La monaca di Monza

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LA MONACA DI MONZA

La Monaca di Monza

di Loredana Riva e Mara Gualandris

n. di posizione SIAE 215069

Personaggi                            

     In ordine di apparizione:  

-Suor Virginia-vecchia  (monaca vecchia)

-Principe Martino de Leyva (padre)

-Principessa de Leyva (madre)

-Principino de Leyva (fratello bambino) (facoltativo)

-Balia

-1° Serva

-Marianna de Leyva-bambina (facoltativa)

-Marianna de Leyva suor Virginia

-Educanda Clotilde

-Educanda Agnese

-Suor Benedetta

-Badessa

- 2° Serva

-Paggio

-Principe ereditario de Leyva (fratello adulto)

-Vicario delle monache

-Educanda Matilde

-Caterina da Meda (conversa)

-Suor Ottavia

-Giampaolo Osio

-Padre guardiano

-Agnese

-Lucia Mondella

-Alma Francesca bambina (figlia di Marianna)(facoltativa)

                -Suore generiche

E’ possibile assegnare due o più parti allo stesso/a interprete:

- Principessa Madre/Caterina da Meda

-Balia/Badessa

-1° Serva/Suor Ottavia

-2° Serva/Agnese

-Fratello/Paggio

-Vicario/Padre guardiano

-Fratello bambino/Marianna bambina/Alma Francesca

-le rimanenti parti femminili/suore generiche

-Nella scenografia è previsto un elemento che funga da muro di cinta,  una grata claustrale e due sedie in stile, diverse fra loro: una per le scene a palazzo ed una per il monastero.

-Musiche appropriate accompagneranno le varie scene.

       

 LA MONACA DI MONZA

                                                                   ATTO I

    Scèna 1

CONTROLUCE E NEBBIA

Monaca vecchia: (entra dal centro)

            Sarò finalmente libera da quést’inferno? …

            L’inferno délla mia vita negata e di giuramenti strappati …

            L’inferno di chi mi ha voluta serva e schiava infelice…

            L’inferno délla cella…che sa di buio e fréddo…

           L’inferno délle torture, del dolore nella carne e nelle ossa…

            L’inferno …

            L’inferno dei suoi baci..

            I fiori di Gianpaolo sono morti

            La sua casa non c’è più

            Morte anche le piante del suo giardino

            Oltre il muro non c’è più nulla

            Ogni voce si è spénta nel silènzio         

            Già da molto tèmpo

            Mézzanotte è vicina, Monza dorme,  ma in quést’ora, complice délle mie passioni e délle mie colpe, mi muovo in una èco lontana di fatti  tragici e terribili ai quali sono    sopravvissuta mio malgrado e mi chièdo - Potrò mai trovar             pace io? -

Io Marianna de Leyva,  figlia di Martino de Leyva, signore di Monza e di Milano,  usurpatore dell’eredità che era mia per diritto, padre ingiusto che ha sacrificato la mia giovinezza e distrutto la mia vita intera, il mio diritto ad essere libera e di volere ciò che la mia stéssa natura mi chiedéva,  io, che ancora nel véntre di mia madre, avévo la mia sorte già inesorabilmente segnata.

BUIO

   Scèna 2

 (Entrano in scena Martino de Leyva e la principessa sua moglie in avanzato stato di gravidanza e, se previsto, il principino- bambino )

Madre:

Anche questo figlio tra poco nascerà. Ringraziamo il Signore marito mio che ha voluto favorirci nuovamente.

Padre:

Sì moglie mia, rallegriamoci.

Il nostro primogènito porterà avanti il nome del nostro illustre casato. Un domani il titolo, le ricchezze, le alte cariche di Milano e Monza saranno suoi.

A questo nascituro, sebbene eriditerà solo il nome illustre del nostro casato, verrà destinato l’onore di entrare a far parte di Santa Madre Chiesa e così anche  questo figlio potrà avere l’opportunità di arrivare molto in alto se lo vorrà. (Escono)

  Scèna 3

 (Entra la balia e  un’altra serva che porta  i vestiti di Marianna e una bambola vestita da monaca.  Si rivolge alla bambina come se dormisse in una stanza attigua).(Se prevista, l’interprete-bambina entrerà in scena e verrà vestita e pettinata dalle serve.)

Balia:                

Svéglia, svéglia, su svéglia signorina, alzatevi…suvvia Marianna è ora di alzarsi. e’ giorno fatto e guardate che bel sole c’è già. Anche la vostra bambola vi sta aspettando (posa a terra la bambola vestita da suora). Oggi è un giorno molto importante. Ho avuto ordine di svegliarvi  prima del solito e di prepararvi per i festeggiamonti perché ci sarà la cerimonia di vostro fratello con la piccola Isabella, per la promessa di matrimonio, e fra poco inizieranno ad arrivare anche gli invitati.

            (Voce di Mariannina che dice:

e quando si sposeranno?)

Balia:

Fra qualche anno. Ora sono ancora troppo piccoli per potersi sposare.

(Voce di Mariannina che dice:                                                                                                                                        e io, balia? Quando toccherà a me conoscere il mio promesso sposo?)

Marianna ma voi lo incontrate già nelle vostre preghiere tutte le volte che vi rivolgete a Lui e sapete bene che quando sarete cresciuta potrete essere la sua sposa. Sposa di  Nostro Signore.

So anche che vostro padre ha fatto una scélta importante pér voi, pér la vostra educazione e per il vostro futuro; la prossima primavèra sarete condotta al monastèro di S. Margherita in Monza. Lì sarete istruita e educata, ma anche benvoluta e trattata con le distinzioni e le finézze dovute al             vostro rango.

Le monache saranno felici ed onorate di avere tra le loro educande una signorina di tal grado.

(Voce di Mariannina:  Io non voglio andare al monastèro di S.Margherita!) (getta a terra la bambola)

Balia:

Mariannina, Mariannina, se vi sentisse la Principessa vostra madre! Certo Vi direbbe che non è  il modo di fare per una pari vostra! Se volete che un giorno vi si porti rispetto, imparate fin d’ora ad avere un contegno adeguato: siate brava ed ubbidite (raccoglie la bambola e gliela porge). Quando sarete madre badéssa, allora si che comanderete a bacchetta! Farete alto e basso come più vi piacerà! Che madre badéssa sarete! Che madre badéssa!....

 (le serve escono, Marianna va verso il fondo e rimane in scena con la bambola in braccio).

BUIO

                                                                      

                                                          

                                                                       Scèna 4

(Permane il buio fino al punto in cui  viene indicato. Nel frattempo Marianna bambina viene sostituita da Marianna adulta).

Monaca vecchia:

Quéste parole stampavano un’idèa di grandézza e di privilègi futuri nel mio       cervello di bambina ed èro bambina quando varcai pér la prima volta le          porte del convènto. Pér tutti èro “la signorina”: avévo un posto distinto a tavola e nel dormitorio, chicche e carézze sènza fine, nutrita da idèe di superiorità che alimentavano la mia naturale vanità; Passarono gli anni…. (LUCE- in scena Marianna adulta) Diventai una giovane donna,un’adolescènte che voléva ad ogni costo essere pér le compagne un oggetto di       invidia. Ma più spésso accadéva che fossi io a provare invidia pér loro e  invidiandole a volte le odiavo!

Scèna 5

(In scena  le educande che stanno leggendo segretamente una lettera. Entra Marianna e nascondono la lettera).

Marianna:

          ah eccovi qui

Educanda Clotilde:

           ah Marianna sei tu, ci hai fatto trasalire

Marianna:

           tornate dalla vacanza?

Educanda Clotilde:

           come vedi siamo tornate

Marianna:

            La reverènda madre badéssa ha dato disposizione affiché  io lasci la mia camera        vicino al dormitorio délle educande e che vènga trasferita in una délle stanze       déll’ala a sud, quélla confinante con il giardino degli Osio. E’ lì che si trova l’alloggio grande,  quéllo che avrò quando sarò  proféssa.

            Verranno spostate di cella anche suor Benedétta e suor Ottavia.   Occuperanno           due celle a fianco délla mia nuova  camera e attenderanno         ai miei servizi.

Educanda Clotile:

           dunque non sarai più vicina al dormitorio, non ci vedremo più?

Marianna:

Solo di notte, durante il giorno potremo frequentarci e vederci ancora come sempre. Io sono la principéssa del monastèro ed ora sono cresciuta abbastanza         pér poter        esercitare quésto diritto e quando diventerò madre badéssa avrò facoltà di     spèndere la mia protezione con chi vorrò.  Allora potrò chiamare anche voi ai miei servizi…(vede che sono intente a leggere la lettera) Ma mi state ascoltando? Cosa state facendo?

Educanda Agnese:

            Clotilde ha un segreto. Un giovane poeta le ha dedicato una poesia

Educanda Clotilde:

Sì, il mio futuro sposo adora scrivere, mi dedica poesie continuamente. Io sono la sua musa

Marianna:

il tuo futuro sposo?

Educanda Clotilde:

il giovane poeta ha finalmente chiesto la mia mano. Mia madre mi ha detto che in pegno d’amore mi regalerà un anello preziosissimo con al centro un grosso rubino rosso. E quando andrò in visita dai miei genitori potrò indossarlo

Educanda Agnese:

questa vacanza ha portato delle novità anche a me. I miei genitori mi hanno portata ad una festa e lì mi hanno presentata ad un giovane nobile. Lui non mi toglieva mai gli cchi di dosso…

Educanda Clotilde

            Ma Signorina Marianna, voi non dovreste ascoltare questi discorsi.

Marianna:

            e perché mai non dovrei ascoltarli?

Clotilde:

perché tu non hai un innamorato

Marianna:

            povera sciocca, invece anche io posso avere un innamorato se lo voglio

Clotilde:

            oh no, tu sarai una suora e una futura badessa

Marianna:

Futura badéssa……futura badéssa se lo vorrò! Se non sarò io a dire sì, nessuno potrà obbligarmi a farmi monaca. In fin dei conti, nessuno può méttermi il velo in capo sènza      il mio consènso, anche io        posso maritarmi, abitare un palazzo, godermi il mondo,        come e meglio di voi.             Posso, sèmpre che io lo voglia, e lo voglio infatti. E quando mi verrà         proposto il giovane ritenuto all’altézza dei miei natali sarà indétta una grande   cerimonia. Saranno presènti tutte le famiglie più illustri. Io indosserò un abito di sontuosa bellézza.

Tutti gli occhi saranno puntati su di mé mentre avanzerò verso il mio promésso sposo. Mi verranno gettati pètali di fiori. E giunta a lui farò una riverènza, lui mi farà un profondo inchino e mi bacerà la mano. Così si usa nel nostro casato e così verrà fatto anche pér mé. (Entra una monaca).

Monaca:

            Signorina Marianna, la madre badéssa vi desidera. È arrivato il principe, Il vostro         illustrissimo signor padre

 (Lascia uscire Marianna e si accoda).

Scèna 6

 (Entrano il padre e la  badéssa).

Badéssa:

Signor principe, pér obbedire alle règole, come bèn sapete,  una giovane non può venire accettata monaca, prima d'essere stata esaminata dal vicario délle monache e quésto esame non può aver luogo, se non dopo che questa giovane abbia esposto il suo desidèrio, con una supplica per iscritto.  E’ una mera formalità non vuol certo essere una forzatura o un incomodo pér la signoria vostra illustrissima, noi non dimentichiamo  certo tutto quanto avete elargito pér il nostro convènto e l’onore che ci avete  concèsso nel collocare presso di noi la vostra figliola.(Entra Marianna dal ct.)  Ma ecco la nostra cara Marianna. Il vostro illustrissimo padre è venuto pérché si avvicina pér voi un passo importante.

Padre:

Amata figlia, a casa tutti attendono con ansia il vostro arrivo. Ho già dato disposizione affinché tutti sia pronto per accogliervi. 

Badéssa:

Per rispettare la legge del nostro ordine, una giovane che voglia diventare novizia, deve dimorare almeno un mese fuori del monostero dove è stata in educazione, per conoscere bene quello a cui dovrà rinunziare per farsi monaca. 

E il tèmpo è ora giunto.

Padre:

Molto giusto. Vi accorgerete Marianna a quale fortuna siete stata istradata nel risparmiarvi le tribulazioni del mondo

La reverènda Madre mi dicéva anche che prima di lasciare il monastero dovreste inviare una lettera di supplica al il signor vicario délle monache perché possa esaminarvi al vostro ritorno.

Badéssa:

A tal riguardo, Signor Principe, conoscendo bene il timore che la nostra amata Marianna nutre per un passo così importante ho pensato bene di venirle incontro e di sopperire alla sua timidezza (estre una lettera e la porge a Marianna)………

…tenete cara .. leggete, leggete pure di modo che anche il vostro illustrissimo  padre possa ascoltare.

Marianna:

Io Marianna de Leyva, educanda del convènto di Santa Margherita in Monza, chiedo a Vostra Eccellenza Reverendissima di potrer inoltrare formale supplica per essere da Voi esaminata nelle intenzioni e nella divina vocazione, al fine di prendere i sacri voti.

Badéssa:

            Mancasolo la firma…è una mera formalità.

BUIO



Scèna 7

(In scena l’ educanda Agnese e Marianna)

Educanda Agnese:

             Ma cosa hai fatto Marianna?Non dovevi firmare!

Marianna:

Non ho potuto Agnese, Ma in fondo è solo pér formale consuetudine. E’ solo il primo di tanti altri passi che io poi non farò.

Educanda Agnese:

            Passo dopo passo ti troverai monaca!

Marianna:

No! Ora, in quésto mese che passerò a casa, nel caso volessero forzarmi, io      sarò dura, risoluta, sarò umile, rispettosa, ma non acconsentirò.  Mi prenderanno        con le buone; e io sarò più buona di loro, ma non cederò! Si tratta solo di non dire un altro sì e io non lo dirò.

Agnese:

Quando sarai  a casa e ti troverai di fronte a tuo padre, non troverai il coraggio di contrastarne il volere. Sii ora risoluta e sincera. Scrivi una lettera e informalo della tua nuova risoluzione.

Marianna:

            Scrivere a lui?

Agnese:

            Sì. Adèsso! Subito!

           

Marianna

“Amatissimo signor padre,

 sento imperioso nel mio cuore il desiderio di mettervi a parte  con sicerità della vera inclinazione del mio animo.

Non potendo mentire ne a Dio ne a Voi, è  mio dovere  rivelarVi che sento venir meno in me il dono della divina vocazione.

Vi chiedo pertanto che il mio  imminente ritorno a casa diventi dunque definitivo e che io sia sciolta dalle disposizioni per la mia monacazione.

Vostra amorosa figlia Marianna”

BUIO

Scèna 8

(In scena la monaca vecchia)

Monaca Vecchia:

Aspettai con ansia una risposta …una risposta che non vénne mai… …..Ma vénne infine il giorno tanto bramato

(entra Marianna di corsa, felice accompagnata dalle amiche educande che la salutano con la mano)

il  giorno del mio ritorno a casa: lasciare quélle mura, il viaggio in carrozza pér l’apèrta campagna, rivedere la città e la casa délla mia infanzia mi dièdero una gioia tumultuosa. Il giorno tanto bramato e……tanto temuto.

Marianna:

Il giorno tanto bramato e tanto temuto…Dovrò affrontare mio padre, pérché non mi ha risposto?…Che cosa si aspetterà?  piangerò,…piangerò e pregherò, li muoverò a compassione…. in fondo non pretèndo altro che di non esser sacrificata!

(Esce Marianna)

Scena 9

Monaca vecchia:

……Ma una volta a casa, i giorni passavanosènza che mio padre mi parlasse, senza che mi venisse fatta proposta alcuna, né con carézze né con minacce. I parenti erano seri tristi e burneri con me.(Rientra in scena Marianna che vaga annoiata) La clausura fu strétta e totale come nel monastèro: d’andare a spasso non si parlava neppure, la compagnia èra più trista e meno variata che nel monastèro.

(Entrano in scena le due serve che portano una sedia e la scrutano torve)

 Persino i servitori si uniformavano all’esempio dei loro padroni, erano seri e burberi e mi uiardavano come un’indegna.

(Entra in scena il paggio)

C’èra però un paggio che mi portava un rispètto particolare    (riverenza e scambio di sguardi tra lui e Marianna poi entrano due serve con un vassoio imbandito, allontanano con un gesto il paggio e invitano Marianna verso l’uscita)

 Al desinare, èro costrétta a salire all’ultimo piano in compagnia di austère dame di servizio.Solo di rado èro ammessa alla compagnia dei miei genitori e di mio fratello

(sono entrati in scena e si sono posizionati vicini);

 ma la confidènza che paréva regnare tra loro, rendéva ancora più doloroso l’abbandono in cui èro lasciata.                              

(Esce monaca vecchia) (entra in scena Marianna e guarda sconsolata in disparte il quadretto famigliare)

(Il padre lancia uno sguardo tagliente a Marianna  poi esce)

Scèna 10

Principino:

            Venite madre, Vi ricordo che il principe mio padre ci esorta a lasciare 

Marianna sola a meditare sulle sue incertezze…

.(la madre fà un cenno d’intesa al principino che poi esce)

Madre:

            La vostra caparbietà mi addolora; potreste avere tutto…e invece…

Marianna:

             (Va dalla madre che è seduta). Io imploro solo il vostro amore Madre

Madre:

Voi chiedete una benevolenza che non  siete però disposta a ricambiare!

Ci avete messo voi, con il vostro contegno capriccioso e volubile, in questa situazione che è fonte di sofferenza  per tutti noi e più di tutti per il principe vostro padre.

Marianna:

             Madre…

Madre:

Nel monastero sapete bene che sentimenti nutrono per voi. Volete deludere anche quelle buone madri? Un giorno lì voi sareste la Signora. Riverita, rispettata e invidiata. Potrete ricévere visite  ed elargire la vostra protezione a chi ricorrerà a voi.  Dal vostro parlatorio potrete ottenere ciò che, le più grandi dame, nelle loro sale di ricevimento, non riuscirebbero ad avere. Nessuno vuole obbligarvi, ma la vostra lèttera così irragionevole ha profondamante contrariato il principe vostro padre.

Potete ritirarvi ora e domattina prima di scéndere  da noi aspettate di essere chiamata. (la madre esce)

          

(Marianna  scoppia a piangere.  Entra il paggio.  Marianna si gira, lo vede, lui le porge un fazzolétto).

BUIO

Scèna 11

 (entra Marianna con un’aria sognante. Ad un certo punto, dopo essersi accertata di essere sola si siède, ha in mano  una lèttera che legge  e bacia.

(Entra una  serva che scorge Marianna che legge la lettera, gliela strappa di mano e fugge via: la va aconsegnare al padre)…

Scèna 12

Padre: (Entra  con la serva che gli indica Marianna,  legge  la lèttera  poi la strappa)

Vi siète macchiata di una colpa vergognosa, avete peccato contro la decènza e

l’onore della famiglia. Voi, mia figlia, avete concèsso ad un servo délle libertà. State pur certa, lo farò pentire di aver osato tanto. E per voi saprò trovare il castigo che meritate.   

Marianna:

            (Gettandosi ai pièdi del padre) Perdono!

Padre:

            Il perdono non basta desiderarlo né chièderlo; èuna cosa troppo agévole pér   chiunque téma la punizione; bisogna meritarlo.

Marianna:

            Ditemi cosa dèvo fare per rendermi degna.

Padre:

 Voi capite, chequand’anche avessi avuto prima qualche intenzione di collocarvi nel sècolo,  voi stéssa            mi avete mésso ora un ostacolo insuperabile; Sarebbe un dovere  di padre onesto rivelare le debolezze della propria figlia al nobile pretendente che la chiedesse in moglie,che non si avesse a dire che si è tentato di vénder gatta in sacco. E ancor più, un cavalièr d'onore par mio, non avrebbe animo di offrire in sposa a un galantuomo una signorina (Si gira verso Marianna) che ha dato un tal saggio di sé.Ahimè, quésti son sbagli da piangersi tutta una vita.  Però a ogni sbaglio c’è rimèdio; voi stéssa dovete vedere, in quésto triste accidènte, come un avviso del cielo che la vita del sècolo è troppo pièna di pericoli pér voi...

Marianna:

            Ah sì!

Padre:

Ah! Lo avete  capito anche voi! … Bène, allora non si parli più del passato: tutto è cancellato.

Avete préso il solo partito onorevole che vi rimanesse e vedo che l’avete préso di buona voglia. Avete sperimentato in parte il padre severo, da ora proverete il padre amoroso. (Batte le mani per ordinare).

-La principéssa e il principino subito qui!-

Voglio méttere vostra madre a parte délla mia consolazione; voglio che tutti comincino a trattarvi come si conviène.(Entra la madre il padre le prende la mano e l’accompagna verso Marianna) Ecco vostra figlia la pecorella smarrita, ora la consolazione délla famiglia. Marianna non ha più bisogno di consigli; ciò che noi desideravamo pér suo bène, l'ha voluto lei spontaneamente. È risoluta, m'ha fatto intèndere che è risoluta (Marianna lo guarda come se supplicasse di fermarsi)...che è risoluta di prèndere il velo.

Madre e principino:

            (Battendo le mani) Brava! Bène! Congratulazioni!

Padre:

Bisognerà poi andare a Monza, a presentare formale richièsta alla badéssa.

Principino:

Come sarà contènta! Tutto il monastèro saprà

valutar l'onore che Marianna gli fa. Anzi….Pérché non ci andiamo oggi? Marianna prenderà volentièri un po’ d’aria.

Madre:

Andiamo pure. Vado a dar gli ordini

Marianna de Leyva:

Ma...

Padre:

Piano, piano, lasciam decidere a lei:forse oggi non si sènte abbastanza disposta, e le piacerebbe più      aspettar fino a domani.

Dite: volete che andiamo oggI o….. domani?

Marianna de Leyva:

Domani

Padre:

 Domani, ha stabilito che si vada domani. Intanto io vado dal vicario délle monache, a fissare un giorno pér l'esame. (Esce)

Principino:

            Ah furbétta! Siète una drittona voi; piantate negl'impicci noi poveri

mondani, vi ritirate a fare una vita beata, e andate in paradiso in carrozza.

Madre:

             Finalmente avrò la consolazione di veder mia figlia trattata            da pari sua.

Principino:

            Bisogna però confessare che anche lei s'è portata benone, e ora farà

            vedere che saprà sostenere il decoro délla famiglia.

Madre:

            Oggi stésso inviteremo parènti e conoscènti illustri  pér fare onore alla

sua vocazione e condividere la nostra gioia. (Andando verso l’uscita).

Farò imbandire le tavole.

Principino:

….Farò lucidare la carrozza e farò bardare a fèsta i cavalli pér l’uscita di

domani.

Madre:

            (Batte le mani ed entrano le serve che si mettono a lato).

 Orsù veloci, che Marianna vènga pettinata e che indossi la sua veste da sposina.

 

 (Escono madre  principino, le serve portano fuori Mariannat).

Scèna 13

(La balia passa indumenti alle serve che entrano ed escono di scena un po’ freneticamente)

Balia:

La signora sposina?....

Prima serva:

            E’ quasi pronta, pér vestirla e pettinarla c’è voluta più

di un’ora.

Balia:

            La signora principessa?....

Seconda serva:

Si sta ancora vestèndo, e sì che l’hanno svégliata quattro ore prima del solito oggi!

Prima serva

La signora sposina s’è lasciata fare docile docile.. è ancora frastornata    dalla   gran festa fatta ièri.

Balia:

            Il signor principino è già sceso alle scuderie?

Seconda serva:

            Si, è già  tornato su, ed ora è pronto pér partire.

Balia:

Vispo come una lepre, quél diavoletto, mah…è stato così fin da     bambino e io posso dirlo che l’ho tenuto nelle mie braccia. Ma quand’è        pronto non bisogna farlo aspettare, pérché, sebbène sia délla miglior pasta del mondo, si impazientisce e strèpita.Poverétto! Bisogna compatirlo: è il suo naturale e poi quésta volta avrebbe anche ragione pérché s’incomoda pér accompagnare la sorella.

Prima:

            Guai a chi lo tocca in quei momenti! Non ha riguardo pér nessuno.

 Seconda:

Fuorché pér il signor principe.

Balia:

            E un giorno il signor principe sarà lui.

Suono di tromba

(La servitù si schièra pér salutare Marianna che va al convènto. Esce il corteo, Marianna,   il padre e dietro di loro la principessa e il principino).

Serve:

            Mi rallegro sposina…

(Il corteo arriva in proscenio)

Padre:

            Orsù, Marianna, oggi dovete farvi onore. Si tratta di fare una comparsa

solenne nel monastèro con dignità e disinvoltura. Tutto quel che si è fatto finora, s’è fatto di vostro consènso. Io mi sono impegnato davanti al mondo perché voi mi avete dato motivo di credervi, senza rischio di avere una smentita. Se in quésto tèmpo vi fosse nato qualche dubbio, avréste dovuto manifestarlo prima. La badéssa vi domanderà cosa volete: è una formalità. Potete rispondere che chiédete d'essere amméssa a vestir l'abito in quél monastèro, dove siète stata educata così amorevolmente, che è la pura verità. Dite quélle poche parole, con un fare sciolto: che non s'avesse a dire che v’hanno imboccata e… che non sapete parlare da voi. Quélle buone madri vi aspettano a braccia aperte, non sanno nulla…nulla déll’accaduto,…della vergogna di cui vi siète macchiata,… di quél paggio…(Marianna è molto scossa) via via, tutto dipènde da voi, dal vostro buon giudizio. Non se ne parli più,  è un segréto che dève restar sepolto nella famiglia; E al vicario délle monache voi risponderete con franchézza, in manièra da non far nascer dubbi nella testa di quéll'uomo dabbène. Così anche voi ne sarete fuori più presto. Fate vedere di che sangue nobilissimo uscite: maniérosa, modesta; ma ricordatevi che, in quél luogo, non ci sarà nessuno sopra di voi.

 

Scèna 14

(Compaiono le monache in scena con la badéssa al centro. Il gruppo De Leyva avanza verso di loro, Marianna al centro, si inchina davanti alla badéssa)

Badéssa:

            Marianna, che cosa siete venuta a chiedete in questo luogo ove nulla vi            può     essere negato?

Marianna: (si inginocchia)

            Chiedo….(esita)…. (guarda il padre)…. chiedo d'esser amméssa a vestir l'abito délle sorelle di S. Benedétto, in quésto monastèro, dove sono stata allévata così amorevolmente.

Badessa:

Abbiam sempre saputo che sareste stata nostra.

(La badéssa fa alzare Marianna. La abbraccia solennemente poi escono seguite dalle altre monache)

BUIO

Scena 15

(in scena il Vicario délle monache e  una sèdia. Poi appare Marianna)

Vicario:

            Venite Marianna, non abbiate timore. Avanti dunque. Io vèngo a far la parte del           diavolo, vèngo a méttere in dubbio ciò che nella vostrasupplica voi avete dato pér          certo; vèngo a méttervi davanti agli occhi le difficoltà, e ad accertarmi se le   avete bèn considerate. .Consentite ch’io vi faccia qualche interrogazione.

Marianna:

            Dica pure.

Vicario:

Io debbo ora farvi guardare il rovescio della medaglia per esser certo che ella non pigli qualche illusione per ispirazione. Siete pronta a rinunciare ai vostri privilegi di bellezza e ricchezza quando prenderte i voti?  Siete proprio sicura di non avere a pentirvene?

Marianna:

             Sì, sono sicura

Vicario:

            Sentite voi in cuor vostro una libera, spontanea risoluzione di farvi

monaca? Non sono state adoperate minacce, o lusinghe? Non s'è fatto uso di nessuna autorità, pér indurvi a quésto? Parlate sènza riguardi, e con sincerità, io son qui per  conoscere la vostra vera volontà.

Marianna de Leyva:

            Mi fo monaca … mi fo monaca di mio genio, liberamente.

Vicario:

            Da quanto tèmpo vi è nato codesto pensièro?

Marianna de Leyva:

            L’ho sèmpre avuto.

Vicario:

            Ma qual è il motivo principale che vi induce a farvi monaca?

Marianna de Leyva:

            Il motivo è di servire Dio e di fuggire i pericoli del mondo.

Vicario:

             Non sarebbe mai qualche

            disgusto? qualche...… mi scusi... capriccio?

Marianna de Leyva:

No, no …  la cagione è quélla che le ho détto! Io sono certa che il Signore mi chiami dal  mondo pér dedicarmi completamente a lui e per           essere  la sua sposa.

Monaca vecchia:

Il mio esaminatore fu prima stanco di interrogare, che io di mentire.

E fui monaca pér sèmpre.

BUIO

Scèna 16

(Entrano le monache. Ognuna porta un pezzo dell’abito monacale di Marianna. Entra la badessa con un libro in mano e va a sedersi. Marianna  viene vestita dalle monache mentre la badessa legge dal libro:

Badéssa:

“In nomine domini, anno nativitate ejusdem millesimo quingentesimo octuagesimo nono, indictione seconda die mercurii decimo quinto mensis martij. Cum sit quod illustris Donna Maria Anna de Leyva, filia illustrissimi domini Don Martini de Lyva, intendat Deo dante, habitum monacalem suscipere in monasterio Sanctae Margheritae terrae Modoetiae. In dictoque monasterio professionem emittere.

(avanza verso Marianna)

Con l’aiuto di Dio e pér tua espressa volontà, verrai eletta, benedétta e consacrata sposa di nostro signore Gesù Cristo. Ti unirai a noi vestèndo l’abito délla proféssa e sarai accolta come sorella. Abbandonerai il mondo e tutto ciò che ti appartiène pér rinascere a una  nuova vita e a suggello di quésto rinnovamento ti verrà imposto un nuovo nome:  da oggi sarai chiamata suor Virginia. Deo gratias.

                        

                                           

                                             FINE PRIMO ATTO


                   LA MONACA DI MONZA

            

 

  II ATTO

                                              

Scèna 1

                                                                                             

LUCE su monaca vecchia. (Entra dal centro)

Monaca vecchia:

Il mio destino èra dunque compiuto.

Forse avrei potuto essere una monaca santa e contenta.

Invéce mi dibattevo sotto il giogo délla libertà perduta, un vagare faticoso diètro a desidèri che non sarebbero mai stati soddisfatti.  Piangévo la mia bellézza celata sotto i neri veli e invidiavo qualunque donna potesse liberamente godersi il mondo e i suoi doni. E sfogavo quésta invidia… su chiunque….. giorno dopo giorno. (esce)

                                                                      

CANTO DELLE MONACHE

( entrano tutte le monache precedute dalle educande)

Badéssa:

Sorelle, il capitolo si è concluso e ognuna di noi, guidata dalla mano di nostro Signore ha fatto la sua scelta ed ha espresso la sua volontà. Vi annuncio quindi con gioia, che nonostante la sua giovane età, la nostra amata sorella Virginia è stata designata all’autorità di vicaria.

Virginia, anche Monsignor Barca, che ha presiéduto il capitolo ha espresso la sua soddisfazione pér la vostra elezione. Venite. (si avvicina alle educande) Figliole, come madre vicaria suor Virginia sarà responsabile della vostra educazione e délla vostra disciplina.

Siate liète e ringraziate il Signore pér quésto privilègio che vi viène offerto. Suor Virginia è stata una vostra compagna, ha compiuto i suoi studi e la sua educazione qui con voi, in quésto monastèro. Nessuno mèglio di lei può essere dégna di quésto compito. Sia lodato Gesù Cristo.

In coro :

Sèmpre sia lodato

(la badessa e le suoreescono). 

(Matilde si avvicina a Virginia e le offre un mazzolino di fiori. Virginia dapprima allunga la mano per prenderli poi repentinamente la ritira)

Virginia:

            Tu sei una delle nuove alliève. Come ti chiami?

           

Educanda Matilde:

            Sono Matilde dei Calchi.

Virginia:

Matilde dei Calchi…..I fiori crescono nei giardini perché il Signore ha voluto che così fosse. Allora perché reciderli? Per arroganza? Perché porgerli? Per ostentazione? Per vanità? Nelle regole di un  convènto vi è anche quella di umiltà. Bisogna rispettarla.

Educanda Matilde:

            Si madre vicaria…perdonatemi.

Virginia:       

            Avrai modo di impararla presto…. Vero Clotilde?

            Clotilde presto sarà tolta dal monastèro perché è stata destinata ad altre consolazioni. Clotilde…Clotilde… ti ricordi chi èra santa Clotilde?

Clotilde:

Si madre vicaria. Clotilde èra una regina ariana che si convertì e che fu proclamata santa pér acclamazione del popolo.

Virginia:

Una regina…ma sai che fine fece?

Virginia:

Il suo spòso morì e lei tentò inutilmente di mediare tra i figli che si scontravano pér il predo            minio. Solo dopo la morte trovò di nuovo la pace al fianco déll’amato, nella tomba.

Agnese… E tu?  conosci la storia della santa di cui porti il nome?….

Agnese:

Agnese èra una giovinétta romana che rifiutò di rèndere culto agli dei pagani. E perquesto fu condannata al martirio sul rogo.

Virginia:

Allora attenta agli innamorati focosi, di non finire bruciata anche tu come Santa Agnese! …

            Dimmi Matilde dei Calchi; tu vièni da una famiglia importante…che

futuro è stato disegnato pér te dopo che avrai ricevuto la giusta

            educazione?

Matilde:

Andrò sposa anch’io; mio padre sta cercando pér mé una marito dégno del casato cui appartèngo.

Virginia:

Bène, bène…allora il tuo illustre padre si sta adoperando nella ricerca di un marito dégno…forse bello, ricco, influente…ma possiamo essere certe che una volta che la nostra cara Matilde vènga presentata, a lui piaceranno i suoi occhi neri? Forse sognava una sposa dagli occhi color di cièlo e con i capelli d’oro…e quésto pallore…mi rassomigli suor Candida(Le altre ragazze ridono)   Silènzio…zitte, state zitte, schiocche… Risus abundat in ore stultorum.Le risa non dèvono abitare quéste mura!

 BUIO

Scèna 2

                                                                      

(Risate delle educande che poi entrano in scena al seguito della conversa Caterina che porta un paniere di biancheria lavata)

Educande:  

            …Caterina….Caterina….Caterina… possiamo venire con tè?

Caterina:     

            No

Clotilde:       

            E perché.

Agnese:

            Ti vogliamo aiutare:

Caterina:

            Perché dovreste essere con suor Ofelia  a ricamare.

Matilde:

            Abbiamo già finito il nostro lavoro. (Ridono)

Agnese:

            A dire il vero siamo uscite di nascosto dal laboratorio:

Clotilde:

            Non ce la facevamo più a restare la déntro.

Caterina:

            Beh! Vedete di non farvi trovare qui da suor Virginia che poi punisce me.

Matilde:

            Ma vièni sèmpre quaggiù a stèndere?

Caterina:

            Si, più lontana sto dal convènto e mèglio sto.. Non sono fatta pér quésta vita.

 (dalla sommità del muro appare Giampaolo)

                                                                                 

Giampaolo:                                                            

            Ehi, ehi!

 (Le educande vedendolo fuggono) (anche Caterina accenna  la fuga, ma si ferma al richiamo di Giampaolo)

Aspetta, aspetta………come ti chiami?

Caterina:

            (Dando uno sguardo fugace) Caterina

Giampaolo:

Caterina….è un bel nome! E cosa fai qui dentro? Così bella non vorrai farti monaca?

Caterina:

            No, io sono solo una povera conversa, attèndo alle faccènde…

Giampaolo:

            Voltati, guardami,…ti piacciono le mele?

Caterina:

            (Si gira verso Giampaolo) Certo che mi piacciono, e poi noi converse non le

            mangiamo spésso.

Giampaolo:

Tièni allora, prendi quésta. (Le porge la mela) (Caterina prende la mela e la morde).   

(Arriva Virginia, scorge Caterina che mangia qualcosa, ma non vede Giampaolo sul muro).

Virginia:

            Caterina. (La ragazza nasconde la mela diètro la schièna). Cosa nascondi?

Caterina:

Niente!

Virginia:

            come niente?! Fammi vedere!

Caterina:

            Niente!(fugge via)

Giampaolo:

Solo una mela del mio albero, signora (Si toglie il cappello o riverenza..)

E comunque non dovete incolpare Caterina, sono stato io a porgergliela. Vi chiedo perdono… e pér la signora del monastèro, un fiore del mio giardino.  (Le porge un gelsomino) Prendetelo sorella, o avete paura? (bacia il fiore e glielo lancia) Non dovete averne, non sono il demonio. (Lui sparisce oltre il muro ridendo)

Virginia:

            Ottavia.

Ottavia:

            Eccomi madre vicaria

Virginia:

Fai in modo che Caterina da Meda sia chiusa pér tré giorni in cantina

Ottavia:

            Sì, madre vicaria.

Virginia:

            E supplica la madre Badéssa che mi conceda subito udiènza

Ottavia:

            Vado subito.

BUIO

Scèna 3

(In scena Virginia e badessa).

Madre badessa, volevo sottoporvi il caso della conversa Caterina da Meda. Quella ragazza  non accetta  il rigore del convento e soprattutto non si assoggetta alla mia autorità.  

Badéssa:

            Cosa intendete precisamente, madre vicaria?

Virginia:

Non passa giorno in cui non la debba   riprèndere; è testarda e di indole ribelle; oggi l’ho scoperta mentre rivolgéva la parola ad un giovane; quésto suo comportamento dissoluto è di cattivo esèmpio alle educande di cui io sono responsabile

Badéssa:

            Chi è quésto giovane?

Virginia:

            E’ Giampaolo Osio

Badéssa:

            Giampaolo … il figlio scellerato délla famiglia Osio.

Virginia:

            Bisogna impedirgli di avvicinare chicchessia, bisogna allontanarlo dal giardino.

Badéssa:

Ma quéllo è il suo giardino! Il giardino della casa dove vive la sua famiglia. Famiglia tanto generosa che ci ha donato il terreno su cui sorge questo convento. Non dimenticatelo Virginia e la madre di quel giovane, donna Sofia Bernaregia ci è molto devota…..Quésto giovane, oltre ad aver rivolto la parola ad una conversa……ha commésso anche qualche altra grave colpa? (Virginia tace)

Ecco, vedete…..Confidate nella cristiana barriera del convento ed evitate, voi, di portare le educande lungo il muro confinante con gli Osio. E non tralasciate di intervenite sulla conversa Caterina.

Virginia:

            A quéllo ho già provveduto.

(Esce la Badéssa. Entra Suor Ottavia).

Ottavia:

            Madre vicaria, Caterina vi manda a dire che vi chiède il perdono;

            vi prega di farla uscire.

Virginia:

            Caterina dève prima scontare i suoi tre giorni, poi la perdonerò.

(Esce Ottavia) (Entra Benedetta)

Benedetta:

            Madre vicaria, ho trovato quésto sul pavimento délla vostra cella; qualcuno dève

averlo lanciato dal giardino attraverso la finestra apèrta. E’ un sasso avvolto in un       foglio.             Forse un messaggio…

Virginia:

(Virginia scarta il sasso, sul foglio non c’è scritto nulla, ma racchiude un rametto di gelsomino fioritoche nasconde furtivamente nella manica)    

            Non c’è scritto niènte, buttatelo.

(Guarda verso il muro di confine su cui era apparso l’Osio)

BUIO

Scèna 4

(Entra Ottavia).

Ottavia:

Madre vicaria, scusate il disturbo, ma Suor Candida dice che si è presentato il giovane Osio alla portineria e che chiède di essere ricevuto da voi in parlatorio, pér supplicarvi il perdono pér avervi             importunata e aver recato offesa alla vostra persona.

Virginia:

            Dite a suor Candida di riferire al signor Osio che non è necessario che si dia tanta      pena; abbiamo già provveduto a ristabilire la pace del convènto.

Ottavia:

            Ma reverènda madre, dice che non se ne andrà finche non avrà   pacificato il suo       animo chiedèndole perdono di persona

Virginia:

Dite al signor Osio di pacificare pure il suo animo e assicurategli che questa sera lo ricorderò nelle mie preghière…

(Ottavia si inchina ed esce).

 BUIO

Scèna 5

(E’ notte. Virginia non dorme e si aggira turbata per il giardino.

Compare Giampaolo sul muro.)

Giampaolo:

Signora, sono giorni che vi rifiutate di ricevermi e di rispondere alla mie suppliche…e allora mi costringete ad avvicinarvi in un altro modo..(Virginia si guarda in giro spaventata). Non temete, siamo soli. Allora mi avete perdonato?

Virginia:

            Il perdono è un principio della nostra regola

Giampaolo:

            No, non mi avete perdonato.

Virginia:

            Non ho modo di provarvelo.

Giampaolo:

             Dimostratelo concedèndomi la vostra amicizia.

Virginia:

            Amicizia?!.....

Giampaolo:

            Amicizia.. dubitate che io possa essere capace di un tale sentimento?

Virginia:

Dubito del significato che voi date alla parola amicizia…èra amicizia quélla che cercavate dalla conversa Caterina?

Giampaolo:

Ecco la prova che non mi avete ancora perdonato. Signora, se non otterrò il vostro

perdono, non avrò più pace. Molte volte dalla finestra del mio abbaino vi ho veduta passeggiare nel  vostro giardino; fin dalla prima volta ho sperato di potervi parlare ed ho sognato da voi una risposta. Io faccio strani sogni, Signora, sogni che pervadono le mie notti e quell’inquietudine non mi abbandona con il sorgere del sole.

Anche voi mi avete veduto dalla vostra finestra e io ho scorto il vostro sguardo, il vostro sfuggènte sguardo che mi ha però rivelato tante cose del vostro animo….  e

ora che finalmente riesco a parlarvi vi supplico un’amicizia che mi ripaghi almeno in parte dei sentimenti che nutro pér voi.

Virginia:

            Sentimenti?...quali sentimenti?

                                                                                             

Giampaolo:

Signora, prezioso fiore di questo sterile giardino…Dama rinchiusa tra queste mura vorrei essere davanti a voi per godere della vostra bellezza negata al resto del mondo (Salta giù.) Concedetemelo. Ogni momento delle miei inutili giornate penso a voi, vi cerco, come un assetato cerca l’acqua, come un cieco la luce. Voi siete come uno scrigno, chiuso nei vostri segreti…ma in questi occhi vedo il mio stesso desiderio.

Voi siète turbata, lo sono anch’io….ma non sto facèndo niènte di male…

Virginia:

Cosa fate?...Andate via..(Tenta di resistergli)

Giampaolo:                                                                                                                      

Andarmene? Contro i miei sentimenti?  pérché?…    cosa   farete se non me ne vado? Non potete gridare o chiedere aiuto. Come spieghereste che siete qui, nella notte, sola con me?

(Virginia tenta di fuggire, lui la raggiunge e l’afferra per le spalle)

 Virginia:                                                                                                                                        Lasciatemi…..

Giampaolo:                                                                                                                      

            No, se  ti lascio ora  ti avrò persa per sempre. (Lui la bacia poi la trascina fuori scena)

Monaca vecchia:                                                

Provai una contentézza viva e nel mio animo esplose finalmente  una vita         potènte. Èra dunque quéllo l’amore? Quésto mare impetuoso che mi trascinava tra i suoi flutti? L’inferno spalancava le sue porte ed io mi perdevo cercando quei baci.  

           

LUCE AZZURRA,  NOTTURNO

 (Scena notturna: si deve rendere l’idea che il fatto diventa consuetudine: Giampaolo scavalca il muro e furtivamente incontra Virginia che lo sta aspettando. Si abbracciano e  insieme si allontanano. Mentre avviene la scena si sente la voce di Virginia vecchia:

Monaca vecchia:

L’abisso si era spalancato davanti a me con  il suo richiamo fatale. Una malattia da cui non riuscii più a guarire mi corrodeva l’anima di giorno e mi inebriava con la sua febbre notte dopo notte….dopo notte….dopo notte….

(Sbuca Caterina, con una lanterna, che evidentemente li ha scoperti).

Dissolvenza délla LUCE FINO AL BUIO

Scèna 6

(Caterina sta pulèndo il pavimento del chiostro)                                                        

Virginia:

            Caterina hai già pulito l’atrio?

Caterina:

            Sì, madre vicaria

Virginia:

            Non lo hai fatto a dovere; puliscilo di nuovo..

Caterina;

            Ma, madre vicaria…..                                                                                                                                                                                                                                                                                       

Virginia:

Prima finisci quéllo che stai facèndo e non osare tenermi testa. Giù, in ginocchio,       che quésta è la posizione che più ti si addice..

Caterina:

            Verrà il giorno in cui sarò io a mettervi in ginocchio.

Virginia:

            Cosa stai dicèndo?

Caterina:

            Io so tutto

Virginia:

             Tutto cosa?

Caterina:

Tutto. E sono pronta a rivelarlo; anche quello che nessuno ha il coraggio di dire. La mia lingua brama da troppo tempo di parlare.

A tèmpo e luogo!..... forse domani, la visita di Monsignor Barca potrebbe essere l’occasione giusta…

(Caterina scappa via. Virginia è sconvolta.)

Virginia:

            Ottavia!!!

Ottavia:

            Eccomi madre vicaria, mi avete chiamata?

Virginia:

            Sì, ho bisogno che con discrezione si mandi a chiamare il nostro vicino, signor            Giampaolo Osio.

Ottavia:

Ma, madre vicaria, a quest’ora….., forse non è opportuno  mandare a chiamare….

Virginia:

Non discutere! E fai come ti ho détto! La quéstione è délla massima urgènza. Il signor Osio capirà             e sarà così comprensivo d’accettare di buon grado il mio disturbo.

Benedétta:

            Sì madre vicaria; farò come mi dite.

BUIO

Scèna 7

(In scena Virginia e Caterina)

Virginia:

Caterina, tutte noi dobbiamo spésso trovare una grande paziènza con te. Il tuo carattere ribelle ci ha più volte portate vicine ad una grave decisione:  il tuo allontanamento da qui! Non hai pensato a come reagirebbe la tua famiglia….tuo padre, vedèndoti ritornare a Meda?...E con una tal referènza?...

(Caterina tace)

Dunque…non hai nulla da dire a tua discolpa?...Se dimostrerai di non aver più quésto atteggiamento ostile verso di mé, io ti perdonerò….anche quésta volta

Caterina:

            Ah mi perdonerete..niènte punizione quésta volta..reverènda madre? Voi non avete   mai avuto pietà pér nessuno, quante volte mi avete fatta punire e rinchiudere in      cantina, al buio e al fréddo; e c’erano i topi….sapete che ho paura dei topi!

Virginia:

Non parlarmi così Caterina e non trattarmi come fossi una tua nemica.

Caterina:

 Quésta volta vi conviène,….quéllo che so, quéllo che posso fare vi spaventa?

Virginia:

Cosa vuoi sapere tu?

Caterina:

So abbastanza per far inorridire  Monsignor Barca quando verrà qui domani…!

Virginia:

            Io sono la signora di Monza. Povera illusa. Qualunque cosa dirai,  crederanno a          me, non a te.

Caterina:

Dirò io chi è veramente  la signora e cosa fate di notte. Io vi ho vista  sapete, vi ho visti con i miei occhi…Anche la Signora finalmente ha paura… dovrete pagare pér tutto il veléno che mi avete fatto ingoiare.

Virginia:

(Virginia perde le staffe agguanta Caterina e la scuote).       

Parla dunque, vipera, parla….parla….fa come vuoi….e che sia finito questo tormento!

                                                                      

Caterina:

            Lo farò, statene certa.

Virginia:(Si vede entrare Giampaolo dal fondo che si avvicina furtivamente a Caterina)

Sì, sono anni ormai che vivo nel peccato mortale; lui è un uomo crudele e senza Dio, ma mi ha stregata e io non posso più vivere sènza di lui .

(Giampaolo aggredisce Caterina trascinandola fuori scèna. Rumori déll’aggressione)

 (Rientra Giampaolo)

Giampaolo:

            Scaverò la fossa, là nell’orto…ma dentro e fuori di qui,

            dovranno credere che Caterina sia fuggita dal convènto. Farò una breccia nel  muro … nell’angolo umido che dà verso il Lambro, cederà facilmente.

Virginia:

            In frétta! L’alba è vicina.

LA LUCE lentamente si dissolve fino al BUIO

Scèna 8

((Rumore di passi frettolosi. Suona una campanella d’allarme.

 Entrano suore allarmate poi Virginia, poi monaca vecchia)

Monaca n. 1:

            Caterina non si è presentata al mattutino e  non è nella sua cella.

Monaca n. 2:

            Non si trova più, non si trova più.

Monaca n. 3:

            Si è chiamata ovunque a gran voce….non risponde

                                                                                          

Virginia:

Vi è un buco nel muro déll’orto che fino ad ièri non c’èra…..

Monaca n. 4:

            Allora è …scappata??!!

Virginia:

La Badéssa ha dato ordine che la si cérchi subito nei dintorni di

Monza e principalmente in Meda…..e che si avvisi la famiglia.

Monache:

            Si è scappata!....E’ scappata….

Virginia:

            O forse è andata lontano, molto più lontano…

Monaca vecchia:                                                             

            Forse, se ne sarebbe potuto sapere di più, se invéce di cercare lontano, si fosse

scavato vicino. Quante volte l’immagine di Caterina veniva a cacciarsi d’improvviso nella mia mente, di giorno, di notte… il suo ricordo mi tormentava…

Ma uno spiraglio di redenzione si presentò un giorno nelle sembianze di una creatura innocènte che implorava la mia protezione……(Esce)

PENOMBRA

Scèna 9

(Frate, Lucia ed Agnese arrivano dal fondo sala)

Agnese:

            Padre guardiano….. padre guardiano! Manca ancora molto?

Frate:

Pochi minuti di strada   e   saremo  al     monastèro   di    Santa       Margherita… non è molto lontano da qui.  Venitemi appresso…   State però discoste da mé

alcuni passi, mi raccomando… Pérché la gènte si diletta a dir male; e Dio sa     quante belle chiacchiere si farebbero se si vedesse il Padre guardiano pér strada        con una bella giovane… Con donne voglio dire……

(Suona una campanella alla porta)     

 D’altra parte quésti sono tèmpi in cui i signori spadroneggiano come vogliono; e noi, povera gènte, non si può far altro che cercare protezione… per quésto vi porto dalla     Signora è l’unica che può protèggervi. Se lei si prenderà quésto impégno nessuno più vi molesterà.

(Suor Benedetta si presenta alla porta)

            Sorella vogliamo chiedere udienza alla madre Vicaria

(suor benedetta fa un cenno di assenso, li fa entrare e si allontana)

La Signora è una monaca, ma non è una monaca come le altre.

Non è che sia la badéssa, è la vicaria, anzi è una délle più giovani, ma i suoi son gènte             grande, venuta dalla Spagna, dove son quélli che comandano; in quésto monastèro lei può far alto e basso. Vedrete che qui sarete sicure come sull’altare.

(Il frate si accorge che alla grata del parlatorio è comparsa Suor Virginia e vi si accosta, fa un inchino)

Reverènda madre e signora illustrissima, ho condotta a voi una povera   giovine che chiède la vostra  protezione; con la giovane vi è anche la madre. Spero vogliate dar loro ascolto..

(Virginia accenna un sì con la testa).

(Il frate torna dalle due donne che sono rimaste discoste)

 E’ bène disposta; ora mi raccomando siate umili e rispettose,

rispondete con sincerità alle domande che le piacerà di farvi e quando non siète interrogata lasciate fare a mé.

(conduce  le due donne alla grata)

 Ecco le donne.

Virginia:

            E’ una fortuna pér mé poter fare un piacere à nostri buoni amici

cappuccini. Ma mi dica un po’ più particolarmente il caso di quésta giovine, pér veder  mèglio cosa si possa fare pér lei.

Frate:

            Vedete madre vicaria quésta giovine…

Agnese.

            Dovete sapere reverenda madre…(il frate la blocca con una occhiata)

Frate:

            Quésta giovine, signora illustrissima, mi vièn raccomandata da un mio confratello

Fra Cristoforo da Pescarenico.  Essa ha dovuto partir di nascosto dal suo paese, pér sottrarsi a de' gravi pericoli; e ha bisogno, d'un asilo sicuro per qualche tèmpo.

Virginia:

Quali pericoli? Di grazia, padre guardiano, non mi dica la cosa così in enimma. Lei sa che noi altre monache,  ci piace di sentir le storie pér minuto.

Agnese:

Pericoli grossi,di quélli che nessuno vorrebbe mai trovarsi sulla strada!

Sono quéstioni delicate  che all'orecchie purissime délla reverènda madre dèvono essere appéna leggermente accennati...

Frate:

Basterà dire che un nobile prepotènte ebbe cuore di perseguitarla apertamente con la forza, di modo che la poveretta è stata ridotta a fuggir da casa sua.

Virginia:

            Quélla giovine, accostatevi. So che il padre guardiano è la bocca délla

Verità, ma nessuno può meglio di voi dirci di quésta persecuzione.

Lucia:

Signora... madre... reverènda...noi….

Agnese:

 Illustrissima signora, io posso far testimonianza che quésta mia figlia

ha in odio quél cavalière, come il diavolo l’acqua santa: voglio dire, il diavolo èra lui; ma mi perdonerà se parlo male, pérché noi siam gènte alla buona. Il fatto sta che quésta povera ragazza èra proméssa a un giovine nostro pari, timorato di Dio, e bèn avviato; il matrimonio èra già stato combinato e se il signor curato fosse stato un po' più un uomo di quélli che m'intèndo io... so che parlo d'un religioso, ma il padre Cristoforo, amico qui del padre guardiano, che è religioso al par di lui, e quéllo si che è un uomo pièno di carità, e, se fosse qui, potrebbe attestare...

Virginia:

Siète bèn pronta a parlare senz’essere interrogata. State zitta, voi: già lo so che i parenti hanno sèmpre una risposta da dare in nome dei loro figliuoli!

Lucia:

            Reverènda signora quanto le ha détto mia madre è la pura verità. Il

giovine che mi discorréva, Rènzo si chiama, lo prendévo io di mia volontà. Mi scusi

se parlo da sfacciata, ma è pér non lasciar pensar male di mia madre. E in quanto a quél signore vorrei piuttosto morire, che cader nelle sue mani.

Virginia:

A voi credo. Avrò poi piacere di sentirvi da sola a sola.

Parlerò io alla Badessa. Le dirò che in cambio dell’ ospitalità aiuterete la fattoressa

nelle faccende e una mia parola….insomma do la cosa per fatta

Padre Guardiano, andate dalla fattoréssa con le nostre ospiti, le accompagnerà  nel loro nuovo alloggio.

            (Virginia si allontana).

 Agnese:

Sia fatta la volontà di Dio, ma siate certo, padre guardiano, che nessuno potrà pregare più di cuore, pér voi e pér la signora, che noi povere    

donne.

Frate:

Avete visto come tutto si è risolto in un batter d’occhi? Il mio buon fra                   

            Cristoforo non s’aspettava certo che io avessi a servirlo così presto e bène!

Agnese:

Lucia…vedrai, la fattoréssa e le altre converse ci prenderanno a bèn volere e le           faccènde da sbrigare non saranno di certo più faticose di quélle di casa nostra. Eh… casa nostra, chissà quando la rivedremo… ma siamo state davvero fortunate, qui staremo benissimo; ringraziamo il Signore, non potévamo trovare un asilo più sicuro e onorato. 

(Nel frattèmpo Lucia tace assorta, va a guardare oltre la grata ).

Ma, Lucia..mi stai ascoltando?

Lucia:

            Sì…oh, no, scusatemi madre, ma stavo ripensando alla parole délla Signora.

Agnese:

            Eehhh….quando avrai conosciuto il mondo come lo conosco io, vedrai che non son cose da farsene meraviglia; i signori, chi più chi meno, han   tutti un po’ del matto.          Conviène lasciarli dire, principalmente         quando s’ha bisogno di loro, come se   dicessero délle cose giuste. Hai sentito come mi ha dato sulla voce? Come se   avessi détto qualche gran             sproposito?  Son tutti così…

Con tutto ciò, sia ringraziato il cièlo che pare che quésta Signora t’abbia             préso a bèn volere e voglia protèggerci davvero. Del resto, se camperai e se ti accadrà di avere ancora a che fare con i signori, ne sentirai…eh, ne sentirai……

(Le due donne escono di scèna).

BUIO

Scèna 10

(In scena Virginia. Suor Benedettaentra accompagnando  Lucia).

Benedetta:

Signora…..

Virginia:                                                                                                                                                                                                     

Vièni, vièni avanti…. Qui è dove io vivo, e qui non entra nessuno che io non voglia, neanche la             badéssa. È un privilegio concesso al mio nobile sangue; vièni, aiuta suor Benedetta a togliermi i veli così ci conosceremo un po’….Come ti chiami?

Lucia:

            Lucia

Virginia:

            Allora Lucia, hai visitato il convento e sei contenta di essere qui?

Lucia:

            Si madre…..

Virginia:

E ti piace anche questo silenzio, questo isolamento?....

Lucia:

Si madre….

Virginia:

Forse perché sai che non sarà per sempre!

Lucia:

Qui mi sento al sicuro. Madre, Dio vi benedica per il disturbo che vi state prendendo. Voi Signora mi avete salvata.

Virginia:

Lucia, vuoi dirmi ora cosa davvero è successo? Quel signore che ti perseguitava…..cosa faceva,…cosa ti ha fatto per farti tanta paura? Capisco l’impegno dato al giovane che hai scelto come sposo, ma questo Nobile non ti piacéva di più? Puoi dirmi la verità ora. Come ti  importunava quéll’uomo?

Lucia:

            …Madre….

Virginia:

            Puoi dirmelo, qui non c’è il padre guardiano né tua madre.

Lucia:

Mi facéva paura, mi confondéva…lui è ricco e potènte…..e noi siamo povera gènte.

Perdonatemi madre, ma cosa può volere da una ragazza come me?

Virginia:

Qualche volta i ricchi e potenti vogliono esservi di aiuto.

Lucia:

Aiuto? Si madre….. Ma io, a quel signore, non gliene ho cercato alcuno. Non capisco pérché si è fissato con una come mé.

Virginia:

            Forse ti ama davvero.

Lucia:

No…no! Reverènda madre…..mi costa molta fatica doverne parlare....Perdonatemi non vorrei dire cose che potrebbero offèndervi…

Virginia:

(Virginia ride) Lucia, Lucia….come sei ingenua. Pensi che a una suora non si possa parlare d’amore?..

Non preoccuparti, qui sei al sicuro; nessuno ti toccherà e io non permetterò a nessuno, neanche ad un mio pari, di costringerti ad un destino che non ti sei scelta

(Entra Benedétta)

Benedétta:

Posso far entrare?

(Virginia fa cenno di si col capo. Entra Alma Francesca)

Virginia: (Porgendole la mano)

            Vieni Alma Francesca

Alma Francesca;

 Buongiorno signora

Virginia:

            Saluta Lucia.

Alma Francesca:

Buongiorno Lucia. Dall’abbaino l’ho vista nel giardino che stendeva la vostra biancheria

Virginia:

Si. Sarà al mio servizio per un po’ di tempo. Ti stavo aspettando sai. Ti sei ricordata che ti avevo promesso una sorpresa? E sei stata brava in tutti questi giorni in cui non ci siamo viste?

Alma Francesca:

            Si

Virginia:

            Allora ogni promessa è debito! Aspetta….( va a prendere un regalo)

            Ecco, l’ho fatto io pér tè…

 

Alma Francesca:

            Grazie signora….

Virginia:

Vièni! Sièditi qui (Fa sedere Francesca, si mette dietro di lei e le accarezza i capelli)….

Lucia:

            Chi è quésta bambina?

Virginia:

E’ la mia piccola amica…abita qui accanto e ogni tanto viene a trovarmi così io posso vedere come cresce e come diventa sempre più bella…..E lei sa che quando viene qui…. “a me batte forte il cuore…..….(Le prènde la mano e glièla posa sul petto)

Alma Francesca:

            ….pieno e carico d’amore….

Virginia:

            …..quando lei poi se ne andrà……

Alma Francesca:

            ….forse più non batterà…..

Virginia:

……fino a quando non ritornerà!”

           

Alma Francesca:

            (Abbraccia Virginia e le da tanti bacetti) Signora….signora…grazie signora

Virginia:

            Va adèsso!.... Tuo padre ti aspetta

(Lucia prende per mano Alma Francesca e la porta fuori scena)

BUIO

Scena 11

(Virginia triste si siede e si assopisce)

Giampaolo:

(Arrivando furtivo dal pubblico ,le tocca una mano, lei si sveglia. Lui le porge un grappolo d’uva.)

            Assaggia, l’ho colta per te.

Virginia:

            Quante volte ti ho détto di non passare dal frutteto…

Giampaolo:

Se tu non avessi gettato nel pozzo la chiave del parlatorio!….Sei tu che mi costringi a fare ancora come feci quella notte……

Virginia:

            Volesse Iddio che non ci fosse mai stata quella notte!

Giampaolo:

            Io invece lo ringrazio ogni giorno!

                       

Virginia:

            Non bestemmiare Paolo!

Giampaolo:

comunque Il fabbro anche quésta volta ha fatto un buon lavoro; domani mi darà nuova  copia  della chiave così potrò entrare ancora dal parlatorio.

Pensavi davvero di potermi lasciare?

Virginia:

            E’ la chiave del nostro inferno Paolo!

Giampaolo:

            Ma tu sei troppo bella per rimanere privilegio esclusivo del Paradiso!........

Chi è quélla giovane che mi ha riportato  Alma Francesca quést’oggi?

Virginia:

E’ una povera ragazza venuta  da Lecco per sfuggire ad una persecuzione,

alla quale ho promésso la mia protezione.

Giampaolo:

            Persecuzione da parte di chi?

Virginia:

            Da parte di un uomo.

Giampaolo:

            E’ molto bella…

Virginia:

            Anche quell’uomo ha visto la sua bellezza, ma lei ne ha orrore.

Giampaolo:

            Ne sei sicura? Anche tu inizialmente eri restia……, ma come vedi…

Forse anche lui avrà la mia stessa fortuna.  Certo dipenderà molto da quanto quell’uomo tiene a lei, quanto è disposto a cercarla…….io non ho ceduto, sapevo che prima o poi avresti finito per rispondermi.

Virginia:

            Un giorno, se scopriranno le tue trame in quésto convènto, la pagherai cara. 

Giampaolo:

Allora spèra che non accada mai.  Saremmo costretti a fuggire, ad andare oltre confine…

Virginia:

            Sarebbe inutile, non riusciremmo mai a salvaci. Povero Giampaolo….

(Suonano le campane del mattutino) Le campane del mattutino! Lasciami Paolo, dèvo andare a pregare pér le nostre povere anime.

             (Si vedono le monache in processione con lelanterne). 

            Va, va Paolo…

CANTO  DÉLLE MONACHE – MATTUTINO

LUCE NOTTURNO-AZZURRO

 (Giampaolosi allontana. Virginia si ricompone e segue la processione).

LA LUCE si dissolve fino al BUIO

Scèna 12

(Virginia guarda un punto del  pavimento in modo ossessivo poi si getta a terra e comincia a pregare quel punto forsennatamente).

 (arriva Gianpaolo)

Giampaolo:

            Che cosa fai?

Virginia:

             Sto pulendo….la macchia…..si vede ancora sai…

Giampaolo:

             Che cosa?!

Virginia:

            Si, la macchia di sangue…… di Caterina

Giampaolo:

             Cosa dici?

Virginia:

Paolo, cosa abbiamo fatto! Cosa abbiamo fatto! Io non ce la faccio più , la sua presenza mi tortura…..il suo corpo è là, così vicino…..io non trovo più pace. Io la vedo ovunque come se fosse ancora viva, come se potesse rimuovere la poca terra che la ricopre per venire a darmi il tormento. Ti prego Paolo, devi andare a seppellirla altrove! Ti prego portala via!....

Giampaolo:

            Tu non sai quello che dici!  Dove dovrei seppellirla?

Virginia:

Portala al fiume, la corrente la trascinerà via. O trova un pozzo abbandonato, purché sia lontano da qui.

Giampaolo:

Mi stai chiedendo di fare una pazzia. Nessuno la sta cercando qui. Pensano tutti che sia fuggita per andare a condurre una vita allegra.

Virginia:

No, no! Io non posso più vivere così.

           

Giampaolo:

E va bène,farò come desideri. Per te lo farò, pér te correrò questo rischio.

Anch’ io ho bisogno di un favore da té,             quélla ragazza che ti ha chiesto protezione, quélla Lucia…… ho promésso di consegnarla a qualcuno, ad un uomo al quale non voglio e non posso rifiutare un favore. Mi devi aiutare a mantenere la proméssa fatta.

Virginia:

             No!, no Giampaolo, no!

Giampaolo:

             Pérché no?  Cosa te lo impedisce?

Virginia:

             Non voglio commettere altre atrocità Giampaolo! Non chiedermelo, ti prego

Giampaolo:

            Ti sta a cuore così tanto quélla contadina?  Più di mé?

Virginia:

No, non è vero! Ma a questa ragazza io voglio far del bene. Forse Dio mi perdonerà tanti orrori.....  

Giampaolo:

             E va bène, ma ti ho détto che non posso mancare alla proméssa fatta.

Sarò costrétto ad andarmene lontano, molto lontano… Addio Virginia. (Esce)

           

Virginia:

            (Temendo di perderlo per sempre lo rincorre)  Paolo!......

E sia!........... Prima dell’imbrunire sulla strada che porta al convènto dei cappuccini.

BUIO

Scena13

(in scena Lucia e virginia)

Virginia:

Ho bisogno che tu vada al convento dei cappuccini e che dica al padre guardiano che ho urgente bisogno di parlargli.

Lucia:

Io? E dovrei andarci da sola?

Virginia:

            Mi fido solo di te

Lucia:

            Ma io….

Virginia:

            Cosa c’è Lucia? Hai paura di non riuscire a trovare la strada?

Lucia:

 No, me la ricordo bène la strada da qui al convènto dei frati cappuccini.

Virginia:

            E allora? Che altro motivo può esserci?

Lucia:

            Madre….ho paura

Virginia:

Paura in pièno giorno? Sono solo dieci minuti di strada se ti affretti. E poi potrai tornare in compagnia del padre guardiano.

Lucia:

            Madre illustrissima, vi prègo, voi lo sapete che farei qualunque cosa pér voi.

Virginia:

            Dunque?! …….Ora ne hai bene l’occasione per dimostrarmelo.

Lucia:

Farò come volete. Farò una corsa. (Lucia fa pér uscire)

Virginia:

            Lucia…

Lucia:

Si reverènda madre…..

Virginia:

Niente……Va, ora…va

PENOMBRA

(solo voci)

Bravo:

            quélla giovane! Ci sapreste insegnare la strada di Monza

Lucia:

            andando di li  vanno a rovescio. Monza è di qua….

Bravo:

            ma siète sicura…

(I bravi la rapiscono. Si sentono urla e voci concitate).

Scèna 14

(Monache in scèna).

M1:

            Avete sentito?

M2:

            Cosa?

M1:

            La fattoréssa oggi è tornata del mercato con una notizia tremenda…Caterina…

M2:

            Dunque?...

M3:

            Si è scoperto dove è fuggita?

M1:

            No, sorelle…preghiamo pér la sua anima…è stata uccisa!

(Stupore délle monache).

M3:

            Uccisa, ma come?

M1:

            Hanno ritrovato il suo corpo martoriato.

M2:

            Dove?

M1:

            Gettato in un pozzo, vicino ad un casolare a Velate.

M3:

A Velate??!!.. E noi si pensava che fosse chissà dove,… ma chi ha potuto?

BUIO

Scèna15

Badéssa:

Virginia, sono dispiaciuta pér la vostra mancata rielezione a vicaria Virginia, ma nonostante ciò sono sicura che accoglierete con cristiana accettazione questa disposizione     così come impone la regola del nostro ordine.

Virginia:

            Se non avete altro da dirmi…..

Badéssa:

Aspettate.

Io sono certa che avete sèmpre cercato di condurre una vita monastica irreprensibile, ma il             mondo fuori di qui è pièno gelosie, di inganni…., vi sono  persone piene di odio pronte ad usare qualsiasi calunnia  pér gettare fango sulla chièsa. Mi è giunta notizia di strane e oscure voci che circolano riguardo all’assassinio délla nostra conversa Caterina, si dice che chi l’ha uccisa,           volesse métterla a tacere… E’ nostro assoluto dovere proteggere la chièsa da simili dicerie

infamanti e voi non ci siète riuscita.  E forse è  pér quésto che è stata eletta suor Francesca Imbersaga al vostro posto.

Virginia:

            Ma io sono una De Leyva…non vi è voce che possa infangare il luogo dove io

            abito…

Badéssa:

Nessun nome è tanto potente da impedire alla maldicenza di dilagare e tutta Monza parla: si fabbricano    chiavi che aprono porte che non dovrebbero mai aprirsi.

Comprendete che se tali voci dovessero continuare, mi vedrò costrétta a riferirlo al vicario criminale e tutta la verità verrà a galla! (Virginia esce)

(la badessa chiama suor Francesca che è nascosta dietro la grata)

suor Francesca,ora che siete stata eletta voi madre vicaria             dobbiamo porre fine a quésta situazione. In tutti quésti anni, per paura dei De Leyva e per timore di uno scandalo che avrebbe coinvolto tutto il manastèro, abbiamo finto di non vedere, di non sapere, ma ora non possiamo più farlo.  Dio abbia pietà di noi.

BUIO

Scena 16

Virginia: (abbracciata a Giampaolo che le dorme in grembo)                                                                    

Gianpaolo, il nostro amore disperato e impossibile e condannato e sempre più rintanato in queste mura, muro di omertà che ci aveva finora protetti e che sta per sgretolarsi.  E tu mi guardi in silenzio, ma io vedo nei tuoi occhi una fissità che non ti ho mai vista prima. Pensieri foschi conducono lontano la tua mente anche se mi accarezzi teneramente come non hai mai fatto prima, come se tu sapessi che ogni momento…… potrebbe essere l’ultimo.

BUIO

Scena 17

 (In scena Virginia. Entra suor Ottavia trafelata).

Ottavia:

            Virginia, una notizia terribile, hanno ammazzato il fabbro…hanno visto   l’assassino…si è fatto il nome di Giampaolo Osio. Lo stanno cercando pér tutta        Monza.

(Esceveloce  furtiva)

CAMBIO  LUCE

(Arriva Giampaolo sporco di sangue).

Gianpaolo:                         

            Virginia

Virginia:

            Paolo..sei ferito?

Giampaolo:

No, no, non è mio quésto sangue..il fabbro, quél maledétto…l’ho ucciso.

Virginia:

            Ma pérché lo hai ucciso, ma pérché…..pérché?

Giampaolo: 

            Ho dovuto farlo parlava troppo! dopo tanti anni ci ha traditi…. Alzavail gomito e giù     a parlare tropposai cosa andava  dicèndo?... che il        mondo è sèmpre tale anche         nei conventi, specialmente  se contigui alle case di brillanti cavalièri, ma ora non          conta più nulla, è morto.

Virginia:

            Ma ti arresteranno, Paolo, ti condanneranno a morte.

Giampaolo:

            No, non mi ha visto nessuno o comunque la paura chiuderà la bocca a

chiunque si sognasse di parlare…!

Virginia:

Ti sbagli, qualcuno ti ha visto e ha parlato la notizia è arrivata prima di te.

Giampaolo:

            Ormai non possiamo più tornare indiètro, dobbiamo pensare a come fuggire ora.

Virginia:

            Tu dèvi fuggire Paolo, fuggire subito, adesso.

Giampaolo:

Mi rifugerò a Canonica da Ludovico Taverna…mi dève dei favori; non mi dirà di no.

Virginia:

            Più lontano, più lontano Giampaolo…in bergamasca a Venezia.

Giampaolo:

            No non mi allontanerò da te.

Virginia:

            Di cosa hai paura?..nessuno può farmi nulla. Adèsso vai, amore mio.

Giampaolo:

            Virginia… ti amo. (Giampaolo scappa)

LUCE  su Virginia

Virginia:

Sono rimasta sola Gianpaolo, La maledizione, l’anatema, la resa dei conti ha avuto inizio. Ciò che io non avevo saputo vedere dietro quel velo lucido dei tuoi occhi, inesorabilmente si sta compiendo. Tu non potrai più essere qui con me, ma io ti penso in ogni minuto del giorno e  ti sogno in ogni incubo delle mie notti, nell’aria al mio fianco ti cerco come se potessi ancora accarezzarti, abbracciarti  anche se non sento più la tua pelle sotto le dita,…né i tuoi occhi, ne le labbra dove tanto ti ho baciato… Ma so che sei vivo e questa è l’unica cosa che mi aiuta a sopportare lo scorrere dei  minuti, delle ore….dei giorni.

(Virginia esce)

PENOMBRA- CONTROLUCE

LA GRIDA:

Sua Eminenza, Don Piètro Enriquez de Acevedo, conte di Fuentes, governatore          

            déllo stato di Milano, ordina che la presente grida sia pubblicata nella terra di Monza e del monte di Brianza, acciocché vènga a notizia di tutti. Essèndo stato provato che l’atroce assassinio compiuto con archibugio délla persona di Rainero Roncino, fabbro, e di altri gravi delitti, commessi da Gian Paolo Osio monzasco, pér li quali è stato condannato a morte, si prométte che a qualunque persona che consegnerà vivo o morto détto Giampaolo Osio alla       giustizia,saranno prontamente pagati in premio 1000 scudi e ancorchè fosse ammazzato in paesi forestièri, basterà che sia presentata la testa déll’ammazzato pér sufficiènte prova.

Scèna18

(Entra la badéssa dal fondo con le monache, poi Virginia).

Virginia:

Madre, perché mi avete svegliata? E cos’è questa veglia nel cuore della notte?

Badéssa:

            Dovete partire Virginia.

Virginia:

            Ora?

Badéssa:

            Si, ora. Il vicario criminale ha mandato i suoi uomini a prelevarvi

Virginia:

            E a cosa è dovuto tutto quésto?

Badéssa:

Io non posso dirvi nulla. Lo saprete dal vicario in persona, quando sarete  dinnanzi a lui

 

Virginia:

            Come osate?! Io sono  la feudataria di Monza!

Badéssa:

Davanti alla legge di Dio non vi sono privilègi. Questa volta sarete voi ad essere giudicata. Vi condurranno al monastèro di S. Valeria a Milano. Posso assicurarvi che sarete trattata con il rispètto dovuto al vostro rango.

Virginia:

            Non osate avvicinarvi, state lontane. Mi appellerò a mio padre!

Badessa:

            Vostro padre non si sta più occupando di voi da molto tempo

Virginia:

            Piètà…abbiate pietà..sorelle..sorelle aiutatemi…pér l’amor di Dio…

Badéssa:

Non nominare il nome di Dio! Tu che ti sei lasciata tentare dal demonio e hai peccato contro il cielo e trascinato nell’infamia anche tutte noi! Sorelle, preghiamo pér lei e pér noi stesse

 

Scena 19

Virginia:

Mentre mi trascinavano via pensavo a te Gianpaolo, almeno tu sei salvo. Stai corrèndo disperato da un paese all’altro: Triuggio, Celana, Ponte San Pietro, poi Bergamo, cerchi un rifugio fidato presso nobili tuoi pari ma cadrai vittima del tradimento di colui che avrebbe dovuto nasconderti.

Una notte, Ludovico Taverna ti chiama nel suo palazzo in borgo Monforte, a Milano ti fa credere che ha il modo di introdurti nel monastèro di S. Valeria, dove io sono rinchiusa in attesa di giudizio per farci incontrare un’ultima volta. “No Gianpaolo!

non credergli è una trappola infernale. Dove sei…..io ti sento ancora così vicino, sento il calore, del tuo respiro, il profumo della tua pelle, il tocco delle tue mani…..

ma loro ti attirano con una scusa nei sotterranei del  palazzo,  Non ascoltarli è un

suicidio. Ti stanno trascinando nella tomba!” In un attimo sono su di te, ti trascinano a forza su una panca, …uno degli uomini ti si avvicina, ti colpisce alla nuca con una mazza di ferro;  aiutato dagli altri poi….no vi prego…..quésto no!.... taglia la tua testa.

            Il macabro trofeo vénne recapitato al governatore Fuentes che pagò i 1.000       scudi promèssi. La punizione divina, ma più ancora quella            umana, tanto meno            misericordiosa, si stava compièndo.

 

Voce del giudice fuori campo:                         

            Quésta corte, addì 17 ottobre 1608, dichiaratavi rea dei molti, gravi, atrocissimi

delitti, bèn provati nel presente processo, vi condanna alla penitenza délla perpetua prigionia nel convènto di S. Valeria in Milano, e ordina  che           veniate rinchiusa in una piccola cella sènza finestre, la cui porta vènga serrata con un muro di calce e piètre e che lì abbiate dimora finché avrete vita. Chiusa e murata di giorno come di notte, mangerete solo pane, berrete solo acqua, non potrete cambiarvi d’abito, non avrete acqua pér lavarvi, non avrete giaciglio pér dormire,  non potrete avere libri, se non la Sacra Bibbia pér leggere e meditare sui vostri orrendi peccati, sino alla vostra morte. Pér la salvezza déll’anima vostra.

 Monaca Vecchia (solo voce)

I fiori di Gianpaolo….. sono morti…la sua casa non c’è più e morte anche le piante del suo giardino .. oltre il muro non c’è più nulla… ogni voce si è spénta nel silènzio…. E in quél silènzio prese voce la mia anima.

Un suono di pietra tombale che si chiude precede il

BUIO TOTALE

FINE