Il buon Silvestro

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IL BUON SILVESTRO

IL BUON SILVESTRO

Commedia in tre atti

di GINO SAVIOTTI

PERSONAGGI

SILVESTRO

GRAZIELLA

MADDALENA

GAETANINO

ERSILIA

BRUNO

LA SIGNORA ROSA

IL DOTTORE

LA MAMMA DI ERSILIA

IL BABBO DI GAETANINO

UNA ZITTELLA

UNA DONNA DI MEZZA ETA’

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

 Una sala da pranzo borghese e antiquata. Da una parte un divano-letto; dall'altra, in primo piano, un uscio che dà in cucina, e in secondo piano una grande vetrata che si apre sopra un terrazzo fiorito. La comune in fondo. Quando si apre, si vede un pianerottolo di scala con una ringhiera ed alcuni gradini.

SCENA PRIMA Maddalena sola

Maddalena                    - (vecchia brontolona, scontrosa, irascibile, ma di cuore. E' alla vetrata che scuote un tappetino e parla forte con qualcuno nel cortile) O lei, perché lascia la carne sulla: finestra? L'ho .avvertita tante volte, di starci attenta! Anche in casa non si salva nulla! Glielo dico sempre, a quel... buono a nulla del signor Silvestro: quella gatta sarà la no­stra rovina!... E' una vergogna! (di scatto, indicando col dito) Eccola là, guardi!... Ora t'accomodo io! (cerca nella stanza qualche oggetto da tirare alla gatta, afferra un grosso vaso con dei fiori ormai secchi e fa per lan­ciarlo; ma ci ripensa, si trattiene, e si limita a gridare, rivolta al cortile) Brutta assassina

SCENA SECONDA Maddalena - Gaetano

Gaetano                        - (è un giovanotto timido come un ra­gazzo, vestito goffamente. Entrato mentre la vecchia urlava si ferma sull'uscio, impaurito. Conciliante) Con chi ce l'avete, Madda­lena? (complimentoso) Buona sera a voi!

Maddalena                    - (sussulta) Ah, siete voi? Pote­vate anche bussare!

Gaetano                        - La porta era aperta... E le altre volte... (c. s.) Buona sera a voi!

Maddalena                    - Le altre volte! le altre volte!... (rabbiosa) Lo so io con chi ce l'ho!

Gaetano                        - (c. s.) Buona sera a voi!

Maddalena                    - (spazientita) A voi! a voi!... Ce l'ho con Caterina; anzi, col mio padrone. Sì, la colpa è tutta sua!

Gaetano                        - Il signor Silvestro? (con altra vo­ce) Non è tornato ancora dall'Ufficio? Vo­levo...

Maddalena                    - (continuando) Quella Caterina è una svergognata! Gli farà litigare, a quel bon omo del signor Silvestro, con tutti gli inqui­lini... Bisogna decidersi...

Gaetano                        - A che fare?

Maddalena                    - Ad ammazzarla!

Gaetano                        - Ammazzarla! ! ? ?

Maddalena                    - Eh, ce n'è tante, a questo mon­do, specialmente femmine! (Gaetano è inor­ridito) Una gatta più, una meno...

Gaetano                        - (respirando) Ah! è una gatta!

Maddalena                    - (sprezzante) E cosa volete, che Caterina sia un gatto? Magari, se fosse stato un patto! sarebbe un altro paio di maniche!. glielo facevo io, quel servizio!

Gaetano                        - Che servizio?

Maddalena                    - Voi non capite mai niente! (pausa). Dopo, diventano quieti come agnellini, ingrassano, fanno il pelo lucido che è una bellezza! (con altra voce) Ma voi. cosa siete venuto a fare?... (forte, ironica) Ho capito! La solita buffonata... Credete che non sap­pia?... Possibile che non siete capace da voi? Che ve la debba scrivere un altro, la lettera alla morosa? Quel pover'uomo del mio pa­drone, poi!... Se, per conto suo, scommet­to che non ne ha scritto mai nemmeno una!

Gaetano                        - (con ammirazione) E' tanto bravo! E' stato al Seminario!!

Maddalena                    - (ironica) Sì, eh? Le sa trovare le paroline dolci, che fanno andare in brodo di giuggiole le smorfiose?... Uhm! ci credo poco. Se non pare neanche un uomo!

Gaetano                        - (ingenuo) Non pare un uomo?!

 Maddalena                   - (squadrandolo, canzonatoria) Gaetanino, quanti anni avete?

Gaetano                        - Ventidue... (correggendosi subito) No, ci mancano tre mesi. Anzi: due mesi e venti giorni, e... mezzo, (pudico) Sono nato proprio il giorno dell'Ascensione.

Maddalena                    - (c. s.) Guarda!... E lei?

Gaetano                        - Chi, lei?

Maddalena                    - Su, non fate l'indiano! La cono­sco; l'Ersilia!... Avete proprio intenzione di sposarla?

Gaetano                        - Se lei mi vorrà!...

Maddalena                    - Vi vorrà di certo!

Gaetano                        - (felice) Credete, Maddalena?! Dav­vero?

Maddalena                    - L'Ersilia? Vorrei vedere... Do­ve lo trova un marito come voi? (Gaetano è raggiante. Pausa). Siete tanto minchione!

Una voce di donna dal cortile           - Maddalena! o Maddalena!

Maddalena                    - (corre alla finestra) Sora Rosa! Cos'è successo?

La voce della signora Rosa    - Una novità gros­sa! Ma forte non ve la posso dire. Venite su!

Maddalena                    - Più tardi vengo: appena è tor­nato il signor Silvestro... Di che si tratta?

La sora Rosa                 - Ve lo dirò dopo... C'è qual­cuno che... Sentirete!

Maddalena                    - Ah! ho capito; appena posso, scappo di sopra!

La sora Rosa                 - V'assicuro che merita!... (forte) Oli, eccolo che arriva, il vostro padrone! (Con altro tono, salutando) Signor Silvestro, buona sera! Oh! Ha ricomprato la chitarra? Si sta freschi!

Maddalena                    - (rientrando) Un'altra chitarra? Sant'Antonio benedetto! una ne fa, una ne pensa! (Va all'uscio, lo spalanca, si affaccia al pianerottolo, rientra subito) La chitarra?! E' meglio che non la veda! (Fa per andare in cucina. Sul pianerottolo appare Silvestro con la chitarra a tracolla. Aria esultante).

 SCENA TERZA Maddalena, Gaetano e Silvestro

Silvestro                        - (si ferma sul pianerottolo, assume una posa da cantastorie, fa un accordo sulla chitarra, e attacca subito, con voce esagera­tamente dolce, una canzonetta popolare. Pro­lunga la nota finale, con gesto da gran tenore, avanzandosi fino al centro della stan­za. Quando ha finito, s'inchina varie volte come se salutasse un pubblico plaudente).

Maddalena                    - (ironica) E' allegro, eh? stasera! anche lei sente la primavera e miagola, come i gatti! (Ha staccato da un chiodo una vec­chia cappa da casa e la porge a Silvestro, che intanto ha posato la chitarra).

Silvestro                        - (allegro, rumoroso) Sì, come i gat­ti! Non sono un bel gattone? (Facendo il buffone) Bello no, ma simpatico!

Maddalena                    - (reggendo la cappa, per invitare Sil­vestro a infilarla) Venga qua, la finisca! Invece di dire delle buffonate, potrebbe pen­sare a quella sporcacciona di Caterina!...

Silvestro                        - Caterina? Cosa ha fatto?... Dov'è la mia Catèra?

Maddalena                    - Ha rubato un'altra volta la car­ne a quelli del pianterreno, che non la fini­vano più di strillare! Ed è un continuo scan­dalo, in cortile!...

Silvestro                        - (con severità buffonesca calcando le rime delle parole) O Catèra! sei un'e­tèra! (Dà la mano a Gaetano) Buona sera!

Maddalena                    - Io me ne vado, se no scoppio!

Silvestro                        - (c. s.) Prendi l'oppio!

Maddalena                    - E' un'indecenza! la finisca! (Gli getta ai piedi le pantofole. Furiosa) Crede d'esser nato ieri, di aver vent'anni, come quel coso lì?! Ha passato ormai i cinquanta, è vecchio!

Silvestro                        - (improvvisamente serio) Sì avete ragione. (Si siede, pausa). E' che, vedete, Maddalena, forse non sono mai stato giova­ne... (Forte) E adesso, mi ribolle!... Dico sul serio. Caterina non è una gatta... è una donna!... (mezzo scherzoso e mezzo serio) Ha gli occhi di una signora del mio paese, che abitava accanto a me quando ero ragazzo: qualche volta la vedevo in casa, perché ruz­zavo col suo figliolo... Era bianca, slanciata, con certe mosse... Come Caterina! (forte) Caterina è una signora lussuriosa. E' Cleopa­tra! (Allegro) La sapete la storia di Cleopa­tra? E' un po' sporchetta, ma ve la racconto..

Maddalena                    - Manicomio! Io vado!

Silvestro                        - (forte) Sì, brava! cominciate voi, avviatevi!

Maddalena                    - (stupita) Dove?

Silvestro                        - Al manicomio! (Ride).

Maddalena                    - (alza le spalle e si avvia verso il fondo).

Gaetano                        - (ingenuo) ™ Tanti saluti alla signora Rosa!

Silvestro                        - La signora Rosa?

Maddalena                    - (subito) Niente, niente, non gli dia retta! (A Gaetano, con una smorfia) Stu­pido! (Esce).

SCENA QUARTA Silvestro e Gaetano

Silvestro                        - (guardando l'uscio, forte) Mad­dalena... pentita!... (A Gaetano) Pensare che una volta, anche lèi era giovane e bel­la!... Brutta cosa, la vecchiaia!... Qualcuno ha fatto delle pazzie per lei, me l'hanno rac­contato. Mi par di vederla... a far l'amore! (Ride). Del resto, è buona: ha un cuore gran­de così. L'altro anno, quando fui malato... se non c'era lei!... Ero solo come un cane ro­gnoso... Anche Cleopatra; no, Caterina, mi aveva abbandonato! (Forte, allegro) Ah, tra­ditrice indegna! (Va alla finestra) Che bella serata! C'è un odore... (fiuta) di gelsomini... Quante coppie ho incontrato, tornando a ca­sa!... (Canterella)

Aria 'e giardine... 'nu filo 'e voce...

                                      - (S'interrompe un momento per chièdere a Gaetano) E tu, eh? la tua Ersilia? è bella, eh? Le vuoi bene?... (Poi riattacca subito a cantare, continuando) ... stu core ardente che ride e chiagne e vò sempre canta! (resta assorto).

Gaetano                        - Sono qua per quel piacere...

Silvestro                        - (scotendosi) Lo so!... Ed ho già pensato a te. Guarda! (Leva dalla tasca un foglio) In Ufficio, invece di lavorare, ho but­tato giù qualche frase per te... per l'Ersilia. Ero in vena! Sono belle... Se il capo ufficio mi scopriva, e leggeva, stavo fresco!... Senti: (Leggendo) « Che cosa ho nel cuore quest'oggi? C'è come un tremolio, una musica!... Il tremolio dei tuoi occhi, la musica dei tuoi baci... ».

Gaetano                        - (interrompendolo) Ma io non glie­ne ho dati mai. dei baci, all'Ersilia...

Silvestro                        - Non importa! E' un « tropo »... Sì, una figura retorica, un modo di dire. Glie­li darai... (Leggendo) « Oh! i tuoi baci, Er­silia! Quanti, guanti te ne vorrei dare, in questa dolce serata, mentre gli alberi stormi­scono, mentre cantano gli uccellini... ».

Gaetano                        - Non cantano mica, gli uccellini! Sente che silenzio?...

Silvestro                        - Pare a te che non cantino. Io li sento, (comincia a suonare un pianoforte, nel silenzio, mentre si la lentamente buio).

Silvestro                        - (ascoltando il suono) E' la signo­rina del primo piano... Suona bene! (Pausa) Dimmi; come credi che sia, quella che suo­na? Giovane? bella?

Gaetano                        - Non l'ho mai vista... E lei?

Silvestro                        - Sì, la conosco. Ma come ti crede­resti che sia, a sentire questa musica? Bella?

Gaetano                        - Certo...

Silvestro                        - Giovane?

Gaetano                        - Giovane, sì.

Silvestro                        - Invece no! E' vecchia. Una vec­chia signorina... brutta! (Con altra voce) Nessuno l'ha mai guardata, forse... (Forte) Ma il suo cuore, senti? è giovane, è bello. Piange, perché nessuno se ne accorge. Senti come piange?

Gaetano                        - Mi pare che suoni il Trovatore!

Silvestro                        - Non capisci niente! (Il pianoforte tace. Pausa),

Gaetano                        - Dunque, la lettera all'Ersilia?: il babbo ha detto di sì. Per la Madonna d'Ago­sto ci possiamo sposare: basta che l'Ersilia voglia! Il principale è contento di me!.. que­st'altro mese mi aumenta la paga... Gliel'ho mandato a dire, all'Ersilia; ma adesso gli vo­glio scrivere due paroline: ma anche più bel­le delle sue!

Silvestro                        - (offeso) Più belle di queste? (Ri­leggendo) « Oh! i tuoi baci, Ersilia! Quanti, quanti te ne vorrei dare! ». (riattacca il pia­noforte).

Gaetano                        - Sì, è bello. Ma io vorrei dire di più: qualche altra cosa... E' che sono ignorante, e... le parole...

Silvestro                        - Più belle di queste? (mettendosi a sedere ai tavolino, e tirando fuori dal cas­setto carta_ penna e calamaio) Ora cerchiamo insieme... Vedrai che bella lettera. L'Ersilia, le verranno le lagrime agli occhi, quando la leggerà. Be', che cosa volevi scriverle?

Gaetano                        - Adesso non lo so più!... era una cosa... una cosa...

Silvestro                        - (come tra se) Anch'io avevo una idea, ma mi è andata via... (D'un tratto) For­tunato te! avrai la tua donna, la tua fami­glia... avrete dei bambini... due, tre bam­bini!

Gaetano                        - (allegro) Ecco, ho trovato!... Sa che cosa ci deve mettere? Sì, ecco!... ci met­ta, grosso, grosso: « Io ti amo, Ersilia!... ». Bello, no? (Pausa. Si fa sempre più buio. Il pianoforte tace).

Silvestro                        - I bambini sono la mia passione. (con uno scatto improvviso) Sei uno stupido. Sì, uno stupido!... Se fossi in te, non mi ac­contenterei di scrivere, all'Ersilia!... l'andrei a cercare, in questa bella sera; e si andrebbe tutti e due stretti stretti, a braccetto, per le strade lontane, quelle dove non ci passa nes­suno, e tutte le case hanno le finestre chiuse... (forte) Che minchione sei tu!... (dolcemen­te) E tante cose le direi, all'orecchio, tra i capelli! Starei a sentire battere il suo cuore contro il mio!... Hai paura?

Gaetano                        - Come farei a parlare? E se l'Ersilia non mi domanda niente?

Silvestro                        - C'è bisogno di parlare? (Ridendo) Sai la storia di quella moglie furba che aveva il marito muto, e tutti la canzonavano e la cre­devano infelice? Intanto, i giovinotti del pae­se le giravano intorno, e lei... nulla! « Oh! com'è possibile         - le dicevano   - che voi, con quel mezzo grullo che non può neanche par­lare... ». « Non può parlare - rispose lei un giorno, infastidita - ma c'è tanti modi per spiegarsi! (Ride allegramente) Hai capito? hai capito?... C'è tanti modi per spiegar­si!»... (forte) Va', va' dall'Ersilia!

Gaetano                        - A quest'ora... è a casa!

Silvestro                        - Corri sotto le sue finestre: getta . un sassolino contro i vetri; canta: « Affaccia­ti. Canili, che l'aria è doce!... ». Certo si affaccerà! Vedrai luccicare i suoi occhi alla luce del fanale... Coglierà un garofano, telo getterà, dopo averlo baciato... Allora tu, lun­go il muro, ti leverai in punta di piedi e le dirai, come un soffio: «Ersilia! vieni, vieni giù, che il cuore mi batte forte forte! scen­di!.. (Con calore) Vacci! cosa stai a perdere il tempo qui. a scrivere? Se avessi la tua età! Pensa; sarà la tua donna, la mamma dei tuoi bambini!

Gaetano                        - Se ci venisse anche lei, con me? Così, solo, solo...

Silvestro                        - Scioccone! sarete in due! (Pausa) Be', andiamo, io ti seguirò da lontano, ti farò coraggio... ti suggerirò le parole, come nel « Girano » (Recitando con enfasi) « Che cosa è un bacio? Un'apostrofe rosa messa tra le parole « t'amo »...

Gaetano                        - (stupidissimo, interrompendolo) Una rosa? Le devo dare una rosa?

Silvestro                        - (continuando senza badargli) «... una promessa fatta un po' più da vi­cino... ».

Gaetano                        - Da vicino io mi vergogno!...

Silvestro                        - Quando lei scenderà giù, mi na­sconderò dietro le colonne del portone, vi guarderò andare tutti e due, scomparire all'angolo della strada... stretti stretti... Allora sarò contento; sì, contento! me ne tornerò a casa tutto allegro, cantando! (Comicamente) Altro che « emarginare pratiche », all'Ufficio! questo sì, è un bel mestiere! (Ride. Pausa). (A poco a poco si è fatto quasi buio) La sai quella storia della ragazza e dell'accordatore di pianoforti? No?... te la racconto! Ah! è buffa! (ride, siede). Dunque, stai a sentire: « In un palazzo, al primo piano ci stava una bellissima signora, con una cameriera che era più bella di lei; un bocconcino di Dio!... Sta bene attento! Al secondo piano, invece... (L'uscio di fondo si spalanca improvvisamen­te. Appare la vecchia tutta sconvolta).

SCENA QUINTA Silvestro, Gaetano, Maddalena, Graziella

Maddalena                    - Gesummaria!! aiuto!!!... Presto, un lume! (con ira) Siete al buio, come le tal­pe! (Gira la chiavetta dell'urtàca lampadina elettrica, che pende nel mezzo della stanza; la scena si illumina pochissimo).

Silvestro e Gaetano       - Cosa c'è? Cos'è suc­cesso?

Maddalena                    - Per le scale! un lume! aiutatemi! Una morta! !

Silvestro                        - Una morta?! (Ha strofinato dei fiammiferi ed acceso una candela. Si avvia al fondo. Si vede nel pianerottolo una giovane donna svenuta sui gradini)

Maddalena                    - Madonna santa! Presto. Gaetano, alziamola!... Forse, è svenuta soltanto... Su, forza! (La prendono in due, la portano in casa. Silvestro continua a far lume con la can­dela, pallido e sbigottito). Sgombrate il sofà! Bisogna metterla sul sofà! darle acqua e ace­to! Aspettate, vado io! Ci vorrà un dottore! (Corre in cucina).

Silvestro                        - (dopo un silenzio) E' viva?

Gaetano                        - Sì, respira. Ha mandato un gemito! Si deve essere avvelenata...

Maddalena                    - (ritorna, con l'acqua; sinceramente premurosa) Avvelenata?! Madonna santa! (Spruzza l'acqua, sul viso della svenuta, che si muove un po') E' viva! Dio sia lodato! Ma deve stare molto male! Ci vuole il medico! (a Silvestro) Lei, che cosa fa lì, con quella candela in mano! Bisogna cercare un medico! Se si fosse avvelenata davvero? (Silvestro posa il lume, restando da una parte come im­bambolato).

Gaetano                        - Non ce n'è uno qui di faccia? lo conosco! Forse a quest'ora è tornato a casa... Che ore saranno? Saranno le sette? (Metico­loso) forse non sono ancora suonate le sette...

Maddalena                    - (sbuffando) E andate a vedere, chiamatelo! Se non è in casa, correte alla far­macia, in piazza. Qualche dottore c'è sempre, a chiacchierare! (Gaetano cerca il cappello; con uno scatto d'ira) E andate senza cappello; accidenti! Lo troverete dopo! Anche il cap­pello!

Gaetano                        - (spaventato) Vado subito! (p. p. in fretta, pur cercando con gli occhi il cappello. Finalmente lo vede, torna indietro, lo afferra, scappa).

Maddalena                    - (sempre affannata) Ero salita su un momento dalla sora Rosa; tornavo giù per­le scale... (Con uno scatto) Sono sempre al buio! Un altro po' cado! ci ho inciampato; mi sono retta per miracolo! (Di scatto) Zitto! rinviene! (spruzza l'acqua alla svenuta) Su, su, coraggio! siamo noi! (la donna si lamen­ta) Ecco! ecco! sta meglio! ...

Silvestro                        - (scuotendosi dal suo torpore e avvici­nandosi) Signora!...

Maddalena                    - Macché signora! Non vede che è quasi una bambina? (Scopre il volto della sve­nuta) Poveretta! trema tutta... è ghiacciata come il marmo! Venisse presto il dottore!

Silvestro                        - (quasi tra se) Com'è giovane...

Maddalena                    - Ci vorrà qualcosa di caldo... un po' di caffè... Stia qui lei. Le bagni un po' la fronte... (Porge il bicchiere) Io metto il caffè al fuoco (Avviandosi in cucina) Speriamo che quel cretino riesca a trovare il dottore: ma ci credo poco! (Esce).

Silvestro                        - (rimane solo con la fanciulla. Goffa­mente le spruzza l'acqua sul viso) Signo­rina... signorina! Le è successo qualche cosa?

Maddalena                    - (rientrando) Bella domanda! Se non le fosse successo nulla, sarebbe lì, mezza morta? (va all'uscio della scala) E quello là, che non si vede! Lo dicevo, io! Non ci si può fidare di niente! (Ascolta) Ah! eccoli! Gesù ti ringrazio!

SCENA SESTA Gaetano, il Dottore e detti.

Gaetano                        - E' permesso?

Maddalena                    - (impaziente) Avanti, avanti, quante storie!... Oh! signor dottore!

Dottore                         - (alquanto vecchio, flemmatico) Che cosa c'è, dunque?

Maddalena                    - Una povera ragazzina svenuta... l'abbiamo trovata per le scale...

Dottore                         - So, so (accennando Gaetano) Mi ha detto. Benissimo! Vediamo. (Va al divano, ta­sta il polso, ecc. Silenzio generale, pieno di ansia) Polso debolissimo... niente febbre Macché, nessun sintomo di avvelenamento! (Maddalena dà un gran respiro ed esclama: « Gesù ti ringrazio! »). (// dottore continua, scopre le palpebre) Anemia!... (tira fuori una fialetta, la mette sotto il naso della ragazza) Cosa d,a poco! Ora rinviene. Che ci sia di mez­zo qualche marmocchio? (la ragazza si scuote. Movimento generale. Apre gli occhi, resta fis­sa qualche istante).

Maddalena                    - Ecco, ecco, ha aperto gli occhi! Coraggio, figliuola mia; su, coraggio! (la ra­gazza chiude gli occhi, ricade giù).

Dottore                         - Non è niente (consegna la fialetta a Maddalena) Continuate voi a farle annusare... Io intanto spedirò una ricetta. Poche gocce d'un antisterico, una cosa qualunque. Gliela darete in un po' d'acqua, o magari di caffè. Non è niente! Domattina tornerò, e se sarà il caso, faremo la denuncia. Ma non ce ne sarà bisogno!

Maddalena                    - Domattina?

Dottore                         - Sì, sì, per ora non c'è che il riposo... Riposo.

Silvestro                        - Deve... restare qui?!

Dottore                         - Si può telefonare all'Assistenza. La porteranno all'ospedale; ma se non vi distur­ba... E' proprio una sciocchezza! Forse è que­stione di un'ora poco più. (a Maddalena che continua ad assistere la fanciulla) Andiamo meglio?

Maddalena                    - Sì, sì: ha dato un gran respiro: mi ha preso la mano... Poverina!... Ora respi­ra calma!

Dottore                         - Ecco, vedete? Lasciatela così; sono certo che tra un'ora sarà in grado di muover­si, se ne andrà da sé; l'accompagnerete a casa sua. Del resto, se c'è bisogno dell'opera mia, sono qui di fronte. Per questa sera, salvo ac­cidenti, non ho altre visite... (riprende il pol­so dell'ammalata) Oh! andiamo molto bene! (paterno) Coraggio, bella figliuola! (guardandola tra se) Eh! non c'è dubbio!

Maddalena                    - (pronta, ansiosa) Che cosa?

Dottore                         - Niente, una supposizione... Vedre­mo!... Ecco la ricetta (porge un foglietto a Maddalena) e... buona notte!

Maddalena                    - Accompagnate il signor dottore, Gaetano.

Dottore                         - Grazie, non importa. Vado solo.

Gaetano                        - Eh, tanto devo,uscire, è tardi! Tor­nerò domani... Buona sera a tutti!... Buona notte, signor Silvestro! (esce col dottore).-

 SCENA SETTIMA Silvestro Maddalena, Graziella

Maddalena                    - (si dirige verso la cucina, in punta di piedi, premurosa. Esce).

Silvestro                        - (è rimasto da una parte, come incan­tato, a fissare la ragazza svenuta. Alla fine si muove, fa qualche passo. Si avvicina alla chitarra e dà una strappata alle corde).

Maddalena                    - (rientrando) Mah! è pazzo?!

Silvestro                        - (si scuote come se ritornasse in se, si allontana dalla chitarra, va alla finestra, la chiude, poi la riapre. Vorrebbe avvicinarsi al divano che lo attira, ma non ha il coraggio. Con voce afona, quasi tra se) Resterà qui tutta la notte...

Maddalena                    - Forse non ce n'è bisogno... Ha sentito il dottore?... Del resto, poco male; ci sono qua io. Dormirò sulla poltrona. Lei può andare tranquillamente in camera sua, e dor­mire quanto vuole!...

Silvestro                        - Oh, no; non importa; non avrò sonno! (alla finestra) Che bella serata! C'è la luna...

Maddalena                    - Vada in farmacia a far fare quel­la roba... No! ci vado io; faccio più presto.

Silvestro                        - (sgomento) Mi lasciate qui solo?!

Maddalena                    - Cos'ha, paura? Dorme... non ha più bisogno di nulla. Di là c'è il caffè pronto. Se si sveglia... E c'è anche la sua cena: man­gi. Torno subito! (si avvia).

Silvestro                        - Oh, non ho fame!

Maddalena                    - Non faccia storie! Mangi!... se no poi, fa male; gli viene il dolor di stoma­co, e chi ci va di mezzo, sono io! Uh! che pa­zienza! (esce).

SCENA OTTAVA Silvestro - Graziella

Silvestro                        - (rimane un istante in silenzio, poi ri­comincia a muoversi coinè prima, smemorato. Trovandosi vicino alla chitarra, fa per ri­prenderla, ma subito ritira le numi. D'un tratto la fanciulla geme, poi si mette a pian­gere. Sgomento) Oh Dio! piange! (avvi­cinandosi al sofà) No! no! non piange!... Signorina! Vuole il caffè?... Dio mio! Ora come faccio? (la fanciulla torna ad assopirsi. Un raggio di luna la investe', Silvestro è pres­so di lei. Resta a lungo in adorazione, con un sorriso di beatitudine, mormora tra se) Che bei capelli! (fa,l'atto dì accarezzarli, ma si trattiene. Il pianoforte riprende a suo­nare. Pausa. Dolcemente) Come è bella!

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

La stessa scena del primo atto. Un mattino di maggio. E' domenica.

SCENA PRIMA Maddalena, sora Rosa, due donne di mezz'età

Maddalena                    - (inquieta) Per carità, gora Rosa, non mi stia anche lei a fare arrabbiare!... Le pare vita, questa? Sono dieci giorni che la ca­sa è diventata un inferno!... Cosa da poco?... Vorrei vedere lei!... scoppierebbe dopo una ora!... (ironica) Tanto, è poco paziente, lei! (con forza) Inutile, me ne vado! Vado via! Del resto, in città non mi ci posso più vedere! Troppa gente, troppa confusione!

Sora Rosa                      - (una vecchietta vestita con qualche pretesa: vero tipo dell'intrigante pinzochera) Io l'ho sempre detto, che era mezzo matto!

Maddalena                    - Da quella maledetta sera...

Sora Rosa                      - Anche prima!... Tutte quelle sto­rie con la gatta? E la notte, che qualche volta s'alzava e si metteva alla finestra, a canta­re?... Un giorno - ve lo dissi - l'ho visto piangere come un bambino... per una scioc­chezza! La volete raccontare a me?

Maddalena                    - (pronta alla difesa) E' che è buono di cuore... Non si può avere l'idea di come è buo­no! S'impressiona di nul­la... E quante premure aveva per me! (con rab­bia) Ma da quella maledet­ta sera!

Sora Rosa                      - Scusate se ve lo dico, Maddalena; ma se fossi stata io, non l'avrei lasciata andare via, senza sapere, così!... Almeno, doveva dire chi era, dove stava; già per me è una « cocotta »! Se fossi in voi, farei benedire la casa!

Maddalena                    - Non gliel'ho detto, che io ero uscita in­contro al lattaio, la matti­na presto, quando andò via?!... E' stato lui, che non ha saputo, che l'ha lasciata andare!... E adesso, valla a ripescare! In una città così grande!...

Sora Rosa                      - Ah! quanto pagherei, per sapere! buona. Lì, c'è sotto un mistero!...

Maddalena                    - (benevola) Aveva una faccia di

cosi giovane!

Una voce di donna       - (di dentro) E' permesso? (entra con grande premura una vecchia zitella) C'è qualche novità?! S'è ritrovata?

Sora Rosa                      - No...

Maddalena                    - C'è che io me ne vado...

La Zittella                     - Come? V'ha licenziata?

Maddalena                    - Già! (subito correggendosi) No! Lui l'ha detto per dire, in un momento di rabbia. Non si riconosce più, gli è entrato il diavolo in corpo, da quella maledetta sera! Ma io vado via sul serio... vado al mio pae­se!... se mi vorrà, mi verrà a cercare... quan­do gli sarà tornato il cervello a posto!

La Zittella                     - Ma che cosa fa?

Maddalena                    - E' rabbioso, brontolone... Lui che era sempre allegro! Trova tutto mal fatto: là minestra salata, la pietanza troppo cotta... Vi pare che io ci possa resistere?!...

La Zitella                      - Dov'è, adesso!?

Maddalena                    - E' fuori: la domenica fa la spe­sa lui... (sospira) Almeno speriamo che sia andato alla messa!

Un'altra donna              - (entrando come una bomba) Ah, che fortuna! siete tutte qui? (a gran voce) L'ho veduta! sapete che l'ho veduta?

Tutte le altre                  - (insieme) Veduta?! Lei?! La «cocotta»?! (le si stringono attorno cu­riosissime) Racconta! Dov'era?

La donna                       - Aspettate un momento! Sì, torna­vo dalla spesa... l'ho incontrata per le scale... (movimento generale).

Tutte                             - (insieme) Per le scale?...

La donna                       - Sì!... (forte) Ah, com'è brutta! come è brutta!

Tutte                             - (insieme) Brutta, lei? Davvero? Lo dicevo io!

La donna                       - Ma sì, avrà cinquant'anni!! Grassa così...

Maddalena                    - (crollando le spalle) Siete pazza! Se era una ragazzina magra, magra... Avrà avuto vent'anni!

La donna                       - Chi? Lei? La « cocotta » del terzo piano? Quella che è arrivata giovedì? (pro­teste generali. Parlano tutte in una volta).

Maddalena - La Zittella - Sora Rosa             - Mac­ché cocotte! Noi si diceva la ragazza di quella sera! La ragazza svenuta sulle scale!

Maddalena                    - Andate al diavolo!

La donna                       - (confusa) E io, cosa sapevo?... Non volevate sapere della nuova inquilina? Era­vate tutte curiose!...

Tutte                             - (insieme. Offese) Noi curiose? Se non c'impacciamo di nulla, noi! Chi bada mai ai fatti degli altri?

Maddalena                    - (che ha dato un'occhiata alla fine­stra) Oh, eccolo!... Per carità, andate via! Fuori tutte! C'è da sentire!... Via! Via! (le donne escono in fretta, con qualche parola. Maddalena si ricompone; finge di spolverare. Aria severa. Pausa).

SCENA SECONDA Maddalena - Silvestro

Silvestro                        - (entra adagio, con gravità. Ha in mano un grosso fagotto con la spesa. Attra­versa la scena entra in cucina, deposita il fagotto e ritorna subito. Maddalena finge di non vederlo. Silvestro tossisce. Maddalena non sì volta).

Silvestro                        - Che cosa fate?

Maddalena                    - Preparo la mia roba... (ironica) Faccio fagotto... (forte) Vado via!

 Silvestro                       - Uff! Che pazienza ci vuole! (si to­glie il cappello. Siede) Maddalena, siete vecchia!

Maddalena                    - Lei pensi per sé!... Se mi ha li­cenziata lei!

Silvestro                        - Non me ne ricordo neanche. Scioc­chezze!... Siete vecchia! siete vecchia! (scherzoso) E sapete che cosa bisognerebbe fare, quando siamo vecchi? Legarci una pie­tra al collo e...

Maddalena                    - (frenandosi) E' meglio che me ne vada! (si dirige in cucina. Sull'uscio si vol­ta) Anche se mi pregasse in ginocchio non resterei!... Lei, in dieci giorni, è diventato un altro!

Silvestro                        - (balza in piedi, severissimo) Non dite sciocchezze!

Maddalena                    - (fingendo di aver paura) Eh, che furia! Gesummaria! Ho offeso qualcuno?

Silvestro                        - State diventando pazza!

Maddalena                    - Pazza io? Lei piuttosto!... (con rabbia) Da quella sera; sì! da quella sera! Pazzo da legare!...

Silvestro                        - (si frena a stento. Cerca di ritrovare l'antica gaiezza, senza riuscirvi) Va', va' in convento, Ofelia! Va' in convento!... Fat­ti monaca!...

Maddalena                    - Me ne vado! Non vedo l'ora di andare via! (entra di furia in cucina).

Silvestro                        - (le grida dietro) Il fagotto della spesa è sul tavolino!

SCENA TERZA Silvestro - poi Maddalena

Silvestro                        - (calcando le parole, a se stesso) , Io sono assolutamente quello di prima. Non è successo nulla!... (si guarda ad uno spec­chio) Sempre la stessa faccia... (comicamen­te) Non bello, ma simpatico!... (Pausa. Si av­vicina alla finestra, dov'è appesa una gabbia con un canarino) E tu? Cantavi tanto bene!... Cosa aspetti? Sta per venire fuori il sole, non vedi? scimunito! (cerca di dare brio all'uc­cellino, con qualche verso. Va poi all'uscio di cucina, e dice forte, con ostentata, allegria) Maddalena! sapete cosa bisognerebbe fare... quando siamo vecchi?... (ride. Si mette a bal­bettare, canticchiando, finche, si trova davanti alla chitarra appesa al muro) Anche tu. hai smesso di cantare? Viene fuori il sole! (stac­ca la chitarra: tenta un accordo) Ti ricordi quella canzone?... Come faceva?... Quella ro­manza che cantava sempre la Luigina, laggiù?

                                      - (siede) Ne son passati degli anni! (con calo­re) Oh, era bella la Luigina! Pezzo di figliuo­la! (prova un motivo) No, non è questo! Era una romanza del Tosti, mi pare... (prova an­cora) Ecco, così!... No, è così, (piano, pia­no ritrova Varia ed alcune parole; incomin­cia a cantare t sostituendo un mugolio alle frasi che non ricorda) « So che se giungi... im­pallidisco... e tremo... nnnnn... e parmi di morir!... So che... nnnn... un affanno su­premo... la man mi trema... ».

Maddalena                    - (è apparsa dalla cucina, in abito... da viaggio. Lo guarda un po' tentennando la testa, poi si avvia verso il fondo).

Silvestro                        - (s'interrompe) Dove andate?

Maddalena                    - (brusca) A salutare la signora Rosa.

Silvestro                        - Sicché ve ne volete proprio an­dare?

Maddalena                    - Non sono una burattina, io!

Silvestro                        - (cercando di scherzare) Venite qua, smettetela! Vi racconto una storiella...

Maddalena                    - (scrolla le spalle, sbuffa, riprende ad avviarsi).

Silvestro                        - (continuando) ... da ridere! Sa­pete la storia dell'ortolano e del somaro?

Maddalena                    - (esce bofonchiando).

Silvestro                        - (riprendendo a suonare; con voce ca­vernosa), « Se amore è onesto... assai somiglia al pianto!... » (s'interrompe e resta assorto. A se stesso) Animale! (si dà due schiaffetti come per destarsi. Si alza, posa la chitarra, va ad uno stipo, ne tira fuori una gabbietta incominciata o da accomodare. Si siede a tavolino e incomincia a lavorare. Ad un tratto proclama attentamente, con convinzione) Io ero nato per fare il signore!... Un conte... un barone... un duca! (finge di spalancare un mantello. Drammatico, cantando) «Almaviva sono io!... ». (s'alza, fa Qualche passo; gli vie­ne d'un tratto in mente la scena dei ce Pro­messi Sposi » in cui Ludovico, il futuro fra Cristoforo, s'imbatte nel nobile prepotente. il quale non vuol cedergli il passo. Mimica, gioco di parti e di voci) « Fate luogo, voi. la diritta è mia ». (altra voce) ce Co' nari vostri è sempre mia « Sì. se l'arroganza dei vostri nari fosse legge per i pari miei! ». (c. s.) ce Nel mezzo, vile meccanico! ». (co­me sopra) ce Voi mentite che io sia vile ». (c. s.) « Tu menti ch'io abbia mentito! ». (fa l'atto di sguainare la spada. Poi, a gran voce) ce Gettate nel fango questo ribaldo! ». (Sull'uscio è apparso Gaetanino il quale lui una paura terribile).

SCENA QUARTA Silvestro, Gaetano, poi Ersilia e il babbo di Gaetano e la mamma di Ersilia.

Gaetano                        - (con un filo di voce, supplichevole) Signor Silvestro!

Silvestro                        - (ricomponendosi, dolcemente) Ah, sei tu, Gaetanino?

Gaetano                        - (rinfrancato) Sì, sono io... (ripreso dalla paura) Non è mica diventato matto?!

Silvestro                        - Siamo tutti matti, non ci pensare! (accorgendosi che Gaetano è elegantissimo, un vero « lion ») Ma come ti sei fatto bello!

Gaetano                        - (compiaciuto, accennando fuori) E' l'Ersilia, è lei che mi ha vestito così...

Silvestro                        - Sei felice, eh?... Fidanzato!

Gaetano                        - C'è anche lei, l'Ersilia... E c'è an­che... (verso l'uscio) posso chiamare?

Silvestro                        - L'Ersilia?!... Oh, avanti! (preoc­cupato, si aggiusta un po' i capelli, il vestito).

Gaetano                        - (esce e torna subito, seguito dalla sua fidanzata; una ce maschietta » ultra moder­na, spigliata. Subito dopo appaiono sull'uscio un vecchietto ripicchiato e una donna an­cora piacente: il babbo di Gaetano e la mam­ma di Ersilia).

Ersilia                            - Permesso?... Buon giorno! Oh! Ave­vo tanta voglia di conoscerlo! (va incontro a Silvestro e gli tende la mano) Io sono la fa­mosa Ersilia! (gli stringe energicamente la mano) Amici? (presentando il vecchio e la donna) Questo è il babbo di Gaetano, e que­sta è la mia mamma, (inchini sorrisi).

Silvestro                        - (un po' confuso) Sono molto con­tento... piacere!... Si accomodino... (offre delle sedie. I due vecchi accettano, e si siedo­no vicini in mezzo alla stanza. Pausa im­barazzata).

Gaetano                        - (a Silvestro, con un sorriso idiota) Bella eh l'Ersilia? (cerca di prendere la mano alla fidanzata).

Ersilia                            - (schermendosi) Sciocco! (a Silvestro) Non ci badi...

Silvestro                        - Oh sì; bella!... E... quando, il ma­trimonio?

Ersilia                            - (pronta) C'è tempo! Prima, lui deve mettere da parte per fare la camera. E io ci ho il corredo... Non è vero, mamma? Se non è tutto in ordine non mi sposo... Per fare?!.:. E poi, lui dice che il suo principale è con­tento; ma bisogna che gli aumenti ancora la paga... (il vecchio approva col capo) Se no lo piantiamo, cerchiamo un altro posto... Non vogliamo mica fare della miseria! (al vec­chio) Ho ragione, sor Faustino?

Il Vecchio                     - (arzillo) Oh, sì, sì! Oh, sì, sì! parli proprio bene;! (alla donnacon aria be­nevola) Non è vero, Clotilde? (rimane esta­siato a guardare la sua vicina che è ancora piacente e a cui egli fa evidentemente il cascamorto).

Ersilia                            - (continuando) Quando sposeremo, dobbiamo avere la nostra casa, tutto in or­dine!... Una casetta allegra, dove non ci manchi nulla... Quando verrà un bambino...

Silvestro                        - (come tra se) Un bambino!...

La Madre                      - (pronta) Piano! piano!... non c'è furia!...

Il Vecchio                     - (ride come se la donna avesse det­to una cosa spiritosissima. Prendono a par­lare tra loro, assentandosi dalla conversa­zione).

Ersilia                            - (a Silvestro, in disparte) Ha visto Gaetano? Non sta meglio così? Primaera molto buffo!... Tutte le compagne mi canzo­navano... E ancora non è niente!

Gaetano                        - Lo sa che sto imparando a ballare? m'insegna lei... Balli moderni: «fosstrol-les... ».

Ersilia                            - (correggendo) Fox-trott!

Gaetano                        - Ah sì, fos-trotto... Guardi come sono bravo! (accenna qualche passo goffa­mente. I vecchi ridono contenti)... Ci vor­rebbe la musica!

Ersilia                            - (autoritaria) Su, con la vita! sciolto, sciolto! Non piegare le gambe... Così!... (balla lei, canterellando) Hai visto? (a Sil­vestro) Lei balla?

Silvestro                        - Questi... sarebbero i balli moder­ni? No, sono tanti anni... Quand'ero giovane, al mio paese... Ma erano altri tempi; e altri balli!... « Valtzer»... « mazurka »... «pol­ka»... (ai due vecchi) Vero? (i due vecchi fanno gesto d'andare in estasi) E i lancieri? Oh, i lancieri!... Mi ricordo che... (s'inter­rompe, e resta sopra pensiero).

Ersilia                            - (ridendo) I lancieri? Li ballava la nonna!... Cosa da ridere!...

Silvestro                        - Eppure erano belli... La « ma­zurka » poi! Era la mia passione!...

Ersilia                            - (forte) Lo sa, che sta tornando di moda?

Silvestro                        - Davvero?

Ersilia                            - Sicuro!... Non è mica una brutta danza! (accenna una « mazurka » e comincia a muovere i piedi in cadenza. A Silvestro) Balliamo!

Silvestro                        - Oh, io, signorina... sono vecchio!

Ersilia                            - (sempre ballando) Macché vecchio! Balliamo!

Gaetano                        - (battendo le mani) Sì, sì, signor Sil­vestro! Balli! balli! (anche i due vecchi lo in­coraggiano. Silvestro trascinato quasi dall'Ersilia, cede) Bene! benissimo!

Il Vecchio                     - (si alza, fa un inchino alla mamma di Ersilia, invitandola a danzare con lui; ma in quel momento Silvestro si ferma brusca­mente, e si stringe la fronte con le mani, co­me se stesse per cadere).

Ersilia e Gaetano           - Cos'ha? Si sente male? (gli sono tutti intorno).

Silvestro                        - Non è nulla, un capogiro... (sie­de pesantemente) E' tanto tempo che... Eppoi non sono pratico... (pausa; i due vecchi si rimettono a sedere mortificati).

Ersilia                            - (guardandosi attorno) Qui... è un po' buio; un po'... Se ci stessi io, farei di­pingere... metterei dei fiori... La mia casa sarà piena di fiori, eh? mamma? (volubile) Quel canarino, è maschio? Canta?

Silvestro                        - E' maschio, ma non canta!... Cioè, cantava; ma da due mesi...

Ersilia                            - Gli dia moglie, vedrà!

Silvestro                        - Moglie? E come la trovo?

Ersilia                            - (ridendo) Non è difficile! Anche per gli uccellini sono più le femmine che i ma­schi. Per ogni uomo ci sono, nel mondo, set­te donne e mezza, dicono: è un'ingiustizia!

Silvestro                        - (cercando di mostrarsi allegro) Le mie sette donne e mezza... io le ho lasciate agli altri... Il numero, così, aumenta.

Ersilia                            - Come?... lei... ( con intenzione) Nes­suna donna?!

Silvestro                        - Non dico questo... Ma  vede?... Sono solo!

Gaetano                        - Andiamo via, Ersilia?... Si fa tar­di... (i vecchi approvano e si alzano, rimet­tendo a posto le sedie).

Ersilia                            - Adesso andiamo! (quasi tra se) E poi, fuori... la giornata si fa bella... Qui, non so perché... (a Silvestro) Non per lei, anzi! ma non so... c'è qualcosa...

Silvestro                        - La sua casa sarà allegra sarà pie­na di fiori!... E poi, il bambino, con la sua vocetta... (pausa).

Ersilia                            - Arrivederla, signor Silvestro... (gli dà la mano) Lei ci verrà a trovare, nella no­stra casa... (a Gaetano) Saluta! (Gaetano ese­guisce; stretta di mano all'inglese).

Silvestro                        - Farò divertire il bambino! Gli in­segnerò a camminare... (stringe la mano ai vecchi, li accompagna all'uscio).

Ersilia                            - Benissimo! Arrivederci, signor Sil­vestro! (escono tutti).

SCENA QUINTA Silvestro - Maddalena

Silvestro                        - (rimasto solo, fissa a lungo l'uscio da cui sono usciti, poi macchinalmente sì ri­mette al lavoro. Ma quasi subito getta a ter­ra con rabbia un pezzo di legno che non lo soddisfa, ne cerca un altro, con furia. Entra Maddalena. Questa volta è lui che non si cura di lui mentre si vede che essa ha qualche cosa da dirgli).

Maddalena                    - (impacciata) La sora Rosa mi di­ceva... Questa volta, anche quella là, ha ra­gione!... Dopo tanto tempo che due... che una... (forte) Insomma, è dieci anni che io sono qui con lei!... (Silvestro tace e lavora. Pausa) Ha capito?

Silvestro                        - (cavernoso) Non ho capito niente!

Maddalena                    - (più franca) Insomma, lei è di­ventato impossibile, non ci si fa più vita... (conciliante) Ma se mi promette... (forte) Però mi deve promettere sul serio! perché, se ricomincia, non mi tiene più neanche San­t'Antonio!

Silvestro                        - (furioso) Io non prometto niente! Sono stufo! (si alza gettando a terra la sedia) Andate via! Non m'importa un accidente! Meglio solo! Tanto, son sempre stato solo, come un cane!... Andate via! Chi vi tiene?...

Maddalena                    - (sbalordita) Ah! così?! A me? a me? (soffoca, non trova le parole) Va bene, me ne vado subito! Oh, se me ne vado! ! (si avvia alla cucina. Quasi piangendo) Però, dopo dieci anni di sacrificio! (esce in fretta).

Silvestro                        - (pentito, la segue un po')

Mad­dalena                    - (è incerto se entrare in cucina o no; poi ha un gesto deciso, e torna a sedere al tavolino, senza lavorarci).

Maddalena                    - (appare quasi subito sull'uscio, con scialle, valigia e fagotto. Si avvia risoluta­mente al fondo).

Silvestro                        - (cercando di trattenerla) Madda­lena...

Maddalena                    - (si ferma: con rabbia) Adesso neanche se mi ammazza! Sa cosa le dico? Che se mi vorrà, dovrà venirmi a cercare in gi­nocchio! Quant'è vero Sant'Antonio! (per uscire; sull'uscio, rivoltandosi) E si faccia da mangiare da sé! (esce).

SCENA SESTA Silvestro solo

Silvestro                        - (E' dispiacente, ma non vuole rico­noscerlo. Con forzata allegria) Addio, Rosmunda! (cantando) Leonora, addio!! (Con un'improvvisa decisione, sbarazza la. tavola e va in cucina. Dopo un po', rumore dì vetri che sì rompono. Silenzio. Torna in sana con tovaglia e posate; stende in furia la tovaglia sul tavolino: mette a posto rumorosamente le posate, pianta con forza in mezzo alla tavola un vaso con dei fiori) Là! (Dà un'occhiata soddisfatto. Poi si ricorda del canarino, va a staccare la gabbia dalla finestra e la posa sulla tavola, al suo « vis-à-vis ». Un raggio di sole entra dalla finestra, riempiendo di luce la stanza. Sull'uscio appare, pallida e timida, la fanciulla di quella sera).

SCENA SETTIMA Graziella - Silvestro

Silvestro                        - (ha preso dalla credenza, voltando le spalle all'uscio, un pane e una bottiglia di vino. Si volta, vede Graziella, rimane come incantato. Per poco non fa cadere il pane e il vino, che posa in fretta sulla tavola. Con voce trasognata) Lei?! lei?!...

Graziella                        - (con timidezza fanciullesca) Di­sturbo?... (per giustificarsi) Ho trovato la porta aperta...

Silvestro                        - Macché, macché disturba!

Graziella                        - Non è l'ora...

Silvestro                        - Cosa dice?!... Venga venga avanti! (si precipita all'uscio, lo richiude) Com'è; pallida!... Si mette a sedere... (le porge una sedia; vorrebbe fare chi sa che).

Graziella                        - (con un filo di voce) Grazie... gra­zie... (cade come sfinita sulla sedia) Sono tanto stanca!

Silvestro                        - (di scatto) Vuole un po' di vino?

Graziella                        - No, no!

Silvestro                        - (pensa d'aver detto una sciocchezza e resta mortificato).

Graziella                        - (dopo una pausa, guardandosi attorno) E' bello, qui... C'è sole!...

Silvestro                        - (con stupore, accorgendosene solo al­lora) Già: c'è il sole! (va alla finestra come per sincerarsi) A quest'ora, il sole... sbuca dal tetto del cortile... (pausa).

Graziella                        - Lei... stava per mettersi a tavola...

Silvestro                        - No, no: c'è tempo! Preparavo, così... per fare qualcosa... C'è tempo! (spon­taneo) Sono tanto contento che sia venuta!

Graziella                        - (subito) Anch'io! (lieve pausa) Era tanti giorni che volevo... Per ringraziar­la! Ma... non osavo. Avevo paura!...

Silvestro                        - Paura? (sorride) Di me?

Graziella                        - No, non di lei... non so... Lei è stato tanto buono! ed anche la sua donna! Tanto buona!... Vorrei, anzi... Sono venuta apposta!... per ringraziarla... E' di là?

Silvestro                        - No, non c'è! (impacciato) E' an­data via... E' andata al suo paese; per qual­che giorno...

Graziella                        - Ah! (pausa) Allora... lei., è ri­masto solo? (Silvestro annuisce con aria ras­segnata) Sarà triste?

Silvestro                        - Cercherò di svagarmi... Lavorerò! Mi farò da mangiare...

Graziella                        - (sorride) E' un bravo cuoco?!

Silvestro                        - Bravissimo!... No; mi arrangio... Insomma... (comico) rompo qualche piatto...

Graziella                        - (ride fresca, come una bambina).

Silvestro                        - (ride anche lui, di cuore) Piatto più, piatto meno... (grandioso, scherzando) Io sono molto ricco!

Graziella                        - (sgranando gli occhioni) Lei è molto ricco?!

Silvestro                        - (cantando allegro) « Talor, dal mio forziere... ruban tutti i gioielli!...»  (vo­ce naturale) Ricco... di sogni, di chimere!...

Graziella                        - Come Rodolfo!

Silvestro                        - Proprio! (riprendendosi) Ma lui, era bello: e... giovane! (rattristandosi) Sono uno stupido!

Graziella                        - Io sono come Mimi! Malata...

Silvestro                        - (con accorata premura) E' ma­lata?

Graziella                        - No! Come Mimi, no! Ma insom­ma... (con voce dolente) Sono tanto stanca!... Era meglio che fossi morta... quella sera!

Silvestro                        - Non lo dica! No, non lo dica! E' peccato!

Graziella                        - (crollando le spalle) Oh!... (qua­si tra se) Io volevo...

Silvestro                        - Morire? Voleva morire?! (con sgomento) Perché? perché?...

Graziella                        - (continuando)... - Ma prima di ar­rivare in cima alle scale... (fa l'atto di sve­nire).

Silvestro                        - In cima alle scale?... Dunque... Lei?... voleva  (intende dire «precipitarsi »).

Graziella                        - Non so!... Non so!... Ero fuori di me.., (alzandosi di scatto, col terrore di dover parlare) Non mi domandi nulla!... Vado via!

Silvestro                        - (trattenendola) No, non dubiti! Non domando nulla!... Si segga! (umilmente con grande dolcezza) Sia buona! (Graziella si rimette a sedere. Silvestro non sa più cosa dire. Accennando alla gabbia) Ha visto il mio canarino?

Graziella                        - (macchinalmente) Bello... (con un sospiro) Lei, almeno, ha quello...

Silvestro                        - (cercando di scherzare) Già. Ades­so che Caterina m'ha lasciato!

Graziella                        - (credendo che parli della vecchia) E' andata al suo paese, ha detto; ma per pochi giorni...

Silvestro                        - No! Caterina è la gatta!

Graziella                        - Ah! la gatta?!... (sorride).

Silvestro                        - (felice)) Adesso sì! adesso sì! Ha sorriso!... (comico) Caterina ha fatto il mi­racolo!

Graziella                        - Io rido spesso, sa? Sono allegra!

Silvestro                        - (ha un gesto un po' ironico, come per dire; « Si vede! »).

Graziella                        - (correggendosi) Ero allegra...

Silvestro                        - (rumoroso) Allora, bisogna tor­nare ad esserlo. Bisogna scacciare la malinco­nia, i pensieri!... Anch'io, poco fa, avevo... le paturnie... Ma adesso, sono felice. Sì!... Mi pare un sogno, che lei sia qui!... (con altra voce) Come si chiama?

Graziella                        - Graziella...

Silvestro                        - (quasi a se stesso dolcemente) Che bel nome!... (forte) Su, non stia così!... Faccia finta di essere in casa sua... si muova... Lei è la padrona, qui!... Sono io, il forestie­ro... il visitatore... Sì, proprio!... (con la voce di chi arriva in casa d'altri, inchinan­dosi) Signorina, buon giorno!... (con invo­lontaria dolcezza) buon- giorno... Graziella! (tornando al tono di prima) Si può, signori­na Graziella? Sono venuto a farle una visitina! (a voce naturale) Ma rida, dunque!

Graziella                        - Sì, rido!... Lei è tanto buono!...

Silvestro                        - Sono buono a nulla! Neanche a tenerla allegra!... E se sapesse! Io, se lei... Sarei tanto allegro! la farei ridere... So tan­te storielle,! Buffe, sa?... e alcune, si possono raccontare... anche a una bambina!

Graziella                        - (triste) Io non sono una bambina!

Silvestro                        - Dicevo così, per dire... (cercando di sorridere) ... Si sa!

Graziella                        - (si tormenta le mani con un mugo­lio di grande cruccio).

Silvestro                        - Che cos'ha?... Via, stia allegra!

Graziella                        - (improvvisamente, con forza dispe­rata) Ho da avere un bambino! Ecco che cosa ho!... Sì! Sì!... tra qualche mese avrò un bambino!

Silvestro                        - Un bambino!!!... Lei?! (rimane come fulminato. Lunga pausa).

Graziella                        - (è rimasta irrigidita con gli occhi fissi. Poi si lascia andar giù sul divano, e si mette a piangere).

Silvestro                        - (alzandosi, sgomento) Non pian­ga! Non pianga! (le accarezza i capelli, come quella sera) ... Non è niente!

Graziella                        - (sollevandosi stupita) Non è niente?!

Silvestro                        - Cioè... sì... (tra se) Un bambino!

Graziella                        - (con un riso sforzato) E lei... cre­deva...!

Silvestro                        - No, non rida così!...

Graziella                        - (alzandosi decisa) Vado via!

Silvestro                        - (pronto) No, non vada!... e poi, a che scopo?  (piano) Dov'è... lui?...

Graziella                        - (con voce fievolissima) Se n'è an­dato!

Silvestro                        - Per sempre?

Graziella                        - Sì... (quasi piangendo) Mi lasci andare, (sta per uscire).

Silvestro                        - (trattenendola) No! più tardi!... Stia un altro poco qui!... Poi andrà via, dove vuole!... (preso da un'idea) Mangi con me! Sì, sì, con me! Non dica di no!... Madda­lena, prima di andarsene... E' tutto pronto...

Graziella                        - No, no, è impossibile!

Silvestro                        - Perché impossibile? Non vada via, sia buona!

Graziella                        - Sto qui, un altro po'... soltanto; si sta bene qui...

Silvestro                        - Sì, sì, sono tanto contento!

Graziella                        - Faccio male, lo so; dovrei anda­re... (infantile) Ma non ho nessuno!...

Silvestro                        - Non ha nessuno? E' sola? (Gra­ziella fa cenno di sì). Sola anche lei?! Che bellezza! (correggendosi) Volevo dire!... (con lieto stupore) Sola anche lei!... (pausa) E la sua casa?... Dove abita?...

Graziella                        - Non ho casa... Ero in un nego­zio... mi hanno mandata via... ho finito tut­to... e...

Silvestro                        - E adesso?

Graziella                        - Adesso... Andrò a... (non sa dire).

Silvestro                        - (dolcemente) Resterà qui!

Graziella                        - Qui?

Silvestro                        - Sì, qui… per sempre Oh, sarò buono! Lei farà quello che vorrà... Non abbia paura!... Tanto, io... sono vecchio e brutto!

Graziella                        - (sorride gentilmente) No: non è vecchio... e neanche brutto... (come a se stes­sa vivamente) Ma certo, no! non potrei!...

Silvestro                        - (pronto) Non dico nulla! Nulla!... Ma resti qui conine, Soltanto questo!... Dove vuole andare?

Graziella                        - (quasi « se stessa) Dove? ! (lenta­mente) Sarò la sua serva...

Silvestro                        - No, no! Non dica!... La mia... In­somma, starà qui... Sarà la regina della casa. Vedrà come staremo contenti!... Io ho un buon impiego, sa? (fanciullesco) Guadagno! Non le farò soffrir niente... Poi rideremo tan­to!... So suonare la chitarra... Resti qui!

Graziella                        - - Non mi dica più niente... (per svenire).

Silvestro                        - Oh Dio, si sente male?!

Graziella                        - (cercando di riprendersi) No.. niente... Credo che... (sorride) forse, ho I fame...

Silvestro                        - Fame? (si precipita alla tavola, impugna la forchetta, infilza un pezzo di car­ne) Mangi! Mangi!

Graziella                        - (sorridendo) No, no! grazie!...

Silvestro                        - (febbrile) C'è della minestra: del vino!... (rammentandosi) Delle ciliegie! Ho delle belle ciliegie, là! Rosse!... Una pri­mizia!

Graziella                        - (bambina) Le ciliegie!!! (batte quasi le mani).

Silvestro                        - Sì, sì, aspetti! (va alla credenza, afferra un mazzetto di ciliegie) Ecco, ecco! Guardi come sono belle! Mangi!... (le mette in bocca una- ciliegia).

Graziella                        - Uh! buona! ... (prende il mazzetto: ingorda).

Silvestro                        - (si getta in ginocchio ai suoi piedi, felice di vederla contenta. Finirà poi col sedersi per terra come un ragazzone).

Graziella                        - (mangiando) Buone! (prende una I ciliegia, la mette in bocca a lui che l'inghiot-te come se fosse l'Ostia benedetta, estasiato. Ridono tutti e due).

Silvestro                        - Sono buone, eh? Sono buone! (d'un tratto, con altra voce, dolcemente) Il bambino... gli faccio io da papà... (forte) Starà qui, il bambino!

 

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

Una terrazza coperta, che si apre ad arco sul cortile illuminato dal gran sole estivo. Attraver­so l'arco, una cordicella con steso qualche indu­mento femminile, di piccole dimensioni e di co­lore allegro. Due gabbie di canarini, disuguali, attaccate l'una vicina all'altra, Un tavolino con qualche arnese da legnaiolo; sedie di paglia. Molti vasi da fiori. Allegria e serenità nell'aria,

SCENA PRIMA Graziella, poi Silvestro

Graziella                        - (è presso l'arco, a staccare i panni asciutti. Uno dei canarini gorgheggia senza posa. Graziella s'avvicina alla gabbia, tocca le stecche con la punta del dito) Adesso can­ti, eh? Sei contento! (prende l'altra gabbia, staccandola dal chiodo; l'avvicina alle labbra) Eccola qui, la sposina!... Quant'è bella! (po­sa la gabbia sopra una colonnetta da fiori che è presso l'arco, soffia sul panico, ecc.) Va bene così? (si siede, leva un ago dal corpetto, co­mincia a rammendare. D'un tratto fa un lieve movimento di sorpresa e si irrigidisce, fissa gli occhi nel vuoto, attentissima, come per sentir muovere la sua creaturina; sorride beatamen­te. Un gran suonare di campane a festa. Entra Silvestro, allegrissimo, con un'aria giovanile, vestito con cura, ma in ma­niche di camicia).

Silvestro                        - Din-don-dan! din-don-dan! din-don-dan! Sono felici anche loro, le campane! Sentile! din-don-dan! din-don-dan... (lenta­mente, smorzandosi mentre egli parla, le campane tace­ranno) O Graziella! Da quando tu sei qui, tutto è cambiato! Mi sembra che tutto rida!... C'è più luce! Graziella       - (con un sorriso modesto) C'è il sole...

Silvestro                        - (semplice, appassionato) Ci sei tu, Gra­ziella! (pausa) Si sta bene in terrazza eh, con questa caldo? Di là si soffoca! (cantando con allegra spen­sieratezza): «Che bella co­sa. 'na jurnata 'e sole! L'aria serena, dopo la tempesta! »      - (s'interrompe per un im­provviso pensiero) Oh. il mio lavoro! (avviandosi al tavolino) Sono indietro. Se non faccio presto... (si dispone a lavorare).

Graziella                        - (dolcemente) Eh, c'è tempo... ancora cinque mesi, quasi...

Silvestro                        - Non importa  (comico) « Chi ha tempo non aspetti tempo »... (con voce natu­rale) I giorni di festa sono pochi... E quando nasce... lo deve trovare bell'e pronto, tutto verniciato, il cavallone! Con la criniera e tut­to... Ciò, ciò! (lavora). Ci vorrebbe che di « Corpus Domini » ce ne fossero molti! La settimana di Pinocchio: sei giovedì ed una domenica! (ride: poi mostra il cavallo appena sbozzato) Viene bello, eh? (Graziella fa di sì e sorride) Chissà come sgranerà gli occhioni come tenderà le manine!

Graziella                        - Appena nato? (ride) Ci vuole

tempo!

Silvestro                        - Che bestia! Già!... Non importa, lo guarderà soltanto... (si rimette al lavoro e canta. Pausa) Come sono felice! E tu?...

Graziella                        - Sì, anch'io... La ringrazio tanto!

Silvestro                        - Cosa c'entra! Sono io che... (un po' dolente) Ma non si era detto che... mi dai del tu?...

Graziella                        - Bisogna che mi abitui...

Silvestro                        - Hai ragione, hai ragione... C'è tem­po! (pausa). E... a quella cosa, hai pensato?

Graziella                        - (chinando il capo) Sì, tanto! (pau­sa) Ma... non so...

Silvestro                        - Come sarebbe bello!... Dopo, po­trei anche morire... No! no! vivere, vivere! Che sciocco!... (con slancio) Se tu volessi!

Graziella                        - Non so, ancora... E' troppo pre­sto!... Quando sarà passato... Forse sarò con­tenta anch'io...

Silvestro                        - Che bellezza! (pausa, timoroso) Non sono un marito troppo vecchio, per te?

Graziella                        - No, no... Cosa importa?

Silvestro                        - E' vero. E poi, è per il bambino! Perché il bambino... Che mi possa chiamare « papà » davanti a tutti!... Non ti pare?

Graziella                        - Sì, grazie, sì... (resta assorta, ma­linconica),

Silvestro                        - A cosa pensi? Su, su, non pensare; allegra! Io sono tanto allegro, tanto contento! Mi metterei a ballare dalla mattina alla sera! Mi sembra di essere diventato un altro, tor­nato ragazzo, quando la mia mamma diceva che ridevo perfino delle mosche! (Graziella ride, e ride anche lui di cuore) Sì, sì! (il ca­narino riprende a cantare) Lo senti anche lui, com'è felice?

Graziella                        - (alzandosi) C'è da fare, di là!

Silvestro                        - Ti aiuto io?

Graziella                        - Grazie; cose da poco... le faccio da me, volentieri!

Silvestro                        - Vedrai che Maddalena dice di sì, ritorna! Era buona; mi voleva bene... Quando leggerà la lettera... (ambizioso) Non era una bella lettera?

Graziella                        - (accondiscendente) Bella!

Silvestro                        - Scommetto che s'è messa a pian­gere... Ritorna! E' una buona donna, anche lei. (forte) Tutti, sono buoni! Basta saperli prendere! Il mondo è bello! Quando verrà Maddalena, ti potrai riposare.

Graziella                        - Non mi stanco; davvero! (per uscire).

Silvestro                        - Sei una brava donnina di casa! (con gli occhi lucenti, come se facesse una presentazione) La mia signora!... (ride, poi si rimette al lavoro, mentre Graziella esce).

Graziella                        - (Subito riaffacciandosi all'uscio) C'è Gaetano!

Silvestro                        - Guarda chi c'è?! Avanti, avanti! (Graziella scompare e quasi subito entra Gae­tano, sempre più elegante e disinvolto).

SCENA SECONDA Silvestro - Gaetano

Gaetano                        - (cerimonioso, « poseur ») giorno... Disturbo?

Silvestro                        - (allegro, familiare) O, Gaetanino! Come sei bello!... Vieni avanti! Sono tanto contento...

Gaetano                        - (c. s.) Passavo di qui casualmente... Mi son detto: Andiamo a fare un po' una visita al signor Moroni! Due minutini...

Silvestro                        - (ironico, senza malizia) Come sei squisitamente gentile! Siediti. Ma sai che non ti si riconosce più?! Bravo Gaetanino!

Gaetano                        - Non mi chiamo più Gaetano.

Silvestro                        - No?!... E come mai? Cos'è suc­cesso?

Gaetano                        - E' stata l'Ersilia... Dice che Gaeta­no era un nome fuori di moda.

Silvestro                        - Sul serio? E come ti chiami?

Gaetano                        - (con importanza) Giorgio.

Silvestro                        - Quest'è buffa!

Gaetano                        - (piccato) Si usa, sa!?... Del resto, Giorgio era il mio secondo nome. Sicuro: Gaetano, Giorgio, Ambrogio, Simone!... E poi, come saprà, c'è un famoso attore cine­matografico americano, che si chiama Giorgio!

Silvestro                        - Rassomiglia a te?

Gaetano                        - No. (correggendosi) Sì, un po'... Ma siccome l'Ersilia sa che è un attore bravis­simo, così...

Silvestro                        - (allegro) Giusto! Giusto!... Bravo Gaetanino!

Gaetano                        - Prego, Giorgio...

Silvestro                        - Ah! già! Scusa! L'abitudine... (cambiando argomento) Allora, tra un mese il gran matrimonio, eh?!

Gaetano                        - Sì. (superiore) Oh, se sapesse! Quanti fastidi; quante preoccupazioni!... La scelta delle suppellettili... delle « toilettes »... la « lingerie »...

Silvestro                        - (comicamente ironico) Quanto si soffre!

SCENA TERZA Silvestro - Gaetano - Graziella

Graziella                        - (entrando con una leggera coperta da letto, in mano) Non c'è più caffè... Biso­gnerebbe... andare dal droghiere...

Silvestro                        - (pronto) Ci vado subito! Così, ac­compagno Gaetano... (correggendosi) Cioè... Insomma, lui!... Vado alla drogheria svizze­ra, in fondo al corso; ce l'hanno squisito, e costa lo stesso. Pochi passi di più... Anzi, mi faranno bene. (Graziella ha posato la coperta sul davanzale al sole, ed ora la sbatte) E sai cosa faccio?! Oggi è festa... Comprerò le pa­ste! Sì; le paste! (ad un leggero atto di pro­testa di Graziella: scherzoso) Va' là, che ti piacciono!... Gaetano non lo dice a nessuno... (accarezzandole il mento) Sei una bambina; una ghiottoncella!... E a me, mi fa tanto pia­cere!... Prima, tutte le volte che vedevo, la domenica, qualche papà tornare a casa col suo fagottino ben legato, lo invidiavo tanto! Mi faceva un effetto... (forte) Adesso, anch'io!... (a Gaetano) Se sapessi, come sono felice! Ti racconterò, per la strada!... (p. p.) Vengo subito: il tempo di mettermi la giacchetta, (esce).

Gaetano                        - (Graziella è appoggiata ad una delle colonne dell'arco e guarda il cielo, pensiero­sa) Com'è allegro anche il signor Silve­stro... (pausa) Si sta bene, qui; fuori, c'è un sole!... (si affaccia al cortile).

Silvestro                        - (rientra, col cappello ed un bastone; forte a Gaetano) Andiamo?

Gaetano                        - Eccomi! (nello scostarsi per lasciar­lo passare, Graziella urta il sostegno sopra il quale è rimasta appoggiata la gabbia della canarina; colonna e gabbia cadono per terra).

Graziella                        - (dò un grido, si china in fretta di­sperata) E' morta!

Silvestro                        - (accorre, lasciando cadere il basto­ne, alza la gabbia, la posa sul tavolino. Tutti e tre sono intorno alla bestiola agonizzante).

Graziella                        - Dio mio! Dio mio! E' morta!

Silvestro                        - (con la voce tremante) No, non è niente, è stordita... è successo un'altra volta.

Gaetano                        - Per me, è andata! Ci scommetto!

Graziella                        - (un grido) Muore! Muore! (apre la gabbia; prende la bestiolina, cerca di ri­scaldarla col fiato, continuando a gemere).

Silvestro                        - (vorrebbe consolarla, ma anche lui è dolentissimo) Su, su, non ti disperare!... Se mai... poco male. Forse non muore... (a Gaetano) Tu non te ne intendi!... Ah! come mi dispiace!

Graziella                        - (gemendo) Sono stata io! La col­pa è mia!...

Silvestro                        - No, no, non piangere! E' stata una fatalità, nessuna colpa... Ne compreremo un'altra... Forse non muore!

Graziella                        - (continua a riscaldare la canarina col fiato) Apre gli occhi!!!

Silvestro                        - Vedi? Vedi? Sta meglio! Tienla lì, vedrai! ferma, ferma... Non devi piangere!... Io bisogna che vada, se no la droghe­ria chiude... Accidenti, eravamo tanto alle­gri!... Andiamo, Gaetano! (raccatta il basto­ne. A Graziella) Vedrai che tra dieci minuti è più vispa di prima!... Mi dispiace che tu abbia pianto!... Torno subito... ti porto le paste! (a Gaetano, prendendolo per un brac­cio) Andiamo! (escono).

Graziella                        - (resta un momento immobile; poi guarda la bestiola, fa un moto di sgomento e con uno scatto di paura la posa sul tavolino; guarda ansiosissima se si muove. Ma la cana­rina è lì, irrigidita. Con voce cupa, piena di oscuro sgomento) E' morta! (resta a lungo inerte).

SCENA QUARTA Graziella sola, poi Bruno

Una voce dal cortile      - Signorina Graziella! Signorina Graziella!... La cercano!...

Graziella                        - (si scuote, balbetta tra se) Mi cer­cano?!

La voce                         - (c. s.) Signorina Graziella!... (Gra­ziella si affaccia) Sì, vogliono lei! L'ho man­dato su!

Graziella                        - (fa un atto di stupore, si avvia incer­ta verso l'uscio, si ferma di colpo, avendo vi­sto qualcuno nell'altra stanza. Porta le mani al cuore e quasi sta per cadere; si appoggia ad una sedia. Sull'uscio appare un giovanotto sulla trentina, dall'aspetto ardito. Ha sul viso un ghigno doloroso).

Il Giovinotto                 - (un po' aspramente) Sono io!

Graziella                        - (si è rimessa dall'impressione pro­vata. Il suo viso s'illumina di gioia. Si alza e corre incontro all'uomo) Tu? Tu? Sei torna­to! (si rifugia sul suo petto, come una bam­bina).

Il giovinotto                  - (si scioglie dall'abbraccio, af­ferra la fanciulla per le spalle, la tiene fer­ma davanti a se) Guardami negli occhi! Guar­dami bene in faccia! (pausa: con ira) Dove sei? Che cosa ci stai a fare qui? Rispondi!... (con un riso sarcastico) Ti sei consolata pre­sto, a quanto pare!... Non hai il coraggio di guardarmi!

Graziella                        - (dolcemente) Vedi, che ti guardo.

Il Giovinotto                 - E non ti vergogni? Di', non ti vergogni?

Graziella                        - (con dolore) Bruno!

Bruno                            - Quell'uomo?... Il vecchio!... Lo sai cosa dicono!? (pausa) E' vero?

Graziella                        - Cosa dicono?!

Bruno                            - Non mi fare l'ingenua!... Dov'è?

Graziella                        - E' fuori... (con tremore) Ora tor­nerà!

Bruno                            - (minaccioso) Benissimo. Lo aspetto.

Graziella                        - No! Cosa vuoi fare?!... E' tanto buono!... Che cosa credi? E' come se fosse mio padre... Te lo giuro! (egli alza le spalle, incredulo) Te lo giuro, Bruno! Quant'è vera la Madonna! (con impeto) Te lo giuro per il nostro bambino!

Bruno                            - (come se la parola gli facesse paura)  Sta' zitta!... (ironico) E... allora?

Graziella                        - Allora?

Bruno                            - Ti ha preso qui, per i tuoi begli oc­chi?... A chi lo dici!... Non sono mica uno stupido, lo sai! (con ira dolorosa) E pensare che io!... Ero venuto... Ho fatto il viaggio per te!... Ho trovato lavoro, un buon po­sto... Sì. Ma senza di te non potevo stare... Ero venuto apposta... per portarti via!...

Graziella                        - Via? Con te?!

Bruno                            - (ironico) Già, con me. Che bella pen­sata!... Alla modisteria mi hanno riso in faccia... Mi hai fatto fare una bella figura! (imitando una voce di donna) « E' con un vecchio... Sta benone! ». (la prende per i polsi con violenza) Perché, perché hai fatto questo "ì...

Graziella                        - Ahi, mi fai male!... La signora mi aveva mandata via; per colpa tua, sì, per via del bambino... Mi ha detto tante brutte parole! Non avevo soldi; volevo morire... So­no stata presa qui... per carità. Ma è come se fossi entrata in chiesa! (piange) Tu non lo conosci!

Bruno                            - (rabbonito) Cosa piangi?... (la scuo­te. La fanciulla continua a singhiozzare. Pau­sa. Con accondiscendenza) Va bene;  (pausa) sarà vero... (sollevandole il viso) Su... ci credo!

Graziella                        - (un po' consolata) Ci credi?... Te l'ho giurato!

Bruno                            - (deciso) Va bene, meglio così. Allo­ra, vieni! andiamo via.

Graziella                        - Via?... Così? (si guarda attorno sgomenta).

Bruno                            - (tornando inquieto) Non vuoi ve­nire? !

Graziella                        - Come... posso? Senza dir nulla!

Bruno                            - Lo vedi? Lo vedi? E hai il corag­gio?... Se non t'importasse non faresti tante storie!

Graziella                        - E' tanto buono; se sapessi come è buono! mi tratta come una figlia, proprio!... Tu non puoi sapere!... Come faccio a dare un dolore così?... Oh! Madonna mia!... (va al tavolino; prende il cavallo di legno) Vedi, questo è un giocattolo che sta fabbricando per il bambino, per quando nascerà... Vuol già tanto bene al bambino! Voleva dargli...Se quando ritorna non mi trova più... (dispera­ta) Come posso avere il coraggio...? Almeno una parola!

Bruno                            - (cedendo) Beh! pazienza... (si sie­de) Aspettiamo!

Graziella                        - (dopo un silenzio, quasi a se stessa)

                                      - Come farò, a dirgli...

Bruno                            - (si stringe nelle spalle, ma senza asprez­za. Pausa).

Graziella                        - (con dolce rimprovero) Mi hai fatto tanto piangere!... Se quella sera...

Bruno                            - (interrompendola) Non ci pensare più! E' passato! (per sviare il discorso) Di' la verità, ti dispiace?! (accalorandosi) Di' che ti dispiace!... Invece di essere contenta...

Graziella                        - Sono tanto contenta!

Bruno                            - Si vede!... (con improvviso timo­re) Gli vuoi bene? forse gli vuoi bene?

Graziella                        - No! No! Cosa dici?... Non come

credi tu!

Bruno                            - Allora è lui... che vuol bene a te! (colpito) Si è innamorato di te!... Di' che non è vero!... E' naturale!

Graziella                        - Mi vorrà bene... non so... (con sincerità ingenua) Ma se mai, era per spo­sarmi!

Bruno                            - Ah! ti vuol sposare?! (forte) Per questo ti dispiace tanto! (con ira dolente) E sposalo! Perché non lo sposi?... Io me ne vado! Guarda, vado via subito! Ti levo l'in­comodo!

Graziella                        - (con slancio) No, no! Non hai ca­pito. E' lui!... ma io... E anche lui, credi; per il bambino soltanto; sì, per il bambino! Voleva che... Non voleva che venisse al mon­do.... senza... nessuno... Per questo soltan­to!... (dolcemente) Ma ora, non è più così! Ora tu sei tornato!... Per sempre, vero? Non ci abbandoni più? Mi porti via, con te? Devi farlo per lui, per la nostra creatura!

Bruno                            - Te l'ho detto... Ho trovato bene: a Genova si guadagna... Sono in un cantiere, ho un buon posto, credimi! Non gioco più!... Appena arrivati, facciamo le carte, e ci spo­siamo subito, te lo giuro!... E' un mese che non gioco... Ho risparmiato... per te!

Graziella                        - (batte le mani come una bambina) Davvero? Davvero?! (lo abbraccia).

Bruno                            - Dammi un bacio!

Graziella                        - (con. slancio puro) Oh! sì! (lo bacia rapidamente).

Bruno                            - No, non così!... (con intenzione) Un bacio! ...

Graziella                        - Dopo... Dopo!... Sono tanto con­tenta! Mi pare un sogno! Ho sofferto tanto!

Bruno                            - (tenendola abbracciata) Staremo be­ne, laggiù... Vedrai che bella città! C'è il mare!... Non ci sarà bisogno che tu lavori, forse... Baderai albambino...

Graziella                        - (con atto di sincerità) Come sarà bello!... (pausa) E' proprio vero che non giochi più?... Gli vorrai bene?

Bruno                            - Sì!... (con voce roca) Ma voglio più bene a te... (la bacia a lungo).

SCENA QUINTA Graziella - Bruno - Silvestro

Silvestro                        - (di dentro, cantando a gran voce) « Miei signori, scusate se da sol mi presen­to!... Io sono il prooo... »      - (entra, tenendo esageratamente la notat con gesto teatrale. Ha in mano un pacchetto di dolci che tiene sospeso per il cappio. Vede i due, s'interrom­pe bruscamente, fermandosi sull'uscio).

Graziella e Bruno          - (si sono subito staccati in fretta e restano confusi, tenendosi per mano).

Silvestro                        - (balbettando) Eh? eh?... (pausa).

Graziella                        - (con un fil di voce, accennando Bru­no) E' tornato...

Silvestro                        - Tornato?

Graziella                        - Sì...

Silvestro                        - (comprende, dà un grido soffocato) Ah!... (con la voce tremante) E... tu?

Bruno                            - (cercando di essere naturale) Gra­ziella... mi ha raccontato... Dobbiamo ringra­ziarla... (pausa) Io, prima... non potevo; ma ora, ho trovato un impiego... a Genova, (indi­cando Graziella) Posso portarla con me.

Silvestro                        - A Genova? (E' come istupidito. Rivolgendosi a Graziella) E tu... vai via?! (Graziella abbassa il capo e non risponde).

Bruno                            - Ci sposeremo subito; ho già pensato a tutto... (grave) E' per il bambino!

Silvestro                        - (come tra se) Per il bambino! (cade a sedere con lo sguardo fisso)... Per il bambino! (pausa).

Graziella                        - (esitando) Signor Silvestro...

Silvestro                        - E' giusto!... E' giusto!... Per il bambino!... E' giusto! (si alza, va alla ter­razza, voltando le spalle curve; quasi subito si volge di scatto. A Graziella, forte) Ti chie­do scusa! (ad un moto della fanciulla) Sì, scusa! Era una pazzia!... Anche poco fa, per la strada... (con altra voce, forte) Sono stato un grande imbecille!

Graziella                        - No, no!

Silvestro                        - Sì, un grande imbecille!... Per­donami!

Graziella                        - (con slancio commosso) Lei, deve scusare! Io, non lo dimenticherò mai!... Le vorrò sempre bene, per tutto quello che ha fatto... per tutta la bontà!... E se sapesse, come mi dispiace!... Sono felice; ma... mi dispiace tanto!

Silvestro                        - Tu sei buona... Ed è giusto che... (accennando a Bruno) Ha fatto bene... Così doveva fare... (con vivacità) In fondo, guar­da: io sono contento!... (si asciuga in fretta una lagrima) L'importante è che tu sia feli­ce... che il bambino... (non può proseguire. Si rifugia nell'altra stanza, singhiozzando).

Graziella                        - (con grande pietà) Dio mio!

Bruno                            - (commosso anche lui, ma cercando di vincersi) D'altra parte... è meglio finirla... Anche lui l'ha capito, hai visto?... (quasi tra se) E' un brav'uomo... (pausa) Bisogna cer­care d'andar via... è inutile aspettare ancora... Andiamo!

Graziella                        - (d'un tratto, a bassa voce) Eccolo!

Silvestro                        - (riappare sull'uscio. E' pallido e for­zatamente calmo) Scusate... Adesso pos­siamo parlare... (con una mano alla fronte per riorganizzare le idee) Oh! dunque... pensia­mo un po' con calma... Allora?

Bruno                            - (esitante) ... Noi ce ne andiamo; su­bito.

Silvestro                        - Subito? (con un gesto di dolore, ma si vince subito) Sì, sì... è meglio... subito!

Bruno                            - (a Graziella) Tu hai qualche cosa... tua?

Graziella                        - No...

Silvestro                        - (con forza) Sì; sì! i suoi vestiti!... deve prenderli: è roba sua!... (a Graziella) Non mi darai anche questo dolore! (Graziel­la abbassa il capo. Silvestro continua, e rivol­gendosi a Bruno, persuasivo) Quattro stracci... Cose necessarie; che si darebbero ad una fi­glia, (pausa) Andate! andate! (senza guar­darli. Con spavento) No! non dite nulla! Nes­sun saluto!... Per carità, andate! (Graziella non sa risolversi; ma Bruno la prende per un braccio e quasi la trascina, mentre essa guarda fissamente, con tutta l'anima negli occhi, il vecchio rimasto curvo da una parte come impietrito. Escono senza far rumore. Lunga pausa. Alla fine Silvestro si scuote corre all'uscio, ma di ferma sulla soglia, accasciatissimo. Fa qualche passo, cade a sedere presso il tavolino da lavoro. Afferra il cavallo inco­minciato, lo guarda a lungo, poi scoppia in pianto silenzioso, chinando il capo sul tavo­lo. Da qualche momento si odono di fuori le note del pianoforte, suonato dalla vecchia si­gnorina; un'aria lenta, piena di tristezza. Lunga pausa).

SCENA SESTA Silvestro - Maddalena

Maddalena                    - (appare sull'uscio, in abito da fuo­ri, con lo scialle in capo. Con un grido di sollievo, come se avesse avuto paura di non trovare più il padrone) Ah! E' qui?!

Silvestro                        - (balza in piedi di soprassalto, esal­tato) Chi è?!

Maddalena                    - Sono io!... (con voce grave e buona) Ho saputo... Li ho incontrati giù sul portone... Poverina, come piangeva!

Silvestro                        - (quasi senza voce) Piangeva?

Maddalena                    - (asciugandosi gli occhi) E' una buona ragazza... Se la merita, un po' di for­tuna, un po' di pace... (pausa. Con altra vo­ce) Dunque, sono tornata! Appena avuta la sua lettera, sono partita subito... Non dovrei dirlo, ma sono stata tanto contenta!... (forte) Uff! Non ne potevo più, non mi ci ritrova­vo!... Già, quelli del tempo, o sono morti, o sono rimbecilliti!... E poi, dopo tanti an­ni che ero con lei... (pausa) Non è con­tento?

Silvestro                        - Sì, sì... Grazie...

Maddalena                    - Oh, bene!... E adesso, bisogna tornare allegri! Accidenti alle malinconie!... Io farò finta neanche d'essere mai partita. Non lo voglio vedere, con quel muso!... sa co­sa facciamo? ! Fra sei mesi, un bel viaggetto! (Silvestro non capisce) Sì, tra sei mesi, a Genova! Quando sarà nato il bambino!... Me l'hanno detto loro!... Ci vogliono tutti e due per il battesimo, vogliono che lei sia il pa­drino!... E quando sarà grandicello, lo man­deranno qui, qualche volta!...

Silvestro                        - (ha negli occhi un lampo di gioia, poi tentenna il capo e di nuovo si accascia).

 Maddalena                   - (benevolmente) Su, su; stia al­legro!... Adesso pensiamo a desinare, che è tardi... Dice che è tutto pronto... (avviando­si) Su, si muova; sia buono!... Canti! Le por­to la chitarra...

Silvestro                        - (con forza) No! Mettila via, non la voglio vedere!... Buttala sul fuoco, è me­glio. Non ho più voglia di cantare!

Maddalena                    - Eh via, storie!... Ci penserò io!... Ne ho visti,'di dolori, in tanti anni! Tutto passa, col tempo!... (vede la cappa del pa­drone sul tavolo: la prende e gliela porge) Su, si metta la cappa, se no si sciupa la giac­chetta buona! (come se parlasse ad un bam­bino) Si macchia tutto! Su! (Silvestro obbe­disce con inerzia; si toglie la giacchetta buo­na, infila la veste, con l'aiuto della vecchia. Poi si siede. Il pianoforte ha ricominciato a suonare: un'aria allegra, questa volta) Sente, la signorina Cecilia?... Lei è allegra! E sì che, poverina...

Silvestro                        - (sempre accasciato, con voce cupa) La signorina Cecilia?... Anch'io ero allegro, prima! E' un'altra cosa... Lo capisci, che è un'altra cosa?! Per lei, non è cambiato nien­te! Ma per me!... Non lo capisci? (il piano­forte tace).

Maddalena                    - Eh, per lei, per lei... In fondo cos'è successo?

Silvestro                        - Cos'è successo? Nulla! Nulla è successo! (con acre allegria)... Hai ragione! Sono uno stupido! (alzandosi) La vita è una gran buffonata!

Maddalena                    - Oh, bravo. Così va bene... E adesso pensiamo a mangiare. Io ho una gran fame. In dieci minuti mi sbrigo, vedrà! (en­tro in cucina).

Silvestro                        - (passeggia nervosamente.. Si fermai di scatto) Sì, allegri! allegri! Era una paz­zia!... Cantiamo! Tutto è rimasto come pri­ma, (prende la chitarra e si mette a cantare forte, con eccessivo calore, a gran voce) « Che bella cosa  'na jurnata 'e sole! L'aria serena... ». (S'interrompe di scatto: dà una manata rabbiosa alle corde e si acca­scia su una sedia, gridando) No, non è più come prima! non è più come prima!

FINE