Parco 4 stagioni

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PARCO 4 STAGIONI

di

Valerio Di Piramo

Quattro episodi diversi; la possibilità di fare questa commedia con otto attori riutilizzando gli stessi per i quattro episodi, oppure un numero variabile fino a un totale di ventidue; commedia molto versatile e di semplice scenografia, sempre la stessa. I primi tre episodi davvero divertenti, l’ultimo molto commovente, e un finale strappa applausi e risate. Possibilità di essere tradotta nel dialetto locale. Questa è “Parco 4 stagioni”.

La scena è uguale per tutti e quattro gli episodi: la scena rappresenta un parco. L’alternarsi delle stagioni sarà scandito dai colloqui e dall’abbigliamento; La primavera e l’estate il primo atto, l’autunno e l’inverno il secondo. Come musica di introduzione non sarebbe male “le quattro stagioni” di Vivaldi. Le altre musiche sono descritte all’interno del copione. A discrezione del regista ci potrà essere un albero che muta a seconda del periodo, tra il primo e il secondo atto (Estate-Autunno); importanti una strada centrale; uscite a destra e a sinistra; sempre a destra e a sinistra due spazi con due panchine di metallo, per tre quarti rivolte al pubblico; 

ATTO PRIMO

PRIMAVERA D’AMORE

Personaggi

Romeo                       fidanzato di Giuliana, vent’anni;

Giuliana                     fidanzata di Romeo, diciott’anni;

Torquato                   marito di Grazia, sessant’anni;

Grazia,                        moglie di Torquato, cinquantott’anni;

Nikita                          Comparirà in tutte e quattro le scene; avrà l’impermeabile.

All’aprirsi del sipario Romeo e Giuliana sono seduti sulla panchina di destra, mentre Torquato e Grazia sono seduti su quella di sinistra. Romeo e Giuliana sono abbracciati e stanno baciandosi; Torquato legge la Gazzetta dello sport e Grazia sta facendo l’uncinetto. Arriva Nikita con l’impermeabile, si guarda intorno, guarda prima Romeo e Giuliana, quindi Torquato e Grazia; evidentemente non trova ciò che vuole, perché attraversa la scena e se ne va.

Giuliana          Ti prego ti prego ti prego ti prego! Dimmelo ancora! Lo sai che voglio sentire la                    tua voce! E dopo voglio anche le tue carezze, i tuoi baci!

Romeo           Giuliana, amore mio…sei la stella più splendente del mio universo…sei la luce                        più abbagliante che i miei occhi abbiano mai visto…sei il mare, sei il vento, sei               l’aria che respiro; sei l’incantesimo più grande che si possa avverare…ti amo,                 Giuliana…

Giuliana          Anch’io ti amo, Romeo…ma perché i miei genitori mi chiamarono Giuliana                                 invece di Giulietta? Perché? A quest’ora saremmo leggenda, saremmo                         immortalati nell’universo dei poeti…

Romeo           Oh, come parli bene Giuliana! Dalla tua bocca scaturiscono solo dolcezze simili a                   caramelle al miele, dai tuoi occhi i bagliori di bellezza inondano il mondo                          circostante… ti amo, Giuliana…

Giuliana          Anch’io ti amo, Romeo…e quando sei lontano sento dentro di me un abisso, un                        vuoto come il buio più profondo che ci può essere nella parte più remota                                cosmo…senza stelle, senza pianeti, senza meteore. Il nulla. Semplicemente il                         nulla. Ti prego, Romeo, non mi lasciare mai! Che domenica stupenda che è                               questa…le rondini in cielo…il sole…Meraviglie della primavera! E tu sei la cosa              più meravigliosa…Oh, Romeo, baciami!

Grazia             Guarda, Torquato, guarda…come sono carini…si stanno baciando…

Torquato       Mettendo giù il giornale E smettila di fissarli così! Ti prenderanno per una                                  guardona!

Grazia             Mi ricordano tanto noi due quando eravamo giovani…

Torquato       Ma fammi il piacere! Intanto lui ha i capelli lunghi ed io li avevo corti rapati                            quasi a zero…e lei? L’hai vista lei? E’ magra come un' acciuga…

Grazia             Ed io?

Torquato       Eri grassa come un tacchino.

Grazia             Non è vero! Non ero poi così grassa!

Torquato       Ah no? E quella volta che ti presi in collo e mi venne uno strappo alla schiena?              Stetti a letto tre giorni con la febbre a trentanove!

Grazia             Non ero io che ero grassa, eri tu che eri debole.

Torquato       Io…debole? Ma se per mantenermi gli studi facevo il manovale!

Grazia             E allora eri un manovale debole.

Torquato       Ma fammi il piacere!

Grazia             E smettila di dire sempre “Ma fammi il piacere!” Lo sai che mi urta!

Torquato       Va bene, va bene…accidenti che bacio lungo…sarà almeno un minuto che                            sono incollati l’uno all’altro…

Grazia             Guardando l’orologio Due.

Torquato       Due che?

Grazia             Due minuti. Due minuti e ventuno, due minuti e ventidue, due minuti…

Torquato       Ma che fai, li cronometri? Secondo me sei malata.

Grazia             Ma che malata! Ecco, si sono staccati…dunque…due minuti e trenta secondi…per                         poco non battevano il record.

Torquato       Record? Che record?

Grazia             Quello di poco fa. Sono rimasti attaccati due minuti e quarantotto secondi.

Torquato       Dai retta: tu sei malata. Riprende a leggere il giornale con un moto di stizza,                         mentre Giuliana fa un profondo respiro e si rimette a fare l’uncinetto.

Romeo           Giuliana, amore mio… Guarda l’orologio

Giuliana          Romeo, perché guardi l’ora? Vuoi andartene?

Romeo           Ma che dici, topolino…a volte si ferma, stavo controllando che funzioni…ecco,                      guarda…vedi? Si è fermato…ci picchietta sopra Visto? E’ ripartito!

Giuliana          A volte mi chiedo come sarà il nostro futuro… ma poi mi do subito una risposta:                         Meraviglioso! Non è vero Romeo?

Romeo           Certo.

Giuliana          Dobbiamo sposarci subito.

Romeo           Subito?

Giuliana          Il nostro amore non può aspettare.

Romeo           No.

Giuliana          I nostri cuori bramano il desiderio di intrecciarsi l’un l’altro.

Romeo           Sì.

Giuliana          Dopotutto siamo così giovani! Abbiamo tutta la vita davanti a noi!

Romeo           Appunto.

Giuliana          Appunto?

Romeo           Appunto.

Giuliana          Non capisco cosa vuoi dire.

Romeo           Voglio dire che forse sarebbe meglio aspettare almeno la fine degli studi…

Giuliana          Vuoi dire la laurea–laurea?

Romeo           Sì. E forse sarebbe meglio anche trovare un lavoro, prima di metter su famiglia.

Giuliana          Ma mancano come minimo almeno quattro anni per lo studio! E per trovare                           lavoro poi…

Romeo           Lo so.

Giuliana          Io non posso vivere senza di te!

Romeo           E perché dovresti vivere senza di me? Non ti lascio mica!

Giuliana          E allora giuralo!

Romeo           Te lo giuro.

Giuliana          Su cosa?

Romeo           Non so, dimmi tu…

Giuliana          Non importa. Ormai l’hai giurato…baciami!

Romeo           Subito La bacia, e intanto guarda l’orologio senza che Giuliana lo veda.

Grazia             Guarda Torquato, guarda! Hanno ricominciato! Mamma mia come si amano…mi                        sembrano Giulietta e Romeo…

Torquato       Forse questa volta batteranno il record…

Grazia             Tra poco te lo dico. Ho fatto partire il cronometro.

Torquato       Ancora? Ma fammi il piacere!

Grazia             E non dire “Ma fammi il piacere!”

Torquato       Santo cielo, a volte togli le parole di bocca!

Grazia             Guardali, Torquato…guardali…tu non mi hai mai baciato così…

Torquato       Perché, qualche volta ti ho baciato?

Grazia             Come? Non ti ricordi?

Torquato       E come potrei? E’ passato tanto di quel tempo...

Grazia             Oh, che peccato! Si sono già staccati!

Torquato       Starà passando l’amore?

Grazia             Ma non dire cretinate! Non vedi come si guardano? Si vede lontano dieci                                     chilometri che si vogliono bene…proprio come noi…

Torquato       Qualche secolo fa…

Grazia             Che hai detto?

Torquato       Niente, niente…e smettila di fissarli! Li metterai in imbarazzo!

Grazia             Ma che imbarazzo! Figurati se hanno il tempo e la voglia di badare a noi, con                   tutto quello che hanno da fare!

Giuliana          Dimmi Romeo…non hai anche tu la sensazione di avermi già conosciuto? Di aver                         già vissuto questo momento?

Romeo           Veramente no…

Giuliana          NO?

Romeo           Non in questo momento, voglio dire…

Giuliana          Io ho come l’impressione di conoscerti da sempre…di essere nata con te,                                    di aver trascorso l’infanzia con te, l’adolescenza con te…insomma, di averti                                 avuto sempre al mio fianco…dimmi Romeo, quanto tempo è che ci conosciamo?

Romeo           Da ieri sera alle sei.

Giuliana          ROMEO!

Romeo           Che c’è? Erano le cinque e mezzo?

Giuliana          Romeo! Sai benissimo che non volevo dire questo… non alludevo al puro                                   materialismo, volevo dire spiritualmente, in un altro mondo, in un                                                altro universo, nella galassia degli innamorati…dove noi vagavamo senza una                    meta fino al momento sublime in cui le nostre anime si sono viste, annusate,              riconosciute, amate…

Romeo           Annusate?

Giuliana          Certo! Tutti i nostri sensi partecipano a questo grande, immenso amore!

Romeo           Già…guarda l’orologio e picchietta sul vetro.

Giuliana          ROMEO! Hai guardato di nuovo l’ora!

Romeo           Te l’ho già detto, Giuliana… non guardo l’ora…cerco di far ripartire l’orologio…

Giuliana          E che differenza fa? Per noi il tempo è solo un’illusione, una piccola cosa                          inventata dagli uomini…quando siamo insieme il tempo non esiste…come                             questa notte…ricordi questa notte?

Romeo           Certo…

Giuliana          Il più bel sabato notte della mia vita! E abbiamo messo in cassaforte il nostro              amore…con le stelle che stavano a guardare…

Romeo           Veramente era nuvoloso…

Giuliana          Ma che c’entra! Un po’ di immaginazione in questi casi è d’obbligo!

Romeo           Ah, ecco…

Giuliana          Dimmi Romeo…ti sono piaciuta?

Romeo           Quando?

Giuliana          Ma come quando! Stanotte, sotto le coperte!

Romeo           Se è per questo anche sopra. E comunque da stamani a ora te l’avrò già detto                     mille volte.

Giuliana          E hai fatto bene! Una donna se lo vuole sentir dire dieci, cento, mille volte!                            Anche tu mi sei piaciuto, sai? L’unica cosa…

Romeo           Unica cosa? Che unica cosa?

Giuliana          No, niente, niente…

Romeo           Eh no cara mia…ora me lo dici!

Giuliana          Avrei preferito che tu avessi messo un po’ di musica di sottofondo…e non                           quell’orribile             partita di calcio…

Romeo           Ma che c’entra! C’era l’anticipo di campionato! E poi la televisione era nell’altra             stanza.

Giuliana          Si sentiva tutto…

Romeo           Però non si vedeva nulla…ti ha disturbato così tanto?

Giuliana          Un pochino, forse…ma devo dire che è stato bello fare l’amore al ritmo dei gol             scanditi dal telecronista…peccato ci siano stati due soli…avrei preferito sette o                        otto gol…

Romeo           Ora non esageriamo! Sette o otto!

Giuliana          Ho esagerato?

Romeo           Un pochino, forse…è che c’è un limite fisico…

Giuliana          Come siete complicati voi uomini! Guarda noi…non abbiamo limiti!

Romeo           Per forza! Voi non dovete mica…e va’ be’, tronchiamola qui…e poi non è la                                 quantità, è la qualità…

Giuliana          Giusto. E tu sei stato magnifico.

Romeo           Non faccio per vantarmi…in queste situazioni divento una bestia…

Giuliana          Romeo, Romeo…quanto ti amo…dimmi che passerai tutto questo meraviglioso                         pomeriggio con me…

Romeo           Beh, proprio tutto tutto…

Giuliana          ROMEO!

Romeo           Scherzavo, dai…

Giuliana          Oh sì, Romeo…baciami, baciami ancora… La bacia, ed ancora guarda l’orologio                   senza che Giuliana lo veda.

Torquato       Guardando l’orologio O mamma mia sono già le due e mezzo!

Grazia             E allora?

Torquato       E non fare sempre la finta tonta! Sai benissimo che alle tre gioca la Fiorentina!

Grazia             Ah, gioca oggi? E la partita che hai guardato ieri sera?

Torquato       Era l’anticipo di campionato. E oggi tocca a noi…

Grazia             A noi? Giochi anche tu?

Torquato       Scema! E’ un modo di dire! Dai, dobbiamo andare!

Grazia             Eh, quanta fretta! C’è ancora mezz’ora!

Torquato       Sì, ma dobbiamo arrivare a casa…

Grazia             Ti faccio presente che abitiamo in quel portone lì Indica un punto qualunque e               che siamo scesi giù solo per prendere una boccata d’aria.

Torquato       Sì, ma ora dobbiamo tornare al portone, salire le scale e aprire la porta; poi mi                         devo mettere in tuta, mandare via il gatto dal divano, prendere una birra e                                  sdraiarmi! Farò sicuramente tardi!

Grazia             Accidenti quanto movimento! Dopo la partita farai anche la doccia?

Torquato       Ma fammi il piacere!

Grazia             NON LO DIRE PIU’!

Torquato       E allora smettila di fare la scema.

Grazia             E va bene, andiamo!

Torquato       Era l’ora!  Così farò a tempo a sentire anche le formazioni delle squadre.

Grazia             Certo però che voi uomini siete tutti diversi…

Torquato       Che vorresti dire?

Grazia             Guardali. Guarda quei due... ma soprattutto guarda lui. Credi che gli possa                                importare qualcosa della partita?

Torquato       Va be’, è in tutt’altre faccende affaccendato…

Grazia             Se tu fossi al posto suo…

Torquato       Con quella gnocca che ha alle mani? M’importerebbe assai della partita!

Grazia             TORQUATO!

Torquato       Ma dai Grazia, lo sai che scherzo! Cosa dovrebbe fare uno come me con una                           come lei? Potrebbe essere mia figlia!

Grazia             Ma non lo è!

Torquato       Insomma Grazia, non sarai mica gelosa?

Grazia             Macchè gelosa!

Torquato       E poi lo sai che voglio bene solo a te…

Grazia             Figuriamoci…

Torquato       Cosa vuol dire “Figuriamoci”?

Grazia             Vuol dire che ti conosco, mascherina…

Torquato       E va bene, mi conosci. Ora possiamo andare?

Grazia             Guardalo, guardalo…lo vedi? E’ così innamorato…

Torquato       Andiamo.

Grazia             Lei che pende dalle sue labbra…

Torquato       Andiamo!

Grazia             Che la bacia ogni cinque minuti…

Torquato       Bon pro gli faccia. Andiamo?

Grazia             E invece guarda noi…

Torquato       Forte GRAZIA! ORA BASTA! MANCA UN QUARTO ALLE TRE!

Romeo           Sente Torquato e si stacca immediatamente da Giuliana EH? CHE ORE SONO?

Torquato       Dice a me?

Romeo           Sì, sì, proprio a lei…che ore sono per favore?

Torquato       Manca un quarto alle tre.

Romeo           O MADONNA! DI GIA’? Accidenti a questo orologio…mi segna le due e dieci, mi                       segna! Non farò mai a tempo, abito dall’altra parte della città!

Giuliana          Tempo per cosa?

Romeo           Ma come per cosa, Giuliana! Ma dove vivi, sulla luna? Oggi c’è la partitissima!              Fiorentina-Juventus!

Giuliana          E allora?

Romeo           Allora? No dico, mi prendi in giro? Guardandosi intorno Accidenti, ma ci sarà                  pure un bar qui vicino dove fanno            vedere la partita!

Giuliana          Vorresti dire che una partita di calcio è più importante del nostro amore?

Romeo           SI’! NO, ma che mi fai dire…voglio dire che per il nostro amore abbiamo tutta la                   vita, mentre questa partita è una cosa unica, irripetibile…è tutto l’anno che                               l’aspetto…nella vita esistono anche delle priorità!

Giuliana          Da te non me lo aspettavo!

Romeo           E io non mi aspettavo che tu mi portassi a passeggiare così lontano!                                             Almeno fossimo venuti in macchina…no! “A piedi! E’ più romantico…e poi così                        facciamo due passi”…due passi! Siamo a otto chilometri da casa!

Torquato       Senta, non per intromettermi…lei tifa per la Fiorentina?

Romeo           Si capisce! Guardi…Tira fuori da qualche parte un cappellino viola.

Giuliana          E quello dove l’avevi?

Romeo           Lo porto sempre con me. E’ un portafortuna.

Torquato       Bene! Allora perché non viene da me a vedere la partita? Abito in quel portone…

Romeo           Davvero posso?

Torquato       Certamente! E diamoci del tu!

Romeo           Grazie, accetto volentieri…mi presento…io mi chiamo Romeo, e lei…

Grazia             Giulietta!

Giuliana          No, no…Giuliana…

Grazia             Che peccato!

Torquato       Piacere. Io sono Torquato, e lei mia moglie Grazia…siamo sposati da                                           venticinque anni…

Giuliana          Venticinque anni? Che bello!

Torquato       Già. Che bello.

Grazia             E voi? Siete fidanzati?

Giuliana          Ancora no…

Grazia             Quant’è che state insieme?

Romeo           Da ieri sera alle sei. O forse erano le cinque e mezzo, non ricordo bene.

Grazia             Accidenti! Avrei giurato che fosse più tempo!

Romeo           Allora, Torquato, vogliamo andare?

Giuliana          Un momento…e io che faccio?

Grazia             Venga anche lei…anzi, vieni anche tu Giuliana…mentre loro guardano la                           partita noi ci facciamo un te e chiacchieriamo un po’. Forse ti potrò dare qualche                       consiglio sulla gestione di questi strani esseri che qualcuno si ostina ancora a                 definire “umani”.

Giuliana          Grazie dell’invito, signora Grazia, accetto volentieri.

Grazia             Vieni Giuliana, vieni…diamoci del tu anche noi due…e non ti preoccupare                         troppo…alle cinque tutto tornerà come prima! Almeno fino a domenica                             prossima…

                        I quattro si avviano, magari gli uomini sottobraccio che cantano l’inno della                             Fiorentina; l’inno ben presto si trasforma in un suono di campane a morto.

ESTATE IN NERO

Personaggi

                                                                                                                               

Adalgisa,                    vedova del defunto Ulisse;

Milena            ,                       sua Figlia;

Maria,                         sorella di Adalgisa;

Paride,                       fratello di Ulisse;

Elena,                         moglie di Paride;

Ettore                         sindaco del paese;

Clarabella,                 farmacista;

Don Dino                   Prete.

Arriva il mesto corteo di un funerale, col prete davanti a tutti; seguono la vedova a braccetto con la sorella, quindi il fratello e la sorella di Ulisse, poi il sindaco e la farmacista; Il corteo andrà dal fondo verso il pubblico. Sono le tre di pomeriggio di un afosissimo 11 agosto, tutti sudano come fontane, quindi fazzoletti per il sudore e ventagli; il corteo si ferma.

Sindaco          Affacciandosi dal corteo Perché ci siamo fermati?

Paride             Anche lui affacciandosi   Forza! Camminare! Procedere! Muoversi! Non ci si può                         fermare con questo caldo! Ma lo sapete che questa è l’estate più torrida dal                                millenovecentouno a oggi?

Elena              Su, Paride, calmati…

Milena                        Che succede mamma?

Adalgisa         Non lo so Milena, ora lo chiedo al reverendo…Don Dino, che succede?

Don Dino       E chi lo sa… il carro funebre si è fermato improvvisamente…vado a sentire… Il                 reverendo fa due passi in avanti, si affaccia dal palco e mima un colloquio con                               qualcuno.

Clarabella      Affacciandosi dal corteo Ma insomma ci si muove? Questa è una fornace! Vorrei                    sapere di chi è stata l’idea di fare il trasporto a quest’ora…non si poteva fare di                sera…che so, verso le sette?

Sindaco          No. Il becchino alle cinque in punto smette di lavorare e chiude a chiave il                                 cimitero.

Elena              Per una volta poteva fare gli straordinari!

Clarabella      Ettore, tu che sei sindaco dovevi provvedere.

Sindaco          Ho tentato. Gliel’ ho chiesto. Gli avrei pagate le ore in più di lavoro.  Non c’è stato                         niente da fare.

Paride             Figuriamoci! Lo sanno tutti che appena chiude il cimitero corre alla gelateria a                      dare una mano a sua moglie!

Elena              Non mi sento di dargli torto. Hanno tre bambine piccole, e con uno stipendio                   ormai non si va più da nessuna parte.

Sindaco          Ma gli avrei pagato gli straordinari!

Clarabella      Si vede che gli rende di più la gelateria.

Maria              Con questo caldo, poi…un bel gelato me lo farei volentieri anch’io.

Adalgisa         Laura! Stiamo seppellendo mio marito, fratello di tuo marito, e cioè tuo cognato!

Maria              E che c’entra, Adalgisa! Oggi è l’undici agosto, e sono sicura che se fosse vivo un                        bel gelato ora se lo gusterebbe anche il povero Ulisse! Don Dino torna al suo                                 posto.

Sindaco          Allora reverendo?

Don Dino       Stanno controllando. Ha detto l’autista che si è fermato il motore,                                                improvvisamente, e il carro funebre non va più ne’ avanti e ne’ indietro. Non               riescono a capire che cosa sia successo…forse si è ingrippato il motore.

Clarabella      Ora mancava solo questa. Speriamo che si sbrighino, perché devo tornare in                              farmacia.

Sindaco          Ma non c’è tuo marito Attilio?

Clarabella      Sì, ma non mi fido. Lo sai com’è Attilio, a volte gli prendono le sue solite crisi, e              chissà             cosa è capace di raccontare alla gente…devo tornare presto.

Maria              Stai tranquilla, Clarabella, chi vuoi che vada in farmacia a quest’ora?

Clarabella      Speriamo…

Adalgisa         Don Dino, cosa facciamo adesso?

Don Dino       Aspettiamo.

Maria              Qui sotto il sole? Almeno sediamoci sulle panchine!

Milena                        Ma non c’è l’ombra!

Adalgisa         …e poi non sta bene.

Clarabella      E’ vero, non sta bene…da quando ci si siede ai funerali?

Sindaco          Un po’ di rispetto per il povero Ulisse non guasterebbe…una persona di una                                 moralità così elevata…

Don Dino       Povero Ulisse…se lo doveva sentire…ultimamente era sempre in chiesa…non si                       confessava mai, ma era una persona così retta e perbene che la comunione gliela               facevo fare lo stesso…

Maria              Avviandosi verso la panchina di destra Insomma, voi fate come vi pare, io mi                             riposo un po’…si siede, ma fa subito un balzo in aria AHHH!!!! SCOTTA!

Elena              Piano, a Paride Ben gli sta a quella smorfiosa!

Maria              Avendo sentito Hai detto qualcosa?

Elena              Stai parlando con me, Maria?

Maria              Proprio con te, sì! Guarda che io ci sento benissimo!

Elena              Bon per te…

Paride            Insomma, voi due, smettetela! Siamo a un funerale!

                        Squilla un cellulare; tutti si guardano mentre Clarabella cerca affannosamente  il                telefono nella borsa.

Milena                        Ai funerali i cellulari dovrebbero essere spenti…non è vero Don Dino?

Don Dino       Beh, sì…effettivamente…è come essere in chiesa…

Clarabella      Scusate, ma ve l’ho detto, ho lasciato Attilio da solo in farmacia, e                                                quindi…Risponde, e tutti si mettono in cerchio ad ascoltare. Pronto? Mette la                         mano davanti al microfono Scusate, si potrebbe avere un po’ di privacy? Tutti              iniziano a guardare da un’altra parte con aria indifferente. Non ti sento…non c’è                       segnale…aspetta, lo cerco…comincia a girare col cellulare fino a che non è                                   costretta a salire sulla panchina di sinistra tutta protesa e con un braccio alzato,                        in posizione comica Ecco, dimmi…L’Aulin? Ma benedett’uomo, sono anni che è                sempre nel solito posto, sullo scaffale di sinistra, vicino alle scatole di                             Malox…non c’è? MA COME QUALE SINISTRA! C’E’ N’E’ UNA SOLA DI SINISTRA!                DIETRO LA TUA SPALLA SINISTRA, IN ALTO! CHE VUOL DIRE CHE SEI                                     MANCINO? COSA C’ENTRA IL FATTO CHE SEI MANCINO? MA COME FACCIO A                   NON URLARE SE NON CAPISCI NIENTE? Ecco…ha riattaccato…non lo dovevo                         lasciare da solo in farmacia…mi manderà sicuramente in rovina!

Milena                        I cellulari ai funerali li proibirei per legge…lei sindaco che ne pensa?

Sindaco          Ma naturalmente! Anzi, farò di più: al prossimo consiglio comunale presenterò                un' istanza per proibirli a tutti i funerali, in chiesa e nei cinema!

                        Squilla un cellulare; il sindaco si guarda intorno imbarazzato;

Adalgisa         Guardi, che il suono sembra provenire dalla tasca della sua giacca, signor                                    sindaco…

Sindaco          Dalla mia tasca? Impossibile!

Paride            Eppure viene proprio da lì…

Sindaco          Vi ho già detto che è impossibile.

Clarabella      Ma sì, Ettore, viene dalla tua tasca! E rispondi!

Sindaco          Mette una mano in tasca e tira fuori un cellulare E questo di chi è? Oh, è il mio!               Che sbadato! Lo devo aver dimenticato acceso…

Elena              E bravo il nostro sindaco! Predica bene e razzola male, eh?

Sindaco          Scusate ancora…Pronto? Non sento niente, ma chi è? Clarabella lo tira per la                   giacca e gli indica la panchina dov’era lei poco prima; Aspetti un attimo, per                                   favore…va sulla panchina e assume la posizione ridicola come Clarabella poco                      prima Ecco, sì sì, ora la sento…chi è? Ah, il becchino! Copre il microfono con una                     mano e dice agli altri E’ il becchino…come dice? Sono quasi le quattro? Lo so che                       sono quasi le quattro…sì, abbiamo avuto un contrattempo…il carro funebre si è                        guastato…ma certo che c’è la benzina! Dicono che si è ingrippato il                                      motore…Come dice? Per ricoprire la bara gli ci vuole almeno  mezz’ora e alle                  cinque chiude? E se non siamo arrivati dove lo mettiamo il morto? COME                           SAREBBE A DIRE CHE SONO AFFARI NOSTRI? NON POSSONO ESSERE AFFARI                        NOSTRI, E’ LEI IL BECCHINO! Dica…quali sono le soluzioni? Un po’ di silenzio,                 ascoltando MA LEI E’ MATTO! CI ASPETTI, VEDRA’ CHE ARRIVEREMO! E NON SI                      PROVI A CHIUDERE IL CIMITERO! COME DICE? TELEFONA AI SINDACATI?                          FACCIA UN PO’ COME LE PARE! Spegne il cellulare con rabbia.

Maria              Allora? Che ha detto?

Sindaco          Ha detto che alle cinque lui chiude, chi c’è c’è.

Elena              Chiude? E perché?

Sindaco          Gli si squaglia il gelato.

Paride            E se arriviamo dopo le cinque?

Sindaco          Ha detto che ci sono tre soluzioni.

Maria              Quali?

Sindaco          Di passare a prendere la chiave del cimitero alla gelateria e sotterrarlo noi.

Paride            Sotterrarlo noi?

Sindaco          Sì, basta metterlo dentro e ricoprirlo, tanto la buca è già fatta…

Adalgisa         O mamma mia mi sento male! Sviene; Milena e Paride la sorreggono

Milena                        MAMMA!

Clarabella      Fate largo…vediamo…è svenuta, povera Adalgisa...sarà sicuramente un colpo di                 sole.

Elena              Piano piano questo caldo ci ammazza tutti.

Don Dino       Io vado a vedere a che punto sono. Viene sul proscenio, si affaccia dal palco e                              finge un colloquio.

Clarabella      Dando degli schiaffetti a Adalgisa Forza, Adalgisa, forza…non è nulla…su, su…

Adalgisa         Riaprendo gli occhi Che è successo? Non ricordo nulla…ho la testa                                                confusa…perché siete tutti qui? Tutti in nero…che è successo? Ulisse? Dove sei             Ulisse?

Milena                        MAMMA!

Sindaco          Santo cielo!

Adalgisa         IL sindaco? Che ci fa il sindaco qui? Ma che è successo? ULISSE!

Don Dino       Tornando Ha detto l’autista che il guasto è grave…hanno telefonato al                                meccanico, ma fino alle sei non può venire a riparare il carro funebre…stanno                    cercando di fare qualcosa loro…

Adalgisa         CARRO FUNEBRE? CHE CARRO FUNEBRE? PERCHE’ IL CARRO FUNEBRE?

Don Dino       Ma per la cassa da morto di Ulisse, naturalmente!

Adalgisa         CASSA DA MORTO…DI ULISSE? IL MIO ULISSE?!? O MAMMA MIA! Sviene ancora

Maria              Santo cielo è svenuta un’altra volta! Però anche lei, Don Dino!

Don Dino       Perché, che ho detto?

Clarabella      Su, Adalgisa, su…riprenditi…in fondo non è successo nulla di irreparabile…

Elena              Nulla di irreparabile? Ma se è morto suo marito!

Clarabella      E’ solo un modo di dire…ecco, si sta riprendendo…

Paride            Meno male, è tornata in se’…

Adalgisa         Devo essere svenuta…l’hanno riparato il carro funebre?

Sindaco          Non ancora, pare che sia una cosa lunga…

Adalgisa         Quindi dovremmo passare dalla gelateria, prendere la chiave del cimitero e                              seppellire noi il mio Ulisse…

Milena                        Il becchino ha parlato di tre soluzioni…quali sono le altre due?

Sindaco          Ha detto di lasciare la cassa fuori del cancello, che poi domattina ci pensa lui a                 sistemarla sotto terra.

Adalgisa         La cassa fuori…oh mamma mia svengo! Sviene ancora

Milena                        MAMMA! ANCORA?

Clarabella      Adagiamola su una panchina…

Elena              Brava furba, così la facciamo alla griglia come il sedere di Maria!

Maria              Tu pensa al tuo, di sedere…

Clarabella      Milena, tu che sei giovane vai a prendere una bottiglia d’acqua al bar in paese!

Milena                        Subito. Esce dal fondo

Paride            E la terza soluzione?

Sindaco          Che la vedova se lo riporti a casa e che torni domattina.

Clarabella      Sentite, qualcuno mi regga la vedova svenuta…io devo tornare in farmacia,                               altrimenti chissà cosa mi combina Attilio. Nessuno la prende, quindi la posa a                    terra; le mette la borsetta sotto la testa.

Elena              Ma come! La farmacista se ne va?

Clarabella      Che cos’è codesto tono di voce? Perché non posso andarmene?

Elena              No, nulla…vada, vada…certo, proprio lei…

Clarabella      Proprio io…cosa? A cosa vuole alludere, signora Elena?

Elena              Lasciamo perdere, lasciamo perdere…tanto lo sanno tutti…

Clarabella      Eh no cara mi, ora mi dici chiaro e tondo quello che ti passa per la testa!

Sindaco          Afferrandola per un braccio Via, Clarabella…

Clarabella      ETTORE, LASCIAMI! FORZA VOI DUE, VI DECIDETE A PARLARE?

Elena              NON ALZARE LA VOCE CON ME FARMACISTA DEI MIEI STIVALI O TE NE DO’                  TANTE CHE QUANDO AVRO’ FINITO CON TE PER FASCIARTI NON TI                          BASTERA’ LE BENDE CHE HAI IN MAGAZZINO!

Clarabella      PARLAAA!!!!!

Elena              E VA BENE…TE LO VUOI SENTIR DIRE, VERO? TI VUOI SENTIR DIRE CHE IN             DUE ANNI AL POVERO MIO COGNATO ULISSE GLI HAI SUCCHIATO ANCHE IL                    MIDOLLO SPINALE? E CHE L’HAI RIDOTTO AL LUMICINO CON LE TUE                              CONTINUE RICHIESTE DI PRESTAZIONI SESSUALI?

Paride            Dai, Elena…un po’ di rispetto per il povero Ulisse…

Elena              ZITTO TU!

Don Dino       Maria Vergine…

Sindaco          Via, ora non mi pare il caso… la vedova potrebbe rinvenire da un momento                               all’altro…e la figliola potrebbe tornare in qualsiasi momento…

Elena              E allora? Pensate che Adalgisa sia stupida? Che non sappia cosa ha fatto                           questa donna al povero Ulisse? E poi lo sa tutto il paese che suo marito Attilio è              diventato scemo perché li ha sorpresi insieme nel retrobottega della farmacia!

Maria              Già…e che da quel momento ha cominciato a dire a tutti che sua moglie lo                               tradisce…e che dice a tutti i clienti: “Lo sapete chi è il più becco del paese? Eh?                Lo sapete? Io! E lo sapete perché? Eh? Per colpa di Ulisse! QUELLO DI TROIA!

Elena              E’ diventato proprio scemo!

Clarabella      ATTILIO NON E’ DIVENTATO SCEMO!

Maria              E’ vero, probabilmente lo è sempre stato…

Clarabella      MARIA! TACI! ALTRIMENTI MI COSTRINGI A DIRE CHE TI SEI SPUPAZZATO IL                   POVERO ULISSE PER BEN TRE ANNI, PRIMA CHE VENISSE A RIFUGIARSI TRA                      LE MIE BRACCIA! LA SORELLINA DI ADALGISA, CHE SI FACEVA IL COGNATO                        SENZA ALCUN RITEGNO! COSA CREDI, CHE NON MI ABBIA RACCONTATO DEI                VOSTRI INCONTRI?

Maria              BUGIARDA! CHI TE LO HA DETTO?

Clarabella      ULISSE! E COME L’HA DETTO A ME L’HA DETTO A TUTTO IL PAESE! E ANCHE                  AI PAESI VICINI! ORMAI LO SA TUTTA LA REGIONE!

Maria              NON E’ VERO! DITELE CHE NON E’ VERO! Guarda tutti, ma tutti guardano in               terra, imbarazzati.  

Maria              Il nostro era amore…

Elena              AMORE! SENTITELA, AMORE! La verità è che mio cognato Ulisse era uno che               faceva gola a parecchie donne perché aveva qualcosa in più degli altri uomini…

Sindaco          Davvero?

Paride            Davvero. Da giovane mio fratello lo chiamavano “la Trivella”.

Elena              Che famiglia, eh? A un fratello tutto e a un fratello nulla…

Paride            ELENA!

Don Dino       Oh Gesù! E io che gli davo la comunione senza confessarlo!

Clarabella      Io me ne vado. Non ho più voglia di sentire cattiverie.

Elena              Cattiverie? Ma quali cattiverie! Verità!

Sindaco          Su su Clarabella, cerchiamo di essere ragionevoli…

Paride            E lei sindaco abbia almeno il buon gusto di tacere! Consolatore di vedove                                   affrante!

Sindaco          SIGNOR PARIDE! COME SI PERMETTE?

Paride            Mi permetto e come…e non faccia tanto l’altezzoso con me…altrimenti quando                    rinviene mia cognata ci facciamo raccontare tutto da lei…

Sindaco          E che cosa dovrebbe raccontare? Sentiamo!

Paride            Per esempio dei vostri incontri nel parcheggio sopra il paese…vi hanno visti                            tutti, perfino lo spazzino!

Sindaco          Che c’entra! Voleva parlare con me…

Elena              E voi ricevete le persone alle due di notte in macchina tre volte la settimana? Ma                      non sarebbe più comodo in Comune?

Sindaco          Erano questioni private.

Elena              Ah, su questo non c’è dubbio…

Don Dino       Oh Madonnina vergine! Che paese di depravati!

Clarabella      Piano con le parole, Don Dino, piano…piuttosto dica alla sua perpetua di andare              a comprare le sue pilloline blu in un’altra farmacia…in paese potrebbe destare                   qualche sospetto…

Don Dino       Pilloline blu? Che pilloline blu? Io non ne so niente…saranno per la sua                             pressione…

Elena              Già, per la pressione…

Paride            Per la pressione di cosa?

Don Dino       Ehm…Io vado a sentire se ci fosse qualche novità… Si affaccia ancora dal palco

Adalgisa         Rinvenendo O mamma mia…scusate, deve essere stato il caldo…

Elena              Tranquilla, Adalgisa, tranquilla… su, su, cerca di ripigliarti…

Adalgisa         E Milena dov’è?

Maria              E’ andata a prendere un po’ d’acqua…

Milena                        Rientrando dal fondo con una bottiglia d’acqua Eccomi qua…come stai, mamma?

Clarabella      Aprendo la bottiglia e porgendola ad Adalgisa Forza…un po’                                                     d’acqua…piano…così…

Don Dino       Tornando Hanno riparato il guasto! Non si era ingrippato il motore…non ho ben                       capito cosa fosse successo…forse era finita davvero la benzina. Comunque il                          carro funebre è già in moto, possiamo andare! Come sta signora Adalgisa?

Adalgisa         Meglio, Don Dino, meglio…si alza mamma mia! Ma quanto sono stata svenuta?

Paride            Il tempo necessario.

Adalgisa         Necessario? Necessario a cosa?

Maria              Vieni, sorellina, vieni…accompagnamo Ulisse nel suo ultimo viaggio…

Adalgisa         Se lo merita, povero Ulisse…così buono, così fedele…un uomo di pastafrolla…

Elena              …che però in alcune circostanze particolari sapeva essere anche duro…

Clarabella      Eh sì. Proprio duro…

Don Dino       …tutto casa e chiesa…

Adalgisa         Era davvero un santo!

Maria              Di uomini così ne dovrebbe nascere uno al mese…

Clarabella      O anche uno alla settimana…

Sindaco          Forza, muoviamoci prima che ci chiuda il cimitero…

Don Dino       Il carro funebre è già partito…andiamo…ricomponiamo questo triste corteo…                       preghiamo. Escono tutti da sinistra borbottando delle indistinte preghiere,                         sventolandosi e asciugandosi il sudore con i fazzoletti, mentre ricomincia il mesto                    suono delle campane, che pian pian diventa la musica di chiusura del primo atto.

FINE PRIMO ATTO

                                   

SECONDO ATTO

AUTUNNO ROSSO

Personaggi

Natascia                     badante russa;

Giosuè                                    vecchio della badante Natascia;

Galina                         badante russa;

Libero                                    vecchio della badante Galina;

Nikita                          uomo con impermeabile.

In questo dovrebbe essere cambiato un elemento scenografico per il cambio stagione; per esempio un acero che prima era verde ora ha le foglie rosse, etc, secondo le richieste del regista. La musica per  l’apertura del sipario dovrà richiamare la Russia. Da destra entrano Natascia e Galina; sono due donne corpose, vestite come badanti russe, con il foulard in testa; sono veramente poco attraenti, hanno un sacchetto in una mano con la spesa, e con l’altra mano tengono sottobraccio Giosuè e Libero i quali hanno cappello e bastone; le due badanti hanno un forte accento che tradisce la loro origine russa.

Natascia                     Senti Galina, fermiamo un momento a riposare sulla panca.

Galina                         Va bene…Libero, io mettere te su quella panca con Giosuè, va bene?

Libero                                    Fai un po’ come ti pare…tanto lo fai sempre come ti pare…

Natascia                     Vieni Giosuè, vieni…seduto…bravo, così…gli scivola il braccio, e Giosuè                               picchia il sedere violentemente.

Giosuè                                   AHI! MAREMMA MAIALA, MA CHE CI STAI UN PO’ ATTENTA? MI HAI                           FINITO DI ROMPE’ LE COSTOLE! TANTO CHE VUOI, STO BENE! SON                                             PIENO DI DOLORI CHE SEMBRA M’ABBINO FRUSTATO!

Libero                                    Ovvia Giosuè, falla un po’ finita! Come sei uggioso!

Giosuè                                   UGGIOSO? STAI ATTENTO A COME PARLI, VECCHIACCIO DELLA                                             MALORA!

Libero                                    O Natascia, ma che l’ha presa la pasticca stamani?

Natascia                     Da. Io data subito dopo colazione.

Galina                         Anteriosky polatosky da ra craica…

Natascia                     Galina! Tu parla italiano, dobbiamo imparare lingua.

Galina                         Da.

Natascia                     No “Da”…Sì!

Galina                         Sì.

Natascia                     Brava.

Galina                         Volevo dire…voi state boni boni su questa panca…io e Natascia andiamo                            su quella panca là. Tra poco noi riprendere voi e andare a casa.

Giosuè                                   O Natascia! O che mi lasci con questo vecchio qui?

Libero                                    Vecchio un accidente! Ho due anni meno di te, brutta bestiaccia!

Giosuè                                   Sì, ma ne dimostri cinquanta di più!

Galina                         Voi stare buoni, adesso, e fare come due buoni amici…

Giosuè                                   Amici? Non siamo mai stati amici! Se ora siamo insieme è perché voi due                            Badanti  siete tutte e due russe! Figurati! Io e lui non ci si poteva vedè                             neanche da giovani! E ora ci costringete a sopportarci!

Natalia                       Va bene, va bene…però state bravi, da? Le badanti vanno sulla panchina                                   di fronte, mentre i due vecchi si stringono nelle spalle e si girano uno a                                             destra e uno a sinistra.

Galina                         Tu credi davvero che questo serva a noi?

Natascia                     Cosa serve a noi?

Galina                         Parla italiano.

Natascia                     Da. Sì… questo serve, perché vecchi italiani rincoglio vogliono parlare con                                   badante russa. E russo loro non sapere…ma se noi sapere loro lingua                                          tutto facile.

Galina                         Io capito quasi tutto…Cosa volere dire “rincoglio?”

Natascia                     Io non so. Essere parola che io sentita da nipote di mio vecchio.                                             Forse volere dire nonno.

Galina                         Natascia, tu ricorda quando era in grande patria?

Natascia                     Tutte notti io sogno…tutte notti…mi manca Russia...

Galina                         E quale essere cosa che mancare di più?

Natascia                     Tutto. Mancare tutto.

Galina                         Ma tolto neve e freddo noi non avere altro in Russia!

Natascia                     Questo non preciso. Noi avere una cosa che da quando venute Italia non                              avere più vista.

Galina                         E cosa essere questa cosa?

Natascia                     Io paura che qualcuno sente.

Galina                         Tu dire in russo!

Natascia                     Niet. Questo paese essere pieno di spie russe che manda Putin. Forse                                      anche Giosuè e Libero spie russe. Tu venire qui vicino con orecchio.

Galina                         Si avvicina, e Natascia le parla brevemente in un orecchio Ah, quello!

Natascia                     Da. In Russia io avere mio Ivan…ma qui Italia…

Galina                         Da. E io in Russia avere mio Andrey…

Natascia                     Eppure Italia essere conosciuta per grandi…come si dice…

Galina                         Casanovi!

Natascia                     Ecco, brava, Casanovi…ma da quando essere qui non trovato nemmeno                            uno. E te Galina?

Galina                         Niet, niet… non avvicina nessuno uomo a me.

Natascia                     Eppure io pare essere bella…

Galina                         Anche a me pare…ma sono tre anni che non ballare nel letto…

Natascia                     In Russia qualche volta io ballato anche in cucina…

Galina                         Io nella stalla…

Natascia                     Io sotto alberi a primavera…

Galina                         Io d’inverno, vicino cascata gelata…

Natascia                     Vicino cascata di inverno? Ma sono trenta gradi sotto lo zero! Voi come                                 faceva con il freddo rigido?

Galina                         Freddo tanto rigido…ma anche Andrey tanto rigido…essere stato bello                             bello…non finire mai…

Natascia                     Delle volte io vestire con stivali neri…e picchiare Ivan con frustino per                          somari…e dopo fare cose allegre e fare ballare letto…

Galina                         Anch’io tante volte vestita con solo colbacco, e Andrey cavalcare,                                          cavalcare…ricordo che metteva giubbotto di pelle nero…

Natascia                     Tutte notti io sognare grande Steppa con tanta neve…poi arrivare Ivan, a                                cavallo, tutto nudo…

Galina                         Il cavallo?

Natascia                     Niet, niet…Ivan!

Galina                         E allora tu cosa fare?

Natascia                     Dentro il sogno?

Galina                         Da.

Natascia                     Tu dammi orecchio Galina si avvicina, ma stavolta la cosa è lunga.

Galina                         Ridendo Da! Da! Io capito…e quando tu svegliare?

Natascia                     Cambiare pannolone a Giosuè.

Giosuè                                   Maremma maiala Libero, ma che ci stai un po’ fermo! La panchina balla                             tutta! Che t’è venuto il Parkinson?

Libero                                    Il Parkinson? Io? Ma sentitelo! E’ di fuori come un terrazzo, e poi il                                           Parkinson l’ho io! Ma fammi il piacere! O GALINA, MA QUANDO SI VA A                           CASA?

Galina                         Tu riposa un po’, Libero, tra poco andare.

Giosuè                                   Certo t’hanno data una badante che ha il nome di un pollo…Gallina! Piro                          piro piro…ti fa anche l’ovo?

Libero                                    Ma che Gallina! Galina, con una elle sola! Già, ma perchè parlo con te che                              sei ignorante come una capra? Ti bocciarono anche alle serali quando                                volevi prendè la quinta elementare!

Giosuè                                   Almeno io l’ho fatta la scuola serale! Te non hai fatta neanche quella! Hai                                     ripetuto tre volte la seconda…ti mandarono via perché volevi sposà la                             bidella!

Libero                                    Ma che racconti? Non è vero!

Giosuè                                   Maremma maiala se è vero! Mi ricordo tutto come se fosse ieri…

Libero                                    E di quando mi rubasti il panino che ti presi a calci te ne ricordi?

Giosuè                                   No. Non me ne ricordo. Però mi ricordo benissimo quella volta che si                                        giocava a bocce e siccome mi volevi rubà il punto te ne tirai una nella                          testa.

Libero                                    Ah sì? Ora non mi ricordo io.

Giosuè                                   No? Scommetto che se ti levi il cappello c’hai sempre il bernoccolo…

Libero                                    Ma che bernoccolo! Te l’hai nel cervello il bernoccolo! E se non ce l’hai te                             lo faccio venire io! Gli da’ una bastonata sul cappello

Giosuè                                   AHI! MAREMMA MAIALA, MA CHE SEI SCEMO? OHIMMENA CHE BOTTA!

Libero                                    Ma smettila! Ti ho appena toccato!

Giosuè                                   AH SI’? ORA TI SISTEMO PER LE FESTE! Alza il bastone e combattono a                               mo’ di scherma.

Natascia                     BASTA VOI DUE! STARE BUONI! TRA POCO ANDARE VIA. Giosuè e Libero                                  con un grugnito si girano uno a destra e uno a sinistra; arriva l’uomo con                           l’impermeabile; guarda prima la panchina con i vecchi, poi quella delle                                badanti; si passa la lingua sulle labbra, soddisfatto, e va davanti a loro                                              (Spalle al pubblico); apre l’impermeabile e lo richiude subito, e sta per                                          fuggire.

Natascia                     FERMO! L’uomo si ferma, sorpreso Noi non avere neanche avuto tempo di                                 guardare…tu riapre l’impermeabilo. L’uomo si guarda intorno, e poi                                               riapre l’impermeabile, restando fermo.

Galina                         Tu vedere quello che anche io vede, Natascia?

Natascia                     Vedere, vedere…ma lui non sembrare granchè…

Galina                         Perché così piccolo?

Natascia                     Io non so…forse freddo…

Galina                         Ma essere a ottobre…no freddo…

Natascia                     Poverino…

Galina                         Niet. Lui non essere Andrey…

Natascia                     Da. Nemmeno Ivan… L’uomo chiude l’impermeabile Niet, niet, tu riaprire,                            noi non avere ancora finito di vedere. L’uomo sorpreso è titubante, riapre                                     ma timidamente.

Galina                         Tu aprire tutto tuo impermeabilo!            L’uomo spalanca ancora                                                           l’impermeabile.

Natascia                     Tu non muovere! Natascia gli fa una foto col cellulare.

Galina                         Perché tu fatta foto?

Natascia                     Perché ora lui fregato!

Galina                         Fregato?

Natascia                     Sì, vuol dire che lui ora non scappa più!

Galina                         Perché, noi tenere lui?

Natascia                     Galina, questo essere l’unico da tre anni…Quindi andare bene anche se                                  piccolo. L’uomo sorpreso chiude l’impermeabile e sta per andarsene TU                                FERMO! Vedere là dietro albero poliziotto? Indica un punto, magari tra il                         pubblico, e l’uomo dopo aver guardato nella stessa direzione annuisce Tu                                    vuoi che io urli forte e denunci tu per avere fatto vedere tuo…                                                      fringuellino? Tu vuoi che io faccia vedere fotografia? L’uomo fa segno di                                    no con la testa E allora siedi qui, tra me e Galina. L’uomo siede e le guarda                               terrorizzato.

Galina                         Natascia, che volere fare con uomo con impermeabilo?

Natascia                     Tu vienire qui e dammi tuo orecchio…Galina si avvicina e lei le parla in                              un orecchio.

Galina                         Ah! Galina finalmente capito! Ora noi dire a lui?

Natascia                     Da.

Galina                         E se lui non volere?

Natascia                     Io chiama poliziotto.

Giosuè                                   O NATASCIA, MAREMMA MAIALA, MA OGGI NON SI VA A CASA A                                                MANGIARE?

Natascia                     Pazienza, Giosuè… tra poco noi andare…

Libero                                    Galina, chi è quell’uomo con l’impermeabile?

Galina                         Tu non preoccupa, Libero…tra poco andiamo.

Giosuè                                   NATASCIA, IO HO FAME!

Natascia                     Va bene, va bene…

Libero                                    Certo Giosuè che un po’ di pazienza non ti farebbe male…

Giosuè                                   Pazienza? O che pazienza devo avere? Ho ottantatre anni, e pazienza non                                    ne ho più! E ho fame! Maremma maiala!

Libero                                    Ma come mai in vecchiaia sei diventato così acido? Da giovane non eri                          mica così!

Giosuè                                    E che ne sai te? Non siamo mai stati amici, noi due! Cosa ne vuoi sapere di                                com’ero?

Libero                                    Lo so, lo so…ci s’aveva degli amici comuni, noi due…e anche qualche                                              amica.

Giosuè                                   Guarda Libero, io t’avverto. Se tiri ancora fuori la storia della Vanna                                       ti prendo a bastonate, e te ne do’ tante che ti rintrono il cervello!

Libero                                    Non ti è ancora passata, eh? Eppure è successo sessant’anni fa…

Giosuè                                   Stai attento Libero…

Libero                                    O Giusuè! Non è mica colpa mia se la Vanna la dava via come se fosse                                         stata una fetta di mortadella! La dava a tutti!

Giosuè                                   A tutti? Ma che tutti! Io ti c’ho trovato te con lei!

Libero                                    Fu un caso…il giorno dopo magari ci trovavi Mario, e quello dopo ancora                         Antonio…

Giosuè                                   BUGIARDO!

Libero                                    Ah, sono bugiardo, eh? E allora perché la chiamavano “La Vanna tutta                                  panna sempre col colpo in canna?”

Giosuè                                   Me lo sono chiesto anch’io. Perché?

Libero                                    Perché era sempre pronta!

Giosuè                                   Pronta? Pronta a fare cosa?

Libero                                    Ad alzare le sottane!

Giosuè                                   BUGIARDO! LEI MI AMAVA!

Libero                                    Sì, e intanto ti metteva le corna…

Giosuè                                   BUGIARDO! SEI SOLO UN VECCHIACCIO BUGIARDO E INVIDIOSO!

Libero                                    Ma lo sai Giosuè che sei veramente scemo? Speriamo che in vecchiaia io                            non diventi come te…

Giosuè                                   In vecchiaia? TE SEI DI GIÀ VECCHIO!

Libero                                    Ho due anni meno…

Giosuè                                   INSOMMA, MAREMMA MAIALA, LA VANNA NON ERA UNA FACILE!

Libero                                    E invece  la Vanna era esattamente come l’imprecazione che dici sempre                             te!

Giosuè                                   Maremma?

Libero                                    No, Maiala!

Giosuè                                   Ma falla finita!

Libero                        La verità ti brucia, eh?

Giosuè                                   Mai quanto ti brucerà la testa dopo che ti avrò preso a legnate! Alzano il                           bastone a mo’ di scherma, come precedentemente.

Natascia                     GIOSUE’! LIBERO! VOI SMETTERE SUBITO! Giosuè e Libero                                                            con un grugnito si girano uno a destra e uno a sinistra.

Galina                         Allora, avere capito tutto? L’uomo annuisce.

Natascia                     E tu stare attento, perché io avere foto con tuo fringuellino fuori…

                                   l’uomo annuisce ancora

Galina                         Ora puoi dire noi come chiamare. L’uomo allarga le braccia.

Natascia                     Tu non sapere quale essere tuo nome? L’uomo fa capire di essere muto.

Galina                         Ah, tu non potere parlare! Come si dice…

Natascia                     Muto!

Galina                         Da, da, muto!

Natascia                     Questa essere fortuna per noi. Così se lui gridare non sentire nessuno. Galina                               Allora portare a casa di Giosuè?

Natascia                     Da, gli dirò che essere mio cugino venuto da Russia per vedere me. La                                   casa essere grande, e non venire mai nessuno. Io portare lui in soffitto.

                                   Quando noi avere momento libero andare da lui e fare festa…da qualche                             parte io avere ancora valigio con frustino, stivali e catene…

Galina                         Io portare Libero a vedere Giosuè anche tutti i giorni…

Natascia                     Noi chiamare lui Nikita.

Galina                         Bello nome. Mio nonno si chiama Nikita.

Natascia                     Allora avere capito vero? Tu ora venire con noi, e fare tutto quello che                             noi chiedere… l’uomo annuisce.

Libero                                    GALINA! Allora si va?

Giosuè                                   MAREMMA MAIALA NATASCIA, MI SCAPPA LA PIPI’!

Natascia                     E tu falla, tanto avere pannolone… Si alzano e vanno dai vecchi Andiamo,                               si va a mangiare…Giosuè, questo essere Nikita, mio cugino venuto da                                             lontana Russia per vedere me.

Giosuè                                   Per vedere te? Se restava in Russia ci guadagnava!

Libero                                    Ridendo Bravo Giosuè! Ho come l’impressione che piano piano si possa                                   diventare amici…

Giosuè                                   Amico di una zucca vuota come te? Scordatelo!

Galina                         Avere ragione Libero…da domani io portare tutti i giorni a trovare                                              Giosuè…così voi diventare grossi amici.

Giosuè                                   TUTTI I GIORNI? MAREMMA MAIALA!

Natascia                     Cugino Nikita deve raccontare noi tante cose…

Libero                                    Visto? Finisce che diventiamo amici per davvero!

Giosuè                                   E allora sai che fo ora? Cambio imprecazione! MAREMMA TROIKA!                                               Escono tutti dalla parte opposta da dove sono entrati, sempre con la                                               musica russa, che piano piano lascerà il posto ad una melodia festosa di                             Natale.

L’ULTIMO INVERNO

 Marisa                       Nonna, 65-80 anni;

Anna                          Amica di Marisa;

Michele                      Bel giovane, sui 30;

Chiara                        Nipote di Marisa, 20 anni.

Ventitrè dicembre, antivigilia di Natale; freddo; sarebbe bello ci fosse qualcosa che ricorda il Natale; la trasformazione delle scene può essere fatta a piacere; Michele è già seduto sulla panchina, completamente vestito di bianco, e sta leggendo un giornale.  Marisa entra da destra seguita da Anna; ambedue hanno una borsa di quelle che si usano per mettere i regali dentro. Ad un tratto Marisa posa la borsa e si porta una mano al petto.

Anna                          Marisa! Ancora?

Marisa                                   Stai tranquilla, Anna, ora mi passa…

Anna                          Questa storia non mi piace. E’ la seconda volta oggi che ti prende questo                                  strano dolore.

Marisa                                   Ma sì, sono dolori intercostali…mi è successo diverse volte…fa un male                             tremendo, ma passa quasi subito…mi siedo un attimo…Si siede sulla                                                stessa panchina dove è Michele, e respira profondamente.

Anna                          Vuoi che vada ad un bar a prenderti qualcosa?

Marisa                                   No, no, lascia stare…questione di pochi minuti…piuttosto tu non avevi                               fretta?

Anna                          Sì, c’è la parrucchiera che mi sta aspettando…ma non mi sento di lasciarti                               qui da sola…

Marisa                                   Ma dai! Mi basta riposarmi dieci minuti…vai pure, ci vediamo stasera alla                                   parrocchia per la tombola di Natale….e poi non sono mica sola!

Anna                          Ah già, dimenticavo il tuo angelo custode…che non ti abbandona mai….

Marisa                                   Appunto…non mi abbandona mai.

Anna                          Va be’, senti io vado…stai un po’ meglio?

Marisa                                   Ma certo…mi sembra che stia passando…vai pure tranquilla.

Anna                          Allora ciao, a stasera… Si allontana ed esce da sinistra; Marisa riprende                                fiato, ma un dolore un po’ più forte la costringe a portare le mani al petto                            ed emettere un gemito.

Michele                      Ripiegando il giornale Tutto bene, Marisa?

Marisa                                   Sì sì, ora mi passa…ma lei…lei come sa il mio nome?

Michele                      Potrei dire che ho sentito la sua amica Anna che la chiamava per nome,                                    per esempio…

Marisa                                   Come sarebbe a dire? L’ha sentita o non l’ha sentita?

Michele                      Ma certo!

Marisa                                   Ah ecco…mi scusi la domanda, ma non ha freddo con quel vestito leggero                                     addosso, senza nemmeno un cappotto?

Michele                      Freddo? Ah, no no, io non ho mai freddo.

Marisa                                   Beato lei! Chissà quanto risparmierà di riscaldamento!

Michele                      Non saprei. Non ho mai avuto il riscaldamento.

Marisa                                   Davvero? E vive in una casa fredda?

Michele                      No. La casa è caldissima…è autosufficente, si scalda da sola.

Marisa                                   Ah, ora ho capito! Lei deve vivere in una di quelle case moderne che non                                hanno bisogno di niente…quelle che si scaldano con il sole…e d’estate                             sono fresche perché hanno mura particolari…

Michele                      Una cosa del genere.

Marisa                                   Beato lei! Sarebbe piaciuto anche a mia figlia, ma ci vogliono un sacco di                                   soldi…abitiamo nelle case popolari…sa quel condominio con quei tre                                           palazzi verdi qua dietro il parco? La nostra casa è nel secondo                                                       casone, al primo piano…e meno male che siamo al primo piano,                                      perché non ci sono gli ascensori…Toccandosi il petto Credo che il dolore                                    mi stia passando…altri cinque minuti e poi vado….mi dica la verità, le sto                          facendo perdere tempo?

Michele                      Stia tranquilla. Se c’è una cosa che non mi manca è il tempo.

Marisa                                   Beato lei! A me non basta mai!

Michele                      Già. Dunque mi stava dicendo che sua figlia la sta aspettando?

Marisa                                   Certo…anzi, sono un po’ in ritardo…è tanto ansiosa, poverina! Si figuri                            che l’ultima volta che tardai mandò mia nipote Chiara a cercarmi.

Michele                      Sua nipote?

Marisa                                   Sì. La luce dei miei occhi. Oggi però mi ha fatto arrabbiare…si figuri che                             quando le ho chiesto cosa voleva per Natale mi ha chiesto un paio di                                         scarpe che avevamo visto insieme…mamma mia, costavano                                                 duecentotrenta euro…le ho detto che era troppo, e lei mi ha messo il                                       muso…allora le ho comperato un paio di scarpe simili a quelle che voleva,                                    e con ottanta euro me la sono cavata…più di così non potevo davvero                                spendere…speriamo che sia contenta…

Michele                      Eh, i giovani…

Marisa                                   Ma anche lei è giovane! Sa, mia nipote sta facendo l’università, e tra un                                    paio d’anni sarà dottoressa…ma non dottoressa di quelle dell’ospedale…                                 ormai si chiamano tutte così…lei sta studiando legge.

Michele                      Ah, bene, un altro avvocato…

Marisa                                   Eh sì, ce ne sono parecchi, lo dice anche mio genero…non è facile trovare                                 lavoro dopo la laurea. Però mio genero ha un fratello che lavora in                                              tribunale, e conosce un sacco di gente…chissà che con una spintarella…

Michele                      Già, oggi senza le spintarelle non si conclude nulla.

Marisa                                   Ma anche prima, sa? Anche quando ero giovane io se non avevi una                                              tessera di un partito o se non conoscevi nessuno non valevi niente. E                                       creda, sono passati tanti anni…questa cosa è sempre esistita, da che                                               mondo è mondo…

Michele                      Indicando la borsa di Marisa E’ andata ad acquistare i regali di Natale?

Marisa                                   Accidenti, sembra che lei sappia proprio tutto! Come ha fatto?

Michele                      Quella è una borsa dei grandi magazzini.

Marisa                                   Ah, ecco come ha fatto! Ma lo sa che è davvero un attento osservatore? Sì,                              sono i             regali per mia figlia, mio genero e mia nipote Chiara. Tra due                                            giorni è Natale, e da noi i regali sono una tradizione. Oh, intendiamoci,                           niente di costoso…io se posso preferisco cose utili…sa, io mi ritengo                                        fortunata. Ho            la pensione di reversibilità di mio marito, che è morto tre                              anni fa, e poi ho la mia…insomma, a mille euro ci arrivo…la mia amica                                    Anna, quella che era con me poco fa, non arriva a seicento euro e vive da                                sola…a volte mi chiedo come faccia ad andare avanti.

Michele                      Come si chiamava suo marito?

Marisa                                   Carlo. Si chiamava Carlo. Era un uomo meraviglioso. Buono,                                                          generoso…Ormai eravamo diventati una cosa sola…capirà, dopo                                              cinquant’anni di matrimonio…e un giorno d’inverno se n’è andato…

                                   Ma perché le racconto tutte queste cose?

Michele                      Non lo so, ma se vuole può continuare a raccontarmele.

Marisa                                   No, no, mi dica di lei…chi è? Cosa fa?

Michele                      Mi chiamo Michele.

Marisa                                   Michele? Che bel nome! E cosa fa nella vita?

 Michele                     Sono un angelo custode.

Marisa                                   Ridendo Ecco, lo sapevo. Lei mi prende in giro perché mi ha sentito                                                parlare con Anna…ma io ci credo davvero, sa?

Michele                      Lo so.

Marisa                                   A volte me lo sento vicino, specialmente quando c’è qualcosa che non                             va...sapesse quante volte mi ha aiutato! Oh, intendiamoci, non dico che sia                               qui in carne e ossa…ma avverto come una presenza, quasi un                                                        respiro…magari è solo nella mia testa…ma voglio credere che ci sia, e che                                   sia davvero il mio angelo custode.

Michele                      Lo è sicuramente.

Marisa                                   Vedo che continua a prendermi in giro. Alzandosi Via, ora devo andare, si                          è fatto tardi…si alza.

Michele                      Siediti, Marisa.

Marisa                                   Ascolti signor Michele, uno scherzo è bello quando dura poco.                                                    Arrivederci. Le prende un dolore fortissimo al petto, che la costringe a                                            sedersi. O mamma mia! Questo era forte davvero…

Michele                      Lo so. Non sono dolori intercostali, è il cuore.

Marisa                                   Adesso ho capito! Lei è un medico! O santo cielo, che dolore!

Michele                      Stavolta non passerà Marisa.

Marisa                                   E’ davvero un medico?

Michele                      No Marisa, non sono un medico. E ora mi devi ascoltare attentamente. Ti                               devo dire una cosa che non ti piacerà, ma non ci possiamo far nulla ne’ io                                    ne’ tu.

Marisa                                   Ma perché questa confidenza? Non siamo mica parenti! Per favore,                                     chiami una ambulanza…sto male….

Michele                      Sarebbe inutile. Ascolta Marisa. Io sono davvero il tuo angelo custode. Io                            sono colui che ti è stato accanto durante tutti gli anni della tua vita                                               terrena. Io c’ero quando sei nata di sette mesi, c’ero quando frequentavi                           la scuola; ero lì con te quando ti innamorasti di Carlo, e non ti ho lasciato                               un secondo nemmeno quando mettesti al mondo tua figlia Cristina; ho                              pianto di gioia insieme a te quando nacque tua nipote Chiara, ed insieme                                    a te ho pianto di dolore quando Carlo ti ha lasciato da sola.            

Marisa                                   Pausa, con una mano sul petto Come fate…come fai a sapere tutte queste                          cose?

Michele                      Te l’ho detto, c’ero. E c’ero anche poco fa quando hai comprato il cellulare                                   nuovo a tua figlia Cristina, una sciarpa e il cappello a tuo genero e le                                            scarpe a tua nipote. E hai comprato anche la carta argentata e del nastro                         rosso perché             vorresti fare come tutti gli anni, e cioè confezionare i                                       pacchetti da sola…vero?

Marisa                                   O mamma mia! Ma che mi sta succedendo? Questo dolore che non ne                                       vuol sapere di andarsene…e poi lei che mi dice tutte queste cose…

Michele                      Marisa,  ascoltami bene: tra poco finirà la tua vita terrena. Non devi                                           temere, verrai via con me, e potrai lasciare qui questo corpo pieno di                                            malanni, che non serve più a nessuno. Ti condurrò in un posto bellissimo,                             al di là di ogni immaginazione e di ogni logica terrena.

Marisa                                   Ma…ma davvero mi sta accadendo tutto questo?

Michele                      Sì. Ormai manca poco.

Marisa                                   Ma non posso! Non posso andarmene così, senza aver salutato la mia                                     famiglia…senza averli abbracciati un’ultima volta…

Michele                      Ti capisco, ma non posso farci niente. Durante la vita posso aiutarti in                              tutto, ma non in questo. Non è più una cosa di mia competenza…dopo che                               ti avrò accompagnato nel tuo ultimo viaggio tornerò qui, e comincerò una                              nuova avventura insieme ad una nuova anima.

Marisa                                   No, no! Non posso andarmene senza aver fatta pace con mia                                                         nipote…quando sono uscita di casa non mi ha nemmeno salutato…

Michele                      Ti restano solo dieci minuti, ma forse qualcosa posso fare…

Marisa                                   Posso tornare a casa?

Michele                      Impossibile, non faresti nemmeno tre passi. Ma ormai si è fatto tardi e                           Chiara ti sta cercando. Tra un minuto arriverà qui. Mi raccomando, non ti                          alzare… parlaci, salutala, e poi allontanala con una scusa. Quando                                       tornerà qui tu sarai già con me.

Marisa                                   Una scusa? Che scusa?

Michele                      Vedrai, qualcosa inventerai…

Marisa                                   Va bene…tu rimarrai qui?

Michele                      Certo! Non ti ho mai lasciato un attimo sola, vuoi che vada via proprio nel                                 momento più importante della tua vita? Mi metterò la’, su quella                                              panchina, insieme a Gabriele.

Marisa                                   E chi è Gabriele?

Michele                      L’angelo custode di Chiara, ma tu non potrai vederlo… Michele si alza e                                va alla panchina; appena si è seduto entra Chiara, da sinistra; si guarda                                  intorno e vede sua nonna.

Chiara                        NONNA! Si precipita verso di lei.

Marisa                                   Ciao Chiara…

Chiara                        Nonna, ma che è successo? Ci fai stare sempre in pensiero!

Marisa                                   Niente, niente…solo un po’ di stanchezza…mi sto riposando un attimo,                                   ma sarei tornata tra poco…ti ha mandato la mamma?

Chiara                        No, la mamma non lo sa che stai tardando… è da Ave…stanno facendo un                             dolce natalizio insieme.

Marisa                                   Dalla Ave? Povero dolce!

Chiara                        Ridendo Ma dai, nonna, non è poi così male la Ave in cucina!

Marisa                                   Ti ricordi quella torta alle mele? Era immangiabile! E che ci vuole a fare                            una torta di mele? A proposito, ti sei segnata le mie ricette? Non voglio                           che vadano perse.

Chiara                        E perché dovrebbero andare perse?

Marisa                                   Non si sa mai…ce l’hai ancora con me?

Chiara                        Con te? Ah, parli di quando sei uscita…ma figurati! Anzi, scusami, ero un                                po’ nervosa…sai, dopo le feste ho quell’esame, e sono sotto                                                 pressione…non faccio altro che studiare, studiare…

Marisa                                   Lo so.

Chiara                        Ci pensi nonna? Tra due anni tua nipote sarà avvocato!

Marisa                                   Gia…Chiara, mi faresti un favore?

Chiara                        Certo, dimmi…

Marisa                                   Mi abbracceresti forte?

Chiara                        Ma certo nonna! La abbraccia. Che c’è nonna? Vuoi dirmi qualcosa?

Marisa                                   No, no…anzi, sì…voglio che tu apra la scatola con le scarpe che ti ho                                           comprato per Natale, e che tu le provi…se non vanno bene o non ti                                               piacciono puoi andare subito a cambiarle, i magazzini sono qui a due                                     passi.           

Chiara                        Non preoccuparti, nonna, andranno benissimo…

Marisa                                   No, no, insisto…ecco la scatola, guarda se vanno bene.

Chiara                        E va bene. Prende la scatola e la apre, e tira fuori le scarpe NONNA! ma                          sono quelle che volevo! Ma come hai fatto? Costano una fortuna!

Marisa                                   Santo cielo Ma queste non sono…guarda verso Michele, che le fa cenno di                           tacere e le strizza l’occhio sorridendo.

Chiara                        Grazie nonna, grazie! Sei la nonna più meravigliosa del mondo!                                             L’abbraccia di nuovo Via, adesso alzati e vieni a casa con me…

Marisa                                   No, Chiara, facciamo così…portami a casa la borsa che per me è troppo                                   pesante…io ti raggiungerò tra cinque minuti…

Chiara                        E perché? Andiamo insieme!

Marisa                                   Voglio riposarmi ancora un poco…ma tu vai, svelta, che se arriva mamma                                  e non trova nessuno in casa…lo sai, ansiosa com’è…sai che strilli!

Chiara                        E va bene, tanto la casa è qui a cento metri…vado, e sai che faccio appena                                   arrivo a casa? Ti preparo un bel te, così ti scaldi un po’…il limone ce lo                                  vuoi?

Marisa                                   Sì, per favore…mi piace così tanto il limone…

Chiara                        Allora io vado, eh nonna…aspettami lì, torno subito. Prende il borsone e                            sta per uscire da sinistra.

Marisa                                   Chiara?

Chiara                        Che c’è nonna?

Marisa                                   Ti voglio bene.

Chiara                        Torna indietro e l’abbraccia nuovamente Anch’io. Tantissimo bene                                       tantissimo, come ti dicevo sempre quando ero piccola…

Marisa                                   Vai, avvocato, vai…

Chiara                        Ti aspetto tra dieci minuti. Ciao. Esce da sinistra.

Marisa                                   Sì…ciao… Chiara esce da destra. Parte la solita musica dell’inizio scena;                                Michele si alza, va verso Marisa.

Michele                      Sei stata bravissima. Dammi la mano.

Marisa                                   Gli da’ la mano Sai Michele? Il dolore è sparito!

Michele                      Lo so. Andiamo, Carlo ti sta aspettando.             

                                   Tutti e due escono da sinistra; piano piano la musica lascia il posto alla                               musica russa della scena dell’ autunno, che verrà solo abbassata durante la                                    scena, e rialzata nel finale.  Entra da destra Nikita, a corsa, vestito solo di                                  un paio di mutande bianche, catene varie e un giubbotto di pelle; cerca un                            luogo per nascondersi, alla fine si mette dietro ad una panchina; da destra                                   entrano anche Natascia e Galina, col colbacco in testa, magari in sottoveste                                    con un frustino in mano.

Natascia                     NIKITA? DOVE TU ESSERE NIKITA?

Galina                         TU TORNA DA NOI, NIKITA! NON SENTIRE FREDDO?

Natascia                     TU PRENDERE GROSSO RAFFREDDORE!

Galina                         DA! O GROSSO POLMONITO!

Natascia                     TU VENIRE QUI CHE NOI DARE PREMIO! E POI SOFFITTA DOVE TU                                           ESSERE RINCHIUSO COSI’ CALDA!

Galina                         Lo vede ECCOLO LA’! L’HO VISTO! DIETRO LA PANCA!

Nikita                         Nikita si alza in piedi e fugge da sinistra. AIUTO! AIUTATEMI! FERMATE                              LE BOLSCEVICHE!!!! RIMANDATELE IN RUSSIA!!!!!

Galina                         LUI NON ESSERE PIU’ MUTO? COME MAI?

Natascia                     FORSE ESSERE MIRACOLO DI NATALE!

Galina                         GIA’, FORSE ESSERE MIRACOLO!

Natascia                     FERMO! FERMO!TU RICORDA CHE IO AVERE ANCORA FOTO DI TUO                                               FRINGUELLINO! FERMOOOO!!!!!! Le corrono tutte e due dietro, ed escono                                 da destra. Musica russa in crescendo; sipario.

FINE