Notre-Dame d’en haut

Stampa questo copione

NOTRE-DAME D’EN HAUT

Commedia in cinque quadri

di JEAN JACQUES BERNARD

Versione italiana di Sergio Cenalino

PERSONAGGI

MARIE

BLANCHE

PIETRO

SIMONE

ODILE

IL SINDACO

IL CURATO

ROSINA


 Una casa di pescatori: una sala con una grande tavola e il fornello. Una larga finestra dalla quale si vede il cielo. Una porta mette in comunicazione con l'esterno e un'altra con il resto della casa. (Una ragazza di vent'anni, con un fazzoletto annodato in testa, sta scopando. Bussano dalla strada. Lei va ad aprire senza posare la scopa. Entra un uomo con una valigia in mano. Dall'aspetto rivela una quarantina d'anni).

QUADRO PRIMO

L'Uomo                         - Il signor Simone Garrec?

La Ragazza                   - (un po' scontrosa e riservata) Non c'è.

L’Uomo                        - E' uscito?

La Ragazza                   - Sì.

L’Uomo                        - Rientrerà presto?

La Ragazza                   - Non so.

L’Uomo                        - Non c'è nessuno?

La Ragazza                   - Ci sono io...

L’Uomo                        - Voi chi siete?

La Ragazza                   - La loro cugina.

L’Uomo                        - Non sapete mica se mi aspettano?

La Ragazza                   - Aspettano?... Ma chi siete?

L’Uomo                        - Pietro Mathieu.

La Ragazza                   - (stupita, lascia cadere la scopa) Siete voi?...

Pietro                            - (sorridendo) Sì... (Lei lo guarda, senza parlare, quasi fosse un miracolo) Vi stupisce?

La Ragazza                   - (riprendendosi) Vi aspettavano do­mani.

Pietro                            - E' proprio quello che temevo: si vede che non hanno ricevuto la mia seconda lettera.

La Ragazza                   - Ma la vostra camera non è pronta!

Pietro                            - Non ha importanza; aspetterò.

La Ragazza                   - E Simone è uscito... Odile anche...

Pietro                            - Odile?

La Ragazza                   - Sì, mia cugina.

Pietro                            - E voi?

La Ragazza                   - Io... cosa?

Pietro                            - Come vi chiamate?

La Ragazza                   - Marie-Blanche.

Pietro                            - E' grazioso il vostro nome.

Marie-Blanche              - E forse non avete neppure fatto colazione.

Pietro                            - Non ho nessuna fretta.

Marie-Blanche              - Vi faccio scaldare un po' di caffè.

Pietro                            - Ma...

Marie-Blanche              - (andando al fornello) Niente, ce n'è... Sedetevi, prego... Poi andrò a prepararvi la camera... Ma siete solo? E la signora?

Pietro                            - A proposito, stavo per dirlo. Mia moglie non verrà che fra una quindicina di giorni nel caso ch'io debba fermarmi.

Marie-Blanche              - Nel caso? Non vorreste fer­marvi?

Pietro                            - Dipende dal lavoro... se è possibile far­lo... quando si potrà incominciare.

Marie-Blanche              - Ma certo che si può fare.

Pietro                            - Perché, sapete di cosa si tratta?

Marie-Blanche              - Vi piace caldo il caffè?

Pietro                            - Sì, molto caldo.

Marie-Blanche              - Eccolo, era ancora tiepido. Forse vorreste mangiare?

Pietro                            - Un boccone.

Marie-Blanche              - (mette il pane in tavola) Dovete aver fame. Il viaggio è lungo?!

Pietro                            - Dura tutta la notte. Ho lasciato Parigi ieri sera.

Marie-Blanche              - Prima occorrevano quindici giorni.

Pietro                            - Quando, prima?

Marie-Blanche              - (fa un cenno vago) Oh, molto tempo fa... (Prende la caffettiera) Posso servirvi?

Pietro                            - Sì, grazie.

Marie-Blanche              - (servendo) Il più faticoso è la traversata per venire fin qui.

Pietro                            - E' l'inconveniente di tutte le isole.

Marie-Blanche              - La nostra però è più scomoda...

Pietro                            - Ci sono dei giorni in cui non si può passare?

Marie-Blanche              - Oh, sì, quando il tempo è brut­to... Per quanto passare si passa sempre: è acco­stare che è difficile.

Pietro                            - Oggi il mare sembra olio.

Marie-Blanche              - Sembra acqua morta.

Pietro                            - (prendendo un pezzo di fané) Posso?,

Marie-Blanche              - Ma sì, mangiate, prego.

Pietro                            - (mangia. Pausa) Abitate qui, voi?

Marie-Blanche              - Sì... (Non sembra molto dispo­sta a fare delle confidenze. Pietro continuando a mangiare la osserva con la coda dell'occhio).

Pietro                            - Siete nata in quest'isola?

Marie-Blanche              - Sì... (Pausa).

Pietro                            - I vostri genitori sono del paese?

Marie-Blanche              - Sono morti.

Pietro                            - (premuroso) Scusatemi...

Marie-Blanche              - Non ha importanza. (Pausa. Pietro continua a mangiare).

Pietro                            - Da molto?

Marie-Blanche              - Durante il bombardamento.

Pietro                            - Oh!

Marie-Blanche              - L'unico che si è avuto in tutta la guerra. Gli apparecchi hanno scambiato l'isola per la costa ove c'era una base di sommergibili.

Pietro                            - Lo sapevo, uno sbaglio che è costato.

Marie-Blanche              - Immaginate: duecento morti, trenta case distrutte e la chiesa di Notre-Dame che adesso voi venite a ricostruire.

Pietro                            - Se sarà possibile farlo...

Marie-Blanche              - E perché non dovrebbe essere possibile?

Pietro                            - Già, è vero.

Marie-Blanche              - Una bomba è caduta sulla vol­ta... poi è scoppiato subito l'incendio. Non si è po­tuto salvare niente. Ma poi vedrete, non ci sono più che quattro muri abbruciacchiati. (Avvicinan­dosi alla finestra) La si vede di qui.

Pietro                            - (si alza e va alla finestra) Accipicchia, è in una posizione da vertigine. Una guglia... Co­struire una chiesa lassù... (Sì interrompe e resta perplesso).

Marie-Blanche              - E' proprio...

Pietro                            - (alla finestra) ...proprio un gioiello del tredicesimo secolo... che ha sfidato i secoli... e in una notte... tutto distrutto. Annientato.

Marie-Blanche              - (calma) Voi la ricostruirete.

Pietro                            - (si volta e la guarda con curiosità) Si vede bene che non siete architetto.

Marie-Blanche              - Mio padre ne era il sacrestano.

Pietro                            - II... della chiesa di Notre-Dame?

Marie-Blanche              - Non ce n'erano altre.

Pietro                            - E si saliva fin lassù?

Marie-Blanche              - Si aveva l'abitudine.

Pietro                            - E adesso?

Marie-Blanche              - In basso hanno costruito una baracca di legno nero che può anche sembrare una chiesa.

Pietro                            - Provvisoriamente.

Marie-Blanche              - Perciò bisognerà che vi sbri­ghiate, allora...

Pietro                            - Proverò. (Guardando alla finestra) Ma... sapete...

Marie-Blanche              - Se mio padre fosse ancora vivo vi potrebbe dare dei buoni consigli. Era da molto tempo che faceva quel mestiere.

Pietro                            - Non è la stessa cosa, però.

Marie-Blanche              - Sapeva com'era stata costruita.

Pietro                            - Ma lui non era ancora nato quando la costruirono.

Marie-Blanche              - Lui no, e neanche suo padre... Ma il primo della generazione, sì. Sono stati tutti sacrestani, da padre in figlio, sempre, per tradizione.

Pietro                            - Per seicent'anni?

Marie-Blanche              - Credo di sì... (Mentre parla ha sbarazzato il tavolo) Vado a prepararvi la camera. Dovete essere stanco... (Esce).

Pietro                            - (trasognato) Seicent'anni... (Si interrom­pe e resta in silenzio. Dal di fuori giungono dei ru­mori. La porta si apre ed entra un pescatore anziano. In mano tiene due panieri. Scorgendo Pietro escla­ma semplicemente: « Oh!) Il signor Simone Garrec?

Simone                          - Sono io.

Pietro                            - Pietro Mathieu.

Simone                          - Vorrete scusare...

Pietro                            - So tutto. Mi attendevate per domani. Non avete ricevuto la mia seconda lettera.

Simone                          - (frugando nelle tasche del camiciotto) Forse è questa. (Tira fuori una lettera) Il fattore mi ha fermato appena sono uscito. « Simone, una lettera per te»... Se avessi saputo che era la vostra... sarei ritornato indietro a prendere gli occhiali. (Va al buffet e da un cassetto trae gli occhiali. Se li mette e guarda la busta) Signor Simone Garrec, consigliere municipale dell'isola... E' proprio que­sta... (Sta per aprirla, poi si riprende) Guardate, leggetemela voi...

Pietro                            - (apre la lettera e legge) « Signor consi­gliere, vi ringrazio di avermi offerto così gentilmen­te l'ospitalità »... (Si interrompe) E' vero, è molto gentile da parte vostra.

Simone                          - Dopo il bombardamento non c'è più l'albergo.

Pietro                            - (continuando a leggere) « Accetto senza scrupoli, data la missione che mi è stata affidata dalla Sovraintendenza ai monumenti. Ad ogni modo mia moglie non mi accompagnerà subito. Mi rag­giungerà dopo una quindicina di giorni, quando cioè mi sarò reso conto delle possibilità di inco­minciare i lavori e avrò trovato una sistemazione per l'alloggio, in quanto non vorrei abusare della vostra gentilezza ».

Simone                          - Voi non disturbate per niente. Vostra moglie avrebbe potuto venire... se non è troppo difficile.

Pietro                            - Oh, per questo state tranquillo... (Ri­prende a leggere) « Arriverò ventiquattro ore prima di quanto avevo stabilito nella mia ultima lettera, vale a dire il mattino del 16... ». E' evidente che non ho pensato che la lettera avrebbe impiegato... (guarda il calendario) quattro giorni.

Simone                          - Cosa volete, il postino non ha mai fretta di venire qui... Però avrete fame, signor Mathieu...

Pietro                            - La vostra cuginetta m'ha già fatto man­giare.

Simone                          - Ah, avete conosciuto Marie-Bianche?... E cosa vi ha raccontato?

Pietro                            - Mi ha fatto scaldare il caffè. Adesso sta preparandomi la camera.

Simone                          - Bisogna che vi prevenga: è una testa un po' calda. Ha le sue ragioni però. Nel bombar­damento ha perso tutto: genitori, casa... Così l'ab­biamo presa noi... Non abbiamo bambini, del resto.

Pietro                            - Un'opera molto buona.

Simone                          - Si fa quel che si può.

Pietro                            - Fra l'altro vi fa compagnia.

Simone                          - Ma è anche una preoccupazione. (Vede aprire la porta che dà nell'interno) Attento, eccola che viene.

Marie-Blanche              - Ah! Simone hai visto che...

Simone                          - Ma certo che ho visto il signor Mathieu!

Marie-Blanche              - La vostra camera è pronta.

Pietro                            - (a Simone) Se permettete...

Simone                          - Ma figuratevi... Prego, prego. Ah, mia moglie non si darà pace. (Marie-Bianche accompa­gna Pietro nella camera, poi ritorna) Gli hai fat­to vedere dov'è il gabinetto?

Marie-Blanche              - No.

Simone                          - A che diavolo pensi allora? (Entra nella camera. Si sentono delle voci. Poi ritorna) Ho speso ventimila franchi per metterlo a posto e tu non ne fai parola... A un architetto di Parigi, per di più! Va là, testa calda.

Marie-Blanche              - A furia di dirmelo...

Simone                          - Odile sarà furiosa di non essere stata lei a riceverlo. Ma come vuoi che pensassi a una sorpresa del genere... Il fattore mi ha fermato appena sono uscito: « Simone, una lettera per te ». Toh, ecco Odile! Ne sentiremo delle belle, adesso. (Entra Odile, una contadina anziana) Odile, è di là...

Odile                             - Chi?

Simone                          - Il signor Mathieu.

Odile                             - Accidenti!

Simone                          - (a Marie-Bianche) Senti?

Odile                             - Ma come ha fatto?

Simone                          - Ha preso il treno.

Odile                             - Lo aspettavamo solo per domani.

Simone                          - E' vero, ma aveva scritto di nuovo. Il fattore mi ha fermato appena sono uscito: « Simone, una lettera per te». Era questa. (Mostra la lettera).

Odile                             - Fa' un po' vedere... (Simone le porge la lettera. Odile si aggiusta gli occhiali).

Simone                          - Me l'ha già letta... lui stesso.

Odile                             - (dopo averla letta) E allora?... E' di là?

Simone                          - Te l'ho detto... Nella sua camera... Per fortuna che Marie-Blanche... Altrimenti, vedi...

Odile                             - (a Marie-Blanche) Sei tu che...

Marie-Blanche              - L'ho fatto mangiare e gli ho preparato la camera.

Odile                             - Meno male che servi a qualche cosa.

Simone                          - E non gli ha neppur mostrato il gabi­netto. A un architetto di Parigi, ed abbiamo speso ventimila franchi...

Odile                             - Testa calda, hai avvisato Fernando?

Simone                          - No. Forse sarebbe meglio farlo, vero?

Odile                             - Anche tu, a che diavolo pensi? (A Marie-Bianche) Corri subito dal sindaco a dirgli che il signor Mathieu è arrivato, che è qui da noi... (A Simone) E il curato anche, no?

Simone                          - Certo... E' per lui, in fondo, che è venuto.

Odile                             - E' venuto per tutti... ma principalmente per lui. (A Marie-Bianche) Passerai quindi anche dal signor curato e gli dirai...

Marie-Blanche              - ...che il signor Mathieu è ar­rivato, che è qui da noi.

Odile                             - Brava, si direbbe che hai capito. (Marie-Bianche esce).

Simone -                        - Meno male che c'era lei.

Odile                             - E' forse colpa mia?

Simone                          - No, è a causa di questa lettera. Pro­prio mentre uscivo, incontro il fattore: «Simone», quello mi dice...

Odile                             - L'hai già detto.

Simone                          - Be', insomma è di là.

Odile                             - Che tipo è?

Simone                          - Mah...

Odile                             - Scommetto che non l'hai neppure guar­dato.

Simone                          - Grande... di media corporatura...

Odile                             - Avevo detto che avrei ucciso la gallina nera per domenica, ma poiché sua moglie non è venuta, un piccolo coniglio sarà sufficiente.

Simone                          - Lei verrà dopo.

Odile                             - Non verrà mai. Quando avrà visto che razza di lavori deve fare e che non sono affatto possibili...

Simone                          - Già... è vero.

Odile                             - Questi parigini! Si scrive, ma non vi cre­dono. Bisogna che vengano a vederc.

Simone                          - (guardando fuori dalla finestra) Bene, lui vedrà. (Pausa) In tutti i modi era qualcosa.

Odile                             - Credi?

Simone                          - Quella chiesa lassù... Ah, il paese ci perderà. Venivano da lontano per vederla. Uno è venuto persino dal Messico... E quell'americano che parlava di portarla via?

Odile -                           - Avrebbe fatto meglio. Persa per persa...

Simone                          - Peccato...

Odile                             - Che vuoi farci? (Pietro rientra).

Simone                          - Già riposato?

Pietro                            - Non ero per niente affaticato. Un po' d'acqua fresca, il cambiamento d'aria... Buongiorno, signora.

Simone                          - (presentando) La signora Garree...

Odile                             - Sono contenta di vedervi: bene arrivato. Ci spiace solo per la signora.

Pietro                            - Verrà più tardi. Sono molto commosso delle vostre accoglienze e l'ho già dichiarato al si­gnor consigliere.

Odile                             - Si fa quanto si può. Ma non è molto comoda la camera. Voi siete abituato a Parigi. Ci scuserete.

Pietro                            - Ma no, va benissimo. Mi augurerei di trovare ovunque una camera altrettanto accogliente.

Odile                             - Viaggiate molto, suppongo.

Pietro                            - Non c'è male. Come architetto della Sovraintendenza ai monumenti, molto spesso sono costretto a viaggiare.

Odile                             - Tutto questo deve stancarvi, ma nello stesso tempo è molto interessante.

Simone                          - Immaginati! Con il mestiere che fa il signor Mathieu! Ah, come mestiere non c'è di che, è un bel mestiere, che serve a qualche cosa.

Pietro                            - Infatti non me ne lagno, signor con­sigliere.

Simone                          - Quando avrete passato qui due giorni, mi potrete chiamare Simone. Tutti mi chiamano Simone.

Odile                             -  Ma guarda un po'! Lascia fare al signor Mathieu quel che vuole.

Pietro                            - E' molto bello sentirsi in confidenza, direi quasi in famiglia. Forse sarò destinato a ri­manere parecchio fra di voi.

Simone                          - Non chiediamo di meglio. Anzi, il vo­stro modo di fare mi piace. Con quelli di Parigi non si sa mai come comportarsi.

Pietro                            - (con grazia) Spero di rendermi simpatico a tutti. Conosco per fama la gente della vostra isola: la più ospitale del mondo, purché non si pretenda di dar loro delle lezioni, vero?

Odile                             - Non vi hanno informato male. Con voi tutto andrà liscio. Sono cose che, si sentono subito. Se poi vostra moglie è come voi...

Pietro                            - E' molto migliore di me, rassicuratevi.

Simone                          - Non avevamo nessun timore, del resto.

Odile                             - Ci si chiedeva solamente.

Pietro                            - Comprendo bene... Un uomo che si tiene in casa per dei mesi. Infatti, se è possibile incominciare subito i lavori, ne avrò per un bel pezzo da rimanere qui. (Guarda dalla finestra) Ma sarà un lavoro duro, voi lo sapete...

Simone                          - Ah, sì!

Pietro                            - Costruire una chiesa lassù, per chi se ne intende, è una cosa che fa venire la pelle d'oca. Eppure bisogna ben... (Pausa. Resta incantato alla finestra).

Odile                             - Sfortunatamente...

Simone                          - ... sfortunatamente...

Pietro                            - (si stacca dalla finestra e si volta) Cosa?

Simone                          - Ma sì... tutti vi diranno che sarà molto meglio ricostruirla in basso...

Pietro                            - (sorpreso) In basso?

Odile                             - Pensano così.

Pietro                            - Ma non c'è nessun rapporto con...

Simone                          - Lo sappiamo.

Pietro                            - E voi accettereste...

Odile                             - Diamine!

Pietro                            - Vi rendete conto di ciò che perderebbe la vostra isola?

Simone                          - Forse. (Pausa) Ma qui la pensano così.

Pietro                            - Non sarà così... (Tornando a guardare fuori dalla finestra) E' naturale che in quel modo si eliminerebbero tutte le difficoltà. Noi possediamo le planimetrie, i modelli dell'originale e potremmo ricostruirla in basso ripetendo fedelmente la forma antica. Ma con tutto questo non la riconoscereste più. Vi sembrerà appiattita, schiacciata, indiffe­rente...

Simone                          - Ah...

Odile                             - E per quale ragione?

Pietro                            - Come potrei spiegarvi? In quel piccolo capolavoro vi era un accordo perfetto tra le forme e la posizione. Messa su quella guglia in faccia al mare, era una chiesa protesa verso il cielo... Mi capite? (Simone ed Odile non rispondono. Pietro sempre guardando fuori, mormora ancora, traso­gnato) In basso invece...

Odile                             - Son cose che voi sapete meglio di noi.

Pietro                            - (alla finestra) Non dico che sia facile che sia possibile. (Pausa) D'altronde se la si rico­struisse in basso sarebbe necessario fare tutta un'al­tra cosa.

Simone                          - E' proprio quello che si pensava.

Pietro                            - (c. s.) Ma che disfatta però... (Pausa) Dovete sapere che erano ben bravi i costruttori del tredicesimo secolo. (Simone ed Odile gli si sono avvicinati e guardano fuori con lui, in silenzio. Dopo un po', la porta si apre ed entra il sindaco, seguito da Marie-Bianche).

Odile                             - (a Pietro) Il sindaco...

Il Sindaco                     - (andando incontro a Pietro) Il si­gnor Mathieu, suppongo. Felicissimo di conoscervi. Avete fatto buon viaggio? (Gli stringe vigorosamente la mano).

Pietro                            - Sì, grazie, signor sindaco. Sono lieto di essere fra voi.

Il Sindaco                     - Anche noi... proprio tanto. Salve, Odile! Salute, Simone!

Simone                          - Salute, Fernando!

Odile                             - Sedetevi, prego. (I tre uomini si seggono attorno al tavolo mentre Odile si appresta a servire il sidro).

Il Sindaco                     - Allora, signor Mathieu, venite per farci un bel lavoro, eh?

Pietro                            - Almeno a provare, signor sindaco.

Simone                          - Se ne stava parlando quando sei entrato.

Pietro                            - Sì, guardavamo di qui le rovine. Che disastro! Quella chiesa l'avevo vista quindici anni fa, piantata in cielo, si poteva dire. Avevo subito pensato con ammirazione agli uomini che avevano osato tanto. E li ammiro ancora di più oggi che si tratta di rifare la loro opera. (Pausa) Se è possi­bile... (Lungo silenzio).

Odile                             - (a Marie-Bianche) Tieni, puliscimi que­sto. (Le passa un paniere di legumi. Marie-Bianche si siede ai piedi della finestra dove rimarrà in silen­zio a pulire la verdura).

Il Sindaco                     - (decidendosi infine) E' impossibile...

Pietro                            - Impossibile?

Il Sindaco                     - Eh sì! Se ne è parlato lungamente martedì scorso in Consiglio... Sono tutti d'accordo... vero, Simone?

Simone                          - Non l'avevo ancor detto al signor Ma­thieu... stavo per dirglielo. Sì, è vero, il Consiglio ha deliberato... e pensa che... all'unanimità... è così, Fernando?

Il Sindaco                     - All'unanimità.

Simone                          - ...che sarebbe meglio, come vi dicevo, ricostruirla in basso.

Il Sindaco                     - Che volete fare? Lo vedrete da voi stesso. Il nostro parere è questo, ma è a voi che spetta l'ultima parola.

Pietro                            - (trasognato) Sì... certo. (Pausa) Come la pensa il signor curato?

Il Sindaco                     - (dopo aver scambiato uno sguardo con Simone) Sta per venire, ve lo dirà lui.

Pietro                            - Voi capite... sono alquanto imbaraz­zato... Mi rendo conto delle difficoltà... E' evidente che si eliminerebbero tutte le difficoltà costruendo una chiesa in basso. Ma questo va più in là del mio compito. Non sono venuto per questo.

Simone                          - Lo sappiamo.

Pietro                            - Io rappresento la Sovraintendenza ai Monumenti. La vostra chiesa era monumento na­zionale e debbo studiare la possibilità di rico­struirla... come era prima... nello stesso luogo. Se non si può, il mio compito è finito. Si costruirà la chiesa che volete, dove volete, ma della faccenda non si interesserà più la Sovraintendenza (Il sin­daco e Simone si guardano).

Il Sindaco                     - (a Simone) Cosa ne pensi?

Simone                          - Be', allora... anche noi, a dire il vero... Non interesserà più che il curato.

Il Sindaco                     - Forse... Ma ad ogni modo inte­ressa anche noi... Occorre ch'io pensi a tutti... a tua moglie quando va alla messa... E poi anche tu devi pensarci!

Odile                             - Quando vado alla messa, non ho più nessuna voglia di salire fin lassù.

Il Sindaco                     - (a Pietro) Vedete? Anche questo occorre considerare.

Odile                             - Bisogna che vi dica come stanno le cose, signor Mathieu: si è trovato che in basso sarebbe molto più comoda. L'hanno anche detto in Consiglio, non è così, Simone?

Simone                          - (imbarazzato) Ciò che si dice in Con­siglio...

Odile                             - Se non interessa alle mogli dei consi­glieri, non avevi che da star zitto.

Il Sindaco                     - Ma sì, Odile, riguarda tutti... Ma questa non è una questione che interessa il signor Mathieu.

Pietro                            - E' un punto di vista legittimo... ma non è il principale, poiché l'interesse del comune è che si riesca a ricostruirla dov'era. Non ci sono mica dubbi su questo, no? L'afflusso di stranieri che ha richiamato la vostra chiesa...

Il Sindaco                     - Ne abbiamo parlato, signor Ma­thieu, ne abbiamo parlato. D'altronde saranno tutti felici se ci riuscirete... Eh, Simone?

Simone                          - Tutti, sì... sì...

Odile                             - Può darsi che non lo siano tutti però.

Simone                          - (seccato) Tutti quelli che sono attac­cati al bene del comune. stai zitta tu, Odile.

Il Sindaco                     - Certo però che il problema non è questo, bensì i lavori. Noi crediamo che non si possano fare, ecco tutto.

Pietro                            - Perché?

Il Sindaco                     - Prima di tutto perché l'isola è povera; bisogna far venire tutto dal continente: legname, ardesia, cemento...

Simone                          - Qui non c'è che del granito rosa.

Pietro                            - Il granito rosa, vero? E' già qualcosa. Per il resto, far venire i materiali dal continente non è un problema.

Il Sindaco                     - D'accordo. Ma una volta che sia arrivato, portarlo tutto lassù, vedrete che roba! (Volgendosi alla finestra) Guardate, e questa è una delle prime difficoltà.

Pietro                            - Ma l'avevano pur costruita lassù.

Il Sindaco                     - Sì, ma ai nostri giorni...

Odile                             - E poi se si è stati pazzi una volta, non è una buona ragione per ricominciare ad esserlo.

Pietro                            - Pazzi... pazzi... Una pazzia che aveva prodotto un capolavoro, signora Garrec.

Il Sindaco                     - Per questo, il signor Mathieu ha ragione, Odile...

Pietro                            - Un capolavoro che era l'ammirazione di tutto il mondo... che faceva onore alla vostra isola. (Pausa).

Simone                          - E la sua fortuna, bisogna aggiungere.

Pietro                            - Anche questo ha la sua importanza. Pensateci. Voi dite che l'isola non produce niente. E invece no: ha prodotto la bellezza... Vi assicuro che vale quanto i più bei campi di grano. Può an­che essere un punto di vista terra a terra, ma il turismo rappresenta una fortuna.

Il Sindaco                     - Sappiamo, sappiamo... ci avevamo pensato.

Pietro                            - In America, nella maggior parte dei musei, ci sono le fotografie della vostra chiesa, in alcuni vi sono persino dei modellini, delle piante,, delle sezioni; all'Università di Wisconsin la si vede tutta intera, molto ridotta, su una collina in mi­niatura e vi assicuro che è ben imitata.

Odile                             - Ciò che si può inventare...

Pietro                            - Le grandi opere appartengono a tutti gli uomini. Alcuni miei colleghi della Sovrainten-denza dicevano che ciò che è distrutto non deve essere ricostruito. Per fortuna non sono stati se­guiti dalla maggioranza. Un semplice restauro avrebbe senza dubbio sollevato maggiori obbiezio­ni. Ma dal momento che possiamo ricostruirla com'era, dobbiamo tentare in tutti i modi... (Pausa).

Simone                          - Non credete perciò che coloro che la hanno costruita...

Pietro                            - ... disponessero di mezzi superiori ai no­stri? No, di certo. Noi possiamo aver perso dei segreti, ma la tecnica si è sviluppata.

Odile                             - Credevano di più in Dio...

Pietro                            - E' forse l'unico argomento valido: gli uomini del XIII secolo avevano più fede. Ma non è solo con la loro fede che hanno trasportato le pietre fin lassù.

Simone                          - Può anche darsi di sì...

Il Sindaco                     - D'altra parte ciò che si è fatto una volta...

Pietro                            - Non una volta sola, signor sindaco. Dovete pur conoscere la storia della vostra chiesa: nel XIII secolo è stata ricostruita sulle rovine di una più antica eretta nel IV secolo e poi distrutta dal fulmine. E quella chiesa primitiva sostituiva lassù un piccolo tempio gallico. Certamente non dico che sia facile questo sforzo, ma per quanto ne sappiamo è già stato fatto tre volte da gente meno attrezzata di noi.

Il Sindaco                     - Sarebbe bene che andaste a vedere il sentiero che porta lassù. Neanche da sognarsi di passarci con una vettura. C'è di che stroncare un cavallo, e tutti lo sanno. Io conosco i miei compaesani: nessuno vorrà prestarvi un cavallo. Quin­di? A spalle d'uomo? Non troverete nessuno.

Pietro                            - Questo è molto grave.

Simone                          - Bisogna capire: gli uomini d'oggi non vogliono più fare quelle «corvées».

Il Sindaco                     - Potrete sempre parlar loro di bel­lezza. Noi in Consiglio queste cose le comprendia­mo... ma ci vedete a chiedere a questa gente un simile sacrificio a sei mesi dalle elezioni?

Pietro                            - Ah!

Simone                          - La campagna si svolgerà lassù, state pur tranquillo.

Pietro                            - (trasognato) Bisognerebbe poterli far vi­brare.

Il Sindaco                     - Non ci riuscirete... e non perché non siano dei buoni cattolici. In questo paese si sono conservati tutti credenti, ma se costruirete per loro una bella chiesa in basso, saranno tutti felici. (Sì apre la porta ed entra il curato. IL' molto vecchio).

Simone                          - Signor curato, è arrivato il signor Ma­thieu.

Il Curato                       - Lo so, me l'hanno detto...

Simone                          - (presentando) Signor Mathieu, l'abate Regnault, nostro curato.

Pietro                            - Molto lieto, signor curato. Credo pro­prio che arriviate in mio aiuto.

Il Curato                       - Veramente... (Stringe familiarmente le mani) Salute, Odile. salve Fernando, Simone... (Si siede) Che aiuto vi abbisogna, signor Mathieu?

Pietro                            - Ecco, si parlava della chiesa. Natural­mente voi siete al corrente della faccenda...

Il Curato                       - Quale faccenda?

Pietro                            - Del ricostruirla in basso o in alto?

Il Curato                       - Mi farebbe piacere sentire gli argo­menti prò e contro.

Il Sindaco                     - Ma è il vostro parere'che si vorreb­be conoscere, signor curato.

Il Curato                       - Lo volete proprio?

Pietro                            - E' molto importante per me.

Il Curato                       - Ebbene, per dirvela schietta, biso­gna ricostruirla in basso.

Odile                             - (trionfante) Ah!

Pietro                            - (deluso) Ah!

Il Curato                       - Forse vi sorprende... capisco... non è a me che dovete spiegarlo. Vedete, salire fin lassù per cercare Dio era una cosa un po'... ma sì... un po' inumana... (Pietro non risponde).

Il Sindaco                     - E' logico...

Il Curato                       - Non dico questo per me, immagi­natevi... Dopo quarantacinque anni che le mie gambe sono abituate a salire lassù, potrebbero ben continuare fino alla fine... (Si arresta un momento, come fosse trafelato) Ma io penso ai molti... ai vecchi... e agli ammalati... e poi anche... bisogna pur avere il coraggio di dirlo... ai pigri.

Simone                          - E' vero, quante volte uno saggiava le sue forze, prima di incominciare a salire. Oh, non che io sia un poltrone... ma insomma...

Il Curato                       - Naturalmente, se non ci fosse stata questa disgrazia, la questione non si sarebbe solle­vata. Il più delle volte andavo a domicilio a comu­nicare, dagli ammalati, dai vecchi... Ma dal mo­mento che la disgrazia è venuta...

Odile                             - Non l'abbiamo mica invocata...

Il Curato                       - ...constato che la gente va molto più volentieri nella baracca di legno. Non è bella, è vero, ma faremo qualcos'altro. Tutti non osano dirlo, ma in cuor loro provano un sollievo. Che volete farci, non bisogna chiedere delle cose troppo difficili.

Il Sindaco                     - (a Pietro) Come vedete...

Il Curato                       - Mi spiace dirvi questo, signor Ma­thieu, poiché capisco bene: quella chiesa lassù... Ah, sì!... Ma siete stato voi a chiedere il mio pa­rere. E credo, anzi, d'avervi espresso il parere di tutti.

Il Sindaco                     - Ve l'ho detto: non troverete nes­suno qui che vi aiuti a costruire lassù.

Il Curato                       - E poi, del resto, è meglio così: una chiesa è fatta per stare al centro del villaggio, non troppo lontano dalla posta, dal lavatoio, dalla mer­ceria... in altre parole deve stare con noi, con loro, con tutti...

Pietro                            - Ad ogni modo per seicento anni...

Il Curato                       - E' vero, per seicento anni... (Resta trasognato. Appare molto stanco, molto avvilito, molto vecchio) Che volete che vi dica... Forse che i nostri vecchi avevano gambe migliori? Forse chis­sà che cosa... (Pausa).

Pietro                            - (disingannato) In queste condizioni mi è molto difficile... (Pausa) Non mi resta altro da fare che inviare alla Sovraintendenza un rapporto sfavorevole al progetto.

Il Curato                       - Credo che farete bene: diversa­mente nessuno qui vi seguirà.

Il Sindaco                     - Lo dicevamo anche noi al signor Mathieu, che non troverebbe nell'isola la mano d'opera necessaria per costruire la chiesa lassù.

Pietro                            - Vi ringrazio... (Va alla finestra a guar­dar fuori, poi ritorna indietro) Credo che la que­stione sia chiusa. Dopo pranzo andrò su a vedere per debito di coscienza.

Il Sindaco                     - Giacché siete venuto, è tutto quello che potete fare.

Il Curato                       - Naturalmente, signor Mathieu, oc­corre che andiate a vedere e che decidiate voi stesso.

Simone                          - Vedrete, vedrete...

Pietro                            - (trasognato) Sì... sì... vedrò...

Odile                             - Badate che nessuno cerca di influen­zarvi...

Il Sindaco                     - (alzandosi) A che ora volete salire lassù? Verrò a cercarvi.

Pietro                            - Quando vi farà comodo, signor sindaco. Nel pomeriggio, presto?

Il Sindaco                     - Va bene. Aspettatemi lassù.

Il Curato                       - Mi vorrete scusare se...

Pietro                            - Per carità, signor curato, non affati­catevi.

Il Curato                       - E' colpa delle gambe. Prima ave­vano l'abitudine di salire, ma quando l'hanno persa, si sono arrugginite. (Si alza con fatica).

Il Sindaco                     - (stringendo la mano a Pietro) In ogni modo siamo ben felici d'aver fatta la vostra conoscenza, signor Mathieu.

Il Curato                       - Certo... un grande artista. E' un onore per noi.

Pietro                            - (modesto) Oh...

Il Curato                       - Via, signor Mathieu... Arrivederci. (Si volge al sindaco) Prego, Fernando.

Il Sindaco                     - Dopo di voi, signor curato. (Esco­no assieme).

Odile                             - Immagino che siate rimasto edificato.

Pietro                            - Soprattutto disincantato... Ciò nono­stante salirò a vedere.

Odile                             - Ma è proprio necessario?

Simone                          - Lascia stare il signor Mathieu. Bisogna che veda lui, che lo dica lui stesso...

Odile                             - Certamente non abbiamo consigli da darvi.

Pietro                            - (guardando il suo orologio) Mentre aspetto... a che ora parte il corriere?

Odile                             - A che ora? Alle tre... alle quattro... (Guar­da Simone).

Simone                          - Credo verso le tre.

Pietro                            - Vado a scrivere una lettera, se permet­tete.

Odile                             - Ma signor Mathieu! Fate come foste a casa vostra. Io m'occupo del pranzo perché non vi si aspettava che per domani.

Pietro                            - Vi dò una bella seccatura.

Odile                             - (mentre sta per uscire) Affatto, affatto, siamo molto contenti, invece.

Simone                          - Anch'io ho qualcosetta da fare. Vorrete scusarmi...

Pietro                            - Naturalmente, prego, prego.

Simone                          - Ci rivedremo a mezzogiorno. (Prende dei panieri ed esce con Odile. Pietro fa per rien­trare nella sua camera, quando improvvisamente Marie-Bianche, abbandonando il cesto di legumi che finora ha pulito, va a porsi dinanzi a luì).

Marie-Blanche              - Signore!

Pietro                            - (sorpreso) Ebbene?

Marie-Blanche              - (fuori di se) Voi la ricostruirete, vero? Voi la ricostruirete...

Pietro                            - Cosa state dicendo?

Marie-Blanche              - Voi non siete venuto qua per ascoltarli, ditelo che non siete venuto per questo, signor Mathieu?!

Pietro                            - Sono venuto per... (La guarda) Ma voi chi siete, dunque?

Marie-Blanche              - Marie-Bianche, la figlia del sa­crestano. Dicono che ho la testa calda. Mi chia­mano così, ve l'hanno detto; vero che ve l'hanno detto?

Pietro                            - Ma...

Marie-Blanche              - Me lo dicono sempre. Mi prendono per pazza. A tutti i costi vogliono ch'io sia pazza, perché nel bombardamento ho perso tutto: mio padre, la mamma, la casa e tutto quel­lo che avevo. Allora dicono che ho anche perso la testa, perché dopo una disgrazia simile bisogna be­ne che l'abbia persa, secondo loro...

Pietro                            - Ma, bambina...

Marie-Blanche              - Però non è vero, signor Ma­thieu. Ho la testa più a posto di loro. E sapete perché dicono così? Sempre per la storia della chiesa. Perché ho detto che erano dei porci e dei poltroni... mi perdonate vero?

Pietro                            - (sorridendo) Sì...

Marie-Blanche              - Dei porci e dei poltroni a non volerla ricostruire. Tutti, anche il sindaco, e il cu­rato, tutti eguali. Sapevo bene ciò che vi avrebbero detto. Oh, come vi aspettavo... Voi non li avete creduti, signor Mathieu, vero? Ditemelo che non li avete creduti!

Pietro                            - Vorrei non poterli credere.

Marie-Blanche              - Ah, che bel lavoro hanno fatto!

Pietro                            - Però ditemi... cos'è che vi ispira tanto ardore per la chiesa?

Marie-Blanche              - Mio padre! Ah, se ci fosse lui... Sarebbe lui a dirvi... lui lo sapeva... lo sapeva... Da tanto tempo ch'era sacrestano lassù...

Pietro                            - Da seicent'anni, mi avete detto.

Marie-Blanche              - Lui sapeva come avevano fatto a costruirla. Me lo raccontava sempre. A lui lo aveva detto suo padre. E a suo padre era stato suo nonno a dirlo. E così via, di padre in figlio fin dal principio, fin dal primo sacrestano.

Pietro                            - E a voi ha raccontato questo?

Marie-Blanche              - Sì, e che era come adesso quando l'altro era venuto per cominciare; l'altro architetto, che veniva anche lui da Parigi. E che tutti gli dicevano che era impossibile, che era una pazzia costruire una chiesa lassù, che sarebbe stata molto più comoda in basso, che non avrebbe tro­vato nessuno ad aiutarlo. Essi gli dicevano: « No, no, messer Mathieu».

Pietro                            - Messer Mathieu?

Marie-Blanche              - L'architetto, sì, si chiamava Mathieu, come voi.

Pietro                            - Come me?

Marie-Blanche              - Era un bravo architetto. Il mi­gliore, si diceva. Aveva lavorato per il re e per l'arcivescovo di Parigi. Quindi, non era mica l'ul­timo arrivato.

Pietro                            - Ignoravo il suo nome, anzi credevo che si fosse perso, come quello della maggior parte degli architetti di quel tempo. Ed è in questa famiglia di sacrestani che... Mathieu, siete sicura?

Marie-Blanche              - Oh, sicura come vi vedo, signor Mathieu. Papà me l'ha detto parecchie volte. Non l'ha mica inventato, sapete?

Pietro                            - E non si è mai lasciato scoraggiare?

Marie-Blanche              - Oh sì! Dapprincipio, come voi. Immaginatevi, tutti contro, anche i suoi compagni, gli operai, il curato... Poiché la vecchia chiesa era stata bruciata dal fulmine, occorreva costruirne un'altra in basso. E gli dicevano persino: « Quel fulmine è stato un avviso, non bisogna andare con­tro il volere di Dio». Era il diavolo che suggeriva quelle cose, voi lo capite.

Pietro                            - Ah!

Marie-Blanche              - Mio padre ve l'avrebbe detto... Ah, se ci fosse mio padre... voi gli credereste. Ma, a me non credete.

Pietro                            - Non ho detto questo.

Marie-Blanche              - Anche messer Mathieu aveva esitato a lungo. Se vi dicessi che pianse...

Pietro                            - Pianto?!

Marie-Blanche              - Sì, l'avevano fatto piangere. Per fortuna pregava anche molto, molto. Poi un bel giorno, si decise e disse: « Ora ci sono, la co­struisco ».

Pietro                            - E gli altri?

Marie-Blanche              - Vedendolo così deciso, comin­ciarono a rincuorarsi... Ma fu soprattutto quando lassù mostrò ai compagni, agli operai, ai magistrati del comune e al curato, le rovine di quella vecchia chiesa, sapete cosa voglio dire?

Pietro                            - Sì, la chiesa del IV secolo.

Marie-Blanche              - E disse loro: « Allora, ragazzi, voi non siete capaci di fare ciò ch'essi hanno fatto? ». E per un'ora parlò della bravura di coloro che lassù avevano costruito la vecchia chiesa, uomini che non erano certamente dei porci e dei vigliacchi... E disse anche che bisognava ci fosse sempre una chiesa lassù...

Pietro                            - (va alla finestra) Sempre un santuario, sì, poiché prima della primitiva chiesa vi era un tèmpio gallico... E' come un'invocazione... sì, un'in­vocazione...

Marie-Blanche              - Ecco che capite….

Pietro                            - E' da parecchio che capisco... Ma porta­re lassù dei blocchi di pietra...

Marie-Blanche              - Anche a lui, a messer Mathieu, avevano detto la stessa cosa. Ma quando ben presto videro piazzate le corde e le carrucole, e videro i blocchi salire in alto sulla scogliera a picco, allora gli uomini si misero a cantare, in basso e in alto.

Pietro                            - Perbacco! Ecco quello che non mi han­no detto! Non c'è bisogno di sentieri, di cavalli o di vetture per portare su la roba. Lungo la sco­gliera! E' possibile'?

Marie-Blanche              - L'avreste scoperto da solo.

Pietro                            - Bisogna che veda... subito... subito. Non aspetto il pomeriggio. Insegnatemi la strada.

Marie-Blanche              - Volete che vi conduca?

Pietro                            - (aprendo la porta) Sì, Marie-Blanche, conducetemi... (Escono di corsa).

QUADRO SECONDO

Qualche settimana dopo.

(Rosina, la moglie di Pietro, è sola; sta ripassando della biancheria. Entra Odile).

Odile                             - Oh, signora Mathieu, siete sola?

Rosina                           - Non importa, sono abituata.

Odile                             - Bisogna che ci scusiate.

Rosina                           - Non prendetevela come un rimprovero. So ben io cosa vuol dire tenere una casa. Non do­vete occuparvi di me, ve l'ho già detto fin dal pri­mo giorno. Vi disturbiamo già abbastanza.

Odile                             - Tutto quello che possiamo fare lo fac­ciamo volentieri. Purché il signor Mathieu e voi siate contenti. Ma proprio questa mattina si stava dicendo con Simone che forse vi annoiate, non il signor Mathieu, ma voi sì.

Rosina                           - Occorre accettare le esigenze del me­stiere del marito e son ben felice ch'egli abbia po­tuto farmi venir qui.

Odile                             - Lo dicevamo anche noi questo, e che siete paziente a starvene in casa ad aspettare per tanto tempo, mentre lui è lassù e non può occu­parsi di voi.

Rosina                           - (reprimendo il senso dì fastidio che le han­no procurato queste ultime parole) Dal momento che deve occuparsi del suo lavoro, non deve occu­parsi di me. Io l'aiuto come posso. Ripasso la sua biancheria... (con un sorriso) vedete...

Odile                             - Per questo potremmo aiutarvi facilmente. Non c'è che da dirlo a Marie-Blanche.

Rosina                           - Lasciate stare Marie-Blanche, lei è mol­to più utile in cantiere.

Odile                             - Io mi domando perché... (Rosina non risponde, cuce in silenzio. Odile va al fornello e alza un coperchio) Vi piacciono i fagioli?

Rosina                           -  (seguendo il corso dei suoi pensieri e con tono indifferente) Non si deve tralasciare nulla in un'impresa del genere... e giacché vostra cugina ha saputo da suo padre dei segreti che si sono persi...

Odile                             - (scettica) Via... via... non bisogna mica cercare di capire...

Rosina                           -  (energica) Ma dal momento che può essere utile a Pietro... anche se lei si fa qualche illusione... so che Pietro le è riconoscente.

Odile                             - Siccome è lui che la vuole, avete ragione.

Rosina                           - Naturale... ho ragione. (Pausa).

Odile                             - Vi piacciono ben cotti?

Rosina                           - Cosa?

Odile                             - Ma i fagioli!

Rosina                           - Sì, piuttosto ben cotti.

Odile                             - Allora va bene. Io li faccio sempre cuo­cere finché diventano teneri teneri, per Simone specialmente, che altrimenti dice gli fanno gon­fiare la pancia.

Rosina                           - Dicono così.

Odile                             - Certamente io non pretendo di insegnar­vi a far cucina, ma mi sono detta molte volte che a casa vostra dovete mangiare molto meglio che qui da noi.

Rosina                           - Non pensatelo neppure.

Odile                             - Già, perché se fosse vero me lo direste, eh? Avete notizie dei bambini? Anche per questo, credo sia lungo per voi...

Rosina                           - E' un grosso sacrificio, ma necessario. Lui ha sempre avuto bisogno della mia presenza per lavorare... (Pausa. Si interrompe per un mo­mento).

Odile                             - (dopo poco mentre si affaccenda nel suo lavoro) Si parlava di questo con Simone e io dicevo che potreste benissimo mettere i due bam­bini nella camera di Marie-Blanche. Per lei si metterebbe un lettino, qui, nell'angolo.

Rosina                           - No, affatto. Non bisogna scomodare questa piccola che avete raccolto.

Odile                             - Allora potrebbe rimanere con i bambini e... anche occuparsene un poco... perché no? Cre­dete che per questo non possa più andare lassù così spesso?

Rosina                           -  (vivamente) No, no... se i miei bambini venissero, me li guarderei io, figuratevi. Ma non preoccupatevi, non sono inquieta per loro: del re­sto stanno benissimo con la nonna che non ha nul­la da fare, e in fondo per lei è un piacere averli. Semmai li farò venire quando farà più caldo, e soprattutto quando avrò trovato una casa da affittare.

Odile                             - Questo è difficile.

Rosina                           - Il sindaco mi ha dato qualche speranza.

Odile                             - Lo so, il sindaco pensa alla casa di Gio­vanni Rouleau che sta per imbarcarsi, ma è pic­cola.

Rosina                           - Ci arrangeremo.

Odile                             - Se farà piacere al signor Mathieu... non mi sembra molto entusiasta di questa idea, però.

Rosina                           -  (vivamente) Lo so... (Pausa).

Odile                             - Certo, capisco che sareste più tranquilla. Qui, d'altronde non siete a casa vostra, ed io e Si­mone abbiamo un bel fare...

Rosina                           - Non dite questo, per carità! Non ci troveremo mai meglio che da voi. Ma è il disturbo che vi diamo.

Odile                             - No, signora Mathieu... e poi anche... se si tiene conto di ciò che fate per noi...

Rosina                           - E cosa facciamo?

Odile                             - Non vi par niente ricostruire la chiesa?

Rosina                           - Quello è merito di Pietro... perché io... (pausa) io sarei stata piuttosto del vostro parere.

Odile                             - Cioè?

Rosina                           - Che sarebbe stato molto più saggio ri­farla in basso, e anche più pratico.

Odile                             - Oh, dovete sapere che io... sono cose che si dicono così, tanto per parlare... ma in fondo, per dirvi il vero, l'ho sempre pensata come il si­gnor Mathieu...

Rosina                           - Ah... credevo invece...

Odile                             - Potete chiederlo a Simone, anche ieri glielo dicevo. Il signor Mathieu ha un modo di spiegare le cose...

Rosina                           -  (a mezza voce, trasognata) E' per lui?...

Odile                             - Lo conoscete meglio di me.

Rosina                           - Senza dubbio... (Un po' in soggezione e con un sorriso contratto) Avete ragione.

Odile                             - Eccoli... (Si apre la porta) No, è il signor sindaco.

Il Sindaco                     - Buongiorno, signora. (A Odile) Sa­lute, Odile. E il signor Mathieu, non' c'è?

Odile                             - Figuratevi! E' in cantiere, arriverà in fretta e furia appena in tempo per mangiare, sem­pre che venga...

Il Sindaco                     - Come mi fa piacere questo suo at­taccamento! Dobbiamo molto, signora Mathieu, a vostro marito.

Rosina                           - Ma egli si sente aiutato da voi tutti.

Il Sindaco                     - E' vero. Ancora ieri il Consiglio, nella sua deliberazione, ha riconosciuto che il si­gnor Mathieu ha compreso i nostri desideri.

Rosina                           - Era proprio quello che desideravate? Il . Sindaco            - Sì, ma forse non vedevamo molto bene la questione. Voi sapete che finche una cosa non è incominciata... ma dal momento in cui si co­mincia... ah, allora sì che si vede che è proprio quello che ci voleva. Il signor Mathieu ha saputo dircelo e ha capito che tutti volevamo ricostruire la chiesa lassù, com'era prima. Sì, sì, lassù, senza dubbio. Tutti la volevamo lassù, unanimamente...

Simone                          - (che è entrato nel frattempo) Unani­mamente... ecco...

Il Sindaco                     - Oh, sei qui? Bene, lo puoi dire anche tu.

Simone                          - La signora Mathieu sa bene come la penso... Come ho sempre pensato, sì.

Odile                             - Tu?

Simone                          - Sì, io. E chi altri?

Odile                             - Quello che tu dicevi...

Simone                          - Oh, ciò che si diceva, cosa vuoi che abbia importanza adesso? Bisogna pur discutere be­ne prima di fare una cosa del genere. A proposito, questa mattina sono salito al cantiere con il curato.

Rosina                           - E non si è affaticato troppo?

Simone                          - Macché! Il nostro curato ha ritrovato le gambe che aveva a venticinque anni. Prima che si incominciassero i lavori, non era più capace di salire fin lassù, era arrugginito; adesso, bisogna vedere!

Odile                             - E cosa fanno lassù?

Simone                          - Questa mattina hanno tirato su i massi. Bisognava vedere i blocchi che salivano sulla scogliera a picco e gli uomini che vedendoli salire si sono messi a cantare. Avreste dovuto venire, si­gnora Mathieu.

Rosina                           -  (alzandosi improvvisamente) Ci vado.

Simone                          - Non muovetevi per ora. Si sono fermati per mangiare. Il signor Mathieu starà scendendo. (Volgendosi a Odile) Sei quasi pronta tu?

Odile                             - Può venire anche subito. Passami i piatti. Vorrete scusarci, signor sindaco.

Il Sindaco                     - Ma Odile... Non bisogna far aspet­tare il nostro architetto, pensate un po'!

Odile                             - (preparando i coperti) Stavo chiedendo alla signora Mathieu, che sente il distacco dai suoi bambini, perché non li fa venire qui, tanto più che potremmo preparar loro la camera di Marie-Bianche. Lei dormirebbe in qualche angolo, vero i Simone?

Simone                          - Certo, signora Mathieu, non dovete sentirvi in soggezione per questo.

Odile                             - Marie-Bianche farebbe un po' la « bori­ne » ai bambini, e sarebbe contenta quanto voi, signora Mathieu.

Rosina                           - No, no, sono complicazioni inutili. Se invece il signor sindaco potesse aiutarci per affittare quella casetta...

Il Sindaco                     - Oh, non vi ho ancora detto che Giovanni Rouleau non si imbarca, per il momento, almeno... -

Rosina                           -  (delusa) Ah... che peccato...

Il Sindaco                     - Forse fra sei o sette mesi spera di imbarcarsi.

Rosina                           - E non ce ne sono altre?

Il Sindaco                     - Eh, no! Sfortunatamente... Con trenta case distrutte, figuratevi.

Simone                          - Che Marie-Bianche si occupi dei vostri bambini o che vada a gironzolare in cantiere, è lo stesso come...

Rosina                           -  (assente) E' lo stesso come...

Odile                             - D'altronde bisogna pur dirlo...

Rosina                           -  (vivamente) No, non dite nulla...

Il Sindaco                     - (alzandosi) Be', non aspetto più il signor Mathieu. A quel che vedo è mezzogiorno passato.

Odile                             - Un momento, eccolo. (Entra Pietro, pre­ceduto da Marie-Bianche. Pietro indossa una giacca di velluto e porta scarponi. Pia il volto abbronzato lavorando ali!aperto. Quanto a Marie-Bianche, non fosse altro che per il modo di entrare - decisa, l'occhio lucido, ì capelli al vento - sì comprende che in lei qualcosa si è trasformato, liberato).

Marie-Blanche              - (molto agitata) Ah, se aveste visto! Peccato che non eravate lassù.

Pietro                            - Buongiorno, signor sindaco.

Marie-Blanche              - Odile, hanno tirato su i massi!

Il Sindaco                     - Ero passato cosi per salutarvi e per vedere se siete soddisfatto.

Marie-Blanche              - Ah, quanto siamo contenti, si­gnor sindaco!

Il Sindaco                     - Andate a mangiare, non voglio af­fatto disturbare.

Pietro                            - Rimanete ancora un attimo: questa mat­tina, come vi diceva Marie-Blanche, i blocchi...

Marie-Blanche              - I massi rosa, tutti rosa, su per la scogliera...

Pietro                            - Mi spiace che non abbiate visto, signor sindaco. Anche tu, Rosina.

Rosina                           -  (guardandolo) Ah...

Marie-Blanche              - Oh, sì, signora... gli enormi blocchi di granito rosa...

Pietro                            - ...nel sole! Che splendore!

Marie-Blanche              - Tutti sopra la scogliera...

Pietro                            - Non pensavo di farli salire già questa mattina, ma quando ho visto questo bel tempo e le carrucole pronte... Oh, se aveste visto quei gros­si blocchi rosa, salire lentamente, uno dopo l'altro...

Simone                          - Li ho visti, io.

Marie-Blanche              - Ah, tu sì, Simone, tu c'eri.

Pietro                            - E' vero ch'era una cosa magnifica?

Marie-Blanche              - E quando tutti gli uomini si sono messi a cantare.

Pietro                            - Cantavano perché erano sconvolti dalla gioia.

Marie-Blanche              - E' sempre così.

Pietro                            - Sì, in quel momento vi è qualcosa che li costringe a cantare.

Marie-Blanche              - Come l'ultima volta.

Pietro                            - Seicento anni fa...

Marie-Blanche              - Hanno cantato così!

Pietro                            - (sorridendo) Proprio così, non so. Ma è un fatto: ogni volta che i massi rosa di una nuova chiesa incominciano a salire, gli uomini si mettono a cantare...

Odile                             - E come fate a saperlo...

Pietro                            - Non sono io che lo dico. E'... (Sta per dire: «E' Marie-Blanche», ma sorprende lo sguardo di Rosina che lo fissa. Gira il capo un po' a disagio, e mormora con tono diverso) ...è una cosa risaputa.

Il Sindaco                     - Ebbene, mi felicito con voi, signor Mathieu. Questo è un gran giorno!

Simone                          - Bisogna anche felicitarsi con Marie-Bianche, però.

Marie-Blanche              - Perché con me, Simone?

Il Sindaco                     - Lo sappiamo il perché: domandalo agli operai...

Pietro                            - (che non è più tanto accalorato si mette a parlare da tecnico) La grande fortuna è stata di trovare sul posto lo stesso granito. Non vedrete nes­suna differenza fra i massi nuovi e quelli della vecchia chiesa, di cui appena un terzo era recupe­rabile. Ma non mi lagno... (rianimandosi) il traspor­to del granito rosa è stato uno spettacolo.

Il Sindaco                     - Andrò a vedere, e al più presto.

Marie-Blanche              - Sì, veniteci dunque, signor sindaco!

Il Sindaco                     - Ci andremo tutti, non è vero signora Mathieu?

Rosina                           - Andremo tutti.

Il Sindaco                     - Bene, buongiorno a tutti. (Uscendo) Simone, vieni domani al Consiglio?

Simone                          - Forse non tanto presto, ti dirò... (Esce cow luì).

Pietro                            - Torno subito, Rosina, ho un gran biso­gno di lavarmi le mani.

Odile                             - (andando verso il fornello) Aspettate al­lora, vi porto l'acqua calda. (Prende una brocca ed esce con lui).

Marie-Blanche              - (rimasta sola con Rosina le si av­vicina improvvisamente) Sì, sì, signora, quanto era bello!... (Rosina la guarda a lungo senza par­lare. Marie-Bianche sembra confusa. Ad un tratto esclama con una certa angoscia) Perché piangete?

Rosina                           -  (vivamente) Non piango... (E per rassi­curarla, la prende per le spalle) Non piango, non ho nulla... Nulla!

Marie-Blanche              - Piangete perché non eravate lassù, vero?

Rosina                           -  (dopo un poco) Sì, perché non ero lassù; sì, hai indovinato.

Marie-Blanche              - (ingenuamente) Era così con­tento il signor Mathieu...

Rosina                           - Ed io sono felice ch'egli sia soddisfatto. (Rientra Simone. Rosina si allontana da Marie-Bianche che la segue con gli occhi, un po' sorpresa e un po' inquieta. Rosina assume un aspetto disin­volto) Ebbene, signor Simone, bisogna proprio che io vada lassù a vedere quello spettacolo.

Simone                          -  Ma certo... Al più presto. (A Marie-Bianche) Tu, va' a prendere una bottiglia, di quelle buone, per festeggiare questo giorno.

Marie-Blanche              - (lasciandosi trasportare dalla feli­cità) Oh, sì, Simone! (Salta dalla gioia ed esce di corsa).

Odile                             - (che sta rientrando) Festeggiare cosa?

Simone                          -  Il primo trasporto dei massi! (Con un tono dì voce indefinito) I massi rosa! (Nella sua bocca di rude pescatore, la parola « rosa » suona in modo strano. Egli la ripete, con beatitudine, tra­scinando le vocali) Rooosa... Una bottiglia buona, non sarà mica di troppo, no?

Odile                             - No di certo!

Simone                          - (a Rosina che è andata alla finestra) Guardate la chiesa, signora Mathieu? Ma di qui non si vede gran che.

Rosina                           - Come? Oh, sì. (Ritorna indietro).

Odile                             - Potete mettervi a tavola.

Rosina                           -  (con gaiezza fittizia) Allora saranno buo­ni i vostri fagioli, signora Odile?

Pietro                            - (rientrando) Eccoci! (Dà un colpo d'oc­chio circolare. Cerca Marie-Blanche che non è più nella stanza. Rosina scruta il suo sguardo finché lo incontra. Pietro finge d'assumere un'aria gioiosa e si frega le mani) Ah, bene, ho un appetito for­midabile.

Odile                             - Tanto meglio. Accomodatevi. (Si seggo­no tutti).

Pietro                            - (posando una mano sul braccio di Rosina) Ah, sì, Rosina, devi proprio salire su con noi.

Rosina                           -  (ritirando dolcemente il braccio) Sì, an­drò... (Odile posa i piatti sul tavolo).

Marie-Blanche              - (rientra brandendo una bottiglia) Eccola, quella buona. (Pietro la osserva sorpreso).

Simone                          - Sì, ho pensato che per questo giorno, una buona bottiglia...

Pietro                            - Ah, ma voi ci guastate, Simone... non è vero Rosina?

Rosina                           - Troppo persino.

Odile                             - Sappiamo che vi piace il sidro buono.

Marie-Blanche              - E' di quello buono, signor Mathieu.

Simone                          - (sturando la bottiglia) Be', Odile, il signor Mathieu non è uno di quelli schizzinosi. E' un uomo schietto (Tirando il cavatappi) Uff... Con permesso. (Asciuga il collo della bottiglia e comincia a servire).

Pietro                            - Grazie, è proprio come piace a me d'esser trattato. Come uno dei vostri. Diversamente crede­reste che sarei capace di ricostruire la vostra chiesa? Oh, non è solo con le braccia e con la testa che si intraprendono queste cose; bisogna anzi essere dell'ambiente... Ma adesso sto già facendo un discorso e Rosina mi sgriderà... (Posa la sua mano su quella di Rosina, che lei ritira con dolcezza).

Rosina                           - Io?!... (Pausa) Per chi vuoi farmi passare?

Pietro                            - Per quella che sei... un testimonio ne­cessario... (Indirizzandosi agli altri) Oh, sì, molto necessario. Senza di lei farei delle bestialità...

Rosina                           -  (seccata) Ma sta' zitto... (Silenzio. Disagio. Simone serve il sidro. Mangiano. Marie-Bian­che guarda Rosina).

Odile                             - E... avete ancora molti massi da tirar su?

Pietro                            - (tossisce) Oh, sì... fra otto giorni credo che avremo finito. Poi sarà la volta dei sacchi di cemento... e infine le travi...

Marie-Blanche              - Sì, le travi. Le travi grosse...

Simone                          - (come poco prima aveva detto i « massi ro­sa ») Le travi grosse...

Pietro                            - Poiché lassù di legno non c'è rimasto nulla... Nulla! Come distruzione...

Marie-Blanche              - Pensate, un incendio così...

Pietro                            - Lo sola fortuna fra tanta disgrazia è che le vetrate siano state messe al sicuro al principio della guerra. Se fossero anche quelle andate distrut­te, posso dirvi che sarebbe stato un danno irre­parabile.

Odile                             - E chi è che aveva detto: « A che serve? ».: Tu, Simone, sì tu.

Simone                          - Io? Ma figurati...

Odile                             - Certo che non l'hai detto in Consiglio, ma a me sì.

Simone                          - (alzando le spalle) Oh, per te... (Riflette) Ma no, adesso che ci penso, sei stata tu a dirmelo e ora vuoi che sia io.

Odile                             - Ecco, l'avete sentito...

Pietro                            - Che importanza ha? Tutti possono sba­gliare, io per primo. E credete pure che m'è capi­tato spesso di scambiare fischi per fiaschi.

Marie-Blanche              - (ridendo) Fischi per fiaschi!

Odile                             - Ehi, Marie-Blanche!

Pietro                            - E' vero, ha ragione di ridere.

Marie-Blanche              - (confusa) No, no...

Pietro                            - Sì invece, non si dovrebbero mai usare delle espressioni così sciocche.

Marie-Blanche              - (confusa) Oh...

Rosina                           -  (un po' ironica) Toh, è Marie-Blanche che ti riporta all'ordine...

Odile                             - Chi l'avrebbe detto?

Pietro                            - (volutamente disinvolto) E perché no?... Sapete bene che la verità... (ma sì interrompe e non finisce la frase).

Rosina                           - ...esce dalla bocca dei bambini. Ma credo che Marie-Blanche ci abbia ben dimostrato di non essere più una bambina. (Marie-Bianche guarda Rosina. Silenzio. Mangiano).

Simone                          - (a Odile) Sono veramente famosi i tuoi fagioli.

Rosina                           - Eccellenti...

Simone                          - Vi rimettono in forma.

Pietro                            - Con quest'aria frizzante, infatti...

Odile                             - Purché mangiate abbastanza.

Pietro                            - Troppo, fin troppo. Mi farete ingrassare e perderò la linea. E sarò rimproverato... rimprove­rato dalla mia mogliettina. (Posa nuovamente la sua mano su quella di Rosina che ancora una volta la ritira dolcemente) Per fortuna sono sempre in moto. Sapete quante volte ho dovuto salire e scendere di lassù? Sei volte! A dire il vero dovrei essere con­temporaneamente sopra e sotto. Mi direte che in fondo vado oltre il mio compito di architetto; sarà così, ma è un lavoro delicato e non sono mai tran­quillo. So benissimo che lavorano tutti con grande passione, ma non posso fidarmi completamente di nessuno.

Simone                          - (senza intenzione) All'infuori di Marie-Bianche, che avete lasciata sola lassù questa mat­tina quando sono salito con il curato, dicendole: «Tieni gli occhi ben aperti mentre io vado giù, e sta'attenta a quello che fanno». Non è vero che...

Pietro                            - (dapprima un po' a disagio, ma poi con en­fasi) E' vero, è vero! Bisogna dire quello che è: Marie-Bianche si rende immensamente utile. E' il mio miglior capomastro.

Odile                             - (scettica) Oh!

Marie-Blanche              - (confusa) Ma che dite mai, si­gnor Mathieu?

Pietro                            - Ma sì. Vi stupisce forse, signora Odile, ma bisognerebbe che la vedeste... E anche tu, Ro­sina; vieni su e sono certo che capirai.

Rosina                           -  (ironica) Senza dubbio...

Pietro                            - Ci si può domandare come faccia una bambina che niente lasciava prevedere... Eppure sì, lo ha nel sangue... di famiglia... da seicent'anni... (Marie-Blanche lo guarda sorpresa, Rosina con iro­nia, Simone e Odile con stupore) E' già nata sa­pendo costruire la chiesa...

Odile                             - (guardando Marie-Blanche) Però...

Pietro                            - (volgendosi a Marie-Blanche) Non m'hai detto così?

Marie-Blanche              - (arrossisce) Sì, ve lo detto...

Pietro                            - E non ci credi?

Marie-Blanche              - Sì, ci credo...

Pietro                            - (agli altri) Ah!... Vi stupisce questo?

Simone                          - Veramente... non tanto...

Odile                             - Giacché lo dici tu...

Pietro                            - Certo che vivendo nell'isola... queste cose le provate per istinto, senza cercare di interpretarle... mentre noi le interpretiamo, le spieghiamo... Noi... voglio dire... mia moglie ed io.

Rosina                           - Ti prego di non immischiarmi in que­ste storie. (Silenzio gelido. Simone ed Odile, man­giano, il naso sul piatto. Marie-Bianche è immobile. Pietro tiene d'occhio Rosina. Infine Simone tossisce).

Simone                          - Volete del formaggio? (Pietro fa cenno di sì col capo. Odile si alza e porta il formaggio).

Odile                             - Spero che lo troviate buono, ma non so. Forse non è fatto bene. (Si servono).

Simone                          - (a Pietro) Come lo trovate?

Pietro                            - Buono... sì, veramente buono.

Odile                             - (a Rosina) E' facile sbagliarsi con questo formaggio. Avete un bel provare a palparlo, biso­gna assaggiarlo.

Simone                          - Più puzza e più è buono, diceva mio padre.

Odile                             - Non c'è bisogno di tuo padre. E poi non è vero. Ce ne sono di quelli che puzzano di buono e altri no. (A Rosina) E' di vostro gusto?

Rosina                           - Io sono confusa, signora Odile, confusa della pena che vi prendete.

Odile                             - Ma non dite questo.

Rosina                           - Cosa potrei fare per aiutarvi un poco? Mi sento così inutile...

Odile                             - Fate venire i vostri bambini, mi farete un grosso piacere.

Pietro                            - (con dolcezza) Sì, Rosina, facciamo ve­nire i bambini. (Rosina non risponde).

Odile                             - (a Marie-Blanche) Il caffè, portaci il caffè. (Marie-Blanche va a prendere la caffettiera sul fornello e lo serve facendo il giro del tavolo. Servendo Rosina, la sua mano trema e ne versa un poco fuori. Rosina si tira rapidamente indietro) Ehi, sta' accorta, sbadata.

Rosina                           -  (guardandosi il vestito) Oh, niente di male! Non rimproveratela, signora Odile.

Simone                          - Che diavolo hai nelle mani?

Marie-Blanche              - (costernata) Non so...

Rosina                           - Può capitare a tutti...

Pietro                            - (volutamente gioioso) Oh, sì! Io stesso... può dirlo Rosina... (Rosina non risponde. Pren­dono il caffè in silenzio. Poi Odile si alza e toglie i coperti).

Odile                             - (a Marie-Blanche) Aiutami, tu! A che pensi? (Marie-Blanche l'aiuta a sparecchiare).

Pietro                            - (a Simone) Una sigaretta, Simone? (Gli porge il portasigarette).

Simone                          - L'accetto di cuore, signor Mathieu. Grazie.

Pietro                            - (con una certa esitazione) Ne prendi una, Rosina?

Rosina                           - No, grazie.

Simone                          - Non andate mica subito lassù?

Pietro                            -  No, no; la mattinata è stata pesante. Ho detto agli operai di andare a mangiare con calma. Preferisco che. almeno quelli dell'isola vadano a casa, gli altri all'osteria. Quando farà più caldo po­tranno portarsi qualcosa di freddo... quelli che ne avranno piacere, naturalmente.

Simone                          - Sicuro... (Silenzio. Rosina si alza e va al fondo della stanza dove Odile e Marie-Bianche stanno lavando i piatti).

Rosina                           -  (a Odile) Lasciate che vi aiuti.

Odile                             - Ma neanche per sogno, signora Mathieu. Io e Marie-Bianche lo facciamo in un attimo. (Ro­sina va alla finestra).

Pietro                            - (sì alza e la raggiunge) Vedi, Rosina, fra due mesi di qui vedremo... oh, non ancora la chiesa finita... ma già i muri maestri.

Rosina                           -  (assente, guardando lontano) Sì...

Simone                          - (si alza e va a prendere il suo cappello) Ho delle reti da riparare... bisogna che i vecchi non siano dei poltroni, poiché i giovani li avete tutti impiegati per i lavori della chiesa.

Pietro                            - Così vi dò più lavoro.

Simone                          - Non mi lamento, no; state tranquillo. (Esce).

Odile                             - Fa bello oggi e la mia biancheria deve essere asciutta. (Prende un paniere e si avvia alla porta. Prima di uscire si rivolge a Marie-Bianche) Vieni ad aiutare tu... (Esce. Marie-Bianche resta perplessa. Guarda Rosina e sembra spaventata. Ro­sina sorprende il suo sguardo).

Rosina                           -  (con dolcezza) Vai, vai... poi quando torni, saliremo su assieme. (Marie-Bianche esce. Rosina resta alla finestra e guardar fuori).

Pietro                            - Rosina... (Lei non risponde. Pietro sup­plichevole ripete) Rosina...

Rosina                           -  (senza voltarsi) Cosa?

Pietro                            - (dopo un poco) Non so... cosa ho po­tuto dire... Mi sembra... che ti abbia fatto dispia­cere... senza volerlo...

Rosina                           - Ma no...

Pietro                            - Dillo invece... francamente...

Rosina                           - (ritornando verso di lui) Sei matto... Sono io che sono una sciocca... Sono io che sono triste.

Pietro                            - Triste? E' per questo?

Rosina                           - Ma sì...

Pietro                            - Per i bambini?

Rosina                           - E' naturale...

Pietro                            - Ma li faremo venire.

Rosina                           - E' difficile.

Pietro                            - Nulla è difficile quando si tratta di evitarti un dispiacere.

Rosina                           -  (guardandolo) Ah... ma tutto è diffi­cile, Pietro... Quello che fai è molto difficile... lo so...

Pietro                            - Lo sai...

Rosina                           - E non vorrei essere un ingombro per te...

Pietro                            - Un ingombro, poi!

Rosina                           - Mettiamo, una preoccupazione.

Pietro                            - Ma tu...

Rosina                           - Zitto! (Va verso di lui e lo guarda dol­cemente) Costruisci la tua chiesa, caro... Il resto non deve contare. E noi tutti, tutti siamo qui per aiutarti...

Pietro                            - Ma tu hai qualche cosa?

Rosina                           - Ma nulla, affatto...

Pietro                            - Dici la verità?

Rosina                           - Dico la verità... (La porta si apre) Zitto. (Marie-Bianche rientra con il paniere colmo di biancheria, che posa sul tavolo. Rosina la prende per le spalle e la guarda in volto. Marie-Bianche regge lo sguardo. Rosina sembra voglia penetrare nei suoi occhi per indovinare il segreto che na­scondono. Poi mormora) Hai dei bellissimi occhi chiari, bambina... chiari... chiari... trasparenti... Ah! (E poi improvvisamente) Andiamo a vedere questo bel lavoro... (Si sforza di sorridere e prende per il braccio Pietro) Venite, messer Mathieu... (Quindi afferra il braccio di Marie-Bianche) E anche voi, pastorella!

QUADRO TERZO

Qualche mese dopo. Sono in scena Simone, Odile, Rosina e Marie-Bianche.

(Simone sta guardando dalla finestra, mentre in primo piano Odile e Rosina provano un vestito a Marie-Bianche).

Simone                          - (alla finestra) Dove sono andati a sco­vare quella bandiera?

Marie-Blanche              - E' la più grande che hanno trovato.

Odile                             - Ma alza le braccia. (Marie-Blanche alza le braccia).

Simone                          - L'hanno messa al posto del campanile, o almeno là dove ci sarà poi il campanile.

Rosina                           - (a Odile) Un po' stretto ai fianchi, non vi pare?

poi,

Odile                             - (a Marie-Blanche) Ti dà fastidio?

Marie-Blanche              - Oh...

Odile                             - Insomma, ne sai niente...

Simone                          - E come sventola!

Marie-Blanche              - (voltandosi) Sventola?

Odile                             - E non muoverti! (A Simone) Tu, non farla muovere.

Simone                          - Io? E cosa ho fatto?

Odile                             - Passami uno spillo.

Simone                          - (si stacca dalla finestra) Che strana abitudine quella di mettere la bandiera su una co­struzione appena è finita.

Marie-Blanche              - (animandosi) Si è sempre fatto così, Simone, sempre.

Rosina                           - Però è bello, non trovate?

Simone                          - Certo...

Odile                             - Finita! La chiamano finita una cosa così?

Marie-Blanche              - Sì che è finta, Odile! Anche se non è proprio finita del tutto, in sostanza è I finita.

Rosina                           - E' vero, è un modo di dire. Quando i muratori hanno messo a posto la parte più alta del tetto dicono: «Finito».

Marie-Blanche              - Infatti l'hanno detto.

Rosina                           - E ci mettono la bandiera. Però sanno benissimo che non è finito. In un certo senso si incomincia appena allora.

Odile                             - Quanto ci andrà prima che sia vera­mente finita?

Marie-Blanche              - Fra quattro mesi verrà con­sacrata.

Rosina                           - Così dice Pietro...

Simone                          - Vorrei vedere...

Odile                             - (a Marie-Bianche) Ma alza questo brac­cio, che la signora Rosina possa lavorare.

Rosina                           - Sì, quattro mesi o quattro mesi e mezzo, non è quello che conta.

Simone                          - Bene, allora non si affrettino troppo a scomodare il vescovo.

Marie-Blanche              - Monsignor Bruck verrà prima di Natale, Simone.

Simone                          - Toh, lei ci crede!

Marie-Blanche              - Sicuro che ci credo.

Odile                             - Adesso girati, intanto. Alza l'altro braccio.

Rosina                           - Anch'io lo credo. Pietro ne è sicuro. (A Marie-Bianche) Non muoverti. Ad ogni modo oggi è una grande giornata: la più importante prima della consacrazione.

Marie-Blanche              - Giusto!

Odile                             - E poi è una buona occasione per bere.

Simone                          - Cinquanta bottiglie ha fatto venire il signor Mathieu! Possono essere ben contenti.

Rosina                           - Ma tutti hanno fatto qualche cosa, tutti quelli che potevano; anche voi, lo so... E quelli che non hanno potuto... balleranno.

Simone                          - Giustissimo, è una festa!

Marie-Blanche              - Non ci sono mai state delle feste come questa. Almeno noi non ne abbiamo mai viste. Perché le altre volte...

Rosina                           - Riposati pure, abbassa il braccio. (In­dietreggia per vedere l'effetto dell'abito).

Odile                             - Se mi avessero detto che Marie-Blanche...

Rosina                           - Non potevate rifiutar questo agli ope­rai. E' diventata una specie di «mascotte». Se non andasse più lassù, credo che si rifiuterebbero di lavorare, adesso...

Simone                          - Il mondo è matto.

Rosina                           - Bene, sali sul tavolo. (Prende Marie-Bianche per mano e l’aiuta a salire sul tavolo).

Odile                             - Siete ancora voi che vi date pena per quest'abito.

Rosina                           - Ma no! (A Marie-Blanche) Gira un po'... (Marie-Blanche si mette a girare lentamente).

Simone                          - Avete detto « mascotte » per supposi­zione, come si direbbe «reginetta ».

Marie-Blanche              - (smettendo di girare) Cosa dici, Simone?

Rosina                           - Niente... Be', per l'occasione «regi­netta » lo è stata un poco, se proprio volete.

Simone                          - Anche mia nonna è stata «reginetta».

Odile                             - Ma non ha costruito delle chiese!

Simone                          - E Marie-Blanche? Credi che sia stata lei a costruirla?

Rosina                           - Ne sono tutti convinti, o almeno, che senza di lei non l'avrebbero mai costruita. E' inu­tile dire loro il contrario.

Simone                          - (senza intenzione) Anche vostro ma­rito?

Rosina                           - Non so...

Simone                          - Il mondo è pazzo. (Entra Pietro).

Pietro                            - Oh, che fai lì sopra?

Odile                             - Prova il vestito.

Rosina                           - Sì, Pietro, credo proprio che Odile ed io abbiamo fatto un bel lavoro.

Odile                             - Soprattutto voi, signora Rosina.

Marie-Blanche              - Posso scendere?

Pietro                            - Aspetta che ti guardi.

Simone                          - Gira... gira...

Marie-Blanche              - (a Rosina) Debbo girare?

Rosina                           -  Sì, un poco, se vuoi. (Marie-Blanche gira lentamente e tutti la guardano).

Simone                          - Si sarebbe ben divertito, tuo padre.

Marie-Blanche              - (arrestandosi) Credi?

Odile                             - Capisci niente, tu, Simone. L'avrebbe trovata molto bella, sua figlia.

Marie-Blanche              - Ma adesso posso scendere?

Pietro                            - Non devi aver fretta: sai che fai una bella figura su questo piedestallo?

Marie-Blanche              - Ma mi fa venire le vertigini...

Pietro                            - Le vertigini! Sul tavolo?! Non le patisci lassù... (Va alla finestra).

Marie-Blanche              - Non è la stessa cosa.

Rosina                           - Allora scendi.

Pietro                            - Salta! (Marie-Blanche esita sull'orlo del tavolo) Aspetta, dammi la mano. (Le dà la mano e lei salta cadendo quasi nelle sue braccia. Rosina reprime a stento un gesto di stizza).

Odile                             - Rovina il vestito...

Marie-Blanche              - (lisciandolo con una mano) No, no...

Pietro                            - (tenendola sempre per mano, indietreggia un poco per vederla meglio) Brava, Rosina, è un bellissimo lavoro. Andiamo a farla vedere agli operai, questa bella bambina.

Simone                          - Pare che sia la loro «mascotte», per ora!

Pietro                            - E' la parola giusta, Simone, la parola giusta. Agli uomini che fanno delle grandi cose occorre sempre una «mascotte». Quelli che ave­vano costruito la vecchia chiesa, dovevano averne una anche loro.

Odile                             - Ecco!

Marie-Blanche              - Signor Pietro...

Pietro                            - (a Marie-Bianche) Oh, non sapevi que­sto? Ecco finalmente che una volta tanto posso in­ segnarti qualche cosa. Avevano la loro «mascotte», sì. Una ragazzina come te... del paese, come te... che li incoraggiava, come te.

Simone                          - Ma guarda un po'...

Rosina                           -  (con una punta d'ironia) E quale aiuto per messer Mathieu!

Pietro                            - Ma certo... Rosina, certo!

Rosina                           - E fu anche allora madonna Rosina che fece l'abito a quella «mascotte»?

Pietro                            - Senza dubbio; madonna Rosina è stata lei a fare quel lavoro e senza di lei messer Mathieu non varrebbe niente.

Rosina                           - Messer Mathieu, in tutti i modi, è molto gentile a dirlo.

Pietro                            - Dice quello che pensa, Rosina.

Rosina                           - Basta, via! Sono contenta che ti sia pia­ciuto il vestito.

Pietro                            - E' un capolavoro.

Rosina                           - Non esageriamo, adesso.

Marie-Blanche              - Siete sicuro di quello che ave­te detto, signor Pietro... l'altra «mascotte»?

Pietro                            - Sicuro come sono sicuro di vederti.

Rosina                           - Già che te lo dice...

Simone                          - E credete anche che fosse la figlia del sacrestano?

Pietro                            - E' molto probabile.

Marie-Blanche              - Ma non c'erano sacrestani al­lora, non c'era la chiesa.

Pietro                            - Non c'era più. Ma la vecchia chiesa distrutta dal fulmine, doveva ben avere un sacre­stano, e il sacrestano doveva avere una figlia.

Simone                          - E per qual ragione la « mascotte » deve sempre essere la figlia del sacrestano?

Pietro                            - Non ho detto « deve », ho detto che è così.

Marie-Blanche              - Naturale, Simone. E così, è così...

Pietro                            - C'è sempre stato un santuario su quella guglia di fronte al mare. Non è sempre stato lo stesso, ma è sempre stato così e non vi chiedete perché...

Odile                             - E che abito aveva quella « mascotte » là?

Pietro                            - Be', adesso mi chiedete troppo, signora Odile.

Rosina                           - Aveva un lungo vestito di seta bianca.

Odile                             - Di seta? Accipicchia!

Rosina                           - Non solo, ma al collo aveva un lungo giro di pizzo, ai fianchi una cintura di broccato con un grosso nodo...

Odile                             - Ma ne fate quasi una principessa.

Rosina                           - Una «mascotte», per il fervore degli uomini, è sempre principessa di qualche cosa, non lo sapete?

Simone                          - Eccoti principessa, mia cara Marie-Bianche!

Rosina                           - Potete esserne fieri. Marie-Blanche ha acquistato diritto di nobiltà in quest'isola. Pensate un po', è la terza chiesa che ha fatto costruire!

Marie-Blanche              - Io?

Odile                             - La terza?

Rosina                           - Certo! La chiesa primitiva del IV se­colo, poi quella del XIII e infine quella del XX. E' sempre la stessa «mascotte», lo spirito della chiesa che nasce dalle pietre per aiutare ogni volta gli uomini.

Simone                          - Accidenti!

Odile                             - E cosa ne dite voi, signor Pietro?

Pietro                            - (un po' stuzzicato) Se lo dice mia mo­glie... dev'esser vero...

Rosina                           - (innocentemente) Non ho fatto che ripetere ciò che m'hai detto.

Simone                          - Allora è proprio vero.

Odile                             - Che storia!

Marie-Blanche              - (avvicinandosi a Rosina) Signora Rosina...

Rosina                           - Come?

Marie-Blanche -,           - Allora non vi siete burlata di me?

Rosina                           -  (turbata, la guarda un momento, poi mor­mora) Ed ho forse l'abitudine di burlarmi di te?

Marie-Blanche              - (gettandosi nelle sue braccia) Oh!

Odile                             - Che diavolo le prende?

Simone                          - (toccandosi la fronte) Testa calda, nient'altro!

Pietro                            - (angosciato) Rosina...

Rosina                           -  (staccando dolcemente Marie-Bianche) Andiamo, bambina... (Dal di fuori provengono ru­mori, voci, clamori e un grido che si ripete più volte: «Marie-Bianche-». Di colpo Marie-Bianche si getta nuovamente in seno a Rosina).

Simone                          - I vostri operai reclamano Marie-Blanche.

Pietro                            - (che è un po' seccato) Ho detto loro alle sedici.

Odile                             - Ad ogni modo è pronta.

Rosina                           -  (a Marie-Blanche) LIai sentito?

Marie-Blanche              - Ho paura, signora Rosina.

Rosina                           - Come? Un giorno così bello... paura?... (Rivolgendosi agli altri) Dite che viene subito.

Odile                             - (a Simone) Sono qui, vai a vedere. (Apre la porta e si sentono grida di gioia).

Simone                          - (sempre toccandosi la fronte) Vai a capire... (Esce con Odile).

Pietro                            - Rosina...

Rosina                           - Vai, noi ti seguiamo. (Pietro esita, poi esce. Dal di fuori si sente Simone che grida: « Un momento, sta per venire, un po' di pazienza») Co­s'hai dunque?

Marie-Blanche              - (spaventata) Perché avete det­to che sono stata io a costruire l'altra chiesa?

Rosina                           -  (dopo aver esitato un poco, decide di ridere) Ma dicevo così per dire. se avessi saputo che ti impressionavo...

Marie-Blanche              - Quindi non la conoscete la storia dell'altra chiesa?

Rosina                           - L'altra chiesa?

Marie-Blanche              - L'altra «mascotte»... l'altra Marie-Blanche, se volete.

Rosina                           - Ma vi è anche un'altra Marie-Blanche?

Marie-Blanche              - Siete stata voi a dirlo.

Rosina                           - Ma non sul serio.

Marie-Blanche              - Sì, perché dal modo che l'ave­te detto, dovevate parlare sul serio.

Rosina                           - In tutti i modi ti giuro che ne so niente.

Marie-Blanche              - Ma io sì, lo so bene...

Rosina                           - Cosa sai?

Marie-Blanche              - Quando la chiesa fu finita nes­suno ha saputo cos'è diventata...

Rosina                           - Cosa stai dicendo?

Marie-Blanche              - Sono circolate le storie più strane. Qualcuno disse che era stata inghiottita dalla terra, altri che era stata rapita da un angelo...

Rosina                           - Cosa?

Marie-Blanche              - E anche che era stata murata nella chiesa. L'avete detto anche voi.

Rosina                           - Io ho detto questo?

Marie-Blanche              - Che usciva dalle pietre della chiesa ogni volta...

Rosina                           - Ma di dove le hai tirate fuori queste storie?

Marie-Blanche              - Me le raccontava mio padre.

Rosina                           -  (vivamente) Sono dei sogni, delle leg­gende. Non stanno in piedi e non bisogna crederci.

Marie-Blanche              - Siete sicura?

Rosina                           -  (guardandola negli occhi) Se te lo dico...

Marie-Blanche              - (dopo una pausa) Ho fiducia in voi, signora Rosina.

Rosina                           - Puoi averla.

Pietro                            - (riaprendo la porta) Ebbene? Ti aspet­tano.

Marie-Blanche              - Eccomi!

Rosina                           -  (l'abbraccia poi la scosta) Vai, e non pensare ad altro che ad essere lieta. (Marie-Bian­che esce) Pietro, un momento... (Pietro tiene la mano sulla maniglia della porta) Chiudi quella porta, vieni.

Pietro                            - (le si avvicina sorpreso) Che c'è?

Rosina                           - E' domenica, non si lavora e... tu non hai alcuna fretta di andare a ballare...

Pietro                            - Infatti non ho nessuna premura di bal­lare. Non ne ho neppure l'intenzione.

Rosina                           - So bene che è un ballo per la tua chiesa.

Pietro                            - « Mia » chiesa?

Rosina                           - Infine...

Pietro                            - Non è mia... piuttosto sono io ad es­ser « suo ».

Rosina                           - Ascolta... ho paura...

Pietro                            - (sorpreso) Di che? (Lei non parla) Spiegati...

Rosina                           - Non ho paura di ciò che possiamo spiegarci.

Pietro                            - E allora?

Rosina                           -  (dopo una lunga pausa) Non hai l'im­pressione, qualche volta, di scatenare delle forze superiori?

Pietro                            - Abbiamo sempre quest'impressione. Bi­sogna pur vivere con...

Rosina                           - Questo spirito che, ogni volta, sembra sgorghi dalle pietre...

Pietro                            - Cosa?

Rosina                           - Sei tu stesso che...

Pietro                            - Sogni... leggende...

Rosina                           -  (turbata) Credi?

Pietro                            - Cosa vuoi che dica?

Rosina                           - Evidentemente... (Resta trasognata).

Pietro                            - (dopo un poco) Tutto qui?

Rosina                           -  (vivamente) No, no...

Pietro                            - Allora dillo subito...

Rosina                           -  (pausa, poi) Marie-Blanche...

Pietro                            - Marie-Blanche...

Rosina                           - Capisce al volo...

Pietro                            - Ah! (Pausa) Ti credevo più... fiduciosa.

Rosina                           -  (animandosi) Non sono gelosa, fammi il piacere di crederlo. E' una cosa molto più pro­fonda. Ho paura... ho solo paura di ciò che vi so­vrasta... te e lei...

Pietro                            - Decisamente, ho creato una strana at­mosfera... Cerchiamo d'essere più ragionevoli.

Rosina                           - Dipende da noi esserlo.

Pietro                            - (sognatore) Creare una chiesa... è una cosa che ci trasporta su di un piano... (Fa un gesto vago).

Rosina                           -  Dove non ci sono i parapetti...

Pietro                            - Grazie d'avermelo fatto notare. (La por­ta si apre improvvisamente. Entra Marie-Bianche).

Marie-Blanche              -  Chiamano anche voi, signor Pietro.

Rosina                           -  (dopo un breve contrasto interiore) Ec­co, ripeti un po' a Pietro cosa mi hai detto. Io sto per fargli perdere la pazienza. (E prima che una o l'altro abbiano il tempo di fare un gesto qualsiasi, esce precipitosamente. Marie-Blanche guarda Pie­tro sorpresa. Pietro la osserva turbato).

Pietro                            - Che cosa hai detto a Rosina?

Marie-Blanche              - Io? Ah, sì! Dell'altra «ma­scotte».

Pietro                            - Che vuol dire? Come, l'altra?

Marie-Blanche              - Ciò che... si racconta da noi...

Pietro                            - Tuo padre?

Marie-Blanche              - Sì...

Pietro                            - A me non lo hai mai detto!

Marie-Blanche              - No.

Pietro                            - Perché?

Marie-Blanche              - Non so... Forse avreste ri...

Pietro                            - Non riderò, raccontamelo.

Marie-Blanche              - Che appena terminata la chie­sa, lei scomparve.

Pietro                            - Scomparve?... Chi?

Marie-Blanche              - La «mascotte». E non si sa come... inghiottita dalla terra... o portata in cielo dagli angeli... oppure... (con uno sforzo notevole) richiusa in una pietra della chiesa.

Pietro                            -  Tu hai raccontato questo a Rosina?

Marie-Blanche              - Sì.

Pietro                            - E che ti ha risposto?

Marie-Blanche              - Che erano sogni e leggende.

Pietro                            - (colpito) Ah... (Resta un attimo rapito) Sì... (Si mette a camminare per la stanza. Marie-Bianche lo segue con gli occhi, inquieta).

Marie-Blanche              - (dopo una lunga pausa) Non è vero?

Pietro                            - (fermandosi) Ma sì, è vero. E cosa vuoi che siano?

Marie-Blanche              - (rapita) Sì... (Pausa, poi) Cre­dete che sia meglio così?

Pietro                            - Come... vorresti che queste storie fos­sero vere?

Marie-Blanche              - Non so più neppure io...

Pietro                            - Non andare mai a raccontarle al signor curato, povera piccola.

Marie-Blanche              - Mi sgriderebbe?

Pietro                            - (ridendo) Ti esorcizzerebbe.

Marie-Blanche              - (spaventata) Oh!

Pietro                            - Tranquillizzati però, stavo scherzando.

Marie-Blanche              - Non si deve scherzare con queste cose.

Pietro                            - Hai ragione, ma che vuoi? A furia di lavorare lassù, si perde il contatto con la terra...

Marie-Blanche              - Credete?

Pietro                            - Bisogna fare attenzione, Marie-Blanche.

Marie-Blanche              - Attenzione?

Pietro                            - Di non perdere l'equilibrio...

Marie-Blanche              - Non capisco, signor Pietro!

Pietro                            - Cos'è che non capisci?

Marie-Blanche              - E' da tanto tempo che saliamo lassù!

Pietro                            - E' vero, da tanto tempo, tu ci sei abi­tuata, tu... ma io no. Mi vengono le vertigini...

Marie-Blanche              - Non siete il primo parigino che le abbia sofferte.

Pietro                            - Messer Mathieu, vuoi dire?

Marie-Blanche              - Certo che le soffrì anche lui.

Pietro                            - Ne sei sicura?

Marie-Blanche              - L'ha detto lui...

Pietro                            - L'ha detto lui?

Marie-Blanche              - A mio padre...

Pietro                            - A tuo padre?

Marie-Blanche              - Be', non proprio a lui, ma sapete...

Pietro                            - (sorridendo) Sì, Marie-Blanche... (La guarda) Cosicché è tutta una dinastia dei sacrestani che mi trasmette queste vertigini. (Pausa).

Marie-Blanche              - Bisognerebbe tornare.

Pietro                            - (guardandola) Ritorniamo, ci aspettano... (Dopo una pausa) Però avranno tempo tutta la vita di vederti, dopo che sarò partito.

Marie-Blanche              - Partirete?

Pietro                            - Ma certo... dopo la consacrazione...

Marie-Blanche              - A Natale?!

Pietro                            - A Natale... Ti stupisce?

Marie-Blanche              - (triste) Non so.

Pietro                            - Tutto passa... (Pausa).

Marie-Blanche              - Signor Pietro...

Pietro                            - Bambina...

Marie-Blanche              - Tutti si rattristeranno a veder­vi partire.

Pietro                            - E' molto gentile quello che mi dici.

Marie-Blanche              - Oggi si fa troppo in fretta a costruire le chiese...

Pietro -                          - Ah, certamente, il mio collega deve es­sere stato più tranquillo... Ai suoi tempi per co­struire una chiesa occorreva tutta una vita... Oggi... (Fa un gesto vago).

Marie-Blanche              - Ma ritornerete a vederla.

Pietro                            -  Sì, sì... tornerò... (Silenzio. Egli la fissa con tanto interesse, che alla fine Marie-Bianche ab­bassa gli occhi).

Marie-Blanche              - Bisognerebbe... ritornare...

Pietro                            - (la guarda sempre, ma non ha sentito la sua risposta) Ah... Messer Mathieu... che cosa potevi dirgli?

Marie-Blanche              - Io?

Pietro                            - Arrivò qui pieno di dubbi... un povero uomo senza forza... scoraggiato da tutti... Stava per abbandonare tutto... Ma ecco... Tu eri lassù... Gli hai parlato... Cosa gli hai detto?

Marie-Blanche              - Ma...

Pietro                            - Mi piacerebbe saperlo... mi piacerebbe rievocare il passato... penetrare in queste tenebre... sentirti parlare... come li hai ravveduti tutti... lui... il curato... i magistrati comunali... e tutti gli uo­mini.. le donne... gli operai soprattutto... e come... come tu hai eretto quella chiesa... a forza di braccia...

Marie-Blanche              - (senza voce) Signor Pietro...

Pietro                            - Non te, certo... ma tu sei quella che dà forza al braccio degli altri... al cuore degli altri... Come fai, bambina?... Non dici che delle cose sem­plici... Quale forza emana da te?... Dal tuo viso?.,. Dalla tua bellezza?... (Marie-Bianche abbassa nuo­vamente gli occhi) Sì, mi piacerebbe saperlo... Mi piacerebbe tanto... Certamente, tu non sai niente... Per te, tutto è semplice... Ma per noi, quale mistero!... Guardami... (Le prende le mani e le rialza il viso) Non hai sempre indossato questo vestito? Sempre... Cosa hanno detto quanti ti hanno vista?... E' bello questo vestito, tu lo sai.

Marie-Blanche              -  Vi pare?

Pietro                            - E tu, bisogna pur dirlo, sei bella, stai bene...

Marie-Blanche              - (con soggezione) Sì?

Pietro                            - (dopo una pausa, indietreggiando per vederla meglio, ma tenendola sempre per un braccio) Non è il vestito che ti sta bene, Marie-Blanche... sei tu che stai bene al vestito... (Marie-Blanche non risponde) Non te l'hanno mai detto?

Marie-Blanche              - Cosa, signor Pietro?

Pietro                            - Che sei bella?

Marie-Blanche              - Non... so...

Pietro                            - Però è il parere di tutti. (Pausa. La guar­da sempre e la tiene per mano),

Marie-Blanche              - (all'improvviso) Qualcuno, sì... me l'ha detto...

Pietro                            - (sorpreso) Chi?

Marie-Blanche              - La signora Rosina. (Pietro non risponde. Lascia lentamente la mano di Marie-Blan­che ed il suo braccio ricade con dolcezza).

Pietro                            - (con la voce di un uomo che si è ripreso dal sogno) Sì... ha avuto ragione... (Pausa, poi con vivacità) Andiamo! Vieni, Marie-Blanche! Non dobbiamo farci aspettare. (Esce rapidamente. Marie-Bianche resta un attimo sola, rapita, turbata, ed inquieta; poi esce a sua voltò).

QUADRO QUARTO

Lo stesso giorno, alla sera.

(La scena resta vuota per un attimo, poi Pietro en­tra precipitosamente, agita le braccia gridando: « Se è così allora... Se è così allora! » e va nella sua camera. Quasi subito arriva Rosina, chiamando: « Pietro!... Pietro!...» e anche lei va nella camera. Nuovamente scena vuota, infine entrano Simone e Odile).

Simone                          - Hai capito qualcosa, tu?

Odile                             - No!

Simone                          - (toccandosi la fronte) Ti dico che quella è matta! E' matta!

Odile                             - Sei tu matto! Non è una matta che can­tava. Quello che diceva, aveva l'aria di capirlo benissimo.

Simone                          - Ma tu l'hai capita quella canzone?

Odile                             - E chi ha capito qualcosa, all'infuori di lei?

Simone                          - Bisogna che lo domandi alla signora Rosina. Dove sono?

Odile                             - Nella loro camera, credo. Lasciali tran­quilli. Non hai visto come sono stati impressionati?

Simone                          - Sì che ho visto! Lei era pallidissima e lui è scappato mentre applaudivano ancora.

Odile                             - Però se potessi sapere cosa cantava...

Simone                          - Eccola! Domandalo a lei... (Entra Marie-Bianche).

Odile                             - Ah! Ti si aspettava. Cosa ci hai cantato? (Marie-Blanche li guarda senza parlare).

Simone                          - Allora?

Marie-Blanche              - Non so.

Odile                             - Non sai? Ah, questa sì che è bella! Canti e non sai cosa canti?

Marie-Blanche              - No.

Simone                          - L'avevi già cantata altre volte quella canzone?

Marie-Blanche              - No... non so...

Odile                             - Neppure quand'eri piccola...

Marie-Blanche              - No... non lo so più.

Simone                          - Hai almeno capito cosa dicevi?

Marie-Blanche              - Io... (Li guarda con stupore).

Odile                             - Non la sai più, forse?

Marie-Blanche              - No.

Simone                          - Buona anche questa! Questa è buona! (Ride).

Marie-Blanche              - (che sta per piangere) Simone, perché ridi così? (Da un po' Pietro e Rosina hanno aperto la porta).

Rosina                           -  (avanzando) Lasciatela stare! E' naturale che sia turbata. (A Marie-Blanche) Ascoltami, bam­bina, quella canzone l'hai già cantata altre volte. Tua mamma deve avertela cantata quando eri pic­cina. Non ricordi?

Marie-Blanche              - Credete? Io non so, io...

Pietro                            - Ma sai almeno cos'è, cos'hai cantato?

Marie-Blanche              - Cos'è... cos'è... (Lo guarda) Co­sa ho cantato, signor Pietro?

Simone                          - Ecco.

Rosina                           - Zitti.

Odile                             - Zitti, dunque...

Pietro                            - Ma... almeno ti ricordi di aver cantato?

Marie-Blanche              - Sì.

Pietro                            - Te lo dico io cos'è: una vecchia can­zone medievale.

Marie-Blanche              - Ah!

Rosina                           - Non lo sapevi?

Marie-Blanche              - No...

Rosina                           - Non l'avevi mai cantata?

Marie-Blanche              - No!

Pietro                            - Però l'avevi già sentita?

Marie-Blanche              - No...

Pietro                            - Rifletti bene: neanche quand'eri piccola?

Marie-Blanche              - No.

Odile                             - Alla radio, forse?

Marie-Blanche              - No.

Simone                          - Bisogna pure che in qualche posto tu l'abbia sentita.

Marie-Blanche              - Non so...

Pietro                            - E' più sorprendente di quanto credevo. Mi avevi già scosso seriamente mettendoti a can­tare improvvisamente in mezzo al ballo...

Simone                          -  Toh, anch'io... E poi, tutti... volete la prova? Si sono fermati tutti a guardarla con degli occhi...

Odile                             - Quasi come se non ti avessero mai sen­tita...

Rosina                           -  (a Pietro) Io, ad esempio, lì per lì non ho riconosciuto la sua voce.

Pietro                            - Mi continuo a domandare come hai fatto...

Marie-Blanche              - (dopo una pausa) Così...

Simone                          - Così! Così! Ti pare una risposta?

Odile                             - Scommetto che è un'idea che t'è venuta...

Marie-Blanche              - Sì, Odile, tutto ad un tratto, mentre ballavo, mi sono fermata e mi sono messa a cantare. Ecco tutto.

Simone                          - Ecco! Come vedete, è tutto semplice...

Odile                             - E se la cantassi di nuovo per noi? (Marie-Bianche la guarda e fa un gesto per dire che le è impossibile).

Simone                          - Ha detto che non la sa più.

Rosina                           - E' vero che non la sai più?

Marie-Blanche              - No...

Pietro                            - Fai uno sforzo, su, prova. (Nuovo gesto di impossibilità).

Odile                             - Prova almeno!

Rosina                           - Io ti aiuto. Ti dico com'è il principio, non l'ho dimenticato: Dieu soit en cheste maison Et biens et gioie à fuison.

(Marie-Bianche la guarda senza capire).

Simone                          - Ed è in gergo!

Rosina                           - Non ti ricorda proprio nulla?

Marie-Blanche              - No...

Pietro                            - Non è gergo, è francese antico, Simone.

Simone                          - Ah, per vecchio è vecchio! Dove mai avrà potuto scovarla.

Rosina                           - Non ricordi assolutamente?

Marie-Blanche              - (dopo uno sforzo doloroso)  No, signora Rosina... (Gli altri sì guardano).

Simone                          - Sono sicuro che tua madre te l'ha cantata.

Pietro                            - Se anche fosse così, Simone, sarebbe già ben straordinario che abbia potuto cantare cinque strofe senza esitazione e che adesso non se le ri­cordi più.

Rosina                           - E che c'è di straordinario? (Pietro la

guarda).

Il Sindaco                     - (entrando) Ebbene, perché avete piantato in asso la festa? Vogliono ancora Marie-Bianche e la sua canzone.

Simone                          - Non la sa più!

Il Sindaco                     - Non la sa più?...

Odile                             - Proprio così!

Il Sindaco                     - (ridendo) Questa è una spacconata! E pensare che sono tutti così contenti! Dicono che siete stata molto graziosa, signora Mathieu, ad in­segnargliela di nascosto.

Rosina                           - lo? Non so nulla, io.

Il Sindaco                     - E chi, allora?

Odile                             - Nessuno.

Il Sindaco                     - Nessuno?

Simone                          -  Proprio nessuno.

Il Sindaco                     - Oh, non credevo che tu fossi così istruita, Marie-Bianche. Dove l'hai scovata quella canzone?

Simone                          - Ti stiamo dicendo che non sa.

Il Sindaco                     - Un momento! Un momento! A chi volete darla ad intendere?

Pietro                            - A nessuno, signor sindaco, ve lo assicuro. Marie-Blanche si è messa a cantare, ed ora non sa affatto cosa ha cantato.

Odile                             - Ecco, proprio come vi abbiamo detto noi.

Simone                          - Va a capire!

Il Sindaco                     - Perbacco!

Pietro                            - E' così, signor sindaco. Crediamo - ma non è che una supposizione - che qualche volta a Marie-Blanche l'abbia cantata sua madre... o qual­cun altro... E che improvvisamente nell'ebbrezza del ballo... Almeno, così sembra...

Il Sindaco                     - Sembra?

Pietro                            - Oh, per carità, questa spiegazione ve la dò per quello che vale.

Il Sindaco                     - Ma allora, se tornasse a ballare?

Pietro                            - Ebbene?

Il Sindaco                     - Può anche darsi che col ballo si ricordi della canzone.

Pietro                            - (incerto) Credete?

Rosina                           - In tutti i modi è un'idea.

Odile                             - (a Marie-Blanche) Prova ancora.

Marie-Blanche              - Debbo provare?

Simone                          - Per quello che costa...

Pietro                            - Dopo tutto... è un esperimento... se riu­scisse...

Rosina                           - Si vedrà.

Odile                             - (a Marie-Bianche) Allora, ci vai?

Marie-Blanche              - (dopo aver esitato, improvvisamen­te) Ci vado.

Il Sindaco                     - Finalmente! Corri in fretta, ti vo­gliono... (Mentre Marie-Blanche sta per uscire) E cerca di cantar bene.

Marie-Blanche              - (che è già uscita, tutta eccitata) Mi proverò.

Il Sindaco                     - (agli altri, fermandoli con uno sguardo mentre stanno per uscire) Prima di andare, di­temi sinceramente, cosa ne pensate? (Dal di fuori giungono clamorosi applausi ed il nome di Marie-Bianche è gridato ad alta voce).

Pietro                            - (che cerca di nascondere il suo turbamento ragionando) Penso, signor sindaco, che ci tro­viamo di fronte ad un fenomeno che si può spie­gare... ma è la vera causa che ci sfugge.

Il Sindaco                     - E' un bel pasticcio, allora.

Pietro                            -  Ci sono però due o tre spiegazioni pos­sibili.

Rosina                           - Ma sei stato tu il primo a dire che, in tutti i modi, è una cosa straordinaria.

Pietro                            - Certo, ma sarebbe già molto poter trovare la vera spiegazione.

Il Sindaco                     - Sì, ecco.

Odile                             - Non state a slambiccarvi tanto: è un miracolo, nient'altro che un miracolo.

Pietro                            - Anche per un miracolo, signora Odile, occorre una causa, un principio.

Il Sindaco                     - Eh, si.

Simone                          - L'avete detto voi stesso, signor Pietro, non più tardi di un minuto fa.

Pietro                            - Io?

Simone                          - Sì, sì... quando avete detto... quando avete parlato dell'altra «mascotte».

Pietro                            - E allora?

Rosina                           - L'altra « mascotte »?

Simone                          - Ma sì, quella dell'altra chiesa, quella dell'altro signor Mathieu, ecco!

Pietro                            - (un po' eccitato) E che rapporto può esserci?

Odile                             - (bruscamente) Certo, è lei che ha can­tato... eccolo lì il miracolo.

Rosina                           -  (anche lei nervosa) Signora Odile...

Pietro                            - Non bisogna affrettarsi...

Il Sindaco                     - Cos'è quell'altra « mascotte »?

Simone                          - Quella dell'altra chiesa, ti abbiamo det­to, un'altra Marie-Bianche se vuoi, uguale alla no­stra, con un altro signor Mathieu, e poi altri ope­rai, insomma tutto uguale ad oggi, salvo l'epoca e la lingua. Quindi è lei che ha cantato nella lingua dell'altra! Non è una buona prova?

Odile                             - La verità è questa!

Rosina                           - Piano, piano! Non bisogna divagare...

Pietro                            - Quindi... tutto questo vi pare semplice?

Simone                          - Certo che è semplice, per noi...

Pietro                            - Tuttavia...

Odile                             - Noi non andiamo a cercare delle ragioni complicate.

Rosina                           - Come facciamo noi.

Il Sindaco                     - Non avete le abitudini del paese...

Pietro                            - (prendendosi la testa fra le mani) Non impedirete...

Odile                             - Non vorrete negare che ha cantato?! E che si trattava di francese antico l'avete detto voi stesso.

Pietro                            - L'ho detto io. (Pausa) Rosina.

Rosina                           - Cosa?

Pietro                            - Avremo sentito bene? Ha proprio can­tato? Non stiamo sognando, vero?

Rosina                           - Non so, io... Io non so più...

Pietro                            - (angosciato) Ma allora?

Rosina                           -  Come?

Pietro                            - (dibattendosi) Nulla...

Odile                             - Cosa credete che stia a fare nostro Si­gnore nella sua chiesa? Perché non credete che sia Lui ad averla fatta cantare?

Pietro                            - No, non è così, non è così! Una cosa è la religione, un'altra la superstizione. No, no, non può essere così.

Rosina                           - Pietro ha ragione.

Il Sindaco                     - Superstizione? E che ci vedete di superstizioso? Abbiamo visto, abbiamo sentito...

Simone                          -  Questi parigini - scusate signor Pietro -non vogliono credere a nulla. Anche quando... (vol­gendosi a Pietro) siete stato voi stesso a dirlo.

Pietro                            - Ah, perché sono io che ho detto...

Odile                             - Come l'avrebbe saputa quella canzone Marie-Bianche, se non fosse stata l'altra...

Pietro                            - Magari quand'era piccina...

Rosina                           - Ve l'abbiamo detto: sarà una canzone che le avrà cantato la madre, senza dubbio.

Simone                          - (alzando le spalle) Senza dubbio... Tro­vate che così è più semplice la faccenda?

Pietro                            - In tutti i modi mi rifiuto...

Il Sindaco                     - ... di vederci chiaro in pieno giorno.

Odile                             - Ecco il signor curato che viene proprio a puntino. (Entra il curato).

Il Curato                       - Ehi, amici, cos'ha fatto Marie-Bian­che della sua voce?

Il Sindaco                     - Della sua voce?

Il Curato                       - Sì, tutto ad un tratto non ha più saputo cantare. Le hanno richiesto la stessa canzone e lei è rimasta muta come un pesce, stordita.

Pietro                            - Un momento! Ha perso la voce, o non ha più ricordato la canzone?

Il Curato                       - Non ha più ricordato la canzone. Oh, per la voce... la ritroverà, anzi l'ha trovata subito per gridare che non la sapeva più e poi s'è messa a piangere.

Odile                             - Però... chi l'avrebbe detto?

Simone                          - Vuol dire che sono cose che riescono una sola volta!

Il Curato                       - Ad ogni modo questa bambina ha la memoria debole. Non valeva proprio la pena che le insegnaste una canzone, perché poi l'ha subito dimenticata.

Il Sindaco                     - Non ci siete ancora, signor curato. Nessuno le ha insegnato niente. Non ve l'hanno ancora detto?

Il Curato                       - Nessuno? Ma lei non può averla inventata.

Simone                          - Ma si che se l'è inventata, signor cu­rato.

Il Curato                       - Cosa?

Odile                             - Oppure, se preferite, le è venuta, così...

Il Curato                       - Come sarebbe a dire « le è venuta così »?

Pietro                            - Ne stavamo proprio discorrendo, o me­glio ancora ragionando, mentre siete arrivato, si­gnor curato. Marie-Bianche non conosceva quella canzone.

Il Curato                       - Questa sì che è una cosa strana!

Odile                             - Io dico che è un miracolo.

Rosina                           - Siamo propensi a credere che quand'era piccina sua madre o qualcun altro gliel'abbia can­tata e che le sia rimasta in mente.

Il Curato                       - Ma... può darsi...

Odile                             - Può darsi, dite? Allora voi non credete che sia un miracolo... voi che siete il curato...

Il Curato                       - Un miracolo! Piano, Odile, prima di dirlo.

Simone                          - Se un miracolo si vede, bisogna forse chiedere prima il parere al Papa?

Il Curato                       - Giusto, Simone, ben detto.

Il Sindaco                     - Il curato ha ragione: non è una cosa che si possa stabilire così.

Odile                             - Ebbene, il Papa può sempre farla an­dare da lui e chiederle di cantare la canzone. Vedrà se gliela canta! Quindi non è un miracolo che l'ab­bia potuta cantare una volta sola e che poi l'abbia dimenticata?

Il Curato                       - Si può anche vedere...

Odile                             - Mi domando allora cosa ci vuole per essere un miracolo!

Il Curato                       - Bisogna diffidare dei falsi miracoli, Odile. La Chiesa è prudente: sa benissimo che tutto ciò che non si capisce non viene sempre da Dio.

Simone                          - Per conto mio, quando l'ha cantata, avrei detto come voi, ma adesso che non la sa più, è una spiegazione che mi ripugna. Non ripugna a voi, signor curato?

Il Curato                       - Ne ho viste ben altre, Simone.

Simone                          - Ma non così.

Il Curato                       - Non proprio così, ma quasi... (Ri­flette) Non proprio così, è vero... Ah, se fosse un miracolo!...

Il Sindaco                     - Basterebbe questo, signor curato, per far venire un'infinità di gente all'isola.

Odile                             - Toh, questa volta parlate a posto.

Il Curato                       - Forse... ma non sta a me decidere.

Simone                          - Però dovrete pur dire che lo avete con­statato...

Il Curato                       - Constatato?

Odile                             - Che non è stata Marie-Bianche a can­tare, bensì l'altra.

Il Curato                       - L'altra? Quale altra?

Il Sindaco                     - Quella che ha fatto costruire l'altra chiesa.

Il Curato                       - Cosa dite?... Non capisco niente...

Odile                             - Ma certo! La canzone era nella lingua!  che si usava in quei tempi là, e questo l'avete sen­tito anche voi. Ecco la prova che non era lei a cantare...

Il Curato                       - Oh... (Resta trasognato):

Pietro                            - E' di questo che si stava discutendo, signor curato. Mia moglie ed io crediamo proprio che si tratti di una canzone che avrà sentito quand'era piccina...

Il Curato                       - (vivamente) Ah, voi non ci credete?

Pietro                            - Al miracolo, no!

Rosina                           - (turbata) Cioè... (Ma non finisce la frase).

Pietro                            - (sorpreso) Rosina, cosa vuoi dire?

Rosina                           - Voglio dire che se non ha potuto cantarla di nuovo, è una cosa... che mi turba un poco...

Pietro                            - La miglior prova di ciò che ho detto ' è che questa storia non è successa che una volta sola.

Rosina                           - Ma potrebbe anche provare quello che dicono loro.

Simone                          - In queste faccende si può dire tutto ciò che si vuole, ecco!

Rosina                           - Simone ha ragione.

Odile                             - Andiamo fuori a vedere, sarà sempre meglio che discutere a vuoto.

Il Sindaco                     - Buona idea!

Il Curato                       - Può anche darsi che a furia di ten­tare abbia finito col ricordarsela. Erano tutti at­torno a lei a suggerirle le parole che ricordavano.

Simone                          - Sì, può darsi che le torni in mente...

Pietro                            - Auguriamocelo... (Dice questo con un tono strano dì voce, che fa voltare Rosina).

Rosina                           -  (agli altri che stanno per uscire) Vi se­guiamo subito. (Poi quando è sola con Pietro gli si avvicina) Perché hai detto «auguriamocelo»?

Pietro                            - (dopo una breve pausa) Perché non deve essere un miracolo, altrimenti dobbiamo aver paura che succeda tutto...

Rosina                           - Cosa?

Pietro                            - Tutto quello che Marie-Bianche ha rac­contato che è successo all'altra...

Rosina                           - E così vedrai in fondo al tuo cuore...

Pietro                            - (pausa, poi) Che cosa?

Rosina                           - Messer Mathieu... era innamorato dell'altra, tu non ne dubiti affatto...

Pietro                            - Cosa dici?

Rosina                           - Dico quello che penso... e quello che tu sai... (Pausa).

Pietro                            - Aiutami, Rosina...

Rosina                           - Non posso intervenire contro ciò che è più grande di me.

Pietro                            - Tuttavia...

Rosina                           - E' colpa mia... tua, se tutto si ripete e se le stesse forze riappariranno causando lo stesso bene e lo stesso male?

Pietro                            - (pausa, poi) Come sei tranquilla...

Rosina                           - Lo sono, perché so che l'avvenire mi sarà favorevole.

Pietro                            - E' inumano quello che dici...

Rosina                           - Umano, invece...

Pietro                            - Senti, Rosina, andiamo via di qui, soffoco.

Rosina                           - Hai paura?

Pietro                            - Sì.

Rosina                           - Non ne hai il diritto.

Pietro                            - Andiamocene, ti dico.

Rosina                           - Hai un compito da finire.

Pietro                            - Ma in quali condizioni!...

Rosina                           - Oh, con una ragazzina che ti ama... e che tu...

Pietro                            - (vivamente) No!

Rosina                           - Sì.

Pietro                            - Io ti...

Rosina                           - Non giurare! (Pietro abbassa il capo e tutto ad un tratto si risiede, la testa fra le mani, rabbrividendo. Rosina si avvicina e gli tocca la fronte) Ma tu hai la febbre?

Pietro                            - (tenendo la testa nascosta fra le braccia) Sì...

Rosina                           -  (dopo una lunga pausa) Che dobbia­mo fare?

Pietro                            - (rialzando il capo) Sei tu che hai il compito più difficile, adesso.

Rosina                           - Ma no... stai zitto... (Va alla fine­stra e la apre: si sentono dei clamori lontani) Che succede? (Ascolta un po', poi facendo uno sforzo, sempre guardando dalla finestra) Vedi, l'impor­tante è di portare a termine ciò che sei venuto a fare... Poi fuggiremo... (Pausa) Per il momento, sei costretto a rimanere.

Pietro                            - (sospirando) Ah!

Rosina                           - (trasognata) Non domando altro che tutto finisca bene.

Pietro                            - Cosa vuoi dire?

Rosina                           - Niente. (Silenzio. Da lontano giungo­no sempre i clamori della festa).

Pietro                            - (senza convinzione) Ritorniamo alla festa.

Rosina                           -  (ripetendo) Ritorniamo alla festa. (Ma nessuno dei due si muove).

Pietro                            - E' curioso come questa gente sia più coraggiosa di noi, davanti a quei fatti di cui non si rendono ragione.

Rosina                           - Te l'hanno detto: ci fanno l'abitudine... (Silenzio, poi Pietro tende l'orecchio).

Pietro                            - Non senti?

Rosina                           -  (dopo una pausa) Nulla...

Pietro                            - Credevo... (Silenzio).

Rosina                           -  (improvvisamente) Scusami e non im­maginare che io sia gelosa. (Silenzio).

Pietro                            - (alzandosi improvvisamente) Andiamo a vedere. Non resisto più.

Rosina                           - Non vale la pena... (Infatti ì rumori si avvicinano. Si odono le voci sempre più distinta­mente. Poi entra Simone portando Marie-Bianche in braccio).

Pietro                            - (gridando con disperazione) Marie-Bianche!

Rosina                           -  (reprimendo dolorosamente un grido) Pietro...

Simone                          - Non è niente, è svenuta. (Dietro dì lui sono entrati Odile e il sindaco).

Odile                             - Posatela sul letto... (Traversa la stanza e va ad aprire la porta interna).

Il Sindaco                     - (rivolgendosi alla folla che si è assie­pata fuori) Non entrate. Ce ne sono già troppi. Vi diremo poi. (Simone, sempre portando Ma­rie-Bianche in braccio, ha attraversato la stanza ed è uscito dalla porta che Odile gli ha aperto. Odile e il sindaco lo seguono).

Il Curato                       - (arrivando a sua volta tutto trafelato) E' stato troppo faticoso per una bambina come lei... (Sparisce lasciando la porta interna aperta. Pietro e Rosina si guardano).

QUADRO QUINTO

Qualche mese dopo. Un giorno d'inverno. (Marie-Blanche è sola, seduta vicino alla finestra, con della biancheria da ripassare. Non lavora però: sta guardando fuori, rapita. Pietro entra, ma lei non s'accorge subito).

Pietro                            - (dopo averla guardata un attimo) Allora? (Marie-Blanche trasalendo si gira) Cosa sogni?

Marie-Blanche              - E' finita.

Pietro                            - Bisognava pure che un bel giorno la chiesa fosse finita.

Marie-Blanche              - Sì...

Pietro                            - Ed è una gran cosa poter dire che è fi­nita! Già da questa mattina è aperta al culto! Dap­principio non si credeva neppure di fare così pre­sto. E invece, eccola là!

Marie-Blanche              - Eccola là!

Pietro                            - Non sei felice?

Marie-Blanche              - Sì...

Pietro                            - (con garbo) E non avere dei rimpianti, perché noi restiamo ancora quasi un anno, Rosina ed io, con i bambini... per altri lavori...

Marie-Blanche              - Sì, sì, voi continuerete a la­vorare.

Pietro                            - (dopo una pausa) Guarda... non sai... è anche un po' per te... anzi più per te... che ho ac­cettato. Perché questi nuovi lavori non sono molto interessanti. In fondo non riguardano neanche il mio mestiere. Ma sento un attaccamento per que­sta isola... per la tua isola... Tu continuerai ad aiutarmi.

Marie-Blanche              - (che l'ha ascoltato con rassegna­zione) No...

Pietro                            - Perché?

Marie-Blanche              - Non è più come prima.

Pietro                            - Ma questi lavori sono più facili.

Marie-Blanche              - Per voi sì... ma io non so niente di case municipali o altro.

Pietro                            - (dopo una pausa) Ascoltami, bambina, capisco la tua tristezza; quando si è lavorato molto per un'impresa grandiosa... Ma la gioia d'esser giunto allo scopo, non la provi tu?

Marie-Blanche              - Sì...

Pietro                            - Non è una fine, è un principio.

Marie-Blanche              - Per me, no.

Pietro                            - Già una volta, quando gli operai ave­vano piazzato la bandiera sulla trave più alta, ave­vamo detto: « Finito ». E non era finito! Abbiamo ancora lavorato altri quattro mesi.

Marie-Blanche              - Non era finito allora, ma ades­so sì. Finito.

Pietro                            - E non trovi che questo sia magnifico?

Marie-Blanche              - (quasi dolorosamente) Sì, si­gnor Pietro.

Pietro                            - (dopo una pausa) Un vuoto nel cuore... ecco cosa lasciano le grandi imprese quando sono compiute! Capisco, ma stai tranquilla. E' proprio per questo che bisogna intraprenderne subito delle altre.

Marie-Blanche              - Io non so far niente.

Pietro                            -  Come?! E tutto quello che hai fatto, quello che abbiamo fatto?

Marie-Blanche              - Quello, sì...

Pietro                            - (indicando la chiesa che si vede dalla fine­stra) Guarda che vittoria! Non sei contenta?

Marie-Blanche              - (amaramente) Sì... o no... non so.

Pietro                            - La chiesa di Notre-Dame... « Notre-Dame in alto » la chiamano adesso... Sei tu che l'hai data al paese.

Marie-Blanche              - Siete voi, signor Pietro...

Pietro                            - Grazie a te. E adesso non l'ami più la tua chiesa.

Marie-Blanche              - (indifferente) No...

Pietro                            - Ti garantisco che non cesserà mai d'es­sere tua. E' di tutti, ma è più tua che degli altri.

Marie-Blanche              - (trasognata, guardando dalla fine­stra) Anche se ci hanno messo un altro sacre­stano.

Pietro                            - Ah, è per questo?

Marie-Blanche              - Anche per questo.

Pietro                            - Eppure bisognava bene nominare un sacrestano.

Marie-Blanche              - Lo so...

Pietro                            - Evidentemente... comprendo... da tanto tempo ch'era una tradizione della tua famiglia...

Marie-Blanche              - Sempre... da quando ci fu la chiesa.

Pietro                            - Non è però colpa tua se non hai dei fratelli...

Marie-Blanche              - Quando si cambia chiesa, si cambia sacrestano.

Pietro                            - Be', non è detto che sia sempre così. Forse potresti...

Marie-Blanche              - (con orrore) No, no, no!

Pietro                            - Non protestare... sarebbe bello, Marie-Bianche... Tu…

Marie-Blanche              - (lo guarda con curiosità, poi scuo­te il capo) No...

Pietro                            - Ma rifletti un poco... Che bella occa­sione per te...

Marie-Blanche              - Quell'uomo non è adatto per me.

Pietro                            - Che ne sai tu?

Marie-Blanche              - Lo so...

Pietro                            - Se fosse la tua fortuna...

Marie-Blanche              - No...

Pietro                            - Testolina dura... (Come stesse parlando con se stesso) Credevo d'essermi meritato la possi­bilità... di dirti questo...

Marie-Blanche              - (silenzio. Poi senza guardarlo) Perché, signor Pietro?

Pietro                            - (con tristezza) Mi vedi tu, abbandonare questo paese senza sapere se la tua vita... la tua vita di donna... sarà assicurata?

Marie-Blanche              - Non con lui... non con lui!

Pietro                            -  Che hai contro di lui?

Marie-Blanche              - Nulla. Ma non con lui!

Pietro                            - E con chi, allora?

Marie-Blanche              - Con nessuno.

Pietro                            - Tuttavia, chi potrebbe meglio di lui...

Marie-Blanche              - (quasi piangendo) No, no, non parlate più di questa faccenda, signor Pietro... (Pausa, poi) Per sposare qualcuno, bisogna amarlo...

Pietro                            - (ripetendo) Amarlo... (Lunga pausa. Marie-Bianche guarda la chiesa. Pietro la osserva).

Marie-Blanche              - (con tono di voce semplice, ma che sembra venire da lontano, come se Pietro non fosse presente) Ho amato per costruire... Non amerò mai più in altro modo... (Pietro sussulta, poi china il capo senza parlare. Restano così a lungo. Entra Rosina).

Rosina                           -  (dopo averli osservati) Allora?

Pietro                            - (volgendosi) Ah, Rosina! (Marie-Blan­che non si è mossa).

Rosina                           -  (a Pietro) Che cos'ha Marie-Blanche? (Pietro fa un gesto vago e Rosina si rivolge a Ma­rie-Blanche) Non sei dunque contenta oggi?

Marie-Blanche              - (senza voltarsi) Sì... (Rosina guarda Pietro).

Rosina                           - Questa mattina c'è stata una grande cerimonia.

Pietro                            - Ah, sì... Come se si varasse un vascello lanciato verso i secoli...

Rosina                           -  (guardando dalla finestra) Eccolo par­tire... in pieno cielo... Il vescovo ha tagliato le go­mene d'ormeggio... Comprendi, Marie-Bianche? (Marie-Bianche non risponde).

Pietro                            - (dopo una pausa) Lei non ci fa della letteratura sopra... (Rosina la osserva scuotendo il capo, poi guarda Pietro. Improvvisamente Marie-Bianche si alza e va a prendere la sua mantellina all'attaccapanni).

Rosina                           - Dove vai?

Marie-Blanche              - (fremendo) Salgo alla chiesa... (Esce. Pietro e Rosina si guardano stupiti).

Rosina                           - Marie-Blanche ha detto: « La chiesa non ha più bisogno di me». Adesso è lei che ha bisogno della chiesa...

Pietro                            - Ha detto così? A chi?

Rosina                           - A me.

Pietro                            - Ah!

Rosina                           - Ti stupisce?

Pietro                            - Non so... (Va alla finestra).

Rosina                           - Avresti avuto piacere di salire alla chie­sa con lei...

Pietro                            - (riprendendosi) No.

Rosina                           - Non stare in soggezione per me...

Pietro                            - Rosina...

Rosina                           - Lo sai che...

Pietro                            - Taci. (Volta le spalle alla finestra).

Rosina                           - Pietro, tu mi preoccupi...

Pietro                            - (dopo un attimo di esitazione, va verso Ro­sina) Ti ricordi la sera del ballo, quando Simone l'ha riportata a casa svenuta, quella riflessione del vecchio curato: «E' stato troppo duro per una bambina come lei»?

Rosina                           - Ebbene?

Pietro                            - Sì, è stato troppo duro, troppo doloroso per lei...

Rosina                           - Ma adesso è finito... il suo compito è finito...

Pietro                            - Esatto... Un compito troppo gravoso, al­lorché è finito, diventa di colpo mille volte più pesante...

Rosina                           - Bisognerà trovargliene un altro.

Pietro                            - Non ce ne sono più... non ce ne sono più. (Pausa).

Rosina                           - Forse tu non lo desideri?

Pietro                            - Ah! Rosina... certo che lo desidero... e di tutto cuore... Anzi è l'unica cosa ch'io desidero...

Rosina                           - Come una liberazione.

Pietro                            - Cosa? (Pausa, poi) Non ha importanza... Non mi illudo né del mio cuore, né delle mie forze... Come sono stato turbato da questa piccola!

Rosina                           - Turbato?

Pietro                            - Sconvolto persino... se vuoi! Che im­porta? Forse doveva accadere? Tu credi che senza di lei sarei andato sino alla fine? Credi forse che avrei cominciato? Nessuno avrebbe avuto quel co­raggio, lo sai bene anche tu...

Rosina                           - E' un po' umiliante quello che dici.

Pietro                            - Perché? Bisogna pure avere la forza di riconoscere quello che siamo e la nostra miserevole condizione... Abbandonati alle nostre sole forze, cosa possiamo valere?

Rosina                           -  (con un po' dì amarezza) Certo... l'uo­mo non è un puro spirito...

Pietro                            - Be', questa non è una novità... Dob­biamo appoggiarci alla realtà.

Rosina                           - Alla carne...

Pietro                            - Che è il nome della realtà... Non si soc­combe per questo... Si può anche prender forza...

Rosina                           - E' pericoloso però...

Pietro                            - Ma è proprio il nostro destino...

Rosina                           - Allora quando la realtà, la parte umana di noi, ha adempiuto alla sua funzione...

Pietro                            - Non so... L'importante è che l'abbia adempiuta...

Rosina                           -  Anche per costruire una chiesa... rico­noscerai che è paradossale quello che sostieni...

Pietro                            - Anche per costruire una chiesa... e non è un paradosso. L'uomo non ha altri mezzi che la materia, la carne, i sensi... e per le opere più alte... soprattutto per quelle...

Rosina                           - Si avrebbe piacere tuttavia...

Pietro                            -  Di che cosa? Un puro spirito non cree­rebbe delle cose adatte all'uomo... Non possiamo operare che sul campo nel quale siamo stati creati...

Rosina                           -  (come stesse sognando) E' curioso che tu mi dica questo oggi... Sembra una strana eco; sembra quello che mi ha scritto Marie-Bianche.

Pietro                            - Ti ha scritto?

Rosina                           - Sì. Ieri sera. Puoi leggerlo. (Trae dal seno un pezzo di carta e glielo porge).

Pietro                            - (leggendo) « Scusatemi, signora Rosina... Vi ho fatto del male... Ma adesso non ve ne farò più... La chiesa è finita». Cosa... cosa vuol dire?

Rosina                           - Quello che mi hai detto tu... Ma un po' più semplicemente...

Pietro                            - (trasognato) Povera bambina... Per me, evidentemente... Quest'emozione... Ma gli anni passeranno... e rimarrà... Che cosa? Un ricordo lu­minoso... tenero... Ma lei?

Rosina                           - Una molla spezzata.

Pietro                            - Esatto: una molla spezzata.

Rosina                           - Perciò bisognerebbe salvarla con qual­cos'altro, oppure sposarla.

Pietro                            - Credo che sarà impossibile.

Rosina                           - Allora?

Pietro                            - Non so...

Rosina                           - Nel medioevo, una volta finito il suo compito soprannaturale, l'immaginazione popolare la faceva rapire da un angelo o racchiudere in una pietra della chiesa...

Pietro                            - (seccato) Oh, non ritorniamo su queste storie.

Rosina                           - Le vecchie storie nascondono alle volte delle profonde verità.

Pietro                            - Non siamo più nel medioevo.

Rosina                           - Possiamo sempre crederlo però... Tu un giorno mi hai detto: «Questa bambina è lo spi­rito sfuggito dalla chiesa ».

Pietro                            - Non dare tanta importanza a quello che ho detto... Avevo le vertigini.

Rosina                           - Invece io dò molta importanza.

Pietro                            - Ed è in questo modo che nascono le leggende.

Rosina                           -  (trasognata) A meno che in questo modo non si trovi qualche via d'uscita...

Pietro                            - Frena la tua immaginazione, Rosina.

Rosina                           - E tu frena la tua mente, Pietro. Tutto questo ci è tanto superiore... Abbiamo vissuto per qualche mese fuori del tempo. Adesso si tratta di acclimatarci di nuovo... Tu continuerai a lavorare qui per opere molto meno elevate, più terrene... costruirai delle case...

Pietro                            - Un municipio... un mercato...

Rosina                           - Sì, un municipio, un mercato... E cosi avremo tutto il tempo di occuparci di Marie-Bian­che, di curare con delicatezza la ferita lasciata da questo grande vuoto... Cercherò di aiutarti, se pos­so... di dividere il tuo peso...

Pietro                            - Rosina...

Rosina                           - Dio ci aiuterà ancora a trovare...

Pietro                            - Speriamo... (La porta si apre ed appare il vecchio curato; sembra sconvolto e non riesce a parlare subito).

Il Curato                       - (facendo uno sforzo) Una disgrazia... Un incidente...

Rosina                           -  (gridando) Marie-Bianche!

Il Curato                       - Sulla scogliera... le è mancato un piede... scomparsa...

FINE