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PRIMO ATTO

PRIMO ATTO.

I QUADRO.

Effetto notte

(Dall'esterno si avvertono in lontananza i lampi e i tuoni di un temporale. L'attore è seduto su una poltrona con una coperta sulle spalle. Parla in modo un po' farneticante e a un'entità non ben definita che probabilmente solo lui vede, o immagina)

“Il Grigio”

di Giorgio Gaber e Sandro Luporini

Monologo in due atti

Personaggi:

 

Il protagonista

Un uomo quasi normale, presumibilmente tra i 40 e i 50 anni di età

Il Grigio

L’ospite   (un topolino)

Gabriella

28enne audace e istintiva. Sposata da 7 anni non ha mai abbandonato completamente il marito anche se ha un rapporto con il protagonista

Il colonnello Mazzolini

Un vicino di casa stile “uomo tutto di un pezzo”

Il figlio

Ragazzo di 18 anni, timido ed introverso che cerca di proteggere le stravaganze del padre

Renzo Maria De Ambris

Impresario teatrale imponente per aspetto e temperamento

La moglie

Bella signora di 37 anni ormai da tempo separata dal protagonista che, con l’aiuto del parrucchiere. Tenta di rifarsi una vita

Tobia

Gatto del figlio. Bestia enorme ed apparentemente feroce

Una bambina di 3 mesi

Figlia certamente di Gabriella

Dio

(Musichetta iniziale)

Grigioooo, dove sei? So a cosa stai pensando, si ormai lo so….e vorrei anche dire a chi non vuole vederti o preferisce ignorarti, in quanto ad astuzia e malvagità tu superi qualsiasi immaginazione.

Ma cosa vuoi da me…..Cerchi forse di togliermi dalla mia anima qualsiasi residuo di morale? Si, d’accordo, tu con me non l’hai mai messa sul piano filosofico, e hai fatto bene; e nemmeno su quello religioso, e hai fatto bene, ma sei riuscito a scatenare dentro di me un odio tremendooo. Perché ignorante come una bestia, hai cominciato ad attaccare l’umanità, cioè me. Cioè un’umanità che si sentiva “invulnerabile”, forse perché protetta da una certaaa......  sensibilità…, e bonta…, e giustizia…comico per carità, su questo hai ragione…mi ricordo quando dicevi…

(L'attore si alza, si toglie la coperta e ora parla a se stesso e non più al misterioso interlocutore).

No, Lui non mi ha mai detto niente. Lui all’inizio si aggirava piano e io sentivo dovunque la sua presenza impalpabile…C’è un gran silenzio e un odore strano che io attribuii all’imbiancatura; C’è chi dice che certe presenze si rivelano tramite un odore…”caustico”.

Non feci molto caso all’odore, ingenuo,

Perché a pensarci ora, ne sono sicuro. Il primo giorno che misi piede in questa casa, lui era già qui, mi stava aspettando. Si, si lo so, non è facile ricostruire il tutto quando si è persa qualsiasi lucidità, ma me lo ricordo bene quel primo giorno…

II QUADRO.

Viene simulato in scena un effetto giorno (Musica)

AAAAAA,casa nuova, vita nuova: che energia. Trasloco vuol dire 'leggero fremito', cielo azzurrissimo e sole, molto sole. È sempre stato così. Non si sa perchè. È un'intuizione.

“Gabriellaaa, Gabriella hai visto che meraviglia?"Come sei allegro!", mi fa Gabriella con un tono come se l'allegria fosse mancanza di rispetto. Sì, Gabriella mi aveva accompagnato ma non era assolutamente d’accordo sulla mia decisione di venire a vivere qui, da solo. Cercai di non essere contaminato. In quel momento volevo pensare a me. Avevo proprio bisogno di allontanarmi da tutto, di vivere un po' più isolato... Anche col lavoro, non ce la facevo più. No, non con il lavoro... tutto quello che c'è intorno... gli interessi personali, i contatti, la volgarità, i rigiri... Basta!

Qui mi sembra perfetto. Una casetta tranquilla, funzionale, tutta bianca,  poco lontana dalla città... quel tanto di verde che ci vuole... Un'oasi. Ecco, la chiamerò 'l'oasi. È strano non sentire dall'esterno neanche il rumore di una macchina.

(Si avverte uno strano fruscio) ...Cos'è stato? Un fruscio... Strano, non un fruscio... come qualcosa dentro la casa. Possibile che me lo sia immaginato? Niente.

“Gabriellaaa” niente, me la trovai davanti. Ora non era più polemica. Abbassa gli occhi e sono occhi tristi. "Ma noi..." mi fa, "noi due, che fine abbiamo fatto?" E io: "Noi... siamo ancora qui, Non voglio mica scappare!"

In effetti lei aveva sempre pensato che io volessi scappare da tutto. No, questo non me lo disse. Rimase un po' assorta, ma un attimo, perchè subito dopo cominciò a prendermi in giro sulla casa. A Gabriella non piacciono queste Svizzerine che nascono ai lati delle grandi città.

Improvvisamente mi chiede se facciamo l'amore. È nel suo carattere. Non la sessualità, questi salti di umore. Però riesce sempre a sorprendermi.

Sento che il viso mi diventa appuntito. Meno male che ci ho il trucco. Quando sono in imbarazzo recito la parte di quello che è in imbarazzo. Sì, è un ottimo trucco. La faccia da stupido diventa quasi una faccia simpatica. È semplicissimo. Se uno riconosce di essere imbecille ha la simpatia di tutti. Una strada da seguire.

A proposito dell'amore le faccio notare che non c'è ancora il letto. Infatti per terra c'era solo una pedana di assi di legno. Il materasso non c’era ancora. Ma forse era un po' volgare andarlo a prendere... Lei ammette che è vero. E ora ride bene, e quando ride così...

Siamo contro la finestra che dà sul prato all'inglese. Vicinissimi. Per una strana combinazione, o calcolo, siamo vicinissimi.

Certo, calcolo.

Adagio le nostre teste si abbassano. Le nostre ginocchia stanno per toccare le assi di legno. Il resto è niente.

Fuori era molto bello. Ho ancora in mente la finestra. Solo la finestra... possibile? Non credo di aver tradito Gabriella per questo. Era una giornata nitidissima. Sul prato verde passavano lente, ma a piccolissimi scatti, tre galline così lucide e pulite come non ne avevo mai viste. Probabilmente sono del mio vicino, l'ex colonnello, pensai. Me l'avevano detto che era un tipo preciso, ma che pettinasse anche le galline non lo sapevo.

Ora siamo nella stanza da bagno. La schiena nuda di Gabriella è segnata da tre o quattro righe longitudinali. Sì, le assi di legno. Non dev'essere stato un amore comodo, ma certo non volgare.

Mi ricordo di aver guardato quei segni per un tempo incalcolabile. Sono solchi arrossati con un piccolo bordo bianco. Ecco, l'indice della mia mano ne percorre uno. È un movimento lentissimo, automatico.

(Si avverte accentuato il solito rumore). Cos'era? Un rumore, sì, certamente il rumore di prima. Una specie di fremito su tutta la casa... oppure sopra. Rimango immobile stringendo l'accappatoio. Sono ancora bagnato. A piedi nudi i rumori fanno più effetto, o è una mia impressione? Gabriella canticchia, si riveste e se ne va.

Sì, è tutto una mia impressione. Qui non succede niente. Proprio niente.

indice

III QUADRO.

Simulazione effetto sera (Musica)

Per un po' non successe niente, tranne il gusto di immaginare le proprie abitudini e le proprie comodità. Non c'è nulla di più impegnativo di mettersi la scrivania al posto giusto, che è uno solo, lo so... Due giorni, ci vuole ... però si gode. Ecco ora è perfetta. Viene proprio voglia di sedersi. C'è un piccolo particolare, me ne ero accorto anche ieri. si intravede un angolo dl soggiorno della casa accanto. Nevrotico come sono questo mi dà un attimo di dispiacere. Meno male che ora a poco a poco il buio si prende tutto.

Era quasi sera e il mio vicino sedeva di schiena, o perlomeno si suppone sedesse di schiena. In realtà non si vedeva affatto, anche perchè la stanza buia era rischiarata a intermittenza solo dalla luce fluorescente della televisione. Sarebbe un abat-jour moderna se non avesse il volume.

"E bravo colonnello! Tienila un po' più alta così la sento anch'io". L'ho visto, il Mazzolini. Bel tipo. È fatto... come un colonnello. Anziano, ma dritto come un grattacielo. Che salute! Che vecchiaia invidiabile! Si comprano una bella casetta, un po' fuori... Nessuno ama la pace come i colonnelli! Li ho sempre visti finire nei giardini, nei roseti. Mica muoiono in battaglia. Mai! Lui si cura il suo prato, le sue piantine... A lui viene tutto benissimo. Ci ha delle rose enormi. E il gallo? Una statua. Gli assomiglia un po'. Anche più maestoso. Mi ricordo che la prima volta che lo vidi se ne stava dritto e impettito sopra il muretto con la sua cresta rossa. Una via di mezzo fra... il colonnello Mazzolini, e... Giuseppe Garibaldi.

(Il solito rumore, sempre più forte)

 "Ma questo cos'è? Non è la televisione!" Ancora una volta avevo sentito il solito rumore. Qui c'è qualcuno che ci cammina sulla testa. Non sono mica paranoico. "Voglio chiedere al colonnello se ha sentito..." Ma cosa vuoi che senta...

"Piro, piro, piro, piro..." Lui si coccola le sue galline, poi prende il tegamino, un velo di burro, si cuoce due ovine... la sua poltrona, appena un po' di fluorescenza televisiva, magica... Ognuno ha l'infinito che si merita.

Ma tutto questo non aveva importanza, almeno per la mia storia... o meglio, ne aveva... Però, se un giorno dovessi dire la verità su quella sera, dovrei ammettere che io non ce l'avevo affatto col colonnello Mazzolini. In quel momento non sopportavo che anche in questa casa, che avevo chiamato 'Oasi?... non sopportavo l'idea che tutto quello che avevo buttato fuori dalla porta mi rientrasse dalla finestra.

Se un domani uno dovesse dare un nome a questo nostro tempo... sì, un capitolo, come fanno gli storici...che ne so... Il Romanticismo, La Rivoluzione francese... sì, un titolo chiaro... non dovrebbero chiamarlo né Socialismo, né Decadenza, o... Postcapitalismo... forse… la definizione più giusta sarebbe: La Volgarità. La volgarità di tutto e di tutti.

(musica)Io ero venuto qui solo, senza radio, senza giornali, senza televisione... ingenuità, forse... e mi ritrovo addosso in un attimo tutto quello da cui ero scappato, o meglio... da dove credevo si essere scappato. È bastato un niente... quella finestra, quella fluorescenza... un simbolo, per carità... magico, l'ho chiamato, forse ipnotico anche: un caleidoscopio. No, una lente di ingrandimento del tutto.

La volgarità degli oggetti, delle parole, la volgarità delle facce, dei vestiti, delle risate, degli uomini politici, degli intellettuali, dei cantanti, del successo, dei funzionari, dei giornalisti, degli attori, La volgarità del mondo intero... certo, tutto dentro nel tubo,  nella scatola,... sì la fluorescenza... tutta la volgarità del mondo minuto per minuto.

È per questo che uno scappa da tutto. Perché senti che ti fa male... un male fisico, ti fa male dentro, diventi più brutto, più cattivo. E non te ne accorgi, perché ormai è la tua vita, è la normalità. Perché la volgarità è in tutti. La volgarità dei giornalisti, la volgarità dello scoop, dell'informazione. La volgarità dei presentatori col pubblico che applaude, che ride, che partecipa... ... e i bambini che telefonano, che giocano... e i gettoni d’oro, i biscottini, i profilattici... di più, di più, sempre di più. Niente te ne stai lì, inchiodato, istupidito, ipnotizzato anche. La fluorescenza si, la fluorescenza... è lei che fa venire il cancro... e ce l' ho addosso, ce l'abbiamo tutti addosso. E se ne parla, anche, invece di vergognarsi, si discute... questo è meglio, questo è peggio... Zitto. Zitto! Bastaa. Bisognerebbe urlare dentro la propria testa, urlare dentro la propria testa, urlare dentro la propria testa

Probabilmente quella sera lì... no, anzi... certamente quella lì avevo esagerato. M'era andato, proprio come si dice, il sangue alla testa. Ero rosso, accaldato, gonfio... e un po' stupido. "La fluorescenza... la fluorescenza..." La televisione è un oggetto. E un uomo è padrone di se. Se vuole la spegne. Prende un bel libro... Ma quale libro!... Quando sei dentro a quella roba lì, ci sei dentro. Non esiste altro. Andai a letto con questi pensieri, ma ero un po' confuso. Mi ricordo che un attimo prima di addormentarmi pensai... che avevo fatto male a non portarmi qui la televisione.

Sulla strada della degradazione è meglio un bel telequiz che "La montagna incantata" di Thomas Mann.

IV QUADRO.

Effetto giorno

Ah!... Sto bene. Stamattina sto proprio bene. È bello svegliarsi in una casa nuova... da soli.

Un profumo di fiori di gelsomino entrava nella stanza. Qualcuno dice che la presenza di uno spirito buono si rivela tramite un odore balsamico. Bene, ora mi faccio una bella colazione.

Nella veranda c'era una bellissima luce. Tutto bianco... con una piccola ombra. Un'ombra?!... Una grossa ombra: ferma? No si muove. Prima adagio, adagissimo... Mi cammina sopra... poi... vrrrrrrrrrr! Cos'era? Un animale. Una bestia enorme. No, non enorme. devo saperlo subito cos'è! Se lascio passare il tempo addio. Era un topo, certo era l'ombra di un topo. Sono sicuro. No, perché col tempo le immagini cambiano. Non te le ricordi, dopo un po’ può essere tutto: un tacchino, un puma, forse un rinoceronte... Un’immagine suggestiva, ma priva di rigore scientifico. È un topo e basta. Un topolino come ce ne sono tanti. Oddio, mica tanto topolino. In un certo senso son contento di aver individuato la causa di quegli strani rumori. Meglio un topo che un fantasma. Uno topo è più alla mia portata. Comunque conviene correre subito ai ripari.

In un negozio tipo ferramenta trovai un omino un po' pelato, sui quarant'anni, che sapeva tutto sul carattere del topo. Nel nominarlo lo chiamava 'Lui' e ne parlava con una voluttà incredibile. Pare che i topi siano molto intelligenti. Gli sperimentatori preparano per loro labirinti e percorsi intricatissimi. Speriamo che il mio non sia così allenato. Che succhiassero l'olio infilando la coda nelle bottiglia lo sapevo anch'io. Mia ha sorpreso invece il modo come rubano le uova. Uno, sdraiato di schiena, lo tiene sulla pancia; l'altro coi denti lo tira per la coda. Che senso del sociale!

Mi portai a casaaa due o tre trappole, e per sicurezza anche una boccettina di strane palline che pare abbiano il potere... sì, di mummificare. Un antico metodo egiziano credo. Un'altra soluzione sarebbe stata il collante, arma micidiale che l'omino mi sconsigliò per senso del decoro, credo. In questi casi il topo, incollato e ancora vivo, lancia segnali strazianti per avvisare i compagni del pericolo. Un martire!

Le trappole. Bella trovata. Dopo due giorni... niente. Forse non gli piace il formaggio del supermercato, forse non ha fame. Vedi il benessere?!... Il terzo giorno provo col parmigiano reggiano, stagionato, una bella grana, pastosa. Insomma, mi siedo in giardino e aspetto.

Ecco, qui si prende anche il sole. Guarda che meraviglia! E quando l'avrei mai fatta, io, un cosa simile!... dico così... fisica, rilassante. Un uomo sapiente può godere l'intero spettacolo del mondo soltanto con l'aiuto dei sensi e del pensiero.

"Pensatore!"... "Pensatore con l'alibi del sentimento".

Mi ricordo che mia mogli mi chiamava così... Che poi la pensatrice era lei, in un certo senso. Ma a parte questo, 'il pensare'... sì, il pensiero in se, senza farci nulla di utile, che godimento, peccato che non ti paga nessuno per pensare. “Ho pensato 8 ore” e chi ti credeee…in India ti credono.

Mentre al tepore del sole la mia mente oscillava tra le astuzie dei topi e i santoni immobili sulla riva del Gange, il colonnello Mazzolini, in perfetta tenuta agricola, annaffiava con cura il suo radicchio. "Buon giorno colonnello... Che radicchione, eh!..." No, questo non gliel' ho mica detto... "Buon giorno..." Basta. Anche lui mi guardava come se fossi... una persona poco raccomandabile. Chissà, forse per la chitarra. Potevo aver scelto il violino? Se uno suona il violino è una persona seria, buona d'animo. Con la chitarra sei subito un tossicodipendente.

Anche la donna, la donna che ci viene a fare le pulizie, mica mi rispettava. Col colonnello era gentilissima. Con me... "Ma per caso..." - Le faccio Timido “per caso" mmm eeee " Qui non ci sono mica dei topi?!

"Ma quali topi? Queste sono case, mica letamai!" Che temperamento! Mi ci voleva un tipo autoritario. L'ho sempre detto: le donne di servizio devono essere autoritarie, un po' anziane e bruttine. Non si corrono rischi.Tu guarda che casa! Che splendore!...ehhh. Meno male che non ha visto le trappole. Mi denunciava.

A proposito, vado a vedere se...

Tutto, tutto. Aveva mangiato tutto. È buono il parmigiano reggiano! E le gabbiettine... lì, vuote, con le finestrine aperte. Bravissimo! Percorso netto.

Chi non mi conosce potrebbe credere che io, nei giorni successivi, sia stato un po' scostante con tutti. Ed è vero. Ma non era colpa mia. Avevo nella mente Lui, il Grigio. Non solo era allenato, ma geniale. Non riuscivo a fare a meno di pensarci. E quando qualcuno mi parlava, che ne so... di lavoro, o quando Gabriella mi metteva davanti i suoi problemi... noi, la bambina, il marito... che poi erano anche problemi miei, devo dire che... sì, ero presente, ci pensavo... specialmente alla storia della bambina... è chiaro che ci pensavo, ascoltavo…rispondevo…. Ma era come se in una parte del mio cervello... insomma, sentivo che piano piano Lui stava entrando troppo nella mia vita.

Una sera, tornando a casa, decisi che era il momento di passare ad un intervento più efficace: la mummificazione.

Con la lucidità che mi contraddistingue distribuii le palline in ordine sparso, ma non casuale. Probabilmente Lui passa di qui (rumore con la bocca)... o di qui(rumore con la bocca)? Mah?!... Potrebbe passare dovunque. Ma sì, le metto da tutte le parti. Forse è meglio anche fuori. Sì, una bella fila di palline che arriva fino al giardino. Speriamo che non venga nessuno. E chi voi che venga a quest'ora. Io poi questo indirizzo l'ho dato solo... a Gabriella, va beh... a l mio organizzatore, va beh... Non volevo neanche mettere il telefono, ma non esageriamo. Ah sì,... a mia moglie... e a mio figlio, certo.

Simpatico, mio figlio. Anche dolce. Mi piace. Peccato che non abbia voglia di far niente. Cambia liceo ogni anno. Non gliene va bene uno. "PASSA LA GIORNATA TRA IL COMPUTER E IL SUO GATTO..." dice mia moglie. 'Tra il computer e il gatto'... Chissà a che cosa pensa. "A NIENTE" dice lei. "RECITA LA PARTE DEL PENSATORE FANNULLONE. IN QUESTO TI ASSOMIGLIA!"

Mah, però mi piace mio figlio, mi diverte. È uno dei pochi che sono contento che mi venga a trovarmi. Gli ho già telefonato. "Sì, sì vieni pure quando vuoi; anzi, vieni subito, e porta... porta anche il gatto."

"Ma come?... mi fa lui, "Tobia?... Ma ti è sempre stato antipatico!..."

"Ma no... È un bel gattone, fiero... un po' di campagna gli farà bene!"

Non deve aver capito. D'altronde come facevo a spiegargli...

Niente, me lo trovai danti... senza gatto. "Sono venuto in vespa..." mi fa.

"Bravo, bella scusa! Quando sono io che ho bisogno di qualche cosa... non te ne frega niente."

No, questo lo pensai... e neanche tanto. Era lì, ciondolava, uno spilungone buffo con un po’ di peluria sul viso e quei calzoni flosci, da deficiente. Aveva gli occhi bassi e si guardava le scarpe, mi pare. È una forma di timidezza che conosco fino e essergli entro. Ora però mi guarda e ride in quel suo modo stranissimo. Non si sa mica se ride di me o di se. Quando uno è estremamente imbarazzato non può far altro che rendere buffo e sensibile il suo imbarazzo. Chissà da chi l'avrà presa questa tecnica!

Beh, forse una cosa nella vita l'ho fatta anch'io. Non è mica poco fare un figlio.

Posso essere soddisfatto. Un buon lavoro. No, dico... le palline. Mi sembra di averle messe proprio bene.

'Si racconta che il principe di Condè dormì profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi' (leggi: Rocruà). Io no! Però stamattina sono tutto eccitato. Ancora in vestaglie non resisto all'idea di vedere l'esito dell'agguato che gli ho teso. Bella la mummificazione!... perfetta, senza sangue, mitica, assoluta... come si addice a un guerriero.

Ecco le palline... Mangiata... Mangiata... giardino, mangiata... Aiuole, mangiata, mangiata... Dietro l'angolo... Nooooooo! Il gallo di Mazzolini! Fermo, maestoso, duro come un baccalà, una statua!

V QUADRO.

Effetto giorno

A volte, quando alzo la testa dal lavoro, specie se è per qualcun'altro che poi lo deve anche giudicare, avverto come una specie di nausea fisica che sicuramente deriva dalla posizione curva, ma va oltre. Ecco arrivato a un punto... che il lavoro mi disgustava come una medicina inutile. D'altronde , il mio organizzatore, aveva preso per me degli impegni che dovevo rispettare.

Fortunatamente Lui, il Grigio, in questi giorni non si era fatto vedere. Devo ammettere che dopo la storia del gallo, in un certo senso, mi era diventato quasi simpatico. L'avevamo fatta grossa. Speriamo che il Grigio non parli... che non sia un infame.

Anche se la guerra era tra noi e come sempre ci aveva rimesso un innocente, mi sembrava che ormai ci legasse... una strana complicità, un segreto tra noi. Renzo Maria De Ambris era un uomo sui cinquantacinque anni con barba e jeans che non rideva mai, e incuteva un certo rispetto, non tanto per la sua severità, quanto per la sua struttura fisica. Gli raccontati il progetto. Gli feci vedere anche sul videotape lo spezzone di un vecchio film a cui mi ero ispirato, e gli consegna il dattiloscritto. Mentre sfoglia le pagine mi accorgo che sono un po' smangiucchiate ai bordi. Evidentemente il grigio, al contrario di quello che pensavo, ha frugato tra le mie carte. È anche curioso... Noto sulla scrivani alcuni piccolo escrementi. Mamma mia, che vergogna... Speriamo bene!...

Alla fine della lettura De Ambris sembra soddisfatto. Meno male! No. Non per il testo... Non si è accorto di niente. Mi sorride annuendo... e con un gesto imperturbabile prende tranquillo con due dita dal copione una cacca e me la consegna sul palmo di una mano. "Grazie!"... dico io. "non doveva disturbarsi".

Trasformazione in 'Effetto sera'

Ero un po' scoraggiato. Lui, il Grigio sapeva tutto di me, persino del mio lavoro; io non sapevo niente di Lui... nemmeno da dove passava. Non c'è dubbio, è un animale intelligente, ma non può essere più intelligente di me. Se mi impegno!... Che poi ho anche i mezzi. Se io piazzo il videotape e faccio un bel totale della stanza... Lui arriva tranquillo... è chiaro: non conosce la tecnologia...

E io so da dove mi entra in casa, a quel punto tutto mi diventa più facile, siamo pari. Purtroppo mi accorsi subito che l'illuminazione era insufficiente. Ci sarebbero voluti due o tre faretti... una quarzina. Ma non ce l'avevo, non avevo niente. Pensai di puntare l'alogena. Una bella luce! Speriamo che non lo disturbi.

Me ne andai a letto abbastanza contento del mio teatrino di posa… ma dubitavo del mio sonno. Presi due tranquillanti.

È bello dormire. Tutte le persone che dormono sono più tenere, forse perchè ritornano bambini. Anche il più tremendo criminale, o il più meschino egoista, nel sonno... diventano sacri... Mi piacerebbe addormentarmi bene, addormentarmi profondamente come un uomo contento della sua esistenza. Dopo una notte mal trascorsa nessuno ci vuole bene. Ed è giusto.

Trasformazione in 'Effetto notte'

Ecco perchè mia madre voleva più bene a mio fratello che a me! Aveva ragione, aveva ragione lei. Io non sapevo dormire, lui sì. Io da bambino ero già isterico, un ragnetto, nevrotico, un rompicoglioni, ogni tanto urlavo... sì, di notte... un urletto, un incubo... chi lo sa! Mio fratello era così tenero,bello, rilassato. Come dormiva bene! Russicchiava, ma neanche tanto forte. Era sacro, mio fratello. Me lo ricordo... ogni notte lui era lì che dormiva con una tranquillità che lo faceva sembrare... un vegetale progredito. E io... IIIHHH! Giù un urlo, un urlo tremendo... IIIHHH!... Oddio, si sveglia, si sveglia il vegetale... Allora arrivava mia madre, infuriata... Eccola, accende la luce... e giù botte, e giù botte!... a me, naturalmente, sempre a me, anche quando aveva torto lui sempre a me. Ma siiii che le botte fanno bene, rafforzano l’animo, si diventa artisti!!! Ho preso tante di quelle botte io, che dovrei essere Dante Alighieri.!

Dopo una notte mal trascorsa nessuno ci vuole bene. Ed è giusto. I tranquillanti... fanno effetto... Vedi, la chimica?!...

UAAAHHH! Cos'è stato? Cos'è stato? Cos'è stato? Dio, che effetto! Qualcosa di schifoso... sul lenzuolo, sul corpo... sì una bestia... dei peli, dei peli... il calore... una bestia, viscida, veloce... Sobbalzo, annaspo, accendo la luce... un attimo... la lampada barcolla, cade... buio! Era Lui... un contatto schifoso... il topo, il topo... era Lui... m'è passato sul petto... che senso... le zampette rosa, schifose... TRRR!!! Due secondi, sì, tremendi, tremendi... il pelo viscido, caldo, bagnato, repellente, repellente... Che schifo! Che schifo!

Corro in bagno, scivolo, inciampo... sì, il lavandino... acqua, acqua... mi lavo... Non basta... acqua, acqua!...

Sì, quello schifoso mi era venuto addosso, sul lenzuolo, sul letto. L'aveva fatto apposta. Non gli bastava invadermi la casa, frugare tra le mie cose... Non era curioso, era una provocazione! E pensare che mi stava diventando simpatico!... No, voleva anche toccarmi, sfidarmi, quell'animale ripugnante!

Oddio, cos'è?... Ancora Lui?... Non è niente, il lavandino che perde. Meno male! Che spavento!... Come mai perde già, questo lavandino?

Non importa. Non potevo rimandare. Dovevo difendermi da Lui. Corsi al videotape.Speriamo sia venuto nella registrazione. Ecco... la stanza. L'immagine non è bellissima, ma non siamo mica qui a fare Wim (Vim) Wenders. A un certo punto nel video... un'ombra... qualcosa entra in campo. È Luui. Scendeva piano e sicuro attraverso i tubi dei caloriferi. Ecco da dove arrivava!... Ora lo so. Devo difendermi almeno per stanotte. Lucidità, follia... chi lo sa... Accendo il riscaldamento al massimo così se passa sui tubi si brucia il culo, e vado a letto ma… senza spegnere la luce. Mi giro, mi rigiro, mi agito ancora un po'... Poi, non so bene come, mi addormento.

Musica

VI QUADRO.

Effetto giorno

Era una bella giornata di maggio... fine maggio, credo. Quella mattina, quando mi svegliai, avevo un caldo tremendo. Strano, pensai... è già arrivata l'estate. Io in genere la mattina capisco poco, sono un po' confuso... ma quel giorno anche ci più. Lì per lì non mi ricordavo niente di quello che era successo. Ero solo un po' sorpreso di aver dormito con la luce accesa e di essere in un bagno di sudore.

Ma se ci penso bene non fu il caldo a svegliarmi. Nel dormiveglia sentii come da lontano il campanello che suonava ripetutamente. "Chi è?"

Mia moglie, fresca, riposata, in gran forma, entrò con l'aria di chi è in piedi da tempo. Aveva un leggero soprabito color vaniglia, e dei capelli morbidi, vaporosi. Doveva essere già stata dal parrucchiere.

"Che caldo!" mi fa "Ma cos'hai?... Ancora il riscaldamento?"

"No - dico io- ho acceso un attimo... Faceva un po' freddino!..." Ci saranno stati quaranta gradi! Sì, ora mi ricordo tutto. Ma non potevo certo spiegarle...

Niente, lei si toglie il soprabito e mi mette davanti delle carte. Io non capisco molto, ma mi fido, firmo. Sono pratiche che riguardano la nostra separazione. Credo si voglia risposare.

"E il gatto, come sta il gatto?..."

"Ma come?..." mi fa, "ti sto parlando di cose importanti... e tu mi tiri fuori il gatto..."

E io: "Ma guarda che anche il Tobia per me..."

Ha ragione, ero distratto. Il caldo era davvero insopportabile. Anzi, credo di aver vissuto quella scena come una specie di sogno gocciolante. Anche lei non è più fresca come una rosa. Cammina per la stanza e trova anche il modo di parlare di noi... cioè di me... di com'ero a quell'epoca... di come sparavo a zero su di lei, sui suoi gusti, sulla sua famiglia,  il suo passato. Sentivo la sua voce che andava avanti quasi meccanica. Sentivo il suono delle sue parole... monotono, ininterrotto, come recitasse l'Ave Maria. Senza scomporsi minimamente si ripassava a memoria la nostra convivenza: l'elenco della lavandaia di tutti i miei difetti. Mi ricordo che mi parlava con un'aria di freddo rimprovero. Però sudava, sudava... aveva degli avvampi, era tutta rossa... non certo per la passione... Non ce la faceva più. I suoi capelli si appiattivano lentamente, ma a vista d'occhio. Fine del parrucchiere!

Io intanto guardavo i tubi. Dovevano essere roventi. S'era creata una gran siccità in tutta la casa. Mi ero persino accorto che anche la goccia del lavandino non si sentiva più.

"Basta! - mi fa - me e ne vado qui non si resiste. Ho l'impressione che tu stia poco bene."

In effetti anch'io ero al limite. Appena uscita corsi a chiudere il riscaldamento. Fu allora che ripensai alla goccia. Non era possibile che il gran caldo avesse aggiustato la guarnizione.

Vado in bagno a vedere. Qualcosa nella mia testa mi dice che... il Grigio! Eccolo lì... sotto il lavandino... che si rinfresca. Tuc, tuc, tuc... la goccia!

Devo aver vissuto quel periodo in uno stato di confusione quasi allucinatorio. Non riuscivo più ad occuparmi né del mio lavoro, né della mia vita.

Però che effetto, mia moglie... quel giorno! A parte la situazione assurda, quel caldo tremendo... non ho sentito in lei e devo dire neanche me il minimo senso di ... vicinanza..., di amicizia. Incontri come questi dovrebbero trasformare le fatiche di ieri in una compassione dell'oggi, in una indulgenza tenera tra persone vissute. E invece com'è inutile, e piatto, e mediocre dirsi dopo anni in tutta calma quello che allora avrebbe potuto venir fuori nella rabbia, nella passione, nel dolore!

Solo il nostro fallimento. Non una parola sull'amore.

È mai possibile che la memoria si fermi solo sulle brutture?... Non una sola parola sull'amore. Ma se siamo stati insieme tanti anni... ci saranno stati dei momenti belli! No, quelli non contano. In tutto questo tempo lei mi ha pensato solo in questa... asfittica resa dei conti. Colpa mia... sempre stata colpa mia... Ma si! Sono io che riesco a sciupare sempre tutto anche con Gabriella... guarda... all’inizio sono una meraviglia di uomo... l'unico. Ma perchè duro così poco, come meraviglia? Dopo un po' sono un intellettualino noioso, egoista... non faccio più caso alle tenerezze, ai sentimenti. Ma con che coraggio... con che coraggio anche Gabriella, con tutti i casini che combina... prima lui, poi me... sì, per sempre... poi torna all'ovile...e la bambina, la bambina che non sa neanche lei di chi è... Ma dico io quel deficiente del marito... non la poteva mica fare prima, una figlia!... No, gli piace il 'thrilling'!

E lei... 'È tutto amore, no?', "Sei tu che sei scemo!". E giù insulti. "Appena ti trovi spiazzato non sai più che fare! É chiaro che non so più che fare... "E non sei capace di voler bene né a me, né alla bambina, né a nessuno. Tu non sai neanche cos'è l'amore. Tu sei bravo solo a scopare!"

"Magari!!!..."

Non era mica un complimento. Significava: completamente incapace di amare. Io, eh... Ma cosa sto cercando da quarant'anni... e inciampo sempre... è vero!... No, secondo loro lo faccio così... per passatempo.

È che l'amore è una parola strana. Vola troppo. Andrebbe sostituita.

... Non sarebbe meglio chiamarlo... 'La cosa'? Potrebbe diventare più concreto.

All'inizio io, Gabriella, l'amavo. Certo, all'inizio ho 'sempre' amato. Sì, voglio dire che ho avuto degli attimi intensissimi, che al momento sembra che ci lascino dei segni profondi, importanti. Ma 'La cosa' non è questo. O meglio, non è solo questo. 'La cosa' è trasformazione, percorso, crescita insieme... È un patto di sangue stipulato tra due persone e forse, prima ancora, dal destino.La cosa è l’ “amore”, la cosa è un’altra qualità dell’amore una qualità che non rimpiangi gli attimi perché diventa la vita.Non so se avrò mail la fortuna di farlo questo patto…forse ci vorrebbe un uomo.

Cento volte ho provato a cambiare. A ricominciare da capo. A reincarnarmi. Ma mi sono sempre reincarnato... senza di me. Ecco, senza avere avuto una realtà, io passo evanescente tra i sogni di alcune donne che non hanno saputo completarmi.

Ci sarà senz'altro il modo di fare 'La cosa'! Altrimenti il nostro destino è quello di essere delle scorze di uomini, degli involucri... mai persone. Magari dei personaggi... simpatici, affascinanti,... mai persone. Ma se è così... l'amore non sarà mai... 'materia', 'terra'. 'cosa'... sarà sempre qualcosa che vola... una farfalla che ti si posa un attimo sulla testa... e ti rende tanto più ridicolo quanto maggiore è la sua bellezza.

(Dopo una breve pausa l'attore piange in silenzio)

VII QUADRO.

Effetto giorno

"E tu mi guardi, eh!... Ma chi sei? il testimone? Come se non li conoscessi abbastanza i miei errori! Perchè? Ce ne sono degli altri? Ma cosa vuoi? Lo scontro? Ce l'avrai,tra un po’ ce l'avrai".

Mi ero infatti accorto in che Lui scendeva a mangiucchiare in cucina, oltre che di notte, anche quando io telefonavo. Ci feci caso quella volta che mi chiamò Gabriella.

Fu un po' strana quella telefonata. Non ci vedevamo da un po'. Lei aveva una voce più tenera del solito, più profonda. Non è che avesse niente di particolare da dirmi, però sentivo che non voleva chiudere. Continuava scherzando dolcemente come se quella mattina si fosse svegliata con un'immagine di me d'altri tempi: una meraviglia d'uomo. Doveva essere sola in casa. Mi vergognai subito di questo pensiero come se improvvisamente mi fosse venuta voglia... Sì, avevo voglia di lei... E poi non mi potevo sbagliare, quel suo tono... non mi potevo sbagliare. Infatti poco dopo lei, quasi sussurrando... "Avrei voglia di fare l'amore..." No, non mi disse proprio così... qualcosa del genere. Anche più imbarazzante.

Io avevo sentito dire che ci sono quelli che per telefono riescono... A me non era mai capitato, ecco. Diffido del telefono. Mi blocca. Non riesco neanche a dire... 'cara'. Ma quella volta lì... Non sapevo cosa fare. Mi viene fuori un 'anch'io' che lei forse non sente nemmeno. Però avverto il suo respiro, un po' affannoso, insinuante, sconveniente... anche. “Gabriella…hai caldo…si certo... me la ricordo quella camicetta di seta... ma ora Gabriella..."

(RUMORE)

É lui, di là... in cucina... proprio adesso... non è il momento, non è il momento.

"No dico… è un momento….è un momento straordinario Gabriella...è un momento bellissimo cara" Intanto Lui è di là. Lo sento.Vai via! (RUMORE)

"Sono solo Gabriella… certo… sono solo, ma chi vuoi che ci sia?" Maledetto! Non mi lascia mai in pace. Viene qui a rubare, a rosicchiare... a spiarmi!...schifoso, Schifoso!

"no,... dicevo che qualcuno ci potrebbe spiarci. Ma come chi? Qualche schifoso …sai?…su lascia stare… ci..ci vediamo presto, dai, Gabriella, ci vediamo presto eh?, dai su. Scusa, eh... cerca di capirmi, eh?.Dai, su, Ciao."

Non mi ha capito. Non l'ho vista per tre giorni. Io invece avevo capito che avrei potuto sorprendere il GRIGIO alla prima telefonata. Bastava non rispondere, appostarsi dietro la porta, e colpirlo. Già, ma con che cosa?

Con l'ingegno tipico di chi non si fida della sua forza fisica, applicai con cura alla mia mano una tavoletta di legno duro. Faggio evaporato, credo. Un'arma impropria, ma di grande efficacia: un robusto prolungamento del mio braccio.

Ero lì, tesissimo, pronto a scattare. Un occhio alla cucina, un occhio al telefono.

(Attesa)

Non chiamava nessuno! Tutti, tutti, mi rompono le scatole continuamente, nei momenti meno opportuni! Avevo bisogno di un complice telefonico. Gabriella? No, per carità. Mi feci chiamare da mio figlio avvisandolo che non avrei risposto. Lui in questo periodo capisce sempre meno, di me. Forse si preoccupa, ma non mi fa domande.

E dopo un po': Drinn! Eccomi dietro la porta... Drinn! Due squilli. Silenzio... Vado!IIIAAAAHHHH

Niente. Il tavolo era lì... con le sue bricioline... E di Lui neanche l'ombra.

Ah, ho capito, sei più furbo di quanto pensassi.

Non era solo lo squillo del telefono, ma anche la mia risposta... sì, la mia voce nel corridoio che gli dava la certezza del 'via libera': una bella associazione, non c'è che dire.

Piazzai un registratore col comando a distanza vicino al telefono con incise le mie più credibili risposte. Con mio figlio non ci furono problemi per farmi richiamare. Mi chiese solo 'come stavo' e forse non si riferiva alla mia salute.

Ecco, tutto pronto... Ora o mai più.

Drinn! Drinn! E la mia voce registrata: "Pronto... Ah, sei tu... Non c'è male, non c'è male..."

Sttt! Questa volta abbocca. È come se lo vedessi. Scende dai tubi. Ci impiega tre secondi. Scientifico, è sul tavolo. Dev'essere sul tavolo, credo. Vedi, l'astuzia?!... Tra due secondi Ulisse entra in campo. Speriamo di aver calcolato bene...

Sì, eccolo lì... PAM! Una botta tremenda. Mancato! Lui schizza, scarta, fugge. Do un calcio alla porta. La chiudo. Lo inseguo. Non può più scappare. Tenta di salire sul tubo. L'avevo previsto... PUM1 Lo riatterro. Ecco, lo stringo all'angolo. Ci esce. No, ce lo rimando. Non può più fare niente. Mi avvicino...terrore... mi avvicino e... PAM!!! ...IIIHHH! Un grido... Niente, si rovescia, morde, anche... Ahi! La mano... Vigliacco! Tre colpi di seguito... PIM! PUM! PAM! È ferito... sto vincendo, sto vincendo... sì, ai punti... non mi basta. Ecco... PUM! Colpito... K.O.... Sì lo finisco, senza pietà! No, si rialza, più veloce di prima. Schizza sotto il tavolo. PUM! Ahi! l'occhio... sì, il mio... lo spigolo.

Barcollo. Sto per cadere. È una attimo. Vedo strano, alonato. È un sogno. Lui sale, sale, sale. Io scendo, scendo, scendo. Peccato. Fine del sogno. PUM! Svenuto.

SECONDO ATTO.

I QUADRO.

Effetto notte

Lui è un essere perfettissimo con antenne sensorie capaci di captare ostilità e pericoli in qualsiasi ambiente lo circondino. Lui è in grado di registrare vibrazione e frequenze che l'orecchio umano non può percepire. Il suo corpo è ricoperto di pelo color grigio, non metallizzato, con la coda sottile dotata di piccole squame e quasi completamente spelata. Che schifo!

Quando si dice che l'uomo sarà distrutto dall'esaurimento delle risorse terrestri si commette un errore stupido e irreparabile. È Lui il nemico. Perchè Lui è come l'uomo. Intelligente, onnivoro e con una adattabilità forse superiore alla nostra. È contro di Lui che avverrà lo scontro finale. I bookmakers lo danno vincente. Io, no!

"Ah, sono orgoglioso, eh!... Mostro! Il mio orgoglio non è amore per me stesso. Se mi amassi non mi prenderei a calci come faccio. Il mio orgoglio è... è per come si dovrebbe essere. Il mio orgoglio è lo schifo di tutto e di tutti. Di te, ma anche di me... Un po' meno..."

Gli parlavo, ma in realtà Lui non era presente. Capita qualche volta di costruirsi un dialogo che poi ci servirà.

"Perchè mi guardi come se fossi impazzito?". "Bravo! Che sensibilità, lo vedrebbe anche un gatto che ho l'anima attorcigliata come una matassa!"

Sembrava che lo avessi chiamato. Perchè dopo un po' arriva mio figlio col gatto. Me lo lascia lì e mi saluta sempre più perplesso. Appena solo con Tobia, la matassa dell'anima mi si scioglie. Tra poco inizierà il combattimento. E questa volta sono spettatore, anzi... Regista.

Tenendo assolutamente conto dello scopo prefisso, ma senza trascurare il lato spettacolare, con un cartone… “trovaticcio” e un lungo cordino, costruii una specie di sipario sollevabile a distanza. Ho meno mezzi di Ronconi, ma me la cavo sempre.

Tobia era una gattone selvatico sempre affamato. Avevo anche suggerito a mio figlio di tenerlo a digiuno per due giorni. Non sono certo uno che trascura i particolari. Piazzai il felino dietro il sipario. Un forte odore di pesce, appositamente strofinato su una mattonella, lo tenne inchiodato sul posto.

Ecco, è tutto pronto. Non resta che aspettare Lui. A quest'ora scende sempre. Lascio libero il campo e mi apposto in posizione favorevole per assistere alla battaglia col cordino in mano e il cuore in gola. Che succede? Ritarda?... Di solito è puntuale. No, eccolo... Scende, scende dai tubi. Ahi, si ferma, annusa... Maledizione, le antenne... No, prosegue. Eccolo! È a terra... A circa ottanta centimetri dalla belva. Solo il cartone li divide.

Su il sipario!

Il gatto sgrana gli occhi. Si gonfia. Alza il pelo. Una matassone di pelo rosso e maculato. È un leone! Lui... Lui non scappa, per ora. Abbassa il pelo grigio: Sembra metallizzato. Non l'avevo mai visto in questa versione. Per una frazione di secondo i due restano immobili. La vittima impietrita guarda negli occhi il suo carnefice ed emette solo uno stranissimo, flebile suono: "Quick!"

E il gatto... VIAAAAAA! SCAPPA COME UNA LEPRE. S’ARRAMPICA SULLE PARETI. FA DUE VOLTE IL GIRO DELLA STANZA, VELOCISSIMO. SE LA FA ADDOSSO, ANCHE... SEMINA ESCREMENTI DAPPERTUTTO... NELL’ARIA... SI, UNA PIOGGIA.! ECCO, SALTA SUL TAVOLO, SUL FRIGORIFERO, SI LANCIA VERSO LA FINESTRA. LA MANCA CLAMOROSAMENTE, IL FELINO. PUM! SUL PAVIMENTO. MIAOOO1... BRAVO TOBIA. È FUORI, È SALVO. CORRE ANCORA COMEUN PAZZO... UNA NUVOLA, UNA VALANGA. SI, QUELL’IMBECILLE, QUEL MATASSONE DI MERDA!

 Dopo ogni battaglia, come sempre accade, c'è uno strano silenzio quasi sacrale. L'esito dello scontro, coi resti sparsi qua e là sul terreno come oggetti senza vita, appare già con l'alone del ricordo agli occhi eroici e pietosi del vincitore. Lui non si è mosso di un centimetro. Ora alza la testa verso di me. Mi guarda un po' come se pensasse... "Mi dispiace, ma era inevitabile..."

Mi fa: "Quick!"

II QUADRO.

Effetto sera

Riassunto: ho ancora un topo in casa. Questo forse si era capito. Una bestia coraggiosa, intelligente, e con gli ultrasuoni. Non un demonio, o un fantasma... Forse un fantasma sarebbe stato più alla mia portata. Purtroppo, è un topo. Basta saperlo. Basta fare ordine nelle proprie cose. Non parlo dello stato di caos in cui ormai vivo da tempo. Questa casa è diventata un disastro. Da un po' non faccio venire neanche più la donna delle pulizie. Mi vergogno. Anzi, ho paura! D'altronde è noto che non è l'ordine esterno che mette in pace le coscienze. Una casa pulita e perfetta quasi sempre tende a celare una sottile forma di sporcizia del proprietario. L'importante è l'ordine interiore. L'importante è fare chiarezza nelle proprie cose,no dico... quelle della vita, del presente e del passato. E io lo faccio.

Mia moglie: sì, ormai è così. Non è che vada bene, ma ha un suo posto. Io non parlo con mia moglie. Io parlo con la mia 'ex moglie'. Basta saperlo! E la mia infanzia, la famiglia... sì, mia madre... Ci voleva il coraggio di dire: "Ha sbagliato lei. È stata ingiusta e cattiva..." Eliminarla, in un certo senso... sì, ucciderla... per sopravvivere. E io l'ho fatto. E ora dormo bene. È chiaro. Mai stare in bilico. Bisogna sempre cercare di vivere come... su delle comode poltrone. Devi aver messo a posto tutte le tue cose.

La storia con Gabriella è ancora ambigua? No! È lo strascico di una storia che sta per finire. E quella bambina! Certo, quella bambina... Devo ammettere che mi tiene un po' in bilico. Affetto? Non può essere affetto. Fatti di sangue... cosa contano?... Il padre è quello che ci vive insieme. Sì, però c'è in me come... una specie di incertezza, di sospensione... che ancora non trova il suo posto dentro. Bisogna che la sistemi meglio. Guai a non sapere cos'è, cosa significa! Mi assomiglia... non mi somiglia... Guai! Ecco, ci ho pensato bene, e ho preso una posizione. Certo, è sua. È sua e basta. Gabriella è... un'amica che ha una figlia. Ecco, cos'è! È chiaro che se non si mettono a posto le sue cose, altro che comode poltrone! Non basta neanche il letto. Si dorme e si sdorme, se non si sanno le cose.

Questo è il mio tavolo... Questa è la casa dove vivo... solo!... Là c'è il mio topo che vorrebbe togliermi di sotto le comode poltrone, ma non ce la fa... MA?!...

Ultimamente aveva preso anche l’abitudine di seguirmi:Non dico che mi parlasse, ma quasi. A volte di notte camminava adagio sui ferri della spalliere del letto…uuuuh che effetto, non riuscivo a dormire… solo l’idea… quella sera, aveva fatto sì che escogitassi un espediente geniale. Misi quattro grossi secchi pieni d'acqua alle gambe del letto. Acqua bollente... non sono un ingenuo. Lo so che all'occorrenza nuotano come pesci. Poi con calma mi coricai in quella specie di 'quadrilaghetto' pieno di vapori. Generalmente, quando la scena è così vaporosa, l'attore preso in primo piano... pensa. Io pensavo a Lui. Mi piaceva immaginarmelo nei suoi rifugi. È maggio. Probabilmente Lui... l'essere notturno e misterioso, si aggira pieno di palpitazioni giovanili nei suoi buchi malfamati e allettanti. E mentre la natura sonnecchia, Lui, il vincitore, si accoppia con una topa stupenda, in amplessi lascivi e impuri. Anzi, forse con due, con tre... sì, l'orgia... lussurioso, libertino, DEPRAVATO! Però se la gode, eh!... Certo, se non mi viene a trovare è perchè se la gode. È sempre così... Quando ci hanno qualcosa di meglio!...

Però son contento che ora mi lasci in pace. Sì, stasera ho messo a posto le mie cose, e sto abbastanza bene. Bisogna essere in questo stato d'animo prima di spegnere la luce. C'è chi dice le preghiere, e c'è chi fa il bilancio. Sì, sto bene.

Tra poco in silenzio sentirò cadere il tempo. Ecco, la mia testa si posa sul letto e affonda. La stoffa della federe sulla mia pelle ha un contatto tenero di cose nell'ombra. Respiro adagio. Anzi, il mio respiro continua, ma non è mio. Sento cadere il tempo.

Trasformazione in 'Effetto notte'

(In sottofondo una musica psichedelica - L'attore, come in un sogno un po' sconnesso, recita in una specie di trance, all'inizio sottovoce, poi concitato, in un progressivo incalzare ritmico che cresce lancinante fino a un grido agghiacciante)

Ecco – probabilmente – si potrebbe immaginare – in questo assurdo – chiamiamolo così – mondo – si potrebbe immaginare – allucinazione – sogno – lampo improvviso - eccola - eccola - condannata – nemmeno il tempo di – sì, fucilazione – fucilazione – tutto pronto – nella piazza – terribile impatto – sì, devo assistere – lampo improvviso – una bambina - piccola – sì, di tre mesi – senza aver mai potuto – diciamo così - vivere - condannata - condannata - fucilazione – devo assistere – in questo assurdo – chiamiamolo così - mondo – una cabina – tutta a vetri – sì, una cabina – un fucile – uno solo – un fucilino –  come quelli delle sale giochi – fissato su un perno – sì, sul perno – va a destra, a sinistra – non è libero – è fissato, fissato – va in alto, poi in basso – come quelli che sparano – non importa – sì, agli indiani – agli animali – dietro il vetro - fucilazione - fucilazione – lampo improvviso – la bambina – la bambina di tre mesi – nella cabina – si, di vetro – in braccio all'inserviente – è pronta – è pronta – la tiene stretta – devo guardare – resto immobile – come se si trattasse – sì, di un castigo – lampo improvviso – dei mie peccati – ipotesi cancellata – non ne avevo – allora probabilmente – si potrebbe dire – la paura – sì, di non soffrire – devo guardare – devo guardare – non posso – sì, il fucile – ecco, il fucile si muove – lampo improvviso – resto immobile – senza poter credere – sì, allo schianto – non è vero – non è vero – non è possibile – allucinazione, sogno, incubo – tanti gendarmi – tanti gendarmi - lontani – non erano gendarmi – erano dei topi – tanti topi – sì, enormi – vestiti da gendarmi – ma lontani - lontanissimi – fuori del tempo – fuori del tempo – solo la cabina – di vetro – certo, nella piazza – e poi quel bianco – c'erano tanti fiori bianchi - piccolissimo – tanti fiori bianchi – tanti fiori bianchi – l'inserviente tiene la bambina – dentro il vetro – il fucile si muove nel suo perno – si muove – la bambina si divincola, ha capito – sì, è terrorizzata – riesce ad allontanarsi – allora il fucile esce dal perno – esce dal suo perno - e la segue – la segue – è vicino alla faccia, vicinissimo – la bambina si contorce – non vuole – ha due occhi enormi – non vuole, non vuole – è cattiva – improvvisamente diventa cattiva – sì, la bambina – non vuole – ha due occhi enormi, da animale – il fucile la segue – ora è libero nel vuoto – la segue a destra, a sinistra – si avvicina, si avvicina – ecco, la canna dentro alla bocca – dentro alla bocca – ha due occhi enormi, da bove – spaventati, disumani, pieni. Di orrore – strabuzzati, enormi pieni di orrore – orrore, orrore, orrore – AAAAAAHHH!!!!

(Sottovoce) Come si fa a mettere a posto le cose quando tutto quello che è importante accade nell'intimo, nell'ombra.

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III QUADRO.

Effetto giorno

Eppure io nella mia vita ho conosciuto delle persone... no, non so se le ho conosciute, o mi piace immaginarle... ho conosciuto delle persone che riescono a vivere con estrema naturalezza. Per loro la vita è una cosa... semplice. Sì, è così che dovrebbe essere, ma non è.

Purtroppo attraversavo un periodo in cui mi uscivano fuori, senza che lo volessi, tutti i dubbi della mia esistenza. Ricordo quei giorni come un incubo, un incubo a porte chiuse. Non so da quanto tempo vivevo in quella casa come se non esistessero più ne il giorno ne la notte. Possibile che fosse Lui la causa di tutto? Certo, la sua presenza non era casual. Sì, lo incolpavo, e glielo dicevo, anche. Ma Lui non se la prendeva affatto. Non è certo con le parole che si migliorano le cose... E poi gli urlavo, gli tiravo degli oggetti... Lui si scansava appena. Lo rincorrevo... forse Lui, forse la sua ombra. Devo anche avergli scritto una lettera, mi pare... Niente, non aveva più nessun ritegno. Mi passava accanto tranquillo. Giocava con le mie cose. Aveva capito tutto... il mio lavoro, la macchina da scrivere, il videotape... Lo usava, si faceva i primi piani, credo... perchè poi l'ho visto sullo schermo. Non le ho fatte mica io, quelle riprese... brutte, sfocate...

Non ne posso più. Basta. Lo devo eliminare.

LA COLLAAAA! L’ARMA MICIDIALE. ME NE FREGO DEL DECORO, DELLA LEALTà. LO DEVO DISTRUGGERE.

Prendo il barattolo e il pennello, con un grosso cacciavite tento di scalzare il tappo. Ecco, ce l'ho fatta. Ho il pennello nella mano destra e nella sinistra... Niente, nella sinistra mi si è attaccato il tappo. Maledizione! Queste operazioni sono più difficili di come te le raccontano. O gli altri sono più bravi?... Non importa. Tento di liberarmi del tappo scrollando la mano. Niente. Cerco di aiutarmi con l'altra mano. Ecco! Ora il tappo si è attaccato alla mano destra. Ci vorrebbe una terza mano. Mi avvicino con la bocca. Noooo, per carità! Mi fermo in tempo. Che impresa! Mi avevano detto che la poteva usare anche un bambino. Ma perché non me lo mandano, il bambino. Così ce lo incollo e lo lascio lì!

In qualche modo riesco a dare un po' di pennellate. La sostanza è appiccicosissima, impiastricciabile, schifosa. La stendo dove so che Lui passerà. Per mia difesa uso delle specie di assi di legno, delle specie passerelle per muovermi a mio agio sul pavimento ormai impraticabile. La casa, se si può ancora chiamare così, sembrava l'interno di un manicomio abbandonato. Pezzi di formaggio sparsi, altri avanzi, tavole, cacche di topo, di gatto, barattoli, tappi, cacciaviti...ecco, così, perfetto l’ho finito. Un troiaio! Voglio proprio vedere se lui…..

Ma come? È già qui?... Da dove è passato? Evidentemente il maledetto lo sa. Ha capito che passando dove passo io tranquillo…. Maledetto, carogna, infame ora ti faccio vedere io…Devo imbrattare tutto. Sì, collante da tutte le parti. Dopo un po' il pennello non scivola, anzi... si attacca al pavimento. Lo tiro con forza... a destra, a sinistra. Alla fine si stacca violentemente. Faccio un balzo indietro. Perdo l'equilibrio. Sto per cadere. Istintivamente mi proteggo con una mano. CIAK! Incollato... Non Lui. Io... Maledizione!

IV QUADRO.

Effetto sera

Ora io, o meglio... quello che rimaneva di me, con la barba lunga e i vestiti sporchi e appiccicosi, sedevo esausto in cucina. Non avevo più la forza per tentare di vincere, nella generosa rinuncia per vincere alla rovescia. Ero in balia degli eventi.

Mangio un po' di miele, perché no?... Il miele mi cola sulle mani, sul tavolo, tutto addosso…Bleaah.

Eccolo, il Grigio, ritorna, ormai fa quello che vuole. Va, viene... Ora sale sul tavolo. "Bravo!... Così, più vicino... più vicino… Vuoi un po' di miele? Te lo metto qui... Questo è il tuo miele”. Non lo vuole. "Non è mica colla, è buono. Non vedi che lo mangio anch'io? c’è dentro la pappa reale…dai che siamo un po esauriti. Niente, no non mangia…"Ma no! Questo è il mio. Ce l' hai lì, il tuo". Niente, vuole il mio. Testone. "Ma toh! Prendi"...

(Dall'esterno si avvertono in lontananza i lampi e i tuoni di un temporale. L'attore, nella esatta posizione dell'inizio della commedia, è seduto su una poltrona con una coperta sulle spalle. Dopo un allucinante dialogo col topo, in cui sembra ormai quasi completamente devitalizzato, piano piano ritrova la forza per immergersi in un'invettiva crescente che arriva a toni altissimi di folle disperazione)

Un lampo... lontano. Un altro, più vicino. Bello il temporale! "Ti piace?" Non gliene frega niente. Anzi,non mi ascolta e se ne va.

A ME PIACCIONO I LAMPI. VASTISSIMI E BREVISSIMI. ENORMITà ISTANTANEA. TUTTO... E PRESTO. IN UN LAMPO C’è TUTTA LA VITA... Boh!

Ecco a che punto ero arrivato, quando dicevo che non è facile ricostruire una storia se si è persa qualsiasi lucidità. Certo cercavo di capire cosa fosse per me il grigio, ma non sapevo neanche se esisteva o se era tutta una mia immaginazione. Sentivo solo che era…qualcosa di enorme: era tutto, il Bene, il Male, il Mistero, L’universo, la mia vita, me stesso, tutto…

"Grigio!!! Dove sei?

Crudele! E infedele, anche! Ora che sai che non posso più fare a meno di te, che ti penso sempre... mi abbandoni. Mi manchi. Lo sai, vero, che mi manchi!..." Mi tradisce. Mi tradisce per un altro. Che faccio? Rimango qui ad aspettarlo? Chissà quando torna! Potrei andare con un altro topo. Il famoso 'chiodo schiaccia chiodo'. È che quando sei in preda alla… gelosia... non ce la fai ad andare con un altro. La gelosia ha il potere straordinario di illuminare di raggi intensissimi quell'unico essere che ti ha tradito, e di tenere tutti gli altri esseri nella totale oscurità. Forse non è amore. Sono raggi, ma per me brilla!... Brilla! Chissà da ci è andato a farsi vedere così brillante!

"Traditore! Prima mi hai mangiato l'ombra. Poi mi sei entrato dentro per divorarmi. Ma non credere che io stia per morire. Tu hai davanti a te un mostro ancora vivo, e più cattivo di prima. Un mostro di cui sono lieto tu possa scorgere solo il viso, sicuramente meno orribile dell'anima che tu non vedi". E se l'anima non è bianca è perché Dio è cattivo con gli uomini. A Dio piacciono i fiori, e il verde, e i paesaggi. Ma odia gli uomini.

Dio! Dio! Dio! Me l'hai mandato tu quel lurido topo che rimescola tutta la melma della mia vita!

Sì, la mia vita... un campionario di aborti che non ho mai avuto il coraggio di raccontare neanche a me stesso. Ma tu li vedi, all'alto, eh!... Non te ne importa... Te la racconto io, la mia vita. Perchè ora lo so cosa sono. Mi ero costruito per sembrare intelligente, sensibile, affettuoso, quasi perfetto... quasi una persona! E ci ho creduto anch'io. Ma da dove mi è passata la vita, la gente... Sì, gli amici, gli amori?... Neanche un marchio, un nome inciso... sì, tatuato... un segno... sul corpo... una radice profonda! Non una sola cosa che sia diventata parte di me.

E la mia bontà?!... Quando mia moglie impazziva... sì, nevrosi, dottori, d'accordo, ma intanto impazziva davvero... per me, per il nostro sfacelo. E io, che facevo? Era più facile che mi venisse una lacrima per un filmaccio di terza categoria che per lei. Ma era giusto così. Certo, perchè lei era brutta, nella sua sofferenza. Estetico fino al profondo delle mie budella... davanti agli altri non ho sbagliato mai! Cercavo di assomigliarti, Creatore! Ma non ho mai sprecato una goccia di sangue e di sudore... per gli altri!

E allora, Dio, lascia che io sfoghi i miei sentimenti! Ne ancora abbastanza da provocarti fino alla morte. Io colpirò la tua carcassa così forte da farne uscire le rimanenti parti di Bene che non ci hai voluto dare! Sì, quell'Amore a noi sconosciuto che tu ci hai sempre nascosto, perchè l'uomo restasse quell'essere miserabile che tu hai voluto. Perchè è vero, io ho sbagliato... con l'amore, con le donne, con la vita, con le cose serie e durature. Sì, sono diventato tirchio... anche nel lavoro. Mi sono ritirato da tutto. Mica per concentrarmi... per frustrazione... sì, per la paura di non essere all'altezza... per la paura di deludermi! Paura, sempre paura... certo!

Ma tu ci godi, eh... a guardare dall'alto la mediocrità! Distaccato, avaro e asettico come un ingegnere meccanico, ti sei divertito a farci un cervello e un cuore perfetto... coi suoi ventricoli e le sue orecchiette... ma senza neanche un sentimento dentro! Forse un po' di sentimentalismo, quello sì. È la mia poesia... sudaticcia e piena di languore. Sensibilità astuta per nascondere l'aridità.

Sì, quando mio padre moriva... e io l'ho assistito per giorni e giorni. Paziente, bravo, il più bravo di tutti. Non c’è la facevo potevo più! Gli avrei dato quintali di morfina pur di dormire. E ho anche tirato un sospiro di sollievo... quando ha chiuso gli occhi per sempre. E mi sono inventato che era una liberazione per lui. Non è vero! Non è vero! Era per me! Sono stato contento quand'è morto! Però piangevo, piangevo, lurido, egoista, schifoso!... Sono più schifoso di quel topo di fogna che mi hai mandato. Sì, è proprio come me... Sono io, siamo la stessa cosa... pelosa e ributtante...

Però passo da buono, quello sì. Sono anche corretto e generoso. Guarda con mio figlio. Gli ho sempre dato tutto. Sono un padre modello. Non ho mai alzato la voce. Ho fatto tutto quello che voleva. Certo, dovevo farlo. Dovevo farmi amare. Ma io riesco solo a farmi ammirare, mai amare. Perché non amo neanche mio figlio, va bene!... No, non lo amo! Non lo amo! Hai capito, Creatore?

Ma tu, certo, mi perdoni. E mi benedici. E mi baci... Sì, nel profondo della tua Misericordia onnivora hai compassione di me, di tutti. E invece di riscattare l'imbecillità cosmica, ti diverti a guardare nella fogna. Guardami: sono tutta la tua sporcizia, sono un essere inutile con la presunzione di lasciare un segno... sì, della grande idiozia,,, L'avidità, le speranze abortite, l'orgoglio, le stupide irritazioni, la demenza, le smorfie, la nevrosi isterica, l'angoscia vischiosa, la falsità, la scemenza del raziocinio, la piattezza, il cupo, le passioni simulate, il melodramma, i finti soli, i sonniferi, i mostri, il sudiciume... il nostro sudiciume... la desolazione...i senzi di colpa… la mamma... le cosce... i culi... i ricordi di infanzia, la paura della masturbazione, dell'omosessualità... la paura del mondo... la paura di Dio.

Perché, non è così per tutti?

Avete mai visto le spalle di un uomo che cammina davanti a voi? Io le ho viste. Sono le spalle comuni di un uomo qualsiasi. Ma si prova una sensazione di sgomento. C'è tutta la banalità umana. Il grigiore quotidiano del capofamiglia che va al lavoro, o al suo focolare... I piaceri di cui è fatta la sua esistenza senza scampo. Sì, certo... tutto dentro la naturalezza di quelle spalle vestite. E io lo odio. Quell'uomo. E provo uno schifo fisico diretto, senza impegno, senza ideologie sociali. L'intolleranza e il disprezzo che dovrebbe avere un Dio che guarda. Certo che lo odio. Perché attraverso quest'unico uomo li puoi vedere tutti. Costui è 'tutto'. È l'operaio infaticabile. È l'impiegato che ride nel suo ufficio. È la servetta pettoruta che aspetta di sposarsi. È il nuovo ricco sempre più stupido e volgare. È il giovane inserito. È lo stesso niente, la stessa insensatezza e incoscienza di tutti.

Intelligenti, stupidi... che vuoi che conti? Vecchi, giovani... certo, tutti della stessa età. Uomini, donne... sì, tutti dello stesso sesso... che importa? Residui di persone che non esistono.

V QUADRO.

Effetto alba

Generalmente si ha la tendenza a credere che, quando un uomo è al massimo della propria degradazione... sì, quando il dolore... non ti risponde più, e non sei neanche più capace di piangere... dicevo, si ha la tendenza a credere che solo una grossa rivoluzione, un cambiamento totale... sì, 'il grande rimedio', sia l'unica possibilità di uscire dalla crisi. In realtà, forse, la natura umana è meno esigente. A volte può bastare un piccolo segnale, un suono, un odore, un presagio... a ridarti un barlume di vita.

Potrà sembrare superficialità, ma in un'alba... non so se vera o immaginata, dato che ero chiuso in casa da giorni...  nel silenzio di un'alba, credo di aver sentito come il canto di un gallo. Anzi, ne sono sicuro.

Ma è mai possibile che il canto di quel gallo mi abbia dato la forza di riprendermi da quell'interminabile assurdo delirio? certo, basta poco per ricordarsi che esistono le ore, i giorni, la gente.

Spalancai le finestre... e, non solo era una bellissima alba, ma un nuovo gallo più giovane e squillante annunciava l'inizio di un giorno finalmente diverso.

Trasformazione in 'Effetto giorno'

Ecco, con un vigore imprevedibile, mi libero di tutta la sporcizia accumulata sui pavimenti. Lavo, spolvero, strofino, ripulisco la casa da cima a fondo. Uno splendore! Vado in bagno. L'acqua della doccia, prima bollente poi gelata mi da una sferzata di nuova energia. Mi guardo allo specchio. Il corpo nudo diventa più bello e statuario, levigato dell'acqua che scivola sulla pelle. Dovrei lavarmi più spesso! Ecco, sono un'altra persona. No so ancora bene perché faccio tutto questo, ma sono certo che è da qui che bisogna cominciare.Fine dell’abbruttimento. Ho ancora un conto in sospeso con il grigio. Forse qualcosa ho già in mente. Infatti, senza neanche badare se Lui aveva notato l'evidente trasformazione della mia personalità, infilo la porta e me ne vado.

Ora è lui che sta pensando che l'ho abbandonato: “ti manco vero? Non ti preoccupare non vado a tope, ho ben altro a cui pensare”In un negozio tipoo…non tipo ferramenta…una specie di “angar” un posto stranissimo trovai degli artigiani, direi quasi degli artisti, con cui misi a punto il mio piano. Gli raccomandai di fare un lavoro ben fatto, perfetto e soprattutto il più presto possibile. Bravissimi. Dopo qualche ora rientrai in casa con un grosso pacco di cui non svelo il contenuto per non rovinare la suspence finale. Lui mi stava aspettando.

Per non insospettirlo feci finta di niente. Mi pare anche di aver fischiettato un motivetto. Ero sicuro che questo lo avrebbe innervosito. Infatti poco dopo se ne andò devo approfittare della sua assenza. Non deve vedermi. Recupero le assi di legno... quattro. Meglio cinque. Le sistemo lungo i nostri consueti percorsi fino ai piedi della poltrona. È quì che lo aspetto. Attorno alla poltrona le assi proseguono ma…sono ricoperte del collante mortale, trasparente, per mia fortuna. Accendo la lampada, scarto il pacco, ne sistemo ad arte il misterioso contenuto sulla poltrona, eseguo gli ultimi veristici ritocchi e mi allontano.

Prima di uscire, piazzo il videotape e do un ultimo sguardo al mio capolavoro. Una composizione iperrealista.

Sulla poltrona 'vera', illuminata da una luce 'vera', con in mano un giornale 'vero', ci sono io... 'finto'. Mi spiego meglio: una copia perfetta della mia persona, un doppio di me in cartapesta... con tanto di capelli umani, sopracciglia e ciglia, e occhiali... i miei.

Nella sua complessità il mio piano era elementare. Lui, che, rassicurato dai miei percorsi e dalla mia presenza, mi seguiva dovunque, non avrebbe certamente tardato a raggiungere i miei piedi, o meglio, i piedi del mascherone. In fondo... era un animale.

'Si racconta che il principe di Condè dormì profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi'. Io, no. Questa volta non tanto perché dubitassi del mio piano, quanto perché non dormivo all'aperto dall'epoca degli scout.

Le albe in campagna, l' ho già detto, sono molto belle. Ma questa, ancora di più.

Apro la porta... lentissimo...

La lampada è ancora accesa sopra la mia copia spettrale. Il giornale ha cambiato posizione e ondeggia leggermente. E ai miei piedi...

Eccolo lì: Il Grigio, inchiodato, immobile, stecchito... il mio nemico.

AAAAAHHH!!!! Vittoria, vittoria! Ce l' ho fatta! Sono libero, sono libero!

Saltavo per la stanza. Ero felice. L'incubo era finito. Avevo vinto! Improvvisai una specie di danza. E correvo, correvo per la casa come un goleador che urla la sua gioia al pubblico. AAAHHH!

Poi con calma tornai da Lui, o meglio... dal caro estinto. E anche se non ho mai dato grande importanza alla tradizione dei funerali, quella volta mi sembrò giusto prepararlo con una certa cura. Fu una funzione semplice, ma sentita. Deposi la piccola salma in una scatola di scarpe e la ricoprii con un po' di terra. Per prudenza ci misi sopra una piccola croce. Non credo fosse cattolico, ma non si sa mai!

Allora la casa è tornata ad essere quell'oasi che tanto avevo desiderato. Finalmente potrò lavorare in pace. Per un attimo, quasi istintivamente, do un'occhiata ai tubi. Non riesco a definire con esattezza il mio stato d'animo. Certo, mi sono liberato... ma in qualche modo... Va, be, fa niente, niente, mi rimetto alla scrivania... macchina da scrivere, chitarra, videotape... Ah, già il videotape! Voglio proprio vedere com'è andata.

Ecco la stanza.Questa volta l'immagine è nitidissima. Dopo un po' il topo entra in campo, adagio come sempre. Cammina sulle assi e arriva fino al punto limite del collante. Poi si ferma e torna indietro. Per un po' niente. Maledizione! Schiaccio il bottone dell''avanti veloce'. Ecco, ho esagerato, succede sempre così. L'immagine è già alla fine col topo morto. Riporto indietro velocemente. Bene, ora Lui appare sul tubo a circa cinquanta cinquanta centimetri di altezza da terra, vicino alla poltrona. Cammina adagissimo all'indietro. All'indietro? E perchè? Sta trascinando coi denti qualcosa... O mamma! È un topo morto. È la sua copia, il suo doppio... Me lo scarica lì: PUMM!

"Grigio! Beh? Cosa credi di aver fatto?... Mascalzone!

"Roditore di anime! Sei stato bravo, geniale... una bella mossa. Non lo posso negare. Ma non credere che sia finita qui".

Mi accorsi subito che il mio tono era molto cambiato. Lo insultavo, ma dietro le mie parole c'era... come il piacere che Lui ci fosse ancora. No, non il piacere. La necessità. sì, la necessità di qualcuno o qualcosa che non faccia addormentare i tuoi dubbi, che non ti faccia riposare sulle tue presunte comode poltrone. Che strano improvvisamente avevo capito che affrontarlo e conviverci era come convivere con la vita.

Avete mai visto le spalle di un uomo che cammina davanti voi? Io le ho viste. Sono le spalle comuni di un uomo qualsiasi. Ma si prova una sensazione simile alla tenerezza. C'è tutta la normalità umana. La fatica quotidiana del capofamiglia che va al lavoro. I piaceri di cui è fatta la sua precaria esistenza. Sì, certo... tutto dentro la naturalezza di quelle spalle vestite. Quello che io ora provo per quell'uomo è una comprensione diretta, senza impegno, senza ideologie sociali. Attraverso quest'uomo li posso vedere tutti. Nessuno sa quello che fa, nessuno sa quello che vuole, nessuno sa quello che sa.

Intelligenti, stupidi... che differenza c'è? Vecchi giovani... certo, tutti della stessa età. Uomini donne... Che vuoi che conti?... Tentativi di persone che comunque... esistono.

Sì, quell'uomo è tutto. Bisognerebbe essere capaci di trovare... l'indulgenza e l'amore che dovrebbe avere un Dio che guarda.