La macina

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LA MACINA

di

ALBERTO BASSETTI

PERSONAGGI

PRIMO UOMO (Giornalista; Sindaco Rossi; Prefetto di Milano)

SECONDO UOMO (Giornalista; Presidente Mucci; Procuratore; Passante "snob")

TERZO UOMO (Giornalista; Futurista; Cabiria; Tenente Gregori; Passante "snob")

QUARTO UOMO (Giornalista; direttore dell’"Avanti!"; Benito Mussolini)

DONNA DEL POPOLO (più personaggi)

CONTADINO (più personaggi)

SCENA

Redazione di giornale e/o stanza di tribunale; ed altro:

Ossia: un tavolo e qualche sedia.

NOTA

Tutto il materiale relativo alle testimonianze ed ai dibattimenti processuali è desunto dagli atti ufficiali e riportato fedelmente. Fonte principale il volume di Mario Ferrarese "La repressione liberale

Due uomini stanno bevendo un caffè, seduti attorno ad un tavolo pieno di fascicoli, ritagli, giornali: carta. Dopo un po’, uno di loro si alza ed inforca un paio d’occhiali. Si pettina accuratamente ricomponendosi i capelli all’indietro. Sistema anche i propri baffi in maniera un po’ diversa. E’ come si stesse "truccando". Parlerà in modo nervoso, stizzito: decisamente "sopra le righe".

PRIMO UOMO "Società agricola Savoia" ... (Si scosta un po’ dal tavolo, avanzando verso il proscenio. Senza guardare l’altro) Si sta male qui? .... Nessuno Vi trattiene: andate al Nord, lo fanno tanti. O all’estero: poi tornate, qualche soldo da parte ....

SECONDO UOMO Ed i proprietari ci offrono la terra al doppio del suo valore! (Anch’egli si alza. Si sposta i capelli, facendo la riga al centro; anche lui risistema i baffi. Poi toglie gli occhiali, poggiandoli sul tavolo. Parla in tono ansioso, concitato: quasi artificioso). Questo mezzogiorno: sfruttato; riserva finanziaria e mercato coloniale del Nord .... Campagna risucchiata dalla città... Italia: "Non donna di provincie, ma bordello".

PRIMO UOMO Evitiamo le parolacce!

SECONDO UOMO Questo è Dante! ... (Pausa, riprende, con forza) La scelta industriale dell’Italia: che non ha materie prime, che non v’è preparata ... Disintegrazione della nostra civiltà ... Oltre tre milioni di contadini del Sud emigrati oltreoceano: dall’inizio del secolo ad oggi, in tredici anni!

PRIMO UOMO E allora, cosa volete fare con queste "leghe"; "camere del lavoro", "società di mutuo soccorso"? ... (Pausa) Le casse "rurali cattoliche", loro possono aiutarvi ... il clero; com’è stato per secoli! ....

SECONDO UOMO Rendendoci suoi schiavi! T’aiuta solo finchè fai esattamente ciò che vuole!

PRIMO UOMO (come non lo avesse sentito, prosegue) E per la vita comune; c’è la parrocchia ... (Prende a canticchiare sottovoce, delicatamente, anche se l’altro parla) Tra le rose e le viole / anche un giglio ci sta bene/ .. Noi vogliamo tanto bene / alla madre superiora ...

SECONDO UOMO Vita comune? cos’è più? Un paesino come il nostro ... il clero , già: nonostante le parole dei piemontesi, conta come prima ... Poi, piccolo borghesi nel ruolo di segretari comunali; controllori, burocrati, amministratori: hanno tolto ai contadini ogni spazio per la cura delle proprie cose!

PRIMO UOMO Le proprie cose! Ringraziate i principi Doria Pamphilij se potete chiamarle così!

SECONDO UOMO Ringraziare?!? I principi Doria vendono, le terre cambiano proprietario, ma non possono mai essere di chi ci vive e lavora tutti i giorni di tutto l’anno

PRIMO UOMO Anche questo!

SECONDO UOMO Lo promise Garibaldi quando chiamò alle armi la gente del Sud! Invece i piemontesi ... Anche le terre tolte al clero ... Distribuite? Concesse a riscatto? No: vendute all’asta! E chi poteva comprarle, se non gli stessi latifondisti, nobili ed arricchiti di sempre! I suoi principi Doria, ad esempio: che ora cercano di toglierci perfino quei diritti e concessioni esistenti dai tempi del feudalesimo!

PRIMO UOMO (carico, quasi saltellando per rinvigorire le sue parole) Pagare, pagare! Per gli usi civici, bisogna pagare! Per macinare per lavorare per abbeverare per pascolare!

SECONDO UOMO Ecco chi é lei, signor sindaco! E come potrebbe essere giusto, lei? L’amministratore dei beni del principe!

PRIMO UOMO Ce l’avete col principe: sbagliate! Un vero signore .... Se lo conosceste come lo conosco io ... raffinato ... spiritoso ... (Lo guarda con sprezzo. Scandisce ciascuna delle tre parole) "Società Agricola Savoia" ... Contro la proprietà, contro il principe che è così vicino al Papa ...

SECONDO UOMO I Papi hanno sempre vicino ricchi e potenti ... Del popolo apprezzano solo processioni ed elemosine!

PRIMO UOMO Il popolo ... Si nutre della sua miseria, e il contadino ... A furia di stare colle bestie ... Perciò c’è una classe, eletta alla guida del volgo. Per grazia divina, come si diceva un tempo ... A casa ho una bella stampa, credo sia veneziana. C’è Dio che dal Cielo parla a tre uomini. Al Papa dice: "Prega"; al nobile: "Difendi"; al contadino: "Affaticati". Volontà divina ... (Scaldandosi) E chi le avrebbe fatte le Crociate, eh? E tutte le altre guerre che hanno fatto la Storia? Se fosse stato per il popolo, si: tutti al paesello! .... Altrimenti la rivoluzione, come in Francia ... Bella roba: ecco cosa ha saputo fare il popolo, al potere!

SECONDO UOMO Non vogliamo nessuna rivoluzione ... Il nostro statuto parla chiaro! (Con un po’ di enfasi e retorica legge) Articolo primo: "Nel nome di Dio, in omaggio al Re; per il bene supremo della Patria, i contadini di Roccagorga, ispirandosi a sentimenti di concordia e fratellanza per raggiungere i vantaggi e i benefici dell’anime, istituiscono a Roccagorga una società di mutuo soccorso che assume il nome di "Società Agricola Savoia". Articolo secondo: "Il programma della "Società Agricola Savoia" è compendiato in questi due binomi: "Fede e Lavoro" e "Patria e Re". Su queste basi incrollabili svolge la sua azione benefica in mezzo ai lavoratori della terra". Articolo terzo: "Se il vessillo sociale ì il tricolore della Patria, il grido di azione è: "Sempre avanti Savoia", grido beneaugurante alle sorti dell’Italia; dei Savoia in ogni tempo prodi e magnanimi, e dell’umile società, della dinastia gloriosa regnante prende il nome".

PRIMO UOMOE vuole andare ancora avanti? Basta, basta con queste idiozie! (Guardandolo con sprezzo) Per certa gente ci vuole una lezione! Sperate di avere dei benefici appoggiandovi ai Savoia?... Ma lo sapete che é pura illusione ... Loro disprezzano voi e tutto il Sud... Tutti noi ... Lo ha detto lei stesso poco fa ... (Pausa) Attenti .... Oggi arriva l’esercito: Bersaglieri, carabinieri, c’è poco da scherzare!

SECONDO UOMOScherzare? .... Non se ne parla! ... Protestare: sì! Che almeno vada via il medico condotto, quel corrotto perdigiorno che lei tiene in casa. Non visita: mai, e lei sa se ce ne sarebbe bisogno ... Se una donna gli si rivolge, riceve solo proposte oscene.

PRIMO UOMOChe dovrebbero solo onorarla: un dottore.... E poi; ancora con questo dottore? Ma non è già venuto un commissario da Roma per indagare?

SECONDO UOMO Si, e nonostante fosse anch’egli suo ospite; non ha potuto fare a meno di darci ragione! Allora, perché sta ancora qui?

PRIMO UOMOMa ... (Commuovendosi, estrae il fazzoletto) E’ Natale ... Poi Capodanno; giorni di festa ... Aspetti, aspettate ... Un po’ di pazienza .... Domani, la Befana ...

SECONDO UOMO Allora, lei che é così potente, veda di farci mettere nella calza quanto segue: organizzazione sanitaria, acqua, luce, sistema fognario!

PRIMO UOMO Oh ... nient’altro?

SECONDO UOMO Sì: basta coi balzelli fiscali che vi siete inventati! (Gli si fa sotto, minaccioso)

PRIMO UOMO Bene, ho preso nota di tutto. Ma più che con la Befana ... Stasera ne parlerò con l’ufficiale dell’Esercito, a cena, a casa mia ... (Pausa) Tranquilli: avrete una bella Befana. (Affrontandolo)

SECONDO UOMO Leccapiedi ... Di nobili e potenti!

PRIMO UOMO (Anch’egli con odio, ma più sottile, velato d’ironia) Sto meglio di lei, che lecca quelli degli straccioni!

SECONDO UOMO Straccioni, sì: vecchi che non possono raccogliere legna secca nelle terre che hanno posseduto, e bonificato, nella loro giovinezza! Uomini che prendono una lira e cinquanta centesimi per dodici ore di lavoro! Donne a cinquanta centesimi, che diventano venticinque se accettano un piatto di granturco!

PRIMO UOMO (Citando) "Da ciascuno secondo le proprie possibilità; a ciascuno secondo le sue necessità" ... Dovrebbe conoscere queste frasi: le ha scritte il vostro profeta, e allora? ... Volete mettere le "possibilità" di lavorare di un popolano, rispetto a quelle di un principe, che neanche saprebbe tenere la zappa tra le mani senza vedersele sanguinare dopo cinque minuti? ... E, al contrario, le "necessità", anche nutrizionali, di detto principe il cui stomaco é abituato a ben altro che (con sprezzo) piatti di granturco ... (Canticchia, tra i denti. E’ come una filastrocca che sta inventandosi lì per lì, quasi uno "sfottò") Centocinquanta sono sufficienti / In soldoni non sono certo pochi / Basta saper evitare gli sprechi: / Io uso i soldi dei contribuenti! (Compiaciuto, commenta tra sé) Però! (Ricomponendosi, in tono aggressivo) Domani, tenga in casa i suoi uomini, che ne faremo una salata! Io stesso mi armerò di rivoltella e cinque e sei me li beccherò!

Appare sul fondo una DONNA di Roccagorga.

DONNA Voi? Ma non siete un paesano nostro? ... Voi farete nulla.

Il Sindaco si gira, ma lei scompare. Lui le grida dietro.

PRIMO UOMO Ehi tu, domani: non uscire di casa, eh? Che volete fare, contadinacci: comizi? Ma a chi volete che interessino? ... Disuniti, scostanti: se non lavorate, sono i vostri stessi raccolti che vi giocate: non avrete mai la forza degli operai!

SECONDO UOMO I quali, per la verità, già loro, non che ne abbiano tanta! Ma cambierà, cambierà...

(prende per il bavero l’altro , che fa altrettanto. Si guardano ravvicinatissimi, con occhi di fuoco)

Entra, quasi correndo, un TERZO UOMO.

TERZO UOMO Sapete le ultime? (Si blocca) Compagni! (Si avvicina, li scuote. I due, pur conservando l’aria truce, si staccano) Ma come? ... Con quello che succede ... Metterci a litigare ... Che fine farà l’unità? ... Così facciamo il loro gioco! ...

Gli altri due si staccano gli occhi di dosso, e lo guardano. Poi, tornano ad incrociare gli sguardi e, all’unisono, scoppiano in una fragorosa risata. Solo allora il TERZO UOMO sembra rendersi conto del fatto che gli altri due sono "truccati" e stavano dunque, probabilmente, recitando.

TERZO UOMO Ma, ma ... (Ricollegando, prende anch’egli a ridere) Ecco perché ... (Accennando ai baffi, agli occhiali, ai capelli dei due) Ma cosa, ch? .... Ah! (Colto da un’idea, fruga sul tavolo. Guarda una foto confrontandola col PRIMO UOMO). Eccoti: Cencio Rossi! (Con falsa ampollosità) Sindaco di Roccagorga.

(Torna al tavolo, spulciando altre fotografie. Ora osserva il SECONDO UOMO). Dante Mucci, presidente della "Società Agricola Savoia" ... (Rilassandosi) Chiaro: ricostruivate i fatti, le psicologie, prima di scrivere il pezzo: geniale!

SECONDO UOMO Ma dai! Era solo per

TERZO UOMO (Lo interrompe) No, non sminuite: un grande metodo ... "Il metodo"! Per casi come questo ... Fossimo a teatro ... (Riflette) Stanislavskij, sì: "Teatro d’Arte di Mosca" ...

SECONDO UOMO Ma via, che non c’entra nulla!

PRIMO UOMO Stai andando proprio lontano ... Il nostro lavoro è diverso: non dobbiamo interpretare! Ci sono già i governativi ... Noi dobbiamo perseguire la verità: realismo!

TERZO UOMO ...Trovarvi così, mi ha messo in moto certe idee: una recita!

SECONDO UOMO I drammaturghi hanno altro da scrivere: la poesia, la notte, il dubbio, la grande metafora ... Il nulla ... I nostri poveri contadini, a chi interessano? Il pubblico vuole altro!

TERZO UOMO Capisco cosa intendi. (Fa un cenno: gli altri due siedono. Recita)

Taci. Su le soglie/ del bosco non odo/ parole che dici/ umane ma odo/ parole più nuove/ che parlano gocciole e foglie / lontane./ Ascolta. Piove/ dalle nuvole sparse ...

Adesso il SECONDO UOMO si alza e indossa una bombetta: parla veloce staccando ogni suono, preciso , quasi esasperante.

SECONDO UOMO Bun Tum putùm zum pappà ... Libia ... pù tupù putù pam map ... Guerra ... Ratatatatatatam zumpappà ... (Si ferma e guarda il PRIMO UOMO) Ha letto: "La battaglia di Tripoli"? (L’altro fa un cenno negativo con capo) "Magarka il futurista"? (Idem) Allora venga, venga: venite tutti! (Gli dà dei bigliettini)

TERZO UOMO (Legge) "Serata futurista a Milano". Ci andiamo? (Rivolto allo stesso SECONDO UOMO che è tornato a sedere accanto a lui)

Il TERZO UOMO, dismessi i panni dannunziani, riappare con un peplo gettato sul vestito; ed una parrucca, da donna. Prende a gesticolare con un’attrice del cinema muto: espressioni cariche, esasperate.

PRIMO UOMO Chi è?

SECONDO UOMO Come? ... (Con grande ovvetà) Cabiria! Non hai visto il film di Pastrone? La bimba romana rapita dai Cartaginesi ...

PRIMO UOMO Allora perchè ha il peplo, che è greco?

SECONDO UOMO Licenza poetica, lascia stare. Ma il film, lo hai visto?

PRIMO UOMO ... Si, ecco! (Ricorda) Quello con didascalie di D’Annunzio!

SECONDO UOMO (Assente col capo) I nostri, in Africa: ad espugnare Cartagine!

PRIMO UOMO E ci riescono?

SECONDO UOMO (Con sprezzo) Ma lo sai che sei proprio ignorante? ... Vai a vederti il film; oppure ripassati i libri di storia, che diamine!

PRIMO UOMO (Sorride, superiore. Lo fissa con aria divertita, forse anche un sfottendolo) Ma so benissimo come va a finire: arriva Maciste, e vinciamo!

TERZO UOMO (Togliendo peplo e parrucca, sconsolato) D’Annunzio, Marinetti, Maciste ... E’ il nostro tempo!

SECONDO UOMO Parlar di contadini? ... Follia!

PRIMO UOMO Adesso: ma bisogna tener duro! Quando "il sol dell’avvenire" avrà trionfato, ci vorranno uomini che parlino di questa gente! Poveri martiri contadini proletari: ed anche di noi, sì, e del nostro lavoro!

(Siede appoggiando il gomito sul tavolo, tenendosi la testa: parla con passione, gravità, quasi sofferenza) Domani: che ancora i braccianti debbano morire per aver protestato? O sul lavoro, per mancanza di ogni elementare norma di sicurezza? (Sorride amaro) Magari per completare in tutta fretta, che so, qualche stadio di calcio... Pare così in voga, oggi, questo sport ... Che ancora i signori girino, scortati, in carrozza o in automobile a nostre spese, mentre gli altri non trovano posto a sedere neanche sui mezzi pubblici? Che ancora nobiltà e clero usufruiscano di privilegi? Che ancora ci sia controllo, censura, manipolazione sui mezzi d’informazione? Ancora questa ... (Cerca le parole. Le vede scritte su un giornale che ha davanti; le legge) "Politica della strage" ... Già: che soprattutto, fra cinquant’anni, o più, ancora il nostro governo si regga sui voti di mafia e camorra come questo di Giolitti? ... No, se lo credessi, non starei qui a lottare!

Entra un QUARTO UOMO: veloce, impaziente, nervoso. Assolutamente convinto di quel che dice.

QUARTO UOMO "Assassinio di stato": questo sarà il titolo! Non c’è altra possibilità: ho saputo particolari ... Agghiaccianti! Altro eccidio di Giolitti: Roccagorga, sei gennaio millenovecentotredici! Dopo l’anno di guerra all’esterno, avremo dunque un anno di guerra all’interno: verso un nuovo novantotto! Bisogna tornare ad esaltare i valori dello sciopero generale; il diritto alla rivolta! (Urla) Il nostro è un grido di guerra! Chi massacra sappia che può essere a sua volta massacrato. Ma come, nell’Italia che noi sognamo grande, maestra di civiltà, si fucilano i vecchi inermi, le donne gravide, i bimbi perduti? ... E quando gli "arabi" di Roccagorga chiedono fogne, acqua, medici, luce: il governo, che non ha più milioni per averli spesi tutti in Libia, cosa fa? Manda l’esercito ed annega nel sangue la civile, santa, umana protesta del popolo!

Il QUARTO UOMO apre il giornale. E’ il numero del quotidiano "Avanti"! dell’otto gennaio millenovecentotredici; c’è scritto, a caratteri cubitali: "Come si ammazzano i proletari in Italia", ed un po’ più sotto: "Particolari raccapriccianti sugli eccidi rivelati dalle inchieste dell’"Avanti!" - Le proteste dei socialisti e dei lavoratori - La politica della strage". Per alcuni secondi questo giornale in piena luce domina la scena, finchè nel fascio di luce entra il PRIMO UOMO con una fascia tricolore sulla giacca: il Prefetto di Milano. Prende il giornale in mano e l’osserva. Gli altri escono di scena. Legge ad alta voce quei titoli.

PREFETTO Queste provocazioni non sono tollerabili: non per uno Stato come il nostro, cioè giovane, ancora da cementare ... Attacchi come questo! Ce n’est pas possible!

Seduto al tavolo il SECONDO UOMO, ora in luce anch’egli. Indossa una toga: Il Procuratore Generale.

PROCURATORE Concordo certamente con Lei. Tuttavia faccio rilevare, signor Prefetto, che siamo di fronte ad un caso particolare, delicato ...

PREFETTO "Delicato" ... via, non abbiamo toccato nè clero, nè aristocrazia ... Nemmeno un borghese ... Dirò di più: neanche un operaio! ... Erano dei contadini ... Parbleu! Parlare di "delicato" ... Cos’ha un contadino di delicato?

PROCURATORE Sette morti, più di cinquanta feriti: questo può colpire la sensibilità di qualche animo "delicato".

PREFETTO Aller, aller! Non è questione di numeri!

PROCURATORE Infatti: principalmente mi riferivo al fatto che i contadini sono stati tutti colpiti alle spalle.

PREFETTO Tutti?

PROCURATORE Quasi!

PREFETTO Vigliacchi: scappavano, invece di combattere!

PROCURATORE Avevano depositato nella loro sede quattro temperini e una fionda: tutte le "armi" che avevano.

PREFETTO Male: a la guerre comme a la guerre! Comunque, al tribunale di Frosinone siedono in questo momento i contadini di Roccagorga, che vengono processati. Verranno condannati, sicuramente! E noi qui, a Milano, ben più vicini al Piemonte, et à la douce France, nous ... Non possiamo essere da meno tollerando le voci di questi socialisti che vogliono minarci alle fondamenta. Quel fogliaccio propagandista diretto da un maestro elementare! Gli spezzerò le gambe a quel Mussolini! Non farà strada, ve lo dico io! Parola di Prefetto: (urla) viva l’Italia dei Savoia! Vive l’Italie de le roix sabaude, vive la l’Italie.

PROCURATORE (Un po’ sconcertato) Ma lei è ... Lei è un ... Patriota esaltato!

PREFETTO (Si gira per un attimo a guardalo, colpito, quasi spaventando l’altro; poi, con un sorriso di gratitudine, sincero) Grazie ... Grazie!

(Gli prende le mani tra le proprie, stringendole paternamente) Se ne è accorto ... Di solito, alla gente, sembra tutto normale ... In famiglia, poi ... Sa: Siamo tutti patrioti ... Il comandante Bava Beccaris, ritto fieramente sul suo cavallo ... La folla era lì, assembrata attorno al convento ... Colpi di cannone: Bum! Poi, i mortai:/ bum bum bum! Zan, zan, zan, ... Almeno ottanta morti, in un colpo solo! Che tempi! Fame, disoccupazione, disordine sociale: tutto risolto, per l’eroismo di uno! Non è poco! Io c’ero, il giorno che ricevette la medaglia da re! Ero proprio lì, l’ho visto, con questi occhi, attraverso lacrime di orgoglio e commozione, mentre il mio cuore: tum tum tupum ... Come batteva! ...

(recita, sottovoce) Il tuo nome è Beccaris Bava / Perch’è in cuore tu serbi la lava/ Un vulcan pronto per l’eruzione / Quando c’è una manifestazione /

PROCURATORE Lei è un cinico ... Oppure, un ipersensibile ... O forse solo un cuore sincero ... Lo ammetto, sì: quell’atto colpì anche me ... I cavalli lanciati al galoppo, le belle spade scintillanti che fendevano le carni di quella plebaglia, che reclamava per un tozzo di pane ... Senza ideali, sembrano pensare solo al cibo! Ma l’onore, l’azione eroica ... Ci vuol coraggio, molto coraggio per certe azioni! "Caricaaaaa!!!" Il Comandante, il Capo che alza la spada, dandosi potere di vita o di morte, ordinando il fuoco ... Altro che urlare in branchi per la piazza ... Colpire, colpire! (A mano a mano che il discorso procede, si va sempre più scomponendo, arrivando a mimare i colpi, imitato dall’altro. Avanzano, fendendo con immaginarie spade; uccidono, esprimono la loro forza ed il loro coraggio. Davanti a loro non sembrano più avere uomini, ma forse addirittura il mitico drago Faffner ucciso da Sigfrido. Esausti, si abbracciano).

Avanti, passa in piena luce una DONNA di Roccagorga, vestita di nero. Parla sottovoce, forse un po' intimorita dal pubblico.

DONNA Signori, tutte le lacrime che abbiamo versato nel giorno della strage basterebbero a muovere una macina di mulino. Il sangue di Fortunata Ciotti, la trucidata che stette tre ore sulla piazza senza soccorso, se lo sono bevuto i cani. I Carabinieri sembravano ammattiti. I soldati erano ubriachi. Signori: date anche a noi un po’ di giustizia.

(Scompare)

I DUE UOMINI (Insieme) Faremo un grande processo!

La luce li abbandona e passa sul QUARTO UOMO, il direttore dell’"Avanti", Benito Mussolini. Appoggiato alla spalliera di una sedia come fosse la balaustra di un banco dell’aula di tribunale.

MUSSOLINI Io, Benito Mussolini, mi permetto di esprimervi la mia ironica meraviglia per il fatto che tocchi a noi giornalisti dell’"Avanti!" sedere in questo banco di delinquenti sul quale invece, se la giustizia non fosse una commedia nella nostra società, dovrebbero sedere quelli che dopo aver tolto il pane tolsero la vita agli infelici contadini di Roccagorga!

Appare un CONTADINO.

CONTADINO Ero con mio figlio Mario, un bel giovinotto, sulla piazza pubblica, quando i "fantocchi" ci furono immediatamente sopra. Scappiamo, scappiamo, dicemmo subito noi. Invece gli altri, a distanza di quattro metri, ci spararono addosso. Il mio figlio cadde, e tentò di risollevarsi. Guai a lui. Nuovi colpi gli trafissero le carni. Io fuggii ferito alle gambe, alla spalla e al petto, e ciò nonostante mi arrestarono e mi tennero a lungo in carcere. Grazie al Signore Iddio, mi assolsero in istruttoria ... Meno male.

MUSSOLINI Ma così toglievano di contro un’eventuale parte lesa nel processo contro il tenente Gregori. Che, comunque, non c’è mai stato!

CONTADINO (Nella voce, gesti, oppure sostituendosi la giacca o il cappello, fa intedere di essere un altro contadino) Mia moglie era uscita per comprare un po’ di pane. Nel ritornare a casa venne inseguita dai soldati che le sparavano addosso a bruciapelo mentre il suo corpo era per metà dentro e metà fuori la porta di casa. Cadutami tra le braccia mi detti da fare per soccorrerla alla meglio. Postala a letto e notato che aveva otto ferite, cercai di uscire per andare a comperare un po’ di vino generoso, che la ristorasse. I "fantocchi" non mi lasciarono passare. Un graduato mi disse, ricacciandomi in casa: "Tua moglie muore? E crepi!"

Una voce da dietro: sembra quella del Prefetto.

VOCE Un soldato, un militare, è stato ferito!!!

MUSSOLINI Le revolverate vennero sparate dai carabinieri! Nessuno della folla aveva armi da fuoco e perciò se il tenente Gregori ha ordinato il fuoco preso dal panico per gli spari uditi, egli ha deplorevolmente confuso le gesta dei carabinieri con quelle non compiute dalla folla.

PROCURATORE Bene, questo può anche essere; visto che così è risultato dalle indagini. Ma nessuno può negare che si siano tirati dei sassi!

Luce sulla DONNA a proscenio. Fissa la platea.

DONNA Sassi, sì ... Dopo le scariche, lo Spaziani Giacinto fuggiva per la piazza disperato col suo bambino morto fra le braccia. Si gettò piangendo verso i soldati. Al maresciallo chiese come un pazzo che lo lasciasse passare. Il maresciallo era eccitatissimo e gli rispose di andarsene in fretta. Lo Spaziani allora tornò indietro. Grondava sangue da tutte le parti. Aveva suo figlio morto fra le braccia. Pover’uomo ....

CONTADINO (Interpretando ancora un’altra parte, si presenta, timidamente) Spaziani ... Giacinto. (Tiene tra le mani, come una reliquia, un cappello bucato. Nervosamente tocca quei fori, passandoci il dito).

VOCE (Risata) Oh, ti hanno ferito il cappello?

MUSSOLINI (Ancora dal suo "banco") Già: gli han bucato il cappello, gli hanno stroncato una gamba, fratturato le costole, e accoppato il figlio in braccio. E quindi non c’è da ridere.

CONTADINO (Parla con rabbia, ma trattenuta, quasi a bassa voce) C’è di più. Mi hanno anche arrestato e trattenuto in carcere per otto mesi.

PROCURATORE Assolvendovi, se non altro!

CONTADINO Sì, ma straziandomi per sempre, avvelenando la mia povera vita.

PROCURATORE Se foste stato a casa vostra non vi sarebbe capitato nulla. Perchè andate in piazza nei momenti di tumulto con il bambino in braccio?

PRIMO UOMO Santo Iddio, ma proprio per questo: avrei portato il mio bambino in braccio, se avessi voluto fare la guerra? ... (Ricorda, ma è come un fatto troppo lontano, ormai) M’ero recato dal barbiere e poi mi dirigevo a sentir messa. Ma i soldati quel giorno erano come bestie inferocite. In piazza, mentre mi avevano colpito a bruciapelo, con fuoco indemoniato, e intorno a me non c’era nessuno da spaventarli, io venivo da un vicolo ormai deserto; non soltanto non mi volevano lasciar proseguire verso la mia casa per deporvi il cadavere del mio bambino, e far curare me; ma ho anche visto i fantocchi pizzicare per veder s’era viva la povera Fortunata Ciotti, che aveva il cranio scoperchiato e perdeva sangue per il mostruosissimo aborto.

PROCURATORE Le vostre ferite non risultarono così gravi!

CONTADINO Dapprincipio non le sentii, tanto era lo spasimo per la morte del mio figliolo ch’era bello come un fiore. Ma arrivato a casa mi accorsi che ero tutto sangue.

Purpureo era il mio sangue come quello di mio figlio che era sangue mio.

MUSSOLINI Voi potete dire dell’altro, e cioè che il sindaco Rossi dopo l’eccidio venne a casa vostra.

CONTADINO Sì, mi disse che se avesse comandato lui, avrebbe ordinato il fuoco due ore prima. Successivamente suo fratello Giuseppe tornò al mio letto di dolore per offrirmi cinquecento lire, in compenso della testimonianza falsa che io dovevo rendere, accusando Dante Mucci di averci sobillati. Io non ho accettato.

DONNA Presi l’uomo caduto per trasportarlo in un vicolo vicino, piangevo. Trovai il Sindaco Rossi il quale mi gridò: "Cosa stai qui a piangere i morti altrui? Anche tuo marito e tuo figlio sono stati ammazzati". Caddi in ginocchio, ma ritrovai subito la forza di correre verso casa. Poco dopo vidi entrare mio marito, senza il bambino e con il petto squarciato. Povero il mio uomo. Mandava sangue come una botte con la cannella. Mi parve di impazzire, di morire. "Mio figlio! Dov’è mio figlio?" Era stato ammazzato in braccio a mio marito!

A pochi giorni dalla tragedia, il Sindaco Rossi mi mandò a chiamare. Dopo aver deplorato che i morti fossero stati pochi, esclamò: "Non dite dei colpi di rivoltella, se no sapete che "conto vi torna". E mi offrì cento lire. Rifiutai. E continuò: dovete dire che Dante Mucci vi aveva minacciato, se non foste andata alla dimostrazione, di farvi fucilare alla schiena dalla compagne. Anche questa volta ricusai di prestarmi all’infamia. Fui minacciata di nuove sventure. Difatti, poco più tardi, arrestarono mio marito".

CONTADINO Ciotti Fortunata, mia moglie ... Incinta di otto mesi, usciva da un negozio di commestibili, quando venne colpita da una fucilata. Cadde e ancora colpita, mentre moriva, abortì. Nemmeno sua sorella cieca potè, prima di tre ore, raccogliere il cadavere. Il tenente Gregori minacciò di farla fucilare se fosse avanzata verso la sorella. Io stesso cercai dappertutto come un pazzo. Inseguito dalle fucilate, riparai in una porta. E fu di là che dovetti vedere mia moglie sanguinante al suolo, morente. Alcuni soldati e carabinieri le stavano accanto sghignazzando, osservando che era una bella donna. La poveretta aveva la sottana rialzata. Un cane le lambiva il sangue. La poverina allungò la mano ad un soldato invocando aiuto. Il vigliacco le gridò: "Muori!". E la poverina morì. Avrei voluto veder lei, signor Presidente, cosa avrebbe fatto al posto mio. Ci hanno sempre detto che noi italiani siamo fratelli e che gli arabi sono barbari. Ma no! Queste atrocità gli arabi non le fanno. Se ne vergognerebbero!

PROCURATORE Queste colorite testimonianze possono anche fare il loro effetto, a carattere personale, sentimentale. Ma non scordiamoci che il processo si sta tenendo contro dei giornalisti: per vilipendio all’esercito e alla Patria. E quest’accusa, non si può cancellare!

MUSSOLINI (Ancora sulla sedia-banco imputati) Cancellare? ... (Pausa) Vogliamo sottolinearla: dieci, cento, mille volte! Con matite rosse, blu, nere! ... (Si alza, viene a parlare a proscenio. Tutto il suo intervento sarà sottolineato da costante brusio, fermento nella folla. Pertanto, il suo stesso discorso verrà talvolta coperto, alcune battute si perderanno; ma importante è creare un clima rovente, alternanza di grande oratoria e pubblico entusiasmo, sintesi contraddizione e preludio di future "mutazioni").

E’ l’eccidio classico. Come venti anni fa quando la folla del Mezzogiorno moveva all’incendio dei casotti del dazio portando innanzi le effigie dei sovrani, così oggi quei contadini di Roccagorga si raccoglievano in una Società intitolata "Savoia": massacrati come una mahalle di beduini al grido di Savoia, all’ombra del tricolore dei Savoia! (applausi). Roccagorga è la rivelazione del male di cui la nazione soffre: è l’Italia sociale che manca alla vita civile: scuole, fogne, acqua, luce, strade, assistenza sanitaria, buon governo municipale. Il problema dell’Italia rurale non solo non è stato risolto, non è stato nemmeno affrontato e oggi che un miliardo è stato gettato sulle sabbie libiche la resurrezione dell’Italia rurale è rimandata all’infinito; e noi sentiamo che è legittimo, direi quasi "legale" predicare il diritto alla rivolta dei mille Comuni d’Italia che si trovano in condizioni inferiori a quelle della Libia. (Applausi prolungati. Interruzione).

Riappare la DONNA. Si pone davanti alla platea, come a voler parlare. Poi si dirige verso il tavolo, e prende a liberarlo da tutte le carte e tutto ciò che vi è sopra. Lo fa con gesti lenti, precisi, di donna abituata alla fatica. Poggia tutto in terra, ma con ordine. Il QUARTO UOMO la osserva. Lei continua nella sua occupazione. Poi toglie un gessetto dalla tasca e prende ad armeggiare sul piano del tavolo, per tutto il tempo che lui parlerà.

MUSSOLINI Quando noi ci raduniamo a protestare contro uno dei tanti eccidi che insanguinano le contrade d’Italia, c’è il caso che il sofista e lo scettico e potrebbe trattarsi di un sovversivo o di un ultra sovversivo ci vengano incontro con un sorriso beffardo sulle labbra e ci dicano: "A che pro protestare? Che cosa concluderete colle vostre proteste? Tutto ciò è fatale. L’eccidio proletario non è che un episodio della più complessa, profonda tragedia del proletariato. Domani sarete smentiti da un nuovo eccidio". Ebbene questo ragionamento non ci conviene. Noi sappiamo bene che la nostra protesta non porrà fine agli eccidi, noi sappiamo bene che non è con un ordine al giorno, con un comizio, con un corteo, con uno sciopero generale stesso - a meno che non termini in una rivoluzione trionfante - che noi finchè duri una società divisa in classi porremo la parola fine al sanguinante martirologio proletario: ma noi protestiamo egualmente. Protestiamo anzitutto perchè il nostro silenzio sarebbe interpretato come un atto di complicità morale cogli assassini; protestiamo perchè, se gli eccidi sono una fatalità, noi non la accettiamo e a rimuoverla tendono appunto i nostri sforzi; protestiamo per suscitare e diffondere nell’animo delle masse l’avversione e il disprezzo per una società che si regge sulla violenza; protestiamo perchè la reazione poliziesca e giudiziaria non si abbatta sui superstiti; protestiamo infine per turbare coi nostri clamori di "cori che entrano nella scena" gli sciacalli della penna e della greppia che contendono ai cani il sangue degli uccisi (applausi). Certo l’eccidio è una fatalità inerente alla società divisa in classi, una delle quali possiede ai suoi ordini un’organizzazione di forze armate. C’è una tragedia proletaria più ampia, profonda e immane che semina ogni giorno di vittime le miniere, i campi, i cantieri e le officine. E’ universale. Ogni proletariato che ascende ha il suo martirologio: così quello delle monarchie, ma il proletariato italiano batte il "record" degli eccidi. V’è una tragedia proletaria tipicamente "italiana" che sta in rapporto alla psicologia delle classi dominanti, a quella delle classi proletarie, alla costituzione economica prevalentemente agricola della nazione:

Gli inizi della Monarchia unitaria sono rossi di sangue. E’ il giovinetto Barsanti che cade fucilato. E il re "galantuomo" di cui oggi ricorre l’anniversario della morte rifiutò la grazia quantunque richiesta da quarantamila signore, capitanate dalla Pallavicino che gettò nella anticamera del re i cordoni nobiliari del marito. (Interruzione del Commissario. Applausi. Agitazione). Seguono le rivolte e le repressioni del macinato.

Nel 1981 primo massacro tipicamente proletario, classico, a Conselice. Tre morti e molti feriti. Repressioni sanguinose del ‘93 e ‘94 in Sicilia e in Liguria. Nuovo sangue nel ‘96. Gli eccidi del ‘98. Il re con decreto 11 giugno 1898 premia Bava Beccaris, il massacratore dei cittadini inermi a Milano. (Scoppio di applausi. Nuova interruzione. Fischi e movimento del pubblico. Ristabilitosi il silenzio; l’oratore continua).

Col 1901 pare iniziarsi un nuovo periodo di libertà. E’ un inganno. Io non recito il mea culpa perchè non ho mai creduto al liberalismo di Giolitti. Ancora eccidi a Berra, Candela, Giarrantana. Il proletariato era allora dotato di una sensibilità squisita, tanto che scattò in piedi nel famoso sciopero generale che fece tremare il potere!

(Grandi applausi. Rumore. Si sente una voce urlare: "La seduta è interrotta". Forti batti di martelletto, richiami all’ordine. "Faccio sgombrare l’aula")

MUSSOLINI raggiunge la DONNA al tavolo, rovesciandolo; il piano di esso è così faccia al pubblico, e mostra ben in evidenza la scritta: "Tutte le lacrime che abbiamo versato basterebbero e muovere una macina di mulino". Pausa di alcuni secondi. La DONNA resta immobile accanto al tavolo. MUSSOLINI avanza a proscenio, rivolgendosi ancora alla platea.

MUSSOLINI Se Dio esiste, ci sarà giustizia. Ma giustizia non c’è! ... (Sfila l’orologio da taschino) Se Dio c’è: gli do tre minuti per incenerirmi! Perciò, se tra poco sarò ancora qui ... (Mentre lentamente si chiude il sipario).

SECONDA PARTE

Luce su un solo uomo a proscenio.

PROCURATORE La capisco, la capisco la "ragion di stato" ... Ma non ci riesco più ... Ho cercato, sforzandomi ... Anche su Bava Beccaris, ma

Una voce da dietro, dal buio, lo interrompe.

VOCE Un procuratore del Regno non può nutrire dubbi: ce n’est pas possible!

PROCURATORE Un procuratore Generale ... E’ un uomo! ... Oppure: mettere degli automi ...

VOCE Automi: pourquoi? Ci sono le leggi: scritte, uguali per tutti.

PROCURATORE Per tutti?

VOCE Per tutti quelli che sanno leggerle ... A noi, non resta che applicarle: seulement.

PROCURATORE Interpretarle.

VOCE Ma non a nostro piacimento! Non in casi ove tutto sia estremamente chiaro!

PROCURATORE Questo caso, lo è? ... (solo ora si gira verso l’uomo col quale parla)

VOCE S’il vous plait: luce, devo leggere! (Il Prefetto appare seduto, con un libro in mano) Potrei citare: cose che conosco bene ... Nessun vanto: dovere! (Si alza, in un nuovo momento di esaltazione. Accenna al codice penale che ha in mano) Un Giudice ... Lo conosceva così bene, che lo bruciò: fece un falò di tutti i suoi libri ... "Cartaccia, cartaccia", diceva, "mi sento così libero ora, più libero quando condanno: senza cavilli né codicilli ... Estro ... Fantasia ...". (Risiede, ora un po’ deluso) Non dovevano destituirlo! ... (Inforca gli occhiali per iniziare a leggere).

PROCURATORE Mi risparmi la lezione: so anch’io cosa dice!

PREFETTO Allora? Non si può nemmeno ipotizzare di voler negare che vi siano tutti gli estremi per una condanna! (Elenca con vigore quasi isterico) Istigazione a delinquere ; apologia di reato; vilipendio all’esercito: ed altro! (Pausa) Nessuno degl’imputati ha provato a difendersi: anzi, si sono nuovamente autoaccusati! Per forza, d’altronde: è carta stampata , e carta che parla! Chi potrà dirle niente: lei avrà semplicemente servito lo Stato! (Pausa) D’altronde, non stiamo discutendo di ergastoli o pene capitali: solo una condanna netta, esemplare ...

PROCURATORE (Tra i denti) La mia coscienza ...

PREFETTO (Si alza) La coscienza rimorde a chi disattente il proprio dovere! Lasciando libero il campo ad altri giornalisti, parolai propagandistici sobillatori che volessero dissacrare l’esercito ed il Governo legittimo!

PROCURATORE Sì, sì: farò il mio dovere, fino in fondo, ma ... Almeno qui, in questa stanza, solo ..

PREFETTO Non, parbleu! Uno Stato moderno come quello che andiamo a costruire non lascia mai solo il proprio figlio! Burocrazia ci vuole, centralismo: da quando si nasce a quando si muore! Certificati di nascita di residenza di viaggio di lavoro di assicurazione di morte e, non scordiamolo, di sepoltura! Sennò è l’anarchia! ...

Sogno un domani, un futuro dove lo Stato possa entrare fisicamente nella casa di ciascuno a controllare rilevare sondare badare consigliare: tout le monde! ... Di più: vorrei che la faccia, si, proprio la faccia del Re, del Capo dello Stato, dei Ministri, ed anche di noi, più modesti collaboratori, potessero entrare nelle case di tutti, come quadri viventi!

PROCURATORE Lei folleggia!

PREFETTO Forse: ma per amor di Patria! Vive l’Italie! Viva la Patria! (Scrutando l’altro, come per metterlo alla prova)

PROCURATORE (Senza entusiasmo) Viva la patria.

PREFETTO Bravo, così: vivissima la Patria! Bien! Niente dubbi: sennò è la vita intera che può sgretolarsi! ... Noi, le fondamenta dello Stato, uniti nell’ideale

PROCURATORE (Interrompendolo) "Il regno della noia e dell’imbecillità".

PREFETTO Cita le parole di quel fanatico socialista?

PROCURATORE La donna ... Quel contadino ... (Si gira con foga) Ma come ha potuto fargli quella battuta: "Le hanno ferito il cappello?"?!?

PREFETTO (Risiede, sconsolato) Dovrò farla sostituire ... Je suis desolé.

PROCURATORE Tranquillo: le ho detto che farò il mio dovere ... Indosso una divisa (si tocca la doga), e lo so!

PREFETTO Finalmente ragiona!

PROCURATORE Ma anche quei giornalisti hanno compiuto il loro dovere!

PREFETTO Può darsi: hanno comunque scelto il campo sbagliato! La vita, in fondo, è questo: una scelta di campo.

PROCURATORE Il campo che occupo mi soddisfa: è che di fronte vorrei trovarmi il Tenente Gregori!

PREFETTO Cosa farebbe?

PROCURATORE Chiederei una condanna esemplare ... Invece lui è solo un testimone: nessun processo ...

Riappare la DONNA. Rivolgendosi alla platea ripete senza voce, col movimento delle labbra e l’intensità dell’espressione, le parole: "Signori: tutte le lacrime che abbiamo versato basterebbero a muovere una macina di mulino". Scompare.

PROCURATORE ... Smarriti, fuori luogo in questa città ... Tribunale ... Un altro mondo. Eppure orgogliosi: a chiedere giustizia, sapendo perfettamente che non l’avranno mai! Loro: falcidiati nel loro paese, inseguiti nei vicoli, e processati ...

PREFETTO E condannati: lo dica, lo dica,! Non vorrà contestare l’operato dei nostri colleghi di Frosinone! Le Tribunal de Frosinone!

PROCURATORE Sa bene in quale stato di arretratezza viva il popolo in quei luoghi: e quali pressioni esistano!

PREFETTO (Alzandosi di scatto) Questo è vilipendio! Lo Stato è un concetto superiore al bene del singolo! La ragion di (si interrompe, risiede. Un po’ sconsolato, a bassa voce). Chiederò che lei venga sostituito. (Come ripetendo una tiritera) Quei contadini dovevano essere al lavoro, quel giorno; o nelle loro case: si sapeva che potevano esserci incidenti. Il Sindaco li aveva avvertiti! ... Cara persona, quasi un padre: severo, sì, ma il dovait etre!

PROCURATORE Sindaco ... Amministratore del principe ... (Ironico) Benefattore ...

PREFETTO Si direbbe abbia appreso assai bene la lezione di quei socialisti!

PROCURATORE Questo il popolo si aspettava dall’unità d’Italia? Un cambio di padrone?

PREFETTO (Fiero, come facendo sfoggio di cultura) "L’Italia è un’espressione geografica": principe Clemens Metternich; "L’Italia è fatta: ora bisogna fare gl’italiani": Camillo Benso di Cavour. (Continua a blaterare citazioni, sempre meno calzanti, mentre l’altro parla)

PROCURATORE Ma seppure il Sud è governato dai patteggiamenti di Giolitti con la camorra ed il consenso della nobiltà; almeno noi qui, a Milano, dobbiamo mostrare un po’ di giustizia!

PREFETTO Bene: c’è la giuria per questo!

PROCURATORE Per giudicare i giornalisti e non gli assassini!

PREFETTO (Si alza. Urla. E’ veramente allo stremo) Facinorosi! Legittima difesa! Accorruomo! Lesa maestà! Vilipendio! In nome di Dio! Pour le roix! Pour la patrie ed pour le roix! Assalire il municipio! Distruggere! Lanciare pietre! A che punto! Giustizia! Ordine! Pulizia! Aria! (Come colto da malore, quasi non riuscisse più a respirare)

PROCURATORE Assassino? Può esserlo un uomo che esce col figliolo tra le braccia?

PREFETTO (Affannando, parla con fatica) Perchè no? ... Ho visto di peggio ... Un zingara rubava .. coll’altra mano teneva in braccio un bambino ... Se tutti restassero a casa, si morirebbe solo per incidenti domestici ... Tutt’al più qualche omicidio ... Sennò di malattia, di fame: ma che ne so?! ? Con lei è inutile. (Torna a sedere, sconsolato, ancora tenendosi il colletto. Compie esercizi di respirazione. La luce su di lui si spegne)

Luce sull’ufficiale dell’esercito sabaudo, che giunge tirandosi dietro un carrello con sopra dei soldatini di notevole dimensione: "fantocchi", appunto. Parla come se tenesse rapporto al proprio superiore:

TENENTE Tenente Gregori: arrivato la sera del cinque gennaio millenovecentotredici, il giorno dopo devo ordinare il fuoco contro i contadini che, travolti i carabinieri con sassaiola fittissima, si lanciavano all’assalto dei miei soldati, quarantasette per la precisione, che erano di guardia al municipio. I dimostranti volevano infatti invadere la casa comunale; ciò che io, per conoscenza ricevutane, dovevo a qualsiasi costo impedire.

Gli è di fronte il QUARTO UOMO, che ora indossa la mantella da Avvocato.

AVVOCATO Sassaiola fittissima, lei dice: invece la casa comunale non ha nemmeno un vetro rotto.

TENENTE Già: perché quella gente, abilissima nel lancio delle pietre, mirava alla testa dei miei soldati, che io non potevo lasciare accoppare.

AVVOCATO (Ripete, soppesando le parole) "Abilissima nel lancio delle pietre": bah! ... Quanti colpi furono sparati dai suoi soldati?

TENENTE Duecentosessantotto.

AVVOCATO E lei: quanti?

TENENTE Io?.Nessuno!

AVVOCATO Invece un teste l’ha denunciato qui come responsabile dell’uccisione a revolverate di Mario Restaini e del ferimento di Francesco Mattarocci.

TENENTE Falsissima accusa: ho riconsegnato al mio comandante, dopo il conflitto, i miei caricatori intatti.

AVVOCATO Si? allora, Angela Lunghi: venite a smentire,se lo potete, il tenente.

Luce su una DONNA, che dapprima si guarda attorno intimidita, acquisendo poi sicurezza, fremendo nel dichiarare.

DONNA Sì, sì: lei, proprio lei è stato quegli che ha sparato con la rivoltella!

TENENTE No, giuro che non è vero!

DONNA Eppure, sì: tanto ne sono certa, che là in fondo alla sala c’è il mio bimbo ... (Pausa. Indica davanti a sè, in mezzo alla platea) Ebbene è su quella testa e sulla sua vita che io giuro! (La luce su di lei si spegna)

AVVOCATO Signor Tenente, vorrebbe almeno spiegarci il perchè dell’ordine del fuoco?

TENENTE Perchè era necessario.

AVVOCATO Noi le proveremo il contrario. Ad ogni modo, perchè non ha tentato in primo sparo a salve?

TENENTE Perchè il regolamento vieta il tiro a salve in tempo di pace!

AVVOCATO Così lei, per evitare qualche giorno di arresti, ha seminato il terreno di vite umane.

TENENTE Piano, piano! Prima del conflitto avevo parlato con molta calma ai soldati: cosicchè essi potevano a loro discrezione sparare dritto o meno.

AVVOCATO Stia zitto almeno: è questa una spiegazione indegna di un ufficiale italiano. Inoltre domani, con il regolamento per il servizio dell’esercito in pubblica sicurezza, le proveremo che poteva ordinare il fuoco a salve.

TENENTE No: Non potevo comandarlo senza espormi al rimprovero dei miei superiori. I miei soldati, del resto, se avessero mirato sulla massa ne avrebbero uccisi molti di più.

AVVOCATO (Con rabbia, esplode) E noi stiamo qui a processare un giornalista che ha scritto: "Come ragionano le belve militari"!?! (Si guarda attorno, come imbarazzato per aver urlato. Si prende la testa tra le mani, mentre la luce su di lui si affievolisce).

Appare accanto al Tenente il Sindaco Rossi. Si accovaccia ad osservare i soldati. Senza parole, fa intuire il proprio apprezzamento. Guarda il Tenente con soddisfazione: si alza, lo prende sottobraccio. Poi, cominciano a schierare quei soldatini sul tavolo, mentre dall’altro lato riappare la DONNA

DONNA Quando lo vedemmo arrivare, l’Ufficiale ... Così bello, colla sua divisa ... Noi, povera gente, lo accogliemmo festosamente. Fiduciosi nel loro intervento, tutelatore del buon diritto, applaudimmo quei fucilieri ... Ma poi, la sera, il tenente banchettò col sindaco ...Capimmo ... (Pausa) Parecchi dei nostri governanti, quando erano semplici deputati, ammisero e deplorarono l’esistenza delle spoliazioni fondiarie nel Lazio. Ma quando andarono al governo dimenticarono le loro denunce.

Entra nel suo fascio di luce il CONTADINO che la abbraccia, portandola via. Lei, col volto appoggiato al petto di lui, pronuncia ancora una volta le parole: "Signori, tutte le lacrime ..."; ma ci giungono smozzicate, soffocate dalla stoffa della giacca di lui che la stringe. Restano immobili, sulla destra del palco. Sistemati i soldati, Sindaco e Tenente hanno preso dal tavolo due calici di spumante. Brindano.

SINDACO Allora, il ricevimento di ieri a Palazzo Doria?

TENENTE Bello, bellissimo: volevo proprio ringraziarla ...

SINDACO (Sorridendogli) ... L’ha fatto, Tenente, l’ha fatto!

TENENTE (Con modestia ) Per carità ... Solo dovere! ... Doveva esser bello, dalla finestra, no? Certo, non è come stando sul campo ...

SINDACO Vero: quando ho visto la marmaglia avvicinarsi alla casa comunale, con la loro bandiera in testa ...

La DONNA si stacca dall’uomo muovendo due passi verso il Sindaco, ma si blocca come richiudendosi rabbiosa - mentre in se stessa, consapevole della propria impotenza: s’inginocchia. Estrae dal petto una bandiera italiana (naturalmente con lo stemma sabaudo al centro) e prende lentamente a lacerarla, aiutandosi con la bocca per strapparla. Il CONTADINO la raggiunge, inchinandosi accanto a lei. Parla, piano.

CONTADINO Loro ... Più coraggiose di noi ... I carabinieri intimarono di ritirare la bandiera della nostra sede ... Si slanciarono su Albina Sacchetti, che teneva tra le mani il vessillo ... Coraggiose, belle, fiere le nostre donne! ... Raggruppandosi attorno a lei, difesero accanitamente la bandiera che nel tafferuglio fu ridotta a brandelli ... Collera furibonda ci pervase allora: l’eccitazione dello sdegno ci spingeva!

SINDACO (Indicando la scena al Tenente) Guardate: la bandiera è distrutta!

Con odio, ambedue guardano la DONNA: con sprezzo, le gettano addosso il contenuto dei bicchieri. Buio su tutti loro.

MUSSOLINI (A proscenio) In quei giorni si svolge sui giornali inglesi una vivace polemica, a proposito dell’esercito e della minacciata insurrezione dell’Ulster: gran parte dell’opinione pubblica è contraria al suo impiego in servizi di pubblica sicurezza. A noi poco importa che l’esercito faccia o non faccia servizio di pubblica sicurezza, se l’esercito fa di tutto per rendersi odioso. Io ritengo che l’esercito non sia affatto creato per difenderci da nemici esterni: in Italia è stato sempre impiegato in servizi di pubblica sicurezza. Ieri con l’alibi del brigantaggio; oggi del proletariato: ordine pubblico, ragion di stato ... Dal milleottocentottantuno al millenovecentoquattordici l’esercito ha compiuto sempre questa missione. Ed in vent’anni di agitazioni, in venti anni di eccidi non c’è mai stato un morto tra la forza pubblica, perchè il popolo italiano va in piazza inerme. In Italia c’è l’eccidio classico, che è anche sintomo di questo stato di disagio, di miseria, di malessere che tormenta almeno seimila sugli ottomila comuni del regno. L’eccidio si svolge sempre in un modo: da una parte la truppa e gli agenti che sparano; dall’altra la folla che fugge terrorizzata. Il governo che rappresenta il Paese, lo Stato che dovrebbe essere al di fuori e al di sopra delle competizioni civili è pur sempre lo strumento di alcune classi alle quali fornisce il numero e la forza dei suoi armati.

Il PRIMO ed il SECONDO PASSANTE passeggiano, vestiti elegantemente. Parlano con voce affettata, molto "snob". Probabilmente usciti per recarsi al caffè, commentano i "fatti del giorno".

PRIMO Come parla quel Mussolini: ma non è solo la voce: certi occhi!

SECONDO Non fare sempre l’oca! ... E poi, ricorda che parli di un socialista!

PRIMO Ma che vogliono, questi socialisti?

SECONDO Prendersi la nostra roba: essere ricchi, senza lavorare!

PRIMO Allora: anche noi siamo socialisti?

SECONDO Cretino: ci scommetto che lo fai apposta! ... Chè io quando penso ai socialisti, guarda ...

PRIMO Non sono cretino: sei tu che non mi spieghi mai le cose!

SECONDO Che cose?

PRIMO Insomma: che dicono questi qui, che vogliono?

SECONDO Che ne so: parità sociale, uguaglianza, pacifismo, bla bla bla ... Appresso a quei libri là, di quell’ebreo con la barba, lì ... Come si chiama?

PRIMO Gesù Cristo?

SECONDO Allora: lo fai apposta!

La luce torna sul QUARTO UOMO, mentre gli altri due lo osservano: il PRIMO ostentando ammirazione; il SECONDO sufficienza scettica e annoiata.

MUSSOLINI Si dice che una prima prova del delitto sia il rimorso; io non ne sento quindi, probabilmente, non ho commesso alcun delitto. Ritengo comunque di avere il diritto di spiegare la genesi di questo mio crimine non già per difendermi, chè non ne sento il bisogno, ma piuttosto per farne ancora una volta l’apologia. Il mio delitto sarebbe un articolo intitolato: "Assassinio di Stato". Quella nota era molto vivace, non lo nego. Ma adesso, dopo quattordici mesi, trovo che sarei stato in diritto di scriverla più vivace, perchè i particolari che giunsero dopo erano tali da giustificare qualsiasi violenza di stile e di linguaggio ...

PRIMO PASSANTE Eppure, qualcosa di vero dev’esserci in quello che dicono: troppo convinti, sicuri!

SECONDO Ah: il popolo è sempre sicuro di quello che fa, perchè non ragiona; s’infiamma, s’agita, s’esalta ... Tutta conseguenza della rivoluzione francese!

PRIMO Oh: la rivoluzione no, proprio no!

SECONDO Cosa potrebbe fare d’altronde la massa, senza l’uomo guida che al governo o nelle fabbriche stesse ... Il capitalista s’impegna, rischia in proprio, soffre e vive fino in fondo la propria condizione , il proprio destino; la responsabilità, tra le altre, di dar da che vivere a centinaia, spesso migliaia di persone ... Che, senza di loro: cosa farebbero, cosa sarebbero? ... Il lavoro in fabbrica è alienazione? ... Ma prima si lamentavano che zappare la terra era troppo duro; e che dovevano emigrare! Ma... Tra un po’ ...

PRIMO Che succede?

SECONDO Se vanno bene le cose in Libia ... Anche noi abbiamo un posto al sole ... Niente più emigrazioni, solo spostamenti: ma è sempre Italia, capisci?

PRIMO (Non capendo, ripete) La Libia.

SECONDO Si, la Libia: adesso, è Italia! ... Siamo cresciuti, diventati più grandi!

PRIMO (Con una punta di tristezza) Questo è vero: il tempo passa, s’invecchia ... Ma che c’entra?

SECONDO Ma niente: è l’Italia che è cresciuta, mica noi!

PRIMO Ah, noi no: e allora, che c’importa?

SECONDO ... Le colonie! Diventiamo come la Francia; l’Inghilterra: una grande potenza!

PRIMO (Un po’ sconcertato, cambiando totalmente tono) Andiamo a teatro, stasera?

MUSSOLINI Voi tornate tra poco alle vostre case: ma pensate che in questo stesso momento molte altre case di vostri fratelli sono immerse nel dolore e nella disperazione. La morte che, come nel poema di Verhaeren, passa a cavallo vestita da soldato, ha bussato a quelle porte e ha mietuto. (Forte) A morte i massacratori del popolo! Viva la rivoluzione! (Il pubblico applaude ed urla, al culmine dell’entusiasmo)

Questo boato resta di sottofondo, mentre riappare la DONNA.

DONNA La violenza ... A memoria d’uomo, nel nostro paese, non si ricordava un solo fatto purchessia di sangue ...

La luce torna sul Sindaco, con ancora il bicchiere in mano.

SINDACO Vera la circostanza del banchetto. Ma è norma dei nostri paesi l’invito al forestiero. Il mio contegno? Ma, come padrone di casa, che dovevo fare? Se non cerca di tenersi su, nei momenti più gravi, almeno il primo cittadino! Magari, solo per "rappresentanza" ... Che poi, dentro, chi sa quello che si sente? (Si mostra commosso) Chi negherebbe il fatto che, ventiquattr’ore prima, feci venire un dottore con una cassetta di medicinali?

VOCE Se ne vergogni!

SINDACO (Scuote la testa, sentendosi incompreso) Certo: tutto si può interpretare male, se si è in mala fede ... (Grave) La verità è che ... Brutti tempi ci si prospettano, se non si rispettano più le Autorità ... La Nobiltà ... Buttiamo all’aria il mondo? E via, buttiamolo, tanto ...

La luce si spegne su di lui, che comincia a cambiarsi vestendo la fascia tricolore da Prefetto. Luce sul Procuratore a proscenio.

VOCE DA DIETRO Ma non se ne può più: io ho fatto di tutto ... Ancora dubbi?

PROCURATORE Si: e stavolta voglio esprimerli in modo netto, chiaro!

VOCE DA DIETRO Lei non farà carriera! (Il PREFETTO avanza, ora è in luce) Sottaccia ... Se ha veramente dubbi, vada avanti, dritto per la sua strada ... Così, non se ne accorgerà nessuno! Poi, giunto ad un punto "alto", "strategico", potrà far valere la sua voce ... Modificare lo stato delle cose; nonchè le cose dello Stato, ah ah! (Sorride compiaciuto del gioco di parole. Poi, misterioso) ... Ma dall’interno ...

PROCURATORE Ma cosa dice? Lei sa ben che poi, quanto si fosse giunti veramente "in alto", la voglia di "cambiare", "far giustizia", sarebbe scomparsa da un pezzo ...

PREFETTO E’ il potere, dunque, a corrompere? ... Non, ce n’est pas vrai! (Mettendolo alla prova) Viva il Re!

PROCURATORE Viva!

PREFETTO (Colpito dalla sua prontezza) Lo vede? Lei è ancora dei nostri ... Faccia il suo dovere!

PROCURATORE E sia: ma solo in base al codice ... Chiederò una condanna perchè il codice è stato infranto: innegabile! Ma non entrerò nel merito, se abbiano avuto torto o ragione nello scrivere quegli articoli. (Piena luce, solo su di lui) Signori giurati: essi, gli imputati che avete davanti, sono indubbiamente persone dabbene, che io posso anche stimare. Il giornale "Avanti!" lo si legge volentieri anche da me. (Voce: "Per mandarci in galera!") No, no: lo leggo anche fuori dall’ufficio perchè è ben fatto. (Voce: "Grazie!" ) Salvo però che hanno commesso reati: quindi veda la giuria se non sia, come sostengo fermamente, il caso di condannare.

Buio totale. Luce su alcuni grossi titoli dell’"Avanti!". Ora scorgiamo i quattro giornalisti leggere e commentare i giornali. Poi si abbracciano, festeggiando l’assoluzione, rimbalzandosi l’un l’altro i vari titoli: "Assoluzione piena - Giustizia è fatta". Ma ben presto la luce sfuma e va a colpire, pur lasciandola in penombra, solo la DONNA.

DONNA Per parlare di giustizia ci vuole altro ... Ben altro ... (Ora parla lentamente, pienamente cosciente della gravità, drammaticità delle proprie parole. La stessa frase acquista una carica maggiore rispetto alle volte precedenti). Signori ... Tutte ... Le lacrime ... Che abbiamo... Versato ... (La voce le resta in gola).

Buio.

SIPARIO