Il maestro e il discepolo

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IL MAESTRO E IL DISCEPOLO

Dramma in un prologo,

due parti e un epilogo  (9 quadri)

di KURATA HYKUZO

Versione italiana di Vinicio Marinucci

AElisabetta Zanetti, in atto d’amore dell’arte alla vita.

V.M.

PERSONAGGI

SCINRAN, il maestro

YUIEN, il discepolo

KAEDE

ASAKA

ZENRAN

                                                           EIREN                          sacerdoti

CHIO

RIOKEN

MUHARAGI

SUMINO

MISAO

GHEISCE

SAEMON

OKANE

YUIEN, bambino

OTONE E OSUMA, figli di Yuien

UN NOVIZIO

UNA SERVENTE

PORTATORI

SACERDOTI

L'azione si svolge dal 1232 al 1262

Commedia formattata da

Io pure, l'ultimo dei peccatori,  tu una semplice invocazione,  protetto dalle braccia tue, o Budda,  posso aver pace nella redenzione.  Neutre io non vedo, pur avendo gli occhi,  perché vi stese un velo la passione,  la tua misericordia senza fine  m'illumina la giusta direzione.    

Dal Canto di invocazione iella Retta Fede).

PROLOGO

PRIMO QUADRO

Una stanza in casa di Hino Saemon. Il focolare è nel mezzo. Una lancia e un fucile sono appesi alle pareti. Tra gli altri oggetti, un cappello di giunco e un soprabito di paglia. Verso destra, un cancello, oltre il quale un breve spazio di terreno conduce ad un sentiero. La neve è ammucchiata alta, battuta soltanto dove corre il sen­tiero.

 (Okane, la moglie di Saemon, sui 36 anni, cuce un indumento accanto al focolare).

Okane                         - Finalmente, è quasi finito. Se non avessi lavorato in fretta, sarebbe venuto prima l'anno nuovo. (Dall'esterno giunge il rumore del temporale. Ella guarda il cielo) Oh, è freddo. Ha ripreso a nevicare. (Attizza il fuoco e si riscalda le mani) Yuien ritarda, e anche Saemon... E' uscito così adirato, oggi... Speriamo che non sia accaduto nulla. E' diventato così violento, da qualche tempo... (Sospira) E' quasi scuro. (Si alza, prende una lampada di carta e l'accende. Offre una can­deletta all'altare di famiglia e prega a mani giunte. Entra Yuien, suo figlio, di undici anni, pallido, vestito con abiti che lo fanno apparire goffo).

Yuien                          - Finalmente...! (Getta il pacchetto dei suoi libri e dei suoi quaderni) Oh, fa freddo, fa freddo! (Si riscalda le dita soffiandovi sopra).

Okane                         - Oh, figlio mio, avrai molto freddo. Vieni a riscaldarti. Come mai così tardi, oggi?

Yuien                          - (avvicinandosi al focolare) Il maestro ci hainvitati a casa sua e ci ha offerto delle cose buone. Mi ha fatto le lodi per il mio esercizio.

Okane                         - Davvero? Che bravo! Fammi vedere... (Prende un quaderno di Yuien) E' questo... « Colui che tocca il cinabro, diventa rosso ». Sei diventato molto più sicuro nella scrittura. Vedi quanti progressi si fanno con lo studio. (Lo accarezza sul capo).

Yuien                          - Il figlio di Kicisuke, Kiciya, ha preso il voto più brutto.

Okane                         - g Perché è pigro e svogliato.

Yuien                          - Mi prende sempre in giro. Anche oggi, mentre tornavamo a casa, mi diceva brutte parole.

Okane                         - Davvero? E perché?

Yuien                          - Diceva che mio padre è un uomo cattivo, che maltratta i contadini e uccide gli animali.

Okane                         - (triste) Ha detto questo?

Yuien                          - Sì, e ha detto anche che siccome mio padre aveva maltrattato il suo, lui avrebbe maltrattato me, e ha cominciato a tirarmi palle di neve.

Okane                         - E' un cattivo ragazzo. Lo dirò al maestro.

Yuien                          - No. Una volta che io glielo dissi, mi mal­trattò ancora di più. Mi gettò dentro alla risaia.

Okane                         - Signore! Fa queste orribili cose? Non pre­occuparti, aggiusterò tutto io. (Yuien fa cenno di sì. Okane prende da una credenza un piatto di frutta secche) Prendi un po' di queste. Le ho seccate in autunno. (Yuien mangia le frutta, Okane riprende a cucire. Poi Yuien si alza, si avvicina all'altare, dinanzi al quale si inchina, e vi prende un libro figurato, che si pone a sfogliare) Sono buone, no? (Leva lo sguardo verso di lui) Che cosa guardi?

Yuien                          - Il « Libro dell'Inferno e del Paradiso ». (Entra Saemon, con un vestito da caccia. Ha un fucile sulle spalle e due o tre uccelli alla cintura).

Saemon                       - Oh!... E' un freddo maledetto. (Si scuote la neve di dosso) Le strade saranno già bloccate.

Okane                         - (andandogli incontro) Bentornato. Ti sta­vamo aspettando...

Yuien                          - (inchinandosi) Bentornato, babbo. (Saemon lo sfiora con la mano sul capo, quindi va ad appendere il fucile alla parete e a deporre gli uccelli).

Okane                         - Com'è andato il vostro discorso?

Saemon                       - Non bene. Dopo aver girato tutta la mat­tina, per trovare questi tre uccelletti, sono andato da Ki­cisuke, ma la canaglia è furba. Quando io parlavo forte, singhiozzava, versava lagrime e mi pregava; se io mi fossi intenerito, mi avrebbe minacciato. E' impossibile trattare con questi maledetti contadini. (Indossa la giacca asciutta che la moglie gli porge e si avvicina al fuoco).

Orane                          - E allora, com'è finito?

Saemon                       - Gli ho detto che se non avesse pagato per l'anno nuovo, avrei preso qualsiasi misura. Allora è di-Tentato pallido. Sua moglie si è stretta a me imploran­domi. Perfino Kiciya si è messo a piangere.

Okane                         - Oh, che pena! Ti prego, aspetta un poco, prima di fare qualcosa. Anche loro saranno in difficoltà.

Saemon                       - E noi non lo siamo? Fin da quando siamo venuti qui, una disgrazia dopo l'altra. Certe volte mi sento così disperato che odio tutta la gente del mondo.

Okane                         - Ti prego, fa passare anche a loro tranquil­lamente l'anno nuovo. Non si dice che chi è battuto dorme, ma chi batte non può dormire? (Pausa) Ora mangia la tua cena. (Esce dal fondo).

Saemon                       - Che stai guardando, Yuien?

Yuien                          - Il libro che sta sull'altare. Ci sono tante figure di templi di Budda...

Saemon                       - Ah, il « Libro dell'Inferno e del Para­diso »...

Yuien                          - Io so quello che significa. Gli uomini buoni vanno in Paradiso quando muoiono, i cattivi vanno all'Inferno.

Saemon                       - E' tutta una bugia. Probabilmente non c'è altro che l'Inferno. Smetti di guardare quel libro.

Yuien                          - Ma mi piace tanto...

Saemon                       - No, non è un libro che un ragazzo deve guardare. (Gli toglie il libro) Hai freddo; va a letto, ora.

Yuien                          - Ma non ho sonno... (Entra Okane con un vas­soio col cibo e una bottiglia di sakè, che pone dinanzi a Saemon).

Saemon                       - (le porge una tazza per farsela riempire e beve) Okane, non era nella mia vera natura di essere crudele. Da bambino ero così timido che il mio cuore palpitava quando vedevo una lite. Ma, poi, mi sono stan­cato dinanzi alla malvagità degli uomini. Gli uomini sono tutti cattivi. Chi ha fiducia è tradito, i buoni sono ingan­nati e non possono vivere. La mia natura debole mi rende tenero di cuore. Io devo superarla. Devo rendere forte il mio cuore, per sopportare la crudeltà. Devo abi­tuarmi alla mia crudeltà.

Okane                         - Oh, com'è possibile che un uomo voglia una simile cosa? Lottare per rendere il proprio cuore cattivo, invece che buono?

Saemon                       - (bevendo ripetutamente) Proprio così. Vo­glio strappare la maschera alle canaglie che vanno in giro con aria innocente. Non fanno altro che mentire. In questo mondo non si può che rubare o morire. Se gli altri avessero comprensione, si potrebbe vivere men­dicando, ma è troppo duro accettare gli avanzi che essi vi gettano come a un cane, guardandovi con occhi sprez­zanti. Allora, se bisogna lottare, è meglio farlo senza nessuna maschera di benevolenza. Devo vincere la mia debolezza. Devo abituarmi ad essere sempre più spietato.

Okane                         - Oh, non parlar così dinanzi a Yuien. E' come se gli insegnassi ad essere un ladro. Tu non sei un criminale, tu sei gentile in fondo al tuo cuore…

Saemon                       - No, non voglio sentirlo! E' tutta una men­zogna! (Beve, e diventa sempre più violento).

Okane                         - (angosciata) Ti prego, non bere tanto. Ti stai procurando davvero un brutto nome. Anche oggi     - (abbassa la voce) Yuien mi ha detto che Kiciya lo ha maltrattato. Questo è il frutto della tua violenza.

Saemon                       - Perché ne dai la colpa a me?

 Okane                        - Egli ha detto: « Tuo padre maltratta i con­tadini e uccide gli animali; egli fa del male a mio padre ed io ne farò a te », e gli ha gettato la neve, e un'altra volta lo ha fatto cadere nella risaia.

Saemon                       - Canaglia! So io quello che fare! Domani tornerò da Kicisuke e gli darò il fatto suo!

Okane                         - Quanto sarebbe meglio, invece, che tu dive­nissi gentile con loro...!

Saemon                       - Per andare tutti in rovina. Io devo invece indurirmi, e diventare sempre più forte per fare il male, perché in questo mondo gli uomini non ripagano la gen­tilezza con l'onestà. Tempo fa, se si parlava male di me, ne ero turbato e non potevo dormire. Ora, invece, rimango indifferente. Quasi mi fa bene. « Sono diven­tato forte », mi dico. (Beve) Dapprima, quando ucci­devo un animale, provavo odio per me stesso; Ora, non è più nulla.

Okane                         - Oh, volevo dirtelo da tanto tempo... Ti prego, per amor del cielo, non andare più a caccia! Mia madre non poteva sopportare che si uccidesse nessuna vita, era così pia, ed è forse per lei che anche io... (Dando uno sguardo a Yuien, che ha ripreso a sfogliare il suo libro) Sai, a volte penso che Yuien è diventato più debole da quando tu hai cominciato ad uccidere...

Saemon                       - E' mai possibile una tale sciocchezza? Sono stanco delle tue superstizioni.

Okane                         - Tu non hai più fede. Ti prego, ringrazia il Budda almeno alla mattina e alla sera. Quando trascuro le mie preghiere, mi sento male per tutto il giorno. E' naturale che la buona fortuna resti lontana, quando tu agisci così.

Saemon                       - E' inutile pregare il Budda. Mi annoia stare a guardare la faccia della sua immagine. (Pausa) Stasera non riesco nemmeno ad ubriacarmi. Sei tu, che non parli altro che di tristezze. (Beve due o tre tazze una dopo l'altra. Okane fa un gesto per fermarlo, poi desiste, sconsolata. Dalla strada, entrano in scena Scinran ed Eiren. Sono vestiti di nero, portano delle scatole sulle spalle, hanno sandali di paglia e dei bastoni. Scinran ha 61 anni, Eiren 56. Si fermano presso il cancello).

Eiren                           - Maestro, siete molto stanco. La vostra manica è inzuppata e fredda come il ghiaccio.

Scinran                        - Il sole è tramontato da qualche tempo...

Eiren                           - Le strade sono tutte bloccate, non ho più forza per andare avanti... Chiediamo asilo a questa casa.,.

Scinran                        - Poiché lo vuoi...

Eiren                           - (bussando al cancello) Ehi! Ehi!

Yuien                          - (ascoltando) Babbo! C'è qualcuno che bussa...

Okane                         - E' il rumore del vento.

Saemon                       - Chi potrebbe andare in giro con questa tempesta...

Yuien                          - No, no. Certamente è qualcuno che bussa.

Eiren                           - (bussando più forte) Ehi, ehi! Vi preghiamo... Vi preghiamo!

Okane                         - (ascoltando) Sì, sì, mi è parso di udire la voce di un uomo... (Va ad aprire il cancello e Yuien la segue, rimanendo dietro di lei a guardare) Chi è?

Eiren                           - Siamo dei monaci in viaggio, perduti in questa tempesta. Ci dispiace profondamente di distur­barvi, ma non possiamo fare a meno di chiedervi ospi­talità per la notte...

Okane                         - Vi prego, entrate e riscaldatevi, fa tanto freddo...

Saemon                       - Okane, chi è?

Okane                         - Due monaci in viaggio. Non possono andare avanti per la neve e vorrebbero che noi li ospitassimo per questa notte. (I due monaci entrano e rimangonosulla soglia).

Saemon                       - (con una smorfia di irritazione) Mi dispiace,ma non possiamo.

Okane                         - Ma con questo tempo, dove potrebbero...

Saemon                       - No, è impossibile. .

Okane                         - Ma sono dei monaci, e non si deve...

Saemon                       - Appunto perché sono dei monaci. Io li de­testo. Li odio più di ogni altra cosa al mondo.

Okane                         - Non parlare così...! (Sottovoce a Eiren) Non vi offendete, vi prego... E' ubriaco...

Eiren                           - (a Saemon) Qualsiasi luogo va bene. Non potete farci riparare soltanto per questa notte?

Saemon                       - Non posso.

Eiren                           - Anche sulla veranda, basterebbe.

Saemon                       - Siete dei furfanti insistenti, vero?

Eiken                          - Maestro, che dobbiamo fare?

Scinran                        - Proverò ancora una volta. (A Saemon) So che è un grave disturbo, ma poiché non abbiamo altra possibilità, non potreste pensare alla vostra salvezza, e tenerci per una sola notte?

Saemon                       - Voi siete il superiore, no? Sapete fare delle belle smorfie, in verità. Ma disgraziatamente non mi piacciono i preti. Non mi attraggono, capite?

Scinran                        - Capisco. Ma teneteci, per pietà.

Saemon                       - Pietà di voi? No, grazie. Voi siete gli uomini più invidiabili del mondo. In questa vita, siete rispettati da tutti e quando morite, andrete in Paradiso. Si dice che non facciate che bene. Io, invece, non faccio che male. Come vedete, non siamo della stessa stoffa.

Scinran                        - No, sono io che non faccio che male.

Saemon                       - (senza ascoltarlo) Le vostre prediche sono cose stupende, no? Grazie a voi, i cattivi spariscono dalla terra. Voi insegnate agli uomini a scacciare i loro pec­cati per mezzo di elemosine e di messe, e tutti si ralle­grano e vengono da voi portandovi cibi e danari. I vostri templi fioriscono e voi vivete in mezzo agli agi. E' una graziosa dottrina, che se un uomo fa del bene può an­dare in Paradiso. Soltanto, il mondo è fatto in modo che non è possibile fare del bene. Andremo tutti in Para­diso, vi dico io. (Ride).

Scinran                        - Quello che voi dite è vero, (Pausa. Si ode l'infuriare della tempesta).

Eiren                           - Non m'importa di me. Soltanto il Maestro...

Saemon                       - Disgraziatamente, lo odio più di tutti. Chi predica menzogne è detestabile più di ogni altro. Io vivo nel peccato, ma lo so e lo dico.

Eiren                           - Allora, non possiamo stare?

Saemon                       - No.

Eiren                           - Almeno, lasciateci asciugare i nostri abiti davanti al fuoco. Sono bagnati e freddi come il ghiaccio.

Okane                         - Sì, sì, venite, prego. Metterò un altro po' dicarbone e faremo un bel fuoco per voi. (Si dirige alfocolare).

Saemon                       - (fermandola) Non immischiarti. (Violento) Non avete ancora capito, dopo tutto quello che ho detto? Siete degli insolenti sfacciati! Ipocriti!

Okane                         - Saemon! Saemon, ti scongiuro...!

Saemon                       - (a Scinran) Via, fuori! Straccioni male­detti! (Lo spinge).

 

Eiren                           - Questo è troppo! Osate mettere le mani ad­dosso al Superiore...

Saemon                       - Subito fuori! (Spinge via Eiren).

Eiren                           - Voi... (Leva il suo bastone).

Saemon                       - Vorreste colpirmi? (Strappa il bastone a Scinran e lo brandisce).

Scinran                        - Eiren! La violenza non serve! (Si intro­mette fra i due. Saemon lo colpisce. Il bastone cade sulla scatola che egli porta).

Eiren                           - Andiamo via, Maestro.

Yuien                          - (atterrito) Babbo! Babbo!

Okane                         - (impallidita) Saemon! Saemon! (Lo afferra per il braccio e lo trattiene).

Saemon                       - Lasciami. Farò vedere io, a loro,..! (Scin­ran ed Eiren escono. Saemon lancia il bastone dietro a loro).

Yuien                          - Babbo! Babbo! (Si stringe a Saemon, pian­gendo).

Okane                         - (correndo fuori, appressandosi a Scinran) Deve avervi fatto male. Perdonatelo. Che posso fare?Siete ferito?

Scinran                        - Non è nulla. Quando si viaggia come men­dicanti, sono cose che possono accadere.

Okane                         - Vi prego, non maledite mio marito. (Piange) Benché sia un uomo cattivo, vi prego, perdonatelo.

Scinran                        - Non vi accorate. Io lo credo piuttosto un uomo sincero. (Okane gli bacia il lembo della veste, poi, sopraffatta dall'emozione, si ritira. Eiren fa un gesto de­solato, Scinran lo conforta e gli indica la terra, presso il cancello. 1 due monaci seggono, accovacciandosi come meglio possono per ripararsi dal freddo. Okane, rien­trata, fissa dapprima Saemon, poi abbassa gli occhi, smar­rita, mormorando) Perché... Perché... (Le luci si spen­gono nell'interno. Fuori, è notte. 1 due monaci si dispon­gono a trascorrerla all'aperto. Ogni luce si spegne sulla scena. Musica di chiusura che si dissolve su di un'altra di apertura).

SECONDO QUADRO

La scena è ancora buia. La musica è interrotta da un improvviso grido di Saemon.

Saemon                       - Oooh!

Okane                         - Saemon! Saemon!

Saemon                       - (destandosi) Ah! Cos'è?

Okane                         - Non hai fatto che lamentarti, poi haigridato...

Saemon                       - Ah, sì, un sogno... Un sogno terribile...

Okane                         - Ero appena assopita, non potevo dormire...Mi hai spaventata...

Saemon                       - Più che terribile, nn sogno strano e im­pressionante... Come venisse dal fondo della mia anima... (Accende una lanterna, alzandosi dal letto).

Okane                         - Anch'io non potevo riposare... Dimmi, chesogno era?

Saemon                       - Dapprima, uccidevo un animale... Anzi, lo stavo spennando mentre non era ancora morto. Si agi­tava, e quel corpo senza piume, mezzo soffocato, ecci­tava la mia crudeltà. Poi tu venivi, gridando, ed io lo finivo. Ma appena credevo di averlo ucciso, ecco che l'animale si rialzava e prendeva a camminare. Allora, eccitato, presi un coltello per tagliargli la testa. Stavo per colpirlo, quando esso mi guardò con occhi strani e gridò con una voce debole, accusatrice. Allora, improvvisamente, nel sogno, io stesso divenni l'animale. Atter­rito, gridavo all'estremo della mia voce. L'animale mi guardava freddamente, deciso ad uccidermi. La mia voce si indeboliva sempre più, diventava penosa, suppliche­vole. Allora mi parve che la stessa scena fosse già acca­duta tempo prima. Pensavo: « Non è una voce che ho già sentita? ». E con sorprendente chiarezza venne alla mia mente un episodio della mia vita passata. Durante la mia esistenza, prima di questa, avevo ucciso una donna, una viandante. In mezzo alle montagne, avevo sfoderato il mio pugnale, e mi ero precipitato sopra di lei. Ella aveva gridato con voce supplichevole, ed io ora ricordavo quel grido. « Adesso - pensai - devo scontare il mio delitto ». Il coltello dell'uccisore stava per ca­dere. Allora gridai.

Okane                         - Che sogno strano e pauroso! Anch'io sono stata turbata da ogni sorta di pensieri. Mi tornava sem­pre alla mente mia madre. E' curioso a dirsi, ma mi sembra che quel monaco che è venuto qui stasera, sia la reincarnazione di mia madre...

Saemon                       - Ma non è possibile...!

Okane                         - Mia madre era molto devota, e poco prima di morire mi disse: «Non credo che questa volta potrò essere salvata. Quando rinascerò, ritornerò sotto la forma di un monaco. Ricordati bene di questo, perché verrò alla tua porta come un pellegrino ». Da allora, non ho mai potuto trattar male i monaci mendicanti.

Yuien                          - (aprendo gli occhi) E' ora di alzarsi?

Okane                         - No, è ancora notte. Non alzarti, fa freddo. (Lo ricopre).

Saemon                       - (dopo una pausa, durante la quale si è udito il passare del vento) Mi domando che sarà stato dei monaci di questa sera.

Okane                         - Probabilmente saranno perduti nella neve.

Saemon                       - Ero ubriaco. Sono stato troppo crudele.

Okane                         - Hai colpito col bastone quello che sem­brava il migliore. Non aveva niente di falso e manteneva sempre un atteggiamento molto umile. Tu non volevi ascoltare ragione.

Saemon                       - E' vero, ho agito male. Stasera non ero in me stesso.,

Okane                         - I suoi modi erano nobili, e ti ascoltava con un'espressione di amorosa buona volontà.

Saemon                       - Anch'io me ne accorgevo.

Okane                         - I tuoi sarcasmi non lo irritavano, ma invece ti guardava con occhio compassionevole.

Saemon                       - Mi domando come ho potuto agire cosi. (Pausa) Certamente mi avrà maledetto.

Okane                         - No. Quando gli chiesi di non maledirti, mi disse di non angustiarmi, e che ti riteneva un uomo sincero.

Saemon                       - Davvero? Ha detto questo? (Pausa) Bi­sogna richiamarlo. Non potrò riposare se non gli avrò chiesto perdono.

Okane                         - Sarà inutile cercarlo a quest'ora, in mezzo alla neve...

Saemon                       - Non posso sopportare il pensiero di essermi separato per sempre da lui in quel modo.

Okane                         - Ma ormai...

Saemon                       - Non potrebbero essere rimasti dinanzi al cancello?

Okane --------------- - Lo credi possibile? Se l'avessero fatto, sarebbero morti di freddo.

 

Saemon                       - Ti prego, giacché non possiamo dormire, vai a guardare.

Okane                         - Andrò, ma sarà inutile. (Accende un'altra lampada, esce e guarda fuori del cancello. L'esterno si illumina fiocamente, svelando i monaci addormentati sulla neve. Scinran poggia il capo su di una pietra. Okane lancia un grido) Oh! Saemon! Vieni, vieni su­bito! (Saemon accorre. Yuien, svegliato di nuovo dal grido della madre, lo segue poco dopo. 1 monaci aprono gli occhi sorpresi e si alzano) Oh, siete qui! In tutta questa neve! Dovrete essere gelati!

Saemon                       - (o Scinran) Io... io... Vi prego, perdonatemi. (Si inginocchia nella neve. Scinran è commosso e in si­lenzio batte sulla spalla di Saemon).

Okane                         - E' buono, nel fondo del cuore. Vedete, è buono, nel fondo del cuore.

Eihen                          - (a bassa voce, commosso) Namu Amida Butsu! Namu Amida Butsu! (Emozionati, rimangono tutti insilenzio per un momento).

Okane                         - Vi prego, entrate. Riscaldatevi al nostro fo­colare. (Toglie la neve dalla veste di Scinran. Si avviano alla casa. I  monaci sostano, incerti, sulla soglia).

Saemon                       - Vi prego, entrate. Okane, metti legna sul fuoco.

Okane                         - (eseguisce. I monaci entrano e si avvicinano al fuoco, asciugandosi e riscaldandosi).

Saemon                       - Stasera mi sono comportato crudelmente. Avevo bevuto ed ero fuori di me. Lo sono spesso, da qualche tempo. E' come se qualche forza mi trascini. Ho vergogna. Vi prego, perdonatemi.

Scinban                       - Il Budda vi perdona, ne sono certo. E perché il vostro cuore sia in pace, vi dirò che anch'io vi perdono. Questo, in caso che mi abbiate fatto del male. Ma io non desidero giudicarvi. In primo luogo, non ne sono degno. Ieri sera ho provato del risenti­mento, dell'ira verso di voi. Se non fosse stato per l'in­tercessione di vostra moglie, avrei potuto anche male­dirvi. E quando la notte divenne fonda e il freddo co­minciò a penetrare nel mio corpo, il mio cuore provò dell'odio verso di voi. Il mio cuore fu tenuto prigio­niero dal peccato e dalla sofferenza.

Saemon                       - Le vostre parole sono diverse da quelle di tutti gli altri sacerdoti che ho udito finora. Voi parlate come se anche voi foste un peccatore.

Scinran                        - Sono convinto di esserlo. Il mio cuore avrebbe maledetto un altro figlio del Budda come me stesso. Se non sono un peccatore, che cosa sono io?

Eiren                           - II Maestro parla sempre cosi.

Saemon                       - E non siete turbato? Io, quando penso, divento disperato. Il mio cuore ama il bene, ma non posso vivere senza fare del male.

Okane                         - Saemon dice che deve indurirsi per diven­tare malvagio ed abituarsi alla crudeltà.

Saemon                       - E' la società che ci costringe a peccare. Ho cercato a lungo di vivere come un uomo buono, ma tutti gli altri uomini mi hanno fatto del male. Amo mia moglie e il mio bambino, non voglio morire e non posso sopportare di chiedere la carità alle porte di uomini detestabili. Non c'è altro per me che diventare malvagio. Ma è un pensiero che odio. Il mio cuore mi rimprovera sempre.

Scinran                        - Il vostro tormento è il tormento che tutti gli uomini debbono sopportare. Soltanto gli ipocriti ne sono privi. Gli uomini che, desiderando di essere buoni, possono guardare onestamente nei loro cuori, soffrono come voi. Per lunghe diecine di anni cercai di edu­carmi nelle privazioni e nella solitudine, per divenire veramente buono. Ho molto sofferto, ma non ho rag­giunto quello che speravo. Ora so che il mio destino non me lo permette in questa vita. L'uomo non può rendersi interamente buono, non può fare a meno di recar qual­che danno alle altre vite.

Saemon                       - E non avete paura per la vostra salvezza?

Scinran                        - Sì, e spesso tremo per questa paura. Ma se fosse necessario essere buoni per raggiungere il Pa­radiso, allora non ci sarebbe più speranza per nessuno. Io credo che anche con le mie colpe ci sia un modo per non disperare. Questo modo è l'amore. E' il per­dono. E' la forza che rende possibile superare il bene e il male. Il mondo è sostenuto da questa forza. E' più profonda della distinzione fra il bene e il male, ma pure dà origine al bene e al male. Io non credo che la salvezza si raggiunga con le buone azioni. Il Budda ci salva, anche nel nostro peccato. Egli perdona. E' l'amore del Budda. Io credo in questo. Se non credessi, nonpotrei vivere.

Saemon                       - (con occhi scintillanti) Anche chi ha uc­ciso, anche chi si è prostituita?

Scinran                        - Anche chi ha commesso i dieci peccati e le cinque disobbedienze.

Eiren                           - La Sua compassione è uniforme. E' la via della salvezza, apertaci dal nostro Maestro. (Saemon siede in silenzio, il volto pallido e grave. Quindi parla, con una voce percorsa da una grande emozione).

Saemon                       - Ho una strana sensazione. E' come se avessi udito improvvisamente la voce di una grande e miste­riosa campana. Essa ha risuonato chiaramente nelle profondità del mio spirito. Ho avuto l'intima sensazione che quello che da tanto tempo aspettavo è finalmente venuto. Sono pieno di gratitudine. Finalmente posso cre­dere nella salvezza. Ecco perché. La mia gratitudine è tanta che avrei desiderio di piangere.

Scinran                        - Quando incontrai Honen Scionin provai la stessa emozione. Come se ritornasse qualcosa di di­menticato. Mi sembrò strano che gli altri non lo com­prendessero immediatamente. Noi amiamo. Noi perdo­niamo. E i nostri cuori sono sereni. Noi non facciamo che male. Noi odiamo e malediciamo. Ma nel mezzo dei diversi tormenti del nostro cuore angosciato, noi conosciamo l'amore. E perdoniamo. Tutti sappiamo la grazia di quelle lagrime e di quei momenti. La legge fondamentale della nostra salvezza risorge dalla profon­dità del nostro animo. E diventa una fede.

Saemon                       - Stanotte io sono felice. Sento come se lapace che per tanti anni è stata lontana dal mio cuorefosse finalmente ritornata. (Lo sguardo gli si vela).

Orane                          - Da quanto tempo la tua pace era perduta...

Saemon                       - Non è irragionevole, allora, lottare peressere buoni?

Scinran                        - Essere buono è naturale per lo spirito dell'uomo. Anche se il Budda ci redime con tutti i nostri peccati, noi non possiamo perdere il desiderio di dive­nire migliori. Questo desiderio non potrà essere intera­mente soddisfatto che quando lasceremo questo mondo, ma io voglio portarlo con me fino alla morte.

Saemon                       - E non sarà impossibile vivere nel mondo?

Scinran                        - Per l'uomo buono è naturale essere po­vero. L'uomo può vivere, non importa come. Nei « sutra » è scritto che Idaten viaggia per i tre mondi raccogliendo cibo e indumenti per i figli del Budda. Anch'io cammino come un mendicante. Ma sono vissuto fino ad oggi. E anche mio figlio vive.

Orane                          - Voi avete un figlio?

Scinran                        - Sì. L'ho lasciato in Kioto. Mi separai da lui quando aveva sei anni e non l'ho più visto da allora.

Orane                          - Oh, Signore! E sua madre?

Scinran                        - Ci lasciammo quando partii da Kioto è morì mentre io ero in Ecìgo.

Orane                          - E voi non eravate con lei nell'ora dellasua morte?

Eiren                           - Per amore della nostra legge, il Maestro era incorso nei rigori delle autorità ed era stato esiliato. Non potè quindi tornare. Ella aveva ventisei anni, edera bella.

Orane                          - Come dovrete desiderare di rivedere vostrofiglio!

Scinran                        - Sì. Penso molte volte a lui...

Orane                          - Certamente...

Scinran                        - (a Yuien) Quanti anni hai?

Yuien                          - Undici.

Scinran                        - Sei un bravo ragazzo. (Lo accarezza).

Saemon                       - Siamo un po' preoccupati perché non èmolto resistente.

Orane                          - E' pallido, non vi pare?

Scinran                        - (dopo una pausa) Eiren , guarda nella mia scatola. Poco fa, quando il bastone l'ha colpita, ho udito uno strano suono e forse...

Eiren                           - (apre la scatola e vi guarda dentro) Oh, l'im­magine del Budda è spezzata! (Estrae una statuina del Budda) La mano sinistra si è staccata.

Saemon                       - (impallidendo) Fate vedere... (Guarda fissa­mente la statuina. Piange).

Scinran                        - Saemon...

Saemon                       - Io ho spezzato l'immagine sacra con un colpo di bastone. Guardate la nobiltà di quel piccolo viso scolpito! Questa bella mano sinistra. Questa mano così squisitamente cesellata, fino all'estremità di ciascun dito. Ora mi accorgo di tutta la brutalità della mia anima. Io ho colpito Scinran Sama. Io ho ingiuriato il suo discepolo. E ho storpiato l'immagine del Budda. Io... io... (E' sopraffatto dall'emozione).

Scinran                        - Non piangere, Saemon. Ti darò questa im­magine come ricordo. Credi nel Budda che perdona i suoi figli, per quanto oppressi dal peccato. E con lo Etesso cuore ama i tuoi vicini. (Pausa) Tra poco il giorno sorgerà. Dobbiamo andare. (Si alza).

Saemon                       - (afferrando una manica dell'abito di Scinran) Vi prego, aspettate. Voglio seguirvi. Voglio essere un monaco anch'io. Dovete essere la mia guida per sempre.

Scinran                        - (commosso) Intendo il vostro cuore, ma abbandonate questa idea. Il culto della nostra chiesa è un culto di famiglia. Anch'io ho avuto moglie e mangio tutti i cibi. Non sono un monaco, ma un uomo che vive in famiglia, con il cuore di chi è distaccato dal mondo. Non bisogna lasciarsi imprigionare dalle forme. Soltanto il cuore importa.

Saemon                       - Ma è doloroso separarci così. Non so sepotremo rivederci.

Orane                          - Rimanete con noi almeno qualche giorno.

Scinran                        - Coloro che si incontrano dovranno finire col separarsi. E' la legge di questo mondo. Quando il vostro cuore si volgerà a me, ripetete: « Namu Amida Butsu »: mi troverete in questa invocazione. (Scinran ed Eiren  si apprestano ad andare. L'alba comincia a sorgere. Saemon e Okane li seguono al cancello. Anche Yuien, con la mano in quella della madre, li accom­pagna) Ho salutato così molte altre persone. Nel mio cuore vi sono i volti di tutti quelli che non potrò mai dimenticare. Aggiungerò i vostri ai loro. Pregherò per voi.

Saemon                       - Non potrò mai dimenticarvi. Anch'io pre­gherò per voi.

Okane                         - Vi prego, abbiate cura di voi stesso.

Eiren                           - Il giorno comincia a sorgere. La neve non cade più.

Scinban                       - Allora, sayonara.

Saemon                       - Sayonara.

Okane                         - Sayonara. (A Yuien) Vieni, saluta...

Yuien                          - Sayonara, zio.

Scìnran                        - (abbracciandolo) Sayonara. Cresci grande e buono.

Eiren                           - Sayonara. (Scinran ed

Eiren  si allontanano. Saemon, Okane e Yuien li guardano andare con lo sguardo velato dalla commozione).

Fine del prologo

PRIMO QUADRO

PRIMO QUADRO

Una sala del convento di Nisci-no-Toìn, a Kioto. E' un grande antico palazzo, prospiciente una strada frequen­tata, della quale giungono i rumori dai finestroni. E' un pomeriggio di autunno, quattordici anni dopo.

 I tre sacerdoti  Eiren , Chio e Rioken stanno parlando fra di loro.

Eiren  ha ora 70 anni, Chio e Rioken sono, rispettivamente, sui 40 e sui 50 anni).

Eiren                           - Abbiamo ancora un po' di tempo prima della funzione, vero?

Chio                            - Poco ancora. Il tempio è già gremito di fedeli.

Rioken                        - Non è meravigliosa la prosperità che ab­biamo raggiunto in così pochi anni?

Eiren                           - E' vero... Le persone arrivano fin sulla strada. Oggi, però, è una funzione straordinaria, in onore di Honen Scionin, tanto venerato.

Chio                            - Ricordi? Perfino in vita era adorato come il Budda vivente di Kurodani... Honen Scionin e il Maestro hanno sofferto insieme grandi dolori, non è vero?

Eiren                           - E' alle loro lotte che dobbiamo la nostra prosperità. Non potrò mai dimenticare il loro addio, quando il Maestro fu calunniato dagli eremiti del Monte Hiei e fu costretto a fuggire da Kioto. Il ricordo di quei giorni è ancora tremendo per me. I più grandi discepoli esiliati, divisi... alcuni, perfino assassinati!

Rioken                        - Ed ora, invece... Come vola il tempo!

Chio                            - Anche il Maestro è molto invecchiato, non vi pare?

Rioken                        - Non sarà cosa grave la sua indisposizione?

Eiren                           - No, no, ma dovrebbe riguardarsi, e invece...

Rioken                        - Per fortuna Yuien lo assiste con ogni cura.

Chio                            - Sì, nonostante la sua gioventù, Yuien si di­mostra molto attento e devoto.

Eiren  ---------------- - Il Maestro è molto affezionato a lui. 4

 Rioken                       - Lo mette perfino a parte dei suoi affari personali. (Entra Yuien, ora un bel giovane, un po' de­licato, di 25 anni).

Yuien                          - (attraversa la stanza come per uscirne. Ai sa­cerdoti) Scusate...

Rioken                        - Yuien...

Yuien                          - (fermandosi) Dimmi...

Eiren                           - Hai fretta?

Yuien                          - No; non in modo particolare.

Chio                            - Allora, fermati un momento. Avrei qualcosa da dirti.

Rioken                        - Prima che incominci la funzione, potremmo prendere un po' di tè... (Yuien siede con gli altri. Rioken versa il tè).

Eiren                           - Come sta il Maestro?

Yuien                          - Dorme, ora.

Chio                            - Immagino che il suo stato non desti preoc­cupazioni...

Yuien                          - No, è praticamente guarito, oramai. Oggi voleva partecipare assolutamente alla funzione in onore di Honen Scionin, e ho dovuto faticare a persuaderlo di riguardarsi.

Chio                            - E' la colonna della nostra comunità.

Eiren                           - Se dovesse sparire, ricadremmo tutti nel nulla...

Rioken                        - Perderemmo la luce e la guida...

Chio                            - Con suo figlio Zenran, che dovrebbe succe­dergli, ed è un tale uomo...

Eiren                           - Dato l'obbligo della successione, è un de­litto che egli si comporti in quel modo.

Rioken                        - E' proprio un figlio snaturato.

Yuien                          - Io spero che il rancore di suo padre sva­nisca presto...

Eiren                           - No, a me sembra naturale che, finché la con­dotta di lui è quella di oggi, il rancore del Maestro non possa svanire. Se un tal figlio dovesse ricevere la suc­cessione, la nostra comunità sarebbe infamata per sempre.

Chio                            - Ogni sviluppo ci verrebbe precluso...

Rioken                        - E i nostri nemici, che sono già numerosi, ne approfitterebbero immediatamente.

Yuien                          - Eppure, Zenran non è cattivo. Non è quello che voi credete. Dopo aver parlato con lui una sola volta, mi sono sentito subito attratto verso di lui. Non so quali siano le sue colpe, ma non credo che sia un uomo malvagio.

Eiren                           - Come puoi dirlo, se Zenran non soltanto conduce una vita dissoluta, ma è perfino contrario alla nostra fede?!

Chio                            - Lo sdegno del Maestro è pienamente giusti­ficato.

Yuien                          - Più che sdegno, è dolore.

Rioken                        - E' vero quello che si dice, che Zenran verrà presto nella nostra città?

Eiren                           - Se così fosse, non credo che suo padre gli permetterebbe di vederlo.

Yuien                          - Eppure, ti sarei grato se intercedessi per lui, e facessi in modo di farli incontrare.

Chio                            - Raramente osiamo pregare il Maestro in simili argomenti.

Rioken                        - Del resto, finche lui non cambierà vita, sarà inutile ugualmente.

Yuien                          - Eppure, è doloroso... (Pausa).

Eiren                           - Chi predica, oggi?

Chio                            - E' il mio turno.

Rioken                        - Su che tema parlerai?

Chio                            - Sull'estasi della verità. La gioia di coloro che credono nella salvezza in Budda, quel sentimento di esultanza erompente di cui parlano le Scritture. Non ho bisogno di ricchezze, non voglio la gloria: io ho con me la felicità della Legge, infinitamente più pre­ziosa di quelle.

Eiren                           - E' vero. Qualunque possano essere i miei panni, io porto nel mio cuore delle sete invisibili.

Chio                            - Dirò così: «Conoscete voi la dolcezza di questa gioia di seguire la Legge? Se vi è ignota, nono­stante le più grandi ricchezze, io vi dico che saretesempre dei poveri ».

Rioken                        - E' una bella e coraggiosa affermazione.

Chio                            - « Giovani, uomini e donne - io dirò - sapete voi la dolcezza della Verità? Se essa vi è ignota, per quanto amore e piacere possiate avere, voi siete degnidi pietà, io v'assicuro ».

Rioken                        - Non credo che tutti i giovani saranno deltuo parere, Chio...

Chio                            - « Toglietemi tutto io dirò - ricchezze, gloria, amore, ma lasciatemi questa gioia della Legge. Togliermi questa sarebbe lo stesso che uccidermi ».

Eiren                           - Le tue parole sono i miei stessi pensieri. (Pausò) Yuien, a che cosa pensi? Sei triste...

Rioken                        - E pallido... Non ti senti bene?

Yuien                          - No, ma il mio spirito è turbato...

Rioken                        - Quando lo spirito è turbato, bisogna ingi­nocchiarsi e ripetere l'invocazione al Budda, finche l'anima ritorni chiara e serena.

Yuien                          - E tu credi...?

Eiren                           - E' cosa buona dir le orazioni ad alta voce.

Chio                            - Io credo che si tratti soprattutto di mancanzadi fede. Non offenderti, Yuien, ma se tu possedessi lapiena grazia del Budda, tu saresti sempre felice. Questamancanza di felicità è la prova che la tua fede non èancora sufficente.

Eiren                           - Senti, la campana ha annunciato l'iniziodella funzione...

Chio                            - Devo andare.

Rioken                        - Vengo con te. Yuien?

Yuien                          - Devo attendere il Maestro. (I tre sacerdoti escono. Yuien rimane in silenzio, poi mette in ordine h tazze del tè, si alza e si appoggia presso una finestra, guardando il traffico nella strada sottostante. Entra Scin-ran; egli ha ora 75 anni).

Scinran                        - Yuien, Yuien. (Yuien si volge, lo vede e arrossisce) Cosa facevi alla finestra?

Yuien                          - Guardavo passare la gente...

Scinran                        - E' una bella giornata, oggi.

Yuien                          - Sì. Piuttosto calda, per essere in autunno.

Scinran                        - Il tempio è pieno di fedeli, vero?

Yuien                          - Sì. Li vedevo passare, di qui.

Scinran                        - Io ho provato sempre un grande senso di solitudine a veder passare la gente nella via...

Yuien                          - Anch'io, parecchie volte.

Scinran                        - Vogliamo riposare un po' qui, un mo­mento?

Yuien                          - Certo... (Gli porta un cuscino) E' così chiaro il cielo, oggi, che si vede distintamente il Monte Hiei.

Scinran                        - (sedendo) Ancor oggi ci sono degli asceti che si macerano su quella montagna.

Yuien                          - In gioventù anche voi siete stato tanto alungo lassù...

Scinran                        - Vi andai per la prima volta a nove anni e da allora, finche incontrai Honen Sama, a ventinove anni, passai la maggior parte del tempo nella solitudinee nelle privazioni.

Yuien                          - Certamente vi ricorderete tutto di queigiorni...

Scinran                        - Non potrò mai dimenticarli. Per quanta fede e volontà avessi, il mio spirito era torturato. A volte erravo per i boschi, a volte ripetevo le orazioni febbril­mente. E di sera, guardavo giù le strade lontane di Kìoto illuminate, e i pensieri della mia solitudine ardevano didesiderio.

Yuien                          - Allora, alla mia età, voi eravate ancoralassù! Che provaste, in quegli anni?

Scinran                        - Quando giunsi alla tua età, i miei senti­menti divennero insopportabili. Furono i miei anni più amari, quelli. Per quanto leggessi e divorassi le Scrit­ture, esse non recavano alcun conforto alla mia anima. Inoltre, non v'era nessuno con cui potessi dividere ilmio tormento.

Yuien                          - Ma non v'erano altri giovani vicino a voi?

Scinran                        - Sì, a centinaia. Di tutti i tipi, alcuni eroici, che mortificavano i loro corpi, altri che studiavano du­ramente, senza quasi dormire, altri che si mantenevano puri come santi eremiti. E anch'io non ero da meno in queste pratiche. Soltanto, nel mio cuore v'era una soli­tudine di cui non potevo parlare con nessuno. Provavo un acuto desiderio di amare, e un gran dolore per la vita degli uomini. Lo tenevo nascosto, per paura di non esser capito, e disprezzato. E la mia solitudine cresceva, senza che alcuno se ne avvedesse. A volte, mi sembrava di essere sul punto di morirne.

Yuien                          - Maestro, in questi giorni anch'io mi sento a volte intollerabilmente solo. Talvolta mi distraggo im­provvisamente. Poco fa, mentre guardavo la gente pas­sare per la strada, le lagrime mi vennero agli occhi,da sole...

Scinran                        - (guardando profondamente in viso Yuien) Ti capisco. (Pausa) Tu sei sensibile.

Yuien                          - Non c'è nessun motivo particolare. Ma mi sento solo, e triste. A volte, mi sembra come se dovessi piangere fino a non vedere più nulla. Eiren  dice che è dovuto alla mia debolezza. Anch'io mi chiedo se sia questa la causa; ma non posso fare a meno di pensare che non sia soltanto questa. Non so... Non riesco a ca­pire... E' male che io provi questa solitudine?

Scinban                       - No, è naturale, invece. E quanto ti senti solo, non c'è nessun conforto per la tua solitudine.

Yuien                          - Ma la vincerò, col tempo?

Scinran                        - Non so. Può darsi che essa cresca, invece. Ora, il tuo sentimento, è quasi sognante; un giorno, potrà divenire una tortura.

Yuien                          - Anche voi provate questa solitudine?

Scinran                        - Anch'io, Credo che per tutta la vita la pro­verò. Ma la mia solitudine è diversa dalla tua, ora.

Yuien                          - In che cosa è diversa?

Scinran                        - (guardandolo con affettuosa compassione) La tua può aver conforto dagli oggetti del suo desiderio, la mia è al di là di ogni conforto. E' la solitudine pro­fonda, senza fine, della vita umana. Non credo che tupossa capirla, finche non avrai avuto piena esperienza della vita.

Yuien                          - Che debbo fare, allora?

Scinran                        - Nulla. E' la vita che ti conduce. Soltanto, fa che ogni tua azione sia sincera, e convinta. Non in­gannare gli altri e te stesso, ma segui con fede gli im­pulsi del tuo cuore. Tutto sarà bene, se agirai con questo fine. Se rimarrai completamente sincero, potrai giungere gradualmente a scoprire la verità del tuo essere. (Pausa. Entrambi rimangono in silenzio. Si odono in lontananza il suono di una campana e delle voci salmodiami).

Yuien                          - Maestro... Cos'è l'amore?

Scinran                        - (grave) Un sentimento doloroso...

Yuien                          - Amare, è peccato?

Scinran                        - -In questo mondo l'amore è congiunto al peccato.

Yuien                          - Allora, non si deve amare?

Scinran                        - Tutti amano, nella vita. L'amore è come una barriera sul cammino dell'uomo. Quando la si è su­perata, un nuovo orizzonte si apre dinanzi ai nostri occhi. Si può dire che la vita della maggior parte degli nomini viene decisa dal modo con il quale essi superano questa barriera.

Yuien                          - E' dunque tanto importante?

Scinran                        - E' il più importante fattore della vita. Se un uomo si avvicina ad esso con serietà, arriverà alla comprensione dell'esistenza, comprendendo l'amore. La sua saggezza sboccerà, la sua anima potrà vedere dentro l'essenza delle cose. Se invece egli si accosterà a questa barriera con animo frivolo e immorale, diverrà cieco e Bpregevole; perderà ogni capacità di anelito per la pura sponda che abbandonò, finche le forze gli mancheranno e cadrà vinto, spossato.

Yuien                          - Amore e fede devono essere uniti?

Scinran                        - L'amore è una via che conduce alla fede. Quando un uomo ama profondamente, il suo cuore è purificato. Egli comprende tutto il dolore della vita umana. Egli giunge al sommo del destino terrestre. La fede, allora, non è lontana.

Yuien                          - Quindi, io posso amare?

Scinran                        - (sorridendo) La tua domanda è ingenua. Se ami, puoi amare. Soltanto, dovrai amare sinceramente e seriamente.

Yuien                          - Voi... avete amato?

Scinran                        - Sì. (Pausa) Nel tempo in cui vivevo sul Monte Hiei scesi una volta al palazzo imperiale, in sosti­tuzione di un altro sacerdote, e mi fu chiesto di com­porre un'ode in presenza dell'Imperatore. L'argomento era «l'amore». L'Imperatore lodò il mio canto, e mi disse che era migliore di quelli di tanti altri poeti della eorte; poi mi diede un premio. Imbarazzato, ero sul punto di andar via, quando uno dei nobili mi disse che per aver potuto comporre una simile poesia, dovevo certamente avere amato.

Yuien                          - E voi gli rispondeste...?

Scinran                        - Risposi che non avevo mai amato. Egli disse allora che era inutile dire di queste bugie. Gli altri nobili ridevano. Io andai via umiliato, ferito. Nel mio cammino di ritorno al Monte Hiei, non feci che riflettere. Veramente non avevo mai conosciuto l'amore? Non potevo affermarlo. Allora, perché avevo mentito? Perché si riteneva una vergogna per un sacerdote con­fessarlo. Sentii disgusto di me stesso, disprezzo per lafalsità della nostra vita, e, accorgendomi che le nostro pratiche di rinuncia altro non erano che vana esterio­rità, provai un insopportabile senso di ipocrisia. Da allora, cominciai a pensare di abbandonare la montagna.

Yuien                          - Di tutti i peccati, nessuno è peggiore dell'i­pocrisia, vero?

Scinran                        - Sì. L'ipocrita è più lontano dalla grazia del Budda di chi abbia commesso centinaia di peccati, ma riconosca la sua colpa. (Pausa) A un certo punto del mio cammino verso il monte, incontrai una donna sola. Il cielo era freddo, la luna splendeva come di ghiaccio. Essa mi chiese di prenderla con me, di con­durla sulla montagna. Io risposi che non potevo, che il Monte Hiei era precluso alle donne. Allora ella si ag­grappò alle mie vesti e pianse. Mi scongiurò di farla entrare, dicendo che anch'essa voleva condurre la nostra vita, e salvarsi. Non voleva ascoltare nessuna delle mie parole, ed alla fine mi chiese sconvolta se avesse o no importanza che anche le donne fossero salvate. Io èro turbato profondamente. Non potei dirle altro che di ac­cettare il destino con rassegnazione. Allora, mentre io la osservavo, ella divenne pallida come morta; poi, di­sperata, pronunciò una maledizione dopo l'altra contro il Budda, e fuggì via.

Yuien                          - Che scena pietosa!

Scinran                        - Ancor più turbato dalle parole della donna, camminai fino al sommo della montagna. I boschi urlavano sotto il vento flagellante. Quella notte non potei dormire. Da allora, cominciai a considerare diver­samente le cose. E presi a odiare la vita sulla montagna.

Yuien                          - Fu in quel tempo che incontraste Honen Scionin...

Scinran                        - Non feci che piangere dinanzi a lui.

Yuien                          - (con le lagrime agli occhi) Come vi capisco! (Tacciono per un momento. Entrano  Eiren  e Rioken).

Eiren                           - Maestro... Come vi sentite?

Scinran                        - Quasi del tutto bene, grazie.

Eiren                           - Sono felice. Dovete usarvi cura...

Scinran                        - Sedete qui. Come procede la funzione? ( Yuien versa del tè).

Rioken                        - Il tempio è traboccante di fedeli. Le pre­ghiere sono terminate e ora Chio Dono si trova verso là fine della sua predica.

Eiren                           - Sono tutti commossi dalla sua eloquenza e dal suo calore.

Rioken                        - L'argomento di oggi è particolarmente im­portante.

Scinran                        - Di nuovo l'estasi religiosa, vero?

Rioken                        - Come lo sapete?

Scinran                        - Chio me ne parlò già tempo addietro.

Eiren                           - Egli dice con grande entusiasmo quanto la gioia della fede sia più preziosa di tutti i beni terreni.

Rioken                        - Dice che è una gioia superiore perfino a quella dell'amore.

Eiren                           - E che l'estasi è la prova della salvezza.

Rioken                        - Ascoltandolo ho sentito nuovamente tutta la bellezza della nostra condizione.

Yuien                          - Quando io sento queste parole, invece, provo un grande disagio... Io non posso portare nessuna delle prove di Chio Dono, e allora dubito... Maestro, che cos'è mai? Ditemelo, vi prego... Sarò salvato... o sono perduto?

Scinran                        - Tu sei salvo. Non devi tormentarti. Anch'io ho i tuoi stessi sentimenti. E, a volte, sono turbato.

Eiren                           - (guardando Scinran con sorpresa) Voi?! Che dite mai!

Scinran                        - Sì, e se lo sono io nella mia età, non è da stupire che lo sia Yuien nella sua gioventù. Beato chi può giungere all'estasi, tutte le gioie sono sue. Però, non bisogna dedurne che l'estasi sia la prova della salvezza. Lo dirò anche a Chio. Non c'è nessuna prova della sal­vezza. Cercarla, significherebbe porre un'assurda pretesa nelle nostre facoltà. Noi dobbiamo soltanto avere fede.

Yuien                          - Grazie, Maestro. Avete detto più di quanto osassi pensare.

Scinran                        - Budda ci ha dato le nostre passioni, e ci salva a malgrado dei nostri peccati. Tutti sono salvi. Soltanto, essi non lo sanno. (Entra Chio).

Chio                            - Siete tutti qui? Ho terminato da pochi minuti. (E' eccitato).

Scinran                        - Sei molto affaticato. Riposati un poco con noi.

Chio                            - Ho un favore da chiedervi, Maestro. Appena finito di predicare, un gruppo di pellegrini si è avvici­nato a me, pregandomi di introdurli alla vostra presenza. Io ho detto loro della vostra indisposizione, ma essi ri­spondevano di esser venuti da molto lontano, e piange­vano. Allora, io ho promesso loro che avrei interceduto presso di voi.

Scinran                        - Ma certamente. Tu sai che sono sempre pronto a ricevere chiunque desideri vedermi.

Chio                            - Grazia, Maestro. Ne saranno felici.

Scinran                        - Di dove vengono?

Chio                            - Dalla provincia di Hitaci.

Scinran                        - Davvero! (Volgendosi a Yuien) Yuien è di Hitaci.

Yuien                          - Del villaggio di Daimon. Sono più di dieci anni che vi manco...

Scinran                        - Quattordici anni fa, in una notte di neve, mentre andavamo in pellegrinaggio (si volge a Eiren , che annuisce, ricordando) il destino condusse le nostre vite ad Incontrarsi...

Rioken                        - Il destino è un mistero...

Eiren                           - Perfino il semplice sfiorarsi nella via è frutto del « karma » di una vita passata...

Chio                            - E i nostri incontri, e le separazioni, hanno cause profonde, ignote in questa vita... Quei pellegrini hanno percorso più di dieci province per giungere sin qui ad interrogarvi e a risolvere il problema più affan­noso: quello della salvezza.

Scinran                        - Hai detto loro di ripetere con fede e con cuore puro l'invocazione al Budda?

Chio                            - Sì, ma essi dicono che è troppo semplice.

Scinran                        - Ogni verità è semplice. L'invocazione al Budda comprende tutto quanto l'uomo possa dire. E' vero, non sono che sei ideogrammi; ma quando ven­gono pronunciati con una sempre crescente compren­sione, divengono profondamente, infinitamente complessi. Forse, non si può giungere al massimo del loro signifi­cato in tutta la vita. Lo studio, la cultura non bastano: occorre giungere in profondità. E' per questo che « Namu Amida Butsu - Salvaci, Amida Budda » riempie la mente e il cuore. E' la vera saggezza.

Chio                            - Essi vorrebbero una prova che basta soltanto ripetere l'invocazione per essere accolti nella Pura Terra.

Scinran                        - Non esistono prove, per la fede. Chi ne cerca, rivela di non credere.

 Chio                           - Eppure, Maestro...

Scinran                        - (sorridendo lievemente) No, Chio. Ma non fare aspettare i pellegrini. Parleremo di ciò insieme con loro. (Chio esce per introdurre i pellegrini).

SECONDO QUADRO

Una stanza in una casa da tè chiamata Matsunoia, nel quartiere di Kiya Maci. Una veranda guarda sul fiume Kamo. Qualche mese dopo la scena precedente.

                                    - (Muharagi, Sumino e Misao, tre gheisce, parlano presso la veranda).

Muharagi                    - Oh! Come fa bene un po' d'aria fresca!

Sumino                       - Il mio viso brucia! (Si tocca la guancia con una mano).

Misao                          - Non ci resisto più...

Muharagi                    - Da quattro giorni niente altro che bere, bere, bere e cantare, cantare, cantare...

Sumino                       - Zenran Sama mi ha fatto ubriacare almeno un paio, di volte, ma ora sono fuggita...

Misao                          - Zenran Sama manda giù tutto, alla rinfusa. E' impossibile tenergli dietro. Pure, è come se non gli piacesse...

Muharagi                    - Più beve, e più diventa pallido...

Sumino                       - E' un uomo strano... Mentre pensi che sia sfrenatamente allegro, improvvisamente scoppia a pian­gere. Io non posso vedere gli uomini che piangono quando sono pieni di sakè.

Misao                          - Poco fa, mentre bevevo con lui, diventò im­provvisamente abbattuto e, guardandomi intensamente, mi disse: «Ti amo, ti amo» e mi buttò le braccia in­torno. Ma non era desiderio.

Muharagi                    - E' vero? Sembra che non sappia nem­meno fare la corte ad una donna...

Sumino                       - Non dirlo ad Asaka...

Misao                          - Già, Asaka ha proprio una passione per quell'uomo... Non capisco poi perché...

Muharagi                    - Se ci fosse un perché in queste cose... Tu probabilmente sarai innamorata di quel giovane sa­cerdote che è venuto ieri a trovare Zenran...

Misao                          - (con finto rincrescimento) Eh, no, è tardi, ormai.» Quello è già riservato a Kaede... (Ridono tutte e tre. Sì avvicinano voci che parlano e cantano).

Muharagi                    - Sembra che vengano qui... (Entrano Zen­ran, seguito da Asaka, Kaede e una servente. Zenran ha 32 anni, Asaka 26, Kaede 18).

Zenran                        - Che state complottando contro di noi?

Muharagi                    - Siete voi che vi divertite alle nostra spalle...

Zenran                        - Se v'ho offeso, mi dispiace. Non volevo. Ma non dovevate fuggire così. Ora, per punizione, do­vrete bere un altro po' di sakè. Hei, sakè!

La Servente                - Subito, signore. (Fa per andare).

Asaka                          - Per favore, non bere più. Ti fa male... E' da ieri sera che non fai altro...

Zenran                        - Ti preoccupa tanto la mia salute? Sei una buona moglie, tu! (Ride ad alta voce) Beviamo un'altra tazza dinanzi all'incantevole vista del fiume! Le tue chiacchiere mi rattristano. (Alla servente) Svelta, presto! (La servente esce).

Asaka                          - Dovresti smettere. Per giunta, non lo desi­deri nemmeno!

Zenran                        - Chi lo dice? Berrò e berrò, fino a bruciare questo corpo! La fiamma della mia vita s'accende colsakè! Quando si smorza, la solitudine è insopportabile... Anche tu sei triste, Asaka... Su, allegra almeno oggi, sorridi!

Asaka                          - Non so essere diversa da come sono...

Zenran                        - Ma oggi no! Oggi dobbiamo dimenticare tutto, tutto! Dobbiamo essere felici, tanto felici, per forza! E dovremo credere che la vita è bella, che è tutta un'armonia! (Alzando la voce) Venite, il mondo è un'armonia! Gli nomini vivono come fratelli, e la ra­dice del male è tagliata dal loro cuore! Sono tutti felici, tutti... Giocano come bambini! E il fiume scorre, scorre sereno e placido... (Rimane a fissare il cielo, fuori della veranda. La servente rientra con il sakè, le tazze e del cibo) Andiamo, bevete, bevete tutti! (Versa il sakè e ne offre alle gheisce).

Muhabaci                    - Oh, io non posso!

Sumino                       - Non ci resisto più!

Zenran                        - No, dovete bere, bere... non importa quello che accadrà! (Alzando la tazza) Scendi, liquido d'oro! Sei lo spirito della gioia disciolto per noi poveri uomini! (Beve) A chi darò la nuova coppa? (Guarda intorno nella stanza) A Kaede, alla piccola Kaede! (Le offre la tazza colma).

Kaede                         - Grazie, signore. (Prende la tazza e la tocca appena con le labbra, poi la poggia).

Zenran                        - Su, Kaede, canta qualcosa per noi...

Kaede                         - Le altre sanno canzoni molto più belle...

Zenran                        - No, no, voglio che canti tu, ora, fu.

Sumino                       - Andiamo, Kaede.

Muharaci                     - Su, Kaede, canta.

Kaede                         - Se proprio volete... (Canta con voce infan­tile, mentre Asaka suona il samisen)Honascosto la lettera adorata tra i cespugli fioriti del giardino; la luna proprio ora si è levata, e la rugiada le scende vicino... Per te le dolci lagrime, mio amore, cadono come quella sul mio cuore, e i miei pensieri nella notte nera volano a te.

Zenhan                        - Basta, basta!... (Come se il canto gli de­stasse sentimenti insostenibili) Come è piccola la tua bocca!... E deve cantare per dei miserabili estranei... (Con le lagrime agli occhi) Bevi ancora. (Le porge una tazza).

Kaede                         - (respingendola) Grazie... (La servente esce).

Asaka                          - Zenran... Cos'hai oggi?

Zenban                        - Nulla.

Asaka                          - Lascia stare, oggi. Sei pallido. Ed io non sono allegra.

Zenran                        - Ti senti sola anche tu... (Fissa a lungo il volto di Asaka; poi le pone una mano siti capelli).

Asaka                          - Che fai...

Zenban                        - Una ciocca sviata.

Sumino                       - Siete peggio del solito, oggi...

Asaka                          - (guardando con affetto Zenran) Ti capisco, Zenran. E' per quel messaggero che hai mandato al tempio... Sei turbato...

Muhabaci                    - Ma a che pensate?

Zenran                        - (improvvisamente) Pensavo di riscattarti.

Muhabaci                    - (ridendo) Grazie mille! E poi?

Zenran --------------- - E poi, di sposarti. Vieni, vieni vicino a me. (La prende per la mano).

 Muhabaci                   - Ma smettetela di far pazzie...

Zenran                        - Vieni, vieni...

Muharaci                     - (liberandosi dalla stretta di lui) Ma, Zenran Sama...

Zenban                        - Cara... (L'abbraccia).

Muharaci                     - Andiamo, lasciatemi... Lasciatemi, vi prego... (Cerca di svincolarsi) Quando fate così, vi odio!

Zenran                        - (ridendo) Oh, che ragazza suscettibile! (Entra la servente).

La Servente                - Yuien Sama chiede di voi.

Zenran                        - (lasciando la gheiscia, un po' tremante) Fa­telo entrare... (Tutti tacciono. Entra Yuien).

Yuien                          - Scusatemi... (Colpito dall'aspetto dell'am­biente, esita un poco).

Zenran                        - Sono felice di vedervi. Vi aspettavo. Venite, venite. Non abbiate timore... Un bello spettacolo, no? (Ride).

Yuien                          - (sedendo) Devo ringraziarvi per l'altro giorno...

Zenran                        - Oh... Vi ho dato disturbo, facendovi Chia­mare?

Yuien                          - No. Quando ho saputo che era un vostro messaggio, sono venuto con piacere. C'è qualcosa che posso fare?

Zenhan                        - Nulla di particolare. Soltanto, io sono molto solo... e volevo vedervi, e parlare un poco con voi...

Yuien                          - Anch'io avevo desiderio di vedervi...

La Servente                - (ponendo una tazza dinanzi a Yuien) Vi prego...

Yuien                          - (esitante) Non bevo, grazie.

La Servente                - Soltanto uno...

Zenran                        - No, non forzarlo. Dobbiamo parlare... La­sciateci soli.

La Servente                - Sì, signore. Andiamo, allora. (Tutte le gheisce e la servente escono).

Zenran                        - Ho vergogna di avervi fatto venire in que­sto posto... e di mostrarmi in questo stato...

Yuien                          - Non importa. Sono lieto d'esser venuto.

Zenban                        - Mi sentivo così solo... Non c'è nessuno che possa capirlo. Anche quando bevo il sakè fino ad ubria­carmi, il mio cuore è come morto. Da quando v'ho incon­trato, ho sentito un trasporto verso di voi... Mi sembra che voi possiate ascoltare le mie parole, e comprenderle...

Yuien                          - Da quando vi ho lasciato, ho pensato sempre a voi. Perché gli altri vi giudicano tanto male? Non so capirlo. L'altro giorno, al convento, sono andato in col­lera perché dicevano ogni sorta di cose contro di voi. « Non è quello che voi pensate », ho detto.

Zenran                        - Che cosa dicevano...?

Yuien                          - Che siete un dissipatore, un distruttore... e che non credete ai nostri principi. Che siete un vio­lento... tutto l'opposto di vostro padre.

Zenban                        - Non hanno torto. Io stesso sono condannato alla distruzione. E rientro completamente nel quadro che hanno fatto di me.

Yuien                          - Ma la vostra natura...

Zenban                        - No. Quando sono con voi, dimostro soltanto il lato buono del mio carattere; ma con gli altri...

Yuien                          - Eppure, credo che tutti gli altri sbaglino.

Zenran                        - (commosso) Nessuno mi ha mai parlato così. Io... io non posso controllare il mio carattere. Forse sarà colpa di quello che ho sofferto nel passato... Sapete, è molto tempo che mio padre mi ha scacciato... (Yuien ascolta in silenzio) Gli ho recato ogni sorta di dolori... Deve odiarmi, ora...

Yuien                          - No, vi sbagliate. Voi non sapete il dolore del Maestro...

Zenran                        - Come vive, ora?

Yuien                          - Dalla mattina alla sera è assorto nella medi­tazione e nella preghiera. Tempo fa è stato indisposto, ma ora si è rimesso. E' molto vecchio...

Zenran                        - Io vengo raramente a Kioto e... dato il mio stato... non so nulla di lui. So che non agisco come dovrei, ma non l'ho dimenticato. Abbiate cura di lui...

Yuien                          - Io sono sempre con lui...

Zenuan                        - Ed egli vi ama?

Yuien                          - Al di là di quanto io meriti.

Zenran                        - Tutti devono amarvi. Anche Kaede dice che vi ama. (Sorride).

Yuien                          - (arrossendo) Scherzate...

Zenran                        - Che pensate delle donne? Io ho pietà di loro, e non posso fare a meno di amarle; specialmente quando sono con donne come queste... Nel mondo gli uomini si nascondono in forme attraenti, e non rivelano il loro vero cuore; io non amo accompagnarmi a persone così abili, non voglio nascondere le mie debolezze e ì miei difetti. In un posto come questo, vedete, le persone condividono il peso delle loro miserie. Voi non sapete la sincerità e la profondità di questi rapporti. E poi, non posso fare a meno di cedere al sentimento che mi ispirano le donne; è più triste della rugiada d'autunno...

Yuien                          - In fondo al mio cuore, anch'io desidero pro­vare questo sentimento... Ma…Io non so nulla delle donne... Nemmeno come comportarmi...

Zenran                        - (guardando Yuien con affetto) Voi siete puro... Io ho trascinato par tanto tempo la mia vita così, ma so rispettare un uomo puro. Anche voi, però, diffi­cilmente sfuggirete ai tormenti della passione. Ma non lo dico per tentarvi... (Ride).

Yuien                          - Tempo fa, parlai di queste cose col Maestro...

Zenran                        - E che disse mio padre?

Yuien                          - Che amare non è male, ma si deve amare sinceramente e seriamente.

Zenran                        - Uhm...

Yuien                          - Vorrei chiedervi... Perché il Maestro vi scacciò?

Zenran                        - Per aver amato... ingiustamente. No, io non so «e fosse giusto o ingiusto. Io amai la moglie di un altro uomo.

Yuien                          - Oh...

Zenran                        - Ella mi amava prima di sposarsi. Gli altri me la portarono via. Ma io non potevo togliermi dal cuore l'amore per lei... e quel che accadde ne fu la conseguenza naturale. Inoltre, suo marito era anche mio parente. Così io infransi la legge e venni messo al bando... Ma non so se è l'amore che infrange la legge o la legge che infrange l'amore...!

YulEN                        - E la donna?

Zenran                        - Si ammalò. Non vollero che io la vedessi. Infine morì, e nemmeno allora vollero farmela vedere.

Yuien                          - E suo marito?

Zenran                        - Pianse, mi odiò. Ancora maledice ì nostri nomi. Ed io non posso pensarci... Era gentile... era buono... e gli volevo bene... Io non so a chi dare la colpa... perché certamente ho commesso un'azione cat­tiva; ma è tutto qui? 0 non è piuttosto da incolpare ladisarmonia della vita degli uomini... E se c'è un Budda che ha fatto questo mondo, la colpa è sua!

Yuien                          - Oh, Zenran Sama!

Zenran                        - Io non so... Io non posso credere più a nulla. Nel mio tormento e nella mia ribellione, soltanto la donna mi appare come un fiore ardente... Stringendo il suo corpo, ho trovato il modo di dimenticare le mie pene. Gli uomini mi chiamano dissoluto: io accetto questo* nome.

Yuien                          - Davvero non so che cosa possa dirvi... Provo tanto dolore... Dev'essere insopportabile, per voi... Ma il Maestro dice che anche il più grande dei peccatori sarà salvato.

Zenran                        - Voi, voi e mio padre, che siete buoni e puri, potete crederlo... Io, ormai, non più... Io ho visto troppi inganni, troppe bassezze... Mi sembrerebbe una soluzione troppo comoda, troppo facile. Per quanto spre­gevole io sia, non sono ancora arrivato al punto da con­tinuare a commettere ogni sorta di peccati e poter pre­gare di essere salvato così come sono... Preferirei che mi si dicesse: «Sconta queste pene, e sarai salvo». Allora, forse, potrei sopportare qualsiasi condanna. Ma se questo è impossibile, sarà meglio lasciarmi al mio destino.

Yuien                          - Le vostre parole fanno male. Sotto di esse c'è un grande dolore e una grande nobiltà. Voi vi la­sciate trasportare dalla vostra amarezza e dalla vostra ribellione, e giungete fino a calunniarvi, a degradarvi. Il peggiore dei peccati è quello di soffocare il vero impulso della nostra anima. Non vi piacerebbe rivedere vostro padre?

Zenran                        - Oh, sì... Ma non posso...

Yuien                          - Volete che glielo chieda?

Zenran                        - Grazie, ma sarà meglio di no. Perché cer­tamente non vorrà vedermi.

Yuien                          - Eppure, nel suo cuore, egli lo desidera tanto... E' una vergogna che non possa avvenire! Che cosa lo impedisce? Io spezzerò questo ostacolo! Non posso sopportarlo!

Zenran                        - Quell'ostacolo è lo stesso che impedì il nostro amore. E' tremendo... Io lo maledico, ma non ho la forza di infrangerlo!

Yuien                          - Sono i pregiudizi, la volontà cieca e ostinata della società... Anche nel tempio essa domina... Oh, perché gli uomini non sanno, non vogliono compren­dersi...!

Zenran                        - Vedermi, non sarebbe che un danno per mio padre. La vendetta del mondo è spietata. L'ho cono­sciuta fino dall'infanzia. Io non sono figlio della moglie di mio padre...

Yuien                          - (sorpreso) Non lo sapevo!...

Zenran                        - Mia madre era la figlia di un samurai di Inada. Quando mio padre viveva in Ecigo, sua moglie morì. Dopo lunghissimi pellegrinaggi per tutto il Paese, egli giunse ad Inada, e si fermò nella casa del padre di mia madre, dove venne ospitato. Visse poi in quella città per quindici anni. Così essi si amarono... ed io nacqui. Non dò nessuna colpa a mio padre per questo. E' l'amore, e la tristezza del destino, suppongo.

Yuien                          - E vostra madre?

Zenran                        - Quando mio padre tornò a Kioto, ella rimase ad Inada. Ora è morta.

Yuien                          - Davvero, la vita in questo mondo ha un'infinita tristezza... (Entrambi rimangono in silenzio) Per oggi, devo andare.

Zenran                        - Oh, davvero? Sono stato felice con voi, oggi.

Yuien                          - Vorrei trattenermi ancora, ma sono uscito senza dir nulla al Maestro...

Zenran                        - Io vi ringrazio di ogni vostra parola.

Yuien                          - Tornerò presto.

Zenran                        - Tornate appena potete. Io sono sempre solo.

Yuien                          - Arrivederci. (Si alza, va verso la porta; poi, volgendosi) Se vostro padre volesse Vedervi, verreste?

Zenran                        - Verrei con gioia...

Yuien                          - Allora... Sayònara.

Zenran                        - Sayònara. (Yuien esce. Zenran rimane im­moto per un momento, poi passeggia su e già per la stanza. Infine si appoggia a una parete, assorto. Entra Asaka con una lanterna di seta; si ferma sulla porta, guardando Zenran che non si accorge di lei).

Asaka                          - Zenran...

Zenran                        - (volgendosi a lei) Asaka... Un padre e un figlio, divisi dall'opinione del mondo, si desiderano l'un l'altro. Il padre è un santo, il figlio... è disprezzato da tutti come un peccatore.

Asaka                          - Zenran, che dici...?

Zenran                        - Eppure, entrambi anelano di rivedersi. Ma se si incontreranno la pace che circonda il padre sarà infranta, gli uomini si leveranno contro di lui con la calunnia e col sospetto. Che deve fare il figlio?

Asaka                          - (con voce tremante) Forse... è meglio che non vada...

Zenran                        - E se il padre lo chiamasse? Se dicesse: «Torna da me, figlio mio»?

Asaka                          - (con dolore) Farebbe meglio a non andare...

Zenran                        - Lo so. (Si appoggia affranto alla parete).

Asaka                          - Zenran! Zenran! (Corre ad abbracciarlo).

Zenran                        - Io... io non so... Aiutami, Asaka!

Asaka                          - Devi essere forte... Anche allora, in quei giorni tremendi in cui fu deciso il destino della tua vita, provavi quello che provi ora. Le tue lagrime non sono ancora asciugate. Quando mi narrasti la tua storia, ed io la mia, piangemmo insieme. Poi tu dicesti: «Sopporta le tue pene per amore della felicità degli altri... ». Oh, com'è duro per me ripeterti queste parole! (Piange).

Zenran                        - Hai ragione...

Asaka                          - Povero Zenran Sarna...

Zenran                        - Sì, è vero. Devo essere forte. Cara... (La stringe a sé).

TERZO QUADRO

La cella di Scinran. E' una stanza stretta, con un pic­colo altare in un angolo; dei voli, scritti su pergamene arrotolate, vi sono appesi a lato. Presso il letto, un pic­colo tavolo con un libro aperto e una lampada. Si di­stinguono, nel giardino, piante lussureggianti. E' la sera dello stesso giorno.

                                    - (Scinran è seduto sul letto, e parla con

Eiren  e Chio).

Eiren                           - Allora, voi non lo riceverete, vero?

Scinran                        - (accennando col capo) No.

Chio                            - E' l'unica soluzione, anche per me.

Eiren                           - Le critiche sarebbero tremende...

Chio ------------------------- - E i nostri nemici ne approfitterebbero per ogni sorta di calunnie...

 

Eiren                           - Già la condotta di alcuni discepoli non è proprio esemplare. Si dice che uno di essi sia stato visto uscire da una certa casa da tè in Kiya Maci...

Chio                            - Infatti... (Pausa) In verità, Maestro, si dice che Yuien vada spesso a trovare vostro figlio...

Scinran                        - Lo so. Benché Yuien non mi abbia ancora detto nulla.

Eiren                           - La condotta di Yuien è molto strana... L'altro giorno, difendeva Zenran furiosamente...

Scinran                        - Gli parlerò.

Chio                            - Si dice che Zenran viva in continue orge ili una casa da tè in Kiya Maci...

Scinran                        - E' un tormento, per me. E più ancora mi duole che lo sia anche per voi...

Eiren                           - No, noi preghiamo soltanto che il vostro nome sia salvo.

Scinran                        - Ed io prego che non rechi danno agli altri. (Tutti tacciono per un momento).

Eiren                           - E' tempo per la funzione della sera. Dob­biamo andare. Perdonateci se vi abbiamo disturbato con un argomento tanto spiacevole...

Scinran                        - Oh, affatto...

Chio                            - Abbiate cura della vostra salute...

Scinran                        - Grazie.

Eiren                           - Torneremo più tardi...

Chio                            - Non angustiatevi... (/ due sacerdoti escono. Scinran chiude gli occhi e medita. Entra un novizio).

Il Novizio                   - E' tardi». (Accende la lampada).

Scinran                        - Dov'è Yuien?

Il Novizio                   - E' uscito dopo pranzo, ha detto che aveva da fare... Sarebbe tornato per la funzione della sera... Forse è già qui. Come vi sentite stasera, Maestro?

Scinran                        - Bene, grazie. Tu hai lavorato tutta stamat­tina. Devi essere stanco... Va a letto presto, ora.

Il Novizio                   - No, Maestro, non sono stanco. Se desi­derate qualcosa, chiamatemi... (Esce).

Scinran                        - (si alza, avvicinandosi all'altare. Si ode la campana suonare per la funzione della sera) Naimj Amida Butsu! Namu Amida Butsu! (Chiude gli occhi. Entra Yuien).

Yuien                          - Sono appena tornato...

Scinran                        - Ah, sei qui...

Yuien                          - E' tardi?

Scinran                        - Dove sei stato?

Yuien                          - A Kiya Maci,

Scinran                        - Oh...

Yuien                          - Mi spiace di aver tardato... La vostra cena...?

Scinran                        - Già fatta. Ho pensato di aspettarti, ma poi...

Yuien                          - E io non vi ho servito...

Scinran                        - Non importa. (Pausa) Anche tu hai già mangiato...?

Yuien                          - Non ancora... Grazie, non desidero nulla...

Scinran                        - Non ti senti bene? Dovresti prendere qual­cosa... (Fissa Yuien).

Yuien                          - No... Probabilmente ho camminato troppo in fretta. Più tardi.

Scinran                        - Devi fare attenzione... Tu non sei troppo forte, per natura.

Yuien                          - Oh... Come vi sentite, stasera?

Scinran                        - Quasi del tutto bene.

Yuien                          - Ne sono lieto. Ma dovete avervi cura. L'au­tunno è già avanzato. Stamane sono andato in giardino a cogliere dei fiori per il Budda, ed erano tutti coperti di gelo. Molti erano già appassiti.

Scinran                        - Tra poco gli alberi saranno spogli. Come mutano le stagioni...

Yuien                          - (ascolta) E' il rumore degli insetti, vero?

Scinran                        - Sì, è come una pioggia continua...

Yuien                          - Ogni volta che li sento, torno a pensare alla mia casa. Quando viene l'autunno, gli insetti nella mac­chia vicina fanno un rumore incessante tutto il giorno. E quando cantava il grillo chiamato Kòrogi, mia madre mi prendeva per mano e mi diceva che il suo canto vo­leva dire: «Cucite gli stracci, cucite gli stracci...», e io mi ricordo, provavo uno strano Benso di tristezza per l'avvicinarsi del freddo. Quando io sento questi grilli, ora, penso sempre a mia madre...

Scinran                        - Quanti anni sono che Okane San è morta?

Yuien                          - Quest'inverno saranno sette.

Scinran                        - La sua scomparsa è stata una grande per­dita... Le madri come lei sono rare... E hai notizie di tuo padre?

Yuien                          - Sì, sta bene, ora. E' stato terribilmente solo dopo la morte della mamma e non desidera altro che indossare l'abito di sacerdote. Mi ha scritto che sta pen­sando di convertire in tempio la nostra vecchia casa e di porvi come immagine principale quella statuina dalla mano rotta che voi gli lasciaste come ricordo...

Scinran                        - Lo disse fin da allora.

Yuien                          - Mi ha scritto che il nome del tempio sarà «11 tempio del cuscino di pietra », in memoria di quella notte di neve in cui voi dormiste sulla pietra, quando egli vi rifiutò il riparo...

Scinran                        - Non l'ho più visto da quella notte.

Yuien                          - Le vostre parole lo liberarono dalla sua angoscia. E nell'andarvene, mi stringeste nel vostro man­tello...

Scinran                        - La via del destino è profonda.»

Yuien                          - (dopo una pausa) Maestro... Voi... mi amate?

Scinran                        - (con un lieve sorriso) E tu, cosa credi?

Yuien                          - Sì, sì... (Improvvisamente rompe in lagrime) Voi mi amate come io non ho mai meritato... Io non potrò mai dimenticarvi... Vorrei morire per voi...

Scinran                        - (ponendogli una mano sulla spalla) Yuien... Cos'hai? Perché sei così emozionato...?

Yuien                          - La mia sola speranza è il vostro amore... Vi scongiuro, perdonate vostro figlio... Permettetegli di vedervi... Zenran è buono. E' un infelice. Il mondo s'è accanito contro di lui, e lo ha reso quello che è... Ma egli vi ama. Oh, perdonatelo, ricevetelo. Io andrò da luì e lo farò venire subito...

Scinran                        - (cercando di dominare la sua emozione) Tu hai visto Zenran?

Yuien                          - Sì. Quando ho detto che sarei andato in Kiya Maci per degli affari, ho mentito. Zenran vive in Kiya Maci...

Scinran                        - E dove?

Yuien                          - (risolutamente) In una casa da tè. Quando io sono entrato, beveva sakè insieme a delle gheisce.

Scinran                        - E ti ha invitato in un posto simile?

 

Yuien                          - Non avrebbe voluto, ma è lì che egli vive, e non desiderava ingannarmi. Quando la servente voleva che anch'io bevessi del sakè, le ha detto di non insistere. Poi, ha aggiunto che egli rispetta gli esseri puri.

Scinban                       - Perché ha voluto vederti?

Yuien                          - Perché è solo. Zenran è completamente sper­duto, e mi ha fatto una pena indicibile vederlo seduto solo, in una confusione di coppe, di ceneriere e di samisen.

Scinran                        - La solitudine della vita umana non deve condurci all'abbrutimento con l'alcool e con le donne. Sono i deboli che cercano questi conforti, e non fanno che accrescere la propria solitudine. Si può compren­derli, ma non giustificarli.

Yuien                          - Ma Zenran non vorrebbe vivere quella vita... Il suo tormento ve lo conduce, ma egli è sempre profon­damente infelice. Ascoltandolo, non ho trovato nessun motivo per condannarlo. E quando ho cercato di pen­sare di chi fosse la colpa della sua infelicità, i più as­surdi pensieri sono venuti alla mia mente. Una sola cosa ho sempre visto chiara: che Zenran deve essere per­donato.

Scinran                        - Anch'io ho pietà di lui. Le sue scuse po­tranno essere buone, ma egli ha danneggiato le vite degli altri. Una povera donna è morta, un uomo ha sof­ferto i più grandi dolori, parecchie famiglie hanno per­duto la pace. Tutto questo, per la sua debolezza. Ora ne sconta le conseguenze.

Yuien                          - Ma la colpa non è solo di lui... E' l'ingiusta legge della società, fuori della natura, fuori dell'ordine divino... Gli uomini e le donne che si amano dovrebbero unirsi... E' crudele accusare lui solo'.

Scinran                        - Anche la società sconta le conseguenze di questa sua legge. La disarmonìa del mondo sorge dalla punizione che gli uomini ricevono per recarsi danno l'un l'altro... Se non vi fosse il Budda, probabilmente sarei io il primo a maledire questa vita. Ma così, la Sua grazia si sente maggiormente, quanto più è profonda la nostra miseria...

Yuien                          - Zenran dice che non può credere nella sal­vezza nel Budda...

Scinran                        - E perché?

Yuien                          - La sua spiegazione mi ha commosso. Dice che finché vive da peccatore, non avrà mai la sfronta­tezza di pregare di essere salvato così come è... «Prefe­rirei essere punito - ha detto. - Io sono un essere con­dannato alla distruzione ». E ha pianto.

Scinran                        - Se almeno fosse più ragionevole'. Ma è ri­belle verso se stesso e verso gli altri...

Yuien                          - Oh, Maestro, perdonatelo! Non è vostro figlio? Siete, severo soltanto con lui. Se non fosse vostro figlio, lo avreste già perdonato. Una volta, Rioken com­mise una colpa gravissima, e voi lo perdonaste. E Yui-scin, l'anno scorso... Perché soltanto con Zenran?

Scinran                        - (combattuto) Ha detto che vorrebbe ve­dermi?

Yuien                          - Ha detto che sarebbe venuto con gioia...

Scinran                        - Ha molto rancore verso di me?

Yuien                          - No. Ha detto che vi ha fatto molto male... E mi ha chiesto con ansia vostre notizie. E' venuto a Kioto perché il suo cuore era attratto verso di voi...:

Scinran                        - Anch'io penso molto a lui. E quando a lui si aggiunge il ricordo di sua madre, è quasi insoppor­tabile... Sento che la sua infelicità è colpa mia.

Yuien                          - Zenran mi ha parlato anche di questo...

Scinran                        - E che cosa ha detto?

Yuien                          - Che è il destino doloroso della vita umana. E che egli non vi giudica né vi biasima.

Scinran                        - Sono stato debole. Mi sono fatto vincere dall'amore fervente di quella gentile fanciulla. Il mio cuore era come un deserto quando giunsi alla sua casa nel mio pellegrinaggio verso il nord... Come piangeva disperatamente quando io la lasciai per tornarmene a Kioto!

Yuien                          - Per amore di lei... Per le lagrime che anche voi avrete versato... perdonate Zenran Sama!

Scinran                        - Io l'ho già perdonato...

Yuien                          - E allora, ricevetelo. Maestro, anche voi vo­lete rivederlo...

Scinran                        - Anche io... Non passa giorno che non pensi a lui...

Yuien                          - Allora, Maestro...! Perché vi è tanto difficile riceverlo? Non è la cosa più semplice...

Scinran                        - Sì, è la cosa più semplice. Se questo mondo fosse la « Pura Terra », sarebbe la cosa più spontanea e più facile. Ma non è così. La tranquillità di molte per­sone è legata a questa semplice cosa. Io non posso... Non debbo vederlo.

Yuien                          - Vi prego... Fate come se non fosse vostro figlio, ma un estraneo, che vi implora, che ha bisogno di voi!

Scinran                        - (penosamente) Oh, potessi farlo davvero! Così dovrei... Così vi insegno... Ma io non posso. Oh, se vorrei perdonarlo! Vorrei stringerlo al mio cuore, e dar la colpa agli altri, solo agli altri! Ma conosco la mia debolezza, e per questo mi è difficile perdonarlo. Devo pensare alla famiglia di lei, a suo marito, alla famiglia di lui... a tutti quelli che maledicono Zenran...

Yuien                          - Ma io non capisco...

Scinban                       - E la maggior parte dei discepoli non vo­gliono che io lo riceva. Poco fa, Chio ed  Eiren  sono venuti a pregarmi di non vederlo.

Yuien ,                        - Senza conoscere il vostro cuore!

Scinran                        - Hanno parlato per il mio bene.

Yuien                          - Non so come possano pensare così.

Scinran                        - Pochi uomini sono sensibili come te™

Yuien                          - Allora... Non lo riceverete?

Scinran                        - No.

Yuien                          - E che sarà di lui? Che sarà del suo avve­nire ?

Scinran                        - E' questo che mi tortura. Ma tutto ciò che mi è permesso di fare per lui è pregare. Senza vederlo, pregherò per lui giorno e notte. Dirò: « Oh, Budda, salva la mia creatura! ». Anche tu devi pregare per lui.„

Yuien                          - Lo farò. Ma quanta solitudine dev'essere nel vostro cuore!

Scinran                        - E' l'estrema prova dei nostri affetti...

Yuien                          - Io non potrei sopportarla. La vita umana è troppo desolata...

Scinran                        - Vi sono cose ancora più desolate. E an­ch'esse cadono, anch'esse si vincono. Quante ho dovutolasciarne dietro di me...! Cose mortali, perite! Cose ca­duche, cadete! E voi sole, verità eterne, indistruttibili, restate, restate... sole! Io voglio andare verso la fine solo con voi, stretto, aggrappato a voi! (Rimane fiso nel suo slancio di invocazione).

Yuien                          - Oh... Io ho paura... Ho paura...

Fine della prima parte

PARTE SECONDA

PRIMO QUADRO

Un angolo di un parco. Alti alberi gettano grandi ombre; in un prato, cespugli di rose selvatiche. Un sen­tiero attraversa il prato, uscendo da una macchia, e scorar pare tra gli alberi. E' una giornata dì primavera, alcuni mesi dopo il quadro precedente.

                                    - (Yuien siede sul ceppo di un albero).

Yuien                          - E' primavera... La terra sembra bere la luce del sole, e addolcirsi... La gioia scaturisce dai boccioli, da ogni fiore dei prati... (Si alza e cammina in su e in giù) Dovrebbe già essere qui... (Guarda verso la macchia) Forse qualche ostacolo... Anch'io sono sgusciato a stento.» (Rimane assorto, a riflettere; poi si scuote e riprende a camminare) Oh, non posso pensare a questo, ora! (Dal sentiero appare Kaede).

Kaede                         - Eccomi, Yuien! Hai aspettato?

Yuien                          - Sì, un tempo così lungo...

Kaede                         - Non riuscivo a trovare un momento favore­vole... Ma poi sono fuggita... (E' affannata).

Yuien                          - Il cuore mi doleva al pensiero che non po­tessi venire...

Kaede                         - Non sarei mai mancata... Ma dovrò tornare presto...

Yuien                          - Sei appena arrivata e già parli di andar via! Ho tanto desiderato di vederti...!

Kaede                         - (avvicinandoglisi) Anch'io, tanto...! (J suoi occhi si riempiono di lagrime. Entrambi tacciono per un momento).

Yuien                          - Sediamo qui... (Siede sul prato).

Kaede                         - (sedendo vicino a lui) Credi che ci vedranno?

Yuien                          - Non passa mai nessuno di qui... E poi, anche se ci vedessero? Non facciamo nulla di male...

Kaede                         - Avrei vergogna...

Yuien                          - Mi sembra un secolo che non ti ho vista! Quanti giorni sono passati dall'ultima volta...?

Kaede                         - Mezzo mese.

Yuien                          - E come è stato lungo! Non ho fatto altro che pensare a te!

Kaede                         - E tu sei stato sempre nella mia mente. Avrei voluto volare fino a te.

Yuien                          - Quando dicevo le orazioni, nel tempio, il mio pensiero era assente, lontano, vicino a te... Le mie ore più felici sono di sera, dopo la funzione, quando cammino solo nel giardino, pensando a te...

Kaede                         - Sei fortunato... Io, invece... Il giorno è una continua tempesta, ed io non posso...

Yuien                          - Almeno fossimo insieme più spesso!

Kaede                         - Se la « sorella maggiore » non avesse inter­ceduto, nemmeno oggi avremmo potuto vederci...

Yuien                          - Come sta Asaka?

Kaede                         - Dopo la partenza di Zenran, i suoi giornisono tristi e solitari...

Yuien                          - E' stato per la sua gentilezza che ho potuto mandarti la mia lettera. L'avevo scritta, ed ero uscito portandola con me. Benché pensassi che era assoluta­mente impossibile incontrarti, i passi mi portarono verso Kiya Maci. Una luce e delle ombre si muovevano dietro una finestra... Forse eri lì... Non potevo andar via... E Asaka uscì. Le porsi la lettera in fretta e tornai al tempio.

Kaede                         - Quella sera, all'oscuro, ai piedi della scala, mi disse che aveva una bella cosa per me. Io alzai la lanterna e vidi la tua lettera! Ebbi una gioia! La lessi e la rilessi sillaba per sillaba. Non avrei mai voluto arri­vare alla fine! Scrivi delle lettere così belle! Io ho tanti pensieri, ma la mia penna non vuole scrivere...

Yuien                          - Perché non mi scrivi...?

Kaede                         - Io conosco solo poche parole... (arrossisce) e non so scrivere come te...

Yuien                          - Questo non importa. Se tu scriverai quello che è nel tuo cuore, anche senza nessun ornamento, le tue lettere saranno sempre meravigliose...

Kaede                         - Se pensi così ti scriverò. (Riflette) No, è im­possibile. Come potrei mandarti le lettere?

Yuien                          - E' vero. Non puoi uscire... ed è difficile tro­vare un messaggero...

Kaede                         - Non c'è nessun modo...

Yuien                          - (dopo aver pensato) Verrò io.

Kaede                         - Come puoi farlo?

Yuien                          - Tu scrivi e conserva la lettera. Io verrò al balcone dietro l'angolo e fischierò; tu allora scenderai dalla porta di dietro e mi darai la lettera.

Kaede                         - E così potrò anche vederti per un momento.., Ma se mi scoprono, sarà terribile. La padrona è arrabiatissima dei nostri incontri. Dice che se un uomo vuole divertirsi, deve entrare e pagare...

Yuien                          - Oh, se avessi del denaro!

Kaede                         - No! Tu sei l'unico uomo che io non tratto come un « ospite ». Preferirei morire, piuttosto che essere comprata col tuo denaro! (Le lagrime vengono ai suoiocchi).

Yuien                          - Tu sei infelice per causa mia...

Kaede                         - Non dirlo... E al tempio?

Yuien                          - Parecchi sospettano...

Kaede                         - E il Maestro?

Yuien                          - (turbato) Non sa nulla.

Kaede                         - Che cosa hai detto oggi, per uscire?

Yuien                          - Che sarei andato a Kurodani, sulla tomba di Honen Sama.

Kaede                         - Oh...

Yuien                          - Dover mentire al Maestro è il mio più grande

dolore...

Kaede                         - E sono io che ti costringo a questo...

Yuien                          - No, non sei tu.

Kaede                         - Perdonami...

Yuien                          - E' colpa mia. Dovrei dirgli la verità. Sono

l un vile.

Kaede                         - Ma se glielo dirai...

Yuien                          - Noi non facciamo nulla di male. Sopra tutto, dobbiamo avere fede in noi stessi,.. Capisci, Kaede? Non devi abbatterti...

Kaede                         - Ma tu sei un sacerdote, ed io... sono quellache sono...

Yuien                          - La nostra legge non proibisce di amare isacerdoti. Ed il Maestro insegna che una gheiscia non deve essere disprezzata soltanto perché è tale... Se il suo amore è sincero, è senza macchia. E questo non può dirsi per molte donne rispettabili... Ne io ti tratto come una gheiscia, né tu come un « ospite ». L'hai appena detto... e la mia gioia è stata infinita. Tu sei para nel tuo cuore. Kaede... Io t'amo. (La serra accanto a sé).

Kaede                         - Ma io... io... (Piange) Il mio corpo è mac­chiato.... (Si copre il volto con il braccio).

Yuien                          - (abbracciandola) Kaede... Kaede!

Kaede                         - Io non sono degna di te! Tu sei puro come un gioiello... Io... Io posso sopportare il mio destino... Sono nata per quello... Mi ero già rassegnata ad essere il giocattolo degli uomini per tutta la mia vita... Perché io sono debole. Ed ognuno mi tratta in tra modo che mi spinge sempre più a rassegnarmi al mio destino... Sono una vittima del piacere, e gli altri sono dei diavoli che mi tormentano. Ma posso abituarmi... Tu... tu sei stato il primo che mi abbia trattato come una donna... come una fanciulla... Sei stato il primo che mi ha ricordato che anch'io sono un essere umano... E mi hai perfino detto che sono una creatura di Budda, anch'io... (Piange) Non avrei mai sognato che un uomo avrebbe potuto dirmi questo. Mi è sembrato... che fossi un angelo venato dal cielo... I miei pensieri, le mie speranze di fanciulla a poco a poco sono ritornate... e allora... la gioia, la vita, l'amore che erano stati soffocati in me prima di nascere, sono sbocciati tutti insieme. La mia felicità mi ha fatto dimenticare la mia condizione. Ho sognato di un mondo che mi è proibito... Ora... Capisco... Io... Io non devo macchiarti. Lasciami, ti scongiuro. Io... Io sono rassegnata. Non ti dimenticherò mai in tutta la mia vita. Vivrò per conservare la memoria del sogno felice che tu mi hai permesso di sognare...

Yuien                          - Non è un sogno! Il nostro amore dovrà di­ventare la più vera delle realtà! Per me... è l'essenza di ogni bellezza, di ogni vita che esiste nella maestà del cielo e della terra. Io vincerò tutti i nemici. Ma anche tu devi essere forte. Quando io penso al nostro amore, i miei occhi si riempiono di lagrime. L'amore è un pel­legrinaggio, attraverso le lotte e le difficoltà di questa vita... (Guarda a lungo negli occhi di Kaede, poi la stringe nelle sue braccia) So quello che tu provi. Anche per me è stata un'agonia. Ma poi l'ho superata. Non è una colpa. E' la tua disgrazia. E' la colpa degli altri! E' opera di demoni, e io li sfido!

Kaede                         - Sì, demoni, demoni senza cuore... Ogni notte vengono e compiono atti innominabili sopra di me...

Yuien                          - Su quel povero, piccolo corpo... Così bello...!

Kaede                         - Yuien! Yuien!

Yuien                          - ; Bestie! Ma non può essere così, devo strap­parti a loro! Sii forte. Tra non molto verrò a liberarti,per sempre!

Kaede                         - Tanto mi ami,..!

Yuien                          - (abbracciandola disperatamente) Ti amo in eterno! Sei la mia vita.

Kaede --------------- - (stringendosi a lui) Devi amarmi sempre...  

Yuien                          - Sempre, sempre! (Tacciono entrambi. Giun­gono voci di bambini che cantano e giocano; poi si al­lontanano ridendo).

Kaede                         - I bambini sono innocenti. Non hanno i nostri dolori... Anch'io vorrei tornare come loro... Ero felice, allora... Se mio padre fosse ancora in vita, forse non sarei quella che sono. E mia madre... Andavo ogni mat­tina, scalza, fino ad una piccola immagine in fondo al villaggio... Ma non guariva... Avevo solo quattordici anni quando la lasciai... In casa non c'era più nulla. Mi dis­sero che a Kioto avrei trovato del lavoro... e invece... Mi obbligarono a cantare, a suonare il samisen... Quando non imparavo, mi battevano. Una volta, pensai di morire.

Yuien                          - Fino a questo...

Kaede                         - Rimasi ore ed ore in riva al fiume, a guar­dare l'acqua che scorreva... Se non fosse stato per la « sorella maggiore », non avrei sopportato quei giorni...

Yuien                          - Asaka fu buona...

Kaede                         - Sempre. Ma gli altri... Mi forzarono a cose abominevoli...

Yuien                          - Non devi più parlarne...

Kaede                         - Perdonami... Non ho nessun altro...

Yuien                          - Il mio tormento è di non poterti dire che di aspettare, di aver pazienza, e fede. E' tutto quello che posso, ora. Ma tu non sei sola nel tuo dolore... Tu non devi morire... Morire è male. Spesso è più difficile vivere, in questo mondo, che morire. Il Maestro dice che se riusciamo a vincere questi momenti della nostra vita, la fede più grande sorgerà per noi...

Kaede                         - Anche per me...

Yuien                          - Anche per te, perché il tuo cuore è puro.

Kaede                         - E Budda salverà una donna disprezzata e contaminata come me?

Yuien                          - Sì. La Sua misericordia è infinita...

Kaede                         - Da quando sono con te, a poco a poco ho ripreso a pregare per le cose belle e buone, e quasi... a credervi. Sento che posso sperare, che posso aver fiducia nell'amore che mi circonda.

Yuien                          - D'ora in poi, soltanto questi saranno i tuoi pensieri...

Kaede                         - Sei fortunato, tu... Ogni giorno siedi accanto al tuo nobile Maestro e ascolti le sue grandi parole. Io invece...

Yuien                          - Essere vicino al Maestro è una grande for­tuna, ma non credere che nel tempio tutto sia puro. Gli nomini spregevoli esistono dovunque. Non è la veste che importa, ma il cuore... Io... io ti dirò tutto quello che ho imparato... E non ti lascerò a lungo dove sei!

Kaede                         - - Ti prego...

Yuien                          - Non ne hai bisogno…

Kaede                         - Oh... Non so, ma improvvisamente mi sento felice...! (Guarda Yuien con amore) Tienimi sempre vi­cina a te, sempre...! (Yuien la accarezza. Si ode una campana. Ella si alza) Oh, devo andare...

Yuien                          - Ancora un po'...

Kaede                         - Se farò tardi, la padrona...

Yuien                          - Solo un momento. Fino a che il sole andrà via dietro quell'albero. Io non ti lascio...

Kaede                         - (tornando a sedere) E io non voglio... (Pausa).

Yuien                          - Kaede... (Ella lo guarda) Kaede! Kaede! Vorrei dire il tuo nome all'infinito...!

Kaede                         - Non ti lascerò mai.Nemmeno dopo morta

Yuien                          - Quando penso a te, vorrei vivere per sempre.Eppure... L'amore, il destino e la morte hanno qualcosain comune che mi fa pensare all'eternità... (Pausa) Forsemorirò giovane...

Kaede                         - No! Perché...

Yuien                          - Il mio corpo è debole...

Kaede                         - No, Yuien, non devi... (Tacciono) Oh, il sole è sceso dietro l'albero... (Si alza).

Yuien                          - (alzandosi anch'egli) Devi andare...?

Kaede                         - Devo...

Yuien                          - Quando ci rivedremo...?

Kaede                         - Non so... Te lo dirò nella mia lettera...

Yuien                          - Presto...

Kaede                         - Tu verrai a prenderla?

Yuien                          - Certo. Fischierò...

Kaede                         - Cosa farai ora, quando sarai al tempio?

Yuien                          - Andrò alla funzione della sera...

Kaede                         - Ed io... Io canterò... (Volgendosi di scatto) Sayònara.

Yuien                          - Sayònara. (Si abbracciano. Si dividono. Tor­nano ad abbracciarsi. Si dividono di nuovo. Kaede scom­pare dietro la macchia. Yuien guarda fisamente dietro di lei, poi siede sul ceppo e appoggia il capo contro il gomito).

SECONDO QUADRO

La stanza di Asaka, nella casa da tè. E' decorata quasi all'antica ; una candela arde dinanzi ad una piccola im­ magine del Budda; da un attaccapanni pendono alcuni kimono; due samisen, uno dei quali nella sua custodia, sono sospesi a una parete. Una lanterna è accesa presso una toletta con specchio; in un angolo, un braciere. Una balaustra guarda sul fiume.:

 (E' la sera dello stesso giorno del quadro precedente. Asaka sta giocando alle « carte dei fiori » con Sumino e Muharagi. Al levarsi del sipario giocano in silenzio per alcuni minuti).

Sùmino                       - Ehi, il fior di melo! Se non stiamo attente, Asaka farà le fronde di alloro!

Muharagi                    - Io, finora, non ho fatto un errore... Del resto, non è ancora arrivata al crisantemo...

Asaka                          - Ci arriverò.

Sumino                       - Ecco qui, un iris. E' già il terzo, stasera...

Muharagi                    - Giochi bene, tu, eh?

Sumino                       - Non ho più carte...

Asaka                          - Ed ecco il crisantemo.

Muharagi                    - Oh, che sfortuna! (Entra la servente).

La Servente                - Sumino San... Vi vogliono nella saletta...

Sumino                       - Vengo subito. (A Muharagi) Manca poco a finire, no? Posso stare ancora un momento...

La Servente                - Sono molto impazienti...

Muharagi                    - Farai meglio ad andare, altrimenti, sai, la padrona...

Sumino                       - Tornerò dopo, allora... (Esce con la ser­vente).

Muharaci                     - Giochiamo ancora?

Asaka                          - No. E' la prima volta che vinco, ma... non mi faccio illusioni... Finirei col perdere tutto. (Pausa).

Muharagi                    - Non ti senti bene? Sei sempre così triste, abbattuta.

Asaka                          - No, è natura...

Muharaci                     - Sei anche dimagrita...

Asaka                          - Davvero?

Muharagi                    - Te la prendi troppo, tu... Fa come me.

                                    - (Fa un gesto di indifferenza).

Asaka                          - Tutto è così misero, vile...

Muharagi                    - Hai ragione, ma se cominciamo a dispe­rarci per le nostre miserie, finiremo col lamentarci ineterno...

Asaka                          - Già...

Muharagi                    - Andiamo, fai venire la malinconia anche a me! Su, su... E' primavera! Le strade sono piene di gente allegra... Stasera, dietro la finestra, li sentivo par­lare con gioia dei fiori di ciliegio... A proposito, Kaede non è tornata ancora?

Asaka                          - No, non ancora...

Muharaci                     - Ma è terribilmente in ritardo, non è vero?

Asaka                          - Sarà qui tra poco... E' ancora una bambina...

Muharagi                    - Beh, a dir la verità, non troppo... (Pausa) E intanto, la padrona è su tutte le furie... Me lo hadetto poco fa.

Asaka                          - Che t'ha detto?

Muharagi                    - Che il modo di agire di Kaede è sfac­ciato e provocante. Trascura i doveri della casa, tratta male gli « ospiti », per darsi a quella specie di prete. Ed è intollerabile che lui si diverta con una ragazza del mestiere senza pagare. Ha detto che anche tu...

Asaka                          - Che ha detto di me?

Muharagi                    - Che invece di impedire i loro incontri,li aiuti...

Asaka                          - Ah, sì...

Muharagi                    - Già, ed era arrabbiata sul serio, ti dico. Se non stai attenta, finirà male...

Asaka                          - Bisogna vedere per chi...

Muharagi                    - Tu però la vizi troppo. La padrona di­ceva che l'orgoglio di Kaede è tutta colpa tua, e in questo non ha tanto torto.

Asaka                          - Non è vero.

Muharagi                    - Beh, ad ogni modo, faresti meglio adavvertirla.

Asaka                          - Lo farò.

Muharagi                    - E non prendertela troppo! (Si alza) Tor­nerò dopo. Le carte dei fiori mi interessano, ma devoancora vestirmi.

Asaka                          - A più tardi. (Muharagi esce, con un gesto di saluto. Asaka rimane seduta, guardando nel vuoto; poi si scuote, mette le carte in una scatola, si alla e va dinanzi allo specchio) Davvero sono più magra... (Porta una mano alla guancia) Ma non c'è da meravi­gliarsene... (Prende un pettine e comincia lentamente a pettinarsi. Kaede entra e rompe improvvisamente in lagrime alla vista di Asaka, che le si avvicina con affetto) Kaede! Che c'è, piccola...

Kaede                         - E' troppo, è troppo! (Trema. Dai capelli lecade un pettinino).

Asaka                          - Ma che è successo? Così all'improvviso... (Le riaggiusta il pettinino) Dimmi... (La fa sedere ac­canto a lei, presso il braciere).

Kaede                         - (trattenendo le lagrime) La padrona... E' stata crudele, crudele! E' vero, sono venuta tardi, è colpamia... Ma non doveva fino a quel punto, non doveva!

Asaka                          - Che cosa ha fatto?

Kaede                         - Mi ha aggredito con le parole più cattive... Ma non importa, ci sono abituata, ormai... Ma quello che ha detto contro di lui è stato insopportabile...

Asaka                          - Anche contro Yuien?

Kaede                         - Ha detto che un uomo che si diverte senza pagare è un ladro. Allora, le ho risposto che lui è puro come lei non può nemmeno immaginare... Lei ha detto: « Ah, rispondi pure, ora? ». E mi ha battuta.

Asaka                          - Ti ha battuta?!

Kaede                         - Sì. Con tutta la sua forza. E ha detto che non potrò uscire mai più.

Asaka                          - E' un'infamia! Kaede cara... Io ti voglio bene, lo sai... Per ora non c'è che da sopportare... Oh, ma che tristezza e che solitudine è la rassegnazione!

Kaede                         - Asaka... Ti capisco, sai... (E' commossa) Senza di te, non so che sarebbe stato di me... Tu sei davvero la mia buona sorella... (Ambedue tacciono, poi Kaede si alza e va alla balaustra) Asaka, guarda... La luna sorge sull'Higasci Yama...

Asaka                          - (avvicinandosi a lei) E la montagna sembratutta luce...

Kaede                         - Come sono belle tutte quelle lampade sullariva del fiume...

Asaka                          - Ci sono tante persone sul ponte, vero?

Kaede                         - Quando guardo una scena come questa, provo una grande tenerezza per tutti... (Rimangono in silenzioa guardare. Poi)

Asaka                          - Dove vi siete incontrati, oggi?

Kaede                         - Nel parco.

Asaka                          - E sei stata felice? (Sorride).

Kaede                         - Sì. Ma il nostro dolore è più grande della nostra felicità, e abbiamo pianto...

Asaka                          - Perché?

Kaede                         - Quando siamo vicini diventiamo sempre tanto tristi. E Yuien si commuove facilmente...

Asaka                          - Perché capisce... ed è buono... Di che parlate nei vostri incontri? (Sorride).

Kaede                         - (felice) Di tante cose...! Di quanto abbiamo desiderato rivederci, delle lettere, della nostra vita, del

futuro...

Asaka                          - E che dice, lui, del futuro?

Kaede                         - Che noi ci sposeremo... (Rapidamente) Io gli dico che non sono degna, che deve abbandonarmi, per la vita che faccio, ma lui risponde sempre che mi sposerà, nonostante qualsiasi ostacolo. Dice che il mio non è peccato, è soltanto una grande sventura... Una volta ha detto perfino che anche se io avessi condotto volontariamente questa vita, mi avrebbe perdonata e mi avrebbe amata ugualmente...!

Asaka                          - Pochi uomini sono buoni e sinceri come lui...

Kaede                         - E' vero. Qualche volta i suoi discorsi diven­gono seri e solenni come dei sermoni, ma a me piace tanto di ascoltarli! Con il suo viso intenso e profondo mi parla di cose che io non intendo completamente, ma che sono così piene di bellezza e di verità!

Asaka                          - (sorridendo) E così, tra di voi non c'è statoancora nulla?

Kaede                         - (seria) No, niente di quello che pensi.

Asaka                          - Davvero, non c'è un altro uomo come lui in tutto il mondo... Ed ora, come farete ad incontrarvi?

Kaede                         - Non so. Ho tanta paura... Certamente la pa­drona non mi farà più uscire... E Yuien non può venire qui... Ma ha detto che mi aiuterà, e io ho tanta fede in lui...!

Asaka                          - (riflettendo) Ha qualche progetto?

Kaede                         - Non so... Mi sembra che conosca il mondo così poco... Oh, Asaka, che sarà di me?

Asaka                          - Non tormentarti, cara... Ora il problema più importante è quello di vedervi.

Kaede                         - Ci siamo accordati che egli verrà dalla parte del fiume e mi farà un segnale, io uscirò dalla porta se­condaria e ci scambieremo delle lettere. Se verremo sor­presi sarà terribile, lo so, ma ad ogni modo potrò ve­derlo, anche per un momento.

Asaka                          - E vuoi correre il rischio...

Kaede                         - Qualunque rischio...!

Asaka                          - Hai ragione. Il tuo spirito è forte, e dovrà esserlo sempre di più. Il mio, invece... Se anche Zenran si fosse stretto fin dal principio alla donna che amava e avesse difeso contro tutti la sua felicità, non sarebbe caduto in tanto dolore... (Pausa) Non dovrai cedere, mai.

Kaede                         - Oh, resisterò con ogni forza. Anche Yuien, oggi, ha voluto che glielo giurassi. Ma tu mi aiuterai, non è vero, Asaka?

Asaka                          - Farò qualunque cosa per te.

Kaede                         - Non lo dimenticherò mai. (/ suoi occhi si riempiono di lagrime).

Asaka                          - Mi sembra che tu sia davvero la mia so­rellina...

Kaede                         - E tu, la mia sorella maggiore... Dammi la mano... (Stringe al seno la mano di Asaka) Oh, com'è fredda...

Asaka                          - Non ho molto sangue... (Pausa).

Kaede                         - Hai notizie di Zenran?

Asaka                          - A volte.

Kaede                         - Che cosa dice?

Asaka                          - Che cerca disperatamente di aver fede, ma non riesce a credere, e il suo cuore è desolato. Era ve­nuto a Kioto per rivedere il padre, ma poi...

Kaede                         - Ed è tornato a casa ancor più addolorato...

Asaka                          - Oh, nessuno lo capiva... Soltanto Yuien... E da lui ha potuto avere il sollievo di conoscere i senti­menti di suo padre. Nel partire mi disse: «Non tutti possono rimanere insieme, anche quando si amano. Ma pur divisi, noi pregheremo l'uno per la felicità dell'altro,.. ».

Kaede                         - Zenran voleva molto bene a Yuien.

Asaka                          - E Yuien a lui. Quando il cuore sbaglia, non può tornare mai più come una volta. Per ricondurvelo, l'amore più caldo e più puro dovrebbe circondare per sempre quel cuore devastato...

Kaede                         - Vi siete molto amati, tu e lui, non è vero?

Asaka                          - Sì.

Kaede                         - E allora, perché vi siete divisi così?

Asaka                          - Oh, è il nostro destino... e la solitudine della vita... Tu non puoi capire, ora.

Kaede                         - Ma tu pensi sempre a lui...

Asaka                          - E' vero...

Kaede                         - Ritornerà a Kioto?

Asaka                          - Non so...

Kaede                         - Oh, è così triste...

Asaka                          - Ci sono abituata.

Kaede                         - A volte, mi sento come sperduta. (Entra la servente).

La Servente                - Asaka San, vi vogliono. Venite presto. E anche voi, Kaede San, dovete prepararvi...

Asaka                          - Va bene, vengo. (La servente esce).

Kaede                         - Oh, io non voglio, non voglio!

Asaka                          - Ma dopo quello che è successo stasera, non puoi... Vai, cara...

Kaede                         - E' vero... Non posso... Scusami... (Esce. Asaka rimane immota per un momento, poi fruga con l'attizzatoio fra le ceneri del braciere).

Asaka                          - Oh, il fuoco si è" disperso prima che io me ne avvedessi... (Va alla toletta e siede, ritoccandosi il viso) Io non potrò più amare come Kaede... Anche le lagrime non scendono più... Ogni speranza è morta... e io vivo ancora... (Rimane curva in avanti, fisa a guar­dare la sua immagine nello specchio. Poi, improvvisa­mente, rialza il capo, disperata) Ma non c'è nessuno che possa aiutarmi, nessuno?!...

TERZO QUADRO

La sala del convento, come nel primo quadro della parte prima. E' trascorso un mese dal quadro precedente.

 (Dinanzi ad un altare, Eìren, Chio e Rioken, prostrati, stanno per terminare le preghiere della sera).

I Sacerdoti                  - (salmodiando, insieme) Sciaka Mimi Butsu no ai ginnan kiu sci gi. Ai scio sciugo setsu ze issai siken nanscin sci o. Sciarihotsu kiu scio biku issai siken tennin asciura to mon Butsu sciosetsu kanki scin-giu sarai nai ko. (Campanello) Bussetsu Amida Rio. (Campanello) [1]

Eiren                           - Namu Amida Butsu.

I Sacerdoti                  - Namu Amida Butsu, Namu Amida Butsu, Namu Amida Butsu. (Si inchinano e rimangono in silenzio, in adorazione. Poi si alzano ed escono. La scena rimane vuota per un momento; entra il novizio e suona la campana della sera, poi esce. Entra Yuien, pal­lido e con il viso emaciato).

Yuien                          - La funzione è già finita. (Ascolta il suono della campana, che si ripete in lontananza) E la campana chiama per la cena dai quartieri più lontani. (Si lascia cadere dinanzi all'altare) Oh, la pace è fuggita dal mio cuore... Una volta il mio spirito era fragrante come l'in­censo che sorgeva dal mio incensiere... Quante notti senza sonno, quanta miseria, quanta umiliazione... La padrona, oggi, mi ha trattato come l'ultimo degli uo­mini... E la mia figura miserevole e implorante lo meritava... (Piange.

Eiren , Chio e Rioken rientrano, avendo deposto i paramenti sacri. Yuien cerca di nascondere le me lagrime, si alza e fa per andare).

Eiren                           - Yuien...

Yuien                          - Sì... (Rimane immoto).

Eiren                           - Vorrei parlarti per un momento.

Chio                            - Abbiamo aspettato che tornassi...

Rioken                        - Sediamo... (Seggono tutti).

Yuien                          - C'è qualcosa... di particolare?

Eiren                           - Sì. Ma che ti accade, Yuien? Il tuo viso ha un colore...

Chio                            - Già... E la tua espressione... (Yuien tace).

Eiren                           - Dove sei stato, oggi?

Yuien                          - A Kiya Maci.

Eiren                           - E dove, in Kiya Maci? (Yuien non risponde).

Chio                            - E' da molto tempo che trascuri le funzioni.

Yuien                          - Sono così dolente... (Le lagrime vengono ai suoi occhi).

Rioken                        - Devi stare attento...

Eiren                           - Benché tu sia ancora giovane...

Chio                            - No, i giovani più degli altri devono essere devoti. Quando ero giovane studiavo e pregavo, conti­nuamente, e non ho mai pensato di trascurare le fun­zioni.

Eiren                           - Se abbiamo taciuto fino ad oggi, non pos­siamo permettere che le cose continuino più a lungo. Sarebbe innanzi tutto un disprezzo verso la legge. Yuien, oggi sei andato in una casa da tè chiamata Matsunoia, in Kiya Maci. E' vero?

Chio                            - Da una gheiscia a nome Kaede, o qualcosa di simile.

Rioken                        - Vedi, sappiamo tutto, ormai. Le tue scuse, tutte le volte che uscivi, erano per incontrare quella donna...

Yuien                          - Mi dispiace...

Chio                            - Tutti i discepoli non parlano che di questo...

Rioken                        - Dicono che sei un uomo fortunato ad essere il preferito del Maestro e il favorito di una bella donna...

Chio                            - Già, e dicono che ormai sei tu il vero supe­riore del convento...

Yuien                          - Ma vi burlate di me?

Chio                            - No, è ciò che dicono tutti. E non hai il diritto di approfittare così della benevolenza del Maestro.

Rioken                        - Se fosse una donna per bene, pazienza! Ma una gheiscia! E un sacerdote! E' vergognoso!

Yuien                          - Anche se è una gheiscia, è una donna pura di cuore...

Chio                            - Il proverbio dice che non c'è purezza né lealtà in una cortigiana.

Yuien                          - Ma in lei, no, no!

Eiren                           - Tu sei giovane, e sei facile ad essere ingan­nato. Basta che lei ti prenda una mano e lasci cadere una lagrima, ed è fatto!

Yuien                          - Io ho fede in lei. E non la tratto come una gheiscia, ma come una fanciulla...

Chio                            - Una strana fanciulla, in verità! Mentre noi stiamo qui parlando, probabilmente sarà nelle braccia di qualche altro uomo!

Yuien                          - Lo so che il suo corpo è contaminato, ma il suo cuore no!

 

Rioken                        - Quanti uomini hanno detto la stessa cosa! E quando si sono pentiti, era troppo tardi!

Yuien                          - Il Maestro dice che si giunge alla verità soltanto con l'esperienza. Ha detto perfino che la stessa fede è come un'avventura!

Eiren                           - Vergognati, Yuien! Credi di poter parago­nare la fede ai tuoi amoracci?

Chio                            - Cerchi di coprire la tua condotta Con le pa­role del Maestro. E' così che ricambi il suo affetto?

Rioken                        - Dorresti confessare, invece, e chiedete scusa. Anche alle pazzie giovanili c'è un limite!

Yuien                          - Voi disprezzate ingiustamente quella donna! E perché un uomo deve essere nobile soltanto perché è un prete, e una donna ignobile soltanto perché è una gheiscia? Anche il cuore di un prete può essere impuro, e quello di una gheiscia più puro del suo! Parole come le vostre hanno avvilito e condotto al male le donne!

Chio                            - Vuoi fare la predica tu, ora, a noi? (Sorride ironicamente).

Yuien                          - Voi siete incapaci di amare, e di capire! Un momento fa, quando vi accanivate contro di lei, la vostra espressione era malvagia! Quando lei, con le mani giunte e il viso in lagrime, mi ha confessato la sua vergogna, io l'ho vista come una santa! A volte, mi sento indegno io di lei!

Chio                            - Allora, faresti meglio ad adorare lei, invece del Budda!

Yuien                          - (alzandosi) Io devo andare. (Fa per uscire).

Chio                            - Come vuoi.

Eiren                           - No, non così. Yuien, ti prego, aspetta. (Yuien torna a sedere) Non credi che ciò che hai fatto sia male?

Yuien                          - Meno di quel che pensate...

Eiren                           - Io non ti parlo con severità, ma vorrei che tu considerassi...

Yuien                          -  Il Maestro non ci ha proibito di amare...

Eiren                           - Ma non ha detto di amare una gheiscia...

Yuien                          - Ma ha detto che non è giusto disprezzare una donna soltanto perché è una gheiscia...

Eiren                           - Comunque, le relazioni tra uomo e donna dovrebbero avvenire secondo le regole ad matrimonio, e non in modo illecito...

Yuien                          - I nostri rapporti non sono quelli che voi supponete, tuttavia riconosco di aver sbagliato nel re­carmi da lei in segreto. Ciò non accadrà più. Ma, in questi giorni, non ho, fatto che pensare e non so più quali siano le relazioni più giuste tra gli nomini e le donne... A volte, mi domando perfino se le più vere non siano quelle illecite...

Chio                            - E' incredibile!

Yuien                          - Io voglio sposarla.

Rioken                        - Quella gheiscia?!

Yuien                          - Sì! Ci siamo già scambiati le promesse.

Chio                            - Ma un uomo che ragiona non può...

Eiren                           - Se queste sono le tue decisioni, io ho ver­gogna per te. E' come se tu diventassi un apostata.

Rioken                        - Certamente è la tentazione del demonio!

Eiren                           - Yuien, io ti parlo per l'ultima volta. Rifletti, ti prego. Io ti ho sempre dimostrato il mio affetto, credo. Ora sei eccitato, lo capisco, l'amore rende ciechi anche i più saggi, ma non devi persistere e irrigidirtiin questo atteggiamento. Se tu hai bisogno di amare, non sarà difficile trovare una ragazza di ottima famiglia, anzi, avrei già in mente una persona, ma è assolutamente al di fuori di qualsiasi ragione sposare una gheiscia che proviene da chissà dove. Tu sei tanto intelligente, e non riesci a vedere quanto siano giuste le nostre parole... Yuien, se tu persisterai in questa assurda decisione, io non potrò più tollerare la tua presenza nel tempio. O io o te dovremo andar via. Ma sono certo che tu non vorrai recarmi questo dolore...

Yuien                          - Io non posso abbandonarla. Ho considerato, ho riflettuto su tutto, ma non posso abbandonarla. Mi sembra di vivere ora per la prima volta! Ah, se voi sapeste quanto profondamente e sinceramente noi ci amiamo! Ella era già rassegnata al suo triste destino, quando un'ancora di salvezza le è stata gettata; lei l'ha stretta disperatamente, ed è salita fino all'orlo dell'abisso in cui era caduta: ed ora che la felicità e la speranza sono apparse dinanzi ai suoi occhi, io dovrei tagliare improvvisamente quella corda e ricacciarla per sempre nell'oscurità? Come potrei! E come potrebbe una simile cosa esser gradita al cuore del Budda!? Io non posso farlo, non lo farò mai!

Eiren                           - E' inutile discutere con te. Ma ti chiedo per l'ultima volta: sei deciso irrevocabilmente a non abban­donare quella donna?

Yuien                          - Irrevocabilmente.

Eiren                           - Allora, ciò che deve accadere accadrà. (Agli altri due) Non c'è più nulla da dire, andiamo. (Si alza, e gli altri con lui).

Yuien                          - Che cosa volete fare...?

Eiren                           - Il Maestro deciderà chi di noi due dovrà la­sciare il tempio.

Yuien                          - Oh, no, no, vi prego, un momento!

Eiren                           - E' inutile, ormai. (Fa per uscire, insieme con gli altri. Scinran entra, ed essi si fermano interdetti).

Scinran                        - Perché questo turbamento? Cos'è accaduto?

Eiren                           - (dopo una pausa) Maestro, abbiamo chiuso gli occhi fino ad oggi, sperando che Yuien modificasse la sua condotta... Lo abbiamo consigliato con affetto, spiegandogli ciò che il rispetto della legge e il bene della comunità imponevano, ma egli non vuole ascoltare ra­gione...

Chio                            - Crede perfino che il suo agire sia giusto...

Rioken                        - E dice di avere scambiato promesse di nozze con quella gheiscia.

Eiren                           - Io ho cercato di fargli vedere il suo errore, e di convincerlo ad abbandonarla, ma egli ha detto che è irrevocabilmente intenzionato a non lasciarla. Ora, io non posso sopportare più a lungo la vergogna di vivere nel tempio insieme a lui. Uno di noi dovrà andar via. Stavamo appunto dirigendoci da voi, per pregarvi di decidere.

Scinran                        - E tu, Yuien...

Yuien                          - Oh, Maestro, io mi sento così colpevole di­nanzi a voi, che non posso dir nulla... Del resto, sarebbe inutile. Voi mi conoscete. Ascoltateli, e giudicatemi. Vi prego, vorrei ritirarmi... (Scinran lo guarda, poi annuisce e Yuien esce rapidamente).

Chio                            - Eiren  non può andar via. Ha vissuto così a lungo fra di noi, e senza di lui...

 

Scinran                        - (immerso nei pensieri, sedendo) Oh, vi prego... E' tutta colpa mia...

I Sacerdoti                  - (insieme) Ma cosa dite?!

Scinran                        - Oh, sì, è l'unica cosa che vedo e che posso dire con certezza... (Interrompe i gesti di protesta dei tre sacerdoti, che seggono, attendendo le sue parole) In quanto al resto, non posso giudicare ciò che è male e ciò che è bene... Mi sembra che sia male, eppure non posso fare a meno di pensare che è la natura umana... Io ho una grande responsabilità per quello che è acca­duto. Mentre ascoltavo le vostre parole contro Yuien, mi sembrava che una mia colpa venisse condannata. In primo luogo, io non ho nessuna convinzione assoluta sul giusto e sull'ingiusto nei rapporti tra uomo e donna. Quando ho visto la grande solitudine di Yuien, ho ricordato i sentimenti dei giorni della mia gioventù, ed ho compreso i suoi. Gli dissi che l'amore era congiunto al peccato, ma quale effetto poteva avere questo ammonimento sul cuore ansioso e solitario di Yuien? Egli avrà certamente ricor­dato le altre mie parole: «Se devi amare, ama profon­damente e con tutto il tuo cuore ». Oh, io sono colpe­vole quanto lui... Non posso giudicarlo...

Eiren                           - Voi avete troppi scrupoli. Non gli avete detto di amare, avete semplicemente mancato di proibirgli di amare; e, soprattutto, non gli avete detto di mantenere segreti rapporti d'amore con una gheiscia. Egli ha inter­pretato le vostre parole come più gli conveniva...

Scinran                        - Eppure, non è tutto qui...

Chio                            - Considerando le cose in questo modo, vi chia­merete responsabile di tutto ciò che accade...

Scinran                        - E infatti tutti lo siamo, a ben considerare. Alcuni santi hanno detto: « Se c'è un solo peccatore nel mondo, la responsabilità è tutta mia ».

Chio                            - Così, arriveremo a dire che Yuien non ha colpa?!

Scinran                        - No, anche Yuien ha colpa. Ma chi di noi è senza colpa? Con questo, non voglio dire di scusarlo. Tutto ciò che reca danno agli altri ed a noi stessi è riprovevole.

Eiren                           - Tutti gli uomini commettono errori, ma poi si pentono e si correggono. Yuien, invece, non solo non si pente, ma persiste nel suo errore, coscientemente, e dichiara di non volersi correggere. Questo non è più sop­portabile. Fino ad oggi io ho sempre lavorato per il bene della comunità e fortunatamente questa ha sempre prosperato. Ma l'autorità della legge comincia a decli­nare. Io ho già perduto il mio potere di controllo sui discepoli. Io ho vergogna di vivere insieme con Yuien. Se egli rimarrà, vi prego di permettermi di andare.

Scinran                        - Tu non puoi abbandonarci. So bene quanto hai lavorato per noi. Hai diviso con me gioie e dolori fino a oggi, e devi aiutarmi fino alla fine...

Eiren                           - Io vorrei rimanere per sempre...

Chio                            - E allora Yuien andrà via, vero?

Rioken                        - Naturalmente...

Scinran                        - No, io non posso mandar via Yuien, nem­meno... (/ tre sacerdoti lo guardano sorpresi) Voi dite che Yuien, essendo colpevole, deve essere scacciato dal tempio. Io credo che, se egli è veramente colpevole, questa sia una ragione di più per non scacciarlo. Se Yuien, infatti, ha errato anche vivendo in mezzo al nostroamore e alla nostra protezione, che sarà di luì se rimarrà solo nel mondo? Altre ragioni potranno essere valide, ma la sua colpa, no. Almeno, non in questo tempio. Eiren , non ti ricordi quando tu ed io, tanti anni fa, ne gettammo le basi?

Eiren                           - Oh, lo ricordo...

Scinran                        - I nostri cuori tremavano di gioia. Grazie a te, potemmo raccogliere le prime offerte, e fosti tu a scegliere questo luogo...

Eiren                           - E la felicità del giorno in cui coprimmo il tetto!

Scinran                        - Quel giorno io e te ci inginocchiammo di­nanzi al Budda e giurammo di seguire i nostri cinque principi fondamentali. Ricordi il primo?

Eiren                           - « Nessuno di noi è senza colpa ».

Scinran                        - Esattamente. E il secondo?

Eiren                           - «Noi non giudicheremo alcun essere umano ».

Scinran                        - E allora, applichiamo anche a lui i nostri princìpi. E' impossibile determinare con certezza ciò che è bene e ciò che è male, occorrerebbe la saggezza del Budda. Io non ho alcuna nozione di queste due parole, « bene » e « male ». Se Yuien ha peccato, il Budda lo giudicherà. (I tre sacerdoti rimangono in silenzio).

Chio                            - Ma la sua colpa è troppo grave!

Scinran                        - Noi dobbiamo perdonare, non giudicare. E' così che il Budda perdona noi stessi. E non dobbiamo provare odio per alcuno. So che non è facile, ma non bisogna abbandonarsi all'ira. Quando si è imprudenti con il fuoco, l'incendio divampa. Chiudete i vostri occhi, non giudicate i vostri antagonisti, pregate soltanto: « Namu Amida Butsu - Salvaci, Amida Budda ».

Chio                            - Non è cosa facile...

Scinran                        - Lo so, ma è la più nobile di tutte. E la più saggia.

Eiren                           - Forse, ho avuto torto. Qualunque cosa Yuien abbia fatto, era mio dovere perdonarlo, per quanto pe­noso avrebbe potuto essere... Ma l'orgoglio e l'egoismo mi hanno sopraffatto, senza che io me ne accorgessi...

Scinran                        - Allora, lo perdoni?

Eiren                           - Sì, lo perdono. (E' commosso).

Chio                            - Io non dico più nulla.

Rioken                        - E lo perdono anch'io...

Scinran                        - E' una gran gioia per me sentire queste parole. Gli uomini sono infelici perché le loro vite sono destinate a finire; facciamo, almeno, che non si abbia ad esclamare con rimpianto: « Oh, l'avessi perdonato, allora! ».

Eiren                           - E' vero... Dopo le ingiurie, il cuore è triste...

Scinran                        - E la visione della « Pura Terra » sorge dentro di noi, quando si è perdonato...

Chio                            - E ora, che farete con Yuien?

Scinran                        - Lo ammonirò, severamente. Ma ora che vi siete riconciliati, voglio dirvi che anche nei vostri pen­sieri ho trovato qualcosa di ingiusto. Per esempio, non avete mai pensato al destino di quella donna? Non è giusto disprezzarla, soltanto, e abbandonarla. Non è forse lei la più infelice di tutti? Una volta, quando Honen Scionin si fermò presso Muro, una gheiscia venne da lui e gli chiese che le parlasse della Verità. Con quanta gentilezza egli soddisfece il suo desiderio! Ed ella pian­se, ed andò via felice. E uno dei discepoli di Osciakafu amato da una gheiscia, la quale, tempo dopo, entrò anch'essa in convento. L'affinità è un mistero. Voi do­vete pensare anche al bene di lei, e pregare per lei. In quanto a Yuien, gli parlerò io. Vi prego, andate e man­datelo da me.

Eiren                           - Certo, lo chiameremo subito. (I tre sacerdoti escono. Scinran sospira).

Scinran                        - Poveri compagni! Ognuno ha la sua pena da portare... (Pausa. Una rana gracida in lontananza. Scinran riflette) Davvero questa è una vecchia, la più vecchia delle storie... (Rimane assorto. Yuien entra e gli si getta alle ginocchia, piangendo. Scinran lo rialza, con affetto, e lo fa sedere) Non piangere, Yuien. Io ti capisco...

Yuien                          - Vi ho mentito, ho agito di nascosto... Fate di me quel che volete, sono pronto a ricevere la vostra punizione, la merito.

Scinran                        - Io non,voglio giudicarti. Io pregherò sol­tanto il Budda per te...

Yuien                          - Oh, condannatemi, battetemi...

Scinran                        - Il Budda perdona, io credo... Approfondisci con la gratitudine il sentimento che ti fa proclamare colpevole...

Yuien                          - Poco fa,  Eiren , sull'ingresso, il vecchio  Eiren , ha stretto la mia mano, e mi ha chiesto perdono... Non ho potuto reggere... Io, prima, lo avevo odiato...

Scinran                        - E' un vecchio buono e leale.,.

Yuien                          - Per colpa mia è stata distrutta la pace di tutti voi... E non posso nemmeno rasserenare lo spirito di  Eiren ... Mi ha guardato fissamente, con le lagrime agli occhi, attendendo da me una parola che lo rassicurasse. Il mio cuore anelava di perdono, ma io non ho fatto altro che ricambiare la sua stretta, e non ho detto nulla. Non potevo.

Scinran                        - Soltanto, la preghiera potrà illuminarti... Vieni, calma il tuo cuore... (Scinran guarda intensa­mente Yuien) Sei affranto...

Yuien                          - Per tante notti non ho potuto dormire. Un peso mi tortura...

Scinran                        - E' il peso dell'amore... Ma devi rivolgere anche quello verso il Budda. Tu non puoi dirigere da solo il corso dell'amore...

Yuien                          - Ed è possibile che questo amore rimanga insoddisfatto? Oh, non posso crederlo! Noi abbiamo giu­rato tante volte che se anche il cielo e la terra crollas­sero, il nostro amore non finirebbe mai!

Scinran                        - Già, nemmeno tra una miriade di anni! E dice questo un uomo, che non può conoscere neppure il suo domani! Non capisci che i voti eterni e i giura­menti sono impossibili? (Indicando il giardino) Chi può affermare che quei fiori di ciliegio, che ora sono nella gloria del loro splendore, non saranno abbattuti nella notte da un'improvvisa tempesta?

Yuien                          - Ma come potrebbe disperdersi il mio amore? Vorrei perdere la vita, piuttosto!

Scinran                        - Innumerevoli innamorali hanno detto que­ste parole. Ma le loro braccia si sono levate deboli con­tro il fato.

Yuien                          - Oh, aiutatemi, aiutatemi voi!

Scinran                        - Io non posso che pregare per te. Che il tuo amore sia perfetto. E anche tu, non puoi che pre­gare, e dire: «Se questo è il nostro destino, fate che passiamo unirci ».

 Yuien                         - E se non fosse il nostro destino?

Scinran                        - Non potreste essere uniti.

Yuien                          - Non posso pensarci, è un pensiero intolle­rabile, assurdo!

Scinran                        - Se per la saggezza del Budda è giusto, non è più assurdo. Ogni creatura trova il suo destino nei , disegni del suo creatore.

Yuien                          - Oh, vorrei che il mio amore fosse puro e in armonia col volere del Budda! Chi avrebbe mai pen­sato che il nostro amore avrebbe potuto recarci tanto dolore?

Scinran                        - Così è l'amore degli uomini...

Yuien                          - (in angoscia) Che dovrò fare, allora?!

Scinkan                       - Devi pregare: «Oh, Budda, fa che il mio amore non si muti in dolore, per lei o per alcun altro e fa che il mio tormento non mi allontani dalla verità ».

Yuien                          - (in una slancio) Se così hai destinato, fa che le nostre vite siano unite, per sempre...

Scinran                        - Oh, sì, prega con queste parole, e con tutto il tuo cuore, che la tua preghiera possa avverarsi. (Yuien non dice nulla, e la sua emozione va sempre crescendo, finche egli rompe in singhiozzi) Il Budda sa tutto, e la sua misericordia è infinita... Egli conosce la pena del tuo cuore, e il tuo dolore. Egli ha tracciato la tua via, egli ti condurrà lungo di essa... Il tuo destino è già segnato, preghiamo affinchè ti si riveli nella gioia... Al tuo cuore; ed anche al mio, Yuien... (Si inginocchia) Oh Budda, fa che sia felice l'amore di queste due povere creature! Namu Amida Butsu, Namu Amida Butsu...

Fine della seconda parte

EPILOGO

La scena è composta dalla cella di Scinran, presso a poco la stessa del terzo quadro della parte prima, e da un esterno. La cella è a sinistra; sul letto, assopito., giace il Maestro, morente. Attorno a lui sono degli antichi pa­raventi, finemente dipinti; su di un tavolinetto intarsiato, dei libri e delle medicine. A destra, l'esterno rappresenta il giardino del convento; nel fondo, un muro con un cancello; un viale si perde dietro il raccordo con la scena di interno. Oltre il muro di fondo si staglia, slanciata e mistica, la sommità del tempio. Sono trascorsi quindici anni dal quadro precedente. E' il tramonto.

 (La cella di Scinran è fiocamente illuminata da una lampada. Una figura, di cui non si distingue il volto, è seduta presso di lui. E' Kaede. Un lungo silenzio al le­varsi del sipario, poi delle voci di bimbi giungono dall'esterno, gioiose. Una pausa, quindi si vengono avvici­nando; ora hanno il tono di una lite. Poco dopo, Olone e Osuma, le due bambine di Kaede e di Yuien, di nove e di sette anni, entrano in scena inseguendo una palla).

Osuma                        - (prendendo la palla) E' mia, è mia, tu hai sbagliato.

Otone                          - Non importa, la voglio ancora, un'altra volta. Dammela.

Osuma                        - No, no, è mia, ora!

Otone                          - E io la voglio. Dammela. (Fa cadere brusca­mente la palla di mano alla sorella, la prende e comincia a giocare da sola) « Bevi un bicchiere, Cioruku San, be­vine due, Cioruku San, e quando il terzo hai mandato giù...

Osuma                        - (cercando di riprendersi la palla) Tocca a me, ora, tocca a me! Sei cattiva, cattiva!

Oione                          - Stai ferma, mi fai sbagliare! (Ricominciando) « Bevi un bicchiere, Cioruku San... ».

Osuma                        - Oh, sei cattiva! Era mia! (Piange).

Otone                          - (smette di giocare e porge la palla alla so­rella) Andiamo, prendila. Subito a piangere!

Osuma                        - Non la voglio! Non la voglio più! (Continua a piangere. Kaede si alza ed esce).

Kaede                         - Che cosa c'è, bambine?

Osuma                        - (indicando la sorella) E' lei, è lei. Non vuol darmi la palla!

Otone                          - Ma tieni! Sei tu che non vuoi prenderla! ,

Kaede                         - Buone, buone, bambine, non gridate, oggi.

Otone                          - Mamma, tu piangi?

Osuma                        - Mamma, perché...? (Si stringe a lei).

Kaede                         - Il Maestro è tanto malato... Anche gli uccelli, oggi, volano bassi, e non osano cantare... Andate, care, è tardi... Siate buone, andate... (Le accarezza. Le bambine escono. Kaede guarda il sole che tramonta, desolata. Dal viale entra un palanchino, seguito da Yuien, che lo ac­compagna fino al cancello).

Yuien                          - (ai portatori) Fate attenzione... (Il palan­chino esce. Yuien rimane muto, abbattuto).

Kaede                         - (avvicinandoglisi) Che cosa ha detto il me­dico?

Yuien                          - (dopo un silenzio, con disperazione) Dunque l'umanità deve perdere il più grande dei suoi figli?

Kaede                         - Non c'è speranza...?

Yuien                          - La diagnosi del dottore mandato da Tacibana è la stessa del medico di córte. Oggi o domani...

Kaede                         - Oh, se potessi prendere il suo posto!

Yuien                          - L'ho pensato anch'io migliaia di volte... Ma egli dice che il Budda lo ha chiamato...

Kaede                         - Anche le nuvole nel cielo sembrano tristi... Il sole è quasi «comparso... Yuien, c'è un pensiero che mi tormenta.,

Yuien                          - Zenran?

Kaede                         - Sì. Dev'essere vicino a suo padre, prima che venga la fine. Se dovesse spegnersi senza avergli detto una parola di perdono, sarebbe tremendo.

Yuien                          - E' vero. Ho mandato in gran fretta un mes­saggero ad Inada, e ormai dovrebbe arrivare da un mo­mento all'altro. Ho anche informato tutti i discepoli lontani.

Kaede                         - Devi dirlo anche a lui. A te non potrà negarlo.

Yuien                          - Sì. Certamente anch'egli lo desidera nel suo cuore.

Kaede                         - Certamente. Vengo anch'io... (Entrano nella cella. All'esterno, il sole tramonta e la scena diviene oscura. Dopo una pausa di silenzio, Scinran si muove nel suo letto) Si desta.

Scinkan                       - (apre gli occhi e rialza il capo) M'è sem­brato come se un'ombra fredda gravasse sulla mia anima... Il sole impallidisce, e la voce solitaria del vento... (Chiude gli occhi) Kaede, accendi un'altra lam­pada... (Kaede eseguisce. Scinran riapre gli occhi) Non ho forse atteso quest'ora, in tutti i lunghi anni della mia vita? Eppure, qualcosa in me teme ancora la morte. II mio cuore si oppone al destino. Desidero forse ancora di vivere? Ma che speranza può esserci più in questo mondo per un uomo così vecchio e sfinito? Com'è ostinata la forza delle passioni... Per tutta la mia vita ho accettato il mio destino con umiltà e con amore. Ho combattuto contro il mio cuore che si ribellava contro di esso. Devo continuare questa lotta fino alla tomba. Non sarà lunga, ormai. Un bravo guerriero ha combattuto il, male di una vita intera.

Yuien                          - Come vi sentite...?

Scinban                       - Oh, è l'ora, (Yuien vorrebbe dire qualcosa, ma egli lo fa tacere) Non devo cercare di sfuggire l'ine­vitabile. La mia missione nel mondo è finita. (Kaede piange, poi tace) Yuien, prega per me in quest'ultima ora. Il mio cuore deve rimanere fermo. Voglio morire con un cuore puro come la luna chiara che passa per il cielo. (Pausa) Ho fatto un sogno. La « Pura Terra », splendida di maestà e di bellezza, è apparsa dinanzi ai miei occhi. E il mio cuore si è riempito di una miste­riosa gioia.

Kaede                         - Non vi affaticate. Volete bere?

Scinran                        - Sì, grazie. (.Kaede gli versa dell'acqua e gliela porge) Il dolore del corpo turba lo spirito dell'uomo. E' il peggior male diretto della terra. Nello sforzo per evitarlo, molti uomini giungono a perdere la pace del loro spirito. Anch'io, ora, ho paura del mo­mento supremo. Ma devo vincere la mia paura, e so­stenere quest'ultimo fardello. (Pausa) Yuien, ricordi? Quante lotte, quante vittorie, insieme... E tu, Kaede? Quanto hai sofferto nella tua vita... Gli uomini non vo­levano il vostro amore, lo giudicavano impuro... Ma il Budda vede dove l'uomo è cieco, e i vostri voti si sono compiuti... Voglio lasciare questa vita senza che alcuna traccia d'odio rimanga dietro a me; voglio dire il mio ultimo addio agli uomini, pensando che sono stati tutti buoni con me, e pregando per la loro felicità.

Yuien                          - (scambiando uno sguardo con Kaede) Al­lora, Maestro, perdonate Zenran?

Scinban                       - Io gli ho già perdonato.

Yuien                          - Glielo direte con le vostre labbra? Oh, vi prego, ricevetelo ora, se ne, dopo, il suo dolore non avrà mai fine. .

Scinran                        - Farò come tu vuoi.

Yuien                          - Sono felice... (Si inginocchia accanto a lui, gli bacia la mano e le lagrime gli scendono per il viso) Ho già mandato a chiamarlo. Tra poco sarà qui.

Scinran                        - Dove abita, ora?

Yuien                          - Vicino a Inada.

Scinran                        - E crede in Budda?

Yuien                          - (cercando di nascondere il suo disagio) Sì. Sembra che la sua vita sia molto più serena...

Kaede                         - Che gioia avrà Zenran! Oh, ma dev'essere soltanto ora...

Scinban                       - Non rattristarti. Prega. Nel mio cuore di­scende una gran pace. Siate calmi. Io voglio entrare nel mio lungo sonno senza alcun turbamento. Sento come se la mia anima, in un vago desiderio, venisse sollevata nel mondo di là, mentre essa piange. Un sereno splendore e un sentimento placido vengono a me come una bene­dizione. Yuien. Avvicinati, che io possa vedere meglio il tuo caro viso fedele... Prendi il mio rosario da sotto al cuscino... (Yuien eseguisce) Tienilo come mio ricordo. L'ho sempre portato con me. E' un dono di Honen Scio-nin. La protezione di tutti i Budda dei tre mondi è racchiusa nei suoi grani. Io pregherò per te nella « Pura Terra »,. Ti ho lasciato la cura del tempio nell'avvenire.Pregando il Budda, cerca di risolvere in pace ogni que­stione, in accordo con tutti. In questo mondo gli uomini infelici sono innumerevoli. Non stancarti di amarli. Ed innalza la gloria del Budda.

Yuien                          - Non preoccupatevi dell'avvenire. Benché in­degno di questo grande compito, io mi unirò agli altri e cercheremo insieme la comune prosperità. Il Budda ci aiuterà. Quello che voi avete seminato, ha già dato in ogni terra frutti meravigliosi...

Scinban                       - Ora è sorto in me come un anelito per un mondo lontano... Budda misericordioso mi attira a sé. Dimmi, fuori spira una brezza leggera?

Yuien                          - Sì. Il sole è tramontato in un incendio di luce.

Scinran                        - Chiama i compagni. Voglio salutarli tutti.

Kaede                         - Vado io. (Esce).

Yuien                          - Oh, Maestro! Vorrei avere io la vostra calma!

Scinran                        - Un cero. Un cero sull'altare. Namu Amida Butsu. Namu Amida Butsu. (Rimane in adorazione. Yuien china il capa, in uno sforzo violento per reprimere la sua emozione. Quindi lo rialza, estremamente supplichevole, nella preghiera. Fuori, la luna è sorta. Rioken e il no­vizio dei quadri precedenti, ora sacerdote anch'egli, en­trano dal viale con delle lanterne di carta e si dirigono al cancello, per accogliere i discepoli e i visitatori che devono arrivare).

Rioken                        - Guarda che strano colore ha la luna sta­sera...

Il Novizio                   - Alla morte dei santi, prodigi appaiono nei cieli...

Rioken                        - Ieri i corvi hanno gridato sul tetto del con­vento con le voci più tristi del mondo.

Il Novizio                   - Anche gli animali e gli alberi e le piante lamentano la perdita di un santo.

Rioken                        - Quasi tutti i discepoli sono arrivati, ormai. Non ne rimangono che pochi...

Il Novizio                   - La fine non è lontana, io credo. Ecco, un altro palanchino. (Un palanchino entra dal cancello).

Primo Portatore          - Sescimbo Sama arriva da Totomi.

Rioken                        - Andate, andate. Gli altri sono nel salone. (Il palanchino esce dal viale. Entra Kaede).

Kaede                         - Zenran Sama non è ancora arrivato?

Rioken                        - Non ancora. Come sta il Maestro?

Kaede                         - La fine è ormai venuta. Ha mandato a chia­mare tutti i discepoli intorno a se. Andate anche voi. (Guardando il cielo) Che strano colore ha la luna stasera!

Il Novizio                   - E' il tempo della bassa marea. Ah, un altro palanchino che viene. (Giunge un altro palanchino. Kaede l'osserva attentamente).

Secondo Portatore      - Kencibo Sama arriva da Takata.

Rioken                        - Affrettatevi. La fine è ormai venuta. (Il pa­lanchino esce per il viale) Andiamo anche noi. Venite?

Kaede                         - Voglio attendere Zenran. Non può tardare, non deve! (/ due sacerdoti si ritirano. La cella di Scinran va lentamente riempiendosi di discepoli, che entrano introdotti da Yuien, si inchinano e baciano la veste del Maestro, che sorride a ciascuno. Kaede cammina nervo­samente per il giardino. Infine, una lanterna si avvicina da lontano, quindi entra in scena un palanchino) E' Zenran Sama?

Terzo Portatore           - iSì, è Zenran Sama di Inada. (Zen­ran esce dal palanchino).

Kaede                         - Zenran Sama!

 Zenban                       - Oh, Kaede...! Mio padre... Come...

Kaede                         - La fine è ormai venuta.

Zenran                        - Oh! (Vacilla).

Kaede                         - Vi aspetta impazientemente. Ha ritirato ogni suo atto contro di voi.

Zenran                        - Acconsente a vedermi?

Kaede                         - Ha detto che vuole dirvi egli stesso che vi perdona e poi morire. (Zenran fa per correre verso l'in­terno) Un momento... Credete in Budda?

Zenran                        - Io non so nulla.

Kaede                         - Vostro padre è gravemente turbato per que­sto. Ve lo domanderà certamente.

Zenran                        - Io non posso credere in nulla.

Kaede                         - Vi prego, dite ugualmente che credete. Di­telo. Per placare il cuore di vostro padre.

Zenran                        - Ma io...

Kaede                         - Vi prego, date pace al cuore di chi sta per lasciare questo mondo... (Zenran tace) Andiamo. (Escono per il viale. Il palanchino li segue. Nella cella di Scinran entra il vecchio Eiren ),

Eiren                           - (avvicinandosi a Scinran) Sono io, Eiren ...

Scinran                        - Eiren ... sono felice che tu sia qui.

Eiren                           - Non potrò mai dimenticarvi. La nostra inti­mità è stata così pura e profonda...

Scinran                        - Ci incontreremo ancora per non separarci mai più...

Eiren                           -  Oh, sì, ed io verrò presto, davvéro, verrò presto... (/ suoi occhi sono pieni di lagrime. Entra Chio).

Scinran                        - Chio... Sei venuto da tanto lontano... Come vanno le cose nella tua provincia?

Chio                            - Prosperano continuamente, Maestro...

Scinran                        - E Kenci, dov'è, ora?

Chio                            - E' andato a Osciù, in primavera... Non ha fatto in tempo ad arrivare...

Scinran                        - Preferisco sentir questo che vederlo... (Pausa. La cella è piena di discepoli, raccolti in mesto atteggiamento intorno a lui. Scinran chiude gli occhi, poi parla, a voce bassa; in alcuni momenti la sua voce di­viene estatica, in altri è come se parlasse a se stesso) Vi­vete tutti in amicizia. Quando io non sarò più tra voi, lavorate per la gloria della nostra legge, con ogni vostra forza, come sempre. Qualsiasi cosa vi rechi oltraggio o dolore, non imprecate al Budda. Sopportate le pene, be­nedite tutto ciò che accade. E ricordate: nemmeno una bella morte è prova di salvezza. Gli uomini muoiono di morti innumerevoli: chi stroncato dalla spada, chi nel fuoco, chi nell'acqua, chi cade esausto lungo le strade. La « morte miserevole », di cui si parla nel Kammurio Sutra, è una fine convulsa, straziata da un tormento che gli occhi non possono sopportare, mentre le mani si affer­rano nel vuoto e un sudore gelato inonda il viso. E' una cosa tremenda, ma anche chi muore così miserevolmente, se crede nel Budda sarà certo salvato. Questa è la mia ultima lezione a tutti voi. La salvezza non dipende dalle circostanze,, ma dall'essenza dell'anima. Ve lo dico, perché so che nulla è più difficile al cuore umano che de­porre il suo orgoglio e la sua ostinazione. Che i vostri cuori siano remissivi e credano, credano in tutte le cose! E' meglio credere ed essere ingannato piuttosto che du­bitare della verità. Gli uomini sono così dubbiosi perché hanno ingannato e sono stati ingannati per lunghi secoli. Nel cuore di chi crede non v'è che benedizione, in quellodi chi non crede non vi sono che maledizioni. (Pausa) Ora la mia anima è portata verso i cieli e si estende pro­digiosamente. Oh, grandezza dell'anima! Tutti i con­trasti si risolvono in un'unica profonda armonia. Sol­tanto ora capisco che nessuno dei dolori del mondo è stato invano. Erano tutti nei disegni di amore e di giu­stizia del Budda. Tutto è stato bene, i miei errori, le ingiurie che ho ricevuto. C'era una misteriosa affinità tra me ed ogni viandante con cui ho scambiato parola, tra me e tutti i fiori che ho colto inconsapevolmente lungo il cammino. Per loro mezzo si è compiuto il mio destino. (Il viso estatico, come affisso in una visione, Scinran tace. Kaede e Zenran entrano).

Yuien                          - (a Zenran) Venite, presto. E' la fine.

Zenran                        - (dimentico dì tutti, si lascia cadere a lato di Scinran) Padre! (La voce gli si frange in gola).

Ydien                          - (avvicinandosi a Scinran) Maestro... Zenran è venuto...

Zenran                        - Sono io, Zenran, babbo! Mi senti? Sono io...

Scinran                        - (fissandolo) Zenran...

Zenran                        - (piangendo) Per tanto tempo ho voluto ri­vederti... Perdonami...

Scinran                        - Da tanto tempo ti ho perdonato...

Zenran                        - Sono stato un figlio snaturato...

Scinran                        - Sei stato un infelice...

Zenran                        - Sono stato malvagio, ho causato dolore ad altri uomini... Io maledico la mia esistenza!

Scinran                        - Oh, terribile! Maledire se stesso! Bisogna benedire, invece, benedire la vita... Sono i demoni, che . sono malvagi. Ma tu sei un figlio del Budda...

Zenran                        - Non sono degno della vita... Non ho com­messo che peccati...

Scinran                        - Il Budda li ha già perdonati, ancora prima che li commettessi... Io, ora, sto per lasciare questo mondo... Tu credi in Budda? (Zenran tace) Non rifiutare la Sua grazia. Dì che tu credi. (Zenran è pallido per il tormento) Non hai altro che da riceverla. (Tutti gli sguardi sono intenti su Zenran, Kaede lo fissa con occhi fiammeggianti. Egli fa per dire qualcosa, poi esita. In­fine, disperatamente)

Zenran                        - Io sono un disgraziato... Non so... Non posso credere... (Si abbandona. Il silenzio è altissimo).

Scinran                        - Oh... (Chiude gli occhi. Una profonda emo­zione si impadronisce di tutti. Scinran muove appena le labbra e un'espressione di agonia appare sul suo volto. Poi gradualmente si placa e finalmente si muta nella suprema pace dei santi. Con voce lieve ma ferma) Non importa... Tutti sono salvati. L'universo è amore ed ar­monia... (Una luce che non è di questo mondo si dif­fonde sul suo viso) Quanta pace...! Profonda... Eterna...! Namu Amida Butsu... (Un silenzio, poi Rioken, chinan­dosi appena su di lui)

Rioken                        - E' morto... (Tutti giungono le mani. Ripe­tono per alcune volte, in un mormorio, « Namu Amida Butsu ». Poi giunge, remota, una musica celestiale, nelle cui note, dolcissime, vanno sfumando le preci degli astanti. Una luce di gloria sorge, all'esterno, dietro la sagoma del tempio lontano).

FINE


[1] Sono alcune delle ultime frasi del «sutra» o pre­ghiera, chiamato « l'Amida Klo ». Ricco di -termini cino-griapponesi e sanscriti, non è perfettamente comprensibile nemmeno al giapponese medio. Può tradursi presso a poco così: « Sciaka Muni, 11 Budda, compì la più rara e diffìcile delle cose. Per amore di tutte le creature viventi predicò la sua dottrina, diffìcile a osservarsi dalle genti del mondo. Sciarinotsu. Tutti i fratelli, tutti i popoli del mondo, gli angeli e 1 demoni udirono ciò che il Budda insegnò e, pieni di gioia, credettero e si ritirarono inchinandosi fino a terra. (Campanello) Il sutra di Amida, l'insegnamento del Budda.