Il velo strappato

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DON

IL VELO STRAPPATO

Commedia in due atti

di PIERRE WOLFF

                                                                                    

PERSONAGGI

MICHELINA WERNEUIL

GERMANA FORTIER

LA SIGNORA FORTIER

GIACOMO FORTIER

ROBERTO VERNEUIL

UN DOMESTICO

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

L'azione si svolge nel salotto di una villa a pochi chi­lometri da Vernon. In fondo una ampia vetrata lascia scorgere la gradinata che conduce nel parco. All’aprirsi del velario, Germana è a sinistra, seduta davanti alla scrivania dì Giacomo. Michelina è a destra, dinanzi ad un piccolo secrétaire. Le due donne scrivono. Sono le nove e mezzo, di sera. E' una su­perba notte d'estate.

SCENA PRIMA

Roberto                         - (entrando,   dopo   un   minuto   dì   silenzio) Non volete dunque venire a raggiungerci in giar­dino? E' una notte magnifica!

Michelina                      -  Veniamo subito.  Termino questa let­tera e sono da te, mio caro.

Roberto                         - E a chi scrivi alle nove di sera?

Michelina                      -  Due    parole   alla   signora   De Salive. Mi ha scritto chiedendomi tante cose ed io non mi sono mai ricordata di risponderle.

Roberto                         -  Si tratterà di un possibile matrimonio!...

Michelina                      -  Precisamente!

Roberto                         -  Non capirò mai quale gioia provi, quella vecchia pazzia, nel predisporre l'infelicità delle per­sone che frequentano la sua casa!

Michelina                      -  Ingrato! Non dovresti dimenticare che anche noi ci siamo conosciuti da lei...

Roberto                         -  Hai ragione... Perdonami...

Michelina                      -  Lasciami finire la mia lettera...

Roberto                         -  E voi, Germana, a chi scrivete?

Michelina                      -  Curioso!

Germana                       -  Al mio amante!

Michelina                      -  Ma Germana, se tuo marito ti sentisse!

Germana                       -  Non ci crederebbe...

Roberto                         -  Ne siete certa?

Germana                       -  Insolente!

Roberto                         -  Veramente? Voi avete un amante?

Michelina                      -  Roberto, smettila!

Roberto                         -  E tu, non hai nessun amante?

Michelina                      -  Io ne ho due. E ora che la tua curiosità è soddisfatta, vai a raggiungere la signora Fortier e i Dancourt in giardino e lasciaci terminare le nostre lettere che devono partire domani mattina.

Roberto                         -  I Dancourt m'annoiano! (pausa) Avete visto ciò che il giardiniere ha trovato scavando, in fondo al parco? (attende la ri­sposta che non viene, poi:) Non vi interessa?

Michelina e Germana    - (scrivendo) No.

Roberto                         -  Grazie! (un istante di silenzio). Che notte meravigliosa! La valle sembra inar­gentata! Una stella cadente, due, tre, quattro! Quando ero piccolo la mia istitutrice mi diceva che erano angeli che cadevano. E' grazioso, non è vero?

Michelina                      -  Che cosa?

Roberto                         -  Non mi hai ascoltato...

Michelina                      -  Ma sì... degli angeli che ca­dono... E'   un'espressione   gentile...

Germana                       -  Ma volete tacere, chiacchie­roni! ?

Roberto                         -  Non parlo più. (Pausa). Ho tese le reti. Mi alzerò alle quattro domattina... In queste chiare notti è facile prendere delle an­guille. Vorrei spedire la più bella a tua madre. Andrei io stesso a Vernon per spedirgliela. Le farebbe piacere. (Pausa). Un'altra stella ca­dente! Ho fatto un voto; ma non vi dirò quale! (Pausa). Tutti gli insetti cantano nell'erba.

Michelina                      -  Ma non puoi proprio, tacere un momento?

Roberto                         -  Domani farà caldo! (una pausa, durante la quale si sentono le cicale cantare). Ma sentite le cicale... Io credo che abbiano in­detto un concorso di canto sotto le nostre fine­stre per esser giudicate da noi!

Germana                       - (alzandosi) Terminerò questa let­tera domattina...

Roberto                         -  Sono stato io a disturbarvi?...

Michelina                      -  Sei insopportabile... (un do­mestico entra).

Germana                       -  Che cosa volete, Francesco?

Il domestico                  -  La signora Fortier chiede del signore.

Germana                       -  E' in camera sua, ma lo avver­tirò io.

Il domestico                  -  Va bene, signora! (il dome­stico esce seguito da Germana).

SCENA SECONDA

Michelina                      -  Giacomo è già andato a letto?

Roberto                         -  Credo che avesse da occuparsi dei suoi affari...

Michelina                      -   Che cosa  ha  Giacomo?   Dal nostro arrivo l'ho trovato nervoso, cambiati! E' così gaio il suo carattere. Non t'ha detto nulla?

Roberto                         -  Non una parola.

Michelina                      -  E tu non gli hai chiesto?...

Roberto                         -  No.

Michelina                      -  Hai fatto  male.  Lui è mi più affettuoso quando ti vede nervoso o preoccupato.

Roberto                         -  Gli parlerò appena lovedo.

Michelina                      -  Farai bene, perché ha ceti mente qualcosa.

Roberto                         -  Può darsi che ti sbagli. Giacomo è lunatico, lo sai  anche  tu.

Michelina                      -  Lunatico,   forse...   Ma triste senza una ragione non credo.

Roberto                         -   Lontano   dal   suo   stabilimento non è più lo stesso uomo.

Michelina                      -  Anche l'anno scorso, in sta stessa epoca era lontano dalle sue officine  eppure era molto diverso; me ne ricordo bene (Abbassando   la   voce).   Tu  non  credi che colpa   di   Germana   la   causa   del   suo cambiamento d'umore?

Roberto                         -  Germana   è   molto   gentile lui...

Michelina                      -    Gentile,   ma   non affettuosa. Alcune  volte  gli risponde  con  un tono a che irrita  anche  me. Ho  provato a sgridarla, consigliarla, farglielo osservare. Inutile! E' incorreggibile.

Roberto                         -  Sono due caratteri così differenti! E poi, questo, non può avere alcuna importanza.

Michelina                      -  Per te, forse. Se io ti parlassi o ti rispondessi come Germana a Giacomo, tu saresti soddisfatto?

Roberto                         -  lo, ti picchierei.

Michelina                      -  Ne saresti capace?

Roberto                         -  No,  avrei paura di romperti,

Michelina                      -  Ma io, mi difenderei,

Roberto                         -  E come?

Michelina                      -  Colle unghie prima di tutto.

Roberto                         - (scherzando) Colle unghie! Mi   fai   paura!   Fammi   vedere  le  tue mani.  (prendendole   una   mano).   Sono  superbe! E tu le ritireresti per non farmi del male...

Michelina                      - (con tenerezza) Hai ragione…..

Roberto                         - (abbracciandola) Sei una creatura deliziosa...

Michelina                      -  No... sono semplicemente una donna che ti ama;  stringimi più forte.., sono solida...  non temere...    Così!   Hai   finalmente un'espressione sincera!

Roberto                         -  Cattiva!

Michelina                      -  Scherzo, Sono sicura di te.

Roberto                         -  Finalmente!

Michelina                      -  Tu sei un brav'uomo!

Roberto                         -  Come dici?

Michelina                      -  Dico che sei un bravo uomo!

Roberto                         -  Ah! E lo ripeti...

Michelina                      -  Perché?! Non ti piace?

Roberto                         -  No... hai dei modi curiosi d'e­sprimerti... Tutte le volte che vuoi essere af­fettuosa usi delle parole che mi dispiacciono.  Un bravo uomo! Ho forse una gran pancia o i capelli grigi?

Michelina                      - (addolorata) Parli seriamente?

Roberto                         - (sorridendo) No...  Scherzo!

Michelina                      -  Alludevo al morale, non al fisico!

Roberto                         -  Lo credo.

Michelina                      -  Vanitoso!... Si, tu sei un bravo temo. Ho avuto questa impressione la prima Milla che li ho incontrato; dalla signora De Saine. Ti vedo ancora: eri attorniato da un Bianco di piccole oche...

Roberto                         -  Si... ma guardavo te sola.

Michelina                      - Eppure alcune, erano più carine di me...

Roberto                                   -  No.

Michelina                      - Più giovani anche....

Roberto                                   -  No.

Michelina                      -  Eri appoggiato al camino...

Roberto                         -  Che memoria!

Michelina                      -  E raccontavi,   molto   bene, con molto colore ciò che avevi visto in Cina.  Ne  tornavi allora... La signora De Sauve mi presentò a te a descrizione terminata...

Roberto                         -  Ero molto turbato...

Michelina                      -  Non quanto me!... Mi avevano tanto parlato di te, vantata la nobiltà del tuo carattere, che io non riuscivo a dissimulare la gioia di conoscerti!

Roberto                         -  Continua!... Sei adorabile...

Michelina                       - Mi trattasti subito come una amica di vecchia data, senza crederti obbligato di indirizzarmi i soliti complimenti d'uso e mi dicesti delle tue speranze e dei tuoi sogni.

Roberto                         -  Ero timido e goffo, non è vero?

Michelina                       - Non me ne sono accorta...

Roberto                         -  Bugiarda!

Michelina                      - Tu eri già allora un ingegnere molto ben quotato. Ma parlavi con una timidità e   una modestia incantevole. I tuoi giudizi erano così precisi ed esatti...

Roberto                          - I miei giudizi?

Michelina                      -  Vedevi il mondo coi miei occhi, per così dire, e siccome avevi le mie idee e i miei gusti, io ti trovai naturalmente supe­riore agli altri.

Roberto                         -  E ora?

Michelina                      -  Oh! ora...

Roberto                         -  Non rispondi?

Michelina                      -  Nulla è cambiato ed io so bene di non essermi ingannata. Tu sei l'uomo che io attendevo... o meglio; quello che non attendevo più. Avevo ventisei anni...

Roberto                         -  Li hai ancora.

Michelina                      -  Sei gentile!... Ti amo come allora, Roberto; e ogni volta che te lo ripeto ho la sensazione di dirti una cosa nuova. E' un buon segno?

Roberto                         -  Peuh! (ride).

Michelina                      - No; non ridere del mio amore! È cosi puro e cosi grande.

Roberto                         -  Adoro la tua voce...

Michelina                      -  E io i tuoi occhi che non sanno mentire.  Perché corrughi i sopraccigli?

Roberto                         -  Io,  ho corrugato i sopraccigli?

Michelina                      -  Terribilmente. Hai fatto un cattivo  pensiero.

Roberto                         -  Un pensiero, forse, ma cattivo certamente no.

Michelina                      - Sei mio?

Roberto                         -  Completamente.

Michelina                      -  Ancora?

Roberto                         - Com-ple-ta-men-te.

Michelina                      -  L'hai detto meglio la seconda volta. E io sono felice.

Roberto                         -  Te lo meriti.

Michelina                      -  Lo credo. (Si abbracciano. La signora Fortier entra).

SCENA TERZA

Signora Fortier              - (sorridendo con bontà) Non avete vergogna dopo tanti anni di matri­monio?

Michelina                      -  Vi  domandiamo perdono...

Signora Fortier              -  Abbraccia almeno bene, il nostro Roberto?

Michelina                      - (sorridendo)   Abbastanza...

Signora Fortier              -  Ah! non benissimo?!  So­lamente quando era piccolo, ed io me lo te­nevo sulle ginocchia, sapeva dunque essere deliziosamente  affettuoso?

Roberto                         - (abbracciando la signora Fortier) E questo abbraccio come lo trovate?

Signora Fortier              -  Non mi dispiace... (e ve­dendo ch'egli sta per abbracciarla di nuovo) No, basta! Insistendo hai l'aria dì non dare importanza a questa tenerezza... Che avete fatto di Germana?

Michelina                      - E’ salita a cercare Giacomo.

Signora Foutier             -  I Dancourt sono soli in giardino!

Roberto                         -  Andiamo noi, da loro.

Signora Fortier              -  Ve ne sarò grata. (Men­tre essi escono entra Germana).

SCENA QUARTA

Signora Fortier              -  E tuo marito?

Germana                       -    Viene   subito.  (Si   avvia   per uscire).

Signora Fortier              -  Dimmi Germana, non vi siete bisticciati?

Germana                       -  No, mamma.

Signora Fortier              -  Perché allora, Giacomo è così di cattivo umore?

Germana                       -  Vi confesso che non ho nem­meno  pensato  a chiederglielo.

Signora Fortier              -  Non sei curiosa.

Germana                       -  Non per questo, ma conosco ab­bastanza Giacomo per sapere che se non vuol parlare  è  perfettamente inutile insistere.

Signora Fortier              -  Ebbene, vedrai che io riuscirò a fargli dire ciò che lo rende triste e taciturno...  lo aspetto.

Germana                       - (uscendo) Auguri, mamma!

Signora Fortier              -  Stai tranquilla; vi rag­giungeremo  subito. (Germana esce).

SCENA QUINTA

Signora Fortier              - (Un istante dopo Giacomo entra) Stavo per mandarti a chiamare!

Giacomo                       -  Hai bisogno di me?

Signora Fortier              -  No, ma mi stupisco che tu   faccia   esattamente   il   contrario   di ciò che facciamo tutti noi.

Giacomo                       -  Cioè?

Signora Fortier              -  Tu esci quando il calore è soffocante e gli altri stanno ben chiusi in casa, e ti rinchiudi quando viene la notte colla sua refrigerante freschezza!

Giacomo                       -  Leggo!

Signora Fortier              -  E' una scusa...

Giacomo                       -  (deponendo il libro) Ciascuno si diverte come può!

Signora Fortier              -  Quale banalità! E' que­sto il libro che t'appassiona tanto? (legge) «Le Chats,  par Champfleury ». Io ho terrore dei gatti.

Giacomo                       -  Ne sono dolente...

Signora Fortier              -  Ma il libro può darsi che sia interessante.

Giacomo                       -  Infatti;   ascolta questo  pensiero - attribuito a De Buffon....  (legge) « La   malice du chat est innée, son naturel pervers. Il sait couvrir   sa   marche,    dissimuler   ses   desseins, épier le» occasions, Il n'a de l'attachement que l'apparence... On le voit à se£ mouvementó oblique», à ses yeux équivoques; il ne regarde jamais en face »

Signora Fortier              -  Ti sembra  divertente?

Giacomo                       -  Divertente no,  ma  istruttivo!... Perché vedi mamma,  è  studiando  il  carattere di certi   animali,  che   si   finisce   per   capire il carattere di certe donne.

Signora Fortier              - (guardandolo con indulgenza) Io  credo che  tu sia  stanco  Giacomo... Lascia quel libro e vieni con me.

Giacomo                       -  Fra un momento.

Signora Fortier              -  E perché non subito?

Giacomo                       -  Perché sto bene qui...

Signora Fortier              -  Guardami Giacomo, e rispondimi con sincerità.  Tu sei triste?

Giacomo                       -  No, mamma!

Signora Fortier              -  Un dolore?

Giacomo                       - (scuotendo   il   capo) Assolutamente...

Signora Fortier              -  Qualcosa  che  ti preoccupa, allora...

Giacomo                       -  Nulla, t'assicuro.

Signora Fortier              -  E allora perché passi lei tue giornate immusonito, in un angolo?

Giacomo                       -  Non mi tormentare mamma, te ne prego. Se avessi una qualsiasi contrarietà te la  confiderei...

Signora  Fortier             -  Sono  forse  i  Dancourt che ti annoiano?

Giacomo                       -  No... Quantunque non siano divertenti e ci affliggano con le loro visite troppo frequenti.

Signora Fortier              -  Tu scherzavi volontieri colla signora Dancourt e la trovavi graziosa,

Giacomo                       -  La mia opinione non è mutata, ma suo marito m'irrita.

Signora Fortier              -  Otto giorni or sono, prima dell'arrivo di Roberto e Michelina, mi dicevi che ti era simpaticissimo e che eri lieto d'aver fatta la sua conoscenza.

Giacomo                       -  Questo prova che io non so più ciò che  dico.

Signora Fortier              -  Aggiungo che i Dancourt non m'interessano affatto, e che sei dunque libero di riceverli o di allontanarli, ma di una cosa ti prego: non far sopportare il peso del tuo inspiegabile cattivo umore, a Roberto e a Michelina, che non ti hanno fatto nulla... Tu li hai invitati a passare, come tutti gli anni, due mesi in campagna; procura dunque di render loro la vita  piacevole come è tuo dovere

Giacomo                       -  Io li maltratto?

Signora Fortier              -  Ti prego, non interpre­tare male le parole. Anche ora la tua attitu­dine è inspiegabile; sembra che tu voglia na­scondere i tuoi veri pensieri! E non leggere mentre io ti parlo! Sei indisponente!... Che cosa ti dicevo?

Giacomo                       -  Non ricordo più.

Signora                          -  Fa piacere essere ascoltati così! (Roberto entra).

SCENA  SESTA

Signora  Fortier             -    Cerchi   qualcosa, Roberto?

Roberto                                   - I sigari.

Signora Fortier              - (a Giacomo) Dove hai messo i sigari?

Giacomo                       -  Nel secrétaire... Apri il cassetto.

Roberto                         -  Grazie...      - (una pausa) Giacomo, io credo che i Dancourt si siano accorti che tu li sopportavi mal volentieri durante il pranzo...

Signora Fortier              -  E io ne sono certa!

Giacomo                       -  Ma no, di che cosa volete che si siano accorti?

Signora Fortier              -  Bisognerà che tu ti fac­cia perdonare... Vai da loro...

Roberto                         -  Se ne sono andati.

Signora Fortier              -  Se ne sono andati?

Roberto                         -  Sì, salutandoci con freddezza.

Signora Fortier              -  Ecco finiti i nostri buoni rapporti con dei vicini  che sono sempre stati gentili.

Giacomo                       -  Tranquillizzati,  ritorneranno!

Signora Fortier              -  Speriamolo!   So  che li giudichi troppo borghesi e comuni,  e capisco clic non si possa divenire amici, ma da questo a trattarli male quando li si invita!...

Roberto                         -  La moglie è carina.

Signora Fortier              -  Un amore! Stupida... ma un amore!

Roberto                         -  E il marito compiacente.

Signora   Fortier            -    Giacomo    trova   che frlicrza troppo volontieri con Germana.

Giacomo                       - (aspro) Non mi far dire ciò che non ho nemmeno pensato.

Roberto                         - (ridendo, e accendendo un fiammi­fero) Saresti geloso, per caso?

Giacomo                       -  Accendi il tuo sigaro... ti bru­cerai le dita...

Roberto                         -  Su Giacomo, dimmi che hai! Giacomo -- Ebbene ve lo dirò, e speriamo che poi mi lasciate tranquillo. Il mio socio mi ha scritto stamane che venticinque operai hanno abbandonato l'officina. Sarò costretto a recarmi a Parigi per quarantotto or©.

 Roberto -                      -  E' spiacevole, ma non è una ca-tastrofe. Io sono al corrente dei tuoi affari, se vuoi rimanere qui, andrò io al tuo posto.

Giacomo                       -  No... ma probabilmente ti pre­gherò di accompagnarmi.

Roberto                         -  Inteso.

Germana                       - (entrando) Ho lasciato qui la mia sciarpa e la notte è fresca.

Roberto                         - (mettendogliela sulle spalle) Eccovela.

Germana                       - (a Roberto) Uscite?

Roberto                         -  Sì, vi accompagno. (A Giacomo) Tu vieni?

Giacomo                       -  Fra un momento. (Roberto esce con Germana).

SCENA SETTIMA

Signora Fortier              -  Perché hai mentito? Tu non hai ricevuta alcuna lettera stamane...

Giacomo                       -  Perdonami...

Signora Fortier              -  Stamane alle 8 ero in giardino e il fattore'mi ha consegnato tutta la corrispondenza... non vi era nulla per te.

Giacomo                       -  E' vero... Ho mentito...

Signora Fortier              -  Perché?

Giacomo                       -  Sii buona mamma, e smettila di interrogarmi.

Signora Fortier              -  Tu soffri.

Giacomo                       -  (tentando di sorridere) T'in­ganni!

Signora Fortier              -  Ora ne sono certa... Quando tu sorridi così io vedo nei tuoi occhi la sofferenza.

Giacomo                       -  Ti prego ancora una volta, mam­ma, di non insisterle         -

Signora Fortier              -  Perdona, figlio mio, se ho insistito. Ma sono tua madre, e m'illudo sempre di farti del bene, chiedendoti di con­fidarmi le tue piccole  contrarietà...

Giacomo                       -  Le mie piccole contrarietà...

Signora Fortier              -  Sono dunque dei dolori?

Giacomo                       -  Sì, mamma, un grande dolore... almeno credo, visto che non ho mai sofferto così...

Signora Fortier              - (commossa) Cosa dici Giacomo?  E  perché hai tanto taciuto?

Giacomo                       -  Se avessi saputo di guarire, par­landone a te, da molto tempo Io avrei fatto, mamma.

Signora Fortier              - (dimostrandosi gaia e cre­dendo d'aver capito) Devo' ammettere che aveva ragione Roberto un momento fa, quando ti ha chiesto se sei geloso? Capisco ora i tuoi capricci, il tuo mutevole umore, i tuoi sguardi inquieti, le tue fughe impiegabili. Tu sei geloso, piccolo mio! Tua moglie ti vive costan­temente accanto e tu immagini ch'ella ti sfug­ga. Ella tace e tu vorresti sapere la ragione del suo silenzio; ride, e tu preferiresti vederla piangere... e se piangesse vorresti poter ana­lizzare le sue lagrime... tu sei geloso... sempli­cemente geloso...

Giacomo                       -  (senza convinzione) No, mam­ma, non così...

Signora Fortier              -  Tu sai di non poterla incolpare e tu soffri anche di questo... Vuoi interrogarla e non osi... Sei ingiusto eppure pensi ch'ella abbia dei torti... Perché? Come? Sei geloso, ma non sai nulla e non saprai mai nulla!  Sei geloso...

Giacomo                       -  Sì...  sono geloso...

Signora Fortier              -  Si tratta di Germana e siccome io ho tanta fiducia in lei, dimmi di che cosa la incolpi...

Giacomo                       -  (aspro) Di nulla...

Signora Fortier              -  Non t'intestare nuova­mente, e dimmi ciò che ti tormenta.

Giacomo                       -  (con semplicità) Ebbene mam­ma: Germana m'inganna... Sei soddisfatta, ora?

Signora Fortier              - (ridendo) Germana t'in­ganna?   Ma sei  pazzo,   Giacomo...

Giacomo                       -  Non sono né pazzo, né cieco; te lo giuro!

Signora Fortier              -  Stai attento

Giacomo                       -   Se Germana sentisse non ti perdonerebbe d'a­verla accusata: io so che essa ti ama e non capisco come tu abbia potuto dubitare di lei, anche per un istante...

Giacomo                       -  Mi aspettavo questa risposta. Non sono mai stato così solo nella mia vita... Ma se tu conoscessi le ore che ho passate, tu mi domanderesti come ho potuto resistere e non mi imporresti di tacere.

Signora Fortier              -  Non mi riesce di ammet­tere che ciò che tu mi dici... Lasciami parlare, ragionare freddamente e datti la pena d'ascol­tarmi. Poi mi risponderai. Tua moglie passa quasi tutta la sua vita accanto a te. Oltre a Michelina che è la sua più cara amica e Ro­berto, elle io considero tuo fratello, Gei roana non vede, si può dire, altri...

Giacomo                       -  E con questo?

Signora Fortier              -  Che sia leggermente ci­vetta coi tuoi amici, o che scherzi volentieri, è vero, ma, non credo siano colpe molto gravi, se tu stesso non hai mai trovato nulla da obiet­tare. Germana è giovane e graziosa ed è per­donabile   quando   cerca   di  far   brillare  le sue qualità.   Il   tempo   passa,   Giacomo!   Alla sua età, io ero come lei, e tuo padre, suscettibile diffidente,   quanto   te,   aveva   l'intelligenza capirmi e  di non mostrarsi geloso...

Giacomo                       -  (nervoso) Cosa vuoi concludere!

Signora F ortier             -  Questo: voglio dimostrar' ti che i tuoi  dubbi sono falsi e infantili, e tuo gioco pericoloso, e voglio anche consigliai ti a non  agire in  alcun  modo.   So  quello chi ti risponderà se l'interrogherai.

Giacomo                       -  No! E' troppo tempo che faccio!  Stasera stessa quando voi salirete, la pregherò  di restare e le parlerò.

Signora Fortier              -  Ma cosa le dirai?

Giacomo                       -  Non chiedermi più nulla, mani' ma!    Troverò!

Signora Fortier              -  Tu dubiti di qualcuno, Giacomo!  Perché non osi confidarmelo?

Giacomo                       -  Oso appena pensarci. (Coi pu­gni chiusi) Io so, io so tutto, e spero ancora di essermi ingannato!

Signora Fortier              -  Giacomo, mio caro, non è possibile che tu taccia ora, io non voglio che tu commetta qualche sciocchezza!... Dimmi tutto ciò che tu pensi...

Giacomo                       -  (piangendo) Ma tu non senti, che non posso dire il suo nome?... (Pausa

Signora Fortier              - (addolorata) E' Roberto?

Giacomo                       -  Sì, è lui.

Signora Fortier              -  Taci; non aggiungere altro!   E'   così orribile  il  tuo  sospetto che non posso esprimere ciò che penso. Come può una simile supposizione essere nata in te? Siete   cresciuti  assieme,   Giacomo,  e non vi siete mai lasciati!  Tu dimentichi!  Tu dimentichi l'affetto profondo che vi lega, la sua devozione e la riconoscenza immutata che sa di doverti la posizione che oggi occupa, grazie a te! dimentichi che Michelina è l'amica sincera tua moglie, che si conoscevano prima del trimonio, e che Roberto adora Michelina, e per   nessuna   ragione  le   darebbe   un  dolore; tu  dimentichi  anche la  sua  lealtà!  Roberto t cresciuto con te! Ah!  povero figlio mio, come, devi essere infelice e come ti compiango!

Giacomo                       -  Tu mi compiangi, ma le tue parole sono ingiuste e crudeli...

Signora Fortier              -  E le tue accuse, sono prove!

Giacomo                       -  No. Sono mesi che li sorveglia….

Signora Fortier              -  Quale pazzia!

Giacomo                       -  Prima dell'arrivo di Roberto, Germana era nervosa, inquieta, e rimanevi giornate   intere   chiusa   nella   sua camera. Tu stessa avevi osservato questo e gliene avevi chie­sta la ragione. Ti rispose che era stanca e triste. Per incauto tutto si trasformò appena Roberto ci annunciò il suo arrivo. Avrebbe dovuto fin­gere, ma l'amore è maldestro. Ricordo bene il loro saluto, la sera dell'arrivo di Roberto...

Signora Fortier              -  Ebbene?

Giacomo                       -  In altri tempi, si sarebbero ab­bracciati semplicemente; quella sena invece si guardarono solamente, e il loro sguardo di un secondo, fu talmente chiaro per me che mi parve si fossero dette le più segrete parole di amore! Quando ci si ama sono sempre gli oc­elli che tradiscono. E non ridono, e non scher­zano più come un tempo. Forse temono che una parola imprudente li smascheri. Roberto ama sua moglie... Ma desidera Geitmana! Mi liannc, ingannato, mamima, imi hanno ingannato tutti e due, capisci? (singhiozzando) e io sono infe­lice... infelice....

Signora Fortier              -  Giacomo, calmati, te ne prego!

Giacomo                       -  Io soffro, mamma!  Io soffro e tac­cio, senza un gesto di ribellione, senza un gri­do, ma soffoco, mamma, soffoco!

Signora Fortier              -  Non piangere, non pian­gere!... Sono desolata... Ma se tu vuoi, parlerò a Germana, a Roberto...

Giacomo                       -  No, mamma, lasciami fare!

Signora Fortier              -  Sì, Giacomo, ma sii pru­dente, te ne supplico, non dire delle parole irreparabili. Quando si ama come ami tu è dif­ficile giudicare freddamente. Credimi, Giaco­mo: Germana è qualche volta leggera, forse anche incosciente, ma incapace, ne sono certa, di una azione così vile, e Roberto... oh! di­fendo Roberto come difenderei te stesso... Gia­como, piccolo mio, non posso ingannarmi io! Tu li lasci trascinare dal tuo amore ma io mi ascio guidare dalla mia tenerezza... (Stringe Giacomo fra le sue braccia. Roberto entra).

SCENA OTTAVA

Roberto                         -  Decisamente è il giorno delle te­nerezze! Un momento fa avete trovata Micheli­na fra le mie braccia, adesso è Giacomo che io trovo fra le vostre. (Guardandoli) Che cosa avete?

Signora Fortier              - (tentando  di  sorridere) Lo abbraccio.

Roberto                         -  Giacomo, verrai  domattina    con me a tirare le reti che ho stese?

Giacomo                       -  Debbo andare a Parigi, lo sai!

Roberto                         -  E' vero. Dimenticavo. A che ora larti?

 

Giacomo                       -  Alle nove.

Roberto                         -  Sarò pronto.

Giacomo                       -  Non ti spiace accompagnarmi?

Roberto                         -  Tu scherzi, Giacomo! Voglio solo avvertire Michelina.

Giacomo                       -  E mandami Germana per favore.

Roberto                         -  Subito         - (Esce; lo si sente chiamare Germana, poi la sua voce si perde).

Signora Fortier              -  Vedi, che crede nella tua partenza e non esita a seguirti... (Germana entra).

SCENA NONA

Germana                       -  E' vero ciò che mi dice Roberto? Devi recarti a Parigi? E perché non telefoni domattina prima di partire? Avresti le ultime notizie e forse potresti evitare il viaggio.

Giacomo                       -  Farò come tu dici.

Germana                       - (alla signora Fortier) Non è anche il vostro parere?

Signora Fortier              -  E' molto meglio, infatti!

Germana                       - (con tenerezza) Che cosa avete, mamma? Siete pallida! Avete l'aria stanca!

Signora Fortier              -  E' il caldo, Germana, che mi  fa  soffrire.

Germana                       -  Non vi sentite male!?...

Signora Fortier              -  No, no, cara! Ora esco a respirare  un  poco.

Germana                       - (con molta grazia) Volete il mio braccio?

grazie!    resta   tu.

Signora Fortier              -    No, (Esce).

SCENA DECIMA

Germana                       -  Tu dovresti sorvegliare maggior­mente tua madre, Giacomo; alla sua età è im­prudente passeggiare in pieno sole come ha fatto oggi!

Giacomo                       -  Siediti,  Germana!  Ti spiace?

Germana                       - (con gaiezza) Che aria lugubre!

Giacomo                       -  Ho qualcosa da dirti.

Germana                       -  Eccomi seduta; ti ascolto.

Giacomo                       -  E mi prometti di rimanere lì se­duta qualunque cosa ti dica?

Germana                       - (scherzando) Non avrò il diritto di alzarmi?

Giacomo                       -  Non scherzare, Germana; non ho voglia di ridere.

Germana                       -  Come inizio, non c'è niente di buono da aspettarsi! Ad ogni modo, te lo pro­metto.

Giacomo                       -  Grazie... (Pausa) Sono un po' nervoso e perdona se arrivo brutalmente al fatto. (Pausa) Tu non mi ami più, non è vero, Germana?

Germana                       -  Perché mi fai questa domanda?

 

suc


Giacomo                       -  Rispondi, non cercare di conso­larmi con delle menzogne o di sfuggirmi con delle tortuosità.

Germana                       -  Che cosa vuoi dire?

Giacomo                       -  No, ti prego! Non ti offendere. Rispondimi chiaramente e credi che io sono preparato a qualsiasi tua risposta.

Germana                       -  Preparato a che? Tu sei pazzo, mio povero  caro...

Giacomo                       -  Non rispondere così, Germana! Sii leale! Non credere che io voglia farti del male, o che possa volerne un istante a chi dice la verità. Ti parlo come ad una bambina, dol­cemente, senza strepiti e senza collera... Rispon­dimi dunque.

Germana                       -  Giacomo, io ho per te tanta te­nerezza,  una profonda affezione...

Giacomo                       -  Non aggiungere altro, ho capito...

Germana                       -  Ma non ti ho detto...

Giacomo                       -  Mi hai detto quanto basta e ti so­no grato della tua franchezza. Un altro, più in­genuo, si sarebbe accontentato delle tue paro­le. Ma io non mi sono ingannato e non mi ac­contento. L'affetto, la tenerezza, l'amicizia, sono degli ottimi sentimenti, mia piccola Ger­mana, ma sono lontani dall'amore, come lo sei tu da me, in questo momento...

Germana                       -  Giacomo, ti prego di lasciarmi parlare... Tu non mi hai capito, o forse, io non mi sono saputa spiegare...

Giacomo                       -  Sei stata molto chiara invece... Ma io non te ne voglio. Tutto è preferibile ad una vigliaccheria... (con malinconia) Da sei an­ni io non ti rivolgo più simili domande. Vi so­no parole che suonano male dette da certi uo­mini. E io' ho sentito da molto tempo, che di­ventavo ridicolo quando' tentavo di recitare la parte dell'amoroso. Mi sono giudicato osservan­do gli altri, e forse, anche ora, avrei sorriso se mi fossi osservato...

Germana                       -  Più t'ascolto e meno ti capisco! Tu hai dedotto che io non ti amo più solo perché non boi trovato le parole esatte che tu at­tendevi? (Cercando di sorridere) Ammetterei che questo è infantile! Che io non sia molto espansiva o sentimentale, lo ammetto, ma da questo a non amarti più... no, Giacomo... e sono certa che tu ti rammarichi delle parole un po' cattive che hai pronunciate.

Giacomo                       -  Io vorrei, Germana, che tu potes­si con una sola parola, scacciare i pensieri che mi turbano e mi perseguitano...

Germana                       -  Ma quali pensieri?

Giacomo                       -  Dammi le tue mani e guardami bene negli occhi, Germana. (Una pausa) Girami che tu non ami nessun altro.....

Germana                       - Sei pazzo!

Giacomo                       -  Non sfuggirmi; giura!

Germana                       -  No, lasciami... lasciami. (sfuggendogli) Ebbene... te lo giuro...

Giacomo                       -  No, no, giuralo su ciò che tu di più sacro... Sulla memoria di tua madre!

Germana                       - (offuscandosi) No, non voglio) non chiedermi questo!...

Giacomo                       -  E perché?

Germana                       - (esasperata) Perché no... pereti non voglio... non voglio...

Giacomo                       -  (trattenendola per i polsi) Giura!

Germana                       -  No...   perché non ammetto né  i tuoi dubbi, né che tu esiga da me un simile giuramento per  calmare i tuoi dubbi... dubbi che mi offendono e mi addolorano...

Giacomo                       -  Tu tenti d'illudermi...

Germana                       -  No...

Giacomo                       -  E speri di convincermi...

Germana                       -  Non spero niente!...

Giacomo                       -  Come ti sei ripresa!...

Germana                       -  Sono umiliata...

Giacomo                       -  Sì, ma ti difendi male! E io conosco la tua infedeltà; io so perché ti rifiuti di giurare, e capisco la ragione della solitudini nella quale tu vuoi vivere...

Giacomo                       -  Taci, non vaglio risponderti

Giacomo                       -  Non ho più bisogno delle tue risposte, perché più cerchi di nasconderti e pi ti sveli... La tua sofferenza diverrà tale che ai riuscirai più   a   tacere! (minaccioso)   Guardami!...   Tu  parlerai!...   Ora  io  conosco il tuo male e so che   non potrai resistervi... Verrà momento   nel   quale  mi  confesserai  tutto pi sottrarti a me... Nessuno riesce a lottare, a nascondersi eternamente. Io non ti abbandoni più  un  istante, ti   seguirò  costantemente, ti eserciterò su  di te una tale sorveglianza, ci un giorno sarai costretta a gridarmi la verità. (Germana abbattuta è caduta in una poltrona Michelina entra).

SCENA UNDICESIMA

Michelina                      - (sorpresa) Germana, ho trovato sparpagliati per il giardino la tua in il tuo libro, e la tua sciarpa...

Germana                       -  Grazie...

Michelina                      -  Non ti manca nulla?

Germana                       -  No, tu ritrovi sempre tutto che si perde!...

Michelina                      - (a Giacomo) Partite domattina Giacomo? Io vi cedo Roberto a condizione ci non lo tratteniate fuori più di quarantotto ore.

Giacomo                       -  Ve lo prometto.

Roberto                         - (entra con la signora Fortier) Germana ho trovata una bella pietra lucente! Se vi avvicinate ve la metto fra i capelli.

Michelina                      - (sottovoce a Giacomo) Perché siete triste, amico mio:

Roberto                         - (a Germana) Vi starebbe benissimo!

Germana                       - (snervata) Ma no... Roberto! Lasciatemi stare, ve ne prego!

 Michelina                     - (a Giacomo) Non volete rispondermi?

Giacomo                       -  Non ho nulla da dirvi, Michelina!  Sono preoccupato per i miei affari; niente al­tro, credetemi! (Il domestico entra con un vas­soio carico di bevande).

Roberto                         - (alla signora Fortier) Ah! muoio di sete!

Signora Fortier              -  Puoi bere! (Al camerie­re) Posate tutto qui, Francesco. (Il cameriere posa lutto su una tavola in fondo ed esce) Mi­chelina, una limonata?

Michelina                      - (Si alza e s'allontana da Giaco­mo) Sì, ma solamente mezzo bicchiere.

Signora Fortier              -  E a te, Germana?

Germana                       -  Pochissima anche a me.

Signora Fortier              - (a Giacomo, che cerca un libro nella biblioteca) Giacomo?

Giacomo                       -  No, grazie. (Una pausa. Poi, con semplicità) Roberto, l'ho trovato.

Roberto                         -  Che cosa?

Giacomo                       -  Il libro che m'hai chiesto ieri.

Roberto                         - (avvicinandosi a lui) Quale libro?  

Giacomo                       -  Questo... (Sottovoce e con vivacita) E' un pretesto... ascoltami... curvati su questo libro... cerca di fingere di leggerlo con me e di non dare alcuna importanza alle parole che sto per dirti.

Roberto                         -  Di che si tratta? (Germana, da lontano, pallida, segue con lo sguardo i due uo­mini).

Giacomo                       -  Domattina mi batto.

Roberto                         - (celando la sua agitazione) Cosa dici?

Giacomo                       -  Non muoverti!   Sii calmo...   ed ascoltami.

Roberto                         -  Ti ascolto. (Michelina s'avvicina).

Giacomo                       -  C'è  tua moglie, (ai  Michelina) ('create qualcosa, Michelina?

Michelina                      -  Il ventaglio  di vostra madre.

Giacomo                       -  (prendendolo) Eccolo.

Michelina                      -  Cosa state complottando?

Giacomo                       -  (sorridendo) Stiamo combinando il nostro piano per domani.

 Michelina                     - (tornando verso Germana e la si­gnora Fortier) Vi lascio.

Giacomo                       -  (sottovoce a Roberto) Germana ha un amante.

Roberto                         - (impallidendo) Che?

Giacomo                       -  Ti ho detto di star tranquillo! Che questa notizia ti sorprenda e ti rivolti, io lo capisco. Ti ho sempre considerato come un fratello, Roberto, e tu mi vuoi troppo bene, lo so, perché tutto ciò che mi riguarda non ti interessi. Ti confesso dunque che dapprima avevo scacciata l'idea di questo incontro. Vi so­no degli uomini che si dovrebbero semplice­mente abbattere come bestie dannose. (Fredda­mente, guardandolo negli occhi) Non è vero? (Roberto non può rispondere) Ad ogni modo domattina partirò col primo treno e farò quan­to sta in me per risolverla al più presto con quell'uomo. (A pugni chiusi) Sarà un bel duel­lo; te lo prometto, (con semplicità) Era que­sto che ti volevo dire. E ora, vai a raggiungere le signorie. (Roberto, pallidissimo, sta per an­darsene, ma si è appena allontanato di un passo che Giacomo lo ferma. Con voce dura) Perché non mi hai chiesto con chi mi batto? Mi sembra che avrebbe dovuto essere la tua prima domanda. Non sei curioso! Ma perché tremi? Sei pallido! A guardarti... ci sarebbe da credere... che si tratti di te... Anche tu non mi guardi... e Germana è pallida quanto te... Non vuoi guardarla? (Sostenendolo) Bada che cadi!

Michelina                      - (da lontano) Roberto, è tardi. (Abbracciando la signora Fortier) Se ti devi alzare presto domattina, ti consiglio d'andare a  dormire.

Giacomo                       -  (sottovoce) Vai... hai ancora tut­ta la notte per mentirle...

Michelina                      - (abbracciando Germana) Buona notte, mia cara!

Buona

Germana                       - (facendo   uno   sforzo) notte!

Michelina                      -  Sei pallida!

Germana                       -  Sono stanca.

Michelina                      - (uscendo) Andiamo, Roberto! (Roberto esce. Germana si allontana).

Signora Fortier              -  Hai parlato a Germana?

Giacomo                       -  Non ancora... Ma dormi tran­quillamente, mamma; sono calmo. Buona not­te! (La signora Fortier lo abbraccia ed esce. Egli rimane un istante immobile, poi si siede ad uno scrittoio, prende della carta, una penna e scrive, ma la penna gli sfugge dalle dita, ed egli singhiozza disperatamente mentre il velario si chiude sul primo atto).

ATTO SECONDO

La stessa scena. Un'ora dopo.   Un domestico entra, ritira il vassoio. Giacomo scrive.

SCENA   PRIMA

Giacomo                       -  Andate a pregare la signora di scendere.,, Lasciate il vassoio.

Domestico                     -    Va bene,   signore.  (Esce.    Giacomo) continua a scrivere. Poco dopo entra Germana).

Germana                       -  Mi hai fatta chiamare?

Giacomo                       -  Sì.

Germana                       -   Non   potevi   attendere   sino   a   domani mattina?

Giacomo                       - (scrivendo) No.

Germana                       -  E dovrò aspettare che tu abbia finito di scrivere per sapere che cosa vuoi da me?

Giacomo                       -  Ho finito. Questa lettera è indirizzata mio  notaio.   Gliela   consegnerai  quando  lo crederai utile.

Germana                       -  E. per che farne?

Giacomo                       -  Io resterò a Parigi due giorni, forse più, ma certo non di meno. Due giorni ti basteranno sénza dubbio per sistemare i tuoi affari.

Germana                       -  Non capisco!

Giacomo                       -  Desidero non ritrovarti fra noi al mio ritorno.

Germana                       -  Cosa?

Giacomo                       -  (alzandosi)   - Non ho altro da aggiungere,

Germana                       -  Ma sei veramente impazzito?

Giacomo                       -  Ragiono perfettamente.

Germana                       -  Posso farti una domanda?

Giacomo                       -  Non ho più alcuna spiegazione da darti,

Germana                       -  Avresti la pretesa di scacciarmi!

Giacomo                       -  Sì.

Germana                       -  Con quale diritto?

Giacomo                       -    Sei   ammirevole!   Non   avrei mai creduto che tu fossi capace di mentire con tanta audacia! Vi sono istanti nei quali vorrei costringerti al  silenzio ma una tua nuova bugia mi riporta all’ammirazione.  

Germana                       -  Giacomo, ti prego di pensare a ciò che dici... Non puoi abusare della mia pazienza coi tuoi insulti e le tue villanie. Seriamente... hai potuto credere che io abbandoni questa casa?

Giacomo                       -  Ne sono sicuro.

Germana                       -  Veramente? Ebbene, ti inganni...

Giacomo                       -  Ti ripeto  che io  sono  certo della

partenza.

Germana                       - (andandosene) E' mutile parlare coi pazzi! Me ne vado... Buona sera...

Giacomo                       - Aspetta... ti risponderò, poiché tu lo vuoi...  (Chiude la porta).

Germana                       -  No... basta! Lasciami passare...

Giacomo                       -  Finora non hai avuto fretta...

Germana                       -  Può darsi.

Giacomo                       -  Ed eri più curiosa...

Germana                       -  Ma non ho voglia di discutere coi pazzi... e poi, non abbiamo più nulla da linci...

Giacomo                       -  Credi?

GERMANA                 -  Domani   sarai   più calmo   e,   se o credi indispensabile,   riprenderemo  questa iscussione. Per ora lasciami passare...

GIACOMO                  -  No, ora sono io, che voglio tu ri­manila.

Germana                       - (con forza) E io voglio andar­ cene...

Giacomo                       -  Ti proibisco di alzare la voce. Germana     - (annoiata) ... Giacomo, non cre­ ilo clic ci si debba trattare come due nemici... Nini guardarmi con  quegli  occhi  cattivi!   Cer­ niamo d'essere calmi...  vuoi?   Parliamo  tran- roillamonle... con cliiarezza... Giacomo     - (freddamente)            -      Parla...     Ti ascolto... Gkkmana  -  Ma tu sei nervoso: ti tremano le ini, li contieni a fatica...  e  devi ammettere I questo m'impressiona, mi paralizza... e ca­ i-m che è indispensabile ricondurre la nostra la allo stalo normale. Se tu avrai la pazienza '       - (jcoltarmi giungerò facilmente a convincerti, unii hai sospettata... mi hai accusata... Ho il atto di difendermi...„

HAC0M0                      - (freddamente) Sei spaventosa! Vi .no istanti nei quali si  può  credere  che  un ido li tradisca, clic ti senta vinta...  Ma no,  ovi delle nuove forze, il tuo viso ritorna cal-E tu riesci perfino a giocare con le parole... Bermana       -  Giacomo, ti supplico, smettila di rimanili;  non resisto più!   Ad  ogni  mia  p.a-i in rispondi con una ingiuria,  per il solo  cere ili l'armi del male...

HACOMO                    -  No, è il tuo carattere che mi stu-! Sono anni che viviamo assieme ed io non Bonoscevo...  Sci ardita...   sfrontata!   Ho   co-nulo donne che si vendevano per la gioia di inarsi, per un gioiello,  o  mia  pelliccia,   o aliilo: altre       - (die si concedevano  in  un  mo­do ili follia, clic si        - (lavano per un capriccio i de ideilo di un'ora... Ma non capisco te... 1» perché menti... non so perché mi ingan-, V. veramente, non li capisco. E ho vissuto di te e per te degli anni... ti ho tenuta nelle mie braccia, e per te ho lavorato, per te ho sofferto e ho pianto... e non ti ho mai vista come sei!...

Germana                       - (esasperata) Basta! Lasciami an­dare...   Ne  ho   abbastanza...  Lasciami passare!

Giacomo                       -  (afferrandola) No, tu non uscirai! Voglio che ti ricordi di questa notte... Chiama, grida, se vuoi!... Vi è qualcuno che non scen­derà!

Germana                       -  Cosa dici?...

Giacomo                       -  Dico che l'uomo che ami non ha osato mentire sino a questo punto. Guar­da... la sua lampada è accesa, il suo letto non è sfatto, egli si tortura come noi e cogli occhi fissi all'orologio attende tremando le prime luci del mattino. Hai capito ora? Hai capito che lui non ha potuto mentire? Che ha abbas­sato gli occhi e ha tutto confessato così? E non hai visto che mentre gli parlavo ti osservavo: tu eri pallida come lui e la tua emozione era simile alla sua!

Germana                       - (svincolandosi, con un grido) Ebbene, sì!... Sì... Sì!... E' vero; tu hai ragio­ne! Hai ragione d'insultarmi, di scacciarmi... Hai ragione!... Hai ragione!... Hai ragione!... eppure lo giuro davanti a Dio, abbiamo lottato con tutte le nostre forze contro questa mostruo­sità! Tu non puoi capire... tu non puoi ca­pire!... Tu non puoi sapere quali tormenti ci siamo inflitti e quante volte ci siamo evitati... Tu non saprai mai quali giorni abbiamo vis­suti e quante lacrime abbiamo versate! Sì, ab­biamo pianto... come dei bimbi... perché noi avevamo intera la coscienza dell'atto che com­mettevamo... L'onore! l'affetto! la tenerezza!... Non rimaneva più nulla! Vi sono minuti che distruggono una intera esistenza... E ora ti ho detto tutto, fai ciò che vuoi, non posso più di­fendermi!

Giacomo                       -  (piangendo) Roberto era un fra­tello per me!

Germana                       -  Per pietà non dirmi più nulla!

(Pausa,  Si apre una porta. Entra Michelina. Germana esce sul terrazzo e rimane nell'ombra).

SCENA SECONDA

Michelina                      -  Non vi siete ancora coricato, Giacomo?

Giacomo                       -  (facendo uno sforzo per risponderle) Non ancora, come vedete, Michelina...

Mtchelina                      -  E  tu  sei ridiscesa, Germana?

Germana                       - (senza voltarsi) Sì...

Michelina                      -  E io camminavo sulla punta dei piedi per non svegliarvi!... Aiutatemi Gia­como;   Roberto   mi   ha   pregata   di  scendere   prendergli un libro.... Volete scegliermene uno nella biblioteca? Quello che vorrete. (Giacomo prende un libro e glielo porge) Grazie... Che fai, Germana, là fuori? Celiti le stelle?

Germana                       - (debolmente) No... guardo.

Michelina                      -  Avrai freddo! (S'avvicina a Germana e togliendosi la sciarpa che le copre le spalle ne avvolge Germana). Ecco... ora puoi rimanere lì a sognare... (Prende il suo libro e si avvia ad uscire) Buona notte, nottambuli!...

Giacomo                       -  Buona notte. (Michelina esce. Una lunga pausa. Germana immobile sul ter­razzo piange. Una detonazione, poi un urlo straziante, sinistro, lacera la notte. Si sente la voce di Michelina: « Roberto si è ucciso! Venite! Soccorso! ». Dopo la detonazione, Gia­como è rimasto inchiodato al suolo. Ha uno scatto e si precipita. Entra la signora Fortier).

Giacomo                       -  Roberto si è ucciso! (Esce).

Signora Fortier              - (avvicinandosi a Germana che non si è mossa) Germana, Germana, co­sa è avvenuto? Ma rispondimi dunque! Non vedi che ho paura... (Giacomo entra) Ebbene?

Giacomo                       -  Si è ucciso... (Entra Michelina).

Signora Fortier              -  Michelina!....

Michelina                      - (quasi brutalmente) Lascia­temi... Lasciatemi... Voglio sapere perché si è uccisa, voglio saperlo... (La signora Fortier esce) Non posso rimanere lassù... Quando sono sa­lita col libro era appoggiata alla finestra... e non si è mosso... non imi ha sentita enttrare... Mi sono avvicinata e gli ho messo una mano sulla spalla... Ha avuto un sussulto... poi mi ha presa fra le sue braccia quasi volesse farsi perdonare quel gesto involontario... Mi ha stretta così forte che sentivo il suo cuore bat­tere... Piangeva!... Sì, piangeva, nascondendo la testa fra i miei capelli... Perché piangeva? Quale dolore aveva?... Non ignoravo nulla del­la sua vita... Perché?... Perché? Mi ha detto che mi amava e io l'ascoltavo felice. Ma piangeva! (nervosamente) Non ho capito ciò che si celava in quella sua malinconia... L'adoravo! Sapevo leggere nei suoi occhi ogni desiderio, ogni pen­siero... e non ho visto nulla... non ho capito nulla... Pazza, pazzìa che sono stata... Perché mi sono allontanata da lui? A cosa serve dunque amare come io l'ho amato se non ho sentito ch'egli mi voleva abbandonare? (Singhiozza. Poi, nervosamente) Se avesse commesso qual­cosa di cattivo, me lo avrebbe confessato... Gia­como, voi, che lo consideravate come un fratel­lo, perché tacete?... Cosa sapete voi? Cosa pen­sate? Ditemelo... bisogna che io sappia...

 

Giacomo                       -  Ma io non so nulla, Michelina!!

Michelina                      - (una pausa,v poi) ... Ditemi Giacomo . Cosa vi dicevate un momento fa quando eravamo tutti qui?

Giacomo                       -  (turbato) Nulla...

Michelina                      -  Voi lo avete chiamato., vi si è avvicinato e per qualche minuto ave! parlato sottovoce... Di che cosa avete parlato!

Giacomo                       -  D'affari... dei miei affari... a il certo momento vi siete avvicinata anche voi gli dicevo alcune mie incertezze, alcuni dubbi,! ecco tutto...

Michelina                      -  Posso credervi, è vero, Giacomò!

Giacomo                       -  (debolmente) Sì...

Michelina                      -  I suoi lavori... i suoi progetti non credo lo preoccupassero... Aveva forse atti schiato idei denaro in imprese che io ignoravo?

Giacomo                       -  (senza esitare) No!

Michelina                      -  Germana, mia cara, ascoltami. Un dettaglio, forse, basterebbe a rischiararci,)  Dimmi...   Oggi  verso   le   tre,  eravamo seduti,      

Roberto, tu ed io, all'ombra, presso lo ™ Ti

ararci*

Signora Fortier              - (s'e'pa

ricordi, non e vero;

8eiMicZZa'"' Vedl bene Cl

Germana                       - (debolmente) Sì...parlare..'   Voglio  chT^

(Entra la signora Fortier)..,§**) H vostro conteso   a

Michelina                      -  A un tratto, Roberto 9iea|proVa il suo        to°    ' *

zato e ti ha proposto di accompagnarlo sino i; siete voi ora ci    1 '       ^j

villaggio... Io gli ho fatto osservare, che bis   chi, perla secondagli-

gnava essere pazzi per andarsene a passeggia      Giacomo    - (non può e   ^

dandomi ragione ti sei rifiutata di accompagni

messo?... Lo sapete che 1

a quell'ora, sotto un sole infuocato, e tu, Mal'      Michelina -_ M     i, °n

e in questo ir 1 '"ritto di dubitare del lealtà      Ma gridatemi che lete ohe il vostro silenzio àiCNORA Fortier         -  Mici »"•••   Tu sai  la  tenere Per te, sai che sarei incap

laIT'0"' dle nonsappia

Michelina                      -  Non vi più...

Signora Fortier              - (a Giac

Ma dille tu, di

lo... anche per non lasciarmi sola... Ma Roh ria mia vita

to ha insistito, e tu hai finito per accetta», (Una pausa) Durante questa passeggiata che durata più di un'ora che cosa vi siete detti!, (Germana scoppia in singhiozzi) Non pianga Germana e rispondimi, te ne prego!

Germana                       - (con voce spenta) Non so... so più... non ricordo!...

Michelina                      -  Non ricordi?...

Germana                       -  No, veramente...

»iaconio.

Michelina                      -  Non è possibile, Germana Pensaci... Le mie domande non sono confuse Siete stati assenti un'ora... egli aveva fiducia in te, ti sapeva intelligente, discreta, forse ti ha confidato qualcosa....

Germana                       -  Ma no... nulla!

Michelina                      -  Nulla? (Una pausa) Tu l qualcosa, ne sono certa, ora!

Germana                       -  No... no... nulla!

Michelina                      - (con forza) Tu sai! Lo vedo sui tuoi occhi... Germana, parla, te ne supplico. Non è possibile che tu mi laici in questi incertezza... Voglio sapere perché si è ucciso,,. ho il diritto di saperlo...

Germana                       - (esasperata) Michelina!

Michelina                      - (fuori di sé) No, non tentare di sfuggirmi!...  Bisogna  che mi diciate...   che mi diciate tutto perché voi sapete, voi sapete... io lo sento... lo vedo' nei vostri occhi!... Oh! Voi, Giacomo...   aiutatemi!...   Nessuno   di  voi osa più guardarmi, e nessuno ha pietà di me!... Voi, signora Fortier...   Tu,   Germana,   che  mi guardi e sei immobile e fredda come una sta­tua! Vi è anche qui ora, lo stesso spaventoso silenzio dal  quale   sono   fuggita lassù!   Si   di­rebbe che questo morto vi appartenga più che a me stessa!... (implorante) Germana, mia ca­ra Germana, per il bene che ci lega, per tanti anni d'amicizia che sono fra noi, ti prego di liberarmi da questa pena... te ne supplico! (Cadendo in ginocchio) in ginocchio, te ne suppli­co... Germana... Germana! Germana         - (fuori di se) Michelina, alzati... Alzati, cara, e ascolta... ascolta...

Signora Fortier              - (separandole) Germana, sei pazza... Vedi bene che la uccidi...

Michelina                      -  Lasciatela parlare... lasciatela parlare... Voglio che risponda...  (Con violen­za) Il vostro contegno, accusa mio marito, ap­prova il suo gesto,  offende il mio  amore...   e siete voi ora che lo uccidete dinanzi ai miei oc-[chi, per la seconda volta!

Giacomo                       -  (non può contenersi) Mihelimia!  

Michelina                      -  Ma che cosa  ha   dunque  com­messo?... Lo sapete che lo adoravo... Era tutta-la mia vita e in questo momento, voi, mi date il diritto di dubitare del suo amore e della sua balta... Ma gridatemi che m'inganno... Non ve-bte che il vostro silenzio mi fa impazzire?

Signora Fortier              -  Michelina sii buona, ascoltami... Tu sai la  tenerezza  profonda   che ho sai che sarei incapace di mentirti. Bene, puro... che non sappiamo nulla...

Michelina                      -  Non vi credo;   non  vi  credo in.,.

Signora Fortier              - (a Giacomo, con violenza) «corno... Ma dille tu, dunque....

 

Giacomo                       -  (con grande fatica) Ma sì, Mi­chelina, vi è in tutto... un mistero... un mistero che io non conosco... Che cos'è avvenuto? Non bo, Michelina, non so... sono annientato come voi... e soffro... come voi... Voi piangete per tutto ciò che avete amato... e io piango... (Si interrompe. Guarda Germana. Un lungo silen­zio. Michelina lo segue cogli occhi, poi si alza, si avvicina a lui, con molta calma).

Michelina                      - Vi   domando   perdono.   Sono stata ingiusta.

Giacomo                       - Vi compiango tanto, Michelina!

 Michelina                     - Lo capisco, Giacomo. Il nostro dolore è differente, ma quando vi guardo mi sembra che le nostre lagrime sgorghino da un medesimo dolore. E' vero, Giacomo?

Giacomo                       -  (piangendo) Sì, Michelina...

Michelina                      -  Voi lo amavate, è vero?

Giacomo                       -  Sì... Michelina.

Michelina                      - (fissandolo) E non vi rimane di lui che un caro ricordo, non è vero?

Giacomo                       - (piangendo) Sì,  Michelina.

Michelina                      -  Mi sembra che noi tutti si sia coperti da uno stesso impenetrabile velo! Io riesco, in qualche istante, a lacerarlo, ma le vostre mani lo lasciano di nuovo cadere..., ed io non vedo più nulla!

Signora Fortier              -  Vieni...

Michelina                      - (andando verso Germana) Sì, ma non con voi, signora Fortier... con Germana.

Germana                       - (battendo i denti) Non chiedermi di accompagnarti lassù.

Michelina                      -  Perché?

Germana                       -  Perché io non posso...

Michelina                      -  Tu tremi...

Germana                       -  Sì, ho freddo, tanto freddo...

Michelina                      -  Perché hai paura? (Germana fa qualche passo ma non si regge) Giacomo, so­stenetela... Prendetela fra le vostre braccia! (Giacomo va verso Germana, la sostiene, ma è visibile lo sforzo ch'egli compie. Michelina li guarda lungamente).

Signora Fortier              -  Perché li guardi così?

Michelina                      - (ostile) Per niente... per niente... (Esce mentre cala il sipario).

FINE