Stefano Benni
LA SIGNORA PAPILLON
SCENA I
Luce alba che sale a luce piena. Un giardino visibilmente di gomma piuma, finto, con cespugli di rose, un albero di mele, un glicine. Un tavolino di ferro e due sedie di ferro, graziosamente traforate. La luce filtra dall’alto. Sulla sedia c’è una signorina, vestita con un abito bianco leggero, con gonna lunga. Dietro a lei, un pappagallo impagliato su un ramo. La donna legge i brani di un diario che tiene tra le mani, correggendo con una penna d’oca. Sul tavolo, un album per la collezione di farfalle e un vaso di vetro pieno di farfalle.
Rose |
…Oggi ho considerato le trecentosedici rose di questo giardino. Alcune di esse somigliano a nuvole, piccole nuvole arrossite per un tramonto intraprendente, o per un’interna fiamma... così il mio cuore. Altre, quelle purpuree, sembrano invece gocce di sangue sul volto del bosco, e una volta da piccola, ora non lo sono più, mi punse una rosa, e guardando la goccia sul mio dito scoprii forse per la prima volta la finitudine dell’universo. Altre rose invece, quelle più carnose, (si turba, cancella) quelle più grandi, mi ricordano qualcosa di primordiale, di oscuro, di vagamente legato al sssssessso (sibila la parola per non dirla). Altre, più piccole, mi ricordano una bocca protesa a baciare, così: (mima) la bocca di una piccola creatura che va incontro al bacio della primavera; dell’ape audace del calabrone burlone dell’ammenofila pedofila e questo giardino risuona di minuscoli vibranti struggenti baci di amore e palpiti di elitre e piccole proboscidi e trombette di insetti si infilano nelle turgide (suda, sbuffa, si passa una mano sulla fronte)…cosi il mio cuore... (voce in diretta) Altre rose somigliano invece alle decorazioni della Cattedrale di Saint Polignac, il cui stile è detto appunto della Rose Blanche, mentre altre, le cosiddette rose giganti di Fiandra, assomigliano piuttosto a cavolfiori o a nidi di rondone pirenaico o ai cappelli di mia zia Juliette, per cui io penso che tra le rose di questo giardino ce ne sarà forse solo un tre o quattro per cento che sembrano veramente delle rose, e mi chiedo se anche nelle apparenze della vita… concetto da sviluppare.., questo giardino è il luogo ove si nascondono i segreti del mio cuore così come il diario è il giardino segreto ove… no, il mio cuore è il luogo segreto dove si nascondono...Oh, oggi i miei pensieri nascono così imprecisi, così incolti... Oh, ma non devo essere così severa con me stessa. Non devo essere severa con me stessa. Ecco, scrivere cento volte: non devo essere severa con me stessa. (con crescente severità ed enfasi) Non devo essere severa... |
Entra un uomo con fare militaresco, con una sciabola al fianco, un abito con le code e un cofanetto sottobraccio. |
Armand |
Ecco qui la nostra piccola sognatrice |
Rose |
“Nostra” in che senso, signore? |
Armand |
“Nostra” di noi, è un plurale maiestatis. |
Rose |
“Piccola” in che senso, signore? |
Armand |
Non di statura Rose, voi siete proporzionata, ogni cosa in voi si rapporta all’altra con la grazia di un corpus legis, dello schieramento di un esercito in battaglia, del trotto di un cavallo roano, ma siete piccola perché io vi vedo piccola. |
Rose |
Vi servono degli occhiali, signore? |
Armand |
Oh, adorabile impertinente. |
Rose |
Adorabile in che senso, signore... e impertinente in che senso, signore... e roano in che... |
Armand |
(sovrapponendosi) Oh, tacete, tacete, non sono venuto qui per conversare con voi, bensì per dibattere: un dibattito è l’ultima moda di Parigi. |
Rose |
Dibattito. Qual è la differenza dalla conversazione? |
Armand |
È molto più divertente.., anzitutto nella conversazione talvolta uno dei conversanti ha ragione e l’altro ha torto mentre nel dibattito tutti hanno ragione con conseguente aumento del volume totale di verità espressa, inoltre sono consentiti termini e locuzioni che nella normale conversazione non sarebbero concessi. |
Rose |
Esempio? |
Armand |
Non me ne vorrete? |
Rose |
Non ve ne vorrò. |
Armand |
Bella nasona, questi carciofi imbellettati che voi chiamate rose sono ancora il vostro limitatissimo orizzonte? |
Rose |
Io vi proibisco... |
Armand |
(sempre interrompendola) È una bella virile giornata, oggi... |
Rose |
Cosa c’entra la bella gio... |
Armand |
Vi interrompo, nel dibattito si interrompe, è un modo di entusiasmarsi, come un applauso a scena aperta. |
Rose |
Sì, ma io quando parlo? perché... |
Armand |
(sempre interrompendola) Non vi piace dibattere? Perché? Non rispondete, ho ragione vero? Non dite nulla? Questa rosa è una Beaumarchais? Non interrompetemi, sappiate che non capisco niente di rose. Siete carina oggi, (impedisce a Rose di dire anche solo una parola) siete carina oggi più di ieri, voi mi direte, ma ieri non ci siamo visti, silenzio!, queste rose mi ricordano un episodio della vostra giovinezza, dite, dite pure, mi interessa, oggi è un gran giorno per me perché (grida) DA OGGI! passo dal dibattito al monologo, notate la nuance, da oggi sono iscritto alla Loggia dei Puantes! La più esclusiva, la più pericolosa, la più segreta... ciò favorirà la mia carriera. È stata una cerimonia di iniziazione molto semplice: ognuno di noi era arrotolato dentro un tappeto, così siamo stati srotolati, portati, fino ai piedi del Gran Maestro Durand, poi ai sopravvissuti, lui ha pronunciato le tre sacre parole dell’iniziazione. |
Rose |
Quali? |
Armand |
Sono segrete... ho anch’io i miei piccoli segreti (le sbircia il diario, lei lo chiude)... poi abbiamo sgozzato un capro... |
Rose |
(sobbalzando) Che orrore! Un capro vivo? |
Armand |
Pensate, forse, signorina, che certe cose si facciano con i surgelati? |
Rose |
Cosa sono i surgelati? |
Armand |
Oh, deliziosa aborigena!... non sapete nulla della modernità, chiusa qua nel vostro giardino, nel vostro bozzolo profumato, tra i vostri fiorellini le vostre farfallette e quel ridicolo pappagallo... |
Rose |
Non è ridicolo... mi tiene compagnia. |
Armand |
Ma è morto! |
Rose |
Non è vero! |
Armand |
È morto, impagliato, guardate qua, perde le frattaglie, è tarlato, lo sapete bene, è morto di psoriasi due anni fa dopo aver impestato tutta la servitù... era un pappagallo odioso. |
Rose |
Era un poeta... sapeva tutto Mallarmé a memoria. |
Armand |
Ma se non ha mai parlato in vita sua! |
Rose |
Non parlava ma lo sapeva a memoria.., non era un esibizionista, non era uno come voi che ha bisogno di sbandierare tutto quello che sa... c’è chi è ricco dentro... ma voi non capirete mai certe cose... |
Armand |
Vi ho portato un cofanetto di Braquemond. |
Rose |
(tendendo la mano) Oh, che meraviglia.., cosa contiene? |
Armand |
Un bacio e ve lo dirò. |
Rose |
No, non mi piacciono i ricatti. |
Armand |
A me sì. Allora tenetevelo ma a un patto... giurate-mi che non l’aprirete finché io non ve lo dirò. |
Rose |
Certo, non sono una bimbetta curiosa. |
Lui si allontana, lei guarda il cofanetto con desiderio, lui si volta di scatto, lei fa l’indifferente |
Armand |
(consulta un orologio da polso) Devo andare... stasera sono invitato al ballo dai marchesi Des Poubelles... ci saranno tutti, ciò che l’ideologia divise il buffet riunisce, ci sarà anche l’imperatore che si esibirà in un monologo comico... sono previsti duelli tra i presenti, ci saranno dodici bellissimi storpi, pagati a peso d’oro per poter far loro adeguata beneficenza... ci sarà anche il duca d’Auge appena tornato da un viaggio nelle Indie, sembra che ne abbia riportato delle schiave di incredibile altezza e bellezza che farà sfilare... poi c’è uno schiavo africano con una parte del corpo così sviluppata che il nano di corte vi camminerà sopra... non mi chiedete quale parte? |
Rose |
No. Andate. Divertitevi. Ballate anche per me. |
Armand |
Io non ballo con gli uomini. |
Rose |
È un modo di dire, fuori dalle balle, Armand. |
SCENA Il
Rose sta sempre leggendo il diario. Entra Millet, il giardiniere. E vestito con un gilet verde, un cappellaccio, porta in mano un annaffiatoio e un mazzo di fiori. |
Millet |
Buongiorno, signorina Rose, Sta scrivendo? |
Rose |
No, signor giardiniere, sto leggendo. |
Millet |
Oh, e qual è la differenza? Sapete, io sono un umile giardiniere, non so né leggere né scrivere. |
Rose |
Oh, delizioso aborigeno, come potrei dire, si scrive per essere letti e si legge ciò che si è scritto... o the altri hanno scritto... mentre non si legge per essere scritti, per quanto se io sto dettando a qualcuno che scrive...Oh, voi avete un modo così inatteso di porre le domande! Ecco, si scrive con la penna ma si legge con gli occhi... capisce la differenza? |
Millet |
Oh sì, non si intingono gli occhi nell’inchiostro, anche se i vostri occhi sembrano intinti nel più eburneo degli inchiostri... |
Rose |
Voi siete incredibilmente audace... e ignorante. |
Millet |
Signorina Rose, io... (vuole porgerle i fiori) |
Rose |
Tacete... udite il suono di quest’uccello? Sapete come si chiama? È piccolo, giallo e con una nuance terra di Siena sul dorso e la coda marezzata di indaco con un disegno pied-de-poule turchese che attraversa longitudinalmente l’asse delle ali... |
Millet |
Ah, lo sconocchianoci. |
Rose |
Che dite? |
Millet |
Sì, si chiama così perché quando trova una noce col becco crac la buca, poi (fa un versaccio con la bocca) suuuuuuck la succhia come un ovetto e poi fa delle collane unendo le noci bucate con un filo di paglia e poi le invecchia artificialmente annerendole nello sterco di mucca e le spaccia come antiche e per questo è detto sconocchianoci antiquario o anche sconocchianoci mer... |
Rose |
Basta!... siete in presenza di una signorina. |
Millet |
Perdonatemi. |
Rose |
Quell’uccellino si chiama cardellino di Cuvier, dal nome dell’ornitologo che lo scopri. |
Millet |
Dove lo scoprì? |
Rose |
Lo trovò a letto con una delle sue cocorite... |
Millet |
Capisco... gli ornitologi sono gente strana, come gli entomologi e i meteorologi, dev’essere l’ologia che li accomuna... |
Rose |
(sospettosa) Come fate a sapere cos’è un ornitologo? |
Millet |
Deduco... |
Rose |
Deduco? Voi, un semplice giardiniere, deducete? |
Millet |
Non tutti i giorni... ma talvolta.., la vita mi ha messo in condizione, talvolta, di dedurre... sapete, io porto un cognome che non è quello né di mio padre né di mia madre, per cui... |
Rose |
Avete innaffiato i badrughi? |
Millet |
Sì, signorina Rose, sono la prima cosa che ho innaffiato stamattina. |
Rose |
Voi non siete un giardiniere, non esiste un fiore che si chiama badrugo. Il badrugo è un animale fantastico che il poeta Constantin Millet immagina nutrirsi delle parole d’amore degli amanti cosicché egli divenne obeso e repleto nelle passioni, attraversa severe diete nella routine e muore consunto negli abbandoni... |
Millet |
Sì! Si spegne nutrendosi delle ultime stille di lacrime, delle ultime briciole di baci svogliati e muore davanti alla vuota zuppiera dell’indifferenza... |
Rose |
Chi siete voi veramente? |
Millet |
(si toglie il cappello, scuote la chioma) Io sono il poeta Constantin Millet. |
Rose |
Il cuore me lo diceva. |
Millet |
Mi sono finto giardiniere.., questa terra nelle mie unghie, l’ho comperata. |
Rose |
Come vi siete fatto assumere da mia madre? |
Millet |
Dapprima ho offerto al vostro giardiniere Leon un posto molto ben pagato presso una marchesa vegetariana mia amica, poi mi sono presentato da vostra madre e ho detto: cercate un giardiniere? |
Rose |
E lei? |
Millet |
E lei ha detto no, abbiamo il vecchio fedele Leon, e io ho detto: ma guardi in faccia la realtà, signora, la finestra del capanno di Leon è chiusa, il suo Leon è morto da vent’anni! con le sue vecchie signore aristoclerotiche e questo è un trucco che funziona sempre; lei si è messa a piagnucolare... è vero... e vero.., non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo... Leon non c’è più... sapesse quanto ho amato quell’uomo... era così romantico. Gli piaceva accoppiarsi nel basilico. |
Rose |
(che ha seguito il discorso con orrore) Basta! Siete un bruto... un mostro... |
Millet |
Conosco il mondo... le donne... e il basilico. |
Rose |
Siete un uomo orribile, viscido, assetato di potere, corrotto e senza scrupoli. |
Millet |
Mi amate già un po’? |
Rose |
No! Verrà forse un tempo nella storia in cui in chissà quale paese una donna dirà a un uomo siete viscido corrotto orribile e senza scrupoli e ciò costituirà un complimento o una promessa d’amore, ma adesso siamo in tempi in cui voi siete viscido, corrotto e basta... |
Millet |
(le prende la mano) Vorrei diventare il giardiniere del vostro cuore, sono convinto che esso contiene dei fiori meravigliosi.., e tanto bisognosi di cure... |
Rose |
(liberandosi) Guardate... un bombo. |
Millet |
Un bombo? Un bombo. Una di quelle grosse api pelose che sembrano dei barboncini volanti? |
Rose |
(ridendo) Sì... e la cui puntura è estremamente dolorosa. |
Millet |
E voi credete che io tema un insetto? Io che ho fatto del coraggio la mia bandiera intellettuale e il mio companatico, io che sul “Cocoricò Soir” saetto stroncature a comando e ruffianate su ordinazione, io mercenario intrepido di qualunque idea e qualunque giuria, io che intervengo politicamente a est e ovest, io che ho scritto Arma fatale? |
Rose |
La famosa poesia interventista in cui si auspicava un immediato durissimo intervento per domare la rivolta coloniale? |
Millet |
Quella. (declama) Arma fatale / lingua di acciaio mortale / lecca il sangue nemico dal vittorioso boccale arma fatale …perché sogghignate? |
Rose |
Il bombo. Ce l’avete sulla spalla. |
Millet |
(sbianca)…Fate silenzio... forse se non lo disturbiamo si addormenta... (esce di scena) sto per svenire... (a bassa voce) aiutoooooo. |
Rose avanza verso il pubblico |
Rose |
Ma che tempi sono questi, di eroi col rimborso spese... dove sono i poeti, i filosofi, gli scienziati? Tutti a combattere in prima linea a un festival? Ebbene, io resterò qui a considerare le farfalle di questo giardino: alcune di esse hanno ali sottili e colori pastello, altre ali vistose e colori sfacciati ma nessuna di esse ha le spalle imbottite o porta quei ridicoli corpetti con cui noi donne nascondiamo le nostre naturali forme. Mentre con le medaglie, le decorazioni, le sciabole i nostri uomini sperano di dissipare ogni dubbio sulla loro virilità e autorità: conoscete Crapaud? È così pieno di medaglie che quando cammina risuona come una sonagliera d’asino, la sua feluca si erge come il frontone di una cattedrale, le sue spalline potrebbero ospitare un palcoscenico d’opera, ebbene, di questo fulmine di guerra si dice... (si interrompe) |
SCENA III
Entra Armand. Sul vestito ha appuntato delle medaglie e porta un ridicolo cappello militare da ammiraglio. Luce intera. |
Armand |
(con tono militaresco) Allora, ci divertiamo? |
Rose |
Chi? “Ci” chi? |
Armand |
Stiamo qui a contar petali mentre i nemici ci accerchiano?... È ora di scegliere tra civiltà e barbarie.., ieri sono stato alla riunione della Loggia dei Puantes e sapete cosa ha detto il Gran Maestro Durand? Ha detto: è ora che chi ha qualcosa da dire lo dica forte! |
Rose |
Sì, ma cos’è il qualcosa da dire? |
Armand |
È questo... chi ha qualcosa da dire lo dica forte... (alta voce) perché costoro! costoro sbarcano sui nostri arenili, si stanno insinuando nelle nostre città, guardano le nostre donne con occhi concupiscenti, spargono i virus come coriandoli... ma costoro sappiano! Avete aperto il mio cofanetto? |
Rose |
Nemmeno guardato. Chi sono costoro? |
Armand |
Ah! (sprezzante) Voi vivete da troppo in questo giardino imbelle e pacificato, ma fuori, fuori sta nascendo il futuro... un sanguinoso bellissimo futuro. Sono stato eletto caporale della Loggia, e sapete perché? |
Rose |
Perché avete detto bene: costoro! |
Armand |
Come avete indovinato? Si, è vero, tra i nuovi iscritti sono quello che lo dice meglio, con più sprezzante intento, costoro! con un’intonazione che fa capire che alle parole seguirà un’azione. |
Rose |
Quale? |
Armand |
Presto saprete... non posso parlare... siamo una loggia spaventosamente segreta, abbiamo codici segreti, luoghi di riunione segreti, campi da golf segreti, non ho mai imbucato una pallina, nessuno sa mai dove sono le buche. Distintivi segreti... questo nastro ad esempio vuole dire che io ho la responsabilità dei territori d’Oltremare, ma è un segreto che confido a voi, se ho ancora un posto nel vostro cuore, perché so che ultimamente vi piace dedicarvi al giardinaggio. Vi piace intrattenervi con le maestranze... ma sappia... |
Tutti e due |
(insieme, urlando) Costui! |
Armand |
Esatto. Sappia costui che la mia sciabola ha sete. |
Rose |
Lì c’è dell’orzata? (indica una caraffa) |
Armand |
Ah, deliziosa impertinente. Ora devo congedarmi da voi per motivi segreti, ma badate: io sono nel segreto dell’animo naturalmente nobile e portato alla magnanimità, ma posso anche essere spietato e vendicativo e molto... molto stronzo! |
Rose |
Ciò è proprio della natura degli dei. |
Armand |
Esatto, (s’inchina) non aprite il cofanetto. (se ne va) |
SCENA IV
Marie Luise |
(con vocetta flebile) Oh, mia piccola amica, sempre qui nel vostro giardinetto a coltivare pensierini... su, confidate alla vostra amichetta le piccole pene del vostro cuoricino. |
Rose |
(con ampi gesti) Cielo, Marie Luise, la vostra sconfinata sensibilità vi spinge a spalancare il vostro grande cuore verso la mia persona così insignificante nell’immensità dell’Universo... |
Marie Luise |
(con la testa tra le mani) No, no per favore, non dite certe parole ampie, non fate certi gesti, mi gira la testa, io amo le cose in miniatura, iconcetti troppo grandi mi danno le vertigini.., vorrei un bicchierino di orzata |
Rose |
Servitevi, ne abbiamo una botte da duecento litri. |
Marie Luise |
(sputa l’orzata, mentre Rose descrive con un gesto la grandezza della botte) Vi prego, non burlatevi di me. Soffro molto, sapete: ho una piccola rughetta (la mostra) qui, nell’angolo dell’occhio... l’ho notata la settimana scorsa e pensavo fosse una cosa passeggera, pensavo che dipendesse dal fatto che avevo sforzato gli occhi per un lavoro di pizzo... sapete, un centrino da mettere sbtto un ditale, ma vedete, la ruga è sempre lì. |
Rose |
È vero, povera Marie Luise, vi segherà la faccia in due. |
Marie Luise |
No! Non ditelo. Viviamo in tempi presiliconici. E stasera c’è il ballo con dibattito dalla duchessa d’Hiver... ma già, è un ballo in maschera! Di che mi preoccupo? La mascherina coprirà la rughina. |
Rose |
Mah... |
Marie Luise |
Voi dite che... capiranno ugualmente? |
Rose |
La malvagità degli uomini è sconfinata. |
Marie Luise |
Oh, Rose, mia piccola amichetta, sapete, vero, chi ci sarà stasera al ballo? Il poeta Millet. Lo conoscete? |
Rose |
(sussultando) No! (inchioda una farfalla) |
Marie Luise |
Perché siete turbata? |
Rose |
Non sono turbata! |
Marie Luise |
Ma invece della farfalla avete infilzato con lo spillo il vostro dito pollice. |
Rose |
Voglio catalogarlo... sto preparando una mostra delle mie dita. |
MARIE LUISE |
(sospirando) È un uomo così colto, Millet... oh, i suoi giudizi nei dibattiti sapete com’è sono spesso feroci, ma parla in modo così interessante che... spesso dopo che ha a lungo parlato la platea ristà come quando è passato un temporale e ci si chiede: cos’è successo? Cos’ha detto? E nessuno ricorda bene quali fossero i concetti esposti e i problemi posti ma è certa di aver assistito a qualcosa di unico, di singolare... questo almeno le prime volte. |
Rose |
Sì, ma di cosa parla? |
Marie Luise |
Oh, di tutto... politica, arte, dietetica... della presenza e dell’assenza... di ciò che è presente in noi ma nel contempo ci sfugge... e poi tocca. |
Rose |
Tocca... argomenti? |
Marie Luise |
No, tocca parti del corpo, specialmente le clavicole, fa così col dito, tocca qui e dice: signorina io a lei l’ho già vista... |
Rose |
Che genio. |
Marie Luise |
Sì, e i suoi amici della Loggia, anche loro toccano, ma è un toccare banale, lui invece è come se... ti toccasse nel profondo... come un secchio che cala in un pozzo... siete mai stata toccata da un uomo? Voglio dire, da un uomo che non fosse vostro padre o vostra madre... |
Rose |
No, mai. |
Marie Luise |
Poverina. |
Rose |
(sospira) Già... parlatemi di Parigi... qua non succede mai niente, muore un’ape, nasce un grillotalpa, una rosa si spampana, un’altra si erge, e poi rugiada, rugiada, rugiada tutte le mattine, e il pappagallo che parla, parla, parla... ma ditemi (le si stringe vicino) quali sono le novità di Parigi? è vero che ci sono ormai più carrozze che gente a piedi? Che esistono locali dove poeti con folte barbe fulve inneggiano a Satana? Che stanno costruendo torri di metallo, nuove carceri, grandi stadi al coperto... |
Marie Luise |
Oh, Parigi è magica... ieri era tutta coperta di neve. |
Rose |
In giugno? |
Marie Luise |
Volevo impressionarvi... no, questo inverno era coperta di neve, la gente riempiva i boulevard e i grandi magazzini, c’erano gendarmi dappertutto e poveri, tanti poveri, alcuni vivi bercianti, altri morti rigidi per il freddo, li avevano messi ai lati della strada con un lampione in bocca così (mima con la bocca storta) per illuminare con la scritta “Buon Natale”... e improvvisamente è passata la carrozza dell’imperatore tirata da otto cavalli mascherati, aveva i vetri blu fumé e io ho visto il viso dell’imperatore un attimo, il balenare di un guanto bianco... ha fatto così (gesto isterico) credo che sia un uomo molto infelice. |
Rose |
E i balli? Dite, i balli? |
Marie Luise |
Oh, l’ultima moda è che le donne si mettono i candelieri direttamente in testa, così sono loro a illuminare la scena, certo la cera calda giù per il collo fa soffrire ma sapeste com’è eccitante avere centocinquanta candele in testa... |
Rose |
E gli uomini? |
Marie Luise |
Quelli, in testa... ci hanno le corna. (ride sguaiata-mente, sotto gli occhi allibiti di Rose) |
Rose |
Che licenze, Marie Luise. |
Marie Luise |
Sono parigina.., andrò a letto con Millet. |
Rose |
No! |
Marie Luise |
Perché dire no se non lo conoscete? Ci andrò, è l’unico modo per entrare nel cenacolo delle arti statali, tutti lo sanno... perché no? Il fine è nobile. |
Rose |
Ma è un uomo repellente. |
Marie Luise |
Proprio così, (con trasporto) è straordinariamente corrotto e repellente... addio cuoricino... (cambia tono, si alza e si allontana) se ti ripesco a farmi concorrenza con Millet o con qualsiasi mio altro spasimante ti ficco tutti quegli spilloncini in quel ridicolo culo da papera e non potrai più sederti su quella tua immonda altalena e se ti ci siedi ti darò una spinta che volerai fino sulla piazza del paese e con quei vestiti che hai addosso ti prenderanno per una bancarella di stracci e ti venderanno pezzo per pezzo... arrivederci, mia piccola... |
Buio, musica |
SCENA V
Armand e Millet al buio entrano da lati opposti, si squadrano, tormentano l’elsa delle sciabole. Luce primissima alba. |
Millet |
Ho il disonore di parlare con il duca di Saint Raphael che in quel lurido fogliaccio chiamato “Guepe” ebbe a esprimere un giudizio assai poco lusinghiero sul mio poema Libellula di Maggio, fatto per cui avrò l’incommensurabile piacere di ricamargli le trippe in regolare duello? |
Armand |
Piano con le parole, signore. Io non sono il duca di Saint-Raphael bensì il conte Armand de Fariboles Rolandìs e sto cercando il barone Bouge che ho sfidato a duello avendo egli messo in dubbio la sanità mentale dell’imperatore... |
Millet |
Il nostro amato imperatore! Affé mia, accusa indegna: incrocerei anch’io volentieri il mio ferro con questo vilissimo barone Bouge, ma devo dare la precedenza al duca di Saint-Raphael... ma sono le otto e mezza e ancora non si vede. Mi presento: sono il poeta Constantin Trobarclus Millet. |
Armand |
Lieto di conoscervi. Ma voi.., non vi ho già visto prima? (sottovoce) Non siete per caso un fratello della Loggia? |
Millet |
In verità sì. Sono il fratello 116. (si salutano in modo stranissimo, un incrocio tra un saluto aristocratico e un saluto rap tra neri) È una gioia incontrare un fratello in un’occasione come questa... fa freddo stamane... tutte le volte che faccio un duello all’ultimo sangue, o piove o c’è nebbia, e io ne esco sempre con una fastidiosa sinusite... |
Armand |
Anche voi? Vi fa male qui? Tutto l’occhio e poi lungo la mandibola e il braccio e vi bruciano gli occhi e sotto la pianta dei piedi avete come un formicolio? |
Millet |
Si. E anche un leggero senso di nausea. |
Armand |
Allora vi consiglio di fare i bagni di argilla a Vichy. Si mangia benissimo e... c’è anche una certa casa... |
Millet |
La casa della modenese? |
Armand |
La conoscete anche voi? (ridacchiano) |
Millet |
E chi non la conosce. Si dice che anche l’imperatore, ai suoi tempi... |
Armand |
(irrigidendosi) Come sarebbe a dire “ai suoi tempi”? |
Millet |
Be’, voglio dire che ormai è un uomo... anzianotto. |
Armand |
Mi sorprende che un poeta come voi abbia un vocabolario così modesto. Anzianotto! L'imperatore è ancora un uomo nel pieno della virilità e sa fare il suo dovere cavalcando sia i quadrupedi sia i bipedi. Non è come certi artisti che già a trent’anni, bruciati dall’assenzio, san dare alle donne solo strambotti... e assai brevi, per di più. |
Millet |
Scusate l’espressione “anzianotto”, conte. Avrei potuto dire decrepito, vegliardo, vetusto, un vero geronte, un fossile, una mummia, un graffito paleolitico. Tutti sanno che ormai si eccita solo se si veste da ussaro o se qualcuno gli orina nell’elmo. |
Armand |
Vi proibisco! |
Millet |
In quanto all’assenzio vorrei dirvi che noi artisti siamo in grado di bere e soddisfare donne contemporaneamente, e anche di alzarci la mattina presto per duellare, mentre voi aristocratici, come il suo duca di Saint-Raphael, preferite starvene al calduccio nel letto, invece di battervi. Voi, pubblico immobile e incipriato della violenta sinfonia della stona. (Armand fa un piccolo applauso ironico) |
Armand |
Che teatralità! Badate, guitto, qua non state scrivendo Lontra di Maggio. |
Millet |
Libellula di Maggio! Non fate finta di ignorare la mia poesia, è sulla bocca di tutti. |
Armand |
Ecco perché vedo tanta gente sputare per terra di questi tempi. |
Millet |
In guardia, conte. (estrae la sciabola) |
Armand |
Con piacere. (incrociano le spade e poi insieme urlano) |
Tutti e due |
Per la Loggia! Honneur! Argent! Oubli! |
Armand |
(depone la spada) Le nostre parole segrete! Pazzi! Cosa stavamo per fare, fratello! Non possiamo batterci. Ben più alti compiti ci attendono. |
Millet |
È vero, se ci vedesse Durand. |
Armand |
E poi morire proprio oggi che sono innamorato. |
Millet |
Anche voi? |
Armand |
Della più dolce e desiderabile delle donne. (si siede sospirando) |
Millet |
(si siede, irritato) Come potete essere così sicuro... Voglio dire, una giuria ha stabilito questo titolo di “più dolce”? |
Armand |
Il mio cuore lo dice. |
Millet |
Il mio avanza un’altra candidatura. |
Armand |
La mia oscura il sole con la sua bellezza. |
Millet |
Come poeta siete alquanto ginnasiale. “Oscura il sole.” Cos’è? Trecento chili? |
Armand |
Essa gareggia in biancore con la luna. |
Millet |
Datele delle bistecche di cavallo, signore. |
Armand |
Be’, forse non sarò un poeta come voi e non ho mai scritto Lucertola di Maggio, ma io amo in modo scelto e superiore, come amiamo noi nobili, e anche lei è nobile... marchesa. |
Millet |
Anche la mia. |
Armand |
È bella, nobile, e colleziona farfalle. |
Millet |
Ohibò, la mia pure. |
Armand |
Le prende, le imbalsama, le punta con uno spillo su un diario, così... pic! Dalle sue parti le farfalle ormai sono più rare dei galli cedroni. |
Millet |
Anche la mia... in più disegna rose. |
Armand |
Anche la mia. La mia veste di bianco. (si alza in piedi) |
Millet |
La sua più cara amica si chiama Marie Luise. (si alza, estrae la spada) |
Armand |
(estrae la spada) Ha un neo sul massetere sinistro. |
Millet |
Non so cos’è. |
Armand |
Qui. (indica la mandibola) |
Millet |
Anche la mia. |
Armand |
Il suo stemma nobiliare mostra tre meloni affettati a metà sostenuti da un grifo verde... |
Millet |
in campo bianco a gigli di fiandra e sullo sfondo un liocorno che insegue un veltro sotto le mura di Avignone... |
Armand |
(grida)….e dice sempre: “così il mio cuore”. E il suo nome comincia per “erre”... (le spade si toccano) |
Millet |
E finisce per e |
Armand |
E ama solo me... |
Millet |
Anche la mia ama solo me...(si fermano, si guardano, si abbracciano, sorridono) |
Armand |
Come siamo stati sciocchi... è evidente che se la mia ama solo me e la vostra solo voi, non parliamo della stessa persona, ma di due persone diverse. |
Millet |
È logico, è matematico. Avete rischiato di morire per nulla! |
Armand |
No, voi avete rischiato di morire per nulla. (sguaina la spada, poi si calma di nuovo) Oh via, Durand non sarebbe contento di noi. Andiamo a puttane. |
Tutti e due |
(insieme urlando) Honneur! Argent! Oubli! (si allontanano a braccetto ridendo e cantando in francese sull’aria de “le donne non ci vogliono più bene”) Les femmes nous n‘aiment pas plus parce que nous pourtons la chemise rouge et noire! |
SCENA VI
Rose infilza una farfalla su un album, con uno spillo. Entra Marie Luise, vestita come Rose ma più vaporosa, fatua, con braccialetti indiani e orecchini vari. Si siede. Luce intera. |
Rose |
(cura le rose del giardino, le carezza) Da quanti anni vivo in questo giardino? Mi sembra di conoscerlo a memoria. Anzi, lo conosco a memoria, e non so immaginarmi altrove. Ma forse chiunque, anche un viaggiatore, un pirata può dire altrettanto della propria vita. Esistono giardini piccoli e altri più grandi, ecco tutto. Ultimamente faccio brutti sogni. Sogno un lago, un piccolo lago nel giardino, dove galleggia una grande foglia di ninfea e io mi ci sdraio dentro e il suo odore è così intenso che mi stordisce e in quel momento mi accorgo che il giardino brucia. Bruciano la magnolia e i cespugli di rose, bruciano le mie farfalle, il diario, e io chiudo gli occhi per il fumo e li riapro e sapete cosa c’è? Ghiaia, ghiaia bianca, dappertutto. E ci sono persone strane che prendono misure e pronunciano una parola misteriosa: RESIDENCE. Anche il cancello del giardino è cambiato, non c’è più il nostro cancello maestoso con lo stemma col liocorno, c’è un cancello basso e lungo che si apre da solo.., silenzioso come spinto da un fantasma... ed entra una carrozza mostruosa senza cavalli, piatta, una bara che fa un rumore assordante, e ne esce una coppia vestita in modo assurdo. Mi guardano e chiedono: “È qui che vendono un attico?”. Io non so che dire. Cosa c’entrano gli attici? Gli attici sono un popolo che non esiste più, credo. Magari ce n’è qualcuno ancora in Grecia. E perché venderli? E poi il sogno diventa anche più angoscioso. Il giardino è coperto di polvere. (chiude gli occhi, si addormenta) C’è come il calore di un incendio recente, e non ci sono farfalle, né api. Un silenzio impressionante. E c’è, nel prato, un lungo crepaccio, e da dentro qualcuno che mi chiama: “Vieni, vieni, Parigi sta morendo, ci si spara sulle strade, da finestra a finestra, salviamoci, siamo ancora in tempo”, e io le do la mano e vedo che la mia mano è vecchia, rugosa, e grido, e... |
Marie Luise |
(fuori campo) Yuhuu... Rose? (Rose si desta, con un sobbalzo) Che c’è? Vi ho spaventata? |
Rose |
Stavo facendo un brutto sogno. |
Marie Luise |
Bene! |
Rose |
Come, bene? |
Marie Luise |
Bene! Meno male che non facevate un bel sogno. Ecoute moi, bietola. Quando si fa un brutto sogno ci si sveglia e si dice: “Ah, meno male, sognavo. Vero? |
Rose |
Be’... |
Marie Luise |
Invece se ci si desta da un bel sogno, si resta delusi e tristi perché la realtà è ben diversa. Quindi i brutti sogni sono più belli dei bei sogni perché i primi al risveglio ci danno gioia, i secondi delusione e amarezza. |
Rose |
Allora dovrei... |
Marie Luise |
Dovreste dire: ho fatto un sogno bellissimo, ho sognato che ero una farfalla e mi mettevano sotto un bicchiere e mi soffocavano con l’etere e poi tac uno spillo qui, e mi esponevano al pubblico |
Rose |
E potrei dire: che incubo, ero nel bosco e mi baciavo con un bellissimo giovane. |
Marie Luise |
Esatto. Nel nostro paese è usanza far sogni orribili, di modo che al risveglio ci si senta sollevati. |
Rose |
Quindi non devo sognare che il mio paese sia un paese normalmente civile. |
Marie Luise |
Sarebbe da provinciale. Mi dareste, per favore, una farfalla? |
Rose |
Per farne che? |
Marie Luise |
Per adornarmene i capelli. |
Rose |
No, è crudele. |
Marie Luise |
Non è forse crudele impalarle su un album ed esporle alla curiosità generale? |
Rose |
Ma è per la scienza. Io studio questi animaletti. |
Marie Luise |
E se studiaste pigmei? |
Rose |
Tenete. (le dà una farfalla) |
Marie Luise |
Adorabile lepidottero! Gialla! Si intona ai miei capelli. Millet impazzirà! |
Rose |
Ma se non le ha neanche notate... (si corregge) Cioè, presumo che se le vedesse sul mio tavolino, neanche le noterebbe e invece, in testa a voi... |
Marie Luise |
Ciò che una donna porta in testa in un giardinetto della banlieue è un cappello, ciò che porta in testa a Parigi è moda. Le banalità più trite e vuote, dette a un tavolo di osteria qui, ripetute a Parigi su adeguato palcoscenico, otterranno lo stupore e l’ammirazione generale! |
Rose |
Quante cose sapete... |
Marie Luise |
Sono trasgressiva. Cos’è questo? |
Rose |
(mostrandolo) È un lombrico. Volete portarlo a Parigi? Lanciarlo in società come braccialetto? |
Marie Luise |
No, non si usa più, non si usa più. (esce schifata) |
SCENA VII
Entra Armand con una mascherina sul volto. Luce intera. |
Rose |
Aaaah |
Armand |
Che c’è? Oh, scusate, l’abito di lavoro... L’ho spaventata? Ho una grande notizia! Noi della Loggia dei Puantes saremo tutti insigniti del titolo di cavaliere. Mi spetterà una villa a Parigi e ottomila franchi di rendita mensile. Inoltre avrò il diritto di voto nelle assemblee per le impiccagioni, biglietti gratis per l’opera ed ecco qua! Il cappello di sergente maggiore della Loggia, quattro pennacchi e due bonbon, inoltre... (le si fa vicino con aria complice) lei conosce i fantasmi neri e i nazicestbon? |
Rose |
Sì. Sono sètte. (è aperta) |
Armand |
Come fa a sapere quanti sono? |
Rose |
Sono sètte, sètte segrete. |
Armand |
Be’, questi due mi hanno chiesto di iscrivermi. Perciò ora potrò appartenere a ben tre... |
Rose |
Sètte |
Armand |
Tre sétte... ma mi prende in giro? (é chiusa) |
Rose |
Ma no, Armand, sétte è il numero, sètte è il plurale di sètta, ora ad esempio mancano venti alle sétte. |
Armand |
Ci manca... chi si ritira! I nomi, voglio i nomi! |
Rose |
Basta, siete un caprone! Ma tutte queste promozioni, non vi chiederanno nulla in cambio? |
Armand |
Be’, certo in cambio dovremo fare qualche lavoretto d’ordine pubblico, ma ho una buona notizia anche per voi. |
Rose |
Davvero? |
Armand |
Sì. Uno dei fratelli della Loggia è nientemeno che il grande sarto Curval. Sta cercando delle disegnatrici di stoffe per il suo atelier. Ebbene, gli ho detto che voi disegnate Rose e farfalle con gusto squisito. È molto interessato. Domani ci aspetta a Parigi alle set... alle otto, però ha detto se venite un’ora prima, anche meglio. |
Rose |
Oh, ma io disegno così, per il mio piacere. |
Armand |
Il vostro piacere diventerà il piacere di tante altre donne che non hanno il piacere di conoscere Rose e farfalle dal vero e se ne adorneranno. Ha detto Curval di portare anche un costume da bagno. |
Rose |
Perché? |
Armand |
Perché nel suo atelier, che egli chiama “loft”, si lavora sotto una grande vetrata e spesso per il caldo del sole tutti lavorano in costume da bagno. |
Rose |
Non vi credo. |
Armand |
Perché egli è quasi cieco e riesce a distinguere le silhouette delle persone solo se sono in costume da bagno. |
Rose |
Balle. |
Armand |
Perché egli, lavorando tutto il giorno in mezzo ai vestiti, è ormai allergico ai vestiti stessi. |
Rose |
Balle. |
Armand |
Perché una chiromante una volta gli predisse... |
Rose |
Balle |
Armand |
Perché è usanza dei contadini dell’Alta Savoia, di cui Curvai è originario... |
Rose |
Balle. |
Armand |
(gridando) Perché Curval scopa tutte quelle che assume e assume tutte quelle che scopa. |
Rose |
Non mi interessa, e poi non ho un costume da bagno. |
Armand |
Eccolo qui. (estrae di colpo un minuscolo bikini colorato) |
Rose |
Mai! |
Armand |
Io non posso essere sergente della Loggia dei Puantes e avere come fidanzata una specie di barbabietola piantata qui in campagna. |
Rose |
Armand! |
Armand |
Questi sono tempi in cui bisogna osare! Il gusto francese va alla conquista del mondo. Siamo giovani, forti, sieronegativi e soprattutto delinquenti. Un paese di delinquenti, guidato da delinquenti, può ottenere qualsiasi onesto risultato, lo dice Durand. Bada, Rose, vedo che non hai ancora aperto il cofanetto, nonostante i miei divieti. Ebbene, ecco il tuo costume da bagno: tornerò domattina alle sètte, e se non verrai con me ti denuncerò per attività antipatriottica, vilipendio a stilismo di stato, strage di lepidotteri demaniali, e resistenza a corteggiamento di regime. Ti sequestreranno tutto: diario, Rose e farfalle. Marcirai in prigione! Imbalsamerai i topi! |
Rose |
Nooo! |
Armand |
Ricorda, alle sette, pronta! In costume da bagno. |
SCENA VIII
Rose piange, guarda il costume da bagno, se lo prova sul vestito, piagnucola ancora. Entra Millet, anche lui medagliato, di nuovo con l’annaffiato io. |
Millet |
Piangete, signorina Rose? Volete una tisana di convolvolo fatta con le mie modeste mani di giardiniere? |
Rose |
Piantatela con questa commedia. |
Millet |
Perché piangete? |
Rose |
Ahimè. Armand è crudele. Vuole che vada a Parigi in costume da bagno. |
Millet |
A nuoto lungo la Senna? |
Rose |
Ma no. Vuole gettarmi così, vestita, tra le braccia del sarto Curval. |
Millet |
Quell’uomo senza scrupoli! Quell’intorcinatore di nastri! Quel plissettatore del nulla! Quell’agucchiatore melenso! Quella checca ritinta! |
Rose |
Non è checca. |
Millet |
È un sadico depravato, ho visto i corpetti da tortura che disegna, (si lecca i baffi, eccitato, mima le forme del corpo) quei pantaloncini aderenti che si infilano nei recessi, quegli stivaletti puntuti... ma già, che vi aspettavate? Armand è sergente della nostra, pardon, della sua Loggia dei Puantes, il suo mondo è quello, lo sfarzo, il successo, il segreto militare... il satin... |
Rose |
Il cosa? |
Millet |
Ma voi siete diversa. (cerca di abbracciarla) Voi siete un’artista. Il vostro posto è controvento... così, (si mette in posa plastica) contro lo spirito del tempo che getta su di voi zaffate di profumi volgari, di folla berciante, di ingorghi stradali, di indifferenza, di egoismo. Ebbene contro questo vento mortale, abbracciatevi all’albero maestro dell’arte, così come Ulisse quando evitò l’incanto delle sirene. (la branca) |
Rose |
Piano... (si libera dalla stretta) |
Millet |
Solo l’arte, ciccia, vi salverà da questi miserabili maggiordomi dei tempi, da questi stupratori del buon gusto, da questa merda in ghingheri. Venite con me. A Parigi ho comprato un piccolo attico. Perché trasalite? Una soffitta in me des Rennes, due metri quadri, ma di lassù si vedono i tetti di Parigi e quando è limpido il massiccio Pirenaico e le Alpi esterne e Firenze e le barche siciliane che tornano in porto... e l’Africa... |
Rose |
(stupita) A che piano abitate? |
Millet |
In alto... Con gli occhi della fantasia, intendo. Vivremo solo noi due e io dipingerò, vi abbozzerò, vi disegnerò, vi schizzerò giorno e notte, solo noi due, perché io sono un uomo schivo almeno quanto voi. Noi non amiamo la folla, la mondanità, il protagonismo, i premi. Noi ci premiamo da soli... |
Rose |
Oh, certo io sono più schiva di voi. In dieci anni sono uscita da questo giardino due volte: una volta per l’operazione alle tonsille e l’altra quando hanno sparso l’anticrittogamico. Io vivo qui, con le mie farfalle. Amo le vite brevi.., non potrei mai seguii-vi a Parigi. Li tutto misura troppo. Sono più schiva di voi, vedete, mi ritraggo. |
Millet |
Voi scherzate. Io sono il letterato più schivo di Parigi: sapete come mi chiamano? Il verme solitario. |
Rose |
Siete più schivo anche di Canal? |
Millet |
Quell’esibizionista finto eremita! Sono molto più schivo di lui. Un pagliaccio da premio letterario, ecco cos’è Canal! |
Rose |
Ma anche voi avete partecipato al premio Oscar Belebon, mi pare... |
Millet |
Di malavoglia, e soffrendo... perché non volevo che lo dessero a lui. Sono stato tutta la sera nascosto dietro una tenda e ho vomitato due volte. Quando mi hanno premiato non ho dato la mano per ritirare il premio. Me l’hanno dovuto infilare a forza nel taschino. |
Rose |
Cos’era? |
Millet |
Un gigantesco fauno di bronzo. Il taschino ne uscì rovinato e subito dopo corsi sul Lungosenna deserto urlando, e stetti solo sei giorni e sei notti. Intanto Canal andava in giro per i tabarin. Ah! Schivo, lui! |
Rose |
Ma lui vive da anni tappato in casa. |
Millet |
Sì, ma ogni giorno convoca due giornalisti e spiega le ragioni per cui sta tappato in casa. |
Rose |
Anche voi avete indetto parecchie conferenze stampa. |
Millet |
Incappucciato. E di spalle. Solo per spiegare in che modo sono più schivo di Canal. Ho anche tenuto un seminario affollatissimo su questo. Non c’è persona, a Parigi, cui io non abbia personalmente esternato i motivi del mio essere schivo.., motivi argomentati. Proprio in questi giorni festeggerò con un grande ballo al Bains Douches il decimo anniversario della mia decisione di ritirai-mi dalla vita mondana. E Canal verrà, vedrete. Lui c’è sempre |
Rose |
Va bene, verrò. Ma, per favore, quando andrete in giro a fare lo schivo, lasciatemi a casa. |
Millet |
Adorabile schiva! Piccola schiva! Non vedo l’ora che sia domattina. Verrò a prendervi alle sette e mezza, vi porterò a Parigi. Ora vi lascio, capirete, devo restare un po’ solo... |
Rose |
Vi capisco. (Millet esce) Parigi... (sospira con aria sognante) |
(buio, musica) |
SCENA IX
Entra MARIE LUISE. Rose sta preparando una piccola valigia. Luce intera. |
Marie Luise |
Oh, mia piccola amica! Ditemi che quello che sto vedendo non è vero... |
Rose |
Alludete alle apparenze del mondo che voi vedete in quanto falsità riflessa, cioè filosoficamente parlando... |
Marie Luise |
No, non filosoficamente. Ditemi che non è vero che vi vedo fare la valigina |
Rose |
Sì. Parto per Parigi. (MARIE LUISE si copre il viso con le mani e crolla a sedere, il corpo sembra scosso da singhiozzi) Su, MARIE LUISE, non fate così, mi straziate! Tornerò presto, non piangete... |
Marie Luise |
Ma chi piange? Sto, uh... ridendo. (si chiarisce che il singhiozzo è in realtà una risata convulsa) Voi... la barbabietola... a Parigi... uh! |
Rose |
Non siate così crudele... certo, non sono una parigina alla moda, ma ho ricevuto una buona educazione. |
Marie Luise |
Voi, a Parigi! Ma non siete in grado, piccola mia, cosa mai vi è venuto in mente? Parigi non è un giardino di Rose. Vi vedo già, così vestita, col diario sotto braccio e la retina delle farfalle, che camminate la sera sul Lungosenna... così il mio cuore passa un bruto e traaaaac. (fa un gesto volgare) |
Rose |
Vi prego! Cosa mi manca per essere una parigina? |
Marie Luise |
Tutto vi manca. Vi manca l’abc, e la “erre” (moscia), per giunta. |
Rose |
Ammaestratemi voi, amica mia. |
Marie Luise |
Lezione di Parigiologia numero1. Vieni qui, bietola. (la fa sedere) Vediamo... mettiamo che voi siate in un bar di Parigi, un giovanotto di bella e nobile presenza si siede al tavolo vicino al vostro, e inizia a guardarvi. Come vi comportate? |
Rose |
Lo guardo anch’io? |
Marie Luise |
No! Guardare è già cedere! Tenetelo a distanza... così! Guardatelo senza guardarlo. (mima, con gli occhi un po’ strabici) |
Rose |
È difficile. |
Marie Luise |
Si impara. I bulbi oculari devono essere indipendenti, fate ginnastica, così. (rotea gli occhi) Tenetelo sotto controllo, ma ignoratelo, attiratelo e respingetelo, adulatelo e disprezzatelo. I giovanotti e la plebaglia si conquistano così. |
Rose |
(dopo aver strabuzzato gli occhi) Non ci vado più a Parigi! |
Marie Luise |
Ma no, bietola, è facile. Dopo un po’ che voi lo ignorate egli si presenterà, e voi tirerete fuori il giornale di quel giorno. |
Rose |
Per nascondermi dietro? |
Marie Luise |
No! Chiederete al giovanotto: a che pagina siete, signore? Poiché se egli è sul giornale di quel giorno, quindi presumibilmente tutti i giorni, egli è persona degna di essere conosciuta: politico, uomo di spettacolo, industriale, sportivo, o magari anche stupratore o inventore di una macchina per arrotondare le uova.., comunque persona di cui si parla. |
Rose |
E poi? |
Marie Luise |
Poi lui ti dirà: “signorina, io oggi sono a pagina 13, 16, 19, 23 e 26”. |
Rose |
Tutta questa roba? |
Marie Luise |
“A pagina 13 sono nella cronaca del ballo della duchessa d’Hiver, a pagina 16 sono tra gli inquisiti della setta dei Marsigliesi, a pagina 23 in fotografia sono tre posti dietro l’imperatore alla prima dell’opera e a pagina 26 sono firmatario di un appello per la salvezza del muflone di Corsica.” |
Rose |
Oh, anima nobile! |
Marie Luise |
“A pagina 32 figuro eletto vicepresidente del circolo della caccia di Buttes-Chaumont, e inoltre domani sarò la foto centrale del cruciverba di prima pagina della “Semaine des Enigmes”. |
Rose |
Eh! Ma è il massimo della notorietà! |
Marie Luise |
“Modestamente... perciò, signorina, vorrebbe lei stasera pranzare con me presso la duchessa Ivanovna in scelta e aristocratica compagnia?” |
Rose |
Dico sì? Dico no? |
Marie Luise |
Una risposta positiva ma sfuggente, seducente ma gelida. |
Rose |
Mmmm... (mugola indecisa) |
Marie Luise |
Fai schifo, bietola, così: “Signore, tutto mi annoia in questa città. Da tempo conosco ormai ogni salotto, ogni foyer, ogni pavillon de chasse, da tempo ormai le sue malignità e i suoi pettegolezzi non mi divertono più, da tempo detesto la rozzezza dei suoi politicanti e il vaniloquio dei suoi intellettuali, ma il mio destino è di illuminare.., ebbene sì, io sono una lampada, e senza la mia luce cosa sarebbe questa città? Perciò verrò con lei. Ma non pretenda da me un sorriso |
Rose |
Che brava! |
Marie Luise |
Ma non basta! Dopo, come ticomporterai nel salotto della duchessa? Su, in piedi. Come entrerai? |
Rose |
Così? (rigidissima) Permesso? |
Marie Luise |
Più socievole. |
Rose |
Permesso! (sguaiata) |
Marie Luise |
Meno... Ecco vai, vai, arriva la duchessa, fai un inchino alla duchessa. No! Quello è un inchino al cagnolino della duchessa! Bene, ecco ora rialzati! Ora devi imporre la tua personalità. Tutti sono lì, pronti ad accorgersi che sei una bietola di provincia, ma tu gli dimostrerai che puoi essere dieci volte più arrivista, fetente, vacua e cinica di loro. Fa’ vedere! |
Rose |
Aaah! (ruggisce) |
Marie Luise |
Così.., una regina malvagia. Vai dalla vecchia duchessa! |
Rose |
Lieta di vederla duchessa d’Hiver. Ha un bellissimo décolleté. È la sua pelle quella che vedo o una canottiera di tartaruga? |
Marie Luise |
Così, spietata. |
Rose |
Oh, marchese Petit-Four? È vero che l’hanno fatto addetto all’ambasciata in Austria? Spero per lei che nei bordelli austriaci abbiano delle frustatrici a livello di quelle di madame Crudelia. |
Marie Luise |
Sei forte... |
Rose |
Oh! Mademoiselle Moret, l’ho vista nella parte di contadinella in Amori agresti. So che lei teneva molto alla parte e ha sostenuto numerosi provini, al termine dei quali non erano gli occhi la parte del corpo che le bruciava... |
Marie Luise |
Eeeeeh! (ammirata, quasi spaventata) |
Rose |
E adesso ditemi dov’è il buffet, branco di morti viventi! |
Marie Luise |
Vai forte. Ora dimmi, cosa dirai se incontri un intellettuale? |
Rose |
I libri fanno tutti schifo e sono troppi, lei fa benissimo a denunciarlo due volte l’anno nei suoi libri. |
Marie Luise |
Un colonnello? |
Rose |
Cosa vogliono questi pacifisti? I cosacchi a Versailles? |
Marie Luise |
Un cardinale? |
Rose |
Che bella sottana, e come la fascia bene. |
Marie Luise |
Durand, il maestro della Loggia? |
Rose |
Cosa aspettiamo ancora a spazzarli via questi meticci... |
Marie Luise |
(con improvviso trasporto, abbracciandola) Ti porterò a Parigi! Domani alle otto. Farò di te la donna più chiacchierata e corteggiata della città. Lascia Armand, lascia Millet! Sfonderemo. Hai talento, mia dolce amica, dammi del tu. |
Rose |
Voi…Lei…Lui… |
Marie Luise |
Un’altra volta.., domani alle otto. (finge di uscire, si nasconde dietro un cespuglio. Rose resta sola, accenna una camminata un po’ altezzosa, se ne va . Buio) |
SCENA X
Luce dell’imbrunire. Marie Luise e Armand si chiamano con versi da uccelli. Marie Luise esce dal nascondiglio. Armand e Marie Luise si abbracciano. |
Armand |
Mi sembrava di impazzire senza di te. Quanto, quanto ancora dovrò aspettare? |
Marie Luise |
Domani. Domani sarà tutto finito. Porterò Rose verso Parigi e durante il viaggio ci fermeremo a cogliere fiori lungo l’argine della Senna. |
Armand |
E se non vuole coglierli? |
Marie Luise |
Le dirò che è una forma di scaramanzia di tutti quelli che vanno a Parigi. E poi, quando è chinata, una spinta e pluff... addio mia bella Ofelia! Ai rospi! |
Armand |
E se sa nuotare? |
Marie Luise |
E dove ha imparato? Il massimo di acqua che ha visto è quella dentro la caraffa dell’orzata. |
Armand |
L’istinto di sopravvivenza. |
Marie Luise |
È tanto vestita che affonderà come una pietra. |
Armand |
Amore, amore mio, mia piccola serpe, anaconda... |
Marie Luise |
Sergentone della Loggia mio! Quando Rose sarà morta sua madre morirà di crepacuore e in quanto cugina erediterò io questa villa. Ci costruiremo un maneggio, un ristorante, una clinica di massoterapia... |
Armand |
Un poligono di tiro... |
Marie Luise |
Sì. Vai ora, via! La mia mente è lucida ma il mio corpo ti brama. Dopo, dopo, dopo, mio amato, e ricordati di uccidere Millet. |
Armand |
Stanotte l’ho invitato a una partita di caccia al facocero ma stanotte un pallettone sbaglierà la sua traiettoria! (ride, se ne va) |
SCENA XI
Armand esce. Arriva Millet lanciando il richiamo di un gufo, va ad abbracciare MARIE LUISE. |
Millet |
Mi sembrava di impazzire senza di te. Quanto, quanto dovremo ancora aspettare? |
Marie Luise |
Domani, domani sarà tutto finito. Sulla carrozza ucciderai Rose con una tisana avvelenata... belladonna, stramonio e peyote... |
Millet |
E se resiste? |
Marie Luise |
Il cocchiere, Jean, è pronto ad ammazzarla a bastonate. Ha sei figli, farebbe qualsiasi cosa per dieci franchi. Anzi, meglio suo fratello Gerard! Ha dieci figli e farebbe qualsiasi cosa per sei franchi... |
Millet |
Amore mio, diabolica Milady! (la stringe) |
Marie Luise |
Mio delizioso scribacchino... |
Millet |
Quando avrai ereditato trasformeremo la Villa delle Rose in un grande centro agrialchimista nouvel multimediale, faremo seminari su Puvis de Chavannes e sui pulviscolaristi, indiremo un premio letterario, ho già uno sponsor, la Michelin. |
Marie Luise |
Anche una scuola di danza... |
Millet |
Sì, ma vai ora, la mente è fredda ma il corpo brucia e ricordati di uccidere Armand. |
Marie Luise |
No, guarda che sei tu che devi ucciderlo. |
Millet |
Lo ha già ucciso il conte Radinsky nel duello in riva al mare, al tramonto. |
Marie Luise |
No, guarda, quello l’hai scritto in un tuo racconto, per lo più copiato. |
Millet |
Non ricordavo... Lo ucciderò... il successo costa. |
SCENA XII
(Entra in corsa Rose: abbraccia MARIE LUISE.) |
Rose |
Oh, Marie, Marie, mi sembrava di impazzire senza dite, quando... |
Marie Luise |
Domani! Domani sarà tutto finito.., stanotte Armand e Millet si spareranno l’un l’altro, intanto io soffocherò tua madre nel sonno con un cuscino e tu darai la polpetta avvelenata al vecchio cane Bertrand, non si sa mai che bizzarri testamenti possono fare le vecchie madri cinofile... |
Rose |
Non vedo l’ora che sia domattina. |
Marie Luise |
Vai ora! I nostri corpi crepitano. Vai, bietolona assassina. |
(se ne vanno, in opposte direzioni) |
SCENA XIII
Millet |
Oh, Armand, Armand! Mi sembrava di impazzire senza di te quando... (ruba la battuta ad Armand) Domani alle sette, domani per fortuna sarà tutto finito. Il cofanetto che ho regalato a Rose contiene due grammi di formaggio Vachemort... nessuno può resistere al suo gas putrescente... morirà, e dopo bruceremo la villa e i suoi abitanti e daremo la colpa ai sovversivi. |
Armand |
Saremo promossi capitani della Loggia! |
Millet |
Andremo a vivere insieme! In Italia, là è il paradiso per ogni camorra e massoneria. In una di quelle isole stupende: Alicudì, Stromboli, Filidelicudì... |
Armand |
Prima però il paese sarà tutto in mano a Durand... un paese di delinquenti, guidato da delinquenti. Ma vai, ora! La mia mente è lucida ma il corpo guizza, addio mon Narcise. |
Millet |
Addio, negra indemoniata!(sottovoce sensualmente) Honneur... argent... oubli. (Buio) |
SCENA XIV
Luce che illumina uno a uno gli attori man mano che iniziano a parlare. |
Marie Luise |
(entra rivolta al pubblico, sulla parte sinistra) Com’è successo tutto ciò? Perché sono cambiata? Ero una brava ragazza poi furono le parole, sì! ecco, le parole, a me piaceva tanto conversare. Non dico aver sempre ragione ma talvolta sembrare io la più virtuosa, la più saggia, la più spregiudicata. Criticare un po’ un vestito, calunniare un marito. Il nostro paese era un così bel palcoscenico: perché non essere tra gli attori protagonisti? Poi tutti cominciarono a voler la battuta, ad alzare la voce e divenne impossibile avere ragione. C’era più odio in una semplice conversazione al Luxembourg o in una festa di beneficenza che su tutti i campi di battaglia dell’imperatore...(entra Armand, parla non vedendo MARIE LUISE e da lei non visto al centro del palcoscenico) |
Armand |
E io mi accorsi che le cose volgari, quelle di cui fino a qualche anno fa mi vergognavo, ora potevo dirle e mi facevano ottenere il rispettoso silenzio di tutti. E se qualcuno protestava lo chiamavo “anima bella” e lo zittivo, e potevo lodare l’antico spirito dei nostri antenati che cacciarono i barbari, e non li fecero entrare e invadere la nostra città coi loro miserabili commerci e il loro sperma meticcio. E sentii una nuova rabbiosa sicurezza nascere in me e vidi la gente amare le divise e contemplare la bellezza delle armi e capii che per molti anni avevo avuto paura di pronunciare la parola che invece era la più normale ormai, la più accettata: assassino. Assassino, che nobile patriottica parola! Ogni uomo che ama il suo paese non può che desiderare la morte di metà dei suoi abitanti... Chi l’ha detto? Molto più della metà! |
Entra millet, a destra, rivolto al pubblico |
Millet |
Così cambiai ciò che scrivevo, perché capii che le idee che avevo sempre professato erano ora derise e invise, e pensai: così non sarò dimenticato e un giorno potrò tornare a scrivere ciò che scrivevo prima, ma c’era sempre qualcuno che scriveva qualcosa per cui quello che scrivevo non era abbastanza cambiato e allora ancor di più mi pentii e cambiai strumenti e toni dell’arte mia, ma da tutte le direzioni arrivavano poeti che rinnegavano le loro rime, pittori che insultavano i loro passati quadri, musicisti che schernivano i loro antichi spartiti, registi che chiedevano perdono delle leggerezze giovanili, e sempre più dovetti cambiare... |
Marie Luise |
E ho detto le frasi più perfide e ho gioito degli amori finiti e delle donne cadute in rovina, e ho deriso i deboli e ho schernito chi non era più invitato al ballo, perché temevo che un giorno toccasse a me, ed ero pronta a tutto, mi bastava essere lì nel salone della festa, mi bastava che non mi lasciassero fuori... |
Armand |
Si comincia con poco: tichiedono un piccolo favore, poi un altro, poi ti dicono che c’è qualcuno che potrebbe fare gran danno alla causa. Questo è un paese oscuro: come sapere se la persona che tidà un ordine è amico o nemico? Ma una regola c’è: comincia ad ammazzare il più debole, il più forte ti proteggerà. E così feci. Mai uno, dico uno solo dei miei delitti è stato scoperto. Tutto affondato... nel passato. |
Millet |
Come odio coloro che mi ricordano il mio passato. Voi potreste dirmi: ma se questo passato era così orribile e sciocco, perché continuate ossessivamente a parlarne? Se davvero ora siete sicuri e saggi, perché restate legati alla vendetta? Perché vi avvelenate di passato e non andate verso la luce del vostro radioso limpido futuro? Come odio coloro che mi ricordano il mio futuro. |
Marie Luise |
Vedo una gran sala da ballo, e siamo sempre in meno a danzare. Ognuno butta l’altro giù dalla scalinata, l’orchestra si azzuffa, i valzer finiscono con piroette nel vuoto, giù dalle finestre, le coppie si separano, si graffiano la faccia, ci si spinge, si grida. |
Armand |
No! Non un grido... li abbiamo messi in trappola, poi siamo passati con la cavalleria e li abbiamo... sepolti... nella sabbia, sì, più di mille uomini sepolti vivi, un esercito di straccioni. No, non ci vergogneremo di questo... |
Millet |
…non ci vergogneremo di questo. Diremo, ora come allora, che eravamo giovani, non capivamo. Cosa può capire un giovane, ingenuo intellettuale di quarantasei anni? Diremo che ci hanno obbligato, ricattato, ci inventeremo famiglie, prole numerosa, diremo che lo facevamo per non compromettere gli amici, ecco, diremo: fingevamo, ma eravamo disgustati. |
Marie Luise |
…SI, ascoltiamo questa voce che dice: balliamo, dimentichiamo... |
Armand |
…Sì, dimentichiamo. Nessuno ricorderà, chi scaverà lì sotto? |
Millet |
Ricominceremo da capo. Nuovi libri, nuovi quadri, nuove idee... |
Rose |
(entrando alle loro spalle) Parigi! Com’era bella e ricca Parigi. |
MARIE LUISE |
La moda di allora... Dei manichini tutti uguali, torvi... le donne alte e funeree: come eravamo buffi, come eravamo sciocchi. |
Armand |
Una guerra? Davvero ci fu una guerra? |
Millet |
Bisogna pensare che vivevamo un clima intellettuale molto particolare. |
Rose |
Io vivevo in campagna, sapete, dove ora c’è lo svincolo dell’aeroporto di Neuilly. |
MARIE LUISE |
Io non ho mai detto queste cose... |
Armand |
Io non sono mai stato iscritto... |
Millet |
È una calunnia, un’omonimia... |
Rose |
Erano... brave persone, se ricordo bene. |
MARIE LUISE |
Non ho ucciso io Rose Papillon. |
Armand |
Non l’ho uccisa io. |
Millet |
Uccisa? Nemmeno la conoscevo. Quella bietola... (si prendono per braccio, ridono, accerchiano Rose addormentata, escono) |
SCENA XV
(Si fa luce piena. Rose si sveglia di colpo.) |
Rose |
Che sogno! Che sogno. Oh, devo scriverlo... bisognerebbe inventare una scienza, un mestiere forse, persone che ascoltano i sogni degli altri. Oh, ma come sono ingenua! Chi sarebbe così pazzo da pagare un solo franco una persona che ascolta i tuoi sogni... Era un sogno stranissimo: c’era Millet travestito da giardiniere, Armand sergente della Loggia, MARIE LUISE che voleva buttarsi nella Senna e io che volevo uccidere mia madre... oh, che oscuri presagi. |
Armand |
(entra serissimo) Scusate il ritardo, signorina, ma oggi a Parigi possono circolare solo i cavalli con le zampe dispari. Ho dovuto tagliare una zampa al mio, uno spettacolo orribile. Ma no, è uno scherzo, a Parigi si ride così. |
Rose |
Armand, ho sognato che eravate iscritto a una loggia segreta... |
Armand |
I sogni non possono diventare prove. È più facile che le prove possano svanire come sogni... ma la situazione è grave, amica mia. Bisogna fare qualcosa, stia zitta, è un dibattito, grazie alle mie nuove potenti amicizie ho trovato posto in una nuova fabbrica d’armi: la Cartoucherie. Ho già presentato un mio brevetto segreto: la ghigliottina invisibile o ghigliottincolla. È così: (mima) la lama cala e tac, stacca la testa, risale e tac con la colla riattacca la testa, stacca (giù) e riattacca aaah (grido di orrore) aaah (grido di sollievo) dimodoché: a) nessuno può accusarci di nulla perché il corpo viene restituito intatto ai parenti, b) l’operazione può essere più volte filmata. |
Rose |
Filma cosa? |
Armand |
Niente niente, non capireste! Ahhhh, giù (ripete il verso e il gesto della ghigliottina) su.(entra MARIE LUISE, guarda Armand che va su e giù) |
Marie Luise |
Cos’è, un nuovo ballo? |
Rose |
No, no, il conte Armand mi spiegava.., il suo nuovo lavoro. Vi conoscete? (Armand e MARIE LUISE si fanno cenni d’intesa con la testa) |
Marie Luise |
Forse si, vi ho visto di sfuggita al ballo della marchesa d’Hiver. Eravate quello che prendeva a schiaffi tutti. |
Armand |
Modestamente non sono gli argomenti che mi mancano. |
Rose |
Sapete, MARIE LUISE, vi ho sognata. |
Marie Luise |
Ah sì? E com’ero? Ero carina? Ero onirogenica? E il trucco? Com’era il trucco, oh! Dovete avvertirmi quando state per sognarmi. |
Rose |
Calma, calma! Eravate graziosa. Graziosa e crudele e... volevate portarmi a Parigi. |
Marie Luise |
Ma certo che vi porterò... oh, sapete, c’è un posticino delizioso lungo la Senna, ci fermeremo là e faremo un picnic... e magari un bagno. (Rose si accorge dei cenni d’intesa che si fanno Armand e MARIE LUISE) |
Rose |
Armand... Marie Luise... ma voi siete veramente miei amici? |
Marie Luise |
Ma, Rose, come potete dubitarne? Di questi tempi si hanno così pochi amici che è un delitto non fidarsi... |
Armand |
Parigi sarà il vostro nuovo giardino, piccola Rose (Millet entra di corsa) |
Millet |
Parigi non esiste più. Un vasto incendio la divora da molte ore come una febbre inarrestabile. NotreDame è ormai un altare di macerie fumanti, i grifi roventi cadono sui passanti, le masse arabe e tunisine vengono fucilate a centinaia e il sangue scorre sui boulevard come un fiume in piena, la Senna è evaporata per il calore e mostruosi pesci e calamari giganti agonizzano nella secca, l’imperatore è stato destituito e nelle brasserie non si trova più un’ostrica, tutte vuote come bare... è la miseria. |
Rose e Marie Luise Gridano di raccapriccio |
Millet |
Ma no, non è vero.., non riconoscete gli ultimi versi del mio poema, il poema di cui tutti parlano? Gli ultimi giorni di Parigi, ovvero Lucciola di Maggio? |
Armand |
Libellula... cretino da giuria, stupratore di esametri, non sapete neanche il nome del vostro poema... |
Millet |
Libellula era il primo poema. Lucciola è il seguito, che riprende il successo del primo, e ho già in cantiere il terzo, Leprotta di Maggio e il quarto, Il ritorno di Lucciola tre oppure Lampreda di Maggio. Sono un poeta prolifico. |
Rose |
Ci avete così spaventato. Sapete, poco fa ho sognato che eravate vestito da giardiniere, facevate parte di una loggia segreta e duellavate con Armand. |
Millet |
Oh, ma che fantasia! Ma come potrei duellare con Armand... (sprezzante) la mia spada non arriva così in basso. |
Armand |
Ma la mia pistola può giungere alle vostre altezze con grande facilità. (estrae un revolver) |
Rose |
Fermatevi! Per amor mio! |
Armand |
Va bene, Rose, ma a un patto... Se mi direte: amo solo voi, risparmierò questo miserabile. |
Millet |
Eh no! Dovete dirlo a me, amo solo voi e abbasserò il brando. |
Rose |
Va bene: amo solo voi. |
I due rinfoderano le armi, guardandosi con aria di trionfo |
Armand |
Così va bene, e adesso aprite il mio cofanetto. |
Millet |
E bevete quella tisana. |
Marie Luise |
E annusate questo profumo. |
Rose |
Che fretta! Ma cosa contengono? |
Marie Luise |
Il mio contiene il più intenso e arrogante profumo delle nostre sale da ballo, le sue risate maligne, le canzonacce volgari e vi stordirà. Ballerete, ballerete come una bambola meccanica e non vi importerà più di nulla. Andremo a Parigi. Poiché la città brucia, ma in alcuni esclusivi salotti, tra liquori pregiati e provviste di cibi bastevoli per anni, alcuni eletti contemplano l’apocalisse dalle finestre, sapeste com’è bello guardare le fiamme e gli spari quando attraverso il vetro spesso nessun rumore giunge, ma solo la musica di un quartetto d’archi, e l’unica cosa mortale che aleggia lì dentro è la noia... aprite il cofanetto e vi giuro che per voi si aprirà un nuovo mondo, il placido defilè dell’indifferenza. |
Millet |
Nella mia tisana c’è sangue, polvere da sparo, e parole così feroci e appuntite da conficcarsi nel cuore. Se verrete con me, Rose, io reciterò per voi versi sanguinosi e violenti e vi farò conoscere la nera Parigi e la sera ben scortati e protetti su una carrozza blindata scenderemo nella suburra. Là sono locali ove potremo per modico prezzo assistere a mostruosità, pardon, spettacoli che vi turberanno oltre ogni limite e vedrete creature miserabili di cui nutrire i vostri racconti, esse sfileranno davanti a voi al suono di musiche scelte direttamente dalla municipalità, cantastorie milionari li accompagneranno con la chitarra, e questa umanità vinta e piagata si esibirà e urlerà e si mostrerà e chiederà la vostra beneficenza e voi li beneficerete in pubbliche sfarzose cerimonie, ma loro, insaziabili nella loro oscena fame e miseria e scarsa igiene, loro chiederanno ancora pietà e altri oboli e voi li darete, finché finalmente questi orrori tali e tanti, sommandosi, non avranno più alcun effetto su di voi, pioveranno cadaveri dal cielo e voi... sbadiglierete |
Armand |
Io farò di più. Io vi darò la vecchia onesta pulita sicurezza. Noi costruiremo una piccola solida casetta in questo orribile paesaggio, la cinteremo di un muro, ci sposeremo, Rose, avremo dodici figli: sei maschi, tutti addetti d’ambasciata, e sei femmine che sposeranno sei grossisti di latticini che ben presto moriranno schiantati nei bordelli - è la vita, so quel che dico - lasciando sei vedove riconoscenti ai loro genitori, cioè noi, con le loro eredità e con la mia... colla nostra rendita di queste terre ci compreremo... un’edicola... un giornale... un pappagallo vivo.., dei servi... |
Rose |
Ma chi siete voi? |
Marie Luise |
Simpatiche macchiette, Rose. |
Millet |
O forse assassini. |
Armand |
Accettiamo i nostri difetti. Apra il cofanetto Rose:è l’ora. |
Tutti e tre |
A Parigi, a Parigi, addio Rose. |
(Se ne vanno. Rose riprende il diario. La luce cala) . |
Rose |
…Oggi ho considerato le 108 Rose di questo giardino. Quasi tutte sono contagiate dalla misteriosa malattia, di cui già mi accorsi all’inizio di stagione; i petali caduti formano un tappeto dolciastro e odoroso che spegne ogni rumore, e tra le foglie gli insetti sono ormai così numerosi che ho rinunciato a classificarli. Mi chiedo se è più doloroso vedere morire un grande bosco incolto o un piccolo rigoglioso giardino, e mi chiedo se questo lo è mai stato, poiché ogni ricordo, ogni speranza che abitava tra queste Rose è chiusa in un museo di carta, in una falsa precisione di parole. E mi chiedo se verrà primavera, o se anche primavera è una parola chiusa nel mio museo di carta, e ci attende un tempo di breve, feroce incendio, o un lungo silenzio di paludi e di mosche... se non ci stiamo addormentando immobili e dignitosi, cullati da nenie stupide, quasi divertiti davanti a questo colorato funerale... Ma nel bosco ho sentito delle voci nascoste. Dicevano: “Amico, insegnami a fare di un ramo un arco, e della spina di una rosa una freccia. Insegnami a stare vicino a te, in silenzio. E se hai un sogno non dirlo, tienilo segreto. Fermalo... alla soglia delle frasi”. |
(La luce è calata durante il monologo, fino al buio.)