusami la brutalità, ma o hai fatto un gran casino…

DIO            Ah!

STEPHEN … oppure ti sei detto: adesso creo un mondo dove il male possa battersi col bene, e vediamo chi vince. Perché? Per mero divertimento?

DIO            Come sfida all’umanità.

STEPHEN Piuttosto cinico. A che scopo – quando avresti potuto creare un mondo perfettamente buono sin dall’inizio?

DIO            E se il Diavolo fosse davvero un mio nemico?

STEPHEN Ah, un altro mitico mostro. Beh, a volte c’è un demone nelle nostre menti, questo te lo concedo.

DIO            Ah! Così è lì che infuria la battaglia, nella mente dell’uomo?

STEPHEN Sì. Nonostante tutte le sue conquiste è ancora un essere estremamente primitivo – poco più delle scimmie.

DIO            Ma certo ci dev’essere qualcosa oltre questo mondo, questa vita?

STEPHEN Vuoi dire il paradiso, la reincarnazione, la vita dopo la morte?

DIO            Dammi una buona ragione perché non avrei dovuto creare quest’esistenza come prologo per un’esistenza più alta?

STEPHEN Una prova generale? A che scopo?

DIO            Che scopo!

STEPHEN Passiamo attraverso tutto il tormento dell’esistenza e dell’evoluzione qui solo per sentirci dire, bene, questi sono i tuoi voti nell’esame preliminare, adesso va a prendere il tuo posto nel vero Universo?

DIO            Sì! Perché no?

STEPHEN Sembra un esercizio inutile per una divinità onnipotente. Perché non star tutti nel vero Universo sin da subito? O almeno darci una reale conoscenza della sfida, piuttosto che lasciarci in balia di un mare di superstizione.

DIO            (Veemente) Andiamo, via, professor Hawking! Non offendermi! L’uomo ha accettato “Dio” – in qualsiasi forma – sin dal suo primo pensiero costruttivo. L’uomo ha creato gli edifici più imponenti, dipinto i quadri più belli, scolpito le statue più possenti, formato le proprie costituzioni e i propri codici morali – tutto facendo riferimento a Dio. Egli si rivolge a me nelle sue crisi più profonde e nei suoi maggiori trionfi. Davvero vuoi dirmi che si è ingannato per tutto questo tempo?

STEPHEN Nient’affatto.

DIO            E allora…?

STEPHEN In assenza di una vera conoscenza riguardo ciò che lo circonda l’uomo ha dovuto immaginare una qualche forma di forza suprema. Ha un essenziale bisogno di direttive, un desiderio innato di un’autorità parentale.

DIO            Parentale?

STEPHEN Esatto. Condizionata fin dalla culla. Mitologia ereditaria.

DIO            (Offeso) Cosa?

STEPHEN Ma sta crescendo. Per la prima era nella sua storia, l’uomo sta cominciando a capire il vero funzionamento dell’Universo – che è più strabiliante di qualsiasi cosa egli abbia immaginato fino ad oggi. Con questa conoscenza, non ha più bisogno di fantasticare riguardo al proprio destino.

DIO            Conosce il suo destino?

STEPHEN Sta cominciando ad intuirlo.

DIO            E quale sarebbe?

STEPHEN Mantenere la promessa dell’Universo. Lavorare al suo progresso.

DIO            La bomba atomica. Quello è un progresso?

STEPHEN La fissione nucleare può distruggere le città, o fornir loro energia. Dipende dall’uomo.

DIO            Così, alla fine, la scienza possiede tutte le risposte.

STEPHEN Diciamo solo, che spalancherà le porte alle domande. Quando si vede cosa ha raggiunto la scienza negli ultimi cento anni, si può immaginare cosa avrà raggiunto nei prossimi diecimila.

DIO            Se ce la fa a sopravvivere.

STEPHEN Più la scienza progredisce, più possibilità di sopravvivenza avrà l’uomo.

DIO            E l’amore? C’è un posticino per l’amore in questa grande marcia della scienza?

STEPHEN Un posto fondamentale. E’ l’espressione suprema dell’unità. E l’unità è la destinazione finale.

DIO            E’ una filosofia travolgente e grandiosa, professore! Ma dimmi – senza Dio, che posto ha il povero, umile individuo in tutto questo possente progresso?

STEPHEN Ogni atto, ogni gesto che compie fa avanzare o ritardare questa marcia inesorabile. Il futuro è fatto dal contributo degli individui.

DIO            Ma l’uomo non è Dio?

STEPHEN Certo che no. E’ ancora essenzialmente fallibile.

DIO            (Trionfante) E tu sei un uomo!

STEPHEN (Dopo un attimo) Sì. Sono fallibile. Ho commesso molti sbagli in vita mia.

DIO            Così – se il tu fallibile dice che io non ho immaginato l’Universo sin dall’inizio, chi è stato a immaginarlo?

STEPHEN Se tu – chi ha immaginato te – tanto per cominciare?

DIO            Ah.

STEPHEN Vedi? Non è una soluzione rispondere a un mistero semplicemente creandone un altro.

DIO            Ah, allora è questa?, la tua conclusione finale? La mente di Dio – come tu stesso l’hai chiamata, è semplicemente un’invenzione della mente umana?

STEPHEN Ah – non ho detto questo.

DIO            E allora cosa hai detto?

STEPHEN Come accennavo, la parola “Dio” può essere tutto ciò per cui la interpretiamo. La conseguenza finale. L’impulso iniziale. Il compimento ultimo. Fino a che non ci arriviamo, dovrà rimanere nella nostra immaginazione.

DIO            E il Dio della tua immaginazione?

                   (Pausa. STEPHEN non ha una risposta immediata)

STEPHEN Io… non l’ho ancora definito.

DIO            Ah.

STEPHEN Ma io so che c’è, inerente all’infinito esperimento dell’Universo. Una soluzione che – a differenza di tutte le teorie metafisiche e i credi – finirà con il sembrare così ovvia… così evidente… che ci renderemo che è stata parte di noi tutti per tutto il tempo.

DIO            Parte di te…

STEPHEN Di noi. Del nostro Universo. Non del tuo.

                   (STEPHEN volta la sua sedia a rotelle e se ne va. MUSICA. le luci si abbassano. DIO viene lentamente in proscenio)

DIO            Non sono sicuro di come ne sono uscito. Non sono sicuro che siamo riusciti a risolvere qualcosa. Come il coniglio di Schrödinger, mi sento ancora al tempo stesso sia vivo che morto.

                   (Una pausa)

                   Beh, piuttosto patetico – posso sentirvi pensare. E’ tutto qui quello che hai da offrirci – un coniglio mezzo morto? E non l’hai neanche tirato fuori da un cappello! pensavamo che avremmo avuto delle risposte – state pensando. Pensavamo che te ne saresti uscito con qualcosa di convincente dopo averci tenuti qui ad ascoltare tutta questa storia!

                   (Alza un dito. Sorride)

                   Ma certo. Non credevate mica che l’avrei finita qui? A questo punto dovreste conoscermi meglio.

                   (Guarda nella direzione da cui si è allontanato STEPHEN)

                   L’ultima parola ce l’avrò io – qualunque cosa lui creda.

                   (Guarda di nuovo il pubblico)

                   Lasciate che vi offra una supposizione – al di là, forse – delle vostre fantasie più sfrenate. Supponete che lui e tutti i suoi colleghi geni abbiano ragione. Supponete che il vostro universo sia davvero auto-creantesi, e che sveli i suoi segreti nel corso di un infinito ciclo di anni e anni-luce. Supponete che l’uomo, la macchina, o qualche superintelligenza evoluta finisca con l’arrivare al non-limite finale dello spazio e del tempo. E poi?

                   (La proiezioni del cosmo gira e si espande)

                   Come abbiamo visto, l’universo non è quantificabile. La luce – lo spazio – il tempo – la materia – sono tutti concetti relativi. Tutti solo espressioni di un concetto basilare – l’energia. E cos’è l’energia? Semplicemente la pulsione ad essere.

                   (Pausa. Parla con deliberata lentezza)

                   Supponete perciò che la vita dell’Universo sia un’entità completa e totale. Che origina dal niente – si sforza creare qualcosa – lottando attraverso tentativi ed errori per raggiungere prima il movimento, poi la materia, poi la vita, poi il pensiero, poi la conoscenza… finché finisce con il raggiungere l’obiettivo supremo del progresso…

                   (Le immagini del cosmo si unificano nella visione di una gigantesca spirale di galassie)

                   Completa il grande cerchio, e si evolve ritornando al nulla. Tranne che adesso il nulla è il raggiungimento finale del tutto. La conoscenza totale – in sé. La gioia totale – in sé. L’amore totale – in sé.

                   (Pausa. La spirale ruota e si dissolve in un infinito biancore accecante)

                   In altre parole… la perfezione.

                   (Pausa)

                   In altre parole… me.

                   (Sorride e se ne va)

S I P A R I O