Non mi sposate

Stampa questo copione

NON MI SPOSATE

Commedia

Di HERVE’ LAUWICH

PERSONAGGI

LA SIGNORINA

LO SCONOSCIUTO

Tratto dalla rivista “Il Dramma” n. 2 del gennaio 1926

Scena Unica

Lo sconosciuto entra in scena. È in giacchetta nera, guanti bianchi e cilindro; quest'ultimo lo imbarazza terribilmente. Fatti due passi nella stanza, si volta verso la porta e parla con un domestico che non si vede.

Lo sconosciuto              - Allora, la signora De­lahaie non è in casa?... Ma ritornerà da un mo­mento all'altro, non è vero? (La porta si chiu­de). Non ha sentito... Strano come in questa casa non ci sia nessuno. I Reville m'hanno detto di venire oggi qui a prendere il tè, che la signora Delahaie era avvertita della mia visita... E non e è nessuno... la padrona di casa non è tornata. (Si siede). Va bene che five o' clock, adesso vuol dire le sei e mezzo... (Tira fuori l'orologio). Forse sono in anticipo. (Si alza e passeggia col cappello in mano dietro la schiena. Giunto alla tavola si ferma ed esamina i libri). « Studi sulle colonie francesi d'Africa... » sono libri che si rilegano, ma che nessuno legge. « Le colonie francesi d'Africa! » Spero che la madre mi par­lerà di qualcos'altro. Se me ne parla le dirò che ci vado raramente... Sembra che la figlia sia graziosa... (Prende una fotografia sulla ta­vola). Sarebbe forse questa? Oh! no, non è possibile. Dev'essere la fotografia di una cugina. Questa è troppo bella per essere una ragazza da marito. (Si ode un rumore; egli rimette in fretta la fotografia a posto). Ecco qualcuno. (Prende un atteggiamento indifferente). Sarà la padrona di casa. Ho l'impressione che sia una signora molto grassa... Bisognerà che faccia la conoscenza della cugina. (La porta si apre).

La Signorina                 - (viene dal di fuori ed ha an­cora il cappello in testa. Si ferma sulla soglia) Mi è stato detto, signore, che desiderate vedere la signora Delahaie?

Lo sconosciuto              - Sì, signorina... Io... Sì, infatti...

La signorina                  -  Mia madre è uscita.

 Lo sconosciuto                     - Oh! bene, signorina, posso aspettare il suo ritorno.

La signorina                  - Temo, signore, che non sia a casa prima delle otto, per il pranzo. Avevate forse qualche cosa d'urgente da dirle? In tal caso potrei farle la commissione...

Lo sconosciuto              - (molto imbarazzato) Mio Dio, signorina, venivo semplicemente ad ossequiar­la... Vengo per incarico della signora Reville (Essa sorride. Egli si turba). O piuttosto, la signora Reville mi ha detto... infine, voleva pre­sentarmi alla vostra signora mamma, e perciò mi a pregato di venire a prendere il tè qui, oggi 28...

La signorina                  - Ah! capisco. Sedetevi, ve ne prego (Egli siede a destra). Voi siete il signor Andrea Gerbier?

Lo sconosciuto              - Sì, signorina. Sapete il mio nome?

La signorina                  - E io sono Giorgina Dela­haie... Ci era stata annunziata la vostra visita per domani. E domani il 28.

Andrea                          - ( alzandosi) Oh! signorina, allora sono venuto un giorno prima! Vi chiedo tante scuse! Ecco perché non trovavo nessuno in casa. Vi supplico di perdonarmi!

Giorgina                        - Ma ciò non ha alcuna impor­tanza. E un piccolo errore che può commettere un uomo molto occupato!

Andrea                          - Non mi resta che andarmene, pre­sentandovi tutte le mie scuse per avervi impor­tunata. Ritornerò domani, se me lo permettete.

Giorgina                        - Ma no, ma no, non andatevene. Vi faccio forse paura? O non osate rimanere qui senza la protezione della signora Reville?

Andrea                          - Oh! signorina...

Giorgina                        - Adesso prendiamo il tè. Siete venuto per prendere il tè e lo prenderete. (Si toglie il cappello). Sono molto contenta di ri­manere un poco in vostra compagnia.

Andrea                          - (balbettando) Involontaria, vi assicuro...

Giorgina                        - (ridendo) Oh! Fate uno sforzo di volontà! Tenete, ecco la tazza della mamma.

Andrea                          - Sono confuso... Che cosa direbbe vostra madre, se ritornasse?

Giorgina                        - Chiederebbe semplicemente un'al­tra tazza. Non vi annoiate, almeno?

Andrea                          - Come potete credere...

Giorgina                        - Tanto meglio... Ma qui non si sta bene. Andiamo dall'altra parte... Prendete la tavola... Andiamo. (Trasportano il tavolino sul proscenio e si siedono in primo piano). Volete un tovagliolo?... Non vi offro del cioccolato. Non ho che del tè. Dei biscotti? (Andrea gira il cilindro tra le mani). Il vostro cappello vi dà fastidio. Datemelo. (Lo prende e lo posa al­trove. Mostrandogli un biscotto). Vi raccomando questi. Dello zucchero? (Lo serve).

Andrea                          - Come dovete essere gentile coi vostri amici! Vi guardo con ammirazione...

Giorgina                        - Mi fermate, vero?... Ce ne sono già tre pezzi.

Andrea                          -( ridendo)Basta, basta!

Giorgina                        - Mangiate questi biscotti, ma non troppi, perché mi piacciono.

Andrea                          - Ne ho mangiato. Sono eccellenti.

Giorgina                        - Sanno di vaniglia... (Con la boc­ca piena). E ora, ditemi perché siete venuto.

Andrea                          - (con la bocca piena) Per vedere vostra madre.

Giorgina                        - Non l'avevate mai vista?

Andrea                          - Infatti.

Giorgina                        - E volevate vederla prima di mo­rire?

Andrea                          - (ridendo) Oh! no. Infine... l'avevo veduta dai Reville l'anno scorso...

Giorgina                        - E vi ha fatto una tale impres­sione che... Oh! non venite a raccontarmi questo... Sono sua figlia. Non posso ascoltare tali confi­denze.

Andrea                          - Non è per questo. Mettiamo che io venissi perché avete degli amici simpaticissimi.

Giorgina                        - Conoscete i Jullien? I Germain? i Bernis?... No?... Allora non ne conoscete nes­suno. Vedete bene...

Andrea                          - Preferisco dire la verità.

Giorgina                        - Lo so, del resto. Venivate per me. Vi hanno detto: è una ragazza da marito, ricca...

Andrea                          - Bella, spirituale...

Giorgina                        - La suocera non darà troppo fa­stidio... E allora siete venuto, naturalmente. Mica male l'idea... E credete che non vi avrei notato, unico giovanotto della sala, annoiato, solo perché non conoscevate alcuno? Tanto più che ho l'abi­tudine di questa specie di congiure della signora Reville. È vecchia, idiota, ma la rispetto. Poiché ha fatto un cattivo matrimonio adesso si vendica cercando di sposare tutti, e in particolar modo, me. Siete il settimo giovanotto che mi manda.

Andrea                          - E che n'è stato degli altri?

Giorgina                        - Fttt! (Gesto come dì chi taglia la testa). Li ho fatti sparire.

Andrea                          - Tutti sei?

Giorgina                        - Sono un tipo del genere di Landru!

Andrea                          - (mangiando) E io che volevo... (Un pezzo di biscotto gli va per traverso e lo fa tossire).

Giorgina                        - (alzandosi Che succede? Soffocate. (Gli batte sul dorso).

Andrea                          - (con sforzo) Grazie, grazie.

Giorgina                        - Bevete! Ora passa. È una pasta sfoglia... Mi avete fatto paura.

Andrea                          - E già finito...

Giorgina                        - Bevete ancora. Vi piace il mio tè? (Andrea fa una smorfia). Non vi piace?

Andrea                          - (con voce debole) Devo confessarvi che detesto il tè. Non ne bevo mai. Non mi piace e m'impedisce di dormire...

Giorgina                        - Mio Dio! E io che ve l'ho dato molto carico.

Andrea                          - (tossendo) Me ne sono accorto.

Giorgina                        - Vi sono delle frasi che toccano il cuore!

Andrea                          - No, volevo dire...

Giorgina                        - Volevate dire quello che ave­te detto. Vi faccio dunque paura?

Andrea                          - (agitandosi) Oh! no...

Giorgina                        - (avvicinandosi a lui) Voi siete commosso. Oh! Perché piangete? Non volevo farvi dispiacere.

Andrea                          - (tossendo ancora) Non siete voi, è il biscotto.

Giorgina                        - (rasserenandosi)  Decisamente, non vado a genio ai giovanotti. E volevate sposarmi! Non sapete proprio che fare? Non avete paura di nulla?...

Andrea                          - Sì, ho paura di voi. Venivo a chiedere la vostra mano, e ora...

Giorgina                        - Ah! sì. Ebbene, ascoltate; fa­telo e non se ne parli più.

Andrea                          - (ha una crisi di tosse. Poi, con sforzo) Ve la chiedo (tende la mano).

Giorgina                        - (mettendo le sue sotto il tavolo) E io ve la rifiuto assolutamente.

Andrea                          - E credete che ciò non sia spia­cevole?

Giorgina                        - Perché? Questo rimarrà tra que­ste quattro pareti; gli altri non potranno burlarsi di voi. Guardate come siamo già amici! Abbiamo un segreto comune.

Andrea                          - Capisco benissimo che oggi, la prima volta che vi vedo, non ho avuto il tempo di...

Giorgina                        - Di sedurmi? Oh! Non perché è oggi. Vi ho risposto in maniera definitiva,. Non desiderate più nulla?

Andrea                          - Sì, ora comincio ad aver quasi voglia di sposarvi.

Giorgina                        - No. Tutto, all'infuori di que­sto... Volete del tè, dei biscotti?...

Andrea                          - No, grazie.

Giorgina                        - Non vorrei che vi offendeste perché parlo francamente. Tornando a casa, poco fa, non sospettavo nemmeno che avrei preso il tè sola con un giovanotto e che questo ne avrebbe approfittato vilmente per chiedermi la mano... Se la mamma sapesse con chi sono in questo mo­mento, e di che cosa parliamo!...

Andrea                          - D'amore!...

Giorgina                        - Prego, di matrimonio. Non è la stessa cosa.

Andrea                          - Tuttavia quello c'entrerebbe.

Giorgina                        - Credete?

Andrea                          - (stupito) Non so.

Giorgina                        - Se voi foste venuto domani, al giorno indicato, non avremmo potuto parlare ed intenderci. Qui ci sarebbe stata una folla di donne impennacchiate, una schiera di signorine più o meno oche, in breve, tutte le mie relazioni... Voi avreste errato da un gruppo all'altro, inutile e ridicolo. Io, sapendo la ragione che vi conduceva, non vi avrei nemmeno guardato...

Andrea                          - Non volete proprio sposarvi?

Giorgina                        - Aspettate. E noi non avremmo scambiato una sola frase. Dopo di che a voi avrebbero parlato della mia dote, e a me avreb­bero vantato la vostra posizione sociale. E poiché mi piace chiamare le cose col proprio nome, aggiungerò che mille complicità si sarebbero immischiate. Avremmo avuto contro di noi la for­midabile cospirazione delle zie, che vogliono sem­pre « formare la felicità di quei due ragazzi », e così, annoiati, assediati, perseguitati, avremmo for­se finito per gettarci l'uno nelle braccia dell'altro ed in chiesa a cercare la felicità con la garanzia del governo e della religione... Non si sa mai…..

Andrea                          - E’ vero.

Giorgina                        - Ma voi avete sbagliato giorno. E perciò tutto cambia. Abbiamo potuto vederci e parlare.

Andrea                          - Dire delle cose spiacevoli.

Giorgina                        - E tuttavia non siete mio marito.

Andrea                          - Eh! eh!... voi potreste diventare mia moglie.

Giorgina                        - (gravemente ) Vostra moglie, for­se; ma non la vostra donna. Perché si è la donna di qualcuno. Non lo si diventa. Senza ciò basterebbe che due persone si sposassero per essere unite. Sarebbe troppo comodo.

Andrea                          - Vi chiedo scusa di questa osser­vazione. Ma non mi sembrate gaia come si direbbe a prima vista.

Giorgina                        - (sospirando) Non potrò mai spo­sarmi.

Andrea                          - Eh, via! non è difficile. Ho ve­duto delle persone decidersi in pochissimo tempo. Perché non dovreste fare voi altrettanto?

Giorgina                        - (pensosa) Oh! è complicato.

Andrea                          - Mi sembra invece che sia molto semplice. Che. cosa vi manca per raggiungere quello che desiderate?

Giorgina                        - ( sempre pensosa) Molte cose.

Andrea                          - Dunque vediamo!... Amate qual­cuno?... Sì! (Con aria comicamente addolorata). Qualcuno che non sono io!...

Giorgina                        - (ridendo) Vi stupisce!... Mi guar­date come se non si potesse adorare altri che voi.

Andrea                          - (modesto) Oh! no. (Una pausa). E un bel giovane? (Una pausa).

Giorgina                        - (semplicemente ) Lo amo.

Andrea                          - Perché non lo sposate?

Giorgina                        - La mia famiglia non vuole.

Andrea                          - È troppo giovane?

Giorgina                        - Ha ventotto anni.

Andrea                          - E’ una bella età. È un'età ma­gnifica, È la mia... Allora ha ventotto anni! Ma va benissimo!

Giorgina                        - (sorridendo) Oh! non c'è alcun merito. Ma la mia famiglia trova che non ha una posizione abbastanza solida. Dalla parte sua non ha che il mio amore.

Andrea                          - E’ una bellissima posizione!

Giorgina                        - Pare che non basti. Ma io sono sicura che riuscirà in pochissimo tempo.

Andrea                          - A che cosa?

Giorgina                        - A qualunque cosa; basta che riesca.

Andrea                          - È una bellissima carriera.

Giorgina                        - E’ intelligente, serio, laborioso. Non c'è che la questione del denaro. Io non sono abbastanza ricca per due, ed egli vuole assicurare l’avvenire della famiglia. Mi ha detto che ci spo­seremo quando avrebbe potuto offrirmi una Bugatti. Così non sono stata al salone dell'Automo­bile, perché non sarà certo del modello di quest’anno...

Andrea                          - Che cosa fa, in questo momento?

Giorgina                        - È nell'industria. A me importa nulla tutto questo. Preferirei essere quasi po­vera con lui, piuttosto che ricca con un altro! Ma i miei genitori sono impazienti. Non fanno che cercarmi, per mare e per terra, un marito.

Andrea                          - Per farvi cambiare idea.

Giorgina                        - Ma, sia detto senza offendervi, ciò mi decide sempre di più.

Andrea                          - Capisco, capisco!

Giorgina                        - (gentilmente) E poiché lo amo, credo a tutto ciò che mi dice. Così quando mi dice che mi ama, ci credo... Passiamo delle ore insieme a parlare dell’avvenire, come di un bel paese ove vorremmo andare insieme...

Andrea                          - Sono così difficili i viaggi, in que­sto momento.

Giorgina                        - Infine... io aspetto.

Andrea                          - (sorridendo) E poi dicono che le donne fanno aspettare gli uomini!

Giorgina                        - Ma io sono decisa a resistere il tempo necessario. Gli ho dato la mia parola. Mi dicono che faccio male, che mi abbandonerà, che saremo infelici.... Ma sono tutte storie; se non è oggi sarà domani, ma ci sposeremo.

Andrea                          - (la guarda; una pausa) Adesso vi dico qualche cosa di curioso. Ascoltatemi bene: sarei rimasto molto seccato se questa domanda di matrimonio avesse avuto successo. Se mi aveste detto di sì, sarei stato disperato.

Giorgina                        - (sorridendo) Grazie.

Andrea                          - No. Quello che accade a voi, è esattamente la mia storia. Questa visita non è stata voluta da me. È la mia famiglia che vuole sposarmi.

Giorgina                        - Ebbene?

Andrea                          - Anch'io. Ma non con la stessa don­na. Perché anch'io amo qualcuno. E la donna che amo è povera.

Giorgina                        - Impossibile.

Andrea                          - (crollando il capo) Purtroppo,, è possibile esser poveri! E così la mia famiglia, aiutata dai Reville, mi cerca un partito migliore. Ma non c'è nulla da fare.

Giorgina                        - Allora, perché siete venuto?

Andrea                          - Per curiosità... Per paragonarvi a lei

Giorgina                        - E poi?

Andrea                          - Non oso dirvelo... Per trovarvi me­no bella!

Giorgina                        - (dopo una pausa) Graziosissimo.

Andrea                          - Ma, rassicuratevi, vi trovo bellis­sima! E tuttavia, se mi aveste concessa la vo­stra mano, che cosa avrei detto?

Giorgina                        - Avreste detto: grazie.

Andrea                          - Mi sarei trovato in una situazione abbominevole. Sono già fidanzato.

Giorgina                        - Voi m’interessate, cominciate a diventarmi simpatico. Come tutte le donne io non sono cattiva con gli innamorati... quando non sono innamorati di me. (Ridono). Allora, anche voi avete una ragione di vivere? Ed è carina, la vo­stra ragione di vivere?

Andrea                          - Sì!.

Giorgina                        - Dov'è?

Andrea                          - (toccandosi il cuore) Qui.

Giorgina                        - Lo credo.

Andrea                          - No. Qui, nel mio portafoglio.

Giorgina                        - Fatemela vedere.

(Andrea estrae il portafoglio e prende la fo­tografia. Giorgina la guarda, e intanto egli si alza e va dietro di lei che è seduta sul divano).

Giorgina                        - Non è niente male. Bruna, non è vero?

Andrea                          - Non tutti possono essere biondi.

Giorgina                        - Ma sì. Basta tingersi... Infine! se preferisce rimaner bruna... (Gli rende la foto­grafia). E presa vicino al mare?

Andrea                          - No, è una spiaggia deserta, dal fotografo.

Giorgina                        - Come si chiama?

Andrea                          - Non posso dirvi il suo nome. Per me si chiama: l'ideale.

Giorgina                        - È a Parigi?

Andrea                          - No, in questo momento è a Nizza. E il vostro ideale, dov'è?.

Giorgina                        - (alzandosi) Nelle colonie francesi d'Africa.

Andrea                          - No?!

Giorgina                        - (che ha preso il libro) Sì, Bisogna pure che le colonie servano a qualche cosa! (Essa volta le pagine e ne toglie una fotografia). Eccolo. Povero piccolo! L'avevo lasciato nel Sa­hara; doveva annoiarsi!

Andrea                          - (guardando la fotografia) E’ meglio di me. Oh! è molto bello. Sembra un primo attor giovane... perché ha l'aspetto molto giovane.

Giorgina                        - Ed è il primo!

Andrea                          - Congratulazioni...

Andrea                          - E lei vi piace?

Giorgina                        - Vi piace?

Giorgina                        - (prendendogli le mani) L'ultima volta che è partito ci tenevamo per le mani, così. Forse un po' più affettuosamente. E tuttavia, se mia madre entrasse, sarebbe molto contenta.

Andrea                          - Crederebbe che ci vogliamo spo­sare.

Giorgina                        - Non c'è pericolo!

Andrea                          - Mio Dio, sapete che vi trovo molto carina?

Giorgina                        - Ah! Perché?

Andrea                          - Penso che non vi vedrò mai spettinata.

Giorgina                        - E io non vi vedrò mai con la barba lunga.

Andrea                          - Non vi farò dei rimproveri a proposito della cameriera.

Giorgina                        - Non vi dirò: « La tua cattiva abitudine... ».

Andrea                          - A proposito di che?

Giorgina                        - Del fumare, del parlare, di qualche cosa, insomma.

Andrea                          - E io non vi dirò: « Tu non mi ami ».

Giorgina                        - E tuttavia vi voglio già bene.

Andrea                          - Sì. Bene. Bene non è male. Ma non è neppure... bene!

Giorgina                        - Possiamo però star bene, insieme

Andrea                          - Potremo anche vederci spesso.!

Giorgina                        - Mentre che se fossimo marito e moglie non ci potremmo sopportare... Voi mi rimproverereste la cipria, il rossetto...

Andrea                          - (levando le braccia al cielo)  Non potrei vedervi nemmeno dipinta! (Una pausa, ambedue sorridono. Andrea si alza).

Giorgina                        - (alzandosi) Ritornate domani?

Andrea                          - Non so... non vorrei essere indiscreto.

Giorgina                        - Ma no. Vi sarà tanta gente e io non mi occuperò che di voi.

Andrea                          - Che piacere!

Giorgina                        - E la mamma? Non immaginate come sarà contenta! Tutte le madri commenteranno, e le mie amiche saranno stupefatte di vedermi finalmente gentile con un giovanotto. Darò dei biscotti di pasta sfoglia. (Ride) soprattutto vi parlerò di lei.

Andrea                          - Siete squisita. Com'è fortunato!

Giorgina                        - Chi?

Andrea                          - Lui!

Giorgina                        - Arrivederci a domani.

Andrea                          - Oh che tè delizioso!

Giorgina                        - Ora scappate. La mamma può tornare da un momento all'altro.

Andrea                          - ( vicino alla porta)  E se la vostra signora mamma mi vede uscire di qui, che le direte?

Giorgina                        - Le dirò che avete sbagliato  porta...

(Hanno tutti e due l'aria contenta. Escono. E  la tela cade, posto che vi sia.)

FINE