S.O.S. isola felice

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S.O.S. ISOLA FELICE

Commedia in due atti

di Ugo CHIARELLI E Vittorio CURTI

PERSONAGGI

ANNA MARIA, moglie del barone

LEONARDO BOSSI

AMALIA BOSSI, Baronessa

SILVIO DI BOGLIASCO, Marchese

IPPOLITO LATTANZIO

MARISA ED ENRICO, cugini

BATTISTA, servo di casa Bossi

La scena si svolge durante i due atti in un isolotto situato in mezzo a un lago. - Oggi.

Uno spiazzo er­boso cinto da al­beri e cespugli dal V aspetto selvaggio Tra il verde lue cica l'acqua del la­go. Pomeriggio inol­trato.

Battista                            - (irre­prensibile in una li­vrea perfetta è il ti­po autentico del ser­vo aristocratico, il prodotto di tutta una generazione di domestici. Ciò si ve­de da ogni suo gesto. Mentre Enrico e Marisa parlano, egli è intento a riporre in una cesta delle stoviglie, dopo porta nel mezzo della scena un grammofono da viaggio, lo apre e pre­para i dischi) Tango, fox-trot, rumba?... I signori de­siderano?

Enrico                              - Del dolce... Ancora.

Battista                            - Sono spiacente, signore, dolce non ce n'è più.

Enrico                              - Non ce n'è più? Dunque era insufficiente...

Battista                            - No, signore... Era... un dolce ben riuscito.

Marisa                              - (a Enrico) Ma lascia andare. Ne hai man­giato tanto.

Enrico                              - E io ne volevo ancora.

Marisa                              - Beh, mi sembra inutile che tu ora ti ostini. Non ce n'è più, non ce né più!... Non pretenderai mica che Battista possa fabbricarlo qui in questa isola deserta.

Enrico                              - Io voglio solo dire che Battista non è stato previdente.

Battista                            - Avete ragione, signore. Sono desolato.

Marisa                              - Ma non vi desolate, Battista.

Enrico                              - Un buon cameriere deve essere pronto a soddisfare sempre e in qualsiasi luogo ogni desiderio dei suoi padroni...

Battista                            - Giustissimo.

Enrico                              - E che l'esservi fatto cogliere in difetto co­stituisce un grave demerito.

Battista                            - Ripeto: sono desolato.

Marisa                              - Ma, Enrico, smettila. Non ve la prendete, Battista, il signore scherza.

Battista                            - Sono desolato lo stesso.

Marisa                              - No, no! Sappiamo tutti quello che valete... Un Battista come voi non si trova facilmente.

Battista                            - Grazie, mi permetto di sentirmi confortato.

Marisa                              - Battista... Battista... avete il nome classico del cameriere, forse perchè discendete da una genera­zione di domestici.

Battista                            - No, signorina! E' diverso.

Marisa                              - Dite...

Battista                            - Io non mi chiamo Battista.

Marisa                              - No?

Battista                            - Perdonatemi se vi deludo. Discendo, è vero, da una famiglia di domestici. Mio padre... posso dirlo?

Marisa                              - Sì, sì.

Battista                            - Mio padre è stato cameriere di un cardi­nale e mio nonno (scatta sull'attenti) ha servito a Corte. Tra mio nonno e mio padre non corsero più buoni rap­porti dopo il 1870, ragion per cui mio nonno, che aveva accumulato una piccola fortuna, diseredò mio padre. Ra­gioni politiche... Io ero appena nato quando mio nonno morì. Ma mio padre, che sperava in quella eredità, aveva deciso che io non avrei dovuto essere cameriere. Ragione per cui mi chiamò Sigismondo.

Enrico                              - E allora... Battista?

Battista                            - Battista è uno pseudonimo. E' il mio nome di battaglia. Per essere cameriere di stile, era necessario che adottassi il nome classico.

Enrico                              - E voi propendevate per vostro padre o per vostro nonno?

Battista                            - Un domestico non ha opinioni.

Enrico                              - Battista no, ma Sigismondo?

Battista                            - Mio padre mi ha dato la vita, ma mio nonno (scatta sull'attenti) ha servito una lepre in salmi la sera della battaglia di San Martino! Posso andare? (S'inchina ed esce).

Marisa                              - E' bello qui, non è vero? A me piacciono questi luoghi deserti e misteriosi. L'ho chiamata l'isola del mistero.

Enrico                              - Oh, la tua immaginazione!...

Marisa                              - - Ma se non ci viene mai nessuno? Lo zio non permette nemmeno ai pescatori di approdare. E' ge­loso fino all'inverosimile di questo pezzo di terra!

Enrico                              - Me ne sono accorto quando ha detto, prima di partire, che andavamo al castello...

Marisa                              - Fa sempre così, quando veniamo all'isola.

Enrico                              - Ho letto in una guida che qui è stata uccisa la regina di...

Marisa                              - Sì, è vero. Uccisa per amore. (Languida) E' questo un luogo dove deve essere bello l'amore...

Enrico                              - (indifferente) Credo che sia stata uccisa nel 1350...

Marisa                              - Quanto tempo! Ma il luogo non ha perduto nulla del suo fascino! Scommetto che in quell'epoca quell'albero e quel cespuglio erano là e avranno visto...

Enrico                              - (con aria di saputo) Impossibile. Gli alberi non vivono più di trecento anni...

Marisa                              - (ammirata) Quante cose sai tu! Non fa niente... Andiamo a vedere laggiù! Forse sotto quegli alberi è stata uccisa la regina... Andiamo...

Enrico                              - Ma no, è già tardi... E poi si rischia di farci male... di sporcarci!

Marisa                              - Che importa? E' così bello laggiù! E' cine­matografico... Pensa... pensa se io e te ci trovassimo in un'isola come questa, sperduti... che faresti?

Enrico                              - (secco) Mi annoierei.

Marisa                              - Oh...

Silvio                               - (entrando) ... tutto questo è deliziosissimo. E' stata una trovata veramente geniale quella di chiu­dere il soggiorno in campagna con questa gita all'isola...

Anna Maria                     - Domani si torna in città, quindi è logico godere la campagna fino in fondo...

Silvio                               - Così si può sentir meglio la differenza fra la campagna e la città.

Leonardo                         - Non mi venite a dire che preferite la campagna. Io la detesto. Manca il perfetto conforto. Che ne dite, Ippolito?

Ippolito                            - In città mancano le buche di golf.

Leonardo                         - Ma in compenso ci sono tante altre cose. Per esempio...

Anna Maria                     - Leonardo, sei sempre incontentabile. Non capisco che cosa ci vorrebbe per te!

Silvio                               - (galante) Un uomo che ha la fortuna di vi­vere accanto ad una donna così bella...

Leonardo                         - Già. Ma allora per lo stesso motivo do­vrebbe essere felice la guardia notturna che vigila un negozio di gioielleria...

Silvio                               - Con la differenza che la guardia notturna deve accontentarsi di guardare, mentre voi...

Anna Maria                     - (precipitosamente a Enrico e Marisa) Andate a fare una passeggiata, cari….

Enrico                              - Ma zia, abbiamo fatto già tre volte il giro dell'isola...

Anna Maria                     - Bene, lo farete ancora una volta... An­date a vedere il tramonto, andate a cercare la zia Amalia.

Marisa                              - Oh, sì, deve essere incantevole! (Si tra­scina dietro Enrico).

Ippolito                            - Questi ragazzi hanno ragione. L'isola è bellissima. E' un terreno ideale per il golf.

Anna Maria                     - (a Silvio) Vedete a che cosa sono co­stretta per i vostri discorsi sconvenienti?

Silvio                               - Ma intanto mi pare più sconveniente lasciare andar soli quei due ragazzi!

Anna Maria                     - Eh, sono ragazzi -Savio - Appunto per questo... (A Leonardo) Perchè non li sorvegliate un po' più da vicino?

Leonardo                         - Adesso, con la scusa di fumare un sigaro, vado a fare una passeggiata con loro, voialtri non muo-vetevi da qui. Tra poco dovremo ripartire. Venite, Ip­polito?

Ippolito                            - Volentieri. Vi farò vedere, in un punto che ho già osservato, il colpo che mi ha fatto quasi vincere il campionato di golf. (I due escono di scena).

Silvio                               - La guardia notturna ha abbandonato il ne­gozio...

 Anna Maria                    - E voi vorreste approfittare dell'occa­sione per svaligiarlo.

Silvio                               - Con entusiasmo! (Sottovoce) Non si po­trebbe allontanare quello lì? (A Battista) Andate a ve­dere se tutto è in ordine.

Battista                            - Che cosa, signore?

Silvio                               - Ma l'isola, che diavolo!

Battista                            - Benissimo, signore. (Via).

Silvio                               - Finalmente! Sembra impossibile ma non ho mai avuto l'occasione di starvi vicino. Se sapeste da quanto tempo brucio dal desiderio di dirvi queste pa­role...

Anna Maria                     - Ditele, mio buon amico... (Un forte rumore interno). Che succede?

Silvio                               - Non so. Sembra una cosa tanto facile... Anna Maria (frastuono interno continuo), io vi amo...

Anna Maria                     - Che avete detto?

Silvio                               - Che vi amo!

Anna Maria                     - Parlate forte, non si sente nulla con questo baccano...

Silvio                               - (urlando) Vi amo!...

Anna Maria                     - (c. s.) Ah!... (/ rumori cessano). Che cosa è questo rumore?

Silvio                               - Vi amo disperatamente da sei giorni.

Anna Maria                     - Incredibile!

Silvio                               - Potete dirlo... Sei giorni... Non mi era mai accaduto.

Anna Maria                     - Povero amico!

Silvio                               - Oh sì, compiangetemi, compiangetemi! Da un anno vi conosco, da tre mesi vi ammiro, da sei giorni vi amo.

Anna Maria                     - Grazie.

Silvio                               - Posso sperare?

Anna Maria                     - Che cosa?

Silvio                               - Di farmi amare da voi.

Anna Maria                     - Ah caro amico, io sono una donna onesta, purtroppo!

Silvio                               - Siete una donna bella.

Anna Maria                     - Non è una buona ragione.

Silvio                               - Ottima. Di solito, una donna che ha un bel corpo non è mai sola ad averlo.

Anna Maria                     - Impertinente. Ma non vi avvicinate troppo... restate là e buono....

Amalia                             - Si è sentito?

Silvio                               - Che cosa?

Amalia                             - Deve aver .fatto molto rumore. Aveste visto che spettacolo!

Anna Maria                     - (urlando) Ma che cosa è successo?

Amalia                             - (che è sorda) Accade spesso?

Anna Maria                     - (c s.) Che cosa è accaduto?

Amalia                             - Ah!... Una frana. C'era una prominenza di terra, Enrico ha picchiato forte con un palo ed è rotolato in acqua.

Anna Maria i                   - Chi, Enrico?

Amalia                             - Ho riso tanto...

Anna Maria                     - Ma si è fatto male?

Amalia                             - Tutto a pezzi.

Anna Maria                     - (caccia un urlo, fa per sLangiarsi fuori,, entra Enrico).

Enrico                              - Che c'è?  

Anna Maria                     - Oh, Dio, che ti sei fatto?

Enrico                              - Niente.

Anna Maria                     - Amalia mi aveva detto...

Amalia                             - (a Enrico) Puft... Tutto in acqua... che ridere...

Anna Maria                     - Mi hai fatto una paura.

Enrico                              - Mi pare che sarebbe ora di andarcene. Adesso vado a chiamare gli altri. (Via).

Silvio                               - Anna Maria, non cercate di sfuggirmi...

Anna Maria                     - Ma tacete... (accenna ad Amalia).

Silvio                               - Che importa? E' sorda.

Anna Maria                     - Ma non è cieca...

Amalia                             - Non preoccupatevi di me. Mi credono sorda ma non è vero. Sono soltanto un poco dura d'orecchio. Ma sento benissimo.

Silvio                               - Dio! Ha sentito tutto.

Anna Maria                     - No, dice cosi per civetteria.

Amalia                             - Ecco: perfettamente. A me piace molto la campagna. L'aria fresca, un buon libro... che cosa volete di più?

Silvio                               - Oh! Non basta, signora! Io voglio molto di più...

Anna Maria                     - Indiscreto!

Amalia                             - Avete perfettamente ragione. Vedo che Anna Maria non è del vostro parere.

Silvio                               - IBrava! Mi pare che posso continuare il mio discorso. Vuol dire che farò dei gesti diversi! (Le battute seguenti andranno accompagnate con dei gesti fatti a sproposito). Debbo dunque ripetervi che vi amo?

Anna Maria                     - Sapete bene che non è vero...

Silvio                               - Sarà, ma videsidero. Lo scopo è lo stesso, ma trovo più dolce e delicato dirvi: vi amo...

Amalia                             - Ecco una cosa che capisco anch'io. L'isola è bella. Forse è un po' misteriosa. Anna Maria non è di questa opinione? Convincetela voi...

Silvio                               - E' quello che cerco di fare. Ho detto che vi amo.

Anna                                - (Maria      - Cominciate con una bugia.

Silvio                               - Voi non ne dite mai?

Anna Maria                     - Io sono una donna...

Silvio                               - E gli uomini hanno imparato sulla bocca delle donne [ha dire le bugie.

Anna Maria                     - Io non ve ne insegnerò.

Silvio                               - Non ho niai desiderato una donna come desidero voi... E poi non è vero che vi amo. Sono sei giorni che vivo in campagna ed io la odio. Trovo ama­bile vostro cugino che è un ragazzo detestabile. Sop­porto lietamente (vostra cognata |Amalia che mi an­noia mortalmente...

Amalia                             - (sorridendo) Dite male di me?

Silvio                               - (negando col capo) Sì, sì... Ho imparato perfino la lunghezza di onda delle stazioni radio di Kattoviz, Oslo e [Bucarest per compiacere vostro ma­rito... Come potete dire che non vi amo? Signora, guar­datemi, non posso farlo, ma è come se (fossi in ginoc­chio innanzi a voi: datemi una speranza.

Anna Maria                     - Alzatevi, mio caro, vi fareste male alle ginocchia...

Silvio                               - Sogno di trovare in voi la donna ideale, quella che placa l'anima con ogni dolcezza. Sono tanto stanco della vita che ho condotto fino ad oggi... Come deve essere bello riposare con voi!...

 Anna Maria                    - Dite: a casa vostra avete un letto?

Silvio                               - ISì, di stile moderno in acero grigio.

Anna Maria                     - E perchè non vi riposate sul letto?

Silvio                               - Impossibile; non è per uomini soli...

Anna Maria                     - E vorreste che io venissi dove hanno dormito altre donne?

Silvio                               - (compunto) Vi assicuro che non hanno dormito...

Amalia                             - Ti annoierai, è vero, cara?

Anna Maria                     - Eh sì

Amalia                             - Ah, sì? Vi annoiate? Allora ci penso io!

Silvio                               - Signora Amalia, vi chiamano.

Amalia                             - Chi?

Silvio                               - Laggiù...

Amalia                             - (guardando dentro) Vengo subito, ho in­teso. C'è bisogno di gridar tanto? Vengo... (Via).

Silvio                               - Verrete? Vi prometto di rispettarvi.

Anna Maria                     - Gli uomini in malafede non li ho mai potuti soffrire. [Lo so come vanno a finire que­ste cose.

Silvio                               - (con intenzione) Allora, vi è già accaduto?

Anna Maria                     - No, lo so per sentito dire, mi pren­dereste con la forza, perchè sarei sola...

Silvio                               - Sola? Già, ed io? Non conto nulla? In­somma concludiamo.

Anna Maria                     - Concludete.

Silvio                               - Siete bella.

Anna Maria                     - |Lo so.

Silvio                               - Mi piacete.

Anna Maria                     - (Lo so.

Silvio                               - Giacché sapete tutto, sapete anche che...

Anna Maria                     - ...che dovrei diventare la vostra amante.: .

Silvio                               - Come siete brutale. Del resto, se lo dite voi... Allora quando verrete?

Anna Maria                     - Mai.

Silvio                               - Domani alle sedici...

Anna Maria                     - No.

Silvio                               - Io abito al secondo piano. Al terzo c'è un fotografo specializzato nei controluce. Al primo una sarta rinomata.

Anna Maria                     - Niente altro?

Silvio                               - Sì, al mezzanino v'è un odontoiatra celebre per le estrazioni indolori.

Anna Maria                     - Ho i denti in perfetto stato.

Silvio                               - Per provarlo dovreste almeno mordermi... alle sedici... aspetterò.

Anna Maria                     - Perderete il vostro tempo.

Silvio                               - Sarete puntuale?

Anna Maria                     - Non «ono mai puntuale...

Silvio                               - Saprò perdonarvi il ritardo. Prenderemo una tazza ,di tè, così, vicini l'uno all'altro, ed io berrò dove avrete bevuto voi per sentire il sapore delle vostre labbra, e poi vi bacerò, così, all'improvviso (la bacia). E adesso ribellatevi pure...

Anna Maria                     - Adesso no...

Silvio                               - Allora a domani? Non è vero?

Anna Maria                     - No... Tacete... Eccoli...

Leonardo                         - Sciocchezze... tutte sciocchezze... l'amore, il golf...

Ippolito                            - Vorreste paragonare un piatto anche se ben riuscito ad un buon colpo di golf?

Marisa                              - Ma l'amore...

Amalia                             - Io idò ragione a Leonardo. Un buon libro è un vero piacere per lo spirito.

Ippolito                            - La signora Amalia allude evidentemente al « Manuale dell' ottimo giocatore di golf », tuttavia non è sui libri che si apprende quest'arte...

Leonardo                         - Avete ragione. Il cuoco, per esempio, deve lavorare col suo genio e non seguire alla lettera i consigli del « Re dei cuochi ».

Amalia                             - Senza contare ipoi, che in campagna vi sono dei tramonti languidi...

Silvio                               - Questo mi fa pensare a quella gente che vuol conquistare le donne coli' aiuto del « Segretario galante ».

Marisa                              - Tuttavia l'amore è la cosa più sublime...

Ippolito                            - Evidentemente, signorina, voi non cono­scete la soddisfazione di un buon colpo quando il ba­stone prende la palla in pieno senza strisciare, senza sbagliare di un millimetro...

Leonardo                         - Sciocchezze... tutte sciocchezze... Ma ad un piatto di trote in salsa alemanna, di quelle trote come le ho mangiate una sera, non ricordo se a Na­poli o a Vienna... che serata indimenticabile... A pro­posito, Battista, sapete se il cuoco è capace di prepa­rare un piatto simile?

Battista                            - Signor barone, potete contarci. Domani in città avrete le trote in salsa alemanna.

Leonardo                         - Mi date una grande gioia...

Marisa                              - Zio, ma insomma... si parla di amore, di vero amore e tu vieni fuori con le trote...

Ippolito                            - iSi parla di golf e voi parlate di trote...

Silvio                               - Le trote? Che c'entrano le trote?

Ippolito                            - Per uno come me, una partita di golf...

Marisa                              - (Come se l'amore si potesse paragonare a qualche cosa di materiale... E' volgare...

Leonardo                         - Volgare? Ma tu neghi il creato! Tu non ti ricordi che Esaù vendette la sua primogenitura...

Marisa                              - Sì, per un piatto di lenticchie. Ma nes­suno ha mai dato la vita per un piatto di lenticchie, mentre invece....

Amalia                             - Non vi arrabbiate, eh, adesso!...

Leonardo                         - Senti, ragazza mia: io ho quasi cinquan­tanni. E il vivere è la più grande esperienza del mondo... Cosicché io mi son convinto che i piaceri dello spirito non durano che un attimo, mentre quelli del corpo, dinanzi ad una buona tavola apparecchiata, si rinnovano almeno due volte al giorno! (A Silvio) E voi, che ne pensate?

Anna Maria                     - Sei disgustante!...

Silvio                               - Mi fa tanto piacere sentirvi ragionare così. Sono sicuro che domani verrà...

Leonardo                         - Chi verrà?

Silvio                               - Il piatto di trote.

Leonardo                         - Sono contento che anche voi l'assag­giate. Sentirete, una cosa squisita!.-

Silvio                               - Oh, non ne dubito!...

Anna Maria                     - Non vi sembra questo un discorso inopportuno?

Leonardo                         - Perchè inopportuno? (A Silvio) Mi direte poi il vostro parere. Adesso mi sembra che sia l'ora di ritornare in città. Battista, portate tutto sulla barca.

Battista                            - Sì, signore! (A Ippolito) Signore, mi volete affidare i bastoni per il golf?

Ippolito                            - Ma vi pare? Si tratta di una cosa deli­catissima! Sono stati costruiti appositamente.

Anna Maria                     - Si potrebbe restare ancora un poco qui. E' così bella quest'ora! Guardate quella luce di tramonto sull'acqua...

Marisa                              - Che incanto... Osserva, Enrico...

Enrico                              - (distratto) Stupendo!

Anna Maria                     - (a Silvio) Voi che siete stato in Oriente, avete mai visto il famoso raggio verde?

Silvio                               - Il gaggio verde? No, che cos'è?

Anna Maria                     - Ho sempre sentito dire che in Oriente il sole, prima di tramontare, Langia un raggio verde...

Silvio                               - Ah, sì? Dev'essere bello, ina io non l'ho mai visto...

Leonardo                         - Alla vostra età, quando si è giovani e intraprendenti, si dev'essere in genere molto occupati all'ora del tramonto...

Anna Maria                     - Io credo che se durante il giorno l'orologio, dopo le sedici,, segnasse subito le dician­nove, ci sarebbero molti mariti ingannati di meno...

Silvio                               - Signora, siete crudele...

Leonardo                         - (a Battista) (Ebbene è tutto pronto nella barca?

Battista                            - No, isignor barone...

Leonardo                         - No, e perchè?

Battista                            - Perchè la barca non c'è più?

Tutti                                 - Eh?

Battista                            - Ripeto: la barca non c'è più!

Leonardo                         - E dove è andata a finire?

Battista                            - Mah!

Marisa                              - (lieta) Lo dicevo io che questa è Pisola del mistero?

Enrico                              - Sta zitta, tu, sciocca!...

Leonardo                         - S'è perduta la barca? Ma dove sarà an­data a finire?

Battista                            - Il lago è così grande...

Leonardo                         - E' incredibile...

Battista                            - Incredibile, ma vero!...

Enrico                              - Battista, la colpa è vostra, l'avrete legata male!...

Battista                            - Vi garantisco, signore, che era assicurata con una solida gomena e questa era legata a un ceppo con doppio nodo da marinaio.

Ippolito                            - Su via. Adesso basta: uno scherzo è diver­tente quando dura poco.

Battista                            - Signore, io non scherzo mai!

Anna Maria                     - Ed ora come si fa?

Marisa                              - Io ho letto una volta in un romanzo...

Enrico                              - Finiscila, stupida... Andrò a vedere io. (Via con Battista).

Leonardo                         - Certo non arriveremo a tempo per la cena...

Silvio                               - Altro che cena! Saremo costretti a restar qui...

Ippolito                            - Qui? Ma se io ho una partita importante per domani... Ci mancherebbe altro...

Marisa                              - Io non ho nemmeno il pigiama...

Anna Maria                     - Ma come, dovremo passare la notte qui?

Silvio                               - Osserviamo freddamente la situazione...

Ippolito                            - Cerchiamo di andar via in qualsiasi modo. Vi ripeto che ho una partita per domani...

Leonardo                         - Vediamo quali probabilità ci sono di giungere in tempo per la cena...

Anna Maria                     - (rabbiosa) Tu sei un... Te la dirò io la situazione. Siamo in un'isola in mezzo a un lago. Un'isola resa deserta dalle tue stupide cacce ai pesca­tori di frodo... E io non vedo con quale mezzo si possa tornare a casa...

Leonardo                         - Se è così è spaventoso...

Marisa                              - Siamo quasi dei naufraghi...

Anna Maria                     - Una bella prospettiva... Pensa alla cena lui... lo penso che fino a quando a casa non saranno suf­ficientemente preoccupati per la nostra assenza, non si incaricheranno dì venirci a cercare... Chissà per quanto tempo...

Marisa                              - Forse un anno... due...

Silvio                               - Ma signora, vi scongiuro, calmatevi... si tro­verà, un mezzo...

Anna Maria                     - Un mezzo... quale? Ne avete uno voi?

Silvio                               - Io, per ora no, ma lasciatemi pensare...

Anna Maria                     - E allora pensate e state zitto... Be­none!... Nella barca c'era anche la mia borsetta con il rossetto e la cipria. tE adesso naviga... naviga... chi sa dove...

Leonardo                         - Pensa al rossetto e alla cipria, lei... E' mostruoso! (Rientrano Enrico e Battista).

Tutti                                 - Ebbene?

Enrico                              - Non c'è traccia di barche...

Leonardo                         - Oh, una così bella barca a motore.

Battista                            - Però è stata scoperta la causa della spari­zione della barca!

Tutti                                 - PS qual è?

Battista                            - Non posso accusare, io!...

Enrico                              - Ma sì, lo dirò io. La colpa è stata mia. Ho fatto franare quella sporgenza di terreno poco fa. Eb­bene, era naturale che il ceppo a cui era assicurata la corda della barca finisse in acqua insieme al terriccio.

Leonardo                         - Sciagurato!

Enrico                              - Ma io mi domando se non c'era un luogo più propizio per attaccare la barca!

Leonardo                         - E io mi domando se è ragionevole il tuo gusto di smantellare le isole!

Enrico                              - Io mi chiedo invece se era logico dire che andavamo al castello.

Anna Maria                     - Giusto. Bella situazione. Con la tua stupida idea di non dire che venivamo all'isola...

Leonardo                         - (a Battista) Chi è rimasto in villa?

Battista                            - Il cuoco.

Leonardo                         - E Mar ietta?

Battista                            - E' tornata in città per preparare la casa.

Leonardo                         - E Rodolfo?

Battista                            - E' partito con la macchina per accompa­gnare la cameriera.

Leonardo                         - Io credo che quei due se l'intendano. Partiti! Non c'è rimasto che il cuoco; è angoscioso!

 Enrico                             - Io ho due sigarette e nemmeno un fiam­mifero.

Ippolito                            - Io ho una partita di golf che...

Anna Maria                     - Sicché bisogna aspettare che il cuoco pensi a ricercarci!

Leonardo                         - Non vedo altra soluzione.

Anna Maria                     - (a Silvio) Voi avete finito di pensare?

Silvio                               - Sì.

Anna Maria                     - E che cosa avete trovato?

Silvio                               - Aspettiamo il cuoco!

Anna Maria                     - Non avete molta fantasia.

Enrico                              - Si potrebbe costruire una zattera, una pi­roga...

Battista                            - Mi permetto di farvi notare che non avendo né ascia, né corde, occorrerebbe un tempo ecces­sivo.

Leonardo                         - Io ho un temperino...

Enrico                              - Dammelo! (Prende il temperino, si avvi­cina ad un tronco d'aliterò che sta in terra e si dispone a scavarlo).

Marisa                              - (avvicinandosi) Scommetto che indovino quello che fai! Caro: tu stai incidendo le iniziali dei nostri nomi e la data della nostra avventura.

Enrico                              - Stupida! Non vedi che sto scavando una piroga?

Anna Maria                     - Ma dunque dovremo restare qui? Io ho già freddo...

Leonardo                         - Che tragedia!

Enrico                              - Che bella idea questa gita! Almeno lui non avesse detto che andavamo da un'altra parte!

Leonardo                         - Almeno tu non avessi fatto perdere la barca!

Enrico                              - Ma io ne sto costruendo un'altra!

Battista                            - Se i signori permettono...

Ippolito                            - Avete trovato qualche cosa?

Battista                            - Sì. (Tutti fanno circolo attorno a lui) Io sono stato sempre un fedele servitore! Sono trenta anni che servo il signor barone e mai una lagnanza... E' vero?

Leonardo                         - Ma no, vai avanti.

Battista                            - Ho visto nascere la signorina ed ho avuto l'onore una volta sola di tenerla perfino in braccio...

Anna Maria                     - Ma Battista, non vi chiediamo l'e­lenco dei vostri meriti!

Battista                            - Ebbene... La mia soluzione è questa: tenterò di raggiungere la riva: dista tre chilometri. Mi butterò nell'acqua!

Leonardo                         - Bravo, e tornerete con una barca!

Anna Maria                     - E fate presto!

Battista                            - Sì, signora baronessa.

Enrico                              - Bicordatevi di portarmi delle sigarette.

Battista                            - Sì, signore.

Leonardo                         - E non vi dimenticate di portare dei tramezzini! ,

Ippolito                            - Quanto tempo impiegherete prima di es> sere di ritorno?

Battista                            - Credo quattro ore!

Leonardo                         - Oh il mio povero stomaco!

Silvio                               - E ve la sentite di nuotare fino alla riva?

Ippolito                            - E sapete nuotar bene?

Battista                            - Affatto!

Leonardo                         - Come?

Battista                            - Non so nuotare. Che c'è di strano? C'è tanta gente che non sa nuotare...

Tutti                                 - E allora?

Battista                            - (dignitoso) Allora compirò il mio do­vere fino in fondo... (Tutti sono accasciati). Lo spirito di sacrificio per i miei padroni mi sorreggerà.

Ippolito                            - A galla?

Battista                            - Mah! In ogni impresa bisogna aver fede, soprattutto.

Leonardo                         - Lasciate andare...

Battista                            - Grazie, signore... Voi mi avete salvato la vita...

Ippolito                            - Sì. Però nessuno saprà che siamo qui, nessuno penserà a venirci a salvare, ed io... non potrò giocare domani...

Leonardo                         - Ma voi pensate al golf? Ma voi avete il coraggio di pensare al golf? Ma voi avete l'inco­scienza di pensare al golf?

Silvio                               - Parliamo di cose pratiche. Battista, fate l'inventario di quello che c'è nell'isola.

Battista                            - Subito, signore: un fonografo, dei dischi di musica allegra, un libro... dal titolo... (cerca di leg­gere il titolo del libro che Amalia ha sotto il braccio).

Amalia                             - Lasciate stare questo libro...

Battista                            - ...dal titolo: «Finalmente soli »...

Leonardo                         - Finalmente? Soli? Buttatelo subito in acqua...

Battista                            - ... dei bastoni di golf...

Enrico                              - Guardate se c'è uno straccio rosso!

Battista                            - Sono desolato, lo straccio rosso non c'è!

Silvio                               - Per che farne?

Enrico                              - Per metterlo come segnale d'allarme su nn albero. I naufraghi fanno sempre così...

Leonardo                         - E' vero! Ci vuole un segnale. Chi ha un pezzo di stoffa rossa? Ah! (Ad Anna Maria) Po­tresti toglierti il vestito.

Anna Maria                     - Sei matto?

Silvio                               - (con entusiasmo) Non è una cattiva idea...

Anna Maria                     - (sottovoce) Incominciate troppo presto!

Ippolito                            - E' per il bene comune...

Leonardo                         - Insomma, togliti il vestito, non c'è altro da fare...

Anna Maria                     - Non lo farò mai!

Leonardo                         - Che idee! Si tratta di vita o di morte.

Anna Maria                     - Ah! E tu sei disposto a vedere tua mo­glie seminuda per il bene degli altri?

Leonardo                         - Eh, andiamo! Hai ancora le calze e qualche cosa d'altro!

Silvio                               - Povera signora... una martire...

Anna Maria                     - Ah sì? Tu vuoi questo? Ebbene io mi sacrifico! (Si sfila il vestito).

Amalia                             - Ma, Anna Maria, diventi pazza? Ti togli il vestito? Rimettitelo subito!

Leonardo                         - E' proprio il momento di aver pudore!

Amalia                             - Rimettitelo, non senti che comincia a far fresco?

Silvio                               - (si toglie la giacca e con essa copre Anna Maria).

 Enrico                             - (s'impadronisce del vestito e lo issa su di un ramo).

Amalia                             - Ma insomma, è tardi, fa freddo. Invece di star qui a far delle chiacchiere inutili, non sarebbe meglio metterci nella barca e ritornare a casa?

Tutti                                 - Ih!...

Amalia                             - Ma che gusto c'è a restare ancora qui? (A Leonardo) Ma insomma, andiamo o no?

Leonardo                         - No.

Amalia                             - Ma sono pazzi a voler rimanere qui. (A Ippolito) Diteglielo voi che è ora di andar via...

Ippolito                            - Eh, magari...

Amalia                             - (a Silvio) Basta, se tutti questi vogliono rimanere, io vado. Mi volete accompagnare alla barca?

Silvio                               - (la guarda, le batte una mano sulla spalla) Povera signora! Amalia     - Beh! Che cosa sono queste confidenze?

Marisa                              - (a Enrico) Ma sarà vero che c'è un fan­tasma nell'isola?

Enrico                              - Sta zitta! Sono già così nervoso... Questa piroga non mi viene bene... E dire che i selvaggi sono così bravi...

Marisa                              - (ad Anna Maria) Zia, è vero che c'è il fantasma?

Anna Maria .                   - Ma che ne so io? Ci mancherebbe anche il fantasma, adesso!

Ippolito                            - Che cosa? C'è un fantasma?

Marisa                              - Sì, quando scocca la mezzanotte. Dicono che sia l'ombra della regina. Passa avvolta in un su­dario giallo...

Ippolito                            - Ci mancherebbe altro! Bella notte si pre­para! Anche il fantasma giallo!

Silvio                               - Ho capito: quest'isola non vi farà dormire...

Anna Maria                     - (guardando verso destra caccia un urlo tremendo) Ah!

Tutti                                 -  Che c'è?

Anna Maria                     - Laggiù... Vedete?

Tutti                                 - (guardano e restano esterrefatti indietreggiando in massa a sinistra).

Anna Maria                     - Due occhi...

Leonardo                         - Verdi...

Battista                            - (col tono del cameriere che annuncia) La regina... (Un attimo di silenzio terribile).

Ippolito                            - E’ svanita!

Marisa                              - (un altro urlo. Tutti fanno dietro-front, di colpo) Gli occhi verdi, là. (Tutti indietreggiano verso destra).

Battista                            - Se i signori permettono, quegli occhi non appartengono a un fantasma ma ad un animale.

Enrico                              - Una belva...

Ippolito                            - Gli occhi sono scomparsi...

Amalia                             - La notte discende... Andiamo via: ho paura...  

Leonardo                         - Soli! In balìa delle belve...

Marisa                              - (a mezza voce) Vi sarà pericolo che sia un leone?

Enrico                              - . Un leone! Ma non dire delle sciocchezze! Sarà qualche faina.

Leonardo                         - Però... Chi lo sa? Mi ricordo di aver letto su un giornale che era scappato non mi ricordo bene se una tigre o un serpente boa... .

Ippolito                            - Ammettiamo anche questa ipotesi. Ma come ha fatto a venir qui?

Leonardo                         - (Nuotando. Non è vero, Enrico, che il serpente boa nuota benissimo?

Enrico                              - E che ne so io?

Leonardo                         - Credevo che tu studiassi storia naturale.

Ippoltto                           - A me sembrava che fosse uno sciacallo.

Enrico                              - Per carità! Quelli gli occhi di uno scia­callo? Per me o è una tigre, o è una iena.

Leonardo                         - Secondo voi, Battista, che cosa è?

Battista                            - Io propendo a credere che sia un lupo.

Leonardo                         - Anch'io.

Enrico                              - Ma no! E' una iena.

Leonardo                         - E" un lupo e basta. L'ha detto Battista.

Amalia                             - Che animale era?

Leonardo                         - Ci stiamo mettendo d'accordo. Del resto lo sapremo subito. Battista, andate a vedere...

Battista                            - Io, signor barone? Ilo non sono armato...

Enrico                              - Se è solo per questo, eccovi il coltello.

Battista                            - E' un temperino, signore...

Enrico                              - Ma affilato.

Battista                            - Come credete, signore. Però... Un'arma un po' più consistente... (Si avvicina ad Ippolito) Per­mettete? (Vuole sfilare dalla borsa un bastone di golf).

Ippolito                            - Ma siete matto? I miei bastoni costruiti appositamente?

Battista                            - Ma, signore, si tratta di una belva...

Ippolito                            - E vorreste rovinare i miei bastoni? La­sciateli lì.

Leonardo                         - Battista, forse avete paura?

Battista                            - No, signor barone. Non è tanto per la belva, ma sentite? incomincia a piovere...

Anna Maria                     - Non ci manca che questo! E dire che mio marito ha chiamato quest'isola, l'isola della felicità...

Silvio                               - Io non capisco come facciate a vivere ac­canto a quell'uomo!

Marisa                              - (con un urlo) Ecco! La belva!

(Urlo generale. Tutti fuggono verso destra. Per la scena vuota passa tranquillamente un gatto).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

 (La stessa scena del primo atto. La mattina dopo).

Battista                            - (dignitoso, in guanti bianchi e intento a fre­gare fra loro due pezzi di legno).

Enrico                              - (osservandolo) Ma così non otterrete mai nulla: voi strofinate senza energia.

Battista                            - Eh! Alla mia età si è scettici. Ciò si fa senza convinzione.

Enrico ,                            - Allora è meglio non farne nulla. Tanto non riuscirete mai ad accendere il fuoco.

Battista                            - Però faccio dell'esercizio e mi riscaldo.

Enrico                              - Siete fautore della ginnastica svedese?

Battista                            - No, signore. La ginnastica svedese serve a fare molta fatica per non ottenere nessun risultato...

 Enrico                             - |Ma allora, perchè perdete tempo?

Battista                            - Potrebbe anche darsi che il fuoco si ac­cendesse... E* vero che, se anche il fuoco si accendesse, sarebbe inutile. Vorrei preparare il caffè, ma...

Enrico                              - Ma non avete la cuccuma, e non avete il caffè...

Battista                            - Precisamente.

Enrico                              - Tutto questo è seccante. Un buon caffè, alla mattina, è un tonico perfetto.

Battista                            - E poi, riscalderebbe. Vi par nulla pas­sare una notte, una intera notte, prima alla pioggia, poi alla luce delle stelle in quest'isolotto deserto? Io mi permetto di sentirmi tutte le ossa indolenzite. E chissà i signori in che stato saranno.-

Enrico                              - Con tutta l'acqua che hanno preso staranno freschi!

Marisa                              - (entrando) Che c'è di nuovo?

Enrico                              - Niente. Dimentichi che siamo in un'isola deserta?

Marisa                              - Lo so perchè non ho potuto dormire; io, se non sono nel mio letto non dormo. E poi c'erano le formichine...

Enrico                              - Le formichine! Parla delle formichine! Ma non pensi che siamo dei naufraghi?

Marisa                              - Sì, ma andremo via...

Battista                            - Fosse vero!

Enrico                              - Naufraghi! Gente che non ha da mangiare! (Colpito da un'idea) Siamo salvi!

Marisa                              - Hai trovato il modo di ritornare?

Enrico                              - (senza badarle) Dammi una forcina da capelli.

Marisa                              - Dove vuoi che la peschi? Ho i capelli corti.

Enrico                              - L'ho sempre detto che questa moda presen­tava degli inconvenienti! Hai almeno una spilla?

Marisa                              - Da balia?

Enrico                              - Da balia.

Marisa                              - (porgendo la spilla) Ecco, ma non capisco...

Enrico                              - (con aria di superiorità) Adesso faccio una lenza e mando Battista a pescare.

Battista                            - Ma io...

Enrico                              - (autoritario) Voi andrete a pescare... (Pausa lunga. Tutti guardano Enrico che prepara la lenza). Ecco!

Battista                            - E ora che devo fare?

Enrico                              - Trovate un bastone, cercate un filo, attac­cateci l'amo, Infilate un vermiciattolo, e prendete dei pesci.

Battista                            - (poco convinto) Voi credete che i pesci si lascino convincere da una spilla da balia? Sarà... (Via).

Marisa                              - Io devo ancora persuadermi che tutto questo non è un sogno...

Enrico                              - E' una realtà. Siamo soli in quest'isola.

Marisa                              - Soli! E io che desideravo tanto rimanere sola con te...

Enrico                              - (nervoso) Non fare la bambina. Come puoi pensare così in un momento come questo?

Marisa                              - Perchè? Siamo in pericolo. Forse ne mor­remo. Pensa che felicità poter morire insieme...

Enrico                              - ((urlando) Un corno!

Marisa                              - Come sei cambiato! Perchè mi tratti così male?

Enrico                              - Vuoi ehe sia allegro? Coi bei discorsi che fai? Con questa prospettiva?

Marisa                              - Senti, Enrico, bisogna che te lo confessi: ti ho sempre voluto bene...

Enrico                              - E credi che ciò sia interessante?

Marisa                              - No, non dire così. Ma, vedi, mi sembra di essere sola e di aver bisogno di qualcuno. Ho sempre pensato a te, anche quand'ero a scuola...

Enrico                              - (irritato) Una scena sentimentale? Me ne infischio. Mi fai piuttosto il favore di andarmi a lavare il fazzoletto? /Capirai! Da questo momento, bisogna lavorare...

Marisa                              - Sì, però...

Enrico                              - Che dici? Tieni... (le porge il fazzoletto). Poi lo fai stendere al sole. Toh! E' una buona idea, mi vado a stendere al sole anch'io: sono tutto bagnato. (Via).

Marisa                              - (stupita dalle parole di Enrico, è rimasta im­mobile. Poi visto che suo cugino si è allontanato fi­schiettando scoppia in pianto dirotto « va via).

Leonardo                         - (viene avanti stirandosi. E' estremamente ma-linconico. Chiama) Battista?... Battista?...

Battista                            - (comparendo) Avete chiamato, signor barone?

Leonardo                         - Sì, ho chiamato. E, come al solito, nes­suno risponde.

Battista                            - Signor barone, non considerate che stavo lavorando...

Leonardo                         - Che cosa facevate?

Battista                            - Pescavo.

Leonardo                         - Che cosa?

Battista                            - Pesci.

Leonardo                         - (rabbonito) Eh! Una buona frittura di pesci... E ne avete pescati molti?

Battista                            - Per ora nessuno.

Leonardo                         - E allora? Io ho fame.

Battista                            - Se il signor barone si accontentasse... Io...

Leonardo                         - Avete trovato da mangiare?

Battista                            - Ecco: da mangiare propriamente no. Da ingannare lo stomaco. Sono ancora un po' acerbe, ma...

Leonardo                         - Ma parlate una buona volta.

Battista                            - Delle mele, signore.

Leonardo                         - Renette?

Battista                            - Selvatiche.

Leonardo                         - Peccato! Dove sono?

Battista                            - Signor barone, se volete avere la bontà di seguirmi...

Leonardo                         - Avete il coltello per sbucciarle? Io non ho più il mio temperino.

Battista                            - No, signore.

Leonardo                         - Come siamo ridotti, mio vecchio Battista!

Battista                            - Al verde, signore!

Silvio                               - (entra stralunato) Buongiorno. Che ora è? (Stringe la mano di Leonardo).

Leonardo                         - (estraendo l'orologio) Le cinque e mezzo. Avete dormito bene?

Silvio                               - Non me ne parlate! Le cinque e mezzo! E' la prima volta in vita mia che mi levo a quest'ora, e pensare che c'è della gente che fa propaganda per que­ste ore del mattino. Per loro levarsi all'alba è una gioia incontenibile... Cretini!

Battista                            - Allora, signor barone, se volete seguirmi...

Leonardo                         - Dove? Ah!... (A Silvio) Permettete? (Presso l'uscita, con malinconia) Andiamo a fare la nostra prima colazione.

 Anna Maria                    - (che ha spiato Fuscita di Leonardo) Siete solo?

Silvio                               - Come in un'isola deserta.

Anna Maria                     - Ho pensato che non si può resistere così: devo dir tutto.

Silvio                               - E' una bella idea! Dovete dir tutto? E a quale scopo?

Anna Maria                     - Non so, ma sento che non ne posso fare a meno...

Silvio                               - Dovreste fare a meno di tante cose... Io mi sono già abituato a fare a meno della cravatta! Non l'ho trovata più...

Anna Maria                     - Risparmiatevi il vostro spirito, ve ne prego.

Silvio                               - Credete che faccia dello spirito? Non ca­pisco perchè stia facendo dello spirito. La faccenda della cravatta mi dà ai nervi.

Anna Maria                     - Pensate alla cravatta? Tutti i vostri pensieri sono rivolti alla cravatta? E non pensate nem­meno al modo di andar via di qui!

Silvio                               - Cosa volete che faccia? Non pretenderete mica che inventi un altro telegrafo senza fili per comu­nicare al mondo la nostra avventura...

Anna Maria                     - Avrei dovuto capire che eravate un egoista e non avrei dovuto dire di sì...

Silvio                               - Parlate come se fosse avvenuto chissà che cosa...

Anna Maria                     - Ingrato! Per voi non è nulla il fatto di ieri! Non vuol dir nulla che io sia stata sul punto di accettare il vostro invito! Non vuol dir nulla che voi mi abbiate baciata... Ma state pur sicuro! Se ci salveremo, non verrò certo a casa vostra. E ora dirò tutto a nido marito...

Silvio                               - Ascoltate, Anna Maria, non fate sciocchezze...

Anna Maria                     - Non sono sciocchezze! Questa mat­tina alzandomi dopo tutta una notte passata... ma voi certamente non potete capire che cosa miracolosa sia quella di sentirsi una piccola cosa nell'immensità della natura! Non capite che cosa voglia dire passare un'intera notte a guardare le stelle...

Silvio                               - Lo capisco, non dubitate! Vuol dire pren­dersi dei reumatismi!

Anna Maria                     - (senza ascoltare) E' troppo difficile a dirsi... E questa mattina lavandomi con semplicità nell'acqua del lago, mi è parso, non so... sono senza cipria, senza rossetto, e mi sembra di non essere capace di fingere... come se dovessi arrossire di tutto; se lui mi guarda, mi guarda sulla pelle viva. Mi sembra quasi di essere nuda...

Silvio                               - Tutto questo va bene. Però non capisco...

Anna Maria                     - Voi non capite mai nulla. E' come se avessi fatto un bagno di semplicità.

Silvio                               - Adesso capisco tutto il male che la lette­ratura può fare!

Anna Maria                     - Mi sembrerà di redimermi, di ritor­nare come prima...

Silvio                               - Ma se non avete fatto nulla! Se non avete niente da rimproverarvi!

Anna Maria                     - Per voi non è nulla dire quasi di sì? Non è nulla promettere di venire a casa vostra? Non è nulla essere la vostra amante?

Silvio                               - Ma non lo siete ancora!

Anna Maria                     - Non lo sarò mai!

Silvio                               - E allora? Perchè impressionarvi? Vedete bene che non c'è niente di male!

Anna Maria                     - Meglio ancora! Con quanta facilità sapete rinunziare.

(Silvio                              - Dal momento che lo volete voi...

Anna Maria                     - E voi non protestate, non vi ribellate, non dite nulla! Io sono zero per voi! Ma, per fortuna, vi ho conosciuto a tempo! Mio marito, almeno, mi vuol bene. Sarò capace di dirgli tutto... ,

Silvio                               - Oh! Insomma, fate quello che volete...

Anna Maria                     - Invece di fare opera di dissuasione, mi dite questo! Siete un egoista! Sareste anche capace di lasciarmi sola in questo momento... Invece di venire anche voi a confessare.

Silvio                               - Toh! Ma guarda che bella idea!

Anna Maria                     - ....pensando che si può morire qui, lontano da tutti...

Silvio                               - (scattando) Ma ^siete impazzita? Morire qui? No, grazie!

Anna Maria                     - Va bene, signore. Vi ho conosciuto abbastanza. Saprò come regolarmi. Vado in cerca di mio marito e... no, no, tacete, tacete. Ogni vostra parola è inutile! (Via).

Silvio                               - (seguendola) Sentite, Anna Maria, io... ma come sono buffe le donne! La prima idea che salta loro in mente è la buona. Non basta una tragedia sola... (Via).

Amalia                             - (entra tenendo a guinzaglio il cane) Totò, se tu ci riprovi a scappare, stasera andrai a cuccia senza latte...

Ippolito                            - (che entra contemporaneamente ad Amalia) Totò, non t'illudere, tanto sarà lo stesso.

Amalia                             - Avete dormito bene? Io no, grazie. E' una vera sciagura questa. Ma spiegatemi una cosa, voi che siete tanto gentile. Qui, da ieri sera, nessuno mi dà rqtta; la barca dove è andata a finire?

Ippolito                            - (urlando) Perduta!... (Chiama) Battista?

Battista                            - Signore?

Ippolito                            - Ci sono novità?

Battista                            - Nessuna.

Ippolito                            - Nessuna nave in vista? Eppure ieri sera ci avevate promesso di risolvere la situazione. Soltanto a questo patto vi impedimmo di compiere l'inutile sacri­ficio di gettarvi nel lago dove certamente sareste affogato.

Amalia                             - Battista, Totò ha fame. Non avete nulla? Oh! Povero tesoro, è terribile, sento che morirà. C'è almeno da bere?

Battista                            - (cercando di farsi capire) Siamo in mezzo all'acqua.

Amalia                             - L'acqua del lago? Oh! Giammai quell'acqua sporca. Il mio Totò potrebbe ammalarsi!

Ippolito                            - (come colpito da un'idea) Battista, Bat­tista?

Battista                            - Signore?

Ippolito                            - Che ne direste se anch'io vi confessassi di avere una grande fame?

Battista                            - Direi che non è affatto un capriccio.

Ippolito                            - Battista?

Battista                            - Signore?

Ippolito                            - Avete mai sentito parlare della guerra franco-prussiana del 1870?

Battista                            - Mio padre qualche volta me ne parlava.

 Ippolito                           - E dell'assedio di Parigi?

Battista                            - Dell'assedio 'di Parigi anche.

Ippolito                            - I parigini morivano di fame.

Battista                            - Come noi, signore.

Ippolito                            - Ed erano costretti a nutrirsi con ogni sorta di porcherie!

Battista                            - Sì, signore... perfino di...

Ippolito                            - Basta!... (Pausa). Battista?

Battista                            - Signore?

Ippolito                            - Che ne pensate dei « fox-terrier »?

Battista                            - Non ho idee chiare in proposito.

Ippolito                            - Credete che siano delle bestiole tenere?

Battista                            - (rispondendo a sproposito) Oh! per questo sono affettuosissime.

Ippolito                            - Non volevo dir questo... (Guarda con in­tenzione Totò tenuto a guinzaglio da Amalia).

Battista                            - Ah!... (Si avvicina a Totò e con la scusa di carezzarlo lo palpeggia).

Ippolito                            - Ebbene?

Battista                            - Troppo magro, e poi...

Ippolito                            - E poi?

Battista                            - Troppo vecchio. E' incredibile quanto vivano i « fox »!

(Ippolito                          - (disilluso) Peccato!

Amalia                             - Vieni, Totò, andiamo a cercare da man­giare. (Via).

Ippolito                            - Non c'è nulla da fare, Battista?

Battista                            - Signore?

Ippolito                            - Preparatemi un letto di foglie più morbide.

Battista                            - Va bene. Dove alloggiate, signore?

Ippolito                            - Attualmente abito sotto la terza quercia a destra, pianterreno.

Battista                            - Bene, signore, volete avere la bontà di indicarmi con precisione il vostro appartamento?

Ippolito                            - Andiamo. (Via).

Silvio                               - (entra tenendo in mano una corda. Ha la faccia lugubre. Guarda in alto cercando un ramo adatto. At­tacca la corda al rama e fa un nodo scorsoio).

Anna Maria                     - (entra, guarda, caccia un urlo) Ah! Silvio...

Silvio                               - (calmo) Mi avete fatto paura...

Anna Maria                     - Silvio, che cosa meditate?

Silvio                               - (continuando il suo lavoro) Eh?

Anna Maria                     - Voi non lo farete...

Silvio                               - (senza rispondere prende un ramo, lo infila nel nodo scorsoio a modo di gruccia, si toglie la giacca e la sistema) Sta diventando uno straccio questa giacca... Comincia a far caldo eh?

Anna Maria                     - E io che credevo... già! Con un uomo tome voi... se non mi sfogo ci faccio una malattia... (Chiamando verso l'interno) Ah! Leonardo? Senti, vieni qui. Sarà bene mettere tutto in chiaro.

Leonardo                         - Accidenti, quelle mele mi hanno legato i denti.

Anna Maria                     - Debbo dirti una cosa importantissima.

'Leonardo                        - (seccato) No, adesso no. Ho certi dolori allo stomaco!... (Impaurito) Che mi sia avvelenato?

Anna Maria                     - Non pensare a queste sciocchezze. Debbo rivelarti una cosa che ti farà dispiacere.

Leonardo                         - Un'altra volta, per favore, cara. Adesso credo che morirò avvelenato... Oh! Quelle mele sel­vatiche...

Anna Maria                     - Tu pensi alle mele selvatiche... Io non conto più nulla... Io sono una povera donna qualsiasi in balìa del primo venuto che vuole offenderla...

Silvio                               - Ma, signora, che dite?

Leonardo                         - Calmati, cara... Così potessi calmarmi io!

Anna Maria                     - La spaventosa situazione in cui siamo non t'interessa!

Leonardo                         - Anzi m'interessa perchè ho paura che morirò avvelenato o di fame.

Anna Maria                     - Tutto passa in seconda linea: anche l'onore...

Leonardo                         - (con vivacità) L'onore? Ma fammi il pia­cere! Siamo in una situazione disperata e tu mi parli di cose frivole! Ma sii seria una buona volta!

Anna Maria                     - L'onore è una frivolezza? Il motto glorioso dei tuoi avi è una cosa poco seria? La storia di tua nonna che si uccise come Lucrezia perchè un uomo l'aveva offesa, è una storia di poco conto?

Leonardo                         - Non era mica in un'isola deserta mia nonna!

Anna Maria                     - Allora, se la cosa non t'interessa te la dirò lo stesso. (A Silvio) Venite un momento.

Silvio                               - C'è qualche altra cosa di nuovo?

Leonardo                         - Mi sta facendo dei discorsi privi di senso comune.

Silvio                               - Ma certo, non bisogna crederle, è una pazzia!

Anna Maria                     - Ali! Non bisogna credermi? Bisogna credere a voi? E perchè? Non è forse vero che...

Silvio                               - (interrompendola) No, non è vero! E' una cosa inverosimile! E' falso!

Leonardo                         - Scusate, mi volete spiegare?

Anna Maria                     - Spiegare? Non v'è bisogno di spie­gazioni! E' stato lui...

Silvio                               - Sentite? Sono stato io!

Anna Maria                     - Vorreste forse dire?...

Silvio                               - Io non vorrei dir nulla.

Anna Maria                     - Lo credo, le responsabilità vi fanno paura...

Leonardo                         - Come? E' stato lui a far perdere la barca?

Anna Maria                     - Peggio: lui...

Leonardo                         - i Non vi è nulla di peggio di quello che ci è capitato.

Anna Maria                     - Nulla? Nemmeno il suo desiderio di essere il mio amante?

Silvio                               - Notate bene! Ha detto: « Il desiderio di essere »!

Leonardo                         - (non sapendo come regolarsi) Lui? Ma tu scherzerai...

Silvio                               - Ma sì che scherza!

Anna Maria                     - Sono scherzi brutti...

: Leonardo                       - Allora è vero?

Anna Maria                     - E' vero.

Leonardo                         - Signore, voi mi spiegherete...

Anna Maria                     - Come? Non hai ancora capito? Lui...

.Leonardo                        - Ma è il tuo amante?

Anna Maria                     - Oh! No.

Leonardo                         - (scattando) E allora che cosa mi vieni a raccontare? Non mi seccare.

Ippolito                            - (comparendo) Ma dove si è sentito mai n tale baccano in un'isola deserta? Non si può nem­meno dormire...

Anna Maria                     - Povera donna! Abbandonata da tutti... (Via).

Silvio                               - Io vi seguirò in capo al mondo... (Via).

Leonardo                         - Provano un gusto matto a complicare le cose. Datemi della carta, per piacere.

Ippolito                            - Carta? (E dove volete che la peschi?

Leonardo                         - Cercate! E' nell'interesse comune.

Ippolito                            - (frugandosi in tasca) Un conto del sarto... una lettera... un'altra lettera... tenete, vi basta?

Leonardo                         - Ancora, per piacere.

Ippolito                            - Ma che volete farne?

Leonardo                         - Tentare di accendere il fuoco. Frugate nel portafoglio.

Ippolito                            - (porgendogli dei fogli di banca) Ecco!

Leonardo                         - Aspettate, vi faccio la ricevuta.

Ippolito                            - (aspetta che il barone abbia scritto la ricevuta, la prende, la legge, la piega, fa per riporlo nel portafoglio, poi la restituisce) Non importa...

Leonardo                         - Forse ci siamo! Bisogna cercare dei pez­zetti di legno. Battista?

La voce di Battista          - (alterata) Un momento!

Leonardo                         - E dire che a pochi chilometri di distanza esiste un tabaccaio! Basterebbe una scatola di fiam­miferi.

Ippolito                            - Vi servono i fiammiferi?

Leonardo                         - Darei una mia automobile per un fiam­mifero!

Ippolito                            - Eh! Per carità... Eccone una scatola...

Leonardo                         - Ma come! Avete una scatola di fiammi­feri e state zitto?

Ippolito                            - - Nessuno me li ha chiesti...

Leonardo                         - E adesso andate a cercare dei pezzi di legno per fare il fuoco. (Chiamando) Battista?

Battista -                          - Avete chiamato, signore?

Leonardo                         - (raccogliendo dei pezzi 'di legno) Si può accendere il fuoco con questo legno?

Battista                            - (con superiorità) No, signor barone, que­sto legno non va bene! [(Chinandosi a raccogliere un ramo) Questo, per esempio, non va: è ancora verde. Que­sto legno invece (prende dalla borsa di Ippolito un ba­stone da golf, lo spezza) è ottimo.

Leonardo                         - Non l'avrei mai creduto! Quanti bastoni abbiamo?

Battista                            - Quattro. Se il isignore non protesta. Spe­riamo così che quel benedetto fuoco si decida ad accen­dersi...

Leonardo                         - Non capisco come possano scoppiare gli incendi.

Battista                            - Gli incendi, signore, scoppiano solo quando vi è già il fuoco...

Leonardo                         - Quello che ora ci capita, mi sembra un sogno. Come una parentesi aperta nella nostra vita. Si fa un discorso, si apre un segnetto rotondo, si dice una cosa che non ha relazione con la prima, si chiude con un altro segnetto rotondo...

Battista                            - Il fatto è, signore, che noi abbiamo inco­minciato col segnetto rotondo, ma non sappiamo quando a chiuderemo questa parentesi. E' vero che fra poco avremo il fuoco...

Leonardo                         - E tu, coi fuoco, qualche cosa farai, ne sono sicuro. L'ho sempre detto che hai il bernoccolo.

Battista                            - (No, signore, quello che ho in testa non è un bernoccolo. E' una contusione fuoriuscita. Me la feci da piccolo, andando a sbattere con la testa contro una cassetta da lettere...

Leonardo                         - Fa lo stesso. E' un bernoccolo morale. Sei un domestico prezioso, una vera perla.

Battista                            - Mi confondete, signore! L'elogio che mi avete fatto è il premio di tutte le mie fatiche.

Leonardo                         - Me ne sono accorto solo ora che sei un modello. Più che un domestico sei una persona di fa­miglia. Sempre serio, sempre volenteroso...

Battista                            - (asciugandosi una lacrima) Grazie.

Leonardo                         - Non c'è di che. Sempre pronto. Affabile.

Battista l                          - Bontà vostra, signore.

Leonardo                         - (commosso anche lui) No, no. La verità bisogna sempre dirla. Io non sarei capace di trattarti male. Non ti ho mai sentito dire una parola scorretta...

Battista                            - Accidenti! Porco mondo!

Leonardo                         - Che c'è? E' questo il modo di parlare? Dove credete di essere: in una bettola?

Battista                            - Credo di essere dove mi pare e piace. E parlo come mi garba. Non vedete cosa mi è successo? (Mostra uno strappo ai calzoni, fatto nello sforzo di rompere il legno) Mi si sono rotti i calzoni. Vi pare poco? La mia bella livrea di maggiordomo impeccabile è andata a farsi friggere.          

Leonardo                         - Non mi sembra un motivo sufficiente per gridare.

Battista                            - Lo dite voi. Per uno come me la livrea è tutto. E io voglio gridare come mi pare e piace. Me ne infischio. Sono stufo.

Leonardo                         - Tacete o vi dò gli otto giorni.

Battista                            - Benissimo: fra otto giorni me ne andrò.

Marisa                              - (entrando) Che dite, Battista? Andate via tra otto giorni? E perchè?

Battista                            - Così.

Leonardo                         - Mi ha mancato di rispetto e io lo scaccio.

Marisa                              - E' giusto. Potrebbe andarsene anche subito.

Battista                            - Anche subito? dopo quarantanni di fe­dele servizio?

Enrico                              - Ma che cosa ha detto? Non capisco.

Battista                            - Oh! Per voi non stupisce: non avete mai capito nulla!

Enrico                              - Badate come parlate. Io... Io vi prendo a pedate...

Battista                            - (tranquillo) Provatevi!

Leonardo                         - JE adesso venite a fare confusione anche voi due?

Enrico                              - Ma avete tutti i nervi? Anche la zia Amalia è furibonda perchè quell'ignobile cane ha fame e la zia Anna Maria...

Leonardo                         - Tua zia Anna Maria dov'è?

Marisa                              - E' in un angolo dell'isola che piange e prova ad attaccar bottoni con una spina e del filo...

Leonardo                         - Pensa ad attaccar dei bottoni? E noi si muore d'inedia. (Ad Enrico) Vai a chiamare tua zia.

Enrico                              - No, sono stanco.

 Leonardo                        - (a Marisa)  Ti ho detto di andare a chia­mare tua zia.

Marisa                              - No,, tu l'avevi detto ad Enrico.

Leonardo                         - Insomma, non ci va nessuno? Battista!

Battista                            - Io? E perchè dovrei andarci io? (Metten­dosi a sedere) Tanto ho gli otto giorni...

Leonardo                         - E allora andrò io. (Via).

Marisa                              - Battista, ma perchè andate via?

Battista                            - Perchè mi hanno mandato via.

Enrico                              - E come ve ne andate?

Battista                            - Toh! A questo non ci avevo pensato... Ma ci penserò.

Marisa                              - Ma perchè siete stato mandato via?

Battista ;                          - Adesso vi ci mettete anche voi? Ma non mi seccate.

Marisa                              - Che modo di rispondere, ma dove credete di essere?

Enrico                              - Siete pazzo? Ricordatevi che siete un do­mestico.

Battista                            - Ero! Ero un domestico, signore! Ora sono un naufrago. Un naufrago come Voi...

Marisa                              - (minacciosa) Adesso vado a chiamare la zia...

Battista                            - Andate un po' a chiamare chi vi pare!

Marisa                              - (ad'Enrico) Vieni! (Via).

(La scena rimane vuota per un attimo. Battista si è sdraiato con indolenza per terra. Poi si odono le voci di Anna Maria, di Leonardo e di Silvio farsi a poco a poco più forti).

Leonardo                         - (dall'interno) La delicatézza, signore, con­sisteva nelFaìIontanarsi da mia moglie.

Silvio                               - (come sopra) L'isola è troppo piccola.

Leonardo                         - (comparendo) La scusa è magra. Appena in salvo ci ritroveremo.

Silvio                               - Come, dove e quando vi piacerà.

Anna Maria                     - Sì: la fate facile! Quando saremo salvi! E quando?

Battista                            - (senza muoversi) Il destino è sulle ginoc­chia di Giove.

Ippolito                            - (entra).

Anna Maria                     - (irritata, a Battista) Voi che cosa fate qui?

Battista                            - (sfottente) Il naufrago! (Silenzio) Il nau­frago licenziato! (Spiegando) Il signore mi ha dato gli otto giorni.

Anna Maria                     - (a Leonardo) Gli hai dato gli otto giorni? E perchè hai fatto questa sciocchezza?

Ippolito                            - Ah! Ah! Questa è buona! (Ride, ma si accorge del bastone di golf spezzato e si arrabbia).

Leonardo                         - E' carina? E' come mi pare e piace. Il pa­drone sono io. Qua comando io. L'isola è mia. L'ho comprata io. Io pago le tasse. Io...

Anna Maria                     - (freddamente) Tu? Tu sei un imbe­cille!

Battista                            - Ah! Ah! Questa è buona! Come mi di­verto!

Leonardo                         - (esasperato, a Battista) Vi ordino di tacere.

Battista                            - Faccio il comodo mio.

Ippolito                            - (a Leonardo) Ma, dico! E' possibile che dei gentiluomini si lascino impunemente insultare da un servo? Mi ha rotto perfino un bastone da golf!

Silvio                               - Io che c'entro? L'ha con voi (indica Leonardo).

Leonardo                         - Gli darò una lezione come si inerita!

Battista                            - L'aspetto.

Anna Maria                     - Battista, siete un insolente.

Battista                            - (Ma lasciatemi in pace un po' tutti. (Esce seguito da Leonardo, Ippolito, Enrico e Marisa).

Silvio                               - (ad Anna Maria) C'è dell'acqua?

Anna Maria                     - Cercatevela.

Silvio                               - Signora, dimenticate che io sono vostro ospite...

Anna Maria                     - (sbuffando) L'acqua è nel coperchio del grammofono...

Silvio                               - Sarà potabile?

Anna Maria                     - L'abbiamo bevuta tutti.

Silvio                               - Non è una buona ragione.

Anna Maria                     - Siete diventato anche villano.

Silvio                               - Ma non vedete in che «tato sono ridotto?

Anna Maria                     - Ciò non toglie che potreste essere più gentile con le signore.

Silvio                               - Che volete? Bisogna abituarsi alle cose rudi, alla vita dura.

Anna Maria                     - Siete proprio il tipo...

Silvio                               - Sarò il tipo che saprà uscirne...

Anna Maria                     - Da solo?

Silvio                               - Da solo.

Anna Maria                     - Vi mancherà il coraggio.

Silvio                               - Come? Io non ho coraggio?

Anna Maria                     - Meno di mio marito. E' tutto dire.

Silvio                               - E perchè dite che non ho coraggio?

Anna Maria                     - Perchè non avete saputo prendere a pugni quel servo che ci insultava.

Silvio                               - Io sono per la pace.

Anna Maria                     - Quando penso che sono stata sul punto di diventare la vostra amante...

Silvio                               - Per carità non ricominciamo.

Anna Maria                     - E' stata una fortuna, stavo per dire, che sia accaduto quanto è accaduto.

Silvio                               - Che volete, signora, si pensa in un modo fin­ché esiste una situazione, quando questa cambia, è giu­sto che si cambi anche il modo di pensare.

Anna Maria                     - Quando si ama per davvero.

Silvio                               - Ma sì, anche quando si ama per davvero come dite voi. Se ieri sera non fosse sopraggiunto quel malaugurato incidente della barca, tutto sarebbe andato secondo i nostri desideri, saremmo tornati alla villa, avremmo mangiato bene, dormito placidamente, stamani saremmo tornati in città e voi sareste venuta a casa mia.

Anna Maria                     - No.

(Silvio                              - Sì.

Anna Maria                     - No.

Silvio                               - Dite di no perchè in questo momento vi sen­tite preoccupata, stanca, affamata e non sapete quanto tempo ancora durerà questa storia.

Anna Maria                     - Sarebbe stato lo stesso.

Silvio                               - Non lo dite. E' la fine di settembre. Il tempo migliore per scegliersi un innamorato. L'inverno non è lontano e, tornata in città, vostro marito vi abbandonerà a voi stessa, ripreso come sarà dai suoi affari. Vostro marito non è un uomo per voi. Avrete bisogno di una compagnia, di un uomo fedele e devoto, che vi segua un po' dovunque... Ai pranzi, ai ricevimenti, nei teatri...

Anna Maria                     - Ho passato tanti anni da sola...

Silvio                               - Ragione di più. Adesso siete tanto bella...

Anna Maria                     - Anche così? Mi trovate ancora bella?

Silvio                               - Alla vostra età ci si può anche permettere di giuocare a viso scoperto.

Anna Maria                     - Avete un'idea per uscire di qui?

Silvio                               - No.

Anna Maria                     - E allora, piuttosto che dire delle scioc­chezze, perchè non pensate a liberarci?

Silvio I                             - Ma soltanto (io debbo pensarci?

Anna Maria                     - Ma voi specialmente che siete un uomo.

Silvio                               - Un uomo... un uomo... Si fa presto a dire... cioè: non è mica facile trovare una soluzione. E poi sono troppo stanco per pensare a qualche cosa...

Anna Maria                     - Sapete quello che siete voi? Un essere buono a nulla.

Silvio                               - Ma secondo voi che cosa dovrei fare?

Anna Maria                     - (alza le spalle seccata. Verso l'interno) Beh, che fate laggiù.

Leonardo                         - Veniamo! (Entra seguito da tutti meno Battista) E' incredibile. Quel mascalzone di Battista sta mangiando...

Anna Maria                     - Che cosa?

Enrico                              - Delle radici che ha trovato chissà dove.

Marisa                              - E se le mangia con un gusto che fa rabbia...

Anna Maria                     - Peuh! Vegetariano.

Amalia                             - Ce qualche buona notizia?

Leonardo                         - E dire che io l'ho ritenuto sempre la perla dei domestici.

Ippolito                            - Che volete... La razza a un certo momento salta fuori...

Leonardo                         - Ero ormai abituato a trattarlo non più come un domestico...

Anna Maria                     - Hai avuto torto... Tu pretenderesti del­l'educazione da un servo?

Amalia                             - Ma, insomma, che c'è di nuovo?

Leonardo                         - (ad Amalia) Ma levati dai piedi!

Amalia                             - Eh! Che modi... Potresti essere più educato!

Battista                            - (compitissimo) Signor barone...

Leonardo                         - Come? Osate ancora presentarvi innanzi a me?

Battista                            - Debbo comunicarvi una notizia...

Anna Maria                     - Delle scuse, forse?

Leonardo                         - Avete gli otto giorni e basta.

Battista                            - Una notizia importante...

Ippolito                            - iNon ci sono notizie che tengano...

Battista                            - Importantissima...

Silvio                               - Io non so chi mi abbia tenuto prima dal prendervi a calci...

Anna Maria                     - Bravo!

Battista                            - Una notizia che se vorrete degnarvi di ascoltare...

Enrico                              - (scacciandolo) Via...

Battista                            - (ad Amalia) E allora la dirò a voi. Ho visto una barca che si dirige verso l'isola...

Tutti                                 - (urlando a soggetto) Che? Eh? Una barca? Dove? Sì, eccola laggiù! Siamo salvi! Evviva... (Fug­gono verso destra, restano in scena Amalia e Battista).

Amalia                             - Che cosa è successo, un'altra belva? Ah!

(Scappa a sinistra. Battista stacca i vestiti dagli alberi e raduna ciò che c'è in scena. DaWinterno si odono delle urla e delle invocazioni d'aiuto, tramestio, poi uno scop­pio d'applausi e grida di: «.Bravo». (Entrano tutti in scena, meno Amalia portando a braccia Leonardo che è tutto bagnato).

Battista.                           - Oh! Come mai, signor padrone, avete avuto l'inopportuna idea di tuffarvi nel lago?

Ippolito                            - Il signor barone, per richiamare l'atten­zione dei barcaiuoli, si è spinto troppo in avanti e così è caduto in acqua...

Marisa                              - Credete che bisognerà praticargli la respi­razione artificiale?

Leonardo                         - (alzandosi) Ma se sto benissimo. (Starnuta).

Anna Maria                     - (stendendo la mano a Silvio) Siete stato un eroe.

Silvio                               - (con enfasi) Grazie.

Anna Maria                     - Se non fosse stato per voi che con ful­minea prontezza avete steso un bastone al povero Leo­nardo...

Ippolito                            - Oh! I miei poveri bastoni da golf! Che brutto destino... inglorioso!...

Leonardo                         - (con l'aria di chi si appressa a fare un di­scorso) Dirò poche parole... (Sternuta). Saranno pa­role di riconoscenza verso colui che, sprezzando la pro­pria vita, non esitò a... (sternuta) salvare quella di un altro che pericolava! Perciò (sternuta) qui bisogna di­menticare tutte le offese ed io, dimenticandole, vi porgo la mano e vi dico... (sternuta) grazie.

Amalia                             - (entrando) . Salute.

Leonardo                         - Prego. Ma io mi prenderò una polmonite con questi abiti zuppi.

Amalia                             - Uh! Sei tutto bagnato? Ma come hai fatto? Bisogna che ti cambi il vestito.

Leonardo                         - E' una parola... Eppure non posso restar così.

Battista                            - Avete ragione, signor barone! Io mi per­metto di fare una proposta... Ciascuno sacrifichi un capo del proprio vestiario in favore del signor barone...

Leonardo                         - Ottima idea! Bravo, Battista! Vado là die­tro a spogliarmi. (Uno alla volta rientrano e riescono dopo essersi tolto qualche cosa).

Anna Maria                     - Fra quanto tempo sarà qui la barca?

Battista                            - Fra dieci minuti, signora baronessa!

Ippolito                            - Finalmente potrò riposare in un letto!

Marisa                              - (a Enrico) Domani mi accompagnerai al concerto?

Enrico                              - Volentieri, cara! Non vedo l'ora di rientrare.

Marisa                              - Ecco un'avventura che non dimenticherò mai!

Anna Maria                     - Domani saremo in città. Ne ho avuto abbastanza io della campagna...

Silvio                               - E io?... (Leonardo rientra vestito in modo buffo con diversi capi di roba).

Leonardo                         - Ecco fatto.

Anna Maria                     - Quanto sei ridicolo!

Leonardo                         - (arrabbiandosi) Ridicolo? Volevi che mi buscassi un raffreddore?

Anna Maria                     - Quanto sei ridicolo!... E pensare che sono tua moglie...

 Battista                           - Intanto, signor barone, mi volete dire quale abito indosserete per il pranzo?

Leonardo                         - Marsina, diamine!

Battista                            - Mi permetto di far notare al signor ba­rone che la marsina sarebbe troppo affaticante.

Leonardo                         - Già, hai ragione!

Battista                            - Allora l'abito blu. Io so, signore, che amate tanto essere elegante...

Leonardo                         - Vada per il blu. Tu pensi sempre a tutto. Bravo, Battista! (Agli altri) Allora vogliamo andare in­contro alla barca...

Enrico                              - In acqua?

Leonardo                         - Ma no, avviciniamoci a riva...

Amalia                             - Io penso che farò meglio ad andarmi a stendere sotto quell'albero...

Leonardo                         - Ma si va via...

Amalia                             - Si va via? Con che?

Leonardo                         - Con la barca.

Amalia                             - E allora perchè mi avete detto che la barca si era perduta? Tutti pazzi. Tutti pazzi! Andiamo, Totò... (Escono uno dietro l'altro meno Silvio ed Anna Maria).

Silvio                               - (Se Dio vuole è finita.

Anna Maria                     - Sembrerà un sogno...

Silvio                               - Sì, un sogno di cui non resta nulla... Do­mani verrete?

Anna Maria                     - Dove?

Silvio                               - Da me! '

Anna Maria                     - No, non verrò!

Silvio                               - Vi aspetteranno tante rose...

Anna Maria                     - Si seccheranno...

Silvio                               - E sarebbe un peccato. Perchè far perdere il loro profumo?... Anna Maria...

Anna Maria                     - Dite...

Silvio                               - Vi aspetto...

Leonardo                         - (da dentro) Che fate laggiù? Venite? La barca è quasi arrivata.

Anna Maria                     - Eccoci, veniamo!

Silvio                               - Allora domani alle sedici... Se sapeste quanto vi amo. A domani.

Anna Maria                     - (debolmente) No.

Silvio                               - No?

Anna Maria                     - Non alle sedici. Alle diciassette. Alle sedici... dormirò ancora.

FINE