Le derubate

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LE DERUBATE

Commedia in un atto

di MURA

PERSONAGGI

ADA MATILDE

COLOMBINA

GUIDO

IL COMMENDATORE

UN CAMERIERE

Commedia formattata da

Un salotto di albergo. adattato a due usi; sa­lotto e camera. Un sommier che diventa letto la notte. Mobili da, salotto: in un angolo un baule-armadio coperto con uno scialle. La comune in fondo a destra, una porta a sinistra che dà nel bagno. Telefono.

Colombina                    - (cameriera della signorina Ada Armani, attrice, sta ordinando il divano-letto sul quale rimette i cuscini ammucchiati per terra).

Ada                               - (dal bagno) Colombina!

Colombina                    - Signorina, sono qui!

Ada                               - (allungando una mano dalla porta soc­chiusa e gettando nel salotto un paio di calze) Queste calze, Colombina! Sono smagliate da cima a fondo... Stai attenta quando le raddrizzi la mattina...

Colombina                    - Non sono stata io, signorina! Ne vuole un altro paio?

Ada                               - Sì. Chiare. Metto il tailleur.

Colombina                    - (toglie un paio di calze da un cassetto dell'armadio-baule e le dà alla padro­na) Il vestito è nell'armadio a muro del ba­gno. (Ada richiude. Colombina guarda le calze smagliate) Le farò accomodare per me.

Ada                               - (d. d.) Colombina, la posta?

Colombina                    - Non l'hanno ancora portata. Scenderò a prenderla. Il signor Commendatore arriva?

Ada                               - E' a Roma: ha telegrafato che arriva domani. (Suona il telefono).

Colombina                    - Pronto... Aspetti un momento. (Più forte) Signorina, dice il portiere che la si­gnorina Cerrai domanda di lei.

Ada                               - La faccia salire.

Colombina                    - (al telefono) Faccia salire.

Ada                               - Colombina! Fai accomodare quella signorina e chiudi la porta del bagno.

Colombina                    - (chiude la porta del bagno, men­tre bussano alla comune) Avanti!

                                      - (La porta viene aperta da una signorina gio­vanissima. Ha tra le mani un povero mazzo di fiori avvolti nella carta velina).

Matilde                         - Buongiorno.

Colombina                    - Buongiorno... e chiuda. liceo, così. Venga pure avanti. (Indica una sedia) Si accomodi... (Le prende i fiori) Sono per la si­gnorina?

Matilde                         - Sì.

Colombina                    - Allora li mettiamo in fresco. (Toglie quattro garofani da un vaso e vi mette i fiori di Matilde) Bisognerà che abbia pazienza un momento perché la signorina sta ve­stendosi.

Matilde                         - Non ho fretta. (Siede) E' una camera questa o un salotto?

Colombina                    - (termina di mettere a posto i cu­scini e si volge a Matilde) Di giorno è salotto, di notte è camera. E' un'amica della signorina?

Matilde                         - No. Sono una sua ammiratrice.

Colombina                    - (sorridendo) E io sono la sua cameriera.

Matilde                         - Beata lei!

Colombina                    - Se crede che sia proprio molto piacevole vivere accanto alla signorina, special­mente quando è in un periodo di nervi... come questo, per esempio! Si farebbe una brutta idea della mia beatitudine...

Matilde                         - (si alza).

Colombina                    - Che cosa fa?

Matilde                         - Se disturbo, me ne vado.

Colombina                    - Nooo...Mi ha detto di farla sa­lire: vuol dire che la signorina l'aspetta, e che non disturba. (Silenzio) E' un'attrice anche lei?

Matilde                         - Non ancora.

Colombina                    - Vorrebbe entrare in arte?

Matilde                         - E' la mia aspirazione.

Colombina                    - (la guarda con attenzione) La figura c'è...

Matilde                         - E c'è anche la passione...

Colombina                    - Quella conta meno. Oggi come oggi, per essere un'attrice da rispettarsi bisogna avere una bella figura, una bella voce, molto coraggio e tanti quattrini da potersi permettere il lusso di buttar via un paio di calze da cento­cinquanta lire soltanto perché si sono smagliate, (Mostra le calze).

Matilde                         - (intimidita un poco) Quando si è nella posizione della signorina lo capisco. Ma do. vendo cominciare si può spendere in calze molto meno.

Colombina                    - Prima di tutto si ricordi che in certi ambienti invece di « molto meno » si deve dire: ce molto di più»... anche quando il «di più » non esiste. Poi ascolti bene quello che le dico. Io sono con la signorina da tre mesi e mi sono fatta questa opinione dell'ambiente del tea­tro...

Ada                               - (d. d.) Colombina!

Colombina                    - Comandi! Non posso mai dire due parole in pace.

Ada                               - (entrando. E' in sottana tailleur e carni' cena) Leva dalla cappelliera il berretto gri­gio e metti in ordine là. (A Matilde) Lei è la signorina che mi ha scritto a Venezia, e poi a Padova, e poi a Brescia?

Matilde                         - (che è balzata in piedi) Sissignora. Lei non mi ha risposto.

Ada                               - Lo so. (A Colombina) La posta?

Colombina                    - Scendo subito. (Esce dalla co­mune).

Ada                               - (a Matilde) Si accomodi. (Seggono) Ha riflettuto bene prima di venire da me?

Matilde                         - Sì.

Ada                               - Allora vuole un mio consiglio?

Matilde                         - Un consiglio o un aiuto.

Ada                               - La consiglio... Quanti anni ha?

Matilde                         - Diciotto.

Ada                               - Ha studiato?

Matilde                         - Le normali, ma non sono maestra. Ho più recitato coi dilettanti che studiato.

Ada                               - Male. Era meglio fare il contrario. Co­nosce molte attrici?

Matilde                         - Lei.

Ada                               - E l'ambiente del teatro lo conosce?

Matilde                         - No. Ne ho un'idea: i filodramma­tici, in piccolo...

Ada                               - Non mi parli di filodrammatici che recitano una volta il mese e che dormono tutte le notti nel loro letto. Parliamo del teatro dove vivo io, che è diverso...

Matilde                         - Ho sempre pensato al teatro vero come si pensa al paradiso.

Ada                               - Oh, povera figliola... Non è nemmeno un paradiso di cartone. Ha mezzi?

Matilde                         - (che non capisce) Mezzi? Quali?

Ada                               - Ha una dote? E' ricca?

Matilde                         - Ho uno zio ricco.

Ada                               - Disposto a darle molti denari?

Matilde                         - Nemmeno un centesimo. Cento­mila lire il giorno del mio matrimonio, ma se divento attrice, nulla.

Ada                               - Allora non rinunci alle centomila lire, prenda marito, e lasci noi nel teatro a tribolare.

Matilde                         - Ormai non posso più rinunciare a questo bisogno di arte che è dentro di me. Ho troppo sognato! La vita di casa nell'attesa d'un marito mi è insopportabile.

Ada                               - Non vorrà farmi credere che nessuno le faccia la corte.

Matilde                         - Non dico questo, ma quand'anche mi maritassi, la mia vita qui non muterebbe. Ho bisogno di vivere, di viaggiare, di esistere...

Ada                               - Si fa troppe illusioni.

 Matilde                        - Ho bisogno di applausi...

Ada                               - Se sapesse che incubo!

Matilde                         - Di successi...

Ada                               - Due righe in fondo alla cronaca d'uno spettacolo che ci è costato settimane di pianti e di ansie.

Matilde                         - Ho bisogno di emozioni... E penso all'emozione di una prima...

Ada                               - Pensi anche all'inappetenza e all'emi­crania per tutta la giornata.

Matilde                         - Ho bisogno di vivere con persone senza pregiudizi, senza scrupoli, senza miserie spirituali...

Ada                               - (ridendo) Ha scelto bene...

Matilde                         - Ho bisogno di avere dei bei ve­stiti...

Ada                               - Con le fatture da pagare. E non ha proprio bisogno di una esistenza tranquilla, senz'angosce, senza preoccupazioni, senza tragedie, senza ammiratori da sopportare... (entra Co-lombina con un mazzo di fiori) e senza fiori da accettare? (A Colombina) Chi li manda?

Colombina                    - Non c'è biglietto.

Ada                               - E non ha nemmeno il gusto di sapere chi deve ringraziare. (Improvvisamente) Non li ha mandati lei, spero?

Matilde                         - (con tono mortificato) No. Io ho portato quelli...

Ada                               - Ah!... Grazie

Colombina                    - C'è anche la posta, signorina.

Ada                               - (prende delle lettere) Vai pure. (A Matilde) Permette che dia un'occhiata... Oh, non si spaventi, non leggo! Guardo. Dalla fisionomia delle lettere indovino quello che con­tengono. (Passando le lettere senza aprirle). Di un ammiratore, di un autore, una fattura, un'al­tra fattura... (sospiro) una lettera del commen­datore... Nella vita d'una attrice c'è sempre un commendatore-tipo che scrive lettere e che man­da i fiori. Un'altra fattura. Credo che basti que­sto esempio per farle passare la voglia dell'arte.

Matilde                         - No. Ho troppo riflettuto perché possa tornare indietro, ormai.

Ada                               - E ha il coraggio di andare avanti? Il coraggio di affrontare l'arte intesa come rinun­cia, come sacrificio, come fatica, e non come divertimento o come sgabello per mettersi in mostra?

Matilde                         - Mi pare di sì: mi sento disposta a tutto.

Ada                               - Possiede un bel corredo?

Matilde                         - Me lo farò. Si trova sempre qual­che sarta che fa credito...

Ada                               - Entrare in arte coi debiti è come met­ter su casa coi mobili a rate. Si cammina trasci­nando al piede un palla di piombo che per ogni passo avanti ne fa fare cinque indietro. I debiti si possono fare soltanto quando si è arrivati co­me sono arrivata io... e quando c'è qualcuno che li paga per noi: prima no. Un'attrice non do­rrebbe mai pagare i debiti coi suoi denari... per che tutto quello che possiede lo ha comperato per il pubblico. Non arrossisca: la nostra esi­stenza è fatta di piccole soste che non hanno nulla di artistico...

Matilde                         - Lei, quando ha comincialo...

Ada                               - Si risparmi la domanda: io sono stata accompagnata da una persistente fortuna che mi ha presa in simpatia alle prime armi e che non mi abbandona, perché ho sempre fatto tutto quello che ha voluto lei e non quello che ho voluto io. Sono entrata in arte senza un soldo, ma con la pelliccia di petit gris: una pelliccia pare nulla, artisticamente, ma ha un grande va­lore quando ili una commedia c'è una parte che non si può recitare in tailleur. Ero generica da un mese, e sostituii la seconda donna ammalata perché possedevo la pelliccia. Rimasi seconda donna. In dieci anni ho molto camminato, ma sono invecchiata di venti anche se non si vede.

Matilde                         - Sembra che abbia la mia età...

Ada                               - E non creda che il mio esempio le possa servire. Oggi la pelliccia l'hanno anche le ragazze che vengono a offrirsi senza paga e le seconde donne non si ammalano più per far piacere alle generiche. Resistiamo al freddo dei teatri, all'umidità dei camerini, a tutto, perché ci siamo abituate a tutto: a mangiare quando capita, a dormire fra un atto e l'altro...

Matilde                         - Ho anch'io una salute ottima. E posso resistere a tutte le fatiche.

Ada                               - E poi, bambina mia, non c'è più tempo per vivere, tanto si deve lavorare! Le visite alla sarta, al parrucchiere, al calzolaio, le cene e per­fino le ore di amore che vogliamo o che dob­biamo concedere, non rappresentano mai un "li­sto nostro, un divertimento nostro, bensì un la­voro in più di quello del palcoscenico.

Colombina                    - (entrando) Signorina, sono le undici: c'è appuntamento col parrucchiere...

Matilde                         - (alzandosi) Oh, come mi dispia­ce... Ora non oso più venire a disturbarla, e non abbiamo parlato di me...

Ada                               - (a Colombina) Prepara la giacca e il cappello. (A Matilde) Ha ragione, cara, ma ri­mediamo subito. Poiché mi fermo qui soltanto tre giorni e domani ho il commendatore, venga a colazione oggi da me. Avverte in casa sua e fra un'ora ritorna: faccio preparare qui perché non mi piace servire di distrazione a tutti i clien­ti dell'albergo.

Matilde                         - Veramente mi pare di abusare...

Ada -                             - E impari fin d'ora a non dire di no.

Matilde                         - Dovrò prendere molte lezioni di audacia e di disinvoltura.

Ada                               - Non ce n'è bisogno: la maniera di vivere dev'essere istintiva. Bisogna soltanto im­parare a servirsi dell'istinto. Mi metto un po’ di cipria e usciamo insieme. (Entra nella stana da bagno).

Colombina                    - (entra coi guanti e la borsetta del., la signora) Dianzi non le ho potuto dire quale sia la mia opinione sul teatro. Gliela dico ora: Fumo! Apparenza! Basta viverci per averne ali disopra dei capelli e per desiderare di uscirai al più presto...

Matilde                         - E chi la trattiene? Perché non se ne va?

Colombina                    - Perché spero che almeno questo sacrificio di esistenza nomade mi consenta di trovare una buona occasione per accasarmi in qualche modo...

Matilde                         - ''Glielo auguro.

Colombina                    - Sono contenta di cominciare la, tournée in provincia: in città le occasioni sono più difficili...

Matilde                         - Stia attenta: i provinciali, a volte, la sanno più lunga dei cittadini...

Colombina                    - E lei crede che io non la sappia più lunga dei cittadini e dei provinciali? Non si sta inutilmente tre mesi presso un'attrice come la signorina senza molto imparare quando non si è né brutte né stupide...

Ada                               - (rientra col cappello) Colombina, pie-para qui per due. La signorina fa colazione con me.

Colombina                    - (stupita) Va bene. (Consegna guanti e borsa poi apre la porta e richiude dopo che le due donne sono uscite) Credo che non abbia bisogno né di consigli né di lezioni. Con la sua aria modesta e timida è già riuscita a farsi invitare a colazione! (Era per prendere il mazzo dpi fiori giunto prima e per sistemarlo nei vasi, ma suona il telefono) Pronto! Dica al presidente degli Amici dell'Arte che la signorina è uscita e che ritornerà fra un'ora. (Riattacca. Bussano alla porta, nello stesso momento) Avanti!

Guido                            - (entrai col cappello in mano) Si può?

Colombina                    - (seccata, guardandolo male) E lei chi è?

Guido                            - Il Presidente degli Amici dell'Arte.

Colombina                    - Chi le ha detto di venire su?

Guido                            - Nessuno. Mi sono fatto annunciare dal portiere e ho preso l'ascensore.

Colombina                    - Quando ci si fa annunciare si aspetta un momento finché il portiere non av­verte che la signorina riceve.

Guido                            - Ero troppo impaziente!...

Colombina                    - Come vede, era inutile avere tanta furia. La signorina non rientra fino a mez­zogiorno.

Guido                            - L'aspetto.

Colombina                    - La signorina ha invitati a cola­zione: non credo che le faccia piacere trovare qualcuno ad aspettarla...

Guido                            - Non rinuncio al piacere di essere il primo a rendere omaggio alla signorina a nome degli Amici dell'Arte. (A Colombina che sta sciogliendo il nodo che lega i fiori) Perché lo scioglie? Quel mazzo è mio, l'ho mandato io alla signorina...

Colombina                    - Poteva metterci un biglietto.

Guido                            - E' vero, ma la signorina non mi co­nosceva... Meglio venire a farsi conoscere... 11 mazzo mi ha preceduto per un errore: doveva arrivare qui durante la mia'visita.

Colombina                    - E' andata male... quando si co­mincia male con le donne non si trova più la strada buona...

Guido                            - Ha ragione, ma io insisto perché sono convinto che bisogna insistere nonostante l'avversa. fortuna.

Colombina                    - (ridendo) Lei insista pure...

Guido                            - Stasera ho preparato un esaurito... Voglio che la signorina sia accolta trionfal­mente la prima volta che recita in questa città... Deve riportarne un ricordo indimenti­cabile. (Cammina su e giù).

Colombina                    - Si accomodi, visto che non vuole andarsene.

Guido                            - Non la disturbo se le tengo compa­gnia?

Colombina                    - No, no... Purché mi permetta di continuare le mie faccende.

Guido                            - Faccia pure... Se le rivolgo qualche domanda indiscreta, mi risponde?

Colombina                    - Dipende dalle domande.

Guido                            - E' giusto; farò del mio meglio perché mi risponda senza reticenza. Quanti anni ha la signorina?

Colombina                    - E questa le pare una domanda alla quale si può rispondere?

Guido                            - E' questione di forme. Aspetti: La signorina è più giovane o meno giovane di lei?

Colombina                    - Più giovane? Signore mio, ho ventidue anni e credo che si vedano. Genuini, puliti, non truccati... La signorina ne ha trenta riveduti e corretti perché possano essere accet­tati per ventidue, ma fra me e lei...

Guido                            - Non voglio sapere altro.

Colombina                    - Mi pare che abbia già saputo abbastanza..

Guido                            - E' bella come nei ritratti?

Colombina                    - Un po' meno: nei ritratti pare più giovane, più tipo di bellezza fatale. Invece è una donna carina... ecco... carina...

Guido                            - Carina così? (Porge una fotografia che toglie dalla tasca interna della giacca) Con questo sorriso?

Colombina                    - (togliendogli la fotografia che non ha visto da dove egli l'abbia presa occupata com'è nei fiori) Oh, dico... Chi le ha dato il permesso... Dove l'ha presa?

Guido                            - L'ho comperata: venti centesimi dal cartolaio all'angolo.

Colombina                    - (restituisce la foto) Ah... (Sgar­bata) Sì, carina così con quel sorriso ritoccato e accomodato che urta i nervi ….

Guido                            - Non siamo molto generose con la padroncina.

Colombina                    - La colpa è dei fotografi... Chi la fa più bella di come è, chi la fa più brutta... E mi esaspera tanto il primo caso che il secon­do.

Guido                            - Come si chiama?

Colombina                    - Io? Colombina.

Guido                            - Grazioso... Goldoniano. E' veneta?

Colombina                    - Di Milano. ,

Guido                            - E' un peccato che una bella figliola come lei faccia la cameriera.

Colombina                    - Non è un disonore! Tanto più che ho cominciato a fare la cameriera per vo­ler conoscere da vicino l'ambiente del teatro per il quale mi pareva di avere la vocazione.

Guido                            - Ah! Anche lei? Anch'io!

Colombina                    - Attento a non finire col grem­biulino bianco come me!

Guido                            - Peccato... E pensare che lei sarebbe una così deliziosa donnina per un uomo che è . solo e al quale piacciono le belle creature che hanno vissuto, viaggiato, che conoscono il mon­do, che sanno stare alla pari con un uomo.

Colombina                    - E lei non conosce tutte le mie virtù! Parlo francese e suono il pianoforte.

Guido                            - Chi glielo ha insegnato?

Colombina                    - Fino a diciotto anni sono stata in collegio; A vent'anni sono scappata di casa per entrare in arte, e invece di recitare sono di­ventata, la cameriera della capocomica perché mi è stata subito affidata una parte con due ve­stiti da sera in stile e non potevo farli.

Guido                            - E perché non è tornata a casa?

Colombina                    - Lei crede che si possa tornare a casa dalla quale si è scappate, semplicemente come si tornerebbe dal libraio a comperare un altro libro? Con quattro sorelle da marito, e con lo scandalo della mia fuga?

Guido                            - Che donnina interessante!

Colombina                    - Vorrei sapere perché le ho fatto tutte queste confidenze!

Guido                            - Per simpatia improvvisa.

Colombina                    - Si figuri che sono già pentita di aver tanto chiacchierato...

Guido                            - Non farò la spia... (Guarda la foto della signorina) Sa che quasi quasi è più carina lei della sua padrona...

Colombina                    - Ahimè! Gli assenti hanno pro­prio sempre torto! Se la signorina fosse stata qui, lei non si sarebbe nemmeno accorto di me.

Guido                            - Probabilmente. Ma siccome la signorina non c'è, quasi quasi ho dimenticato il motivo della mia visita! Lei mi piace così com'è, come parla, come si esprime... (Tenta una carezza).

Colombina                    - Giù le mani, perché Colombina non è donna da sciocchezze.

Guido                            - Che donnina seria...

Colombina                    - Una donnina di giudizio! Ho  commesso uno sbaglio: quello dì scappare di casa; non ne voglio commettere un altro peg­giore del primo.

Guido                            - Anche una donna di buon senso.

Colombina                    - Anche.

Guido                            - E nel buon senso non ci sta un mo­mento di pazzia?

Colombina                    - (ridendo) Non ci sta.

Guido                            - Nemmeno se le proponessi la pazzia di far partire la signorina senza la sua came­riera? E la cameriera rimanesse invece qui, in questa piccola città di provincia a fare la felicità di un uomo che la trova tanto carina e tanto simpatica?

Colombina                    - Bisogna vedere come la came­riera dovrebbe rimanere qui.

Guido                            - Intanto rimanga. Poi da cosa nasce cosa...

Colombina                    - Senta: rifletta per tre giorni e poi mi venga a dire il risultato delle sue ri­flessioni; dal canto mio faccio lo stesso. E pensi che non ho nessuna attrattiva per le situazioni incerte... (Telefono) Pronto!... Ma quando è ar­rivato?... La signorina lo aspettava domani... No... Sì... cioè sì... Faccia salire... si capisce. (Riattacca. A Guido subito) Prenda il cappello e scappi... non di qui. Di là, dal bagno. Ap­pena un signore sarà entrato l'avverto con un colpo di tosse. Lei allora apre la porta che dà nel corridoio e fila.

Guido                            - Ma chi viene...

Colombina                    - Il Commendatore... il commen­datore della signorina!! E' tornato da Roma un giorno prima, apposta...

Guido                            - (sulla soglia del bagno) Lei non ha, nella sua vita, un commendatore che arriva a sproposito?

Colombina                    - Non dica sciocchezze! E vada via... Sento dei passi... (Bussano. Colombina fa cenno a Guido di fuggire e Guido scompare chiu­dendo la porta dietro di se) Avanti!

Il Commendatore          - (cinquant’anni ben portati, distintissimo) Buon giorno Colombina!

Colombina                    - Buon giorno, signor commen­datore! Ha viaggiato bene? Sta bene?

Il Commendatore          - Benissimo, Colombina. E la padrona?

Colombina                    - E' dal parrucchiere... tornerà fra poco.

Il Commendatore          - Questi fiori?

Colombina                    - (inquieta) Li ha mandati una signorina che è invitata a colazione ... La pa­drona sarà disperata... Non l'aspettava e ha trat­tenuto a colazione una ragazzina che vuole en­trare in' arte... Non so adesso come potremo ri­mediare...

Il Commendatore          - Non ti allarmare... Fa­remo colazione tutti e tre insieme. Non sono un orco e non ho mai mangiato nessuno. Sono un orco, io?

Colombina                    - Tutt'altro, signor commendatore!

Il Commendatore          - Ho mai mangiato nessuno?

Colombina                    - Le belle figliole... Ah, quel! sì... Un boccone e giù, sparite... (Colpo di tos­se).

Il Commendatore          - (sedendo sul divano) Che novità ci sono, Colombina?

Colombina                    - Credo che ci siano delle fat­ture da pagare. Stamani ne sono arrivate cin­que: è la fine del mese e i conti fioccano...

Il Commendatore          - Gli affari?

Colombina                    - Discreti.

Il Commendatore          - E quelli di cuore?

Colombina                    - Zero.

Il Commendatore          - Fingiamo di credere alle tue storie! E ì tuoi?

Colombina                    - Zero via zero.

Il Commendatore          - Bugiarda! (Si alza).

Colombina                    - Eppure... Lei sa le mie idee. Odal sindaco o nulla.

Il Commendatore -       - Invecchierai zitella.

Colombina                    - Pazienza.

Il Commendatore          - Diventerai, brutta, ina­cidita, brontolona, insopportabile, tirchia, e non ti vorranno nemmeno per cameriera.

Colombina                    - Ho ventidue anni, posso per­mettermi il lusso di aspettare per altri otto an­ni... Poi... chi vivrà vedrà.

Il Commendatore          - Dispettosa.

Colombina                    - Questo sì. Mi sono persuasa che una donna si difende meglio coi suoi difetti che con le sue virtù.

Il Commendatore          - Non dire delle cose diffi­cili, Colombina, perché sono stanco: ho viag­giato più di dodici ore per non trovare nessuno ad aspettarmi.

Colombina                    - Così un'altra volta, invece di anticipare, arriverà in tempo, d'accordo con i telegrammi che ha spediti.

Il Commendatore          - Ma ho scritto e la let­tera dev'essere arrivata stamani.

Colombina                    - (passando le lettere che sono ri­maste sulla tavola) E' vero... c'è anche una lettera sua! (Inquieta) La signorina non ha an­cora visto la posta... (Rumore nel bagno. Un attimo di silenzio).

Il Commendatore          - Chi c'è di là?

Colombina                    - (pronta) Forse la cameriera del piano che finisce la pulizia.

Il Commendatore          - Ah! (Bussano) Avanti!

Matilde                         - Permesso?

Colombina                    - E' la signorina dei fiori.

Il Commendatore          - (sorridendo) Avanti... si accomodi pure, non si spaventi...

Matilde                         - Cercavo della signorina Ada Ar­marli.

Colombina                    - Non è ancora riwrtyata, ma non tarderà.

Matilde                         - (intimidita) Allora aspetto nel cor­ridoio.

Il Commendatore          - Ma io non lo permetto. Si accomodi qui sul divano, che è morbidissimo, e aspettiamo insieme che questa benedetta si­gnorina ritorni...

Matilde                         - (siede) Grazie.

Il Commendatore          - Credo che sia meglio fare subito le presentazioni fra noi. Goffredo Mar­tini... Commendatore per antonomasia e anche per diritto, s'intende. E lei?

Matilde                         - Matilde Cerrai... e basta.

Il Commendatore          - Lei è la signorina invi­tata a colazione?

Matilde                         - Sissignore.

Il Commendatore          - Sono invitato anch'io. Mi sono auto-invitato e faccio una sorpresa alla signorina.

Matilde                         - (balza in piedi) Allora io disturbo.

Il Commendatore          - Nemmeno per idea... Lei mi fa tanto piacere... E mi aiuterà a ordinare una colazione chic!

Matilde                         - Non saprei nemmeno incomin­ciare a fare un menu... E' meglio che scelga lei...

Il Commendatore          - Colombina!...

Colombina                    - Signor Commendatore.

Il Commendatore          - Vai in cucina e ordina per tre: il solito menu di prima classe. Acqua minerale, Capri e spumante.

Matilde                         - Ma io...

Il Commendatore          - Lei stia buona e ferma... Ha paura a rimanere con me, sola, un mo­mento?

Matilde                         - Nooo...

Il Commendatore          - E allora lasci fare a Co­lombina che conosce le abitudini dell'orco... (Indica se stesso).

Colombina                    - Vado subito. Do un'occhiata di là... per assicurarmi che tutto sia in ordine. (Entra a sinistra nella stanza da bagno).

Il Commendatore          - Dunque lei è un'attrice.

Matilde                         - Un'aspirante.

Il Commendatore          - Alla quale faccio subito, e spero di essere il primo, l'augurio di una splendida carriera.

Matilde                         - Infatti è il primo e la ringrazio.

Il Commendatore          - Quando si è delle crea­ture giovani e carine... tutte le porte che con­ducono verso il successo sono aperte. De Àniicis diceva che la bellezza è il miglior biglietto di presentazione.

Matilde                         - Ai suoi tempi, forse... Oggi per riuscire a raggiungere uno scopo, occorrono al­tri biglietti che non sono precisamente biglietti di visita...

Il Commendatore          - Ringrazi intanto il Cielo di possedere gioventù e leggiadria: il resto verrà da sé.

Matilde                         - Crede?

 

Il Commendatore          - Ne sono convintissimo.

Matilde                         - Lei mi rida la fiducia... Dianzi la signorina mi ha parlato del teatro e della vita delle donne di teatro come d'un inferno lastri­cato di trabocchetti... E avevo già cominciato a perdere un po' di coraggio e un po' di spe­ranza.

Il Commendatore          - Che bambina!... E lei crede alle pose pessimiste delle attrici arrivate1. Le pare che debbano confessare di avere avuto la strada facile? Che non si lamentino di avere sofferto e pianto anche se non è vero? Ah3 il palcoscenico! Ah, l'arte! Non dia retta. Soddi­sfazioni, gioie, speranze, illusioni, applausi, re­gali: ecco di che cosa è lastricata la strada del palcoscenico. E se l'attrice vuole, non una delle sue aspirazioni verrà delusa...

Matilde                         - Ecco: come avevo creduto io...

Il Commendatore          - Senza escludere l'amore: appena appena che l'attrice sia carina sono tutti ai suoi piedi...

Matilde                         - Ecco.

Il Commendatore          - La situazione e la repu­tazione una bella attrice le porta con sé.

Matilde                         - Purché sia anche brava.

Il Commendatore          - (giù di tono) Anche bra­va, si capisce, ma questo importa meno. Lei ve­de la signorina.... Grandi trionfi, ma non certa­mente giustificati dalle sue possibilità artistiche. Tuttavia, di fronte a duecentomila lire di vestiti l'anno ci deve essere per forza una contropartita di successo...

Matilde                         - (spaventata dalla cifra) Per for­za...

Colombina                    - (rientra sgomenta e cerca qualche cosa che non trova; guarda stii mobili, nei cas­setti, inutMmente).

Il Commendatore          - Colombina! Pensa alla colazione...

Colombina                    - Subito, signor commendatore. (Sta per rientrare nel bagno proprio mentre Guido sporge il capo dalla tenda e spalanca due

 Matilde                        - Mi aveva detto che dovevo impa­rare a non dire mai di no... Un bacio è così poco...

Ada                               - Oggi! Oggi un bacio le par poco, ma il giorno in cui questo bacio lo vedrà dare a un'altra si accorgerà del suo valore! Allora quel giorno ci rivedremo, e mi dirà fino a qual punto si sentirà derubata, spogliata da tutti! Dall'o­nore all'amante, passando per i fornitori e per le cameriere...

Il Commendatore          - Mi pare che tu esageri...

Ada                               - Taci... Che tu sei il primo dei miei ladri!

Il Commendatore          - Sai che impressione mi fai? Che tu stia provando una bella parte...

Ada                               - (a Matilde) Lo ascolti! Il giorno in cui la vedrò piangere, invece di asciugare le sue la­crime, le dirà che « ha un bel pianto »... e le ruberà anche quella voglia irresistibile, che si ha qualche volta di essere sincere.

Il Commendatore          - Apprezzo la delicatezza con la quale mi ringrazi di tutto quello che ho fatto per te...

Ada                               - Per me? Per i conti che mi hai pa­gato? Ma li hai pagati per me, o per la tua ambi­zione? Verso di te mi sento sdebitata anche di quel sentimento di riconoscenza al quale avresti diritto... L'affezione, la tenerezza che provavo per te, perfino questa stupida fedeltà che i tuoi denari mi permettevano di osservare, rappre­sentavano l'unico bene della mia vita che nes­suno avrebbe dovuto portarmi via... Se genero­sità esisteva nella nostra relazione era proprio tutta in questo mio gesto di devozione verso la vecchiaia... Ora ve ne potete andare tutti e due... (Fa per entrare nel bagno, ma getta un grido) Al ladro!

Il Commendatore          - (subito accorrendo con la rivoitella in pugno) In alto le mani o sparo!

Guido                            - (entra con le mani in alto) Ma... io non sono un ladro!

Matilde                         - Guido!

Ada                               - Erano d'accordo!... I miei braccia­letti...

Guido                            - Ma no, signorina... Io non sono... Io sono il presidente degli Amici dell'Arte!

Ada                               - E che cosa presiede nel mio gabinetto da bagno?

Guido                            - (al commendatore) Posso metter giù le braccia? (Il commendatore ripone la rivol­tella) Ecco: avrei dovuto uscire dalla porta del corridoio, ma Colombina non ha trovato la chia­ve.

Ada                               - La chiave è nella cassaforte coi miei denari e coi brillanti.

Guido                            - Ah, meno male!

Il Commendatore          - Tuttavia non capisco an­cora perché si è nascosto nel bagno.

Guido                            - E chi lo sa! Il poritiere telefona: « E' arrivato il Commeadatore! ». Colombina grida: « Dio, se la trova qui sono scene! Scapì dalla porta del bagno... ». E io scappo, ma la porta è chiusa e rimango bloccato.

Ada                               - Va bene... Ma si può sapere che cosa voleva da me?

Guido                            - Sono il Presidente degli Amici del l'Arte e volevo... (entra.Colombina che rimane atterrita quando lo vede)... volevo... (A Colom­bina) Si rassicuri, Colombina, la chiave è in cas-saforte... (Ad Ada) Volevo rendere omaggio al la grande attrice che onora la nostra città e il nostro teatro con la sua presenza e con la sua arte... (Forte) A nome degli Amici dell'Arte la prego di accettare questi fiori (va a prendere il mazzo che è rimasto su un mobile), segno geiv tile della nostra ammirazione e della mia in par ticolare...

Matilde                         - (si mette a piangere).

Ada                               - (prende i fiori) Erano suoi?... (A Matilde) Ma che cos'ha ora? (Passa i fiori a Co­lombina).

Guido                            - Lo so io che cos'ha! Ha bisogno di quattro scappellotti da suo padre e di una pre­dica da me. Ah, la signorina vuole andare in arte? Vedremo! La signorina si fa baciare dai commendatori ?

Il Commendatore          - Da uno solo: da me. Il bacio più dolce e innocente della mia vita.

Guido                            - Forse. Ma non per Matilde! E io, poi, che figura ci faccio? Io chi sono?

Il Commendatore          - Mi piacerebbe saperlo chi è, lei che si permette di trattare questa fan­ciulla con tanta autorità!

Guido                            - (guardando male Colombina) Sono... sono il quasi fidanzato della fanciulla, io...

Colombina                    - (lascia cadere di colpo il mazzo di fiori che aveva in mano) Ah!

Guido                            - (tentando di rimediare) Sono... so­no il Presidente del Circolo Filodrammatico do­ve recita la signorina...

Il Commendatore          - Ma lei è il presidente di tutti i Circoli...

Guido                            - (serio) Ho questo onore. E vorrei avere anche quello di baciare la mano alla si­gnorina (bacia), di ossequiare

Il Commendatore          - (s'inchina), di salutare la cameriera...

Colombina                    - ...e di imparare a essere più prudente! Non si fanno proposte... nemmeno alle cameriere... di probabili relazioni, quando c'è di mezzo una quasi fidanzata...

Guido                            - Distinguiamo: tra la fidanzata e Colombina c'è...

Il Commendatore          - C'è di mezzo la porta... Si porti via la ragazza, se la sposi, mettete al mondo figlioli e lasciate in pace le attrici, i commendatori... e le cameriere...

Guido                            - (ad Ada) L'applaudirò stasera, si­gnorina... Sarò nella barcaccia di destra...

Matilde                         - No! Non voglio! (Fa per rimetter­si a  piangere).

Ada                               - Se la porti via... che non ricominci a lacrimare... I miei nervi non sopportano più nulla...

Guido                            - (s'inchina, spinge fuori Matilde, risa­luta e va).

Ada                               - (al commendatore) Piazza pulita! Mi faccia il piacere di rifare la strada dalla quale è venuto... Via! (Sulla soglia, della stanza da baglio) Il tempo di spogliarmi e non voglio tro­var più nessuno. (Entra, chiamando) Colom­bina!

Colombina                    - Sì, subito... (Al commendatore) Ahi! Ahi! Questa volta il boccone non è passato...

Il Commendatore          - Lo volevamo mangiare in due...

Colombina                    - E ora?

Il Commendatore          - Ora bisogna rimediare alla meglio! Dammi le fatture. (Leva il libretto degli chèques) Tutti i peccati si devono scon­tare...

Colombina                    - Ma la signorina non vorrà più... (Gli dà le buste che sono aperte).

Il Commendatore          - Non vorrà più... (un po' triste) perché sono un vecchio... ma vorrà tuttavia ch'io le eviti delle noie immediate... Del resto, non potrei lasciarla ora, così... per una sciocchezza... Lei stessa dovrà convenire che bisogna essere superiori alle debolezze d'un vecchio...

Colombina                    - La rabbonisco io...

Il Commendatore          - Con garbo...

Colombina                    - Col saldo...

Il Commendatore          - Avevo portato con me quel bracciale di Strass che desiderava...

Colombina                    - Lo riserbi per dopo.

Ada                               - (di dentro) Colombina!

Colombina                    - (prende fatture e chèques) L'ha visto?

Il Commendatore          - Chi?

Colombina                    - Il presidente! Aveva comincia­to col farmi la corte e col propormi di rimanere qui per lui...

Il Commendatore          - Aveva tutte le ragioni...

Colombina                    - E c'era una ragazza che magari sposerà...

Il Commendatore          - Lo spero.

Colombina                    - Tutti vigliacchi gli uomini! E io che mi ero quasi illusa su quelli della pro­vincia...

Il Commendatore          - Vigliacchi no... Tutti cu­riosi, piuttosto... anche i provinciali.

Ada                               - Colombina!

Colombina                    - Pronto!

Il Commendatore          - Oro la fai inquietare an­che tu!

Colombina                    - Questa roba... (mostra fatture e chèques) fa sbollire tutto. Prendo anche la posta... Mi dia anche il bracciale... (Lo prende e via).

                                      - (Bummo alla pofm).

Il Commendatore          - Avanti.

Il Cameriere                  - La colazione, signor commen­datore.

Il Commendatore          - Qui, preparate qui... (In­dica la tavola) E non tre coperti, due.

Il Cameriere                  - Colombina aveva detto...

Il Commendatore          - Ma io disdico.

Il Cameriere                  - Va bene.

Colombina                    - (ritorna dal bagno) Non ha det­to nulla. Mi ha rimandata via e si è messa ad aprire le lettere.

Il Commendatore          - Che cosa mi consigli?

Colombina                    - Di aspettare.

Ada                               - (entra con le lettere in mano. Al came­riere) Portate via... Un coperto solo. Faccio colazione da sola. (Il Cameriere porta via ed esce) Non voglio nessuno...

Il Commendatore          - Di chi era quella let­tera?...

Ada                               - Dell'unica persona al mondo che non mi deruba di nulla! Di un ignoto... Vedi, co­irai darmi molto per portarmi via tutto... ma ne i tuoi quattrini, né il tuo affetto, né quello di Colombina, né quello di cento amanti po­tranno darmi mai la gioia, la commozione che la mia arte mi porta con queste lettere di ignoti che si sono riscaldati il cuore alle mie parole, alla mia esaltazione... Questo fare del bene con la mia arte è la ricompensa di ogni fatica di vivere. Derubata di tutto, ma non di questo... Lasciami sola ora... ho bisogno di sentire che esisto per qualche cosa di più nobile, di più buono, di più puro...

Il Commendatore          - Potrò tornare, stasera?

Ada                               - Non so. Ti chiamerò: abbiamo forse bisogno l'una dell'altro... e ci si abitua anche allei leggerezze...

Il Commendatore          - A tra poco, allora? (Le badia la mano ed esce).

Ada                               - Chissà!

Colombina                    - Signorina...

Ada                               - Ascolta, Colombina. (Legge) « Signo­ra, io le sono grato di avermi fatto nascere nel cuore il bisogno del perdono. Ieri sera ella è stata sulla scena così appassionata, così persua­siva nel suo dolore, ch'io sono tornato a casa col cuore stretto dall'angoscia di aver fatto tanto soffrire una donna che aveva peccato. Perdo­nare, signora, è il dono più bello che un'anima possa dare: e lei me lo ha insegnato. Le bacio le mani in ginocchio, piangendo, benedicendo­la... ». Vedi, Colombina... Se tu sapessi come non m'importa più di nulla, ora...

Colombina                    - (dopo un attimo, un po' com­mossa) Ma ora bisogna far colazione.

Ada                               - (siede a tavola) Non posso, Colom­bina... è più forte di me, non posso...

 

FINE