LA DONNA INTUITIVA
Monologo
di ALDO NICOLAJ
PERSONAGGI
MARIA ERSILIA
Commedia formattata da
Devo dire che non sono mai stata bellissima, ma agli uomini piacevo, anche se la mia forte personalità intimidiva e frenava un poco la loro passionalità. Ma mi trovavano una donna interessante. Capivano che non ero una femminuccia qualsiasi e che sarei sempre stata al loro livello. Parlo di uomini di classe, naturalmente, i soli che abbia mai preso in considerazione… Degli altri, quelli comuni, me ne servivo per un rapido usa e getta. Dopo un incontro sessuale, buongiorno o buonasera, una bella doccia e non ricordavo nemmeno che faccia avessero. Dopo aver scartata e succhiata una caramella, si butta la carta e non si ricorda nemmeno il colore. L’acqua serve per dissetare, ma a tavola vini d’annata e champagne. Così sono sempre state le mie regole. Per le amicizie, maschili e no, come per gli acquisti, ho sempre privilegiato la qualità. Una questione di pelle. E, poi, piaccia o no, sono fatta così, non perdo mai la testa e sono sempre presente a me stessa. Ammetto di non essere una donna semplice. E non voglio sentir parlare di me come di una donna intelligente, perché sono intelligentissima. Lo dicono tutti, del resto. E se non lo dicono, lo pensano. E se non lo pensano, sono degli imbecilli, dei poveri ignoranti, che vogliono negare l’evidenza… Ed io gli ignoranti li detesto e li sterminerei tutti. Ma, nello stesso tempo non sono razzista, perché non discrimino nessuno. Tratto democraticamente chicchessia, saluto i netturbini, sorrido agli zingari, tollero gli emarginati, non ho problemi con gli extraeuropei, rispetto le varie religioni razze, ebrei compresi. Sono disposta anche a ringraziare un cameriere che mi serve, ma non a familiarizzare con chi non ha né cervello, né cultura, né classe… Amo discutere, ma con chi mi capisce, voglio dire con qualcuno al mio livello. Faccio eccezione per le teste coronate a causa del loro indiscusso prestigio. E, poi, perché , poverini, sono tutti perfino troppo penalizzati, culturalmente parlando… Il mio cervello è attivo, in continuo fermento. Per i miei giudizi, sempre straordinariamente acuti, ci vogliono interlocutori intellettualmente all’altezza. Sono nata intelligente come si nasce con gli occhi a mandorla o con il naso all’insù. Mi hanno concepita così, con altissimo quoziente intellettuale… Appena venuta al mondo, mio padre, uomo di grande acume, guardandomi preoccupato nella culla pare abbia detto con una smorfia “Speriamo almeno sia intelligente”. Un angelo di passaggio, deve averlo subito ascoltato ed esaudito, esagerando… Mi scelsero una balia della regione della Loira, così col latte ho succhiato cultura francese, per cui è logico che il mio spirito sia diventato cartesiano. Ed infatti coi miei ragionamenti spacco un capello in quattro. Mio marito non riusciva a capacitarsi della mia intelligenza. Lui, pur appartenendo ad una grande famiglia con antenati risalenti alle crociate, non aveva la mia lucidità, né il mio spirito, né la mia vivacità intellettuale, poverino. Non che fosse uno sciocco, perché altrimenti non avrei mai messo gli occhi su di lui, ma riconosceva anche lui che il suo quoziente intellettivo era molto inferiore al mio… Lui, il mio Luciantonio, essendo uno sportivo, aveva una mentalità diversa, ai libri preferiva la sana vita all’aria aperta ed allo studio privilegiava la natura. Ognuno ha i suoi gusti… Ed io i suoi li ho sempre rispettati. Lo conquistai appena lo vidi, anche se lui, testardo come gran parte degli aristocratici, fece passare molto tempo prima di ammetterlo. Ma io con la mia intuizione, avevo capito quale fosse il suo sentimento. Anche se, fisicamente non era il mio tipo, mi aveva subito attratto. Non so perché, ma l’uomo per me deve avere qualcosa di animalesco, devo farmi sentire la sua forza carnale, l’avidità del possesso, ho una sensibilità estrema alla forza bruta del maschio… Luciantonio, invece, con la sua figura longilinea, i suoi modi raffinati, così aggraziato nel muoversi e pieno di classe, non aveva le caratteristiche che mi attraevano, ma come marito mi andava benissimo. Non era polemico, aveva indole dolce e riservata, era buono come il pane e, come se non bastasse, aveva anche un’altra grande qualità: era muto. Ed ha un fascino particolare l’uomo che può esprimersi solo a gesti… Tra di noi era possibile stabilire un accordo perfetto… Se non riusciva a parlare né a me, né ai miei sensi, la sua spiritualità mi pareva si adattasse benissimo alla mia… La mia intuizione mi fece capire che il compagno della mia vita non poteva essere che lui. Infatti, oltre ad essere duca, sarebbe stato erede di una cospicua fortuna ed in giro, in quel periodo, non si trovava di meglio. Il fatto che fosse muto, poi, costituiva un pregio, uno charme in più… Quando all’improvviso gli proposi di sposarmi, era muto, non sordomuto, l’emozione lo fece impallidire, si mise a tremare e certo, pensando di non meritarmi, vincendo la sua proverbiale timidezza mi rispose scuotendo con forza la testa, per farmi capire l’impossibilità di una nostra intesa sentimentale… Credo temesse di non essere all’altezza, povero caro, di vivere con una donna intelligente come me. Ci risi sopra, ma non mi rassegnai… Come se si trattasse di un gioco, insistetti nella richiesta rifacendogli la proposta ogni qualvolta me ne capitava l’occasione. Testardo com’era, il duchino non voleva nemmeno starmi a sentire e scappava via, come un bambino spaventato… Ed io mi divertivo un mondo a vederlo all’improvviso spronare il cavallo, tuffarsi in piscina, pedalare via con la bicicletta, partire per una improvvisata corsa ad ostacoli, pur di allontanarsi da me… Reagiva come tutti i timidi e sentendo crescere il suo amore per me… cercava di nasconderlo persino a se stesso… Quando casualmente lo incontravo per strada cercava di evitarmi cambiando direzione, passando al marciapiedi opposto, entrando in un portone o in un negozio o in una chiesa, ma io lo raggiungevo, puntandolo immediatamente, come un cane da caccia. Arrossendo sconvolto, col suo curioso linguaggio di segni, mi faceva capire di non voler sentir parlare di matrimonio… La mia crudele civetteria si divertiva nel vedere che questo argomento lo angosciasse così tanto… Se non mi amava, come mai impallidiva o arrossiva ogni qual volta mi vedeva?!? Possibile che lo sport non riuscisse a fargli sparire quella forma di timidezza?… Per ingelosirmi faceva la corte ad altre ragazze del nostro ambiente, che erano piuttosto graziose, ma di una intelligenza talmente mediocre che non potevano essere paragonate a me. L’unica dote che avevano era quella di fare sport con lui. Luciantonio quando era con loro sembrava felice e disinvolto, ma io che lo conoscevo bene, capivo che fingeva ed accettava la loro compagnia soltanto per giocare a tennis o nuotare, cercando di dimenticare il sentimento che aveva per me. Quando lui faceva sport non potevo seguirlo perché non ne ho mai praticato alcuno, ma lo accompagnavo quando andava in alta quota a sciare, perché mio padre mi ha fatto passare in alta montagna gran parte dell’infanzia, pensando forse giovasse alla mia salute. E telefonava spesso per essere rassicurato che non fossi stata divorata dai lupi, né caduta in un burrone sfracellandomi. La governante cui ero affidata aveva l’ordine di lasciarmi andare dove volevo. Perciò sono una buona sciatrice e non facevo brutta figura andando in montagna con Luciantonio, anche se questo non andava troppo a genio alla duchessa madre. Secondo lei, per le mie caratteristiche somatiche, non avevo i canoni della bellezza classica. Era una donna che imponeva a tutti quello che voleva lei. Per non umiliare il figlio muto, non gli rivolgeva mai la parola né in pubblico, né in privato, ma con gli occhi lo comandava a bacchetta. Anche a distanza, gli dava ordini solo con un’occhiata. Egoista e possessiva, non voleva farmi entrare nella famiglia, anche se appartenevo ad un casato illustre come il suo… Non mi accettava perché mio nonno paterno aveva perso alle corse dei cavalli tutti i nostri beni, terre e castelli compresi. Le vecchie aristocratiche sono disposte ad accettare tutto per un figlio, ma non una nuora intelligente con mezzi economici limitati… Per fortuna sono una donna che non demorde, e che se si mette un’idea in testa, non vi rinuncia… È un’altra caratteristica della mia intelligenza. E, poi, pensando al mio futuro, ero fermamente convinta che nessun altro uomo se non Luciantonio avrebbe potuto darmi la sicurezza economica di cui avevo bisogno. C’erano altri giovanotti appetibili, ma Piergiorgio Collepiatto, sciocchino com’era, perdeva il suo tempo a portarsi a letto donne di qualsiasi ceto o razza o età. Gianamedeo Rubinescoli, di grande famiglia anche lui, aveva il vizio del videogioco e stava perdendo poco a poco tutto, come già aveva fatto mio nonno con i cavalli… Esterino, l’ultimo rampollo di casa Bernasecchi, oltre non essere portato al coito tradizionale, si era fatto ipotecare per debiti anche il castello di famiglia. Perciò Luciantonio, così sportivo, così spirituale e così ricco, mi pareva veramente il partito ideale… Ne ero innamorata? Questo era secondario, perché la mia intelligenza aveva stabilito che sposando quel bel mutolino, non avrei avuto problemi per il futuro. La sicurezza economica è in fondo più importante dell’amore. Anche perché , se ben amministrata, è più duratura. E, poi, col danaro, avrei sempre potuto avere l’amore fisico da quegli individui tarchiati e forti, che mi piacevano e che dopo l’uso terapeutico che ne facevo, non destavano più in me né interesse, né attrazione. In fondo, devo avere ereditato qualcosa dei miei avi, che praticavano lo jus primae noctis… Se allora fossi stata castellana, avrei voluto giacere con lo sposo la notte delle nozze e mandarlo tranquillamente al diavolo, o meglio con la legittima sposa, il mattino seguente. Sono una donna razionale. Divido la parte fisica da quella spirituale, che è la più importante. Per lo meno lo è per me… Da una parte i sensi, dall’altra lo spirito… Ma Luciantonio, con la sua testardaggine, non cedeva… Alla fine me ne diede gentilmente l’occasione la duchessa madre, che grazie ad una provvidenziale indigestione di gamberi, che le avevo fatto avere in omaggio, lasciò questa valle di lacrime. Certe volte mi stupisco io stessa di avere intuizioni così straordinarie. L’improvviso lutto lasciò il povero Luciantonio veramente disperato… La perdita della mamma lo aveva distrutto, poverino. Gli stetti vicino cercando di consolarlo con tutta la mia sensibilità ed intelligenza, ma non ci riuscivo. Lo accompagnai a sciare ma la montagna aumentava la sua tristezza. Alla fine, per un’altra inspiegabile quanto felice intuizione, lo convinsi a partire per una lunga crociera nei mari del sud in mia compagnia, naturalmente cabine separate, Tre settimane di mare sarebbero riuscite a distrarlo ed a calmare la sua pena. Non aveva mai viaggiato per nave, perciò quel caro ragazzo ignorava di soffrire il mare. Peggio, non sopportava il minimo movimento delle onde. Il normale dondolio gli faceva rovesciare lo stomaco Se ne accorse subito, ma fu il secondo giorno, quando ci trovammo in balia di una violenta tempesta, che capi la gravità di quanto gli succedeva… E chi poteva curarlo ed assisterlo, se non io? Fu un viaggio molto spiacevole perché per tutta la navigazione non trovammo mai bonaccia, così che quando facevamo scalo nei porti Luciantonio era così debilitato che mi obbligava a rinunciare alle gite. Rendendosi conto fino a che punto mi prodigavo per lui, alla mia ultima richiesta di sposarmi, forse perché così debole da non poter stare nemmeno più in piedi, non scosse più la testa. Per la gioia mi feci rifare il naso, raddrizzare gli occhi, sistemare i denti. E visto che c’ero, mi permisi anche qualche altro intervento estetico Non so se tutto questo fu sufficiente per modificare la mia fisionomia, ma appena rifatta, come promesso, ci sposammo… Il nostro fu veramente un matrimonio d’amore. Ero raggiante sotto i miei fruscianti veli mentre stringevo tra le mani il mazzolino di fiori d’arancio, nel quale avevo nascosto una graziosa rivoltella che avrei usato se lui avesse osato scuotere la testa all’ultimo momento… Ma andò tutto bene e cominciò così la mia nuova vita, tutta presa dal lavoro che mi dava occuparmi dell’immenso patrimonio della famiglia… Installata nel palazzo ducale, avevo il posto che mi spettava ed i mezzi dei quali avevo bisogno. Fu un periodo sereno, anche se breve. Con Luciantonio avevamo poco da dirci e i gesti e segni che faceva finirono per annoiarmi terribilmente. Era un uomo delizioso, ma la vita con lui era monotona. Quasi subito preferì separare le camere in quanto non gradiva le lunghe letture che gli facevo a letto sulle caratteristiche della filosofia orientale… Pensavo in quel modo di risvegliare in lui curiosità erotiche, ma mi sbagliavo… In fondo era un individuo strano e complicato, aveva tutto quello che un uomo poteva sognare ma non sembrava felice… Ed a me spiaceva. Ragionai cartesianamente e la mia intuizione trovò il modo di risolvere una volta per tutte i nostri rapporti. Successe in montagna, sciando. E fu una vera disgrazia. Passandogli accanto a tutta velocità, fuori pista, dove amava lanciarsi, lo urtai appena per segnalargli la mia presenza, ma lui, preso alla sprovvista, perso l’equilibrio, precipitò in un burrone. Diedi subito l’allarme, ma il tempo s’era guastato ed aveva ripreso a nevicare. Le ricerche continuarono, ma il suo corpo fu ricuperato solo a primavera quando si sciolsero i ghiacciai. Si scoprì anche che non soltanto lui era precipitato, ma anche due altri sciatori che io avevo sbadatamente urtato credendo che si trattasse del mio adorato Luciantonio. Ed a me, vedova, è restato il non facile compito di occuparmi di tutto quanto morendo mio marito mi ha lasciato… In fondo, grazie a tre intuizioni: scegliere come marito Luciantonio, offrire gamberi alla duchessa madre e dando un‘affettuosa spinta al mio adorato che sciava accanto ad un burrone… ho risolto in modo molto soddisfacente la mia vita…
FINE