L’assassino è in teatro

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Vi sorrida il medesimo successo che con « L'assassino è in teatro » ha fatto della Compagnia Stabile GIALLO CLUB, un complesso mai come ora richiesto anche da chi (mi sia perdonata questa malignità tutta da teatrante incallito

L’assassino è in teatro

di Franco Roberto

LORENZO SORIANI, capitano dei Servizi Speciali

FULVIO BALDUZZI, commissariodi polizia

NICOLA SCOTTI, agente di polizia

VERA VANNUCCI, autrice di drammi gialli

ORIANA GABRI, attrice

MIKE ALESSI, attore

ALDO LODATI, direttore del teatro

ELSA MONETTI, sarta teatrale

GERARDO GILARDI, assicuratore

STEFANO CORDELLI, medico

Vi sorrida il medesimo successo che con « L'assassino è in teatro » ha fatto della Compagnia Stabile GIALLO CLUB, un complesso mai come ora richiesto anche da chi (mi sia perdonata questa malignità tutta da teatrante incallito!) « fingeva » di ignorarlo.

Cordiali saluti.

Claudio Argenti


ATTO PRIMO

La sera in cui si apre il sipario.

ORIANA - (ragazza elegante e simpatica, legge un settimanale rotocalco, camminando avanti e indietro. Due squilli rapidi di campanello, seguiti da un terzo più lungo. Oriana si ferma, guarda l'ora ed esce. All'esterno) Era ora che ti facessi vedere!... Sono quasi le '_nove e mezzo.

MIKE — (giovane elegante e simpatico, entra con Oriana, e si guarda intorno) A quanto pare sono il primo.

ORIANA - (gli sorride, maliziosa) ...e l'unico.

MIKE - Bene! (fa l'atto di abbracciarla).

ORIANA - (lo respinge, dolcemente) No.

MIKE - Perché?

ORIANA - (sorridente) Siamo « in servizio ».

MIKE - (SI allontana, sbuffando) ...e va beh! (Offre sigarette) Vuoi almeno fumare « in servizio »?

ORIANA - Certo, caro. (Prende una sigaretta, accendono) Speriamo che « la professoressa » non tardi troppo. A proposito: nel suo « mestiere » sarà veramente una _«professoressa »?

MIKE - Come no? Le sterline che fabbricava si potevano cambiare alla Banca d'Inghilterra.

ORIANA - Però l'hanno « pizzicata » lo stesso, ed è stata dieci anni « al fresco ».

MIKE - Sfido!... Ha lavorato con degli idioti. Ma questa volta lavorerà con noi, che idioti non siamo (sorridono).

ORIANA — Quand'è uscita « la professoressa »?

MIKE - Tre mesi fa.

ORIANA - Con la giunta della « sorveglianza speciale »?

MIKE - Ovviamente. E là in Inghilterra morirebbe di fame, e di noia. Invece qui nessuno la conosce. Per questo ha subito accettato la mia offerta.

ORIANA - Come ha fatto a squagliarsela dall'isola?

MIKE - Sul peschereccio di Pierre, il re dei contrabbandieri della Manica.

ORJANA - E poi?

MIKE - In terra francese l'ho fatta « agganciare » da Jean-Paul, che l'ha fornita di passaporto inglese e l'ha accompagnata sino a Ventimiglia.

ORIANA - Pierre, Jean-Paul... Entreranno anche loro nell’affare?

MIKE -  Sei pazza? Li ho già pagati e liquidati.

ORIANA — Allora, con « la professoressa » saremo solo in tre?

MIKE - Più uno: il tipografo che alternerà la stampa di biglietti da visita con la stampa di biglietti... (sogghigna) da diecimila lire. « La professoressa », in un mesetto, preparerà i clichés. Io e te avremo il compito di « sparpagliare » le banconote. Facile. ORIANA - Proprio? -

MIKE - Sicuro, con la roba che fa « la professoressa ». ""Quei pezzi di carta filigranata saranno così perfetti, che anche la Banca d'Italia ce ne ordinerà qualche quintale (sorride).

ORIANA - (scettica) Già... Ih Inghilterra, comunque...

MIKE - Idioti, ripeto! Calzati e vestiti! Sai perché li hanno «pizzicati»? (Oriana accenna di no col capo) Perché uno degli spacciatori, in un bar, aveva regalato un biglietto da dieci sterline a un mendicante. Un « piedipiatti » ha visto, ci ha pensato su, ed è andato a fondo. Ebbene, vuoi credere? Al primo esame della banconota, gli esperti hanno detto che era autentica. Poi, naturalmente, con reazioni chimiche e spettroscopia...

ORIANA - Noi non faremo mai un errore così madornale.

MIKE - Appunto!

ORIANA - E... le spese?

MIKE - Tutto a posto. Quello che ci dà la carta, sparita 20 giorni fa dal Poligrafico dello Stato, si accontenta di cinquemila biglietti ben fatti. Il tipografo mette la sua opera, « la professoressa » la sua abilità di « maestro incisore », e noi... noi il nostro stile e la nostra distinzione per sbolognare la « produzione » (sorridono. Due squilli rapidi di campanello, seguiti da un terzo più lungo) È lei!

ORIANA - (s'avvia per uscire).

MIKE - (la trattiene per un braccio) Oh, bada!... « La professoressa » è un tipo di poche parole. E soprattutto non creare difficoltà. (Le dà un rapido bacio sopra la guancia) Vai.

ORIANA - (esce. Lunga pausa, durante la quale)

MIKE - (dimostra un evidente imbarazzo, per il ritardo "aentrata in scena di Oriana e della « professoressa »)

ORIANA - (all'esterno, dice sottovoce a qualcuno) Monica!... Deve entrare in scena Monica!

MIKE - (guarda fuori scena, con crescente imbarazzo).

ORIANA - (all'esterno, lancia un acuto e impressionante urlo di raccapriccio).

ALDO - (All'esterno, concitato) Non fare la stupida!... (entra in scena, agitato e turbato. È il direttore del teatro. Tipo nervoso, confuso, di qualunque età. Si rivolge al pubblico) Un medico!... C'è un medico in teatro?

STEFANO - (tipo distinto, di qualunque età, si alza in piedi da uno dei primi posti di platea) - Sì: io.

ALDO - Venga, per favore. (Indica la scaletta) In fretta.

STEPANO - (sale in palcoscenico).

ALDO - (a Mike, che si è posto in disparte, disorientato) Accompagnalo nel camerino di Monica.

MIKE - Da questa parte, dottore (esce con Stefano).

ALDO - (al pubblico) Gentili signore e signori, scusate... È accaduta una terribile disgrazia. Lo spettacolo non può continuare. Sono il direttore del teatro e vi garantisco che i biglietti vi saranno rimborsati, o considerati valevoli domani... forse. Ora vi prego di uscire dalla sala con molta calma, e...

LORENZO - (Balza in piedi da un posto di platea) Un momento! (è un tipo elegante, deciso, simpatico e distinto. Si rivolge al pubblico) State tutti fermi ai vostri posti. (S'avvicina al palcoscenico e porge una tessera ad Aldo) Sono il capitano Soriani

ALDO - (Indica la scaletta) Salga, la prego.

LORENZO - (sale in palcoscenico) Cos'è successo?

ALDO - Monica Veranti, la nostra primattrice... nel suo camerino... distesa per terra... in un lago di sangue... (sì copre gli occhi con le mani).

LORENZO - (esce in fretta di scena).

FULVIO - (all'esterno) Accendete le luci in platea! (Entra dalla parte opposta a quella dov'è uscito Lorenzo, mentre in platea s'accendono le luci. È un commissario di polizia sulla mezza età, d'aspetto semplice e un po' trasandato, che darà sovente l'impressione d'essere impacciato. Al pubblico) Signori non muove-tevi.

GERARDO - (uno spettatore di qualsiasi età, piuttosto arrogante e antipatico, scatta in piedi dal suo posto in platea e urla) Ce l'ha già detto l'altro!... Ma questo è un sopruso!... Visto che io ho pagato il biglietto, e voi non mi date lo spettacolo, voglio almeno avere il diritto di andarmene quando mi pare e piace! (Esce bruscamente dalla fila in cui occupava un posto e fa l'atto di avviarsi verso il fondo della sala).

FULVIO - Si fermi e mi dica il suo nome.

GERARDO - (si ferma, e si rivolge a Fulvio, sarcastico) Prima mi dica il suo.

FULVIO - Venga qui e glielo dirò. (Gerardo esita, e si guarda intorno, come per chiedere solidarietà agli altri spettatori) Allora?... Ha paura, adesso?

GERARDO - Paura, io?... Di che cosa?... (sale in palcoscenico, poi si rivolge al pubblico con ironia forzata) Eccomi qua. Oggi lavoro io! (ride).

FULVIO - Non faccia lo spiritoso (gli fa vedere la tessera). Commissario Balduzzi, del terzo commissariato.

GERARDO — (sgradevolmente sorpreso) Di questo quartiere?

FULVIO - Sì, proprio. Cos'è che non va?

GERARDO - Niente, niente... Ma siccome l'ho visto entrare da dietro le quinte...

FULVIO - (interrompe) Sono di servizio. (Ironico) Vuole sapere altro?

GERARDO - No, ma...

FULVIO - (interrompe) Adesso tocca a lei. Mi faccia vedere i suoi documenti.

GERARDO - Documenti?!?... Li porto con me solo quando viaggio.

FULVIO - Male.

GERARDO - Oh, insomma!... Io sono Gerardo Gilardi, della Gilardi Assicurazioni Internazionale. Mi conosce mezza città.

FULVIO - Faccio parte della mezza città che non la conosce. Dunque, favorisca di là (indica fuori quinta).

GERARDO - Nossignore! Io non ho alcuna intenzione di...

FULVIO - (interrompe, deciso) Basta!... (una pausa) La invito ancora gentilmente a recarsi da quella parte (indica fuori quinta). Più tardi chiariremo la questione.

GERARDO - Macché questione!... Macché chiarire!... (al pubblico) Stai a vedere che adesso, andare a teatro, è come rapinare una banca. (Fulvio gli fa un cortese cenno di andarsene) Voglio il mio avvocato!

FULVIO — Lo avrà, se sarà il caso. Per ora faccia quanto le ho detto, se no mi costringe a fermarla per resistenza alla forza pubblica.

GERARDO - (avviandosi verso le quinte, impreca) Sarebbe il colmo!... Il colmo! (esce).

FULVIO - (rivolto all'esterno) Scotti!

NICOLA - (entra. È un giovane agente di polizia, in borghese) Sì, commissario.

FULVIO - Fai « cortese compagnia » a quel signore (indica fuori quinta) un po' nervoso. (Nicola accenna di sì col capo e s'avvia per uscire) Lo conosci?

NICOLA - (si ferma, dà uno sguardo fuori quinta) Mai visto.

FULVIO - Allora sei anche tu della « mezza città » che non lo conosce. Mi fa piacere. (Sorride. A Nicola, che è rimasto fermo) Vai pure.

NICOLA - (esce).

FULVIO - (sospira, scrolla negativamente il capo, quindi si rivolge al pubblico) Signori, abbiate pazienza. Purtroppo sono costretto a trattenervi qui un paio d'ore. (Pausa) Monica Veranti, la primattrice di questa compagnia, è stata assassinata nel suo camerino. Tutte le uscite del teatro sono sorvegliate dai miei uomini. Vi prego di mantenervi calmi. Tanto più perché l'assassino potrebbe essere il vostro vicino di poltrona.

ALDO — (che, appartato, aveva ascoltalo ogni cosa con crescente emozione) Nooo... Non è possibile.

FULVIO - Invece sì.

LORENZO e STEFANO - (parlando sottovoce fra loro, entrano in scena).

FULVIO - Perché Monica Veranti, secondo me, è stata pugnalata non più tardi di mezz'ora fa, cioè una decina di minuti prima che iniziasse lo spettacolo.

LORENZO - (s'avvicina cordialmente a Fulvio, tenendo la mano) Ha indovinato, commissario Balduzzi.

FULVIO - (senza stringergli la mano) Lei... chi è?

LORENZO - (sorride e gli fa vedere la tessera) Capitano Soriani.

FULVIO - (confuso e stupito, stringendogli la mano) Capitano Lorenzo Soriani degli Esse-Esse, vero?

LORENZO - Sì.

FULVIO - Molto lieto di conoscerla personalmente. Ho sentito parlare tanto di lei.

LORENZO - Bene o male? (sorride).

FULVIO - Benissimo. E... considerato che è qua, capitano... Posso chiederle di assumere la direzione, e... (traspare il suo compiacimento per la possibilità di liberarsi da un fastidio) anche «la responsabilità» delle indagini?

LORENZO - (sorride) Grazie, commissario. Già fatto. Il dottor Cordelli (indica Stefano, il quale stringe la mano a Fulvio) ha dato un'occhiata al cadavere in mia presenza.

STEFANO - Infatti... (pausa) L'attrice Monica Veranti è stata uccisa con una coltellata vibrata al petto, dall'alto in basso, nella direzione del cuore. Probabilmente la poveretta non ha avuto nemmeno il tempo di gridare.

LORENZO - La tesi del dottor Cordelli è stata confermata a prima vista dal medico legale accorso dal suo (indica Fulvio) commissariato. Comunque, Sta ancora esaminando il cadavere.

ALDO - E terribile.

STEFANO - Dall'osservazione della forma e delle dimensioni della ferita, posso aggiungere che l'arma dovrebbe essere una specie di coltello da cucina.

LORENZO - Che sinora non abbiamo trovato.

FULVIO - Ho notato anch'io che sul luogo del delitto non c'era. I miei uomini stanno frugando il teatro, da cima a fondo. Se non lo troveranno dovremo perquisire anche gli spettatori.

LORENZO - Beh, non perdiamo tempo. (Rivolto al pubblico, con un sorriso) Non vorremmo farvi .trascorrere qui tutta la notte. (A Fulvio) Le porte sono sorvegliate?

FULVIO - Sì, capitano. Anche le finestre.

LORENZO - Bene. (Ad Aldo) Lei è il direttore del teatro? (Aldo accenna di sì col capo) Dia ordine di spegnere le luci in platea. I signori (indica il pubblico) si sentiranno più a loro agio.

ALDO - Provvedo subito (esce).

LORENZO - (a Stefano) Dottore, le sono grato per la collaborazione. Se vuole accomodarsi... (indica la platea).

STEFANO - Grazie (scende in platea e risiede al posto che occupava prima. Le luci in platea si spengono).

LORENZO - Anzitutto, commissario Balduzzi, le devo dire che io non mi trovavo in questo teatro per pura coincidenza.

FULVIO - (sinceramente sorpreso) Ah, no?...

LORENZO - No. (Sorride) E neppure lei era in palcoscenico per caso.

FULVIO - (sconcertato) Io, infatti... Ma... (indica il pubblico).

LORENZO - (sorride) Teme di svelare segreti d'ufficio addirittura dinanzi a una platea di gente?

FULVIO - Eh, sì.

LORENZO - Non si confonda, commissario. Domani lo saprà tutta Europa, e forse il mondo intero. (Pausa; al pubblico) L'attrice Monica Veranti era una spia al servizio del Medio Oriente. Più precisamente, di grossi personaggi che hanno « soffocato » l'economia mondiale con l'escalation dei prezzi del petrolio, e che vorrebbero usare l'oro accumulato per impadronirsi dei segreti di un'arma micidiale. Un'arma nuova, dall'enorme potenza distruttiva e strategica, che l'occidente ha finora rinunciato a realizzare, e i cui piani sono custoditi da un paio di anni in una camera blindata situata sul territorio italiano.

FULVIO - (sinceramente impressionato) Accidenti!... Nel mio lavoro di semplice commissario di zona non avrei mai immaginato di partecipare a un'operazione di controspionaggio importante come questa.

LORENZO - (sorride) Merito del suo ottimo stato di servizio, e della sede del suo commissariato, che è il più vicino al teatro. (Cordiale) L'ordine di essere presente stasera in palcoscenico, dall'ora di apertura del teatro, gliel'ho fatto pervenire io da Roma.

FULVIO - I miei uomini hanno già fatto un rapporto. L'ultimo a uscire dal teatro è stato un ragazzo del bar qui all'angolo che aveva portato un caffè è delle sigarette a Monica Veranti, verso le otto. Poi, da quell'ora, in teatro la gente è soltanto entrata.

LORENZO - Molto bene, commissario. (Al pubblico) Ora avrete compreso, signori, che la vostra collaborazione è non soltanto preziosa, ma anche doverosa. Infatti ho tutte le ragioni per credere che l'assassino di Monica Veranti sia ancora qui, in teatro, in mezzo a voi.

FULVIO - Lo credo anch'io. (Sorride) E lo sa, capitano, che al suo fianco, in platea, avevo fatto sedere un mio agente?

LORENZO - (divertito) Quale onore!...

FULVIO - Per fermarla se avesse tentato di andarsene. Capirà che non la conoscevo di persona, e... (consulta un taccuino sul quale continuerà a scrivere appunti con un mozzicone di matita) E lei è stato nel camerino di Monica Veranti dalle otto e dieci alle otto e ventisette.

LORENZO - (sorride) Congratulazioni, commissario. Però anch'io avevo visto lei. (Anche al pubblico) Sono stato da Monica Veranti con l'intenzione di arrestarla immediatamente. Da oltre un anno seguo e controllo la sua attività spionistica, ma non sono ancora riuscito a scoprire l'identità della persona che le forniva le informazioni. Non c'è dubbio che « quella persona » fa parte delle dodici... Quattro donne e otto uomini, me compreso... Che possono accedere alla camera blindata dove sono custoditi i piani dell'arma segreta. {Breve pausa) Stasera Monica Veranti, dopo avere ascoltato in silenzio le mie precise accuse, mi pregò di lasciarla recitare per l'ultima volta.

FULVIO – (sorpreso) E lei ha acconsentito?

LORENZO - {accenna di sì col capo) ... per due motivi. Il primo, perché sapevo che non avrebbe potuto fuggire, grazie alla sorveglianza sua (indica Fulvio) e dei suoi uomini; il secondo, perché mi disse che il suo complice era in teatro, e che al termine dello spettacolo si sarebbe recato nel suo camerino unendosi ai soliti ammiratori che a fine spettacolo andavano a congratularsi per l'interpretazione.

FULVIO - Comunque è evidente che in teatro non c'è una di « quelle dodici persone », ovviamente lei escluso, che avrebbe potuto rubare, o fotografare, i progetti della terribile arma. Mi pare di avere capito che lei le conosce tutte.

LORENZO - Certo. Ma tra una di « quelle dodici persone » e Monica Veranti, sicuramente ce n'è sempre stata un'altra... Una specie di « corriere », che io non conosco, che questa sera si è allarmato, e che ha ucciso Monica Veranti, sia per non correre il rischio che l'attrice rivelasse la sua identità, sia per proteggere la persona che ha via libera nella camera blindata. (Scende in platea) Ripeto, signori, che l'assassino e spia è qui, tra noi. (Fa qualche passo in platea, guardando in viso gli spettatori) Chiunque tu sia, non fuggirai!... Il posto dove stai seduto, o seduta, è come se fosse già la cella in cui trascorrerai il resto dei tuoi giorni (continua a passeggiare in platea, scrutando gli spettatori).

FULVIO - L'assassinio dev'essere avvenuto proprio quando mi ha chiamato al telefono, in portineria, il brigadiere Zucchi.

LORENZO - (dalla platea) Cosa voleva?

FULVIO - Informarmi che in corso Garibaldi era stato svaligiato un negozio di elettrodomestici. Mi creda, capitano, che è stato l'unico momento in cui ho perso di vista il camerino di Monica Veranti. Cinque o sei minuti... Non di più. Poi sono tornato fra le quinte, e quando ho capito dall'agitazione del direttore che l'attrice avrebbe dovuto entrare in scena, ma che non era pronta, mi sono precipitato nel suo camerino, e l'ho trovata in fin di vita. Le ho passato un braccio sotto le spalle, per sollevarla un po', sperando che avesse il tempo di sussurrare un nome, magari solo una sillaba. Purtroppo... (scrolla negativamente il capo).

NICOLA - (urla all'esterno) Stia ferma!... Non faccia sciocchezze!... (appare, tenendo per un braccio Oriana, la quale è sconvolta, con abiti e capelli in disordine).

FULVIO - Cos'è accaduto?

NICOLA - (abbandona la presa del braccio di Oriana) Questa attrice voleva tagliare la corda.

ORIANA - (rimane ferma, ansante e tremante, a capo chino).

NICOLA - Addirittura scaraventandosi contro i vetri d'una finestra del corridoio dei camerini.

FULVIO - (a Oriana) È impazzita, signorina?... Capisco che quanto è successo possa averla sconvolta, ma...

LORENZO - (che si è avvicinato al palcoscenico, sale la scaletta) Un momento. (Osserva Oriana da vicino, poi si rivolge a Fulvio) Finora ho supposto che l'as-. sassino di Monica Veranti fosse collegato alla sua attività spionistica. Adesso no. Penso che potrebbe anche trattarsi di due cose distinte, e confuse dal caso. (Fissa Oriana) Altri avrebbero avuto... diciamo « interesse » a eliminare « la primattrice ». Qualcuno dell'ambiente teatrale, per esempio.

FULVIO (a Nicola) Ritorna al tuo posto.

NICOLA - (esce).

LORENZO - (avvicinandosi a Oriana) Dunque, signorina?... Perché voleva fuggire?

ORIANA - (si torce le mani, agitatissima) Non... Non so.

LORENZO - (rivolto verso l'esterno) Direttore!

ALDO - (all'esterno) Vengo subito. (Entra premuroso) Eccomi, capitano.

LORENZO — (indica Oriana) Qual è la posizione in compagnia di quésta signorina?

ALDO - Oriana Gabri?

LORENZO - Se questo è il suo nome...

ALDO - Sì. Oriana Gabri è la seconda attrice.

FULVIO - Da domani, allora, sostituirà Monica Veranti?

ALDO - Beh... Senza dubbio.

LORENZO - (ad Aldo) L'ha per caso vista (indica Oriana) entrare nel camerino di Monica Veranti prima dell'inizio dello spettacolo?

ALDO - (imbarazzato) No, non mi pare. Anche perché... {tace).

FULVIO - Continui. Perché?

ALDO - La signorina Oriana (la indica) e la signorina Monica non si parlavano, fuori scena, da diversi giorni.

FULVIO - Senti, senti... (s'avvicina a Oriana) Avevate bisticciato? (Oriana tace. Fulvio la scuote non violentemente, afferrandola per un braccio) Ehi, « seconda attrice»!... Sarebbe giunta l'ora di dirci qualcosa (abbandona la presa).

LORENZO - (a Oriana, dolcemente) Signorina Gabri... È mio dovere avvertirla che la sua posizione si aggrava. Tuttavia, se confessasse spontaneamente di avere ucciso Monica Veranti per...

ORIANA - (interrompe disperata, ansante) No!... Per carità, non lo dica nemmeno.

LORENZO - D'accordo. Però giustifichi il suo tentativo di fuga.

ORIANA - I nervi!... Mi hanno tradito i nervi.

FULVIO - Quegli stessi nervi, forse, che l'hanno spinta all'omicidio.

ORIANA - (tormentata) No, no, no... Perché avrei dovuto uccidere Monica?

FULVIO - Magari per fare una rapida carriera artistica.

LORENZO - Oppure per odio, per vendetta, dopo l'alterco avuto con lei. (Oriana scuote negativamente il capo). Invece è possibile!... Il direttore ha riferito che vi tenevate il muso da diversi giorni. Fra voi due, insomma, c'era un evidente, recente e reciproco risentimento.

ORIANA — Monica era una tiranna, una despota!... Aveva l'animo superbo, crudele!... Non ammetteva assolutamente che altri avessero successo. Attrici, attori, personale tecnico e di scena... Tutti, in questa compagnia, presto o tardi hanno urtato contro il suo tremendo carattere.

FULVIO - Ma lei, forse ««tradita dai nervi » come un momento fa, potrebbe avere esagerato e... l'ha uccisa.

MIKE - (entra molto deciso) Lei, commissario!... Lei sì, che sta esagerando!... (si affianca a Oriana, e la stringe a sé, passandole una mano sui fianchi) Anch'io odiavo Monica Veranti!...

FULVIO - (a Lorenzo, indicando Mike) È Mike Alessi, un attore.

LORENZO - [a Mike) Vuole mettersi nei pasticci pure lei?

MIKE - Conosco Oriana Gabri dai tempi dell'Accademia cPArte Drammatica. Si può dire che, esclusa una stagione teatrale, abbiamo fatto carriera insieme.

LORENZO - E con ciò?...

MIKE -  La conosco bene, insomma. Sono sicuro che non "Tarebbe male a una mosca. Sei mesi fa Oriana è stata ricoverata in clinica, per superare un forte esaurimento nervoso. Per questo è stata particolarmente scossa dalla morte di Monica, e ha fatto la sciocchezza di tentare una inutile fuga. Ha il sistema nervoso fragile, capite?

LORENZO - Sì, sì... (ad Aldo) Questo signore (indica Mike) come si comportava con la Veranti?

ALDO - (imbarazzato) Ecco, veramente...

MIKE - (interviene) Sì!... Ho urlato pure io con Monica!... Perché riconoscevo in lei una bravissima attrice, ma neppure una mediocre regista. Come impresaria, per giunta, era una frana!...

LORENZO - (ad Aldo) Mi pare di avere capito che Monica Veranti era il deus ex machina della compagnia.

ALDO - (c.s.) Lavorava con molta passione... Si assumeva tanti impegni...

FULVIO - Adesso chi curerà la regìa e gli impegni di questa impresa teatrale?

ALDO - (non osa rispondere e guarda Mike).

MIKE - (aggressivo) DAI, Aldo!... Diglielo.

ALDO - La regìa sarà affidata a Mike (lo indica), e l'organizzazione della compagnia... a me. 

MIKE - (sarcastico) Sentito, amici?... Dalla morte di Monica Veranti ci guadagniamo tutti!... Addirittura anche l'autrice Vera Vannucci, che non vedrà più calpestare e rovinare i copioni dei suoi drammi gialli dall'arroganza e dalla prosopopea della « divissima » Monica Veranti!

VERA - (dal fondo o da un lato della platea, dove stava in piedi) Però io non ho mai bisticciato con Monica Veranti.

LORENZO (ad Aldo, indicando verso la platea) Chi è?

ALDO - L'autrice Vera Vannucci.

VERA - (avviandosi verso il palcoscenico, con tono ironico) E poiché sono specializzata in drammi « gialli » sono una Agatha Christie nostrana (è ormai accanto al palcoscenico).

LORENZO - (indica la scaletta) S'accomodi, signorina. O signora?

VERA - (sale in palcoscenico) Nubile. (È una donna di qualsiasi età, piuttosto altera, ambigua, con toni calmi e sovente sarcastici, un po' falsi e forzati).

LORENZO - Considero inutili le presentazioni, perché immagino che, stando in platea, ormai ci conosca tutti.

VERA - Esatto.

LORENZO - Posso chiederle per quale motivo non si è fatta avanti prima?

VERA - (sorride) Molto semplice, capitano Soriani. Sono un'autrice di « gialli », e so che i « personaggi » bisogna farli entrare in scena al momento giusto.

FULVIO - (ironico) Questo sarebbe il « suo »?

VERA - Visto che Mike mi ha tirato in ballo, direi di sì.

LORENZO - Lei, dunque, sarebbe la sola persona di questo ambiente che abbia sempre accettato i soprusi di Monica Veranti?

VERA - Non « accettato »... « Sopportato ». D'altronde tutte le prime attrici sono piuttosto irascibili. Se poi, come Monica, sono anche registe e impresane, sopporto che capovolgano pure il palcoscenico, se vogliono recitare a testa in giù (sorride). L'essenziale è che rappresentino i miei lavori. Devo vivere, no?

LORENZO - (con una mezza smorfia di disgusto accenna di sì col capo, e indica le sedie che ci sono in scena) Prego... Sedete pure.

MIKE e ORIANA - (siedono l'uno accanto all'altra. Mike, sottovoce a soggetto, rincuorerà affettuosamente Oriana, per infonderle coraggio e serenità).

ALDO - (siede isolato e appartato).

VERA - (siede quasi in primo piano, e accende una sigaretta).

LORENZO - (a Fulvio, che è rimasto immobile) S'accomodi anche lei, commissario. Sarà stanco.

FULVIO - No, grazie. Preferisco stare in piedi.

LORENZO - (estrae di tasca un taccuino; poi, parlando, cerca una penna o una matita nel taschino e nelle altre tasche della giacca) Non c'è alcun dubbio che Monica Veranti sia stata uccisa da una persona che conosceva bene e dalla quale, apparentemente, non aveva nulla da temere. Infatti è stata pugnalata di fronte e di sorpresa, perché nel suo camerino regna l'ordine perfetto, ovvero non c'è traccia della minima lotta tra la vittima e l'assassino.

VERA - O l'assassina.

LORENZO - Naturalmente. (A Fulvio) Mi dà una penna, per favore?

FULVIO — (gli porge istintivamente il mozzicone di matita che sta usando, ma lo ferma l'occhiata sorpresa e severa di Lorenzo. Quindi si fruga nelle tasche ed estrae un altro mozzicone di matita, che confronta col primo. Contemporaneamente a questi gesti, farfuglia) Io uso solo questi... Eh sì, perché le penne a sfera non mi piacciono, e quelle a inchiostro bisogna sovente scuoterle per farle scrivere... (porge a Lorenzo il mozzicone di matita più lungo) Dal primo giorno di servizio ho preso gli appunti con...

LORENZO - (interrompe, prendendo la matita che Fulvio gli porge) Va benissimo. (D'ora in poi prenderà alcuni appunti sut suo taccuino) Signorina Vannucci...

VERA - Sì?...

LORENZO - Ho sempre sentito dire che gli autori, alla prima di una loro opera... E quella di questa sera, se non erro, era il debutto della Compagnia Stabile Grandi Spettacoli Gialli di Monica Veranti...

VERA - Esatto.

LORENZO - Ho sempre sentito dire che durante la rappresentazione gli autori stanno in palcoscenico, soffrendo e agitandosi come belve in gabbia.

VERA - Gli autori « novellini » si comportano così. Io preferisco vedermi lo spettacolo dalla platea.

LORENZO - In piedi?

VERA - In piedi. Perché non le nascondo che agitata lo sono, eccome! Però, appoggiata al muro, mi sembra di essere meno tesa. Incastrata in una poltrona, invece, mi sembrerebbe di essere seduta su carboni ardenti. (Sorride nervosa) E c'è dell'altro. LORENZO - Cosa?

VERA - Mi piace stare in mezzo al pubblico, "per percepirne le emozioni, gli effetti della suspense. Poi... da sotto (indica la platea) un autore afferra meglio gli eventuali difetti del dramma: lungaggini, punti morti e altre cosette che dalla prima replica si possono eliminare o correggere.

LORENZO - (ad Aldo) La signorina si è sempre comportata in questo modo?

ALDO - (ja l'atto di alzarsi, premuroso).

LORENZO - Stia comodo, e mi risponda.

ALDO - (rimane seduto, a disagio) Sì, sì... L'autrice Vera Vannucci (la indica) ha l'abitudine di venire fra le quinte, passando dall'entrata artisti, solo verso la fine del terzo atto, per essere pronta a uscire, se gli spettatori la chiamano alla ribalta, per applaudirla.

VERA - (ironica) Già... È un reato?

LORENZO - (sorride) Certamente no.

VERA - (si alza in piedi, decisa) Allora permettetemi di dirvi, « signori poliziotti », che questo vostro metodo d'indagine è per lo meno di cattivo gusto.

FULVIO - (ironico) Davvero? (Vera accenna di sì col capo) E perché?

VERA - Perché non è più un'inchiesta per fare luce su un delitto. È uno spettacolo!... (Sorride) Ecco cosa si sente dire, stando fra il pubblico.

FULVIO - (risentito) Signorina Vannucci!... Nell'esercizio delle nostre funzioni, non accettiamo consigli da alcuno. Tanto meno da lei, che i « signori poliziotti » e i « signori criminali » li conosce solo attraverso i suoi drammi gialli.

LORENZO - La lasci dire, commissario... (a Vera, sarcastico) Nei suoi lavori il colpevole viene sempre scoperto e arrestato?

VERA - Senza dubbio!... All'ultima scena del terzo atto.

LORENZO - Vedrà che anche noi non deluderemo né lei, né il pubblico. Ma calma, diamine!... Siamo appena alla « prima » scena. A quella stessa prima scena in cui questa sera è stata interrotta la rappresentazione del suo dramma giallo. Com'era intitolato?

VERA - « Delitto in palcoscenico »:

LORENZO - (sarcastico) Come vede il delitto c'è stato sul serio, e in palcoscenico, cioè nel camerino numero uno, che è il primo nel corridoio, a pochi metri da qui.

FULVIO - Chi era l'assassino nel suo dramma?

VERA - (indica Mike) Lui.

LORENZO - Ah!... E chi ammazzava?

VERA - « La professoressa », ovvero il personaggio interpretato da Monica Veranti.

FULVIO - Sempre più interessante.

LORENZO - (fa qualche passo, pensieroso, poi si rivolge improvvisamente a Vera) Lei è stata nel camerino di Monica Veranti, prima dell'inizio dello spettacolo?

VERA - (perde la sua disinvoltura, esita).

FULVIO - (incalza) Sì, o no?

VERA - N...no. No-no.

ALDO - (sorpreso e confuso, si alza in piedi) Signorina Vannucci... (tace)

VERA - Sì?...

ALDO - Lei, probabilmente, non ricorda... Si confonde...

LORENZO - (ad Aldo) Perché?

ALDO - (sempre più imbarazzato) Signorina Vannucci... Dica lei, per cortesia.

FULVIO - (a Vera, sarcastico) Siamo tutt'orecchi.

VERA - (dopo evidente esitazione) Ebbene sì, ci sono stata. Però non più di tre minuti.

FULVIO - Per ucciderla sarebbero bastati.

 LORENZO - Ricorda l'ora?

VERA - Esattamente, no. Ma...

LORENZO - Continui.

VERA - Nel corridoio del camerino ho incontrato lei (indica Lorenzo).

LORENZO - Quando stavo andando, o tornando, da Monica Veranti?

VERA - Andando, penso.

FULVIO - (consulta il taccuino) Quindi prima delle otto e dieci.

VERA - Sì. Ne sono certa, perché alle otto e_ quindici avevo appuntamento con un amico, davanti alla biglietteria del teatro.

ALDO - È vero: con il capo « claque », per dirgli in quali punti Monica Veranti voleva gli applausi a scena aperta.

FULVIO (ad Aldo) Lei come lo sa?

ALDO - L'ho detto io, alla signorina Vannucci (la indica), che il capo « claque » la aspettava a quell'ora. G liei'ho detto quando l'ho incontrata prima della sua visita a Monica. E la incontrai di nuovo dopo, quando mi disse che Monica era più nervosa del solito.

VERA - Per la verità era molto agitata. Ridendo a' denti stretti mi disse: « Hai visto? C'è mezza polizia in teatro. Ma non sono venuti a vedere il tuo lavoro. Sono venuti per me, soltanto per me! ». E rise ancora. (Breve pausa) Mi sembrò una delle sue spacconate. Adesso, però, che avete detto che era una spia, e che sapeva di essere arrestata al termine dello spettacolo, comprendo l'amaro significato delle sue parole.

LORENZO - Sarebbe tutto semplice, signorina Vannucci, se lei ci spiegasse anche per quale motivo voleva nasconderci la sua visita a Monica Veranti.

VERA - (fa qualche passo, a disagio) Non saprei, non so... (una pausa. Quindi, con disinvoltura forzata) Forse perché la mia esperienza in commedie poliziesche mi suggerisce una certa prudenza.

FULVIO - Precisi quale.

VERA - Beh, quella che è sempre meglio stare fuori da questi pasticci.

LORENZO - (ironico) Meglio... e più comodo. (A Fulvio) Sbaglio, oppure lei non mi ha detto d'avere visto entrare la signorina (indica Vera) nel camerino della Veranti?

FULVIO - (confuso) Non sbaglia, capitano. Infatti... io non l'ho veduta entrare. Ho soltanto notato che la signorina (indica Vera) passeggiava su e giù lungo il corridoio dei camerini. Allora ho chiesto al direttore (indica Aldo) chi era e appena avuto la conferma che era l'autrice del dramma, non le ho dedicato particolare attenzione. D'altronde il suo ordine da Roma diceva di sorvegliare « gli estranei alla Compagnia che avrebbero messo piede in palcoscenico ». L'autrice, naturalmente, non la giudicai « un'estranea » (sorride). Al contrario, capitano Soriani, di lei che era

« un estraneo » ho seguito scrupolosamente ogni mossa. Mi spiace, ma...

LORENZO - (interrompe cortesemente) Ha fatto benissimo. Anch'io avrei agito così.

FULVIO - In quel corridoio dei camerini, per giunta, c'era un andirivieni di macchinisti, elettricisti...

ELSA - (entra timorosamente in palcoscenico e si avvicina a Oriana. È una donna di qualsiasi età, vestita modestamente, molto emozionata e turbata dagli avvenimenti).

FULVIO - (la vede e la indica) ... è la sarta, si chiama... (a Elsa) Signora o signorina!... Qual è il suo nome?

ELSA - (si ferma, quasi tremante) Elsa... Elsa Monetti.

ALDO - (interviene) La signora Monetti è la sarta di questa Compagnia Stabile da un paio d'anni.

ELSA - Tre, signor direttore.

LORENZO - (a Elsa) Anche lei, come pare tutti gli altri, ha avuto « scontri » con Monica Veranti?

ELSA - Mai. Vero, signor direttore? Mai.

ALDO - (a Lorenzo) Verissimo. La signora Monetti ha sempre obbedito, senza minimamente discutere le disposizioni della povera Monica.

ELSA - (è impacciata, e non sa decidersi se avvicinarsi a Oriana, come aveva l'intenzione, oppure tornare indietro).

FULVIO - (la osserva) Desiderava qualcosa?

ELSA - Sì... Dire alla signorina Gabri (indica Oriana), che i suoi genitori, ai quali è -stata impedita l'entrata in teatro, sono tornati a casa.

ORIANA - Grazie, Elsa.

ELSA - (esce).

LORENZO - (a Oriana) Lei abita in questa città, con padre e madre?

ORIANA-Sì.

FULVIO - Strano... Mi sono sempre immaginato gli artisti come dei vagabondi.

MIKE -  Non quelli di una Compagnia Stabile come questa, commissario. Noi sappiamo che per otto mesi recitiamo qui, e difficilmente abitiamo in un Hotel. Una camera ammobiliata è più economica. Se con l'uso cucina, meglio ancora. (Ironico) Vuole sapere altro?

ORIANA - (afferra una mano di Mike, per invitarlo alla calma, e si rivolge gentile a Fulvio) Mio padre ha la pensione di invalidità, mia madre è casalinga, io sono figlia unica. Abitiamo poco lontano dal teatro, in un alloggio ammobiliato.

LORENZO - Stasera, però, i suoi genitori sono arrivati in ritardo. Altrimenti non avrebbero trovato sbarrata l’entrata del teatro.

MIKE -(sarcastico) Il capitano non sa che è una consuetudine dei parenti degli artisti presentarsi al botteghino quando tutti gli spettatori paganti sono già ai loro posti. È l'unico modo per ottenere poltrone « omaggio » senza discussioni.

LORENZO - (soprappensiero) Bene, bene... (a Fulvio) Lei, comunque, ha visto quando la signorina Vannucci (indica Vera) si è allontanata dal palcoscenico?

FULVIO - Sì. E pensai: «Meno male!... Una di meno». (consulta il taccuino) Alle otto e ventisette, come le ho già detto, vidi uscire lei (indica Lorenzo) dal camerino di Monica Veranti. E poco dopo mi chiamarono al telefono per quel furto nel negozio di elettrodomestici.   .

VERA - (sarcastica) Tutto chiaro, no? Posso andarmene? (si alza in piedi).

LORENZO - Non ancora.

VERA - (fa un gesto di disappunto).

LORENZO - Abbia pazienza (ironico). Del resto, cosa direbbe, lei, se gli spettatori dei suoi drammi gialli se ne andassero prima di sapere chi è l'assassino? Che il suo lavoro è un fallimento, vero? Ebbene, io non voglio che si dica la stessa cosa del mio... (guarda Fulvio e sorride)... del « nostro » lavoro. Quindi nessuno, lei compresa, s'allontanerà. Chiaro?

VERA - (fra i denti) Euh!... Chiarissimo (alza e volta le spalle, per poi appartarsi infuriata in un angolo del palcoscenico).

NICOLA - (entra) Scusi, commissario...

FULVIO - Che c'è?

NICOLA - Qui abbiamo rovistato dappertutto, ma il pugnale o il coltello non è saltato fuori.

FULVIO — Continuate a cercarlo in platea.

LORENZO - (al pubblico) Vi prego di aiutare nel migliore dei modi la ricerca dell'arma del delitto. Se gli agenti vi pregano di alzarvi in piedi, alzatevi; e se dovrete spostarvi, spostatevi. Collaborate, insomma. (A Nicola) E voi siate cortesi, mi raccomando.

NICOLA - Sissignore (sta per avviarsi).

FULVIO - Scotti!...

NICOLA - Comandi, commissario.

FULVIO - Il medico legale è ancora nel camerino di Monica Veranti?

NICOLA - (accenna di sì col capo) Sono anche arrivati quelli della « scientifica » per fare fotografie e rilevare impronte.

FULVIO - Ne trovano?

NICOLA - (sorride) Troppe.

FULVIO - Avete interrogato gli altri artisti della compagnia?

NICOLA - Non tutti. Comunque sinora non viene a galla niente di interessante. Anche perché nel primo atto dovevano recitare soltanto il signore (indica Mike), la signorina (indica Oriana) e... e la morta. Dunque gli altri sono stati nei loro camerini, situati al piano superiore, da un'ora prima dell'inizio dello spettacolo, sino a dopo la scoperta del delitto. In palcoscenico, e nei pressi del camerino di Monica Veranti, hanno solo circolato i quattro signori (indica Mike, Oriana, Aldo e Vera), oltre alla sarta e all'altro personale di scena.

FULVIO - Vai pure.

NICOLA - (s'avvia, poi si ferma) Ah, commissario... Quel signore che m'ha dato in consegna, l'assicuratore, l'ho chiuso a chiave in un ripostiglio. Ora sta scaraventando un sacco di roba contro la porta, e grida che lui è una persona importante, e che ci farà radiare dalla polizia.

FULVIO - (sorride con Lorenzo) Ha sentito?... Siamo sul lastrico. (A Nicola) Lascialo venire qui. Poi, con una dozzina di colleghi, scendi in platea e passala al setaccio.

NICOLA - (accenna di sì col capo, ed esce).

FULVIO - (a Lorenzo, scherzosamente) Questa volta, capitano, quel tale lo lascio tutto a lei (s'avvia per uscire).

LORENZO - Dove va?

FULVIO - A dare un'occhiata a Monica Veranti. (Ironico) Quella, almeno, non mi farà perdere il posto (esce).

LORENZO - (sorride, poi si rivolge ad Aldo) Chi andava ad avvertire Monica Veranti, quando mancavano alcuni minuti alla sua entrata in scena, affinché uscisse dal suo camerino e si presentasse in palcoscenico?

ALDO - Nessuno, capitano. Anzitutto perché i colpi delle nocche delle dita alla sua porta (esegue il gesto), era una delle cose che la irritavano. Poi perché da un anno, per ottenere maggior ordine e silenzio in quinta (indica), la povera Monica aveva fatto installare dei microfoni lassù (indica in alto), e nei camerini un amplificatore attraverso il quale tutti gli artisti possono, e devono, seguire l'andamento del dramma, per scendere in palcoscenico solo cinque minuti prima della loro entrata in scena. Per questo motivo, come ha riferito poco fa quell'agente, le attrici e gli attori che non entravano nell'azione del primo atto, stavano nei loro camerini. Era un preciso ordine della povera Monica, che doveva essere scrupolosamente rispettato, pena una forte multa.

GERARDO - (entra sconvolto, con i capelli in disordine, il colletto della camicia aperto, e la giacca con un bottone in un'asola inferiore o superiore a quella corrispondente) - Chi è il capitano Soriani?

LORENZO - Io. Desidera?

GERARDO - Giustizia!... Quel... commissario mi ha detto di rivolgermi a lei, che è suo superiore.

LORENZO - Veramente...

GERARDO - (interrompe, aggressivo) Perché? C'è ancora qualcuno superiore a lei, qui dentro? Badi che sono deciso a protestare dar capo di tutta la polizia, dal generale dei carabinieri... Ho il coraggio d'arrivare sino al Presidente della Repubblica, io!

LORENZO - Si calmi, signore, e... (gli indica la giacca male abbottonata).

GERARDO - (si guarda il ventre) Che c'è?

LORENZO - La sua giacca... Ha sbagliato asola, o bottone.

GERARDO - (mettendosi in ordine la giacca) Chiuso a chiave in un ripostiglio, quasi al buio... Tra polvere e ragnatele... E tanto che non sia uscito in mutande. Che dovevo fare?

LORENZO - C'era una sedia?

GERARDO - Sì.

LORENZO - Allora doveva sedersi, e stare tranquillo.

GERARDO - È una parola!... Insomma, mi lasci andare a casa. Anzi, devo correre in ufficio.

LORENZO - A quest'ora?

GERARDO - Senz'altro!... Deve sapere che l'assassinata, Monica Veranti, era assicurata sulla vita dalla mia compagnia, per mezzo miliardo di lire. Mezzo miliardo, capisce? Come un pugno sullo stomaco!

LORENZO - Strano... Dalle indagini effettuate dal mio comando non è risultato che Monica Veranti avesse parenti. A favore di chi ha fatto l'assicurazione?

GERARDO - E chi se lo ricorda?... Non ho mica solo quella!... Comunque, è un segreto d'ufficio.

LORENZO - (rimane un momento assorto, poi) Signor... Signor?...

GERARDO - Gerardo Gilardi, della Gilardi Assicurazioni Internazionale.

LORENZO - Bene, signor Gilardi: lei può andare.

GERARDO - (soddisfatto, afferra e stringe la mano a Lorenzo) Finalmente trovo una persona intelligente!

LORENZO - (continua,' ironico) Può andare subito in ufficio, accompagnato da un agente, con il quale tornerà al più presto, portando con sé la polizza sulla vita di Monica Veranti.

GERARDO - (deluso) Ma io...

LORENZO - (interrompe) Se no andremo noi, nel suo ufficio; e non so se lasceremo ogni cosa in ordine.

GERARDO - (fa un ultimo tentativo) Ci vorrebbe un mandato di perquisizione.

LORENZO - Potrei presentarglielo in un quarto d'ora.

GERARDO - (vinto, rassegnato, accenna di sì col capo)... sta bene...

FULVIO - (entra, tenendo in mano un oggetto avviluppato in una pagina di giornale spiegazzata, come se fosse stata fatta a pallottola. La carta è imbrattata di vino rosso, come se fosse stata usata per asciugare qualche cosa bagnata dal vino stesso) - Trovato, capitano.

LORENZO - (indica l'involto) Il pugnale?

FULVIO - Sì. (Mike, Oriana e Aldo si alzano; con Gerardo e Vera, che erano in piedi, si avvicinano emozionati a Fulvio. Questi apre lentamente la carta e, tenendo il manico avviluppato, fa vedere a tutti un comune coltello con la lama a punta, lunga almeno dieci centimetri, sporca di un rosso rassomigliante a sangue) È un comune coltello da cucina.

LORENZO - (lo osserva attentamente, senza toccarlo) E questo complica il problema.

FULVIO - Non tanto, per fortuna. (Guardando i quattro della Compagnia teatrale) Abbiamo fermato la persona che tentava di scaraventarlo in strada da una finestra. (Breve pausa) È della Compagnia. (Quasi ^^contemporaneamente, reagiscono:)

MIKE - È assurdo!

VERA - Impossibile!

ALDO - Non ci credo!

ORIANA - Chi è?

FULVIO — (rivolto verso l'esterno) Scotti!...

NICOLA - (all'esterno, un po' lontano) - Sì, commissario.

FULVIO - Accompagna qui « quella persona ».

TUTTI - (SÌ rivolgono verso l'esterno, con espressioni di timore, emozione, tensione. Durante la pausa si sente il respiro affannoso di qualcuno. Quindi)

NICOLA - (entra, tenendo sottobraccio)

ELSA - (la quale si guarda intorno, smarrita, poi scoppia in singhiozzi, rivolgendosi disperata ad Aldo)-Signor direttore, mi aiuti, per pietà!... Io... Io non so niente... Niente!

ALDO — (sconcertato, rivolto a Lorenzo e Fulvio) Signori, mi stupisco che...

LORENZO — (gli fa un imperioso cenno di tacere. Deciso, ad Elsa) - Quel coltello (lo indica nelle mani di Fulvio) era sì, o no, in suo possesso?

ELSA - (smarrita, dopo essersi guardata intorno, balbetta) Sì... Sì-sì.

LORENZO — E voleva disfarsene, gettandolo da una finestra?

ELSA - (c.s.) Sì... Sì-sì.

NICOLA — (a Lorenzo) Scusi, signor capitano.

LORENZO — Dica.

NICOLA - (indica fuori scena) Il brigadiere mi ha detto che l'unico posto in cui possa far passare agevolmente la barella con il cadav... Monica Veranti, insomma... per essere portata fuori da quella porta (indica fuori scena dalla parte opposta), e quindi con l'autoambulanza all'obitorio, è qui, in palcoscenico. Però... (indica il pubblico) i signori potrebbero impressionarsi.

LORENZO - Non c'è dubbio. (Al pubblico) Chiuderemo il sipario per alcuni minuti. (Ad Aldo) Provveda.

ALDO - Subito (esce).

LORENZO - (al pubblico) Vi prego di non muovervi dal posto che occupate.

FULVIO - (al pubblico) Comunque, se vorrete andare a fumare nel ridotto, dovrete avvertire un agente di servizio.

LORENZO - (a Mike, Vera, Gerardo e Oriana) Se loro preferiscono allontanarsi... (i quattro escono).

ELSA - (ansante) Nemmeno io la voglio vedere!

LORENZO - Invece rimarrà! Anzi, per lei la faremo fermare un momento. Io solleverò il lenzuolo e lei la guarderà in viso.

FULVIO - E quanto non potrà più urlare Monica Veranti, glielo urlerò io: « Assassina!... Assassina! ».

ELSA - (si copre il viso con le mani e singhiozza).

LORENZO — (rivolto verso l'esterno) Sipario e luci in platea! (mentre il sipario si chiude, Elsa sviene, sostenuta da Nicola. In platea si accendono le luci).


ATTO SECONDO

Ha inizio dopo l'usuale intervallo, appena spente le luci in platea, e con il sipario ancora chiuso.

ALDO - (si presenta in proscenio, imbarazzato) Gentili signore e signori... Ovviamente non è possibile né ricominciare né continuare la rappresentazione del dramma giallo « Delitto in palcoscenico », di Vera Vannucci. D'altronde dovrete cortesemente rimanere in teatro, sino a quando la polizia lo riterrà opportuno. Pertanto il capitano Soriani e il commissario Bal-duzzi mi hanno incaricato di informarvi che proseguiranno le indagini a sipario aperto. Hanno aggiunto che le persone particolarmente emotive e impressionabili sono autorizzate a lasciare la sala e a sostare nel ridotto. Scusate ancora, é... buona sera. Cioè!... Abbiate pazienza (accenna un lieve inchino ed esce, mentre il sipario si apre lentamente. In palcoscenico si vedono, oltre il coltello sul foglio di giornale aperto, posato sopra il tavolo)

LORENZO e FULVIO - (che stanno parlando sottovoce, in piedi, alle spalle di)

ELSA - (seduta, con il viso nascosto fra le mani).

FULVIO - (accenna a Lorenzo che il sipario è aperto).

LORENZO - (al pubblico, sorridente) Comprendo che, purtroppo, questa serata diventerà indimenticabile per tutti. (Lieve pausa) Anche per l'uomo, o la donna, che forniva le informazioni a Monica Veranti. Ovvero la persona che, per non essere identificata, non ha esitato a uccidere l'attrice e spia. (Lieve pausa) Si direbbe, comunque, che siamo sulla buona strada. (Indica violentemente Elsa) Eccola!

ELSA - (solleva il capo, smarrita) No... No! Non è vero.

FULVIO - Perché, allora, ha tentato di disfarsi dell'arma del delitto?

ELSA - L'ho già detto, e ripetuto!... Ho trovato quel pacco per terra, nel mio camerino adibito a sartoria. L'ho aperto, ho capito cos'era, e... e mi sono spaventata. Vi giuro che è la verità! 1

LORENZO - Gliela dico io, Elsa Monetti, la verità: si è spaventata, sì! Ma solo perché ha visto il palcoscenico e il teatro pieni di agenti; e ha capito che, presto o tardi, quel coltello (lo indica) glielo avrebbero trovato addosso.

ELSA - Perché avrei dovuto uccidere Monica Veranti?... Ho sentito dire che era una spia. Ma io?... Vi sembro una spia, io?

LORENZO — L'apparenza non ha importanza, « cara signora »!... O peggio, come dice il proverbio, « inganna ». Del resto, proprio lei che fa la sarta in una compagnia che rappresenta « gialli », dovrebbe sapere che il colpevole è sempre il personaggio meno sospettabile.

ELSA - (tormentata) Cinque minuti fa ho sentito che un uomo, dopo aver soffiato della polverina bianca sul manico del coltello, vi ha detto che non c'erano impronte. Dunque neppure le mie!

LORENZO - È vero. Ma non s'illuda. Un errore lo compiono anche i più furbi. 11 delitto perfetto non esiste. (Sorride) Vero, commissario?

FULVIO - Verissimo. (Ad Elsa) Comunque, anche se non confesserà, abbiamo elementi sufficienti per farle trascorrere diverse primavere « al fresco ».

ELSA - Sono innocente!... Innocente!

LORENZO - Dicono tutti così, eppure i penitenziari sono sempre «esauriti». (A Fulvio, indicando Elsa) La dia in consegna a qualcuno che non la perda d'occhio, poi faccia venire qui gli altri, uno per volta, come d'accordo.

FULVIO - (accenna di sì col capo, quindi pone una mano sopra una spalla di Elsa) - Venga, « angioletto » con i coltelli in tasca.

ELSA - (si alza a fatica e s'avvia per uscire; sostenuta da Fulvio. Giunta al limite visibile del palcoscenico, si ferma e si rivolge a Lorenzo, con un nodo di pianto in gola) Domani... Domani ci sarà anche il mio nome sui giornali?

LORENZO - (ironico) Come no?... Magari su nove colonne, a caratteri grandi così! E al centro la sua fotografia, sotto la quale scriveranno « La spia assassina ».

ELSA - (ha un'espressione d'orrore, e si copre il viso con le mani per soffocare un singhiozzo, mentre Fulvio la spinge dolcemente fuori scena).

LORENZO - (rivolto verso l'esterno) L'agente Scotti è già tornato con il loquace assicuratore?

FULVIO - (all'esterno) Non ancora, capitano. (Breve pausa. Ironico) Entri in scena, signor Alessi.

MIKE - (entra, seguito da Fulvio).

LORENZO - S'accomodi. (Mike siede. Lorenzo, come al solito, durante gli interrogatori prenderà appunti sul suo taccuino) Lei è il signor Mike Alessi, attore?

MIKE - SÌ.

LORENZO - Da quanto tempo lavora nella compagnia di Monica Veranti?

MIKE - Sono stato scritturato la scorsa stagione teatrale, e confermato questa, come la mia collega Oriana Gabri..

LORENZO - (sarcastico) Legata a lei, mi è sembrato, da <affettuosa amicizia ».

MIKE - (scatta in piedi, risentito) Non le permetto di fare dell'ironia sui nostri sentimenti!... Se proprio vuole saperlo... sì. Io e Oriana ci amiamo; e... (ironico) voglio dare a lei, e a questo gentile pubblico (lo indica), la notizia in « anteprima»!... Fra due mesi ci sposeremo. (Arrogante, a Lorenzo) E con ciò?

LORENZO - Le domande le faccio io! Si limiti a rispondere... nel modo più sincero possibile.

MIKE - Ma chi crede d'essere, lei?

LORENZO - Il capitano Soriani dei Servizi Speciali. Soltanto questo. Quanto basta, però, per esigere rispetto e collaborazione, per scoprire chi ha ucciso Monica Veranti.

MIKE - (con un sorriso nervoso) L'ha già scoperto, mi pare (indica fuori scena).

LORENZO - Forse. Ma per la verità non ne sono total-- mente convinto.

MIKE - (sarcastico) Approfondisca, capitano... Approfon-efisca, e vedrà che... (tace).

LORENZO - Si sieda e continui.

MIKE -  (siede) Come vuole. (Breve pausa) Io non so se la signora Monetti, la sarta, fosse anche una spia. Però so che Monica Veranti l'ha licenziata bruscamente stamane a mezzogiorno, al termine della prova generale. (Ironico) Secondo lei non sarebbe un motivo che potrebbe aver fatto perdere la testa a quella donna, e...

LORENZO - (interrompe Mike, rivolgendosi a Fulvio) Lei lo sapeva che la sarta era stata licenziata?

FULVIO - (imbarazzato) Nnnn...o, capitano. Ho chiesto al direttore del teatro se c'era qualcuno, fra il personale, che avesse in odio Monica Veranti. Lui mi ha risposto: « Tutti in generale, nessuno in particolare ».

LORENZO - (severo) E lei, commissario, con la sua lunga esperienza d'investigatore, s'è accontentato?

FULVIO - (c.s.) Beh... per il momento, sì, Dovevo dare urgenti disposizioni per la sorveglianza del teatro. In seguito, certamente, sarei tornato sull'argomento. Vuole che vada subito a parlare col direttore?

MIKE - (che ha assistito con dispettoso piacere al dialogo fra i due) È inutile.

FULVIO - Perché?

MIKE -  Quando proprio qui, durante l'ennesima crisi m nervi, Monica Veranti ha licenziato la sarta, il direttore non era neppure in teatro. Al « fattaccio » abbiamo assistito solo io e Oriana, che ci eravamo fermati con Monica a riprovare l'unica scena alla quale ha assistito il pubblico stasera. Scena che preparava l'entrata, naturalmente (ironico) « con applauso », a Monica. E le assicuro che né Oriana né io, sino a qualche minuto fa, abbiamo confidato ad altri che la sarta era stata licenziata.

LORENZO - Mi stupisco. Ho sempre sentito dire che l'ambente teatrale « vive » di questi fatti.

MIKE - Quando gli artisti non si comportano con serietà professionale. (Sorride) Ma noi abbiamo scrupolosamente rispettato la volontà della signora Elsa, che ^ci aveva pregati di non divulgare in Compagnia la notizia del suo licenziamento, poiché sperava che dopo il « trionfo » Monica Veranti l'avrebbe addirttura abbracciata, dimenticando ogni cosa.

LORENZO - Prima ha detto « licenziata bruscamente ». ^-Cosa intendeva?

MIKE - Con i soliti modi da « scaricatore di porto », e Soltanto per cattiveria. La sarta, infatti, secondo Monica Veranti sarebbe stata « colpevole » di una gonna troppo stretta di vita, mentre l'unica « colpevole » era la misura dei fianchi di Monica, che malgrado saune e massaggi si stavano piuttosto allargando.

LORENZO - Supponiamo che Monica, nonostante il « trion-,   fo », avesse confermato il licenziamento. La sarta sarebbe rimasta senza lavoro?

MIKE - Da domani, senza dubbio. Magari con il doppio della liquidazione e tre mesi di paga, ma Monica non ha mai sopportato di vedersi intorno un'ora più dell'indispensabile le persone che ha « protestato », come si dice in gergo teatrale per dire « licenziato ». Del resto i nostri contratti « a stagione » prevedono « la penale », proprio per le improvvise interruzioni del rapporto con l'impresa.

LORENZO - La signora Monetti, quindi, sarebbe stata nei guai?

MIKE - Vedova, con due bambini e nell'impossibilità, a Compagnie ormai complete, di trovare una rapida sistemazione... Giudichi lei.

LORENZO - (guarda Fulvio, il quale si stringe nelle spalle. Scrolla negativamente il capo e fa qualche passo, soprappensiero. Quindi si rivolge a Mike) Lei, stasera, è stato nel camerino di Monica Veranti?

MIKE - A fare che?...

LORENZO - A salutarla, per esempio. Oltre che primattrice era anche la sua regista e impresaria.

MIKE - Ah sì, i primi tempi che ero con lei, prima di ogni spettacolo andavo... (amaro e ironico) ...ad ossequiarla. (Ai due) Indovinate cosa mi diceva.

FULVIO - « Ciao ».

MIKE - Nooo. Mi diceva: «Cerca di non essere il solito cane ». (Sbotta) Per questo non « recito » neppure un po' di dolore per la sua morte!... Mi fa solo pietà... come da viva.

LORENZO - (rimane un momento assorto, poi) Vada pure.

MIKE - (si alza in piedi, guarda Fulvio e Lorenzo con espressione quasi sprezzante, quindi esce).

LORENZO - Il camerino adibito a sartoria dove si trova?

FULVIO - Accanto a quello di Monica Veranti. Evidentemente voleva sempre avere la sarta sottomano.

LORENZO - (accenna un sorriso) ...nel caso che i suoi fianchi continuassero a fare capricci, eh? (sorridono).

FULVIO - (prende il coltello, lo osserva) Sul manico ci sono solo impronte... della morta. Ora, a parte il fatto che questo coltello non era mai stato visto da alcuno nel camerino di Monica Veranti, la mancanza di altre impronte prova che chi l'ha usato come un pugnale aveva i guanti. Non c'è dubbio, quindi, che ci troviamo di fronte a un « professionista » del crimine.

LORENZO - A complicare le nostre indagini si aggiunge il fatto che è un coltello comunissimo.

FULVIO - (posa il coltello di nuovo sul tavolo, quindi esamina il giornale che lo avviluppava, nonché le macchie di cui è insudiciato, e le indica) Strane macchie... (annusa il giornale. Stupito) È vino!... (pone il giornale sotto il viso di Lorenzo) Senta.

LORENZO - (annusa il giornale) Ha ragione: è vino. E si direbbe che il giornale sia stato usato per asciugare qualcosa su cui il vino era stato versato.

FULVIO - Lo conferma il tipo delle spiegazzature. Per pulire quel « qualcosa » è stata fatta una specie di pallottola... Còsi (fa del giornale una palla che sta in una mano).

LORENZO - Se da chi ha ucciso, certamente con le mani inguantate.

FULVIO - (accenna di sì col capo) ...purtroppo. Infatti il dottor Giannini, della « scientifica », ha scoperto che qui sopra (indica il giornale, che ha disteso) sono evidenti e recenti solo le impronte... dell'assassinata.

LORENZO - Sappiamo già, infatti, che era il suo quotidiano preferito. E il foglio (lo indica) appartiene all'edizione di stamane.

FULVIO - Ma siamo altrettanto sicuri che Monica Veranti non aveva né in camerino, né in teatro, l'intero giornale dal quale è stato strappato questo foglio (lo indica).

LORENZO - La persona che cerchiamo potrebbe aver portato via con sé il rimanente.

FULVIO — Il dottor Giannini della « scientifica » giurerebbe che, sia le spiegazzature sia le macchie di vino, sono state fatte « dopo » le impronte della vittima.

LORENZO - Perché, mi domando, se chi l'ha uccisa ha preso l'intero giornale nel camerino di Monica Veranti, invece di avvilupparne subito il coltello, prima ne avrebbe strappato, un foglio per farne una pallottola, e poi avrebbe perso altro tempo per asciugare, o meglio per « pulire » quel « qualcosa » su cui era stato versato del vino?

FULVIO - Mah!... Noi non abbiamo trovato macchie di vino né sui mobili, né sul pavimento dei camerini e del palcoscenico. (Dopo una pausa, durante la quale ciascuno segue i propri pensieri) Capitano Soriani...

LORENZO - Dica.

FULVIO - Lei è proprio convinto che quella povera donna, la sarta, sia la spia-assassina di Monica Veranti?

LORENZO - (accenna un sorriso e scrolla negativamente il capo) Non lo sono mai stato. Però è buona norma, a un certo punto delle indagini, arrestare qualcuno. Emoziona e impressiona gli altri... Fa parlare, e... e forse porta fortuna! (sorridono).

GERARDO - (entra dal fondo della platea, tenendo sottobraccio una borsa di cuoio, seguito da Nicola. Appena entrato, annuncia subito, forte) Eccomi qua!... (e va verso il palcoscenico).

LORENZO - (rivolto verso la platea) C'è la polizza D'assicurazione sulla vita di Monica Veranti?

NICOLA - (salendo in palcoscenico alle spalle di Gerardo) Si, capitano; abbiamo tutto con noi.

GERARDO - (ormai in palcoscenico si volta per lanciare una occhiataccia di dispetto a Nicola) Ero capace di dirglielo anch'io (distrattamente appoggia la borsa, per aprirla, sul coltello. Contemporaneamente si rivolge a Lorenzo) Dopo mi lascerà libero?

LORENZO - (ironico) Chissà!... L'assassino potrebbe anche essere lei.

GERARDO - (impressionato) Non lo dica nemmeno per scherzo!... Pensi che a casa mia proibisco di spruzzare l'insetticida, per non veder morire le mosche. (Si volta: vede su che cosa ha posato la borsa; la solleva facendo un balzo indietro e balbettando) Quel co-co... co-coltello è quello che?... (fa il gesto di una pugnalata inferta con violenza dall'alto in basso).

FULVIO - (sorpreso e sospettoso) Perfetto!... La coltellata mortale è stata proprio inferta in quel modo, dall'alto in basso.

GERARDO - (atterrito) Co-commissario!... Non penserà , mica che... (pulisce il fondo della borsa con la manica della giacca) Oh, po-povero me.

NICOLA - (a Fulvio) Fuori del teatro c'è una ventina di giornalisti e fotografi. Fanno un fracasso del diavolo. Vogliono entrare.

FULVIO - Li chiameremo appena potremo fare una regolare conferenza stampa. Vai a calmarli, DAI!

NICOLA — (scende in platea ed esce al fondo).

LORENZO - (a Gerardo, che sta frugando nella borsa) Allora, signor Gilardi?... La polizza c'è, o non c'è?

GERARDO - C'è, c'è... (estrae dalla borsa una busta gialla e da questa un foglio formato protocollo interamente dattiloscritto, firmato in calce. Lo dà a Lorenzo) Eccola.

LORENZO - (lo scorre rapidamente) « Nel caso di morte per qualsiasi causa dell'assicurata Monica Veranti... (borbotta a soggetto altre parole, poi)... saranno versate lire cinquecento milfoni... (borbotta a soggetto come prima).

FULVIO - Accidenti!... Come alle Lotterie Nazionali.

. LORENZO - (a Gerardo) Dov'è scritto il nome del beneficiario?

GERARDO - (indica un punto sul foglio) Qui... « Dottor Stefano Cordelli ».

STEFANO - (balza in piedi dal posto in platea dov'era andato nuovamente a sedersi) Non è possibile!...

LORENZO - (sorpreso, rivolto verso la platea) Ah!... E lei il beneficiario?

STEFANO - Sì, ma...

LORENZO - (interrompe) Venga su, per favore.

STEFANO - (agitato, salendo in palcoscenico) È una sorpresa anche per me. Non vorrei che loro sospettassero che io...

FULVIO - (ironico) Non sospettiamo niente, dottore. Almeno «per ora». (Gli indica una sedia) S'accomodi.

STEFANO - Preferisco stare in piedi.

LORENZO - Piuttosto nervoso, eh?...

STEFANO - (disorientato) No, ma... Ecco! Non -le nascondo che questa situazione mi stupisce, mi disorienta.

LORENZO - Capisco... (lo osserva attentamente: Stefano è a disagio).

GERARDO - Posso andarmene a casa, adesso?

LORENZO - Perché vorrebbe lasciarci sul più bello?... Rimanga, signor Gilardi. Tanto più che probabilmente sarà necessaria qualche sua spiegazione circa la polizza. Coraggio... Segga almeno lei.

GERARDO - (sbuffa e, rassegnato, siede) ... però faccia in fretta.

LORENZO - (a Stefano) Dunque, dottor... (legge il nome sulla polizza) ... Stefano Cordelli... Vuole spiegare come merito la stima e la gratitudine che Monica Veranti le ha voluto dimostrare?

STEFANO - (imbarazzato, accennando al pubblico) Non so se sia il caso, qui, di...

LORENZO - (interrompe, deciso) Stia attento, dottore!... Al punto in cui siamo, ogni reticenza è perfettamente inutile, e... dannosa. Ciò che i signori (indica la platea) non apprenderanno adesso, lo leggeranno domani. Quei giornalisti e fotografi (indica verso il fondo della platea), in poche ore diffonderanno anche i minimi particolari. Quindi parli, dottore; e subito. Quando l'ha conosciuta Monica Veranti?

STEFANO - Tre anni fa, circa.

LORENZO - Dove?

STEFANO - Nel mio studio. Da molto tempo soffriva di ulcera duodenale, ma non osava affrontare l'intervento chirurgico. Le prescrissi una cura... Per la verità normalissima. Ma, caso eccezionale, in alcuni mesi Monica Veranti guarì perfettamente.

LORENZO - (batte le nocche delle dita sulla polizza) Questo mezzo miliardo, dunque, sarebbe... « gratitudine »?

STEFANO - Mah... Non vedo altre ragioni.

FULVIO - L'ha ancora incontrata Monica Veranti, dopo la guarigione e prima di stasera?

STEFANO - Mi lasci pensare... Il giorno precedente ogni « première » ricevo l'omaggio di un posto in poltrona, senza biglietto d'accompagnamento. Anche ieri l'ho ricevuto... Infatti, come le altre volte, ero qui solo per assistere alla rappresentazione del nuovo dramma giallo. Non avrei mai immaginato che...

LORENZO - (interrompe ironico) Grazie della spiegazione, però non ha ancora risposto alla domanda che le ha rivolto il commissario Balduzzi. Gliela ripeto io. Lei, prima di constatarne la morte stasera, e dopo la « miracolosa » scomparsa dell'ulcera duodenale, per qualsiasi motivo ha avuto modo di rivedere Monica Veranti?

STEFANO - (molto sconcertato) No... Mi pare di no... (Breve pausa. Con ravvedimento sincero) Cioè!... Sì: una notte.

FULVIO - Addirittura di notte?

STEFANO — Sì. Ora ricordo bene. Circa otto mesi fa, saranno state le tre, quando squillò il telefono sul mio tavolino da notte. Era la signorina Veranti, che con tono allarmante mi implorava di accorrere a casa sua.

LORENZO - Andò subito?

STEFANO - Certo. Era mio dovere.

FULVIO - Che aveva?

STEFANO - Nulla. O meglio: tossendo aveva macchiato di sangue il fazzoletto, e temeva d'avere i polmoni ' malati. La visitai attentamente e non riscontrai i sintomi di alcuna infezione polmonare. La tranquillizzai, diagnosticando la probabile rottura di un capillare della laringe, provocata da qualche forte colpo di tosse da cui era cronicamente afflitta. A mio avviso era l'unica causa delle macchioline di sangue sul fazzoletto.

LORENZO - Monica Veranti non accennò neppure alla... (indica la polizza che continua a tenere in mano) ... « gratitudine »?

STEFANO - Pressappoco mi disse: « Dottore, lei è la sola persona al mondo che mi faccia continuamente del bene. Mi ricorderò ». Lì per lì non diedi importanza a quelle parole; adesso, però...

LORENZO - (continua ironico) ... valgono cinquecento milioni, eh?...

STEFANO - (soprappensiero) Di Monica Veranti, quella notte, mi stupì solo una cosa.

FULVIO - Quale?

STEFANO - Che un'artista come lei abitasse in una cameretta al pianterreno, con l'entrata direttamente dalla strada.

LORENZO - (rivolto a Fulvio) Questa è nuova.

FULVIO - (rivolto verso l'esterno) Brigadiere!... Mi mandi il direttore... Subito!

LORENZO - (che nel frattempo ha esaminato la polizza, a Gerardo) Qui c'è scritto « abitante in corso Roma ». È un quartiere residenziale d'alta classe. Altro che cameretta con l'entrata dalla strada!... Come si spiega?

GERARDO - Che ne so, io? Avrà traslocato, o dichiarato il falso. Una spia, mi pare, fa anche di peggio. A me interessa soltanto che le firmino, le polizze; e che paghino puntualmente il premio. Due cose che la signorina Veranti ha fatto. Poi, per quanto mi riguarda, poteva anche abitare sulla luna!

ALDO - (entra. A Fulvio) - In che cosa posso esserle utile, commissario?

FULVIO - Dove abitava Monica Veranti?

ALDO - In corso Roma, numero ventisei.

LORENZO - (dopo aver scambiato uno sguardo con Fulvio, ad Aldo) Non le risulta che avesse anche un altro domicilio? Magari soltanto un recapito?

ALDO - No. Assolutamente no.

LORENZO - (a Stefano) Lei saprebbe tornare in quella cameretta?

STEFANO - Eh sì. D'altronde è solo a duecento metri da qui, in un vecchio stabile di cui il piano regolatore prevede la demolizione.

LORENZO - (a Fulvio) Dia ordine a un agente di accompagnare il dottore, e di tornare a riferire con la massima sollecitudine.

FULVIO - Non sarebbe meglio che andassimo anche noi due?

LORENZO - Per tirarci dietro un codazzo di giornalisti e fotografi inviperiti?

FULVIO - Per carità!... Ha ragione, capitano.

LORENZO - L'agente sarà meno notato. Anzi... (a Stefano) Lei esca dal teatro da solo, con naturalezza, (a Fulvio) L'agente deve seguirlo a una trentina di metri. Svelti, per favore.

STEFANO - (s'avvia verso la scaletta che porta in platea, seguito da Fulvio. Prima di scendere si ferma e si rivolge a Lorenzo) Come faremo ad aprire la porta?

LORENZO - (sorride) Ci penseranno le spalle dell'agente. (Stefano e Fulvio scendono in platea) Mi raccomando, commissario: prudenza con quelli della carta stampata.

FULVIO - (senza voltarsi verso il palcoscenico, e avviandosi alle spalle di Stefano verso il fondo della platea) I pesci, al mio confronto, saranno considerati dei chiacchieroni! (Sorride, ed esce dopo Stefano al fondo della platea).

GERARDO - (si alza in piedi, seccato, e implora) Posso andare?

LORENZO - Sì.

GERARDO - Meno male!

LORENZO - (sarcastico) ... a sgranchirsi le gambe.

GERARDO - (deluso) Dove?

LORENZO - (indica fuori scena) Nel corridoio del camerino di Monica Veranti. Le assicuro che non soffrirà di solitudine.

GERARDO -;È troppo!... Adesso è proprio troppo!... Voglio immediatamente il mio avvocato.

LORENZO - A quest'ora le costerà un patrimonio.

GERARDO - Non importa! Lei non sa chi sono io!

LORENZO - (ironico) Come no?... L'avrà detto dieci volte: Gerardo Gilardi, della Gilardi Assicurazioni Internazionali.

GERARDO - Si pentirà di aver fatto lo spiritoso!... Ho delle aderenze ad alti livelli, io!... E lei con me ha commesso un reato! Anzi: due!

LORENZO - Addirittura?...

GERARDO - Sissignore!... « Abuso di potere », e « sequestro di persona ».

FULVIO - (rientra dalla platea) Tutto bene!... (e sale in palcoscenico).

LORENZO - (a Gerardo) Nessuno le ha fatto violenza, e lei è libero.

GERARDO - (soddisfatto) Ah!... Sono libero.

LORENZO - ... di andarsene dove vuole.

GERARDO - (prende e stringe calorosamente la mano di Lorenzo) Grazie!

LORENZO - (deciso) L'importante è che non esca dal teatro.

GERARDO - (sussulta di rabbia) Basta!... Non permetto che ci si burli di me. Sono una persona rispettabile, io! Me ne vado anche senza il suo permesso! (S'avvia, per scendere in platea, ma Fulvio lo afferra bruscamente per un braccio e lo trattiene).

LORENZO - (ironico) Visto, signor Gilardi?... Se continuerà ad agitarsi, corre il rischio di diventare « una persona rispettabile »... con le manette. (Deciso) Intesi?

GERARDO - Intesi, intesi... (Fulvio lo lascia libero) Vado a sedere al mio posto (indica la platea), che ho pagato profumatamente.

LORENZO - Ottima idea.

GERARDO - (scendendo in platea, borbotta) Ma perché stasera non sono rimasto a casa, in pantofole, davanti al televisore?... (mentre va a sedersi al,posto che occupava prima, si rivolge ad alcuni spettatori, imprecando) Cose da pazzi!... Hanno sentito?... (siede; e, ai due spettatori vicini, dice tanto forte da farsi sentire da tutti) Non finirà mica così!... Loro credono, perché sono poliziotti, di potere...

FULVIO - (che, come Lorenzo, ha seguito con lo sguardo Gerardo, ora lo interrompe) Ha finito?

GERARDO - Sì, SÌ... Ho finito.

LORENZO - (ad Aldo, che in disparte ha seguito divertito il battibecco con Gerardo) Ci scusi, direttore, se l'abbiamo un pochino... diciamo « trascurato », e s'accomodi.

ALDO - (siede) Grazie. (A disagio) Se potessi esprimere un'idea...

LORENZO - Prego!

ALDO - (rivolto a Lorenzo) Lei... (si riprende e indica Lorenzo e Fulvio) Loro non potrebbero far effettuare un rapido controllo dei documenti dei signori (indica la platea) e quindi autorizzare l'uscita a quelli in regola?

FULVIO - (ride) Buona, questa!... Bisognerebbe che il complice-spia e chi ha ucciso Monica Veranti... che quasi certamente sono la stessa persona... fossero, o fosse tanto stupido, o stupida, da non avere i documenti in regola. Creda, direttore, che nessun altro li avrebbe così perfetti. Quindi mi spiace per i signori (indica la platea) ma preferisco utilizzare gli uomini di cui dispongo per la sorveglianza interna ed esterna del teatro.

ALDO - (rivolto a Lorenzo, tenta) Anche lei, capitano?...

LORENZO - {sorride e prosegue) ... la penso come il commissario, sì. (Al pubblico) D'altro canto voi dovete gentilmente capire che abbiamo il dovere di essere prudenti, poiché ii è rafforzata la nostra convinzione che chi cerchiamo è ancora qui, fra noi. Inoltre l'esperienza ci insegna che magari nel giro di un minuto può capovolgersi e chiarirsi la più intricata delle situazioni. Perciò vi chiediamo ancora... (guarda l'ora) un'ora di pazienza. Poi, se saremo rimasti a mani vuote, ve ne andrete tranquilli. In caso contrario, come spero, avrete il privilegio di raccontare a parenti e amici che stasera avete assistito al più emozionante dramma giallo.

GERARDO - (ironico, dal suo posto in platea) Spiritoso!

LORENZO - (dopo un'occhiataccia in direzione di Gerardo, si rivolge ad Aldo) Il commissario Balduzzi, se non erro, le aveva chiesto se fra il personale del teatro c'era qualcuno con una particolare ragione d'odio verso Monica Veranti. Ricorda?

ALDO - (imbarazzato) Eh sì... Sì, sì.

LORENZO - (brusco) Perché non ha detto che la sarta era stata nientemeno che licenziata dalla Veranti?

ALDO - (c.s.) Non credevo... Non immaginavo...

FULVIO - (deciso) Lei Io sapeva, o no?

ALDO - (a disagio, dopo un attimo di esitazione, accenna di sì col capo).

FULVIO - (irritato, afferra Aldo per il bavero della giacca) Perché non me l'ha detto?

LORENZO - (a Fulvio, con lieve tono di rimprovero) Calma, commissario.

FULVIO - (abbandona la presa del bavero della giacca di Aldo. A Lorenzo) Già... (fra i denti, ad Aldo) Mi scusi.

LORENZO - (ad Aldo) Però ci spieghi perché l'ha taciuto al commissario.

ALDO - (c.s.) Non so... La signora Monetti è una brava donna, un'ottima sarta teatrale... Stasera, pochi minuti prima dell'inizio dello spettacolo, ho notato che piangeva. Le ho chiesto il motivo, ed essa mi ha detto che Monica Veranti l'aveva licenziata a mezzogiorno. Non ho avuto nemmeno tempo di prometterle il mio interessamento, per far cambiare idea a Monica, perché mi hanno avvertito che si apriva il sipario. (Sincero) Ha un carattere docile, la signora Monetti...

FULVIO - (sarcastico) Poteva dirmelo prima!

ALDO - Le chiedo scusa, commissario, ma siccome non sospettavo neppure che avesse potuto... Temevo di metterla nei guai, insomma.

FULVIO - C'è finita da sola!

ALDO - Mi spiace.

LORENZO - (ad Aldo) Può andare. (Aldo si alza in piedi) Dica all'agente di servizio di mandare qui... (consulta il suo taccuino) ... le signorine Oriana Gabri :e Vera Vannucci.

ALDO - (accenna di sì col capo; ed esce).

FULVIO - (sbotta) E poi si lamentano che noi esageriamo, che siamo prepotenti è che vogliamo sapere troppe cose!... Ma ho il sospetto che nessuno, qui dentro, ci abbia detto tutto quello che sa.

LORENZO — (sorride) Suvvia, commissario!... Abbia pazienza. Altrimenti i signori (indica la platea) diranno che siamo dei violenti.

ORIANA e VERA - (entrano, e si fermano a un passo dalle quinte).

FULVIO - (brusco) Venite avanti, diamine!... (indica le sedie) E sedete!

VERA - (siede accanto ad Oriana. Ironica, a Fulvio) E vietato dal regolamento usare toni un pochino più gentili?

FULVIO - (sbotta verso Vera) Senta!... Lei non mi piace. E tanto meno mi piacciono i suoi drammi gialli, che ho dovuto sempre « digerire » per servizio. (A Lorenzo) Tutto perché ho la scalogna di avere il commissariato nei pressi del teatro.

VERA - (calma e sarcastica) Considerato che lei è uno di quelli che a teatro non pagano... della sua opinione critica non me ne importa niente.

FULVIO — Gliene importerà, quando saprà che il suo comportamento mi ha fatto balenare alcuni sospetti che lei deve... (è interrotto da)

NICOLA - (il quale entra dal fondo della platea, seguito da Stejano, e dice a voce alta) Signor commissario!...

FULVIO - (rivolto a Nicola, che con Stefano sta avvicinandosi al palcoscenico) Sì?...

NICOLA - (salendo in palcoscenico, seguito da Stefano) Quella camera di Monica Veranti, con l'entrata dalla strada... trovata!

LORENZO - Ebbene?

NICOLA - Là dentro sembra che sia passato un ciclone!

LORENZO - Che significa?

NICOLA - Lo chieda al dottore (indica Stefano). È in un disordine pazzesco. Letto rovesciato, materassi strappati, mobili spostati, tiretti sconvolti... (tace).

FULVIO - Continua!

NICOLA - È evidente che in quella camera c'è stato qualcuno che ha cercato rabbiosamente qualcosa. Sì, perché anche una radio trasmittente di grande potenza, che doveva stare nascosta in un armadio a doppio fondo, è stata quasi totalmente smontata, distrutta. E tutto ciò è accaduto oggi stesso.

LORENZO - Che glielo fa pensare?

NICOLA - La polvere. La polvere che non s'è ancora posata sugli oggetti spostati.

LORENZO - (a Fulvio) Appare chiaro che quella cameretta serviva a Monica Veranti soltanto per la sua attività spionistica. Anche la radio trasmittente di grande potenza ce lo prova.

FULVIO - Quindi possiamo dedurre che l'ignota persona ha rovistato per cercare chissà che cosa, ma comunque attinente a Monica Veranti spia.

LORENZO - E forse è la stessa persona che la Veranti aspettava in camerino. (A Stefano) Grazie, dottore. (Ironico) Grazie anche a quel capillare che ha provocato le gocce di sangue sul fazzoletto di Monica. (A Fulvio) Commissario Balduzzi!... Prenda con sé il dottor Giannini della « scientifica », esca dalla porticina (indica fuori scena), e vada a dare una profonda e attenta occhiata a quella camera.

FULVIO - Ma... E lei?

LORENZO - Continuo con queste (indica Oriana e Vera). È prudente che almeno uno di noi rimanga qui, per non dare nell'occhio a (indica verso il fondo platea) « quei nostri amici » armati di macchina fotografica e di fantasia. Chiaro?

FULVIO - (sorride) Abbagliante. A presto, capitano. (A Nicola) Vieni! (ed esce in quinta con Nicola).

LORENZO - (a Stefano) Se vuole avere la cortesia di tornare al suo posto... (indica la platea).

STEFANO - Certo (scende in platea, e va a sedersi al solito posto).

LORENZO - (sorridente, al pubblico) Riposiamoci un po' anche noi... Il frutto sta maturando, signori, e da un momento all'altro... cadrà! (rivolto verso l'esterno) Direttore !

ALDO - (all'esterno) Vengo.

LORENZO - (rivolto verso l'esterno) No! Luci in platea e sipario, per favore (il sipario si chiude, e in platea si accendono le luci).


ATTO TERZO

Ha inizio dopo l'usuale intervallo, appena spente le luci in platea, e con il sipario ancora chiuso.

LORENZO - (si presenta in proscenio, sorridente) Signore e signori... Solo adesso m'accorgo che il caso ci ha fatto dividere le nostre indagini in tre parti. Tre atti, insomma, come quelli del dramma giallo a cui volevate assistere. Ma del nostro « dramma » altrettanto « giallo », purtroppo non esiste un copione; quindi non sappiamo come finirà. Tuttavia direi che anche noi siamo giunti al « terzo atto », ovvero a quello in cui il colpevole viene smascherato e arrestato. Immagino che qualcuno di voi penserà: « In fin dei conti è stata Uccisa una spia... Una che, in un certo senso, tramava contro noi tutti »... Però vi ricordo che Monica Veranti era una cittadina di un paese civile, e che aveva il diritto di difendersi in un regolare processo. Quindi la persona che l'ha assassinata, anche se non avesse altra colpa, è un'omicida, un pericolo per la società; un uomo o una donna, insomma, fuori legge. Per questo lavoriamo con la stessa determinazione, fermezza e volontà, con cui cercheremmo chi avesse commesso il medesimo delitto per rubare, rapinare, eccetera. E voi, con il vostro ottimo comportamento... (ironico) ... esclusa qualche eccezione... GERARDO - (dalla platea) Figuriamoci se non ce l'aveva con me!

LORENZO - (sorride e riprende) Voi, dicevo, state collaborando perfettamente con la giustizia. Concedeteci ancora « un atto », dunque; e sono sicuro che riusciremo a individuare la persona che è l'autentica protagonista del « dramma » di stasera. (Sorride) Se poi saranno due... meglio. (Rivolto all'esterno) Direttore!... Sipario, per favore. (Il sipario si apre lentamente, e Lorenzo indietreggia, per poi rivolgersi a)

ORIANA e VERA - (le quali sono in piedi e stanno parlando sottovoce, a soggetto, fra loro. Tacciono subito imbarazzate, quando vedono che il sapario si apre).

LORENZO - M'è venuta una piccola idea. (Ad Oriana) Lei può ritirarsi.

ORIANA - Grazie (esce).

LORENZO - Signorina Vannucci, mi dica... lei che è una autrice. Se quanto è accaduto fosse stato il copione di un suo dramma giallo, a questo punto chi sarebbe l'assassino di Monica Veranti?

VERA - Mah... Non saprei. La realtà è un po' diversa da una vicenda teatrale.

LORENZO - Vuole aiutarmi?

VERA - (si stringe nelle spalle e allarga le braccia, come per dire: « Se proprio vuole... »).

LORENZO - Grazie (breve pausa). Immaginiamo che si tratti d'un suo dramma giallo. Lei è arrivata a scrivere sino alla « battuta » che sto dicendo. Non le rimane, perciò, che far « pizzicare » il colpevole. Per aiutarla ricordiamo insieme la posizione dei diversi « personaggi ». D'accordo?

VERA - D'accordo.

LORENZO - Cominciamo da quello che se la squaglierebbe volentieri. (Si rivolge alla platea) Venga, signor Gilardi.

GERARDO - (balza in piedi dal suo. posto) L'avrei giurato!... (Esce dalla fila in cui era seduto, e sale in palcoscenico, imprecando) Non s'illuda che finisca così!... La mia Compagnia Assicurazioni Internazionali è stata la prima che ha stipulato la polizza-incendi della Casa Bianca!... (è giunto sul palcoscenico).

LORENZO - Congratulazioni. S'accomodi.

GERARDO - (siede bruscamente) Ma sì!... Sediamo. Però l'avverto che non risponderò più neanche a una delle sue domande.

LORENZO - Non si sente bene?

GERARDO - Benone, sto. Benone.

LORENZO - Visto, che ha risposto? (Gesto di dispetto di Gerardo. A Vera) Il signor Gilardi, per esempio, con quel suo caratterino rumoroso, è il meno sospettabile. Forse perché dà troppo nell'occhio agli spettatori (indica la platea), e sarebbe assurdo che fosse la persona che cerchiamo. Vero?

VERA - (imbarazzata) Non so se posso... Se devo...

LORENZO - Come no?... Dica liberamente. Assumo io tutte le responsabilità.

VERA - Beh, questo signore (indica Gerardo) è senz'altro fuori causa.

GERARDO - (balza in piedi) Oooh... Finalmente ha parlato il buonsenso!... Ha capito, capitano? Io sono « fuori causa ». In questa storia c'entro come un cavolo a merenda.

LORENZO - « Forse ».

GERARDO - (fa l'atto di obiettare, poi rinuncia, sbuffa, volta le spalle e siede a cavalcioni della sedia).

LORENZO - (sorride, poi si rivolge all'esterno) L'attore Mike Alessi!... (a Vera) Lo conosce bene?

VERA - Come tutti gli altri artisti della Compagnia. Li vedo proprio quando provano.

MIKE - (entra, sarcastico) Credevo d'avere già soddisfatto ogni sua curiosità.

LQRENZO - (sorride) Lei è molto in gamba.

MIKE - Raramente me l'hanno detto fra queste mura Xìndica intorno a sé).

LORENZO - Capisco. Nelle sue orecchie c'è sempre l'eco dell'abituale saluto di Monica Veranti... « Cerca di non essere il solito cane ». (Sorride, fissando Mike, quindi prosegue con fermezza) Potrebbe provare di non essere stato, stasera prima dello spettacolo, nel camerino di Monica Veranti?

MIKE - NO... Non potrei. Nemmeno lei, però, potrebbe provare che io ci sia andato. Per giunta il suo collega commissario non ha mai perso d'occhio la porta.

LORENZO - Come se n'è accorto?

MIKE - L'ho visto gironzolare in palcoscenico, lanciando continue occhiate da quella parte. (Sorride) Ho pure capito al volo che era un « piedipiatti » ... Pardon! (Lorenzo sorride, gli fa cenno di non preoccuparsi e di proseguire) Uno della polizia, volevo dire. Perché voi siete proprio come vi rappresentiamo in teatro: gente che ostenta una tale noncuranza e disinvoltura, che finisce di produrre l'effetto contrario e si fa subito notare.

LORENZO - (sarcastico, applaude) Bravo, bene... Sono certo che lei sarà un ottimo regista... (maligno)... ora che sostituirà Monica Veranti in questa mansione. (A Vera) Che ne dice, signorina Vannucci, di questo « signore » (indica Mike), il quale prima difende l'attrice Oriana Gabri, poi inguaia la sarta Elsa Monetti, e .infine... ci guadagna molto da questo delitto?

MIKE - (sbotta) ... che non ho commesso io!

LORENZO - (ignora Mike e si rivolge a Vera) Ho parlato con lei. Esprima la sua opinione.

VERA - (a disagio) Ciascuno ha il suo carattere... Mike non è né migliore né peggiore di altri della Compagnia.

LORENZO — Vedremo. (Consulta il taccuino, poi si rivolge verso la platea) Dottor Stefano Cordelli.

STEFANO - (fri platea, si alza in piedi) Devo venire lì?

LORENZO - Sì, se non le spiace.

STEFANO - (salendo in palcoscenico) Per quanto posso, mi consideri a sua disposizione:

LORENZO — Grazie. S'accomodi.

STEFANO - (siede su una sedia accanto a)

GERARDO - (il quale sbuffa, si alza, si volta, e risiede fronte al pubblico, borbottando) Ma sì!... Facciamo «salotto ».

LORENZO - (a Stefano) Le farò una sola domanda. Perché, quando stasera ha esaminato il cadavere di Monica Veranti, non mi ha detto che era il suo medico?

STEFANO - (a disagio) Così, sul momento, non ci ho pensato.

LORENZO - Dopo, però, avrebbe dovuto e potuto dirmelo.

STEFANO - Ah, sì!... Gliel'avrei detto certamente.

LORENZO - « Quando », se non fosse venuta fuori la polizza con mezzo miliardo a suo favore?

STEFANO - Chissà... Magari in una pausa degli interrogatori. Per non disturbarla.

LORENZO - (deciso e severo) Dottore... Non si rende conto che le sue risposte sono per lo meno puerili? Ma come?... Uccidono una sua cliente; lei viene a sapere che era una spia; assiste a tutte le nostre indagini per ricostruire sia la personalità dell'assassinata, sia quella di chi ha commesso il delitto, e... e aspetta « una pausa » degli interrogatori per rivelare una circostanza che ci avrebbe fatto risparmiare tempo prezioso?

STEFANO - (disorientato) Ve... Veramente mi spiace, capitano. Ma non immaginavo che fosse tanto importante che io...

LORENZO - (interrompe, seccato) Basta così!... Può darsi che il suo comportamento non significhi niente; tuttavia mi permetta d'osservare che è strano, molto strano. (A Vera) Vero, signorina?

VERA - Senza dubbio, capitano.

STEFANO - (impressionato, spaventato) Ma signori!... lo non capisco che cosa...

LORENZO - (interrompe, ironico) Più che naturale, dottore!... Comunque non è ancora giunta l'ora della conclusione. (Controlla il taccuino, poi sorride a Vera) Toccherebbe a lei. Ha qualcosa da aggiungere a quanto precedentemente dichiarato?

VERA - No.

LORENZO - Sicura?

VERA - Sicurissima.

LORENZO - Bene. (Consulla il taccuino, poi si rivolge verso l'esterno) Brigadiere!... Lasci venire qui la signora Elsa Monetti.

STEFANO - (timidamente) Scusi, capitano... È proprio necessario che io rimanga in palcoscenico?

LORENZO - Perché? Le danno fastidio le luci della ribalta?

STEFANO - No, ma... Sono molto conosciuto in città e... mi sento imbarazzato, ecco.

LORENZO - Abbia pazienza. Del resto è in buona compagnia. (Indica gli imbronciati Gerardo, seduto, e Mike in piedi) Guardi i signori con quale entusiasmo stanno con noi. E fra poco saranno tutti qui, i « personaggi » dell'autentico dramma giallo, ovvero l'assassinio della primattrice Monica Veranti. Non rimarrà che... ({a il gesto per sottolineare ciò che dice)... tirare fuori dal mazzo il « jolly », cioè la persona colpevole.

ELSA - (entra e si ferma, a capo chino, massaggiandosi i polsi).

LORENZO - (indica i polsi di Elsa) Le manette, eh?... (ironico, agli altri) Sono fastidiosissime. (A Elsa) Può sedere, signora Monetti. (Elsa siede) E stia allegra, diamine!... Perché è l'unica che abbia un sacco di prove contro. Quindi è innocente, staranno pensando tutti, compreso il gentile pubblico. (Al pubblico) Ma attenzione!... Questo non è un dramma giallo di Vera Vannucci (la indica). 11 « nostro » è un dramma reale, autentico. (A Elsa) Un'oretta di « cura manette » l'ha consigliata a dirci la verità? (Elsa rimane immobile, insensibile, sempre a capo chino. Lorenzo sospira) Pazienza... (consulta il taccuino, poi si rivolge verso l’esterno) L'attrice Oriana Gabri.

MIKE - La lasci in pace!... Le ho già detto e ripetuto che "Oriana ha il sistema nervoso in subbuglio. Vuole farla impazzire?

LORENZO - No. Comunque è proprio ciò che cerco: una persona che abbia* i nervi a pezzi. Sì, perché nel pieno possesso delle facoltà mentali è raro giungere all'omicidio. (Deciso) E le dò un consiglio, signor Alessi:  non s'intrometta più fra me e la signorina Gabri.

ORIANA - (entra).

LORENZO - (le indica una sedia) C'è un posto anche per lei.

ORIANA — (si guarda intorno smarrita, e siede).

LORENZO - (dolcemente, a Oriana) Si sente in grado di rispondere con calma ad alcune domande?

ORIANA - (emozionata) Farò il possibile.

LORENZO - Bene (Fa qualche passo, consulta il taccuino) Supponiamo che fosse riuscita... non dico « a fuggire », ma « ad allontanarsi » dal teatro... Dove sarebbe andata?

ORIANA — A... a casa, immagino.

LORENZO - ... dove noi l'avremmo raggiunta. Allora perché scappare?

ORIANA - (si passa un fazzoletto per asciugare il sudore che le imperla la fronte; agitata) Non so... Non so...

VERA - (si avvicina a Oriana, con tono affettuoso) Coraggio, Oriana... Prova a dire al capitano ciò che hai detto a me, durante l'intervallo.

ORIANA - (spaventata) No!... Sarebbe peggio (si torce le mani).

LORENZO - (dolce, dopo una pausa, durante la quale osserva Oriana) Mi creda, signorina... Non chiedo che di convincermi della sua buona fede.

ORIANA - (dopo avere guardato Vera, la quale le sorride per incoraggiarla a parlare, si rivolge a Lorenzo) Due settimane fa, mentre uscivamo insieme dal teatro al- termine di una prova, Monica Veranti... Cosa che non aveVa mai fatto... Mi disse: « In questo dramma mi ammazza Mike (lo indica), ma nel prossimo mi ammazzerai tu! ». Rise in un modo strano, lugubre, e si allontanò. (Fissa nel vuoto, con sguardo allucinato) Staséra, quando ho saputo che... M'è sembrato di risentire quelle parale, e... (balza in piedi e si copre le orecchie con le mani) ... quella risata! (Col viso fra le mani, e assistita da Vera, risiede singhiozzando)

MIKE - (a Lorenzo, indicando  Oriana)  Soddisfatto?... (Siede accanto ad Oriana, rasserenandola con parole affettuose sottovoce, a soggetto. Vera si allontana e accende una sigaretta).

LORENZO - (rimane un momento assorto a guardare Oriana e Mike, poi consulta il taccuino e si rivolge verso l'esterno) Direttore!... (a Vera) Sieda anche lei.

VERA - Come vuole (siede).

ALDO - (entra, premuroso) Mi ha chiamato, capitano?

LORENZO - Sì (gli indica una sedia. Aldo siede). Solo per il piacere d'averla qui con noi. Infatti di lei sappiamo già tutto.

ALDO - (preoccupato) Come sarebbe a dire?

LORENZO - Che è insospettato e insospettabile.

ALDO - Na... Na-naturalmente.

LORENZO - A meno che la signorina Vannucci sia di un' altra opinione.

VERA - Per carità!... Il signor direttore è la miglior pasta d'uomo che io conosca. Per lui metterei la mano sul fuoco.

LORENZO - (ironico) Senti, senti... Proprio adesso che, dopo la morte di Monica Veranti, dipenderà da lui (indica Aldo) la scelta dei drammi gialli che rappresenterà questa Compagnia Stabile.

FULVIO - (entra ansante, si ferma e si guarda intorno, sorridendo) Oh... Ci siamo tutti?

LORENZO - I «personaggi» più importanti, sì. Riferisca liberamente i risultati dell'ispezione della « cameretta segreta » di Monica.

FULVIO - Non c'è dubbio che quel locale le serviva soltanto come stazione radiotrasmittente. In una cassetta metallica, nascosta sotto una piastrella del pavimento, abbiamo scovato una specie di codice cifrato. Il dottor Giannini della « scientifica » è già al lavoro per scoprire la « chiave » e la frequenza.

LORENZO - C'è veramente molto disordine?

FULVIO - Altro che disordine!... Aveva ragione l'agente Scotti: in quella stanza è passato un « ciclone ». E la persona che ha buttato tutto all'aria cercava qualcosa di molto importante.

LORENZO - L'avrà trovato?

FULVIO - Direi di no, se poi la stessa persona è venuta qui ad uccidere Monica Veranti.

LORENZO - Quali elementi le fanno sospettare che sia la stessa persona?

FULVIO - Uno solo, ma probante. Questo. (Estrae di tasca una pallottola di pagina di giornale, macchiata e spiegazzata quasi come la precedente, come se anche questa fosse stata usata per asciugare qualcosa su cui era stato versato del vino rosso. La distende, prende quella nella quale stava avviluppato il coltello - che lascia sul tavolo - e la pone accanto all'altra, di fronte a Lorenzo e al pubblico: i bordi del lato lungo, interno, combaciano perfettamente) Vede capitano?... Le macchie di vino, le spiegazzature... Quasi identiche. Per giunta questa (la indica), che ho trovato nella camera dell'attrice-spia, completa il foglio di giornale dal quale venne strappata questa (la indica), ovvero la parte con cui è stato avviluppato il coltello che aveva nelle mani... (indica Elsa).

LORENZO - Interessante.

FULVIO - E c'è la controprova. Per terra abbiamo notato i cocci d'una bottiglia di Porto, che evidentemente la persona che stava rovistando fece inavvertitamente cadere da un armadio a muro. Queste macchie, dunque, sono di quel famoso vino portoghese.

ALDO - (interviene istintivamente) L'unico vino rosso che Monica beveva." (Confuso) Mi scusino.

LORENZO - Anzi, ha fatto bene a precisarlo.

FULVIO - Probabilmente l'ignota persona introdottasi nella camera clandestina di Monica Veranti si accorse che la bottiglia, spaccandosi al suolo, le aveva bagnato le scarpe di vino. Allora divise il doppio foglio di giornale ne fece due pallottole, (esegue con i fogli che tiene in mano) quindi se le asciugò e ripulì, con molta fretta.

LORENZO - Cosa glielo fa dedurre?

FULVIO - Anzitutto il fatto che abbia portato via solo uno dei due fogli usati; poi perché non s'avvide che durante l'affannosa perquisizione della camera, aveva perso... questa (estrae di tasca una comune penna stilografica; e, tenendola fra il pollice e l'indice, la solleva in alto, per farla vedere e quindi osservare le reazioni emotive di tutti — escluso Lorenzo - che possono essere di stupore, smarrimento, orrore. Contemporaneamente dice) L'ho scovata sotto una poltrona.

LORENZO - (rivolto a tutti, escluso Fulvio) Qualcuno di voi aveva già visto questa (la indica nelle mani di Fulvio) penna stilografica nelle mani di Monica Veranti?

ALDO - (guarda gli altri, esclusi Lorenzo e Fulvio, ansioso che qualcuno risponda. Poi si rivolge a Lorenzo) È impossibile che fosse della povera Monica.

LORENZO - Perché?

ALDO - Lo sanno anche gli altri della Compagnia che Monica Veranti odiava le penne a inchiostro, come quella (la indica nelle mani di Fulvio).

FULVIO - (spontaneamente, borbotta quasi a se stesso) Io non uso nemmeno quelle a sfera.

ALDO - (continua rivolto a Lorenzo) Da ragazzina la povera Monica corse il rischio d'essere accecata a causa di una di quelle penne. E da allora... Non poteva nemmeno soffrire che altri usassero una penna stilografica. Anche negli uffici del teatro non se ne trova una a pagarla un milione. In palcoscenico e nei camerini, manco parlarne!...

LORENZO - (a Pulvio, indicando la penna) Impronte?

FULVIO - Sì, ma il dottor Giannini della « scientifica » mi ha dichiarato, con assoluta sicurezza, che non appartengono né a Monica Veranti, né ad alcun altro della Compagnia.

LORENZO - (sincero, tende la mano verso Fulvio) - Complimenti, commissario. (Fulvio, lusingato, gliela stringe) Del suo lavoro farò un ampio rapporto a Roma. (sorride) Ci scapperà una promozione.

FULVIO - Molto gentile, capitano. (Posa sul tavolo, accanto al coltello, la penna stilografica e i due fogli di carta) Pensa che con questi elementi riusciremo a « pizzicare » la persona che cerchiamo?

LORENZO - (accenna di sì col capo, quindi osserva attentamente tutti, escluso Fulvio) Potreste giurare, signori, che adesso calzate lo stesso paio di scarpe che avevate nel pomeriggio?... E più precisamente, diciamo, dalle sette in poi?... (un attimo di pausa, qiundi punta decisamente l'indice verso Aldo, e così farà con coloro che interpellerà dopo) Lei, direttore!

ALDO - (confuso) Io... Ecco... Sì.

LORENZO - (a Gerardo) Lei!

GERARDO - (si confonde) Sì. Cioè! No. Me le sono cambiate prima di venire a teatro.

LORENZO - (a Oriana) Lei!

ORIANA - (Sussulta) Io...

MIKE - (interviene) Di sicuro no!... D'altronde come me. Per recitare non usiamo le stesse scarpe che portiamo fuori teatro.

LORENZO - (a Vera) Lei!

VERA - (sorride con aria sfottente, e indica le proprie scarpe) Le stesse, da quando sono uscita di casa alle tre del pomeriggio. Gliel'ho già detto, capitano, che non sono un'autrice «novellina». Quindi neanche per assistere alla « prima » d'un mio lavoro, io mi metto « in ghingheri ».

LORENZO - (a Stefano) Lei!

STEFANO - (a disagio) Sono molto distratto... Se proprio dovessi giurare... non saprei... non potrei.

LORENZO - (a Elsa) Lei, signora Monetti!

ELSA - (solleva il capo e guarda Lorenzo, smarrita) Beh, io... Porto queste da stamani.

NICOLA - (entra, tenendo in mano un foglio di carta scritto da una sola parte, con alcuni timbri) Scusatemi... (fa vedere il foglio a Fulvio) Hanno portato questo da firmare.

FULVIO - (glielo prende di mano, e lo porge a Lorenzo, il quale sta camminando avanti e indietro, osservando le scarpe degli altri) Capitano, deve firmarlo lei (si affianca a Lorenzo, che continua a spostarsi).

LORENZO - Cos'è?

FULVIO - L'ordine di « custodire » in obitorio il cadavere di Monica Veranti. (Ironico) Solita burocrazia! (Sog-ghigna) Come se un cadavere potesse tagliare la corda.

LORENZO - (senza fermarsi) Lo firmi lei.

FULVIO - È contrario al regolamento. Il maggiore in grado, qui, è lei. _ _

LORENZO - Sta bene. (Si ferma, prende il foglio, poi indica gli altri a Fulvio) Dia un'occhiata alle scarpe di tutti, e mi dica le sue impressioni.

FULVIO - (con un gesto invita gli altri, uno per volta, a sollevare le gambe, e si piega per osservare suole e tomaie da vicino. Contemporaneamente)

LORENZO - (con Nicola che gli si affianca, posa il foglio sul tavolo e fa l'atto di firmarlo con il mozzicone di matita).

NICOLA - Scusi... (vede la penna sul tavolo, istintivamente la prende e la porge a Lorenzo, dicendo) La firma con matita non è regolare.

LORENZO - (indica la penna) Quella non scrive.

NICOLA - (estrae di tasca una penna a sfera che dà a Lorenzo, e posa la penna stilografica sul tavolo. Lorenzo appone la firma, poi restituisce penna a sfera e foglio di carta a Nicola) Grazie (esce):

LORENZO - (si rivolge a Fulvio, il quale ha continuato ad esaminare le scarpe degli altri) Allora, commissario? Ha visto anche lei qualcosa che ho notato io sulle scarpe di... « una certa persona »? (Si spengono tutte le luci. Nel buio si sente il rumore di sedie spostate e rovesciate, imprecazioni di Gerardo, strilli di spavento di Oriana e Elsa).

LORENZO - (urla) Fermi tutti!

FULVIO - (urla) Scotti!...

NICOLA - (all'esterno) - Urea miseria, è scattato l'interruttore generale!... (attimo di pausa) Ah! Eccolo. (Le luci si riaccendono come prima. In scena ci sono quelli di prima, esclusa Vera. Ovviamente sono in piedi, qua e là).

NICOLA - (entra e solleva le sedie rovesciate).

FULVIO e LORENZO - (si guardano intorno, per controllare se manca qualcuno).

LORENZO - Manca Vera Vannucci!

NICOLA - (indica sul tavolo) La penna! E sparita anche la penna stilografica.

LORENZO - (a Fulvio e Nicola) Cercate subito la Vannucci!... È lei la complice e l'assassina di Monica Veranti.

FULVIO - Per la verità, esaminando le scarpe di questi signori... (indica tutti, esclusi Lorenzo e Nicola) ...io ho capito qual è la persona che cerchiamo.

A questo punto, se il regista ha deciso di far partecipare gli spettatori alla scoperta del colpevole - con le modalità suggerite nella presentazione del testo - il sipario si chiuderà, si accenderanno le luci in platea e uno degli interpreti uscirà in proscenio per dire al pubblico:

«Gentili signore e signori; anche voi avete avuto gli stessi elementi che hanno fatto capire al commissario qual è la persona colpevole. Dovrete scrivere sul biglietto che vi è stato consegnato con quello d'entrata il nome del personaggio, o di chi rappresentava, oppure di chi l'ha interpretato; due parole di « perché », e il vostro nome. In pochi minuti raccoglieremo i bi-gletti. Quindi, mentre presenteremo la conclusione del dramma, saranno selezionati. Alla definitiva chiusura del sipario, fra quelli che avranno individuato la persona colpevole e il giusto «perché», in vostra presenza sarà estratto a sorte il biglietto dello spettatore al quale, con il titolo di « Campione del giallo », consegneremo... (una bottiglia di liquore, di spumante, o qualsiasi altro omaggio). Se nessuno avesse scritto l'esatto « perché », il premio verrà estratto a sorte fra coloro che avranno scritto esattamente il nome della persona colpevole. Buon finale giallo!».

L'interprete scompare dietro il sipario, e dopo la rapida raccolta dei biglietti, che saranno portati in palcoscenico e affidati a chi effettuerà il controllo, si spegneranno le luci in platea e si riaprirà il sipario. Tutti i personaggi sono nella medesima posizione in cui erano quando il sipario si era chiuso. È ovvio che, se non viene effettuato il « gioco », la recitazione prosegue senza alcuna interruzione.

LORENZO - Anch'io. Infatti non c'è dubbio che l'autrice Vera Vannucci, scomparendo, ha... diciamo « firmato » la confessione della sua colpevolezza.

FULVIO - (accenna un sorriso e scrolla negativamente il capo)

LORENZO - (seccato) Insomma, commissario!... Si decide a parlare, si o no?

FULVIO - (continua a sorridere) Subito, capitano. Lei è armato?

LORENZO - No.

FULVIO - Le credo sulla parola, e... la dichiaro in arresto.

LORENZO - È impazzito?

FULVIO - (a Nicola) Mettiti al suo (indica Lorenzo) fianco, e se fa il minimo tentativo di... Capito?

NICOLA - (imbarazzato, a Fulvio) Obbedisco, ma... semmai non c'entro, eh?

FULVIO - (deciso) Muoviti! (Nicola si pone di fianco a Lorenzo).

LORENZO - (arrogante, a Fulvio) Altro che promozione!... Lei sarà messo « a riposo » prima del tempo, dopo questa cantonata.

FULVIO - (sorride) Vuole « la prova »?

LORENZO - (sarcastico) Sì, per ridere un po'.

FULVIO - (sorride, ed estrae di tasca la penna stilografica che era scomparsa dal tavolo. Con battute molto serrate, i seguenti dicono)

GERARDO - Ma quella è la penna che... (indica il posto sul tavolo dove si trovava).

MIKE - (a Fulvio) Perché l'ha presa lei?

ALDO - Non ci capisco più niente.

FULVIO - (che tenendo la penna bene in vista, ha continuato a fissare Lorenzo) Questa penna è sua.

LORENZO - (con ironia forzata) Mi faccia il piacere!... L'ho vista per la prima volta qui, come gli altri.

FULVIO - (scrolla negativamente il capo e sorride).

LORENZO - Come no?...

FULVIO - No. Perché solo io che l'avevo provata, sospettando che contenesse inchiostro simpatico o qualche diavoleria tipo « James Bond-zero-zero-sette »... Solo io sapevo che « non scriveva », perché era scarica.

NICOLA - (sorpreso, indica Lorenzo) Lui... Mi ha detto « Quella non scrive » quando gliel'ho offerta per firmare il modulo dell'obitorio.

FULVIO - (sorride) Appunto. E anche se stavo facendo... « i! calzolaio » al suo « Quella non scrive » mi si sono drizzate le orecchie. (Ironico) È una delle abitudini di noi commissari di quartiere, quella di stare sempre « in onda ». Voi^ dei Servizi Speciali, no?...

LORENZO - (stringe i pugni e si avventerebbe contro Fulvio, se Nicola non lo afferrasse prontamente per un braccio. Allora si passa una mano sul viso, e barcolla).

FULVIO - (a Nicola) Fallo sedere.

NICOLA - (senza abbandonare la presa del braccio di Lorenzo, afferra una sedia vicina e la pone alte spalle del capitano. Quindi lo costringe garbatamente a sedere, e gli rimane alle spalle, in piedi).

FULVIO - Il dottor Giannini della « scientifica » rimarrà di stucco, quando saprà che le impronte « sconosciute », rilevate sulla penna stilografica, adesso hanno un nome: (indica Lorenzo) il suo. (Una pausa) Preferisce che le faccia qualche domanda?

LORENZO - (tormentato, rassegnato, scrolla negativamente il capo) Stia tranquillo che le dirò tutto. (Una pausa) Conobbi per caso Monica Veranti due anni fa, in Persia, dove mi ero recato al seguito di una missione ufficiale della Comunità Europea. Incontrai Monica... sottolineo « per caso »... nell'ippodromo di Teheran. Quel giorno avevo perduto molto. La Verani mi disse... così, quasi per scherzo... che avrei potuto guadagnarmi un'intera scuderia di cavalli da corsa, se le avessi fornito informazioni sulla nuova arma. Ero già sconvolto dai numerosi debiti che avevo contratto a Londra e a Parigi, sempre a causa del mio vizio di scommettere alle corse dei cavalli. Da un giorno all'altro, forse, i creditori avrebbero sollevato uno scandalo che mi avrebbe distrutto sia come agente speciale, sia come uomo. (Una pausa) Accettai l'offerta di Monica Veranti, e in cambio di decine di migliaia di dollari le passai le informazioni. (Disperato) Ma adesso volevo smetterla!... Prova ne sia il fatto che avevo segnalato ai miei superiori l'attività spionistica della Veranti, e che stasera lei... Proprio lei, commissario Balduzzi, avrebbe collaborato al suo arresto. (Una pausa) Ma la Veranti non dimostrava d'avere paura. Anzi, arrivò al ricatto, dicendomi che nella camera della stazione trasmittente, dove una volta l'avevo accompagnata, custodiva in un posto sicuro il negativo e l'unica copia di una fotografia scattata da un suo complice, nella quale si vedeva chiaramente lei ed io, dentro la sua auto ferma in una strada alla periferia di Roma, mentre le consegnavo una busta.

FULVIO - Negativo e copia che lei ha cercato oggi pomeriggio e in quella camera.

LORENZO — Sì, ma non ho trovato né l'uno né l'altra. Allora sono venuto qui, nel camerino di Monica. L'ho pregata, scongiurata di non compromettermi, in cambio della mia protezione dopo il suo arresto, che sarebbe comunque avvenuto al termine dello spettacolo. (Sogghigna) La storia dello spionàggio è piena di agenti che non sono stati perseguiti, in cambio di informazioni sui loro colleglli e Sulla loro organizzazione. In alcuni casi, nei quali il loro arresto non ha fatto rumore, certi agenti sono stati addirittura « restituiti » al loro servizio, con l'impegno di « lavorare » per conto di chi li aveva scoperti. (Una pausa) Monica Veranti, no!... Era una fanatica, quella.

FULVIO - L'ha uccisa fra le (consulta il taccuino) otto e dieci e le otto e ventisette?

LORENZO — (accenna di sì col capo) ...con il coltello che mi era capitato fra le mani, durante la perquisizione di quella cameretta.

FULVIO - ...e tutto con i guanti, vero? (Lorenzo accenna di sì col capo) Per il pubblico accusatore sarà una pacchia sostenere la premeditazione del delitto. (Una pausa) Ci parli anche di questi fogli di giornale. (// indica sul tavolo) e di come il coltello è finito nel camerino della sarta (indica Elsa).

LORENZO — Per quanto riguarda i fogli di giornale, lei ha indovinato: ho urtato una bottiglia di Porto, che si è frantumata sul pavimento e mi ha bagnato le scarpe. Le ho asciugate con quel foglio che mi è capitato sottomano, e che ho diviso in due. Con le suole umide e il vino che gocciolava dalle tomaie, temevo di lasciare sul pavimento impronte troppo chiare. (Accenna un sorriso amaro) Per fortuna non mi ero macchiato anche i calzoni.

FULVIO - Perché ha portato via solo una delle pallottole di giornale?

LORENZO - -(si stringe nelle spalle) ...e chi lo sa?... L'ho intascata così, istintivamente, quando ho sentito un rumore alla porta della camera. Era un tale, in strada, che si era appoggiato a chiacchierare di calcio con un amico. Rimasi immobile una decina di minuti, poi finalmente quei due s'allontanarono, e anch'io me ne andai. Circa il guaio procurato alla signora (indica Elsa), la prego di comprendere che il suo camerino, in quel momento buio e adiacente a quello di Monica Veranti, fu molto « invitante » per il coltello, che gettai avviluppato nella parte di giornale che mi trovai in tasca.

FULVIO - L'ha « tradito » questa... (fa vedere la penna stilografica) Però non capisco come lei, brillante capit... (si interrompe, accenna un sorriso ironico e precisa) ...ex-capitano dei Servizi Speciali, portasse con sé una penna stilografica... per giunta scarica.

LORENZO - (accenna un sorriso amaro) Ero convinto che quella penna mi portasse fortuna nelle scommesse sui cavalli.

FULVIO - (ironico) Anche superstizioso, dunque?...

LORENZO - Non sono il solo. Ed era scarica da ieri, per l'unico motivo che, malgrado sia stato in diverse cartolerie, non ho trovato cartucce di ricambio con inchiostro verde.

FULVIO - (c.s.) « Amuleto » pure l'inchiostro verde? (Lorenzo allarga le braccia e si chiude nelle spalle, come per dire « Sì. E con ciò? ») Ah, certo: la superstizione non ha limiti. Ora mi consenta un'ultima domanda, alla quale potrà -anche non rispondere. (Una pausa) A chi pensava di poter « affibbiare » il suo delitto?... Oppure, chi sperava almeno di « incastrare » in un processo indiziario?

LORENZO - Mah!... La prima persona che fosse stata presa dal panico. Per esempio la malata di nervi (indica Oriana), o la « scomparsa » autrice Vera Vannucci.

VERA - (entra, sorridente e irenica) Mille grazie, capitano!

FULVIO - (a Vera) A proposito: perché è fuggita?

VERA — (sorride) Ho improvvisamente ricordato che in attesa dell'inizio dello spettacolo, nel bar del ridotto, un amico mi aveva offerto un bicchiere di Porto. Ma un tale mi urtò e me ne versai mezzo... sulle scarpe.

FULVIO - (a Nicola, indicando Lorenzo) Portalo alla Centrale.

NICOLA - (batte sulle spalle di Lorenzo, e gli fa cenno di alzarsi in piedi).

LORENZO - (obbedisce. Nicola lo afferra per un braccio e con lui si avvia per uscire in quinta. Quando sta per scomparire dalla vista degli spettatori, si ferma e dicendo a Nicola) Abbia pazienza. (Si rivolge verso Stefano) Cosa ne farà, dottore, di quel mezzo miliardo che per « merito mio »... (sogghigna) ...le capiterà presto tra capo e collo?

STEFANO - (sincero) Ho già deciso: per l'intera cifra comprerò dei cosiddetti « reni artificiali », e li donerò agli ospedali che ne hanno necessità.

LORENZO - (scoppia in una risata nervosa e si rivolge al pubblico) Sentito, signori?... Sono una spia, un assassino, e un... benefattore dell'umanità! (ride forzato).

FULVIO - (fa a Nicola un gesto imperioso, affinché porti via Lorenzo).

NICOLA - (che non aveva mai lasciato la presa d'un braccio di Lorenzo, gli dà uno strattone, e lo costringe a voltarsi per uscire).

LORENZO - (si avvia) Ah, dimenticavo!... (Si ferma, si volta e porge a Fulvio, che lo prende, il mozzicone di matita. Sogghigna) Non vorrei che mi accusassero anche di furto (ride come prima ed esce con Nicola, che ha continuato a tenerlo per un braccio).

TUTTI - (rimangono assorti a guardare dalla parte dove sono usciti Lorenzo e Nicola).

FULVIO - (fissa un momento il mozzicone di matita, poi scrolla le spalle, lo intasca e si rivolge al pubblico) Beh... Vi ringrazio della collaborazione, e... (ad Aldo) Direttore!... (Aldo sussulta) Cosa fa lì impalato?... Sipario, diamine!

ALDO - Subito, commissario!... (ed esce in fretta).

FULVIO - (al pubblico) Signore e signori, buona notte. (e mentre il sipario si chiude lentamente)

GERARDO - (appare felice) Evviva!... Finalmente si va a dormire!... {il sipario è totalmente chiuso).

FINE DEL DRAMMA GIALLO