I dentici

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I DENTICI

di Adriano Bennicelli

via G. B. Morgagni 50, Roma

06.4403929 – 338.6543031


SINOSSI

Mario e Mario sono due gemelli eterozigoti. La tradizione di dare al nipote il nome del nonno ha colpito anche la loro famiglia. Sfortunatamente si chiamavano Mario sia il nonno materno che quello paterno e i genitori non hanno tollerato concessioni di sorta alla controparte. Ben presto uno dei due Mario capisce che la sua vera natura è quella di chiamarsi Mery e giocare con le bambole.

La storia li vede, fin da bambini, avvicinarsi ed allontanarsi a seconda di quanto prevalga l’affetto o le difficoltà legate alla loro diversità.

Scena: una cameretta da bambini, con il mobilio speculare. Metà con ai muri riferimenti femminili, metà con riferimenti maschili. Nel muro di Mery spicca un poster di Baggio con la maglia della Juventus. Nella prima scena, Mario e Mery sono adulti. Mario appare trasandato e un po’ provato, Mery è in accappatoio e canta una canzone di Patty Pravo, “pazza idea”.

SCENA 1

Mario e Mery sono adulti.

Mery: E tu

Enoi

Elei Fra noi Vorrei Non so Che lei O no Le mani Le sue

Pensiero stupendo

Entra Mario, in pigiama. Il suo tono è dimesso, quasi rassegnato. Mery invece sembra

sereno.

Mario: Mario…


Mery: Nasce un poco strisciando

Si potrebbe trattare di bisogno d'amore

Mario: Ma’?

Mery: Meglio non dire

Mario: (tra se e se) Ecco, meglio non dire. (all’altro) Mario…

Mery: Mario…

Silenzio. Mery scuote la testa interrogativa, come a dire: embé?

Mario: Hai… hai una lametta? Un rasoio? Il mio è rimasto a casa.

Mery: Si! Lo prendo…

Glielo porta. Mario lo prende e rimane a guardarlo.

Mario: E’ usato.

Mery: Poco. Di tanto in tanto. Le gambe.

Mario: Solo?

Mery: Ascelle.

Mario: Pensavo di mettermelo in faccia. La barba. ‘Ste cose qui.

Mery: Certo. Prego.

Mario: (guarda ancora il rasoio) Non ne hai uno nuovo?

Mery: Scusa, te l’ho detto, non ne faccio largo uso. Ma è buono, doppia lama… la prima lama tira fuori il pelo, mentre la seconda…

Mario: Occhei. Occhei. Vado. Faccio tardi in ufficio. (Fa per uscire.)

Mery: Pube.

Mario: (Si ferma) Ah?

Mery: Anche il pube. Ma … Sporadicamente.

Mario: (Rimane interdetto, guarda il rasoio) Dice che la barba è tornata di moda. (lascia il rasoio e se ne va)

(come se niente fosse)

Mery: Vorrei

Vorrei

E lei adesso sa che vorrei

Le mani le sue

Prima o poi

Poteva accadere sai


Si può scivolare se così si può dire

questioni di cuore.

Rientra Mario.

Mario: Come sto? Pensi che sia accettabile?

Mery: Dipende dal lavoro che fai. Se fai il pony express dipendente da droghe leggere vai forte.

Mario: Faccio il consulente finanziario.

Mery: Allora fai schifo. Lo dico per te. Voglio dire, non affiderei mai i miei risparmi a un consulente in giacca e cravatta con barba sfatta. Mario: Domani compro una lametta.

Mery: (con tono monocorde) No, non lo fare. La vita merita di essere vissuta.

Mario: Per la barba.

Mery: (c.s.) Bravo. Lo vedi che reagisci?

Mario: Mario… mi sento una merda.

Mery: Sei negativo, Mario.

Mario: (scosso) Io? Ah, io sono negativo? So’ le merde che so’ negative! Per natura loro! E’ negativo quello che mi succede! La mia vita è negativa! Io vivo male, lo capisci? Mery: Certo. Solo che… vivere male, alla lunga, fa male.

Mario: (lo guarda interdetto) Che è? Un aforisma? O un’anatema?

Mery: E’ così. La vita è come un cane randagio. Se quello ti ringhia per strada e tu gli

mostri che hai paura, è peggio… quello lo capisce che hai paura e ti morde. Il segreto è

ostentare sicurezza.

Mario: Al cane?

Mery: Alla vita.

Mario: La vita. A me la vita non mi ha ringhiato. A me la vita non mi ha abbaiato. A me la vita mi ha sbranato!… mi ha dilaniato!… mi ha staccato un braccio a morsi! E non contenta… m’ha pure attaccato il cimurro! Etcciù! Mery: Sei raffreddato?

Mario: Prima di stanotte no. Ma dormire in macchina in questa stagione non aiuta gli anticorpi ad essere ottimisti. (si guardano in silenzio) Ma a te che ti importa… sempre


felice, sempre positivo, tutta vita, tutta gioia… che vuoi fa’… il trenino? Facciamo il trenino? E dai! Ta, ta, ta, ta, ta, ta…

Mery: E basta! Sempre con questo vittimismo! Con queste carenze affettive! (sbuffa) Con ‘sta sindrome del secondogenito!

Mario: Chi è che c’ha la sindrome del secondogenito?

Mery: Tu!

Mario: Io?

Mery: Chi è nato dopo di noi due?

Mario: (interdetto) …di trenta secondi! … siamo gemelli!

Mery: Sempre secondogenito sei!

Mario: E mica potevamo uscire insieme! Che poi, mi sono sempre chiesto, per quanto

eterozigoti… ma una… una cosa in comune, due gemelli ce la dovranno avere, o no?!

Mery: Lo sai cosa abbiamo uguale.

Mario: No, non lo so.

Mery: L’intonazione.

(Mario lo fissa senza reazione)

Mery: Quel che cerco, quel che voglio, lo sa solo Dio... dai, canta!

Mario lo fissa senza reazione

(strillando, alla Renato Zero) E lo sa soltanto Dio!

Mario: (irritato) E dai!

Mery: Lo vedi che sei negativo? A otto anni non eri negativo.

SCENA 2

Salto temporale. Hanno otto anni.

Mario (tolta la cravatta, sblusata la camicia, alzato il bavero) canta atteggiandosi a Renato Zero

Mario: Ed ogni volta nascerò.

Ed ogni volta morirò.

Per questa favola che è mia!

(strillando, alla Renato Zero) Vieni ti porto nella favola mia!


Mery: (tra se e se) Non dimenticatemi…

Mario: (strillando, alla Renato Zero) Non dimenticatemi, eh!

Mery: (c.s.) Ciao ni’…

Mario: (c.s.) Ciao ni! (esce)

Passano attimi in cui non succede niente. Poi Mario ricompare, pensieroso.

Mario: Mario, tu non trovi la nostra famiglia un po’ strana?

Mery: Non saprei, Mario. Perché dici così?

Mario: Per esempio per il fatto che ci hanno chiamati tutti e due Mario. A te non sembra strano?

Mery: Mamma dice che chiamarsi come il proprio nonno è del tutto normale in Italia. La tradizione, dice. E’ un fatto di affezione.

Mario: E infatti, noi, a nonno Mario, gli siamo affezionati… il papà di mamma… ma, visto che si chiamava Mario pure nonno Mario, il papà di papà… dico io! …non si poteva fare finta di niente per una volta?! Ma che ci cacciavano dall’Italia!?

Nuova pausa di silenzio.

Mery: Nessuno ha voluto cedere di un millimetro.

Mario: Che poi, a me, neanche mi piace Mario. E’ il nome di un vecchio…

Mery: Beh, se ti chiamano come tuo nonno non ti puoi chiama’ Johnatan. (pausa pensosa) Comunque non mi piace neanche a me. Io vorrei chiamarmi una cosa tipo… Riky… Gianky…

Mario: Ricky Gianco?

Mery: No, con la ipsilon… un diminutivo, ecco.

Mario: Mario non ce l’ha il diminutivo con la ipsilon.

Mario: Si che ce l’ha. Mery.

Silenzio.

Mario: Come Mery Poppins? Mmmm… è da femmina.

Mery: Che palle. Un amichetto di classe mia si chiama Nicola, e tutti lo chiamano Niky.

Mario: Umm. Un amichetto di classe mia si chiama Eugenio. E tutti je menano.

Mery: (silenzio) Perché?


Mario: Fa la spia. Non passa i compiti. Ste cose qua.

Mery: Ah. (silenzio) Che poi tu l’hai capito perché ci hanno messo in due classi diverse? Non era più intelligente se stavamo nella stessa classe? Usavamo gli stessi libri, facevamo i compiti assieme…

Mario: E no. E’ proprio lì il fatto intelligente. Due gemelli DEVONO stare in classi diverse, mamma è stata chiara. Proprio per tirare fuori il proprio carattere, capito? Imparare ad essere indipendenti… non correre il rischio in futuro di identificarsi troppo l’uno con l’altro, no? (silenzio. Annuiscono convinti) E, proprio per essere sicuri… (pausa) ci hanno chiamati Mario a tutti e due!!

(silenzio) Vabbé, Mario… le nostre classi stanno nello stesso corridoio, dai. Siamo vicini uguale, no?

Mery: Si. Promettimi però che ad ogni ricreazione che Dio manderà in terra tu sarai lì fuori ad aspettarmi.

Mario: Si. Te lo prometto.

SCENA 3

Sono di nuovo adulti

Mario: (indossando la giacca) Vabbé, triste o felice, elegante o trasandato… il consulente

deve andare. Lo aspetta una folla di risparmiatori fedeli, desiderosi di affidargli tutti i loro

beni da moltiplicare.

Mery: E tu glieli moltiplichi?

Mario: Se ero in grado di moltiplicare qualcosa lavoravo sul lago di Tiberiade.

Mery: E allora?

Mario: La bravura sta nel convincerli ad affidarti i soldi, mica nel ridarglieli indietro con gli interessi! E io sono bravissimo. Ho clienti che mi affiderebbero la moglie.

(come parlando ad un cliente) Veda. Il prodotto è altamente performante. Mery: Che è??

Mario: Notevolmente performante. Certo con un coefficiente di rischio maggiore, è chiaro.

Ma lei non è un risparmiatore, lei è un investitore! Il suo profilo patrimoniale è

decisamente il più aggressivo tra quelli del mio portafoglio clienti. Possiamo lavorarci con

margini di guadagno molto interessanti.

Mery: Ma sei bravissimo!


Mario: Te l’ho detto. (cambiando tono) L’ultimo a cui ho recitato sta poesia ha perso

trentamila euro! Era un pensionato di Monteporzio Catone. Con due pacemaker. Quando

gliel’ho detto è diventato tutto bianco, s’è appoggiato al muro e faceva: mo… mo…

rtasc…tasc… itu… ah…

Mery: E’ morto?!

Mario: No, che morto… E’ che il periodo è quello che é… con la bolla immobiliare… la crisi

subprime… il mestiere è diventato creativo! Comunque li recupera. Gli studio un altro

prodotto performante…

Mery: …e lo ammazzi!

Mario: (prende un giornaletto dal letto di Mery) Fai ancora la settimana enigmistica. Mery: Vabbé… lo dici che pare sempre la stessa di allora! Cambia ogni settimana, lo dice il nome.

Mario: (sorridendo) No… dicevo: dopo tanto tempo, ancora ti va di…

Mery: Mi piace, mi rilassa. Sono bravo anche io con le parole, sai?

Mario: Eh, me lo ricordo. Li finivi tutti i cruciverba! Hai proprio la testa da cruciverba. A me, quando c’è scritto: “Al centro della via” penso: … le strisce pedonali… il vigile… la pelle del gatto messo sotto dal camion! No …I! Al centro della via…I! Boh! Non ci ho la testa!

Mery: Ce ne è uno però che non mi viene mai. Trova le differenze.

Mario: Perché? A me è l’unico che riesce. Capisco quello e le barzellette, basta. E’ facile, di solito sono invertiti i colori, vedi? Il calzino bianco con i pois neri di qua… e il calzino nero coi pois bianchi di là…

Mery: Sono sempre calzini bianchi e neri.

Mario: Si. Però uno di base è bianco… e l’altro di base… gua’… guarda qua, l’uomo con la bombetta. Vedi che qui accanto la bombetta è più… Mery: Sono due cappelli.

Mario: E certo. Però, al contempo… i pesci nell’acquario, vedi? Uno ha la pinna sotto e l’altro sopra…

Mery: Si ma sono pesci, no?

Mario: A Mario! So’ pesci, so’ pesci! Però uno è un pesce… tipo che… (mima pinne qua e là) mentre l’altro… capito?? E’ proprio il gioco che… Mery: Sono uguali. Anzi, sono I… dentici!

Mario: In che senso? Ah. I… dentici! La razza dei… carina…


Mery: (si fa serio) Non ci sono differenze, Mario. La settimana Enigmistica ha fatto un

gioco idiota.

(silenzio)

Mario: Vabbé. Vado. Faccio tardi.

Mery: Vuoi che ti compro un rasoio?

Mario: Si. No. Voglio lasciarmela crescere, la barba. Voglio cominciare una nuova vita.

Mery: Ottimo. Tra l’altro ti sta bene un po’ imbiancata, cacio e pepe.

Mario: Si, alla gricia.

Mery: Allora buon primo giorno.

Mario: (fa per uscire) Ah…

Mery: Eh.

Mario: Grazie.

Mery: A scoppio ritardato?

Mario: … per avermi ospitato.

Mery: Figurati. E’ pure casa tua questa.

Mario: Si, però… me ne ero andato, venti anni fa.

Mery: Evvabé. Chi va a Roma non perde la poltrona. Qui funziona così.

Mario: Infatti! Ho notato. Qui pare tutto come quando avevamo dodici anni… anche i poster alle pareti!

Mery: Magari un giorno saresti tornato e ti avrebbe fatto piacere ritrovarli. Ma se vuoi ora

ci organizziamo meglio, potresti andare in camera di mamma e papà, tanto loro…

Mario: (mimando “cissenefrega”) …so’ morti!

Mery: No, dicevo: loro… sarebbero d’accordo.

Mario: Vediamo. Comunque grazie. Sei l’unico su cui ho potuto contare.

Mery: Embé? Ce l’eravamo promessi, ricordi? Diciamo che è ricominciata la ricreazione.

Ciao, ni.

Mario: Ciao. (esce)

SCENA 4

Salto temporale. Hanno dodici anni.

E’ il corridoio della scuola. Suona la “loro” capanella. Meri è in angolo che piange. Mario, entrando, se ne accorge.


Mario: Cos’hai?

Mery: Niente.

Mario: Come niente? Hai gli occhi lucidi…

Mery: Ti ho detto niente. Che te lo devo dire io che le scuole italiane hanno le luci al neon, che sono assolutamente inadatte allo studio? Che poi l’occhio si sforza e… ecco. Non c’ho niente.

Mario: Ma che dici? Hai pianto, si vede.

Mery: Odio essere trattato male.

Mario: Perché? Che ti hanno fatto?

Mery: Mi hanno trattato sgarbatamente. Mi hanno chiamato in un modo che non mi è piaciuto per niente. Cioè, veramente è il tono quello che mi ha dato fastidio. Mario: Ma chi, innanzitutto?

Mery: Uno di classe mia. Magrini.

Mario: E che ti ha detto, Magrini?

Mery: Ma niente. Ti ripeto, è come me lo detto. Un insieme di astio e presa in giro… mi ha

chiamato …carciofo.

Mario: Carciofo?

Mery: Eh.

Mario: Vabbé, non è proprio un offesa da lavare col sangue…

Mery: Te l’ho detto! E’ il tono… davanti a tutti, poi. Era suonata la campanella della

ricreazione, io per la contentezza, alzandomi, faccio un grand jeté… e vado verso la

porta…

Mario: Che fai?

Mery: Questo. (mima il passo di danza) E vado a sbattere contro Magrini. Che mi spinge e fa “ e levati… ‘sto cetriolo”! Tutti che ridono…

Mario: Vabbè, pure te che… suona la campanella e… la prima cosa che ti viene in mente è fare Carla Fracci… che, io faccio … tapis roulant, se suona la campanella? Non faccio tapis roulant, faccio… che …

Mary: Grand jeté. Ero contento.

Mario: Senti… tu sei sicuro che ti ha chiamato proprio “carciofo”?

Mery: Cetriolo, carciofo, … ma che ne so! Chisseneimporta! Era un ortaggio, va bene? Era come me lo ha detto! Un tono di…” ’sto cetriolo!”


Mario: E certo, il tono è importante… senti, non è che… questo ortaggio, no? era… per caso… finocchio?

Mery: Bravo, finocchio! (ci pensa) Ma, perché, che vuol dire?

Mario: Niente. E’ …come cetriolo. Solo che… finocchio… c’ha i pennacchi in testa.

Mery: Ah. E perché me l’ha detto schifato?

Mario: Perché… Magrini… a lui… gli fanno schifo le verdure! Lo sanno tutti. Non lo hai mai notato a mensa? E’ che c’è tanto pregiudizio. A te piace la carne… e odi me che mi piace la cicoria… è pazzesco! (un filo di tristezza passa nei suoi occhi) E’ ingiusto. Mery: Ma che me stai a di’?

Mario: (serio) E’ un mondo che fa schifo. (si riprende) Vabbé, ma tu non te la prendere, mica dobbiamo essere tutti uguali, no? Magrini è pure antipatico! Mery: E invece, a me, Magrini… stava pure simpatico.

Mario: (sbotta) E vabbé… a’ Mario!

Mery: Cioè, non simpatico nel senso che mi fa ridere, è più una cosa strana… cioè, ci penso spesso a lui… lui è…

Suona la campanella

Mario: La campanella! Meno male… si studia! Vai, vai in classe tua ora, che io vado nella mia… e all’uscita mi racconti per bene. Certo che… è grosso Magrini, eh? Mery: (con un sorrisetto) E’ muscoloso.

Mario: Ecco. Vabbè, ciao.

Mario aspetta, impalato, saluta con un cenno del capo, via via, tutti i ragazzi che tornano in classe.

Ah, scusa… Magrini… no, niente, puoi venire un secondo al bagno con me? Ho una cosa incredibile che volevo raccontare … ma qui non trovo nessuno con la tua sensibilità… ecco, chiudi. Chiudi, chiudi. Che devo raccontarti? Che oggi… il professore di biologia ha fatto una lezione bellissima… sulla riproduzione sessuata anfigonica! Io avevo le lacrime agli occhi. Essa, pensa, consiste nell’unione di due gameti di sesso diverso e nella fusione dei di loro nuclei. E qual è il risultato di questa unione? Una nuova cellula! Diversa dai gameti di partenza e unica nella sua specie… essa è chiamata zigo’… zigò…zigote! Andiamo così così, Magrini… Ma ora viene la cosa fantastica… quando due diverse cellule uovo vengono fecondate da due diversi spermatozoi… OCCUPATO! … cosa vengono originati? Due zigoti di… dive… divertenti? Diversi! Chiaro? (blocca la porta con una manata e, con espressione pazzoide) No, non puoi uscire durante la lezione.


I gemelli eterozigoti sono quindi fratelli che condividono l'utero materno durante lo stesso periodo di gravidanza …ma! (invasato) Ma possono divergere anche notevolmente tra loro per tutti i caratteri somatici o comportamentali. HO DETTO OCCUPATO! Perché questa spiegazione altamente scientifica? Per spiegarti che di due gemelli eterozigoti ...se ce ne è uno mite, sensibile, garbato… ce ne potrebbe essere un altro che è un pezzo di merda! (con gli occhi fuori dalle orbite) No, non puoi andare al bagno. SEI GIÀ IN UN BAGNO! (colpendo la porta con un pugno) Mariolino è la persona più buona del mondo. Non lo fare piangere più. (lo minaccia col pugno)

SCENA 5

Sono di nuovo adulti

Buio. Appare Mario più stropicciato del solito. E’ sudato e ansima. Come se Magrini lo avesse picchiato. Invece sono adulti.

Mery: Che è successo?! Hai fatto a botte?

Mario: Ma in che quartiere vivi? Qui fuori è una giungla! Sono stato aggredito da… da un… da… da un…

Mery: Da da umpa! (Mario lo guarda stranito) No, non si scherza…

Mario: Da un…

Mery: Un ladro… un tossico… quante lettere? Orizzontale… verticale… va beh, non mi viene, dai.

Mario: Un cane. Mi ero fermato all’edicola a comprare Milano Finanza…

Mery: (allarmato) Milano Finanza? (gli fa una carezza) Ma è terribile!

Mario: E basta! Ma non lo vedi che sono scosso?! Io rischio di finire sbranato sotto casa e tu ci scherzi sopra?! (cerca di calmarsi) Me ne torno tranquillo col mio giornale in mano, la serata è bella, mi sembra di avere recuperato un attimo di pace… giro l’angolo. Mi compare davanti, uscito dal nulla, un cane, magrissimo, con lo sguardo affilato, una smorfia nervosa sul grugno… mi punta! Sembra dirmi… “ma che te sei comprato Milano Finanza?!”

Mery: Lo vedi? E tu? Non dirmi che gli hai fatto capire che avevi paura!

Mario: No… infatti. Mi sono ricordato quello che mi avevi detto… che ai cani non bisogna mostrare… la propria paura, no?


Mery: Bravo! E’ così! E… lui?

Mario: Me voleva sbrana’!! Allora io ho fatto un gesto istintivo, gli ho tirato una cosa che

avevo in mano…

Mery: Una cosa?

Mario: Il giornale. Quello avevo. Ma, non lo afferra in bocca? E… se ne va!

Mery: Cioè? Voleva il giornale?

Mario: Ma che ne so, m’è capitato un cane economista! Gli sono pure corso dietro! Ma

quello… mi ha seminato. Troppo veloce. (si butta sul letto) Sto periodo mi capitano le cose

così… Li fai ancora gli oroscopi?

Mery: Si, un po’.

Mario: Allora mi dici che periodo è per i gemelli? C’ho la congiuntura astrale bucata? C’ho la vergine nel leone? A Mario… se po’ sapé che cazzo c’ho?!

Mery: Come faccio a dirtelo così? Mica sono come quei cialtroni che fanno l’oroscopo in tv

che va bene per tutti! Per tutto l’anno! A te ti ci vuole l’oroscopo giornaliero. Bisogna

prima di tutto calcolarti l’ascendente…

Mario: E come si fa?

Mery: Come si fa… per trovare l'ascendente per prima cosa devi trasformare l'ora della nascita in ora locale, quindi aggiungere o sottrarre qualche minuto all'ora di nascita a seconda della città in cui sei nato. Attenzione! Mario: Che è?

Mery: Perché se sei nato in un anno in cui vigeva l'ora estiva devi togliere 1 ora a quella della tua nascita. Una volta che conosciamo l'ora locale, possiamo calcolare l'ora siderale sommando l'ora locale al tempo siderale del giorno di nascita. Se la somma è superiore a 24, bisogna sottrarre 24 dalla somma. Quindi, nel tuo caso, se ho fatto bene i conti, il tuo tempo siderale è 4 e 06, quindi sei un gemelli con l’ascendente nei pesci. Mario: Ma… sei bravissimo! Il mio ascendente… Ma come hai fatto?

Mery: Una sciocchezza… (lo guarda divertito) E’ come il mio, a’ deficiente!

Mario: Ma va a quel paese! (gli tira il cuscino)

Mery: Due gemelli del segno dei gemelli non se po’ senti’… ciao ni!

Mario: Dove vai? Pensavo saremmo stati la sera insieme. Domani non lavoro… ho bisogno un po’ di parlare, sai… magari posso cucinare qualcosa… Mery: Devo andare a lavorare.

Mario: A quest’ora? E’ …notte. (pausa imbarazzata) Che lavoro…


Mery: Bagnino. Faccio il turno di notte in uno stabilimento…

Mario: Ma che davero?

Mery: (sorridendo) Si, vabbé. Senti, domani è sabato, non lavoro neanche io. Sai che facciamo? Ti sfido a una bella partita a scarabeo, come quando avevamo diciotto anni. E mi racconti tutto. (sulla porta, amorevole) Vai a dormire. (esce) Mario: (si butta sul suo letto) Come quando avevamo diciotto anni…

SCENA 6

Salto temporale. Hanno diciotto anni.

Mario e Mery sono uno di fronte all’altro, seduti sui rispettivi letti in posizione simmetrica.

Stanno giocando a scarabeo.

Mery: Ma’?

Mario: Shhhhh… sto a fa’ una parola micidiale! C’ho ventiquattro lettere. Se mi si

incastrano come dico io, te sfondo!

Mery: Mario… tu … hai già fatto?

Mario: Magari. Sto ancora alle prime due! “Bu!” Che parola micidiale esce partendo con “Bu”?

Mery: No, dicevo… tu lo hai già fatto?

Mario: (Alza lo sguardo) Ma che?

Mery: L’amore.

Mario: (rimane interdetto) Ma che… so’ domande queste…?

Mery: Sono domande, si. C’è il punto interrogativo alla fine… so’ domande.

Mario: (lo guarda incerto sul da farsi) Sono domande che rimangono senza risposta. Sono cose personali.

Mery: Sono tuo fratello. Sono personale pure io, no?

Mario: Niet.

Mery: Peccato. Ce l’avevo io una parola con “bu”. E’ finita la sabbietta. (gira la clessidra) Ecco.

Mario: (incuriosito) Ma… perché … tu hai fatto?

Mery: L’amore?

Mario: L’amore? La parola! Hai detto “ecco”!


Mery: Ah, si. Nh.

Mario: (ridacchia) E che parola è?

Mery: Nobil uomo, sigla, c’è scritto sul libretto, vedi?

Mario: Mmm. Capirai… due lettere…

Mery: Si, ma si incrocia con hanseatico … tre volte la lettera rara …e con trinitrotoluene …che fa …cinquantadue punti. Gira.

Mario: Cinquantadue punti con due lettere?!

Mery: Con due lettere… mi sono preparato il punto al giro precedente. Con hanseatico.

Gira.

Mario: Perché io mi sono fidato! Ma io ora ti smaschero, perché non mi fido più. E guardo sul vocabolario.

Mery: Intanto io giro. (Mario consulta il vocabolario) Io però mi ero fidato di “catafartico”…

Mario: (mentre sfoglia) E hai fatto male. E’ un mondo infìdo, questo. Hanseatico…

Mery: Vabbé, sei mio fratello…

Mario: “Della Hansa, associazione di origine medievale fra corporazioni o città mercantili tedesche” (lo guarda esterefatto) E tu che ne sapevi?

Mery: Cultura eclettica. E’ finita la clessidra, tocca a me. (gira) Allora… è stato a

settembre, nei primi giorni di scuola…

Mario: Ma che?

Mery: Che ho fatto l’amore.

Mario: (pausa imbarazzatissima) Ma, perché, ho detto… dai, ti prego, racconta…? Non mi pare. C’è qualcuno qui che entrando ha detto dicci, dicci, com’è che è andata che hai fatto… alla … cosa …no!

Mery: (ride) Sei imbarazzato!

Mario: Io?!

Mario: Peggio, terrorizzato! Che io ti dica: Mario, ho fatto l’amore per la prima volta. Ma non con la bella Giancotti Elena, e nemmeno con la prorompente Bianchini Paola… no. E’ stato con…

Mario: (scatta in piedi) OooooooH! Ma che davero! Ma che siamo impazziti! Ma qui

veramente non c’è più nemmeno la… la …la… e che diamine! Lo scarabeo e’ un gioco

serio! O si gioca seriamente… oppure lasciamo perdere! Le chiacchiere… i racconti… eh,

si… distraiamoci un altro po’!

Mery: E’ stato con Magrini.


Mario: Ma…?

Mery: Grini. Quello che alle medie un giorno mi aveva fatto piangere, perché mi aveva

chiamato finocchio.

Mario: Ma… Ma va?

Mery: Io, da quel giorno lì non ci avevo più dormito la notte. Piacerti una persona e

scoprire che lei ti detesta… perché? Voglio dire, occhei, mi sei simpatico, ma posso vivere

anche senza di te… è quell’astio che non capivo. E io volevo capire. Solo che da quel

giorno lì, inspiegabilmente, lui non mi si era più avvicinato. Neanche per offendermi!

Cos’era successo? Io ci stavo male…

Mario: E che… era successo?

Mery: Ci crederesti? Glielo ho chiesto! Erano passati cinque anni, ma io volevo sapere, perciò un giorno l’ho aspettato sotto casa sua, nascosto nel suo portone. Mario: Che hai fatto?!

Mery: L’ho affrontato. Lui è entrato nel portone e io stavo lì, appoggiato al muro. Quando mi ha visto ha fatto una faccia… mi aveva riconosciuto.

Mario: Ma sei matto? Ma… era acqua passata… cinque anni! Dopo cinque anni, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato… scurdammec’ o passato… e che cazzo, no!?

Mery: Il suo primo istinto è stato guardarsi attorno, terrorizzato! Si è pure coperto la testa con le mani… una scena brutta, ti dico. (fintamente ingenuo) Tu …hai idea perché? Mario: Io!? E che …? Manie di persecuzione, sicuramente.

Mery: Ma io l’ho guardato negli occhi. E gli ho detto: ti faccio proprio così schifo…

Mario: Oddio. E lui?

Mery: No.

Mario: No, che?

Mery: Lui. Ha detto no. Che non gli facevo schifo. Anzi, si è tranquillizzato. E mi ha guardato con la faccia …di uno che sta per darti qualcosa. Mario: Ma che?

Mery: (in estasi) Un saluto estremo, una benedizione, un avvertimento, un viatico per un’impresa folle. In ultimo mi so’ pure creduto una capocciata.

Mario: Ti ha insultato? Ti ha chiamato in quel modo? Dove abita? Dimmelo, che je spacco

‘a fa…

Mery: Un bacio, mi ha dato. Sulla bocca. E ad occhi chiusi.

Mario: Eh?!


Mery: I suoi, chiusi, i miei sono rimasti vitrei come quelli di chi effettivamente aveva preso una capocciata! (mima l’espressione) Non ci capivo più niente! Mario: E lui?

Mery: Dopo qualche secondo si è staccato dalla mia bocca, aprendo gli occhi e fissandomi

come chi attende una reazione, anche solo un commento. Ero fermamente determinato a

non essere da meno di lui. D’altro canto era il turno mio, avrei voluto dire qualcosa di

eclatante, come “è una vita che t’aspetto”… avrei voluto mettere in mostra un talento

poetico degno di D’Annunzio…

Mario: Invece?

Mery: Invece funziona che un attimo prima di parlare ti senti effettivamente D’Annunzio. Poi apri bocca. (facendo una voce estemporanea) << ma che, sei finocchio pure tu?>> Mario: No!

Mery: E quando la richiudi sei un coglione.

Mario: Bravo, lo hai detto tu… di più … è stata una domanda… miserabile! E lui?

Mery: (c.s.) <<Si, ma io so’ attivo.>> (sorride) Meno male che ha risposto in modo ancora più miserabile.

Mario: Roba da non credere… il Magrini! L’idolo delle folle femminili… il dispenser di

testosterone della scuola… è… è…

Mery: Eh…

Mario: Bene. Se dici quello che è successo a mamma … t’ammazzo.

Mery: Curioso! E’ quello che ha detto Magrini.

Mario: Che ha detto?

Mery: Se dici quello che è successo t’ammazzo.

Mario: Dammi l’indirizzo!

Mery: Non te lo dico. Tanto non ci vediamo più.

Mario: E’ uguale. Non si insidia mio fratello in un portone per poi rimanere impuniti!

Mery: Sei veramente come tutti i maschi. Risolvere ogni questione con le mani… me l’ha

detto quello che gli hai fatto nel bagno della scuola! E comunque non mi ha “insidiato” in

un portone. Mi ha portato sui da lui.

Mario: Vabbé. Per me basta così.

Mery: Ma guarda, che è stata una cosa bella, è stata la prima volta che mi sono sentito finalmente…

Mario: E basta! (guarda in aria, in silenzio)


Mery: Ma lo avevi capito che era così, no? Fare finta che le cose stiano diversamente non fa le cose diverse. Ti ho imbarazzato?

Mario: No… perché? Che uno si imbarazza per… ma neanche un po’!

Mery: (sorridendo) Ti ho messo in imbarazzo!

Mario: Ma ti dico di no…

Mery: Ti sei imbarazzato!

Mario: Non mi sono imbarazzato! Per niente. Ognuno è libero di fare quello che crede.

Penso solo che la natura ha alcune regole che vanno rispettate, tutto lì.

Mery: Che regole?

Mario: (agitando il regolamento del gioco) Le regole. C’è scritto tutto: rispettare i tempi e scrivere parole che esistano. Questa cosa qui, la tua, in natura non esiste. Mery: Ma perché…Catafartico, in natura… esiste?!

Mario: Esiste, esiste, è una via di mezzo tra catartico… e catafalco. E quindi esiste.

Mery: Ma non vuol dire niente!

Mario: E tu? Che vuoi dire? Qual è il discorso che porti avanti? Il tuo ruolo in questa società quale sarà? Io a settembre mi iscrivo a economia, voglio un lavoro serio, una famiglia normale. Tu che vuoi fare, continuare a giocare?

Mery: (abbassa lo sguardo) No. Non mi va più di giocare. (rimette il coperchio alla scatola del gioco)

Mario: E allora ho vinto io, a tavolino. (si alza e se ne va)

SCENA 7

Sono di nuovo adulti

Mario è buttato sul suo letto, come alla fine della scena 5. Entra Mery. Sembra stanco.

Vede Mario addormentato e cerca di spogliarsi in silenzio.

Mario: Chi è? Che ora è?

Mery: Sono io, dormi. Sono ancora le cinque.

Mario: Le cinque? Del mattino? Ma tu torni sempre a quest’ora dal lavoro?

Mery: E tu dormi sempre vestito una volta tornato dal lavoro?

Mario: Ti volevo aspettare, poi mi sono addormentato. Allora? Adesso ti va di parlare?

Mery: Non è un po’ tardi?


Mario: Due fratelli devono parlare! (plateale) Mario, non è mai troppo tardi!

Mery: Per te che ti sei alzato ora! Io devo ancora anda’ a dormi’!

Mario: Ah, in quel senso? No, dicevo… parlare di noi due, di quello che siamo diventati in questi 20 anni che non ci siamo frequentati.

Mery: Io so’ diventato un quarantacinquenne. Hai visto ‘ste rughette qua? Però ci sta

un’amica mia che frequenta un mago dell’antiage, dice che ti fa delle punturine che so’

come uno stucco…

Mario: Che fa, il muratore?

Mery: Farebbe bene pure a te un stiratina. Lo sai questo che ti fa? (andando alle sue

spalle e prendendogli la faccia) Ti prende tutta questa pelle qui davanti… te la tira dietro

alle orecchie…

Mario: Ah! … ahia!

Mery: Guarda, guardati allo specchio. Non sembra che c’hai vent’anni?

Mario: (parlando a fatica) No, sembra che me stanno a tirà la faccia da dietro!

Mery: (ridendo e spingendolo via) Sei vecchio nello spirito. Quello non si stira.

Mario: Approposito di vecchi e ventenni… Guarda un po’ che ho trovato… (Tira fuori la

scatola dello Scarabeo)

Mery: Dove stava?

Mario: (indicando l’armadio) Dove lo avevi messo tu vent’anni fa. Apri un po’ la scatola… è come scavare in una tomba etrusca. Le parole, come le abbiamo messe, stanno. Mery: (ride) Bu! L’hai trovata la parola? Hai avuto una clessidra di venti anni!

Mario: Finiamo la partita?

Mery: Ma che sei matto? Io c’ho sonno…

Mario: Dai, solo due giri, mentre ti metti il pigiama. L’altra volta sei tu che hai mandato a monte la partita, no?

Mery: Occhei, però se non finisci la parola entro due giri, vado a letto.

Mentre giocano e parlano, Mery si cambia e si infila un pigiama, mentre Mario si infila una tuta della Roma.

Mery: L’altra volta avevo mandato la partita a monte solo perché tu, imbarazzato nel sentire che il tuo fratellino era…


Mario: Ma non mi ero imbarazzato affatto! Se il tuo racconto era imbarazzante, senti allora la mia, di prima volta!

Mery: Dopo vent’anni? Ammazza che tristezza! (facendo la voce di un vecchietto) Se la memoria non mi inganna era il millenovecentotrentacinque… Vabbè, dai, racconta! Mario: Racconto, racconto. E che mi vergogno a raccontare… Barbara, hai presente?

Mery: Barbara… (mimando due grandi seni)

Mario: Barbara, Barbara… hai capito bene. La mia compagna di classe. Nella macchina di Luca Lombardozzi.

Mery: Lo avete fatto in macchina? La prima volta? Ma non è …

Mario: Squallido? Perché non l’hai sentita tutta. Eravamo in quattro.

Mery: In quattro?!

Mario: Chiaro. Pensi che Luca mi prestava la macchina così… per missione umanitaria? Eravamo usciti a fare un giro, dunque: io, Lombardozzi, Barbara e questa sua amica un po’ strana, col piercing che prende tutte e due le narici... hai presente? Mery: L’anello al naso.

Mario: Si, la sveglia al collo. Al contrario, un tipo molto trasgressivo… tatuaggio… sguardo torbido…

Mery: (preso dal racconto) Occhei. E quindi?

Mario: Gira che ti rigira, il Lombardozzi si ferma in un posto appartato, da dove si vede tutto un panorama di luci nella notte, una cosa strepitosa. Mery: (sognante) No, che bello!

Mario: Era chiara l’atmosfera, io a Barbara piacevo da sempre… e anche lei, con quelle due… occhie… insomma, mi sono detto che non mi sarebbe dispiaciuto se la prima volta fosse successo con lei. Tanto più quei due davanti, neanche il tempo di tirare il freno a mano, già formavano un gruppo laocoontico… molto artistico. Mery: E tu?

Mario: E io, più che altro per toglierci dall’imbarazzo, ho baciato Barbara. Che c’è stata. E

per i primi due minuti tutto è filato liscio: bacio, luci della notte… vabbè, Lombardozzi…

Mery: E quindi, è successa così la tua prima volta…

Mario: Non proprio, perché… insomma, c’erano quei due che sapevano esattamente cosa fare e a cui non importava niente che ci fossimo anche noi dietro. In un crescendo di ormonella che si sprigionava nell’abitacolo… cominciava pure una progressione di ansimamenti…


Mery: Dio, che tipa…

Mario: Tipa? No, che tipa… era Lombardozzi! Pareva c’avesse l’asma! (muggisce) Era inquietante! E noi, dietro, stavamo un po’ bloccati… cioè, continuavamo a baciarci… e ci andava di andare oltre, lo volevamo, ma c’era qualcosa che…

Mery: C’era qualcosa. C’avevate un cinghiale in macchina! Ma … deve essere stata una situazione imbarazzante…

Mario: Non era questa la situazione imbarazzante. La situazione imbarazzante c’è stata quando la tatuata ha ritenuto che la cosa ristagnava un po’ troppo e… non mi è saltata a cavalcioni del povero Lombardozzi? (gira la sedia su cui è seduto) In tre secondi netti si era sfilata il collant e aveva cominciato a saltellare… così! (mimando sulla sua sedia) girata verso di noi... lo sguardo fisso davanti se! (si blocca) Solo che “davanti a se” c’eravamo io e Barbara! (mima un espressione di terrore) Che già faticavamo a sbloccarci … e ci guardavamo… dissimulando l’imbarazzo con dei sorrisetti… Questa… niente! Continuava! (riprende la mimica) E ci fissava, capito?!

Mery: Vabbé, dai… mica c’è bisogno di mimare tutto! E poi?

Mario: Eeee …non ce lo fatta. Ho detto a Barbara se uscivamo a prendere un po’ d’aria…

Mery: Ma dai!

Mario: Dai, che? Provaci tu a fare l’amore mentre uno ti fissa così! (mima di nuovo il gesto

convulso sulla sedia)

Mery: E basta!

Mario: (ironico) Ma che ti ho imbarazzato? Oddio, scusa… non volevo! (continua a

saltellare con lo sguardo vitreo su Mery)

Mery: Basta, ho detto!

Mario: (si ferma) L’ho detto anche io, pensa. Ho bussato al finestrino e ho fatto: e basta! Facciamo un po’ per uno! (guarda Mery, per un attimo in silenzio) Oh, ci credi? Mica si è fermata! (riprende la mimica convulsa. Mery si alza e va via)

(A bassa voce, con un sorrisetto) E quindi la prima volta… magari un’altra volta!

Torna qui, finiamo il gioco, stavolta. (Mery rientra con lo spazzolino in bocca) Buu!

Mery: E piantala!

Mario: No, dicevo… bu. B.U. Business Unit, c’è scritto sul libretto. Punti… uno… più la parola… uno… due. Almeno mi sono liberato di due lettere inutili. (rivolgendosi alle lettere) Siete inutili! Se l’alfabeto diventasse improvvisamente di 19 lettere, neanche ce ne accorgeremmo della mancanza vostra! A’ fallite!


Mery: (nel frattempo Mery ha girato la clessidra e armeggiato con le lettere) Ccina. Bu-ccina.

Mario: Non esiste.

Mery: Esiste. Puoi guardare sul vocabolario.

Mario: (guarda, innervosito) Buccina. Strumento da fiato simile a un corno da caccia. Usato nell’esercito romano. Come facevi a saperlo?

Mery: Gira. (guarda altrove, pensieroso) Però secondo me questo non è amore. Cioè, si dice “fare l’amore”, ma proprio con l’amore non ci azzecca.

Mario: (preso dalla ricerca della sua parola) Quale dei tre? Quello di Lombardozzi con la figlia di Satana… Quello mio che quella notte non c’è stato… (alza lo sguardo) o il tuo? Ecco… volevo dirti…stai attento, fratellino. Io non lo so come vivi, chi sei veramente, però... Non ti fidare. Ti prometteranno l’amore, tu ci crederai. E loro ti fregheranno. (si guardano per un attimo lunghissimo).

Mery: Come è successo che sei finito a dormire in macchina?

Mario: E’ successo che ho sposato Barbara. Qualche giorno dopo abbiamo fatto l’amore, qualche anno dopo è diventata mia moglie. E lo è stata per venti anni. Praticamente fino a due sere fa, quando mi ha guardato negli occhi e mi ha detto che tra di noi non c’era più nulla. Che eravamo diventati due estranei, talmente diversi che neanche poteva dire più chi io fossi.

Mery: C’ha un altro.

Mario: No, che altro… è proprio che, sai quando non ti ritrovi più… quando non trovi più la persona che tu conoscevi… e allora ti ritrovi a cercare… Mery: Un altro.

Mario: Ma che altro! E’ proprio una questione che improvvisamente ti giri… e quella persona che pensavi tu… non c’è più! E se non c’è più lei … Mery: C’è un altro.

Mario: Non c’è un altro!!! (sbotta in lacrime) Mi sa che c’ha un altro… sta zoccolaaa!

Mery: Mario, non fare così, in questo momento devi cercare il lato positivo della cosa.

Mario: Qual è?

Mery: Che ne so. T’ho detto lo devi cerca’, mica che l’ho trovato io.

Mario: Senza di Barbara io mi sento perso. Ho cercato di trattenerla. Ho cercato dentro di me le parole più poetiche e sincere che conoscessi … Il tempo corrode le cose, il mare


corrode le scogliere, il vento corrode le montagne. Ma ne il tempo, ne il mare, ne il vento corroderà mai il mio amore per te.

Mery: (colpito) Mario… ma è… ma è… ma gliele hai dette, a lei, tutte queste cose?

Mario: Certo che gliele ho dette…

Mery: E per forza allora che t’ha lasciato! Le hai fatto un trattato sulla corrosione!

Mario: Dici? (appare rammaricato) Io non mi innamorerò mai più! Ma tu come fai ancora a fidarti? Io ho capito questa sera che l’amore non è dare, l’amore è solo prendere… Mery: (lo guarda interrogativo) Ma che baci Perugina te sei mangiato? Erano scaduti! Mario: Mario, io non mi fido, io non ci casco più.

Mery: Non devi pensare questo. L’amore giusto prima o dopo arriva.

Mario: Non lo so. Questo amore… ci sarà. Ma io mi arrendo. (butta le ultime lettere sul tavolo) Io passo, non gioco più.

Mery: (Mery rimane a guardare le sue) Vabbé. (le sistema sul gioco) …torio. Buccinatorio.

Gioco, partita e incontro.

Mario: Non vale! Non esiste! E che è?

Mery: (indicando il vocabolario) Muscolo facciale che presiede al movimento delle labbra.

Questo. (si alza e bacia il fratello in fronte)

Mario: Ma basta! Come facevi a saperlo?!

Mery: (fa per mettersi a letto) Perché sta sotto a buccina. L’ho letto prima, quando hai aperto il vocabolario per controllare. Tu non ti sei fidato. E ti hanno fregato lo stesso. ‘Notte!

Mery si gira dall’altra parte e spegne la sua luce. Mario, in tuta giallorossa, rimane come un fesso.

SCENA 8

Salto temporale. Sono di nuovo piccoli.

Musica. La scena è inizialmente solo mimata, da una parte Mario, in tuta, palleggia fino allo sfinimento con un pallone; Mery è a letto e cerca di dormire.

Mery: (alzandosi dal letto spazientito) vabbé, tanto mica c’avevo sonno…

Mario: Che, t’ho svegliato?


Mery: (fingendo meraviglia) No! Io quando vado a dormire spero sempre che ci sia una giovane promessa del calcio italiano vicino a me che palleggia… concilia il sonno!

Mario: Vabbé… so’ le sette e mezzo di sera, mica è un orario che uno dice…

Mery: Devo ripetere? Devo spiegare meglio il concetto? Mi sono preparato per due mesi…

Mario: (facendogli il verso sottovoce) … due mesi…

Mery: Ho consumato le punte delle scarpette …

Mario: …ette…

Mery: …solo per vivere quello che succederà domani! Io domani… (pausa ricca di attesa) c’ho il saggio!!

Mario: (in contemporanea e perculante) … c’ho il saggio!!

Mery lo guarda con disgusto

Mario: Stiamo aspettando il suo avvento da mesi… chi è sto saggio? Confucio?! Lao Tze?! Neanche il messia c’aveva tanta saggezza da giustificare che, nell’attesa della sua nascita, a Betlemme… non se potesse fa più un cazzo!!!

Mery: Mario… (si guardano per un secondo) Che tristezza che mi fai.

Mario: Ah, io faccio tristezza? Sono io quello triste?! Io non penso di essere Baryshnikov se a quindici anni peso come Pavarotti!

Mery: Che vuoi dire? Che sono sovrappeso?

Mario: Noo! E’ il mondo che è esageratamente leggero! Ecco perché quando saltelli per casa tremano i muri… so’ loro che so’ gracili! Vado a giocare in cortile. Perché io gioco con gli altri ragazzini. A pallone!

Mery: E fai male. Coi piedi che c’hai dovresti gioca’ a pallamano.

Mario: Ah, ah! A pallamano non si usano i piedi…

Mery: Esatto.

Mario: Che vorresti dire?

Mery: Che c’hai i piedi fucilati. (indicando il poster) A quindici anni Baggio giocava nel Lanerossi Vicenza, faceva anche cinquecento palleggi di seguito e stava in serie C. (si guardano in cagnesco) Va, va a giocà in cortile. (fa per tornare a letto, poi si volta) …“Coi ragazzini”!

Mario: Io lo ammetto, il dribling non è la mia caratteristica di punta. Ma sono il più veloce di tutti. A me, non mi prende nessuno!

Mery: E allora va a gioca’ a ruba bandiera!

Mario: Io t’ammazzo! (minaccia di colpirlo col pallone)


Mery: (si gira impugnando il phon) Non ci provare! Quando un uomo col pallone incontra un uomo con il phon… l’uomo con il pallone è un uomo morto!

Mario: Ok. (si calma) Lo sai perché non ti ammazzo? Perché in una puntata di Quark hanno spiegato che quando un gemello muore, all’altro gli viene la “sindrome del gemello scomparso”. Hai capito quanto so’ sfigato io?!!

(sulla porta) Io però a Quark gli scrivo, sappilo! Io glielo chiedo a Piero Angela come è possibile …che due gemelli siano così diversi!

Mery: Te lo spiego io perché che siamo diversi. Perché saremo pure due belle pippe tutti e due! …ma io, in quello che faccio ci metto l’amore!

Mario: Mettice pure una bella dieta. Aiuta!

Mery: (e’ già sotto le coperte) E spegni la luce.

Mario: La spengo, la luce. La spengo con gusto. Così spariscono i poster insulsi, le mille foto con te che balli, e soprattutto… scompare quello là! (indicando Baggio) con tutte le icone gay che ci stanno al mondo… proprio uno con quella maglietta!! (Esce sbattendo la porta)

Mery: (è già sotto le coperte) La luce! (si scopre e si mette seduto, parlando verso la porta come se Mario ci fosse) Lo sai qual è la differenza? Che, a quindici anni, io al buio già ci so stare. Perché pure se sto al buio, la salvezza mia è che le cose le vedo illuminate.

Spegne la luce. La sua parete è illuminata, quella di Mario rimane al buio.

SCENA 9

Sono di nuovo adulti

Mario rientra nella stanza, col fiatone e in tuta. Sveglia Mery che stava ancora dormendo.

Mario: Lo ha rifatto!

Mery: Che? Chi? Che ore sono? Che giorno è?

Mario: Sabato. Ore dodici e trenta. Quel bastardo di un cane economista. Che poi manco è bastardo, è pure un cane di razza, c’ avrà pure il pedigree. Fai un po’ vedere su internet che cavolo di bestia è…

Mery: Dodici e trenta? Stavo al primo sonno.


Mario: (si mette al computer, mentre Mery si alza svogliatamente) Chi dorme non piglia pesci. Qui, invece, c’è gente che un giorno di questi… piglierà cani! Sono andato a correre alle sette. Sulla strada del ritorno compro il giornale, giro l’angolo… stava là! In posizione da corsa, mi ringhiava… voleva di nuovo il mio Milano Finanza! Mery: Doveva controlla’ il Dow Jones! E tu che hai fatto?

Mario: Quello che mi avevi detto tu, non gli ho mostrato la mia paura, l’ho affrontato spavaldo e gli ho urlato: (immedesimato) “non mi fai paura! Non mi fai paura! Non ti darò mai …il mio Milano Finanza!”

Mery: Nessuno ha capito, vero? … che sei mio fratello!

Mario: Non mi importava, l’ho affrontato, capisci? “Non te lo darò mai… Bastardo!”

Mery: Hai affrontato le tue paure, bravo!

Mario: Bravo un cazzo! Quello quando ha sentito “bastardo” …me se voleva magna’!!

Mery: E tu?

Mario: Che potevo fare? Gli ho tirato il giornale. Quello, col mio giornale in bocca, ha preso ed è partito. Ma io stavolta non ho demorso, gli sono corso dietro. Mery: E lo hai raggiunto?

Mario: E chi so’, Mennea? Era velocissimo, è sparito dietro un palazzo e non l’ho visto più. (guardando al computer) Che razza di cane sei? A, alano, B, boxer, C, carlino… ammazza, brutto il carlino… poi dice “la grande madre natura”, sei una madre sciagurata se metti al mondo un mostro come il carlino… C, chihuahua… limorté! Natura, tu qui te sei superata! Vabbé, dalmata, doberman, fox terrier, golden retriever… eccolo! Il mio uomo! Vabbè, il mio cane…

Mery: Tu sei sprecato per la banca, tu devi fa’ il cinema, sei uguale a Gil Grissom di CSI. Mario: Greyhound, Levriere inglese a pelo raso. Cane di media taglia. Buona potenzamuscolare e struttura simmetrica; Molto rapido nella corsa, è uno dei cani più veloci del mondo…

Mery: Mi sa che t’ha detto pedalino.

Mary: Eh, ma qui ci sono elencati anche i suoi punti deboli… tié: misure fuori standard,monorchidismo … ci ha pure una palla sola… andatura scorretta, retrotreno difettoso… Mery: Come la Panda mia.

Mario: senti, senti… testa corta, cosce con muscolatura debole, orecchie portate male, ammazza… una critica spietata!

Mery: Wikipedia lo ridicolizza… Mario, tu a sto buffone lo batti!


Mario: (alza lo sguardo sul fratello) Dici?

Mery: A scuola eri il più veloce, ricordi?

Mario: Tra i ragazzini, mica tra i cani.

Mery: Non importa. Quel che conta è cosa vuoi essere tu.

Mario: Quello è il cane più veloce che ci sia, è impossibile per un uomo stargli dietro. Impossibile come volare agitando le braccia o nuotare sott’acqua senza respirare. E’ la sua natura. E non l’ho detto io.

Mery: Ho cambiato idea. La natura non esiste! Esiste solo quello che ti senti dentro tu. Tu

ti senti di acchiapparlo?

Mario: (ci pensa) Si.

Mery: E allora si tenta l’impresa contronatura!

Mario: Ma dai…

Mery: E’ una condizione mentale, ti dico, una convenzione perbenista! E’ la società che ti

vuole più lento di quel cane! Ma tu ti ribellerai alle convenzioni, perché hai una testa

divergente! E quel cane borghese e capitalista… che per convenzione chiameremo

Nasdaq…

Mario: Nasdaq?

Mery: Zitto… soccomberà alla velocità del tuo ego anticonformista e autodeterminato!

Pausa patetica da parte di Mery, pausa di riflessione da parte di Mario.

Mario: Ma va a cagare! (gli affibia una cuscinata)

Mery: Non ti permettere, sai! Non ti permettere! (gli ricambia la cuscinata)

Parte una breve battaglia di cuscini.

Si placano.

Mario: Ci abbiamo quarantacinque anni… che scena brutta.

Mery: Tu sei una scena brutta, io sono ancora un sacco smart. Fai il caffè, va.

Mario: Si. (mentre rientra armeggiando) Mario…

Mery: Si?

Mario: Volevo dirti… io… non voglio sapere come ti guadagni da vivere, non mi importa,

davvero. Ogni persona ha qualcosa che funziona solo per se stesso e non per gli altri…

voglio dire, chi siamo noi per giudicare? Poi, noi siamo stati sempre così diversi, ed è

giusto che…

Mery: Ma tu…


Mario: Eh.

Mery: …sei proprio sicuro che siamo che siamo così diversi?

Mario: Mah, da un punto di vista prettamente genetico…

Mery: Siamo identici, fratello.

Mario: (pausa intensa, si guardano. Poi) Ma speriamo di no!

Mery gli lancia il cuscino che gli era rimasto in mano.

Mery: Stasera vieni con me, così ti faccio vedere dove lavora il tuo fratellino preferito… certo, dovrai avere il vestito adeguato.

Mario: Ho il gessato grigio con cui vado al lavoro.

Mery: Con quello ci seppellisci i pensionati che mandi al fallimento.

Mario: Ah. E’ più un ambiente di lavoro informale…

Mery: Te lo do io il vestito, abbiamo la stessa taglia.

Mario: Si, sulla testa! Wanted!

Mery: (lo prende e glielo tira) A volte è una fortuna avere un gemello da qualche parte…

Mario: E’ una maglietta!

Mery: Eh.

Mario: E’ rosa!

Mery: Si abbina con la barba cacio e pepe.

Mario: (lo gira) C’ha gli elefantini!

Mery: Aho, è la più virile che c’ho! (ne prende un altra) Se no, c’ho le papere.

Mario: Gli elefantini vanno benissimo! Scusa se te lo chiedo così… ex abrupto: ma ‘ndo cazzo lavori?

Mery: Te l’ho detto dove lavoro. A Castel Porziano.

Mario: Ma che veramente fai il bagnino?

Mery: Notturno. Ah, pensavi che scherzassi?

Mario: C’ho sperato.

Mery: Sono un lavoratore atipico. Sai, la flessibilità… co co pro… co co co… sti animaletti qua… ma che sei preoccupato?

Mario: No, anzi… sono curioso… anche di capire, dopo tanto tempo… due gemelli separati

…proprio da un punto di vista scientifico… Mery: Mi fai un regalo?

Mario: Volentieri, Mario. Se posso, mi farebbe veramente piacere…


Mery: Una volta. Una volta sola. Poi, se vuoi, puoi continuare a fare come hai sempre fatto.

Mario: Dimmi.

Mery: Stasera, davanti ai miei amici… non chiamarmi Mario. Sembra il nome di un alimentari.

Mari: E come ti chiamo?

Mery: Mery.

Mario: Il nome di un parrucchiere.

Mery: Il nome mio. Mario non mi ci chiama più nessuno da venti anni.

Mario: Mery?

Mery: Si?

Mario: Mi passeresti i bigodini?

Mery: Che palle! Lo sapevo…

Mario: La fate ancora la permanente? (ridendo. Ride pure Mery)

Mery: Per favore. Te ne sei andato da questa casa a venticinque anni strillandomi… Mario!! E lo dicesti per ferirmi.

Mario: Non è vero. Ti pare che se volevo ferirti ti chiamavo col nome mio?

Mery: Tu lo sei. Sei Mario… dentro.

Mario: Tu no?

Mery: Io, Mario, ho smesso di esserlo quel giorno di venti anni fa.

SCENA 10

Salto temporale. Hanno venticinque anni.

Mery è in piedi sul letto e, come nella prima scena, canta in accappatoio e asciugamano in testa una canzone di Patty Pravo.

Mery: Tu mi fai girar

Tu mi fai girar

Mario: Sto studiando…

Mery: Come fossi una bambola…

Poi mi butti giù

Poi mi butti giù

Mario: Sto studiando…


Mery: Come fossi una bambola

Tu mi fai girar

Mario: … a me, me le fai girare! Sto studiando, domani ho l’esame!

Mery: Che esame è? Del sangue? Delle urine? Ne va della salute? (guarda la copertina del libro) Economia aziendaleeee??? …. Ma levate!!

Mario: Mariooooo!!!! Mario, io non ce la faccio più a vederti così!

Mery: A me lo dici? A me lo dici? Ho fatto di tutto, credimi. L’Aloe vera… l’acqua di rose… la maschera di yogurt al cetriolo! Niente. Ste borsette sotto gli occhi non se ne vanno… Mario: Mario! Mamma non merita questo. Studiare, non hai voluto studiare… stai tutto il giorno con tutte quelle tue amiche femmine… vai in giro vestito che sembri Cristiano Malgioglio che a carnevale vuole travestirsi da Raffaella Carrà ma ha trovato solo il costume da Moira Orfei!

Mery: Embé, che è un offesa? E’ ancora una bella gnocca, Moira Orfei.

Mario: Ma vuoi crescere? Hai venticinque anni, lo vuoi capire? Lo vuoi capire?! Poi, te la

devo dire tutta? Non condivido quello che fai.

Mery: Perché, che faccio?

Mario: Lo sai quello che fai! E’… è… contronatura!

Mery: (ingenuo) Contronatura? Io non sono contro natura, io sono per la natura. Guarda,

se non ci credi! (gli porge una rivista)

Mario: Il National Geographic?

Mery: Sono abbonato. Pure a Gardenia. C’ho il pollice verde.

Mario: Intendevo dire che…

Mery: (brusco) Ma la smettete di parlare a nome della natura? Ma ve l’ha detto la natura

cosa le sta bene e cosa no? Io, se fossi la natura, sai cosa vi direi? Che m’avete rotto!! Ho

previsto il caso della qui presente Mery? Direi di si, visto che esiste! E allora Mery è

secondo natura! (mimando platealmente) Che un uomo voli agitando le braccia è

contronatura, che un uomo stia sott’acqua per un ora senza respirare è contronatura, che

un uomo corra più di un levriere con le scarpe da ginnastica ai piedi è contronatura, … non

che un uomo si innamori di un altro uomo!!

Mario: Abbassa la voce…

Mery: (salendo sul letto) Mamma!

Mario: Sta zitto! …che mamma, che mamma!

Mery: Mammaaaa!


Mario: Mario, se lo fai ti ammazzo!

Mery: Mammaaaaa!!

Mario: Ma non di una morte veloce… una morte molto lenta! (si apre la porta) Mamma! (guardano Mery) Cosa fa Mariolino in piedi sul letto in accappatoio e turbante? (imbarazzo) Ma lo sai che mi stavo chiedendo giusto giusto pure io… Mario, ma… Mery: Mamma. Devo parlarti …

Mario: Ma mica adesso! Mamma sta stirando… mica c’ha tempo da perdere! Vai, mamma, vai pure…

Mery: il figlio che tu volevi…

Mario: Ecco.

Mery: il figlio che tu pensavi…

Mario: Mario…

Mery: che tu progettavi. In realtà è…

Mario: Patty Bravooo!! (applaude isterico) E perché, io? Vediamo se indovini… (imitando)

“Quante volte… ho guardato il cielooo…!”

Mery: Omosessuale.

Mario: (a mezza voce) …non dimenticatemi, eh?

Mery: Sono un uomo che ama un altro uomo. E non mi importa molto di averti deluso.

Mario: (seguendo la madre che scappa dalla stanza) Mamma! (si ferma sulla porta richiusa

-pausa lunghissima, amaro) Almeno te lo ricordi ancora. Mery: (sbottando) Ma che?!!

Mario: Che sei un uomo. Vestito così sembri ‘na sottomarca cinese de Patti Bravo! (silenzio)

Mery: (con rabbia) Pravo!!!

Mario: (con aria di sfida) Grazie! (esce) (rientra) Mario!

SCENA 11

Sono di nuovo adulti

MUSICA: Le freak! – Mario è impalato in un angolo, come se osservasse annoiato la gente ballare. Irrompe Mery.


Mery: (sempre ballando) Che fai?


Mario: (bibita e cannuccia) Vi guardo.

Mery: Perché non balli?

Mario: Vi vedo ridicoli. Siete, ridicoli.

Mery: Sei negativo, lo vedi?

Mario: Che mi hai portato a fare? Sono un pesce fuor d’acqua, cosa c’entro con questa gente, tutti allegri, vestiti con colori sgargianti…

Mery: Effettivamente il tuo umore stona. …ma con l’abbigliamento, Mario mio, che figurino…! (Mario si guarda, in maglietta con gli elefantini) Ti presento qualche amico. Mario: No, no…

Mery: Ragazzi! Venite! Allora, Mario, ti presento Freddy…

Mario: (poco convinto) Piacere, Mario.

Mery: … Giovy…

Mario: Piacere, Mario.

Mery: …Tony…

Mario: Piacere, Mario.

Mery: … e Manuela!

Mario: (visibilmente colpito) … p-p-piacere… Mari!

Mery: Mari?

Mario: Mari. Stamo al mare …Mari!

Mery: Vabbé. Io torno al lavoro, ciao cari. (sottovoce, a Mario) Te sei venduto per un piatto de lenticchie!

Mario: (spingendolo di nascosto) Ma vedi d’annattene… (a Manuela, che guarda dal basso in alto) Manuela… Manuela… un omaggio al grande Culio? No… pardon… non il tuo grande cu… Culio Iglesias! Ricordi? Manuela! L’immenso Culio… no, scusa …che gaffe! E’ che sto un po’ fuori allenamento… (a se stesso) Meno male, questa ride… Ma sei proprio simpatica! Prendiamoci un cocktail, qualcosa di cool… daje! Oh, stasera gira così!

Stacco su Mery

Mery: (rispondendo ad un interlocutore) Chi è quello vestito come Cristiano Malgioglio? E’ mio fratello. E lo so che non sapevate che avevo un fratello, neanche io me lo ricordavo! Si…si… è mooolto simpatico, fa ammazza’ da ride’! Ma veramente dici? Ci assomigliamo? (guardando dalla sua parte) Si. Siamo identici.


Stacco su Mario

Mario: (coinvolto in un trenino, piuttosto su di giri) Te-te te-te te-te… A-E-I-O-U-Ipsilon! (staccandosi e arrivando da Mery) Aaaah …le risate! Erano vent’anni che non mi divertivo così… allora? Salvati tanti bagnanti in pericolo? Mery: In che senso?

Mario: Non fai il bagnino?

Mery: Faccio il Pi Erre!

Mario: Il Prr! Che è? Le pernacchie? Le puzzette?

Mery: (divertito) Sei ubriaco! Che spettacolo meraviglioso…

Mario: Lo avevo capito. Ti pare? Il bagnino notturno era veramente surreale. …invece?

Mery: Organizzo eventi. Ludici … e culturali.

Mario: Questo è quello culturale, chiaramente. Vengo pure a quello ludico, quando è? Senti, Mario. Mery… è strano spiegare… ma erano anni che non mi sentivo così… leggero! E’ proprio vero che voi gay siete più bravi a godervi la vita… ma è vero che siete tutti fans di Mina? Cioè ci sono più fans di Mina o di Madonna? Mery: (divertito) Mario, ma quanti ne hai bevuti?

Mario: Uno, ma mi sa che celava al suo interno una natura molto aggressiva… performante! Approposito, ma perché vi chiamate gaii? Mery: Non vuol dire gaio, è un acronimo: Good As You.

Mario: Gu…?

Mery: E’ inglese, buono come te.

Mario: Ah. Bono come te… ma mai bona come la tua amica Manuela… ammazza che

femmina!

Mery: Femmina?

Mario: Femminona… Una Manuelona … monumentale!

Mery: Mario… ora sarà pure vero che l’uomo usa solo il dieci per cento delle possibilità del suo cervello… ma almeno al dieci… arrivamoce! Mario: In che senso?

Mery: Cioè, scusa… veramente non ti sei accorto che Manuela…

Mario: E’ bona? No, no, me ne sono accorto!

Mery: E’ una drag queen!


Mario: (sconcertato) Tre queen? Vabbé che il cocktail era fortino, ma … erano addirittura tre?

Mery: (abbassando la voce, divertito) Mario, … è un travestito!

Mario: Travestito da che?

Mery: (sbotta) A Mario! (si spegne la musica) ... è ‘n omo! (tutti li guardano, imbarazzo) …sessuale. E in quanto omosessuali… rivendichiamo il nostro diritto… chiaro, no?

Mario: (anche lui abbassando la voce) Ah… è un uomo? (va verso Manuela) …a buciardaaa!

Mery: (imbarazzatissimo) Dee Jay! Avresti quella canzone di Rino Gaetano… Mio fratello è figlio unico??!!

Riparte una musica ballereccia.

SCENA 12

Sono sempre adulti

Entrano nella loro stanza, piuttosto sfatti.

Mery: Che figura di merda! Che vergogna! Davanti a tutti i miei amici… ti rendi conto cosa avranno pensato? Secondo te io con che faccia mi ripresento al prossimo evento? Già li vedo tutti, quando passerò, si daranno tutti di gomito sussurrando: ha un fratello … eterosessuale!!!

Mario: Ma no, chi vuoi che se ne sia accorto… co’ sta maglietta!

Mery: Ti sei messo a giocare a pallone sulla spiaggia…

Mario: Ma dai… tre rigori per uno… io e Manuela!

Mery: Non hai ballato per niente.

Mario: Ho fatto il karaoke.

Mery: Hai cantato Adriano Pappalardo!

Mario: Era Renato Zero.

Mery: Con la voce di Papalardo! “il carrozzone va avanti da seee…”

Mario: I tuoi amici ridevano.

Mery: (cambiando espressione) Anche io. Eri bellissimo, fratellino.

Mario: Ah, ora sono io il fratellino.


Mery: Sei secondogenito, stai muto e sottomesso.

Mario: (va al bagno) Io ci ho pensato. Ma che mi frega a me di entrare in competizione con un cane…

Mery: (infilandosi il pigiama) Ma chi …Nasdaq?

Mario: Se la natura ha previsto così, vuol dire che deve essere così. Chi siamo noi per sovvertire le leggi della natura? Dei rivoluzionari? Dei dissidenti?? Degli eretici??? La natura ha un disegno impareggiabile, perfetto, su cui si reggono le leggi del mondo. Noi non siamo nessuno per contraddire queste norme esistenziali… non possumus! E’ la natura stessa che ha deciso!

Mery: Che i levrieri corrano veloci?

Mario: No. Che leggano Milano Finanza.

Scoppiano a ridere.

Mario: ‘a levriè…

Mario e Mery: … ma vaffanculoooo!

Ridono ancora di gusto.

Mery: Non è che saremo tutti e due contronatura?

Mario: Nessuno di noi è contronatura. Se esistiamo così, vuol dire che la natura ci ha previsto. La natura è con noi.

Mery: (sale in piedi sul letto, enfatico) La natura è con noi!

Insieme: Uh-Uuuuh!

Mario: Vabbé, si son fatte le nove di domenica mattina… (entrando nel letto) a quest’ora

la gente per bene dorme…

Mery: Ma che vai a letto vestito?

Mario: Il pigiama è una convenzione conformista.

Mery: (entrando nel letto) Sei troppo avanti.

Mario: Buongiorno.

Mery: Buongiorno.

(clic – la luce si spegne, buio totale)

(clic – la luce si accende)

Mery: Stavolta facciamo che quando te ne andrai non sarà per venti anni?

Mario: (ci pensa) Stavolta facciamo che quando me ne andrò … farò in modo di tornare

entro le 10 e trenta.

Mery: Perché?


Mario: Perché suona la ricreazione. E potrai ritrovarmi in corridoio.

Mery: (Sorride, poi tira su le coperte) Buonanotte, Mario.

Mario: Umm. (tirando su le coperte) Buonanotte, Mario.

Mery: Daje…

(clic – la luce si spegne, buio totale. Piano piano si alza la luce sui poster nelle pareti di entrambi)

FINE