La cavalletta

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LA CAVALLETTA

Scena inedita

Di G.B. SHAW

Versione di Vinicio Marinucci

PERSONAGGI

PADRE KEEGAN

PATSY

FARRELL

LA CAVALLETTA

A Rosscullen, in Irlanda

La scena è a Rosscullen. Il fianco di una collina di roccia granitica, ricoperto di edera, si innalza, verso sinistra, in direzione da sud a nord. Un grosso macigno sta su di esso in una posizione apparentemente impossibile, come se vi fosse stato scagliato da un gigante. Oltre il ciglio, nella desolata valle al di là, v'è una torre ro­tonda. Una solitaria strada bianca, volta verso ovest, si perde oltre la torre ai piedi delle mon­tagne lontane. E' sera e nel cielo irlandese vi sono grandi strisce di un verde come di seta. Il sole è al tramonto.

Un uomo dal viso di un giovane santo, seb' bene con i capelli bianchi e forse con cinquantanni sulle spalle, sta presso al macigno in un atteggiamento rapito di intensa malinconia, guardando oltre i colli, come se con la sola in­tensità dello sguardo potesse svelare le glorie del tramonto e vedere entro le strade del cielo. E' vestito di nero ed ha un'apparenza clericale molto più forte che non tanti parroci inglesi al giorno d'oggi. Ma non porta il colletto e la giubba di un curato. Egli è scosso dal suo rapi­mento dal frinire di un insetto, in un ciuffo di erba di un crepaccio nella pietra. Il suo viso si distende: egli si volge con calma e con aria grave si toglie il cappello in direzione del ciuffo d'erba, rivolgendosi all'insetto con un parlare popolaresco che è l'atteggiamento scherzoso di un uomo istruito più che la parlata autentica di un contadino.

Keegan                       - Siete proprio voi, signora Caval­letta? Spero che stiate bene, in questa bella serata.

La Cavalletta              - (con un'acuta e pronta rispo­sta) X-X.

Keegan                       - (incoraggiante) Benissimo. E im­magino ora che siate venuta a intristirvi ammi­rando il tramonto...

La Cavalletta              - (con tristezza) X-X.

Keegan                       - Ah, sì, siete una vera cavalletta irlandese.

La Cavalletta              - (ad alta voce) X-X-X.

Keegan                       - Tre evviva per la vecchia Irlanda, no? Questo ti aiuta ad affrontare la tristezza, la povertà ed i tormenti, vero?

La Cavalletta              - (lamentevolmente) X-X.

Keegan                       - Ah, è inutile, mia povera piccola amica. Se anche tu potessi saltare tanto lontano quanto un canguro, non riusciresti a sfuggire al tuo cuore e alla sua pena. Non puoi altro che guardare il cielo, da qui: non puoi rag­giungerlo. Vedi! (Appunta il suo bastone verso il tramonto) E' la porta della gloria, vero?

La Cavalletta              - (annuendo) X-X.

Keegan                       - Certo, sei proprio una saggia ca­valletta, ad intendere questo! Ma ora risponde­temi, signor Saggio Ultraterreno, perchè la vista del cielo stringe il tuo cuore ed il mio come la vista dell'acqua santa stringe il cuore del dia­volo? Quali co'lpe hai commesso per attirare su di te questa maledizione? Ehi! Dove salti, ora? Bella educazione, andarsene saltando in questo modo nel mezzo di una confessione! (La minaccia col bastone).

La Cavalletta              - (chiedendo perdono) X.

Keegan                       - (abbassando il bastone) Accetto le tue scuse, ma non farlo mai più. Ed ora dimmi una cosa, prima che io me ne vada a casa: Come chiameresti questo paese: inferno o purgatorio?

La Cavalletta              - X-X-X.

Keegan                       - Inferno! Temo che tu abbia ra­gione. Mi domando che cosa abbiamo fatto, tu ed io, quando eravamo in vita, per trovarci quaggiù.

La Cavalletta              - (acutamente) X-X.

Keegan                       - (annuendo) Certo, come dici giu­stamente, è una questione delicata. Non insisti Ed ora, via!

La Cavalletta              - X-X. (Salta via).

Keegan                       - (agitando il bastone) Dio ti ac­compagni! (Cammina oltre il masso verso il ciglio della collina. Immediatamente un gio­vane contadino, col viso distorto dal terrore, scivola da dietro il macigno).

Patsy                           - ( facendosi ripetutamente il segno della Croce) Oh, gloria a Dio! Gloria a Dio! Be­nedetto il Signore! Signore, salvaci! 0 Santa Madre e tutti i santi ! Signore, salvaci ! (Fuori di se, chiamando) Padre Keegan! Padre Keegan!

Keegan                       - (voltandosi) Chi è? Che cosa c'è? (Torna indietro e trova il contadino, che si aggrappa alle sue ginocchia) Patsy Farrell! Ma che cosa fai qui?

Patsy                           - Oh, per amore di Dio, non lascia­temi solo con la cavalletta! L'ho sentita che parlava con voi! Non lasciate che mi faccia del male, caro padre!

Keegan                       - Alzati, sciocco, alzati! Hai paura di un povero insetto perchè io ho finto che par­lasse con me?

Patsy                           - Oh, non era finto, padre! Non ha forse detto tre evviva, e che era un diavolo ve­nuto dall'inferno? Oh, accompagnatemi a casa, padre, e datemi una benedizione! (Muglila, dal terrore).

Keegan                       - Che cosa facevi lì dietro, Patsy, ad ascoltare? Mi spiavi?

Patsy                           - No, padre, sull'anima mia, no. Ero venuto ad incontrare Mastro Larry e a portargli i bagagli dalla vettura; poi mi sono addormen­tato sull'erba, e voi mi avete svegliato parlando con la cavalletta, e ho sentito la sua vocina ma­ligna. Oh, credete che morirò prima che sarà finito l'anno, padre?

Keegan                       - Vergogna, Patsy! E' questa la tua religione? Aver paura di una piccola cavalletta! Se anche fosse stato veramente un diavolo, che motivo avevi di spaventarti? Se potessi acchiap­parla, te la farei portare a casa nel cappello, per penitenza.

Patsy                           - Certo, reverendo, se non le permet­terete di farmi del male, non avrò paura. (Si alza, un po' rassicurato. E? un ragazzo biondiccio, dal viso liscio, il mento sfuggente, cresciuto este­riormente ma non ancora del tutto internamente, con occhi azzurri e un'aria di incapacità e di stu­pidaggine istintivamente acquistata, che non de­nota tanto la sua, vera natura quanto un espe­diente dettato dal costante timore di ostilità e di violenza. Sembrando un mezzo scemo egli riesce a rimanere sano e salvo. Porta dei calzoni di fustagno, un giubbetto sbottonato e una ca­micia grezza a strisce blu).

Keegan                       - (ammonendolo) Patsy, quante volte ti ho detto di non chiamarmi padre Keegan e re­verendo? E che cosa ti ha detto padre Dempsey?

Patsy                           - Sì, padre.

Keegan                       - Padre!

Patsy                           - ( disperatamente) Oh, ma come devo chiamarvi? Padre Dempsey dice che non siete un prete, e noi tutti sappiamo che non siete un uomo: come facciamo a sapere che non ci suc­cederà nulla di male se non mostriamo tutto il rispetto possibile per voi? E poi, si dice, una volta prete, per sempre prete.

Keegan                       - (rigidamente) Non spetta a te, Patsy, andare oltre le istruzioni del tuo parroco e metterti a giudicare se la tua Chiesa ha torto o ha ragione.

Patsy                           - Certo, lo so, signore.

Keecan                        - La Chiesa mi ha permesso di essere suo sacerdote fin quando me ne ha ritenuto ca­pace. Quando mi ha tolto gli Ordini, ha inteso dire che io ero soltanto un povero pazzo, incapace ed indegno di aver cura delle anime del popolo.

Patsy                           - Ma non era perchè voi ne sapevate più di padre Dempsey e lui era geloso di voi?

Keegan                       - (rimproverandolo per trattenersi dal sorridere) Come osi, Patsy Farrell, dire queste odiose sciocchezze e malignità contro il tuo par­roco? Meriteresti che gli ripetessi quello che hai detto.

Patsy                           - Oh, certamente non lo farete...

Keegan                       - Ah no? Dio ti perdoni! Sei poco meglio di un pagano.

Patsy                           - Oh, sicuro, padre! E' a mio fratello lo stagnino, che pensate. Certo, ha dovuto essere un libero pensatore per imparare un mestiere e andarsene a vivere a Dublino.

Keegan                       - Bene, andrà in cielo prima di te se non stai attento, Patsy. Ed ora ascoltami, una volta per tutte. Tu parlerai di me e pregherai per me unicamente nel nome di Pietro Keegan, e niente più. E quando sarai adirato e tentato di levare la mano contro il tuo asino o di calpe­stare la piccola cavalletta, ricordati che l'asino è il fratello di Pietro Keegan e la cavalletta l'amica di Pietro Keegan. E quando sarai ten­tato di gettare una pietra a un peccatore o una maledizione a un mendicante, ricordali che Pie­tro Keegan è un peggior peccatore e un peggior mendicante, e conserva la pietra e la maledizione per lui, per la prossima volta in cui l'incontrerai. Ed ora dì « Che Dio vi benedica, Pietro w, prima di andartene, per prendere un po' di pratica.

Patsy                           - Ma, non sarebbe giusto, padre. Io non posso...

Keegan                       - Sì, che puoi. Avanti, fuori; o io ti metterò in mano questo bastone e ti costrin­gerò a colpirmi con esso.

Patsy                           - ( gettandosi in ginocchio in un'estasi di adorazione) Oh, è la vostra benedizione che voglio, padre Keegan! Non avrò fortuna se non mi benedite!

Keegan                       - (colpito) Alzati, avanti! Non ingi­nocchiarti dinanzi a me: io non sono un santo!

Patsy                           - ( con intensa convinzione) Oh, sì che lo siete, signore! (La cavalletta frinisce. Patsy, atterrito, si aggrappa alle mani di Keegan) Non mettetela contro di me, padre! Farò qualsiasi cosa che vorrete!

Keegan                       - (tirandolo su) Stupidone che non sei altro ! Non vedi che mi ha fischiato per dirmi che la signorina Reilly sta venendo?! Ecco! Guardala, e rimettiti a posto, vergogna! Via, ora, o farai tardi alla vettura, se non corri! (Spingendolo giù per la collina) Vedo già la polvere in fondo alla vallata!

Patsy                           - Il Signore ci salvi! (Corre via verso la strada come perseguitato).

F I N E