FUNZIONI PRIMORDIALI
monologo di Vittorio Amandola
Scene:
Il sipario si apre lento su un uomo seduto in un angolo qualunque di una stanza. Letto, consolle, specchio, tende. Su di lui una luce sola che lo isola dal resto del mondo. L’uomo ha sparse intorno a sé fotografie a mucchi. Quasi accostata, una sedia impagliata. L’uomo indossa una vestaglia o una tuta o un pigiamone. Tra le sue mani, alcune fotografie che lui di tanto intanto annusa. Come intercalare del suo discorso emette un suono, come un bramito.
ATTO UNICO
(Suono)
Eh, la parola! La parola! Che grande mezzo la parola! Il più rapido che ci sia! Nonostante si debba ammettere che, tutto sommato, essa richiede un processo abbastanza complesso di "messa in opera".
(Suono)
Si parte da un fattore esterno, che provoca un impulso al cervello, il quale impulso genera una risposta emotiva, che si concretizza in una reazione nervosa, che va a localizzarsi qui, nella gola, dove hanno sede quelle membrane cosiddette "corde vocali"… le corde vocali, stimolate dall’impulso nervoso, vibrano, e la cosa fa sì che dalla gola escano suoni! Ma non basta! La faccenda si è complicata con l’andare del tempo. L’emettere suoni dalla gola…
(Suono)
…non è fatto, in sé, che ci distingue dalle altre specie animali. È sorta a un certo punto, chissà quando, l’esigenza di dover esprimere necessità specifiche, le più disparate: "ho fame!"… "ho sete!"… e data la necessità, via via, di dover esprimere a un proprio simile un concetto, una cosa molto più complicata insomma, come ad esempio, uno stato d’animo: "sto bene!"… "soffro!", "amo!", "odio!", la specie umana ha elaborato un coacervo di suoni che sono diventati parole, le quali tutte insieme, connesse da complesse chiavi di interpretazione, le cosiddette grammatica e sintassi… formano le lingue! (Agita laido la lingua)
(Suono)
Ma attenzione! La mescolanza dei suoni che, poi, alla fine sono sempre gli stessi: "a, e, i, o , u"; labiali, gutturali, dentali, palatali, non danno sempre origine alla stessa lingua: macché! A seconda del momento storico, delle condizioni sociali e culturali, addirittura delle condizioni climatiche; a seconda degli influssi più diversi, i suoni danno origine a parole completamente differenti tra loro, a linguaggi ancor più differenti gli uni dagli altri. Addirittura, parole identiche assumono significato totalmente diverso, a seconda della lingua entro il quale vengono espresse! E le lingue, nei secoli dei secoli si sono intersecate, confuse, distinte, separate. Da una lingua ne sono nate altre, e queste si sono a loro volta diversificate in dialetti, i quali hanno creato calate, accenti, che danno diverse intenzioni alle parole.
(Suono)
E ancora, le lingue madri sono cadute in disuso, sono morte! E da esse sono nate lingue in tutto e per tutto differenti e che solo all’orecchio del fine intenditore paiono le une derivanti dalle altre! E tutto ciò senza un limite, una massa enorme infinita come la matematica di suoni, espressioni, idiomi: di qua dal fiume una lingua, di là, sull’altra sponda un’altra. E il boscaiolo su nelle foreste, che con la mano saluta, lo fa con parole tutto l’opposto di quelle del pastore che da fondo valle risponde al suo saluto! Una vera babele! E da tutto questo io ormai sono fuori, perché sono diventato muto! Si, muto! Non parlo più! Ho provato e riprovato, non parlo più! Non metto insieme più un dittongo o uno iato nemmeno a morire! Muto, vi dico, muto! Ma non ho perso la voce, no!
(Suono)
La funzione primaria è rimasta. Solo che l’unico suono che mi fuoriesce è un qualcosa di indecifrabile, di gutturale… di… giurassico!
(Suono)
(Annusa un’altra fotografia) Certo, sentendo uno che fino a ieri ha parlato fluentemente e correttamente, asserire di essere muto, uno si domanda: "perché?" E siccome è già da un po’ che non parlo, ho avuto tutto il tempo di capirlo il perché, mi sono dato una spiegazione e ci arrivo! (Annusa una foto) Mia moglie… (Mostra la foto al pubblico) …mi assillava ormai da giorni, imbeccandomi su tutto quello che avrei dovuto dire alla riunione di condominio, nella quale si doveva decidere la condanna dell’inquilino del piano di sopra, le cui orribili, puzzolenti gocce d’acqua cadevano dall’innaffiatoio ogni sera, provocando la furia nella mia metà, che in ogni goccia riconosceva un ammasso di germi mostruosi e feroci, i quali, dai petali infettati dei nostri gerani, pare penetrassero in casa, e attraverso le unghie, raggiungessero le nostre viscere, invadendo i nostri epiteli, i tessuti connettivi, mettendoci a repentaglio di terribili epidemie! Ella… andava snocciolandomi tutta una serie di teorie, da quelle di stampo sanitario, a quelle di stampo sociale: "vuoi mettere il disdoro per l’intero stabile?", che non avevano alcun fondamento, nessun appoggio logico. Ma che erano insieme ad altre migliaia di assunti e dogmi, la base della nostra vita famigliare: "mai levare la copertura al divano!" "mai mangiare le lenticchie prima di mezzanotte, porta male!" "le bomboniere si consegnano un mese prima delle comunioni, sta scritto nel galateo!" Di tutti questi dogmi, si doveva dare motivazioni e descrizione, e sia le une che le altre, dovevano essere assolutamente convincenti! E a chi veniva demandato il compito della coloritura, dell’esposizione? A me, ovvio! Al capo di casa! Il più esperto da sempre a fare proprie le opinioni degli altri! Quello che meglio sapeva mascherare ipocrisie, bugie, sentimenti. Lo facevo da anni fuori di casa con tutti: un maestro! E il punto più alto di queste mie stranianti esibizioni erano le riunioni di condominio, alle quali partecipavo ormai con una destrezza ineguagliabile! Ero arrivato all’acrobazia di esprimere un’opinione e votare tutto il contrario!
(Suono)
Quella sera, per tornare a noi, le imbeccate di mia moglie… (Annusa la foto e la rimostra al pubblico) …contrastavano con quelle di… (Annusa un’altra foto) …mia madre, la quale mi incalzava con tutta una tesi contraria, per raggiungere comunque lo stesso risultato di sentenza di morte, per l’inquilino untore! Venivano a sovrapporsi alle imbeccate delle prime due, le esclamazioni a monosillabi di mia suocera… (Annusa e mostra via via le foto di tutti) …gli sbuffi dei figlioli, le occhiate di commiserazione del suocero. E allora…
(Suono)
Che stavo dicendo? Ah, già, sono muto! Insomma, quella sera, chiuso in camera da letto mi guardavo allo specchio, e un po’ frastornato, mi rifacevo a memoria la requisitoria che avrei fatto alla riunione di condominio. La lingua si dipanava tra le metafore, le similitudini, gli anacoluti! Le varie tesi di famiglia venivano tutte soddisfatte! Esprimevo le opinioni di tutti con una forza tale da convincermi che fossero le mie! Che invece, oggi lo so, pensavo tutto il contrario! Ad ogni futura domanda al ritorno dalla riunione: "ma hai detto questo?" "hai ricordato quest’altro?", avrei potuto felicemente rispondere "sì, ne ho parlato, come no!" A un certo punto, mentre ero lì, davanti allo specchio, che peroravo a me stesso: crack! (Si porta una mano alla gola) Il flusso oratorio cessò di colpo! La voce non usciva più! La sintassi mi si era incriccata, i nomi comuni di cosa mi si andavano intrecciando con gli avverbi, le preposizioni articolate con quelle semplici! Pronomi dimostrativi, possessivi, aggettivi qualificativi, andavano a rotolare gli uni sugli altri come i macigni di una frana. L’intero vocabolario che in anni di vita avevo accumulato nelle parti superiori del mio cervello si andava aggrovigliando e andava formando un bolo che diventava via via enorme, immenso, e i suoni articolati si fermavano e non ce la facevano più ad uscire dalla mia bocca. Diventato che fu un malloppo inestricabile, il bolo mi si incagliò nella gola… (pausa) …e sta ancora lì! E non si muove, sapete, non fa un millimetro! Non va né su né giù! Provai a chiamare aiuto, ero terribilmente spaventato, ma mi uscì solo il grugnito gutturale di cui vi ho parlato.
(Suono)
Lo ripetei, lo rifeci più forte quel disperato grido di aiuto, finché qualcuno dalla cucina mi sentì ed accorse! E qui, tragicamente, mi accorsi che non avevo perso solo la parola, avevo perso anche la memoria! La persona che mi si era parata davanti, con l’aria spaventata, non sapevo più chi fosse! La guardavo e la riguardavo, ripetevo il mio suono…
(Suono)
E ad ogni richiamo, quella persona si spaventava di più, strabuzzava gli occhi, ansimava peggio di me, cambiava colore, gridava. Poi, molto dopo, ebbi modo di percepire che era mia moglie! Costei, la sconosciuta, mi fece sedere sul letto, mi dette un bicchiere d’acqua, mi mise il termometro… Obbedii con uno sguardo grato e terrorizzato, caddi in una catalessi, che fu il sonno più profondo della mia vita! Che cos’era successo? Adesso che so, posso raccontarlo: semplicissimo! Le funzioni superiori, quelle elaborate dalla parte più nobile del mio cervello, quelle che il genere umano è venuto via via perfezionando in secoli e secoli di esperienze, guerre, stragi, epidemie, queste funzioni, a forza di essere utilizzate per dire, fare, guardare a vanvera, senza un costrutto, in modo esagerato, inutile, oltre ogni limite terreno, erano andate troppo su di giri e l’intero apparato della materia cerebrale che le sopraintende… aveva grippato! Ma non che abbia perso la coscienza del mondo che mi circonda, niente affatto! Sono pienamente parte del mio ambiente, così com’è: volete che vi dica cos’è un computer o come funziona un telecomando? Ci riesco benissimo! I riferimenti con l’habitat ci sono tutti, sul piano primario! Sono saltate le sovrastrutture! La parola, la memoria, i sentimenti… Tutti quei meccanismi che nascono sì da esigenze spontanee, da bisogni reali, ma che col tempo, chissà perché si gonfiano di complicanze, di eccessi verbali, di iperdimostrazioni, di supervalutazioni! E queste funzioni sono saltate tutte, eh? Tutte, tutte, tutte!
(Suono)
Nell’arco della giornata seguente si alternarono al mio capezzale tante persone, chi preoccupato, chi piangente, chi rassicurante. Medici, amici, parenti… ma io non riconoscevo nessuno. Era come se venissi da un altro mondo. Ero… un altro me stesso! Un "me stesso" che usciva da chissà dove… e non sapevo più che costoro, messi a corona intorno al mio letto erano i miei affetti più stretti! La moglie, la suocera, la mamma, i figli, un cugino tanto servizievole, affettuoso, il compagno di banco… (Annusa le foto che ha in mano) Questi qua, insomma! Non sapevo chi fossero… Non li riconoscevo più! Venne anche l’inquilino di sopra, quello dell’innaffiatoio, l’imputato, e fu davvero gentile. Ma nutrendo, si vede, anche per lui un sentimento chissà se di odio o di amore, non lo riconobbi. Passò così un intero pomeriggio. Poi, verso sera, a ventiquattrore dall’evento, quel "me stesso" aveva ripreso i contatti e… riconobbi tutti! Ma non per un improvviso ritorno di memoria, macché! Quella era persa ormai per sempre, volata sulle ali dei milioni di parole che avevo inutilmente detto. Il ritorno della memoria avvenne per altre vie, e grazie a un miracolo che nell’arco di poche ore era avvenuto nel mio organismo. Sì, un miracolo! Il "grippaggio" delle funzioni superiori, aveva lasciato spazio alle funzioni primordiali, le quali, via via avevano ripreso piede e mi avevano ridato tutte le coordinate! Per prima la vista, e per forza. Poi l’udito e va bene… Il tatto, il gusto… Sensi con i quali avevo una buona dimestichezza. L’immensa sorpresa venne… dall’odorato! (Si butta via in giro per il palcoscenico ed annusa tutto quello che trova. Si accosta a una sedia impagliata e la annusa) Paglia e fieno: sedia!
(si accosta a una tenda e la annusa) Colla, ciniglia, maniglia: tenda con finestra! Era un flusso enorme che mi si rovesciava addosso, un’inondazione inarrestabile che mi pervadeva, mi attraversava, mi sconvolgeva, mi inebriava e mi rendeva… libero! Sì, quella sera fui… libero! (Si lancia folle per il palcoscenico) Ecco, ecco, mi strofino, aaah! Che gusto! Mi stiro, aah, che piacere! La fava, la fava! Mi tocco la fava! Aaah che sensazioni! (Si butta per terra, si tocca dappertutto senza vergogne di sorta, si appoggia agli stipiti e si gratta, respira forte, sputa per aria, fa un rutto, si scaccola annusa la caccola e se la mangia) Come sono belle le sensazioni, sono felice! Anzi…
(Suono)
(Come ultimo gesto, venendo verso il proscenio si gratta in mezzo alle natiche e si annusa le mani. Poi riannusa tutte le foto) Hanno ragione certe tribù del deserto! Le foto rubano un pezzo della anima! Si sente dall’odore! Ogni foto che ci fanno ci ruba un po’ del nostro odore! E l’odore più forte che emaniamo è… (annusa) Quello del culo! Il più forte che ci sia! È da quello che si distingue l’essere nella sua entità più autentica! Altro che nome, cognome, carattere… L’odore del culo ! È lì la sede vera del "sé" dell’"io"! Hai capito dove ce l’abbiamo l’anima?! (Annusa) Oh, ragazzi! Io vi racconto tutto, ma chi apre bocca con mia moglie, che gli si secchino le narici! Che caghi profumato, povero lui! Del fatto che riconosco gli affetti profondi dall’odore non l’ho detto a nessuno, nessuno lo sa! Per cui sssh! Un segreto! Anche perché in casa già si sospetta! Vengo e…
(Suono)
…mi spiego! Ogni volta che qualcuno entra, io come prima cosa…
(Suono)
…lo saluto. È un gesto del tutto normale, urbano. Solo che il modo in cui lo faccio suscita sempre reazioni sgradevoli. Nessuno accetta di buon grado che io mi chini e gli annusi… Tutti si risentono, si scansano… Io, ai più diffidenti, allo scopo di farli sentire a proprio agio, eccedo addirittura in gentilezza, porgendo le mie natiche! Ma quelli se la prendono a male, c’è anche chi scappa! Mi trattano come un matto, mentre io sono solo diventato una bestia! E se in casa si accorgono che sono una bestia, che fanno? Mi chiudono in gabbia a cinguettare per il loro piacere? Mi mettono a catena per tenere lontani i ladri? Mi attaccano a un calesse? Mi rimettono al lavoro, in altre parole? Non sia mai! Per cui, voi: zitti ! Sto troppo bene così, troppo, troppo, troppo! (Riparte nella sua danza felice di grattate e toccate sul suo corpo per ogni dove) Ecco, ecco, mi strofino, aaah! Che gusto! Mi stiro, aah, che piacere! La fava, la fava! Mi tocco la fava! Vi supplico non aprite bocca, muti anche voi! Non rompete l’incantesimo! Adesso vi faccio vedere come sono diventato bravo, riconosco tutti anche ad occhi chiusi, guardate! (Chiude gli occhi e annusa una foto) La mamma! (Mostra la foto e annusa un’altra foto) La moglie! Vabbè questa è facile, mi ci accoppio… (Annusa un’altra foto) La suocera! (Pausa) Che poi così, a naso… Se fosse per me preferirei come mamma la suocera, ha un odore più adatto alla mia nuova natura… Intenso… Più familiare… Sa di stallatico, di strame… Vecchia famiglia contadina, la sua! Mentre il culo della mamma ha odore tenue, vagamente di inchiostro da timbri. Pensionata delle poste… (Annusa un’altra foto ad occhi chiusi) I figli con la vecchia tata abruzzese!… Culo dal vago odore di confetto… Era di sulmona… (Annusa una seconda foto) I ragazzi alla lezione di equitazione… (Mostra la foto poi la annusa con voluttà) Quello dei cavalli è inconfondibile! E quante cose si imparano per via nasale! È tutto un via vai di messaggi che vanno e che vengono, perché non avete idea di quanto muti la secrezione a seconda delle situazioni, degli umori, delle intenzioni! L’aggressività, la mansuetudine, per esempio, l’odore del culo le rivela subito! Ha voglia uno a farmi mille sorrisi accattivanti, mille gesti, mille moine! Se l’odore è da attacco, non mi accosto, sto sulle mie! Perché dal culo si subodora subito lo stronzo! Il potenziale aggressore mi si avvicina spandendo i suoi miasmi d’attacco? E io indietreggio opponendo il mio più intenso miasma da difesa! E se stende la mano… Gliela mordo! (Azzanna) Uno degli odori più intensi, sapete qual è? Quello della paura! È l’odore più frequente! Quello di mia suocera scatta ad ogni suonata di campanello, quello di mia moglie a ogni squillo di telefono… Ma è una cosa che succede a tutti! Tutti abbiamo paura, per cui è una puzza senza senso, neanche ci si smuove intorno un’oncia d’aria che noi "zac": passata di odore di paura! Non immaginate quello che sento io arrivarmi da dove siete voi! Siete un universo di odori di paura! Ma se le cose stanno così, perché non affidarsi alle reazioni istintive percepite dell’olfatto? Tra fidanzati! Perché baciarsi, come prima cosa? Sarebbe molto più salutare annusarsi il… (Pausa) Che se il culo mette in imbarazzo, ci sono sempre le ascelle, altra zona di identificazione sicura, lì che male c’è? (Alzando le ascelle e annusando) "Ciao cara, come stai ?" "Bene, (Annusa) amore!" Invece io… (Annusa) e… emetto al volo il mio verdetto inappellabile! Assicuratore… (Annusa) agente immobiliare… (Annusa) …prete… (Annusa) …rabbino… (Annusa) …testimone di geova! (Annusa) Ho trovato la chiave del vero discernimento, la pietra filosofale! (Riparte con la sua danza e le sue grattate felici) La fava, la fava! Mi tocco la fava! Ah, che gusto, che sollazzo! Sono felice, anzi…
(Suono)
(Pausa si accuccia in un angolo) Me ne sto qui… qui, in camera da letto, solo… Quando mi va vado in salotto e mi metto dietro la televisione e le annuso il didietro! Che grande mezzo! Ne sono affascinato! Gli odori mi giungono anche via etere! I culi dei cantanti, dei presentatori, dei giornalisti! Quelli alla scrivania, che gli suda tutto sotto i riflettori! Una volta ne ho indovinato uno senza mutande! E i culi delle ballerine? Quelli meritano un discorso a parte, perché, se a livello superiore hanno un maggior impatto visivo, a livello primario, per così dire, a naso, sono molto meno interessanti di quelli dei concorrenti dei quiz, tanto per dire! Che esprimono paura, avidità, truffa, sì, c’è anche l’odore di truffa! Le ballerine, povere ragazze, hanno culi asettici che puzzano di cipria! Invece i concorrenti, cui appunto serve avere culo… non ci crederete, ma più se lo profumano, meno vincono! Quando sono in salotto, mia moglie è sempre in apprensione. Ha paura che prenda la scossa chino sul culo della tv! Lei non sente gli odori, vede solo le immagini, misera! E allora… per farla stare tranquilla, mi avvicino… le do uno spintone d’amore, la stendo sul divano, sbavo di amicizia e tento un accoppiamento… Ma non la trovo mai in fregola… Non le piace… Fa odore di schifo… E allora io mi avvilisco e vengo qui… Ho eletto questa camera dove avvenne la mia evoluzione naturale, a mio nido! E qui, quando nessuno mi vede… Godo! Mi accovaccio dove capita, e mi faccio passare la tristezza annusando l’aria!
(Suono)
Il mondo delle sensazioni non conosce barriere! Tutto parla! E mentre loro di là, si vomitano addosso valanghe di verbi, metafore, similitudini e perifrasi, io, di qua, mi lascio trasportare dall’odore intenso dello spiffero d’aria della finestra, che mi racconta il cambio delle stagioni, il passare del tempo, l’odore del sole! E quando proprio non so fare a meno di un po’ di compagnia… (Annusa) …ascolto estasiato i poemi epici del vecchio generale che fa la siesta nell’appartamento a fianco! Ah, il linguaggio impareggiabile dei peti! Ce ne fosse uno uguale all’altro! I peti dell’anziano comandante parlano di cariche di cavalleria, di antiche campagne di guerra! Riecheggiano delle grida, degli ordini di caserma, di antichi ranci consumati in fretta sui campi di battaglia! Si sente nelle loro modulazioni la placida, nostalgica eco del silenzio d’ordinanza! Attraverso i pori del muro… (annusa) …mi raggiunge l’odore della polvere da sparo! Aaaah! (Si tocca tutto) E io, ascoltatore fedele, per contrappunto alla sua eroica sinfonia, ribatto col mio bramito.
(Suono)
Quando mi sente, poverina, mia moglie, di là in salotto, piange. Come lo so? Sento l’odore delle sue lacrime…
(Suono)
SIPARIO