MammaNapoli

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Titolo provvisorio

“MAMMANAPOLI”

di

Emiliano De Martino

-ATTO UNICO

-GENERE : DOCUMENTARISTICO/SOCIALE/DRAMMATICO

-PERSONAGGI : 3 UOMINI – 1 DONNA

-POSIZIONE SIAE : 197116

-note di regia :

“Mamma Napoli” è un atto d’amore verso la città di Napoli e i suoi figli, la sua cultura e la sua umanità… ma è anche un grido di aiuto, un invito alla non indifferenza, dinanzi ai problemi che da sempre affliggono la città partenopea e non solo.

Napoli è qui vista come specchio di povertà di valori sociali regnante nelle metropoli mondiali, dove troppe volte l’unico sbocco di sopravvivenza è rappresentato dal delinquere.Quattro anime (un camorrista, un barbone, un giornalista affermato, e una emergente), apparentemente molto diverse tra loro, formano il mosaico umano attraverso il quale filtrano i vari colori di una città contesa tra il dolce e l’amaro, la luce e l’oscurità, il bene e il male.

Fra commedia e dramma, filosofia del vivere e omaggio a Salvatore Di Giacomo, e l’importante ricordo di una tragedia volutamente dimenticata, Mamma Napoli di Emiliano De Martino è la rappresentazione di quella parte di noi che ancora si commuove dinanzi al sorriso di un anziano o di un bambino sporco e maleducato.

 

indice scene :

Primo Quadro – Paolo. 3

Secondo Quadro – Romina. 3

Terzo Quadro – Carlo. 3

Quarto Quadro – Umberto. 4

Scena 1 – Strada (Paolo e Umberto)5

Scena 2 – Studio di Carlo (Carlo e Romina)5

Scena 3 – Casa di Romina (Romina)7

Scena 4 – Rappresentazione onirica di Lassammo fa’ Dio (Carlo)8

Scena 5 – Ufficio dell’antropologo – (Romina e Carlo)11

Scena 6 – 8017 Preludio (Paolo e Romina)13

Scena 7 – 8017 (Nonno Umberto e Papà Salvatore)14

Scena 8 (Romina e Carlo – poi Umberto):17

Scena 9 – (Paolo e Umberto)18


Il fil-rouge che collega i tre momenti è il contesto odierno, in cui prendono vita i seguenti personaggi:

Umberto Polese: giovane camorrista, cresciuto per strada e membro di un clan camorristico molto spietato e violento; l'epilogo dello spettacolo è un dossier su Napoli realizzato da una giovane giornalista che descrive quello spaccato di realtà, che va al di là di qualsiasi stereotipo o schema; il dossier, altro non è che la storia di Umberto raccontata direttamente dalla sua viva voce.

Romina Zaffiro: è una giovane giornalista, stagista molto carina e determinata, calabrese di nascita trapiantata a Roma (come molti meridionali…); attualmente collabora con una testata giornalistica romana dalla quale è stata inviata a Napoli per realizzare un dossier sulla città.

Carlo Sorrentino: antropologo e giornalista tv. Volto noto, uomo di fama nazionale, vive e lavora a Napoli e viene contattato dalla giornalista Romina per collaborare alla realizzazione del documentario dal titolo, appunto, “Mamma Napoli”.

Paolo il barbone: è apparentemente un semplice clochard, ma in realtà è uno dei pochissimi sopravvissuti della tragedia del treno 8017, avvenuta nel 1944; attualmente è un vagabondo - musicista che vive di elemosina e passa la sua vita a suonare in memoria di quelle vittime.

I quattro personaggi, saranno quasi sempre tutti in scena, incrociandosi tra loro, a volte incontrandosi o scontrandosi, altre ignorandosi del tutto, non accorgendosi affatto l’uno dell’altro.

L’impronta registica è di stampo cinematografico e la scansione delle scene è determinata prevalentemente da zoom audio sui personaggi; ognuno di essi ha un percorso ben preciso che con interruzioni e incastri porterà ad una totalità interpretativa, molto esplicita e diretta, raccontando così una storia precisa e lineare in cui tutti gli elementi ritornano successivamente e tutti i personaggi sono protagonisti di momenti solo apparentemente fini a se stessi, ma che in realtà sono soltanto accenno di ciò che avverrà in seguito.


Romina è l'artefice di questo collage di vite che miscelate tra loro e a loro insaputa daranno vita al dossier "Mamma Napoli".

Il piano narrativo si sviluppa in tre ambienti, in cui è suddivisa idealmente la scena (e, di conseguenza, le luci):

a sx, ufficio al centro, la strada a dx, il resto, all’occorrenza

--- *** ---

Lo spettacolo si apre con quattro quadri di presentazione dei personaggi, in sequenza tra loro, non collegati e scansionati da un buio dalla durata comune per tutti.

Si accende luce lampione e a seguire 5

All’ingresso del pubblico il sipario sarà già aperto con in scena Paolo il quale svolge diverse azioni di inizio giornata ultima delle quali inizia a scrivere con tutta calma il cartello che esporrà, poi... [ la musica di sala sarà amargura 1-2-3 ]

-buio sala (resta accesa luce Paolo probabilmente lampione) PARTE LIRI FALLS tr. 1

-su ogni giro di musica si illumina un quadro con annesso personaggio e si spegne

-secondo giro di musica si illumina un quadro alla volta e resta acceso .

-su tempo musicale ..sul salire massimo della traccia 1 sfuma lenta la luce

-sfuma TRACCIA 1 LIRI FLLS e sale TRACCIA 2 AQUADIA che farà da tappeto per i 4 quadri…

Paolo alza il cartello, la musica scende fino a sparire.

Primo Quadro – Paolo

Paolo, con calma posa la sua roba, prende un cartone grande, un pennarello e comincia a scriverci sopra…

Scriverà:         ‘A MUSICA è VOCE PER CHI VOCE NUN HA

                        ‘O TIEMP è ‘NA CURA PER CHI SAPE SCURDA’

                         MA ‘O RICORDO ‘E CHI L’HA VISTI ‘E MURI’

                        è SEMPRE CCHIU’ VIVO E VOLE CAPI’

                        COMME SE SCACCIANO ALLUCCHE E FANTASMI

                        ‘E CHI è MUORT PE’ EVITA’ ‘A FAMM

Prende il cartone, lo rigira verso il pubblico, ci mette il cappello vicino per le offerte e ripete la poesia tre volte (palco, pubblico, ritorno al palco).

ALLO SFUMARE DELLA MUSICA SFUMA ANCHE LA LUCE CHE PASSA DA UN AMBIENTE ALL’ALTRO DISSOLVENDO E ASSOLVENDO POI

Risale la musica  poi c.s. LUCE 4

Secondo Quadro – Romina

Luce a dx palco, ossia casa di Romina la quale entra già con il cellulare attaccato all’orecchio

R:  Pronto?? Buongiorno, sono Romina Zaffìro…no, chiamo appunto per prenderlo un appuntamento… no che non voglio prenderlo con lei, ma con il dottore, il dott. Carlo Sorrentino… noo non devo fare nessuna tesi… senta, se mi fa parlare… ecco, grazie! Io sono una giovane giornalista, lavoro attualmente per la redazione de L’INFORMAZIONE… sì il giornale…no non devo fare un articolo sul dottore, ma semplicemente prendere un appuntamento con lui... è importante per me… vorrei proporgli il mio progetto, ecco esatto vorrei una sua collaborazione, perché lui è il migliore. Ahhh capisco la lista d’attesa è lunga… (pensa e inventa a braccio) ma questa lista è lunga anche per il dott. Mosca, il mio direttore? E’ lui che mi manda, sa?… Ecco, lo vede? … domani??? Ottimo! Un attimo che prendo appunti… certo a che ora? allora alle 9.00 ci sarò! Via chiaia 101, la ringrazio. grazie grazie!!! (chiude) e vaii!!!

Risale la musica  poi c.s.

SFUMA 4 E SALE 9 ( SAREBBE LA LUCE DELLA TELECAMERA TG)

Terzo Quadro – Carlo

Scende la luce e si alza sulla sx palco – studio Carlo -

Carlo (sta finendo il TG): Era questa l’ultima notizia del nostro TG, un cordiale saluto da Carlo Sorrentino. Buona serata

GIU A SCHIAFFO 9 E SU 1

(Accende il cellulare e mentre aspetta che si accenda, allenta la cravatta, arrotola le maniche e poi chiama la moglie della quale è totalmente succube, il che è in forte contrasto con la sua vita e immagine pubblica. )

C:  amore! (con la vocina) come stai? … Sì, anch’io bene, ho appena finito… Senti, per stasera, io avrei pensato: basta con queste cenone importanti, questi ristoranti di lusso... prendo la macchina, ti vengo a prendere e andiamo al supermercato a fare la spesa, poi ce ne andiamo a casa e ti preparo una cenetta con le mia mani, eh?…ti faccio le linguine all’astice... (lei dice continuamente no: è un militare) le pappardelle ai funghi porcini… ‘na bella lasagna?. … ‘nu rigatoe co’ ‘o ragù… ‘nu spaghetto aglio e uoglio… ‘nu tubetto in brodo, amore? Topolina ma non vuoi fare la cenettina con il tuo topolone??? (lei: a proposito di topolone) No… ma quali topolone... ma sì, sì, sono venute anche oggi delle ragazze, certo, ma sono studentesse… vengono pure gli studenti… ma vengono per le tesi di laurea… ma qua sott’’a scrivania?? Amore!! Non essere volgare, dai! Non ti arrabbiare: lo sai che penso solo a te...
Va bene, allora dimmi qual è il tuo programma… si… si… si… nooo!! no, amore ti prego, ti scongiuro, ti supplico, non scherzare proprio! Lo sai che non mi piace scherzare sulle cose serie...( si asciuga il sudore, si dispera) No, amore, dai…: a cena da tua madre, con le tue zie no!!! No… ma che ridi??? A me me vene ‘a chiagnere... no… tesoro, guarda non te la prendere…  ma no che non la odio, tua madre, è che domani mattina ho il TG alle 8 mi devo alzare presto non vorrei fare tardi... (lei non lo fa parlare – a soggetto )
(poi, rassegnato) Certo, amore! Va bene…, d’accordo: passo anche in lavanderia, sì tesoro… siiiiì… sono felicissimo, non vedo l’ora, ciao ciao, teso’… (chiude il tel) mamma d’ò carmine (affranto, esce di scena )

Sale musica….poi c.s.

Sfuma la luce e a sx palco e si alza a centro palco dove comparirà Umberto

GIU 1 E SU 3+ (2E5)LEGGERI

Quarto Quadro – Umberto

U: uè bello comme stai? Sta tranquillo stu nummero ‘o tieni sulo tu, Tonì io so ‘nu professionista nun l’he capito ancora? Ja’,dimmi chell che  me  ‘a dicere, ca teng che fa.. mhhh... (ascolata per un bel po’)… ma che stai dicenne Toni’?? Si asciuto pazzo? Famme capi’, je avess’ ‘a i’ addò don Carmine e l’avessa dicere “uh scusate don carmine ma io vuless venì a fatica pe’ vuie pecchè don vito m’ha scucciato…o scè don carmine è o boss rivale a nuie ma tu l’e capito o no???ahhh‘chisto e l’unico modo pe fa  sape’a vuie addo’ arrivano e cariche ‘e cocaina? E certo, …e chi ce ‘o rifonne so’ io… e sii Tonì mo t’ ‘o spiega stu strunze d’Umberto Polito comme stanne ‘e cose…: ammesso ca don Carmine (ca nun è fesso) me fa trasì a faticà cu lloro,chillo me schifa proprio pecchè comunque  me considera ‘nu traditore, pecchè comunque haggia tradito a vuie, eh… a te e pateto, don Vito,… chillo don carmine o’sape ca io ce so’ criusciuto cu don Vito… comunque ammesso che ci riesco a fallo fesso, si me sgamano me fanno fora… si nun riesco a fa ‘a spia a vuie, me facite fore vuie… neh? Ma che cazz’ ‘e proposta è??? Vieni cca e sparame subbito no?? oppure mo veco io che dici? (ascolta per un po’) si... si me calmo… so’ calmoo parla!! ma che t’ haggio ‘a ripetere? che so’ scemo? Haggio ‘a aspetta’ ‘na motocicletta cu’ dui guaglioni ‘a coppa che, passanno, farann cadè ‘nu biglitto cu’ tutte ‘e dettagli e l’operazione… ‘aggio capita, ‘a via.. nun t’ ‘a pozzo ripetere… none Tonì… a via Chiaia l’aggio capito, ma nun dicere tutti sti cazz pe’ telefono… ‘o boss d’ ‘o cazz… si nu foss pe’ pateto… no… niente Tonì niente. Sì ma quando?... vabbuò allora t’aspetto.. ahh Tonì mo me scurdavo... salutame a don Vito e ringrazialo tanto d’ ‘o pensiero diciancell’ che me so commosso(chiude) va fa mmocca a mammeta…tu e isse!(butta via il telefono)

QUANDO EMI BUTTA IL TEL SI ALZA UN LEGGERO PIAZZATO 6

Sfuma TRACCIA 2 AQUADIA

           

Scena 1 – Strada (Paolo e Umberto)

(Paolo suona la chitarra col cappello a terra per le offerte; è l’unico sonoro che si ascolta; tutta la scena è come in un film muto. Entra Umberto, si posiziona accanto a P in piedi con uno spinello in bocca, poi infastidisce P, e a mo’ di sfotto’, legge il cartello; intanto entrano in scena anche C e R, ciascuno nel suo ambiente):

Umberto: ‘O zi’, vedimmo che he’ scritto, oggi:

            “‘A MUSICA è VOCE PER CHI VOCE NUN HA

            ‘O TIEMP è ‘NA CURA PER CHI SAPE SCURDA’

            MA ‘O RICORDO ‘E CHI L’HA VISTI ‘E MURI’

            è SEMPRE CCHIU’ VIVO E VOLE CAPI’

            COMME SE SCACCIANO ALLUCCHE E FANTASMI

            ‘E CHI è MUORT PE ’EVITA ‘ A  FAMM”

Azz…’o zi’, ma che te siì fumato quann ‘he scritto sta cosa? ‘me sa che tieni a rrobba meglio d’ ‘a mia? Me vuliss fa’ concorrenza? E allora accumencia a pava’ ‘a tassa oj..… (ruba i soldi dal cappello di Paolo).

Statt bbuon zio Paolo! (Uscendo incrocia Romina che entra dalla quinta di dxe la urta facendole cadere il portafogli che lei aveva in mano per fare l’offerta al barbone, lui vede questa cosa e si offre di aiutarla a raccogliere i fogli etc prendendosi il portafogli)

Ue ueee’, freschezza… ua comm si bell’aspetta che ti do’ un mano (guarda R in modo esplicito e volgare ) embe’ che d’è non mi rispondi? e tu così mi destabilizzi io gnu so abituato a tanta indifferenza…( va via) mo s’è accunciata a journata oj…

SI VA AD AGGIUNGERE AL PIAZZATO 1

--- *** ---

Scena 2 – Studio di Carlo (Carlo e Romina)

( Carlo è seduto alla sua scrivania a sx palco – scrive, poi gioca con la penna; al centro, in fondo, in strada, Paolo sta sempre a suonare la chitarra. Romina che cammina frettolosa per andare a fare il colloquio con l’antropologo. ) al richiudersi della pora non si sente più la musica che Paolo sta suonando ancora..

ALL’INGRESSO DI ROSSY NELL’UFFICIO RESTA OLTRE L’1 SOLO L’ 11 E UN PO DI 2 E 5

Romina: Buongiorno Professore, posso?

Carlo (viene sorpreso mentre gioca con la penna):   Prego, si accomodi. Si sieda. (Legge da una scheda) Dunque, lei è… Romina Zaffiro, giusto? Vedo che la manda il caro Mosca? E come sta quel vecchio volpone?

R:  Ehm… ecco…bene!

C:  Mi aspettavo almeno che mi chiamasse… strano! Vabbè, vuol dire che lo chiamerò io più tardi…

R:  (sobbalza e confessa) Ecco… veramente non è stato Mosca a mandarmi da Lei…

C:  Ah, no? Cominciamo bene, signorina…

R:  Mi perdoni, è soltanto un modo meschino per scavalcare la lunga lista d’attesa, ma ho veramente pochissimo tempo a disposizione, l’ho fatto solo per questo; ho poco tempo e non so da dove iniziare…

                                                                       ( pausa )

C&R:  i due si guardano e all’unisono fanno per parlre accavallandosi artatamente..e si stoppano per dare la parola all’altro..dopo un secondo di pausa vedendo che l’altro non parte si ripete a braccio la stessa scena per un paio di volte. Tipo:

C:  Però vede signorina…

R:  Ma io veramente volevo…

C:  Signorina, il fatto è che…

R:  …ma io volevo solamente…

C:  Va bene, prego, dica…

R:  …Mi scusi, dica pure…

C:  Allora, dicevo che…

R:  Mi creda, sono imperdonabile…

C:  Dunque, parli prima lei…

R:  Dunque, parli prima lei…

(R alza il dito, come a scuola per chiedere la parola e C, divertito, le fa cenno di parlare)C si accende una sigaretta..

R:  ecco, io dovrei realizzare un documentario su Napoli: qualcosa che racconti la vita della città vista dall’interno …

C:  (interrompendo) … ma lei

R:  (sorride carinamente, imbarazzandosi per il “lei”) …tu…

C:  …ok… tu… non sei Napoletana, vero?

R:  No, sono Calabrese e vivo a Roma (tossisce)

C:  ma ti da fastidio il fumo?

R : si, ma più che altri mi dispiace vedere la gente che si autodistrugge…

C:  ( rimane un attimo perplesso si guarda la sigaretta, la spegne) vabbe’…ecco fatto!

R : eh ! non fumi..lasci stare fa male…

C:  Sì…E… come mai un documentario su Napoli? Immagino che lei si sia (correggendosi)… che tu ti sia documentata su Napoli, o sei appassionata dell’arte della cultura partenopea…

R:  …beh… più o meno… in realtà è la redazione del giornale in cui sto facendo uno stage che mi ha affidato questo progetto. Ed io mi sto, appunto, rivolgendo a lei,Perché so benissimo che oltre ad essere noto al pubblico come conduttore del TG lei è anche l’antropologo più stimato e famoso in Italia per quanto riguarda la cultura napoletana… Un suo contributo…

C:  (interrompendo)… sì, va bene, va bene… la cosa mi lusinga ti ringrazio… però, come tu saprai avendo letto i miei libri, gli studi antropologici abbracciano varie tematiche, vari aspetti della vita di una comunità … tu esattamente di cosa vuoi o devi parlare nel tuo documentario, di quale periodo storico, di quale…(si interrompe)

R:  (lo guarda interrogativa)

C:  …non ne hai assolutamente idea… Va bene, provo ad aiutarti io… Tanto per incominciare, ti suggerirei fortemente di evitare la solita solfa su “Napoli, dal cuore grande così, ma che non ce la fa più…” (lei gli strappa la penna di mano per prendere appunti, lui la guarda perplesso e continua); insomma eviterei la tipica icona stereotipa di Napoli. (pensa). Hai detto che devi raccontare la vita di una Città vista dall’interno… allora, perché non provi a raccontare le storie vere della gente comune, la gente che la città la vive davvero dall’interno? (si riprende la penna) Perché non provi a dar voce alle persone che ne non hanno e non ne hanno mai avuto? Un po’ come faceva Di Giacomo… Sicuramente conoscerai Salvatore Di Giacomo, no?

R:  (lo guarda terrorizzata)… eeh! (come a dire: “Hai voglia!!!”)

C:  Eh, già… chi è che non conosce Salvatore Di Giacomo… (ride)

R:  (ridendo, ci prova…) ah… ehm… il giornalista?!

C:  (smette di ridere e torna serissimo)

R:  …no no, volevo dire… il cantautore?!

C:  (furibondo) Signorina!!! Salvatore Di Giacomo, il più famoso poeta napoletano (le da la penna) a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, autore di drammi, commedie…(lei lo interrompe)

R:  (scrivendo) diciannovesimo?

C:  (dettando) e ventesimo secolo, autore di drammi, commedie, novelle… le più belle canzoni napoletane… (poi di nuovo con tono normale) Insomma, stiamo parlando dell’ABC della cultura napoletana

R:  (scrivendo ancora) A-B-C

C:  (arrabbiato) ma che scrive? Pure ABC??? Salvatore Di Giacomo è la base, fa parte dei fondamentali della cultura partenopea! E lei deve fare un documentario su Napoli e non conosce neanche Di Giacomo? Guardi, io mi rifiuto di continuare a parlare con lei. Se ne vada a casa a studiare e torni quando saprà almeno i fondamentali della cultura napoletana! (le da il suo bigliettino) E mi chiami al mio numero personale, ché se passa dalla segreteria, dovrà inventare un’altra scusa per saltare la coda

R:  (molto mortificata, si alza e senza dire una parola esce)

C:  (accendendosi una sigaretta) … ‘o cantautore… cos’ ‘e pazze!

QUANDO ROSSY ESCE DALL’UFFICIO E PARTE LA MUSICA SI ACCENDE 5 E POI AD ACCOMPAGNARE LEI ANCHE IL 4

(esce di scena e fa il giro dietro le quinte per rientrare dalla parte della casa di R)

R, andando da sx a dx palco, passa davanti a Paolo che sta suonando e gli lascia una moneta. P, come in un film muto, le rivolge platealmente dei versi o una frase che in seguito scopriremo quale sia e poi ride. R, lo guarda e dopo brevissima pausa, prosegue verso casa (a dx palco)

Paolo live

--- *** ---

Scena 3 – Casa di Romina (Romina)

( A dx palco, una sedia e alcuni libri rappresentano la casa di Romina, P al centro continua a suonare)

R:  (come in un film muto si siede prende un libro e lo sfoglia nervosamente come per cercare qualcosa – cerca notizie su Di Giacomo – il primo libro non ha informazioni utili e R lo butta via – ne prende un altro e ritorna il sonoro) Di Giacomo… Di Giacomo… Eccolo qua… (leggendo) Salvatore Di Giacomo, nato a Napoli nel 1860 e morto nel 1934. Tra le sue opere… ammazza quante… vabbe’… una a caso (chiude gli occhi e punta il dito a caso)… “Lassamm’ ffa’ a dDio!”

SUL RUMORE-EFFETTO RESTA SU SOLO IL 4 E SI CREA UN’ATMOSFERA SURREALE CON UN MIXD I 5-7 E 8

--- *** ---

Scena 4 – Rappresentazione onirica di Lassammo fa’ Dio (Carlo)

Effetto dissolvenza audio: R inizia a leggere e man mano abbassa il volume, mentre C inizia a recitare il poemetto a volume bassissimo e man mano alza il suo volume – R partecipa minimamente alla recitazione, come se stesse vivendo le emozioni che le provengono dalla sua lettura del poemetto.

Lassammo fa' Dio


'A dummeneca 'e Pasca

d' 'o mille e noveciento, 'o Pateterno

(ca s'è susuto sempe 'int' e primm'ore)

di buonissimo umore

se scetaie mmerz' 'e sette,

fece chiammà san Pietro e lle dicette:

- Pie', siente, stammatina

è na bella iurnata

e ll' aria è fina fina:

vurria fa na scappata

'n Terra... Che te ne pare?

- Mah! - dicette san Pietro - (santo napulitano e,

mparaviso, capo guardapurtone)

-Mah... Lei siete il padrone!

Vulite vedè 'a Terra? E fate pure...

Però....... vedete... francamente, 'a Terra

è nu poco afflittiva.

V'avesse disgustà?...

- Ma che! Che dici!

Su, vèstiti! Scendiamo...

Dove ci fermeremo? Dove andiamo?...

Napoli!... Che? Ti pare?

- Eh! Sissignore:

se dice: Vide Napule e po' muore!

E senza perder tempo, llà ppe llà,

San Pietro se vestette comilfò:

nu pantalone inglese a quadrigliè,

nu gilè (comm' 'o pòrteno 'e cocò)

tutto piselli verdi in campo blu,

cappiello a tubbo, cravatta a rabà,

scicco stiffelio di color rapè,

e un piccolo bastone di bambù.

-Sto bene? -Elegantone!...

Andiamo dunque! - E ghiammo...

Quanto mme piglio 'e guante... -

Ed in un batterdocchio eccoli a Napoli,

in mezzo piazza Dante.

'O Patre Eterno vutaie li' uocchie attuorno,

scanzaie nu tramme, se mettette 'a lente,

e proprio come un semprice murtale,

(ma però con accendo forastiero)

dice: - Sai, caro, ma l' è mica male

questa vostra città! Mi fa piacere

assai di rivederla:

ci mancavo dal secolo passato...

Ma proprio ha molto, molto migliorato!

La statua qui davante

cosa l' è? L' Aligherio?...

- No - dicette san Pietro - Questo è Dante.

Grand' uomo... E questa sulla mano destra

è la famosa chiesa 'e San Michele:

quello è il Liceo Vittorio Emmanuele:

più sopra c' è il Museo. Questo, rimpetto,

è il caffè di Diodati.

Ce vulimmo assettà diece minute?

- Entriamo pure -. E 'o Signore trasette

in quelle belle sale ornamentate,

e san Pietro dicette al cammariere:

- Favorite due mezze limonate.

Erano 'e ddiece e mmeza

e 'a iurnata era bella. A mille a mille

passiaveno 'e ggente

pe mmiez' 'a strata e ncopp' 'e marciappiede;

e vedive mmiscate

femmene, uommene, grosse e piccirille

nutricce, serve, prìevete e surdate

Oh, qual vista gentile!

(dicette 'o Pateterno

pusanno o' cucchiarino).

Ma com' è che si dice,

caro quel mio Pierino,

che la Terra è infelice?

Ma guarda, guarda un po' che movimento,

che scena pittoresca e che allegria!

Via, son proprio contento...

Be'?... Pietro?... E parla, vecchio brontolone!

Non sei della mia stessa opinione?

Sì - rispunnette 'o viecchio -. e opera vosta

è certamente tutta chesta ccà:

certo: chi 'o ppo' negà?

Però... Vi siete presa 'a limunata?...

-SI, ho finito... - Embè, usciamo.

Signori, a tutti!... - Buona passeggiata!

- Dunque dicevi? - E c' aggia di'?... Guardate!

Tenite mente attuorno... Che bedite?

Che ve pare?... Dicite.

 ( 'A carità )

Dio guardaie - spaventato. Mmiez' 'a strata,

stuorte, struppie, cecate, giuvene e bichicchiarielle,

guagliune senza scarpe,

vicchiarelle appuiate a 'e bastunciel!e,

scartellate, malate,

e ciert' uocchie arrussute

chine 'e lacreme - e mane

secche, aperte, stennute...

[ P ]: -'A carità!...

Sta voce

e voce a centenara

sentette, 'a tutte parte,

disperate, strellà:

e quase lle parette

dint' a n' eco e 'a luntano,

sentì 'o stesso lamiento....

- 'A carità...

Cu na resella amara,

e allisciannose 'a barba a franciscana,

San Pietro suspiraie: -Nun c'è che fa'!...

Mo nu' ve frasturnate, sentite a me:

mo iammuncenno 'a ccà:

piuttosto quando siamo in Paraviso

se pe riparlerà...

-Come?... Non ho capito... -

'O Patre Eterno

capuzziava, parlava isso sulo,

teneva mente in aria... Tutto nzieme

fece segno c' 'a mano. E nu lenzulo

scendette sulla Terra lentamente,

lo stendettero a terra in piazza Dante

nu centenaro d' angele

tutte vestute 'e velo

nce ammuntunaino, dinto, 'e puverielle,

e s' 'e purtaino 'ncielo...

( ‘A Mappata )

Figurateve nu poco

sta mappata ca pe li' aria

ogne tanto s' abbuffava,

se sbuffava - e viaggiava

ncopp ''o viento - chiena 'e strille,

chiena 'e ggente - Cchiù de mille!

Figurateve nu poco che nzalata e c' ammuina!

Chi chiagneva, chi rereva,

chi alluccava: « I' mo mm' affoco! »

Chi Cantava - chi chiammava:

[U]: -Neh, Totò!... - Peppì!... [U]: -Giova'!...

Donn' Aniè! - Don Ferdinà...,

-Mo addo' iammo?...- E ba nce o spia!...

-Chi s' 'a fatta 'a pippa mia?...

-Prufesso'!... -Pronto... - Addo' state?

-Sto cchiù ncoppa... - A voi! Sapete,

abbarate addo' sputate...

-Ma che ghiammo 'int' 'o pallone...

-Pe', tenisse nu muzzone?...

-Bu! bu! bu!...-Chi è?.. Passa llà!...

-Nun buttà!... -Sode cu 'e mmane!

-Neh, chiammateve a stu cane... »

Appena miso pede mparaviso

Il' angele mmiez' a Il' erba 'e na vallata

se fermaino mparanza

e pusaino 'a mappata,

ca pe dduie tre minute se muvette,

ruciuliaie pe terra e, tutto nzieme,

s' arapette essa stessa. E se sentette

'a voce 'e n' ommo ca diceva a li' ate:

- Uscite, miei signo', simmo arrivate!...

AL MOMENTO DELLO STOP VA VIA 5-7 E 8 E RIMANE SOLO 4 PER POI TORNARE COME PRIMA QUANDO ROSS RIPRENDE A A LEGGERE

Romina poggia il libro sul tavolo prende un bicchiere d’acqua, beve (al poggiare del libro Carlo rimane immobile fino a che Romina riprende la lettura come all’inizio).

( ‘A tavuliata )

Mmiez' a nu scampagnato, addo' nasceva

vicino a viuletta a margarita,

ncopp' a Il' èvera corta, ca luceva

comm ''o velluto nfuso,

quatto tavule, pronte

e apparicchiate a Il' uso

d' 'e meglie risturà,

pareva ca dicessero: - Venite!

Favurite a mangià!... -

E che ce steva esposto! 'A meglia carne,

'o meglio pesce, 'e frutte cchiù assurtite,

cchiù gentile e cchiù ffine:

'a mela, 'a pera, 'o fenucchiello, 'a fava,

'a nanassa, 'o mellone,

Il' uva, 'e nnoce, 'e bbanane, 'e mandarine,

e tutto 'o bbene 'e Dio fore staggione.

Vine paisane, e vine mbuttigliate

col sùvero d' argento e l' etichetta,

liquori delle frabbiche premiate,

curassò, strega, cùmmel e anisetta:

e in mezzo a questi (pe fa na surpresa

a quacche puveriello furastiero)

preffino il vischisodo a marca inglesa!

Avite ntiso maie

Miseria e nubilta'.

Ve ricurdate quanno Sciosciammocca

e chili' ati stracciune,

con l' acquolina in bocca

guardano ncopp' 'a tavula 'e mangià

chella bella zuppiera 'e maccarune?

dico altro.Pe quase mez'ora

Ato nun se sentette

(mmiez'a tutta sta gente

ca mangiava, bbeveva,

e sciglieva a piacere)

ca 'o ru mmore d' 'e piatte e d ' 'e furchette'

e 'o drì ndrì d' 'e buttiglie e d' 'e bicchiere..

E all'urdemo d' 'o pranzo

(nu poco fatto a vino)

s'aizaie nu cecato

'e na trentina d'anne.

Doie tre vote tussette,

s' adderezzaie, sputaie, fece n'inchino,

e stu brinnese, a voce auta, facette:

( 'O brinnese. )

Cumpagne e care amice! Premmettete

c' a stu bello signore,

ca nce ha fatto l' onore

'e ce mmita' cca' ncoppa

a bèvere e a mangia',

io gli rivolgio nella sua presenza,

come attestato di ricanoscenza,

quatto parole p' 'o ringrazià!

Grazie, grazie, signo' !. .. Grazie! Vv' 'o dico

a nomme 'e tutte chiste sfurtunate,

ca se so' saziate,

e ca p' 'a primma vota,

senza stennere 'a mano,

mmiez a lì' aria addurosa 'e stu ciardino

hanno pruvato 'o broro, 'a carne, o vino!...

Ccellenza! E cumpatite sti pparole,

ca so' napulitane

e nun so' ttaliane

comrne ve mmeretate!

Io nun aggio pututo stunà!

Nun me pozzo applicà!...

Guardate!... Io nun ce veco! 'A che so' nnato

io nun beco a nnisciuno!...

So' cecato, guardate... So' cecato !

Ccellenza, e che piatà!... -

'A voce ile mancaie. Chiagneva...

'A mano ca teneva 'o bicchiere

s' acalaie chiano chiano

e 'o pusaie ncopp' 'a tavula. Isso stesso

vino 'o fosse risturbato,

se chiaie lentamente mt' 'e ddenocchie,

e, cadenno assettato e abbandunato,

fissaie dint' 'o bbacante 'o gghianco 'e ll'uocchie...

( Nonnanonna. )

- Oi suonno, Suonno!...

Suonno, ca te ne parte 'a ll' uriente,

e nun t' abbence prencepe o rignante,

oi Suonno, e vienetenne lentamente,

e, mponta 'e pede, férmete ccà nnante...

E, si si' piatuso e si' putente,

stienne sta mano, e adduorme a tuttuquante...

Vienece, suonno!...

Te manna San Giuseppe 'a Bettalemme,

e, sotto 'a porta, chi te mmosta a via

cu nu ramo 'e viole, è 'a Vergene Maria...

(E chi te chiamma ccà, Suonno, tu 'o ssaie,

so' chille ca cuntente

nun se scetano maie...).

Vienece Suonno!.

tu nchiudele Il' uocchie doce doce,

cornm ''e nchiudiste a Giesù Cristo ncroce...)

'O Suonno s' accustaie... Ma n' ombra nera

Ile cammenava appriesso,

n' ombra longa e liggiera,

- c' appena isso 'a vedette e se fermaie-

s' acalaie, Il' afferraie,

s' 'o strignette int' 'e bbracce forte forte

e, cu nu filo 'e voce, lle dicette: « Vattenne!

Famme passà. So' 'a Morte... »

-E mo che dice?... - dicette a San Pietro

'o Patre Eterno - Guarda!

Nun è meglio accussì? Tutta sta gente,

tumentata e nnucente

ncopp' 'a Terra che turnava a fa?.

Doppo n' ora felice c' ha passata,

guarda, è passata 'int' 'a l' eternità...

-Là!... Guardate!... Là... là!...-c' a mano stesa

e trattenenno 'o sciato,

san Pietro lle mmustaie ca quaccheduno

ch' era rummaso aizato

mo se vutava attuorno - e se muveva...

-Là!... Na femmena!...

E chella,

comme fosse mpazzuta,

cammenava, curreva,

nciampecava e cadeva,

e s'alzava... E fuieva...

Chiammatela! Addo' va?!...

-Zitto... - dicette 'o Padre Eterno -Zitto...

Lass' 'a fa... lassa 'a fa..'.

( Cade 'a cielo, 'a mammarella,

puverella, puverella... )

Curreva, fuieva

pe nnanz''e cumpagne passanno,

(ca nun se muvevano cchiù)

sperduta, - abbeluta,

chiagnen no, tremmanno,

mpauruta, sbattuta,

curreva, curreva 'int' a ll' ombre

e dint' 'o silenzio d' 'a sera,

Nanninella 'a pezzente...

E, senza sapè cchiù addo ieva

curreva, curreva...

Nfi a che - tutto nzième -

Uh Dio!... se sentette

manca' sott' 'e piede 'o tterreno.

E 'a cielo cadette...

Scinne, scinne, puverella

ca - 'int' 'a notte chiena 'e stelle -

na palomma e notte pare

cu nu triemmolo 'int' 'e scelle..

Scinne nterra, palummella,

passa 'e monte, passa 'o mare,

vola, sciulia, scinne... Va,

ll' aria è 'a toia. Te porta 'o viento

si te stracque e t' abbandune

Quanta miglie staie facenno?

Nu minuto e nne faie ciento -

e quant' ate, p' arrivà!...

Ma mo luceno, 'a luntano,

luceluce a mmeliune...

E so' lume... E 'a luna, 'a luna

gia' fa 'o mare nnargentà...

Scinne - scinne... Si' arrivata...

Guarda... 'A 'i'lla... Napule! 'A 'i' llà!...

( Marnmarè, ringrazia Dio... )

Nanninella 'a pezzente

guardaie ccà, guardaie lIa', s' urizziintaie,

e truvaie finalmente

'a via d' 'a casa soia.

Sunava Il' una

a Sant' Eliggio. E dint' 'o vico scuro

sciuliava ncopp' 'o muro

nu raggio 'e luna.

[R]: - Ninno!

Ninno!

Sto ccà!... Mamma è turnata!...-

E 'a porta, mez' aperta e meza nchiusa,

e nu vascio vuttaie cu na spallata.

Trasette 'e furia. Currette addò steva

nu piccerillo dint' a nu spurtone...

s' acalaie... Chillo povero guaglione,

c' appena appena teneva nu mese,

sennuzziava, cu 'e manelle stese...

( Lassammo fa' Dio... )

Nanninella 'a pezzente

ll' arravugliaie dint' a nu sciallo viecchio,

s' 'o pigliaie mbraccia - s' 'o strignette mpietto,

e dint' 'o chiaro 'e luna,

e asciuttannose lì' uocchie a 'o mantesino,

lle dette latte e - s' 'addurmette nzino.ebook


Sale la musica – Applauso (;-) BUIO LENTO

(Carlo esce di scena, prende cappotto, cappello e valigetta e da dietro va dal lato suo)

CAMBIO MUSICA E SALE 2 E 3 + 11

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SCENA 4 B -  SCONTRO POLITO- SORRENTINO

È il mattino presto il barbone dorme infagottato sulla panchina..passa C a passo svelto infreddolito e vede P sulla panchina e per un gesto di carità gli rimbocca le coperte…mentre lo fa arriva U e va a frugare  nel cappello di P noncurante della presenza di C

C:  oè…ma che stai facendo? ma non ti vergogni?  Sono quelli come te la rovina di questa città…

U : stai parlann’? ( naso a naso)

C:  lasciamo perdere va’…è inutile parlare..impara il rispetto…(e se ne va)

APPENA EMI SALTA IL MURO LUCE 2E3 GIU RESTA 11 E SALE1 E UN PO DI 5

Scena 5 – Ufficio dell’antropologo – (Romina e Carlo)

( R da dx a sx si reca nuovamente dall’antropologo, attraversando il palco, passando davanti a P che continua a suonare senza curarsi di lei)

R:  (entra)

C:  (in piedi al telefono – equivoco tra R e l’interlocutre al telefono)…ma vai via, per favore (R fa per andare) No, non a te! (poi all’interlocutore) Sì, a te! Ma dai, non si è mai vista una cosa così…No, ti dico di noo! Sulla sedia NO! (R toglie la borsa che ha appoggiato sulla sedia) Ma scusa, si tratta di un servizio di una certa importanza… In piedi è meglio! (R si alza dalla sedia) Vabbe’, quando vengo in studio per il TG ne parliamo. Ciao! (chiude la comunicazione; R freme nell’attesa di parlare, appena C termina la telefonata lei parte a razzo)

R:  dottore lei deve capire, io sono mortificata dell’esordio con il quale l’altra volta….io venendo da un piccolo paese dove se non fai le salsiccie non sei nessuno…mi sono sentita persa e obbligata a dovercercare un escamotage..(lui cerca di parlare)…

      No no per favore mi lasci finire reazione di lui come a scusarsi gia quando il direttore del giornale mi ha affidato questo incarico e mi ha mandato a Napoli io ero felicissima, ma lei mi può capire io l’ho sempre vista al telegiornale , ho letto i suoi libri (C li conta insieme a lei)  “l’antropologia sorrentiniana”, “Sorrentino l’antropologo”, “il fu Carlo Sorrentino” per poi arrivare a “il codice Sorrentino”…per non parlare della campagna pubblicitaria, (C si mette in posa come sulle fotografie)  a raffica, ovunque la sua faccia per strada si vede solo lei e roberto carlino…ma le foto…così (mima)un po antica..e poi  mi sembra un tantino egocentrico per essere un uomo di cultura.comunque il punto è un altro io non sono nervosa , le sembro nervosa? No..non lo sono..mi dica mi dica sono nervosa? è che ho tante cose da dire..
lei lo sa dott.Carlo Sorrentino (C sprofonda nella sedia) cosa ho fatto per essere qua stamattina? Oltretutto dopo essere stata cacciata via ieri in malo modo..ho studiato fino alle 4 e 28, dopo di che doccia e ho pensato ora  mi faccio un bel caffè, ma il caffè non c’è..e lo sa perché non c’è? Lo sa?me lo dica me lo dica..no no glielo dico io non cè perché quando vai in un negozio qualsiasi a comprarlo cè sempre qualcuno che ti guarda il culo (C le guarda il sedere platealmente), allora dici va bè me lo prendo al bar, peggio!se nel negozio te lo guardano nel bar te lo analizzano e ne fanno un dibattito ed è per questo che da quando sono a Napoli non prendo caffè!!pausa le piace questo vestito?me lo dica me lo dica..ma glielo dico io che lavoro c’è dietro ho cambiato (R fa i numeri con le dita diversi da quelli che dice e C li fa giusti)  3 tailleur, 4 acconciature, messo e tolto per 2 volte lo smalto alle unghie e 8 paia di scarpe…diciamocelo ci sono cose che lei non può capire!!e ci tengo a precisare che ieri quando le ho detto che Di Giacomo per me era un giornalista non mi sbagliavo…perché ho fatto una ricerca su google e c’era un Di Giacomo giornalista che scriveva nel 1977 su VACCARIZZO ALBANESE NOTIZIE si informi..è per questo che mi soo confusa

C:  (pacatamente) e… Di Giacomo, il poeta, lo ha studiato?

R:  (molto carina, a razzo, mentre C cerca di interromperla): Salvatore Di Giacomo, nato a Napoli il 12 marzo 1860 e morto il 4 aprile 1934, è stato un poeta, drammaturgo e saggista italiano. Fu autore di molte notissime poesie in lingua napoletana (molte delle quali poi musicate) che costituiscono una parte importante della cultura popolare partenopea. E’ stato uno degli artefici della cosiddetta epoca d'oro della canzone napoletana…

C:  (interrompendola, divertito) … ho capito… ho capito che hai studiato Di Giacomo, ma lui era solo un pretesto, uno dei tantissimi colori che questa città offre, una tra le moltissime strade che si possono percorrere per raccontare Napoli. Mica possiamo fare un dossier tutto su Di Giacomo?

R:  (emozionata) Possiamo? Quindi… (mima “tu ed io” e felice lo abbraccia)

C:  (imbarazzato) Calma… sì sì… possiamo…(cercando di riprendersi) che possiamo? Ah, sì, Di Giacomo… No! Napoli! Sì, un documentario su Napoli… (pausa, ritorna estremamente professionale) Allora, qua serve roba forte,… cronaca,… che so? (fa per darle la penna) Qualcosa tipo il terremoto dell’80, la frana di Sarno (si esalta)… provare a cercare le colpe, le responsabilità… insomma, qualcosa di vero… di inedito…

R:  (riflessiva) Magari… lei ha già in mente qualcosa in particolare…

C:  (interrompendola)… Intanto visto che lavoreremo insieme, dammi del tu…

R:  Tu hai già in mente qualcosa di particolare?

C:  No, ma mi piacerebbe qualcosa di inedito…

R:  Ok, ma qualcosa di vero, però…

C:  Va bene, ma l’importante è che non sia niente di scontato. Come ti ho già raccomandato, vorrei evitare del tutto, schemi e stereotipi, del tipo, “a Napoli sono tutti ladri” e Gomorra, e la monnezza, e via discorrendo… Ok?

R:  OK, ma da dove comincio?

C:  (si alza) Per raccontare una città vista dall’interno bisogna cominciare proprio dall’interno della città! Dalla strada, no? La strada è un contenitore immenso, dipende da come la vivi: a volte a maestra, altre è carnefice. Vai… chiedi in giro… parla con la gente…

R:  (alzandosi): Va bene… poi ti chiamo…

C:  Ciao…(chiamandola): Ah… mi raccomando eh!? (ironico) Stai attenta: qui siamo a Napoli: sono tutti camorristi (sorride)

R:  (cambiando discorso) A proposito; scherzi a parte: lo sai che l’altra volta, andando via, ho incrociato quel barbone, quello che sta sempre qui fuori all’angolo…

C:  … sì, sta lì, da anni…

R:  … Certo che è strano! Così… mentre gli lasciavo una monetina, mi ha detto: “ ‘a carne umana nun se venne a tant’a ‘o chilo, comme ‘a carne da maciello!” e rideva… rideva… e mi fissava! Secondo te a cosa si riferiva? Ma chi è? E’ pericoloso?

C:  Grande uomo quello lì; (pausa) ed anche un grande artista… da anni farfuglia frasi come quella che ha rivolto a te. Su di lui, se ne dicono tante… Ecco, comincia da lui, intervistalo! Comincia a farti le ossa con lui. Fatti raccontare quello che vuole, qualsiasi cosa. Sono le storie di persone come lui, che ci interessano; le loro vite sono così piene di avvenimenti, di valori, di sogni infranti, di delusioni, di verità… E’ questa gente senza voce ad avere la voce più forte, per noi.

R:  (affascinata dall’idea) Certo! Spero solo di esserne in grado…

C:  (annuisce, come a dire: “certo che lo sei!”)

R:  Grazie… Grazie! (via)

GIU 1 E RESTA SU SOLO 2-5 E 11

(Carlo libera la scrivania ed esce di scena, per cambiarsi da sottoufficiale del ’44)

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Scena 6 – 8017 Preludio (Paolo e Romina)

( R esce prendendo un taccuino dalla borsa, mentre P continua a suonare; R, dandogli una monetina, lo guarda)

P:   (cantando) ‘o munno, a vvote, gira a’ storta:

                        storie chiene ‘e muorte,

                        ma ‘sti muorte vonno ‘na croce,

                        vonno ‘na voce:

                        vonno essere arricurdate,

                        pecché ‘o ricordo lloro

                        è mmuorto insieme a lloro…

                        pe’ colpa d’’o potere

                        che quanno ll’ha saputo

                        se n’è lavate ‘e mmane…

                        ‘e scurdate d’’a storia, da vivi e da muorte…

                        ‘e scurdate d’’a storia, senza manco ‘nu sciore!

(poi, ride e inizia il racconto) RUMORE – parte MONDO NOVO (tr.3 ca nà) SUL RUMORE INSIEME ALLA MUSICA SI ACCENDE L’1 LEGGERO

(U e C entrano e si mettono in posizione, poi restano immobili)

–Era il 1944… (il volume della sua voce si abbassa e sale la musica)dopo la tragedia ferroviaria del treno 8017 partito da Napoli e diretto a Potenza a do nun arrivaie mai, ma fernette a corsa soota a galleria di Balvano, un giovane ufficiale Umberto Polito, Capitano dell’esercito di Sua Maestà Vittorio Emanuele III e il suo sottoposto, il caporal maggiore Salvatore Sorrentino si trovavano nell’ufficio dell’ufficiale Polito dove Sorrentino era accorso per comunicare la notizia della tragedia…

–Polito era giovanissimo, un uomo gelido e arrogante, senza core, senza ammore ne pe vivi e ne pe muorti…invece o caporale Sorrentino era nu brav omme …umile e carnale che se pigliaie assaie a core sta sciagura…. ALL’ACCENDERSI DELLA CANDELA ( SE SI ACCENDE) RINFORZA L’1 E LASCIA BASSISSIMO 2-5 E 11

R:  (prende appunti)

( Si sfuma su P e R e si anima a sx su Umberto e C, dove ora alla scrivania è seduto U nei panni del giovane ufficiale, mentre C, nei panni dell’anziano sottoposto; U, in penombra, U è seduto stravaccato con i piedi sulla scrivania. C gli si avvicina e come in un film muto, con la musica a volume alto, i due parlano. C spiega a U cosa è da poco accaduto sotto alla galleria di Balvano. E’ il 1944 )

P sulla musica si avvicina alla scrivania di u e gli versa del wisky..dando vita al personaggio

Scena 7 – 8017 (Nonno Umberto e Papà Salvatore)

C:  ma perché non mi credete capità?

U:  non è che non ti credo, mi attengo semplicemente ai documenti, tu stai parlando

      del treno n°8017 che parte da Napoli e diretto a Potenza?

P:   sissignore…

U:  e allora devi sapere caro Salvatore che quello è un treno merci, che trasporta

      legname per aggiustare i ponti bombardati dalla guerra

C:  si ma insieme al legname c’era anche un sacco di gente, che da Napoli e dalle altre zone di città andava nelle campagne a barattare i propri averi con qualcosa da mangiare..

U:  tu lo sai come si chiama questo barattare?

C:  (tace)

U:  mercato nero.. e hai una vaga idea dei danni che arreca allo stato il mercato nero? per di più in un momento come questo..

C:  ma erano povera gente..

U:  …sta povera gente comm’ a chiammi tu a casa mia se chiamman contrabbandieri!

C:  capità, ma mettiteve nei panni ‘e sti disgraziati, qualcuno di loro ha dato via anche il  corredo della mamma o della sorella… ma per mangiare! E questo è contrabbando?

U:  io mi attengo alla legge, è contrabbando!questi violavano la legge regolarmente,con metodo, si nascondevano su un treno merci dove per poterci salire ci vuole l’autorizzazione del governo militare alleato…

C:  ma capità…

U:  non mi interrompere…mai…

      quindi non avendo questa autorizzazione oltre al contrabbando hanno commesso anche un altro reato “ la clandestinità” e tu e difiendi pure?

C:  ma sti poveri cristi dove la dovevano prendere qualcosa da mangiare? voi lo sapete, gli americani ci hanno requisito tutto!

U:  e tu lo sai che abbiamo perso la guerra? Forse stu dettaglio t’è sfuggito…

C:  lo so benissimo e lloro o sapevano megli ‘e nui …nui stamm’ ca pe fa giustizia e invece ‘o potere s’accanisce semp’ ncoppa ‘e spalle lloro..

U:  il perché noi stiamo qua non sei tu a dovermelo dire, arricuordate ca tu stai ca pecchè l’ho deciso io

C:  no..ma p’ammore ‘e dio io nu vulevo…

U:  ( gli fa cenno di tacere) ora mi spieghi cortesemente i fatti..fino a mo’ e ditte tutte cose che nu me riguardano …come mai questo treno si è fermato?

C:  perché aveva due locomotive…

U:  …ehh..salvatò e ch’ scuperta che fatto…lo sappiamo che nei tratti di montagna si mette una locomotiva in testa per tirare e …

C:  ..l’altra in coda per spingere, ma purtroppo non è stato così

U:  spiegati meglio

C:  a Battipaglia c’è stato un errore nell’agganciare la seconda locomotiva, hanno pensato che il treno fosse vuoto e invece di agganciarla in coda l’hanno messa in testa.

U:  e i macchinisti? Hanno visto tutte e due lo locomotive in testa e non hanno detto

      niente?

C:  è per questo motivo che quando il treno è arrivato sotto la galleria di Balvano in salita non ce l’ha fatta…le ruote hanno iniziato a slittare e il treno prima si è fermato e poi ha iniziato a retrocedere..

U:  e allora ?

C:  e allora, secondo la ricostruzione che abbiamo fatto, la prima locomotiva deve aver continuato a tirare per tentare di uscire dalla galleria, mentre la seconda locomotiva tirava in senso in senso opposto per sfruttare la discesa e uscire dall’altra parte

U:  ma tu stai pazzianne Salvatò? ( riflette )

      ma sarebbe comunque dovuto uscire in discesa…se c’erano due locomotive che tiravano con la stessa potenza..quella in discesa aveva a suo vantaggio il peso del treno e la forza di gravità..

C:  sì… no… perché quando i frenatori hanno visto il treno indietreggiare hanno bloccato le ruote , come da regolamento e il manovratore non ha avuto neanche il tempo di azionare la valvola di regolazione

U:  ma tu che ne sai?

C:  perché il suo corpo sta ancora là..vicino alla valvola

U:  e le sarrà pigliato n’infarto..

C:  no… è stato per via del carbone che ci danno gli alleati (U lo guarda in cagnesco)! Rispetto a quello tedesco, il carbone degli alleati è pieno di cenere e di zolfo e siccome i macchinisti avevano caricato le caldaie al massimo per fare la salita, dalla cenere e lo zolfo del carbone alleato si sono sprigionati un sacco di gas tossici che hanno ucciso tutti, ferrovieri e passeggeri..

U:  Salvatò mò si addiventato pure un esperto di chimica?

C:  no, e qua non ci vuole un esperto di chimica: queste cose sono evidenti; solo che non le vuol vedere non le vede …

U:  ( lo brucia con lo sguardo) e come li avrebbe uccisi?

C:  così ( copre candela )

ALLO SPEGNERSI DELLA CANDELA ACCOMPAGNA CON IL MASTER IL BUIO TOTALE

P:   mamma…mammà…LENTO RISALE COME PRIMA SEMPRE COL MASTER

C:  morti quasi tutti… in pochi minuti

U:  e quanti sono?

C:  sembra siano oltre 600

R:  600 morti??

P:   600 morti…!

U:  ma come 600..ma non è possibile su quel treno non c’era posto per 600 persone

C:  eppure ci stavano e chissà dove s’erano ficcati… povera ggente

U:  chest’ è a fine che hanna fa.. tutti il peggior nemico della gente è proprio la gente..

      So’ troppi e se ogni tanto si fa un po’ di pulizia è meglio pe tutti quanti…

C:  capità, ma questo che dite è terribile 

U:  ora dobbiamo risolvere il problema

C:  eh, come organizziamo le sepolture? Il trasporto al cimitero…

U:  e proprio chist’ o problema salvatò, al cimitero non c’è posto per tutta sta gente..

      Vieni cca Salvatò.. stamm a sentì bbuono fai scavare un fosso e buttaceli dentro..

C:  ma come? In una fossa comune?? Senza una croce, un fiore?

U:  un fiore? Tu pienz’ o’ fiore? Pienz’ a nu te scurdà  o’ disinfettante…c’avesser

      contaminà pure a nui sti muort e famm’ ( salvatore lo guarda incredulo)

      e stai ancora qua? Vai!

C:  (fa per andare) ci sarebbe un altro problema…

U:  ancora? Cos’è è affondata una nave adesso?

C:  ..ci sarebbero i parenti delle vittime che reclamano la roba che apparteneva ai loro cari

U:  i parenti?i parenti? Salvatò ma io nu capisco comm’ è possibile…so venti anni che stai dint’ all’esercito e ancora dici sti cose?

C:  …..

U:  i contrabbandieri non hanno parenti, al massimo sono complici, associati, favoreggiatori.. e poi digli che quella roba è merce destinata al contrabbando quindi lo stato la requisisce tutta…

C:  ( prende un lista dalla tasca e inizia a leggere) 1 scolapasta , 3 tappeti, otto paia di scarpe, 6 pannolini per neonati…

U:  e che d’è sta munnezza ?

C:  (significativo) la merce destinata al contrabbando..

U:  ( capisce il gioco che tenta salvatore) infatti hai ragione…non la fare requisire questa roba..tanto è munnezza è?.. falla bruciare..

C:  ma i pare’… insomma quelli! Non gli lasciamo niente, neanche un ricordo?

U:  si devono ricordare  che i loro complici sono morti mentre compivano azioni illegali e contro l’ordine pubblico..

C:  ma un ricordo è importante

U:  e che se ne fanno? Se magnano o ricordo? Se scarfano c’ò ricordo? O ricordo..ma levate a n’anze e piedi..…

C:  di questa gente non si ricorderà mai nessuno…: questo mondo è fatto solo per i signori che viaggiano in prima classe, eh?

U:  ( lo fissa )

C:  eh… ma sti muorti nterzettari e clandestini, sono in ottima compagnia, perché i dimenticati dal potere ci sono e ci saranno sempre…

U:  attento a come parli Sorrentì

C:  no! Io non lo accetto! Io non l’accetto che sta gente scurdata d’ ‘o Pataterno, sta ggent senza voce, sti criature nate senza nisciuna colpa hann pagà nu prezzo accussi alto!

U:  Sorrentino te lo dico per l’ultima volta.

      Statte o posto tuoio…non ti compete…nun è pe tte!!

C:  capità..o’ capolinea arriva pe tutti quanti. Io so’ pate e sapè che mio figlio adda crescere inte ‘a nu munno accussì stuorto, me fa paura…

P:   la carne umana non si vende a tanto al chilo come carne da macello..

Parte (memento tr 6 segesta)- cambio luce – GIU TUTTO E SALE IL TAGLIO 7 + LEGGERO ROSSO 8

(movimento coreografico:

§U e C si tolgono cappello, giacca e cravatta della divisa e li ripongono nel carrello che P ha lasciato a proscenio, poi si dispongono a proscenio U a sx, C a dx)

§contemporaneamente P va a proscenio con il carrello e ve lo lascia; poi va a raccogliere gli oggetti del 1944 dalla scrivania e li ripone nella scatola, quindi ripone la scatola nel carrello e si dispone a proscenio in fila, a sx del carrello

§R si dispone a proscenio in file a dx del carrello

QUANDO SONO TUTTI IN FILA A PROSCENIO GIU 8 E RESTA SOLO IL 7

U:  davanti a questi avvenimenti c’è solo un atteggiamento posssibile ..il silenzio..

C:  ma non deve essere il silenzio di chi nega la propria responsabilità

U:  ma il silenzio del rispetto

C:  il potere è impassibile dinanzi al dramma dell’umanità diseredata e senza voce, ma non può rimanere in silenzio

U:  di quel silenzio resta solo l’orrore

C:  ora dateci un segno; un segno che ci porti alla memoria di quelle vite spezzate

U:  e allora

C:  e soltanto allora

U:  anche noi rimarremo in silenzio

C:                                anche noi rimarremo in silenzio

R:                                                       anche noi rimarremo in silenzio

U:                                                                              anche noi rimarremo in silenzio

Tutti:   ( facendo il gesto del silenzio con il dito sul naso e un soffio)

BUIO   A SCHIAFFO

Parte VIAGGIO (tr.4 segesta) SALE 4 + 2-11

C  esce e si ri-cambia da Sorrentino figlio

Scena 8 (Romina e Carlo – poi Umberto):

si rientra alla situazione ufficio-strada- casa r.(luci)

P entra e mette il cappello come sempre a terra

R entra dalla quinta di dx parlando al cell e gironzola per casa.

Rimane bassa la tr.4 VIAGGIO QUANDO ROSSY ESCE DI CASA E ARRIVA VICINO AL BARBONE SALE ANCHE  IL 5

R: si mamma, ti dico di si. Ha accettato di collaborare con me (ride) si lui lui…e dai mamma ( la madre fa qualche apprezzamento su Carlo) ahhhh ma…ma che diciiii?ma io non lo so…comunque adesso devo andare che mi aspetta, sii stai tranquilla, lo so, ma no che non mi violentano, e lo so che sto a napoli lo so va bè meno male che sto facendo questo documentario così ti renderai conto anche tu. .ok…ti chiamo dopo mammì…si te lo saluto…cia cia cia..

 

Mette il telefono in borsa, prende libro-bloc-notes etc e corre verso l’ufficio, passando da Paolo lo saluta con la mano a mò di bambina e lui suonando le sorride chinandosi per salutarla.

C è alla scrivania  ALL’AVVICINARSI DI ROSSY A CLAUDIO LA LUCE LA ACCOMPAGNA AGGIUNGENDO L’1 E VA VIA IL 4

SFUMA FINO A DISSOLVERSI LA TR. 4 VIAGGIO

C:  di buon ora…(sorride)

R: scusami, ma sai mia mamma 10.000 domande su di te, ma com’è di persona, che tipo è…mi sa che le piaci sai?

C:  ( piacione) ah si? Quanti anni ha la mammina?

R: 81 (espressione di disappunto e di orrore di Carlo) ( R ride)

C:  (stando al gioco) Ottimo! Una donna matura e di esperienza, come piacciono a me! (ridono) Dai veniamo a noi. Com’è andata l’intervista? (si alza e va alla finestra immaginaria)

R: benissimo..mi ha raccontato tutto nei minimi dettagli..una storia sconvolgente, ho scritto tutto, ogni suo respiro..

C:  (guardandolo dalla finestra) non gli sembrava vero tanto interesse intorno a lui… (R annuisce un po’ commossa); a volte il regalo più grande che si possa fare è proprio quello più semplice: dare voce a chi non ce l’ha, rende liberi certi uomini prigionieri dei propri pensieri, dalle angosce che da anni li accompagnano.. (R porge il block notes a C) la leggerò stasera, intanto anticipami un po’ cosa ti ha detto…

R:  Una storia assurda: mi ha parlato di una tragedia incredibile. Pensa che lui è uno dei pochissimi bambini dell’epoca ad essere sopravvissuto a quell’incidente ferroviario.

C:  Incidente ferroviario? Quando?

R:  Nel 1944…

C:  Nel 44?

R:  (annuisce)

C:  I seicento morti di Balvano!!!

R:  (stupita) Eh, sì! Come fai a saperlo??

C:  (molto riflessivo, quasi provato) Non ci posso credere…

R:  Ti senti bene? Ma che succede?

C:  (immerso nei suoi pensieri) Sì sì, tutto ok, ora ti spiego… (si alza e occupa tutta la scena) Devi sapere che mio padre, Salvatore Sorrentino, a quell’epoca era un caporal maggiore dell’esercito… non ricopriva un gran ruolo… ed era costretto a subire le sfuriate e le arroganze di un giovane ufficiale spietato, che aveva come unico obiettivo: far quadrare le cose. Il “come” non aveva importanza…

R:  Sì… e allora?

C:  Quando si trovò a dover informare l’ufficiale di questa tragedia, mio padre si schierò dalla parte di quelle vittime innocenti, rispondendo più volte male all’ufficiale, il quale dopo aver sistemato i morti, fece sistemare anche mio padre, facendolo cacciar via dall’esercito… Povero papà, non si riprese più dopo quella umiliazione, così ingiusta poi… e morì senza aver trovato una giustificazione, né per sé, né per quei seicento morti. Ed io per questo ho voluto studiare: per non dover subire ingiustizie e vessazioni da chicchessia. Quello che sono io oggi, lo devo alla storia di mio padre. E’ per questo che voglio dar voce a chi non ce l’ha… (guarda il blcok-notes) Stasera lo leggerò.

R: Allora, lavoriamo! Dobbiamo solo decidere quale strada prendere, dove soffermarci…

C:  …(interrompendola, pieno di grinta)..no, noi non dobbiamo scegliere, noi dobbiamo raccontare tutto

R:  e come? Un secolo di…

C:  …si, ma non punto per punto; dobbiamo raccontare Napoli com’è oggi, quale risultato di un percorso lungo un secolo…: Di Giacomo, l’ 8017… ora hai un bagaglio consistente, puoi raccontare ciò che già sapevi ma…con la consapevolezza di ciò che è stato prima..

R: del resto come dici tu  noi siamo i figli della storia, quei morti ci hanno insegnato tanto RUMORE INSIEME AL RUMORE SI ACCENDONO 3 E 2 E QUANDO EMI SPARISCE DIETRO AL MURO VANNO VIA 3 E 2 LASCIANDO SOLO 1 UN PO DI 2 E 11

C:  ciò che dobbiamo trasmettere con questo dossier è (Umberto che era entrato dice le parole che Carlo sta realmente dicendo ma tutto è legato senza pause ne stacchi si abbassa il vol.di C e si alza il vol. di U)

U: che oggi napoli è un comune luogo per chi la vive

C:  dove tutto sembra normale ed immutabile...

U: c.s. mentre è un luogo comune per chi ne parla

C:  senza esserci mai stato..

R: (meravigliata riflette e quasi tra se ) un comune luogo per chi la vive ed un luogo comune per chi ne parla ( e pensa come ipnotizzata)

C:  allora dimmi, di chi, di cosa vuoi parlare …

R alzandosi e girandosi verso la platea mentre C continua a parlare ( muto ) e a gesticolare come se Romina non i fosse alzata.. SI ACCENDE IL 7 E SFUMA LEGGERMENTE 1

R: ora..(al pubblico) inizierò a lavorare sul mio documentario, con l’aiuto del professore ( indica Carlo) racconterò la storia di un uomo qualunque, cresciuto in una città non qualunque dove tutto sembra scontato; mi soffermerò sugli sbagli, ma soprattutto sulla coscienza che ad un certo punto dice no..e si ribella..
La ribellione dell’anima, la vita si cambia, si crea..lui ( Carlo ) ha creduto in me ed io non voglio deluderlo…SFUMA IL 7 E  A SEGUIRE L’ 1 E IL 2 E 11

Romina indietreggia lenta andandosi a risedere difronte a C che sta continuando a parlare – la musica sale- la luce scende e alla seduta di R – BUIO-

C  esce, gira dall’altra parte e si prepara

 

Scena 9 – (Paolo e Umberto)

Sul buio entrano Paolo e Umberto e si posizionano al posto di Paolo. Quando sale la luce i due parlano tra loro

SI ACCENDONO 2-3-5 E 11

P:   non hai neanche la mamma?

U:  …no!

P:   Mi dispiace…

U:  Eh… succede! Ma ‘o prubblema mio nun è chisto ma  risale a tanto tiempo fa…

P:   Cioè? A che ti riferisci?

U:  La rovina della mia famiglia è stato  mio nonno. L’ ommo ‘e mmerda!

P:   Perché che ha fatto? Ti picchiava?

U:  No, no… Io manco l’ho conosciuto. Lui era un ufficiale molto importante dell’esercito. A 25 anni era già  comandava a tutti quanti. Ma ha sempe penzato sulo a ‘a carriera. Appena ha cominciato ad avere un po’ di potere, lasciaie a mia nonna senza ‘nu sordo, senza lavoro e cu’ ‘na figlia ‘a mantene’: mammà! E doppo a nonna  c’ha pruvato a campa’ comme puteva, lavanno scale, pulezzanno cessi, arrabbattanese accà e allà a chi le deva quacche sordo. Ma nu c’ha facette murette giovane, chiena ‘e collera e angora nnamurata…

P:   E po’?

U:  Mamma se truvaie ‘a sola a quinnece anne….

P:   (lo guarda come a dire: “vai avanti, tranquillo”)

U:  E po’ nasciette je. Ll’unica cosa ca tengo in comune cu mammà è ‘a strada: a essa l’ha accisa e a me m’ha crisciuto.

U è di spalle, P gli si avvicina da dietro

P:   Umbè, ce l’hai presente quella bella ragazza che ultimamente si vede a chesti parti?

U:  ( si gira e lo guarda) e certo che a tengo presente..è nu piezzo e guagliona esaggerata…

P:   a me m’ha dato a pace, m’ha levat cuollo nu turmiento che me steva mangiando da na vita

U:  e che ha fatto?

P:   m’ha saputo ascoltà, cercala..parlace..tu fai nu piacere a essa ma essa o’ fa’ chiu gruosso a tte..te sape ascoltà…

U:  ma che stai dicenno?  ma che le vaco a dicere a chella??che mio nonno era n’omm’ e merda, che io so cresciuto mmienz a via…ma chella che se ne fotte?

P:   vai Umbè…vai..stamme a sentì..

U:  zio Pà io ce vaco..(gli si avvicina)

P:   Umbè..e portale questo…nu fa cazzate, arricuordate, chella guagliona te pote aiutà..BUIO E RESTANO SOLO I VIDEO POI ALLO STOP DELLE IMMAGINI SUGLI SCHERMI SI ACCENDE 6 E 4

BUIO

SCENA 9 BIS ( U e R ) parte traccia 1 amargura

CASA R – romina sarà in casa incasinata tra libri e appunti, arriva U bussa alla porta, R va ad aprire e rimane un po’ spaventata dal vedere U il ragazzo che le da sempre fastidio per strada davanti alla sua porta.

Si abbassa la musica

R : ehi..posso fare qualcosa?

U:  ( la guarda ) posso entrare?

R : bhè veramente..

U:  uà e quanti tarantelle..sta tranquilla ( entra ) io so nu bravo uaglione…

R : ma come mai qua…cosa vuoi..

U:  mi c’ha mandato zio paolo..

R : zio chi??

U:  zio paolo..o barbone e via chiaia..ah e ha ditt’ pure e te da stu fiore..tiè..si ma nu t’emozionà che  nun è pe te…a ditt’ accussì che lo devi dare a sorrentino o’ giurnalist’ … o capellone..

R : ho capito

U : eh..e gli devi dire che è per suo padre, da parte di mio nonno..io nun aggia capito niente comunque a ditto accussi..

R : ahhh forse ho capito io…...accomodati allora…( imbarazzata)

U : mamma mà…

R : vuoi un…caffè?

U:  ..mh…si tieni na birra è meglio (sorride )

Sale la musica

Lei esce e rientra con due birre in mano si siede e parlano-ridono-lui parla molto la musica li copre totalmente

Scende la musica zoom audio

 R : (ride) ma lo sai che anche io da piccola ero una peste..un maschiaccio..anzi (da un sorso di birra) una scugnizza…

U:  tu?...ma quala scugnizza…sient romì io so venuto cca pecchè taggia parlà e na cosa seria…

Risale la musica accavallondoli buio lento con U e R che continuano a parlare IL BUIO LENTO ACCOMPAGNA IL SALIRE DELLA MUSICA

SCENA 9 C :LEGGERO 2 E 11

è l’alba ,Paolo dorme infagottato sulla panchina, con una camminata rapida C passa per andare in ufficio si ferma a guardare P e con un gesto di copssione lo compre sstemandogli la coperta e pieno di se per questa sua buona azione se ne va…P viene infastidito da questo gesto i C e si sveglia…si alza borbottando..RINFORZO 2 + 5 E 11 E LEGGERO 1

P:   tutte e matine a stessa storia..me sceta e se ne va me sceta e se ne va…ma chi tè chiesto niente?  

      sta  lota…

si mette a sistemare le sue cose…prende un cartone scrive

 

 a cuscienza nun se lava cu na passat e sapone

accurciann a distanza s’e dimostra o rispett’

stamm tutt quant’ dinte o stesso casone

l’ultimo de’ pezzent e o chiu gruoss cumandant cu tant e stemm mpiett’

a gente penza che cu nu sord’ ch’ lascia fa del bene a chi è sfurtunato..pensa che a cuscienza se lava accussì purtanneme quacche cosa a magna’ ca ammienz a via, ma a casa lloro nun te fanno trasì…te vedeno inutile, n’ommo fenuto si te putesseno levà a miezz’ fosser chiu cuntient tutti quanti eppure io che fastidio ve dong ? ve chiammo? Ve tocco? Ve creo disturbo?io chello che faccio è farme forza da sulo…io voglio giustiza pe tutta a povera ggente che more ogni jorno e nisciun ne sa niente…entra in uno stato di trans…un incubo ricorrente…RUMORE E SI ACCENDE 8 + LEGGERO 7

voci…allucche…criature c’à tosse…madonna o fumm’….aiutoo…mamma’ a do’ stai?

Paolo..paolo?, papà…sto qua..!! sto qua …aiutooo atosse..nun alluccate…nu sent chiù a mammà….stateve zitti!!!!aiutateme…me manca ll’aria mammà!....pecchè nu dispunni chiu…nu se sent chiu niete….pecchè nun allucca chiu nisciuno?? Catarì….nico’…nicolaa….aiuto…

Piange e continua il suo delirio di nomi intervallati da mammà fino a quando la musica lo accavallerà….

Parte FALANKOS tr. 2 di aquadia

U CHE STA SCAPPANDO DA UN INSEGUIMENTO… entra in scena con il fiatone a tempo di musica insieme a C che entra e si siede alla scrivania allentando la cravatta e respirando anche lui con il fiatone a tempo di musica 

-apparirà R che è un occhio esterno e passa su musica ballando da un personaggio all’altro poi manda via TUTTI

PERCORSO SCENA VELOCIZZATA – R ballando muove i personaggi:

§C entra con una sigaretta in mano, l’accende, dà una boccata poi esce                 x 2 volte

§P entra con il cappello, poi entra U e gli ruba i soldi                                              x 2 volte

§Scena di C e P+U insieme                                                                                       x 3 volte

R scena Redenzione:

§C entra, guarda la sigaretta e poi la butta via insieme all’accendino

§P entra con il cappello, poi entra U ma gli mette dei soldi nel cappello

Sfuma FALANKOS (cambio luce) SFUMA TUTTO E SALE 4 E 1 ( SEGNA I DUE AMBIENTI BEN DISTINTI

C:  (prende il cellulare e compone il numero di R)

R: ( entrando da dx palco) pronto..

C:  Romina, come procede allora? A che punto sei? (C e R camminano l’uno verso l’altra e si dispongono al centro della scena, l’uno di spalle all’altra)

R: Carlo guarda, sto vivendo delle esperienze meravigliose, ho QUASI finito il mio dossier (felice)

C:  ah…ora è diventata solo “tuo”? (scherzoso)

R: si, scusa il nostro dossier STA VENENDO fuori da solo, avevi proprio ragione, la mia visione delle cose è totalmente cambiata dopo aver visto e studiato , la storia, io mi sento parte integrante di tutto questo… LA GENTE SI APRE CON ME, MI PIACE ASCOLTARLA…

C:  quindi è QUASI finito! COSA MANCA?

R: . .NON LO SO, MA SAPPI CHE NE FARAI PARTE ANCHE TU

C:  io? (C e R si voltano l’uno di fronte all’altra senza guardarsi)

R: siii…tu tu..io, il barbone superstite del treno, tutti! e la persona che racconterà tutto questo è un giovane di strada, uno qualunque..uno che qui ci è nato…E MI SA CHE L’HO ANCHE TROVATA SAI?

C:  AH SI E CHI E’? (C e R si voltano e si separano, C a sx e R a dx)

R: un figlio vero di questa città.. si chi più di lui può parlare di sua mamma

C:  (annuisce fiero) già… mamma Napoli

R: noi abbiamo solo fatto un collage..tante vite unite tra loro diventeranno un unico racconto; (pausa) ti voglio bene..

C:  anch’io… credimi..la tua grinta mi riempie il cuore d’orgoglio..

R: Dove sei adesso? Hai finito al lavoro?

C:  No, anzi, tra un po’ vado in onda con il TG.

R:  Ci vediamo domani, allora. Ti devo dare anche un regalo

C:  Ah, sì? Mi hai fatto un regalo?

R:  Non io… ma… poi te lo darò di persona: sappi solo che tuo padre ne sarebbe molto felice…

C:  Mio padre?

R:  Sì, a domani!

C:  Va bene, cosi mi racconti. Ah, per la verità anch’io ho una sorpresa per te: si è liberato un posto nella redazione del mio TG. Ti piacerebbe far parte della mia squadra?

R:  (è paralizzata dalla gioia)

C:  Significa: “Sì, va bene ci penserò. Grazie Carlo”?

R:  (pazza di gioia): Sì, Sì, Sì Certo! E’ meraviglioso!

C:  Dai, ora devo andare, ci vediamo domani da me alla solita ora! Ciao

BUIO – APPLAUSO-

Sul buio inizia un vocio registrato di bassi napoletani..i vicoli, di sirene e caos

Si vedrà U al centro della scena leggermente illuminato dalla luce dei video e riproduce fedelmente le immagini del video( entra Paolo che sta andando al suo solito posto..lo vede, lo prende tra le braccia.sul fermo immagine del barbone sugli schermi LUCE 10

SI AGGIUNGE IL 9 PER IL TG

U è tra le braccia di P sul lato sx C si prepara  e parte il TG ( rimane il capannello ).

C:  Buonasera e benvenuti all’edizione flash del nostro TG. Ecco le principali notizie

Napoli – ancora una volta è il capoluogo campano lo scenario dell’ennesimo omicidio di camorra, avvenuto questa mattina in una zona del centro città davanti agli occhi increduli di donne e bambini. La vittima è un ventisettenne, UMBERTO POLESE, ritenuto dagli inquirenti uno dei membri del clan di DON VITO.

Problema rifiuti – Ancora Napoli e ancora la Campania denigrati dall’Unione Europea: la disorganizzazione di una sola città diventa la vergogna di un’intera nazione.

(Effetto registrato in cui le seguenti notizie si accavallano l’una nell’altra):

Anziana donna scippata della pensione, viene strattonata per diversi metri…muore poco   dopo in ospedale

Sparatoria nel casertano muore una donna incinta colpita per errore

Sequestrato dalle forze dell’ordine un imponente carico di cocaina, arrestate 30 persone la maggior parte di loro poco più che maggiorenni

È deceduta in ospedale una quattordicenne dopo essere stata picchiata barbaramente e ripetutamente violentata da tre suoi coetanei

Ancora Napoli ancora cronaca - Morti due sedicenni; non indossavano il casco…

Era questa l’ultima notizia del nostro giornale. Un cordiale saluto da Carlo Sorrentino. Buona serata.

A SCHIAFFO GIU IL 9 E SU L’1 PER POI SFUMARE SUBITO DOPO E LASCI SOLO IL 10

Scena 10 – MammaNapoli –

SU RUMORE E CAMBIO MUSICA EMI SI ALZA E VERRA’ ACCOMPAGNATO DA UN PO’ DI 7-8 E 6 PER TUTTO IL MONOLOGO

Se sa e cose belle so pure chelli chiù pericolose …io sta città a veco comm a na femmina troppa bella che nu se po’ avè…accussì m’a immagino napule…comme a na bella uagliona che tene adinte tutto o calore, l’ammore, a pazzia e a cazzimm e na mamma…po’ sembrà stran stu paragone ma pe me è accussi …nun a vedit annanze all’uocchie vuoste sta femmena… (R si alza e inizia a danzare)…pensate a ‘na uagliona che balla balla…e dint a chella danza che nasce d’a dinte ce mette tutta a passione o traporto e chi s’affoga dint a nu suonn pe nu sentì chello che le succede attuorn… Ormai vene chiammata Napoli sbandata, ma da chi?? Da te bella uagliona d’ò nord?? O da tè direttò (C si alza va nel suo studio, appende il cappotto, si siede alla scrivania e inizia a scrivere)…o da vui avvocato rispettabbilissimo…Tu vien a parlà ‘e Napule a me? Nientedimeno vieni a parlà ‘e mamma mia dinte a casa mia?? E certo…

È facile a dicere site tutti eguali, tutti malament…ma almeno ò sai o pecchè?no è?? E mo t’o dico io.. Pecchè a nui a vita nun c’ha dato niente (P si alza e va alla panchina) io a sette anni…sette piccirè…me so mise a venner o fumm’ pe dinte e vicoli p’e campà… e tu pienz ch’è facile arrivà cà a chesta età e parlà e tutto chello che a vita nu m’ha saputo dà??

Io nu parlo sul pe me, parlo a nomm e tutti quanti nui, tutti chilli comm’ a me figli e n’a mentalità sbagliata, nfame, ignorante…tanti e nui se ne so juti a dint a sta fetenzia…chi se l’è potuto permettere e chi ha tenute e palle e dicereno a sta vita e merda, ma io…io che aggia fa si e palle nu l’aggia tenute?ah?che aggia fa ?? Haggia pagà o prezzo e na paura,e p’è quanto tiempo l’aggia paga?? o prezzo e vulè rimanè a do so nato??o sto pagann..o stamm’ pagann’ tutti quanti…

Pe te è facile a parlà, tu e semp’ avuto tutto chello ch’e semp voluto…io so cuntento pe te p’a ammore e Dio, buono pe te, ma nu giudicà a chi certi carezze nu l’ha potuto mai avè, a me chella mancanza m’è rimasta adint…dinte o core e perciò te dico che sta città sbagliata è na mamma pe nui, c’ha cresciuti…essa ogni sera primm e stutà o sole e d’appiccià a luna se va abbracciann tutt quanti, pecchè è na mamma, e na mamma so sente si dimane o figlio se ne va…a d’ò va?ahah.. e a do adda j?

-va n’galera

-more acciso

-trase dinte a nu giro sbagliato

-se votta dinte a droga

-o se spara pe disperazione

a do adda j…!!

 E io so stanco e fa sta vita, so stanco e vedè mamme e pate che chiagnieno e figli, so stanco e me mettere o vestito buono pe ghie o funerale e n’amico do mio…so stanco d’ascì ca paura n’guollo, so stanco e subbì a mentalità che ce sta cà…addo o bbuono è fesso e o malament è buono!!!

Aiutammece…aiutatem…me ne vogl’ ì…è over fino a mò aggia difesa a Napule, a mamma mia…e proprio pe chest, pecchè a voglio bene me ne vaco, voglio addiventà quaccheduno, voglio essere diverso, voglio dimostrà ca pure cà nasce gente capace d’addiventà n’esempio pe tutti quanti, voglio fa esser divers tutti quanti nui all’uocchie e chilli là che diceno che simm nu popolo e delinquenti.nu popolo e mariuoli.e sfaticati magna pasta e mandulino nun è vero nun è vero…nun è vero!! Esplosione di luce sul crescendo di Umberto

Voglio che edda essere diversa l’opinione d’a gente, l’hanna sapè che c’à ce sta tanta brava gente ch’à s’accide e fatica p’è pute campà, ce stanno tanta giuvani che sognano na vita diversa, na tranquillità, e magari neanche ò sanno ma adinte o vonno..aiutammel a sti uagliuni aiutammel a caccià for chellu fuoco che le brucia a dinte

(All’unizono C, P e R si alzano e indossano il cappotto e il cappello)

Si mo sto parlann accussì nu pensate ch’è facile p’è me…è difficile, è pesante a responsabilità che me sent n’guoll, ma o desiderio d’ascì, e scuprì a voglia e vincer è troppa forte, io eggia sempe perse dinte a vita mia e mò voglio vincere ma c’ha voglio fa che forze mie, che sacrifici e c’o rispetto, pecchè quanno vinci aroppa c’a ta sudato veramente nu traguardo tene nu sapore diverso, è chiu bello

(All’unizono C, P e R fanno il gesto della mano – sittù!)

Adda fernì sta storia…

io tutte sti cose l’avessa volute fa ca’ senza lassa’ sta città, pecchè si sai scavà, se sai cerca’ pure ammienz a stu burdello se po’ truà nu poco e tranquillità.

Io però nun aggia saput’ cerca’…io me so accontentato da prima proposta che a vita m’ha fatto, me so accontentato de soldi facili de femmene da vita senza orari e senza regole..ma e regole ce vonno e regole so importanti..e regole te servono, te servono pe apprezzà chiu assai o mumento da vittoria…e si per caso tanti vvote chella vittoria nun avessa arrivà..ma che te ne fotte?? Sai che almeno ce pruvat!!

IO NU CE L’AGGIA FATTA A TIEMPO, SO MUORT TROPPO AMBRESSA..SENZA NISCIUNA COLPA, L’UNICA COLPA MIA E’ STATA E DICERE NO A CHELLA VITA SPORCA E SENZA PACE…ORMAI  ERA TARDI…

O SBAGLIO O’ SAPITE QUAL’E’?? NUN E’ STATO DICERE NO TROPPO TARDI…

MA E’ STATO DICERE SI TROPPO AMBRESSA.

mò me ne vaco, vaco a sunnà…e ridi mammà…nu chiagnere

E nu te scurdà diciancello a tutti quanti chello ch’à teggia ditte nu te scurdà e m’arraccummann a sti ugliuni diciancello  che arapressen l’uocchie

Accussi dimane nisciun ata mamma chiagniarrà…

Torno ambress statte bbona … mamma napoli…

(U “ritorna nel suo corpo”, sdraiato a terra)DISSOLVONO TUTTE LE LUCI LASCIANDO SOLO IL 10 IL QUALE LENTO SCENDERà ACCOMPAGNANDO LA MUSICA CHE SALE..E FINE.

ABBALLABA’ tr.3 di segesta si apre sipario

PIAZZATO PIENO PER SALUTI

-saluti

BUIO

FINE