Ma non lo siamo un poco tutti?

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MA NON LO SIAMO UN POCO TUTTI?

Commedia in tre atti

di FEDERICO LONSDALE

PERSONAGGI

LORD GRENHAM

WILLIE TATHAM, suo figlio

MARGOT TATHAM

LADY FRINTON

REVERENDO ERNESTO LYNTON

ANGELA LYNTON

KITTY LAKE

JOHN WILLOCKS

ARTURO WELLS

MARTINO STEELE

MORTON

ROBERTS

Il primo atto in casa Tatham, a Londra. Gli altri due nella villa di Lord Grenham, pres­so Londra.

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

 (Un salone nella casa di Willie Ta­tham, nel più aristo­cratico quartiere di Londra. Sera. All’alzarsi della tela, da sinistra proviene il suono d'una musica da ballo. Morton en­tra dal centro con delle lettere su un vassoio. Posa le let­tere sullo scrittoio di sinistra, poi va a guardare i ballerini sulla soglia dell'ar­cata di sinistra, bat­tendo il ritmo della musica e tenendo il vassoio in mano).

Willie                            - (entra dal centro, va svelto verso lo scrittoio, guarda le lettere) Non c'è altro?

Morton                          - (voltandosi) Nossignore.

Willie                            - (aprendone alcune) Siete certo che non ci siano lettere o cablogrammi di mia moglie?

Morton                          - Assolutamente no, signore! (S'avvia verso la porta di centro).

Willie                            - Strano! Strano! Datemi un whisky e soda, per favore!

Morton                          - Subito, signore! (Va verso un tavolo a de­stra in fondo, presso il caminetto e versa il whisky in un bicchiere, vi aggiunge poi l'acqua di soda. La musica a sinistra cessa).

Willie                            - (voltandosi verso Morton) Non troppa soda!

Morton                          - Sissignore. Desidera altro, signore?

Willie                            - Nulla, grazie. (Va verso il caminetto col bic­chiere in mano).

Morton                          - (s'avvia verso il centro, si volta) Dimentica­vo. Ha telefonato miss Lake.

Willie                            - Non ha lasciato detto nulla? (beve).

Morton                          - Le ho detto che lei era uscito e che sarebbe rincasato più tardi, alla sera.

Willie                            - Ah! Benissimo... (posa il bicchiere vuoto su una tavola presso il caminetto).

Morton                          - (esce dal fondo).

Lady Frinton                 - (entra da sinistra, va verso Willie).

Willie                            - (le va incontro) Allò, mia cara, avete un aspetto magnifico. Parola d'onore, ringiovanite giorno per giorno.

Lady Frinton                 - Ne sono lieta, poiché mi occorre la maggior parte della giornata per apparire così ringio. vanita.

Willie                            - (ride) Stupenda!

Lady Frinton                 - Caro Willie, siete stato un amore, pre­standomi la vostra casa per il mio ballo di stasera.

Willie                            - Non ve ne mostrate punto riconoscente!

Lady Frinton                 - Perché dite così?

Willie                            - Perché mi avete invitato, pur sapendo come io detesto il ballo? Chi c'è?

Lady Frinton                 - La solita gente. All'ultimo momento, alcuni hanno insistito per venire mascherati; non un vero e proprio travestimento, si capisce. Giusto qualcosa! Ho sentito che Arturo Wells verrà come Giorgio Robey e Martino Steele come Charlie Chaplin. Poi...

Willie                            - Il colmo dell'originalità!

Lady Frinton                 - Non pretenderete, mio caro, che due uomini nati con una rendita di ventimila sterline al­ l'anno abbiano mai sentito parlare di mister Chamberlain o di un mister Lloyd George? i

Willie                            - Mi dispiace.

Lady Frinton                 - Dovete essere meno esigente. E così molte altre persone, fra cui vostro padre.

Willie                            - Non vorrete mica dire che quel caro vecchio gentiluomo continua ad uscire la notte?

Lady Frinton                 - Sono molto inquieta a causa di vostro padre.

Willie                            - Davvero?

Lady Frinton                 - (sedendo sul divano)Sebbene vostro padre invecchi presto sul 6erio, temo che dovrò compiere, in omaggio all'affetto che nutrivo per vostra madre, il supremo sacrificio.

Willie                            - Cosa volete dire?

Lady Frinton                 - Dovrò sposarlo.

Willie                            - Avete saputo qualcosa sul suo conto?

Lady Frinton                 - Per caso - questo pomeriggio - l'ho incontrato con una signorina, tutta agghindata...

Willie                            - (curioso) Chi era?

Lady Frinton                 - Non lo so. Ma si capiva che oggi ì negozi avevano avuto chiusura anticipata!

Willie                            - Egli vi ha vista?

Lady Frinton                 - Oh, no, ho fatto attenzione. Ha chia­mato un tassì, ve l'ha fatta salire e - con mia meravi­glia - ha detto all'autista: « British Museum »!

Willie                            - E perché mai «British Museum»?

Lady Frinton                 - Non capite? Egli sa benissimo che solo un attacco aereo potrebbe indurre quelli della sua classe a mettervi piede.

Willie                            - Molto seccante, sapete.

Lady Frinton                 - C'è dell'altro! Giorni fa c'era la sua fotografia in uno dei giornali illustrati del mattino. Lo si tedeva giocare con due bimbi e sotto c'era scritto: «Il nolo vecchio "sportsman " Lord Grenham attratto regolarmente al parco dal suo grande affetto per i bimbi ».

Willie                            - Ebbene?

Lady Frinton                 - Malauguratamente per lui, nella foto­grafia era ripresa anche la loro istitutrice.

Willie                            - Ma questo è proprio antipatico (siede).

Lady Frinton                 - Il peggio deve ancora venire!

Willie                            - La sposa forse?

Lady Frinton                 - Al contrario: sta prendendo lezioni di ballo.

Willie                            - Dio mio! Ma se ha cinquantanove anni...

Lady Frinton                 - A mademoiselle De Salis, la maestra di ballo, ha detto di averne quarantasei.

Willie                            - Avete ballato con lui?

Lady Frinton                 - Gli piglia un attacco acuto di sciatica, appena gli chiedono di ballare «on una donna che ha più di ventiquattro anni.

Willie                            - Bisogna metterci assolutamente riparo!

Lady Frinton                 - Assolutamente! Se non mi dà la sua parobi d'onore ch'entro tre mesi sarà diventato il mem­bro più popolare dell'Ateneo, io me lo sposo! Ditemi, nessuna notizia di Margot?

Willie                            - Neanche una parola. Sono disperato!

Lady Frinton                 - Poveretto! Ne sono proprio desolata. Ma è chiaro: tutti i servizi postali funzionano male.

Willie                            - Ma non ho avuto risposta nemmeno al mio cablogramma. Non me lo spiego. Vi ripeto, sono di­sperato!

Lady Frinton                 - Ma, se fosse malata, vi avrebbero te­legrafato. Quando avete ricevuto le sue ultime notizie?

Wrlie                             - Due settimane fa. Si è verificato proprio ciò che prevedevo: appena giunta, tutti l'hanno supplicata di cantare nelle loro maledette feste di beneficenza. Pre­cisamente ciò che lei ha voluto sfuggire, partendo.

Lady Frinton                 - Che splendida voce, tuttavia, newero, Willie?

Willie                            - Talora io preferirei che non l'avesse mai avuta: il suo esaurimento è stato prodotto dal dover cantare ogni sera a scopo di beneficenza.

Lady Frinton                 - Da quanto tempo è via? (La musica riprende).

Willie                            - Quattro mesi. E grazie al Cielo, fra due mesi sarà di nuovo qui. Vi assicuro, durante la sua as­senza, questa casa era proprio insopportabile. L'ho odiata!

Lady Frinton                 - Non ne dubito! (Guarda il quadro di Margot sul caminetto) Che cara!

Willie                            - Esiste forse qualcosa come mi angelo al su­perlativo?

Lady Frinton                 - (lo guarda) Willie, mi siete simpatico per questo! (Gli si avvicina) Sapete, è mirabile il modo come avete messo la testa a posto. Eravate un giova­notto alquanto allegro, in passato. Ditemi, quanto vi è costato il vostro celibato?

Willie                            - Mio padre mi diceva sempre che costa meno essere generosi!

Lady Frinton                 - Oh, se Io dice lui...

(Arturo travestito da Giorgio Robey e Martino trave­stito da Charlie Chaplin entrano dal centro).

Lady Frinton                 - (vedendo Arturo) Com'è bello!

Willie                            - Complimenti! Dite un po': se vi si invita ad un ballo per le nove, cosa significa giungere alle dieci e mezzo?

Arturo                           - Amico mio, ci vuole un po' di tempo per indossare questa roba! Come va, lady Frinton? (stretta di mano). Willie, perché siete vestito così?

Willie                            - Ve lo dirò se mi direte il motivo del vostro travestimento.

Arturo                           - Non lo so! C'è stato chi mi ha chiesto di farlo.

Lady Frinton                 - E cosa dovreste raffigurare?

Arturo                           - Non è chiaro? Chu-Ghin-Chow!

Lady Frinton                 - Allora mettetevi a cantare l'aria di quell'operetta, mio caro. Altrimenti, nessuno lo capisce. (Arturo, seccato, va verso sinistra).

Martino                         - (avanza) Come va, lady Frinton? (StreP ta di mano).

Lady Frinton                 - Ditemi per favore chi è costui. (Lo guarda) Io ci rinunzio.

Willie                            - Martino Steele.

Lady Frinton                 - Oh, meraviglioso! E chi dovreste es­sere, Martino?

Martino                         - Ma via, lady Frinton, Charlie Chaplin, s'in­tende! (ne imita il passo).

Lady Frinton                 - Interessante! Pensare che tanta gente mi ha detto che egli riesce così buffo. (La musica cessa).

Morton                          - (dal centro) Miss Lake! (Esce, dopo aver fatto passare Kitty Laké).

Lady Frinton                 - Cara Kitty, che piacere! Mi avevate detto che oggi sareste andata in campagna.

Kitty                             - Ho cambiato idea all'ultimo momento. Voi mi desideravate qui stasera.

Lady Frinton                 - Certamente.

Kitty                             - (guarda Arturo e Martino che si inchinano) Ottimi travestimenti! (Va verso WiUie presso il cami­netto).

Arturo                           - (avanzando) Credete, non volevo indossare questa roba odiosa! L'ho messa solo per compiacenza.

Lady Frinton                 - Ma sì, Arturo! Dovete fare ogni tanto qualcosa per giustificare la vostra esistenza. (La musica riprende).

Martino                         - Sapete, Kitty, mi hanno detto oggi che ritor­nerete sul teatro.

Kitty                             - Giammai, mio caro! Non ci sono abbastanza danari al mondo per tentarmi.

Willie                            - Mi dispiace sentirvi dire questo.

Kitty                             - Quando un'attrice si è fatta un nome, se lo deve tenere e non ritornare sulle scene per perderlo.

Lady Frinton                 - Saggia fanciulla!

Martino                         - Ma voi non lo perdereste.

Kitty                             - Grazie, Martino. Ma io non oso correre un si­mile rischio.

Lady Frinton                 - Andiamo. Dovete venire tutti di là a ballare. (Esce da sinistra seguita da Arturo e Martino).

Kitty                             - (a Willie) Andiamo! Non volete fare un giro con me?

Willie                            - Lo sapete: sono un ballerino detestabile.

Kitty                             - Sciocchezze! L'altra sera abbiamo ballato ma­gnificamente insieme.

Willie                            - Sì, grazie alla vostra bontà.

Kitty                             - Ebbene, sarò altrettanto buona stasera.

Willie                            - Allora, volentieri. (Escono da sinistra).

Morton                          - (entra dal centro, prende il bicchiere posato da Willie e lo depone sui un vassoio sopra la tavola al di là del caminetto).

Lord Grenham              - (entra dal centro. Morton gli va incon­tro) Buonasera, Morton!

Morton                          - Buonasera, milord!

Lord Grenham              - (ascolta) Molto buona l'orchestra!

Morton                          - Mi sembra ottima, milord!

Lord Grenham              - Benissimo! Per noi, giovanotti, l'or­chestra ha molta importanza, Merton...

Morton                          - (sorride) Si, milord. La signora Lynton sta bene, milord?

Lord Grenham              - Benissimo, grazie! A proposito, mia sorella e suo marito, il Vicario, arrivano la settimana prossima per trascorrere con ime le loro annuali vacanze.

Morton                          - (sorride, si volta per soffocare una risata, poi torna a voltarsi) Desidera che io le porti qualcosa, milord?

Lord Grenham              - No, grazie! (Va a prendere un gior­nale sul divano e vi si siede. La musica cessa).

Morton                          - (esce dal fondo).

Willie                            - (entra da sinistra, va verso il padre) Oh, babbo, da quanto tempo sei qui?

Lord Grenham              - Sono arrivato in questo istante, ra­gazzo mio!

Willie                            - Cosa ti ha condotto in città?

Lord Grenham              - Il bisogno di respirare un po' di vita prima che mia sorella e suo marito - il Vicario - mi facciano la loro visita annuale!

Willie                            - Tremendo! Non so come tu li possa sop­portare.

Lord Grenham              - Debbo sopportarli, poiché nessun altro li vuole.

Willie                            - (lo guarda, ride) Sei davvero un prodigio! Oggi cercavo di ricordare la tua età precisa.

Lord Grenham              - Trentuno o trentadue! Al massimo trenta cinque!... Sicché, dai un balletto?

Willie                            - Io no. Ho semplicemente prestato la mia casa a Mary Frinton.

Lord Grenham              - Quella donna avrà una forte emo­zione; uno di questi giorni dovrà scontare una certa cosa!

Willie                            - (ride).

Lord Grenham              - Chi c'è? E' venuta per caso quella graziosa creatura di miss Lake?

Willie                            - Sì.

Lord Grenham              - Benissimo! Una donna molto at­traente, vero, Willie?

Willie                            - E anche gentile.

Lord Grenham              - L'esperienza mi ha insegnato che questa é l'ultima cosa che noi uomini scopriamo in una donna. Tu vai in giro con lei, vero?

Willie                            - L'incontro casualmente, se così intendi dire...

Lord Grenham              - Proprio questo intendo dire! Ti ho vÌ9to far colazione con lei nel suo palco alle corse...

Willie                            - (seduto sul tavolo di sinistra, di fronte al padre) C'era tanta altra gente!

Lord Grenham              - Avete pranzato insieme l'altra sera al Ritz.

Willie                            - Se bene ricordo, pranzavamo in cinque.

Lord Grenham              - Le cifre non significano nulla, Wil­lie! Varie donne hanno conversato a lungo con me - senza aprir bocca - in presenza di venti convitati! Dim­mi, ha la passione del telefono?

Willie                            - Scusa, come posso saperlo?

Lord Grenham              - Voglio dire, ha cominciato a tele­fonarti?

Willie                            - (dopo una pausa) No!

Lord Grenham              - Bene! Se un giorno ti telefonasse per pregarti di aintarla a trovare un buon architetto, ascolta il mio consiglio, Willie: riattacca il ricevitore e fa un lungo viaggio in Australia!

Willie                            - Vorrei proprio sapere-cosa stai immaginando.

Lord Grenham              - Sto immaginando che lei è una don­na molto pericolosa e che tu sei uno sciocco a vederla così spesso.

Willie                            - Vorresti dire ch'io ne sono innamorato?

Lord Grenham              - Ho ormai abbastanza esperienza di vita per capire che, se tu ne fossi innamorato, sarebbe tempo sprecato parlartene.

Willie                            - ; Ma cosa intendi dire, allora?

Lord Grenham              - Semplicemente questo. Dacché il mondo esiste e fintantoché esisterà, le cose sono predi­sposte in tutto che «e un uomo simpatico e una donna simpatica desiderano incontrarsi, essi fatalmente s'incon­trano; allora - dopo essersi messi d'accordo che il tempo è assai capriccioso per la presente stagione e che l'ultimo romanzo comparso è alquanto insulso - a lui non rimane che una sola cosa da dire a lei: o « Arrivederci » o «Voi siete la più bella creatura che io abbia mai co­nosciuta! ».

Willie                            - (con una risatina) Sciocchezze! Sciocchezze!

Lord Grenham              - E bada che io non pronuncio una parola contro quella cara creatura. Una donna attraente come lei è destinata a essere - diciamo così - ricer­cata; perciò, secondo me, non ritengo che questo sia un posto adatto per invitarla.

Willie                            - Davvero! Dove mi consigli d'invitarla, al­lora? Al British Museum?

Lord Grenham              - (innocente) Vi sono posti assai più malsani del British Museum, caro Willie!

Willie                            - Per questo ci sei andato oggi nel pomeriggio, immagino!

Lord Grenham              - Come sai ch'io ci sono stato?

Willie                            - Una delle mummie era così rattristata, ve­dendo un uomo della tua posizione in compagnia di una giovane commessa di negozio, tutta agghindata, che mi ha scritto per riferirmelo.

Lord Grenham              - Te lo ha riferito Mary Frinton.

Willie                            - Come lo sai?

Lord Grenham              - Visto che tu hai detto « mummia ». Lascia ch'io ti racconti qualcosa sul conto di Mary Frin­ton ; alla «uà età ha iniziato la storia delle telefonate. Ha messo un occhio su me, Willie!

Willie                            - Comunque, io ritengo che possiamo lasciar stare miss Lake, newero?

Lord Grenham              - Come desideri, ragazzo mio.

Willie                            - Babbo, non rimpiangi talora d'essere stato un discolo?

Lord Grenham              - (triste) Spesso! Spesso! Ma c'è una cosa che rimpiango ancor di più.

Willie                            - Cioè?

Lord Grenham              - Le occasioni perdute, quelle che avrebbero fatto di me un uomo peggiore.

Willie                            - Non voglio mancarti di rispetto, ma deside­rerei tanto di poter pensare che tu abbia compiuto una qualche buona azione in questo mondo.

Lord Grenham              - Ebbene, mio caro, in passato non c'era giorno in cui prima d'accettare un divertimento qualsiasi, non mi prefiggessi, come punto d'onore, di gi­rare per Bond Street facendo l'occhietto alle tre più brutte donne che incontravo. Questo infondeva nei loro cuori malinconici un po' di piacere, di coraggio e anche quella cosa di cui io vivo presentemente: la speranza! (La musica riprende).

Willie                            - Questo è molto simpatico.

Lord Grenham              - Oh, io ho compiuto sulla terra molte buone azioni senza accorgermene, caro Willie! Dimmi, nessuna notizia della nostra diletta Margot?

Willie                            - Non un rigo! Non una sillaba! Impazzisco.

Lord Grenham              - A questo punto? Me ne duole per te. Stava benissimo, nella sua ultima lettera.

Willie                            - Perfettamente! (Cava la lettera di tasca e la. porge al padre).

Lord Grenham              - (legge) Sembra che si diverta. Chi è questo giovane cui accenna più volte?

Willie                            - Non so: un tale che ha conosciuto laggiù.

Lord Grenham              - (leggendo) « Mi sento tanto meglio e mi diverto un mondo. Tutto è guastato, però, dalle infinite richieste di concerti. Se continuo cosi, troverò qualche modo per sfuggirle. Oh, Willie, che nostalgia di buttarti le braccia al collo e soffocare di baci il tuo caro volto! ». (Lo guarda) Un vero ideale! Ho sempre rimpianto che non ci siano abbastanza creature così squi­site sulla terra. (Rende la lettera a Willie).

Willie                            - Parla di te in ultimo (gli indica il punto).

Lord Grenham              - (legge) «Pensando a tuo padre mentre sono qui seduta mi assale il dubbio che siano vere le leggi sull’ereditarietà, e ne tremo! ». Dio la bene­dica! Non la rimprovero. (Gli rende ancora la lettera e gli dà un colpetto sul braccio con affetto) Hai una for­tuna incredibile, tu: tua madre e tua moglie sono state le donne più simpatiche ch'io abbia mai conosciuto.

Willie                            - (lo guarda) Spesso comprendo perché tu piaccia tanto alle donne.

Lord Grenham              - (s'alza) Grazie, Willie... Ebbene, an­diamo a guardare queste graziose donnine. Vieni?

Willie                            - No. Voglio mandare un altro telegramma a Margot.

Lord Grenham              - Hai ragione... Willie, a me piacciono questi balli a ritmo di jazz: non è affatto necessario che tu sappia danzare o no! (Esce da sinistra).

Willie                            - (va al tavolo di sinistra, prende un modulo da telegramma, siede e comincia a scrivere. Appena egli ha cominciato, entra da sinistra Kitty).

Kitty                             - Oh, scusate: avete da fare...

Willie                            - (alza gli occhi) Non importa... (S’alza). En­trate pure. Perché non ballate?

Kitty                             - (avanza) Temo d'invecchiare, mio caro, ma sono così stufa degli uomini che s'incontrano ai balli, oggigiorno.

Willie                            - (sorride) Io ho ballato con voi.

Kitty                             - Male, però.

Willie                            - (ride) E' una vera disgrazia per me...

Kitty                             - Sciocchezze! Voi non avete bisogno di bal­lare... Ah, mi ero scordata di dirvi che vi ho telefonato stasera, ma non eravate in casa.

Willie                            - Me l'hanno riferito. Mi dispiace. (Si guardano. Pausa).

Kitty                             - (osservando la stanza) Adoro la vostra casa.

Willie                            - Carina, vero?

Kitty                             - Incantevole! (Guarda il ritratto di Margot) E' il ritratto di vostra moglie?

Willie                            - Sì.

Kitty                             - Proprio adorabile!

Willie                            - Vi sembra graziosa?

Kitty                             - Graziosa? Io la trovo affascinante.

Willie                            - Anch'io. Francamente, io mi chiedo spesso come mai abbia sposato me.

Kitty                             - (lo guarda) Peccato che diciate così!

Willie                            - Perché?

Kitty                             - Non so: vi rende banale.

Willie                            - Dicevo sul serio.

Kitty                             - (sempre fissandolo) Non dite sciocchezze! Voi sapete d'essere molto simpatico!

Willie                            - Vi assicuro di non saperlo e ben poche per­sone me lo hanno detto.

Kitty                             - Ebbene, questo vi rende ancor più simpatico a quelle poche persone che vi trovano tale. Come uomo, non potete sapere quanto sia piacevole poter dire una cosa gradita; allorché si è così spesso costretti a pensare diversamente.

Willie                            - Lo capisco benissimo.

Kitty                             - Davvero? (sospira). Eppure mi dispiacerebbe non essere donna. (Guarda lo scrittoio) Stavate scrivendo. Vi ho disturbato. (S'alza). Mi rincresce... (S'avvia. La musica cessa).

Willie                            - No, restate.

Kitty                             - Non importuno?

Willie                            - Nemmeno per idea.

Kitty                             - (gii prende la mano che tiene la sigaretta ac­cesa) Posso avere un po' di fuoco?

Willie                            - (solleva la sigaretta, Kitty si toglie la sigaretta di bocca, lo fissa allettante. Egli esita, poi si china a ba­ciarla. S'apre la porta di fondo e compare Margot emozionata e felice. Ma il suo contegno m/ita, appena scorge i due abbracciati. Tiene in mano la pelliccia. Willie la guarda, incapace di dominarsi) Margot!

Margot                          - (avanza) Non vuoi presentarmi? (posa la pelliccia su una sedia).

Willie                            - Ma... ma...

Margot                          - Sarei lieta di sapere chi debbo ringraziare di avermi così ammirevolmente rimpiazzata durante la mia assenza.

Willie                            - Margot! (Margot lo guarda). Miss Lake!

Margot                          - (andando verso Kitty) Willie, nella sua feli­cità di rivedermi, ha completamente dimenticato di dirvi chi sono. Sono sua moglie.

Kitty                             - Lo so.

Mabgot                         - Lo sapete? Sapevate che aveva una moglie! Molto interessante!

Willie                            - Margot, lascia ch'io ti spieghi...

Margot                          - L'hai già fatto - nel modo più chiaro - quando sono entrata.

Willie                            - Ammetto che le apparenze mi siano contro, ma il bacio cui hai assistito non aveva nessun valore ho ancora finito. Per vostro marito io non ero che una donna simpatica; nulla di più.

Margot                          - E' vero, Willie?

Kitty                             - Questo non è delicato; potevate aspettare che io fossi uscita per rivolgergli questa domanda.

Margot                          - Preferisco chiedergliele in vostra presenza! (A Willie) Non vuoi rispondere alla mia domanda? (Guarda entrambi) Ebbene?

Willie                            - Io... io... ti dirò tutto più tardi.

Margot                          - Tu hai soltanto questa occasione. Dico sul serio, Willie, capisci?

Willie                            - Sì.

Margot                          - Ebbene? (La musica attacca).

Willie                            - (scrolla il capo) Sono dolente. Non posso, ora.

Margot                          - Sta bene! (S'avvia verso il fondo).

Willie                            - Margot!

Margot                          - (guarda sulla porta di sinistra) Chi sono quelle persone?

Willie                            - Degli idioti che ballano.

Lady Frinton                 - (entra da sinistra, seguita da. Arturo) Margot, tesoro mie! (la bacia). Ma questa è la più bella delle sorprese!

Margot                          - Sono lieta di vederti. Come va, Arturo? E' Arturo, no?

Arturo                           - Proprio io; sono felice di rivedervi.

Margot                          - Grazie.

Lady Frinton                 - Lascia ch'io ti guardi! Sei ben ri­messa?

Margot                          - Perfettamente!

Lady Frinton                 - Non ti aspettavo che fra due mesi.

Margot                          - Anche Willie. Vero, caro? (Va a mettersi vicino al marito).

Kitty                             - (ad Arturo) Ho un gran desiderio di ballare. Venite!

Arturo                           - Volentieri. (Escono da sinistra).

Lady Frinton                 - Dimmi, cosa ti ha ricondotta a casa così presto?

Margot                          - (prende il braccio di Willie) Occorre pro­prio dirlo? Se proprio lo desideri...! Ho lasciato l'Egitto perché ero follemente innamorata.

Lady Frinton                 - Si capisce! Come sono sciocca! Devi tuttavia perdonarmi, cara, perché oggigiorno quasi tutti vanno in Egitto, perché non sono innamorati! Vieni un po' di là. Saranno felici di rivederti.

Margot                          - Scusa! Sono così stanca! Ho viaggiato tutto il giorno.

Lady Frinton                 - Giusto. E sono anche certa che tu non mi desideri qui. Verrò a salutarti prima d'andar­mene! (Esce da sinistra).

Margot                          - (ritira il braccio e va verso il centro) Ecco evitato un altro scandalo nell'alta società! (Si toglie il mantello). Puoi ringraziarmi. Ma come faremo a evitarlo in futuro? Ebbene, ci si penserà uh altro giorno. (Prende, la pellìccia e la valigetta e s'avvia verso il fondo). Buo­nanotte!

Willie                            - (si avvicina a lei) Margot!

Margot                          - (si ferma) Cosa c'è?

Willie                            - Non posso farti andar via così. Ascoltami!

Margot                          - Che vuoi?

Willie                            - Ti ho detto che quel bacio non ha alcuna importanza per me.

Margot                          - Mi dispiace, allora, per la tua intelligenza, se pretendi che non abbia alcuna importanza anche per me. Per me, esso ha, invece, una enorme importanza. Tu hai distrutto in me qualsiasi speranza di felicità. Io mi ritrovo qui nella più fredda desolazione!

Willie                            - Margot, ti supplico...

 Margot                         - Come hai osato invitare quella donna in questa casa? Come hai osato proteggerla contro di me!

Willie                            - Non potevo agire diversamente, ma ti do Ja ' mia parola ch'essa non m'interessa affatto. Darei tutto ciò che possiedo per cancellare quanto è avvenuto. Non mi credi?

Margot                          - Crederti? Sono tornata, spinta dal mio affetto per te. Non potevo più stare lontana un minuto. Tutto il tempo, sulla nave, dicevo: «Più presto! Più presto! ». Quando sono giunta qui, ho fatto le scale di corsa per precipitarmi, tutta felice, fra le tue braccia. E vi ho trovato un'altra donna. In questo momento mi vergogno di non poter odiare nessuno più di te!

Willie                            - Ascolta. Te ne prego...

Margot                          - Non ho altro da dire! (Va verso il fondo. La musica cessa).

Lord Grenham              - (entra da sinistra) Per tutti gli dèi, ma questa è Margot! Cos'hai?

Margot                          - Niente! Niente! Perdonatemi! Willie vi spiegherà! (Esce dal fondo).

Lord Grenham              - Ma cosa diavolo è successo?

Willie                            - Debbo seguirla. Non andartene, capisci, non andartene! Ti Racconterò tutto più tardi. ((Esce dal fondo).

Lord Grenham              - (lo segue con lo sguardo).

Lady Frinton                 - (viene da sinistra) Dov'è Margot?.

Lord Grenham              - L'avete vista?

Lady Frinton                 - Sì, certamente. Cos'è accaduto?

Lord Grenham              - Mary, c'è stata una lite fra Margol e Willie.

Lady Frinton                 - Impossibile! E perché?

Lord Gbenham             - Per quale motivo vi bisticciavate in genere, con vostro marito?

Lady Frinton                 - Per una donna.

Lord Grenham              - Ebbene, questa regola non ammette eccezioni, neppure nel caso di Margot.

Lady Frinton                 - Supponete forse che Willie stia di­ventando il figlio di suo padre?

Lord Grenham              - Al contrario! Egli si è fatto sco­prire.

Lady Frinton                 - Posso fare qualcosa, secondo voi?

Lord Grenham              - Sicuramente! Tornare a casa e pre­gare il Cielo che vi perdoni d'avere invitato Kitty Lake a codesta stupida festa.

Lady Frinton                 - Ah, questa è la causa?

Lord Grenham              - Credo. Almeno so che sarebbe «osi, nel caso mio.

Lady Frinton                 - Oh, che canaglie siete, voi uomini!

Lord Grenham              - Al contrario. Sono i nostri momenti di tenerezza quelli che ci rovinano! Mary, fareste bene a filare. Io mi sono districato varie volte da simili ma­ledette difficoltà, ma non sono altrettanto certo di sal­vare mio figlio con le bugie. Comunque, proveremo! Io posso sembrare un padre alquanto indifferente, ma, credetemi, ho molto affetto per Willie e, soprattutto, ammiro sua moglie.

Lady Frinton                 - Fate bene! Domani m'inviterete a colazione e mi racconterete ogni cosa, capito? (Va verso sinistra). Buona notte, vecchio sciocco. (Esce da sinistra).

Lord Grenham              - (siede sul divano. Entra Willie) Vieni qua. Raccontami ogni cosa.

Willie                            - E' tremendo! Tremendo! L'ho baciata senza darvi alcun peso, proprio nessuno, ti giuro.

Lord Grenham              - E Margot ti ha visto?

Willie                            - Sì.

Lord Grenham              - Sapevo che l'avresti baciata, ma non ti avrei mai creduto così sciocco da lasciarti sor­prendere.

Willie                            - E' stato l'affare d'un secondo! Io non vi ho dato importanza, né riesco a spiegarmelo. T'assicuro, non m'importava nulla di lei.

Lord Gbenham             - Non occorre che me lo spieghi. Avrei agito esattamente come te. Io starò al tuo fianco, Willie, ma, per l'amor del Cielo, quando t'avrò salvato non dimenticare l'esperienza. Credimi, il British Museum è assai più interessante di quanto non appaia dall'e­sterno.

Willie                            - Non so se vorrà scendere! Per amor mio, no davvero. E così le ho fatto "dire che tu desideravi vederla. Intanto giura che mi lascerà.

Lord Grenham              - Non farci caso. Sono sempre queste le prime parole che dicono.

Willie                            - Ma lei parla sul serio.

Lord Grenham              - Sciocchezze! Lascia fare a me. Le dirò la solita storia.

Willie                            - Non fare una cosa simile. Desidero solo che tu le dica la verità.

Lord Grenham              - Ragazzo mio, i mariti separati per codesto delitto dalle mogli che amano, sono più nume­rosi di quello che tu ed io possiamo credere. E' la cosa più comune che capiti al mondo, credi a me. Spegni qualche luce. Bisogna creare un'atmosfera suggestiva. (Willie eseguisce. Lord Grenham accende una sigaretta). Bene, così! (Willie siede). E adesso taci un minuto, debbo concentrarmi e persuadere me stesso che tu hai com­messo una cosa che io sarei incapace di fare.

Margot                          - (apre la porta di fondo).

Lord Grenham              - Grazie, Margot. Vieni qua. (Le fa posto accanto a sé, ma Margot rimane in piedi).

Margot                          - Ebbene?

Lord Grenham              - Quella storia, mia cara, è molto deplorevole e triste.

Margot                          - Mi avete fatta chiamare per dirmi questo?

Lord Grenham              - No davvero! Desidero aiutarti ad accomodarlo.

Margot                          - E vi credete capace di farlo?

Lord Grenham              - Nutro fiducia!

Margot                          - Avete torto. Ho già preso le mie decisioni.

Lord Grenham              - Via! Via! Così agiscono le persone senza criterio, e tu non puoi essere considerata fra que­ste. Willie non aveva nessuno scopo dando quel bacio.

Margot                          - Molto interessante! Vi avrei ritenuto l'unico nomo al mondo capace di comprendere a fondo la cosa.

Lord Grenham              - Mia cara, un innocentissimo bacio, scusa! Che importanza può avere nella vita d'un uomo?

Margot                          - Una grandissima importanza, per chi non è la donna che lo riceve.

Lord Grenham              - Willie! Sul tuo onore: hai mai baciato prima quella ragazza o ne hai baciate altre, du­rante l'assenza di Margot?

Willie                            - (s'alza) Mai, mai. Te lo giuro!

Lord Grenham              - Sta bene! E veniamo alla conclu­sione, adesso. Io non so proprio come tu abbia fatto! (A Margot) Tntta la cosa può definirsi un incidente!

Margot                          - Io sono molto stanca. C'è dell'altro?

Willie                            - Margot, tesoro, cerca di capire, per favore.

Margot                          - Cosa c'è da capire?

Willie                            - Ma non puoi comprendere che...?

Margot                          - Io comprendo che un gruppo di persone ridicole, in travestimenti ancora più ridicoli, sono state invitate in questa casa come pretesto per includervi una nota giovane signora, ben sapendo chi sia costei. Io entro in questa stanza, come chiunque altro poteva entrare, e ti trovo mentre la baci. Questa è una cosa che non posso né comprendere né perdonare... (Va verso il fondo).

Lord Grenham              - Ebbene, non condivido il tuo modo di pensare e, se permetti che io te lo dica, lo trovo me­schino e poco intelligente da parte tua. (La musica at­tacca. S'alza). Figlio mio, Margot è evidentemente una ragazza incapace di capire una qualsiasi cosa!

Margot                          - Ah, sì?

Lord Grenham              - Lo neghi forse?

Margot                          - Certo!

Lord Grenham              - Ebbene, cosa riusciresti a capire, dunque?

Margot                          - Molte cose! Se si fosse trattato d'un giar­dino pieno di tepore e di bellezza, con una magnifica luna splendente sulle acque, per esempio', e un violino che, in lontananza, suonasse una musica" affascinante, e se lei fosse stata per di più una donna attraente, allora sì, avrei potuto capire! (Esce dal fondo).

Lord Grenham              - (voltandosi verso Willie) Tutto que­sto sarà molto bello. Però, che vuoi? Preferisco il Bri­tish. Museum!

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

(Salotto nella villa dì lord Grenham. Una porta in fondo a sinistra dà sul terrazzo e sul parco. A destra in fondo due finestre sul parco. Porte a destra e a sinistra. A destra un caminetto. Sono trascorse due settimane dall'atto precedente. Pomeriggio, dell'alzarsi del sipario, lord Grenham entra dal parco, posa su una sedia cap­pello e bastone, prende alcune lettere sullo scrittoio di sinistra e le apre. Da sinistra entra Roberts, il maggior­domo, con dei giornali, non scorge il lord che quando si avvicina al caminetto e pose i giornali sul divano).

Roberts                         - Mi dispiace, milord, non sapevo ch'ella fosse tornato.

Lord Grenham              - Sono venuto attraverso il giardino. Ho notato che durante la mia permanenza di tre giorni a Londra è stata cambiata tutta la disposizione dei mo­bili in questa stanza. Perché?

Roberts                         - La signora Lynton mi ha ordinato di fare così, milord!

Lord Grenham              - (crollando il capo) Ah, un notevole miglioramento. Ditemi, la posizione geografica di qual­che altra stanza è stata pure mutata?

Roberts                         - Lei troverà anche il suo studio notevol­mente migliorato, milord.

Lord Grenham              - (posa le lettere su un tavolo. Roberts va verso sinistra, s'imbatte in Willie: lo lascia passare, poi esce da sinistra).

Willie                            - Allò, babbo!

Lord Grenham              - Allò, Willie!

Willie                            - Ti sei divertito in città? (Siede sul divano: ha l’aria depressa e compassionevole).

Lord Grenham              - Molto! (Guarda Willie) L'osserva­tore più superficiale potrebbe notare che, durante la mia assenza, i nostri rapporti famigliari non hanno subito mutamenti!

Willie                            - Nessuno! E se, per caso, Margot avesse vo­luto perdonarmi, tua sorella e il Vicario, suo marito, non l'avrebbero permesso. Dacché sei partito non hanno cessato di pregare per i miei 'misfatti. Che gioia per essi che a mia madre sia stato risparmiato tanto dolore! Ca­pirai, sospettano le cose più orrende!

Lobo Grenham              - Sfumerebbe metà della gioia della loro vita se non potessero fare così.

Willie                            - Ogni qualvolta aprono bocca, Margot mi guarda e dice: «Santi! ». E, come ti ho detto stamane per telefono, lunedì Margot mi lascia per recarsi un mese da sua madre! (Con ansia) Cosa debbo fare?

Lord Grenham              - (sorride) Recarti per un mese sui laghi!

Willie                            - Che consiglio sciocco!

Lord Grenham              - Può darsi! Ma se tua moglie so­spettasse menomamente un fatto simile, sua madre non la rivedrebbe per anni.

Willie                            - Tu conosci assai poco le donne come Margot.

Lord Grenham              - So unicamente che tutte le donne sono su per giù eguali.

Willie                            - Mi fai ridere! Perché credi ch'io l'abbia sposata?

Lord Grenham              - Per il medesimo motivo per cui ogni altro uomo sposa la propria moglie, cioè perché crede che essa sia diversa da qualsiasi altra donna da lui conosciuta.

Willie                            - Oh, è tempo sprecato parlare con te.

Lord Grenham              - (accende una sigaretta) Niente af­fatto! Tua moglie ti lascia per quattro mesi, torna e ti trova fra le braccia d'un'altra donna! Fin qua, tutte le mie simpatie sono per lei! Però, il fatto che, da quando è tornata, si rifiuta, nonostante le tue dimostrazioni di affetto, 'di lasciarsi stringere la mano da te, la rende simile a tutte le altre donne, non ti sembra?

Willie                            - (scuote il capo) Non capisci che non può, data la sua natura. Io l'ho fatta inorridire.

Lord Grenham              - Hai fatto di più.

Willie                            - Cosa vuoi dire?

Lord Grenham              - L'hai spaventata. (Essa ha il timore che tu possa ricadere. Perciò ti sta educando, Willie. Piano piano, ma con sicurezza, ti sta mettendo nella situazione di chi non bacerà mai più un'altra donna in vita sua.

Willie                            - Margot è incapace di perdonare, perché è incapace di comprendere.

Lord Grenham              - Vorresti, dunque, farmi credere che Margot, in identiche circostanze, attratta dall'ammira­zione d'un uomo, lusingata nella sua vanità, non avrebbe commesso quello che hai commesso tu?

Willie                            - (stizzito) Ah no, davvero! Come osi sup­porre una cosa simile?

Lord Grenham              - Mi dispiace e mi congratulo molto sinceramente con te! Se, dunque, taluno supponesse che in identiche circostanze tua moglie sarebbe stata un essere umano con te, cosa faresti?

Willie                            - Se si trattasse d'un uomo, lo prenderei a pugni!

Lord Grenham              - Un metodo' molto efficace per inco­raggiare il silenzio! (Prende sul caminetto un astuccio di perle) Bellissime! Per Margot?

Willie                            - Sì.

Roberts                         - (entra da sinistra col tè su un vassoio, che posa sulla tavola da tè, poi esce da sinistra).

Angela                          - (entra da sinistra, allorché Roberts ha posato il tè, va verso il lord).

Roberts                         - (rientra con il dolce che posa sul tavolino da tè).

Willie                            - (prende una rivista e la sfoglia).

Angela                          - (offrendo la gota al lord) Sei tornato, dunque?

Lord Grenham              - (baciandola) Lieto di rivederti, mia cara Angela!

Angela                          - (siede al tavolo da tè) E cos'hai fatto a Londra?

Lord Grenham              - (sorride) Quando un uomo rag­giunge una certa età non gli rimane che osservare ciò che fanno gli altri.

Angela                          - (versa il tè al lord, poi a Willie) Debbo dedurne che tu hai finalmente raggiunto simile età?

Lord Grenham              - Non ancora! (Siede sul divano). Due zollette, per favore!

ànsela                            - E quando ti proponi di raggiungerla?

Lord Grenham              - Lo troverete un giorno annunciato nel « Times » quando sulla stessa pagina pubblicheranno la mia biografia.

Angela                          - (al lord) La tua amica, lady Frinton, lo sa che il tè è pronto?

 Lord Grenham             - La mia esperienza su lady Frinton è ch'ella sa moltissime cose.

Angela                          - Che donna odiosa! Non so' come tu possa sopportare di averla qui.

Lord Gbenham             - E' doveroso, cara sorella, che hi sappia che le intenzioni di lady Frinton nei miei riguardi sono assolutamente rispettabili. Durante gli ultimi dieci giorni ch'essa è stata qui, mi ha fatto l'onere di chie­dermi tre volte per marito.

Angela                          - Non penserai mica di compiere una cosa simile?

Lord Grenham              - In tutta la mia vita mi è sempre riuscito difficile rifintare una qualsiasi cosa a una donna, tranne questa: il matrimonio!

(Willie ride).

Lady Frinton                 - (entra da sinistra, va verso gli altri) Oh, mio caro Grenham, vi ho visto passare dinanzi alla mia finestra, ma avevo così poco indosso che ho resi­stito alla tentazione' di salutarvi. (Angela ha una occhiata d'orrore. Lady, Frinton si rivolge ad Angela) E' pronto il tè, mia cara?

Angela                          - Il tè è pronto da un quarto d'ora.

Lady Frinton                 - Allora non si può più bere. Caro Grenham, suonate il campanello per favore e faremo pre­parare del tè fresco. (Siede al tavolo da tè vicino ad Angela).

Lord Grenham              - (suona il campanello).

Angela                          - Mi stupisco come facciate voialtri a tenere i vostri domestici.

Lady Frinton                 - Non bevendo del tè impossibile, mia cara amica, e non scusandosi presso di loro per un lieve ritardo.

Roberts                         - (entra da sinistra).

Lady Frinton                 - Roberts, per favore, del tè fresco!

Roberts                         - Subito, milady! (prende la teiera).

Lady Frinton                 - Avete visto? Basta ordinare un po' di tè fresco per mostrargli che siamo di una classe su­periore.

Lord Grenham              - Giustissimo! La democrazia non farà progressi finché esisteranno i democratici!

Lady Frinton                 - (sorride al lord, poi si volta verso An­gela) E adesso, mia cara, raccontatemi tutte le cose emozionanti che avete compiuto questo pomeriggio.

Angela                          - Ho riposato sul letto per ben due ore!

Lady Frinton                 - Straordinario! E io dalla finestra del­la mia stanza ero affascinata dalla vista del vostro caro marito, il Vicario, che nutriva le galline con gesti pa­triarcali. Egli poi, all'insaputa delle galline, si mise a sbirciare la mia finestra, dando visibili segni d'interes­samento nel vedermi porre un po' di nero sulle palpebre.

Angela                          - Lady Frinton, mio marito disapprova, non meno severamente di me, codeste usanze!

Lady Frinton                 - (Angela sta per mettere lo zucchero nel­la sua tazza) No, niente zucchero. Sciapa la linea. (Angela le dà la sua tazza e lord Grenham le offre dei dolci. Lady Frinton prende un biscotto) Dov'è Margot? Lo sa che il tè è pronto?

Willie                            - Lo prende in camera sua.

Lady Frinton                 - Davvero? Mi aveva detto che sarebbe scesa.

Willie                            - Ah, sì? Vado a dirglielo. (Esce dalla porta del giardino, sulla cui soglia s'imbatte nel Vicario),

Il Vicario                       - (entrando) Oh, Willie... (Va a sedersi sul divano presso il lord. Angela gli dà la sua tazza di tè, poi comincia a lavorare a maglia).

Lady Frinton                 - (al Vicario) Avete un'aria nervosa, caro Vicario!

Il Vicario                       - Lo sono! Lo sono, infatti! Mi rattrista vedere quei due giovani cosi separati.

Lord Grenham              - Tutta colpa di Margot! Willie ha fatto l'impossibile per rimediare.

Il Vicario                       - Come trattate la cosa con leggerezza! (Rifiuta un biscotto offertogli da Angela) Grenham, ta­lora ho l'impressione che non ricordiate ciò che ha com­messo vostro figlio?

Lord Grenham              - Lo ricordo benissimo, amico mio. Ha baciato una donna, che non era sua moglie, e sua moglie ha avuto la fortuna di coglierlo in fallo!

Il Vicario                       - La fortuna?

Lord Grenham              - Certo. Quante donne di nostra co­noscenza hanno avuto il privilegio di sorprendere i ma­riti fra le braccia di un'altra?

Il Vicario                       - (indignato) Gli uomini di mia cono­scenza non hanno l'abitudine di fare cose simili!

Lord Grenham              - Allora hanno ancora molto da im­parare. (Pausa).

Il Vicario                       - Cara lady, mettetevi nei suoi panni. Sup­poniamo che foste entrata nella vostra stanza e aveste trovato vostro marito tra le braccia d'un'altra, cosa avre­ste fatto?

Lady Frinton                 - Le idee di mio marito in fatto di donne erano piuttosto strane. Se lo avessi sorpreso in simile posizione avrei almeno saputo che aveva final­mente trovato chi poteva insegnargli a giocare a golf!

Lord Grenham              - (ride) Mary, ci sono dei momenti, in cui vi adoro!

Lady Frinton                 - (lanciandogli un bacio) Tesoro! Voi mi colmate di speranza.

Angela                          - Ernesto, tu sprechi il tuo tempo. Mio fra­tello considera suo figlio un eroe per avere infranto il cuore della sua cara moglie. Persino i delinquenti sul banco degli imputati hanno la simpatia di mio fratello.

Lord Grenham              - Niente affatto! Le mie simpatie sa­rebbero tutte per gli altri dodici delinquenti che siedono sul banco dei giurati.

Il Vicario                       - (scuote il capo) Il vostro cinismo è de­plorevole, Grenham! Deplorevole!

Lord Grenham              - Via, via, Vicario, voi prendete la faccenda troppo sul serio. Quali sono i fatti? Willie, spinto dall'ammirazione per una bella donna, si trova oggi in una situazione, sulla quale, per grazia di Dio, voi, Margot, io e molte altre persone vorremmo tro­varci!

Il Vicario                       - Grenham, io prolesto! (Dà la sua tazza ad Angela).

Lord Grenham              - Protesta superflua! Anche voi avre­ste voluto trovarvi nella posizione di Willie, amico mio!

Il Vicario                       - Non ho mai guardato altra donna in vita mia, oltre mia moglie!

Lord Grenham              - Nemmeno Willie, se non fosse stato colto in flagrante!

Angela                          - Che uomo malvagio sei!

Lord Grenham              - Un uomo che capisce, mia cara, che accetta i fatti elementari della vita! Uomini e donne ar­dono dal desiderio d'essere apprezzati. Questa è la mag­giore forza motrice in questo mondo! E ognuno di noi - a modo suo - vi soccombe. Questo, naturalmente, non esclude che vi sia qualcuno che, invece di comprare dal calzettaio un paio di pedalini per il curato, preferisce starsene a casa a fare la calza.

Angela                          - (fermandosi) Se alludi a me, Grenham, io ho fatto i pedalini per molti curati.

Lord Grenham              - Non ho detto altro, tesoro! Margot          - (da sinistra, col cappello e una lettera in mano) Parlavate male di me? (Va a baciare lady Frynton, poi stringe la mano di Angela, quindi posa il cappello su un tavolo).

Lord Grenham              - No, tesoro, mi sforzavo semplice­mente di persuadere il Vicario che una bella donna può farci apparire il cielo assai più vicino di quanto non ci voglia far credere lui. Questo, naturalmente, vale an­che per un bell'uomo.

Margot                          - Ne sono lieta. (Al lord) Sbaglio, dicendo che ho ispirato io una simile banalità?

Lord Grenham              - Non sbagli.

Margot                          - (sospira) Vi sarei molto grata se una volta tanto mi lasciaste fuori dai vostri discorsi.

Il Vicario                       - Sono desolato di vedere voi e Willie così estranei l'uno all'altra.

Margot                          - Bisogna perdonarmi se non sono capace di prendere il posto di miss Lake tra le braccia di mio marito con la stessa rapidità con cui lei prese il mio! Nessuno ha un francobollo?

Lord Grenham              - (sorride) lo ne ho, per fortuna (glielo dà).

Margot                          - Grazie mille!

Lady Frinton                 - Vorrei proprio sapere cosa vi ha fat­to andare così improvvisamente a Londra, l'altra mattina.

Lord Grenham              - (dopo una pausa) L'onore d'una si­gnora alla quale sono assai devoto.

Lady Frinton                 - Lo sapevo che c'entrava una donna.

Lord Grenham              - Sì, ma non ero io l'uomo. L'uomo, cui alludo, mi aveva scritto circa la signora, ma invece di rispondergli per lettera, ho preferito rivolgermi a lui personalmente.

Lady Frinton                 - Come si chiama la signora?

Lord Grenham              - (pausa, poi molto serio) Se ve lo dicessi nessuno di voi lo crederebbe.

Angela                          - lo personalmente non desidero saperlo. (Si alza, prende il suo lavoro e va verso la porta del giar­dino) Vado a riempirmi la mente e il corpo con aria più pura! Ernesto, vado a passeggiare.

Lord Grenham              - (sorride al Vicario) Il che significa: Ernesto, vieni a passeggiare anche tu.

Il Vicario                       - Ma questo mi piace, Grenham, questo mi piace! (Segue Angela che è uscita dalla porta del giardino).

Lady Frinton                 - (lo segue con lo sguardo e ride).

Margot                          - (siede al posto di Angela e si versa del tè) Mi sorprende che gli zìi ci tengano a trascorrere con voi le loro vacanze.

Lord Grenham              - La mia casa è fornita di ogni co­modità, il vitto è eccellente e in cuor loro mi vogliono abbastanza bene per venir qui a mettermi il disordine in casa una volta l'anno!

Margot                          - Questo si potrebbe evitare se voi tornaste ad ammogliarvi.

Lord Grenham              - D'accordo! Ma chi mi prenderebbe?

Lady Frinton                 - Io!

Lord Grenham              - Cara Mary, non ho intenzione di farmi prendere cosi presto da voi.

Lady Frinton                 - (s'alza e va verso il lord) Voi non lo sapete, Grenham, ma hanno fatto molte maldicenze sul conto nostro.

Lord Grenham              - Impossibile! E perché?

Lady Frinton                 - (sedendogli vicino) Sono stata io a provocarle.

Lord Grenham              - Voi?

Lady Frinton                 - Sì, io, e deliberatamente mi sono stabilita qui, con la ferma intenzione di governare la vostra casa. Avete conosciuto un'altra donna che si sia assunta questo impegno senza nutrire grandi speranze?

Lord Grenham              - No, mai!

Lady Frinton                 - Io ho molta simpatia per voi e mi sono messa in testa di sposarvi.

Lord Grenham              - Mia cara, non prendete decisioni affrettate. Ripensateci, tornate da me fra cinque anni e, se avete ancora le stesse intenzioni, ci rifletterò!

Lady Frinton                 - Inutile, Grenham! Ci siete prede­stinato.

Lord Grenham              - Cara Mary, io sono incorreggibile.

Margot                          - Storie! Avete già un piede nell'ufficio dello Stato Civile.

Lady Frinton                 - (sospira) Sì, ma l'altro, purtroppo, è ancora ben piantato nel British Museum. (Si alza e va verso sinistra) Tuttavia, fra le altre qualità che io pos­seggo e che vi raccomando, Grenham, c'è la mia fer­mezza di carattere. (Esce).

Margot                          - E se una donna se l'è messo in mente...! E' così simpatica. Perché non la sposate?

Lord Grenham              - Sarebbe un grave errore da parte d'un giovanotto con le mie elastiche tendenze sposare chicchessia, per ora. Inoltre non potrei sopportare il di­stacco dalla mia libertà.

Margot                          - Piuttosto egoista, vero?

Lord Grenham              - Non credo! Non ti sei goduta an­che tu la libertà in Egitto?

Margot                          - Non mi è mai passato per la testa di essere libera.

Lord Grenham              - Peccato!

Margot                          - Perché?

Lord Grenham              - Ti avrebbe giovato a capire e a per­donare più rapidamente Willie!

Margot                          - Spero non abbiate dimenticato la promessa di non toccare mai più simile argomento.

Lord Grenham              - Non l'ho dimenticata. Mi limito a constatare che non sei ancora in grado di perdonare il tuo colpevole marito!

Margot                          - Per l'ultima volta, perdonerò Willie quan­do piacerà a me.

Lord Grenham              - Non aspettare troppo!

Margot                          - Cosa vuoi dire?

Lord Grenham              - Voglio dire che persino la novità di corteggiare una moglie deliziosa, ma riservala, può stancare un nomo!

Willie                            - (entra da sinistra, guarda Margot).

Lord Grenham              - Oh, caro Willie!... Margot, l'avevo dimenticato... vorresti farmi un favore?

Margot                          - Non desidero altro.

Lord Grenham              - Sei un angelo!... Col treno delle se­dici e cinquantacinque deve arrivare un mio giovane amico. Siccome ho promesso al vecchio Garnet, che sta poco bene, di andare a fargli una visita, potrebbe darsi ch'io non sia di ritorno a tempo per riceverlo. Vuoi of­frirgli tu una tazza di tè e occupartene finché sarò tornato?

Willie                            - Chi è?

Lord Grenham              - Un giovane che tu non hai mai veduto, ma che ti riuscirà simpatico.

Willie                            - (seccato) Bell'idea invitare qui un estraneo in questo momento!

Lord Grenham              - Ottima idea, ragazzo mio! M'è ba­lenato a Londra il sospetto che la nostra diagnosi sul caso di Margot sia completamente sbagliata: noi la cu­riamo come un cuore infranto! Invece una subitanea e felice ispirazione mi ha convinto che non si tratta di questo! E' una malattia molto comune, e la cura neces­saria è semplicemente quella di ridarle il buon umore.. E io credo che il nostro giovane amico ci potrà note­volmente aiutare. (Prende e bacia la mano di Margot) Dio ti benedica! (Esce dal giardino dopo aver preso cap­pello e bastone).

Margot                          - (prende un giornale sul divano, vi siede e legge).

Willie                            - Margot, ho sopportato l'impossibile, ma ora bisogna sistemare la faccenda una volta per sempre! (Margot tace). Posa quel giornale!

Mabgot                         - (leggendo) Sono immersa nella storia d'una donna che ha perdonato quattro volte a suo marito e che sta facendo ora ciò che doveva fare la prima volta, (Willie le strappa il giornale di mano, gettandolo in giar­dino. Margot ne raccatta un altro sul divano e sì mette a leggere) Ebbene?

Willie                            - Per quanto tempo ti proponi di trattarmi ancora così?

Margot                          - Ti ho già detto che si tratta d'una cosa estranea alla mia volontà.

Willie                            - (ride) E tutto questo per un unico bacio che ho dato ad una donna!

Margot                          - Anche se fosse l'unico, dimentichi che io l'ho veduto, occorre che riesca ad allontanare dalla mia mente l'immagine di miss Lake tra le tue braccia perch'io possa prendere il suo posto.

Willie                            - E' una disperazione! Ma non vedi... non vedi ch'io sono sinceramente pentito?

Margot                          - Può un uomo pentirsi d'aver baciato una bella donna?

Willie                            - Certo!

Margot                          - No, caro. Il tuo pentimento deriva dal fatto d'essere stato sorpreso mentre la baciavi, il che significa che un'altra volta prenderai le precauzioni ne­cessarie.

Willie                            - Non resisto più a lungo. Se non sei capace di perdonarmi, perché non farla finita e separarci?

Margot                          - Supponiamo che tu fossi entrato in una stanza e mi avessi trovata mentre mi baciavano come io ti ho visto baciare miss Lake. Come ti comporteresti verso di me?

Wellie                            - Questa ipotesi è assurda!

Margot                          - Scusa, non sono un essere umano come te? (Willie tace). Ammettendo dunque tale ipotesi, mi avre­sti rivolto ancora la parola?

Willie                            - No.

Margot                          - Perché dovrei farlo io, dunque?

Willie                            - Perché la cosa è ben diversa.

Margot                          - Come?

Willie                            - Perché tu l'avresti fatto solo essendo inna­morata di quell'uomo, mentre io non lo ero.

Margot                          - Caro mio, vorrei che gli uomini conosces­sero un po' meglio le donne! Dimmi, cosa sarebbe suc­cesso se io non fossi tornata quella sera?

Willie                            - Nulla!

Margot                          - Se dici così, si vede che conosci ben poco te stesso o miss Lake.

Willie                            - Non capisci? Mi sentivo solo, seccato. Essa era una compagnia divertente. Non era serio, te lo giuro. (Le prende una mano) Margot, ti scongiuro! Fam­mi il favore... l'annuii il favore (le bacia il palmo della mano).

Margot                          - Che novità è questa? (Ritira la mano) Te l'ha insegnato miss Lake?

Willie                            - (s'alza) Oh, maledetta miss Lake! Male­detto tutto! (Esce da sinistra).

Margot                          - (lo guarda uscire, sorridendo).

Lord Grenham              - (entra dal giardino con cappello e ba­stone in mano) Dov'è Willie?

Margot                          - Non lo «o. So soltanto che mi ha lasciata di pessimo umore.

LoR» Grenham             - (la guarda) Mi dispiace. Non ti dimenticherai di occuparti del mio giovane amico?

Margot                          - Gli offrirò una tazza di tè e lo affiderò a Willie.

Lord Ghenham             - A dire il vero, non credo che Wil­lie troverà molto di suo gusto il mio giovane amico che viene qui per il week-end!

Margot                          - Perché no?

Lord Grenhan               - Non lo saprei! E' molto simpatico. Un australiano. (Moto di Margot). A proposito, ora che ci penso, ricordo ch'egli mi ha detto di essere stato in Egitto. E, se ci penso meglio, doveva esserci stato con­temporaneamente a te.

Margot                          - (cerca dominarsi) Davvero? (Prende un gior­nale).

Lord Grenham              - E' una persona simpatica e credo che a te piacerà. (Pausa). Si chiama Willocks!

Margot                          - (per non smascherarsi, finge di leggere il gior­nale).

Lord Grenham              - A proposito, non hai mica incon­trato laggiù una signora che si chiamava Margherita Spalding?

Margot                          - (molto turbata) Io? E perché?

Lord Grenham              - Ero semplicemente curioso di sa­pere. Questo giovane si è innamorato di lei e - in­vece di tornarsene direttamente in Australia, come le aveva detto - sta trascorrendo alcune settimane in In­ghilterra alla ricerca di lei. (Pausa). Ma ora debbo pro­prio andar via. (Sulla soglia della porta del giardino) Margot, non si sa mai con questi giovani, ma al mio ritorno non sarei punto sorpreso udendo che non è giunto col treno delle sedici e cinquantacinque. (Esce, prendendo cappello e bastone).

Margot                          - (è assai sconvolta, getta via il giornale. Suona con forza il campanello, poi va a prendere il cappello da lei posto su un tavolo.

Roberts                         - (entra da sinistra).

Margot                          - L'automobile è già andata alla stazione per il treno delle sedici e cinquantacinque?

Roberts                         - Sta per andar via.

Margot                          - Fermatela, svelto! Non state lì fermo a guardarmi. Dite all'autista che vengo anch'io alla sta­zione.

Roberts                         - (esce da sinistra).

Margot                          - (va verso il giardino, guarda fuori).

Ancela                           - (entra da sinistra appena uscito Roberts) Sono curiosa di sapere se - dopo il pranzo - ci can­terai quella...

Margot                          - (eccitata, tornando verso la ribalta) Io non tatuerò mai più! (Esce da sinistra sbattendo la porta).

Angela                          - (si volta a guardarla. Stupita del contegno di

 Margot, scorge il giornale che Willie ha buttato in terra, lo raccatta, lo piega e lo posa sul tavolo).

Roberts                         - (entra da sinistra e va verso la porta del giar­dino).

Angela                          - (va a prendere la sua cartella da scrivere su un tavolo presso il caminetto).

Il Vicario                       - (entra da sinistra) Cosa è mai successo alla nostra cara Margot? E' andata via in macchina senza nemmeno infilare un mantello!

Angela                          - Ernesto, sono contenta di tornarmene a casa nostra lunedì.

Il Vicario                       - Anch'io, mia cara! Questa casa è molto comoda, il vitto è ottimo, proprio ottimo, però ogni anno che vengo qui mi accorgo che non esiste luogo migliore della propria casa!

Angela                          - (esce da sinistra).

Willie                            - (entra da sinistra).

Il Vicario                       - Vuoi il « Times », Willie?

Willie                            - No! Sapete dove sia Margot?

Il Vicario                       - E' andata via un momento fa in un at­teggiamento che potrei definire di grande infelicità.

Willie                            - (avviandosi verso il giardino) Da che parte è andata?

Il Vicario                       - Inutile seguirla. Ha preso la macchina.

Willie                            - La macchina? Ma se la macchina è andata alla stazione per il treno delle sedici e cinquantacinque.

Il Vicario                       - Ebbene, c'è andata anche lei.

Roberts                         - (entra da sinistra lasciando la porta aperta: ha un biglietto da visita su un vassoio. Lo porge a Wil­lie) Non mi riesce di trovare lord Grenham e que­sto signore è giunto or ora.

Willie                            - (guarda il biglietto) Sta bene! Conduce­telo qui.

Roberts                         - (esce da sinistra).

Willie                            - (legge forte) « Mister John Willocks »! (Poi posa il biglietto).

Roberts                         - (rientra, seguito dal signor Willocks, un bel­l'uomo di circa trentanni, vestito con eleganza; annunzia) Il signor Willocks (poi esce).

Willie                            - (tende la mano a Willocks) Fortunatissimo!

John                              - Piacere mio! Siete il signor Tatham?

Willie                            - Precisamente.

John                              - Sapete certamente che trascorrerò qui il mio week-end.

Willie                            - Sì, e ne sono ben lieto. Mio padre ha do­vuto uscire per visitare un vecchio amico, ma tornerà fra poco. Accomodatevi!

John                              - (siede su una seggiola) Grazie. (Willie siede sul divano). Volevo venire in treno, ma, essendo un così magnifico pomeriggio e desiderando vedere il più pos­sibile la campagna inglese, sono venuto in macchina.

Willie                            - Non vivete in Inghilterra, dunque?

John                              - No, sono australiano.

Willie                            - Un tè o un wisky?

John                              - No, grazie mille. Che delizioso luogo, questo!

Willie                            - Abbastanza! Sono lieto che vi piaccia.

John                              - Moltissimo. E vostro padre è stato assai gen­tile d'invitarmi qui. Io sono, più o meno, estraneo per lui.

Willie                            - Davvero?

John                              - Proprio così. Non avrei mai creduto, scriven­dogli quella lettera, di trovare una persona così gentile.

Willie                            - Quale lettera, scusate?

John                              - Ah, non ve lo ha detto?

Willie                            - No.

John                              - Mi sono presentato a vostro padre nel più strano dei modi. (Ride un po' triste). Stando all'estero, ho conosciuto per caso nel mio albergo una signora che vi abitava sola. Quando la conobbi avevo l'intenzione di partire il sabato di quella settimana... ma fui così at­tratto e provai tanta simpatia per lei, da posporre la partenza di sette giorni.

Wiixie                           - (tendendo il portasigarette) Una sigaretta?

John                              - No, grazie. (Wiliie fuma). Ci vedemmo spes­so e diventammo molto amici. Era inevitabile sin dall'inizio. M'accorsi subito d'esserne innamorato e - seb­bene vostro padre sia d'altro avviso - io crederò sem­pre che anche lei lo fosse.

Willie                            - E poi?

John                              - Una mattina la cerco. Irreperibile. Chiesi al direttore dell'albergo e seppi che era ripartita la mat­tina stessa per l'Inghilterra senza lasciare una parola o un rigo per me!

Willie                            - Straordinario! Ma cosa c'entra mio padre?

John                              - Un giorno, parlando, lei ne fece il nome. Pa­reva lo conoscesse bene. Appena giunto a Londra, gli scrissi, chiedendogli se poteva aiutarmi nel rintracciarla.

Wuxie                           - E mio padre la conosceva?

John                              - Benissimo.

Wiixie                           - (piuttosto seccato) Allora tutto è a po­sto, no?

John                              - Non completamente. Egli le ha scritto, chie­dendole il permesso di danni il suo indirizzo.

Willie                            - E lei, indubbiamente, lo permetterà.

John                              - Credo e spero di sì!

Willie                            - Oh, certamente. Non ci furono litigi tra voi?

John                              - Litigi? Ma non dimenticherò mai l'ultima sera, in cui la vidi. F così difficile a descriversi. Do­vrete figurarvi un magnifico giardino tutto incanto e pro­fumi. Dinanzi a noi, il riflesso di una bellissima luna nelle acque.

Willie                            - Scusate, si tratta dell'Egitto, per combina­zione?

John                              - Già.

Willie                            - Continuate!

John                              - Un violinista che suonava divinamente - vi assicuro, divinamente - ci faceva giungere da lontano la sua musica meravigliosa! (Stende le braccia) E' stata la notte più bella della mia vita e - contemplandola fra le mie braccia - compresi che tutto ci era favore­vole, che tutto era meraviglioso! Vedendola, poi, risa­lire i gradini dell'albergo, non avrei mai creduto di vederla per l'ultima volta. (Pausa. Willie lo guarda fisso). L'indomani mattina, apprendendo la sua partenza, decisi di lasciarla stare e di tornare in Australia. Ma Poi non ne ebbi la forza. Capii che non potevo vivere senza di lei e decisi, invece, di venirmene in Inghilter­ra. Appena arrivato, scrissi a vostro padre... Non so pro­prio perché io debba annoiarvi con tutte queste storie!

Willie                            - Al contrario. Potrei esservi utile. Era bruna?

John                              - No. Tiziano.

Willie                            - Occhi grigi?

John                              - Perfettamente celesti.

Willie                            - (dopo una pausa) E perché la credete in­namorata di voi?

John                              - Una donna del suo tipo non bacerebbe mai un uomo, se non ne fosse innamorata.

Willie                            - Ah, essa vi ha baciato?

John                              - Certamente! Non m'importa ciò che vostro padre dice. Io so che lei mi amava, ma non mi spiego la sua brusca partenza.

Willie                            - Non disperatevi, signor Willocks. A suo tempo ve la spiegherete.

John                              - Speriamo.

Wiliie                            - (s'alza, suona il campanello) Sono certo che, intanto, avrete piacere d'essere condotto nella vostra stanza.

John                              - Grazie, volentieri! (s'alza).

Robebts                         - (entra da sinistra).

Willie                            - Conducete il signor Willocks nella sua stanza!

Robebts                         - Sissignore   - (apre la porta per John).

John                              - Ci rivedremo più tardi.

Willie                            - Certamente.

John esce, seguito da Roberti; Willie, evidentemente seccato, vorrebbe andare in giar­dino, ma vede venire Margot. Va a sedere sul divano leggendo un giornale).

Margot                          - (entra dal giardino, col cappello in mano; si ferma, osserva Willie, poi si guarda attorno, evidente­mente molto in pena) Sei mica uscito?

Willie                            - No, sono sempre rimasto seduto qui. Fun­ziona di nuovo bene l'automobile?

Margot                          - Credo. Ci sono andata solo per un breve tratto. (Pausa. Lo osserva, sperando di capire U suo stato d'animo) Hai una sigaretta?

Willie                            - Credo. (Posa il giornale, le porge una si­garetta, gliela accende e si rimette a leggere).

Mahcot                          - Grazie. A proposito, dov'è il giovanotto che doveva venire per il week-end?

Willie                            - Il giovanotto?!... Non viene.

Margot                          - Non viene? (Cerca d'apparire naturale) Come mai?

Willie                            - Non lo so. Ha telefonato dicendo d'un te­legramma e della sua immediata partenza per l'Austra­lia. Non ho badato molto a quanto ha detto. Comunque scriverà.

Margot                          - (cela a stento il suo sollievo) Che peccato! Tuo padre sarà deluso.

Woxie                           - Non lo credo! (Riprende U giornale).

Margot                          - (l'osserva tutto U tempo, posa U cappello su un tavolo) Willie!

Willie                            - (indifferente) Cosa c'è?

Margot                          - Ho molto riflettuto, mentre ero fuori, a ciò che mi ha detto tuo padre prima della sua partenza: è un errore per due giovani sposi separarsi per un luo­go troppo lontano e troppo a lungo.

Willie                            - Aveva ragione.

Margot                          - Ho pensato come ho fatto male a non se­guire il suo consiglio.

Willie                            - E' un po' tardi ormai per crucciarsi!

Margot -                        - Senti, vorrei dirti qualche cosa, ma tu la rendi tanto difficile... (lo sguardo di lei cade sul bigliet­to da visita: emette quasi un grido).

Willie                            - Ebbene? Avanti!

Mabgot                         - Oh, niente... Te lo dirò quando sarai meno indifferente... (Va verso un tavolino a sinistra, siede e si mette a scrivere, mentre dice) Chissà se ho il tempo di scrivere due righe a mia madre, prima che parta la posta.

Willie                            - Tutto il tempo che vuoi! (la osserva men­tre scrive).

Lady Frinton                 - (entra da sinistra).

Margot                          - Vieni un minuto con me fino alla posta?

Lady Frinton                 - Volentieri! Mi preparate un cocktail, caro Wiliie?

Wuxie                           - (s'alza) Devo uscire un momento. (Va verso il giardino) Non vi dispiace d'attendere sino al mio ritorno?

Lady Frinton                 - Se non dura troppo a lungo... Ha parlato per un quarto d'ora col Vicario. Ho bisogno di un 'sostegno alcoolico.

Willie                            - Torno subito. (Esce dal giardino).

Margot                          - (corre a vedere se è andato via, poi con la lettera in mano va dalla lady).

Lady Frinton                 - Cara Margot, cosa succede?

 Margot                         - Ascolta! Fa presto presto! Consegna que­sto biglietto, senza farti vedere da nessuno, ad un uomo, che tu non conosci, un estraneo che si trova qui in casa da qualche parte.

Lady Frinton                 - Cosa dici?

Mahcot                          - Non posso spiegarti. E' necessario ch'egli riceva il biglietto prima ch'io lo veda. Non capisci? E' una persona che ho conosciuto in Egitto.

Lady Frinton                 - Oh, tesoro, che ricordi risvegli in me! Ma dove lo troverò?

Margot                          - Gli avranno certamente dato la stanza an­cora libera per gli ospiti. Sarà lì, ora. Te ne supplico; se non lo riceve, sono perduta.

Lady Frinton                 - Che terribili cose dobbiamo soppor­tare noi donne! Non temere, tesoro, troverò quel bruto! (Esce da sinistra).

Lord Grenham              - (entra dal giardino, posa su una sedia cappello e bastone) Ebbene, cara Margot, come va?

Margot                          - Salute ottima, notevolmente sostenuta dal mio eccellente stato d'animo.

Lord Grenham              - E cosa hai fatto oggi nel pome­riggio?

Margot                          - Un piccolo giro in macchina, sono rinca­sata e ho scritto una lettera.

Lord Grenham              - Benissimo!... A proposito, è venuto il nostro giovane amico?

Margot                          - (finge di non capire) E nostro giovane amico? Ah, l'australiano che aspettavate?

Lord Grenham              - Proprio luì.

Margot                          - No, non è arrivato e non viene.

Lord Grenham              - Non viene?

Margot                          - (siede a destra del lord) Così mi ha detto Willie. Gli ha parlato per telefono. Pare che un tele­gramma lo abbia richiamato a casa e che parta domani per l'Australia.

Lord Gbenham             - (sorride) Non è magnifico, di'?

Margot                          - Perché? Non volevate che venisse?

Lord Grenham              - Altro che! Ma preferisco ancor più the parta per l'Australia.

Margot                          - Perché invitarlo, allora?

Lord Grenham              - (la guarda) Non lo sai proprio perché l’ho invitato?

Margot                          - (stupita) E come dovrei saperlo, io?

Lord Grenham              - Cara Margot, puoi permetterti di essere generosa. Non ho mai pensato neppure lontana­mente di dirlo a Willie.

Margot                          - Dirgli che cosa? Ma di che state mai par­lando?

Lord Grenham              - (sorride) Sta bene!... Io ho invi­tato qui il signor Willocks per due motivi: primo, ho pensato che la sua presenza potesse giovare ai tuoi sen­timenti verso Willie; secondo, preferivo ch'egli t'incon­trasse alle sedici e cinquantacinque alla stazione, anzi­ché in qualche locale pubblico, accompagnata magari da tao marito! Sapevo che, incontrandoti alle sedici, sa­rebbe ripartito immediatamente per Londra col treno delle diciassette e venti.

Margot                          - Posso farvi una domanda?

Lord Grenham              - Prego.

Margot                          - Siete impazzito o l'alcool vi dà alla testa?

Lord Grenham              - Come vuoi! Il signor Willocks è andato in Australia e l'incidente è chiuso.

Margot                          - No, scusate, non è chiuso affatto. Desidero sapere che rapporto esiste tra ine e il signor Williams, se così si chiama.

Lord Grenham              - (sorride) Willocks, prego!

 Mabcot                         - Ebbene, parlate!

Lord Grenham              - E' proprio necessario, visto che è andato in Australia?

Margot                          - Assolutamente necessario.

Lord Grenham              - Sta bene. Il signor Willocks ha co­nosciuto in Egitto, allorché c'eri pure tu, una vedova che si chiamava Margherita Spalding e se ne è innamo­rato. Accortasi di questo ed essendosi comportata - di­ciamo così   - piuttosto scioccamente, dato che essa non era innamorata di lui, ma di suo marito, pensò di fug­gire.

Margot                          - Ma avevate detto che era una vedova.

Lord Grenham              - Non l'ho detto io. Lo ha detto lei ch'era vedova.

Margot                          - Straordinario!

Lord Grenham              - Proprio così. Straordinario! Pare che abbia dichiarato d'essere mia amica personale. Al­lora lui, amandola con passione - invece di tornare in Australia come aveva detto a lei - , è venuto in Inghil­terra nella speranza d'incontrarla. La prima cosa che ha fatto arrivando è stata di scrivermi, chiedendomi se co­noscessi Margherita Spalding e se volevo aiutarlo a rin­tracciarla.

Margot                          - E voi la conoscevate?

Lord Grenham              - Sì, ma non sotto quel nome.

Margot                          - Una storia emozionante! E come avete sco­perto che la conoscevate?

Lord Grenham              - E' bastato che mi descrivesse il giar­dino in cui trascorsero assieme la loro ultima serata, e poi il ritratto della signora.

Mahcot                          - Chi è, ripeto?

Lord Grenham              - Dici stri serio?

Margot                          - Certo: è così emozionante.

Lord Grenham              - Margot Tatham!

Margot                          - (dopo una pausa) Dite sul serio? (lo fissa).

Lord Grenham              - Certo.

Margot                          - Volete suonare il campanello?

Lord Grenham              - Per che motivo?

Margot                          - Desidero che raccontiate questa storia a Willie.

Lord Grenham              - (s'alza, va verso il campanello, poi si volta verso di lei) Margot, non essere sciocca, non assumeresti questo atteggiamento, se quell'uomo non fosse partito.

Margot                          - Rimpiango solo che quel giovanotto sia par­tito! Suonate per favore. (Willie entra dal giardino) Oh, ecco Willie! Volete raccontargli per piacere ciò che sta­vate raccontando a me?

Lord Grenham              - Più tardi, mia cara. Da quanto ho saputo, Willie, il mio giovane amico non è potuto ve­nire. E' partito per l'Australia, vero? (Willie tace). Gli hai parlato per telefono, no?

Willie                            - Non gli ho parlato.

Margot                          - Ma se tu mi hai detto..,

Willie                            - (guardandola) Avevo un motivo per dire così. Egli è qui.

Lord Grenham              - (trasalisce) Qui?

Willie                            - Scenderà a momenti.

Margot                          - Egli è qui, hai detto?

Willie                            - Già.

Margot                          - Che scopo avevi, raccontandomi che era partito per l'Australia?

Willie                            - (avvicinandosi a lei) Ecco, sarà interessante assistere all'incontro fra te e l'uomo nelle cui braccia ti trovavi mentre la sera calava sul giardino tutto pro­fumo e incanto.

Margot                          - Nelle cui braccia io...?!

Willie                            - E che ti vide per l'ultima volta, mentre sa­livi i gradini del tuo albergo. Vorresti negarlo?

Margot                          - L'ho già negato a tuo padre, ma egli non mi crede. Non rischierò quindi la stessa cosa con te. Lascio questo compito al signor Wilcox, o comunque si chiami. Vuoi avere la gentilezza di mandarlo a chia­mare? (Willie non si muove. Pausa. I due uomini la guardano). Tra i vari difetti di cui abbondi, bisogna forse includere anche la sordità?

Willie                            - (va verso il giardino; lord Grenham lo segue).

Lady Frinton                 - (entra da sinistra) Ho impostato la tua lettera, tesoro. L'ho data personalmente al postino. Ole uomo strano! Non ha detto ne sì, né no, ne grazie tante. Non ha fatto che fissarmi. Spero che quello sciocco capisca cosa significhi imbucare una lettera. (Va verso il caminetto) Dov'è il mio cocktail, Willie?

Willie                            - Tra un minuto ve lo preparo.

Lady Frinton                 - (guardando i presenti) Ma cos'è suc­cesso a tutti voi?

Lord Grenham              - Nulla, mia cara Mary, proprio nulla. Ci rendereste un grande favore se per qualche minuto te­neste lontani da questa stanza il Vicario e mia sorella.

Margot                          - Nemmeno per sogno. Avrei piacere che fossero presenti.

Lady Frinton                 - Ma cosa accade?

Margot                          - Pare che in questa casa ci sia un uomo che, mentre si trovava in Egitto, avrebbe trattato una donna in un modo che non esito definire vergognoso.

Lady Frinton                 - Ma tu, cosa c'entri?

Margot                          - Mio suocero e mio marito ini accusano sem­plicemente di essere quella donna.

Lady Frinton                 - (avanzando varso lord Grenham e Willie) Insolenti! Sfacciati! Temo che non sarò più capace di rivolgervi la parola. (Chinandosi su Margot e prendendole il braccio) Non curarti di loro, tesoro: essi non sanno quel che si fanno. (Sussurrando) Coraggio! Egli aveva ben poco indosso, ma, da quanto si poteva vedere, aveva l'aria di un gentiluomo.

John                              - (da dentro a sinistra) Dov'è lord Grenham?

Lady Frinton                 - (alla destra di Margot) Coraggio, te­soro, coraggio!

John                              - (entra da sinistra, vede il lord, va verso di lui e gli stringe la mano) Come va, lord Grenham?

Willie                            - (prende John per il braccio e lo conduce verso Margot, che si è alzata avanzando di un passo) Non credo necessario presentarvi, suppongo che abbiate già co­nosciuto la signora.

John                              - (fissa Margot, esita alcuni secondi) Purtroppo non ho mai avuto questo piacere.

Margot                          - Molto lieta, signor Williams.

John                              - (tenendole gli occhi addosso, stringendole la mano) Scusate, Willocks.

Willie e lord Grenham - (si fissano stupefatti).

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

(La stessa scena del secondo atto. L'indomani mattina. Angela siede sul divano lavorando a maglia. Il Vicario entra da sinistra).

Il Vicario                       - La dolorosa scena fra Margot e Willie, alla quale, purtroppo, ho assistito iersera, mi ha molto turbato ed ha inoltre completamente sconvolto le mie funzioni digestive.

Angela                          - Quantunque fremessi di sdegno per l'infame accusa che Willie lanciava contro quella cara ragazza, io sono rimasta, perché mi godevo ogni minuto di quella scena. E per la stessa ragione sei rimasto tu!

Il Vicario                       - Nego. Non ho mai passato una serata I più spiacevole in vita mia e, finché vivrò, non dimenticherò il nome con il quale tuo fratello mi ha chiamato I in risposta ad una mia semplice osservazione.

Angela                          - E' la terza volta che me lo dici. Ma come ti ha chiamato mio fratello?

Il Vicario                       - Con un nome che io mi vergognerei di pronunziare in presenza di qualsiasi donna. (Va verso la credenza in fondo) Sarei curioso di sapere se c'è del bi­carbonato in casa.

Angela                          - In questa casa, no. Qui si soddisfano richie­ste come le tue in modo molto più positivo. (Indicando il cognac col soda) Troverai una quantità di brandy e soda e, di nascosto dei tuoi parrocchiani, io al posto tuo ne berrei un bicchiere.

Il Vicario                       - Per molto ragioni sarò felice di ricon-durti a casa e, se non fosse che qui possiamo essere utili a quella cara ragazza, partirei oggi stesso.

Angela                          - Sì, Ernesto. (Alzando gli occhi) Di', non è proprio possibile che quella donna fosse Margot?

Il Vicario                       - Angela, ti rendi conto di ciò che dici?

Angela                          - (pausa) In un certo modo mi dispiace che non sia lei.

Il Vicario                       - Ti dispiace che? Ma lo sai che sei pro­prio strana questa mattina!

Angela                          - (smettendo di far la calza) Quando si rag­giunge la mia età, facendo la calza, senza alcun ricordo-, è una cosa molto, molto stupida.

Il Vicario                       - Ma tu hai me, cara Angela!

Angela                          - (guardandolo) Lo so, tesoro! Ma non per questo io faccio la calza con maggiore sveltezza.

Il Vicario                       - Angela, non rimpiangerai mica di essere stata una brava donna?

Angela                          - Ho rifintato la sola occasione che avrebbe potuto fare di me una donna diversa.

Il Vicario                       - Cosa vuoi dire?

Angela                          - Ricordi il signor Tuke?

Il Vicario                       - L'arcidiacono Tuke?

Angela                          - Già, ma ricordi quando era ancora il signor Tuke, il tuo curato? Anni fa, un giorno in cui ti eri re­cato a visitare i poveri, egli mi chiamò e mi disse che sua madre avrebbe avuto tanta simpatia per me, se mi avesse conosciuta.

Il Vicario                       - Ebbene?

Angela                          - La settimana successiva, essendo tu andato di nuovo dai tuoi poveri, mi chiamò e mi disse quanta simpatia avrebbe avuto per me sua sorella, se mi avesse conosciuta.

li Vicario                       - Continua!

Angela                          - La settimana successiva mi chiamò e mi disse... (pausa; guarda il Vicario) ...quanta simpatia aveva lui per me!

Il Vicario                       - (sbalordito) Tuke ha fatto questo?

Angela                          - Tuke ha fatto questo!

Il Vicario                       - E tu cosa gli hai risposto?

Angela                          - Ebbi la tentazione di dirgli... (breve pausa) ...sedetevi e ripetetemelo ancora,

Il Vicario                       - Angela!

Angela                          - Ma siccome mancavo di coraggio, il che spesso è l'unica cosa che distingue le donne buone dalle cattive, aprii la porta perché uscisse.

Il Vicario                       - Grazie al Cielo, in vita mia non mi sono mai accadute cose simili!

Angela                          - Da un'osservazione che hai fatte iersera, puoi dirti più fortunato di me: queste cose ti devono ancora capitare!

Il Vicario                       - A quale osservazione alludi?

Angela                          - Mentre cascavi sul letto ti sei rivolto a me ed hai chiesto, nella forma più aggressiva, se era pro­prio necessario' che tutte le insegnanti della scuola do­menicale fossero pure...

Il Vicario                       - Non intendevo dire nulla, Angela!

Angela                          - Lo so, Ernesto! Tuttavia negli anni futuri mi troverai una migliore compagna che in passato.

Lord Grenham              - (entra dal giardino, stringe la mano che Angela gli porge, poi va verso il caminetto) Buon­giorno, cara Angela! Come avete passata la notte, Vi­cario?

Il Vicario                       - Non bene, Grenham. Lord Grenham (sorride) Oh! mi dispiace! A propo­sito, uno di voi sa per caso se oggi sia il compleanno di Mary Frinton?

Anceia                           - Festeggia ancora il suo compleanno quella lì?

Lord Grenham              - Credo di si. Arrivano per lei un te­legramma dopo l'altro.

Angela                          - Grenham, come vanno stamane le cose tra Willie e Margot?

Lord Grenham              - Margot canta nel suo bagno, e Willie, dopo matura riflessione, non è più cosi sicuro che ella sia tutto ciò di cui l'ha accusata.

Angela                          - Ritieni ancora che quella donna sia lei?

Lord Grenham              - (crolla il capo) Sarà per me una eterna vergogna l'averlo creduto.

Roberts                         - (entro da sinistra con un mazzo di fiorì) Da parte di lady Frinton, milord, con tutte le sue espres­sioni di affetto e di felicità.

Lord Grenham              - (lo guarda perplesso, prende i fiori) Ringraziate moltissimo milady!

Roberts                         - Sarà servito, milord. (Esce da sinistra).

Angela                          - Cosa significa?

Lord Grenham              - (scuote il capo) Non ne ho la mi­nima idea.

Angela                          - Insisto perché tu prenda un bicchiere di champagne, Ernesto.

Il Vicario                       - No, grazie, Angela!

Angela                          - Insisto!

Il Vicario                       - (s'alza e va verso sinistra) Sta bene... dov'è?... Me lo saprà forse dire Roberts... (Esce chia­mando Roberts) Lord Grenham ha detto di darmi un bicchiere di champagne. (Angela e lord Grenham lo se­guono con lo sguardo, si voltano, si sorridono).

Angela                          - Grenham! Ora che siamo soli puoi dirmelo. Quella donna era Margot?

Lord Grenham              - Pagherei non so cosa per poter con­vincere me stesso che non era lei con la medesima fa­cilità con cui ho convinto Willie. Sono molto, molto tur­bato.

Angela                          - Ma perché? Se fosse lei quella donna, è chiaro che il signor Willocks si è comportato come un gentiluomo.

Lord Grenham              - Ammetto senz'altro che il contegno di lui è stato magnifico, ma non posso esimermi dal pensare che il signor Willocks nutre in cuor suo collera e rancore. Anzitutto, contro Margot per averlo - come luì sinceramente crede - beffato. Poi contro me per averlo invitato qui col pretesto ch'egli mi era simpatico. Una o due volte, iersera, durante il pranzo, ho capito che Margot condivideva il mio pensiero.

Angela                          - Sono certa che hai torto.

Lord Grenham              - Temo di no. Il signor Willocks, pur­troppo, non ci comprende. Non vorrei dirlo, ma egli ci considera della gente piuttosto inutile. Dal suo punto di vista, la sola cosa giusta sarebbe di metterci alla berlina e - se non sbaglio - egli si propone di farlo attraverso Margot.

Angela                          - Ebbene, il massimo che può fare è raccon­tarlo a Willie.

Lord Grenham              - E poi? Se lei fosse veramente quella donna, tu ed io sappiamo che ciò non significherebbe nulla. Lo ha provato, fuggendo. Willie però crederebbe che si tratta d'una cosa innocente? No, mia cara, non lo crederebbe mai. E Margot ha troppo carattere per vivere sotto il peso di un sospetto! Nessun uomo sarebbe ca­pace di fare tanto chiasso per una donna quanto Wil­locks!

Angela                          - Cosa ti ha indotto a invitarlo qui?

Lord Grenham              - Credevo che fosse una mossa abile! Volevo che arrivasse con un treno, che Margot l'incon­trasse e lo rispedisse con quello successivo! Invece, è venuto in automobile.

John                              - (da fuori, in giardino) Buongiorno, Roberts!

Lord Grenham              - Eccolo che viene! Lasciami, per favore.

John                              - (entra dal giardino. Angela si alza e va verso il caminetto).

Lord Grenham              - Buongiorno, caro amico. Spero che abbiate dormito bene.

John                              - Tante grazie. Ho dormito splendidamente... Buongiorno, signora Lynton!

Angela                          - (con un sorriso) Buongiorno! Avete visto mio marito?

John                              - E' seduto sul prato con un bicchiere di ginger ale!

Angela                          - Ve lo ha dette lui che è ginger ale?

John                              - Sissignore.

Angela                          - (avviandosi) Oh, povero Ernesto! (Esce dal giardino).

John                              - (siede sul divano) Vivete in un luogo deli­zioso, lord Grenham.

Lord Grenham              - Restate e godetene quanto vi pare, figliolo mio!

John                              - Ne sarei ben lieto, ma ho deciso di tornare immediatamente in Australia.

Lord Grenham              - Non ci lascerete mica subito?

John                              - Se non lo riterrete scortese, questa mattina stessa.

Lord Grenham              - Oh, ne sono proprio desolato!

John                              - (con intenzione) Apprezzo nel senso migliore la vostra gentilezza d'invitarmi qua. Porterò con me in Australia il ricordo più squisito dell'ospitalità inglese.

Lord Grenham              - E noi vi ricorderemo sempre con la massima simpatia.

John                              - (sorride) Vorrei poterlo credere! Ditemi, lord Grenham, avete mai avuto tendenze per la diplomazia?

Lord Grenham              - Mai, figliolo mio! La mia vita è stata dedicata all'agricoltura e alla donna.

John                              - (ride) Capisco.

Lord Grenham              - Perché me lo avete chiesto?

John                              - Perché mi stupiva il vostro invito.

Lord Grenham              - E' dovuto a due motivi. Primo: (leggermente) voi siete un gentiluomo.

John                              - Secondo?

Lord Grenham              - (più sincera) Voi siete un genti­luomo!

John                              - (sorride) Vi dev'essere di molto sollievo non raggiungere talvolta il vostro scopo, lord Grenham!

Lord Grenham              - Cosa volete dire?

John                              - Soltanto quello che ho detto. A proposito, vostro figlio mi ha fatto capire che avrò il piacere della sua compagnia fino a Londra.

Lord Grenham              - Willie va a Londra?

John                              - Già! (Lo guarda) Com'è doveroso, da parte d'un uomo sposato a una donna ammirevole come sua moglie, egli capisce la mostruosa accusa fattale iersera e comprende che solo il tempo potrà aiutarla a perdo­narlo! (Ride). Tra parentesi, egli mi ha presentato le sue più profonde scuse.

Lord Grenham              - E voi le avete accettate?

John                              - (dopo una pausa) Mi sono «tate gradite. Ve­dete, detesto essere burlato.

Lord Grenham              - (lo guarda) Vi capisco perfetta­mente, signor Willocks.

John                              - Non è necessario che mi guardiate così. Al mio posto, provereste i medesimi sentimenti.

Lord Grenham              - Io non potrei mai trovarmi al vostro posto.

John                              - Davvero?

Lord Grenham              - Se una signora flirtasse innocente­mente con me e, accorgendosi ch'io la prendo sul serio, fuggisse via, le userei la gentilezza di lasciarla in pace...

John                              - Lasciate ch'io vi spieghi...

Willie                            - (entra da sinistra nervoso) Babbo...

Lord Grenham              - Che c’è, mio caro?

Willie                            - Il signor Willocks mi ha gentilmente of­ferto di condurmi a Londra in macchina. Date le circo­stanze, credo che andrò.

Lord Grenham              - Quantunque mi dolga perderti, capisco

Willie                            - Non ne dubitavo! (Siede presso il caminetto).

Il Vicario                       - (entra dal giardino, seguito da Angela; porge la mano al lord) Grenham, è mio dovere farvi le mie congratulazioni!

Lord Grenham              - (s'alza, lo guarda, gli stringe la mano, evidentemente ignaro di che si tratta; poi guarda gli altri per vedere se hanno capito; infine tenui a sedersi).

Angela                          - (va a baciare il fratello) Tu solo puoi sa­pere quale fosse la migliore soluzione e a me non resta che sperare che tu sia molto felice.

Lord Grenham              - (guarda sempre più perplesso; Angela raggiunge il Vicario in fondo alla scena).

Margot                          - (entra da sinistra).

Lady Frinton                 - ( entra con una copia del « Times » in mano: va verso il lord che si alza, imitato da John; lo abbraccia e bacia) Tesoro! Che forma squisita hai saputo scegliere! (Agli altri) Vi giuro, non ne avevo li minima idea, prima di leggerlo stamane nel « Times »

Lord Grenham              - Davvero, Mary? Posso vedere « Times »?

Lady Frinton                 - (indica il posto) Angelo mio!

Lord Grenham              - (avanza accompagnato dalla lady; aum zano pure Angela e il Vicario ascoltando; leggendo « E' stato deciso, e avrà luogo fra breve, il matrimonio tra lord Grenham di Grenham Court e Mary Frinton vedovi di sir John Frinton ». (Per un attimo egli fissa il giornale, poi alza gli occhi e guarda intensamente Margot, il cui volto è privo di particolare espressione).

Margot                          - Mi congratulo con voi di tutto cuore. Avete fatto una cosa molto assennata.

Lord Grenham              - Grazie, Margot.

Lady Frinton                 - Ma perché lo hai fatto in un modo così adorabile?

Lord Grenham              - Non volevo correre il rischio d'un rifiuto e capivo che, una volta pubblicato nei giornali, non c'era via di uscita né per l'uno né per l'altro!

Lady Frinton                 - Ma io non volevo certo uscirne, te­soro! Oh, come sono felice! Ho già ricevuto tanti simpatici telegrammi. (Ad Angela ed al Vicario) Venite che io ve li legga. E' permesso anche a voi, Vicario, ora che state per diventare mio cognato, potete venire nella mia stanza da letto quando vi pare. (Il Vicario la guarda scandalizzato). Andiamo! (Esce da sinistra).

Angela                          - (al Vicario) Credo sia meglio andare. (Segue lady Frinton. Il Vicario segue impettito, sorride un attimo passando vicino a Margot, poi si fa serio ed esce da sinistra).

Lord Grenham              - (a Willie) Noto che tu non mi hai fatto le tue congratulazioni, Willie!

Willie                            - Francamente non mi spiego il tuo passo. Ti credevo felice!

Lord Grenham              - Evidentemente non lo ero. (Posa il « Times » su un tavolo).

Willie                            - (va a stringere la mano al padre) Allora spero che sarai molto felice. (Va verso Margot) Avrei piacere di vederti prima della mia partenza.

Margot                          - Senz'altro, Willie!

Willie                            - Grazie. (Esce da sinistra).

Lord Grenham              - (crolla il capo) Che strano mondo! Molto strano!... E sta bene! E sta bene!

Margot                          - Mio caro...

Lord Grenham              - Cosa c'è?

Margot                          - Credo che il signor Willocks abbia molto desiderio di discutere con me sulla vita inglese da un punto di vista australiano.

Lord Grenham              - Ah, capisco. Giustissimo. (Esce dai giardino. Pausa. Margot e John si guardano).

Margot                          - (avanza verso John) Ebbene?

John                              - Ebbene?

Margot                          - Non resteremo soli a lungo. Non sapete come cominciare? (Siede).

John                              - (dopo una pausa) Avete ragione.

Margot                          - Strano! Eppure non avete pensato ad altro da quando mi avete veduta qui iersera.

John                              - Siete una grande osservatrice. (Siede sul di­vano). Credete di avere almeno qualche attenuante? Voi avete cominciato la cosa deliberatamente con quel pro­posito. (Margot crolla il capo). Per quale motivo, allora, Margherita Spalding?

Margot                          - Perché sembra che Margot Tatham goda una certa notorietà come cantante. In tutti gli alberghi dove scendevo trovavo lettere che mi pregavano di cantate per beneficenza. Io detesto rifiutare. Ma la cosa si faceva intollerabile. Improvvisamente, lasciai la città, stanca e malata e mi trasferii al vostro albergo. Per avere pace e tranquillità, presi il nome di Margherita Spalding. (John ride). Per quale altra ragione l'avrei fatto, secondo voi?

John                              - Per il gusto di rendere un uomo ancora più sciocco di quanto già fosse.

Margot                          - Avete un'opinione molto più alta della mia in voi stesso e sugli altri uomini, signor Willocks.

John                              - Allora, perché non dirmelo quando mi co­nosceste?

Margot                          - Ecco, ora ci troviamo quasi allo stesso punto. Avrei dovuto farlo, ma avevo paura. Credete forse che, quando vi conobbi per la prima volta, avessi l'intenzione di compromettermi come ho fatto? La cosa è cominciata, come cominciano sempre queste storie ridicole. Era piacevole essere prescelta da voi fra le altre donne dell'albergo. Era lusinghiero sentirsi dire sul proprio conto tutte quelle cose che si sa che non sono vere, ma che si è sempre sperato lo fossero!

John                              - Ogni parola che dicevo era sincera.

Margot                          - Senza dubbio! Ecco perché mi misi a vo­lervi bene.

John                              - Volermi bene? Voi vi accorgeste che m'inna­moravo sempre più di voi e m'incoraggiaste.

Margot                          - Verissimo!

John                              - Perché avete agito così?

Margot                          - Caro Willocks, c'è così poca gente che adopera in un senso buono il potere che ha sugli altri!

John                              - E cosi, quando la cosa non vi divertiva più, siete corsa da vostro marito, ridendo di me.

Margot                          - (crolla il capo) Questo non è esatto.

John                              - Perché siete fuggita, allora?

Margot                          - Sarete generoso?

John                              - Ebbene?

Margot                          - Fuggii perché avevo timore di restare.

John                              - Davvero?

Margot                          - Voi, che leggete i giornali, dovete rendervi conto che molte donne non agiscono così.

John                              - E ora?

Margot                          - Ora è diverso. Non ho più alcun timore e mi meraviglio sol di averlo avuto.

John                              - In ogni caso siete franca.

Margot                          - E' la forma di pentimento più sincera! Non capite? Non è mai stata una realtà. Le circostanze, l'atmosfera, la solitudine, tutto mi spingeva. Me ne ac­corsi l'istante in cui misi piede sul piroscafo per tor­nare a casa, tanto che avevo l'intenzione di raccontare ogni cosa a mio marito.

John                              - E perché non lo avete fatto?

Margot                          - Perché, entrando in quel salotto, lo trovai che faceva la medesima cosa. Ero così adirata che di­menticai del tutto ciò che avevo fatto io.

John                              - E cosa v'impedisce di dirglielo ora?

Margot                          - Troppo tardi.

John \                            - Perché?

Margot                          - Non mi vorrebbe più bene. E distruggere il suo affetto per me, sarebbe la cosa più crudele ch'io possa fargli.

John                              - (penetrante) E che potrei fare io!

Margot                          - Se glielo diceste voi, sarebbe la cosa più crudele che potreste fare a me. (John sorride). Perché sorridete?

John                              - Non so: è divertente! Da principio vi ho amata perché amavate me. Poi vi ho odiata, perché non mi amavate. E ora comincio ad amarvi di nuovo, perché volete bene a vostro marito.

Margot                          - Sono lieta che diciate così.

John                              - Perché?

Margot                          - E’ gentile! Mi giustifica per avervi amato troppo! Perdonatemi.

John                              - (si alza) Più facilmente di quanto io possa perdonare me stesso. (Pauso). Avevo l'intenzione di ri­velare tutto.

Margot                          - Ma io vi avevo trattato in un modo molto antipatico.

John                              - Non è vero. E anche se fosse vero, non era un motivo sufficiente. Ma ero furibondo. Pensavo che, come tante altre donne, vi foste servita di me per sem­plice passatempo.

Margot                          - (scuote il capo) Oh, no.

John                              - Adesso lo so.

Margot                          - (s'alza e s'accosta a lui) Desidero dirvi una cosa, ma è difficile. Spero di non aver ferito troppo profondamente il vostro cuore.

John                              - (le prende e le bacia la mano) Nessun uomo può rimanere troppo ferito per avere amato una donna graziosa come voi! (la guarda). Sarò sempre ricono­scente al mio destino.

Margot                          - (lo guarda e sorride) Sono certa d'aver fatto bene a fuggire. (John va verso il caminetto).

Lord Grenham              - (entra dal giardino, fumando una si­garetta) Spero di non interrompere.

John                              - Al contrario. Volevo giusto cercarvi per con­gedarmi. A proposito: porgete, per favore, i miei saluti anche a vostro figlio. La signora Tatham mi ha detto or ora che non desidera ch'egli vada oggi a Londra. (Pausa). E io sono d'accordo con lei.

Lord Grenham              - Mio caro amico, dimenticavo che c'era un'altra ragione per cui vi avevo invitato qui.

John                              - Davvero? Quale?

Lord Grenham              - Sapevo che eravate un gentiluomo!

John                              - (ride, va verso il lord) Grazie, lord Grenham! (A Margot) Addio, signora! (Stretta dì mano). Sono molto lieto di avervi conosciuta. L'incontro con voi mi ha molto giovato per dimenticare Margherita Spalding! (Margot lo guarda, in silenzio).

Lord Grenham              - Ma noi ci vedremo ancora prima della vostra partenza.

John                              - (esce da sinistra. Pausa),

Lord Grenham              - Proprio un simpatico giovane! Mi piace. Potrei perdonare qualsiasi donna che gli volesse bene. Ma, dimmi, ora che il nostro giovane amico se n'è andato, cosa intendi fare?

Margot                          - Perdonare Willie d'avere dubitato di' me! Questa è la cosa che maggiormente detesto! La men­zogna! L'inganno! Ho desiderio di rivelargli ogni cosa.

Lord Grenham              - Se Io ami, ti scongiuro di non farlo!

Margot                          - Oh! Non lo farò! Ma vorrei poterlo fare. Un giorno, anzi, lo farò.

Lord Grenham              - Quando?

Margot                          - Quando sarò vecchia e priva di attrattive! Quando lui sarà abbastanza vecchio perché la compren­sione abbia sostituito la vanità!

Lord Grenham              - Conosco bene quel giorno. Quando l'ironia sostituisce la collera! Quando la tolleranza sosti­tuisce la delusione! I giovani la chiamano vecchiaia! (Sospira). Ebbene, sono contento che tutto si sia acco­modato. Margot, mi sbaglio dicendo che hai fatto pub­blicare tu l'annunzio del mio futuro matrimonio nel « Times »?

Margot                          - Sono stata io.

Lord Grenham              - Un castigo severo, se così posso dire.

Margot                          - Voi mi avevate messa in balia di Willocks e io vi ho messo in balia di Mary Frinton. Avreste do­vuto dirmi che lo conoscevate e non condurmelo qui, come avete fatto.

Lord Grenham              - Sì, hai ragione, tuttavia la puni­zione è severa.

Margot                          - Ne ero debitrice a Mary. Essa mi ha sal­vata e il solo modo per ripagarla era di darvi a lei, giacché essa vi adora.

Lord Grenham              - (sospira) Pensare che avevo fatto dei progetti così interessanti per i prossimi cinque anni!

Margot                          - Ma se le volete bene...

Lord Grenham              - Moltissimo; ma non desidero spo­sarla. Detesto sposare qualsiasi donna. Sono avvezzo alla libertà! L'adoro! E, sposando Mary, addio libertà! Però, ti perdono. Ma se tu le rivelassi che l'annunzio nel «Times » sei stata tu a metterlo e non io, allora non potrei mai perdonarti.

Lady Frinton                 - (entra da sinistra) Caro Grenham, ha telefonato in questo momento il « Daily Miror » chie­dendo se permettiamo ai loro fotografi di fare i nostri ritratti. Ho accettato con piacere. A te non secca, vero, tesoro?

Lord Grenham              - Se fa piacere a te, non conosco nulla che possa procurarmi maggior piacere.

Lady Frinton                 - (a Margot) Non è un amore?

Margot                          - E' proprio caro. (La bacia). Io spero e so che sarete molto felici. (Esce dal giardino).

Lady Frinton                 - Che adorabile creatura!

Lord Grenham              - E' una tua grande amica.

Lady Frinton                 - (va a cingere la spalla del lord) Lo so! Grenham, tu non sai quanto mi abbia resa felice.

Lord Grenham              - Mi commuovi, cara Mary!

Lady Frinton                 - (siede sul divano) Stavo proprio per­dendo ogni speranza. Cominciavo a credere che non ti avrei mai conquistato. Come mai questa improvvisa de­cisione?

Lord Grenham              - Non improvvisa, mia cara: lunga­mente ponderata invece. Quando un uomo raggiunge la mia età, ha bisogno di compagnia. La vita solitaria, non sapendo cosa fare, diventa insopportabile. Io non resi­stevo più. E in tutto il mondo c'era una sola persona, la cui compagnia potesse interessarmi. Ho annunziato, quindi, l'avvenimento nel « Times » e, credendo che tu nutrissi i medesimi sentimenti miei, mi sono preso la libertà di includere il tuo nome accanto al mio.

Lady Frinton                 - Io sento che sto per piangere.

Lord Grenham              - Aumenterai di molto la mia feli­cità non facendolo, cara Mary. C'è una cosa, Mary, che io ho sempre adorata in te.

Lady Frinton                 - Quale?

Lord Grenham              - Tu mi diverti! (Lady Frinton ride). Due coniugi non possono certo pretendere di più, vero?

Lady Frinton                 - Non dovrebbero, per lo meno. (Lord Grenham si china su lei; Roberts entra da sinistra; ì due si staccano).

Roberts                         - Il signor Willocks sta per andar via, milord.

Lord Grenham              - Bene. Fra un minuto sono da lui. (Roberts esce; entrambi s'alzano; egli la prende sotto braccio e la conduce verso sinistra) Andiamo, lo salu­teremo insieme. Io ho quarantotto anni, e tu, cara Mary? (si fermano).

 

Lady Frinton                 - (mormora chiaramente) Ventidttó(Ridono ed escono da sinistra).

Margot                          - (entra dal giardino, si ferma sulla soglia salutare con la mano l’automobile che parte).

Willie                            - (entra da sinistra, scorge Margot sulla porti ignara della presenza di Willie nella stanza) Margot

Margot                          - (trasalisce) Che paura mi hai fatto!

Willie                            - Cosa stavi guardando?

Margot                          - La partenza dell'automobile del signor Willocks.

Willie                            - Ma io dovevo partire con lui!

Margot                          - Pare se ne sia dimenticato.

Willie                            - Non importa. Andrò col treno.

Margot                          - (indifferente) Io vado con quello delle sedici e trenta.

Willie                            - A Londra?

Margot                          - A Londra!

Willie                            - Possiamo fare il viaggio insieme.

Margot                          - Se andiamo con lo stesso treno, sarebbe ridicolo fare diversamente. Non c'è alcun motivo di far sapere a tutti la tua opinione sul mio conto.

Willie                            - Io ho sul tuo conto l'opinione che ho sem­pre avuta. Detesto me stesso per averne avuta un'altra!

Margot                          - Sicché sei pentito di tutte le brutte cose che mi hai dette iersera?

Willie                            - Finché vivrò non cesserò di rimpiangere quanto ti ho detto. La sola giustificazione che trovo è che ti adoro. Ero pazzamente geloso.

Margot                          - Sei convinto, allora, che io non ero quella donna?

Willie                            - Al contrario, sono convinto che eri tu!

Margot                          - Sei convinto...? (In collera) Come osi?

Willie                            - Non l'avrei mai detto, se tu non avessi parlato così!

Margot                          - Davvero?... Interessante, proprio interessante! (Ironica) E' delicato da parte tua mostrarti così gentile verso di me!

Willie                            - Tutt'altro: l'esperienza mi ha insegnato la comprensione.

Margot                          - Dici sul serio?

Willie                            - E qualcos'altro pure.

Margot                          - Cioè?

Willie                            - Se io fossi stato in Egitto e vi avessi in­contrato miss Lake, sarei tornato da te... ma non credo che sarei fuggito.

Margot                          - Cosa vorresti dire?

Willie                            - (le si avvicina) Egli era attraente quanto miss Lake, eppure tu sei fuggita!

Margot                          - Già!

Willie                            - (le prende la mano) E tu avresti potuto restare, senza che io ne avessi mai saputo nulla.

Margot                          - Già.

Willie                            - Tutti sono degli esseri umani come te, ma ben pochi hanno la tua bontà!

Margot                          - Willie, sei proprio così caro verso di me, come sembra?

Willie                            - Non potrò mai esserlo abbastanza. (L'ab­braccia e la bacia, poi si distacca) Quali erano le parole di mio padre prima della tua partenza?

Margot                          - E' un errore per due sposi giovani e sim­patici, che l'uno o l'altro vadano troppo lontano e troppo a lungo.

Willie                            - Solo quelli antipatici potrebbero non trovarsi d'accordo con lui. Comunque starò molto attento che tu non te ne vada mai più.

Margot                          - Anch'io, caro Willie!

Willie                            - Dato che sarà difficile trovare uno scom­partimento per noi due soli, prendiamo la macchina. Sta bene?

Margot                          - Benissimo!

Willie                            - Vado a dare gli ordini. (La bacia) Amore mio! (Va verso il giardino).

Margot                          - (avanza verso Willie) Willie! (Lord Gren­ham entra da sinistra).

Wilue                            - Cosa c'è?

Margot                          - Sono così felice che tu sappia!

Willie                            - Me lo immaginavo! (Le lancia un bacio ed esce).

Margot                          - (lo segue con lo sguardo).

Loro Grenham              - (va verso la tavola, su cui è posato il Times» ch'egli vi ha precedentemente messo: fa per prenderlo) Willocks se n'è andato, Willie è impaz­zito e io sto per sposare! Molto strano tutto ciò!

Margot                          - Willie ed io partiamo per Londra.

Lord Grenham              - Bene, benissimo. Mi fa molto pia­cere.

Margot                          - Lo so! Potrebbe darsi ch'io non vi riveda. Perciò vi saluterò adesso (lo bacia). Voi dovrete essere molto felice.

Lord Grenham              - Per quali particolari motivi, Margot?

Margot                          - Perché vi voglio un gran bene, perché adoro la vostra futura moglie e amo vostro figlio. (Va verso il giardino, seguita da lord Grenham) Arrivederci! (Esce).

Lord Grenham              - (tornando indietro) Molto strano, tutto ciò! Molto strano!

Il Vicabio                      - (compare da sinistra, molto sconvolto: si ferma sulla soglia).

Lord Grenham              - Entrate, amico mio. Come state?

Il Vicario                       - Grenham, l'animo mio è assai turbato. Debbo parlarvi.

Lord Grenham              - Dite pure, mio caro! (Gli porge una sedia) Avanti! Sedetevi!

Il Vicario                       - Sento che non potrò più mangiare un boccone di pane in questa casa, tenendo in cuore il risentimento che ho contro di voi.

Lord Grenham              - Contro di me? E per quale mo­tivo?

Il Vicario                       - Avete dimenticato il nome che mi avete dato iersera?

Lord Grenham              - Quale nome? Non ricordo. Di che si trattava?

Il Vicario                       - Se voi l'avete dimenticato, preferisco non ricordarvelo.

Lord Grenham              - Ma io insisto - sapete - io in­sisto. Che nome era?

Il Vicario                       - (si guarda attorno per vedere se ci sia qual­cuno, poi sussurra) In risposta ad una semplice os­servazione da me fatta iersera, voi, Grenham, mi avete dato del « vecchio fesso » (si copre la faccia colle mani, quasi piangesse).

Lord Grenham              - (cingendogli la spalla) Ma, caro amico, non lo siamo forse un poco tutti?

FINE