Paola Travasa

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PAOLA TRAVASA

Commedia in tre atti

di GIUSEPPE ADAMI

PERSONAGGI

DONNA PAOLA ANTONCEL­LI

PROSPERO ANGELLA

ANDREA DELLA VALLESPI­NA

MARINETTA

DONNA PIERA

CAMILLO

BATTI­STA

CLARETTA

MARIA

UN RAGAZZO

Il primo e secondo atto, a Milano. Il terzo, in Brianza. Oggi.

ATTO PRIMO

Ampio salone di soggiorno in palaz­zo Antoncelli, an­tico palazzo mila­nese dell'Ottocento. Arredamento fastoso e pletorico, all'an­tica. In angolo, su un tavolino, il tele­fono. Nel fondo, ampia porta d'accesso all'anticamera. Due porte laterali. Mat­tina. Primavera.

(Quando s’apre il velario, squillano a intervalli rapidi due diversi campanelli. Battista, il vecchio domestico, sta par­lando al telefono. Claretta e Maria, rispettivamente ca­meriera e cuoca, corrono, incrociandosi da opposte parti, affrettatamente, gridando).

Claretta                         - Ancora la signora ?! ... Dio l'abbia in gloria! Che nervi, stamattina! (Ed esce da sinistra).

Maria                             - La porta... sì... è la porta! Vado io... (E via dal fondo).

Battista                         - (telefonando) Pronto... sì... pronto... Con questa confusione non si sente un accidente!... Pronto... sì... pronto, sì... Tipografia Baldoni?... Parlo al signor Baldoni?... Qui parla Gasa Antoncelli... Sì... per quei manifesti... Come dite ?... Già spedito il fattorino da mezz'ora?...

Maria                             - (dal fondo) E' venuto il ragazzo della tipo­grafia.

Battista                         - Ah! Bene!... (Al telefono) Ecco... è arri­vato adesso... Entra in questo momento... Grazie, signor Baldoni,.. arrivederci... (E al ragazzo che appare sulla soglia) Vieni pure, Pinella... Vieni avanti... Dammi qua... (e gli prende di mano il rotolo). Tutto a posto?

Ragazzo                        - Tutto a posto.

Battista                         - (dopo aver esaminato) Mi par che vada bene...

Ragazzo                        - Preciso il precedente... Con uno zero in testa, le cinquecento son diventate cinquemila... Bazza a chi tocca!... Porco cane!... A trovarlo pagherei!

Battista                         - Vuoi dire: prenderesti!

Ragazzo                        - Con Cinque bigliettoni mi ritiro sui laghi...

 Battista                        - E i vivi di rendita!

Ragazzo                        - No... ci sto un mese con la mia morosa!

Battista                         - Aspettami un momento... Corro a farlo vedere alla signora... (E si avvia a sinistra, scontrandosi con Claretta che rientra premendosi una mano sulla guancia e gridando fuori di sé).

Claretta                         - Sì... imi licenzio com'è vero Dio!... Non ci resto un minuto in questa casa!... Uno schiaffone a me?... Brutta malnata!

Battista                         - Claretta?... Ch'è successo?

Claretta                         - Niente... Le ho detto che non era il caso per un cane di agitarsi così e trattar noi da bestie!

Battista                         - Ah! Che donna violenta!... Vado io!... (Ed esce).

Claretta                         - (abbandonandosi a sedere) Maledetta!... La paga!... Oh! se la paga!.»

Ragazzo                        - (ch’è rimasto in disparte non visto) Molto forte?

Claretta                         - (rivoltandosi sorpresa e stizzita) Chi sei?... Che vuoi?

Ragazzo                        - Sono il garzone di tipografia.

Claretta                         - Interessati allora di stampati!

Ragazzo                        - Se non sbaglio, è stampato anche quello!

Claretta                         - Vuoi che ne stampi due sulla tua faccia?

Ragazzo                        - No... grazie... Io non mi lascio batter dalle donne, nemmeno con un fiore!

Claretta                         - Io la scopa ti sbatto, sulla testa!

Ragazzo                        - Ma no!... Perché arrabbiarsi?... In fin dei conti, chiedevo con gentile premura se il ceffone era forte... Non credevo di offendervi.

Claretta                         - (placata) Hai ragione anche tu... Ma, sai, qui si vive una vita d'inferno da quando s'è perduta la Meneghina.

Ragazzo                        - Ah!... La cagnetta si chiama Meneghina?

Claretta                         - Non  c'è stampato anche sui manifesti?

Ragazzo                        - Sì, sì... non ricordavo: c'è stampato. (Nuovo squillo lungo di campanello che fa sussultare Claretta).

Claretta                         - Ancora?

Ragazzo                        - E’ lei che chiama?... La padrona?

Claretta                         - Lei!... Lei!... Così mi sente.

Battista                         - (riapparendo allarmatissimo) Presto, Cla­retta,... corri... Dei sali... E’ in convulsione.

Claretta                         - Che ci resti e ci crepi!

Battista                         - No... ti supplico!... No... Non fare così... Vieni a slacciarle il busto... Non lo po3so far io!... Lo sai com'è!... Esplode e poi si pente... Va', sii buona...

Claretta                         - (avviandosi) Crepi!... Crepi!... Gliel'auguro di cuore! (Esce da sinistra).

Battista                         - E' tanto affezionata alla padrona!

Ragazzo                        - Già... si vede.

Battista                         - Ha torto la marchesa... Non bisogna tra­scendere... (E riconsegnandogli la bozza) Tò... prendi.

Ragazzo                        - Approvato?... Va bene?...

Battista                         - Sai, quando ha visto quel cinquemila - tirchia lercia com'è - le son venuti i brividi... Ma s'è ripresa subito ed ha detto: «Tutto, tutto il mio patri­monio per riaver la bambina!...».

Ragazzo                        - La bambina?

Battista                         - Sì: intende la cagnetta»

Ragazzo                        - Ah!... Se avessi fortuna e la trovassi!

Battista                         - Tornerebbe la pace, finalmente!

                                      - (Sul fondo s'inquadra Prospero Àngella, l’amministratore di Donna Paola).

Prospero                        - E' permesso?

Battista                         - Oh! ragioniere... qual buon vento?

Prospero                        - Mio buon Battista, come ne siamo, qui, con la faccenda?

Battista                         - Male... di male in peggio... Posso darvi un caffè?

Prospero                        - Anticipo quell'altro... quel che ne avrò da lei. Per fortuna che ho nervi per resistere... (E s'abban­dona beatamente a sedere accendendo mezzo toscano).

Battista                         - (al ragazzo) Tu, vai pure, Pinella... Racco­manda a Baldoni che, più presto che può, mi faccia l'affissione.

Ragazzo                        - Non dubitate... sarà nostra premura... (Ed esce).

Prospero                        - S'è poi decisa per le cinquemila?

Battista                         - Decisa... Già partito il manifesto.

Prospero                        - Io ne l'avevo sconsigliata.

Battista                         - Sapete che m'ha detto poco fa?... «Tutto il mio patrimonio giocherei! »,

Prospero                        - Son cose che si dicono... Ne la vorrei ve­dere all'atto pratico, con la lesina ch'è nel suo blasone!

Battista                         - Certo ch'è disperata...

Prospero                        - Potrei vederla?

Battista                         - Non so... sta tanto male... Se volete vi annuncio.

Prospero                        - E' lei che m'ha chiamato... Dammi il caffè!

Battista                         - Ah! In tal caso, l'avverto che aspettate.

Claretta                         - (rientrando sorridente) Adesso, se Dio vuole, s’è calmata... M'ha chiesto scusa e regalato cin­quanta lire... che per lei è un bel dare.

Battista                         - E tu?

Claretta                         - Io, quasi quasi, per lo stesso prezzo, le offrivo l'altra guancia... Ragioniere, doveri...

Prospero                        - Ne sia da questa calma, pace con te.

Claretta                         - Per quell'indiavolata, occorre un asper­sorio e benedirla.

Battista                         - Allora, ragioniere, l'annuncio alla mar­chesa. (Esce).

Claretta                         - (uscito Battista) Sapeste che burrasca sta­mattina!... Mi son presa un ceffone da intontire!

Prospero                        - E' manesca!... E' manesca!... E il caffè se n'è andato!

Claretta                         - Non sa frenarsi... Scatta, inveisce e nessuno più la ferma.

Prospero                        - Male... male... malissimo... Chi non do­mina se stesso, non potrà mai dominare!

Claretta                         - Oh! ragioniere... in quanto a dominare, quella domina un intero reggimento.

Prospero                        - Ragione di più, io ne concludo, per non gravar sui deboli.

Claretta                         - Anche lei, disgraziata, in qualche modo deve pur sfogarsi. Io la capisco... così sola com'è!...

Prospero                        - E chi ne la impedirebbe - se volesse - di sposarsi? E bada che ne ha avute delle offerte!

Claretta                         - Davvero?

Prospero                        - Davvero... Ma ha paura che mirino ai suoi soldi!

Claretta                         - Ne ha molti?

Prospero                        - Vorrei averli io che l'amministro!

Claretta                         - In tal caso, perché non si decide?... Tanto i milioni non se li porta nella tomba... Meglio goderseli!

Prospero                        - Ma qui c'è un'altra storia...

Claretta                         - Di che genere?

Prospero                        - Un suo amore infelice... trapassato.

Claretta                         - Col defunto padrone?

Prospero                        - No... prima... Anni ed anni... E' ben per questo che col defunto marito non andavan d'accordo.

Claretta                         - Ah no?

Prospero                        - Si sopportavano a vicenda con cristiana rassegnazione... poi, lui è morto, chi s'è visto s'è visto, ed è rimasta sola, con quei nervi che sai, che tutti, dal più al meno, conosciamo.

Claretta                         - Avesse avuto almeno un figlio!

Prospero                        - Certo avrebbe influito. Ne si sarebbe così attaccata alla cagnetta!... Chi ha figlioli, non si butta ai cani!... Non spasima così!

Claretta                         - Spasima tanto che se un'anima pia non le riporta Meneghina, vi dico io che qui va male a tutti!

Battista                         - (schiudendo l’uscio e lasciando il passo a 'Donna Paola) La marchesa!

Prospero                        - Ed eccomi al caffè!

(Donna Paola Antoncelli è sulla cinquantina. Una cinquantina ben conservata col sussidio dei capelli ossi­genati e della truccatura accuratissima. Veste con austera eleganza. Ha l’occhialetto che le dà un fare autoritario, risoluto, aggressivo, dovuto ai suoi nervi sempre pronti a scattare, per quanto ella si sforzi di apparire pacata e sorridente).

Donna Paola                 - (annusando l’aria) Oh!... ragioniere... vi annunciate al puzzo!

Prospero                        - (schiacciando immediatamente il toscano nel portacenere) Signora... perdonatemi...

Donna Paola                 - Sono anni che v'annunciate così, per poi dirmi perdono... Sapete che non sopporto il to­scano... Ma voi, duro, continuate, fin che un bel giorno mi stancherò, e quello che succede lo vedremo...

Prospero                        - Io ne la giustifico, signora...

Donna Paola                 - Ma non smettete!

Prospero                        - Smetterò... è il mio viziacelo!

Donna Paola                 - E fosse solo questo!

Prospero                        - Che altro?

Donna Paola                 - Ora saprete... (Ai domestici, immobili e imbarazzati) Voi, che aspettate?... (Con un gesto impe­rioso) Via!... Via!...

(I domestici escono).

Donna Paola                 - (riprendendo contro Prospero) Mio caro ragioniere, voi bevete!

Prospero                        - Io?... Signora!... Vi prego, non è vero.

Donna Paola                 - Bevete e fate bere!

Prospero                        - Ma no!... Che cosa dite?

Donna Paola                 - E vi dirò di più: quel fatal giorno della disgrazia, era arrivato il vino dalla campagna... e voi col vostro tirapiedi, quel bel Remo... da galera però - l'avete travasato... Negate se potete!

Prospero                        - Non nego... L'abbiamo messo in fiaschi.

Donna Paola                 - In parte... e in parte nello stomaco... L'ho saputo iersera. E seppi anche che Remo è uscito sbronzo e in questo stato ha perso la cagnetta.

Prospero                        - Signora... No.,, Vi posso assicurare che Remo era cosciente e sano come me.

'Donna Paola                 - Che eravate ubriaco più di lui.

Prospero                        - Ma no, signora... due bicchieri, tre... al massimo.

Donna Paola                 - Che son bastati a farvi perdere, oltre la dignità, la trebisonda.

Prospero                        - Oso dire che i vostri informatori è a voi che han fatto bevere grosso!

Donna Paola                 - No, caro signor Prospero! Io non bevo mai grosso, tanto che, malgrado le difese e le di­scriminanti, esigo che quel Remo sia licenziato.

Prospero                        - Oh, povero figliolo!

Donna Paola                 - Dite povera me che ne sopporto le tristi conseguenze!

Prospero                        - Era così avvilito in questi giorni... so­prattutto per via dei due ceffoni che s'è preso da voi!

Donna Paola                 - Non è esatto!

Prospero                        - Pure, me l'ha giurato.

Donna Paola                 - No, non è esatto... ossia non è com­pleto. Da me ha avuto due schiaffi e una pedata.,.

Prospero                        - In più?

Donna Paola                 - Come chiusura... per farlo rimbalzare sulla porta.

Prospero                        - E non vi basta come sfogo?

Donna Paola                 - No! Se adesso, dalla porta lo scara­vento in strada.

Prospero                        - Una donna di fede come voi... non deve lasciarsi trascinare dall'ira.

Donna Paola                 - Cos'è questa morale?

Prospero                        - E' il perdono che insegna la nostra reli­gione... Solo pregando Iddio, Egli ci assiste nelle sven­ture!... E non mi negherete, sì, che la vostra sventura è molto lieve.

Donna Paola                 - (scattando) Lieve?... La dite lieve?... Perder la Meneghina?

Prospero                        - (reagendo) Non s'è perduta un'anima, in fin dei conti!... S'è persa una cagnetta!

Donna Paola                 - Lo so! Lo so!... Ma è ben quella ca­gnetta ch'era l'anima mia! Ah! quél bel tirapiedi ha il coraggio di lamentarsi ancora per gli schiaffi?... Pochi ne ha avuti, pochi!... E consigliategli, se lo proteggete, di non farsi trovare a portata di mano!

Prospero                        - Ma se quel disgraziato ha commessa una colpa che per voi è tremenda, bisogna anche ammettere che non l'ha fatto apposta!

Donna Paola                 - Ci mancherebbe quella!

Prospero                        - Non fu disattenzione... né ubriachezza...

Donna Paola                 - No... fu premura, vigilanza... equi­librio...

Prospero                        - Erano pur due anni che quel povero Beino portava il cane a spasso. Non vorrete ritenerlo responsabile se la cagnetta - vedendo Barabino - strappatasi al guinzaglio di sorpresa, via, s'è precipi­tata a scappafuggi!

Donna Paola                 - Barabino!... E chi è Barabino?

Prospero                        - Come chi è? E' il cane del droghiere dirimpetto...

Donna Paola                 - Il cane del droghiere?

Prospero                        - Per il quale la vostra béneamata Mene­ghina da mesi fa pazzie!

 Donna Paola                - Ah, no! Non vi permetto di sparlar degli assenti!

Prospero                        - Pure è la verità!

Donna Paola'                 - Ma non dite eresie!... No, Meneghina è troppo aristocratica per perdersi con il cane borghese d'un droghiere!

Prospero                        - (ironico) Di fronte alla passione travol­gente, chi più ragiona di classe e di categoria!

Donna Paola                 - Signor Prospero bello, con me niente ironie! Non attaccano, e m'avete già seccato. Quando s’è ottusi come voi, non si può capire ciò che fosse per me quella bambina che contaminate col subdolo sospetto e insudiciate con vili insinuazioni. Per me, era tutto! La mia unica e vera confidente! Annusava nell'aria le mie pene, con la stessa certezza con cui io annuso il vostro passaggio dal puzzo del toscano... Bastava che chiamassi: Meneghina!... e con un balzo m'era in grembo, e mi guar­dava con tal dolcezza che rasserenava... Sentite quel che dico e ricordatelo: dai cristiani non ebbi che amarezze, disinganni, dolori, delusioni». Ne porto, si può dire, ancora in cuore cicatrici brucianti, molte rimarginate ed altre no. Che mi restava nella vita?... Un cane... E ne son priva... Son priva anche di quello!  Disperazione mia! (E s'abbatte sfibrata).

Battista                         - (dal fondo annunzia) C'è la signora vostra sorella con la signorina Marmetta.

Donna Paola                 - Ah! meno male! Un po' di conforto da due persone care, finalmente!... (A Prospero) E con voi, siamo intesi; licenziatelo su due piedi... se non vo­lete essere licenziato a vostra volta...

Prospero                        - Riflettete, marchesa...

Donna Paola                 - Ho riflettuto ed ho deciso... Vi rendo responsabile.

Prospero                        - E sia come volete... pur che vi calmiate, signora mia. (Tristemente si avvia, scontrandosi con Donna Piera e Marmetta che entrano. Donna Piera è un'elegante e piacente signora sulla quarantina, Marinetta una fresca e vivace signorina ventenne. Entrane, cupe, accigliate, pronte ad esplodere).

Donna Paola                 - (correndo ad incontrarle) Ah! Vi ringrazio! Vedervi, che sollievo, in tal frangente!...

Donna Piera                  - (dura, aggressiva) Quand'è che finirai di renderti ridicola?

Donna Paola                 - Mi pareva impossibile una tua visita a quest'ora... Sono tre mesi che non ti fai viva... E si stava benone tutt'e due... che meno ti vedo e più sono contenta... E invece no... sei qua... Ma se tu sei venuta per aggiunger strazio a strazio...

'Donna Piera                 - T'ho già detto: quand'è che finirai di renderti ridicola?

Donna Paola                 - Tu lo sei sempre: anche in questo momento che assumi questo tono!

Donna Piera                  - Da giorni, a casa nostra, non sono che telefonate continue di amici e conoscenti, che si burlan di te, idi noi, del cane... Dillo tu, Marinella!

Marinetta                      - Sai che cosa ci cantano?... « Si cerca Me­neghina... la bella Meneghina...» sull'aria di Titina...

Donna Piera                  - E sai cosa ci chiedono?... «Donna Paola Travasa, come sta? ».

Marinetta                      - Da cane... vero? Donna

Paola                             - (colpita) Donna Paola Travasa?

Donna Piera                  - Così... così ti chiamano!...

Donna Paola                 - Donna Travasa... a me?

Donna Piera                  - Non è trovata bene?

Donna Paola                 - Tu vuoi spaccarmi i nervi, vero?

Donna Piera                  - Sei tu che spacchi i nostri!

Donna Paola                 - Voi?... Che c'entrate voi?

Donna Piera                  - Purtroppo sono tua sorella

Marinetta                      - Purtroppo tua nipote!

Donna Piera                  - Travolte insieme nelle tue stoltezze!

Donna Paola                 - Tenere una cagnetta è una stoltezza?

Donna Piera                  - Non tenerla, ma perderla!.,. Farne pubblicità! Sollevare un cancan che fa spavento!

Donna Paola                 - Vi spaventa ben poco!

Donna Piera                  - So bene che lo scandalo è il tuo spasso! Ci guazzi dentro, e ti diverti, tu!

Marinetta                      - Ma noi, no! Col telefono che squilla continuamente, e gente che ci gode...

Donna Piera                  - E fa voce di pianto e compassione!

Marinetta                      - «Povera Donna Paola »... singhiozzano, e poi staccano!

Donna Piera                  - Per riprendere subito: «chissà come Travasa di dolore! ».

Marinetta                      - Aggiungendo: « l'ha nominato il nuovo cappellano? ».

Donna Piera                  - Oppure: « E' vera la notizia che ha fatto fucilare Prospero Angella col suo tirapiedi? ». Ieri, un tale ha detto: « L'han portata a Mombello, la Travasa? »...

Donna Paola                 - A Mombello andrai tu... Ci andrà tua figlia... Perché le vere pazze -siete voi!

Donna Piera                  - Pazze noi?... Pazze noi?...

Marinetta                      - Bocca mia, taci!

Donna Paola                 - Che, se non tace, te la chiudo io!... Ma cos'è questa storia? Cos'è questa aggressione?... Non ho mai messo il naso in casa vostra, e non permetto che nessuno lo metta in casa mia!

Marinetta                      - Se ieri lo mettevi, avresti già saputo che Carletto Marini m'ha piantata, per causa tua!

Donna Paola                 - Guarda: ne sono contenta... Te lo meriti!

Donna Piera                  - Perché ti difendeva, l'ha piantata!

Marinetta                      - Carletto s'era buttato a scherzare su me, sulla cagnetta, e capirai, che quando m'ha chiamata « de­gna nipote della Meneghina » s'è presa una tal sberla che gli ho fatto sprizzar sangue dal naso!... Ne è nato un parapiglia!...

Donna Piera                  - Che scenata!

Donna Paola                 - Hai fatto bene!... Sberle a chi ci pro­voca!... Lo sa Claretta .cos'ha avuto da me, questa mat­tina!

Donna Piera                  - Ma però quando pensi che tutto questo sconquasso ti vien dalla cagnetta, eh, cara mia, bisogna correre ai ripari, come son corsa io!

Donna Paola                 - Ai ripari?... In che modo?

Donna Piera                  - Se i muri di Milano non fossero stati tappezzati dai tuoi bei manifesti, con mancia competente a chi avesse riportato Meneghina, nessuno lo sapeva.

Donna Paola                 - Be'?... E con questo?

Donna Piera                  - Con questo, stamattina, prima di venir qua, son corsa alla tipografìa, dove ho saputo che altri avvisi erano pronti col compenso portato a cinquemila, ed ho ordinato di sospenderne l'affissione.

Donna Paola                 - (fuori di se) Tu?... Alla tipografia?... Con qual diritto?

Donna Piera                  - Per non continuare e aggravare il ridicolo!

Marinetta                      - Nient'altro che per questo!

Donna Paola                 - (c. s.) Ah! no, vero?... Scherzate!...

Donna Piera                  - No! Noi si fa sul serio! Gli scherzi sono tuoi... E di cattivo genere...

Donna Paola                 - Oh! malnata!

Donna Piera                  - Basta pubblicità che ci rende spassosi...

Marinetta                      - ...e ci trascina in piazza!

Donna Paola                 - In piazza, anche, se occorre! Ecco un'idea! Farò fare una scritta luminosa... Qualunque cifra a chi mi porta il cane...

Donna Piera                  - E' impazzita!

Marinetta                      - Impazzita!

Donna Paola                 - (con crescente esaltazione) Sì! Qua­lunque cifra, per la mia pace e per farvi dispetto!

Donna Piera                  - Ah! vedi bene che malvagia sei!

Marinetta                      - Che gusto poi ci provi, lo sa Dio!

Donna Paola                 - Il gusto di sfogarmi, di esplodere, di urlare!... Erano giorni che ai miei vapori ci mancava una valvola... E ne ho davanti due! Apriti cielo! Ah! che gioia dirvi che soltanto in un caso vi ubbidirei, abo­lendo manifesti e ricerche...

Donna Piera                  - In quale caso?

Donna Paola                 - Nel caso che perdessi due cagne come voi!

Donna Piera                  - (fuori di se) Dio! Chi mi tiene! (Fa per precipitarsi, quando voci improvvise e gioiose dal cortile l'arrestano).

Le voci dal cortile         - (portinaio e portinaia) Si­gnora?... La cagnetta!... La cagnetta!...

—Meneghina!... Bellezza!

—L'han trovata!...

—E' qua!... Ah! Se Dio vuole!

—L'hanno trovata!

(Entrano di corsa, l’un dopo l'altro, Battista, Claretta, Maria, che, come liberati dall’incubo, esclamano):

Battista                         - La cagnetta!

Claretta                         - Signora!

Maria                             - La cagnetta!

Battista                         - L'hanno riportata!

Maria                             - Sta salendo le scale!

Claretta                         - Eccola qua!

(La cagnetta irrompe festosa dal fondo, precipitandosi incontro a Donna Paola che l’afferra, l’accarezza, la stringe, le mormora, baciandola, con voce rotta dalla commozione).

Donna Paola                 - Amore mio!... Tesoro!... Cocca bel­la!... Manimetta tua moriva... si... moriva!... Tesoro!... Sei tornata! Ah, gioia mia!

Marinetta                      - (che in disparte assiste con la madre alla scena) Commovente!

Donna Piera                  - Straziante!... Che spettacolo!

Marinetta                      - Ah! che ridicolaggini!...

Battista                         - Ora tutto è finito!

Claretta                         - Che gioia!

Maria                             - Che bellezza!

Marinetta                      - Andiamo via!

Donna Piera                  - No... Aspetta... Voglio giocarle un tiro!... Voglio vedere come 6i comporta con quel disgra­ziato che gliel'ha riportata.

(À queste parole si inquadra nel fondo, timidamente, un giovane. E’ Andrea Spina. Ha trent’anni ma ne di­mostra di più. Pallido, sparuto, liso nel vestire, parla con voce fioca e stanca, come se dalla vita non avesse che tristezza).

Donna Paola                 - Chi è?... Siete voi che trovaste la cagnetta?

Andrea                          - Sì... signora.

Marinetta                      - (che l’ha riconosciuto, avvicinandosi) Andrea!

Andrea                          - (con un mesto sorriso) Oh!... signorina... ritrovarvi qui!

 

Marinetta                      - (rapida, a voce bassa) Zitto... vi prego! Non ci conosciamo!...

Donna Piera                  - (avanzando decisamente) Signore mio, v'avverto - per il vostro interesse - che il premio che vi deve è cinquemila.

Donna Paola                 - (vivamente) Chi lo dice, malnata?

Donna Piera                  - (canagliesca, insistendo) Son pronti i nuovi manifesti... Tipografia Baldoni, se non sbaglio... Potete controllare.

Donna Paola                 - Non m'hai detto che li avevi sospesi?

Donna Piera                  - E tu, non ti sei forse ribellata?... Dunque son cinquemila che devi, tonde, a questo gio­vinetto.

Donna Paola                 - Cinquecento!

Donna Piera                  - No, cara: cinquemila e non ci scappi!

Marinetta                      - Confermo!... Cinquemila!

Donna Paola                 - Levatevi dai piedi!

Marinetta                      - (trascinandola) Andiamo, mamma!

Donna Piera                  - (a Paola) E non mi vedi più per un bel pezzo!

Donna Paola                 - Dio, ti ringrazio!

Donna Piera                  - Anch'io... (E uscendo, ad Andrea) Ma insistete, insistete: cinquemila!

Donna Paola                 - (ad Andrea, appena uscite le altre) Ora vorrei notizie...

Andrea                          - Di che?

Donna Paola                 - Della cagnetta.

Andrea                          - E' con me da otto giorni...

Donna Paola                 - E adesso aspettate a riportarla?

Andrea                          - Oh! signora... soltanto stamattina m'è sal­tato sott'occhio il manifesto con l'indirizzo. E son corso, di colpo, in via Durini,

Donna Paola                 - Ora vi verserò... le cinquecento...

Andrea                          - Non c'è premura.

Donna Paola                 - (ai servi che sono rimasti raggruppati nel fondo) Battista, e tu, Claretta, e tu, Maria... (con­segnando la cagnetta) portatela di là... fatele il bagnino-datele da mangiare... cocca mia...

Andrea                          - Tutto fatto, signora,.. L'ho curata come se fosse mia. Mi s'era tanto affezionata... Lo volete ve­dere?... (e stancamente la chiama, ma la cagnetta non risponde).

Donna Paola                 - Vedo... (Ai servi) E voi, andate... Mi raccomando... (/ servi escono. Paola fa cenno ad Andrea di sedere e gli dice) Come bene potete immaginare, vi son talmente grata di quel che avete fatto, che non trovo parole...

Andrea                          - Non importa, signora... Era dovere...

Donna Paola                 - Ma mi spiace l'equivoco...

Andrea                          - Che equivoco?

Donna Paola                 - Sì... l'incidente sul compenso, or ora provocato da quella scema di mia sorella...

Andrea                          - Ah! quella scema è vostra sorella?

Donna Paola                 - Sì. E l'altra, mia nipote.

Andrea                          - (trasognato) La giovane?

Donna Paola                 - Eh! già... naturalmente.

Andrea                          - Non lo sapevo.

Donna Paola                 - Ora, la storia è questa: è verità che, dato che fino a ieri non avevo ottenuto risultati, m'ero decisa a crescere la taglia...

Andrea                          - Che taglia?

Donna Paola                 - L'indennizzo... il compenso stabilito...

Andrea                          - Capisco... E allora?

Donna Paola                 - Portando il cinquecento a cinquemila.

Andrea                          - E' un bel salto.

Donna Paola                 - Ma è vero anche che il nuovo manifesto fu sospeso. Quindi, secondo me, resta il primo che vige.

Andrea                          - E lasciamolo vigere!

Donna Paola                 - Di conseguenza io non vi devo che cinquecento lire.

Andrea                          - Oh no, signora!...

Paola                             - (allarmata) Ma l'altro, non è uscito...

Andrea                          - (completando) ...Non mi dovete niente.

Donna Paola                 - Adesso siete voi che vi sbagliate.

Andrea                          - Niente, niente, signora... Io non posso e non voglio accettar del denaro!

Donna Paola                 - (squadrandolo) Non ne avete bisogno?

Andrea                          - Oh!... Tanto!

Donna Paola                 - Ma allora... non capisco.,.

Andrea                          - Ora capirete; io e voi, signora, per una strana combinazione, siam venuti a trovarci nell'identico caso.

Donna Paola                 - Ossia?

Andrea                          - Voi avete perso un cane... ed io ho per­duto un padre...

Donna Paola                 - Un padre?... Che significa?

Andrea                          - Sì... un babbo... un genitore... quello che volgarmente vien chiamato l'autore dei nostri giorni.

Donna Paola                 - Morto?

Andrea                          - No... magari, signora! E' vivo! Vivo... Morto solo per me!

Donna Paola                 - Se non spiegate...

Andrea                          - Sto spiegandovi appunto... Sono Andrea Spina...

Donna Paola                 - Non conosco.

Andrea                          - Spina... è il nome di mia madre...

Donna Paola                 - Ahi... Un figlio naturale?

Andrea                          - No, signora... legittimo... Sono il figlio le­gittimo del marchese Luigi della Valle... (e scruta l'ef­fetto).

Donna Paola                 - (colpita) Figlio del Des Grieux?

Andrea                          - (colpito a sua volta) Che avete detto?

Donna Paola                 - (riprendendosi) Io? Niente. Che ho detto?

Andrea                          - Avete detto: figlio del Des Grieux.

Donna Paola                 - Forse... un'esclamazione... così... come uno dicesse: figlio d'un cane...

Andrea                          - Eh! no, signora. Volete gentilmente rime­diare, capisco. Ma siccome non è la prima volta che sento questo nome applicato a mio padre...

Donna Paola                 - Troppo lungo a spiegarvi. Prima vorrei sapere che c'entra la mia cagnetta con vostro padre.

Andrea                          - Adesso vi dirò: anche lui m'è scappato...

Donna Paola                 - Scappato?

Andrea                          - Sì... da anni... Da quando - ragazzaccio   - ho sposato Giannina, la figlia dei nostri portinai,..

Donna Paola                 - Oh! che orrore!

Andrea                          - No, no: facevo il mio dovere... soltanto che, per premio, il babbo, incollerito, ha scacciato di casa loro e me... Ne c'è stato più verso di farmi perdonare. Lo conoscete bene... e sapete com'è...

Donna Paola                 - Saranno trent'anni che non lo vedo... Che ne devo sapere?

Andrea                          - Be'... da allora, pensate che, di anno in anno, ha sempre peggiorato... Chiuso nella sua vita di misantropo, non vuol veder nessuno, resta molto in cam­pagna...

Donna Paola                 - A Venegono?

Andrea                          - Sì... là, nella sua villa... e chi lo smuove o l'avvicina è bravo... Ora so che è in città... Lo seppi ieri.

Donna Paola                 - E non c'è stato verso in tanti anni... non so, scrivendogli...

Andrea                          - Mi respinge le lettere...

Donna Paola                 - A tal punto?

Andrea                          - Se al telefono sente la mia voce, tronca...

Donna Paola                 - E' disumano!

Andrea                          - Parola giusta: -disumano... In un solo mo­mento m'ero illuso... Quando doveva venire al mondo il primogenito... Chissà - speravo - che chiamandolo Gigino, non si plachi e ravveda, non perdoni...

Donna Paola                 - E invece?

Andrea                          - Fu il disastro!... Gigino è nato morto, e la povera Giannina, dandolo alla luce, m'è mancata anche lei!

Donna Paola                 - Che cimitero!

Andrea                          - Dite bene, signora: un cimitero...

Donna Paola                 - E lui niente?

Andrea                          - Lui, niente: sempre vivo... Morto solo per me, come vi dissi.

Donna Paola                 - Oh! povero figliolo!

Andrea                          - Questa vostra compassione m'incoraggia... Ed è da allora che del coraggio non ne ho più... Non vi descrivo la mia vita... (Indicando il suo vestito) Guar­date... la vedete?... Potete constatare come son ridotto... Mi lascio andare alla deriva... non so lottare... Mi stanco subito...

Donna Paola                 - (con decisione) Sentite bene: dianzi vi parlavo di quella storia dei due manifesti...

Andrea                          - Quelli del premio?

Donna Paola                 - Ecco, precisamente: facciamo come se il secondo fosse stato già affisso, e in giornata vi verso le cinquemila lire.

Andrea                          - No, signora...

Donna Paola                 - Perché ?... Quello che è giusto, è giusto.

ANDREA                     - No, signora... So bene... Con quella somma potrei rimpannucciarmi... ritornare alla vita... e tentare di chiederle quello che ostinatamente m'ha negato.

Donna Paola                 - Ma anche voi, santo Dio, che vi spo­sate con la Giannina della portinaia!

Andrea                          - L'amavo...

Donna Paola                 - Ma non basta, ragazzo mio... Se tutti quelli che amano, perché amano, corressero incontro alla rovina!

Andrea                          - E’ vero: più punito di così non potevo essere!

Donna Paola                 - Quello che non capisco, e che mi pare incredibile, enorme... è questa ostinazione paterna...

Andrea                          - Eppure lo sapete: quando si fissa, non è un uomo, è un macigno!

Donna Paola                 - Ma specialmente dopo la tragedia, perché non perdonare?... Il perdono che ci insegna la nostra santa religione, come dicevo stamattina all'Angella.

Andrea                          - All'Angella?... Chi è?

Donna Paola                 - E' il mio amministratore. Adesso che ci penso - veramente - era lui che lo diceva a me... Ma con questo la massima non cambia... Aspettate... lo chiamo... ha lo studio da basso a pianterreno... Così vi faccio fare il versamento      - (E va al telefono).

Andrea                          - Signora mia... fasciate...

Donna Paola                 - No... Perché?... (E chiama) Ragio­niere, vi prego di salire un momento... Grazie, subito.

Andrea                          - Signora, non lo voglio quel denaro... Do­mando ben di meno... ben di più... Domando un inter­vento.

Donna Paola                 - Un intervento?... Dove?... In che maniera?

Andrea                          - Quando lessi il vostro nome e l'indirizzo, là, su quei manifesti, mi si è allargata l'anima... In casa no­stra, in casa di mio padre, c'è un ritratto vostro che, da ragazzo, colpiva sempre la mia fantasia... la mia curio­sità... E perciò, stamattina, alla visione di quel manifesto s'è sovrapposta come un lampo quella del quadro della mia... ed anche della vostra giovinezza. E ho pensato che voi, soltanto voi, potreste togliermi di pena.

Donna Paola                 - Ma in che modo, ragazzo?

Andrea                          - Mi son detto: «E’ il cielo che m'assiste... Io le riporto un cane... lei mi riporta un padre ».

Donna Paola                 - Così?... Di punto in bianco?... Scam­bio di merce?

Andrea                          - Oh! Non dite di no!

Donna Paola                 - Ma, figliolo caro, come potete illu­dervi che il mio intervento serva a qualche cosa?

Andrea                          - Capisco i vostri scrupoli, questo imbaraz­zo... C'è da trovare il modo... Se Marmetta fosse qui, mi aiuterebbe a convincervi!

Donna Paola                 - Marmetta? Che c'entra? Come la conoscete?

Andrea                          - Faccio parte del gruppo dei suoi beneficati.

Donna Paola                 - Quella è la sua mania.

Andrea                          - Ah! che creatura d'oro!

Donna Paola                 - Ma non capisco a che possa servire Marmetta.

Andrea                          - Non fosse altro a confermare la verità di quello che vi dissi... Non vorrei passare per imbroglione o mentecatto... Marmetta è l'unica persona che di me sa tutto. E già che il caso me ì'ha fatta trovar qui...

Donna Paola                 - Volete che la chiami?...

Andrea                          - Mi fareste un regalo.

Donna Paola                 - E' presto fatto        - (E tornando al telefono chiama) E' già rientrata Marmetta?... Ah! sei tu?... Sono la zia... Scusa, potresti, per piacere, fare un salto da me?... C'è quel giovinotto, sì, quello della cagnetta, che vorrebbe parlarti... Vieni? Grazie... (E tornando sui suoi passi) Eccovi accontentato...

Battista                         - (dal fondo) Il ragioniere.

Donna Paola                 - Venga.

Prospero                        - (entrando) Eccomi qua, signora.

Donna Paola                 - Volevo che versaste a questo bravo giovine il dovuto compenso...

Andrea                          - No, no... non insistete...

Donna Paola                 - Se proprio rifiutate, mio caro ragio­niere, sia come non detto... Potete tornar giù...

Prospero                        - Non senza, prima, dirvi due parolette.

Donna Paola                 - Dite.

Prospero                        - (con fierezza) Ho il piacere e l'onore di rassegnarvi le mie dimissioni.

Donna Paola                 - (sorpresa) Che vi salta?

Prospero                        - Se voi non tollerate il puzzo del tosca­no... io non tollero bizze, ne nervi, ne capricci... E per­ciò me ne vado.

Donna

Paola                             - (che ha ripreso la sua autorità) Bene: buon viaggio.

Prospero                        - Ah! ve ne garantisco: sempre meglio

Donna Paola                 - Per conto mio, potete fare anche tre volte il giro del mondo, che non vengo a cercarvi, state certo.

Prospero                        -  O stasera o domani son pronto alla con­segna dei registri.

Donna Paola                 - Non avete che a dirmi il giorno e l'ora

.

Prospero                        - Senz'altro.

Donna Paola                 - Siamo intesi, ragioniere, E saluti in famiglia.

Andrea                          - (appena uscito il ragioniere) Ma perchés'è dimesso?

Donna Paola                 - Lo sa Dio. Ma ciò che ha importanza. Torniamo dunque a noi... In quello che esponeste, c'è una cosa che non capisco bene...

Andrea                          - Quale, signora?

Donna Paola                 - Quella del nome... che vi siete sop­presso!

Andrea                          - Fa sempre parte del mio calvario... Quando m'ha scacciato, urlandomi che avevo profanato il ca­sato... fosse la timidezza... fosse scrupolo o paura... non lo so... forse anche per la speranza che lui considerasse la mia rinuncia, ho preso il nome di mia madre... per sparire nell'ombra...

Donna Paola                 - Male!... Non dovevate!... Anzi, per svergognarlo, era meglio giocare sul nome giusto!

Andrea                          - M'ero imposto d'espiare, ed ho espiato... soffrendo anche la fame.

Donna Paola                 - E non avete mai pensato dì lavorare, invece di ridurvi in questo stato?

Andrea                          - Lavoro come posso.

Donna Paola                 - E cioè?

Andrea                          - Negli Infortuni.- Ma si guadagna poco-Nessuno si assicura... Va sempre bene a tutti... tranne a me.

Battista                         - (annunciando) La signorina Marmetta.

Donna Paola                 - Venga.

Marinetta                      - (entrando) Più svelta di così!

Andrea                          - Son tanto grato di questo rapido intervento, signorina.

Donna Paola                 - (a Battista) E la cagnetta?

Battista                         - E’ là che sta benone!,.. Non le par vero d'esser tornata a casa!

Andrea                          - Pure, vi garantisco che ne ho avuto gran cura.

Donna Paola                 - Non metto in dubbio... ma la famiglia è certo un'altra cosa!

Andrea                          - A chi lo dite, signora mia

Donna Paola                 - . Va', vai pure, Battista... (A Marinetta) A tua madre è passata?

Marinetta                      - Se non le è passata, passerà.

Donna Paola                 - Speriamolo... Qui, il marchese, a cui devo la mia pace, mi diceva che di lui sai tutto... E che, nel triste frangente in cui si trova, tu l'hai molto aiu­tato...

Marinetta                      - Si, zia, come ho potuto...

Donna Paola                 - Bene... Adesso vediamo di far qual­cosa insieme... dì trovargli non so, un'occupazione.

Andrea                          - Sarei felice...

Marinetta                      - Il guaio è che non ha voglia di far niente.

Andrea                          - Sono cosi demoralizzato!

Marinetta                      - Sono sicura, zia, che sfumate quelle cin­quemila lire, ripiomba nell'inerzia...

Donna Paola                 - Ehi! giovanotto, no!„. Non lo per­metto! ... Voglio che si reagisca, con volontà e con fede!... Diamine, alla vostra età bisogna scuotersi!

Marinetta                      - Se tu sapessi quante volte gli ho fatta questa predica, con le stesse parole!

Andrea                          - La maledetta storia è che non so far niente!

Donna Paola                 - Ma se non sì comincia, caro mio, sarà sempre peggio!... Quanti ragazzi, messi alla porta come voi, reagendo e lottando strenuamente, sono riu­sciti a farsi una fortuna!

Andrea                          - Lo so... lo so... Bisognerebbe che, a poco a poco, riprendessi fiducia... Mi risvegliassi dall'intonti­mento.

Donna Paola                 - E noi, non siamo qua per aiutarvi?... Ora, capisci, Marinetta, lui vorrebbe che, in compenso del cane riportato, m'intromettessi per riconciliarlo con suo padre.

Marinetta                      - Niente da fare, da quel punto lì.

Donna Paola                 - Che ne sai?

Marinetta                      - Lo so, perché tempo fa anch'io avevo tentato di parlargli...

Donna Paola                 - E non t'ha ricevuto?

Marinetta                      - Sì, sì... m'ha ricevuto... Quando ha sa­puto ch'ero tua nipote... m'ha ricevuto, ma per dirmi che di suo figlio nemmeno da parlarne..., poi s'è scagliato contro di te...

Donna Paola                 - Contro me?

Marinetta                      - Apriti cielo... Tu l'avessi sentito!... Solo a fare il tuo nome andava sulle furie, inveiva, impre­cava...

Donna Paola                 - E' matto?... E' matto!... Che c'entro io?

Marinetta                      - Dice che è tua la colpa, se s'è ridotto così... se è inasprito contro tutto e contro tutti!

Donna Paola                 - Ah no! Non gli permetto!

Andrea                          - (intromettendosi) Ma, forse... se vi vede... se parlate... si dissipano tanti malintesi, in certe discus­sioni... Una terza persona, mai risolve... Certo che con un uomo simile, duro, caparbio, incancrenito nelle sue decisioni... non è facile... Bisogna andare cauti», girare al largo, preparare il terreno... Del resto, non c'è ur­genza... Ho aspettato tanto... posso ancora aspettare.

Donna Paola                 - Badate a me: prendete intanto quei soldi che vi offro.

Andrea                          - Signora... no... Credete, non m'è possibile da voi...

Marinetta                      - Rifiutate?

Donna Paola                 - Sì, Marinetta... Non vuol saperne di compensi... Eppure, devo assolutamente sdebitarmi... Fare qualcosa per questo ragazzo... M'ha tolto da una an­goscia... devo ricompensarlo in qualche modo... Ma co­me?... (A Marinetta) Dimmi tu... suggerisci un'idea.

Marinetta                      - Un'idea? Non è facile!...

Donna Paola                 - Pensiamoci... pensiamoci... Cerchiamo insieme...

Marinetta                      - (che ha trovato) Senti... un'idea l'avrei... se però non t'offendi...

Donna Paola                 - Perché dovrei offendermi?

Marinetta                      - Perché quello che penso ha una certo attinenza con la Paola Travasa del passato.

Donna Paola                 - Vuoi smetterla sì o no?

Marinetta                      - Lasciami dire: quando alla Marchesa famosa della vecchia storiella è morto Don Gliceri... il Porta non ha scritto per satira la nomina del nuovo cappellano?

Donna Paola                 - Che paragone è questo?...

Marinetta                      - No... niente paragoni... Qui si tratta - come allora - « de mena a spass la cagnetta... » e sono sicura che di quel Remo della malora non ti fidi più.

Donna Paola                 - Ma neanche se venisse in ginocchio a supplicarmi!

Marinetta                      - E allora. Meneghina perché non darli a lui?... (Ad Andrea) Voi ve la sentireste?

 

Andrea                          - Perché no?... Siamo amici... E per quel che ho da fare...

Marinetta                      - (alla zia) Intanto... tu mensilmente ti sdebiti... e resta tempo dì pensare al resto... se troviamo di meglio...

Dònna Paola                 - Zitti, che ho già trovato!

Marinetta                      - Hai trovato?

Andrea                          - Mio Dio, quale barlume?

Donna Paola                 - (a Marinetta) Ma mi occorre tua madre consenziente.

Marinetta                      - Perché?

Donna Paola                 - Ti dirò poi... Per ora è la tua idea che si realizza.

Marinetta                      - Portare il cane a spasso?

Donna Paola                 - Precisamente.

Andrea                          - Ahimè! Crollano le speranze.

Donna Paola                 - Non fate il pessimista... Può darsi che al ritorno ci sian buone notizie... (Chiama) Battista?... (Continuando) ...e che vi riconciliate con la vita... (Chia­mando forte) Battista?

Battista                         - Desiderate, signora?

Donna Paola                 - Porta qua la cagnetta.

Battista                         - Subito, signora... (Esce).

Donna Paola                 - Marchese mio, è tutta la mia vita che vi affido!

Andrea                          - Oh! Lo so bene... Me ne rendo conto.

Donna Paola                 - Attento al tram, all'autobus... alle macchine... e a quelle maledette biciclette che ti ven­gono addosso e non le senti...

Battista                         - (rientrando colla cagnetta) Ecco, signora...

Donna Paola                 - Lascia, lascia... Vai pure.

Battista                         - Le dò il guinzaglio... (lo consegna ed esce).

Donna Paola                 - (ad Andrea) Attento a non mollarla...

Andrea                          - (eseguendo) Con me certo non scappa.

Donna Paola                 - (colpita da un pensiero) Ah!... Mi dimenticavo del più importante...

Andrea                          - Dite, dite, signora...

Donna Paola                 - Voi, bevete?

Andrea                          - Sempre acqua, signora...

Donna Paola                 - E ancora un'altra cosa... delicata.

Andrea                          - Dite, dite, signora...

Donna Paola                 - Badate a Baratri no.

Andrea                          - (subito) Il cane del droghiere dirimpetto?

Donna Paola                 - Come lo sapete?

Andrea                          - So tutto.

Donna Paola                 - Da chi?

Andrea                          - Da Meneghina stessa che, mentre la ripor­tavo, quando l'ha visto non m’è scappata per un filo!

Donna Paola                 - Ah! sciagurata! Senza dignità!

Andrea                          - Non la rimproverate, signora mia... Adesso è nelle mani di un marchese che ne ha fatto esperienza-Che vita più da cane della mia per non aver tenuto alto il mio prestigio?... No... tranquilla, signora. No, non la lascio perdere... (E avviandosi fieramente con la cagnetta) So che cosa è difendere un blasone!

Marinetta                      - Ah! quanta nobiltà!

Donna Paola                 - Buttata via!

Marinetta                      - Abbi fiducia in lui!

Donna Paola                 - In lui! No. Nel destino, che m'ha ridato in mano, traverso Meneghina, tutte le fila della mia vendetta. Adesso stringo il cappio, e strozzo... strozzo!

Marinetta                      - Chi strozzi?

Donna Paola                 - Lui! Suo padre! Vedrai come la paga... dannato Des Grieux!

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Salone terreno in palazzo Antoncelli.

Un nudo e squallido ambiente adibito ad ufficio ed ammobiliato a tale scopo. Uno scaffalone pieno di car­telle e scartafacci. Una scrivania alta con su un registro aperto. Un tavolo ingombro con relativa poltrona, da­vanti allo scaffale. Qualche altra vecchia sedia. Qualche altra poltrona scompagnata. Al muro qualche vecchia stampa e il telefono.

A destra una finestra a inferriata che dà sul giar­dino. La comune nel fondo, su una piccola anticamera. Porta a sinistra che mette in un'altra stanza, quella dove Andrea sta finendo di vestirsi, cantando. Claretta s'af­fanna a metter ordine fra quel groviglio di carte e a spolverare ì mobili.

Mattina di giugno. Sole dal giardino.

Andrea                          - (Dalla stanza vicina, invisibile, canta a squar­ciagola con fresca, giovanile allegrezza): Clara, mia dolce stella, Credi, la vita è bella, Basta pigliarla allegra, non darsene pensier!

Claretta                         - Parole vostre?

Andrea                          - Parole e musica del sottoscritto!... (En-trando) Improvviso! ... Come quello dell’ Andrea Chenier.,. Questo invece è del più classico Andrea Della Valle! (Il giovane appare completamente trasformato. Calzoni grigio perla, modernissimi. Camicia di seta, cra­vatta rossa che sta annodandosi. Non è riconoscibile sia fisicamente che moralmente. Una nuova vitalità è nei suoi occhi e nel suo spirito).

Claretta                         - Complimenti!

Andrea                          - Grazie... Non c'è di che: improvviso sen­za fatica!

Claretta                         - Potessi fare altrettanto io, nella puli­zia... Improvvisare l'ordine! Che disastro c'è qui!

Andrea                          - (riprendendo sulla stessa melodia): Clara, non ti crucciare... L'ordine?... E lascia andare... di tanta confusione, che me ne importa a me!

Claretta                         - Oh! Lo so bene che. a voi ne importa poco!... Siete diventato il padrone, qua dentro!... Po­tete ben farcelo un bel monumentino alla cagnetta!

Andrea                          - Già fatto!... Vuoi vederlo?... Ecco qua... (E indicandole i gemelli della camicia) Guarda: quattro testine di Meneghina.

Claretta                         - (esaminandole) Oh! belline,., belline!... E ci assomiglia!... Chi ve le ha regalate?... (Subito) No, non dite. Voglio vedere se indovino io... (E di colpo) Questa è la signorina Marinetta!

Andrea                          - Centro in pieno!

Claretta                         - E' vero che vi sposate?

Andrea                          - Chi l'ha detto?

Claretta                         - Lo dicon tutti!

Andrea                          - Ah sì?... Non lo sapevo... E su che basi?

Claretta                         - Prima di tutto si sa che ha definitiva­mente rotto il suo fidanzamento con Carletto Marini...

Andrea                          - Non per me... per sua zia... per Meneghi­na... Io non c'entro per niente, nella rottura...

Claretta                         - Ma poi, tutti lo vedono, da quando avete preso il posto del ragioniere Angella, Marmetta è sem­pre qui!

Andrea                          - Certo! Per aiutarmi, istradarmi e illu­minarmi in questo bel caos d'amministrazione che ho trovato

Claretta                         - Mangiava molto?

Andrea                          - Chi?

Claretta                         - Là... quell'Angella!... Prospero, di nome e anche di fatto!

Andrea                          - Che te ne importa?

Claretta                         - Così... curiosità... Dice il Battista che ha lasciato dei « deficit » gravissimi!

Andrea                          - Storie! storie!... Del disordine c'era... un po' di disordine, ecco... E occorre riparare... E siccome aveva in mano anche l'amministrazione della sorella, eccoti «piegato perché la signorina Marmetta s'interessa dei conti....

Claretta                         - ... e dei marchesi...

Andrea                          - (con vivo rimprovero) Ragazza!

Claretta                         - Eh! sentite! Spiegatemi, perché, col vec­chio, non se ne occupava!

Andrea                          - Appunto per lasciare che mangiasse...

Claretta                         - ...e bevesse... soprattutto!... Oh! come beve!

La voce di Donna Paola         - Claretta?

Claretta                         - La signora!,.. Apriti cielo! (E si rimette a far pulizia, mentre Andrea, che è corso a infilarsi la giacca, siede al tavolo, sprofondandosi tra le carte).

Donna Paola                 - (entrando) Non ancora finito?

Claretta                         - Manca poco.

Andrea                          - (alzandosi) Donna Paola buongiorno!

Donna Paola                 - Buongiorno... (A Claretta) Cosa manca?

Claretta                         - C'è da fare la camera... S'è alzato tardi.

Donna Paola                 - Tu, scusa, non potresti alzarti un po' più presto?

Andrea                          - Volentieri, signora... Però vi avverto - non per giustificarmi - che stanotte sono rimasto alzato fino alle tre, per curare i vostri interessi... col mio amico Camillo...

Donna Paola                 - Ed io fin dopo mezzanotte - che per me è molto tardi - con mia sorella, per curarmi dei tuoi... Siamo pari, con questa differenza, che alle otto ero in gamba.

Andrea                          - In gamba, siete sempre!

Donna Paola                 - Oh! Anche tu, vai, non scherzi! (Alla cameriera) Claretta, su, di sopra, t'aspettano.

Claretta                         - E la stanza?

Donna Paola                 - Non ti preoccupare: farai dopo.

Claretta                         - Bene, signora... (Si avvia, ma torna su­bito sui suoi passi) Vista la cagnetta?

Donna Paola                 - Sì... è di sopra che gioca, la bam­bina...

Claretta                         - No... non quella, signora...: l'altra, quella del monumento.

Donna Paola                 - Che monumento?

Claretta                         - Quello del signorino... Vedrete quant'è bellina!... (Ed esce).

Donna Paola                 - Cosa intendeva?

Andrea                          - Niente... niente... Sciocchezze... Alludeva ai gemelli. (E mostrandoli ai polsi) Questi... che ieri, Marinetta, ha voluto regalarmi.

Donna Paola                 - (vivamente) Il ridicolo, dunque, che  continua... Che continua e dilaga... Che dilaga e sommerge!... Ah! non ne posso più!

Andrea                          - (colpito, risoluto, schietto) Vi capisco, si­gnora. E son molto contorto che siate venuta qui. Se non foste discesa, sarei salito io, questa mattina... Perché mi rendo conto di questa nostra falsa situazio­ne... Son tre mesi, «ignora, che di giorno in giorno Io constato, lo vedo... Tre mesi: da quando, bontà vostra, ho avuto alloggio e impiego, e ne sento il rimorso e la vergogna, pur prendendola con disinvoltura.

Donna Paola                 - Se lavori, giustifichi il tuo posto, e non capisco la vergogna ed il rimorso, da questo lato... Il rimorso di che?

Andrea                          - Prima di tutto... (offrendole una poltrona) vi prego, accomodatevi... Il rimorso è d'aver sostituito quel bravo Angella...

Donna Paola                 - Se tu stesso dicevi del disordine am­ministrativo che ha lasciato!

Andrea                          - $? ben peggio il disordine che c'è nella mia vita! Sì, da quando, seguendo certi consigli, mi sono ingolfato di debiti, per smuovere mio padre che nemmeno s'è mosso. Così ho la doppia angoscia: del persistente suo sdegnoso silenzio, e l'altra di riuscirmela a cavare in modo degno del nome che ho ripreso...

Donna Paola                 - E anche questo per mio suggeri­mento.

Andrea                          - Precisamente.

Donna Paola                 - E... senti un po'... rimorsi non ne hai altri?

Andrea                          - No, ch'io mi sappia.

Donna Paola                 - Pensaci bene...

Andrea                          - Proprio non saprei...

Donna Paola                 - Ti metto sulla strada... (Alzandosi) E stavolta siedi pur tu, che io passeggio... (E misurando su e giù la stanza) E' vero: ti ho suggerito di far qual­che debito per rimetterti, dirò così, al livello del tuo grado, del tuo titolo, della tua posizione... E questa posizione, sì, te l'ho fatta io, dandoti il posto di quell'altre, ch'era tempo. Dunque nessun rimorso... E in quanto ai debiti, stai certo che qualcuno pagherà...

Andrea                          - Signora...

Donna Paola                 - Aspetta... a ringraziarmi, che adesso viene il bello... (E dopo un silenzio, scrutandolo) Tu sei furbo, ragazzo!

Andrea                          - (stupito) Furbo? E perché? Un furbo di tre cotte... Ah! ti sei fatto scaltro, oltre che elegante... piacente, disinvolto... Ma a me non me la fai!

Andrea                          - Non vi capisco!

Donna Paola                 - T'ho conosciuto Spina... e adesso sei lì, fresco come una rosa... E alla mattina canti come un fringuello, prendendo a «ispiratrice la cameriera... «Clara, non ti crucciare - l'ordine?... lascia andare...». Bella roba!

Andrea                          - Ma, signora... per scherzo... improvvisavo...

Donna Paola                 - Bene... non improvvisare e mettiti d'accordo con te stesso. E non giocar con me, che non è il caso, la commedia degli scrupoli e i rimorsi, per nascondermi l'altra, 'ben più grossa, che tutti sanno o pensano.

Andrea                          - Quale?

Donna Paola                 - Quella di cui Milano intera paria-Dicendo che per la terza volta ti sei cambiato nome: da Spina a Della Valle, e ^3a Andrea a Don Ventura.

Andrea                          - Don Ventura? E chi è?

Donna Paola                 - Ah! non la sai la storia? Te la dico: quando Paola Travasa, mortole Don Gliceri che accompagnava a spasso la cagnetta, ha aperto il suo palazzo per la nomina del nuovo menacani e cappel­lano, s'è presentato un tale striminzito al quale la ca­gnetta s'è attaccata, e tu subito scelto. Il perché lo conclude la celebre poesia del …………

S'è savuu ch'el gran secreto

l'èva staa nient'alter, finalment,

 che l'aveg avuu adoss tre o quatter fett

 de salam de basletta...

Capito, Don Ventura? Il caso, se fu un caso ritrovar la cagnetta, non vi par somigliante? Dunque, giù la calzetta e fuori quel salame de basletta!

Andrea                          - (trattenendo il suo Impeto) Che intendete dire?

Donna Paola                 - So io quel che mi'dico.

Andrea                          - A parte... quella parte d'offesa ch'è nell'insinuazione, adesso l'ho capita... credo d'aver capito... (E alzandosi) Prego, sedete voi, che quell'andar su e giù mi fa girar la testa!... Se entrando qua m'avete sen­tito cantar come un fringuello, era meglio che restaste anche a sentire quel che dicevo alla cameriera sul conto della signorina Marinetta... Se è a questo che alludevate!

Donna Paola                 - A questo! A questo! E' ben H tutta la storia!

Andrea                          - Ed allora sappiate che a sposar vostra ni­pote penso tanto quanto penserei a farmi fare Papa o imperatore! Quindi, niente basletta nelle calze! Non ne ho! Levatevi dal naso anche il sospetto! DÌ matrimoni ne ho già fatto uno, con quei bei risultati che sapete, da togliermi la voglia di eventuali unioni successive!... Se ho accettato idi entrare in casa vostra, è perché avevo fame di due cose: di minestra e di affetto!... Non ho avuto che un piatto della prima, e dell'altro l'amara nostalgia! Tanto più amara, in quanto io - io, sì - vi avevo preso a voler bene, ma bene veramente... Sono stato un idiota e me ne pento, perché vedo il mio bene ripagato con offensiva diffidenza e la respingo con tutte le mie forze!

Donna Paola                 - (all’impeto, gioiosamente) Ecco!... Questo volevo finalmente sapere! Averne la certezza per chiudere la bocca a mia sorella!... Tutta iersera una lotta accanita per difenderti contro l'accusa che insi­diavi sua figlia!... Dio, che liberazione ora che so!

Andrea                          - Vedete? Vi procuro troppe noie!

Donna Paola                 - Noie?... Ma litigare è il mio spasso, il mio divertimento!... Con Piera, poi, che parte in pieno, esplode, s'accende, si agita, s'esalta... E’ uno spettacolo!... Peccato che non c'eri... Ti saresti diver­tito... Tanto più, quando - mentre usciva - non sa­pendo più come impressionarmi, m'ha detto che il Car­tello... fidanzato respinto, come sai, vuol provocarti e battersi con te!... Battiti mica, sai!... Per te mi batto io!

Andrea                          - Ora dovete ammetterlo, signora: la situa­zione mia qua dentro è falsa!

Donna Paola                 - Falsa?... Ma più sincera di così!

Andrea                          - Tanto falsa che avevo già deciso di dirvi che ormai non posso più restare.

Donna Paola                 - Non puoi restare?

Andrea                          - No... non voglio esser chiamato Don Ven­tura!

Donna Paola                 - E non chiamano me Paola Travasa?... Lascia, lascia dire... E vedrai che alla fine siamo noi che vinciamo!

Andrea                          - Che devo sperar più?... Son già tre mesi che aspetto che parliate con mio padre!

Donna Paola                 - Abbi pazienza!... Sono mica un se­colo, tre mesi!

Andrea                          - 'Ma se non ci riusciste fino adesso, non ci riuscirete più... e fin che aspetto, i miei debiti crescono!

Donna Paola                 - Il trucco è tutto lì!

Andrea                          - Sì! Per farmi trovare alla rovina?

Donna Paola                 - Senti: più rovinato di quando t'ho raccolto!

Andrea                          - Ma almeno era la pace... la tranquillità!

Donna Paola                 - Ma ringrazia il tuo Dio che sia guerra e sconquasso!... Perché sento che scoppia, lo sconquasso! Uno sconquasso tale che chi si salva è bravo!... E sta­volta ci siamo ben vicini! Ho preparato un trucco, che, vedrai, se non si smuove!

Andrea                          - Chi?... Mio padre?

Donna Paola                 - Quel desso... E se non s'è risolta in tre mesi, mi sento che stavolta in tre ore si risolve.

Andrea                          - E se non fosse?.,. Se non avvenisse?

Donna Paola                 - Te ne andrai... Farai come vuoi tu... Ma almeno potrò dire che se vai... vai sapendo un me­stiere...

Andrea                          - E quale?

Donna Paola                 - Amministrare... E ti rilascio un tale benservito che t'offriranno un posto al Ministero delle Finanze! (E vedendo entrare Marinetta) Tò!... «Lupus in fabula! ».

Marinetta                      - Che c'entro io col Ministero delle Fi­nanze?

Donna Paola                 - No... Là c'entra lui... perché ci lascia.

Marinetta                      - (colpitissima) Ci lascia?

Andrea                          - Sì, signorina.

Marinetta                      - (dominandosi) Mamma è salita... E' su.

Donna Paola                 - Oh! che bellezza!... L'aspettavo pro­prio!... Mi capita a tiro giusta giusta!... Devo dirle tre o quattro parolette che la faran saltare dalla gioia!... No, non impressionarti, Marinella...

Marinetta                      - Ci sono abituata!

Donna Paola                 - E io no?... Con mia sorella s'è co­minciato a litigare in cuna... e credo finiremo nella tomba, se ci mettono in quella di famiglia!

Marinetta                      - Che allegria!

Donna Paola                 - Puoi proprio dirlo! Che allegria!... Non lo vedi, anche lui, com'è contento?... Sono entrata che cantava a squarciagola, ma poi s'è immusonito e ha chiuso il becco!... (E battendo sulla spalla di Andrea, avviandosi) « Su, Don Ventura, su... non ripensarci... Torna a cantare che la vita è bella! ». (Ed esce).

Marinetta                      - (dopo un attimo di silenzio, durante U quale per dominarsi e darsi un contegno disinvolto accende una sigaretta) E' vero che ci lasci?

Andrea                          - Avrei questa intenzione.

Makinetta                      - E... così... d'improvviso?

Andrea                          - Oh no... Forse covavo la decisione in me, senza saperlo.

Marinetta                      - Ma poi, una scintilla l'ha fatta divam­pare...

Andrea                          - Può darsi... anzi, è così!

Marinetta                      - Capisco... spesso un niente può bastare a decidere.

Andrea                          - L'hai proprio detto: un niente.

Marinetta                      - E... questo niente, me lo vuoi esporre?

Andrea                          - E' un complesso di cose...

Marinetta                      - Allora è più che un niente: son pa­recchi...

Andrea                          - Ma ce n'è uno, il principale; la famosa goccia che fa traboccare il bicchiere già colmo...

Marinetta                      - E questa goccia?

Andrea                          - Questa goccia sei tu.

Marinetta                      - L'immaginavo.

Andrea                          - Se è così, dispensami dal parlarne.

Marinetta                      - No. Son venuta apposta per sapere.

Andrea                          - Se già lo sai!

Marinetta                      - So della disputa scoppiata ieri sera con mia madre... Ero presente.

Andrea                          - E non mi hai difeso?

Marinetta                      - No. Le ho lasciate dire... Sai, fra loro, conviene che si sfoghino... Si detestano talmente che nes­suno le ferma per ricondurle alla ragione, quando par­tono in pieno... Io, poi, per conto mio, dopo averle ascoltate, giudico come credo.

Andrea                          - Ma se eri presente, e se giudichi giusto, tu per la prima devi approvare la mia decisione.

Marinetta                      - Ancora non la so... Prima dimmi.

Andrea                          - Ascolta: da tre mesi, da quando sono en­trato in questa casa, sto vivendo un romanzo.

Marinetta                      - (con profonda convinzione) Anch'io!...

Andrea                          - Non il mio certamente... Il mio è un ro­manzo di un giovane povero e rejetto che una mattina trova una cagnetta... La raccoglie, ne ha cura e la tiene con sé... sarebbe il prologo.

Marinetta                      - L'ho già letto... Continua.

Andrea                          - Dopo una settimana, quel ragazzo, vede sui muri un manifesto e sbalordisce: la cagnetta appartiene ad una antica amante di suo padre...

Marinetta                      - InesattoI Inesatto!... Mia zia non è mai stata l'amante di tuo padre!

Andrea                          - Giusto che tu lo neghi... Ma ciò non ha importanza. Con quel padre il ragazzo ha troncato ogni rapporto e gli viene un'idea: pensa, cioè, che sia il de­stino che gli offre il modo - attraverso la signora, amante o meno, ma certo sempre viva nel cuore di suo padre - di ritornare in seno alla famiglia che l'ha re­spinto. E corre in via Durini, dove trova la fanciulla pietosa che l'aiuta... proprio te!

Marinetta \                    - E allora?

Andrea                          - Qui le cose si voltano: al ragazzo che ri­portava la cagnetta per riavere un padre, si propone, per intanto, di portare a passeggio la cagnetta... Lo si umilia così... Ma poiché ha lame e spera, egli non rifiuta.

Marinetta                      - (quasi a sé) E' vero... è giusto...

Andrea                          - E va ai giardini... e torna... e poi le cose si voltano ancora... Del padre non si riparla più... O se se ne parla, è per dirgli che nicchia, non risponde, non si può avvicinare... E intanto che s'aspetta, si offre al giovine povero il modo di rifarsi... Se lui e la miseria erano vecchi amici, si strappa alla miseria, lo si fa rive­stire, gli si aprono crediti in suo nome, gli si dà un posto degno, lo si considera non per quello che è, ma che potrebbe essere, e il ragazzo s'illude ciecamente, dimen­tica suo padre, dimentica se stesso, guarda in alto e continua a sognare cose belle, divine, irraggiungibili, sicuro di raggiungerle!,.. La gioia della vita lo riprende... Ma quando canta che la vita è bella, ecco la cazzottata! Gli si dice: «hai svelato il tuo trucco, manigoldo!... Qui, t'aspettavo, Don Ventura, qui! Fuori il salame dalla tua calzetta! ». No!... La vita è schifosa, credi a me... E per questo ritorno alla miseria!

Marinetta                      - (con fermezza) Con me!... Io t'accom­pagno... non ti lascio.

Andrea                          - (con diffidenza) Un altro gioco per gher­mirmi in fallo?

Marinetta                      - Leggilo nei miei occhi!

 Andrea                         - Troppo tardi... Anche se la tua offerta fosse schietta, ormai ho dichiarato che l'accusa era falsa, mi sono ribellato al loro dubbio... E tua zia m'ha creduto, s'è placata, m'ha ridato la stima... Non posso più tra­dirla: il mio sogno è finito.

Marinetta                      - Ma non il mio... In me non c'erano dubbi né sospetti da placare... Quando ho sentito che tra noi nasceva qualcosa di profondo, non ne ho avuto paura. Perciò ho lasciato dire... Il mio romanzo è di­verso dal tuo, ma al tuo legato... E mi piace, m'esalta, mi commuove, adesso più che mai! Esso è la mia realtà. Son libera di me. Posso disporre come credo e come faccio della mia sorte! Ed ho una volontà che non sì piega!

Andrea                          - Ma la mia è vincolala da una promessa!

 Marinetta                     - E che m'importa delle tue promesse!

Andrea                          - Ho dovuto cancellare ogni sospetto per la mia dignità.

Marinetta                      - Io sola la conosco, la tua dignità!

Andrea                          - Non mi basta. Non voglio che nessuno la calpesti!

Marinetta                      - E chi può calpestarla?

Andrea                          - Tutti quelli che sparlano e m'accusano.

Marinetta                      - Estranei, dunque... non t'accuso io!

Andrea                          - Anche mio padre deve riconoscerla!

Marinetta                      - Se potessi parlargli gli direi che è lui che non è degno di suo figlio!

Andrea                          - Non devo giudicarlo.

Marinetta                      - Ma nemmeno esserne vittima.

Andrea                          - Pure, in un solo caso potrei rialzare gli occhi su di te: riacquistando in famiglia i miei diritti!

La voce di Donna Piera         - (dall’esterno) Marinetta?

Marinetta                      - La mamma!... Non parlare... (A voce alta) Sono qui, mamma!... (Riprendendo) Ora le parlo io... No... non muoverti. Tu devi rimanere.

Donna Piera                  - (entrando) Marinella,., notizie strabi­lianti.

Marinetta                      - L'hai uccisa?

Donna Piera                  - Chi?

Marinetta                      - Tua sorella!

Donna Piera                  - E' qui... Siamo raggianti...

Marinetta                      - Bel caso!

Donna Paola                 - (entrando a, sua volta) Raggianti!... E' la parola... (Ad Andrea) Che cosa ti dicevo stamattina?

Andrea                          - A proposito di che?

Donna Paola                 - Ma di tuo padre... Cosa ti dicevo?... Quello che non si è raggiunto in tre mesi, si risolve in tre ore... ti dicevo... Era la verità, ch'è frutto, si capisce, della mia machiavellica condotta.

Andrea                          - (con viva emozione) Mio padre?... E come?

Donna Paola                 - Chi t'aveva consigliato di riprendere il titolo ed il nome che nascondevi?

Andrea                          - Voi!

Donna Paola                 - Chi t'ha sollecitato a far dei debiti?

Andrea                          - Voi!

Donna Paola                 - Chi ha mandato ed in blocco, l'altro giorno, quei conti al genitore con l'ingiunzione di pa­garli subito?

Andrea                          - Voi?!

Donna Paola                 - Precisamente.. Prevedevo l'effetto!, S'è scosso, e viene qua.

Andrea                          - Mio padre?

Donna Paola                 - Sì... M'hanno telefonato, non so chi che fra pochi minuti... Vero, Piera?

Donna Piera                  - Verissimo.

Donna Paola                 - E allora, per offrirgli la prova immediata del tuo lavoro ho predisposto che il Battista l'aspetti sulla porta e appena arriva lo faccia passar qui.

Andrea                          - (impallidendo) Dio mio!...

Donna Paola                 - Hai paura?

Andrea                          - No... l'emozione... Rivederlo, dopo tanto tempo... riparlare con lui...

Donna Paola                 - Certo è un gran colpo... Ma che vit­toria! dite la verità... Non sono una seconda Machiavella?

Marinetta                      - (ad Andrea) Hai visto, tu, che dubitavi?... Il destino cammina con le cose... le precede, le segue, le accompagna.

Battista                         - (dal fondo) Signora!

Donna Paola                 - Già arrivato?

Battista                         - No, signora... E’ l'Angella...

Donna Paola                 - L'Angella?... E cosa vuole?

Battista                         - Deve parlare con voi.

Donna Paola                 - Dite che non ho tempo!

Battista                         - (continuando) ...per incarico del signor Marchese Luigi Della Valle.

Donna Paola                 - ( stupita) L'Angella ?... Ma ne sei sicuro?

Battista                         - Eh! diamine... E' in giardino.

Donna Paola                 - Fallo entrare... Sono qua intontita!

Andrea                          - Anch'io...

Donna Paola                 - E lo manda tuo padre? Come mai?

Andrea                          - E' questo che non spiego. Battista            - (accompagna Prospero Angella sulla porta e sparisce).

Prospero                        - (inchinandosi, dignitoso e ossequioso) Mia signora.» signori, riveriti. Donna

Paola                             - (marcando il une ») Che ne desidera?

Prospero                        - Parlar solo con voi... Mandato dal mar­chese Della Valle.

Donna Paola                 - Andiamo su, di sopra?

Prospero                        - Oh!... per me è indifferente... Anche se resto qui, non c'è pericolo che mi prenda la nostalgia del passato... Sto tanto meglio adesso!

Donna Paola                 - Anch'io... anche i miei redditi.

Andrea                          - Meglio che andiamo noi...

Prospero                        - Me ne dispiace... Ma è cosa molto breve... Pochi minuti e noi ce ne sbrighiamo... Spero, signora.

Marinetta                      - (agitata) Che cosa dovrà dirle?

Andrea                          - Mi pareva incredibile che si fosse decìso...

Marinetta                      - Anche a me.

Donna Paola                 - Piera... tu resti coi ragazzi?

Donna Piera                  - Certo.

Donna Paola                 - Però... tenetevi a portata di mano...

Donna Piera                  - Stiamo fuori, in giardino.

Donna Paola                 - Ecco... Benissimo... (Piera, Marmetta, Andrea escono. Rivolta poi a Prospero) Ora mi spie­gherete.

Prospero                        - Senz'altro... immantinente...

Donna Paola                 - (completando) Che gherminella è questa?

Prospero                        - Non è una gherminella... Non pensatelo... Il povero marchese era pronto e deciso a venir lui... Aveva l'automobile alla porta, quando ho telefonato...

Donna Paola                 - Ah!... eravate voi al telefono?... Non vi avevo riconosciuto.

Prospero                        - Avevo alterato un po' la voce... Appunto perché non lo capiste...

Donna Paola                 - Me ne importava niente anche a capirlo.

Prospero                        - Ma ne importava a me.

Donna Paola                 - Dunque il marchese s'era deciso?

Prospero                        - Vi dico: decisissimo... Senz'altro... Ma all'ultimo momento, proprio non s’è sentito...

Donna Paola                 - Vergogna?... Paura?... Rossore?...

Prospero                        - Niente di tutto ciò: asma, signora... soffre un po' d'asma.. E allora, due emozioni, contemporanea­mente: il tiglio... e voi... Capite?... Nell'uscire, s'è appog­giato allo stipite, messo una mano al petto... e se non lo sorreggevano... Ora, però, sta meglio...

Donna Paola                 - Che peccato!

Prospero                        - Che stia meglio?

Donna Paola                 - No, no... quell'asma... e, ditemi, è da un pezzo che ne soffre?

Prospero                        - Eh! signora... son anni!

Donna Paola                 - Siete da molto in casa?

Prospero                        - Da tre mesi, signora... Da quando mi sono licenziato...

Donna Paola                 - Per via della cagnetta... ed altri generi.

Prospero                        - (incassando) Ecco: per via di quello... Son corso dal marchese, gli ho esposto le ragioni delle mie dimissioni... gli ho detto che suo figlio entrava al vostro servizio, e d'impeto m'ha preso a braccia aperte!

Donna Paola                 - E' nel suo etile!... In questi gesti belli e generosi, ce lo ritrovo tutto... Avete fatto bene, ragio­niere, ad approfittarne... Dio vi fa e vi accompagna... E' proprio vero.

Prospero                        - Ve ne dispiace?

Donna Paola                 - Anzi... Tutt'altro... specialmente se v'occupate anche dei conti.

Prospero                        - Sicuro: anche dei conti... Anzi... li ho qui con me.

Donna Paola                 - I conti del marchese?

Prospero                        - No... quelli di suo figlio, mandatigli da voi... (Cercandoli nelle tasche) Dove li ho messi?,.. (E traendo un pacchetto rilegato) Ah!... eccoli... Ha esami­nato tutto, attentamente... Donna

Paola                             - (ansiosa) E che ha detto?

Prospero                        - Ha detto che non paga...

Paola                             - (con uno scatto) Non paga?

Prospero                        - Non se la sogna neanche... Deciso, irre­movibile.

Donna Paola                 - Lo cito... Oh! se lo cito! Com'è vero Iddio!

Prospero                        - Lo volete ascoltare un mio consiglio?... Citazione a vuoto.

Donna Paola                 - Ma scandalo in pieno!

Prospero                        - Oh no, signora!... La citazione vi verrà respinta... Suo figlio è già interdetto... Siamo a posto. Donna

Paola                             - (gelida, dominandosi) Bene.

Prospero                        - (collocando sul tavolo il pacchetto) Lascio qua?

Donna Paola                 - Lasciate pure.

Prospero                        - (alzandosi) Ecco fatto!

Donna Paola                 - E... nient'altro da dirmi?

Prospero                        - Ch'io ne sappia... nient'altro.

Donna Paola                 - Per suo figlio... nemmeno una pa­rola?

Prospero                        - Certo... è molto contento di sapere che ha trovato un posto... e s'è messo a lavorare... E dice ch'era tempo... di scuotersi e redimersi...

Donna Paola                 - Questo è molto gentile... per un padre.

Prospero                        - Credetelo, è un buon uomo... E del cuore ne ha.

Donna Paola                 - Ma quando mai ne ha avuto, se ha straziato anche quello puro, fidente, immacolato di una giovane ignara!...

Prospero                        - Il vostro?

Donna Paola                 - Il mio!... Correva l'anno... Sì... lascia­mo correre...

Prospero                        - Sì... diremo... a quei tempi...

Donna Paola                 - Io e Gigino ci si voleva bene... un bene grosso grosso, fatto di comprensione, di reciproca stima, di tenerezza e di tant'altre cose.

Prospero                        - Ed eravate fidanzati.

Donna Paola                 - Si capisce... Quand'ecco che un bel giorno, là, in giardino, scherzando, gli rubo il porta­foglio...

Prospero                        - Il portafoglio?

Donna Paola                 - Voi, ragioniere, son scherzi che ca­pite...

Prospero                        - (incassando ancora) Eh già... scherzando...

Donna Paola                 - Faccio il gesto d'aprirlo, e lui m'è sopra, mi ghermisce... No... Sì... Lascia vedere... Che cosa mi nascondi?... Nella colluttazione saltan fuori le carte e che ti vedo?...

Prospero                        - Una fotografia...

Donna Paola                 - ...scandalosa, di donna seminuda... L'in­terrogo, l'accuso. Si difende... s'inventa... dice ch'è d'un suo amico... Breve: torna la pace.

Prospero                        - Ah! Meno male.

Donna Paola                 - Ma in me resta il "rovello ed il so­spetto... M'informo, cerco, interrogo, appuro: era una relazione che durava da tempo...

Prospero                        - Una canzonettista...

Donna Paola                 - Cagna... La bella Mimi... Col mio temperamento, allora molto caldo ed impulsivo...

Prospero                        - Che anche adesso non scherza...

Donna Paola                 - Che mi son conservata, lo curo, lo pedino, ho la certezza... Oggi, ragioniere, ne riderei... Ma allora, mi son sentita profanata, insudiciata, calpe­stata nella mia buona fede... che avevo dato intera... Lui continuava, intanto, come sempre, a frequentare la mia casa... Ed io sentivo un'avversione tale che in me bol­livo e meditavo il colpo... Da settimane m'aveva preso una crescente ossessione di vendetta. Non dormivo, non mangiavo, non respiravo più. Pallida come Amleto m'ag­giravo per casa ripetendo: « vetriolo, veleno o rivoltella », come se, per decidere, sfogliassi margherite... « rivoltella, veleno, o vetriolo?...». Quand'ecco un lampo: decisione presa. So che quel fedifrago quasi ogni sera gioca d'azzardo... per soddisfare - come Des Grieux - gli sva­riati capricci di quella specie di Marion da strapazzo...

Prospero                        - E qui arriviamo al Circolo.

Donna Paola                 - Ma allora, se sapete... è inutile che perda tempo a raccontarlo!

Prospero                        - So, vagamente... Preferisco sentir da voi... Ecosì divertente l'ascoltarvi!

Donna Paola                 - Ma v'assicuro che, in quei giorni, io non mi divertivo!... Be'... riassumo: bazzicava in palazzo un giovanotto... il marchese Antoncelli - che poi fu mio marito - di cui Gigino era gelosissimo.

Prospero                        - Sì... questo me l'ha detto.

Donna Paola                 - Era ufficiale di cavalleria... Da qui la mia pensata... Io mi faccio mandare la divisa, col pre­testo di un ballo mascherato, e la indosso... Credete?... Mi stava bene.

Prospero                        - Sfido!... Con quella figurina... che, del resto, vi siete conservata...

Donna Paola                 - Troppo galante, ragioniere... E vestita così, mi precipito al Circolo, col mio perfido piano sta­bilito. Entro, a .passo marziale, decisa, risoluta, e cerco di orientarmi nelle sale deserte...

Prospero                        - Deserte? E perché mai?

Donna Paola                 - Tutti i soci s'erano assiepati nella sala da gioco, dove lui troneggiava tenendo banco al baccarà. Mi insinuo alle sue spalle. Nessuno se ne ac­corge, tanto erano intenti al gioco forsennato. Ne appro­fitto per fargli scivolare nella tasca una carta... e a cosa fatta, giro la posizione e mi traggo in disparte, dal lato opposto... per accender la miccia...

Prospero                        - Son qua che sudo freddo.

Donna Paola                 - Ora veniamo al colpo. Lui vinceva, vinceva e raddoppiava, e tutti sbalordivano. Era il mo­mento giusto. « Cribbio       - esclamo d'un tratto, facendo voce grossa per darmi un tono da caserma... Cribbio... qui si corregge la fortuna! ». L'impressione è tremenda. Tutti guardano me che continuo imperterrita: « Frugate nelle tasche del signor Des Grieux...». Gigino, pallido come un morto, si scaglia su di me. Pronta, gli sferro un calcio nello stomaco. Boccheggia, lo circondano, si urla, un parapiglia e ne approfitto per. sparire di corsa. Che tragedia! Due vite rovinate per un colpo di testa, ossia di piede!

Prospero                        - Ah! Gesuddio, che scandalo!

Donna Paola                 - Enorme!... All'indomani tutta Milano ne parla... Ne esce, senza i nomi, notizia sui giornali-Pentita, affranta, desolata, la sera successiva mi decido d'andare a casa sua... La mia povera mamma, poverina, m'accompagnava... Lui ci riceve, gelido, impassibile! Mia madre tenta di scagionarmi. « Ha diciottenni - dice - è una bambina... Non sa quel che si fa ». A me prende il magone e scoppio in pianto, gettandomi ai suoi piedi Niente. Non serve a nulla. Duro come un macigno ci annuncia che partiva, e ci accomiata.

Prospero                        - Ed è partito?

Donna Paola                 - Nel pomeriggio... Non l'ho visto più... Due anni dopo ho sposato l'Antoncelli... Lui, per farmi strage dispetto, Lauretta Spina... Un disastro per tutti!... Poi la Parca...

Prospero                        - La Parca?... Chi sarebbe?

Donna Paola                 - La morte... Nello stesso anno, sua maglie e mio marito.

Prospero                        - E non vi siete più incontrati?

Donna Paola                 - Sì... una volta, per caso, al cimitero.

Prospero                        - Parlati?

Donna Paola                 - No... Ciascuno col suo fascio dei fiori, via per le nostre rispettive tombe... e chi s'è visto s'è visto...

Prospero                        - (alzandosi) E' triste.., molto triste... (Si­lenzio).

Donna Paola                 - L'è mai allegro ricordare il passato.

Prospero                        - Eppur si vive sempre di memorie.

Donna Paola                 - Lui no... Lui vive sempre di rancore...

Prospero                        - E si rode, sapeste...

Donna Paola                 - Chi?... Lui?... Ci guazza dentro!

Prospero                        - Vorrebbe ribellarsi e sforzarsi di vin­cere... Ma, sia per via dell'asma o della sua caparbia ostinazione, quando è il momento di varcar la soglia...

Donna Paola                 - Si preme il cuore e s'aggrappa allo stipite, per sentir se la pietra è più dura del cuore, che si tratta di pagare i conti sacrosanti di suo fìgìio. Ma se non cede, solleverò uno scandalo da superare quello del passato.

Prospero ...................... - Ma perché vi accanite l'un contro l'altro?

Donna Paola                 - Cane per cane, il più accanito è lui! E’ lui che non perdona! E’ lui che non dimentica!.. Vuole guerra a oltranza?... E ad oltranza sarà! E, per non perder tempo, partirò in pieno e subito.

Prospero                        - E che volete fare?

Donna Paola                 - Molto semplice: voi certo ricordate che quando ho perso Meneghina avevo preparato un secondo manifesto e che poi l'ho sospeso...

Prospero                        - Infatti, ne l'avevo sconsigliata.

Donna Paola                 - Bene: domani ne preparo un terzo!

Prospero                        - Un terzo?

Donna Paola                 - Sì: che dirà così: «Lauta mancia competente - stavolta non specifico la cifra    - a chi riporta al Marchese Andrea Della Valle un padre - cane bulldog di razza - smarrito tempo fa, e rispon­dente al nome di Gigino Des Grieux ». E sotto - benein vista - l'indirizzo.

Prospero                        - (allarmata) No!... Non farete questo!

Donna Paola                 - Potete essere sicuro, come se domat­tina lo leggeste sui muri...

Prospero                        - Sarebbe la rovina!

Donna Paola                 - Più rovina di quella che ha fatto di suo figlio!

Prospero                        - Signora, riflettete.

Donna Paola                 - A trent’anni dì distanza son sempre riflessiva come quella -del Circolo, vestita da ufficiale...

Prospero                        - Io non ho più parole.

Donna Paola                 - Io, invece, parlo chiaro. E quel che dico lo mantengo! E' il mio ultimo gioco!... Razzo finale!

Prospero                        - Eh, sì... definitivo...

Donna Paola                 - E vedremo, stavolta, se si scuote. Che il buon Dio ci difenda.

Prospero                        - Arrivederci.

Donna Paola                 - In guerra guerreggiala, sul campo della strage! (In così dire l’accompagna sulla porta. Angella esce. Donna Paola risale, va verso la finestra che dà sul giardino e risolutamente chiama) Andrea?... Piera?... Ma­rmetta?,.. Volete entrare, per piacere? (E va ad incon­trarle).

Andrea                          - (con ansia) Dite, signora.., E dunque?

Donna Paola                 - Non turbarti, ragazzo... Ma è bene che t'avverta: tu, da questo momento, hai perso un padre...

Andrea                          - (accasciandosi) Ah!... Dio!... Me la sen­tivo!...

Donna Paola                 - (avvicinandogli con commossa dolcezza) Ma hai trovata una mamma... Sono io.

Andrea                          - (senza voce) Signora...

Donna Paola                 - No... Non dirmi signora... Dimmi mamma... Perché è come mia mamma che ho letto sta­mattina nel tuo cuore... Ho capito il tuo impeto di ri­bellione e di rinuncia... Per la tua dignità, sacrifichi il tuo amore...

Andrea                          - (con lo sguardo velato di lacrime) Oh!... mamma... mamma...

Donna Paola                 - Non ti dicevo che la vita è bella?... Ecco, ora risolvo... Marinella...

Andrea                          - Marinella?...

Donna Paola                 - La sposi.

Donna Piera                  - (con un sobbalzo) Paola!

Donna Paola                 - Zitta... Tu taci!,.. Qui comando io!

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

II giardino della villa Antoncelli, in Brianza. A destra, lo scorcio della villa col suo bel porticato ottocentesco coperto di vite americana arrossata dall'autunno che dà tutta una tonalità calda di gialli e di rossi ai cespugli e agli alberi. A sinistra, il viale che conduce al cancello di ingresso. E' il pomeriggio di una magnifica giornata.

(Quando si apre il velario, Donna Paola, e Donna Piera son sedute presso il porticato e stanno prendendo il tè che Battista serve).

Battista                         - (irrigidendosi) Per il pranzo, allora, si­gnore, sono ai vostri ordini.

Donna Paola                 - No, Battista... Fai tu quello che vuoi.

Battista                         - C'è gente?

Donna Piera                  - Il Camillo, ch'io sappia.

Donna Paola                 - E forse - ma non certo - il ragio­niere Angella.

Donna Piera                  - L'Angella?

Donna Paola                 - Sì... M'ha telefonato da Milano che, assai probabilmente, doveva venir su, perché aveva biso­gno di parlarmi.

Donna Piera                  - Che ci sian novità?

Donna Paola                 - Non so dirti... Non credo... Da un anno e mezzo tutto tace...

Donna Piera                  - Come taceva prima.

Donna Paola                 - Esattamente,

Donna Piera                  - Perciò, Battista, tienti largo.

Battista                         - Al solito... Qui, larghezza ce n'è sempre.

Donna Paola                 - E allegria, soprattutto!... Guarda là che bellezza di tramonto!... La gran cara Brianza! (Battista esce).

Donna Piera                  - Che a me - non so perché - mi dà tristezza.

Donna Paola                 - Se me l'avessi detto in altre epoche, sai che t'avrei risposto?... Là c'è il cancello... infilalo!.,. Invece...

Donna Piera                  - Sei tutta tenerezza!

Donna Paola                 - Chi ce l'avrebbe detto che fra noi... veniva il giorno che s'andava d'accordo!

Donna Piera                  - (indicando la casa) Il miracolo è là! Da quando è nato il nostro nipotino.

Donna Paola                 - Puoi dirlo forte... perché è proprio lui che ha operato il miracolo su me e su te... sul tuo temperamento ch'era proprio bestiale...

Donna Piera                  - Già... e il tuo no?

Donna Paola                 - Anche peggio, se vuoi...

Donna Piera                  - Lo riconosci?

Donna Paola                 - Tutto... con te, cedo sempre su tutto...

Donna Piera                  - Come io cedo a te...

Donna Paola                 - Cediamo insieme... un reciproco ce­dere... Ma è quel cialtrone di Milano che cede mica!... Non l'hanno scosso le nozze di suo figlio... Non la ve­nuta al mondo del bambino... non il fatto del battesimo col nome...

Donna Piera                  - Che mi ripugna di avergli dato...

Donna Paola                 - Come ripugna a me... Mi brucia sulla sulla lingua, a pronunciarlo...

Donna Piera                  - Io lo chiamo Ginetto...

Donna Paola                 - Ma per quanto la volti e la rigiri, nello stato civile, sarà sempre Luigi della Valle, preciso quel gran cane di suo nonno!

 Doisna Piera                 - Vero Gran Can dei Tartari!

Donna Paola                 - E a noi, che ce ne la?

Donna Piera                  - Per conto mio, può crepar quando vuole!

Donna Paola                 - Approvo e sottoscrivo.

Donna Piera                  - (additandolo mentre, appare dal portico) Ecco Camillo...

(Camillo è un giovine-vecchio, poco accurato nel ve­stire, ma molto compito e distinto, per quanto timido e riservato. Parla marcando leggermente terre, ciò che dà alla sua figura, e al suo gesto, una tipica caratteristica simpatia).

Camillo                         - (salutando con effusione) Appena giunto m'hanno sequestrato, senza nemmeno darmi il tempo di salutare come si deve le mie care signore... (E bacia loro le mani).

Donna Paola                 - Perdonato...

Donna Piera                  - Assolto.

Camillo                         - Il pupo, ho visto, sta benone... Un fiore.

Donna Paola                 - E i ragazzi?

Camillo                         - Son corsi giù al paese... Dovevano fer­marsi dal fattore per salutare Meneghina...

Donna Paola                 - Cari... Adesso sono loro che ci pen­sano... Da quando è nato pupi, io la trascuro un poco... L'ho affidata al fattore...

Camillo                         - Ma Andrea le è rimasto fedele.

Donna Piera                  - É Marinella anche.

Donna Paola                 - Sì... per riconoscenza.

Camillo                         - Infatti, siamo giusti, è proprio lei che, si può dire, ha combinato il loro matrimonio.

Donna Paola                 - Proprio vero!

Donna Piera                  - Giusto.

Camillo                         - Poi, dovevano andare alla stazione...

Donna Paola                 - Perché?... Chi arriva?

Camillo                         - Non me l'hanno detto... Son scappati di furia, non appena finita la revisione...

Donna Paola                 - E come va il discepolo?

Camillo                         - Bene, bene... progresso... Certo, da quando, come ben ricordate, preso il posto d'Angella, gli inse­gnavo la partita doppia, ne ha fatta della strada!

Donna Piera                  - Sfido!... Con un maestro come voi!

Camillo                         - No, no, signora... Questo non vuol dire... E' che c'era la stoffa!... Tanto che, ora, può far senza di me!

Donna Paola                 - Non me lo abbandonate!

Camillo                         - No, no, Signora... Di tanto in tanto, come vedete, vengo a dare un'occhiata ai registri, e gli ri­passo la lezione... Ma, ripeto, benissimo... Tutto accurato, nitido, preciso... E lo fa con passione, veramente.

Donna Paola                 - E del Gran Can dei Tartari, notizie?

Camillo                         - Di suo padre?... Sì, sì... L'ho visto ieri...

Donna Paola                 - Parlato?

Camillo                         - No... Io, personalmente, non lo conosco.

Donna Paola                 - E' un bel vantaggio, ve lo dico io!

Camillo                         - Ho salutato il ragioniere Angella ch'era con lui...

Donna Paola                 - Non se ne stacca!

Camillo                         - Sempre insieme... Anche a teatro, l'altra sera...

Donna Paola                 - (sbalordita) A teatro?

Donna Piera                  - A teatro?!...

Camillo                         - Ma come?... Non sapete della trasforma­zione? Andrea non ve l'ha detto?

Donna Paola                 - Con Andrea, di suo padre, non si parla.

Donna Piera                  - Come non esistesse.

Camillo                         - Eppure sa... sa tutto... Fino dall'altra volta ne era informatissimo... Ne abbiam parlalo a lungo, insieme... Da chi avesse notizie, non lo so... Ma fu lui I che mi chiese se era vero che l'orso aveva abbandonata I la sua tana.

Donna Paola                 - Ah! questa è nuova!

Camillo                         - Ma a Milano è notorio... Sì... da quando I è nonno, s'è ripulito, s'è sgrezzato... ha ripreso la vita... I Dicono che si tinge...

Donna Paola                 - Si tinge?

Camillo                         - Così dicono... Certo che è bello e lustro I e in gamba che pare un giovinotto.

Donna Paola                 - Io son qua inebetita!...

Camillo                         - E che arie si dà!... Se lo vedeste!,.. Cammina dritto e svelto, come avesse trent'anni!... E si conserva bene, non c'è che .dire, si conserva bene!

Donna Paola                 - Sfido!... Con quel cuore insensibile che: ha!... So anch'io che si conserva!... Tolta l'asma, di ri-I morsi, no certo non patisce!.,.

Camillo                         - So ch'è tornato al Circolo...

Donna Paola                 - Oh! Madonna!

Camillo                         - Perché?

Donna Paola                 - Sacre memorie!

Camillo                         - Lo si incontra qua e là... E quando, in via Manzoni, passa qualche donnina sculettante, le tien die­tro con l'occhio...

Donna Paola                 - Come l'uva e la volpe... Disgraziato!

Donna Piera                  - Insomma, se ne sente una di nuova al giorno!

Donna Paola                 - Però, Camillo, badate; con Andrea  meno se ne parla preferisco.

Camillo                         - E' lui che mi domanda.

Donna Paola                 - Strano! Con noi - vero, Piera - quando per caso cade il discorso su suo padre, è lui stesso che svia...

Donna Piera                  - (annuendo) Che taglia corto.

Marinetta                      - (entrando da sinistra) Andrea non è tornato?

Donna Paola                 - Non è sceso con te?

Marinetta                      - L'ho lasciato che andava alla stazione.

Donna Piera                  - Incontro a chi?

Marinetta                      - Par che arrivi l'Angella.

Donna Paola                 - Sì, questo lo sapevo.

Marinetta                      - E allora, ti stupisci?

Donna Paola                 - Ma non sapevo che anche Andrea lo sapesse... A me ha telefonato...

Marinetta                      - A lui ha scritto.

Donna Paola                 - Perché non me l'ha detto?

Marinetta                      - Non saprei... So che non ha voluto che l'accompagnassi... E perciò son tornata... Meneghina sta I bene e ti saluta.

Donna Paola                 - Quando la vedi, ricambia con affetto,

Marinetta                      - M'ha fatto tante feste, poverina...

Donna Paola                 - M'interessa poco... Quel che m'interessa sarebbe di sapere perché l'Angella si sia fatto vivo con me e con lui, dopo tanti mesi di eclisse totale.

Camillo                         - Qui c'è sotto il marchese, giurerei!

Donna Paola                 - Ma se è sotto, ci resti! Adesso siamo noi che non vogliamo saperne più!

Donna Piera                  - Sei sempre esagerata!

Donna Paola                 - Come dici?

Donna Piera                  - Ma sì!... Io non ammetto questi asso­lutismi!

Donna Paola                 - Sono l'unica cosa che ammetto io!

Donna Piera                  - Oh! lo so... Lo sappiamo! E vedi i bei risultati!... Con le tue fermezze, le

Donna Paola                 - Ah!... Io sono conciata?

Donna Piera                  -: In pieno, cara mia!

Donna Paola                 - Vuoi proprio provocarmi?

Donna Piera                  - lo? Ma sei tu che provochi!... Ogni pazienza ha un limite! Son mesi che si tace e si sorride.

Camillo                         - (intervenendo) Signore mie... vi prego...

Donna Paola                 - Che c'entrate voi?,.. State zitto! (E rivoltandosi a Piera) Ah! La getti la maschera!... Benis­simo. Anch'io getto la mia!... Non si poteva continuar così!

Donna Piera                  - Col tuo temperamento, certo no!... Con te non si discute!... Ci tagli la parola sulla bocca!... Tu, quel che vuoi, vuoi!... E noi dobbiamo star zitti! Che siamo? Stracci all'aria? No, bella! Qui ti sbagli!

Donna Paola                 - Sei tu che sbagli... Ma di grosso! Ho sempre dichiarato che di suo padre non voglio più sen­tirne parlare! Ed Andrea m'è alleato, pienamente d'ac­cordo...

Donna Piera                  - Che ne sai?

Donna Paola                 - Più di te, certo. Perché tu c'entri un cavolo, mentre di lui so tutto!... M'ascolta, si confida, mi segue ciecamente! E chi mi segue può starmi vicino, e chi non vuol seguirmi, niente assolutismi!... Là c'è un cancello bello largo che passa l'automobile... Puoi in­filarlo anche stasera, che nessuno ti tiene, che non pian­go, né mi strappo i capelli, né mi butto in ginocchio a supplicarti!... Dunque, mia cara Piera, sorella beneamata, mi par di aver parlato chiaro, preciso, nitido, senza veli e senza peli sulla lingua. Decidi che vuoi fare e ti sa­luto!... (Ed esce).

Donna Piera                  - (rincorrendola) Ah! no, bella!... Messa alla porta da te, no! (Ed esce).

Camillo                         - (affranto) E' proprio da non vedere!

Marinetta                      - Non corrucciatevi, Camillo!

Camillo                         - Ma perché s'aggrediscono così?

Marinetta                      - Sempre... fin da bambine... Erano mesi che eran chete... E, poveracce, soffocavano.

Camillo                         - E adesso?... Adesso come andrà a finire?

Marinetta                      - Benissimo... C'è Gigino di mezzo... Quello incomoda tutto.

Andrea                          - (entrando pallido, sconvolto) Marinetta...

Marinetta                      - (correndo a lui con ansia) Che c'è?... Che hai?...

Camillo                         - Andrea?... Che t'è successo?

Andrea                          - (con voce che manca) C'è mio padre.

Marinetta                      - No?!,.. Dove?

Andrea                          - Non so...

Marinetta                      - Come non sai?

Camillo                         - L'hai visto?

Andrea                          - No... Non l'ho visto... Me l'ha detto Angella.

Marinetta                      - E l'Angella dov'è?

Andrea                          - Ora vien subito... Gli ho chiesto io di tardate un momento... per parlare con te... con mamma Paola...

Marinetta                      - Ma... tuo padre... che vuole?

\ndrea                            - Desidera vedermi...

Marinetta                      - Ah! finalmente!

Andrea                          - Lo capisci il mio stato... la mia preoccupa­zione... il mio imbarazzo?

Marinetta                      - Povero caro...

Andrea                          - Chiamami la zia...

Marinetta                      - Corro subito... Calmali... (Esce).

Camillo                         - Ma sì... ma sì... stai calmo... Tanto, oramai, che te ne importa?

Andrea                          - Niente... ma capirai...

Camillo                         - Vuoi che non ti capisca?

Andrea                          - E’ tutto un rifluire di memorie... di tri­stezze... di angosce disperate... Tutto che torna a galla: i morti e i vivi... e non so dirti, non ti so spiegare quale sia il sentimento ch'è in me stesso... Ho il cervello in tumulto... son sconvolto... E' come quando butti un gran sasso in uno stagno... Quanti cerchi s'allargano e si strin­gono!... E' così...

Camillo                         - Ma anche tu devi farti una ragione... Se viene, non verrà per litigare!

Andrea                          - Non è questo... E' il complesso delle cose... sepolte, sorpassate... che d'un tratto si svegliano... E poi, c'è mamma Paola.

Camillo                         - Come la prenderà?

Andrea                          -  Chi può sapere?

Donna Paola                 - (apparendo seguita da Marinetta) Questo Angella, dov'è?

Andrea                          - Verrà a momenti...

Donna Paola                 - E tuo padre?

Andrea                          - Non so... Dice che arriva... che arriverà...

Donna Paola                 - Sì, aspettalo... Quello, che al momento buono gli prende l'asma... e non si muove più... Dunque non agitiamoci, ch'è inutile... Che dice questo Angella della malora?... E' da stamattina che non fa che dare annunci strampalati! A me ha telefonato che voleva parlarmi... A le ha scritto...

Andrea                          - E sono corso, appunto, alla stazione...

Donna Paola                 - Ma tuo padre non c'era...

Andrea                          - No... Non c'era...

Donna Paola                 - Perciò mettiti calmo, che non arriva più... Poi, anche, putacaso, arrivasse, noi saremo invisi­bili. Sei della mia opinione?

Andrea                          - Non ho mai decampato.

Donna Paola                 - E hai fatto bene.

Camillo                         - (avvistandolo da sinistra) C'è l'Angella che viene!

Donna Paola                 - Voglio parlargli io sola!

Marinetta                      - Lo credo preferibile!

Donna Paola                 - Lo credo indispensabile.

Andrea                          - Sì... vado...

Donna Paola                 - Andate tutti... lo ricevo io.

(Lentamente gli altri escono mentre Angella appare).

Ancella                          - (inchinandosi) Signora cara... sapete la grande novità?

Donna Paola                 - Mi par che tiri vento di Canossa...

Prospero                        - Can...ossa!... Insomma fra di noi c'è sem­pre un cane.

Donna Paola                 - Spirito a parte, ne la prego, volete dirmi che desidera suo padre... se è vero che è con voi, come m'han detto?

Prospero                        - Io, veramente, son venuto in treno... E se il marchese arriva, arriva in automobile.

Donna Paola                 - Dunque non è arrivato?

Prospero                        - Arriverà!

Donna Paola                 - Gli fate da staffetta?

Prospero                        - E vengo apportatore di letizia.

Donna Paola                 - Di letizia per chi?

Prospero                        - Spero per tutti.

Donna Paola                 - Per me no, m'escludo... Sto tanto bene, son così tranquilla da quando ho rinunciato ad ogni ap­proccio. Ah! perché se non s'è mosso quando è nato il bimbo, può restare dov'è, e per tutta la vita. Ce delle cose che non si perdonano... e questa è imperdonabile!

Prospero                        - Lo so... Apparentemente, voi, signora, avete tutte le ragioni. Ma, in sostanza, bisogna che vi spieghi...

Donna Paola                 - Non c'è niente da spiegare più. Cia­scuno alla sua strada... Lui di là, noi di qua, si sta benone.

Prospero                        - Non è vero: lui soffre.

 

Donna Paola                 - D'asma.., lo so...

Prospero                        - Di cuore.

Donna Paola                 - Da quando?

Prospero                        - Da quando voi, dopo quella tale minac­cia del manifesto-scandalo, seguendo il mio consiglio, lo avete prudentemente sospeso...

Donna Paola                 - Quale consiglio?... Un corno!... Non pensiate che segua consiglio da nessuno!... Se, allora, l'ho sospeso, fu semplicemente perché quella mattina, d'improv­viso, ho avuto il lampo d'una decisione...

Prospero                        - Quella del matrimonio dai ragazzi...

Donna Paola                 - Precisamente... E ne sono felice, come loro.

Prospero                        - E' ben per completare questa felicità «he mi son fatto in quattro! Una parola oggi, una frase do­mani, fatto sta che, a poco a poco, ho portato la cosa a tale punto che, oggi come oggi, è maturata.

Donna Paola                 - Nèspole!... Ce n'ha messo a maturare!

Prospero                        - Anche nei riguardi vostri...

Donna Paola                 - Io?... Che c'entro?... La vittima è suo figlio!

Prospero                        - Ma credete che di voi non si preoccupi?... Volete che vi dica un fatto?

Donna Paola                 - Dite pure.

Prospero                        - Non più tardi di ieri, uscito il parruc­chiere, guardandosi allo specchio m'ha detto a brucia­pelo: «Posso piacerle ancora?».

Donna Paola                 - Oh! disgraziato!

Prospero                        - No... perché?... E' commovente questa aspirazione!... Sapeste che cambiamento in questi pochi mesi!... Quando ha saputo che era nonno, il nonno di un Cugino come lui...

Donna

Paola                             - (subito) Dio mi difenda il piccolo dal somigliargli!

Prospero                        - (continuando) La vita Io ha ripreso... è tornata a sorridergli... Si cura, veste bene...

Donna Paola                 - Si tinge...

Prospero                        - Sì: per voi.

Donna Paola                 - Per me può risparmiare la tintura...

Prospero                        - Vuol riapparirvi giovine.

Donna Paola                 - Lo credo un po' difficile!

Prospero                        - Lasciamo che s'illuda!

Donna Paola                 - Lasciamo che sì frigga, dico io!  ... Perché, alle corte, tutte queste storie a me mi fanno ri­dere!... Che gli dia fuori adesso, è troppo tardi, in tutti i sensi!... Se è nei miei riguardi, ditegli pure che pas­seggi fin che vuole per via Manzoni a seguir le donne sculettanti e inghiottire saliva!... Non mi cale... In quanto al resto, se è vero che patisce di non veder suo figlio, vorrei che il patimento fosse almeno il doppio di quello che per anni, e ingiustamente, ha straziato il ragazzo... Concludendo qui, per lui, non c’è più posto... Ma sic­come non sono assolutista come credono, ne despota e pa­drona dei sentimenti altrui, chiamiamo Andrea e sen­tiamo quel che crede di decidere.

Prospero                        - Gli ho già parlato.

Donna Paola                 - E che cosa ha risposto?

Prospero                        - Quello che dite voi!

Donna Paola                 - Ah! vedete?... Vedete?...

Prospero                        - Si... Ma c'era nella sue parole un tale fon­do d'amarezza...

Donna Paola                 - No, no: di ribellione... Lo sapevo che presto o tardi s'arrivava al pettine!... Lo sapevo!... Quando nasce un bimbo, porta in sé la pace... Anche con mia sorella... sì, tolto qualche urto inevitabile... Si comincia ad intenderci... ad andare d'accordo... Ma con quel padre - cane bolldog di razza - tinto sì o tinto no, tutto è finito... (Alzandosi) Del resto, vi ripeto, non sono io a decidere... Interroghiamo Andrea.

Prospero                        - Sia come credete.

Donna Paola                 - (movendo verso il portico e chiamando) Andrea?...

La voce di

Andrea                          - Mamma Paola...

Donna Paola                 - Per piacere, vuoi venire un momento?

La voce di Andrea        - Sì, mamma.

Prospero                        - Santa pazienza!... Quanto poco ci vuole! a litigare... e poi com'è difficile aggiustare le cose!

Andrea                          - (apparendo) Cos'avete deciso?

Prospero                        - Niente, per ora...

Donna Paola                 - Aspettavamo te... Qui, il ragioniere, I mi diceva... che insomma, sì, lo sai... Tuo padre vuol I vederti.

Andrea                          - E' già arrivato?

Prospero                        - Certo, in questo momento... Che ore sono?

Andrea                          - Le sei e venticinque...

Prospero                        - Ecco: l'appuntamento era giù al cancello per le sei e tre quarti... E sarà puntualissimo... Ora, mi dican loro: che si fa?

Andrea                          - (deciso) Gli si dice che... (ma s'arresta).

Prospero                        - Che cosa?

Donna Paola                 - Pensaci... Parla schietto... Esponi chia­ramente quel che credi di fare, di decidere, senza ri­guardo a me.

Andrea                          - Ma perché intorbidare proprio adesso la mia felicità?... Ero tanto tranquillo!... Cancellato tutto il passato! Da quando Donna Paola per un gioeo curioso del destino...

Donna Paola                 - Che m'ha aggiunto il bel nome di Travasa...

Prospero                        - Per via della cagnetta...

Andrea                          - (continuando) Insomma, sì, da quando mi ha accolto in casa sua... non so, mi parve che la giustizia I umana, finalmente, mi ridonasse quello che m'era stato tolto... Ho commesso un errore, è vero, è vero... Ma Dio, l'ho scontato!... Ho implorato il suo aiuto, e niente, niente!... Sordo ad ogni richiamo! Si turava le orecchie per non sentire le mie grida che chiedevano perdono! E' lui che s'è distrutto dentro me! Lui che ha ucciso il mio amore!... Questo amore non può rinascer più!... Io non ho un padre: ho un figlio... E solo a quella cuna son legato! E' là tutta la vita!

Donna Paola                 - Bene!

Prospero                        - Male!

Donna Paola                 - Di fronte a questo sfogo, non c'è altro da dire, ragioniere.

Prospero                        - Siamo al punto di prima... peggiorato.

Donna Paola                 - Questo è.

Prospero                        - Ma adesso... come posso... come faccio?

Donna Paola                 - Non c'è mica bisogno di riferirgli le sue esatte parole!... Si può addolcir la cosa... rigirarla... dirgli che questo incontro e prematuro... E in seguito vedremo... studieremo... Magari intanto per calmarlo, di­te... non so... che andrò giù io, uno di questi giorni, e gli sottoporrò le condizioni...

Prospero                        - Le condizioni?... A lui?...

Donna Paola                 - A lui. Sì.... Perché no?

Prospero                        - Perché è lui che ne mette!

Donna Paola                 - A noi?... Gli dà di volta?

Prospero                        - Vorrebbe...

Donna

Paola                             - (aggressiva) Cosa?

Prospero                        - Niente... niente... oramai!...

Donna Paola                 - No: dite, dite, che almeno mi diverto!

Prospero                        - No... capisco io stesso... Non c'è niente da fare... Ho cercato, debolmente, con tutte le mie forze, di farlo arrivare qui... Se n'è convinto... Era disposto bene... Ma se adesso gli dico: « Marchese mio, riprendete la strada del ritorno, perché vostro figlio di voi non vuol saperne », apriti cielo, mi divora vivo senza sputar le ossa! E da stavolta, chi l'ha visto l’ha visto!

Andrea                          - (con impeto disperato) Che m'importa di lui!.,. La mia anima è piena di livore, ho il cuore gonfio di tant'odio suo... Non so dimenticare!... No, non posso... non posso... (ma vinto da una reazione infrenabile, con uno scoppio di lacrime che è un'invocazione disperata, esclama) ; Ah! ... papà! ... Papà mio! ... (e s'abbatte a sedere di schianto, la testa tra le mani. Lungo silenzio).

Donna Paola                 - (traendo Prospero in disparte, a voce bassa) Ehi... ragioniere... Ma è proprio vero.., che s'è ringiovanito?...

Prospero                        - Chi?... Il Marchese?... Vedeste!

Donna Paola                 - Vorrei... vorrei vederlo... Scendete giù al cancello... Ditegli che è aspettato.

Prospero                        - (afferrandole le mani con gioia commossa) Signora mia!... Che gesto!... Grande., indimenticabile!...

Donna

Paola                             - (additandogli Andrea) E' quel pianto che parla... Tutto il resto non son che baggianate... An­date, andate...

 (Angella lentamente esce. Nel Giardino è scesa l'ombra della sera. Qualche lieve tocco dell'Avemaria lontana).

Donna Paola                 - (quasi a se) Bene... anche le cam­pane!... Che allegria la Brianza!... (Va verso il portico, chiama) Marmetta?... (E risalendo verso Andrea, rimasto cosi, a capo chino, accarezzandogli i capelli) Su... su... su... siamo forti.

Marinetta                      - (entrando) Piange?...

Donna Paola                 - No... zitta... zitta... Pochi minuti, e poi lutto s'aggiusta. (Ad Andrea) Scendi giù ad incontrarlo...

Andrea                          - (risollevandosi) Tu... lo vuoi?...

Donna Paola                 - Sicuro che lo voglio!... L'ho fatto chiamare io!

Andrea                          - Che angoscia, Marinetta...

Marinetta                      - Ma no, caro... che gioia!

Donna Paola                 - Oh! brava   - (e sospingendo Andrea) Va'... va', ragazzo! (Andrea esce da sinistra. Donna Pao­la si stringe a Marinetta) Marinetta... ho paura che sta­sera... t'arrivi un gran regalo...

Marinetta                      - Le tue perle?

Donna Paola                 - (mettendo istintivamente la mano a di­fesa della sua collana) No: peggio... Non so, ho un presentimento... qualcosa che mi dice...

Marinetta                      - Dimmi, zia...

Donna Paola                 - Ma non ridere... Ho paura... di rega­larti un suocero... anche da parte mia...

Marinetta                      - No... zia... che cosa dici?

Donna Paola                 - Cosa vuoi che ti dica.... Sarà l'ora che volge al disio... Questo odore di fieno... Le campane… Fatto sta che mi sento così fragile... così fragile... che se l'abbraccio al primo incontro... ci casco dentro in pieno... a precipizio!...

FINE