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POLVERE

P O L V E R E…

di

Adriano Marcolini

POLVERE…

di

Adriano Marcolini

(Posiz. SIAE/Sez D.O.R. 146280;  Codice Opera: 882800A)

(Due atti, di cui il primo si svolge nel pomeriggio e sera del 27 Dicembre 1907, mentre il secondo si svolge durante la giornata successiva).

PERSONAGGI:

 VOCE di ANGELA (83 anni)

ROSA (casalinga, 30 anni)

ANGELA (dieci anni)

FILUCCIO (quattro anni)

ANTONIO (falegname, 40 anni)

MARIA (sorella di Rosa, 23 anni)

LUIGI (carabiniere veneto, 23 anni)

MARESCIALLO (58 anni)

FILOMENA (vicina di casa; 25 anni)

ROSARIA (sorella di Filomena, 21 anni)

VINCENZO (portalettere, 40 anni)

DON FRANCESCO COLANTINO (emigrante, 60 anni)

GENNARO TORIZZI (appuntato, 35 anni)

PASQUALE (giovane siciliano, 30 anni)

ATTO PRIMO

Il sipario si apre sulla cucina della casa di un falegname, mestiere abbastanza redditizio all’epoca, in un paese dell’Irpinia, ai primi del ‘900.

Scena: Palcoscenico: un tavolo per quattro persone con cinque sedie ed una seggiolina per bambini. Sullo schienale di una sedia, ben visibile, è appesa una giacca da lavoro. Parete di fondo: al centro una credenza e il focolare in angolo a destra. Accanto al focolare un paio di scarpe pesanti da uomo sono messe ad asciugare. Sulla credenza stanno vecchie immagini sacre, mentre  una immagine di S. Giovanni Battista è appesa al muro, ben visibile tra la credenza ed il focolare. Vicino al focolare c’è anche una sedia a dondolo ancora in lavorazione e non ancora verniciata, con alcuni attrezzi da falegname sopra. Al muro di fondo è appeso anche un colascione o una chitarra. Parete laterale di sinistra: tra le due porte delle camere, c’è un altarino a muro con due lumini rossi ed un Cuore di Gesù. La prima delle due porte laterali porta nella camera da letto della famiglia, mentre la seconda è quella della stanza di Maria. Parete di destra:  si apre la porta d’ingresso, con appeso un semplice attaccapanni che porta un mantello, un cappello e vari scialli. A lato della porta di ingresso sono visibili, appoggiati al muro, alcuni attrezzi da lavoro da falegname (in particolare è ben visibile un’ascia) e una finestra che dà sulla strada.

All’apertura del sipario una donna sui 30-35 anni, un po’ sciupata, è seduta su una sedia, a lato del tavolo e sta pulendo un cesto di verdura (ceci).

VOCE di ANGELA

L’inverno del 1907 portò un Natale freddo e nevoso. Il vento spazzava le strade e metteva in corpo una grande inquietudine. Avevo compiuto da poco dieci anni e trascorrevo la vacanza da scuola aiutando, poco, la mamma, e  giocando, molto, con gli altri bambini del paese. Il Natale, da noi, è una festa religiosa e anch’io tenevo la mia brava penitenza da fare…

(Cantilena di bambini che giocano fuori con la mazza)

                                                                Pisi e pisilli        

E fiore ri cannilli

E cannilli cu lu sì

    Cu lu sì santumartì

Carrafò, tirapirchiò

Tira lu per’a te! 

 

ANGELA bambina

(fuori scena)

No…! Ridammela! Ridammela! Non è giusto! Mammà…! Mammà!

ROSA

Angela! Che succede ?

ANGELA

(entrando di corsa, ben coperta per il freddo)

Mammà…, Filuccio si è arrubbato la mazza mia e poi se n’è scappato…!

ROSA

(consolandola)

Ancora…! Filu’, vieni qua! Lascia stare tua sorella, Filuccio! Angela, devi avere un poco di pazienza, figlia mia…! Quello, Filuccio è più piccolo…! Tu vai a scuola, impari tante cose…! E lui è un poco geloso. Mo’ veng’io, eh…, quando finisco di pulire ‘sti ciciri

ANGELA

(risentita)

Mammà, non è giusto! Pure Filuccio andrà a scuola! E’ che quando ci sei tu fa il bravo, poi, quando te ne vai, fa  o mariuolo! M’ha pure mozzicata…!

ROSA

Fa vedé…Non è niente, Angela. Ne trovi un’altra di mazza. Sai che facciamo…? Quando papà si sveglia lo diciamo a lui e lui ti prepara una mazza cchiù bbella e cchiù grande. Va bene?

ANGELA

Va bene, mammà… Però se lo acchiappo a Filu’…! (esce nuovamente)

ROSA

I figli…!Sono i regali di Dio…! E’ vero, però… Signore, me li dovevi regalare proprio uno dopo l’altro sti due regali?

ANTONIO

(entra dalla porta della camera in calzerotti)

Che è stato Rosì? La bambina piangeva…?

ROSA

No…, cose di bambini! Quello, Filuccio fa i dispetti, Angela s’arrabbia…lo sai Antò! Allora, ti sei riposato?

ANTONIO

Eh…! Mo’ va meglio! Uè, dalle sei di stamattina che fatico! E’ franato tutto il muretto di confine della proprietà del Marchese, a Montella. Tutto l’abbiamo ricostruito! (Si siede su una sedia, mentre Rosa si alza, va alla credenza, ne trae una bottiglia di vino ed un bicchiere, che mette sul tavolo, davanti al marito, che beve). Terra ballerina, la nostra!

ROSA

Sai che penso…? Dio si è stancato delle schifezze degli uomini, ha acchiappato in mano il mondo e lo vuole scrollare !

ANTONIO

Ma che? Le schifezze stanno solo qua…? Dio ci vuole scrollare solo a noi…?

ROSA

E domani?

ANTONIO

Eh… Forse. Pure a Caposele ci starebbe da faticare. Se si può dare una mano io non mi tiro indietro, ma mi  chiamano solo se tengono bisogno. Gliel’ho detto… In questa casa il pane si mangia solo si o’ falegname fatica…! Francesco di Nicola Scialatore sta aspettando da parecchi giorni chilla seggia. (indica la sedia a dondolo). Sta uno ad Ariano che se l’accattasse pure! Il guadagno è buono.

ROSA

Questo non è stato come dieci anni fa, che è andato giù mezzo Santangelo. E pure  in paese, quella volta…! Ti ricordi? Io tenevo una paura…! Angela aveva solo due mesi…

ANTONIO

Sangue abbiamo gettato quella volta! Sgombrare tutte le macerie, rifare la chiesa nuova! Ma… fatica voluta, non la senti!

ROSA

Don Nicola l’orto lo aveva comprato apposta per metterci il materiale. Durante le prediche lo diceva sempre, ricordi? (Antonio la guarda in maniera significativa) Ah, già… tu alle prediche non ci vieni mai… Pure ieri non ci stavi. (pausa) A proposito, Antò… in paese le donne  parlano di…

ANTONIO

E di che parlano sti femmene ? Rò, di pettegolezzi io non me ne curo, lo sai…! E in  questo paeseci stanno femmene che con le chiacchiere ci fanno il pranzo e pure la cena !

ROSA

Ma questa storia va avanti da qualche mese, Antò… Insomma, ieri sera alla predica don Nicola ha   letto una piccola cosa…. un racconto sacro… non ho capito bene… e poi ha parlato di sacrifici che si fanno in questa vita e che verranno premiati in Cielo. E ha detto pure che se ci tolgono la chiesa, chi ha fatto sacrifici per ricostruirla sarà premiato nella vita eterna…!

  

 ANTONIO

Che…? Chi è che ci vuole togliere la chiesa…?

ROSA

E appunto…! Di questo parlano le donne, già dall’estate. Pare che il Comune…

MARIA

(Entra piena di freddo dalla porta, che fatica a chiudere per il vento)

Uè Rò…! Antonio…! Rosì, ti devo parlare…! (scambi di occhiate tra Maria e Rosa)

ANTONIO

Uè, la mala nova la porta lu viento…! Che è, Marì? Confidenze tra sorelle…? Ah, ho capito. Affari di cuore…! Il bel carabiniere ha fatto o mariuolo…? Fossi pure io nu bbello giuvine  accussì…! Ma io sono vecchio, ormai. Li giuvini hanna fà l’amore e li viecchi s’hanna fa li cazzi loro…! E allora il vecchietto se ne esce e vi lascia chiacchierare, vabbè?

Vado a misurare quant’è lungo stu paise… Così mi rinfresco le idee…! (Si infila la giacca, il mantello, il cappello, fa per uscire, poi si accorge che è in calzetti e torna a prendersi le scarpe sul focolare). Mò accussì me ne esco… Le scarpe…!

ROSA

Antò, vedi se trovi un pezzo di legno per la mazza di Angela. Quello, Filuccio gliel’ha portata via…

ANTONIO

(scherzando)

Altro che carabiniere…! Qua il vero mariuolo è proprio Filuccio…! Uè, non me lo trattate male a Luigi, eh? E’ uno dei pochi carabinieri svegli…! Pure se viene dal Nord! (esce)

ROSA

(preoccupata)

Che è successo, Marì?

MARIA

Una cosa grave, Rò! Domani in paese ci sarà una rivolta… 

ROSA

Una rivolta? Che rivolta? 

MARIA

Il paese, Rò! Per via della chiesa…!

ROSA

Le donne tenevano ragione, allora…! Ma chi…?

MARIA

Ascolta. Tu la conosci la storia della chiesa e’ San Giovanni? Che il Comune vuole togliercela?

ROSA

E per farne?

MARIA

Che ne saccio? Una caserma… Ci sta un decreto del Re. Così disse il barbiere, che l’ha saputo dal Delegato…! E lo ha detto pure alle donne. Ma ti sembra giusto? Noi tanto faticammo per ricostruirla sta chiesa, dopo o’terremoto, e loro vogliono togliercela…!

ROSA

E gli americani?  Pure loro hanno diritto…! Che diranno gli americani ?

Zi Giovanni mandò molti soldi quella volta…!.

MARIA

E tanti offrirono pure oro e gioielli! Don Nicola raccolse assai! “Che cosa dobbiamo fare di queste offerte ? –così diceva alle prediche- Il nostro Patrono ha bisogno di una nuova casa. Non dobbiamo forse ricostruirla ?” E nessuno ha mai detto di no.

ROSA

(un po’ scherzosa)

Guardare in tasca a don Nicola sarebbe stato come guardare in tasca a San Giovanni Battista…!

MARIA

Fu giusto rimettere lì la sede della Fratellanza di Maria di Loreto. Loro fecero sempre del bene a tutti. Pure a chi non è confratello.

ROSA

Ma questo che c’entra con…

MARIA

Luigi dice che qualcuno vuole impedire la consegna delle chiavi della chiesa al Comune. I  Carabinieri usciranno armati, domani.

ROSA

E stu decreto del Re? 

MARIA

Una caserma…! Le donne dicono che il Comune vuole farla sporca…!

ROSA

Sporca…? E’ il Re che vuole la caserma? Io non ci capisco niente, Marì!

MARIA

Ascolta, Rò, Mariangela, la figlia di Alfonso Cicatiello… quella ragazza giovane, la conosci, no? (cenni di diniego di Rosa) Quella bella ragazza…! (qualche gesto per descriverla)

ROSA

Ah, sì…! Sì.

MARIA

Oh… allora…! Mariangela conosce molto bene don Nicola… Ci va spesso a casa, lì appresso alla chiesa…(Pausa, scambio di occhiate tra le due sorelle) Ma solo per aiutarlo, che ti credi… ! Insomma, Mariangela dice che questa cosa l’ha detta don Nicola proprio. Lo ha lasciato capire…

ROSA

Ma capire che…?

(Suonano le campane della chiesa a morto. Le due donne si segnano.)

ROSA

Riposi in pace…! Questa è l’anima di Zi Clemente che se ne va in cielo… Quel povero vecchio ha finito di penare. Appena tornato dalla Germania… I  polmoni finiti aveva! Tutti quegli anni in miniera…

MARIA

Se n’è andato pure lui come tanti altri. A morte la tenimm’ addret’ a la porta!

ROSA

Amen!

MARIA

Capisci Rò…? Il Comune vuole mettere le mani sulla chiesa? E Mariangela non ci sta. E nemmeno le altre donne. Marianna, Giovanna, Carmela... ”La chiesa l’abbiamo costruita noi, e a noi deve restare!”. Così dicono. A me mi pare che hanno ragione. Mariangela dice che sono pronte a fare qualsiasi pazzia…! Ma pure molti uomini…! Pure o’sarto e pure il padrone dell’osteria. Io ho paura per Luigi, capisci?

ANTONIO

(Rientra con Angela che tiene in mano una mazza e Filuccio addormentato in braccio)

Ma guardate se è possibile nu viento accussì maledetto! Rosinè, la scopa devi mettere stanotte! Dietro la porta! Il vento di Natale porta le janare! Le streghe a casa mia non ce le voglio! Uè, volete sapere che m’è capitato? (Rosa gli prende il bambino dalle braccia e lui getta occhiatine di complicità ad Angela, mentre si toglie il mantello e lo posa) Allora, camminavo vicino alla piazza… una soffiata di vento… e m’arriva in faccia una manciata di polvere…! Polvere, ohì…! S’è mai vista la polvere dopo una nevicata? Insomma, mi bruciano gli occhi. Li chiudo, metto il piede su  un pezzo di legno, che quasi scivolo…e che trovo? Una vera mazza ! Bell’e fatta! Senza padrone! E allora mi sono detto…”Vuoi vedere che questa è la mazza d’a piccerella mia? “ Vero, Angela, che è la tua? (Tira fuori da una tasca una mazza e la dà alla bambina, che annuisce sorridendo, lo   bacia sulla guancia e poi esce di corsa per andare a giocare. Filuccio viene cullato dalla mamma che fa segno di parlare piano). Filuccio  deve averla lasciata in mezzo alla piazza. Uè, io l’aggio sgridato a Filù…! Stava ancora giocando lì vicino. Lui ha pianto, ha promesso che farà il bravo…Poi s’è accoccolato in braccio e mò…eccolo là!

ROSA

(va a sedersi e, seduta, canta una ninnananna)

Duorme, nennidhre mie, duorme e ripuose,    

ru diette tui è fatte cu ri rose.

Dorme cuiete e durmenne tu crisce

com’a ru mare criscene ri pisce.

Dorme e t’ingrasse cum’a na milogne

e duorme sensa guaj né bisuogne!

Duorme e ripuose, ninne, ‘nsarviamiente

a te nesciune maj addà fa niente.

Shh…s’è addormentato!  (Lo porta in camera da letto)

ANTONIO

Che è, Marì? Tene na faccia…! (a Maria) Ma allora l’ha combinata proprio bella o’Carabiniere! Marì, nonci pensare…! Se ti vuoi sposare… E allora sì che comincia la vera guerra…! Lu prim’anno a cor’a core, lu sicond’anno a cul’a culo, lu terz’anno a cavici ‘nculo…! (Ride, guardando la cognata che sta in silenzio). Tua sorella sa come bastonare gli uomini che fanno i mariuoli. Sapessi quanti lividi tengo… (Scherzando) Uè, vedi che sto scherzando…! (La guarda preoccupato, mentre Rosa rientra) Ma insomma mi volete dire che è  successo?

ROSA

Luigi disse a Marì che domani ci sarà una rivolta. Per la chiesa di San Giovanni abbascio. I carabinieri usciranno armati domani!

ANTONIO

Sì, ma questo pure io lo so… Domani ci sta la consegna delle chiavi della chiesa al Comune. Hanno rimandato, non si sono mai accordati…e mo’ siamo alla fase finale…! Ma deve succedere per forza qualche cosa?  I carabinieri stanno sempre armati… Per sicurezza!  Volerà qualche parola grossa…qualcuno alzerà la voce…

 (Maria esce arrabbiata di casa dopo aver scrollato la testa come per dire…”Non mi capite”.).

ROSA

(Avvolgendosi in uno scialle)

Ci penso io, Antò. E’ preoccupata. Vado a prenderla e la porto qua. Meglio che sta a casa con noi. Ci stanno i bambini, la tengono allegra…(esce)

ANTONIO

(Pensieroso, va alla credenza, prende un piatto, del formaggio, una fetta di polenta, un coltello e si siede al tavolo, dove comincia a  mangiare. Sulla tavola ci sono già la bottiglia di vino e un bicchiere)

LUIGI

(Bussa e entra preoccupato. E’ in divisa)

Si può? Buonasera Antonio. Maria è qui? L’ho cercata dappertutto…!

ANTONIO

Uè, Luigi! Che è…? No, Marì non ci sta. Ma o’Maresciallo tuo lo sa che te ne sei venuto in questa casa, Luì…?

LUIGI

Gli ho detto che venivo a salutarvi. Siamo qua in ispezione, io, lui, Carmelo e l’Appuntato. Loro si sono fermati in piazza a parlare con don Nicola e così ho chiesto di allontanarmi pochi minuti. Una scappata…

ANTONIO

Assettate Luì. Che ne sape o’Maresciallo di Marì… ? (Luigi fa capire che non sa niente). Statt’accuorte, guagliò! (Gli fa cenno di sedersi vicino a lui) Sì, Marì è stata qua, ma ora se n’è uscita, Luì. Mo’ Rosa la riporta a casa. Bevi un bicchiere? Vuoi una fetta di farnata, Luì? (Luigi si siede e A. parla in tono confidenziale). Senti… tutta quella gente intorno alla chiesa… Stasera in paese girano persone di fuori…! Certe facce! Ho visto pure uno che è stato in galera due volte, ma non è del paese! Ne sai qualcosa, Luì?

LUIGI

Domani noi Carabinieri, siamo in otto, facciamo servizio di sorveglianza per la consegna delle chiavi della Chiesa. Ma dobbiamo stare all’erta, Antonio. Girano voci che questa consegna…

ANTONIO

Non sarà tranquilla. Pure io l’ho sentito. Ma quelli…? Che ci fanno quelli in paese?

LUIGI

Il Maresciallo non ci ha detto granché. Ma lui sa di più di quel che dice…Pare che qualcuno…

ANTONIO

(esasperato)

Qualcuno… le voci… Ma Dio benedetto, volete dirmi una buona volta che caspita sta succedendo? Nu bello Natale, ohì…! Viento, freddo e disgrazia! Perché non abbiamo grane abbastanza, qua! Contadini e pastori siamo in chisto paese! Arrivare a sera con un pezzo di pane e un bicchiere di vino! Questo cerchiamo di fare tutti! E con fatica! Capace che qualcuno getterà sangue con quella gente in giro! Quelli là sanno parlare solo cu o’coltello dint’e mmane! E tutto per le chiavi di una chiesa…?

LUIGI

Forse c’è sotto qualcosa di più…

(Rientrano Rosa e Maria con Angela. Saluti. Luigi si alza in piedi e sta fermo vicino alla ragazza, scambiandosi solo qualche sguardo, vergognosi e timidi)

ROSA

(Cercando di alleggerire l’atmosfera)

Eccoci qua! Uè Luigi! Ma che avete? E’ Natale, si o no? E stiamo allegri allora! Siamo fra di noi…! E che c’importa del resto?

MARIA

(preoccupata)

Tu domani non te ne devi uscire, hai capito Luì…? Ascolta… Giovanna di Filippo mi ha dato un’erba…! Si fa bollire dint’ all’acqua, tu la bevi la sera e la notte poi ti sale la temperatura….

LUIGI

(alterato)

Maria…! Non vorrai che…

MARIA

Io tengo paura Luigi! Tu mi hai parlato di rivolta…!

LUIGI

Io sono un Carabiniere, Maria! Se mi comandano, è mio dovere di andare! 

ANTONIO

Calma…! Calmiamoci tutti! (Fa un cenno agli altri indicando la bambina). Angela…lo fai un  piacere a papà? Mi tieni d’occhio a Filuccio mentre dorme? Prima l’ho sgridato… Sai che fai? Vai in camera pure tu e ti sdrai vicino a lui. Tanto, un solo letto abbiamo, tutti e quattro. Se si sveglia, tu  gli racconti qualcosa, la storia di Gesù Bambino, la Notte Santa…Quello che ti ha imparato u’ prufessure e scola, vabbè?. Ti avrà detto qualcosa sul Natale, no? (La bambina annuisce) Su…! (Angela va in camera dopo un bacio. Antonio lentamente si siede) Sennò la bambina si spaventa con questi discorsi… Ancoranon è successo niente, giusto?

MARESCIALLO

(Anche lui è in divisa. Bussa e entra. Tiene in mano una bandoliera)

Si può…? Buonasera a tutti!

LUIGI

(Scattando sull’attenti)

Comandi Maresciallo! Ero passato un momento a salutare e…

MARESCIALLO

Comodo, comodo… Sapevo che ti trovavo qua, Luì…!

ANTONIO

Accomodatevi, Marescià, sedete. Lo bevete un bicchiere con noi? Tengo un vinello…

MARESCIALLO

Veramente… Sto in servizio, Antò. (ci pensa) Ma tu sei un vecchio amico! Un piccolo strappo al Regolamento lo possiamo fare! Ero passato per vedere se si poteva sistemare questo qua (mostra la bandoliera a Antonio) E’ di Gennaro, l’Appuntato. Vedi? Si è scucito il passante e poi bisognerebbe fare un altro buco sulla cinghia… Tu tieni gli strumenti giusti, Antò e pure le mani giuste…!

ANTONIO (prende la bandoliera)

Certamente, Marescià, ve la sistemo subito. Ma accomodatevi…

MARESCIALLO

Ma ce ne andiamo subito, eh guagliò…! Uè Luì…! Riposo…!

ANTONIO

Non vi preoccupate, Marescià…! Anzi, visto che state qua, vi posso domandare una cosa…? Se potete rispondere… Ste chiavi della chiesa di San Giovanni abbascio… io ci capisco poco, Marescià…! Se voi cortesemente voleste…

MARESCIALLO

Un momento di pazienza, Antò! Luì, ho bisogno che torni urgentemente a Flumeri. Devi andare fare un fonogramma al Comando di Compagnia. Ecco qua. (Gli porge una busta che estrae dalla giubba). Ci sta l’Appuntato che aspetta fuori. Tornate alla Stazione insieme, che io ritorno con Carmelo  domani mattina. Stanotte io e lui dormiamo in Municipio. Devo vedere il Signor Sindaco, prendere visione di certi documenti…. Subito, Luì. Parti subito.

LUIGI

Signorsì Signor Maresciallo. Vado subito. (saluta ed esce)

 MARESCIALLO

Allora… che stavamo dicendo?

MARIA

Scusate Marescià… ma devo uscire pur’io. Don Nicola mi disse di passare da lui… Per la processione, sapete… sennò si fa tardi … (esce)

MARESCIALLO

(dopo una breve pausa e guardando pensoso la porta da dove la ragazza è uscita)

Antò, io per questo sono passato di qua… Ufficialmente non saccio niente, ma quei due… (unendo gli indici, accenna al rapporto tra i due) O’Regolamento s’add’ a rispettà! Carabinieri siamo, Antò! Non facciamo che…. Ci siamo capiti?

ANTONIO (posa la bandoliera sul piano della credenza)

Ho capito. Non vi preoccupate Marescià. Sorveglio io! Vi fidate?

MARESCIALLO

(annuisce un po’ titubante)

Credo che sia più saggio tener fuori Luigi da certe cose. Già ne sa più di quel che dovrebbe…Per questo l’ho allontanato. Il fonogramma potevo mandarlo pure un’altra volta.

ANTONIO

Aggio capito tutte cose, Marescià! Pure io faccio così con Angela, quando non voglio che senta.

 

MARESCIALLO

(si siede)

A proposito di Angela… Vi dice niente la bambina di quello che fa a scuola?

ROSA

Che volete dire, Marescià? Che c’entra la scuola di Angela?

MARESCIALLO

Niente, niente… Dicevo così per dire. Una informazione mia. Curiosità. 

ROSA

E che cosa dovrebbe dirci, Marescià ? Quello che o’professore l’impara. I  numeri… la lettura… i pensieri sul quaderno… i nomi delle città, le montagne, i fiumi… Questo dice. Ma noi pure… Se ha preso dei voti, se ha fatto bene il compito, se o’ Prufessore è stato contento della focaccia che gli mandiamo… Questo noi le chiediamo, Marescià. L’impara tante cose o’ Prufessore, sapete? Angela tiene un po’ di paura di quella sua barba folta, sapete come sono i piccerelli…E pure noi tenimmo nu poco e’paura e’chilla barba, Marescià! Ma o’Professore è bravo! L’impara a scrivere, i compiti a casa… Una volta Angela mi disse…”Mammà, lo sai addò vivono li fenicotteri?I nun sapevo nemmeno che erano, li fenicotteri, Marescià! E Angela s’arrabbiò, perché doveva fare i pensieri su sti fenicotteri! Ma, dico io, proprio li fenicotteri o’ Prufessore doveva impararli a sti bambini? Doveva dirci qualche altra cosa Angela, Marescià?

MARESCIALLO

No, no…! La storia è lunga, Rò. “Tene ru mmele mmocca e ru rasule mmane…” Lo conoscete il detto. E accussì fanno quei signori rispettabilissimi….! Onesti per tutti, brave persone…! Ma poi, invece…Gente che gli piace la rissa, la protesta! E si nascondono e mandano avanti gli altri! 

(Entrano FILOMENA e ROSARIA. Il Maresciallo si irrigidisce all’entrata delle due ragazze.)

FILOMENA

Scusate, si può ? Signor Maresciallo…! Auguri, auguri a tutti! Abbiamo portato un po’ di robba buona per i nostri cari vicini….

ROSA

Che è Minè? Uè, Rosaria! Che è?

FILOMENA

Dui piparuoli…nu pajo e cuppatelle cu lu baccalà e le zeppole. Ne tenevamo tante…  

ROSARIA

Troppo abbiamo mangiato! E mo’ basta! E siccome tenimmo vicini accussì  simpatici… le zeppole sono calde calde…

ROSA

E allora sapete che facciamo? Ci mangiamo subito i’zzeppole! Tutti insieme! Marescià, ci fate pure voi l’onore…? (il Maresciallo esita)

ANTONIO

(va ad annusare)

Mhhh…! Marescià, assettatevi…!.

(si accomodano a tavola chiacchierando)

MARESCIALLO

Veramente non potrei, Antò…!

ANTONIO

Marescià, vi prego…! Per la nostra vecchia amicizia…! Non volete farci questo onore?

MARESCIALLO

(annusa pure lui)

Io lo sapevo…! Lo sapevo che andava a finire accussì, ohì! Mò o’regolamento lo strappiamo veramente! Ma davanti a’sti meraviglie…  Ch’aggia a’fà…?

ROSA

Assettatevi, Marescià! O’Natale s’add’a passà in compagnia!

MARESCIALLO

O’jiuorno e’ Natale già è passato, ma comunque… Mettiamo a dormire o’Regolamento per oggi, ohì! Uè, però mi raccomando…! (fa cenno di star zitti perché fuori c’è qualcuno) Che la notizia non esca da questa casa…! Lo faccio perché… Antonio lo conosco da troppo tempo! Parola di soldato! Mi ricorda la mia gioventù. Mò spedisco Carmelo in Municipio a far preparare per stanotte e sono da voi. Tanto il Signor Sindaco lo vedrò domani. (esce un minuto e avvisa il carabiniere che lo sta aspettando, poi subito rientra). Ecco qua! (Rosa stende una tovaglia e Antonio tira fuori il vino. Mangiano e bevono esprimendo notevole gradimento…).

ANTONIO

Un brindisi p’o’Signor Maresciallo! Mi ricordo di voi che ero più piccolo di Angela, Marescià!

MARESCIALLO

Eh…! T’arrecuordi? Fu la mia prima nomina come Appuntato. Ma allora o’ Maresciallo era o’ fratello e’papà tuo! Uè, quante storie mi raccontò sui briganti! Lui era in servizio da parecchi anni.  Rappresaglie, rischi, ammazzamenti…! Tempi pericolosi quelli, per chi portava questa divisa.  Tenevo più o meno gli anni di Luigi. Forse è per questo che chillo guagliune mi è simpatico!

ROSA

Avete raggione, Marescià! Luigi è nu bravo guaglione…! Meriterebbe proprio na bbona mugliera… (Rosa e il Maresciallo si guardano di sottecchi) Ma noi ci stiamo abbuffando da soli! Perché non facciamo mangiare pure i bambini? Ci piacciono le zeppole! (va in camera e torna coi bambini, che vengono sistemati a tavola)

ANTONIO

Complimenti alla cuoca! (alle due ragazze) Sarà stata certamente mammà, vero ragazze?

ROSARIA

Certo, Antò! Solo lei prepara zeppole così squisite.

MARESCIALLO

Che donna, vostra madre, Rosaria! Carmela Seliano è sempre stata una vera donna! Pure da giovane! Bellissima era e brava in casa. Parola di soldato! Me la ricordo bene! Tutt’ e uaglioni del paese le stavano dietro, allora…! Aspetta… una canzone ci stava che cantava sempre… Le piaceva tanto…

(intona incerto un ritmo e poi gli altri lo seguono)

‘Nnanz’a na casa ci ha nat’ na rosa.            

L’aggio guardata di vierno e d’estate.

Ci r’aggi ritt’a lu vicinato

Che me la uarda la nnammurata.

(tutti intonano il ritornello)

L’amore vene, l’amore va.

Simo uagliun’e l’amor’amma fa’.

L’amore vene, l’amore va.

Simo uagliun’e l’amor’amma fa’.

(applausi e brindisi)

ROSARIA

Mammà sapeva pure ballare, ti ricordi Filomena?

MARESCIALLO

Pure io mi ricordo! L’aggio pure invitata una volta… ballammo innanzi o’giglio! A’ festa d’ o’patrono! Tanti anni fa. Pure io ci stavo! (pausa) Per sorveglianza, naturalmente…!

FILOMENA

Allora voi sapete ballare, Marescià! (lui annuisce) Che fa? Mi fate l’onore di ballare con me?

MARESCIALLO

No…! Pure ballare mò…! No, no…! E che, scherziamo…?

ROSA

E allora balliamo noi, se non vi disturba! Pure i piccerelli! Antò…!

(All’invito, Antonio stacca dal muro la chitarra e improvvisano una danza popolare, che può essere eventualmente solo cantata, mentre il Maresciallo batte il tempo.)

Abballate, abballate                        

Femmene zit’e maritate,

Si vuò sta’cchiù sicuro

Uommini’mpis’e femmene pure.

MARESCIALLO

(leggermente alticcio)

Uè, è ora che me ne vado…! S’è fatto tardi assai! Quann’arriv’a cinquantina, lassa le femmene e piglia lu vino! Così dicono… A dire la verità, io… le femmene faccio fatica a scordarmele completamente, ma o’vino… oggi ne ho fatto scorta fino all’Epifania…! (ridono)

ANTONIO

(riattaccando la chitarra al muro)

E per quella faccenda, Marescià…? Il discorso di prima… Ru rasule mmane…?

MARESCIALLO

Ne parliamo un’altra volta, Antonio. devo andare. Saluti a tutti! E grazie. Salutatemi a mammà, ragazze! Quella bellezza che non sfiorisce mai…! Uè…! Mi raccomando…! Acqua in bocca su sti zeppole, eh…? (fa cenno di stare zitti e uscendo dimentica la bandoliera, mentre gli altri cantano salutandolo).

L’amore vene, l’amore va.

Simo uagliun’e l’amor’amma fa’.

L’amore vene, l’amore va.

Simo uagliun’e l’amor’amma fa’.

ANTONIO

(Ai bambini) Uè, piccerè, è tardi! E’ora di coricarsi… Salutate e andiamo. (riporta i figli in camera, dopo che hanno salutato tutti)

ROSARIA

E Marì? Non ci sta tua sorella, Rosì?

FILOMENA

Ma è vero quel che si dice? Che vuole maritarsi a Luigi? Lu Carrabbiniere?

ROSA

(leggermente seccata)

Come…? E chi lo dice?

FILOMENA

Così… tra noi… Sai com’è… In paese si chiacchiera…

ROSA

Eh, le chiacchiere…! Pericolose possono essere! Pure le guerre possono scoppià per le chiacchiere, Filomè…! E tanta gente, invece di farsi gli affari  suoi, chiacchiera…! Comunque… Luigi è nu bbono uaglione…! Vene da… na città del Nord, non m’arrecuordo…! Ma è bravo lo stesso. Bisognerà vedere… Intanto per sposarsi ci vogliono i soldi! E non tutte sono così fortunate! (pausa, guardandola) Tu li  avresti i soldi, vero? Per te sarebbe più facile…

FILOMENA

Sì, papà mio li ha messi da parte apposta, ma a che servono i denari se non ci sta ancora o nnammurato?

ROSA

Eh… arriverà, arriverà…! Tu sì accussì bella!

ROSARIA

(Scherzando) Sì, ma esigente! Non gliene va mai bene nessuno! E mi blocca pure a me! Papà  dice che finché la sorella maggiore non è sposata, la minore deve aspettare!  (le ragazze litigano scherzosamente tra loro)

ROSA

Arriverà per tutte due il momento. Per Marì forse è già arrivato, ma il suo innamorato deve chiedere il permesso… E poi senz’altro lo trasferiscono. Non è mica facile maritarsi, per un Carabiniere.

FILOMENA

Ma sarà l’anno prossimo?

ROSA

Ti dico che è ancora presto per parlare di date, Filomè! Il confessore di Marì, don Nicola, dice che…ma perché ridete?

ROSARIA

No… è che…Filomena, sta brutta pettegola (accenna alla sorella un buffetto ridendo mentre Antonio rientra dalla camera)  mi diceva prima di Caterina, che andava sempre a confessarsi da don Nicola…

ROSA

E allora…?

ROSARIA

No…è che quella…., dopo nove mesi… insomma… (fa gesti inequivocabili per indicare una gravidanza)

ROSA

(furibonda)

Mia sorella va dal confessore per togliersi i peccati, non la mutanda! Come invece farebbero volentieri altre, invidiose e pettegole! Che vorrebbero, ma non lo dicono! Buone le zeppole, ma mi sono rimaste sullo stomaco, ohì! Pure a voi, vero ? E allora, perché non andate a pigliare un poco d’aria per digerire…? (le due ragazze, mortificate, salutano ed escono)

ANTONIO

Tenevo ragione o no? Eccole qua…! Queste sono le femmene che ci stanno in paese…!  

ROSA

Meglio che non ce lo diciamo a Marì. Ci starebbe troppo male.

ANTONIO

E comunque… chillo prevete non me la racconta giusta.

ROSA

Sei troppo sospettoso, Antò. Io non ci credo a quella storia. Io la conosco a Caterina. E forse conosco  pure il vero padre del bambino. Ma finché non è lui a farsi avanti… Il tempo ormai sarebbe  arrivato. Caterina tiene na pancia da maschietto (fa segno di una pancia a punta). Mò la luna è  giusta…

ANTONIO

Sarà…! Comunque non è questo che mi preoccupa, Rosì. Uè, o Maresciallo s’è scordato a bandoliera! Tra zeppole e vino… Però mò non posso sistemarla… Fortuna che  qua si può fidare…!

ROSA

Mò la chiudo nell’armadio in camera di Maria, così i bambini non la toccano.(va in camera e torna subito dopo mentre Antonio si siede). Speriamo che quelle due pettegole non dicano in giro d’o Maresciallo…! (Antonio fa spallucce)

VINCENZO

(Entra mascherato e con un berretto rosso in testa. Cammina rannicchiato sulle ginocchia in maniera grottesca)

Uhhh…! Qua ci sta o’ scazzamarieddre…! O’ scazzamarieddre ha portato un dono, ma dovete fare quello che dice…! Uhhh…! “Si vulite la cosa che tengo, mi dovete levare o’ cappiello” (ritmando e saltellando intorno al tavolo) “Si vulite la cosa che tengo, mi dovete levare o’cappiello”. Tengo una lettera dall’America! Per una certa Moschiella Rosa…! La volete? (Antonio lo rincorre e gli toglie il cappello e la maschera) Ahhh…! Non vale! Troppo presto!

ANTONIO

(ridendo)

Ma quale scazzamarieddre! Delinquente! Rò, è arrivato o pustiero! Il portalettere!

ROSA

(ridendo insieme ad Antonio)

Entra Vincé, Siediti. Sarà di zio Giovanni. Riempigli il bicchiere, Antò.  Fuori ci sta un freddo…! (apre la busta e si mette a leggere)

VINCENZO

Eh, poco, però…! Che devo ancora consegnare molte lettere. Devo passare pure da Don Nicola (Rosa e Antonio si guardano). Bella abbuffata, ohì! (guardando e annusando) E’ stata Rosa a preparare tutto?  (va verso Rosa, micio-micio) Uè Rò, ma lo sai che sei sempe ‘cchiù bbella? Antò… ma sta femmena… me la tratti bene, sì…?

ROSA

(ridendo e scherzando)

Ma non hai capito che non sei il mio tipo! Non ti volli quando eravamo giovani! Figuriamoci adesso, che sei vecchio e rimbambito…! Antò, diglielo tu…!

ANTONIO

(sempre scherzando)

Dirglielo? Io ci darei una bastonata n’capo, altroché…! Stu fetente…! Ma come? O’fratecuggino  si permette di fare le proposte a mia moglie? 

VINCENZO

Ma no…! Mi preoccupo per la sua salute…! Io ci tengo a tua moglie, sai…!

ANTONIO

(finge di dargliele)

Ancora…! E pure innanzi a me! S’è mai vista una cosa così? Aspetta almeno che me ne esco fuori, no…?

VINCENZO

(idem; si avvicinano fingendo un alterco)

E allora vattenne! Iesci fora, iesci fora, riavulaccio…! (canticchiando e facendo gli scongiuri)

ANTONIO

Con il freddo che ci sta…? E poi fuori ci stanno li pumpunari com’a te, altro che scazzamarieddre! (Ridono tutti tre e Antonio si siede vicino a Vincenzo) Che si dice in giro, Vincé? Tu conosci tutti, entri in tutte le case… E’ vero che in paese ci sta un po’ di nervosismo?

VINCENZO

(evasivo) Eh… Sarà lu viento! Viento di janare…! (poi sorride e beve il vino) Salute! Buono! Ma  adesso…bisogna tornare nella bufera…! (con tono volutamente enfatico)

ANTONIO

Aspetta. Tu ne sai qualcosa, Vincé. Che succede in paese?

ROSA

Ascoltate. E’ una lettera di zio Giovanni. Da Boston. Era da tanto che non scriveva.

VINCENZO

Io devo andare, scusate… Grazie della bevuta. Antonio, ne parliamo domattina.

ROSA

Aspetta, Vincé! Un minuto. Zio Giovanni ci faceva giocare insieme  quand’eravamo piccoli, ti ricordi? Tu sei come un fratello. Ascolta pure tu. (Ascoltano tutti, mentre Rosa inizia a leggere. Melodia di sottofondo.)

Cara Rosa e nipoti, io sto abbastanza bene e così spero di voi. Speriamo che la lettera arriva prima di Natale perché ci stanno quaranta dollari nella busta. Rosa, vedi se puoi far mettere un bello cuore di Gesù da appendere vicino all’altare in chiesa di San Giovanni abbascio. D’argento. Con il nome. Non troppo piccolo, però. Un compaesano mi disse che pure la famiglia di Cutillo Raffaele l’ha fatto e pure noi ce lo vogliamo. Qua stiamo bene, grazie a Dio non ci lamentiamo perché lavoriamo e il pane non ci manca, ma è pane amaro. Già lo capimmo dopo che scendemmo dalla nave, a Ellis Island, molti anni fa. Quando ci segnavano la schiena con il gesso per farci visitare se tenevamo malattie. Come topi ammalati e infetti. Come sai, dopo la morte di zia Carmela abbiamo cambiato la casa, che è di un ebreo. Ma ora vuole dieci dollari di più. Tuo cugino Angelo lavora ai mercati della frutta, prende poco e deve pure dare una parte al caposquadra che gli procura il lavoro. Il Cavaliere Ruffilli, il capo del quartiere nostro, dice che l’America ha bisogno di tempi lunghi per abituarsi, ma quanto lunghi, dico io, se non basta una vita per sistemarsi? E come stanno Filuccio e Angela? Speriamo di vederli ancora, prima o poi. E salutami Antonio e pure Vincenzo, se porta ancora lui le lettere. Tuo zio Giovanni Seliano.

Silenzio.

Entra Maria in silenzio, imbronciata.

ROSA

Che è, Marì?

MARIA

Abbiamo litigato, Rò.

ROSA

Io lo sapevo che te ne eri uscita per questo!

MARIA

Eh…! Quando se ne sono andati, li ho seguiti… L’Appuntato ad un certo punto teneva bisogno di fare… se n’è andato a cercare nu vicolo…e io ho approfittato. Ma abbiamo litigato! E l’ho lasciato sulla strada! Vuole assolutamente uscire con gli altri Carabinieri, domani. Dice che il suo dovere glielo comanda… Che non può lasciare soli i suoi compagni, che già sono pochi…. E’ una capa tosta! Si vede che viene dal Nord! Tanto, sono io che piango!

ANTONIO

Luigi è un militare, Marì! Deve obbedire, lo capisci? No, voi femmene questo non lo capite! E che poi, se non obbedisce, lo sbattono in galera, questo lo capisci o no? E ci sta pure la legge marziale, lo sai? E dimme na cosa, Marì. Lo sai che lui sarà trasferito si o’Maresciallo lo sa ? Ci hai pensato? Si ‘nnammurata, e nu Carabiniere, Marì!

(MARIA corre nella sua camera di corsa, piangendo.)

ROSA

Antò, pure tu…! Certo che Marì le ha pensate sti ccose, ma non ha bisogno che le sente dire pure da te! Certe volte pare che lu cerviello tuo si com’a chillo e’ na ahllina, Antò…!!

VINCENZO

Scusate, ma devo proprio andare adesso. Mi dispiace…Luigi è un bravo giovane! E pure Marì! Ci sentiamo…(esce imbarazzato)

ANTONIO

Non volevo farla piangere, Rosinè…! Aprirle gli occhi, solo questo volevo. Luigi è un bravo uagliune, ma è carabiniere! Tu lo sai, io mi sento responsabile di tua sorella, come se fosse sorella a mme! Come per i figli miei.

ROSA

Lo so, Antò. Ma io la conosco a Marì. E’ innamorata veramente di Luigi. E io sono contenta. Conosci un giovane onesto e bravo com’a lui? E poi tene la paga fissa, Antò…! Forse lui se ne andrà… o forse se ne andranno tutt’e due…! O’destino è loro! Sono loro che devono decidere che vonno fà! Forse hanno pure deciso. Se ci sta l’amore, reggerà! Pure per noi fu così, non t’arrecuorde?

ANTONIO

E come, non m’arrecuordo…! Tu ti dovevi sposare al barbiere di Santangelo. Chillo piaceva tanto a tuo padre. Era il tipo che gli andava bene, ohì! Teneva campi, braccianti, un buon mestiere… E invece Antonio solo sti braccia teneva e se ne andava in giro come nu vagabondo! Ma abbiamo vinto noi, Rò! E mo’ il vagabondo è addiventato o falegname e se ne sta sempre a casa! Chi na bbona mugliera tene, tardi vaij’e veloce vene…! (si avvicina a lei con gesti di tenerezza e si abbracciano).Và…famme preparà un poco di colla… Devo sistemare il manico di quell’ascia (indica l’ascia  appoggiata al muro)

ROSA

Vedi? Lo pensi pure tu… L’amore risolverà. Mò sistemo tutte cose e poi vado da lei. Magari stanotte me la porto a dormire nel letto nostro… E tu t’accomodi nella stanza sua, che dici?

ANTONIO

(ci pensa un secondo)

E va bbuono…! Stanotte digiuno…! (Le fa l’occhiolino e ridono entrambi)

ROSA

 Marì tene bisogno di essere consolata, Antò…. E chisto lu suo ‘nnammurato nun lo po’ fa! (inizia a disbrigare, mentre Antonio si mette a preparare la colla. Estrae dalla credenza un sacchetto di colla in polvere, prende un pentolino…).

MARESCIALLO

(entrando)

Uè, Antonio! Ho lasciato qua la bandoliera…L’hai sistemata? (A. fa un cenno negativo col capo) Non importa Antò, però la bandoliera mò mi serve. Gennaro domani deve averla. Te la riporto un’altra volta.  

ROSA

L’abbiamo conservata come una reliquia, Marescià. L’abbiamo messa di là. Accomodatevi. Subito ve la piglio.

ANTONIO

(Fermando col gesto Rosa e rivolgendosi al Maresciallo in tono scherzoso)

Aspetta un momento, Rosì. Marescià, scusate…perdonatemi, ma adesso dovete pagare un debito…! La bandoliera… (indica la bandoliera). Che dite, facciamo che ci spiegate meglio quello che stavate dicendo prima…? O’ rasule mmane…i signori rispettabili… Due minuti, Marescià… E accussì accontentate Antonio e la mugliera, che subito subito va a piglià la vostra bandoliera…! Pure la rima v’aggio fatto, Marescià…!

 MARESCIALLO

(ridacchiando e sedendosi)

E va bbuono! Paghiamo stu debito! (Rosa va a prendere la bandoliera e ritorna subito) Anche perché non sono più segreti, ormai. In questo paese ci stanno persone che approfittano dei problemi per fare i comodi loro…! (rientra Rosa) Da una parte ci sta don Nicola…

ROSA

Pure lui…? Pure don Nicola fa i comodi suoi? Non è possibile, Marescià…! Don Nicola lo abbiamo sempre visto onesto…!

ANTONIO

E certo! Quando mai Rosì…! Tutte le donne di questo paese lo hanno sempre visto onesto a don Nicola! E le più giovani lo vedono meglio delle altre! Perché ci vanno sempre a casa…!

MARESCIALLO

Calma, calma! Sti parole facciamo che non l’ho sentite, Antò! O fatto è più complicato…!

ROSA

Nui nun tenimmo suonno, Marescià! Se non capiamo come stanno le cose, stanotte non possiamo addormentarci, né io né mio marito! (cenni a Antonio, che annuisce). Se gentilmente voleste aiutarci a dormire meglio… Ve lo bevete un caffè fatto come si deve?

ANTONIO

E’ na squisitezza, Marescià! O cafè e’ Rosì lo conoscono perfino a Napoli!

MARESCIALLO

E va bene, Antò! Beviamo stu cafè, ohì! (li guarda) Carmelo l’ho lasciato in Municipio. Vorrà dire che mi aspetterà…oppure si addormenterà senza il suo Maresciallo…! (scherzando) Come si dice…Vulimm’ fa a nuttata? E facimmo a nuttata! (I due uomini si siedono al tavolo ) Vedete, in chisto paese ci sta na situazione

(Iniziano a parlottare silenziosamente, mentre Rosa mette su il caffè).

Sipario.

FINE ATTO PRIMO

………………………………………………………………………………………………………

ATTO SECONDO

(Stessa scena, la mattina dopo)

Sipario.

Entra ROSA dalla camera e si mette a sistemare la cucina, prepara la colazione etc.

ANTONIO

(entrando dalla porta di casa)

Fa cchiù freddo stammatina. Ma ci sta il sole. Una bella giornata!

ROSA

Te la bevi una tazza di caffè, Antò? Non ti sei coricato stanotte….

ANTONIO

(si toglie il mantello e lo appende all’attaccapanni)

Eh…! Quando o’Maresciallo se ne andò non tenevo suonno, con tutto quello che mi raccontò! Certo che o’Maresciallo sape tutte cose e’chisto paese! Mi sono sistemato vicino al fuoco. Chilla seggia è buona veramente, ohì…! E si capisce…! L’ho fatta io…! E stamattina me ne sono uscito a pigliare nu poco d’aria.

ROSA

Ci sta qualcuno in giro?

ANTONIO

No…. Dui femmene in piazza a San Giovanni aggio visto. Jolanda e Mariangela di Gennaro. Ah, pure Giustino aggio veduto, o’ campanaro. “Lavoro straordinario, stamattina…”. Accussì disse. Puzzava di vino com’ al solito. (beve il caffè) I piccerelli…?

ROSA

Ancora dormono. E pure Marì. Stanotte Filuccio dormì agitato. Si svegliò un momento, vide Angela che dormiva vicino: “Tanto, domani ti arrubbo pure la mazza nuova!” Così disse. Poi si girò e si rimise a dormire. (ridono entrambi, poi Rosa assume una espressione seria). Angela mi fece un sacco di domande ieri, che tu stavi ancora qua con il Maresciallo! Come…chi…perché… A piccerella ha sentito tutto, Antò. Sta crescendo e bisogna stare accuorti…

ANTONIO

O’saccio, Rosì! Speriamo che  i problemi di questo paese se li porta lu viento!

Iniziano dei rapidi rintocchi di campana.

ROSA

Ma che è? Giustino s’è sbagliato! Non ci sta la Messa a quest’ora! Che sarà?

ANTONIO

E che sarà, Rò…! O campanaro sarà uscito pazzo ! Vado a vedere. Tanto, quello vive sotto la chiesa! (infila di nuovo giacca, mantello e cappello ed esce)

ROSA

Statt’accuorte, Antò!

MARIA

(entrando dalla camera da letto)

Ciao Rò… Ci sta un poco di caffè? (se ne versa un poco in una tazza). Rosì, ho fatto un sogno…! Stavamo in campagna… Io vestita tutta di bianco, tu pure… Ci stava Antonio, tutto bianco pure lui… e pure don Nicola…! Con la tonaca bianca invece che nera! Dovevamo sposarci, io e Luigi, ma Luigi non ci stava… Poi è arrivato. E teneva in mano na cuppetiella e’ confetti bianchi… Ma è vero che il bianco porta sventura?

ROSA

Macché sventura, Marì…! Guarda fuori: di che colore è a’campagna? Bianca è! Bianca di  neve…! O suogno tuo è sulamente voglia e te marità, Marì…! Jà, damme na mano a sistemare tutte cose!

MARIA

(aiutandola)

Tengo paura, Rò! Luigi sarà venuto già in paese? Se potessi andare a vedere…!

ROSA

Te ne vorresti uscire da sola? Aspetta. Finiamo qua e poi ce ne usciamo insieme, va bene? Sai che facciamo? Portiamo i piccerelli a fare una passeggiata. Li teniamo allegri. Ci sta il sole…!

MARIA

Saranno già venuti da Flumeri i Carabbinieri…? Per la sorveglianza. E lui? Perché non è passato a salutarmi?

ROSA

Eh, avrà tenuto che fa…! O’ Maresciallo l’avrà trattenuto… il documento urgente, ti ricordi? E poi, Luigi add’a sta accuorto, lo sai…!

FRANCESCO

(entrando)

Hey…! Good morning! Buongiorno…! Che, tenete nu bicchiere d’acqua? Tengo la gola secca.

ROSA e MARIA

Che è don Francé…! Accomodatevi.

FRANCESCO

(qualche inflessione americana)

Pure se stammatina non tocca a me gridare…! Ci penseranno e’ghelle (girls), le femmene ! (ridendo si siede e beve il bicchiere d’acqua che gli portano) All right. Oggi ci sta a’dimostrazione! Ma è possibile? Uno torna dall’America dopo tanti anni e che deve vedere? Che i dollari che mandò se li mangia il Comune…!

ROSA

Perché dite accussì don Francé??

FRANCESCO

Sure…! Quando uno sta lontano, manda i soldi al paese come se mandasse un pezzetto del cuore, se ne tiene! Che cosa succede a casa… Questo è il pensiero che tieni, quando stai in America! E pure che cosa diventeranno i dollari che mandi nella busta! Le scarpe per il figlio, il vestito per la moglie…, ma pure il muro della nuova chiesa…! Io aggio mandato più di tutti quanti dall’America ! Chilla chiesa è pure mia, ohì! Pure Filomena, stamattina, quando sentì il richiamo, disse ”Sangue mi devono levare, ma la chiesa no!” Quella, mia figlia, è femmena di carattere. Tal’e quale a suo padre!

ROSA

Che richiamo, don Francé…?

FRANCESCO

The bells! Le campane! O richiamo! Ma voi non avete sentito? (pausa) Non vi siete accordate con le altre ? Che uscite fuori quando suonano le campane? (Le due donne restano interdette) Per la dimostrazione…! Sentite…già vocìano…! I’ ghelle e’ chisto paese fanno quello che dovrebbero fare gli uomini! Quelli se ne vanno in America, in Germania… e allora tocca a loro…!  Non andate pure voi?

ROSA

Teniamo i piccerelli, don Francé…! Ancora dormono. Non possiamo uscire!

ANTONIO

(entrando trafelato)

Uè, don Francé…! (rivolto alle due donne e anche a Francesco) Nessuna Messa, no. Ma in piazza di San Giovanni abbascio ci sta un gruppetto di donne… Agitate…! Pare che aspettano qualcosa… Ci sta na processione? Pure le vostre figlie ho veduto, don Francé, Filomena e Rosaria. Vicino al cortile di Don Nicola. E pure o’prevete aggio veduto, s’è fatto vedere un momento e poi se n’è sparito.

FRANCESCO

Well, mò vado pur’io. Tanto, durerà poco. Accussì disse Filomena. Ah, pare che ci starà pure o’nipote d’o professore alla dimostrazione. Bye. (esce)

MARIA

Dovete spiegarmi tutte cose, Rosì! Che disse o Maresciallo ieri sera?

(Rosa fa un cenno a Antonio, come per dire “Spiegale tu”).

ANTONIO

Assettate, Marì. Dice o Maresciallo che o fatto è partito da lontano. Ci fu qualcuno, che non si sa chi, ma è di chisto paese, che mandò la denuncia. Na denuncia…! Che certe cose non erano fatte buone dal Comune…! O’… fuocatico…! Sai che è o’fuocatico? (M. fa cenno di no)  

ROSA

Nemmeno noi sapevamo che era o’fuocatico, Marì, ma o  Maresciallo disse che accussì si chiama a tassa della famiglia…. (M. fa cenno che ha capito)

ANTONIO

A’ tassa! Qualcuno denunciò che a’ tassa non era giusta… A chi troppo, a chi poco… Le Autorità  fecero i loro bravi controlli e trovarono che pure nella Fratellanza di Maria di Loreto non era tutto limpido!

ROSA

I nun aggio capito bbene che c’entra la Fratellanza con la tassa, però o Maresciallo dice che pure là ci stava na denuncia…

ANTONIO

Nu pasticcio… l’altra Fratellanza che ci sta in paese…che ne saccio… ? Comunque, pure là, nella Fratellanza di Loreto, ci stavano cose che non erano fatte buone! Li cunti… ! Cose contabili insomma. E siccome o prevete, don Nicola, è o’ direttore…

MARIA

E appunto! Che vuol dire? Se don Nicola è o’ direttore nun è che add’a fà pure li cunti…! Ci staranno quelli che li hann’a’ffà, sti cunti, no?

ANTONIO

Aspetta, Marì…! E’ don Nicola che ha sempre preso le offerte! I soldi…! E nisciuno mai segnò sul registro della Fratellanza quello che prendeva…quello che usciva… Nemmeno quali spese o’ prevete fece con chilli soldi, capisci? Don Nicola fece tutte cose a modo suo !

MARIA

E allora…? Io non credo che Don Nicola si approfitta…

ANTONIO

O’ prevete tene ‘nmano i denari e i cuori, Marì! Tiene le offerte e tiene pure la fiducia dei confratelli! Don Nicola è giovane! Magari pure nu bravo giuvine…! Ma a questo mondo li bravi giuvini sono consigliati male da i riavuli, che si travestono da cattivi consiglieri! Qualcuno molto furbo, che tiene esperienza, ci piace comandare a lui pure e sa come fare… Accussì disse o’Maresciallo.

ROSA

Dint’a la chiesa di San Giovanni abbascio ci stanno tutte cose della Fratellanza. Offerte, documenti…don Nicola tutto là conserva….!

(Durante la spiegazione si sentono venire da fuori rumori e grida di donne sempre più forti e spesso i nostri si interrompono per ascoltare preoccupati. La tensione aumenta.)

ANTONIO

Hai capito com’è o’fatto…? Se quelli sono costretti a consegnare le chiavi, perdono la zuppa! E allora aizzano il paese contro il Comune. “Vuole  togliere la chiesa al popolo! Le Autorità offendono la religione! La chiesa add’a restà a noi!” Così dicono. Ma ci sta un decreto del re, Marì!  La Fratellanza deve chiudere per decreto del re! Ce lo disse il Maresciallo. Il fatto è che  chiamarono in paese uomini pericolosi! Da ieri sul tratturo ci sta una processione…! Pare la piazza di Ariano nei giorni di mercato!

MARIA

Però il Comune vuole trasformare la chiesa in caserma…! Così don Nicola disse…

ANTONIO

(guardando Rosa)

Eh già…! Se l’ha detto don Nicola… Don Nicola sa come stanno le cose…! Don Nicola sa parlare e predicare così bene…! Ah…! Muonice, prievete e cane, tiene sempre na mazza mmane…!

ROSA

Basta Antonio! Facesti pure tu, quella volta, quello che diceva don Nicola! Faticasti pure tu per la nuova sede della Fratellanza! Dopo o terremoto!

ANTONIO

E certo! Tutti ci lavoravano in paese…! E tu mi facevi quella faccia… Come a dire…”Antò…e tu non fai niente…?” E poi, chi teneva bisogno di un falegname in quel periodo? Ci stavano solo pietre da levare e muri da tirare su…! Ogni dieci anni o terremoto cancella il mondo qua e ci tocca partire daccapo! Nisciuno teneva bisogno di un armadio o di un tavolo. Sti bbraccia non tenevano che fa

ROSA

(ricordando)

Filuccio non era nato ancora. E Angela la crescevo con il latte e le uova che mi dava mammà e i soldi che zi Giovanni ci mandava dall’America.

MARIA

E… chi sarebbero i riavuli consiglieri di Don Nicola? A me non mi pare che don Nicola si fa consigliare… E’ sempre così sicuro di quello che fa…

ROSA

O Maresciallo non lo volle dire. Ma lo sa. Lo saprete –così disse- aspettate e lo saprete presto.

ANTONIO

Nata cosa disse o Maresciallo…” O delegato è sicuro che la famosa denuncia p’ o fuocatico fu scritta da un contadino che nun sape né leggere né scrivere! Ma non da lui proprio. La fece qualcuno per lui! Uno che sape scrivere molto bene”

VINCENZO

(entrando frettoloso)

Non uscite! Restate in casa!

ANTONIO

Che è Vincé…?

VINCENZO

Le femmene! Nmiezz’ a la croce! Sono impazzite! Hanno riempito la piazza! Ma pure uomini ci stanno! Nu contadino di Ariano, che conosco e due braccianti e Santangelo…! Uno rideva, alzava o’ bastone…! Pareva che era ubriaco…! Stava dietro l’angolo della chiesa. Ah, aggio visto pure u prufessore! Un po’ lontano, però… Guardava…

MARIA

E li carabinieri? Luigi…?

VINCENZO

I carabinieri mò erano arrivati. Stavano sulla strada. Luigi stava vicino all’Appuntato Gennaro Torizzi. Mi fermai io pure. Dopo un po’ arrivò pure o Delegato. Si mise a parlare col Maresciallo e io me ne sono venuto..

MARIA

Tengo paura, Rò! Io vado là…! (improvvisamente indossa uno scialle ed esce di corsa)

ROSA

Marì, aspetta…! Antò, io vado con Marì. Tu va’ dai piccerelli. Si saranno scetati. E’ meglio che vai  da loro. (Si mette in testa un fazzoletto e sulle spalle uno scialle ed esce pure lei)

ANTONIO

Rosì, vado io…! E’ pericoloso! (pausa) Statte accuorta…! (pensieroso) E mò…? Quelle due, da  sole…! E io devo starmene qua…! Non mi posso muovere. Cavall’e donne fanno quel che vonno!

 

VINCENZO

Ti pare niente restare qua ? Oggi è una brutta giornata, Antò! Nelle case oggi può entrare chi vuole! Qua ci stanno i bambini! Finché entra Vincenzo o pustiero va bene, ma… e se cerca di entrare in casa qualcuno di quelle cap’e cazzo che girano la fuori? Antò, esco io! Sto attento io alle due donne! Cu i piccerelli add’a sta o’ pate…!

(I due si guardano, si abbracciano e Vincenzo esce, mentre Antonio, pensoso, lentamente va a prendere l’ascia appoggiata al muro e si mette a controllare e a sistemarne il manico. Sente un litigare di bambini provenire dalla camera da letto, posa l’ascia sul tavolo e va verso la camera. Entra.)

ANTONIO

Che succede? Ma insomma…! Sempre a litigare…! Basta! Su, giochiamo con papà. Vogliamo fare il gioco della gallina zoppa? (i bambini dicono di sì) Oh…! Eallora… (il litigio si trasforma in risa e si ode la voce di Antonio che canta una filastrocca con loro):

La gallina zoppa zoppa                  

Quante penne porta ‘ncoppa

E ne porta trentaquattro

Uno ruije tre e quattro

(Mentre Antonio canta, entra dalla porta, con fare da ubriaco, don Francesco. Si guarda intorno in silenzio e poi…)

 

FRANCESCO

Hey…! Non ci sta nisciuno in casa? Hey, guys! A dimostrazione è finita, ohì…!(ride sguaiatamente e si siede al tavolo) L’avevo detto io che sarebbe durata poco.Ma che credevano? Che nisciuno si ribellava? Na barriera e zizze inferocite, là fuori ! “La chiesa è nostra…!” Accussì gridavano. “Vulite arrestare qualcuno? Arrestate questa minchia…!” Pure questo ho sentito! (ride sguaiatamente, mentre rientra Antonio, richiamato dalle risate di Francesco). Uè…good morning…! Lo vuoi sapere, Antò? Le chiavi della chiesa non si consegnano nemmeno oggi…! E vedremo che cosa succede domani! Capiranno che il paese non si può comandare…! Il paese non li vuole…! Ci  sta bisogno di gente diversa in Municipio…! E se non lo capiscono, bisognerà farglielo capire! (guarda e accarezza il manico dell’ascia che è posata sul tavolo e la brandeggia pericolosamente) A forza…! Tieni nu bicchiere e vino, Antò…? (Antonio non si muove perché fissa l’uomo e l’ascia) Uè, Antò, tieni ancora suonno?! A cup of wine!  Nu bicchiere e’vino lo tieni? (Antonio si scuote e prende del vino per Francesco) Oh…!Sa Dio se ho fatto bene a tornare dall’America…! Ma qua sono e qua resto, perché sono Italiano! Pure in America ero italiano, ma volevo addiventare un po’ americano, perché la scelta l’avevo fatta di starmene là. Per forza, ma l’avevo fatta. Ma gli americani non la pensano accussì! Uè, quelli, gli americani non sono comm’a noi. Tengono una mentalità diversa… Vuoi sapere na cosa, Antò? In America ci stanno certe strade…! Larghissime, ohì! Bè, lo vuoi sapere? Le strade accussì larghe le chiamano stritt’…! Stritt’, ohì…! (ride) Noi invece siamo Italiani! Spaghetti e pummaruole…! Che vuoi addiventare? (beve) Ti accorgi dopo un po’ di tempo che mangi, sì, ogni giorno, ma fai una gran fatica pure là! E in America nemmeno puoi fare niente, se qualcuno che è cchiù importante e’te non vuole…! Mangiare, bere…ma faticare e stare al posto tuo! Così, se tieni fortuna e se Dio ti assiste, ti fai un gruzzoletto e te ne torni qua. Almeno in paese ti portano rispetto! “Don Francé che è…? Don Francé, come state? Uè, Don Francé, voi che ne dite…?” Eh… i  dollari valgono molto qua! (accenna a se stesso) Qua Francesco Colantino è o’americano…! Quello che offrì 500 lire per la chiesa…! Bè…, fammi andare a casa mò! Aggio fatto o pieno…! Hey, o’vino d’o professure è buono, ma il tuo è na bomba, Antò…!

(Don Francesco posa l’accetta ed esce, mentre Antonio lo guarda uscire con sollievo e poi prende l’ascia e la appoggia al muro vicino al focolare. Esce dalla camera Angela che si precipita ad abbracciare le gambe del papà.)

ANGELA

Papà, papà…!

ANTONIO

Non è successo niente, piccerè…! Hai sentito pure tu? Don Francesco era un poco nervoso. Per questo parlava così forte. Ma adesso è andato a coricarsi. Su, torniamo da Filuccio. Vogliamo vedere se l’ha imparata la filastrocca? (l’accarezza, la tranquillizza e la riporta in camera).

(Entrano dalla porta Maria e Rosa. Maria è ferita alla testa, che è fasciata dal fazzoletto di Rosa. Si siedono e Rosa inizia a disinfettare Maria con un po’ di ovatta che prende dalla credenza.)

ANTONIO

(rientrando dalla camera)

Rò…! Marì, che è successo?

MARIA

No, niente…! Na sassata…

ROSA

(medicando la ferita)

Eh, altro che na sassata! Na pietra era! Grossa assai! Per fortuna di striscio. Un inferno, Antò!

ANTONIO

(Versa un bicchiere di vino a Maria). Fa vedè… Tiè, Marì, bevi. Lu vin’ russo te face lo sanghe! Che è stato, Rosì?

ROSA

(anche lei si versa da bere e beve) Ti dico, Antò…allora, come arriviamo nmiezz’a la croce, è tutto pieno di donne. Urlano, fanno gesti con le mani! Guardiamo meglio e chi vediamo? O Delegato! O’ Delegato viene avanti… ma le donne lo circondano, lo stringono… O’ Delegato grida! Grida che si devono spostare, che lui deve andare dint’ a la  chiesa…! Allora Carmela fa…”E perché dovete andare dint’a la chiesa?” E lui fa…” Io devo andare dint’a la chiesa  perché devo prendere le chiavi della chiesa…!” E Jolanda fa …”Ve ne dovete andare via! La chiesa è nostra e voi qua non avete che fare…! Le chiavi della chiesa deve tenerle don Nicola!” E allora o Delegato fa…”Ma questo è l’ordine delle Autorità!” E Carmela di nuovo…”Delle Autorità ce ne strafottiamo…! E poi Filomena… –sì, c’era pure lei!- Filomena  fa…: “Dovete gettare 5oo botte di sangue prima che vi diamo la chiesa…!” I’ nun aggio capito perché proprio 5oo…! Comunque…

(prende fiato e beve un altro sorso)

 

MARIA

Madonna mia! Io guardavo a Luigi. Mi fece paura, con la faccia che teneva…! All’improvviso sentiamo…”Estraete! Armate…!” Li carabinieri impugnano a rivoltella…le donne pare che si calmano… o Delegato fa tre passi avanti…

ROSA

Ma io sento un grido vicino a me. Forte…! Mi giro…e vedo Marì che si tiene la fronte con le mani …E sangue sulle mani…! E poi un’altra pietra…! E un’ altra… Un’altra ancora…! Grosse assai…! Dall’alto! Noi cerchiamo di riparare la testa, e pure li carabinieri… Uè, certe facce…! Ma pure noi tenevamo paura… Quelle pietre, pure nu chilo pesavano! Dove le tenevano nascoste tante pietre accussì…? Insomma, ce ne siamo scappate… Tengo o’ core impazzito ancora!

VINCENZO e LUIGI entrano.

VINCENZO

Ah, eccovi qua! Ma che è…?

LUIGI

Marì…!(vedendo Maria ferita)

Maria e Luigi si abbracciano. Luigi si siede.

VINCENZO

Stavo proprio dietro a voi. Ma chille femmene m’hanno bloccato. Vi chiamai, ma quelle facevano nu chiasso…! Poi sono arrivate le pietre… Vidi l’Appuntato ferito e mi sono fermato per aiutarlo…e non vi ho visto più.

LUIGI

(affannato e infervorato)

Sì, una pietra in testa anche l’Appuntato! Ce la sentivamo che succedeva qualche cosa. Eravamo in attesa, fino dalle nove di stamattina, ma quando è arrivato il Signor Delegato…è scoppiato l’inferno! Una di quelle donne si è messa proprio davanti a lui…lo hanno tirato, quasi lo hanno fatto cadere… Aveva addosso anche la sciarpa di Vice Prefetto! E si è messo a gridare! Non l’ho mai visto così…! Ma una addirittura gli ha strappato la sciarpa…

MARIA

Per fortuna che non sei ferito pure tu, Luì…

LUIGI

(ancora accorato e teso)

Quando il Signor Delegato ha comandato al nostro Maresciallo di estrarre le rivoltelle, mi sono sentito meglio…!. Almeno ci potevamo difendere…! Ma l’ordine di sparare non è arrivato. Per fortuna…!  Non so che cosa sarebbe successo…! Però tra le donne c’erano anche uomini. Uno gridava:  ”Qua ci vorrebbero i coltelli…!” Ma ce n’erano anche altri. Per tirare pietre così grosse, ci vuole forza…! Venivano  anche dall’angolo della strada, dalla parte del cortile di don Nicola! (piccola pausa)

MARIA

(alzandosi)

Scusate…tengo mal’e capa. Tengo bisuogno e me coricà. … Te ne devi proprio andare, Luì?

ROSA

Pover’anima! La testa…! E poi teneva paura per Luigi! Che vogliamo fare, Antò? Li possiamo fare andare in camera nostra sti due guaglioni ? Con i piccerelli ! (con intenzione) Loro fanno i bravi e Luigi e Marì parlano, si intendono… Una ‘ncoppa a na seggia e l’altro ‘ncoppa a ‘nantra seggia! Non vicini! Di fronte. E i bambini ‘nmiezzo…! Azi Marì e zi Luigi…!

ANTONIO

(tra il serio e lo scherzoso)

Uè, carabbiniè…! Non è che te ne approfitti…? Marì è mia cognata, lo sai vero? Non è che fate esperienza primma e ve marità…?

LUIGI

(arrossisce e imbarazzato)

Ma signor Antonio, cosa vi viene in mente…? Io sono un militare, non mi permetterei mai…

ANTONIO

Va buò, Luigi… Ti credo…! L’hai capito che scherzavo? (a Rosa) E’ pure diventato rosso! E comunque…statte accuorto lo stesso, uagliò…! (i due vanno in camera). Certo che stu Carabbiniere sta semp’ccà, ohì…! Speriamo che non viene o’Maresciallo nata vota…

MARESCIALLO

(entrando)

Si puo?

ANTONIO

Ecco, appunto…!

MARESCIALLO

Antò…! Rosì…! Ho saputo che Marì è stata colpita. Come sta? (si guarda intorno) Ma non ci sta Marì?

ANTONIO

(imbarazzato, scambia un’occhiata con gli altri)

No… è che… è stato nu graffio, Marescià, solo nu graffio…! E mò se n’è uscita…

ROSA

(molto imbarazzata)

Sì, mò è uscita. E’ andata da Carmela, la sua amica… Ma non la Carmela della piazza, quell’altra…! Un’altra Carmela, Marescià! Solo nu graffio…Accomodatevi, Marescià…

MARESCIALLO

Ah…! Non dovevate muovervi da casa, Rò! Troppo pochi eravamo! Ma mò è finita. Almeno per il momento. Pure o Delegato venne colpito. La mano destra. Non volle credere a quello che gli dicevo giorni fa…! “Signor Delegato, dobbiamo aumentare la forza…!” Accussì gli dissi. “Eh…Marescià, voi la fate troppo grossa…” E accussì mi sistemò. Ma mò aggio fatto nu telegramma al Comando…!

ANTONIO

Dunque, voi sapevate che sarebbe finita accussì?

MARESCIALLO

Eh… a voglia…! E’ da mò che conosco stu paese! Ma oggi la faccenda si deve chiudere!

ANTONIO

Ditemi na cosa, Marescià… Pure don Francesco, o americano, sapeva?

MARESCIALLO

Sapeva che cosa?

ANTONIO

Della “dimostrazione”. Accussì disse. E’ stato qua, prima. Disse tante cose…ha pure bevuto…parlava della “dimostrazione”…per un nuovo governo del paese…che il paese non vuole il Comune… Che c’entrano sti cose?

ROSA

A me mi pare una cosa così imbrogliata… Le chiavi… la chiesa… E pure gli emigranti mò…? Ma che c’entrano?

MARESCIALLO

O americano bene faceva se se ne stava in America, Rò! Se un paesano torna dall’estero, tutto il paese è contento che è tornato, giusto? Ma Francesco Colantino ci sta creando problemi…! E non solamente lui. Ci sta un gruppetto di persone che tengono idee diverse… Un poco ribelli, ecco! E la storia delle chiavi della chiesa…

ANTONIO

Nu bicchiere e vino, Marescià? Per mandare giù la tensione…

MARESCIALLO

Ma ci sta l’Appuntato che mi aspetta qua fuori, Antò… (ci ripensa) Buono come quello di ieri sera?

ANTONIO

(cominciando già a preparare)

Ancora cchiù bbuono! Fate venire dentro pure l’Appuntato! Questo è ancora più buono. L’ha bevuto pure o americano. Ha detto “più buono di quello d’o professore”.

MARESCIALLO

 (Va verso la porta, l’apre e chiama). Gennà, bevi pure tu nu bicchiere e’vino, jà! (entra l’Appuntato con la testa fasciata) Ne hai bisogno pure tu. Te lo permetto io. (si siede) Ah…! O professore dona o vino a don Francesco? Eh, si capisce…! E’ na bella capa pure lui. Don Francesco, molti anni dopo che era in America, se n’è spuntato con un bel po’ di soldi. Fortunato lui! Pare che trova utile ogni tanto prestarli, a interesse…, s’è fatto confratello di Maria di Loreto ed è addivenuto amico d’o professore. Tengono le stesse idee, ma non solo sui soldi…. Le votazioni di Luglio… vi ricordate? (sorseggiano il vino versato nei bicchieri da Antonio)

ANTONIO

Mi ricordo, sì…! I discorsi d’o professore, il corteo… ma poi che ha perduto, mi pare che  s’è messo tranquillo.

MARESCIALLO

Pare…! Ma non è così. O’professore continua a fare cose contro il Comune! Ma senza dare nell’occhio, però! Sotto sotto…

ANTONIO

(ha finalmente capito)

Marescià…! O’ mele n’mocca e ru rasule nmmano…!

MARESCIALLO

Eh… Non solamente lui…! Ma o’professore è una persona importante! Istruito, tiene pure conoscenze fuori del paese nostro, sa parlare, scrive sopra u’giurnale…! Scrive lettere. Pure per chi non sa scrivere. Si capisce che ci piace comandare! Se fosse ad Avellino oppure a Napoli potrebbe… ma qua… qua uno come lui forse si sente sprecato. Potrebbe fare altro che sgridare i piccerelli a scola quando non fanno i compiti…!

ROSA

Marescià, e che cosa impara o’ professore ai piccerelli a scola…? Pure le sue idee… ?

MARESCIALLO

Non lo so Rosì! Per questo vi chiesi se la bambina, Angela…ieri, vi ricordate? (Rosa fa cenno che ha capito) E pure dint’alla Fratellanza. O professore è o confratello principale. Rispettato e ascoltato da tutti…! Pure da don Nicola.

ANTONIO

E le femmene Marescià…? Che c’entrano?

MARESCIALLO

Già te lo dissi, Antò! Don Nicola è molto seguito dalle donne del paese… Soprattutto da quelle che stavano in piazza e mazziarono o’ delegato. Bisognerà sentire che dice don Nicola e pure tutte le femmene! Bè, io ero passato per Marì. Mò dobbiamo andare.

ROSA

Uè, quasi dimenticavo! Con tutto quello che è successo… Caterina ha partorito! Giovanna lo disse. Un maschietto. Lo dicevo io. Ed è pure saltato fuori il padre del bambino! Giuseppe, il figlio di Salvatore Maraglia, il pastore. Nu bbravo giovane! E non s’è tirato indietro. Caterina tiene nu curaggio! L’ha confessato al padre e lui si è accordato per lo sposalizio.   Chi tene la faccia tosta se mmarita e chi no resta zita! Nu piccerello nato è una festa per tutto il paese!

MARESCIALLO

Scusate, ma abbiamo che fare. A Flumeri sarà già arrivata la forza. Ho chiesto altri dieci uomini. Forse ci sta pure il Signor Capitano. Gennaro…e la ferita alla testa…?

APPUNTATO

Eh… al Municipio dissero dieci giorni…

MARESCIALLO

Dieci giorni…? Ma allora tu oggi come fai? Non puoi venire…

APPUNTATO

Marescià, io non tengo voglia di starmene fermo! Io vengo con voi! Non se la devono passare liscia sti fetienti! Tanto, se devo sparare, sul grilletto ci sta il dito, non la testa, Marescià!

MARESCIALLO

Va bene, Gennà! Però statt’accuorte! Speriamo di no, ma se devi sparare, la testa add’a funzionà prima del dito, ohì…! Non sarà facile. Qua nun tenimmo nemmeno la camera di sicurezza!  Intanto qualcuno avrà veduto le guardie e se ne sarà volato via com’ a nu fringuello…! Gennà, aspettami fuori e raduna gli altri, io mò arrivo. (l’Appuntato esce dopo aver ringraziato)

ANTONIO

Marescià…in confidenza… sti due ragazzi, Luigi e Marì… Come si dice…”Da una cosa brutta add’à uscì una cosa bella…? Eh…? Che ne dite?”

MARESCIALLO

Che ti devo dire, Antò… Io niente devo sapere e niente so. Finora almeno. Ma amore, tass’ e denare non se ponno annasconne…! Che se per caso sapessi, dovrei trasferire il giovane! Lo sai  com’è o’regolamento. Che vi devo dire… dite a Marì di avere un poco di pazienza… A Luigi ci penso io. Ne parleremo. Uè, l’amore per un Carabiniere è molto peggio e’na mazzata ‘ncapo! Di quella almeno, presto si guarisce…! Ne so qualcosa io…! Bè…andiamo a fare il nostro dovere nata vota…! Le pietre non ce le tirano più, parola di soldato! Salutiamo uagliò…! (esce)

ANTONIO

Marì, Luigi! O pericolo è passato! (Luigi esce di camera insieme a Maria) Avete sentito che disse o Maresciallo? Pensateci, prendete la vostra decisione… E se ci sta qualche problema…vuol dire che l’invitiamo nata vota o’Maresciallo, ohì…! Pure muglierema sape fa’ zeppole che ’ssò a’fine d’o’munno! E’ vero Rosinè? Luì…! E mò basta…! Troppo l’hai guardata sta nnammurata tua ! L’hai consumata…! Jà, sbrigati che o’Maresciallo ti cerca. Vai…! (Luigi esce di corsa dopo aver salutato Marì)

VINCENZO

Mi dispiace Antonio…avevo detto che proteggevo io le donne…

ANTONIO

E che volevi fare di più, Vincé ? Sono sicuro che se non c’eri tu, la pietra, a Maria, finiva diritta in mezzo alla fronte! nu pumpunaro…! Nu pumpunaro maggico! (scherzano e si abbracciano)

VINCENZO

Allora lo fai assaggiare pure a me quel vino così fantastico? Tutti lo conoscono, pure o’ americano, e tu non lo hai ancora offerto al tuo fratecuggino…!

ANTONIO

Rò, ma tu vedi se chisto non è nu fetente…! Come…”non ancora offerto…”? Ti sei sbagliato, Vincé. Dovevi dire.… (in falsetto) “Antò, che…mi daresti cortesemente un bicchiere di vino? Quello che mi facesti assaggiare proprio ieri ?” L’avventura nmiezz’ a tutte quelle femmene ti ha fatto girare la capa, eh Vincé? Ti ha pure fatto sparire la memoria? Tiè, scolati tutta la bottiglia…!

VINCENZO

Uè, mica sono com’ o americano…!

ANTONIO

O americano, eh…? Fu lui a dirci del richiamo delle campane… Chissà se furono le donne a far suonare a Giustino le campane…?

VINCENZO

Fu don Nicola, Antonio…! E’ lui che decide tutte cose dint’a la chiesa. E pure dint’a la Fratellanza. Quello è un uomo, Antonio! N’ommo forte! Tiene la forza e la volontà di un uomo forte!  Pure si è prevete!

ANTONIO

Allora tenevo raggione a pensare che tu sapevi qualche cosa di più, Vincé…! E allora dimmi… Ci piacciono i soldi a un uomo forte? Sì..? E a don Nicola? Pure a don Nicola ci piacciono i soldi? E lui se li fa dare, vero Vincé? Dai confratelli e pure dagli americani! Ma che? Magari magari, don Nicola, presta pure lui i soldi a interesse?

ROSA

Antò…! Che dici? E’ un sacerdote! Dice la Messa! Dà la Comunione!

ANTONIO

E pure confessa, certo! Uomini e donne. Anzi, soprattutto donne…! E allora?

VINCENZO

E se fosse per una buona causa? Se don Nicola prendesse i soldi, ma non li usasse per sé? Per la Fratellanza, li usa, Antò! Per aiutare chi tiene bisogno. Per gli orfani! Sissignore! Una casa per gli orfani! Io l’aggio sentito parlare a don Nicola! Tiene idee grandiose! Una casa grande per gli orfani, una bella chiesa…Forse troppo per questo paese, ma… se uno tiene desideri sani, di beneficare, di aiutare, perché non deve cercare di esaudirli, pure si è prevete?

ANTONIO

Ma tiene bisogno di soldi per esaudirli sti desideri, Vincé…! E allora che facciamo? Ce li facciamo dare…li usiamo…li prestiamo a interesse… e teniamo tutto nascosto…! Accussì facimmo primma e non dobbiamo discutere con nisciuno! Tanto, i confratelli si fidano. E se poi siamo d’accordo con il  confratello più importante… Quello non cerca soldi. Già ne tiene. Ma ci piace comandare, voleva vincere le votazioni…. Per il bene del paese, certo. Ma non ce l’ha fatta! E allora…manovra, organizza, incita… E le femmene? Tutte quelle femmene giovani che ci vanno a casa, a don Nicola…?. E’ perché o prevete tiene idee grandiose? E per questo che ci vanno?

VINCENZO

(Lo guarda come se Antonio non capisse)

“L’uomo d’azione solleva calunnie, come un camminatore solleva la polvere, Antò…!” Da qualche parte mi pare che l’ho letta sta frase! Forse dint’o’libro e’scola, quand’ero piccerello. Calunnie! Polvere…! E sai che fine fa la polvere, Antò? (soffia) Sparisce! Il vento se la porta…!

ROSA

(che sta sfaccendando)

Ahi…! Ecco qua…! Mi sono tagliata il dito! Stu coltello…! (gli altri accorrono) Antò, chiama Angela. Mandala da Giovanna, qua vicino. Se ci avesse un po’ di guatto! Lei è sempre rifornita di tutto. Qua non ce ne sta più. L’ho usato tutto per Maria! (Antonio va in camera e ne esce con Angela, le sussurra qualcosa all’orecchio, mentre Maria e Vincenzo aiutano Rosa, e la bambina esce di casa dopo essersi coperta).

MARIA

Vincé, ma…è vero che Nunziata…fu don Nicola che…

VINCENZO

Che cosa…? Tu che ne sai, Marì?

MARIA

(aspetta che la bambina esca)

Nunziata, quella ragazza che aiutava sempre don Nicola… Il padre la fece chiudere in convento a Avellino… Insomma, si dice che fu proprio don Nicola a…

VINCENZO

E chi lo dice…? Aggio portato io a lettera al padre di Nunziata, con settecento lire dentro! Come lo sapevo che c’erano i soldi, non ve lo posso dire. O’ padre era impazzito! “M’hanno rovinato la figlia…! Dal Vescovo devo andare….! Qualcuno ha approfittato…!” Ma intanto s’è fatto la casa nuova! E dopo la lettera, non s’è lamentato più! E se ne venne fuori dicendo che era stato Carmine, o figlio d’o vecchio pustiero! Tanto, quello se ne era appena partito per la Germania… Non poteva protestare! Quei soldi, molti avrebbero avuto interesse a darglieli al padre! Ma perché add’a essere stato o prevete? Era na santarella, Nunziata ? Se la faceva con uno solamente? Due padri di famiglia  c’erano cascati con quella femmina, ohì…! Calunnie, Marì! Polvere…! Accusare, lasciar capire… è facile, ma la verità…? Addò sta la verità? E vulite sapere nata cosa? O padre e Nunziata è pure lui confratello. Ma non della Fratellanza di don Nicola, però! Della Fratellanza di Carità! Guerre…! Mio padre lo diceva sempre! Ci stanno guerre dint’a stu paese…! Lo diceva pure quando tornò dalla Germania.

ANTONIO

O’ssaccio che ci stanno guerre, Vincé! Che credi…? E io poco ci capisco in tutta la storia. (pausa) Mi ricordo pure io di zio Carmelo...! Quando partì per la Germania eravamo piccerelli come Angela. E’ la maledizione della terra nostra, l’emigrazione! Com’o terremoto! Ma qua non ci sta che fare! Poco si lavora! Giovani se ne vanno e vecchi ritornano a morire, se ce la fanno! E l’emigrante che torna non è felice. Pure se tiene un po’ di soldi.

VINCENZO

(beve) Non vedeva l’ora di ritornare, mio padre. Lo scriveva sempre nelle lettere. E c’era riuscito.  Vi ricordate o’Natale di cinque anni fa…?

ROSA

E come, no…? Per lui tutto era diverso. Il paese era come se lo tenesse fuori, accussì diceva, come uno straniero. Una cosa vecchia, un ricordo si sentiva, lontano. Come se noi, che eravamo rimasti in paese, fossimo andati avanti e lui no.

VINCENZO

Teneva ancora i vestiti tedeschi, le etichette tedesche le aveva lasciate attaccate sulle valigie, aveva preso altre abitudini….Ogni tanto diceva pure qualche parola tedesca, che nisciuno lo capiva… Metà Italiano e metà Tedesco, Italiano in Germania e Tedesco in Italia. Forse si sarebbe piano piano accontentato, se avesse avuto il tempo…!

ROSA

O’funerale lo facemmo dopo nemmeno un anno. Sciorte, acqua e morte nun si sape quann’ vene!

VINCENZO

Già. L’ha pagata cara la Germania, papà mio! Nui simmo fortunati, Rò! A noi è andato tutto bene.

ANTONIO

Pure don Francesco è tornato al paese, ma lui è un’altra cosa! Lui ci sta bene qua. Tiene i soldi, le figlie, mangia, beve…una bella casa… Come Giustino o campanaro… Si lamenta, piange, ma tiene la casa pure lui!

VINCENZO

Gliela diede don Nicola, la casa, a Giustino, che non sapeva dove andare. Sotto la chiesa. E non paga niente! Bè, io me ne vado. (pausa). Antò, don Nicola non è come pensi tu. Calunnie… Polvere, Antò…! Polvere. Ciao, Rò… (esce)

ROSA

Io lo immaginavo che Vincenzo parlava accussì, pure se non è confratello. Chissà perché non ha mai deciso di fare l’iscrizione…

ANTONIO

Forse dei dubbi li tiene pure lui, Rosì… Stu paese accussì piccerello… E tene cose accussì imbrugliate…! Fammi vedé stu dito… Ma che fa Angela cu stu guatto? Giovanna lo sta fabbricando?

(Improvvisamente irrompe in casa un giovane, 30 anni, stravolto, gli occhi stralunati. Con un braccio tiene prigioniera Angela e con l’altra mano stringe un coltello affilato puntato alla gola della bambina. Ogni tanto lancia sguardi rapidi e obliqui alla porta e alle stanze di casa.)

PASQUALE

(intercalare siciliano)

Fermi! Fermi state! Nessuno si farà male se state fermi! Alla piccerella già lo dissi! E lei brava è…! Subito ha capito che cosa le conviene. Fate pure voi accussì. I denari! (a Antonio) Addò tieni i denari?

ANTONIO

Calma, uagliò, calma. Va bene. Sei tu che comandi. Sei trasito proprio nel posto giusto. I denari dove li tengo? Dappertutto…! Qua i denari abbondano, ohì…! Guardati intorno…  Eh…? Vedi…? T’aspetti che ne teniamo tanti, sì…? Eh già…! Chisto è nu palazzo cchiù bello d’o palazzo reale…! Falegname sono, uagliò…! Che denari vuoi che tengo? Ma la bambina…lascia la bambina…! Non vedi che è spaventata?

PASQUALE

Per fesso m’hai preso? Bbuono mestiere è o’falegname! Tu non sei contadino. Tu i denari li hai. E la bambina cu mmia resta! Abbracciata! Così  non tiene freddo…! Se non tieni denari, mi accontento della catena di tua moglie! Una catena d’argento senz’altro la tiene! Magari pure con la croce! (pausa) La chiesa sbarrata era! Nun ci putivi trasere…! Piena di oro e argento è quella chiesa…! Ma tranquillo! Tu mi dai i denari e io subito te la lascio, la bambina. I’ fimmini a mmia mi piacciono un poco più grandi. Come quella là… (indica Maria) Tua sorella è? (si sposta un poco verso il centro della stanza)

ANTONIO

E’ mia cognata e nemmeno lei c’entra! Ma comunque calmati. Te li do i denari. Quelli pochi che tengo. (a Angela) Non preoccuparti Angela. Fa così perché pure lui tiene paura. Vuole i soldi. Noi teniamo solo quelli che ha mandato zi Giovanni dall’America, ma glieli diamo lo stesso. E lui se ne va. Vero che te ne vai… Come ti chiami?

PASQUALE

Pasquale mi chiamo. Ma non si dicono le bugie ai bambini! Io non tengo paura per niente. Tu sì che devi avercela, la paura.  La mano cu u’cutieddu si sta stancando e non vorrei mai… I denari! E sbrigati!

(Mentre Pasquale parla Antonio sbircia attraverso la finestra che dà sulla strada e che non è vista da  Pasquale, che le volta la schiena)

ANTONIO

Va bene. Sta calmo. I denari stanno là. Dint’a la camera…(indica la camera di Maria) Sotto o materasso. Vado a prenderli?

PASQUALE

Una minchia! Ci andiamo insieme a prenderli sti denari. (fa dei cenni a tutti che si spostino verso la camera)

ANTONIO

Va bene. Andiamo tutti insieme. (apre pian piano la porta) E mò…? Non putimmo trasì tutti insieme… Chi entra per primo?

PASQUALE

(incerto)

Tu. Entra tu. Io sto sulla porta con la bambina. Prendi i denari e me li dai. E ricordati che la picciotta qua con me sta! (a voce alta) Tutti ricordatevelo!

(Antonio entra, ma indugia e non esce.)

PASQUALE

Allora…? Che fai? Li hai presi sti denari? Muoviti…!

(Si sposta verso la camera, ma improvvisamente Antonio esce di corsa dal vano, assesta un colpo alla mano armata con un grosso pezzo di legno trovato in camera, gli strappa Angela e corre via gridando “Forza Luì…!”, mentre Pasquale si torce dal dolore. Antonio spalanca la porta  e irrompe Luigi con la pistola spianata)

LUIGI

Fermo! Alza le mani! Non ti muovere o sparo! Antonio… raccogli il coltello!

Entra il Maresciallo, mentre Rosa e Maria consolano Angela.

MARESCIALLO

Eccolo qua! Preso finalmente! Bravo col coltello e svelto di mano. Pure lui era tra quelli che lanciavano le pietre in piazza di San Giovanni. Si era arrampicato sul tetto della casa di Carmine, ma prima in piazza gridava pure lui. Ad Ariano lo conoscono bene, ma è siciliano. Si fa chiamare Pasquale, pure se o’nome suo è Rafele.

LUIGI

Stavamo facendo un’ispezione prima di tornare a Flumeri. Eravamo nella strada, qua vicino, e abbiamo visto Vincenzo uscire e questo zombafuossi che teneva Angela stretta. L’ho lasciato entrare, ho messo l’orecchio sulla porta… sentivo, ma non sapevo quando entrare…! Se non ci fosse stato Antonio…

ANTONIO (raccoglie da terra il coltello)

L’ho intravisto dalla finestra e ho pensato…”Se ci sta al mondo un carabiniere sveglio, quello è Luigi!”  Ormai sei pure tu del paese, Luì! Avete sentito come ha detto bene zombafuossi?

MARESCIALLO

E allora, Rafè…! Cosa ci hai guadagnato a venire qua?

PASQUALE

(torvo)

Bene facevo se me ne restavo a Corleone dopo la morte di mio padre. Tanto, il contadino muore di fame là come qua! La vita in Continente, niente mi ha dato! Cinque anni senza terra e senza mestiere…! Vuoi fare, il contadino? Pane e cipolla, cipolla e pane! E quando va bene, una salsiccia appesa al soffitto, una per tutta la famiglia! E allora te ne vai a fare il bracciante…! E vai dove ti danno due lire al giorno. Sotto il sole e sotto l’acqua! E se ti ammali…? Disperazione e miseria! Devono partire i contadini, se vogliono campare! I miei fratelli se ne partirono per la  Germania. Uno s’ammalò per la polvere di carbone e l’altro…niente più ne saccio…! Ma a mmia non mi andava di partire…!

 

ROSA

Noi qua così siamo, contadini, pastori…qualche artigiano, i più fortunati….! Ma se non vuoi emigrare… Questa terra non ci dà altro! E’ il nostro destino…

PASQUALE

Ma non il mio ! E così cominciai ad usare la lama. Bene imparai…! E se ti metti sotto la protezione di qualcuno… prendi di più che a fare il bracciante. Che credete, ce ne stanno tanti come me! Che hanno deciso di cambiare mestiere… Li banditi non stanno solo in Sicilia! (ridacchia). E a qualcuno fa comodo avere gente brava con le armi e pronta a tutto! Ma se questo è il mestiere che ti dà il pane, non devi sgarrare! Quello che ti dicono devi fare. Bene e subito! E la paga te la danno dopo il lavoro! (pausa) Qua se ne sono scappati tutti… Manco nu bicchier’ e’vino…!

MARESCIALLO

O’vino serviva per gli altri, evidentemente…! Jamme, uagliò! Ti riporto ad Ariano e ci dirai tante cose. Ma ci stanno diversi gentiluomini che non vedono l’ora di misurare le celle di chillo paese, ohì…! Parola di soldato! Ci vediamo, Antò! Vieni pure tu, Luì! Per il verbale.(escono)

ANTONIO

(a Angela) Piccerè… Hai avuto paura? (l’abbraccia) Non ha pianto, avete visto? O terremoto mio nun chiagne mai! E o guatto? Rosa, la ferita…?

ROSA

Si è chiusa. Non serve più. (mostra il dito fasciato con un panno). Shh…! Aspettate…  (va zitta zitta verso la sua camera da letto e sbircia dentro) Volete sapere una cosa? Filuccio non s’è accorto di niente! Continua a dormire!

ANTONIO

Quello, Filuccio assomiglia a suo padre, ohì! Mi piacerebbe fare una bella dormita lunga, ma lunga veramente… Bè, per oggi ne abbiamo viste abbastanza. Vogliamo coricarci? Facimm’ chiano chiano accussì Filuccio nun si sceta. Che sennò facimmo a nuttata veramente…! Domani guai a chi mi sveglia prima dei rintocchi delle undici…! Sempre che Giustino non debba suonare un altro richiamo, ohì…! Marì, buonanotte! La chiudi tu la porta? Marì…ven’accà…! (le circonda le spalle con un braccio) Marì, t’aggi’ a’ ddì na cosa…nu marito bravo com’a Luigi credo che nessuna ragazza del paese se lo merita! Io ce lo dissi sempre a tua sorella. Vero Rò, che te lo dissi…? Uè, Rosinè…niente digiuno stanotte, va bene…?

(Antonio va in camera ridendo. Mentre le due donne lavorano in silenzio per sistemare la cucina, si sente la voce di Angela, anziana, fuori campo. Durante il monologo di Angela, Rosa finisce di sistemare, bacia la sorella e va in camera, mentre Maria resta in cucina. Chiude la porta di ingresso con il catenaccio, va al centro della stanza, rimane qualche secondo a guardarsi intorno, come per imprimersi la memoria degli oggetti e degli spazi. Poi sorride e si sistema sulla sedia a dondolo, coprendosi con il mantello di Antonio.)

ANGELA

f.c.

Quello che è accaduto è così lontano che non sono più sicura se le cose stanno veramente in questo modo oppure in un altro. Nella mia immaginazione la polvere sollevata dai terremoti che funestano la mia terra, si confonde con la polvere dei ricordi. E quella, nessun vento la spazzerà via. Le terribili scosse di luglio del 1930 seppellirono tutti i miei cari e  anche il mio Maestro, la cui memoria resta comunque impressa nella storia del paese. Loro non furono così fortunati come don Nicola, che invece venne estratto ancora vivo dalle macerie della sua chiesa. Zi Nicola fece molto bene al paese, ma io non ne fui testimone, perché emigrai. Sono una vecchia italiana divenuta argentina 50 anni fa e oggi, 23 settembre 1980, mentre la terra ancora trema, compio 83 anni. Da un po’ di tempo, quasi tutte le notti, mi viene a visitare un sogno: (inizia la serenata *) Sono di nuovo nel mio antico paese e volo senza peso nei luoghi della mia infanzia. E dai vicoli, dalle stradine che salgono e scendono, dalle piazzette bianche di sole e sonore di bambini, sento salire verso il cielo, confuse e poi sempre più distinte, le note di una serenata. Quella che, in una lontana sera di dicembre, cullava dolcemente il sonno di zia Marì.

            *          Fiorisce, bene mio, l’amore re prima,         

nun crere ch’ije t’avesse abbandonate.

Cussì vole la sorte e lu restine

Che fanne sta l’amore alluntanate.

Si’ assaije chiù bella tu che na regina,

faje mpunna’ lu sole quanne camina.

Te la vorria fa’ na scesa r’ore,

cu l’ereva re mare te la vurria ‘nfilare.

Votal’a tarantella sunatore,

                               ije cu nennella mja vorria ballare!                    

  Sipario. Musica a finire.

F I N E

Adriano Marcolini

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