LA NINFA IMMORTALE
Commedia in un atto
Di Giorgio STERLING
PERSONAGGI
L’UOMO
LA DRIADE
VOCE DI DONNA
Cateragia per il Sito GTTEMPO
LA SCENA
Una radura in un bosco, la quale digrada lievemente verso ponente. Essa è sgombra d'alberi, ad eccezione di un immenso pino al centro. A pochi passi da questo c'è un Uomo di circa trentacinque anni. Porta sotto il braccio una gran cesta coperta. Da lontano s'ode:
Una voce di donna - Enrico!
L'Uomo - Sara!
Una voce di donna - Vado coi bambini sulla spiaggia. Tornerò fra mezz'ora. Fa' bollire l'acqua per il caffè.
L'Uomo - Sì, Sara. (Depone la cesta sotto il pino e guarda assorto verso ponente. Passa un buon minuto. Egli trae un sospiro. Improvvisamente dal tronco dell'albero s'allunga un fine e candido braccio che quasi sfiora il viso dell'Uomo. Egli indietreggia. Il braccio si muove dolcemente nell'aria. L'Uomo arretra di qualche passo. Una Driade appare dall'albero. E' nuda e bellissima. Dimostra d'avere circa diciassette anni. Non s'accorge subito dell'Uomo).
La Driade - Niente pioggia! Che peccato! Amo la pioggia degli Spiriti. Pane dice... (S'avvede dell'Uomo) Oh! un mortale! Che meraviglia! (S'avvicina all'Uomo che si ritrae).
L'Uomo - Chi siete?
La Driade - Ma! Sono una Driade! Saprete di certo che cosa sono le Driadi. E voi siete un mortale! Perchè portate tutti codesti panni indosso?
L'Uomo - E' un'usanza.
La Driade - Essa era ignota ai Greci.
L'Uomo - Oggi però non più. Vedete i mortali tanto di rado?
La Driade - Posso venir quaggiù una volta ogni cent'anni. L'ultimo mortale che vidi portava panni ancora più pesanti dei vostri. Aveva pure un cordone di grani.
L'Uomo - Doveva essere un frate.
La Driade - Sì... e quando mi vide fece così (si segna) e fuggì via. Perchè fuggì via?
L'Uomo - Vi trovò troppo seducente, credo.
La Driade - Ah sì?
L'Uomo - E fu molto sciocco a fuggire dinanzi a voi!
La Driade - Ho visto pochi mortali, io! Essi però non facevano che inseguirmi e tenermi ad un tempo. Voi non mi temete, vero?
L'Uomo - Oh no!
La Driade - Ne son lieta. (Un bambino strilla in lontananza) Che cosa è questo?
L'Uomo - Un mio figlio.
La Driade - Che cosa sono i figli?
L'Uomo - Son qualcosa di simile a voi e a me; ma sono più piccoli.
La Driade - Perchè dite che è un vostro figlio?
L'Uomo - Perchè sono suo padre.
La Driade - Come si diventa padre?
L'Uomo - Non capireste questo.
La Drude - A che cosa somigliano i figli? Son piccoli come i conigli?
L'Uomo - No., più grandi dei conigli; però molto più piccoli di voi.
La Driade - Oh, devono essere carini! Mi piacerebbe averne uno. Volete farmi vedere come bisogna fare per averne uno?
L'Uomo - Oh no! Almeno, non ora. Dite, volete badare a farvi un po' più in qua? Bisogna che quest'albero vi ripari dalla parte del mare.
La Driade - Perchè? E' un gioco?
L'Uomo - No. E' per via di mia moglie. Essa è una donna strana.
La Driade - Che cosa è la moglie?
L'Uomo - Vi annoierei se vi spiegassi questo.
La Driade - Allora tralasciate di farlo: ho in odio la noia. Ma vostra moglie vive coi vo-tri figli?
L'Uomo - Sì... essa è la loro madre.
La Driade - Che cos'è la madre?
L'Uomo - Sarebbe troppo lungo spiegarvele, e poi temo che anche questo vi annoierebbe.
La Driade - Allora, ditemi soltanto di dove vengono i figli.
L'Uomo - Da Dio.
La Driade - Quale Dio?
L'Uomo - Il Dio.
La Driade - Ho capito. Voi intendete dire il più grande fra tutti. Egli può venir fuori solo dal tronco di grossissimi alberi. Dicono che sia terribilmente seccato. La Grecia era di gran lunga più bella della California!
L'Uomo - Vivevate in Grecia?
La DriAde - In Tessaglia. Ma ero piccina piccina: come un vostro figlio, forse. Potevo venir fuori da una betulla.
L'Uomo - Siete costrette a vivere negli alberi?
La Driade - Che idea! Noi non viviamo negli alberi. Essi ci servon solo di passaggio.
L'Uomo - Che cosa c'è al di là?
La Driade - Venite e vedrete! Mi daranno licenza d'amare, se potrò portar con me un mortale.
L'Uomo - Non avete mai amato?
La Driade - Oh, sono ancora troppo giovane, ho poco più di millenovecent'anni. Ma fra sessantacinque anni ne avrò duemila, e allora potrò fare ciò che mi piacerà. Guardatemi, dunque.
L'Uomo - Che cosa sapete dell'amore?
La Driade - Fidatevi di me! Non per nulla ho gli occhi! E voi? Avete mai amato?
L'Uomo - Una volta.
La Driade - Perchè una volta sola?
L'Uomo - Perchè quando si è sposati, dicono, finisce...
La Driade - L'amore?
L'Uomo - Sì, per tutte le altre donne, tranne per la propria moglie.
La Driade - Ma che è questo sposarsi? Volete sposar me?
L'Uomo - Se avessi due mogli, sarei messo in prigione.
La Driade - Che cos'è la prigione? Ma non importa. Non potete sbarazzarvi di vostra moglie?
L'Uomo - Non è così facile. E poi, ci sono i figli.
La Driade - Oh! lasciate che se li tenga lei i figli. Possiamo sempre chiederne a Dio in grande abbondanza. Ora, venite! (Gli tende la mano) Venite al di là con me. Cose meravigliose vedrete, cose che non sognaste mai!
L'Uomo - Mia moglie non acconsentirebbe.
La Driade - Perchè continuate a parlarmi solo di vostra moglie? Non è molto lusinghiero per me. Può essa danzare con voi al chiaro di luna, o in mezzo alla tempesta?
L'Uomo - In mezzo alla tempesta? Avrebbe paura di bagnarsi i panni.
La Driade - Oh! Essa indossa panni?
L'Uomo - Certo!
La Driade - Perchè?
L'Uomo - Non capireste questo.
La Driade - Ancora: « Non capireste »!Forse mi ritenete terribilmente sciocca. Sono sciocca ?
L'Uomo - Siete bella!
La Driade - Evidentemente è la stessa cosa. Mi amereste se anch'io portassi panni? Andate a prendermi i panni di vostra moglie!
L'Uomo - Mi sarebbe difficile ottenerli.
La Driade - Allora, datemi i vostri!
L'Uomo - No! No! Almeno non in questo momento. (Nervoso) Volete stare attenta a rimaner là, dietro l'albero, sì o no?
La Driade - Che stupida! Non ci pensavo più. Ma che cos'è questo? (Indica la cesta).
L'Uomo - Roba da mangiare e da bere. Dobbiamo far merenda.
La Driade - Che cosa? Ma non vi date pensiero! Lasciatemi vedere. (Si siedono. L'Uomo scopre la cesta e ne trae varie vivande e bottiglie. La Driade prende una scatola di sardine) Che cosa è questo?
L'Uomo - Sardine.
La Driade - (addentando la scatola) Come fate a mangiare della robaccia sì dura?
L'Uomo - Oh! Le sardine sono dentro. Bisogna aprire la scatola. Non credo però che possano piacervi.
La Driade - (levando una bottiglia) Che cosa è questo?
L'Uomo - Una bottiglia di birra di radici per i bambini.
La Driade - Non so che cosa sia la birra; suppongo sia una bevanda estratta da radici.
L'Uomo - Sì. (Sturando la bottiglia) Non è poi tanto cattiva. Assaggiatela.
La Driade - (ree beve un sorso. Fa una smorfia) Serbatela pure per i bambini!... E che contiene questa bottiglia nera?
L'Uomo - Claretto per me e mia moglie.
La Drude - Claretto?
L'Uomo - E' un vino. Non avete mai visto il vino?
La Driade - Oceani ne ho visti. Versatemene un poco. (L'Uomo riempie un bicchiere ch'essa porta alle labbra) Oh, caro! E questo voi me lo chiamate vino? Dovreste gustare il nostro vino! (Accennando ad una scatola di cartone) Che contiene? Ambrosia?
L'Uomo - No... prosciutto.
La Driade - Non me ne date! Temo che non mi piacciano i cibi e le bevande dei mortali... Ma, ditemi: avete gli zoccoli come Pane?
L'Uomo - No, ho i piedi come i vostri, solo più grandi.
La Driade - E perchè li coprite? Perchè non portate i sandali?
L'Uomo - I sandali sono fuori d'uso. Ogni persona che si rispetti oggi porta le scarpe.
La Driade - Scarpe! E' ridicolo! Lasciatemele provare.
L'Uomo - Son certo che non vi andranno a genio.
La Driade - Voglio provarmele. E' questa l'unica occasione che mi si offra. (L'Uomo si toglie le scarpe, e la Driade se le mette; poi si alza e fa qualche passo) Che orrore! Come fate a danzare così calzati? (Accenna a un passo di danza) Veramente, penso che Plutone vi abbia costretto a portarle per castigarvi. Non avreste per avventura profanato qualche ara?
L'Uomo - Oh, no!
La Driade - Danziamo! (Con due calci getta via le scarpe e gli tende le mani).
L'Uomo - Non so danzare.
La Driade - V'insegno io. (Lo prende per le mani e danza intorno a lui. Egli, goffamente eretto, non fa neppure un passo). Saltate! Non potete? Saltate! Libratevi nell'aria e poi scalciate come fanno i fauni! Ma voi, o siete stupido o crudele! Credo che non vogliate danzare con me! Voi non fate altro che merende?
L'Uomo - No, purtroppo! Faccio anche l'impiegato, il che è tutt'altra cosa!
La Driade - E allora perchè fate l'impiegato?
L'Uomo - Per campar la vita.
La Driade - Fino a quando?
L'Uomo - Fino alla vecchiaia, suppongo.
La Driade - E dopo?
L'Uomo - Dopo riposerò per qualche anno, spero.
La Driade - E dopo?
L'Uomo - Verrà la morte.
La Driade - E dopo?
L'Uomo - Non so. Potrebbe anche essere il nulla.
La Driade - Non per voi, però. Siete troppo bello per essere annientato. Venite con me! Venite con me! Venite con me alla mia terra!
L'Uomo - Parlatemi d'essa.
La Driade - Al pari di questa terra, la mia è a riva d'un oceano. E' quello però un oceano di vino, e le sue spiagge sono di polvere di perle. Là non c'è sole, ma il giorno passa in un barbaglio d'oro. Noi ci assopiamo sognando sogni meravigliosi. Desti, libiamo la bevanda dell'oblìo in coppe di topazio, e gustiamo il sapore di strani frutti rari. Venite al di là con me!
L'Uomo - Parlatemene ancora.
La Driade - Nella mia terra c'è musica perenne: dolci e tristi concenti distillati dal duolo e dalla gioia dei mortali. L'arpista è invisibile, ma le sue dita sfiorano sempre le corde. Venite, venite al di là con me!
L'Uomo - Continuate!
La Driade - Peccato che ignoriate le nostre notti! Solo allora l'anima e il corpo son veramente desti, ebbri della loro immortalità. Nel nostro cielo sette son le lune, ognuna di tinta diversa dalle altre. Esse tessono tessuti dai delicati colori cangianti e senza nome. A quel chiarore noi danziamo a riva del mar di vino, la cui fragrante spuma di porpora ci serve da corona. Venite con me al di là!
L'Uomo - Ditemi, ditemi tutto!
La Driade - Oltre la spiaggia ci sono prati di viole, i cui sentieri conducono a cupe boscaglie antiche. Là i fiori non avvizziscon mai, emanano sempre una fragranza inebriante e sono dolcemente luminosi. Là si sente il murmurc dell'amore: tutta la musica del suo antico incanto. Voi verrete con me al di là, di certo.
L'Uomo - Verrò con voi.
La Driade - E non ve ne pentirete! Per voi sarò...
Una voce di donna - Enrico! Vieni subito. I bambini piangono. Vieni a chetarli! (L'Uomo trasale guardando in direzione del suono).
La Driade - (piegandosi su un ginocchio davanti a lui e tendendogli le braccia) Non mi lasciate! O ora, o mai! A noi è concesso di supplicare un mortale una volta sola. Ascoltate! Nella mia terra non c'è affatto duolo, e la stanchezza e gli affanni sono ignoti. Voi diventerete immortale e bello, oh quanto più bello d'ora.
Una voce di donna - Enrico! Mi udite, sì o no?
L'Uomo - Andate via subito, cara!
La Driade - Oh! Venite con me! Venite con me al di là. Sarò la vostra fedelissima, la vostra adoratrice, che voi m'avrete schiusa l'anima all'amore! Venite con me subito. Non vi...
Una voce di donna - Signor Enrico Lister, vuol venire sì o no? (L'Uomo fa un passo avanti).
La Driade - (gli si avviticchia ai ginocchi) Venite con me. Che può esservi di più bello della felicità? Le mie labbra vi susurreranno cose misteriose. Oblierete tutte le tristezze. Vi inonderò il volto di lacrime di gioia.
Una voce di donna - Signor Enrico Lister! (L'Uomo si china sciogliendosi dalla stretta della Driade. Rimane immobile e, dopo lunga esitanza, si allontana da lei).
La Driade - (seguendolo con lo sguardo attonito) Sarei curiosa di sapere se tutti gli uomini son come costui.
FINE