Il fiore nel libro

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IL FIORE NEL LIBRO

IL FIORE NEL LIBRO

Commedia in un atto

Dei Fratelli QUINTERO

PERSONAGGI

PASQUALE

PASQUALA

Cateragia per il Sito GTTEMPO

Un salottino elegante, in casa di Pasquale e di Pa­squala, a Madrid. Porte al fondo, a destra ed a sini­stra. E' di sera.

Pasquale e Pasquala, che vanno per la quarantina, hanno quindici anni di matrimonio. Sono senza figli. La maggior parte del giorno non fanno altro che litigare. Entra Pasquale dalla porta di destra, in preda a tutte le furie.

Pasquale                        - Che giornata oggi, mio Dio! Se deve se­guitar così tutta la notte vado fuori anche se cadono i fulmini! E poi... divorzio! (Passeggia su e giù agita­ssimo) Non ne posso più! Non ne posso più! Questa non è vita! Nom c'è legge umana né divina che possa obbligarmi a questo tormento! Un domatore di fiere rinchiuso nella gabbia deve star meglio di me!(Con terrore subitaneo) Eccola un'altra volta! Non voglio vederla, ora! (Pasquala lo chiama di dentro).

Pasquala                        - Pasquale!

Pasquale                        - Non voglio neppur vederla! Oggi ha una voce da sveglia arrugginita! (Esce o meglio scappa dalla porta di sinistra}.

(Poco dopo, dalla porta di destra, entra Pasquala, in uno stato simile a quello di Pasquale. E' un po' più nervosa, perchè le signore sono più sensibili...).

Pasquala                         - Non c'è. Se n'è andato! Mi sfugge! Mi sfugge già, come se fossi un'appestata! Che cosa ho fatto io, Signore, per meritarmi questa vita? Questo non è un matrimonio. Questo è rinchiudere in una casa un cane ed una gatta! Non ne posso più! Non ne posso più! La mia pazienza è arrivata al colmo! (Si ode abbaiare un cucciolo) Mordilo « Annibale »! Mor­dalo!

(Torna Pasquale dalla porta di fondo).

Pasquale                        - Quel cagnolino morirà di una pedata mia!

Pasquala                        - Sì eh? Ma quel giorno andrai in carcere!

 

Pasquale                        - Tranquillizzati, è ve­nuta la vicina, perciò ha abbaiato.

Pasquala                        - Chi? Dorotea?

Pasquale                        - Sì, Dorotea.

Pasquala                        - (di scatto) Glie se ne vada!

Pasquale                        - Sss!

Pasquala                        - Non voglio star zitta! Che se ne vada!

Pasquale                        - Ssss!...

Pasquala                        - Viene qui a farti gli occhi languidi ed a burlarsi di me sotto il mio naso.

Pasquale                        - Mark Santa! (Chiude precipitosamente le tre porte).

Pasquala                        - Se ti senti in vena... Va' a casa sua, quella strega di sua madre chiuderà un occhio.

Pasquale                        - Ssss!... Non dire sciocchezze !

Pasquala                        - E se no, invitala al cinematografo; in casa mia, no! Sot­to il mio naso, no!

Pasquale                        - Nel nome del padre !

Pasquala                        - E di tutti i Santi del Cielo!

(Qualcuno esce nell'interno. Ab­baia il cane).

Pasquale                        - Se n'è andata! Non si è azzardata ad entrare. Avrà udito la tua voce alterata...

Pasquala                        - Tanto meglio; così non tornerà ipiù a importunare.

Pasquale                        - Ma che cosa ti sei messo in testa, Pasquala? Dove an­diamo a finire a questo modo? Oltre non poterci sopportare da soli vuoi impedire alla gente di venire a met-tere una tregua alle nostre baruffe?

Pasquala                        - Alla gente poco per bene, sì!

Pasquale                        - Misura le tue parole. Non insultare una povera ragazza, che non ti ha fatto alcun male.

Pasquala                        - Come la difendi! Ti preme eh? E come sei saltato subito a. chiudere le porte, perchè non sen­tisse !

Pasquale                        - Che vuoi saltare! Con te al fianco!...

Pasquala                        - Non ti faccio saltare, io?

Pasquale                        - Mi fai persino ballare sul fil di ferro!

Pasquale                        - Che spiritoso! Che cosa dovrei dire allora io? Mi contrari in tutto; non mi dai una soddisfazione; se dico bianco, non puoi fare a meno di dir nero; se dico che piove, tu dici che spiove.

Pasquale                        - Bah!

Pasquala                        - Si, bah, bah, Come mi hai con-dotta a Siviglia!... E' bastato che io dimostrassi il desiderio di andarci, perchè tu avessi da fare a Madrid cento cose importanti. Tu! Un vaga­bondo di prima classe! Ora non può muoversi da Madrid perchè io voglio andare a Siviglia!

Pasquale                        - Ti ho detto e mi sono stancato di ripeterlo, che tu potrai recarti a Siviglia con tua sorella, giacche io, per forza maggiore, e benché mi dispiaccia, non posso per il momento assentarmi da Madrid per accompagnarti.

Pasquala                        - Questo vorresti, care: che ti la-sciassi campo libero; così, mentre io m'annoio a Siviglia, sola con mia sorella, tu faresti venir qui la vicina tutte le sere per distrarti. Mara­meo!

Pasquale                        - Bello codesto marameo! Molto aristocratico! Molto elegante! L'hai imparato dalla cuoca?

Pasquala                        - Quanta etichetta! Perchè, allora, due minuti fa, quando sei uscito di salotto, mi hai mandato a far « buggerare »?

Pasquale                        - Ti ho mandato a far...!

Pasquala                        - Sì!

Pasquale                        - E ci sei andata?

Pasquala                        - - E tornata! E sono già qui di nuovo.

Pasquale                        - Sei qui da quindici anni! Quin. dici anni!!

Pasquala                        - Quindici anni!Quindici anni che vedo codesta faccia, quando mi sveglio!

Pasquale                        - Quindici anni che fingo di dor­mire per non vederla!

Pasquala                        - Ma di chi m'innamorai? Questa è la mia ossessione. Talento non ne hai; figura, neppure; spirito nemmeno. Che cosa hai?

Pasquale                        - La peggiore iettatura che ha avuta un essere mortale!

Pasquala                        - Perchè hai incontrato me, vero?

Pasquale                        - E' naturale! E come ci cascai!

Pasquala                        - Sì, eh? Potevi cadere anche peggio, caro mio?

Pasquale                        - Peggio è difficile! Che schioc-chezza facemmo a sposarci, Pasquala! Bisogna riconoscerlo! Non è possibile trovare due per­sone che questionino più di noi! Così non ab­biamo neppur avuto figli.

Pasquaxa                       - Tanto meglio I

 

Pasquale                        - Meglio sì; perchè se nasceva un bambino che somigliava a mia suocera, lo stran­golavo !

Pasquala                        - A parole! Prima volevi ammaz. zare il cane, ora il figlio! Esagei-ato! Senti, Pa­squalino, non mescoliamo nelle nostre dispute le persone di famiglia, perchè se comincio io a dare dei titoli alle tue sorelle... tu lo sai.

Pasquale                        - Pasquala!

Pasquala                        - Pasquale!

Pasquale                        - Pasquale... Pasquala!... Che gra-ziosa coincidenza di nomi! Pur prosaici, quasi ci fecero comprendere che eravamo nati l'uno per l'altro... Marameo! Ora tocca a me dirlo. Pasquale !... Pasquala !

Pasquala                        - Me lo scrivesti anche sopra un ventaglio, il madrigale.

Pasquale                        - Parole gettate al vento!

Pasquala                        - Un altro specchietto per le al­lodole fu esser nati lo stesso giorno.

Pasquale                        - Il 10 di Agosto: San Lorenzo che morì in graticola! E tuttavia lo invidio.

Pasquale                        - Lo invidi?...

Pasquale                        - Naturalmente! Il disgraziato morì come un Martire ed ora è nella gloria eterna. Mentre io sono sempre sulla graticola da quindici anni! E chissà quanto mi toccherà starci!

Pasquala                        - (offesa) Quanto ti toccherà! Pos­siamo dar termine al supplizio.

Pasquale                        - Parli sul serio?

Pasquala                        - Non vedi il mio viso? Non è la prima volta che ci penso.

Pasquale                        - Seguita.

Pasquala                        - Non abbiamo figli a cui dare il cattivo esempio di una separazione e così diamo continuamente a noi stessi il mortificante spet­tacolo di queste scene da farsa e quel che è peg-gio non ci possiamo sopportare con pazienza); siamo arrivati all'antipatia; siamo come il dia­volo e la croce. Il diavolo sei tu.

Pasquale                        - Seguita.

Pasquala                        - T'interessa a quanto pare. Bi­sogna riconoscerlo, come affermavi cinque mi­nuti or sono, che il nostro matrimonio è stato un deplorevole sbaglio. Il madrigaletto dei nomi che scrivesti sul ventaglio è una stupi­daggine! Ebbene, taglia il nodo: separiamoci! Sorridi ?

Pasquale                        - Non sono stato padrone dei miei muscoli.

Pasquala                        - Separiamoci. Se seguitiamo a viver uniti ci avvelenerà lentamente l'odio, ed un giorno commetteremo qualche sciocchezza. Bisogna bruciare le nostre navi: tu da una parte e io dall'altra.

Pasquale                        - Precisamente.

Pasquala                        - Tu da una parte ed io dall'altra. Ed è finita!

Pasquale                        - Ed è finita!

Pasquala                        - Qualunque cosa, piuttosto che seguitare ad essere di disturbo, piuttosto che seguitare a viver insieme con un uomo il quale confessa che finge di dormire per non vedermi.

Pasquale                        - Parli come un libro. Le mie con. gratulazioni senza riserve. Era tempo! Anch'io ci ho pensato cento volte; ma volevo riservarti l'iniziativa. Già era tempo! Non c'è altra solu­zione. Non c'è altra medicina per curare que­sto male. Tu da una parte, io dall'altra. Benis­simo! Tu a destra, ed io a sinistra. Magnifico!

Pasquala                        - Allora è definito?

Pasquale                        - E' definito.

Pasquala                        - Le cose gravi richiedono poche parole e molta energia. Ora scriverò a mia so­rella.

Pasquale                        - Andrai a stare con lei?

Pasquala                        - Andrò con chi ini pare!

Pasquale                        - Ah sì?

Pasquala                        - E' naturale!

Pasquale                        - Bisognerà vedere, Pasqualina!

Pasquala                        - Non andrai anche tu a stare con chi ti pare?

Pasquale                        - Io?... io andrò probabilmente in pensione.

Pasquala                        - Sì! La vita di scapolo!... E ca­drai nelle reti della prima che capita! Ti conosco benissimo... Ed avrai infine... quello che con me non hai avuto in quindici anni di ga­lera! Ciò che invece hanno i tuoi cognati!

Pasquale                        - Pasquala!

Pasquala                        - Le verità sono amare eh? Che posso farci? (Si siede ad un tavolino, a scri­vere).

Pasquale                        - (reprimendosi) Calma, calma... Non ricominciamo !

Pasquala                        - (ripetendo ad alta voce le parole che scrive)        -. « Cara sorella: la data d'oggi è memorabile per me. Già è arrivato il giorno che tu temevi. Stanca infine, di vivere con un uomo ingrato, scortese, uggioso, grossolano... ».

Pasquale                        - Calma calma...

Pasquala                        - «... maleducato, ipocrita, spu­dorato, immorale... ».

Pasquale                        - (canterella una canzone).

Pasquala                        - Con un uomo di ghiaccio, con un uomo... che non ha saputo darmi nep­pure un figlio... ».

Pasquale                        - (canterella di nuovo).

Pasquala                        - Silenzio!

Pasquale                        - Silenzio!

Pasquala                        - (con una certa commozione mal contenuta) Un po' di dignità, in quest'ora critica, scervellato; non è il caso di fare dello spirito. E poi non ne hai. Lasciami finire.

Pasquale                        - Finisci. (Da uno scaffale prende un libro a caso e si siede a leggere con aria di­stratta. Pausa. Pasquala sospende di scrivere la lettera; si asciuga una lacrima ed emette un so­spiro. Poi continua).

Pasquala                        - Così ha voluto Iddio!

Pasquale                        - (tra se, mentre ella scrive) Guar­da che libro ho preso!... (Trova un fiore secco tra le sue pagine) Ha degli anni questo fiore!... Io stesso lo misi in questa pagina... (Guarda la moglie: si riprende subito) Niente sentimenta­lismo! Il momento richiede riflessione ed ener­gia. (Posa il libro) Qualsiasi debolezza sarebbe un'assurdità. (Esce dalla porta di sinistra).

(Pasquala lo vede uscire. Poi si alza).

Pasquala                        - Che libro leggeva?... Ha cam­biato colore. (Prende il libro e lo sfoglia) Ah! (Trova il fiore secco) Mio Dio, che ricordo!... Non è stato il libro, è stato questo fiore che gli ha fatto impressione. (Sospira, posa il libro dove lui lo aveva lasciato e si affaccia cautamente alla, porta di fondo) Che cosa fa ora?... Accarezza il cagnolino! E' molto più vile di me. (Pausa. L'osserva) Ora mette un quadro diritto!... E di­ce che vuole andare in pensione!... Eccolo che ritorna. (Si mette di nuovo a sedere e torna a scrivere).

(Entra Pasquale dalla porta di fondo).

Pasquale                        - Non hai finito ancora?

Pasquala                        - (scrivendo) ce Infine, domani me ne andrò per sempre da questa casa, dove non ho trovato la sognata felicità. Come mi ero il­lusa! A domani, sorella mia. Aspettami a brac­cia aperte... (Piagnucolando) Sono ansiosa d'a­more! Il cagnolino me lo porto con arte, natu­ralmente. Il pappagallo lo lascio a lui, perchè non ci annoi ».

Pasquale                        - Finisce così?

Pasquala                        - Finisce così.

Pasquala                        - Me la fai leggere?

Pasquala                        - Perchè no?

Pasquale                        - Dammi.

Pasquala                        - Eccola qui.

(Pasquale, senza leggerla, straccia la lettera tranquillamente. Ed ella, di fronte al fatto, è presa da un'angoscia tragicomica).

Pasquale                        - Che cos'hai?

Pasquala                        - Vi erano errori di ortografia?

Pasquale                        - Se non l'ho neppur letta!

Pasquala                        - E allora?

Pasquale                        - Non voglio che tu mandi questa lettera a tua sorella.

Pasquala                        - Come?

Pasquale                        - Perchè ho preso un'altra decisione?

Pasquala                        - Ma se io non ne ho prese altre.

Pasquale                        - Cercherò di convincerti.

Pasquala                        - Pasquale! Sei divenuto pazzo?

Pasquale                        - Un istante fa lo ero. Ed anche tu.

Pasquala                        - (timidamente) Forse... e che cosa ti ha fatto tornare alla ragione?

Pasquale                        - La cosa ipiù inattesa e più sem­plice: un fiore in un libro.

Pasquala                        - Romanticismo, Pasquale!

Pasquale                        - No, realismo, Pasquala. Il più forte realismo. La prova è che sono tornato alla realtà. Quel fiore nel libro è, per lo meno, un momento eloquente, felice, della felicità più nobile; un momento che vale per mille... Il fiore era tuo; il libro era mio. Insieme legge­vamo una pagina; insieme seccammo quel fiore per lasciarlo in quella pagina. Ed è lì, da quin­dici anni.

Pasquala                        - E' vero. Prima di essere l'uno dell'altro, quando sognavano che fra noi due tutto sarebbe stato comune, quel fiore fu la no­stra prima cosa.

Pasquale                        - E' vero. E quel fiore non è stato il solo nella nostra vita. La sua vista me l'ha fatto ricordare... Il mio cuore... ha buona me­moria.

Pasquala                        - Ed anche il mio... Anche se am­bedue dimenticano con abbastanza frequenza...

Pasquale                        - In questi quindici anni che rin­negavamo dianzi, quanti fiori abbiamo seccato, senza conservarli nei libri!

Pasquala                        - Quanti istanti felici! Sono stati in minor numero delle nostre questioni, è vero, ma più degni di ricordo.

Pasquale                        - Dio ci liberi dal ricordarsi delle nostre questioni!

Pasquala                        - Quando io mi sedevo al piano e tu stavi ad ascoltarmi senza stancarti!

Pasquale                        - Sì!

Pasquala                        - Quando ti sedevi tu e cominciava ad abbaiare il cane!

Pasquale                        - Già, già, ed i progetti di viaggio... e tutti i luoghi visitati... i ninnoli comprati dappertutto?...

Pasquala                        - Quella fotografia vestiti da mori !

Pasquale                        - Oh! Poi il ritorno a casa... il pranzo casalingo... i mobili... le cose familiari!

Pasquala                        - L'illusione di un bambino tante volte svanita...

Pasquale                        - Ahimè!

Pasquala                        - Quando credemmo di essere si­curi... e questionammo per il nome da imporgli...

Pasquale                        - Questioni ne abbiamo avute per qualsiasi motivo!

Pasquala                        - E quando sono stata molto am­malata, te ne ricordi?

Pasquale                        - Me ne ricordo. Molto grave! Sei stata due giorni senza parlare!

Pasquala                        - (piena di moine) Cattivo!

Pasquale                        - Sciocchina!

Pasquala                        - E quando avesti il vaiolo ed io ti spennellavo il viso affinchè non ti rimanesse­ro i segni? (Ad un movimento di lui) Non lo negherai?

Pasquale                        - No, no, volevo dirti un'altra cosa.

Pasquala                        - Quale?

Pasquale                        - Che tutti quegli istanti felici, ed anche quelli ingrati, nascono dall'affetto e tes­sono una rete invisibile nell'unione fra due es­seri e non c'è mezzo di sfuggire da questa rete, né c'è forza che la spezzi.

Pasquala                        - Ma ci sono dei casi...

Pasquale                        - Ci sono dei casi in cui sembra che la rete sia spezzata, ed allora si separano; ma i fili, attaccati alle loro carni, si att:rano con potere misterioso, si legano e si annodano, e tornano a riunire coloro che si erano allontanati credendosi liberi. Sono le ore della vita, a fac­cia a faccia, quando ci si nutre della stessa aria e si sospira uniti, formando senza sentirle ca­tene di risa e di lacrime!

Pasquala                        - Catene di risa e di lacrime! Bel­la immagine poetica! Che talento hai! Ed io che non volevo riconoscerlo!

Pasquale                        - Talento? No. Senso comune! Solo mi si offusca di quando in quando...

Pasquala                        - Per causa mia!

Pasquale                        - Forse.

Pasquala                        - Forse?

Pasquale                        - Sì. Ma stasera la colpa è stata tutta mia.

Pasquala                        - Tutta, no.

Pasquale                        - Tutta, sì.

Pasquala                        - Non voglio contrariarti.

 

Pasquale                        - Nep­pure io. Per provar­telo ti condurrò a Si­viglia!

Pasquala                        - No, caro! Non voglio an­dare a Siviglia: non mi piace, non ho mai de­siderato di andarvi, non acconsentirò mai ad andarci.

Pasquale                        - E inve­ce io ti condurrò a Si­viglia. Anche per for­za, se occorre.

Pasquala                        - Ma se non m'interessa affat­to andare a Siviglia! (Pasquale la guarda e poi cerca qualche co­sa) Che fai? Che cosa cerchi ?

Pasquale                        - Il li­bro dov'è il fiore!

Pasquala                        - (ridendo) Per farne?

Pasquale                        - Lo cer­cavo per leggerti i ver­si della pagina dove è il fiore che ci ha riconciliati stasera.

Pasquala                        - Se li so a mente, sciocco! Ascolta. Non sono questi ?

Ricordi, amata? Ricordi?

In segno del nostro amore,

Le tue mani soavi

Seminar on di fiori un

(libro... ».

Pasquale                        - Pa­squalina !

Pasquala                        - Mio caro!

Pasquale                        - Non li­tigheremo mai più?

Pasquala                        - Mai più. Quando tu inco­mincerai, io correrò a cercare questo libro.

Pasquale                        - Tieni­lo a portata di mano, prego.

FINE