Gli abiti bianchi

Stampa questo copione

 


Commedia in un atto

di Paul GREEN

Titolo originale dell'opera: WHITE DRESSES

Versione italiana di Sergio Canalino

da IL DRAMMA n. 195-196 del 1° Gennaio 1954

LE PERSONE

GRANNY MCLEAN,vecchia negra

MARY MCLEAN,  sua  nipote

JIM MATTHEWS, innamorato di Mary

HENRY MORGAN, un bianco, ricco proprietario terriero

* Tutti i diritti sono riservati.

Paul Green, nato a Lillington nella Carolina settentrionale il 17 marzo 1894, si è sempre interessato in modo particolare della vita, dell'animo e dei problemi dei negri in America. Figlio di un proprietario di fattoria, dopo aver compiuto gli studi alla Buie’s Creek Academy, e alla Cornell University svolse per qualche anno prima della guerra 1914-18, attività di maestro dalia quale doveva poi trarre ricchi argomenti per le sue commedie e ramami. Nel 1927 gli venne assegnato il premio « Pulitzer » per la commedia In Abraham's Bosom ottenendo in tal modo il miglior riconoscimento del suo valore di scrittore e drammaturgo. Nella storia del teatro d'America il suo nome viene ricordato come il mag­gior conoscitore della complessa anima dei negri alla quale ha dedicato le sue migliori commedie che compongono un ciclo a se stante nell'insieme della sua produzione. Oltre ad una raccolta di novelle Wide Fields e airomanzi The Laughing Pioneer e This Body the Earth, ha scritto le se-guenti  commedie:

The No 'Count Boy (1924);Fixin's (1924); The Lord's Will (1925); In Abraham's Bosom (1926); The Field God (1927); The Last of the Lowries (1927); The House of Connelly (1931); Roll, Sweet chariot (1934); Shroud My Body Down (1955); Johnny Johnson (1936); The Last Colony (1937); oltre ad alcune raccolte di atti unici come Lonesome Road (1926), In the Valley (1928). Gli abiti bianchi appartiene appunto a Lonesome Road.

La vigilia di Natale nella casupola di Granny McLean, nella Carolina settentrionale. È una notte fredda. Soffia un vento infernale a raffiche vio­lentissime. Più tardi si metterà a nevicare. Dall'interno siede ogni tanto l'ululato del vento.

(Nel camino della casupola, arde un misero fuocherello che, illuminando l'interno dell'abitazione, ne mette in risalto la povertà. Qua e là, sulle rozze pareti di legno, sono appese delle stampe a colori che cercano inutilmente di abbellire la cameretta. Alcune sedie e un tavolo traballante al centro. Granny McLean, entra dalla porta di fondo: è una grossa negra, già anziana, che cammina aiutandosi col bastone. Porta sotto il braccio dei pezzi di legna per il fuoco. In testa ha un cappello grigiastro che le nasconde metà del volto, porta delle enormi scarpe, una giacca da uomo rattoppata con pezze di tutti i colori, un grembiule scozzese sopra un vestito scuro.

A fatica si china verso il camino per gettarvi la legna che teneva sotto il braccio,, poi alza il coperchio della pentola che è sul fuoco per guardare se le patate .sono cotte. Appende allo schienale della sedia il cappello, prende la tabacchiera e annusa un pizzico di tabacco. Al riverbero del fuoco si scorgono i suoi lineamenti: profonde occhiaie, zigomi sporgenti, naso piatto e rincagnato; sulla fronte tiene sollevati gli occhiali. Si siede su una sedia a dondolo e bron­tolando fra sé si passa più volte le mani sul volto. Batte i piedi per terra innervosita, poi si alza e va ad aprire la porta. Si sofferma sulla soglia a guar­dare fuori nel buio, mormora qualche parola e rien­tra dopo aver richiuso la porta. Si guarda attorno. Camminando incerta getta a terra una pila di gior­nali posta su una cassa che apre traendo fuori una scatola nera e oblunga. Sta per aprire anche questa, quando dalla porta di fondo entra Mary McLean portando un pacco e una bracciata di biancheria che getta a terra vicino alla porta prima di andare a deporre il pacco sul letto. È una graziosa ragazza di diciott'anni, mulatta: il volto è di un ovale perfetto, ornato da capelli scurissimi ben curati. Il suo vestito è misero, ma pulito.

Granny        (Si riprende a malapena dalla sorpresa)  Oh stai indietro!  (Nasconde la  scatola sotto il grembiule).

Mary           Come vi sentite, Granny?

Granny        Che vuoi; sempre male ai reni. (Cerca di alzarsi).

Mary            Non dovevate affannarvi tanto:  non ero certamente venuta per spiare cosa tenete in quella scatola.

Granny       Già, già... ma io non lo sapevo: credevo che mi volessi sorprendere giocando di furbizia. (Richiude a chiave la scatola che ripone nella cassa e a fatica torna a sedersi).

Mary            (osservandola)   Perché non mi lasciate ve­dere cosa c'è in quella scatola?

Granny       Stai zitta! Ti ho detto mille volte che a suo tempo lo vedrai.  (Scuotendo il capo)  Credo del resto che non ci vorrà molto.

Mary            (si gira e va a prendersi uno scialle)   È da più di una settimana che parlate di una cosa che sta per arrivare. Nonnina, di che si tratta?

Granny       Non ti riguarda per ora. Dimmi piut­tosto, perché ti sei fermata tanto a casa dei Morgan?

Mary            (attizzando il fuoco)   Ho avuto tanta di quella roba da lavare e da stirare per Natale, che non ho potuto finire prima.

Granny       E io qui sola per più di due ore senza potermi quasi muovere...

Mary           Ma guardate, nonnina, cosa vi ho portato! (Apre le mani e le fa vedere un biglietto da cinque dollari).

Granny        (si tira sugli occhi gli occhiali e guarda)  Cinque dollari?! Oh, tesoro, come sei cara!

Mary            (prendendo dal letto il pacco che aveva de­posto entrando)   E guardate cosa vi manda... Morgan. (Svolge il pacco che contiene salsicce, sa­lame e prosciutto). Ha detto che, essendo Natale, vi mandava tutto questo.

Granny        (ammira tutto quel ben di Dio, ma poi si insospettisce)   Come hai fatto ad avere tutte que­ste cose? Chi ti ha dato quel denaro?

Mary            (imbarazzata)   Sono loro... loro... che ve lo mandano... L'ho già detto.

Granny       Il signor Morgan non mi pare che sia il tipo da dare via tanto facilmente i suoi soldi. A Natale dell'anno scorso non fu così gentile... me lo ricordo bene. Ti ha fatto lavare anche il giorno di Natale. (All'improvviso)  È stato forse Hugh a darti quel denaro?

Mary           Ebbene... sì. Quando gli ho lavato la sua roba, tutta roba bella e delicata, mi ha ringraziato e dato il denaro dicendomi di portarvelo.

Granny       Meglio così. Si vede che non mi ha dimenticata.

Mary            (le offre il denaro che la vecchia afferra rapidamente)   Ha anche detto che se un giorno sarà più ricco, vi manderà molto di più. Adesso non può...

Granny       Che Iddio lo benedica. È sempre stato un bravo ragazzo e non è cambiato neppure ora che è un uomo fatto. Forse si ricorda ancora di me quando lo portavo in braccio... (Si arrotola il bi­glietto in mano).

Mary            (dopo una breve pausa)  Scommetto che deve essere stato un bambino delizioso, vero non­nina?

Granny       Era uno dei più graziosi. (Poi si volta di scatto a guardarla)  Perché mi chiedi questo?

Mary           Credevo che fosse grazioso... poiché mi pare lo sia ancora adesso. (Continua a guardare il fuoco fingendo di non aver scorto lo scatto della vecchia).

Granny       Ascoltami bene: lo sai o non lo sai che non devi parlare così di un giovanotto bianco?

Mary            (alzandosi di scatto)   È ora che ti prepari la cena.

Granny       È stato lui a parlarti?

Mary           No, non mi ha detto niente. (Torna a sedersi scoppiando in  singhiozzi).

Granny       Via,  via... vai a mettere questi soldi nel portamonete e cerca di non dimenticare quel che ti ho detto perché non bisogna illudersi.(Os­servandola)  Che hai,   bambinona?

Mary            (asciugandosi gli occhi)   Niente... niente. (Va a riporre il denaro nel portamonete della nonna, poi accende la lampada a petrolio. Nel frattempo Granny l'osserva),

Granny        (dopo un po')   Povera ragazza... Devi sempre lavorare eh?

Mary           Non importa. Quasi non me ne accorgo. (Cambiando discorso)  Volete che vi prepari la cena sul tavolo?

Granny       No, no, Metti qui sulle mie ginocchia. Che vorresti di meglio?

(Mary le serve ciò che ha portato nel pacco e lei incomincia a mangiare. Ad un tratto emette un piccolo grido e si porta le mani alla testa).

Mary           Di nuovo il vostro solito mal di capo? Cercate di star tranquilla. Non dovete affannarvi.

(Si alza: s'avvicina alla vecchia e le accarezza la fronte e le guance) 

Rimanete ferma, io intanto vado a prendere un po' di legna per il fuoco. È una serata fredda. Molto fredda. Guardate come nevica.

(Esce e torna con una bracciata di legna che getta vicino al camino) 

Vi sentite meglio, vero?

Granny       Abbastanza. Quella buona roba che mi hai portato mi rimette in forze.

Mary           Vedete nonnina? Non dovete più parlare della vostra fine come di una cosa tanto prossima. Sono sicura che fra poco vi  rimetterete completamente e che questa primavera andrete nei campi con la vostra zappina.

Granny        (leccandosi le dita)   Ottimo questo prosciutto.

Mary            (si risiede e guarda fisso verso il fuoco, as­sorta. Poggia il mento sulle mani)   Non vi sen­tite triste e abbandonata a star qui sola con me questa sera senza che ci sia nessuno al mondo che si occupi di noi? A casa dei Morgan facevano una grossa festa e...

Granny       Che ti prende? Che malinconie sono queste?

Mary           Niente... niente.

Granny       E poi sbagli a parlare così. Il signor Morgan non ti ha detto niente quando ti ha dato quella roba?

Mary            (imbarazzatissima)   No...  no...   non ha... Credo non abbia detto altro...

Granny       Sei sicura?

Mary            (fingendo di non capire)   Ah sì!... Ha detto oggi che avrebbe continuato a lasciarci stare in questa capanna. (Innervosita)  Sì, qualcosa del genere deve aver detto.

Granny       Parla piano, ti dico! Ripeti quello che hai detto.

Mary           Ha assicurato che potremo stare qui fino a che ci farà comodo.

Granny       Ah sì? (Felice)  Sia lodato Iddio! Che Iddio lo benedica! Lo sapevo che l'avrebbe fatto. Lo sapevo. Ma come siete venuti su quel discorso?

Mary           Non me lo ricordo neppure più.

Granny Vuoi forse tenermi nascosto qualcosa?

Mary           Ebbene, sì: il signor Morgan non ha mai parlato di questo, ma è stato Hugh a pensare a noi.

Granny        (mangia in silenzio. Pausa, poi) Non parlarmi più di Hugh, hai capito? (Altra pausa)  Hai mangiato, tu?

Mary           Sì, nonnina. Mi hanno detto di non venir via da casa loro senza aver prima mangiato. Mi hanno servita in cucina.

(Mentre la vecchia si mette a pelar patate, Mary va verso la credenza dove prende un pezzo di nastro rosso con il quale si aggiusta i capelli. Granny la guarda).

Granny       Fai bene a farti bella. Questa sera verrà Jim.

Mary           Lo so. (Seccata)  Non riesco a liberarmi di lui e della sua chitarra.

Granny        (soffiando su una patata bollente)   Perché parli così di Jim? È il più bravo  di tutti i ragazzi negri. Ti vuole bene e ormai è tempo di pensare al tuo matrimonio.

Mary           Non voglio sposare nessuno; l'ho già detto tante di quelle volte...

Granny       Non dire sciocchezze. Quando avevo la tua età, tenevo già in braccio tua madre. Perdio voglio che tu ti sposi. Te lo ripeterò sempre. Devi sposarti. È  brutto segno che una ragazza come te non abbia intenzione di metter su casa.

Mary           Con Jim Matthews?

Granny       Sì, proprio con lui. Lavora molto e sa risparmiare.

(Mary finisce di pettinarsi e si in­cipria  il volto. Granny continua a pelar patate).

Mary           Dovreste invece vederlo quando ritornerà. È gentile e buono con me più di quanto si possa immaginare.

Granny        (sorpresa)   Perché è poi tanto gentile e buono?

Mary            (sottovoce)   Oggi stesso ha detto che era un peccato ch'io dovessi passare la mia vita a lavare e ad affaticarmi come un cane. Non mi tratta certo da... persona di colore... Si comporta con me come fossi una bianca.

Granny        (sempre più stupita)   Lo so, cara. Jim sarà un ottimo marito.

Mary            (esasperata)   Ma io non parlavo di lui, ve lo assicuro!

Granny       E di chi allora?

Mary            (come sopra)  Di nessuno. (Mutando discorso)  È vero, nonnina, che non sembro nemmeno una ragazza negra?

Granny       Sì, grazie a Dio! Sei bella come ti fece tua madre che, poveretta... morì subito... (Sot­tovoce)  Sei davvero quasi come una bianca.

Mary           Ci ho pensato anch'io un'infinita di volte. Se dovessi andarmene di qui e stessi a New York o in qualche altra grande città, credo che la gente mi scambierebbe per una bianca.

Granny        (allarmatissima)  Che ti prende adesso?

Mary           Ma sì, è ora che mi sfoghi a dir tutto. (Fa un gesto vago con le numi)  Sì, tutto... tutto! Del resto anche voi non avete sempre desiderato di essere bianca?

Granny       Sì... ma senza darci troppa importanza. (Pausa)  Povera ragazza... Anche tua madre parlava così... Per amor di Dio, non parlarmi mai più in questo modo!

Mary           È vero, non c'è nessuna ragione a parlarne. Parlando  non si cambiano le cose... tuttavia  non ne posso più di stare qui! Non ne posso più!

Granny        (secca)  Basta!  (Riaddolcendosi)  Senti figlia mia, ragiona un po':  chi nasce negro, vive da negro e muore da negro. C'è mente da fare. Come Dio ci ha fatti, ci prenderà e... tutto quello che fa Dio è ben  fatto. Tu sposerai Jim e sarai felice con lui.

Mary           No, no... non  voglio! Non mi adatterò mai! 

(Si sentono alcuni passi vicino alla porta di fondo. Bussano)   

Avanti.

Granny       Chi è?

(Entra Jim Matthews. E' un giovane negro di ventidue anni, scuro di pelle come i suoi antenati. Ha una chitarra a tracolla; porta un vecchio cappello sportivo, un abito blu e una giacca che gli arriva quasi alle ginocchia, delle scarpe immense in cui ci balla dentro. Appena entrato, si toglie il cappello e sorride mostrando una fila di denti bianchissimi).

Jim                Buona sera, signore. (Ripone il cappello sul letto).

Granny        (voltandosi)   Cosa ha detto?

Mary           Ci ha salutate.

Granny       Ah! Buona sera, Jim. Siediti. Sono contenta che tu sia venuto. Mary stava appunto par­lando di te.

(Jim prende una sedia e si siede fra le due donne).

Jim                Sono felice di essere con voi.

Granny       Come?

Jim                (più forte)   Ho detto che sono felice di stare con voi.

Granny       Ho capito. 

(Jim  prende  dalla  tasca un enorme fazzoletto col quale, dopo essersi asciu­gata la fronte, si toglie con cura la polvere dalle scarpe) 

Buone notizie, Jim?

Jim               Io no, e voi?

Granny       Nulla. I vostri stanno bene?

Jim               Così, così. Vi siete rimessa bene?

Granny       Mah, sono ancora un po' debole.

Jim               Sempre quei dolori alla testa?

Mary            (a bassa voce)   Dovresti già saperlo, Jim. Vieni qui quasi ogni sera...

(Si avvicina alla nonna e le accarezza la fronte. Granny l'allontana con una mano).

Granny       Non preoccuparti di me. (Sottovoce)  Jim è venuto per te.

Jim                (guarda Mary estasiato ed avvicina la sua sedia a quella di lei. Mary si scosta subito)   Oh Mary, come ti sta bene quel nastro fra i capelli. Sono contento che tu mi abbia aspettato. Sei ve­ramente graziosa. (Mary quasi non lo ascolta)  Non ho mai visto una fanciulla più graziosa di te... e dire che ho girato mezzo mondo. (Si interrompe per imbracciare la chitarra)  Mary, io...

Mary           Ti ho già detto mille volte di non per­dere il tuo tempo a girarmi attorno. Non sono innamorata di te e non ho nessuna intenzione di sposarti.

Jim               Su cara... so benissimo cosa provi per me. Del resto non posso far nulla per te se continui sempre a dire di no. Proprio oggi parlavo con il giovane Morgan...

Mary           Con Hugh Morgan?

Jim               Sì, proprio con lui!

Mary           E cosa ti ha detto?

Jim                Mi ha chiesto se ero fidanzato con te, e...

Mary           Continua,  continua.

Jim               Gli ho risposto che lo ero... o quasi.

Mary           Ed è stato contento della tua risposta?

Jim               Sì, perché mi ha garantito che lo supponeva già da tempo. Era soddisfatto di pensare che in av­venire tu, così bella, non sarai più costretta a la­vorare come un cane. Ci aiuterà. È un uomo molto istruito; a scuola gli hanno insegnato molte cose...

Mary            (esasperata)   Jim, stai parlando come se io e tutto il mondo fossimo già ai  tuoi piedi. È bene che ti disilluda subito. Non sposerò mai uno sporco negro come te.  Piuttosto preferisco morire.

(Jim resta sorpreso. Mary va alla finestra).

Granny        (guardando i due ragazzi)   Beh, avete litigato?

Mary           No, volevo convincerlo a suonarci qual­cosa. (Sottovoce a Jim)  Suona qualcosa per lei.

Jim                (immusonito)   Non posso suonare.

Granny        (a Jim)   Cosa?

Jim                (scuotendosi)   Suonerò per voi. (Suona qualche accordo e poi si mette a cantare)  Le chiesi: Dove vai amore mio? - Non tornerai più da quella strada. - Perché sei così pallida e smunta? - Mi sento un peso grave sul cuore. - E lei mi gettò le braccia al collo - rendendomi tutto felice. - Dove vai amore mio? - Non allontanarti, io ti seguo fedele.

(Mary si stacca dalla finestra e torna a sedersi. Jim le parla sottovoce) 

Mary, perché fai così?

(Mary non risponde).

Granny       Mary, che hai? Sembri una bambina che abbia perso la lingua.

Mary            (a Jim)  Cantale la sua canzone preferita.

Jim                (coprendosi le dita che debbono pizzicare le corde con il fazzoletto)   Il carro nero ha portato qualcuno al cimitero. - Oh, Signore, com'è breve il tempo della vita: -  Mary piange...  Marta sin­ghiozza e geme. - Oh, Signore, come breve il tempo della vita. - Il predicatore predica e la gente muore. -  Oh,  Signore,  com'è breve il tempo della vita.

(Granny si scuote:  dapprima batte il ritmo con le mani, poi si mette a cantare. Jim suona e canta un verso, lei il ritornello)  Un martello picchia sulla bara senza posa.

Granny        Oh, Signore, com'è breve il tempo della vita.

Jim                 Sulla bara che si scoprirà il giorno del giudizio.

Granny       Oh, Signore, com'è breve il tempo della vita.

Mary            (interrompendoli)    Sì, il giorno del giudizio. Allora tutto sarà finito e Iddio riparerà i torti. (Ripete il verso)  Sulla bara che si scoprirà il giorno del giudizio. Sì, sì!

Jim                (meravigliato)   Non capisco cosa vuoi dire, Mary.

Mary           Non lo capirai mai.

Granny        (a Jim)   Tieni a memoria quella musica.

Jim                (A Mary)  Non è necessario aspettare il giorno del giudizio per...

(Bussano alla porta. Mary esita un attimo poi va ad aprire. Il suo volto si illumina quando entra Henry Morgan. È un bell'uomo che ha oltrepassato la cinquantina. È vestito con cura. Indossa un magnifico cappotto. Ha sottobraccio un pacco che getta con noncuranza sul letto. Essendo un bianco e per di più un ricco proprietario ter­riero, non si cura di togliersi il cappello. Granny e Jim gli offrono le loro sedie. Jim lo guarda con deferenza rispettosa; Granny ne è turbata).

Henry          (con voce profonda)   Salve, Jim. Sempre intento a corteggiarla, eh? Sedetevi, Granny; non mi fermerò molto.

Granny        (cerimoniosa)   Cosa ha detto?

Mary            Ha detto che potete sedervi. Non si fermerà molto.

Granny       Ah! Oh Signore, Signore!...

Henry         Come state, Granny?

Granny       Male, male, ma per fortuna non ho più gran che da vivere.

Henry          (ridendo)   Via, via, non dite questo che non è vero. Vivrete ancora per molti anni, vedrete. (]im va a sedersi nell'angolo in fondo).

Mary            (fredda)  È sempre un  po' malata.  (Si toglie rapidamente il grembiule).

Henry          (amaro)   Non parlavo con te, Mary.

Granny        Ah  signor Morgan, come sto male! Vi auguro che non dobbiate mai soffrire così...

Henry         State buona, nonnina. Vi manderò altre medicine fra un giorno o due.

Granny       Grazie, grazie, signor Morgan.

Henry         Non preoccupatevi di ringraziare.  (A Mary)  Hai parlato?

Mary           Non ancora. (Piagnucolosa)  Non potrei, farlo questa sera...

Henry         Oh, oh... capisco. Tant'è vero che ho deciso di venire io per definire tutto. Hai paura di qualcosa?

Mary           No, ma temevo che finisse male e...

Henry         Ragazza mia, non hai niente da temere per quello che ti ho detto oggi.

Granny       Cosa ti ha detto?

Henry         State tranquilla, Granny. Parlavo con Mary.                     

Granny        (scorgendo il pacco portato da Morgan)   Parlate di quel pacco? È per me o per lei?

Henry         È per lei. Lo manda Zeke. Mi aveva detto che aveva un regalo di Natale da fare a Mary e prima di venire qui sono passato a pren­derlo. (Scherzando)  Guarda Jim, che dovresti esserne geloso.

(Mary cerca dì svolgere il pacco) 

No, Mary; prima  di  guardare cosa c'è dentro bisogna che definiamo la nostra questione.

Mary            (a capo chino)   Non me la sento, adesso...

Henry          Allora cerca di non aprir bocca. Par­lerò io. (Rivolgendosi a Jim)  Jim, ho fatto del mio meglio perché tu possa sposare Mary e vi aiuterò sempre. (A Mary) O sposi Jim o prendi i tuoi fagotti e te ne vai via di qui.

Mary           Oh no... Granny non potrebbe mai stac­carsi di qui... Lo sapete bene, signor Morgan.

Henry          Pretenderai mica che io continui a spendere dei soldi per voi due in eterno! Non ti sei resa conto di quanto ho speso in questi ultimi tre anni in cui Granny non ha più potuto muoversi?

Granny        (che nel frattempo si era avvicinata al letto ed ha aperto il pacco)   Dio, Dio, che sciagura! 

(Mostra un abito bianco da sposa. Morgan resta perplesso. Granny getta lontano l'abito e guar­da Morgan).

Mary            (accorrendo)   Ma è per me! Per me.

Granny       Signor Morgan, signor Morgan... lo sapete bene cosa vuol dire quell'abito... (Gli volta le spalle e borbottando torna alla sua sedia).

Mary           È lui che me lo manda. È lui. Lo sapevo che non se ne sarebbe dimenticato.

Henry         Chi lui?

Mary           Ma sì, lui...

Henry          (adirato)   Di chi parli?

Mary           Di vostro figlio. Di Hugh.

Henry         Ma sei impazzita? 

(Mary va davanti allo specchio per vedere meglio l'abito che tiene disteso per le spalle davanti a sé) 

Pazza, pazza sei. È Zeke che ti manda l'abito. Zeke, il negro.

Mary           No, è Hugh. Mi aveva promesso che si sarebbe ricordato di me, regalandomi qualcosa di bello. Dopo tutto non ho lavorato un anno intero per niente. Lui ha veramente un cuore d'oro... come nessun altro.

Henry          Che vuol dire tutto questo? Si  può saperlo?                                                        

Granny        (severa)   Nessuno meglio di voi dovrebbe saperlo, signor Morgan.

Henry          (aspro) Zitta, Granny. (A Mary) Mary... Mary... posa subito quell'abito. (L'afferra e le prende di mano l'abito che getta sul letto) Ascol­tami bene adesso: è ora di finirla con queste storie.

Mary         No, signor Morgan... non posso... non posso. Piuttosto lavorerò sempre, ma non voglio sposarlo.                          

Henry         E invece lo sposerai! Devi prometterlo. Cosa credi di  guadagnare andando a lavare case? Se sposi Jim tutto andrà bene. Lui si curerà di te, altrimenti...

Mary           Non posso... l'ho già detto. Guardatelo: è nero come il carbone ed io lo detesto. Non spo­serò mai un negro.

Henry         Perdio!...

Mary           Detesto lui e la terra su cui posa i piedi!

Henry          (volgendosi alla vecchia)   Granny...

Mary           No, signor Morgan, no... non scacciateci come del cani.

Henry         Non voglio essere crudele con te, Mary. Ma sii ragionevole. Non c'è un uomo in tutto il mondo che sia stato più buono di me nei vostri confronti in questi anni...

Mary           Lui non vi lascerebbe parlare cosi. Mi ha promesso che nessuno ci caccerà via.

Henry         Chi ha detto questo?

Mary           Il signor Hugh.

Henry         Basta con Hugh! Non voglio più sen­tirne parlare. Per fortuna che non è più qui mio figlio e non ci tornerà.

Mary           Ha detto che ci proteggerà sempre.

Henry         Tutte storie. Innanzi tutto non parlare di Hugh come di un negro qualsiasi e pensa bene a quello che fai. Potresti  rovinare per sempre il tuo avvenire...  mi capisci?

Mary            (scoppiando  a  piangere)  Non mi fate paura... e non mi obbligherete mai a sposare Jim.

Henry         È la tua ultima parola?

Mary           Picchiatemi pure a sangue, ma non cambio idea.

Henry         Non sono venuto per picchiarti. (Ri­volgendosi alla vecchia)  Mi spiace, nonnina, ma debbo darvi delle brutte notizie. Mary non vuole ragionare e perciò sarete costretta a far fagotto e andarvene subito.

Granny        (senza scomparsi)   Signor Morgan, non mi importa niente di ciò che succederà. Potete fare quello che volete. Gettatemi pure fuori a lasciarmi morire...

Henry         Vedi Mary, cosa vogliono dire i tuoi capricci?

Mary            (decisamente mutata)   E va bene, signor Morgan, sposateci. C'è niente da fare. Ho sempre sperato qualcosa di più bello... ma si vede che il destino non vuole. (Pausa)  Sposerò Jim e nasce­ranno altri bambini disgraziati come me. No... no, nessuno mi può più aiutare. (Si lascia cadere sulla sedia).

Henry          (la guarda in silenzio, poi con voce più dolce)   Brava Mary! Ti sei dimostrata di buon cuore. Mi occuperò io dei documenti e vi sposerete subito. Sei d'accordo, Jim?

Jim               Certo, signore... Certo!

Henry          (avvicinandosi a Grannv)   Bene, Granny. Tutto è andato per il meglio. Mary e Jim si sposeranno. Non dovete più preoccuparvi di nulla.

(Granny non risponde. Morgan tende la mano a Mary, ma questa si nasconde il volto nel grembiule) 

Mary, mi spiace di essermi dovuto comportare così duramente con te, ma l'ho fatto a fin di bene... (Molto imbarazzato)  Potrei dirti qualcosa che ti aprirebbe gli occhi e ti farebbe capire tutto... ma adesso non posso.

(Sosta un attimo pensieroso, il capo chino, poi esce silenziosamente. Jim si alza e si avvicina a Mary).

Jim               Mary, cara Mary... non prendertela così...

Mary           Lasciami sola. Ho promesso ma adesso sono ancora in tempo a rimediare. (Fa per uscire) 

Correrò dietro al signor Morgan e gli dirò che ho cambiato idea. Non ti sposerò mai, Jim!

Granny        (decisa)   Ehi! Non fare sciocchezze. Prendi questa chiave ed apri la scatola nera.

(Mary si ferma) 

Dammi quella scatola, t'ho detto!

(Mary esegue) 

Sto per rivelarti il segreto di questa scatola. Tua madre mi aveva raccomandato di non dirtelo che al momento giusto e quel momento ora è ar­rivato. Quando te l'avrò detto vedrai perché devi sposare Jim. Tua madre è caduta nel peccato e ha sofferto sino alla morte... Adesso tocca a me salvarti.

(Apre la scatola e ne tira fuori un abito bianco che dimostra d'essere appartenuto ad una generazione precedente, ingiallito dal tempo. Jim guarda stupito a bocca aperta) 

Ascoltami bene, ragazza. Ora ti spiego tutto. Diciannove anni fa, proprio nel giorno di Natale, un uomo bianco re­galò a tua madre quest'abito e quell'uomo è di­ventato un tuo... stretto parente... Non abita molto lontano di qui... Dammi l'altro abito bianco che ha portato.

(Mary lo prende dal letto ma non riesce a staccarsene) 

Dammi quell'abito, t'ho detto!

Mary           È mio e lo conserverò per sempre.

Granny        (squadrandola con un'occhiata severa)  Dammelo.

(Lo prende e si avvicina al camino con l'intenzione di gettarlo sul fuoco assieme all'altro. Jim cerca, di sventare il colpo, ma la vecchia lo previene e lo scansa) 

Stai fermo, Jim! Questa è la sera in cui ci libereremo delle tracce che uno di questi abiti ha lasciato... (guarda Mary)  e che l'altro non avrebbe tardato a lasciare...

(Mary singhiozza mentre gli abiti bruciano rapidamente) 

Su, Mary Quando domani verrà con i documenti pronti, sposerai Jim e vivrai onestamente per sempre. (Le pone una mano sul capo)  Capisco benissimo cosa stai provando, Mary... ma era necessario bruciarli quegli abiti... Bruciarli... Bruciarli...

F I N E