Paul Thompson per sempre

Stampa questo copione

 


Commedia in un atto

di Mordecai GORELIK

Titolo originale dell'opera: PAUL THOMPSON FOREVER

Versione italiana diSergio Canalino *

da IL DRAMMA n. 187-188 del 1° Settembre 1953

LE PERSONE

CAROL

JEANIE

PAUL

CALKINS

Il cane Tippy

* Tutti i diritti sono riservati anche per la radio, il cinema e la TV.


(La camera di Thompson che funge da cucina, da camera da pranzo, da stanza di soggiorno. Jeanie e Carni sono in vestaglia. Jeanie si trova vicino al tavolo, Carol verso il fondo. Tippy, il cane, dorme).

Carol            Beh, mammina, non mangeresti un po'? Sto preparando qualcosa di buono. È da un pezzo che non assaggi quasi niente. (Lava dei piatti).

Jeanie             Mi farà meglio un sorso di birra. (Si met­te a piangere)  E dire che ho già pianto tanto...

Carol            In fondo papà non è la prima persona che sia morta. Perché prendertela così? Perché ti torturi in questo modo?

Jeanie             Tuo padre era un gran bravo uomo... Non dimenticartelo mai, Carol. Lavorò come un mulo tutta la vita per procurarci ogni comodità.

Carol            Certo, mamma. (Tippy piagnucola)  Il cane è nervoso... È tardi. Spero che Arthur metta i bambini a letto in tempo. (Conduce Tippy dietro il tavolo)  In casa, Arthur non sa far niente.

Jeanie             Tuo padre era un uomo tranquillo. Desi­derò sempre morire nel suo letto e purtroppo è stato accontentato... Non lo dimenticherò mai: giaceva nella bara con il suo miglior vestito, sereno, sicuro della ricompensa che avrà di là. I vicini vennero tutti a salutarlo. (Con amarezza)  I vicini si dimo­strarono più teneri di te.

Carol            Ma guarda! Io ho conosciuto papa meglio dei vicini. Tu e papà avete sempre litigato, ma adesso che è morto ne fai un uomo pieno di virtù.

Jeanie             Non è vero! Non abbiamo mai litigato... tutt’al più... di tanto in tanto avevamo opinioni di­verse su...

Carol             (con colina)   Vi siete bisticciati soltanto martedì, proprio il giorno in cui è morto.

Jeanie             Non lo sapevo che ci avessi sentiti. Ma non era una lite; papà parlava ad alta voce... era ner­voso... ecco tutto. Essere prossimi a morire innervosisce.

Carol            Non ho mai conosciuto un uomo più intollerante di papà. Durante tutta la vita non pensò che a se stesso. Non si curava di nulla e di nes­suno. Non l'ho mai visto leggere un giornale o una rivista. Andava al cinematografo a... dormire... (Pau­sa, poi con profonda curiosità)  Vedi bene che l'ho conosciuto. Ma dimmi la verità, mamma, lo hai proprio amato?

Jeanie             Che domanda...

Carol            Ti pare tanto strana? Voglio dire se per voi si è trattato del vero amore...

Jeanie              (aspra)   Ero sua moglie, no? Dal giorno che ci sposammo fummo una persona sola, per il meglio o per il peggio. (Pausa)  Certo che lo amai...

Carol             (per niente convinta)   Sta bene. Se me lo dici tu, debbo crederci.

(Il rubinetto dell'acqua gocciola) 

Di nuovo il rubinetto che perde! (Pausa)  Accidenti,

qua dentro non si vede che bucato appeso da tutte le parti, tuttavia le cimici corrono sui muri tranquillamente. Te lo dico ancora una volta, mamma...

Jeanie             Non voglio la carità di nessuno. È l'unica cosa che non voglio.

Carol            Ma è ridicolo che tu dica di non voler la carità di nessuno quando si tratta semplicemente di venire ad abitare con Arthur e con me. Tu e papà avreste potuto venire a vivere nella nostra casa, mangiare alla nostra tavola e invece lui ha voluto trascinarti in questa stamberga. È assurdo continuare così. Da molti anni non aveva un'occu­pazione fissa, viveva dei suoi risparmi, ma si rite­neva sempre un sorvegliante pronto a dare degli ordini a tutti...

Jeanie             Non è poi una gran cosa fare il sorve­gliante. In genere si ricevono più ordini di quanti se ne possono dare. In un  modo o nell'altro, alla fine bisogna pur sfogarsi.

Carol            Ma non a casa nostra.

Jeanie             E dove allora se non  a casa propria? Ricordati che se tuo padre talvolta urlava, lo faceva solo perché era timido... come fanno tutti i timidi. Talvolta era falso, vero? Ma si fa in fretta a parlare... Tu potresti avere tutti i capricci di questo mondo, ma per soddisfarli  non avresti da affaticarti tanto, mentre  lui...   (Agitata)   Sai  cosa  mi  disse  l'ultima volta che ebbe un attimo di lucidità, lui che era membro delI'American Federation of Labour? Mi disse che andandosene per sempre avrebbe finalmente potuto sopportare il Committee for Industrial Organization!  E poi tu dici che era intollerante!  Spero almeno che tu lo ritenga un uomo onesto. Non hai neppure un grammo del suo sen­timento e non l'avrai mai. Parlar male di un morto!

Carol             (ascoltando)   Non hai sentito un rumore alla porta?

(Tippy abbaia).

Jeanie              (continuando il suo discorso)  Parlare così di tuo padre che ti ha messo al mondo e che adesso ci ha lasciato per sempre. 

(Tippy continua ad abbaiare. La porta sì schiude adagio, quasi si aprisse da sola. Appare Paul col migliore dei suoi vestiti, ma senza cappello. Carol lo guarda).

Carol             (atterrita)   Mamma...  C'è papà! 

(Jeanie guarda. Tippy abbaia).

Paul                (entrando)   Buono, Tippy.

Jeanie             Oh mio Dio!  Paul...  Sei proprio tu?... Zitto, Tippy.

Paul               Quell'accidente di un cane non m'ascolta più. (I suoi modi di fare sono volutamente studiati)  La credenza, il tavolo, il divano... tutto mi sembra come prima, benché qualcosa sia cambiato. Credevo di trovarti sola, Jeanie.

Carol            E tu credevi ch'io avrei lasciata sola la mamma col suo dolore?

Paul                (tagliando corto)   Brava, Carol. (Con vo­luta indifferenza)  Bisogna mangiare e bere come sempre, come se non fosse successo niente. Con­tinuare pure e non preoccupatevi di me. Non ho fame. D'altra parte non mi fermerò troppo a lungo. L'Aldilà mi aspetta e non ho tempo da perdere... Non state lì a darmi il benvenuto, che tanto non me lo sognavo neppure...

Jeanie             Siamo state colte alla sprovvista, Paul e perciò...

Carol            Pensavamo che te ne fossi andato per sempre, quando ti portarono via. Anche i vicini pensavano allo stesso modo.

Paul               Già... lo pensavo anch'io, Ma per ora non sono più vivo e non ancora immortale. (Con rite­gno)   Sono tornato indietro un momento perché mi trovo in una specie d'imbarazzo. Ecco tutto.

Jeanie             In imbarazzo?

Paul                (a Carol)   A te forse farà piacere saperlo. Stanno investigando.

Jeanie              Investigando?

Paul               Sì, non mi credono.

Carol            Chi non ti crede?

Paul               Loro. (Comincia a perdere l'atteggiamento voluto)  Mi fermarono in un posto chiamato « Estremo »  e mi dissero:  « Non puoi passare. Prima di tutto dobbiamo sapere chi sei ».

Jeanie              (singulto)   Oh... è quella birra...

Carol            Ma cosa vuol dire « chi sei »?

Paul               Credevo che per il mio viaggio nell'Al­dilà tutto fosse pronto, invece... ho avuto ciò che essi chiamano un brutto risveglio. Tutti se ne anda­rono verso la Vita  Eterna, ma io solo venni  fer­mato alla porta. Già in questa vita ho avuto un'in­finità di cose che m'andarono di traverso ed anche adesso... (Con ammezza)  Ho condotto con me l'in­vestigatore.

Carol             (dopo aver scambiato uno sguardo con Jeanie)   Quale investigatore?

Paul               Per amor del cielo, rispondetegli bene. Ve lo chiedo a tutte e due. Se dovesse farsi una cattiva idea di me, sono perso, capite?

Jeanie              (di slancio)   Ti abbiamo capito, Paul, stai tranquillo.

Paul                (va alla porta e chiama)   Potete venire adesso, signor Calkins, ho spiegato tutto. (Esce). Carol(sottovoce a Jeanie)   Avresti mai dubi­tato una cosa simile? Dopo tutto quel dolore ed affanno che abbiamo patito! L'altra gente in genere subisce questi dispiaceri una volta sola per sempre, mentre noi...

Jeanie             Carol, ho paura! Questo investigatore... E papà ha bisogno del nostro aiuto. Stai bene at­tenta nel parlare, mi raccomando.

Carol            E tu credi forse ch'io possa prendere per il naso un investigatore?

(Tippy piagnucola. Le due donne interrompono immediatamente di parlare appena rientra Paul).

Paul               Non abbiate paura di Tippy, signor Cal­kins, non morde nessuno.

(Calkins entra. È un tipo leggermente più tarchiato di Paul. Porta un cappello sportivo, un abito di lana e tiene in mano una piccola cartella di cuoio giallo) 

Jeanie, Carol... vorrei farvi conoscere il signor Calkins, l'investigatore.

Calkins          Come state?

Carol             (timorosa)   Abbastanza bene.

Paul               Consideratevi a casa vostra, signor Cal­kins.  (Alle due donne)  Date una sedia al signor Calkins.

Carol            Accomodatevi, signor Calkins. (Al cane)  Tippy, zitto.

(Tippy s'acquieta).

Paul                Volete mangiare, signor Calkins? (Alle due donne)  Preparategli qualcosa.

Calkins          Grazie, ma non accetto. Grazie.  Ho molta fretta. (Si siedono).

Carol            Non aspettavamo nessuno... scusateci se ci trovate vestite così...

Paul               Signor Calkins, Carol  è mia figlia. È sposata con Arthur Grable, un bravo commesso viaggiatore, lasciatemelo dire. Hanno due bimbi che sono una meraviglia...

(Si interrompe perché vede che Calkins sta guardando il pavimento)  Oh, è soltanto una cimice, signor Calkins.

 Jeanie            No, è una blatta. (La pesta).

Calkins           (con un'alzata di spalle)   Volete che si venga al nocciolo della questione? Sono già in ritardo e non voglio perdere altro tempo - come accade di solito - in convenevoli. (Trae dalla car­tella dei fogli di carta, accigliato)  Sempre di queste storie: case sudice come conigliere, abitate da tanta di quella gente che si deve stare uno sulle spalle dell'altro, rumori, sporcizie... (Scacciando il suo ma­lumore)  Vi sarò grato se mi risponderete con rapi­dità e precisione. (Rivolgendosi a Jeanie)  Siete pro­prio convinta d'essere la moglie di quest'uomo? (In­dica Paul).

Jeanie              (stupita)   Ma certo signore. Sono sua moglie... o almeno lo ero.

Calkins          Siete sicura? Lo avete sempre cono­sciuto per Paul Thompson?

Jeanie             Ma naturale che è lui. Lo riconosco anche dal modo col quale porta il colletto.

(Paul istintivamente si raddrizza il colletto).

Calkins          Posso ritenere che siate a conoscenza dell'importanza di queste mie domande? Il vostro supposto marito ritorna dall'Estremo attraversando l'immensa profondità dello spazio e mi pare che tutto ciò vi abbia fatto l'impressione di prendere una tazza di caffè.

Jeanie              (con alterigia)   Lui è proprio Paul e lo griderò  forte finché mi sarà possibile... Soltanto non aspettatevi da me delle forti emozioni. Capisco che non dovete essere umano come noi, altrimenti sapreste che dopo quattro interminabili giorni di dolore si diventa insensibili o quasi.

Calkins          Hm! Vedremo.  (A Carol)  E voi dite di essere sua figlia?

Carol            Sissignore.

Paul               Eccovi accontentato, signor Calkins. E voi dicevate ch'ero un bugiardo impenitente.

Calkins          Non lo so ancora se siete penitente o impenitente. Quest'esame è appena incominciato.

Paul               Ma se...

Calkins           (alle due donne)   Forse avrei fatto bene a spiegarvi un po' meglio la situazione.  Io sono uno speciale agente rappresentante dell'Estremo.

Jeanie             Volete dire  rappresentante dell'Aldilà, signor Calkins.

Calkins          No, dell'Estremo, cioè di quella zona che si trova ancora da questa parte dell'Aldilà. È il posto dove si tengono in ordine i registri, si veri-ficano le credenziali  per passare o meno nell'Aldilà e così via. Io, ad esempio, faccio parte dell'Uf­ficio Verifiche.

Carol            Mi sembra una cosa molto complicata. Io credevo che le anime fossero semplicemente esaminate...

Calkins          Infatti una volta venivano esaminate ponendole sulla bilancia. È in questo modo che vennero giudicati Caligola e Benedetto Arnolds nei tempi passati. Adesso è tutto cambiato: usiamo il metodo percentualistico con tutti gli annessi e con­nessi: carte, scartoffie, diagrammi, statistiche... (Subdolo)  Sono però convinto che il vecchio sistema era il migliore, ma gli altri mi considerano un vecchio conservatore... (Riprendendosi)  Ad ogni modo, quattro giorni fa questo signore (indica Paul)  ci comparve davanti annunciandosi come Paul Thompson, reduce dalla terra. Gli venne fatto il solito esame e - mi dispiace dirlo - non incon­trammo da parte sua alcun desiderio di collaborare, di venirci incontro. Abbiamo constatato che la sua memoria non ci offriva nessuna garanzia, anzi si dimostrava persino recalcitrante. Avremmo facil­mente potuto venirne a capo lo stesso; alle memorie deboli siamo abituati e del resto non costituiscono per la nostra esperienza niente di nuovo, ma ciò che ci stupì e ci mise in allarme è qualcos'altro... qual­cosa che si verifica troppo spesso in questi ultimi tempi: (con gravità)  abbiamo trovato il signor Thompson irriconoscibile.

(Paul si passa il fazzoletto sul viso, stizzito).

Carol            Perché dite questo, signor Calkins? In fondo non l'avete mica fatto voi mio padre.

Calkins          Non l'ho fatto io. è vero signora, ma statemi a sentire. (Prende un foglio e legge)  Questa è la lista delle doti con le quali partì da noi: intelligenza comune, educazione normale, curiosità semplice, buona volontà istintiva...  È con queste qualità che Paul Thompson fu spedito sulla terra. Che cosa ne è diventato? Non c'è più neppure un punto di connessione.

Paul               Vuol dire che non ho coltivato quelle doti. Ecco perché lassù mi sono trovato in imbarazzo. Provai a dir loro che avevo un certificato di nascita, ma mi risposero: «Questo non prova niente ai nostri occhi. Dobbiamo continuare il nostro esame. Tipi come voi possono essere cancellati dai registri per sempre».

(Jeanie sbadiglia)

 Cancellato, radiato per sempre, capite? Cosa potevo fare io? Cominciai a dibattermi: piansi, urlai, mi misi a gridare, mi gettai per terrà e il massimo che potei ottenere fu di lasciarmi tornare indietro per provare la veridi­cità di ciò che dicevo. Adesso eccomi qui di ritorno dall'Estremo dopo aver attraversato tutto quell'in­finito nero e noioso spazio, semplice ombra di me stesso...

Calkins          Per favore, risparmiateci quelle scene Tanto non mi lascio impressionare.

Alle due donne) 

Ho preso nota delle vostre affermazioni, ma come succede sempre in casi analoghi, non bastano per risolvere la questione che, ripeto, è ben diversa: siamo venuti a contatto con un certo Paul Thomp­son, iscritto nel nostro registro generale col seguente numero di matricola 41G657F330T92. La persona che risponde a questo numero e il signor Thompson che voi due avete riconosciuto è lo stesso ed unico individuo? Ecco ciò che occorre dimostrare. Carol Non capisco. Se Paul Thompson non è Paul Thompson, chi è allora?

Calkins          Questo è precisamente ciò che avremmo piacere di sapere.

Carol            Vale a dire che l'Estremo non ne sa più di noi.

Calkins           (punzecchiato)   Credete che io mi tro­verei qui a interrogare se fossi onnisciente? Posso soltanto dirvi che non vi è più alcuna rassomiglianza.

Carol            Rassomiglianza a che cosa?

Calkins          All'immagine, naturalmente.

Jeanie             L'immagine?

Calkins          All'immagine di Dio. (Si alza in piedi per citare questo versetto)  E Dio creò l'uomo a Sua immagine; nell'immagine di Dio Egli lo creò. (Poi continua cantando)

Noi fummo Creati ad immagine di Dio

ma dov'è ora questa somiglianza?

L'abbiamo corrotta nel corso della nostra vita

deliberatamente infrangendola?

O l'abbiamo semplicemente persa?

Dite di non saperlo più?

Badate: l'ignoranza non è una scusa buona;

state pur certi che sarete tenuti a risponderne.

Non illudetevi di avvantaggiarvi su di noi.

Troppa gente desidera tutto l'onore per sé

quando si tratta di opere buone

mentre incolpano il destino

e ciò che vien loro più comodo,

quando vengono sorpresi a fuggire con qualcosa.

Non illudetevi,

le cattive intenzioni, l'ignoranza, l'apatia e la stupidità

dovrete pagarle per sempre alla fine!              

(Un breve colpo di tuono. Jeanie e Carol indietreggiano un poco, mentre Paul si volta impallidito)  

Adesso, siete convinte della gravità della situazione?

Paul                Scommetto qualsiasi cosa che non agite con tanta severità con i banchieri, i commercianti e gli altri signori. Scommetto che state alla loro parola e basta.                                                        

Calkins          Sono disposto a scommettere il contrario.

Paul               Allora voglio sapere perché infierite tanto con me. Per tutta la vita ho dovuto tribolare e preoc­cuparmi dei miei affari. Ero leale con i miei dipen­denti e non ho mai fatto un torto a mia moglie. Non fumai né bevetti troppo. Portai sempre i pantaloni con la piega ben fatta ed ogni sabato facevo il bagno. Fui premuroso con gli animali e l'unico svago che mi prendevo era il « baseball ». Ebbi persino spirito di civismo: scrissi due volte una lettera al direttore del giornale, intitolate così: « Come ogni americano può caricare di legnate sei stranieri » e « Non approvo i divorzi di Hollywood ». È stata forse una cosa mal fatta? (Con amarezza). Mi trattate così solo perché sono stato un modesto lavoratore, un nulla, un povero e semplice...

Calkins           (interrompendolo)   Foste uno dei tanti milioni di uomini che si assomigliano, né più né meno importante degli altri. Non mettetevi delle idee sciocche in testa, signor Thompson. Non siate più ingenuo di quanto non lo foste in vita. So be­nissimo che siete stato leale con i vostri dipendenti, che non avete mai colpito la mano di chi vi offen­deva... ma so altrettanto bene che vi scagliavate contro tutto il resto. Potevate con una certa sicu­rezza prendere a calci la gente: gli operai nella vostra bottega, la moglie, la figlia... Eravate un uomo come tanti altri, ma siete diventato un tipo da pren­dere con le molle...

Carol            Ah, sapeva bene lui badare ai suoi inte­ressi. Come quella volta che fece orecchie da mer­cante perché Arthur gli chiese un prestito!

Jeanie             Carol!

Carol            Non interrompermi, mamma. Puoi scu­sarlo fin che vuoi, perché lo hai sempre giustificato, ma adesso è venuto il momento di dire la verità. (A Paul)  Per colpa di quel prestito che ci negasti, abbiamo tirato avanti con i denti per cinque anni, io e Arthur: perdemmo la nostra automobile, i mo­bili tutto... ti limitasti a rispondere alle nostre ri­chieste dando una gran pacca sulla schiena di Arthur assicurandogli i tuoi migliori auguri. Se credi che questo provi che sei mio padre...

Paul                Taci smorfiosa. Sei carne e sangue mio, anche se mi vergogno a dirlo. (Rivolgendosi a Cal­kins gridando)  Ve lo dissi già io chi ero: sono Paul Thompson. Basta con queste storie!

Calkins          Calma calma! (Estrae dalla tasca interna della giacca un super-telefono che sprizza scintille. Al microfono)  Pronto? Datemi Long Home 4400, interno 339.. Ambrose? Sono Calkins, alle prese col caso Thompson.... Sì, ancora lui. È ostinato come un mulo del Missouri. Non so proprio quando potrò aver finito... (Pausa)  Lascia pur stare il registro, Ambrose. Prima che entrasse in vigore il nuovo sistema me la sono tolta con tipi molto più impor­tanti e difficili diquesto, come Jezebel, Titus Oates, John Wilkes Booth... senza tante scartoffie, ricor­datelo... (Pausa)  Va bene, allora richiamerai poi tu. (Rimette nella tasca il super-telefono; è arrabbiato. Si rivolge a Jeanie) 

Signora, datemi il libro dei conti.

Paul                (stupito)   Il libro dei conti? Per farne che cosa?

Calkins          Per darci un'occhiata, naturalmente. Quando tutte le altre ricerche rimangono  infrut­tuose, consulto il libro dei conti.

Jeanie             Ma... signor Calkins... non so neppure dove l'ho messo.

Calkins          È nel cassetto in alto a destra della credenza: è il posto dove di solito lo tengono tutti.

(Jeanie si alza lentamente e va a prenderlo) 

Che ne dite, mio caro Thompson? Mi sembrate arrabbiato. (Consulta il libro)  Questo libricciolo offre una inte­ressantissima lettura. Ad esempio trovo che voi spendete molto di più di quanto incassate. Circa un terzo di più. Da dove proviene questo danaro? (Riprendendo le sue carte)  Se non volete dirmelo, risponderò io facendo affidamento sulla mia buona memoria. Questo danaro appartiene ai vostri dipen­denti: essi vi davano una parte della loro paga. Credo che nel vostro linguaggio questo procedimento si chiami sfruttamento.

Paul               È una vecchia consuetudine, signor Cal­kins, che gli operai esprimono in tal modo la loro riconoscenza al sorvegliante, al capo che li ha aiutati. Anch'io ho fatto la stessa cosa quand'ero semplice operaio con il mio capo... Che volete, è un'abitudine che hanno tutti... (Esplodendo, non potendo più contenere la rabbia)  Danaro, danaro! Serve soltanto a far disperare la gente... Ho sempre detto questo io! (A Jeanie)  Non voglio più sentir parlare di denaro! Mai più! Buttalo via, via, mi capisci?

Jeanie             Ti capisco 'benissimo, ma non gridare. (A Calkins)  È fuori di sé perché quella faccenda di sfruttamento, come dite voi, è colpa mia. Sono io che lo mandavo a ritirare quei danari.

Carol            Eri tu?

Jeanie             Tu stai zitta, Carol. Non ne sai niente, tanto. Paul non avrebbe potuto da solo spillare quei quattrini agli operai e alle loro famiglie: ne avrebbe avuto i cuore spezzato. Ero io che lo costringevo. Gli dissi chiaro e tondo: « La tua paga non è suffi­ciente e noi dobbiamo avere un'automobile dei bei mobili etutto quanto è necessario ».

Calkins          Hm... Voi ammettete tutto questo?

Jeanie             Io dico soltanto che sono una povera, debole donna senza forte senso morale. (Si asciuga gli occhi)  Ho detto tutto. Paul invecchiava presto; aveva avuto un forte collasso poco prima e si pre­parava seriamente al giorno del giudizio. Mi diceva che quello sfruttamento era un grave peccato. Avrebbe voluto regalare quei danari...

Calkins          A chi?

Jeanie             A un pover'uomo che lavorava nella sua bottega, un certo Handley.

Carol             (stupita)   A Joe Handley? Ma se lo odiò sempre...

Calkins          Per favore non interrompeteci più.

Jeanie             Joe era uno di quelli dai quali Paul spil­lava danaro. Lui e Paul vennero una volta in lite, ma Joe perse il suo posto. Si trovò sulla strada a patir la fame con tutta la sua famiglia. Paul voleva quindi aiutarlo...

(Paul la sta a guardare a bocca aperta)

... ma io non volli saperne: avevamo bisogno di molti soldi. Io dissi a Paul:       « Lo sai bene che alla tua età non troveresti mai più un nuovo im­piego. Immagina un po' se tu ed io diventassimo ammalati. Che faremmo? E se si ammalassero Carol o i nipotini? Sono anch'essi carne e sangue nostro. L'idea, vista così, può sembrare ridicola, ma con tutto quel danaro...».

Calkins          Un'idea così non è mai ridicola: è gene­rata da un impulso di generosità.

Carol            Non sono d'accordo neanch'io. Perché poi papà avrebbe dovuto dare a degli estranei il suo danaro?

Calkins           (dà un'occhiata a Carol, poi si rivolge a Jeanie)   Continuate, signora Thompson.

Jeanie              (si soffia il naso)   Non c'è più gran che da dire. Venerdì scorso Paul insisteva per andare alla banca a ritirare tutto il deposito. Avemmo così un'altra lite, la peggiore, e Paul uscì di casa fuori di sé. Un collasso lo sorprese per la strada poco lontano di qui. (Piagnucolosa)  Si fece promettere sul letto di morte che i suoi desideri sarebbero stati soddisfatti.

(Pausa).

Calkins          Capisco. Stando a quello che dite tutto quel danaro preso agli operai sarebbe stato sottratto, nel vostro libro dei conti, alla somma totale del vostro piccolo capitale.

Jeanie             Credo d'aver finito, signor Calkins, ec­cetto che Paul si meritò due righe di necrologio sul giornale... se volete vedere...

Calkins          Non leggo mai i giornali; sono pieni di storiacce che non stanno né in cielo né in terra e poi io sono per i fatti, non per le fantasie. (Con severità)  Signora, non sono per nulla soddisfatto della vostra deposizione.  Non voglio dire che sia tutta una sfilza di menzogne, ma...

Jeanie             Oh!

Calkns           Qualcosa di vero c'è, tuttavia la vostra deposizione è ben artefatta. Nei nostri registri non c'è neanche una virgola che parli delle sue buone azioni.

Carol            Te l'avevo detto, mamma...

Calkins          Inoltre, anche se ne avesse fatta qual-cuna di quelle buone azioni, è troppo tardi per ricordarle. Una volta si poteva essere birbanti per tutta la vita e salvarsi pentendosi all'ultimo mo­mento, ma adesso è cambiata la storia e posso anche aggiungere che sono fautore di questa riforma. (A Paul)  Avete perso la buona strada nella vita, Thompson. Un estremo ravvedimento non basta.

Paul               Anche il pentimento in extremis non deve più valere per me. Posso non essere stato un angelo, ma non sono stato peggiore degli altri...

Calkins           (perdendo la calma)   Questa consta­tazione l'avete fatta dopo però! Non contateci troppo. (Con amarezza)  Una volta mi occupavo dei casi gravi ed esaminavo banditi, assassini, ladri... adesso mi tocca perdere tempo con Paul Thompson. E intanto lassù passano migliaia di anime al minuto Credetemi, sto perdendo la pazienza. (Poi si mette a parlare accompagnato dal suono di tamburi e trombe)

Per un attimo la vita

strappò Paul Thompson dalle tenebre:

Che avete fatto in quell'attimo?

Respiraste

lavoraste, vi satollaste.

Dormiste, vegliaste, dormiste di nuovo.

Vi arrabbiaste ed odiaste,

vi ammalaste e moriste.

Così passò quell'attimo...

l'attimo più prezioso

d'ogni ricchezza della terra.

Questo è il risultato della mia indagine.

La nascita fu un incidente

la giovinezza un errore,

la virilità una scusa,

la vecchiaia un rimpianto.

Totale: nella vita ridicolo,

 nella morte dimenticato.

Umiliazione senza fine. Amen.

(Rivolgendosi a Paul, gridando) 

Avete votato per i Repubblicani o i Democratici?

Paul             Per anni e anni non ho mai votato. Perché poi avrei dovuto votare? Lo sapete bene che la politica...                                                       

Calkins           (furioso)   E invece « io » voto. La virtù sa distinguere l'acqua dal latte, ma voi niente, niente in niente, neanche in politica

Jeanie              (a Calkins)   Ma volevate forse che fosse comunista? Credete che un operaio debba mettersi nelle condizioni di farsi tagliare il collo?

Calkins          Non interferite, per favore. Il tempo a nostra disposizione sta finendo. Sarebbe meglio che cercaste di ricordargli qualcosa... qualsiasi cosa... che ci permettesse di riconoscerlo. Stando a ciò che avete detto. Paul s'è messo nei pasticci sollecitato da voi, ma non illudetevi di salvarlo con questo. (A Paul)  Voglio adesso sapere che ne avete fatto dell'immagine del nostro Creatore. Su, parlate... avete tutto da guadagnare.

Jeanie             Se continuate in questo modo avrà di nuovo un collasso, o qualcosa del genere e voi, signor Calkins, macchiereste di sangue la vostra vittoria.

Calkins          Non preoccupatevi del mio sistema: tanto non ne seguo nessuno. Seguo ciò che mi sug­gerisce sul momento il mio cervello. (A Paul)  Paul Thompson... o chiunque altro siate... vi dico so­lennemente: non esitate. Non comportatevi come un asino caparbio. Pensate... Cercate di ricordare qualcosa? (Una strana luce illumina la scena). Carol(a Paul)   Parla per il tuo bene, papà. Cerca di ricordare.

Calkins           (avvicinandosi a  Paul)   Su, pensate, sforzate le meningi. È la vostra ultima ora.

Jeanie             Pensa, Paul.

Paul               Non posso, non posso ricordare niente. (Si strugge)  Una volta ero... Oh, no. No, non posso ricordare nulla di me... è troppo lontano. Sono morto ormai!

(Un colpo di tuono. Le donne sussultano per lo spavento. Tippy riprende ad abbaiare) 

Oh, Dio mio.. Sono perso per sempre

(Altro colpo di tuono. Un lampo).

Jeanie              (urlando)   Non ci resisto più, io. Signor Calkins! Signor Calkins. (Si getta in ginocchio)  Sono disperata... lo confesso: volevo aiutare Paul... Non infierite su di lui. Soffre Paul. Dategli un al­tra occasione.

Calkins          Un'altra occasione? Un'altra occasione, signora Thompson? Dimenticate il nocciolo della questione... Egli le ha avute tutte le occasioni. Sarebbe molto semplice se ce nefosse ancora una. Semplice e comodo. Potremmo sempre dirgli « Bene, fratello Thompson, non è stato un tentativo felice.  Proviamo a fame un altro»... (Dà segni di stanchezza).                                                

Jeanie             Non è stato Paul a fare il mondo com'è. Quando nacque c'era già e sebbene voi pensiate diversamente... le sue intenzioni...

Calkins           (misurando a grandi passi il pavimento) Tutto risulta negativo. Negativo! Sono soltanto le cose positive che contano!

(Altro colpo di tuono) 

Ecco. Io vorrei che si salvasse, capite, cara signora Thompson. Tuttavia non sono riuscito a cavarci niente!... È straordinario... sembra impossibile... Eppure qualcosa di buono deve pur averlo fatto... averlo detto...

Jeanie              (che afferra con disperazione quest'ultima possibilità)   Qualcosa di più personale, volete dire?

Calkins           (interrompe il corso dei suoi pensieri)   Si rivelò qualche volta personale? Vi era qual­cosa di inferiore in lui? Nel profondo del suo cuore? (Di slancio)  Vi faccio una domanda, signora, alla quale risponderete solo se non vi spiacerà. Date un'occhiata al vostro compagno della vita, a vostro marito...

Jeanie             Sissignore. Lo sto guardando...

Calkins           (interrompendola)   Lo amate?  Voglio sapere la verità questa volta.

Jeanie              (dopo un attimo di indecisione)   Quando mi facevano questa domanda, rispondevo sempre: «Naturalmente ». Una brava moglie ama suo ma­rito ed io ero una brava moglie. In tutti i modi devo averlo amato.

Calkins          State attenta: potete ricordare in quali occasioni?

Jeanie             Sì, signor Calkins. (Sottovoce)  Posso ri­cordare le numerose volte in cui mi diceva:   « In fondo non sei poi tanto cattiva, Jeanie ». Mi diceva proprio così, senza nessuna ragione.

Calkins          Bene, continuate.

Jeanie             Mentre dormiva, spesso parlava o ge­meva. Lo svegliavo per chiedergli cosa stesse so­gnando, ma lui non se ne ricordava mai. Una volta lo sorpresi a dire: « Jeanie, sono nato uomo, ma morirò sorvegliante ».

Calkins           (scarabocchiando affrettatamente)  Cosa voleva dire con questo?

Jeanie             Non lo so con precisione, ma so che in quei momenti gli volevo bene.

Calkins          Ricordate ancora qualche altra cosa?

Jeanie             Nel giorno in cui Carol si sposò, mi disse: « Carol ha preso tutto da me. Potrei ammet­terlo facilmente... ».

Carol             (stupita ma ostinata)   Ma qual era il punto per il quale non lo ammise mai?

Jeanie              (che non l'ha sentita)   Poi quel giorno che venne licenziato perché avevano chiuso la fabbrica. Aveva quel posto da quando c'eravamo sposati e sul momento non sapeva dove avrebbe trovato altro lavoro. Tuttavia venne a casa e ci portò tutti in mac­china vicino al lago a fare un « picnic». Ci diver­timmo da matti. Carol insegnava a nuotare ai bambini... Eravamo tanto contenti, anche Tippv. Sulla strada di ritorno cantavamo a squarciagola. Che stu­pendo pomeriggio fu quello!

Carol             (scettica)   Mamma, mamma, se credi di salvarla raccontando simili sciocchezze...

Calkins          Già... suppongo però che il giorno dopo dovette essere una pessima giornata. Paul avrà litigato con voi, con Carol, sgridato i bambini e preso a calci Tippy.

(Le mani, di Paul incominciano a tremare) 

In tutti i modi, signora Thompson, abbiamo ritrovato  un barlume dell'immagine del Creatore. Non è molto,  ma è sempre qualcosa... Insomma questa fu la vita che avete passato assieme a vostro marito. Non dovete averlo però tenuto molto per le briglie.

Jeanie              (sottovoce)   Non l'ho tenuto abbastanza. Avrei dovuto fame un vero uomo, ma non lo feci e fu il mio più grave errore.

Calkins           (guardandola)  Precisamente. 

(Pausa) Però... (Trae dalla cartella un timbro di gomma col quale bolla le sue carte)  Paul Thompson dopo tutto questo potrà proseguire oltre l'Estremo.

Jeanie             Oh, grazie, grazie.

Paul                (balbettando, a Calkins)   Voi... voi... mi la­scerete passare?

Calkins          Sì. (Concitatamente)  Francamente, non avete avuto molte buone occasioni nella vostra vita. Grazie però al nuovo sistema... bastano i più piccoli impulsi generosi. Non siete stato eccellente, ma nep­pure pessimo. Non avete fatto scoppiare guerre ad esempio - né bruciato degli uomini nelle camere a gas, o ingannato la gente. Lassù vi è posto per tipi come voi: ci entrate per il buco della ser­ratura, ma ci entrate.

Paul               Avete sentito Jeanie. Carol? Sono salvo!

Calkins          Certamente. Salvo grazie al nuovo si­stema di giudicare. Una volta bastava porre sulla bi­lancia le anime per giudicarle, ma ora tenendo pre­sente tutti i fattori sfavorevoli - influenze cattive, traumi psichici, e tanti altri - siete a posto. Bisogna solo aggiungere che sono preferibili coloro che nella vita si sono impegnati maggiormente. Purtroppo mol­ti hanno seguito invece l'atteggiamento di Ponzio Pilato. (Rimette tutto nella cartella).

Carol             (sottovoce a Jeanie)   Tu credi che tutto sia finito, ma io no.

Jeanie             Per me basta. (Porta il caffè in tavola).

Carol            Non ho capito bene. (Si rivolge risoluta a Calkins)  Dove lo portate ora, signor Calkins? Dove andrà papà? Su o giù?

Calkins           (tagliando corto)   Né su, né giù.

Carol            E dove allora?

Calkins           (c. s.)   A meno che non mi sbagli, andrà nello stesso posto in cui finirete voi un giorno. È quasi impossibile descriverlo.

(Il super-telefono suo­na. Calkins trae il microfono dalla tasca)  Pronto...

Sì, sono Calkins... Sì, sì, Ambrose abbiamo finito. Sono sfiancato... Comunque Paul potrà proseguire... È un altro di quei soliti casi... Non ho più avuto un caso interessante dopo quello di Boss Tweed... Non dirlo ancora... aspetta dopo le nuove elezioni... Ti butteremo fuori dall'ufficio, caro mio... (Pausa)  No, no, lo porto con me. (Ripone il super-telefono in tasca)  Ignoranti! Dovremmo dar loro un'idea di cosa sono le faccende degli uomini... (A Paul)  Andiamo.

Jeanie             Non vorreste una tazza di caffè?

Calkins          Abbiamo perso troppo tempo, signora. Grazie lo stesso e fino a che non ci rivedremo più... se avrete anche voi delle difficoltà...

Jeanie             Credete che ne avrò?

Calkins          Dipende solo da voi. Temo che ne ab­biate ancora per un pezzo da vivere. (Con gentilez­za)  Avete davanti molti anni e potrete prepararvi: la vita è un prestito, non un dono. (Recita accom­pagnato dalla musica)  La vostra vita è un prestito, non un dono, e un giorno dovrete restituirla: usatela bene fin che potete. Operate! Operate bene! Piantate alberi, fate dei giardini, costruite delle case e abbiatene cura... Decidetevi ad operare così : abbiate dei figli e siate affettuosi con essi. Siate buoni con i cani e i gatti Ma non con le cimici e i topi. Rispettate voi stessi e il prossimo. Guadagnate onestamente il danaro, portate dei bei vestiti, e schiacciate i cattivi. Che volete di più come programma? Siete tutti sod­disfatti?

(Tippy mugola festosamente) 

Lo rende contento, eh Tippy?

(Pausa) 

Beh... Addio! Siete pronto Thompson?

(Paul segue Calkins sino alla porta).

Jeanie             Te ne vai per sempre questa volta?

Paul               Lo sai bene che non possiamo tornare ad incontrarci. L'Aldilà mi attende. Voi due ricordatevi che dal momento che sono salvo... dovrete onorare la mia memoria.

Carol            Siamo in pensiero, papà. Ho chiesto a Calkins se venivi punito o premiato e lui m'ha la­sciata nel dubbio.

Paul               Potete stare tranquille. So benissimo quale è il posto che mi attende... Me ne sono informato mentre aspettavo... Sarà una bella vita... Seduti co­modamente giorno e notte a leggere le cose più cu­riose... Sì, sì, sarà magnifico. (A Jeanie)  Grazie, Jeanie, per aver fatto tanto per salvarmi.

Jeanie             Figurati.

Paul               D'ora innanzi farai il possibile di fare una vita meritevole, almeno come ho fatto io.

Jeanie             Però quel passare per il buco della serratura...

Paul               Non preoccupartene. L'essenziale è di sal­varsi. (Felice)  Auguri, Jeanie, Carol e Tippy. Mi sento felice. Come quel giorno... il giorno del « pic­nic ».

Jeanie e Carol           Addio, papà.

(Tippy abbaia. Paul esce. Tippy si calma appena la porta si richiude alle spade di Paul. Subentra una musica leggera, che avrà la funzione di sfondo).

Carol            Beh, se ne sono andati... Uh, che noioso quel Calkins!                                                    

Jeanie             Mi ha spaventata moltissimo... ma dopo­tutto ha avuto buon cuore.

Carol            È come tutti i riformatori... è la testa che è buona, non il cuore. (Meravigliata)  Quante bugie hai detto per salvarlo! Dire che quello sfruttamento degli operai eri tu a volerlo... Dopo tutto quello che hai fatto negli ultimi anni per acquietarlo! Hai men­tito a Calkins... hai messo la tua anima in pericolo per amore di un uomo come papà.

Jeanie             Mi sono battuta per tuo padre perché l'ho amato... e anche se non l'avessi amato... Non ho mai sostenuto che fosse perfetto. Persino quando stava per morire si dimostrò caparbio: gli chiesi quant'era la somma di danaro da restituire a Joe, ma non volle neppure sentirne parlare. Ecco perché era tanto furioso poco prima di morire. (Calma)  Joe avrà quel danaro. L'ho ritirato oggi dalla banca.

Carol             (allarmata)   Disubbidirai agli ordini di papà? « Getta via tutti i soldi » l'ha detto solo da­vanti a Calkins. Tanto che se ne farebbe del da­naro adesso che è morto?

Jeanie             Non preoccuparti. Non getterò via tutto il danaro. Non sono il tipo da fare tanta carità. Fi­nora papà provvedeva lui, ma adesso debbo pensarci io al resto della mia vita. Non si può viver bene di­pendendo dagli altri. Lo so bene ormai. Credi forse che abbia dovuto attendere Calkins per farmi dire da lui ciò che debbo fare adesso che sono vedova? Dal giorno che seppellirono papà ho incominciato a pensare a me, per la prima volta dopo trent'anni. Fu allora che mi accorsi che Paul Thompson mi aveva resa simile a lui... Adesso dovrò ritornare me stessa... riacquistare l'immagine con la quale venni creata. Quando sarà la mia ora, non voglio passare certamente per il buco della serratura! (Calma)  Pas­sami la panna e lo zucchero, Carol.

F I N E